When you have everything, you have everything to lose

di MoiV
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


WHEN YOU HAVE EVERYTHING, YOU HAVE EVERYTHING TO LOSE
 
 
 
- Marck, allora: cosa ci dici a proposito della... - Driiiiin!! - Beh andate pure ragazzi. Buona giornata. - disse fredda la professoressa, congedando l'intera classe. Certo però che non è giusto: ancora una volta quel tipo è stato salvato dalla campanella...giuro che la prossima volta gli scaglierò contro la maledizione 'cruciatus'! Se solo potessi usufruire della magia, sarebbe fantastico! Invece no. Il destino ha deciso che io fossi una babbana come tante e che dovessi frequentare una scuola noiosa e soprattutto non magica. Che tristezza.
Devo però riconoscere che sono più fortunata di molte altre ragazze soprattutto per via della mia salute e dei miei studi. Mia madre dice sempre che quando hai un'opportunità devi coglierla e sfruttarla al meglio perchè potrebbe non ricapitarti più. Inoltre frequentare un liceo abbastanza prestigioso in una bella città dell'America non è cosa da poco; appunto per questo mi ritengo una ragazza fortunata. Ottenere un posto qui non è stato facile in particolare per il costo. Mi sono trasferita da poco a Nashville e anche se già mi sembra fantastica non posso dire di conoscerla del tutto. Vivo in un piccolo appartamento in un palazzo poco dopo il centro della città, che nonostante possa sembrare deprimente non lo è affatto. Anzi lo preferisco rispetto al trambusto del centro e mi sembra quasi di tornare al clima della mia vecchia casa. Infatti fino a tre settimane fa vivevo ancora in quella stretta e accogliente casa di Roma, la capitale italiana. L'Italia è un paese meraviglioso e ancor di più quella città, e anche se è stata dura lasciare tutto e tutti sono contenta della scelta che ho fatto. La scuola liceale che frequentavo ha dato l'opportunità di passare il penultimo anno all'estero a patto che le famiglie dessero un concreto contributo alle spese. Io ho sempre ammirato l'America così come l'Italia, e avrei scelto  l'Inghilterra se tutti i posti non fossero già stati occupati.
Comunque adesso sono qui, nel corridoio della Golt Hight School in cerca delle mie compagne di classe con cui vorrei stringere amicizia, ma non credo di poter instaurare un rapporto come quello che avevo con la mia migliore amica o almeno con i miei vecchi compagni di scuola. - Ehi ciao. Voi che fate adesso? Andate a mangiare da qualche parte? - chiedo sorridendo. - E tu saresti? - risponde la ragazza davanti a me, con un'aria alquanto scocciata. - Ellie. Sto in classe con voi e mi chiedevo se... - ma vengo interrotta dalla bionda qui presente che conclude la mia frase estorcendola completamente: - Potevo donarti qualche spicciolo per rifarti il guardaroba? Mi dispiace ma anche se ne avresti bisogno io non butto il mio denaro -. La mia faccia deve essere abbastanza ridicola perchè le tre ragazze dietro a lei mi ridono contro mentre lei mi guarda con espressione soddisfatta. Io però mi sento offesa e mentre stanno per girare i tacchi la mia voce si libera da sola senza che nessuno le dia il permesso: - A dire il vero quella che ne ha più bisogno sei tu -. Lei si gira di scatto e a quanto pare è sorpresa quanto me dalle mie parole, che tento subito di rimangiare chiedendole scusa a testa china. Ma sono costretta a rialzarla quando sento una mano stamparsi sulla mia guancia sinistra, dove i miei globuli rossi si vanno ad accumulare.
Immediatamente mi paralizzo: non mi aspettavo una risposta del genere! E mentre il mio cervello elabora come reagire, la ragazza che mi sta davanti inizia a parlarmi contro, furiosa: - Ma chi ti credi di essere eh? Solo perchè hai delle borse firmate che ti salvano l'aspetto credi di poter insultarmi?! Ma guardati: sei brutta, grassa e non hai stile nel vestirti tanto che devi buttarti sulla bellezza delle borse o delle collane per sembrare accettabile! Tu non sei niente e nessuno ti considera! Sì piangi pure, ma poi non venire da noi perchè noi quelle come te non ce le filiamo e mi pare anche che non l'abbia fatto nessuno finora! -.
Sì: stavo piangendo. Singhiozzi soffocati che mi davano più calore di quanto ne avessi guadagnato in quella settimana da quando ero arrivata, e nonostante avessi tentato di non apparire debole algli insulti a parole questo non era possibile, perchè a volte le parole sono più dolorose delle mani, soprattutto se pensi siano vere. La bionda però non ne pareva convinta e mi colpì una seconda volta non come aveva fatto durante il discorso, spingendomi contro il muro, ma tirandomi un calcio con i piedi. Uno, due, tre calci con i tacchi, che tralaltro facevano più male del normale. Io intanto mi piegavo, e non dalle risate come avevo sperato, ma dai suoi pugni che mi erano andati contro lo stomaco.
Evidentemente le mie parole l'hanno offesa molto, tanto che va avanti così per qualche secondo finchè si ferma e mi strappa la borsa dalla spalla, su cui le sue unghie ben curate lasciano, involontariamente credo, un piccolo graffio. - Vediamo un po' cosa c'è qui - dice rovistando nella borsa ancora arrabbiata, mentre le altre dietro sono immobilizzate, forse sciocchate dalla reazione della loro amica. Questa però continua e butta fuori tutto ciò che contiene la borsa elencandone i nomi. Allora io mi faccio coraggio e raggruppo tutte le forze rimanenti per alzarmi e rimpadronirmi della borsa, ma vengo respinta da una gomitata al petto che mi rispedisce contro il muro, facendomi sfuggire un gemito di dolore. - Sta zitta! - mi ammunisce lei quasi urlando, tanto che sento qualcuno dire: - Ehi - seguito dal rumore di un avvicinamento. Infatti i passi si fanno sempre più veloci ma non riesco a sporgermi per vedere chi sia perchè la bionda mi rispinge al muro, lascia cadere la borsa e se ne va seguita dalle altre; ma prima di scomparire mi fissa disgustata e sbotta: - Sfigata! -.
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CIAO A TUTTI!!!!!!
Come vi ho detto nell'introduzione questa ff è nata da una specie di sogno che ho deciso di sviluppare dato che mi piaceva...e spero vi sia piaciuto. se siete arrivati fino a qui vi prego di recensire anche con poche parole, ma vi prego lasciate un commento perchè mi è molto utile e aggiungerei necessario.
detto questo ringrazio tutti: da coloro che mi sostengono e recensiscono oppure ancora meglio seguono, ai lettori silenziosi.
al prossimo capitolo!!
MoiV
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Sono a terra: spalle al muro, testa pesante, gambe malridotte. - Ehi - vedo delle scarpe scure davanti a me, poi la stessa voce: - Oh mio Dio! -. Dal tono credo sia spaventato per via del mio aspetto: devo sembrare proprio un mostro in questo stato. Subito mi riaffiorano nella mente i ricordi di quanto appena accaduto e mi decido ad alzarmi. - Che ti è successo? Stai bene? - chiede il ragazzo davanti a me. Sposto il mio sguardo dalle sue scarpe al suo volto, visibilmente preoccupato. - No, sto bene. Grazie - rispondo deviando volontariamente la prima domanda. - Vuoi che ti aiuti? - mi chiede mentre provo ad alzarmi. - No grazie, ce la faccio - rispondo rievocando le forze rimanenti per raggiungere una posizione eretta. Nonostante la mia sentenza lui rimane accanto, certo che io cada. Ma non succede; anzi riesco a muovere le gambe tanto da fare un passo, e sto per ribadire il concetto che posso continuare da sola quando crollo a terra nuovamente. Chiudo forte gli occhi in attesa di un nuovo dolore alla testa, che però non arriva. Di scatto li riapro e mi rialzo, sostenuta dal giovane che mi ha appena salvata da un trauma cranico. Poi lui rompe il silenzio: - Temo di no - dice con una mezza risata, facendomi scappare un sorriso. - Si, forse hai ragione - dico chinandomi a prendere la borsa, rimasta per terra fino adesso. - Ma credo che se mi muovo con cautela potrò continuare da sola - concludo raccogliendo le cose che la bionda di prima aveva buttato fuori dalla mia borsa, mentre anche lui si è chinato e mi sta aiutando. - Secondo me un aiuto non ti farebbe male - dice tendendo la mano verso di me.
