There's a lesson waiting to be learned

di startariot
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Head or Heart ***
Capitolo 3: *** Tales of war and waste ***
Capitolo 4: *** 3. If you can find a reason to stay ***
Capitolo 5: *** 4. Once we were made like towers. ***
Capitolo 6: *** 5. My wounded wings still beating ***
Capitolo 7: *** 6. But I can see your heart can love again ***
Capitolo 8: *** 7. Love you like you're leaving ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

Ciao a tutti! 
Avevo scritto nell'avviso delle altre due storie che sto traducendo che avrei iniziato a postare qualcosa di mio. Si tratta di una mini-long, e questo ne è il prologo. 
Quando ascolto la musica succede che spesso mi vengano idee per delle storie, e le canzoni che poi vedrete comparire nei prossimi capitoli, mi hanno accompagnata per tutta la scrittura della storia. 
Spero possa piacervi, o quanto meno interessarvi. E' la mia prima mini-long, quindi spero di non aver combinato un disatro. 
Ringrazio Anna e Federica che mi hanno supportata e sopportata mentre la scrivere, love you loadsss. xx 
Ci terrei tanto a sapere cosa ne pensate, a presto :)

C.




«Essere amati profondamente da qualcuno ci rende forti;

amare profondamente ci rende coraggiosi.»

-L. Tze

 

 

 



 

Se una persona si soffermava per qualche minuto a guardarli, era impossibile non notare il legame che univa Harry e Louis, nonostante la giovane età. Gravitavano l’uno intorno all’altro; se uno dei due non era nelle vicinanze l’altro non sorrideva, o meglio fingeva un sorriso per non destare sospetti. Poteva sembrare folle, esagerato ma era la verità. Per loro era…..naturale. Louis sapeva che ovunque lui si trovasse, se alzava lo sguardo avrebbe trovato gli occhi di Harry. Per Harry lo stesso. Sapevano che ci sarebbero sempre stati l’uno per l’altro. 

 

La vita a volte, però, non va come ce l’aspettiamo. Louis lo sapeva, ma non avrebbe voluto sperimetarlo a sue spese, perdendo l’unica cosa che davvero contava per lui. 

Harry.  

 

Un errore, un momento di debolezza...potevano distruggere tutto quello che aveva costruito ? Si

La paura, l’orgoglio... potevano allontanare due anime così tanto legate? Si.

L’amore, il ricordo.. potevano ricostruire tutto quello che era andato perso? Sperava di si. 

 

 

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Capitolo 2
*** Head or Heart ***


 

Visto che la storia l'ho interamente scritta, ho pensato che lasciarvi anche il primo capitolo sarebbe stata la cosa migliore, per cui eccolo cui :) 
La canzone citata nel capitolo è Your Biggest Mistake di Ellie Goulding. x
Alla prossima. 
C.




‘Take cover 

Signs don't show 

You drove me off the road ‘

 

 

 

****

 

 

“Sei sicuro di dover partire? Non puoi lavorare da casa?”, chiesi agitato mentre dispettosamente cercavo di togliere i vestiti che Harry aveva accuratamente piegato e messo nel borsone. 

 

“Te l’ho detto Lou, devo andare. E’ finire il lavoro più velocemente. Si tratta solo di qualche settimana, tornerò prima che tu te ne accorga. E piantala di farmi dispetti, me ne sono accorto, sai”, mi rispose dolcemente sorridendomi. Amavo il suo sorriso. Quello che coinvolgeva anche i suoi occhi perché se lui sorrideva, di riflesso lo facevano anche quelle splendide pozze verdi che tanto amavo. 

 

“Va bene, però mi mancherai lo stesso. E devi chiamarmi tutti i giorni, Haz”, dissi io sorridente pizzicandogli un fianco. Cercavo di mantenere un tono scherzoso ma già sapevo che mi sarebbe mancato più di quanto davo a vedere. Non volevo fargli pesare la partenza però, perché sapevo quatto fosse difficile anche per lui. 

