What colour are my eyes?

di Greta_HopeCiuffiner
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Green eyes and yellow eyes. ***
Capitolo 2: *** Remember ***
Capitolo 3: *** He smile ***
Capitolo 4: *** "Don't cry." ***
Capitolo 5: *** You make me smile. ***
Capitolo 6: *** Oh shit. ***
Capitolo 7: *** "She is mine." ***
Capitolo 8: *** "White,grey and black." ***
Capitolo 9: *** "Because this is my life." ***
Capitolo 10: *** "Sorry." ***
Capitolo 11: *** "Go." ***
Capitolo 12: *** Love. ***



Capitolo 1
*** Green eyes and yellow eyes. ***


"Green eyes and yellow eyes."

 

Lilith Lodwant,una quasi 16enne a cui le erano state inculcate la superficialità e il disprezzo verso gli inferiori,che così chiamava la madre, ma che odiava questo: era una ragazza spesso acida,senza
nemmeno volerlo; era fatta di apparenze; sembrava tanto fredda,priva di sentimenti...in realtà non
lo era,ma era come se avesse preso tutte le sue delusioni e ne avesse fatto un involucro sottile,ma penetrante, di ghiaccio. Era rigida,parlava poco,a volte rideva,rideva troppo,in modo
inappropriato,anche se accadeva davvero di rado.
Lei ammetteva di essere strana, e tutti con lei lo pensavano: con chiunque attaccasse discorso,cosa
molto rara, la domanda “Che colore sono,i miei occhi?” non mancava mai. Per lei,in quella
domanda si racchiudevano mille risposte,perché tutti fino a che lei ricordasse le avevano sempre
risposto “castani,sì,marroni.” Così,lei con ribrezzo andava via,di qualunque cosa fino a prima di
quella domanda si stesse parlando. Perché era così,quella risposta per lei significava superficialità,apparenza;i suoi occhi erano già lo specchio di lei stessa, erano strani e solo chi si fermava a fissarli,per ore,magari anche giorni, riusciva a capire che i suoi occhi,in realtà erano verdi,verdissimi, ma all'apparenza erano così,castani.
Non c'era un perché a tutto questo,ma a Lilith sembrava che qualunque cosa facesse o dicesse allontanasse le persone,con il suo involucro spinato.
Forse però,adesso è meglio cominciare ad entrare nel cuore della sua storia.
Nacque in Italia,anche se suo padre era nato a Londra,crebbe fino all'età di 15 anni lì.
In quell'anno,si sarebbe trasferita nella città natale del padre,non poteva crederci, lei era una persona fragile,più di un sottile pezzo di vetro e per lei,farsi degli amici era stata un'impresa quasi impossibile.
E adesso? Tutto all'aria,per colpa di suo padre, che le dava 
sempre poche attenzioni,superficiali. Ma non poteva scampare a quel cambiamento,non ci riusciva, non era abbastanza forte per farlo.
Così,il 4 settembre 2013 partì per Londra.
La casa di suo padre sembrava essere una reggia,un castello,in confronto alla casa di sua madre.
Aveva chiesto più volte alla madre “Perché papà abita a Londra?” e lei,sempre, le aveva
semplicemente risposto “Per lavoro.” prendendo poi la sua cartella e andandosene chiudendo la porta. Sola,era sempre stata sola. I genitori assenti e,beh,gli amici,quelli forse no; ma in quel momento era stata lei stessa ad abbandonarli,non voleva,ma l'aveva fatto.
La cosa che più la deprimeva era che tra 7 giorni la scuola sarebbe iniziata,
ne aveva paura perché sapeva che lì era diverso dall'Italia, lì funzionava così:
Se sei bello sei figo e popolare,
Se sei brutto sei uno sfigato che nessuno si caga,
infine, se sei bullo,tutti ti temono.
Aveva queste possibilità e lei aveva paura. Ma,come si sa,la paura non blocca il tempo e così,forse fin troppo velocemente la settimana passò.

[adesso parlerò in prima persona.]

11 Settembre 2013,era arrivato.

Erano le 7:00,fingevo di star ancora dormendo,speravo che magari mio padre se ne dimenticasse
e invece,mi si piazzò davanti il letto e mi disse di svegliarmi, feci cenno di “no” con la testa, mentre già mi alzavo. Giusto per fargli capire che ci andavo,ma non volevo. Mi vestii con pochissima volontà e preparai lo zaino.
Quella volta fu mio padre ad accompagnarmi,mentre chiudevo la portiera mi disse “la prossima volta vai da sola. Stà attenta,non fidarti di nessuno.”
Feci un cenno che stava ad indicare “sì.” e con un respiro profondo mi incamminai nella Heary Leavy School.
Camminavo per i corridoi,fortunatamente nessuno mi guardava.
Poi presi il foglietto con gli orari e guardai.
Ore 8:10 Inglese.”
Si cominciava abbastanza bene,sapevo molto bene l'inglese fortunatamente.
Mi sedetti in un banco che si trovava completamente a sinistra,volevo stare sola.
Dietro di me sentii ragazze ridacchiare e parlare,riuscivo a sentire poche parole,qualcosa tipo:
“Chissà che faranno quest'anno.” “Chi sceglieranno:bionde o more?”
Così,con molta svogliatezza mi girai e chiesi “Di cosa state parlando?”
Le due ragazze si guardarono un attimo,poi spiegarono “C'è un gruppo di ragazzi,sono i più popolari,ma anche dei bulli, ammirati e temuti allo stesso tempo; che quasi ogni giorno,a scuola,baciano delle ragazze; ma solo le più fortunate: solitamente quelle molto conosciute e ben vestite.” Accennai un “grazie” e mi girai.
Come potevano dire le 'più fortunate' ? Se solo mi avessero toccata gli avrei sputato in faccia,ma non correvo questo rischio,io non ero popolare.
Entrarono il resto degli alunni e poco prima che entrasse la professoressa le due ragazze mi chiamarono nuovamente e dissero “eccoli,guarda: Sono 7 in tutto..” Me li indicò tutti,dicendomi i loro nomi,ma a me importava ben poco.
Avevamo 2 ore di inglese,che passarono abbastanza velocemente.
Così,nell'intervallo non avevo fame e girovagai un po' per i corridoi,un gruppetto di 'oche',come mi piaceva chiamarle, strillavano parole indecifrabili vedendo 5 dei 7 ragazzi. Così,vidi davanti a me quella scena, per le ragazze magnifica,per me orribile;un ragazzo dai capelli neri prese la bionda del gruppetto,la spinse al muro e le diede un bacio.
I miei occhi si riempirono di rabbia,come potevano?
Così non curante di ciò che potesse accadere, mi avvicinai a quel ragazzo e gli diedi uno schiaffo in faccia e mentre già andavo dissi “che merda.”
Mi fermò afferrandomi per un braccio e tenendomelo stretto e poi disse “Sta' attenta,ragazzina.” sputando a terra. Non avevo paura,mi girai e andai per la mia strada.
Finì la ricreazione, adesso avrei avuto matematica, la odiavo.
Andai in classe e mentre la prof. Chwan Si sedeva uno di quel gruppetto si accese una sigaretta,
la signora Chwan si alzò dalla sedia di scatto e disse “Spegnila e dammi il pacchetto.” Con calma lui spense la sua sigaretta e disse “La sigaretta mi è stata offerta.”  “Da chi?” Ribattè l'altra. “Dalla signorina Lodwant.” Mi girai di scatto. Io? Io non fumavo,ma non mi feci troppi problemi: non aveva le prove.
“Vediamo lo zaino” disse lei. Glielo porsi,perché sapevo di non aver fatto nulla...
Ad un tratto dalla tasca sinistra del mio zaino un pacco di Marlboro uscì fuori,
“Ma io non fumo!” Dissi quasi urlando. “Le prove sono prove.” disse.
Così,dopo mezz'ora di casino ci dissero che io e quello stronzo,Daniel,si chiamava così, avremmo dovuto passare un'ora in più a scuola. Le restanti ore passarono in fretta,rodevo dentro,se avessi potuto lo avrei ammazzato.
Finita la 6° ora ci diressimo verso l'aula di punizione.

“Voglio spiegazioni” gli dissi.
“So cosa hai fatto oggi a Jake,adesso paghi.”
“vai a fanculo,cosa sarà mai un'ora in più. Io sono soddisfatta di ciò che ho fatto,mi fate schifo.”
Stare lì non era brutto,non si faceva nulla,ma mi turbava stare con quello,Daniel.
Poi io uscii per “andare in bagno” ma in realtà mi aggirai per i corridoi,quando ad un tratto mi sentii spinta contro il distributore delle lattine e fui bloccata da Daniel.
Sapevo cosa avrebbe fatto,ma non avevo paura “Fallo,tanto quando finisci ti do un bel calcio nelle palle. Dai,fallo.” Gli dissi.
“Quando fai la stronza mi piaci, ragazza dagli occhi verdi.” Mi disse.
Mi bloccai,verdi?Come ci era riuscito? Nessuno se ne era mai accorto,in così poco tempo.
Mi sentii nuda di fronte a quel ragazzo,c'era riuscito,così quella mia tranquillità si trasformò in un panico ghiacciante,avevo paura.
Così,io,fissai i suoi di occhi: erano castani,ma poi sfumavano verso il verde,sembravano quasi gialli.
“Cos'è? Hai paura?” Chiese lui con un sorriso malizioso. Io allora,deglutendo dissi
“Come fai a sapere che i miei occhi sono verdi?”
“Perché fai domande stupide? Si vede e basta, come si vede che tu hai paura,sei strana,sai? Tutte le ragazze che baciamo solitamente sono soddisfatte,al settimo cielo. Tu invece no,perché?”
Deglutii un'altra volta,poi dissi “Perché mi fate schifo.”
“Oh davvero?” Ribattè lui. “I tuoi occhi dicono il contrario,sai?” “Mi desidererai.” Concluse.
Di nuovo,perché i miei occhi? Perché? Stupide stranissime iridi.
Mi abbassai leggermente e corsi verso l'aula punitiva.
Quell'ora sembrò non passare mai,mi sentii salva quando il suono della campana mi pervase la testa.
Presi il mio zaino e me ne andai,mi incamminai verso casa cercando di dimenticare ciò che era successo.
Maledicevo con la mente quegli stronzi. Misi le mani in tasca e uscii fuori le chiavi,aprendo la porta.Tirai un sospiro di sollievo e mi buttai sul divano. “No, non accadrà più.” Mi convinsi.

Vi piace questo primo capitolo?
Datemi consigli e pareri.
Nel prossimo cercherò di parlare del fratello di Lilith,non voglio anticiparvi altro.

 

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Capitolo 2
*** Remember ***


Remember.”

 

Confusione e rabbia, ecco cosa sovrastava il più delle volte la mia mente.

Ce l'avevo col mondo,mi era stato portato via Joshua,mio fratello in un incidente stradale,me lo ricordo ancora,quel giorno.

 

15 agosto 2011.

 

Ieri,alle 00:31 un 23enne è stato travolto da un'auto in corsa,

il cui guidatore era probabilmente ubriaco,il ragazzo è morto sul colpo.

Joshua Lodwant è la vittima, sempre più incidenti in quell'incrocio soprattutto,

in sindaco chiede provvedimenti per cercare di evitare altri di questi spiacevoli

incidenti.”

Ecco cosa dicevano i giornali,ma io ricordo anche il vuoto negli occhi di Leonard,il mio secondo

fratello,delle disperate urla di mia madre o del silenzio tombale di mio padre.

Poi c'ero io,lì inerme troppo fragile per crederci,troppo amareggiata,mi ricordo ogni volta

“Josh,non andare in auto a quell'ora della notte.” gli dicevo,ma lui mi accarezzava la guancia e

mi sussurrava di stare tranquilla...ed ecco come era finita invece.

Ricordo che per giorni,forse settimane o perfino mesi, non andai a scuola,troppo depressa,troppo

inferiore per sopportare tutto ciò che mi stava accadendo.

Ero troppo poco per tutto,in quel momento.

Ricordo anche che i miei avevano paura di dirmi qualunque cosa,perché tutto poteva ferirmi,tutto

mi faceva male ormai.

Riuscii a superare la sua morte grazie a Micheal,che per un anno intero fu il mio ragazzo;

lo amai con tutta l'anima,mi aggrappai a lui ma poi mi lasciò sprofondare,di nuovo...

mi aveva lasciato sola,come avevano fatto tutti.

Pagine e pagine di diario,foto,tutte cancellate da una penna o strappate e gettate

Micheal” cancellavo con la gomma le scritte sul mio diario,

anche se sapevo che sarebbe stato inutile,perché per far uscire qualcuno dalla tua vita uno scarabocchio sopra il nome non basta.

Due mancanze,doppia sofferenza,forse fu quello a farmi odiare il mondo.

 

Infine,vedevo Leonard cominciare a fumare,sgretolarsi,drogarsi e bere.

Forse era il suo modo di farsi forte,ma facendolo mi distruggeva più di quanto già non lo fossi stata.

Avevo paura di perdere anche lui,non lo avrei mai accettato,non ce l'avrei mai fatta.

Ogni notte,quando non riesco a prendere sonno e vado a sciacquarmi la faccia in bagno sento

quella puzza atroce,fumo,canne.

Chissà se i miei se ne erano accorti,chissà,erano così assenti loro.

 

Mentre questi vecchi ricordi mi sovrastavano la mente i miei occhi si riempirono di lacrime,

mi alzai e andai in camera mia buttandomi sul letto,pressai la mia testa sul cuscino,che ne aveva subite tante anche lui.