A questo punto valuto la situazione e decido che sono d'accordo, così gli stringo la mano in segno di accetto. - Connor - si presenta - Ellie - dico di rimando, mentre ci alziamo in piedi. - Allora Ellie: cosa è successo con quelle ragazze? - mi chiede mentre mi offre il braccio come appoggio. Io non rispondo ma mi limito a sfruttare il suo aiuto per continuare a camminare. Poi lui si ferma, si gira verso di me, e con fare serio mi riporge la stessa domanda. - Preferirei non parlarne - borbotto mentre mi asciugo il viso, freddo a causa delle lacrime di poco fa, che anche se sono finite hanno lasciato dei piccoli sentieri umidi. Connor mi guarda ancora, sperando ch'io dia finalmente una risposta, magari sotto la pressione del suo sguardo. Ma io fisso il pavimento e aspetto che mi riporga il sostegno per proseguire. Così riprendiamo a camminare: io con la borsa al braccio sinistro, e lui con lo zaino sulle spalle mentre mi sostiene.
Finalmente raggiungiamo l'uscita della scuola. Sento qualche occhio osservarmi, e tento di ignorare la sensazione di imbarazzo e soggezione che forse ha avvolto anche Connor. Ammetto il fatto che a volte mi piace essere al centro dell'attenzione, un po' come tutti penso, ma non in questa situazione. Svoltiamo l'angolo e lui si lascia andare in un sospiro di sollievo, mentre mi priva di appoggio. - Che c'è? Sono tanto pesante? - chiedo, e il senso di colpa mi pervade. - No, no, tranquilla. Non sei tu - risponde. - E allora qual'è il problema? - chiedo con un pizzico di preoccupazione. - No è che...temevo che qualcuno ci avrebbe fatto domande... - dice rioffrendomi il braccio. -  A ok. In effetti lo pensavo anch'io - ammetto, ricominciando a camminare. - Beh allora: dove andiamo? - mi chiede. Io sbuffo in una risata e ribatto: - Come dove?! A casa, dove vuoi andare? - - Si certo, ma dove di preciso? -. Questa domanda mi spiazza. Insomma in altre circostanze gli avrei detto la strada del mio appartamento, ma dato che è praticamente uno sconosciuto sarebbe meglio evitare di fornire certe informazioni. Lui sembra capire il mio disagio e allora risponde al posto mio: - Beh, si va da me -. Se non fosse perchè potrei cadere se mi fermassi senza che lui lo facesse prima, mi sarei paralizzata. Insomma: non lo conosco, come posso fidarmi di lui?! Ok: sicuramente non è una cattiva persona considerando che mi ha aiutata finora, ma comunque non posso fidarmi del tutto... Lui pare mi legga nella mente ( mi chiedo ancora come faccia?!) ed esclama: - Tranquilla non ti farò niente di male, non sono un criminale! -. A quelle parole scoppio in una risata e gli chiedo scusa ma lui mi rassicura che non fa niente, e continuiamo a camminare.
Dopo cinque minuti di imbarazzante silenzio, stavolta sono io che rompo il ghiaccio: - Allora anche tu frequenti la Golt, non è vero? -. - Sì, sto all'ultimo anno e tu? - risponde. - Anche io frequento l'ultimo anno ma in realtà sarebbe il penultimo per me - dico mentre attraversiamo la strada. - Ah sì. E come mai? Ti dai già per spacciata agli esami? - chiede ridendo. - Ahahahah no ti pare?! - ribatto con una risata. - Beh allora perchè? Seriamente - mi richiede. - Beh ecco...io sono arrivata dall'Italia da qualche settimana e nella mia scuola hanno dato la possibilità di fare il penultimo anno all'estero, ovviamente a nostre spese. Era una proposta allettante ed io ho voluto provare. Sarei andata in Inghilterra con la mia migliore amica se non fossero finiti già tutti i posti, ma io mi sono decisa un po' all'ultimo così sono dovuta venire qui, da sola - spiego con una nota di tristezza alla fine, ricordandomi del momento in cui ho saputo che sarei venuta qui completamente sola. Connor sembra interessato e con uno sguardo capisco che vuole che continui, ma io non ho altro da dire e allora concludo: - Tutto qui. Tu invece? - chiedo. - Beh io sono in questo liceo dal primo anno e quindi non ho molto da raccontare - ammette abbozzando un sorriso.
Sta per ricalare il silenzio quando lui annuncia che siamo arrivati. La casa di Connor si potrebbe considerare una piccola villa se ci fosse anche un terreno e magari una piscina. Lui nota la mia sorpresa: - Beh, che ti aspettavi? - chiede con lo stesso tono della donna di una certa pubblicità che io sottolineo nella risposta. - Schweppes - dico mentre faccio finta di bere da una bottiglia. Lui sembra riconoscere l'origine della mia citazione, ed entrambi scoppiamo a ridere. In tutto questo siamo già nel salotto e dopo avermi invitata a sedere sul divano, si allontana e va a prendere qualcosa in un'altra stanza. Subito mi sorge un dubbio, che chiarisco quando torna, fornito di kit di pronto soccorso, che viene poggiato sul tavolo di fronte a noi mentre si siede accanto a me. - C'è qualcun'altro in casa? - chiedo sperando in una risposta negativa, che arriva subito, seguito da un perchè interrogativo. - Beh ecco, non penso che farei una buona impressione - rispondo con un mezzo sorriso. - Nah, ti pare? Basterebbe dare una spiegazione - dice con sincerità. - Senti Ellie...ma come hai fatto a ridurti così? - mi chiede, con sguardo compassionevole e indagatore. Io per un attimo mi blocco. Non voglio rispondere, ma dopo quello che ha fatto ho il dovere di dirglielo: - Beh ecco...niente di che...i soliti problemi per l'inizio di un'amicizia... -. La mia risposta però non gli basta, e mi chiede di essere più precisa. - Insomma...fino a ieri sono sempre stata da sola, così ho deciso che oggi avrei - mi interrompo per trovare la parola giusta mentre lui mi guarda incitandomi a proseguire - ...che oggi avrei fatto amicizia con qualcuno con cui magari avrei mangiato dopo le lezioni, insomma volevo stringere amicizia con qualcuno. Così sono andata dalle mie compagne di classe per chiedergli dove stessero andando a mangiare in modo che stessi un po' con loro...invece ho avuto una risposta diversa da quella che mi aspettavo... -. - Ti hanno aggredita? - chiede con calma, anche se riesco a percepire un po' di rabbia nella sua voce. - No - rispondo prontamente - o almeno non subito... - ammetto in un sussurro. Poi Connor mi prende il mento con una mano per rivolgerlo a lui. Sono spaventata perchè temo voglia baciarmi invece mi parla: - Cosa è successo a quel punto? -. Interiormente tiro un sospiro di sollievo e vorrei terminare qui il mio racconto perchè lui non ha nessun diritto di sapere, ma una forza sconosciuta prevale su questa convinzione e le mie parole sfuggono incontrollate dalla mia bocca, raccontandogli tutto dettagliatamente.
Non so come nè cosa mi abbia spinto a rivelare tutto, comprese le emozioni...forse la tristezza della solitudine o forse è proprio lui, che mi fa sentire a mio agio. Infatti quando, al termine della mia confessione, lui mi cinge in un abbraccio, io non oppongo resistenza ma anzi lo stringo forse di più. Solo quando Connor si rimette seduto capisco di aver pianto qualche lacrima, che lui sembra notare ed esclama: - Sfogati pure: fa bene! - mentre mi stringe la spalla ed io: - Ahia! -. - Oddio scusa non volevo, ti ho fatto male? - chiede con fare preoccupato. - No, no, tranquillo non è niente - rispondo con un sorriso. Lui ricambia e mi propone di disinfettare i graffi. - Sì, grazie. Temo che ne avremo per un po'. Ho fatto male a vestrirmi così oggi - dico indicando i pantaloncini corti e le spalle lasciate scoperte dalla maglietta smanicata. - Già - ammette con una risata - però così avremo il tempo per conoscerci, no? - conclude. Io faccio un segno positivo con la testa e lui apre la scatola del kit, mentre inizia a parlare: - Allora Ellie... -.
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CIAO A TUTTI
ALLORA...CHI VI ASPETTAVATE DIETRO A QUELL'EHI? VI HO SORPRESI OPPURE NO? FATEMELO SAPERE CON LE RECENSIONI;)
COMUNQUE SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO E CHE RECENSIATE
CIAOO!!!!!
MoiV
Baci**