 

“Non c’è bisogno che me lo chiedi, sai che lo farò”, disse Harry abbracciandomi dolcemente e strofinando il naso nell’incavo del mio collo. Era una cosa che adorava, me lo aveva detto una sera mentre ci coccolavamo sul divano, quando stesi sul divano mi teneva stretto a se nascondendo la testa vicina al mio collo e i suoi ricci mi solleticavano la guancia. ‘mi piace sentire il tuo profumo Lou, starei ore così per imprimermelo addosso e tenerlo sempre con me’.

 

 

 

****

 

 

 

 

 

 

‘Move, move closer

Maybe you can right all your wrongs’

 

 

 

 

Erano passate due settimane e mezzo e Harry ancora non era tornato. Aveva detto che in una settimana avrebbe finito di lavorare e sarebbe tornato subito a Londra. Mi chiamava tutti giorni, mi raccontava del lavoro e di quanto fosse entusiasta di quello a cui stava lavorando in studio. Ci vedevamo su Facetime tre volte a settimana, ma non era la stessa cosa. Non era stato un bel periodo ultimamente per noi, litigavamo spesso e questa lontananza era arrivata nel momento sbagliato. La stanchezza per il lavoro, lo stress e l’agitazione per il nuovo album e le imminenti prove per il nuovo tour ci avevano reso stanchi e nervosi quindi spesso litigavamo per sciocchezze. Avevamo anche deciso di allontanarci, per un pò, ma non ne eravamo stati capaci. Avevamo resistito una settimana. Io a Doncaster, lui qui a Londra. La mattina del settimo giorno mi ero ripresentato alla porta di casa nostra dimostrando così, che non eravamo in grado di stare lontani. E da allora le cose erano migliorate, poco ma andava meglio, stavamo cercando di conciliare il lavoro e la nostra storia. 

E adesso, mi mancava terribilmente, più di quanto potessi immaginare. Mi mancava svegliarmi con lui al mio fianco, il suo sorriso e i suoi limpidissimi occhi verdi appena sveglio, le sue stupide battute, il profumo della colazione che mi preparava tutte le mattine, i nostri pomeriggi sul divano giocare alla playstation mentre cercavo d insegnargli a giocare a FIFA e finivamo puntualmente stesi sul divano a coccolarci. 

Ognuno di noi ha qualcosa che lo fa sentire a casa. Per qualcuno è un oggetto, per altri un profumo, per altri ancora un immagine. La cosa che mi faceva sentire a casa? Un suo abbraccio. Erano la cosa che mi mancavano di più…..i suoi abbracci. Quelli che ‘riscaldavano il  mondo’, come dicevo io perché al suo fianco, tra le sue braccia mi sentivo protetto, come se nulla potesse raggiungermi o ferirmi. Lui mi proteggeva. La sua stretta era calda, confortante e ti avvolgeva completamente. Era quel tipo di abbraccio, il suo, in grado di trasmettere tutto l’amore del mondo. 

 

 

 

 

In quelle due settimane ero rimasto a casa per la maggior parte del tempo, non mi andava di uscire per cui ero rimasto semplicemente a casa a vedere film e giocare alla playstation. Oggi, però, Zayn aveva deciso di cambiare i miei piani:

andiamo Lou, vieni..saremo io, te e qualche amico. Non puoi restare a casa finché non torna Harry’, così mi aveva detto, invitandomi a casa sua. Mi aveva detto che saremmo stati con pochi altri amici, ma conoscendolo sicuramente sarebbe stata una festa vera e propria. Per questo avevo  chiesto ad Eleanor di accompagnarmi. Andavamo d’accordo, nonostante l’assurda situazione in cui eravamo costretti dal management. Inizialmente eravamo molto  amici, poi ci eravamo pian piano allontanati. A Harry lei non piaceva, non erano mai andati d’accordo. E spesso era stata il motivo delle nostre litigate, soprattutto ultimamente. 