Tra tutta questa malinconia si fecero le otto di sera e puntuale mio padre entrò in casa.

Dopo circa mezz'ora mangiai, mio padre mi chiese “Com'è andata a scuola?” Davvero si sarebbe aspettato una risposta sincera? “male Benissimo.” risposi io con un falso sorriso.

“Bene” disse lui, e continuammo a mangiare. “E a te,Leo?” “bene anche a me” rispose mio fratello. Quando finii salutai e andai di sopra,volevo dormire,solo questo volevo.

I ricordi vecchi e grigi erano andati via,ma il presente era tornato.

Daniel” la mia mente decise di sovrastarmi di quei pensieri,ripensavo a quelle parole

agli “occhi verdi.” e al “mi desidererai” Non lo avrei mai fatto,li disprezzavo,anche se questo andava oltre tutto ciò che credevo,io volevo sempre andare oltre le apparenze e poi,mi ero sempre detta che chiunque capisse che i miei occhi fossero verdi non lo avrei lasciato andare,ma non potevo no. Non con loro,li odiavo.

Quella lunga notte passò e alle sette in punto la sveglia trillò.

Stessa routine: mi alzai,andai in bagno,mi vestii e andai.

Stavo camminando,ancora con gli occhi un po' socchiusi ma attenti poi vidi passare dietro di me

uno di quei 7 maledetti,non ricordavo il suo nome ma il suo volto sì. Capelli castani e occhi neri,

robusto e alto. Mi convinsi che non potevo averne paura,nessuno di loro mi faceva paura,forse un po' Daniel,anche se mi infastidiva ammetterlo.

“Sicuramente fa semplicemente la mia stessa strada.” Pensai,lo speravo.

Fui sollevata quando arrivai a scuola,ancora era prestissimo e in pochi stavano a scuola così vagai tra i corridoi prima di prendere i libri nell'armadietto.

Ad un tratto quel ragazzo dai capelli castani mi prese il braccio e mi afferrò la vita.

No,non mi sarei lasciata baciare anche se la presa era troppo forte.

Lui si avvicinava sempre più alle mie labbra,ero sicura che se me le avesse sfiorate avrei fatto qualunque cosa,pur di sfuggirgli ma accadde ciò che non mi sarei mai aspettata...

I nostri respiri si facevano vicini mentre io pensavo a cosa fare,

d'un tratto il castano si bloccò,fermato da una voce “Lasciala stare Mike,quella stupida.”

Era Daniel,riconoscevo quella sua voce tanto forte.

“Stupida? Stupida a chi!?” Urlai. “A te piccoletta,non ci senti forse?” Avevo provato a difendermi, ma mi terrorizzava tutto di lui. Così arresa andai via a testa bassa

Cominciai a capire che di quel gruppo il “Leader” fosse Daniel,il ragazzo con gli occhi gialli.

Cercando di dimenticarmene guardai il foglio

Ore 8:10 educazione fisica.”

No,non educazione fisica,tutto tranne che quella,odiavo farmi vedere dagli altri e dover correre,saltare,lanciare una palla. Odiavo tutto ciò,odiavo essere al centro dell'attenzione.

Arresa cercai ovunque la palestra,ma non avevo idea di dove fosse.

Suonò la campanella e tutti scomparvero,bella merda.

Continuai per minuti a cercare la palestra finché non mi sentii chiamare “Lilith.”

Di nuovo lui,Daniel,non sapevo cosa fare e stetti zitta. “Lilith” ridisse,

io allora dissi “Perché non sei in palestra?” “Me ne sbatto,entro a seconda ora. E invece tu?Perché non sei a lezione?” “Non trovo la palestra.” Dissi decisa. Ridacchiò,poi “Non hai paura? Sei sola con me.” “Non ho paura di te.” Stavo mentendo,ma non avrei mai ammesso di aver paura di lui.

“Sicura?” ribattè. “Sicura.” dissi.

“Vedremo.” Dopo che disse questo mi afferrò i fianchi e mi si avvicinò,sentivo il mio respiro sempre più vicino al suo,sapevo che con lui non avrei potuto fare nulla,lui mi pietrificava.

Mi stava per sfiorare le labbra quando il bidello strillò “Andate subito a lezione o lo dico al preside”

Dan mi afferrò la mano e mi trascinò in palestra inventandosi qualche scusa con il prof.

Fortunatamente non fui più costretta a vederlo perché le ragazze giocavano a pallavolo e i ragazzi a calcio.

L'ora finì,sembrava essere interminabile.

Ci fu la ricreazione,forse la peggiore di tutta la mia vita: in quei giorni non avevo legato con nessuno mentre gli altri si conoscevano già dagli anni precedenti,così cercai un tavolo in cui ci fosse un posto libero,ne trovai uno pieno di ragazze e ragazzi che parlavano,era l'unico con un posto libero, così mi diressi lì e mi sedetti...

Tutti quelli seduti in quel tavolo mi guardarono male “Chi ti ha detto di sederti?” dissero

“Non pensavo ci volesse un permesso” Dissi io. “Pensavi male.” Risposero, ma io feci finta di nulla e continuai il mio pasto quando d'un tratto sentii la mia maglia umida,fredda e appiccicosa:

mi avevano buttato la coca cola addosso “Così impari” Rise tutta la sala,volevo ribattere,dire qualcosa,ma mi sarei trovata in una situazione peggiore.

Così presi il mio vassoio e me ne andai fuori,l'unico posto che conoscevo abbastanza era l'aula di punizione,così andai lì e mi sedetti a terra pensando alla figura di merda appena subita.

Quella speranza di poter conoscere qualcuno si era infranta,non volevo ma cominciai a piangere.

Ero debole,anche se mi ostinavo a dire di non esserlo,odiavo che nessuno mi considerasse,avrei voluto anche solo una persona che mi potesse consolare nei momenti bui,invece ero sola,come sempre. Sentii la maniglia girarsi “qualche prof.” pensai “sono nella merda.”
Invece davanti a me si piazzò il ragazzo dagli occhi gialli,Dan. Mancava solo lui,con cosa voleva finire di umiliarmi? Mi si avvicinò e si sedette accanto a me avvicinandosi al mio viso,mi porse
un pacco di Marlboro e chiese “Ne vuoi una?” “Non fumo” Dissi piangendo. “A me fanno un buon effetto quando sto male,sai?” “a me no.” dissi.“Sei fredda anche quando piangi.” disse lui.
“Cosa vuoi?Umiliarmi,anche tu?” “Perché dovrei,tanto ti stai distruggendo da sola.”
“Cosa vuoi saperne tu di me.” “Tu non mi dici niente,ma i tuoi occhi si.”
“I miei occhi mentono.” dissi. “tu puoi mentire,ma i tuoi occhi no.”
Stetti zitta. “Fai la dura ma sei una sciocca.” “Anche se a me le sciocche piacciono.” Sorrise maliziosamente,poi prese una sigaretta e se l'accese. Poi si tolse la felpa rimanendo con una maglia abbastanza leggera,mi porse la felpa e mi disse di indossarla,non volevo,ma mi assillò e alla fine la presi e me la misi. Ero imbarazzata e straziata,ma non avevo voglia di dire nulla,nè di alzarmi.
Così per minuti rimanemmo in silenzio,fino al suono della campana.

 


 

Non sapevo come far riincontrare Dan e Lilith,
mi ero stancata dei soliti giri per i corridoi e delle braccia afferrate. e.e

Questa volta ho continuato pur non avendo recensioni né lettori,la 
prossima volta continuo solo se qualcuno la guarda.

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Capitolo 3
*** He smile ***


“He smile.”

 

Quando suonò la campanella mi sentii angosciata,tutto ciò che era accaduto in quella ricreazione era stato strano,non del tutto spiacevole ma strano. Non sapevo cosa dire,avevo ancora accanto Dan con la sua sigaretta accesa,per spezzare quel momento tanto silenzioso dissi “Ci si vede in classe,allora.” Avevo ancora il viso rigato dalle lacrime così mi asciugai con la felpa di Daniel,aveva uno strano odore di pulito mischiato a fumo e un po' di sudore,ero imbarazzata ma ne avevo di bisogno,non sarei riuscita ad uscire con quella maglia sporca e appiccicosa. Mi incamminai verso la classe,ci sarebbero state due ore di arte; Mi sedetti e aspettai che entrasse la professoressa. Ad un tratto sentii chiamarmi da dietro,mi girai e una ragazza mi disse “Vi ho visti,sai?” Non capivo,chi?Parlava con me? “Dici a me?” Chiesi.

“Sì,a te. Ti ho vista uscire dalla classe,con Daniel. E non sono stata l'unica a vedervi” Merda,ci mancava solo questa,chissà cosa avrebbe pensato adesso la gente di me,di noi. “Non è come credete.” Dissi io. “Perché indossi la sua felpa allora?Perché eravate insieme?” “Ero andata lì per la brutta figura fatta a mensa,lui è venuto da me e mi ha dato la sua felpa perché la mia era sporca. E comunque non sono tenuta a risponderti,pensa quel che cazzo vuoi,non mi importa.” Mi guardò male poi io mi girai e non parlammo più.

Le ore restanti passarono finalmente e io mi incamminai verso casa,arrivata salii sopra e mi sdraiai sul letto con le cuffiette alle orecchie,la musica mi fece riflettere...

Dopo tutto Daniel non era un ragazzo tanto sadico come sembrava, si impegnava a scuola per fare il figo ma alla fine non era come gli altri,superficiale e menefreghista,forse avrei dovuto dargli una possibilità, magari saremmo potuti diventare amici,non avrei più avuto paura di lui.

Ne ero decisa,avrei provato a passare del tempo con lui,dovevo riuscirci.

Acidità,freddezza,paura,angoscia,panico,disprezzo,rabbia con lui avrei provato a cancellare tutti quei sentimenti negativi,dopo tutto lui aveva visto i miei occhi,li aveva capiti.

Mi addormentai con la musica a palla nelle orecchie poi svolsi i compiti e alle otto,sempre puntuale, arrivò mio padre. Stessa routine: Posava la valigetta,toglieva la giacca,preparava da mangiare e dopo mezz'ora chiamava me e Leo per cenare.

“Com'è andata oggi?” Mi chiese. “Bene.” Dissi,magari quella volta non mentii del tutto,in generale proprio male non era andata. Poi chiese lo stesso a mio fratello,che rispose come me,anche se sapevo che a lui non andava bene,proprio per niente.

Prima di andare a letto lavai la felpa di Dan,gliela dovevo restituire,prima o poi.

Quella volta,stranamente,riuscii a prendere sonno e le mie solite occhiaie la mattina non furono tanto evidenti. Feci colazione,mi vestii e uscii.

Mentre mi incamminavo nuovamente vidi il solito ragazzo dai capelli castani,così mi convinsi del fatto che abitasse vicino casa mia.

Arrivai ancora più presto del solito,alle 7:30. Meglio,avrei potuto dare la felpa a Daniel prima che cominciasse la lezione,lo cercai ovunque poi pensai che potesse essere nell'aula di punizione.

Aprii la porta e infatti era lì,con la sua solita sigaretta accesa.

“Allora non puoi fare a meno di me.” Disse facendo un sorriso malizioso, ecco,quando faceva in quel modo mi dava fastidio,così dissi “Veramente sono venuta per darti la felpa.” Gliela diedi in mano “L'hai già lavata,ma che brava.” “Nemmeno un grazie?” Chiesi io. “ah,già. Grazie.” “Dammene una.” dissi io “Cosa?” chiese perplesso. “Una sigaretta.” Mi guardò in modo strano “Una brava ragazza come te non può fumare.” “Evidentemente non sono poi così 'brava'.” Dissi io, non sapevo davvero cosa stessi facendo,ma in quel momento avevo voglia di fumare,cosa poteva accadermi?niente di che.

Me la porse e la accese, già dopo il primo respiro cominciai a tossire “Lo sapevo.” Ridacchiò lui.

Cosa c'era da ridere? Mi sentii una stupida,ma avevo voglia di ridere,era contagiosa la sua risata.

Poi mi disse di aspettare,dopo un paio di minuti tornò con una bottiglietta d'acqua e mi disse “Bevi qualche sorso.” Ubbidii. “Stai meglio?” Chiese “Sì.” Risposi io ridendo.

“Sai,prima mi facevi paura.” Dissi io. “Avevi capito i miei occhi. Solitamente tutti mi dicono che sono castani,anche se in realtà sono verdi.” Mi imbarazzai,ma dovevo dirglielo. “Sei strana.” Mi disse “Lo so.” sbuffai. “Non dicevo in senso negativo. Tu sei strana,ma è meglio. Le ragazze qui sono tutte delle troie.” “E voi degli stronzi che ve ne approfittate.” Non volevo davvero dirlo,ma lo pensavo dopotutto. “E se ti dicessi che io non ho mai baciato una di loro? Lasciavo questo compito agli altri miei compagni. Troppo facili da avere,non fanno per me.” Lo guardai nell'attesa di poter dire qualcosa con cui controbattere ma non mi venne nulla in mente e rimanemmo in un silenzio imbarazzante. A volte mi giravo a guardarlo, i suoi capelli erano castani con il ciuffo sempre perfetto,ogni tanto ci passava la mano per sistemarselo,era più alto di me e abbastanza magro,poi beh io suoi occhi erano castani e sfumavano al verde,per me sarebbero sempre rimasti gialli.

“Hai gli occhi gialli tu.” Dissi io,mi aspettavo qualche domanda o qualche ''sei strana'' ma no, semplicemente si girò e mi sorrise. Poi diceva che quella strana ero io.