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Io e Connor abbiamo passato gli ultimi dieci minuti a chiaccherare, anche se in realtà ho parlato solamente io. Infatti poco fa mi ha chiesto di raccontargli qualcosa di interessante sull'Italia mentre lui finiva di medicarmi. Così ho iniziato a parlare del mio paese e in particolare della capitale, dove vivevo. Roma è una città meravigliosa come poche: ricca di storia e arte, ma soprattutto di persone che l'hanno vissuta pienamente. Milioni di turisti accorrono da tutti gli angoli del mondo per visitarla. Solo adesso che sono lontana, mi accorgo di quanto sia stata unica la possibilità di vivere letteralmente il centro di Roma e ammirarla anche nei momenti più quotidiani della giornata. Ricordo ancora quel tramonto che vidi in compagnia di un'amica a casa di quest'ultima. Lei aveva la fortuna di abitare in una casa spaziosa davanti al Colosseo con addirittura un terazzo grandissimo, che io ho sempre considerato un luogo fantastico anche solo dove riposarsi. Quella sera rimasi a casa sua fino all'ora di cena, tanto che ebbi l'opportunità di assistere al tramonto del sole sul monumento caratterizzante questa città. La luce sfumava in vari colori così come il cielo, e mi sembrava di essere in un sogno. La sensazione di immenso che quei colori indescrivibili mi hanno lasciato non se ne è ancora mai andata dalla mia persona, e spero non lo faccia mai. Connor si è accorto che ho ripetuto più volte l'espressione "vivere la città" e a proposito mi ha chiesto della mia vita lì.
- A Roma ho passato degli anni bellissimi sopratutto per le persone che avevo accanto, ma non è stato niente di speciale. Insomma, una vita normale - dico con sincerità. - E tu invece? Parlami di te - lo incito con un sorriso e lui comincia. - Allora...mi chiamo Connor Hutcherson e sono n - si interrompe vedendo la mia espressione, evidentemente cambiata. Ho sentito bene?! Hutcherson?! Non ci credo, non puo' essere. Ma prima di farmi assalire da altre domande, chiarisco subito il mio dubbio con una domanda: - Come?! Aspetta, tu sei Connor Hutcherson, il fratello di Josh Hutcherson! Oddio non ci credo! Ecco a chi assomigliavi: sin dall'inizio avevi una faccia familiare! - esclamo con un sorriso a 32 denti e una faccia alquanto patetica, perchè per tutta risposta Connor scoppia in una risata e annuisce debolmente. Io intanto sono paralizzata dalla sorpresa e sto per finire la mia figura di merda quando il suono del campanello interrompe la nostra conversazione. Sento Connor scusarsi e raggiungere la porta mentre io vengo avvolta dal panico che siano i suoi genitori. Devo ammettere che non poteva andarmi peggio. E invece mi sbagliavo.
Davanti a me Peeta Mellark in carne ed ossa, o meglio Josh Hutcherson in veste del ragazzo del pane (infatti ha i capelli tinti di biondo, probabilmente in questo periodo sta girando il terzo film della saga). Mi paralizzo all'istante quando lo vedo accanto al fratello e per istinto mi alzo in piedi, ignorando il dolore fisico e dimendicandomi di tutto il resto. Uno di fronte all'altra, mi accorgo che siamo quasi della stessa altezza, anche se di corporatura diversa. Per un momento ci siamo solo io, probabilmente con un espressione ebete in volto, e l'attore, che mi tende la mano sorridendo. Il mio stupore è tanto che comprendo quello che mi sta dicendo solo quando parla per la seconda volta. Ma la fortuna non è dalla mia parte; infatti riesco a tornare sulla Terra solo dopo che Connor mi scuote delicatamente. Finalmente riprendo il controllo delle mie corde vocali che fino a otto secondi fa avevano dichiarato sciopero, e dopo aver emesso qualche suono incomprensibile riesco a rispondere stringendogli la mano. Wow! Che stretta fantastica: dolce e rassicurante ma al tempo stesso forte. Se fossero tutte così magari la gente farebbe conoscenza più volentieri. Ora che tutto il mio organismo ha ripreso a funzionare sento la sua voce chiaramente. Si è appena presentato con un sorriso amichevole che potrebbe rimandarmi in paralisi, ma stavolta resisto e rispondo con un altrettanto amichevole "Piacere di conoscerti!". Forse dovrei dargli del "lei" ma dal suo comportamento capisco che non è un problema.
Mentre ci sediamo sul divano la mia mente continua a ripetermi "comportati normalmente    comportati normalmente" per evitare di apparire una fan sfegatata che in una situazione come questa potrebbe saltargli addosso da un momento all'altro. Quindi mi concentro e rispondo prontamente quando mi chiede come mi chiamo: - Ellie McCrise! -. Subito mi rendo conto che questa informazione è nuova anche per Connor, a cui mi ero presentata solo con il nome. Dopo che Josh mi ricambia il sorriso, mi chiede come ho conosciuto suo fratello. Temo che stia pensando qualcosa di sbagliato e che già da ora non gli abbia fatto una buona impressione, ma gli rispondo ugualmente in modo amichevole. - Io e Connor ci siamo conosciuti stamattina a scuola, dopo che... - mi fermo immediatamente quando realizzo che ciò che stavo per dire non avrebbe sicuramente migliorato la mia impressione su di lui. Fortunatamente riesco a mascherare la mia titubanza con una mezza verità: - ...dopo che le lezioni erano finite - concludo sfoggiando un sorriso non troppo vero. Spero che Connor capisca il motivo della mia "bugia" e lo vedo aprire bocca per confermare, quando il fratello lo precede. - Ah bene! Allora vi conosce... - anche lui si interrompe, ma non per insicurezza. Seguo il suo sguardo interrogativo, il quale si va a posare sul kit aperto di pronto soccorso; e allora mi accorgo che è inutile continuare con questa "mezza verità".
Improvvisamente assumo un'espressione triste, in contrasto con quella interdetta del minore Hutcherson. Alla fine decido che devo essere io a rispondere per evitare che Connor possa rimetterci in qualche modo. - Mi ero fatta male e abbiamo pensato di rimediare con il kit di pronto soccorso - ammetto con aria colpevole. So già che, partendo da questo, non andrò mai a genio all'attore, e abbasso lo sguardo in attesa di una reazione negativa. Ciò che ne consegue va "Oltre Ogni Previsione" (proprio come uno dei voti assegnati dagli insegnanti di Hogwarts agli studenti) che la mia mente abbia elaborato. Josh, che prima stava tranquillo sul divano, ora si è sporto verso di me e mi chiede se sto bene con fare preoccupato. Questo improvviso cambiamento mi lascia perplessa, ma subito lo rassicuro affermando che non è niente. Josh sembra tranquillizzato e allo stesso tempo turbato dalla mia espressione e quella di suo fratello. - Connor perchè quella faccia? - chiede, e a questo punto anche io mi metto a guardarlo. Lui sembra indeciso se rispondere sinceramente oppure no, come se facendolo rompesse un patto importante. A quanto pare lo ritiene necessario, e con aria abbattuta risponde: - Beh io credo che sia qualcosa di più di niente, no? -. Stavolta guarda me, e come se mi stesse avvertendo su qualcosa che sa a me non piacerà, prende fiato e inizia a raccontare l'accaduto sotto lo sguardo attento del maggiore.