 

 

 

Ci saremmo visti direttamente alla festa, guardai l’orologio, segnava le sette. Dovevo prepararmi. Salii in camera, infilandomi nel bagno e facendomi una doccia. Mi asciugai i capelli e li fermai con una fascia, li avrei sistemati dopo. 

Mi avvicinai all’armadio cercando qualcosa da mettere, quando vidi il maglione grigio di Harry poggiato sulla poltrona. Lo aveva lasciato qui apposta, ne ero sicuro. Sapeva che mi piaceva indossare i suoi maglioni.

Per cui lo indossai inspirando prima il suo profumo ancora ben presente; misi  un paio di pantaloni neri e le mie vans nere; mi avvicinai allo specchio e cercai di sistemare i capelli togliendo la fascia. Presi il giubbino, le chiavi della macchina e uscii di casa. 

 

 

 

 

Arrivai a casa di Zayn dopo circa 20 minuti e come avevo ipotizzato, aveva organizzato una festa vera e propria. ‘tipico di Zayn’, sorrisi al mio stesso pensiero. 

Trovai Eleanor sulla soglia di casa di Zayn, doveva essere arrivata da poco anche lei.

 

“Ciao, Louis. Come stai?”, mi chiese sorridente. Indossava una maglia larga, lunga  rosa con un paio di leggings neri e delle vans colorate.

 

“Bene, El. Tu come stai?”, chiesi educatamente. 

 

“Bene! Ho finito la sessione d’esame proprio oggi”, disse allegramente. 

 

Bussammo alla porta e Zayn ci venne ad aprire salutandoci calorosamente. Doveva aver già bevuto qualcosa. Mentre camminavamo per raggiungere il salotto Zayn mi si avvicinò

 

“Ehi, Lou come va? Hai sentito Harry oggi?”, chiese sorridente e con un tono di voce un pò instabile. Si, aveva decisamente bevuto qualcosa. 

 

“Bene, Zaynie. L’ho sentito ieri sera in verità perché oggi era molto impegnato, mi ha detto che torna la prossima settimana, ha ancora delle cose da sbrigare.” dissi malinconico. 

 

“Capisco, dai adesso cerca non pensarci e pensa a divertirti”, mi disse dandomi una pacca sulla spalla. 

Avrei voluto Harry con me, ma ci avrei provato. 

 

 

 

 

Dopo due ore e tanto alcool dopo, mi trovai con Eleanor a ballare una stupida canzone nel salotto di Zayn. Non ero proprio quello che si definisce ‘sobrio’, mi sentivo leggero, non pensavo a nulla, non stavo pensando ad Harry e cercavo di divertirmi. 

Mentre ballavamo, improvvisamente El inciampò crollandomi addosso, cercai di sorreggerla come potevo e le chiesi se stesse bene. 

 

“Tutto bene, El?”


“Si, scusami deve essere l’alcool che non mi aiuta.”, disse ridendo. Tutt’un tratto alzò gli occhi, e mi guardò diventando quasi seria. E fu allora che accadde. 

 

 

 

 

‘It's a shame you don't know

What you're running from

Would your bones have to break

And your lights turn off

Would it take the end of time

To hear your heart's false start?’

 

 

 

Non me ne resi nemmeno conto; me la ritrovai a due centimetri di distanza, e il secondo dopo mi stava baciando. Non so nemmeno perché ricambiai quel bacio, ma lo feci. Appoggiai le mani sui suoi fianchi avvicinandola a me e in quel bacio misi tutto quello che avevo dentro.

L’alcool. La rabbia. La solitudine. La mancanza. 

Il senso di colpa. Perché sapevo che stavo sbagliando, sapevo che se Harry lo avesse scoperto non me lo avrebbe mai perdonato, che quello che stavo facendo era un fottuto errore ma in quel momento non me ne curai. Volevo solo curare la mia solitudine, nonostante quello fosse il modo sbagliato

 

Continuai a baciarla per qualche minuto quando improvvisamente, in un momento di lucidità ritrovata, un pensiero si affacciò nella mia mente. O meglio, un nome. 