Dopo altri dieci minuti di silenzio suonò la campana e andammo in classe.

Poi tutto uguale: ricreazione,fine della ricreazione,ultime ore,fine della scuola.

 

 

So che questo capitolo è breve ma capitemi ç.ç
Presto pubblicherò il prossimo capitolo,

fatemi sapere cosa ne pensate del “rapporto” che si stra creando tra Lilith e Dan.♥

ps. scusate se nè il titolo nè la parte dove scrivo io questa volta sono in rosso ma efp ha deciso di non colorarli lol

Ed ecco gli occhi di Daniel♥
Ecco quì gli occhi di Daniel!♥

E quelli di Lilith:)

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Capitolo 4
*** "Don't cry." ***


“Don't cry.”

 

Tornai a casa,quella volta era sembrato tutto così veloce,sbrigativo. Daniel non lo avevo più visto dopo l'episodio di prima che cominciasse la scuola, ero annoiata e stranamente quella volta non avevo nulla a cui pensare,mi sentivo così leggera. Allora decisi di farmi una doccia calda,finii dopo circa mezz'ora. Mi guardai le punte dei capelli: castane come il resto delle ciocche. Allora decisi che volevo cambiarne il colore,verde che sfumasse al celeste,che erano i miei colori preferiti,il perché era piuttosto strano; ricordo che da piccola c'era l'etichetta rosa: femmina e azzurro: maschio e io mi 'opposi' e imposi a me stessa che i miei colori preferiti fossero l'azzurro e il verde come il mare,il cielo,la speranza,le piante... Poi beh,mi piacevano tantissimo. Presi il cellulare e mi incamminai verso il solito parrucchiere,dopo circa due ore finii. Ero soddisfatta,finalmente,quella leggerezza aveva preso il sopravvento, ma forse era troppo bello per me dato che ero destinata a soffrire,sempre.

Sentii il mio cellulare squillare “sconosciuto” e risposi. “Pronto?” Chiesi. “Papà è in gravissime condizioni e tu te ne stai stra fottendo,brava,davvero.Ha avuto un incidente mentre tornava dal lavoro e tu sei a divertirti,complimenti.” Era Leo,stava urlando. Riattaccò e non ebbi il tempo di chiedere nulla,richiami una,due,tre e più volte,ma niente.
Mi stava crollando il mondo addosso, per l'ennesima volta. “No,non lui.” Mi dicevo in testa, lui non doveva,non poteva abbandonarmi e lasciarmi sola. Se mi avessero portato via anche lui sarei impazzita,davvero. Non avevo bei rapporti,ma era mio papà,il mio eroe quando ero piccola,quello che mi consolava se mi sbucciavo un ginocchio e che mi prendeva in giro quando mi sporcavo mangiando il gelato. Lui era mio padre,era anche un uomo d'affari,un uomo impegnato,sempre in giacca e cravatta. Era anche dannatamente assente negli ultimi anni,ma io gli volevo bene,troppo per lasciarlo andare via. Sentivo gli occhi gonfi e il viso bruciarmi,avevo un nodo in gola che si sarebbe celato solo se avessi visto di nuovo la sua voce,piansi per tantissimo,non so esattamente quanto,su quella panchina finché non mi addormentai. Dopo qualche ora il mio corpo ghiacciato fu ritrovato da Leo che evidentemente era uscito per cercarmi, mi svegliai solo quando arrivammo a casa... “Potevi rimanerci secca o finire nelle mani di qualche coglione!” Mi urlò contro; aveva ragione ma il dolore aveva preso il sopravvento. “Dov'è papà?” Chiesi. “Ancora in ospedale.” “Quale?!” “Non vogliono che io te lo dica. Dicono che non devi andare.” “Chi?Chi non vuole che io veda mio padre?” “La mamma. Dice che ci rimarresti male è in una situazione deprimente.” Forse aveva ragione,anche se io volevo davvero andarlo a trovare. Sapevo che Leo non avrebbe ceduto così mangiammo in silenzio e lasciai perdere. Salii le scale insieme alla mia cagnolina Coco che aveva anche lei un'aria piuttosto triste e stanca, la presi tra le mie braccia piccola com'era e la misi con me sul letto. Quella notte non dormii per colpa della incontrollabile paura di perdere qualcuno a me troppo caro,troppo importante per me. La mattina seguente arrivò velocemente,forse anche troppo. Avevo gli occhi rossi,gonfi e lucidi per le lacrime,ma decisi comunque di alzarmi. Erano ancora le 6:30 ma avevo voglia di uscire presto:tra la scarsa colazione,che a stento assaggiai e il prepararmi si fecero le sette in punto e uscii di casa Quella volt il ragazzo dai capelli castani non era ancora nella mia stessa strada, era troppo presto anche per lui. Arrivai a scuola solo dopo cinque minuti dalla mia uscita,prestissimo, vedevo solo i pochi bidelli che pulivano un po' dappertutto,pochissimi studenti che conversavano tra loro così salii sopra il muretto dell'uscita/entrata. Cercai di dimenticarmi dei problemi,almeno finché fossi rimasta a scuola. Dopo poco arrivò Dan,ma quasi non me ne accorsi finché non mi disse “Cos'hai fatto ai capelli?” Tenendosi una delle ciocche tra le mani “Non lo vedi? Ho tinto le punte.” Avevo risposto nel mio solito - quella volta inconsapevolmente - modo acido e freddo. “Ok,sta calma però.” Si bloccò un attimo,poi continuò “Cos'hai?” “Nulla.” Accennai mentre già mi si formava un groppo in gola.
“Ne sei sicura?” “Sì.” Dissi con la voce tremolante. “Non piangere” mi ripetevo in testa “non ora.” “non davanti a Daniel” Continuavo ad incoraggiarmi ma mi si spezzò la voce e il respiro si fece pesante. Sentivo gli occhi diventare lucidi e bruciarmi,evidentemente presi dal rossore. “Chi sta bene non piange,però.” Disse lui. Volevo dire qualcosa,accennare anche una sillaba ma sentivo che l'aria mi stava mancando e che se mi fossi sforzata ancora sarei caduta in singhiozzii insopportabili,così piansi silenziosamente... “L-lasciami sola,ti prego.” Dissi con il respiro forzato. Non disse nulla,prima fissò le sue iridi gialle alle mie verdi e lucide poi si girò e fece per andarsene. “Grazie.” Sospirai, buttai la mia testa sulle mie ginocchia sforzandomi di non cominciare ad urlare o singhiozzare. Rimasi inerme e sola,volutamente,tra le mie lacrime. Ero accecata dal dolore ma dovevo smetterla,era inutile piangersi addosso. Mi alzai prendendo la mia borsa e entrando dirigendomi verso gli armadietti,guardai l'ora dal mio cellulare erano ancora le sette e mezzo. Ne ero sollevata,avrei avuto molto tempo per calmarmi e fare svanire i segni delle lacrime dal mio volto. Mi diressi verso la solita aula entrai e lo vidi,i suoi occhi gialli. “Sapevo che saresti venuta qui prima o poi.” Sorrise. “Cos'hai? E non dirmi 'niente',non ci credo mica.” Che cosa poteva importargli? Erano problemi miei,non suoi. “ma volevi conoscerlo” mi ricordai. Così con un respiro profondo dissi “Mio padre è in gravi condizioni per colpa di un incidente e non mi permettono di vederlo.” “Oh.” Sentii l'imbarazzo in quelle sue due sillabe. “Saltiamo scuola,siamo ancora in tempo. Cerchiamo tuo padre.” “Ma io...” “Non hai mai marinato la scuola?” Ridacchiò lui. “Uhm,ecco..no.” Dissi io in imbarazzo. “Dai,è per una buona causa.” Mi disse. Non sapevo perché ne come,ma accettai. La cosa era più semplice dato che era ancora molto presto,uscimmo lentamente da scuola per poi correre fino a che non fosse abbastanza lontana, giusto per essere sicuri che nessuno ci vedesse. Mi sentii spensierata e colpevolmente felice, forse perché non avrei mai voluto sentirmi tanto bene con mio padre che stava male, o forse perché sentivo un po' la mia coscienza sporca per essere scappata da scuola. Ma amavo quella sensazione di libertà. “Sembri una stupida,tutto questo tempo e non avevi mai disobbedito alle regole. Che brava ragazza sei.” Ridacchiò in tono ironico. “Ma sai che a me piacciono le stupide.” sorrise. Non sapevo se fosse un complimento o una critica, ma sentii le mie guance bruciare e arrossarsi.

“Bene. Credo che basterà provare nei due ospedali principali.” “Perché? Quì è pieno di ospedali.” “Beh,semplicemente perché quelli sono i migliori. E credo che tuo padre non andrebbe a finire mai in un ospedale vecchio e mal conciato,o sbaglio?” Accennai un “sì.” e ci incamminammo,arrivati lì domandammo all'infermiera se lì ricoverato ci fosse Paul Lodwant,mio padre. La giovane biondina fissò maliziosamente Dan poi controllò nella lista e chiese “Chi siete?” Stavo per dire che ero la figlia ma fui bloccata da Daniel che disse “Sono il nipote e lei è la mia ragazza.” Non capii il motivo della bugia ma al momento non gli dissi nulla. L'infermiera ci disse la stanza ed il piano, si trovava nella C14. Era molto distante,così mente camminavamo dissi a Dan “Perché le hai mentito?” “Non hai detto che non ti permettevano di vederlo?Se avessi detto che eri la figlia non ti avrebbero fatto entrare.” Aveva ragione,fanculo. Come faceva a prevedere sempre tutto? Quant'era strano quel ragazzo.. arrivammo in silenzio nella stanza cercata.
Mio padre dormiva e aveva metà faccia sconvolta e credo ci fosse anche qualcosa di rotto dato che accanto a lui vi erano delle stampelle. Arrivò un dottore che ci disse “Tranquilli,non è più in pericolo di vita ma dobbiamo operare la gamba e cercare di curare il viso.” Rimanemmo un po' lì ma vedevo mio padre che non si svegliava e sapendo che non volevano ce io lo vedessi chiesi a Dan di andarcene. Annuii e andammo via, se non mi fosse stato vietato vederlo sarei rimasta,ma non volevo correre il rischio. Avevo le lacrime agli occhi ma non volevo piangere. Evidentemente il ragazzo dagli occhi gialli se ne accorse, forse fu per quello che mi strinse tra le sue calde braccia in un abbraccio consolatorio, fu a quel punto che invece cominciai a piangere con gli occhi strizzati tra la felpa di Dan che mi stringeva forte. L'imbarazzo sembrò scivolarmi via di dosso e con esso anche quel mio involucro di apparenze, eravamo solo io e lui e nessun altro,in quel momento. Poi mi prese con delicatezza il mento con la mano alzandomi la testa alla sua altezza e mi fissò negli occhi “Non piangere.” Mi sussurrò dolcemente, deglutii guardando le se iridi tanto profonde e misteriose che in quel momento mi davano sicurezza. Cosa stavo facendo? Il ragazzo dagli occhi gialli mi stava togliendo tutti quei dolori repressi e quella rabbia che mi faceva sembrare tanto acida. Cosa stava accadendo? Era dannatamente attento ad ogni mio movimento e sensazione,come ci riusciva? Non lo sapevo,ma sentivo che accanto a lui era come se avessi una barriera che mi proteggeva da tutto. Senza accorgermene avevo già smesso di singhiozzare e piangere “Brava” Mi disse lui sorridendo. “Vedrai che tutto si sistemerà,l'ha detto anche il medico.” Dopo quelle parole il nostro abbraccio tanto lungo si sciolse e io diventai rossa dall'imbarazzo. Il ragazzo dagli occhi gialli mi stava facendo perdere la testa riflessi. No,non a me pensai non posso mi ripetevo. Le parole un po' imbarazzate di Dan spezzarono i miei pensieri “So che non è il momento adatto,ma penso che ti possa essere d'aiuto per scrollarti un po' di dosso questi pesi. Questa sera io e dei miei amici andiamo in un pub,che ne dici di unirti a noi?”

In quel momento la mia bocca non era collegata al mio cervello,evidentemente,data la mia risposta affrettata “Va bene,a che ora?” Non ero io,ci avrei dovuto pensare su prima di dare risposte così veloci. Ma ormai era tardi “Alle nove e mezzo. Passo a prenderti?” Chiese lui, accettai. Mi sorrise,cominciò a piovere “Forse sarà meglio che io torni a casa.” Lo salutai e andai via.

 

Vi è piaciuto questo capitolo? So che sono brevi ma compenso con il fatto che aggiorno spesso,fatemi sapere cosa ne pensate con delle recensioni, ci conto! Ringrazio chi ha recensito i capitoli,non sapete quanto significhi per me*-* Detto questo, vi piace l'approccio che si sta creando tra Lilith e Dan? Nel prossimo capitolo ci sarà quest'uscita un po' particolare,non vi anticipo nulla♥

Ps. la cosa sul colore azzurro è vera,che bimba trasgressiva ero ahahaha

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Capitolo 5
*** You make me smile. ***


"You make me smile."