Finito il racconto vedo Josh girarsi verso di me con un'espressione che non riesco a decifrare, soprattutto perchè mentre l'altro parlava non si è mai girato. Adesso che ho la possibilità di vederlo però non ho assolutamente idea di quale comportamento assumerà: se pietoso, disgustato, o semplicemente mi farà una ramanzina. O addirittura un rimprovero. Al pensiero di Josh arrabbiato un brivido mi percuote la schiena, ma fortunatamente nessuno se ne accorge. Ancora una volta mi stupisco e vedo Josh intristirsi, mentre abbassa lo sguardo per poi alternarlo tra me, il kit e suo fratello. I silenzi imbarazzanti non mi sono mai piaciuti, quindi mi faccio coraggio e decido che prima me ne vado meglio è. - Emm...allora io vado eh, grazie ancora di tutto ragazzi - sto per alzarmi quando Connor mi ferma: - Ehi ma dove scappi? Non ti mangiamo mica! - sorride. Io però sto per riprendere l'azione interrotta quando anche l'altro Hutcherson mi parla: - Sì dai aspetta! Almeno facciamo conoscenza! -. Non so perchè ma credo che non sia del tutto sincero così gli rispondo: - Ah grazie, ma non voglio rubarvi altro tempo e poi dalla faccia che hai fatto prima non sembravi molto entusiasta -. Josh sembra mortificato ma riesce a mascherare il tutto con un sorriso e una domanda: - Ah mi dispiace...perchè? -. Io rispondo francamente: - Dopo che Connor ti ha detto che è successo non hai proferito parola e non sembravi molto felice -. - Infatti. Non credo che quella lì avrebbe dovuto picchiarti - dice con tono serio ma amichevole. A questo punto mi sento uno schifo: io che pensavo non vedesse l'ora che me ne andassi?! Che stupida: evidentemente l'aggressione di quella tipa mi ha rivoltato il cervello! - Ah scusa...davvero scusami tanto, ho capito male - ammetto con aria desolata ma lui ribatte: - Sta tranquilla non è successo niente, anzi hai pure ragione! E' solo che ci sono rimasto davvero di stucco e per un attimo mi sono paralizzato! Comunque stando a quanto so, sei ancora un po' dolorante quindi magari rimani un altro po' qui così ci conosciamo meglio! - mi sorride allegramente. Io ricambio e annuisco per poi rimettermi seduta sul divano. Mentre Connor va a prendere qualcosa da bere anche per Josh, lui ne approfitta per chiedermi come sto e se ne voglio parlare. La sua voce è così dolce e rilassante che non posso fare a meno di aprirmi a lui e liberarmi completamente, senza però far uscire le lacrime. Quando Connor torna con in mano un bicchiere, realizzo che sto dicendo delle cose personali ai due Hutcherson, che generalmente direi solo agli amici. Ma forse potrei già considerarli amici, o almeno Connor sì. Josh sembra interessato a quello che dico e lo stesso il fratello, il quale alla fine del mio sfogo mi chiede cosa ho intenzione di fare.
- In che senso scusa? - chiedo. - Beh rimane il fatto che tu abbia subito un'aggressione violenta e soprattutto in ambiente scolastico quindi dovresti dirlo ai professori, no? - mi informa. In effetti ha ragione, ma non ci avevo proprio pensato. - Sì è vero, ma non saprei che fare. Se confessassi magari dopo sarebbe peggio...e sarei più sola di prima - ammetto tristemente. Poi Josh incalza: - Assolutamente no! Scusami Ellie ma non è giusto. Si sono comportate male, anche le altre che sono rimaste a guardare, e adesso devono pagare! -. Noto nella sua voce una punta di rabbia e disgusto diretto alla bionda e le sue "seguaci". - E poi non è vero che sei sola. Voglio dire, io sono tuo amico - dice Connor, arrossendo visibilmente. Io però sono felice delle sue parole: - Davvero? Grazie! Cioè, non...insomma grazie di tutto! - gli dico rivolgendogli un grande sorriso, che viene subito ricambiato. - Ma non so ancora, in settimana ci penserò e vi farò sapere. A proposito - mentre mi interrompo le mie guance si coloriscono - tu...di solito con chi pranzi a scuola? - chiedo al minore. Lui risponde: - Con i miei amici, perchè? -. Io mi vergogno un po' a dirlo, ma alla fine mi faccio coraggio: - Magari potremmo pranzare insieme qualche volta, se ti va -. - Sì certo mi sembra un'ottima idea - dice lui mentre Josh, rimasto in silenzio fino adesso, ci sorride amorevolmente. - Facciamo domani nel cortile interno? - propone - Perfetto - confermo con un sorriso.
Poi il maggiore interrompe il silenzio e dice: - Beh ragazzi io dovrei andare - dice alzandosi, poi si rivolge a me - Ellie, è stato bello conoscerti -. Io, che nel frattempo mi sono alzata seguita da Connor, rispondo: - Sì, anche per me! E' stato un onore conoscere il famoso Josh Hutcherson! - ammetto in modo teatrale, facendogli sfuggire una risata, a cui mi aggrego - spero di poterti rivedere! - concludo un po' imbarazzata. Lui mi risponde con un sorriso che ricambio, sempre con il viso accalorato. Prendo la borsa e mi dirigo con gli altri verso la porta d'ingresso. Prima che esca anche io dopo l'attore, Connor mi ferma: - E tu dove vai? - chiede. Io, come se fosse la cosa più ovvia del mondo: - Torno a casa, stavolta ce la faccio anche da sola - affermo ridendo. Ma Connor non mi lascia andare: - Allora ti accompagno - indossa la giacca e dice a Josh di prendere le chiavi della macchina. Quest'ultimo esegue ma si blocca davanti all'uscio per parlare: - Ok, ma tu Con resti a casa -. Connor però non accenna ad obbedire, e tra i due nasce un esilarante battibecco. - Scusate ragazzi ma mi sembra meglio se torno a casa da sola, per evitare litigi - ammetto francamente, ma nessuno dei due sembra accettare la mia proposta. - Va bene ok, resto a casa - dice un Connor abbattuto - ma dopo, io e te facciamo i conti - continua puntando indice e medio prima sui suoi occhi e poi su quelli del fratello, che per tutta risposta se la ride e mi accompagna fuori. - Allora ci vediamo domani -  gli ricordo mentre ci salutiamo con la mano. - Ok, ciao - mi risponde il più piccolo degli Hutcherson, prima di chiudere la porta del "villino".
Appena entrati nella macchina di Josh, quest'ultimo mi chiede dove siamo diretti ed io gli dico il mio indirizzo. - Ah quindi abiti in un palazzo? - mi chiede e pare sorpreso. - Sì, perchè? - rispondo con un'altra domanda, a cui ribatte prontamente: - Non so. Pensavo che avessi una casa tipo la nostra -. A questo punto cala il silenzio, un silenzio piuttosto imbarazzante che termina quando siamo arrivati. - Eccoci. Allora...grazie ancora di tutto, sia te che tuo fratello - dico con la consapevolezza di avere le guance infiammate. - Figurati, è stato un piacere - mi risponde. Mentre scendo dalla macchina  i miei capelli castani, che fino a poco fa ricadevano morbidi sulla maglietta sino all'altezza del seno, mi vanno davanti a causa del vento, impedendomi la vista. Temo di cadere e fare l'ennesima figuraccia della giornata, ma fortunatamente le mie Vans trovano subito il marciapiede. Mi giro e lo saluto un'ultima volta, per poi dirigermi verso casa con un sorriso ebete stampato in faccia.
 
