Un Sole di Fiammiferi

di Howl13
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Maschere cedevoli ***
Capitolo 2: *** Il pianto del cuore ***
Capitolo 3: *** Imprecazioni, caffè e Stazione Destino ***



Capitolo 1
*** Maschere cedevoli ***


 
Disclaimer: gli shipposissimi personaggi di questa storia non mi appartengono, but I own the plot good Sirs and dear Cassie.
Dedicando tutto ciò alla mia amata Parabatai nonché Beta Foxshadow, senza la quale tutto ciò non sarebbe stato possibile, vi lascio alla lettura.





Cap. 1
Maschere cedevoli

Era passato effettivamente poco dal fatidico pomeriggio in cui un Magnus zoppicante si era allontanato a passi incerti fino ad uscire dal raggio d'azione della stregaluce di Alec, dopo aver annunciato un distacco più importante: quello dalla sua vita.
I sogni di Alec si facevano via via più tormentati, e si svegliava madido di sudore, i pugni serrati sul lenzuolo e gli sfavillanti colori che la stregaluce aveva assunto nelle mani dello stregone impressi a fuoco sulla retina; cercare di liberarsene gli procurava la stessa reazione che che causava l'esposizione al Sole, con le macchioline viola che gli sfarfallavano senza posa davanti agli occhi.
Il viso dello stregone, con gli zigomi pronunciati inondati di luce e gli occhi da gatto scuriti dal dolore erano l'immagine più bella e frustrante che avesse mai avuto in mente, continuamente evocata nelle circostanze meno desiderate, costringendo il cacciatore ad uscire a grandi passi da qualsivoglia stanza condivisa con gli amici prima di essere sopraffatto dalle lacrime; quello che non piangva mai, il fratello maggiore che doveva proteggere gli altri, era ormai una maschera che in privato si scioglieva silenziosamente sotto il pianto.
Non che tutti si fossero mai curati particolarmente della sua relazione con Magnus, in particolare la madre ed il padre (soprattutto il padre), ma quando aveva smesso di addurre scuse stupide pur di andare a trovarlo (l'ultima volta che era uscito a comprare cibo cinese, era rientrato a casa rosso, scarmigliato, con gli occhi lucidi e solamente un'anatra arrossto sotto il braccio che Jace si era premurato di defenestrare seduta stante) perfino Simon, mai particolarmente in confidenza con lui, aveva chiesto nuove sulla loro relazione.
Così, di punto in bianco, era stato costretto ad aprirsi con la persona più inimmaginabile dal suo punto di vista, convenendo comunque di attenersi ufficialmente alla versione delle condivise incomprensioni (nei confronti di Magnus), per placare la curiosità ormai morbosa di conoscenti e familiari.
Anche quel maledettissimo mercoledì, come sarebbe stato ogni maledettissimo giorno della settimana, era mercoledìsolo da tre ore.
Era diventata quasi una tranquillizzante consuetudine, quella maledizione, era l'unico legame che lo teneva ancora disperatamente unito a quel ricordo.



°°°°

Ed eccomi qui con il primo capitolo ^-^
Devo dire che questa fanfiction è stata un parto abbastanza doloroso, e tuttora dispongo di una parte dei capitoli....
tuttavia se vi sta piacendo, fatemi sapere cosa ne pensate *imperio* perché sarà la mia prima long e, come al nostro amato Sommo, a me non piace usare le mezze misure ;)
Detto questo, mi rimane solo da informarvi che questa folle, folle factory aggiornerà tra il lunedì ed il martedì sera, dunque state all'erta e shippate Malec.
*glitterglitter*

Howl 


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Capitolo 2
*** Il pianto del cuore ***


Cassie owns all but my part of plot.
Ancora un immenso grazie ad una certa Foxshdow, che se l'è meritato, ed ad AngelOfTheDarkness, che a quanto pare si è affezionato alla storia.
Per chiunque volesse continuare, sappia anche che sono presenti (più avanti) spoilers di CPss.