 

Tornai a casa un po' bagnata,ma la pioggia non picchiava forte. Ripensai a ciò che era accaduto e all'abbraccio caldo di Dan, rammemorando che fino a qualche settimana prima lo odiavo tanto,adesso eravamo quasi diventati amici. Mi buttai sul letto con il cellulare in mano a guardare vecchie conversazioni li avevo abbandonati i miei amici. Non li contattavo più perché il dolore mi avrebbe distrutta all'idea di non poterli avere vicino a me. Io ero una persona timida,infatti avevo solo tre amici che con il tempo diventarono due. Adesso entrambi erano stati spazzati via dalla mia vita,involontariamente. Sentii il cellulare trillarmi sulle mani una chiamata. “Leo.” risposi e lui mi disse “Sicuramente sarai ancora a scuola,ma volevo dirti che oggi non torno a casa,nemmeno per la notte.” Me l'ero immaginato che non sarebbe tornato senza i genitori in casa, sapevo che sarebbe stato con qualche ragazza più grande di lui,che si sarebbero ubriacati e poi avrebbero fatto sesso. Ormai sapevo come andava con lui, infatti non gli chiesi nulla e chiusi la chiamata. Mi preparai un uovo fritto, pur non avendo fame, e riuscii a mandare giù qualche boccone.

Erano già le tre del pomeriggio così decisi di farmi una lunga doccia rilassante,che forse si dilungò troppo, infatti finii che erano le quattro. Mi rilassai sul letto e fui torturata dai pensieri su mio padre, ce la farà ne sono sicura pensai, non devo preoccuparmi continuai a cercare di rassicurarmi. Andai un po' su tumblr,amavo quel sito. Frasi,emozioni,foto,citazioni che mi rappresentavano “non siamo depresse,siamo combattenti, siamo mandate a combattere contro noi stesse.”

Si fecero le otto e il mio pensiero si posò sull'uscita di quella sera,come dovevo vestirmi? Niente gonne o vestitini pensai, odiavo le gonne e i vestiti li trovavo inadatti per un pub. Così dopo un po' presi una canottiera con le bretelle larghe, una camicetta a quadretti bianchi e neri, dei collant completamente neri e dei pantaloncini di jeans. Il mio modo di vestire non mi faceva impazzire,era sempre molto semplice e poco colorato. Anche se adoravo quelle felpe giganti in cui rischiavi di perdertici dentro,ma era un'uscita e non potevo andarci in quel modo. Non amavo particolarmente il trucco,infatti misi solo un accenno di matita,un eyeliner,del mascara e un rossetto chiaro. Lasciai i miei capelli ondulati cadermi sulle spalle. Era tutto molto semplice,ma io ero così. Mi guardai allo specchio: non stavo bene con me stessa,chiunque avrebbe potuto dirmi che ero bella ma non avrei mai creduto ad alcun complimento. Scesi in salotto in attesa del suono del campanello e dopo poco lo sentii. Aprii la porta sorridendo e salutando Dan. “Sei bellissima.” Mi sussurrò, non era vero,non gli credevo ma accennai un 'grazie.' Mi accompagnò verso un auto non troppo grande. “Ma non sei maggiorenne” Dissi io sbuffando “Lo so. Ma chi se ne frega.” Lo guardai male ma poi mi tranquillizzai, per poco però. Non appena salii in macchina notai altre due persone,un ragazzo ed una ragazza. “Lilith,loro sono Luke e Stefany.” Disse Dan sorridendo. “Oh,ciao.” Disse la ragazza. “Piacere.” Accennò l'altro “Piacere mio.” Mi rivolsi ad entrambi. In realtà mi sentivo in imbarazzo,credevo che i suoi amici arrivassero dopo. I due per il restante tragitto farfugliavano cose all'orecchio, io invece mi soffermavo a guardare il paesaggio sfuggente,data la velocità dell'auto... Quando arrivammo e ci incamminammo verso il pub c'era una grande scritta illuminata, anche se non si riusciva a capire come si chiamasse il posto perché alcune lettere erano spente. Era pieno di gente che ballava,che cercava di parlare superando il volume della musica o che beveva. Andammo a sederci in un tavolo piuttosto grande,ne capii il motivo solo cinque minuti dopo, quando arrivarono altri tre dei suoi amici, Cathrine,Max e George. Dan si allontanò,Stefany e lui non si spiccicavano nemmeno un momento,parlavano e si muovevano assieme,mi dava un po' fastidio quella cosa però cercai di non farlo notare. Dopo cinque minuti non ne potevo più,quei posti in cui tutto era confuso li odiavo... Non ero una da discoteca, pub e casini vari, preferivo starmene su una panchina di un parco tranquilla a leggere qualcosa, e invece mi ero cacciata in quel luogo pieno di dispersione. Mi allontanai verso una parte in cui la musica si sentiva a stento e in cui non c'era praticamente nessuno. Sospirai dato che avevo finalmente trovato un po' di tranquillità. La mia figura esile e minuta fu coperta da una figura alta e robusta,era Luke. Cosa voleva? “Piccola.” ghignò “Ci divertiremo un po'.” Mi fece l'occhiolino. Cosa? Speravo stesse scherzando ma invece no,era più che serio. Stavo per cercare di andarmene quando fui sbattuta al muro,la mia schiena premeva alla parete e i miei fianchi erano costretti a quelli di Luke. Volevo fare qualcosa,ma era troppo forte per me,mi sentivo inutile e incapace di muovermi. Maledicevo con la mente quel ragazzo e Dan, e un po' anche me per aver accettato di andare in un posto che non mi piaceva proprio per nulla. Cominciò a baciarmi il collo mentre io mi dimenavo per cercare di sfuggirgli “Non muoverti.” Ridacchiò. Trasalii quando cominciò a mordermi violentemente una parte del collo,potevo fare solo una cosa “Aiuto!!” Urlai nella speranza che qualcuno prima o poi potesse sentirmi “Dan!” Urlai,non sapevo nemmeno il perché,ma ci speravo. Ma poi Luke poggiò bruscamente una mano sulla mia bocca che cercava di liberarsi dalla stretta. Non ne potevo più,sentivo che mi stavano crollando le gambe finché udii la voce di Dan “Luke! Cosa stai facendo?!” “Lasciala!” L'altro ridacchiò dicendo “Mi sto solo divertendo,amico.” “Non con lei!” Urlò lui. Finalmente Luke lasciò la presa su di me e io piangendo corsi verso Dan che mi tirò a se. “Tienitela pure,sta puttana frigida.” Ringhiò “Puttana a chi? Puttana sarà tua madre.” Dissi io in tono freddo,non avevo paura di lui,avevo vicino a me Dan. “Zitta,non fare la figa perché c'è quel coglione accanto a te. Dan,mi deludi,difendi tanto una come lei,una con il seno piccolo.” Stavo per ribattere ma Dan allontano il braccio dal mio collo scagliando un pugno al naso di Luke,ero scioccata. Dan aveva dato un pugno a quello stronzo. Luke con il sangue che gli colava dalle narici si allontanò senza parlare. “Grazie.” sussurrai io. “Stai bene?” “S-sì.” Balbettai, mi spostò una ciocca dei capelli dietro vedendo l'evidente livido che mi aveva creato quel bastardo. “Non direi.” “Merda.” Imprecai io quando mi sfiorò la parte sensibile del mio collo. “Sta' tranquilla.” Mi rivolse un sorriso. “Hai perso un amico per colpa mia.” Dissi a bassa voce. “Non era poi un amico se ti ha trattato così.” Non volevo caderci,mi morsi il labbro pensando a quando non si staccava da Stefany. “E la tua amica?” Mi sforzai di dire. “Quella che mi stava con il fiato sul collo?” Ridacchiò lui “Sì,quella.” “Non farci caso,è assillante e non mi lascia mai in pace.” Non sapevo se sentirmi sollevata o meno, cosa poteva importarmene? “Forse è meglio che ti porti a casa.” Non era una domanda,più un modo di avvisarmi, chinai la testa in assenso. Presi la mia borsa e uscimmo, tirava un vento assurdo,finalmente arrivammo all'auto. Mi sedetti e rimasi in silenzio. “La prossima volta niente pub,ok?” Ridacchiò lui. “Già. Non fanno per me.” Mi morsi il labbro. “Magari è la gente che sta lì che non fa per te.” “E' in generale la gente che non fa per me. Comunque,dato ciò che hai detto non dovrei essere qui con te adesso.” risi leggermente. “Tutti tranne me.” disse lui,un po' stranito per la mia affermazione precedente. “Certo,certo.” ridacchiai io. “Allora,come stà tuo padre?” “Non ne so niente.” Sospirai. “Domani andiamo da lui?” “Ci penserò.” sorrisi io. Quando arrivammo io aprii la porta, consapevole del fatto che se fossi stata la classica ragazza mi sarei fermata davanti la porta e l'avrei baciato. Ma non io, eravamo solo amici mi convinsi. Io gli dissi “Se vuoi entra.” “Possiamo guardare un film,se ti va.” “Non penserà male,tua madre o tuoi fratelli?” Dopo quella domanda feci un leggero sorriso, non sapevamo praticamente nulla dell'altro. “Mia madre è in Italia,mio fratello invece dato che mio padre non c'è resta fuori tutta la notte.” “Oh. E' perché è in Italia?” Sorrisi di nuovo “Io sono nata lì,solo quest'anno mi sono trasferita da mio padre.” “Quante cosa non so di te..” “Che genere di film ti piace?” Chiesi io. “Horror o Drammatico. A te?” “Romantico, è un genere? Drammatico e Commedia.” “Oh. Quindi gli horror non ti piacciono?Fammi indovinare, è perché hai troppa paura?” Ridacchiò. Mi spostai una ciocca dei capelli soffiandoci “mmh..no,non ho paura di nulla,io.” Sbuffai. Stavo mentendo,in realtà avevo una paura gelida degli Horror. “Sicura?” Continuò a ridere. “Sicura.” Dissi fermamente. “Allora guardiamo un horror.” disse in tono di sfida. “Bene.” ribattei io.

 

Deglutii in quella scena tanto orribile nel tentativo di non cedere e chiudere gli occhi, il ragazzo castano alla mia destra invece era più tranquillo che mai...mi fermai a fissarlo, vederlo sotto quella coperta mi metteva i brividi, era fottutamente tenero ma allo stesso tempo audace,aveva sempre il ciuffo perfetto e liscio anche se mi sarebbe piaciuto vederlo con i capelli scompigliati. Quel pensiero mi deviò la mente,così mi avvicinai lentamente a lui,gli misi una mano in testa e gli scompigliai i capelli,mi lasciai sfuggire una risata che contagiò Dan “Mi hai fatto prendere un colpo” continuò a ridere,tanto che le sue fossette si accentuarono. “Ora me la paghi.” ghignò. Afferrò i miei capelli ondulati e li scompigliò facendomi scivolare tra la fronte alcune ciocche, era imminente una mia risata. Le nostre risate riempirono quella stanza tanto vuota, rallegrando l'atmosfera da quel film.

 

Ciao gente! Anche questo capitolo è finito,che ne dite?
Recensite e consigliate ad altri *-*
Secondo voi Dan e Lilith riusciranno a restare semplici amici?
Mi scuso per il piccolo ritardo,ma ieri sono stata tutto il giorno fuori. Voi che rapporto avete con pub e discoteche? Io odio il chaos sinceramente;) Al prossimo capitolo!♥

 

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Capitolo 6
*** Oh shit. ***


“Shit.”

 

“Torniamo alla nostra sfida.” Disse lui. “Ok.” risposi io cercando di trattenere altre risate, tornammo seri e silenziosi a guardare quel film che tanto mi faceva paura. “Merda.” Imprecai quando vidi una parte particolarmente orribile, cedetti e strizzai gli occhi portandomi le mani su essi. “Lo sapevo.” Ridacchiò Dan soddisfatto. “Fanculo,odio gli horror.” “Bastava dirlo.” Continuò a ridere mentre io avevo ancora gli occhi chiusi. “Adesso abbracciami o ti scompiglio di nuovo i capelli.” Lo 'minacciai'. D'un tratto mi sentii afferrare per i fianchi e trascinata vicino a lui rispetto al divano. “Allora hai paura di me.” Ridacchiai. “mh,no. Solo che non ho voglia di sistemarmi i capelli.” Mi morsi il labbro prima di parlare “Adesso possiamo anche cambiare film.” “E va bene.” Sospirò. Scelsi un film a caso e diciamo che lo guardammo,anche se persimo tutto il tempo a parlare della nostra vita,per conoscerci un po'.

 

“Merda.” Mi svegliai sul divano con Dan accanto a me che ancora dormiva, “G-giorno anche a te.” Sentii la sua ironia nelle parole anche se ancora aveva gli occhi socchiusi. “Sono quasi le otto.” Borbottai. “E chi se ne fotte? Dai,entriamo a seconda ora.” Sospirò alzandosi, “Io avrei un po' di fame.” continuò. “Pazienza,sai ho il frigorifero vuoto.” ridacchiai “Io ho lo stomaco,vuoto.” Mi alzai togliendomi la coperta di dosso,aprii il frigo e presi il latte e due tazze. “Ti va bene un po' di latte coi cereali?” Chiesi io. “mh,ok.” ribatté. Mangiammo silenziosi. “Aspetta un attimo.” Accennai io con la bocca ancora piena di cereali. Salii di sopra e andai nella stanza di Leo prendendo una maglietta. Scesi le scale quasi correndo “Vuoi cambiarla,la maglietta?” Dissi io con il respiro un po' affannato. “No,va bene così.” Sorrise. “Sarà meglio sbrigarci o arriveremo tardi anche a seconda ora.” Disse lui “Vado a cambiarmi.” Dissi piano. Salii nuovamente le scale e mi precipitai verso la stanza,presi i vestiti e li indossai. Ero pronta. “Andiamo.” Dissi io prendendo la borsa e le chiavi. “Lo zaino?” Chiesi io. “Oh,tranquilla. Tengo sempre i libri nell'armadietto.” Uscimmo e ci incamminammo. “Quindi oggi non saltiamo scuola per andare da tuo padre?” Sorrise maliziosamente. “No, magari andiamo di pomeriggio... sempre se non hai impegni.” “Bene.” Sospirò. Arrivammo esattamente quando suonò la campana delle 9:10. Cominciammo a correre nel tentativo di non arrivare tardi. Avevamo biologia.