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CIAO A TUTTI!!!!
INNANZI TUTTO MI SCUSO PER AVER AGGIORNATO PIU' TARDI DEL PREVISTO, MA IN QUESTO PERIODO SONO DAVVERO MOLTO IMPEGNATA. INFATTI VI AVVISO CHE PASSERA' UN PO' DI TEMPO PRIMA CHE ARRIVI ANCHE IL QUARTO CAPITOLO, E MI DISPIACE PER QUESTO MA NON CI POSSO FARE NIENTE.
RIGUARDO AL CAPITOLO: FINALMENTE E' ARRIVATO JOSH E CON EGLI IL LORO PRIMO INCONTRO! SPERO CHE VI PIACCIA E MI FAREBBE PIACERE RICEVERE UNA RECENSIONE. A PROPOSITO RINGRAZIO TUTTI COLORO CHE MI SEGUONO, MI RECENSISCONO O SEMPLICEMENTE LEGGONO. MI RENDE DAVVERO FELICE IL FATTO CHE LA STORIA PIACCIA E CHE IN MOLTI ABBIANO RECENSITO.
RINGRAZIO IN PARTICOLARE Lachiaretta CHE MI HA SOSTENUTO MOLTO E LA MIA MIGLIORE AMICA Virginia, SENZA LE QUALI NON SAREBBE LO STESSO.
SPERO DAVVERO CHE IL CAPITOLO VI SODDISFI, PERCHE' MI SONO IMPEGNATA MOLTO E HO DOVUTO SACRIFICARE ALTRE COSE, MA L'HO FATTO CON PIACERE.
FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE CON UNA RECENSIONE.
GRAZIE MILLE ANCORA!!!!!!! *_*
MoiV
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Driiiiiin!!!!!!!
Era ora! Finalmente anche questa giornata scolastica è giunta alla fine; temevo che l'orologio si fosse fermato dato che la professoressa non la smetteva più di elogiare i più grandi letterati americani...o erano filosofi? Boh! Adesso l'unica cosa che so per certo è che non ci vedo più dalla fame. Ed evidentemente neanche sento poichè non rispondo ai saluti dei miei amici. Forse dire "amici" è troppo, comunque sia ci sto costruendo un rapporto d'amicizia che spero voli come con Connor. Infatti dal giorno dopo il nostro "particolare" incontro ci siamo rivisti più volte, anche se solo in ambito scolastico, ma sono sicura che arriverà l'occasione per divertirsi oltre le mura, bisogna solo aspettare.
- Buongiorno cara - mi saluta lui. - 'giorno - rispondo accomodandomi con il mio pranzo nel nostro solito tavolo, il quale oggi mi sembra stranamente vuoto. - Dove sono gli altri? - chiedo notando le assenze dei suoi amici. Lui mi informa: - Oggi pranzano a casa perchè domani abbiamo una verifica e devono ripassare -, - Ma allora se state nella stessa classe, come mai tu sei qui? - chiedo, lui non è mica esonerato dai compiti in classe! - Perchè io ho già studiato e mi sento tranquillo, una ripassatina e basta - ammette con disinvoltura; alchè io esclamo ridendo: - Secchione! -. Ovviamente capisce che scherzo, eppure sta al gioco e si finge offeso, prima di iniziare a mangiare. Mentre continuiamo la conversazione, mi prendo un attimo per comprendere che ho davvero finito l'intero vassoio. Connor lo nota ed esclama: - Wow hai davvero divorato tutto! Pensavo che ne avresti lasciato una buona parte come al solito! -, io rispondo divertita: - Stamattina non ho fatto colazione quindi avevo molta fame! -. A questo punto rimettiamo a posto i vassoi ormai puliti e ci avviamo all'uscita, parlando del più e del meno.
Sto per salutarlo quando mi precede e mi chiede cosa farò questo weekend. - In realtà non ho niente in programma - ammetto francamente - Perchè? - aggiungo. Connor pare sollevato e angosciato al contempo e prima di rispondere trae un leggero respiro, gesto che non passa inosservato ai miei occhi, dicendo: - Sabato sera James dà una festa a casa sua, mi ha invitato dicendomi che se volevo potevo portare qualcuno così ho pensato a te. Se ti va, ovviamente -. Mi basta un secondo per capire che l'occasione a cui pensavo è arrivata, e di sicuro non me la farò sfuggire. - Sì certo mi farebbe piacere venirci - rispondo cercando di nascondere il rossore sulle gote. - Perfetto allora dico a Nick di riservarci due posti nella sua auto. A domani -, - Ok, ciao - lo saluto, stavolta solo con la mano, evidentemente è troppo a disagio per congedarmi al solito modo.
Durante tutto il tragitto di ritorno rifletto su quanto appena accaduto. Innanzitutto questa festa potrebbe essermi d'aiuto per varie cose: tra cui solidificare il mio legame con Connor. Il problema è che io stessa ancora non ho capito di quale rapporto si tratta. Stare con lui mi rende sempre felice ed ogni volta ridiamo e scherziamo come se ci conoscessimo da sempre; però poi ci sono tutte quelle strane sensazioni che provo solo con lui e che mi sembra di non aver mai sentito prima. Sono così confusa... In più non è normale il modo in cui mi ha proposto di andarci assieme: che poi ci andiamo come coppia di amici, non come una vera coppia! Forse questa occasione mi aiuterà a chiarire le idee... e per lui? Chissà cosa pensa ma sopratutto cosa prova! Forse mi sto facendo idee sbagliate: quell'imbarazzo era dovuto solo al fatto che ci conosciamo da poco si, sicuramente è così. Deve essere così, altrimenti ho paura che potremmo rovinare questa bell'amicizia che si è creata. Spero solo che non ci siano casini...
 