Cap. 2
Il pianto del cuore

Era tornato nel loft e, senza neanche svestirsi, si era fiondato sulla chaise-longue, affondando le dita flessuose nei capelli ormai flosci, la vecchia lucentezza sparita, il glitter sparso disordiantamente per il viso.
Qualcosa lo pizzicava fastidiosamente alla base degli occhi e dietro il setto nasale, una sensazione che ormai gli era oscura da tempo, ma che sembrava travolgente ed irrevocabile.
Gli occhi felini erano divenuti brillanti, per una volta non a causa del flusso di potere, ma di emozioni, un pianto che non voleva far venire, ed un dolore sordo, come se il suo cuore, implodendo, avesse creato un vortice che gli sciacciava le orecchie.
Si passò le mani sulle palpebre per rifinire l'eye-liner in un gesto meccanico, stanco.... il dente, quello del demone che Will aveva ucciso quasi duecento anni prima, era lì, nella sua mano, bianco come l'avorio, scintillante come la più pericolosa delle lame.
Il ricordo di come si nutriva delle disperate emozioni di un giovane dagli occhi azzurri e tempestosi, gli fece provare una fortissima fitta di dolore, o forse era solo il canino aguzzo che, come una penna solca la pagina, aveva lasciato un profondo segno rosso; non era inchiostro.
Gocce del fluido denso e rosso cadevano con un tonfo sordo sul parquet, più lente di quelle degli umani, a causa del battito più regolare del cuore il quale, tuttavia, adesso aveva accelerato come quello di un canarino in trappola.
Constatò tra sé e sé che era piacevole andarsene, dopo aver avuto un'altra volta il batticuore, in fondo lui era stato fedele, sebbene il Nephilim non lo ritenesse degno di un sentimento del genere, e Alec sarebbe stato l'ultimo in assoluto. Chiuse gli occhi da gatto, l'iride verde-gialla solo un alone informe sotto le ciglia scure, e sentì un formicolio percorrergli tutto l'avambraccio: la ferita si stava rimarginando.
Rivolse alla cicatrice violacea uno sguardo tagliente, e maledisse la sua capacità di guarire rapidamente, anche se in cuor suo avere come scusante la contrarietà della volontà del Fato alla sua morte lo confortava.
Si sentiva stanco, nel corpo e nello spirito, forse riposare avrebbe potuto guarire almeno la prima mancanza. Così, il pavimento macchiato ed il braccio tumefatto, si addormentò cadendo in sonni inquieti.



°°°°
Cari affezionatissimi (?) lettori, sono contenta di essere riuscita ad aggiornare qualche ora prima del previsto, dunque vi lascio ad un capitolo assolutamente deprimente che ci fa capire forse qualcosa in più a proposito del carattere del Sommamente Figo Stregone di Brooklyn (così, per sdrammatizzare T.T)
Voglio tanti ditini attivi sulla tastiera per farmi sapere cosa ne pensate.
Se parlate solo attraverso il linguaggio del Cielo, perché siete troppo malati di questa saga (può capitare) potete scrivere anche con le Rune, non so.
Howl 

 

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Capitolo 3
*** Imprecazioni, caffè e Stazione Destino ***


Per scusarmi del ritardo ho deciso di postare unitamente i capitoli 3 e 4, considerando anche il fatto che il 3 è più corto del solito.
Buona lettura!


Disclaimer: oltre questa piccola fetta di trama, a appartiene tutto a Cassie, il resto consideratelo omaggio della casa.
Un affettuoso abbraccio a Foxshadow.


 
Cap. 3
Imprecazioni, caffè e Stazione Destino

Con il bordo degli occhi cerchiato di rosso, percorreva i corridoi tetri dell'Istituto diretto alla cucina, sperando vivamente di poter sgraffignare qualcosa di commestibile prima che tutti fossero in piedi a colmare le alte pareti di vita, una cosa che rifuggiva, avendo l'impressione che fosse crudele il suo scorrere inesorabile, come se non fosse sua competenza curarsi dei problemi di coloro che la vivevano rendendola amore, sofferenza, morte: tutte cose che non aspettavano, non si guardavano indietro.
Sentì dei rumori provenire da sotto i fornelli, poi un'imprecazione poco galante in una voce chiara e femminile, ed infine una testa di capelli neri come l'inchiostro, lunghi ed inspiegabilmente arruffati dal sonno (di solito comunque sempre perfetti), che si alzava rivolgendosi a lui con un debole sorriso da dietro il piano cottura.
"Ciao Alec!" fece Isabelle con fare pratico.
"Oi, non pensavo fossi già alzata." ribatté lui con la voce roca per il disuso.
"Ti trovo scostante ultimamente...." 
"Non è successo nulla."
 "Ok, allora sbrigati a fare colazione prima che arrivino gli altri, visto che ultimamente sembri così bendisposto verso il mondo."
"Non voglio parlarne." Alec pose fine alla convesazione in modo laconico.
"Bene, qui ci sono delle uova e del caffè freddo di ieri, se ti pesa farci compagnia, vedi di fartele bastare." Gli fece eco lei, così Alec afferrò il piatto, il bicchiere ghiacciato e uscì dalla stanza sbattendosi la porta alle spalle.
Una volta arrivato nella camera, con il letto sfatto che sapeva di lacrime ed agitazione, irruppe in bagno, infilò la testa nella doccia ed aprì il getto ghiacciato, rischiando la morte istantanea per shock termico.