 

“Giorno.” Ridacchiò qualcuno. “Abbiamo due ore buche,quello di biologia manca.” Dissero rivolgendosi a Dan. Avevamo ancora il respiro pesante per via della corsa di poco prima. “E' una giornata sprecata.” Mi sussurrò Dan ridendo. “Vieni,parliamo.” Dissero tre a Dan tirandoselo via e facendo un sorriso malizioso verso di me. Io,dato che ero assurdamente sola andai in bagno per sgranchirmi le gambe. Quando stavo per uscire sentii chiacchierare Dan con altri,così mi trattenni. “Cosa avete fatto?” Chiese uno. “Non hai rischiato di ucciderla per quanto fosse piccola?” “Ma veramente noi abbiamo guardato solo un film...” Sentivo l'imbarazzo nelle parole di Dan. “Si,certo,un film.” Ridacchiò un altro.

Cosa si erano messi in testa? Un ragazzo che dorme da una ragazza non deve per forza aver fatto qualcosa con lei. Riflessi sull'affermazione appena pensata,in realtà suonava dannatamente impossibile,eppure,era vero.

Mentre origliavo vidi arrivare alcune che erano in aula di biologia poco prima,stavo per uscire,ma “Lilith.” Mi chiamarono. “Si?” Mi girai io. “Come mai eri con Dan?” Fecero una risatina irritante quando pronunciarono il suo nome. “mh.” sospirai. “Sappiamo che avete dormito insieme.” ridacchiarono “E allora che me lo chiedete a fare?” Dissi irritata. “E' uno dei più popolari e temuti e tu non sei proprio una tipa conosciuta. Insomma, com'è a letto?”

Cercai di rimanere calma e con ironia dissi. “Mh,beh. Non russa molto.” Sbuffarono “Sai cosa intendiamo.” Non riuscii a stare più calma e urlai “Porca puttana non abbiamo scopato,non abbiamo fatto niente!” Chiusi la porta fortemente facendo rumore mentre correvo verso la solita aula di punizione. Sentivo dei passi dietro di me ma non mi girai,ero troppo presa dalla rabbia. Solo quando entrai dentro l'aula mi accorsi che dietro di me c'era Dan. “L'hanno detto anche a te?” Disse mentre si accendeva una sigaretta. “Sì,che palle.” “Non farci caso.” Mi chiedevo come faceva a rimanere calmo,così appunto,glielo chiesi. “Mh. Perché solitamente quando porto con me una ragazza a scuola entrando a seconda ora è davvero successo ciò che dicono loro.” A quelle parole sentii la mia rabbia salire ancora di più. “Che schifo.” Sputai io a terra. “Allora perché non ci hai provato,anche con me?” “Non saprei.” Sorrise maliziosamente lui. Ero ancora arrabbiata,e quando lo ero non avevo paura,dicevo qualunque cosa. “Forse perché,come ha detto quello stronzo di Luke,ho il seno piccolo?” Se fossi stata 'lucida' non avrei mai detto quella cosa,ma in quel momento ero sfacciatamente arrabbiata. Dan mi scrutò un attimo tutto il corpo,dai piedi alla testa,poi disse “Mh,non si capisce in realtà. Indossi sempre quei maglioni larghi.” Cominciavo a calmarmi,e quando mi accorsi della mia precedente domanda mi imbarazzai e arrossii. “Forse dovrei farti incazzare più spesso.” Ridacchiò. “Comunque non sopporto che pensino male di noi.” Sbuffai. Non ricevetti alcuna risposta da Dan,solo silenzio.

“Merda di ore buche.” Dan ruppe il silenzio, “Perché le odi?” Chiesi io un po' perplessa. “Non ho mai nulla da fare.” Un pensiero mi fece parlare “Ma la routine del baciare le tr...ragazze?” “Anche quello è diventato noioso per me,tanto guardavo i miei compagni farlo.” Odiavo parlarne,perché la trovavo una cosa maledettamente ingiusta. “Tu piuttosto,hai mai baciato qualcuno?” Quella domanda mi fece balzare un attimo a qualche anno fa,quando “stavo” con Micheal. A pensarci bene non ci eravamo mai baciati,in realtà era come se fossimo migliori amici,solo che usavamo il termine ti amo apposto del ti voglio bene. Niente di più. Diventai rossa e “No.” accennai con lo sguardo basso. In effetti era alquanto stupido per una quasi sedicenne non aver mai baciato nessuno,alla mia età solitamente tutti avevano anche fatto altro,cose molto più grandi di un banale bacio. Dan iniziò a ridacchiare sentendo le mie parole. “Cosa ridi?” Chiesi io irritata “E' solo che fai la dura ma sei così sensibile e innocente...” Ridacchiò ancora lui. “Non sono una bambina.” Sbuffai io. “Lo so.” Sorrise. Suonò la campana,la prima ora buca era finalmente passata. Mi strinse la mano e “Andiamo.” mi disse,lo seguii incerta. Salimmo delle scale,molte,per arrivare poi alla grande terrazza della scuola. “Che panorama.” Dissi io con tono meravigliato. “Solitamente è molto più affollato qui su.” “Meglio che non ci sia nessuno. Sai il mio 'bel' rapporto con questa gente.” Sussurrai. Lui rise,quanto era bello quando rideva: gli si accentuavano le due fossette che amavo,erano bellissime,anche io quando sorridevo avevo le fossette,ma le sue erano particolarmente scavate e bellissime. Ti lasciavano senza fiato,ogni volta che le sue labbra si curvavano. “Ti sei imbambolata?” Chiese lui continuando a ridere. “Mh...Stavo solo pensando” “Cosa siamo?” Chiese lui facendosi più serio,ma sempre con un lieve sorriso sul viso. Lo guardai perplessa,cosa intendeva? “Cosa siamo,noi due?” Richiese. Abbassai un attimo lo sguardo cosa eravamo? Mi richiesi in testa, sapevo che cosa intendeva,ma mi finsi tonta. “Intendi,siamo amici o migliori amici?” Mi stupii per quanto mi stavo fingendo stupida. “In generale,dico...” Mi disse quasi sussurrando. “mh.”Pensai a come togliermi da quella situazione tanto imbarazzante,odiavo esprimere i miei sentimenti. Ci fu un enorme silenzio.

 

“Lilith.” Esordì Dan,sentivo il disagio nella sua voce.

 

Abbassai lo sguardo,poi fissai le sue iridi gialle che vedevo lucide. Stavo schiudendo le labbra per accennare qualcosa, ma nulla mi uscii dalle labbra, se non un sospiro forzato. Faticavo a respirare,avevo l'ansia che saliva e scendeva per tutto il mio corpo. Vidi la delusione di Dan nel mio silenzio,si aspettava che dicessi anche una sola sillaba. Ma più di alcuni lamenti smorzati non mi usciva nulla.

Corsi giù per le scale nascondendomi nel bagno. Cosa mi stava accadendo? Era una semplicissima domanda la sua e io avevo reagito in un modo assurdo. L'altra campana trillò,era finalmente ricreazione. Per tutto il tempo cercai di evitare Dan,anche per le restanti ore. Tornai a casa,sollevata dal fatto che non avessi incontrato il suo sguardo. Sentii il mio telefono vibrare nella tasca dei jeans.

Lili,alle quattro sono sotto casa tua. Non dovevamo andare da tuo padre? Non farmi aspettare che arrivo puntuale.
-Dan.x”

Non potevo fare nulla,sapevo che avrei dovuto parlargli comunque.

Ok,mi sbrigo.”

Risposi. Mangiai in fretta,Leo non era a casa,me lo immaginavo. Rassegnata presi carta e penna,facendo la cosa che meglio mi riusciva,o forse,l'unica che mi riusciva: scrivere. Scrissi tutto in quel maledetto foglio che avrei consegnato a Dan, quando finii mancava pochissimo alle quattro,così velocemente mi vestii e aspettai sul divano. Dan arrivò salutandomi,ricambiai e ci incamminammo. Arrivammo in ospedale precipitandoci verso la stanza di mio padre. Aveva ancora il viso martoriato,ma forse meno dell'altra volta,non era appiccicoso di sangue e la sua guancia sinistra era meno gonfia. Non volevo svegliarlo,no. Lo guardai attentamente poi presi la sua mano e la baciai sul dorso. Dan mi guardava silenzioso,sapeva di non centrare nulla ma lui teneva a me,me lo sentivo. Dopo poco arrivò il dottore che dissero di stare andando a fare una specie di pulizia al suo viso,consigliandomi di andarmene. Così uscimmo di lì e ci incamminammo,senza una meta precisa. “Dan,io vado a casa.” Accennai io. “Così presto?” Disse lui un po' deluso “Tieni questa.” Sorrisi timidamente porgendogli la lettera. “Ciao.” Lo salutai dandogli un bacio sulla guancia. “Ciao” ribatté lui. Mi incamminai verso casa e quando arrivai la mia mente stava viaggiando a cosa potesse pensare Dan di ciò che avevo scritto.

 

Dan's pov.

Presi la lettera mentre tornavo a casa.

A Daniel:

Sai,quel mio silenzio alla terrazza mi ha fatto sentire una stupida, perché io non so mai esprimere i miei sentimenti a nessuno,mai un “ ti voglio bene”
o un semplicissimo “sei un amico”. Ma io sono così,sto zitta, e nel mio silenzio dico tante cose,
forse perfino troppe. Anche se nessuno se ne accorge.

Io guardo e ascolto in silenzio e cerco di essere forte anche se non lo sono.
Ho capito che riesco ad essere coraggiosa e soprattutto me stessa solo con te.
Non so cosa sia,odio buttarmi e dire che sia amore,ma il mio bene per te è molto più
di quello che si può provare per un semplice amico.
Quando ti vedo il cuore inizia ad aumentare il battito e il mio stomaco inizia a rigirarsi,
questo è amore? Io non lo so.
So solo che è un emozione forte che provo solo con te.
So di essere strana,lo so.
Ma anche quelle strane posso innamorarsi di qualcuno,no?
Ti voglio bene e te lo dico in silenzio,in un foglio,
forse ti amo,ma non mi piace buttare parole a caso,
l'unica certezza che ho e che io non voglio perderti,
ragazzo dagli occhi gialli.

-Lilith Lodwant.                             

“Oh merda.” Fu l'unica cosa che mi uscii quando finii di leggere quella lettera.

 

Vi piace questo capitolo?
Vi sto lasciando sospesi u.u
Chissà se Dan prova le stesse cose di Lilith,mh.
Vi chiedo una cosa,io ci metto impegno per scrivere e rimango un po' delusa nel fatto
che tanti vedano la storia ma non la recensiscono,al massimo una persona recensisce.
Se dovessi avere meno di 10 visualizzazioni e meno di 1 recensione, elimino la storia,mi spiace.

 

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Capitolo 7
*** "She is mine." ***


“She is mine.”

Lilith's pov.

Ansia,ansia e solamente ansia. Ecco cosa stavo provando,l'unico sentimento che mi sovrastava in quelle ore. Cosa penserà Dan? E se non ricambia i miei sentimenti? Mi sentivo crollare ma resistevo,nella speranza di un suo messaggio. Vibrò il telefono,un suo messaggio,oh cazzo.

mh. Se ti dicessi di affacciarti alla finestra cosa faresti?

-Dan.xx”
Cosa intendeva? Prima di rispondere guardai da fuori la finestra,Dan era lì. Erano le nove e dieci di sera e lui era lì,nessun preavviso.
“Cosa ci fai lì?” Inviai il messaggio,avevo voglia di ridere,lo guardavo cercare il telefono che vibrò,riinviarmi un messaggio e far vibrare il mio cellulare...anche se eravamo a pochi metri di distanza. “Scendi,anche se sei in pigiama.

-Dan.xx”
Scesi velocemente le scale,non era proprio un pigiama quello che indossavo: una maglia un po' larga a mezze maniche e un paio di leggins piuttosto aderenti. Aprii velocemente la porta e corsi velocemente verso lui buttandomi tra le sue braccia “Hey.” Sussurrò. “Cosa ci fai qui?” Parlai al suo stesso tono. “Non avevo voglia di dormire e sono venuto da te.” Sorrisi “Sono in una situazione pietosa,quindi se uscissi sembrerei una pazza.”
“Vieni.” Gli dissi io porgendogli una mano che afferrò. Lo portai verso il giardino del retro e ci sdraiammo vicini,a osservare le immense stelle.

Dan's pov.

Lei era lì,ad osservare le immense stelle che stavano su di noi, invece io guardavo lei,la mia stella,era bellissima quando aveva lo sguardo perso in qualcosa. Dovevo dirle qualche cosa? Il problema era che io solitamente ero un ragazzo piuttosto diretto, ma con lei è diverso,mi agitavo. “mh.” Sospirai io per rompere il silenzio,lei si voltò di scatto verso me. “Lilith.” Ripresi fiato,volevo dirle qualcosa ma l'unica azione che io riuscii a compiere fu quella di stringerla per i fianchi e portarla vicino a me. “Che c'è?” Sorrise. Le girai delicatamente la testa verso la mia,la strinsi più forte e guardai le sue bellissime iridi verdi. Mi avvicinavo sempre più al suo sguardo e i nostri nasi si sfiorarono “Prima devi prendermi.” Rise lei scostandosi da me e cominciando a correre.

Lilith's pov.