                                                                                      *
 
Ed eccoci arrivati al giorno fatidico tanto atteso, il giorno della verità oserei dire. Il resto della settimana è passato del tutto normale con Connor, ma sono sicura che pure lui abbia percepito qualcosa di insolito nell'aria. Manca ormai poco alle 20:00, quindi se voglio evitare di far ritardare tutti devo sbrigarmi. Speriamo che la macchina dell'amico di Connor non sia stretta, e sopratutto speriamo che ci siano altre femmine, sinceramente non vorrei ritrovarmi da sola con i ragazzi, anche se ci sta lui. A proposito di Connor, devo riconoscere che l'ultima volta che ci siamo sentiti mi è parso piuttosto diverso. Stavamo definendo per messaggio l'appuntamento davanti casa sua per andare alla festa, quando mi ha scritto:
Ah mi raccomando mettiti carina
Tempo un attimo in cui ho letto il messaggio che me ne ha scritto un altro:
Ci vediamo domani, ora devo andare
La mia espressione in quel momento diceva tutto, ma per prima cosa non capivo perchè lo avesse fatto. Non sembrava fosse stato lui a scrivere, tanto che per un momento ho sperato che mi dicesse che un amico gli aveva preso il cellulare e quindi di cancellare quanto appena scritto. Scommetto che il secondo messaggio gli sarà servito da "fuga", come quando un bambino confessa di essere l'artefice di un dispetto alla madre e poi scappa per non essere preso. Ovviamente questo non faceva che alimentare le mie teorie, per cui speravo di aver torto. Puo' anche darsi che mi abbia messo alla prova per capire cosa provo io...francamente sono troppo confusa per capirlo appieno.
Sono davanti casa Hutcherson quando vedo una macchina in lontananza, vi scendono tre figure che man mano che mi avvicino si rivelano essere due ragazzi e una ragazza. Subito tiro un sospiro di sollievo notando che non sono la sola femmina e li raggiungo per salutarli. Sebbene li conosca poco mi stanno simpatici, anche se a volte non li sopporto proprio. - Ehi Jenna, che piacere - le vado incontro e subito ci abbracciamo - Quanto tempo che non ci si vede eh, una settimana forse - mi dice sciogliendo l'abbraccio. - Credo di sì - ammetto ridacchiando - Connor? -. Prima che possa rispondermi il suono della sua voce raggiunge il mio orecchio, mi giro e mentre ci salutiamo non posso fare a meno di notare quanto sia carino stasera. A questo pensiero arrossisco e tutti se ne accorgono, ma fortunatamente pensano che sia per via del complimento che mi è stato fatto. Non so chi ha parlato nè per cos'era il complimento, ma evito di chiedere perchè non avrebbe senso.
Con mia grande sfortuna Jenna decide di sedersi davanti accanto a Nick, che avrà il compito di guidare. A questo punto sono costretta a mettermi dietro in mezzo ai due ragazzi: nonostante ci sia Connor mi sento un po' a disagio, forse proprio perchè siamo talmente vicini che le nostre gambe si sfiorano a tratti. Finalmente ci fermiamo davanti a una piccola villeggiatura di cui si puo' percepire l'atmosfera già da fuori. Ad aprirci la porta è un ragazzo piuttosto alto con capelli scuri e disordinati, presumo sia il padrone di casa. - Ciao James, siamo arrivati. Ti presento...beh loro li conosci. Lei è Ellie - dice indicandomi. - Ah sì, la ragazza nuova - mi porge la mano sorridendo ed io rispondo stringendola. Entriamo e dopo aver chiuso la porta, James esclama con entusiasmo: - Si dia inizio alla festa! -.
 