****

"Basta Presidente, scendi.... coff.... dalla faccia...."
Magnus balzò a sedere rendendosi conto che la pesantezza alla testa da cervicale che lo aveva svegliato era in realtà il soffice gatto acciambellato sui capelli che una volta tanto non erano ispidi, ma nuovamente lisci e morbidi, capelli indonesiani.
Lo sguardo gli cadde sul parquet, il sangue, il dente che cadendo si era conficcato nel legno.... barcollò rendendosi improvvisamente conto, o meglio, ricordando, quello che era successo la notte prima. 
Guardò i suoi vestiti apostrofandoli con un verso schifato, li fece scivolare via con un gesto fluido, e li cestinò, optando per una più comoda vestaglia.
Non lo soddisfaceva. Dopo una doccia al sandalo si rivestì velocemente: blusa rossa, skinny bordeaux, tronchetti neri, gel, glitter, cintura, marrone zebrata ed era pronto per uscire. 
Dove? Non che avesse molta importanza dal momento che si accorgeva a malapena di ciò che gli accadeva intorno. Si ritrovò a camminare, le falcate lunghe, silenziose, instancabili, scansando come uno spirito fuggiasco chiunque rischiasse di incontrare per le vie meno affollate di New York.
Un'ora.... due ore.... perse la cognizione del tempo, la pelle ormai scorticata delle caviglie che si rimarginava ad ogni passo.
Improvvisamente si arresstò: la facciata di una stazione in disuso incombeva su di lui. Quella stazione.
Si chiese se non fosse stata una maligna beffa del fato, a ricordargli che non sarebbe potuto fuggire dal sentimento in alcun luogo, che tutte le strade l'avrebbero di nuovo portato lì.
Come quel poeta.... "Solo et pensoso i più deserti campi / vo' mesurando a passi tardi e lenti...." l'abitudine di citare versi famosi che Tessa gli aveva instillato si faceva tanto più forte quanto era acuto il senso di solitudine che lo spigeva a rifugiarsi nella lettura.
Sebbene gli facesse un male terribile, il piede destro oltrepassò la soglia della stazione, e quando fu investito dalla stessa aria notturna ed umida, sembrò che tutti gli orologi avessero nuovamente le lancette puntate alla stessa ora nella quale la medesima brezza lo aveva nutrito mentre stringeva Alec. Come al solito, il buio che nascondeva i recessi della stazione era impenetrabile persino per i suoi occhi felini, tuttavia non gli sfuggì il movimento candido e fulmineo di una figura esile; un attimo dopo era lì, davanti a lui, attorniata dall'odore del sangue rappreso: il nuovo capo dei Vampiri di New York.
"Salute a te, Sommo Stregone di Brooklyn", esordì la gelida voce infantile. "Se sei venuto a cercare Camille Belcourt, mi dispiace deluderti. Lei è momentaneamente.... indisposta." Sembrò soffocare una risatina senza allegria. "Se invece seii venuto per il bel Nephilim.... credo ti cruccerai sapendo che non mi ha ucciso, ma aveva addosso la furia di mille belve.... ho dovuto indebolirlo un bel po' prima che l'amico lo trovasse e lo portasse via, mi domando cosa sia successo fra voi due per...."
"Come fai a sapere che riguarda me e lui?" Incalzò perentorio lo stregone, cercando di fare in modo che la sua voce non tremasse.
"È entrato come un tornado" continuò Maureen imperturbabile "urlando. Come diceva? - Ridammi Magnus, Camille! Digli che non volevo! Digli che lo amo!- Naturalmente ho provveduto ad informare il poverino che ero io la responsabile in questo posto, ma.... sembrava non voler ascoltarmi, non sapevo se sarebbe morto disidratato prima di aver finito il mio lavoro, con tutte quelle lacrime...." concluse con un risolino finto e deliziato, che fece ribollire il sangue nelle vene di Magnus, ma non era solo quello: forse Alec non gli mentiva.... si sarebbe veramente fidato di lui, ma non era ancora pronto ad accettare la sua fiducia, non dopo quello che gli aveva fatto. Nonostante ciò, non aveva voglia di rischiare la vita dilungandosi in riflessioni sentimentali: eresse una momentanea barriera per non essere disturbato e, pur essendo la sua parte demoniaca recalcitrante, iniziò a pregare: "Libera animas omnium fidelium defunctorum de poenis inferni et de profundo lacu, libera eas de ore leonis, ne absorbeat eas Tartarus...." Il sorriso malvagio di Maureen fu presto sostituito da un ringhio che scopriva le gengive rosse e i canini avorio appuntiti, sottili come spilli. "Magnus Bane, vedo che ultimamente ti sei allontanato...." la frase fu soffocata da quello che sembrava un conato di vomito e, voltandosi bruscamente, sparì dalla sua visuale senza un altro suono.
Magnus abbassò le mani, stanco, e si abbandonò su un fianco alla parete, come per sorreggerla.





°°°°
Spero proprio abbiate apprezzato, ho messo tutto il mio cuore (e le mie conoscienze) in questa storia, e ci tengo veramente molto.
Spero che questo capitolo vedrà almeno una recensione dato che pare gli altri abbiano suscitato lo stesso interesse di una barbabietola non siano stati apprezzati particolarmente.
Anche se vi fa schifo, se trovate imprecisioni, fatemelo sapere in una recensione, non mandatemi maledizioni senza perdono senza che io lo sappia.
Or also if you want to build a snow man, non so, scrivetelo.
Anche "Amo Sebastian e gli Unicorni Blu"
*glitterglitter*
Howl


 

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