Ero davvero una stupida,stava per baciarmi. Ma in quel momento lasciai perdere il colpevolizzarmi e mi concentrai a correre,aprii velocemente la porta e corsi su per le scale,avevo il respiro che mi si faceva pesante e le gambe che cominciavano a rallentare,nel frattempo Dan mi stava già raggiungendo. “No” Gridai ridendo quando mi raggiunse. Ridevamo ancora quando mi afferrò i fianchi e mi portò con la schiena al muro,io portai le mie braccia sul suo collo. Poggiò la sua fronte contro la mia guardando dritto verso i miei occhi,poi le sue rosee labbra calde si posarono sulle mie fredde e screpolate. Un brivido mi percorse la schiena quando sentii la sua lingua incrociare la mia,sentivo che sarei scoppiata di felicità da un momento all'altro. Quando ci staccammo,dopo un bel po',vidi il sorriso spalancato di Dan che accentuava le fossette. Io sorridevo,come probabilmente non avevo mai fatto prima di quel momento. Dan mi accarezzò il viso lentamente “Un altro.” Chiesi io quasi bisbigliando. E in men che non si dica mi ritrovai di nuovo tra le sue calde labbra.

“Sei mia.” Si staccò. Sei mia, si,ero sua,solo sua.
Fummo interrotti dal rumore delle chiavi che aprivano la porta.
“Mio fratello.” Sospirai io “Entriamo.” Lo presi per la mano e andammo alla porta d'ingresso. “Oh.” Sobbalzò mio fratello vedendomi “E questo chi è?” Chiese scortesemente. “Leo.” Sputai “Che c'è? ho solo fatto una domanda.” disse in tono scorbutico “In modo scortese.” Sbuffai.
“sisi ma non fare l'incazzata... Ciao” Poi si rivolse a Dan. “mh. Ciao” Rispose Dan facendo un piccolo sorriso.
“Non dovresti andare?” Sussurrai a Dan. “Piccola non ti lascio sola,è ubriaco non lo vedi?”
“So cavarmela.” Lo rassicurai io. “mh.” Sbuffò lui, “Tanto lo sai che non poi convincermi” Ridacchiai io. “Testarda.” Ringhiò scherzosamente,dandomi un bacio sulla fronte.
“Ciao.” sussurrai “Ciao piccola.” Sorrise,andando già via.

“Chi è quello?” Disse Leo avvicinandosi e facendomi sentire la puzza di alcool. “Dan.” Dissi io “Cosa può importartene? Tu ne cambi una al giorno e io mi sto zitta.” Vidi le vene del suo collo farsi più accentuate,i suoi pugni stretti e le nocche bianche “Sta' zitta!” Urlò duramente,era l'alcool,lo sapevo. Mi afferrò le braccia,sbattendomi al muro “E' colpa tua.” Continuò ad urlare.
Deglutii quando la presa alle mie braccia divenne più stretta “Mi fai male.” Dissi debolmente.
Sentivo che le gambe mi sarebbero crollate a momenti,ma d'un tratto lasciò i miei polsi e io corsi via chiudendo la porta della mia stanza a chiave,già piangendo,entrai nel bagno che si trovava dentro la mia stanza e entrai in doccia. Perché capita tutto a me? Ho la colpa,di cosa? Cos'ho fatto? Non lo sapevo. Non capivo,non potevo. Ma era sempre colpa mia,per qualche assurdo motivo... Guardai i miei polsi,si erano già creati dei lividi scuri sulla pelle perché l'ha fatto? Mi odia? O è solamente l'alcool? Scivolai sulla parete della doccia singhiozzando rumorosamente,anche se i rumori che emettevo non si sentivano perché coperti dall'acqua che batteva su di me e sul pavimento.
Buttai la testa sulle ginocchia e continuai a piangere ininterrottamente,
mio fratello.
Leo.
L'acqua lentamente si faceva sempre più fredda,dato il lungo tempo in cui aveva continuato a scorrere, sentivo che il mio corpo diventava anch'esso più freddo e rosso,rigato dalle lacrime e dalle gocce di acqua ghiacciata.

 

Okaaay,scusate l'infinito ritardo e il capitolo particolarmente corto,
ma l'ho voluto pubblicare comunque così capite che non sono scomparsa lol.
Datemi dei pareri,eheh,Lilith e Dan si sono baciati*^*
Comunque,sappiate che io mi chiamo Greta e la storia è inventata,
l'unica cosa più o meno vero è il problema del fratello di Lilith...

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Capitolo 8
*** "White,grey and black." ***


“White,grey and black.”

 

Mi svegliai lì dentro,ancora congelata e rossa.
Erano le cinque del mattino e uscii dalla doccia,avevo dormito lì dentro. Merda.
Sapevo per certo che Leo non se ne fosse accorto,ne ero sollevata.
Sentivo un freddo assurdo e immaginavo di avere la febbre, bene.
Mi vestii con qualcosa di pesante e mi sdraiai sul letto avvolgendomi con le coperte.
Guardai il cellulare,era pieno di messaggi di Dan.
“Cosa stai facendo piccola? Dan.xx”
Come sta andando con Leo? Dan.xx”
“Mi sto preoccupando. Dan.xx”
“Rispondi quando puoi. Dan.xx”

Merda,dovevo chiamargli. Andai sulla mia rubrica e scorrendo trovai il numero di Dan.
“Pronto?” Chiese lui.
“Dan..” Dissi io frustrata.
“Perché non hai risposto ieri?”
Prima di parlare pensai,non gli avrei mai detto cos'era accaduto e velocemente preparai una scusa.
“Sono crollata dal sonno,scusa.” Dissi schiarendomi la voce.
“Vengo a prenderti allora?” Chiese.
“Ho la febbre.” Mormorai.
“Oh. Piccola,riposa allora. Non rompo più,promesso.”
Parlammo per un altro po' e poi chiusi quella chiamata, avevo davvero la febbre.
Feci come mi aveva proposto Dan,o almeno ci provai.
Non appena chiusi gli occhi,infatti,fui bombardata dai pensieri sull'accaduto della sera precedente.
Leo.

-flashback.-
Leo's pov.
“Josh stava uscendo per comprare il gelato a Lil.” Accennò mia madre con la voce strozzata.
Era sempre colpa sua,cazzo.
Lilith era sempre stata la più piccola tra noi e quindi quella che veniva sempre accontentata,fanculo.
Per un suo capriccio avevo perso mio fratello,il mio migliore amico,Joshua Lodwant era morto.
La odiavo,odiavo mia sorella,in quel momento più che mai,con quella sua aria da innocente.
Cosa poteva capirne lei,dei miei problemi?
Come poteva sapere che ero caduto in depressione,già prima della morte di Josh,come poteva capire cosa si provava quando si era l'elemento marcio della famiglia,quello che prende i voti più bassi,quello più maleducato, quello che torna a casa tardi,quello che fuma e si droga.
Lei non capiva nulla,sempre troppo debole e menefreghista. Quando papà tornava nervoso dopo una dura giornata di lavoro e se la prendeva con tutti lei scoppiava in lacrime e finiva per essere consolata,quando invece io avrei voluto urlargli contro che a me non importava un cazzo delle sue prediche e che mi faceva stare male quando non faceva che urlare che tutti andavano male e che nessuno era alla sua portata.

Anche quando il dolore mi trafiggeva lei doveva essere sopra di me,doveva venire prima di me.
Al funerale tutti consolavano e abbracciavano Lilith, e nessuno considerava me che in quel momento stavo morendo dal dolore,il grigio stava percorrendo i miei occhi e la mia mente,il mio cuore. 

Non provavo nulla,solo odio,niente di più. Il grigio,che è peggio del nero e del bianco.
Il grigio non ha senso,si trova sempre al centro,mai primo,mai ultimo.
E' la via di mezzo tra due estremi e io ero così,ero forse troppo strano e monotono per essere notato dagli altri.
I colori li vedevo solo quando dentro di me il bianco si faceva spazio,la polvere...
Invece Lilith sembrava mantenere quei pochi e spenti colori che aveva,
ma lei aveva il bianco e il nero, lei era sempre prima di me,lei era sempre migliore di me,lei non era me.

Lei mi aveva portato via Josh.

-fine flashback.-

 

Oggi mi ucciderete,ne sono sicura.
Il capitolo è estremamente cortissimo D:
Ma capitemi,mi è difficile scrivere le emozioni del fratello di Lilith,
dato che credo siano le stesse che prova il mio,di fratello. Vi giuro che nel prossimo capitolo la storia continua,
si intreccia di più e qualcosa si capisce.
Promesso! Aggiornerò più presto con un capitolo più lungo ç.ç

Perdonatemi,vi prego ♥

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Capitolo 9
*** "Because this is my life." ***


“Because this is my life.”

 

Basta pensai,mentre il mio corpo gelido rabbrividiva al contatto con le coperte,
era semplicemente ubriaco cercai di rassicurarmi.
Chiusi gli occhi,non stavo dormendo,stavo riposando le mie povere iridi verdi che avevano preso un colore più pallido,un leggero rossore e si erano gonfiate in tutte quelle maledette ore.
39 di febbre cazzo.
Ma ora dormi mi ordinai.
Mi svegliai nuovamente alle otto del mattino,per colpa del mio cellulare che aveva emesso un esile ma fastidioso rumore.

Scusa se rompo ma cazzo se manchi,vengo da te? Ormai ho saltato scuola,quindi.xx”
Stavo in pessime condizioni,quel filo di trucco che ogni tanto mettevo era sbavato e io sembravo essere un cadavere,con la mia pelle che si era fatta pallia e congelata, ma sapevo di aver un bisogno disperato delle sue braccia e delle sue labbra, così ripresi il cellulare e strizzando un po' gli occhi scrissi.

Sei un coglione,hai già saltato scuola un po' di volte. Comunque vieni,se vuoi.xx”
In realtà odiavo scrivere messaggi,io le persone le dovevo vedere,le dovevo sentire, ci dovevo parlare. Forse era per questo che mi ero lasciata alla spalle la mia vita in Italia. Sentii strillare il campanello,è arrivato pensai. Aprii dall'interruttore del corridoio vicino alla mia stanza, sapevo che se avessi sceso le scale le mie gambe non avrebbero retto. “Piccola,arrivo.” Sentii la voce di Dan rimbombare per le scale, nascosi il mio viso nel cuscino,magari non mi faccio vedere pensai ironicamente. Aprì la porta e “Non mi degni neanche di uno sguardo.” ridacchiò lui.

“No.” Strillai io quando le sue grandi mani cercavano di girare la mia faccia,ma niente da fare. Io mi dimenavo cercando di resistere con il mio viso premuto su quell'oggetto tanto morbido. Ma poi “Merda.” sbraitai quando Dan riuscì a puntare i suoi occhi sui miei. Quando mi guardava sentivo le mie iridi verdi distruggersi lentamente,davanti il giallo penetrante che lo distingueva.

“mh.” Bofonchiò “Perché hai pianto?” Disse cercando di tornare serio,con ancora un piccolo sorriso su quel rosa candido. “Non ho pianto,ma non mi sono struccata e stamattina ho sciacquato la faccia.” Dissi io sorridendo,falsamente.

“Va bene.” Disse lui in tono freddo,sapevo che non se l'era bevuta ma se non mi faceva domande per me era ok.

Cambiammo discorso,ne fui decisamente sollevata...

“Cosa siamo noi,Lil?” Mi sembrò essere un dejavu. Rimasi zitta,non lo sapevo nemmeno io,sinceramente.

“Lilit.” Mi spronò quando non sentì alcuna risposta da parte mia.
Io ancora ero zitta,intenta a pensarci perché seriamente cosa eravamo?
Amici fin troppo legati? Due stupidi che cercavano solo di dar fine alla loro solitudine?
Perché sì,io stavo bene quando avevo accanto a me Dan,quando non c'era mi sentivo vuota.
Ma era solo paura di essere abbandonata,per l'ennesima volta?
Quando puntava i suoi occhi suoi miei sentivo il mio respiro farsi pesante,
Ma era solo un forte asma?
Ma soprattutto,perché quando le sue labbra sfioravano le mie il mio stomaco iniziava a rigirarsi senza sosta?
Era solo un'intossicazione alimentare?
Forse si,era un'intossicazione,ma forse positiva,un'intossicazione che ti blocca il respiro? Alla fine cos'è l'amore? Solo una malattia patologica che viene a tutti? Ma che uccide solo i più deboli?

Perché ecco cos'ero io,io ero debole,anche se cercavo di nasconderlo.

Tornai alla vita reale quando sentii le dita calde di Dan avvolgermi i polsi, emisi un gemito di dolore quando toccò con leggerezza la parte dolorante del mio bassobraccio, sentendo il mio lamento girò i miei polsi scoprendoli e scoprendo con essi gli ormai evidenti lividi scuri sulla mia pelle,provocatami da Leo.
Poi accarezzò le parti doloranti con i suoi pollici,io nuovamente mi lamentai. Lo vidi diventare serio,più di prima.

“Chi è stato?” Disse con la sua voce roca che rimbombava per tutta la mia camera.
“E niente cazzate stavolta.” Con quella frase sapevo che si riferisse a ciò che gli avevo detto prima, basta.

“Dan” Sussurrai io buttandomi tra le sue braccia lasciando sfogare i miei occhi,per l'ennesima volta.
Poi prese delicatamente il mio mento alzandomi il viso alla sua altezza.
Avvicinò lentamente il suo viso al mio poggiando delicatamente le sue labbra sulle mie.
E forse fu quel bacio lungo,pieno di amore a farmi parlare tra i singhiozzii.