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CIAO A TUTTI!!!!! SCUSATE ANCORA UNA VOLTA IL RITARDO!
PER QUANTO RIGUARDA IL CAPITOLO AD ESSERE SINCERI NONOSTANTE L'IMPEGNO CHE CI HO MESSO NON MI CONVINCE MOLTO...NON SO. VOI PIUTTOSTO FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE CON UNA RECENSIONE!
COLGO L'OCCASIONE PER RINGRAZIARE IN PARTICOLARE Lachiaretta MA ANCHE TUTTI GLI ALTRI CHE RECENSISCONO, SEGUONO O LEGGONO!!!!!!
SPERO CHE IL CAPITOLO VI PIACCIA!
MoiV
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Contrariamente a quanto immaginavo, questa festa non è riservata a pochi intimi ma a gran parte delle conoscenze di James & Company. Tra i volti dei presenti ne riconosco alcuni della Golt: molti di loro sembrano divertirsi, chi con la triste compagnia degli alcolici, chi dei propri compagni. Un urto violento mi fa girare di scatto, interrompendo la lieta conversazione intrattenuta con una certa Sasha a proposito del corpo maschile studentesco il quale, basandomi sul volto che ho davanti, è ben fornito.
"Scusa" mi dice dopo essersi staccato da me "Mi hanno spinto dei cretini". "Tranquillo, sto bene" lo rassicuro. "Io sono Jack Dane comunque, ma puoi chiamarmi JD" esclama mostrando uno splendido sorriso. "Io sono Ellie" rispondo pregando che il mio imbarazzo non sia troppo evidente. "Bel nome...ehm...ci si vede" conclude il biondo. "Sì" sorrido a mia volta e lo lascio tornare dai suoi amici che lo accolgono ridacchiando.
Rivolgo nuovamente lo sguardo verso la mia coetanea che è già sparita; a questo punto sono completamente sola e a disagio finchè scorgo una figura venirmi incontro: "Connor, grazie al cielo!". "Ehi ciao, dove diavolo eri finita?!" esclama. "Inizialmente stavo chiaccherando con Jenna che ha poi svelato la sua vera identità di vampiro affondando i suoi canini nel mio collo, quindi cercavo una preda" rispondo divertita dalla sua agitazione. Lui accenna una risata e si fa strada tra la folla precedendomi in un corridoio. "Con, dove stiamo andando?" chiedo cambiando improvvisamente tono, che intenzioni ha?
"Devo parlarti" ribatte senza voltarsi eppur mantenendo un'andatura incalzante. Dopo aver salito delle scale, finalmente giungiamo al termine di questa anomalia che a quanto pare è solo cominciata.
 
"Con, ma che cavo..." lo spettacolo che gratuitamente mi si pone davanti mi impedisce di concludere l'esclamazione, mozzandomi il fiato. Dal terrazzo in cui siamo affacciati si puo' vedere parte della città illuminata dalle lanterne tipiche di Halloween: le richieste di dolciumi quasi si sentono fin qui. Da quando sono in America non mi era mai capitato di ammirare un cielo talmente trapunto di stelle in una simile serata.
"Le stelle, a differenza dei pianeti e della Luna, brillano di luce propria. Durante la loro esistenza sprigionano moltissima energia e ispirano altrettante persone influenzandone la vita. C'è chi, osservandole, scrive poesie, racconta storie, pensa ai propri cari o agli alieni; poi ci sono gli innamorati. A dir la verità questi ultimi pensano agli altri indipendentemente da dove si trovano, ma certo in un posto del genere la cosa è più intensa. Tutto ciò è affascinante" dice in un sussurro, come stesse confidando una profonda riflessione, intima, gli occhi rapiti dal cielo.
Io rimango completamente spiazzata: mi trovo d'accordo eppure sono colpita da tale...slancio o qualunque cosa sia. "Con, sono davvero belle parole le tue, sul serio. Mi hai stupita e scusa se interrompo un così bel momento, ma perchè mi hai portata fin qua su?" chiedo tentando di essere delicata, non voglio ferirlo.
"Io..." si gira verso di me con lentezza frustrante "volevo solo farti capire che sei la mia stella; che in qualche modo sono innamorato di te ma non come un ragazzo e una ragazza si amano, piuttosto come un ragazzo si azzarda ad amare la sua migliore amica". Fa una pausa e prende un bel respiro: "Io sento di aver instaurato con te un rapporto molto forte. Sei come una stella per me: illumini le mie giornate e anche se fino a due minuti fa non ero in grado di distinguerlo dall'amore, ora posso dire con certezza che si tratta di sentimenti di amicizia davvero profondi secondo cui ti considero mia migliore amica".
Credo proprio che durante questo discorso la mia faccia abbia fatto invidia a Kristen Stewart in quanto a espressività.
"Con...Con, io non so davvero cosa dire" esclamo in un fil di voce "Cioè...dapprima mi hai fatto preoccupare e poi..." non trovando parole adatte decido di agire. Mi getto inaspettatamente tra le sue braccia e lo avvolgo in un abbraccio stritolatore attraverso cui cerco di trasmettere tutto il mio affetto. Lui ricambia e col sorriso nella voce: "Devo dedurre che è lo stesso per te?". "Affermativo, Watson".