“Era ubriaco.” Mi sforzai a sussurrarlo con la voce spezzata dal pianto.
Dopo le mie parole vidi i suoi muscoli irrigidirsi,le vene del suo collo accentuarsi e infine,le sue mani stringersi i pugni e “Cosa cazzo ti ha fatto? Giuro che se ti ha fatto qualcosa di male lo uccido,lo uccido!”
Sentivo la rabbia che gli opprimeva il respiro.

“Non mi ha fatto niente.” Dissi io sussurrando.
Dopo bloccò il mio dolore e la sua rabbia con le nostre labbra assieme,
con le nostre lingue che si rincorrevano e le nostre emozioni che si univano, belle o brutte che fossero.

Dopo quel bacio trovai il coraggio,sembrava quasi che quel suo sapore di fumo e rancore mi infondesse sicurezza,e forse era davvero così. Sembrava che quando staccavamo le nostre labbra lui avesse tolto da me ogni pensiero negativo, ma la mia domanda era e i miei dolori,allora,dove li buttava? Così,prendendo un respiro profondo schiusi le labbra,per raccontare,per la prima volta un casino, il casino,quel casino,il casino che stavo vivendo: la mia vita.

E' dannatamente corto anche questa sottospecie di capitolo, e mi scuso con tutti i lettori,
scusate,so cosa si prova a dover aspettare un nuovo capitolo della storia che stai seguendo.
Ma questi giorni per me sono stati un vero e proprio casino,merda. 
Avevo in mente due cose,fatemi sapere: Voglio scrivere una nuova storia, adesso non vi anticipo nulla, ma volevo anche provare a scrivere una specie di “diario.” 
Ovviamente,so che il regolamento di efp non accetta questi diari personali, 
ma se vi piace l'idea,provo a scriverla sotto forma di storia,anche se parlerà della mia vita.
Cosa ne pensate?:')
Comunque,spero di aggiornare presto,ciao splendori♥

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Capitolo 10
*** "Sorry." ***


“Sorry.”

La febbre stava scendendo,lentamente,ma stava scendendo.
E io sentivo il mio corpo che si abituava al calore di quello di Dan, eravamo abbracciati da tanto,
sicuramente lui stava dormendo,mentre io mi torturavo le unghie delle mani,
era strano e bellissimo stare tra le braccia di Dan,nel mio letto.
Quando sentii lasciare le braccia di Dan che non mi stringevano più al suo petto capii che si stava alzando,
si sporse verso me dandomi un bacio sulla fronte,mentre io tenevo gli occhi chiusi fingendo di dormire e “Dormi,piccola.” Mi sentii sussurrare all'orecchio. 

Quando poi con un leggero rumore la porta si chiuse mi lasciai andare un sorriso, quant'era strano quel ragazzo sembrava dannatamente stronzo e menefreghista,e invece? Adesso era uscito dalla mia camera,baciandomi lievemente la fronte e sussurrandomi parole dolci. L'avevo cambiato io,forse? Non lo sapevo,non volevo saperlo,a me importava solo che lui fosse la mia àncora,il mio tutto.
Mentre però mi ripetevo Lilith non farlo,non buttare tutta la tua vita su una sola persona,come se fosse un àncora,le persone non sono ancore,prima o poi vanno via e ti lasciano sprofondare.
Dopo quel pensiero,che odiavo ma che mi torturava,riuscii a dormire.

Erano le otto di sera,mentre fissavo il soffitto dal mio letto il mio cellulare vibrò.
“Piccola.xx”
Sorrisi leggendolo,immaginandomi la voce roca di Dan pronunciare quelle sillabe, sapevo anche che lui non sapevo come cominciare una conversazione,tra i messaggi, e nemmeno io ci riuscivo,ma mio sforzai. Stavo digitando un po' di parole quando il mio cellulare vibrò nuovamente. 

“A cosa pensi quando mi guardi?”
Arrossii leggermente a quella domanda, a cosa pensavo quando lo guardavo? A quanto fosse dannatamente bello.
A quanto amassi i suoi occhi,
il suo sorriso, la sua voce roca ma alta, le sue labbra rosee,
a quanto lo amassi.

“Sai che non ti invierei mai un messaggio con scritto quello che penso, al massimo me lo dici di presenza.” Risposi io,sapendo che si sarebbe dannato.
“Allora vengo da te.xx”

E risi,di nuovo,una risata insana. “no,ho sonno. Magari domani.” Risposi io,sapendo che lo avrei lasciato a bocca asciutta. Il mio cellulare suonò altre due volte,il secondo messaggio arrivò qualche secondo dopo.
“Sei un stronza.xx”
Ma a me piacciono le stronze.xx”
Dopo quei messaggi,capii,era sempre lui,anche se magari un po' diverso,ma era lui, quello stronzo di cui mi ero follemente innamorata.
 

La sveglia trillò e sentii subito che stavo meglio del giorno precedente,così mi imposi di andare a scuola. Quando arrivai a scuola era ancora prestissimo,ma per me andava bene, mi piaceva respirare l'aria di prima mattina,quando non era ancora invasa dagli odori di tutti gli altri ragazzi. Mi aggiravo per i corridoi quando sentii la mia schiena rabbrividirsi al tocco,improvviso, contro un armadietto congelato. I miei occhi videro un Dan incazzato,che mi guardava intensamente, dopo invece sentii,sentii le sue labbra contro le mie e subito dopo la sua lingua contro la mia, non era uno di quei baci che ci eravamo scambiati il giorno prima, era un bacio pieno di rabbia,violenza ma forse anche passione. Quel bacio mi lasciò stranita,lo fui ancora di più quando i denti di Dan mordevano il mio labbro inferiore. “Scusa.” Gli sentii dire freddo,mentre andava via. Che cazzo di problemi aveva,quel ragazzo? Il giorno prima mi chiamava piccola e il giorno dopo prendeva a mordermi il labbro,cazzo gli prendeva? Però sentii che in quel bacio rabbioso e sbrigativo lui ci si era buttato,come se fosse stato la sua salvezza,come se gli avesse dato coraggio,sicurezza. Magari non era davvero come credevo,ma ci speravo e volevo continuare a pensarla così. Solo quando,invece,dopo che passarono tre ore infernali e arrivò la ricreazione,io capì. Uscii nel cortile alla ricerca di Dan,volevo sapere cosa gli fosse successo, mentre davo esili calci ad una lattina vedevo una folla acclamante radunata a cerchio davanti qualcosa,o forse qualcuno. Tutto potevo pensare,tranne che potesse essere il ragazzo che le ore prima mi aveva dato quel bacio bastardo. Mi feci spazio tra quella folla dando gomitate a destra e sinistra,mentre intravedevo Dan fare a botte con qualcuno che mi era famigliare,che mi sembrava conoscere. Luke,quel bastardo che aveva cercato di violentarmi al locale.
Corsi verso Dan,che era fuori di sé,lo vedevo dai suoi occhi che avevano preso un colore più forte,più scuro.
“Dan!” Urlai aggrappandomi alle sue spalle “Dan.” Ridissi,nella speranza che si fermasse.
“Basta! Ti prego” Gli dissi implorandolo.
“Scusa.” Lo sentii bisbigliare verso me quando scagliò un altro pugno verso il ragazzo già sanguinante.
Allora,con più decisione gli afferrai il braccio e lo trascinai via dalla folla,che lentamente stava cominciando a scomparire. “Cosa cazzo ti è successo? Non era una storia vecchia,ormai?” Gli urlai contro.

Scusa.”
Mi disse mentre si precipitò sulle mie labbra,lasciandosi andare in un lungo bacio.
Scusa,me lo aveva ripetuto ben tre volte nel giro di poco tempo,scusa di cosa?
Ma evidentemente quello non era il momento di pensare al mio,di casino,era il momento di dare attenzioni a lui,invece,visto che stavo sentendo il suo dolore aspro pervadermi i sensi.
“Cos'hai?” Gli sussurrai dolcemente staccandomi di poco dalle sue labbra,giusto per poter scandire poche parole.
Ma subito dopo capii che le parole lo stavano sgretolando di più,che lo stavano rovinando.
Buttò di nuovo tutto se stesso contro me,ma a me andava bene,per una volta ero io l'àncora di qualcuno,e con quel bacio gli stavo promettendo che non lo avrei lasciato sprofondare,no.
Strinsi una delle mie mani tra i suoi capelli che erano sudati,per il precedente sforzo.
Lo stavo capendo,noi ci completavamo,avevamo bisogno l'uno dell'altro. Io lo stavo capendo,il suo dolore,senza bisogno di parole,io lo stavo aiutando,involontariamente.
Perché era questo quello che facevamo noi,noi ci salvavamo a vicenda.

 

Buonsalve bella gente, questa volta ho aggiornato dopo un giorno,amatemi. u.u
Cosa sarà successo a Dan? Cos'è che non sappiamo della sua vita?
Se devo essere sincera non si sa quasi nulla di Dan,magari nemmeno alla fine della storia si capirà tanto di lui,
dato che è misterioso e riservato, ma magari con Lilith si aprirà?mh.
Ok,basta con le riflessioni,non rompo più:')
sao beli♥      

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Capitolo 11
*** "Go." ***


“Go.”

Più volte ci baciammo in quel cortile,                                          
erano dei baci diversi,da quelli che ci eravamo dati i giorni scorsi,                                        
erano baci risanatori,quelli.                                                  
Dopo poco ci staccammo e Dan fece un debole sorriso,                                                                              
io gli accarezzai la guancia e mi avvicinai di più a lui.                                                                              
“è tornato.” disse lui flebilmente.                                                  
Non volevo stargli con il fiato sul collo,ma io volevo sapere perché stesse così,                                    
la mia curiosità e il mio amore mi fecero sussurrare
“Chi?”                                  
A quella domanda si incupì abbassando lo sguardo sule sue vans nere,che in quel momento gli sembravano così interessanti da fissare.                                           
“Mio padre.” accennò con un sospiro.                                          
E perché ne era triste? Doveva esserne felice,ma poi capii che qualcosa fosse successo tra i due,        
qualcosa di più serio di una semplice incomprensione o litigata.                                  
Qualcosa di più grande di un                                                                                                                      
“sei tornato a casa tardi,niente computer.” o “mi hai graffiato la macchina,non puoi portarla più.”          
Odiavo stressarlo,ma io volevo sapere,volevo aiutarlo.                                                                        
“Perché stai così?” Gli dissi in un tono più delicato possibile,volevo aiutarlo non ferirlo.                                  
“Lui,” Prese un respiro poi continuò “picchiava mia madre.”                                                 
A quelle parole sentii l'ossigeno arrivare minimamente.                                    
“Sfogati.” gli dissi quasi implorandolo.                                                           

Dan's pov.                                                 

Non volevo buttarla nei miei casini,non volevo farle assaggiare nemmeno in minima parte il mio dolore,ciò che provavo. Eppure l'avevo già fatto,inconsciamente,fin dalla prima volta che incrociai il suo sguardo,fin dal nostro bacio,fin dalla prima occhiata e non potevo più starmene zitto,                  
fingendo che la mia vita fosse la migliore,la più bella.                                                                                 Così,quasi con le lacrime agli occhi affogai le mani nel mio passato,nei miei ricordi e li porsi tutti a Lilith,che era l'unica persona che fino a quel momento mi avesse chiesto com'era stata la mia vita.                         
-flashback.
Stavo scalciando una lattina mentre mi incamminavo verso casa,                                                            
ero abbastanza nervoso,il mio 13esimo compleanno l'avrei finalmente passato insieme alla mia famiglia, papà me l'aveva promesso,che non avrebbe bevuto nemmeno un bicchiere,                            
e questo mi faceva salire l'adrenalina,l'avevo visto poche volte sobrio in tutta la mia vita,                    
penso due volte e quando lo era ricordo che si comportava come un padre,come un vero padre.                
Mentre l'emozione saliva mi accorsi di essere già arrivato d'avanti il portone di casa mia,                      
presi le chiavi dalla mia tasca e con un movimento veloce e scattante aprii,                                                             Urlai “Sono tornato!” e non ricevetti alcuna risposta,ma era tutto ok.                          
Solo quando,dopo una quindicina di minuti,sentii rumori di cose che rimbombavano per i muri          
decisi di salire in camera da letto,da cui provenivano i tonfi.                                                                
Sentii urla strazianti quando aprii la fatidica porta.                                                                                  
“Lasciami!” Urlò mia madre mentre aveva il collo circondato da una grande mane di mio padre,mentre con l'altra mano si teneva al muro,non si reggeva quasi in piedi.                                  
“Stà zitta puttana!”  E le diede due forti schiaffi in pieno viso.                                                                
“Papà.” Urlai a squarciagola mentre i miei occhi si riempivano di lacrime e di rabbia.                      
Continuò con un altro rumoroso schiaffo,come se io non avessi parlato.                                                
Con la forza che avevo lo spinsi via da lei e lo buttai,facilmente, a terra.                                                
Prese a picchiare forte me,invece.                                                                                       
Ma quando fui stanco di sorbirlo lo spinsi nuovamente a terra e                                                      
“Lasciaci in pace!” Gli urlai con la voce spezzata.                    
                                                           
-fine flashback.                 
L'ultimo ricordo che ho di lui fu quando mi lanciò feroce la sedia e i numerosi piatti.                            
Poi uscì di casa,e io non lo vidi più fino a quel momento.
Vidi gli occhi di Lilith spalancati dopo le mie parole taglienti,                                                              
dopo aver sentito il mio passato,il cui dolore si poteva toccare.                                       
“Mi spiace.” Sussurrò appena.

Lilith's pov.