"Con" sciolgo l'abbraccio per guardarlo negli occhi "lo sai, vero, che questo è il modo migliore per farmi prendere un infarto dato il livello troppo alto di emozioni troppo diverse tra loro?". La sua risata mi contagia impedendomi di tenere un'espressione seria e di rimprovero. "Sì, ma è anche il modo più dolce".
 
 
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Buonasera a tutti!
Inizierei scusandomi per il sommo ritardo di cui sono ampiamente dispiaciuta. In ogni caso vi prego di accettare le mie scuse e di dare un'occhiata al capitolo che mi è molto piaciuto scrivere.
Grazie ancora per l'attenzione e soprattutto un GRAZIE INFINITE a Lachiaretta per il suo immenso supporto!
MoiV

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Dopo aver salutato i miei nuovi compagni di classe, che sto iniziando a conoscere meglio, mi dirigo fuori dall'aula. Estraggo il cellulare dalla borsa per poi riporlo all'interno quando mi ricordo che Connor e gli altri hanno ancora un'altra ora di lezione. Pertanto attraverso i corridoi in solitudine, passando per il cortile dove numerosi gruppetti usano riunirsi. Qualcuno chiama il mio nome, mi volto e subito riconosco il proprietario di tale voce. Il ragazzo mi raggiunge con una breve corsa, strategica perchè pare farlo apposta per attirare l'attenzione degli altri.

"Jake...ciao, che ci fai qui?" esclamo aprendomi in un sorriso. "Allora ti ricordi di me!" afferma divertito. "Certamente! Come va?" avvio la conversazione. "Tutto ok" risponde "E tu?". "Anche io, grazie...ehm...dunque anche tu frequenti la Golt" sentenzio. "Sì, dal primo anno. Tu piuttosto? So che sei nuova" dichiara. "Già" confermo. "Beh allora mi piacerebbe saperne di più. E' ora di pranzo: che ne dici di andare a prenderci qualcosa?" chiede con una punta di speranza. Lusingata, mi vedo costretta a rifiutare ma propongo il giorno seguente.

"Domani avrei gli allenamenti” fa una smorfia grattandosi la nuca “Dopodomani?”. "Sì, perfetto" - momento imbarazzante - "Ora devo andare" affermo con un timido sorriso "Ciao!". Lui saluta di rimando ed ognuno torna per la sua strada.

Intanto che percorro la via di casa, rimugino sulla mattinata.

Il compito di letteratura inglese dovrebbe essere andato bene: mi ha sempre interessato studiarla e ho sempre seguito le spiegazioni del prof, nonostante fossero un po’ confuse. Mentre per quanto riguarda Dane...non avevo minimamente calcolato la possibilità di incontrarlo a scuola, anzi non credevo proprio che l'avrei rivisto! Eppure mi ha fatto piacere, sembra essere un buon partito. So che avrei potuto accettare di pranzare con lui quest'oggi ma non mi sembrava opportuno: non ero nemmeno mentalmente preparata perciò ho fatto bene a posticipare. Chissà cosa ne penseranno gli altri...
 
*
 
 
Come prestabilito, verso le 19 raggiungo il cinema della città, che si trova non lontano dal mio appartamento, e attendo vicino all'ingresso l'arrivo dei miei amici. Entro una decina di minuti siamo tutti presenti e ci accingiamo nella sala dopo aver preso i biglietti per vedere “The Imitation Game”.

Usciti dal cinema, come sono solita fare, commento la pellicola: "A me è piaciuto moltissimo: devo dire che è ben recitato e sceneggiato, anche se all'inizio non era totalmente chiaro il corso degli eventi ma è una cosa che si acquisisce andando avanti con il film, penso". "Concordo, ma a mio parere avrebbero dovuto approfondire di più certi aspetti e di meno altri" dice Jenna. "In che senso?" "Avrei voluto sapere di più sulla sua vita privata". "Ma infatti hanno anche girato alcune scene di quando era più giovane" "Mmh...sì ma dovevano essere più accurate, altre poi erano inutili, secondo me almeno" ribatte lei. Allora Nick inizia a fare un lungo discorso su quanto sia difficile poter trattare vari profili di un soggetto all'interno di un lungomeraggio, di come sia complicato anche scegliere cosa approfondire, cosa lì, cosa là; pare quasi un critico cinematografico per la convinzione che in questo momento lo contraddistingue.

Mentre quei due discutono, io ne approfitto per parlare con Megan e Connor del mio incontro di stamane. “Non ci posso credere, Ellie! Sei seria?! Jake Dane? Quel Jake Dane?” “Ahahah si ma perchè sei così meravigliata? Non è mica chissà chi” “Altrochè!” ribatte mantenendo gli occhi spalancati “E’ tra i più fighi della scuola! Molte ragazze pagherebbero anche solo per essere salutate da lui” “Che però si diverte a prenderle in giro”subentra Con “E si dice anche che sia stronzo”. “Hutcherson” si gira verso di lui con tono tagliente e di rimprovero“Ti diverte fare il guastafeste? No perchè non mi sembra di vederti sorridere quindi non capisco perchè lo fai” “Sto solo dicendo che non gode di ottima fama ed io non voglio che poi Ellie ci stia male”. “ Voglio vedere se capitasse a te una fortuna simile e io a dirti ‘però stai attento che lo sanno tutti che la McLaren è una gran puttana infedele’”. Con sta per rispondere per le rime, ma lo fermo contrastandone la voce per informare tutti che l’ora dei battibecchi è terminata.

“Ragazzi vi va di venire da me per concludere la serata? Potete andare via quando volete, è solo per stare un altro po’ insieme”. “Sì, volentieri” esclama Nick, “Ok” annuiscono gli altri. “Perfetto, così ti aiuto a scegliere l’outfit per dopodomani, sono sicura che questo sarà solo l’inizio di una lunga avventura” mi confida Megan con sguardo malizioso. “Ahahahah si, come no” la prendo sotto braccio e ci avviamo al mio appartamento.



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Salve!
Come avrete capito mi è sempre difficile trovare il tempo per dedicarmi alla scrittura ma appena ci sono le vacanze eccomi con un nuovo capitolo! Spero che lo leggiate, se volete lasciate anche un commento.
In ogni caso buone vacanze e buon anno nuovo!
MoiV
P.S.
Vorrei ringraziare particolarmente Catebaggins per aver riacceso in me il desiderio di scrivere, un bacio*-*

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