In quel momento sentivo il mondo crollarmi addosso,cazzo.                                                                    
Lui aveva sofferto così tanto,e io invece pensavo solo a me stessa.                                         
“Mi spiace.” Sussurrai appena.                                                
"Non è colpa tua.” Disse mordendosi il labbro inferiore.                                    
Li vedevo,i suoi occhi gialli che si facevano lucidi,ma le lacrime non scendevano,                                
magari voleva farlo,ma l'orgoglio fermava le sue emozioni.                                
Così le mie labbra screpolate si unirono per l'ennesima volta alle sue fredde,                    
ormai sembrava che non potessero essere divise,come calamite.                                                            
E fu impercettibile,ma io sentii una lacrima salata sfiorarmi il labbro,                             
una sua lacrima,una sola. Poi basta,magari non ne aveva più.                                                              
Ci staccammo e mi sorrise,mi chiedevo dove trovasse la forza per farlo ancora.                                  
Gli accarezzai una guancia e proprio in quel momento sentii la campana suonare,                                
“Devo tornare in classe.” Dissi io triste.                                                                                
“Va bene,io vado però,da mio padre.” Sospirò.                                              
“No,non voglio che ti faccia del male,ti prego.” Lo implorai.                             
“Non ho più tredici anni,so difendermi ormai.” Disse duro.                                                         
Ma io non volevo lasciarlo andare,e non lo avrei fatto,ma “Ti copro io con la prof.” lo rassicurai.        
Mi sorrise di nuovo e mi accarezzò la guancia poggiando le sue labbra sulla mia fronte                        
“Cosa farei senza te?” Disse retoricamente.                                                
“Vai.” Lo spronai,così si incamminò,quando fu abbastanza lontano lo seguii.                                
Era sbagliato,forse, ma io non lo avrei mai abbandonato,come aveva fatto quell'uomo che padre non poteva essere chiamato,e adesso era tornato,non volevo che stesse male,ancora.                                            
Svoltò più a volte a destra o sinistra, e io seguivo ogni suo passo a distanza dovuta.                              
Arrivammo davanti quella che credevo fosse casa sua,infatti quando si avvicinò di più al piccolo giardinetto che distanziava di poco la porta tirò fuori le chiavi.                              
Ma                                                                                                              
“Figliolo.” Sentì un ghigno di qualcuno nel pronunciare la parola,quel qualcuno poi uscì dal garage con una bottiglia di vino in mano,che riusciva a tenere a stento. Ubriaco.                                            
E capii che fosse suo padre solo quando “Non chiamarmi così.” Sputò Dan.                                          
Un altro ghigno,così decisi di farmi vedere,sapevo che Dan si sarebbe incazzato ma io avrei preferito che mi odiasse piuttosto che stesse male.                                              
“Dan.” Sussurrai flebilmente avvicinandomi a lui.                                                                               
“Lil.” Lo vidi girarsi verso di me e abbassare leggermente la testa per fissarmi negli occhi.                  
Le sue iridi erano molto più scure,quasi nere,e non sapevo se fosse per me o per quell'uomo barcollante,o magari per entrambi.                                                                     
“Ti avevo detto di rimanere a scuola!” Quasi urlò.                                                                                              Aveva ragione e di certo non potevo urlargli contro,così lo abbracciai dai fianchi.                                    
Mi accarezzò i capelli ma poi distolse lo sguardo da me e “Cosa vuoi da noi?” Urlò.                            
Un altro ghigno si fece spazio tra il volto di quell'uomo                                                                          
“Sei uno stupido.” Gli urlò contro anche lui. “Non sei mai stato il figlio che volevo fossi.”                    
“E tu non sei mai stato un padre,se proprio vuoi metterla così!”                                                                               Presi la mano di Dan le cui nocche erano bianche e la strinsi forte,come per rassicurarlo,                      
come per dirgli “io ci sono e ci sarò,sempre.”                                                                                                      “E questa bella ragazza chi è?” Disse avvicinandosi a me. “La tua ragazza?”                                            
“Non sono cazzi tuoi! Pensa a te,che nessuno ti si caga,bastardo per come sei!” Gli sputò contro Dan. Io non riuscivo a parlare o forse non volevo,non erano fatti miei ma volevo solo rassicurare Dan.                                                       Un sonoro schiaffo colpì il volto del ragazzo che tenevo stretto,questo era troppo.                                                   “Tu me l'avevi promesso,quella volta,per i miei tredici anni!Mi fai schifo!”                                                                   Gli urlò forte con l'amaro in bocca.                                                                                                      
Perché lui c'era proprio rimasto di merda,quella volta.                                      
“Stai zitto,non rivolgerti mai più così a me sono tuo padre!” Un altro schiaffo.                        
A quel punto mi intromisi io.                                               
“E' suo padre,lei? Con quale coraggio può fare quest'affermazione eh?  Padre è una persona che ama il proprio figlio,non che lo disprezza e che lo picchia,sangue del proprio sangue.                        
Sa cosa?” Mi fermai un attimo. “Lei mi fa proprio schifo, e sono felice che suo figlio non somigli proprio per niente a lei!” Glielo urlai,forte e chiaro.                                             
“Tu stanne fuori,prima che ti rovini quel bel faccino.” Ghignò mettendomi una mano sul mento,          
io gli afferrai la mano e gliela buttai giù.                                                                                              
“Non la toccare!” Gli urlò Dan.                                                                   
“Come si chiama?” Chiese.                                                   
“Non sono cazzi tuoi,                                                                                              
io ti ho mai chiesto i nomi delle puttane che ti portavi a letto,la sera,quando mamma era a lavoro?”          
L'uomo preso dall'ira scagliò la bottiglia di vetro contro la sua Bmw rompendola,poi lanciò un pezzo contro il viso di Dan,l'aveva colpito.                                           
Cominciò a sanguinare quando Dan scagliò un pugno in pieno viso al suo aggressore,                                  
che cadde a terra tenendosi forte con le mani il naso.                                                                                                                                                                                                                                                            
“Va' via e non tornare,mai più. Hai capito? Lasciaci in pace!”                                     
E così fu,sanguinante si strisciò a terra fino alla sua auto mettendo a moto e andando via,                    
non importava dove,bastava che se ne andasse e basta.                                                                                         Ci fu un lungo abbraccio,e poi un altrettanto lungo bacio.                                                          
Il suo sangue che colava mi sfiorò le labbra,sapeva anche quello di rabbia e rancore.                                 “Entriamo.” Disse lui. Io mi limitai ad annuire e lo seguii.                                                                    

Ciao bellissimi,
il capitolo di oggi è molto più lungo,amatemi!u.u
Abbiamo scoperto qualcosa di più su Dan,un ricordo triste che gli si ripresenta.                                  
Ma questa volta non è solo,con lui c'è Lilith.                                                       
Allora? Che ne pensate? Spero di aggiornare presto.                                        
Ve amee,sao.♥

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Capitolo 12
*** Love. ***


ecco qui la
Love

Giravo spaesata per quella casa da ormai cinque minui pieni,
e Dan non proferiva parola,lo sentivo solo respirare affannosamente con gli occhi lucidi.
Evitava il mio sguardo,magari stava piangendo.
Io non sapevo davvero cosa dire,ero impaurita,arrabbiata,imbarazzata,provavo mille emozioni tutte
fuse insieme,che non avevano senso tra loro.
Non sapevo cosa fare,mi sentivo fuori posto ma mi ero promessa che qualunque cosa avesse fatto
in quel momento Dan sarei rimasta,glielo avevo promesso,con i nostri baci e i nostri abbracci.
Sempre insieme.
Sobbalzai quando lo vidi buttarsi di peso sul divano,
per poi passarsi le mani sui capelli e strizzare gli occhi,facendo tornare il respiro normale.
Zitta mi accomodai vicina a lui,saremo potuti rimanere ore in silenzio ma sarei rimasta lì con lui,
a costo di memorizzare perfino quanti battiti faccesse al secondo il suo cuore.
“Fai l'amore con me,Lilith.” La sua voce era tremolante e bassa,più di un sussurrò.
Sembrava quasi una supplica,quella.
Mi aveva chiesto di fare l'amore con lui,non del semplice e banale sesso.
Ed è diverso,almeno per me lo è.
Non risposi,perché non sapevo cosa dire,semplicemente “accettai” la sua richiesta buttandomi tra le sue braccia e baciandolo.
---
Mi svegliai per via delle mani di Dan che mi accarezzavano i capelli,era una sensazione piacevole.
“Oh scusa,non volevo svegliarti.” Disse piano.
Non dissi nulla,semplicemente gli sorrisi e mi alzai,ma mi bloccò il braccio
“Dove vai?” Chiese.
“A prendere un bicchiere d'acqua.” Lo rassicurai,
uscii dalla sua stanza e mi avviai verso la cucina,quando sentii un rumore di chiavi vicino la porta.
Oh cazzo,corsi di sopra da Dan e gli dissi 
“Dammi qualcosa da mettere,credo ci sia tua madre!”
Lui ridacchiò,poi veloce mi passò una sua maglia che misi in fretta,
sembravo una matta così corsi verso il bagno cercando di sistemarmi meglio possibile.
Dan mi disse “Avanti,scendiamo.”
Mi prese la mano e con nochalance scendemmo le scale,
in realtà ero iombarazzatissima ma cercavo di nasconderlo in tutti i modi possibili.
Non appena ci vide sbuffò “Dan,quante volte ti ho detto che non devi portare a casa rag...”
Lui la bloccò e disse “Mamma,questa è la mia ragazza.”
Sua madre sgranò gli occhi,anche perché io avevo capito a cosa si riferisse sua madre,
mi faceva uno strano effetto sentire pronunciare quelle parole,anche perché non mi aveva 
esplicitamente chiesto di essere la sua ragazza.
“oohh,mio figlio una ragazza.” Sembrava uasi emozionata,o forse era una mia impressione.
Le porsi la mano dicendo “Piacere,io sono Lilith.” Ma di scatto mi abbracciò e io rimasi sorpersa,
infatti solo dopo un po' ricambiai,titubante,l'abbraccio.
Era davvero una persona simpatica.
Passammo il tempo a chiaccherare del più e del meno,ogni tanto accennavo qualche sorriso
e tutto andava bene.
“Resti a cena?” Chiese sua madre.
“Uhm..oh..ecco..io.” Non sapevo cosa rispondere,ero imbarazzatissima.
“Ok,resta.” ridacchiò Dan,
io lo guardai male e gli pizzicai una guancia,finendo per ridere anch'io.
“Bene,allora io vado a cucinare.” Così si dileguò.
“Piccola scusa,mia madre è così”
“Tranquillo,almeno lei è simpatica.
Mia madre è una poliziotta e io questa cosa non la sopporto,è troppo seria.”
Si sedette sul divano,e picchiettando sulle sue gambe mi fece capire che 
voleva mi sedessi sopra di esse,così feci.
“Che impressione farei a tua madre,secondo te?”
“Oh,magari potrebbe arrestarti,hai la faccia da dilinquente.” Dissi io,ovviamente scherzavo.
Lui fece finta di mettere il broncio,era tenero,sembrava quasi un bambino.
“Ma se fai questa faccia magari ti porta in un riformatorio.” risi,
era uno di quei sorrisi sinceri che raramente facevo,se non in presenza di Daniel,
mi faceva davvero bene quel ragazzo.
Poggiò la sua testa sulla mia spalla,lasciandomi leggeri baci sul collo,
io mi girai verso di lui in modo che ci potessimo baciare.
Fummo interroti da un frenetico tossire di Louren,sua madre.
Io diventai rossa per la vergogna e Dan rise nervoso.
“La cena è pronta,comunque.”
Ci alzammo dal divano e mano nella mano ci avviammo verso la sala da pranzo.
Sua madre cucinava davvero bene,tra una chiacchera e l'altra si fece mezza notte 
così mi avviai verso casa.
Quando entrai in casa trovai mio padre seduto sul divano,con la gamba ingessata
che mi guardava con fare accusatorio.
Merda.
“Scusa papà,non mi ero dimenticata di te,ma non mi permettevano di andare in ospedale,
infatti sono venuta poche volte e..”
Mi interruppe dicendo 
“sisi,lo so. So anche che portavi con te un 'amico',me l'hanno detto i medici.” 
Alla parola amico mimò delle virgolette con le dita.
“ehm,si,Daniel.Scusa se sono tornata tardi ma,ecco,ho cenato da lui..” Balbettavo.
“e va bene,va bene. Però stai attenta,sai come sono i ragazzi.”
Sbuffai sconsolata e mi avvicinai verso di lui per abbracciarlo,
“Per ora devo stare a riposo,tra una settimana tornerò a lavoro.
Buona notte.”
Mi stampò un bacio sulla fronte,io sorrisi e salii di sopra.
Mi buttai di peso sul letto,tutto stava andando bene,troppo,
ed era strano,perché nella mia vita,quando avevo dei momenti di pace,arrivava sempre qualcosa 
che stravolgeva tutto.
Suvvia,pensai,adesso avevo con me Dan,lo amavo davvero quel ragazzo.
E anche se dovessero arrivare momenti complicati andrà bene,se avrò lui al mio fianco,
così prendo questi attimi di felicità e me li godo,nella speranza che durino a lungo,
sempre,insieme a lui.

Eccomi con un nuovo capitolo,finalmente!♥
E' corto e lo so,ma spero di poter riprendere un ritmo costante
e di pubblicare almeno un capitolo a settimana,se non di più.
Spero che qualcuno legga ancora la storia ahahah.
Anyway,fatemi sapere cosa ne pensate.
Ciao*^*
-Greta xx.

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