 

Harry.

Cosa stavo facendo? Come avevo potuto fare una cosa del genere a lui? Improvvisamente la mancanza e la solitudine che aveva cercato di reprimere e di curare con lei, tornarono a galla e mi colpirono dritto allo stomaco. Come avrei potuto guardarlo di nuovo negli occhi? Sapevo quanto non sopportasse Eleanor, ma l’avevo baciata lo stesso. 

Lui non c’è, è a LA. Sei solo.’, diceva la mia testa. 

Lo stai tradendo’, diceva il mio cuore. 

Il mio cuore aveva ragione lo sapevo. 

Non potevo sapere quanto la mia testa si sbagliasse. 

Mi separai bruscamente da lei, realizzando l’errore che avevo fatto.

 

‘El, non poss-‘, le parole mi morirono in gola quando alzai lo sguardo e alle spalle di Eleanor vidi due gelidi occhi verdi che mi stavano fissando. 

E allora ebbi la conferma. La mia testa aveva torto, non ero solo. Il mio cuore aveva ragione, l’avevo tradito

 

 

 

 

You know this is your biggest mistake 

What a waste, what a waste, what a waste ‘

 

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Capitolo 3
*** Tales of war and waste ***


Ciao a tutti! 
Visto che la storia è interamente scritta, ho pensato che posso procedere velocemente nel postare i capitoli. Già è triste di suo, perchè farvi aspettare ulteriormente? :)
Spero vi piaccia, vi lascio al secondo capitolo. x
La canzone che ho usato è I know you care di Ellie Goulding.
A presto. 
C. 

 

 

 

Outside the cars speed by 

I never heard them until now

 

 

 

 

 

 

 

Fu come se tutto l’alcool che avevo bevuto fosse scomparso. Tornai alla realtà immediatamente. L’unica cosa che vedevo erano gli occhi di Harry fissi sulla mia figura. Non mi aspettavo di vederlo lì, perciò ci misi un attimo a realizzare che fosse davvero lui. Smisi di respirare per un secondo quando incontrai i suoi occhi. Erano gelidi e non tradivano nessun’emozione. Tutti erano immobili nella sala e non osavano fiatare. Zayn, sulla soglia della porta di casa sua, aveva ancora la mano ferma a mezz’aria dovuta al movimento per aprire la porta. Sperai non lo avesse mai fatto. Alternava lo sguardo tra me e Harry. 

Vidi Harry chiudere gli occhi per un secondo, prendere un forte respiro e quando fece per girarsi e andare via decisi che era il momento di fermarlo.

 

“Haz…”, sussurrai. Ma la risposta che ricevetti mi gelò sul posto nuovamente. 


“N-non….dirlo. Non chiamarmi così.”, fu un sussurro ma arrivò alle mie orecchie come se lo avesse urlato. Non aggiunse altro, continuò a darmi le spalle, poi mosse un altro passo per andare via, ma non volevo che lo facesse, non così. Dovevo parlargli, adesso.
Mossi un passo per raggiungerlo ma Zayn mi fermò sulla soglia.

 

“Zayn tu….tu non capisci, devo andare da lui.”

 

“Lou, lascialo andare. Sai come diventa quando è arrabbiato. Lo troverai a casa e lì  chiarirete.”, mi disse fingendo un tono di voce tranquillo. Sapevo che non lo era. Conosceva Harry anche lui, e sapeva che sarebbe stato furioso con me. 

 

“No Zayn, non posso. Io devo andare da lui..io devo..”, la mia voce si spezzò, e le parole mi morirono in gola. Sapevo che Zayn aveva ragione, ma non volevo restare lì con le mani in mano. 

 

“Louis, ascoltami. Dagli tempo per sfogarsi da solo”

 

Volevo andare da lui, volevo dirgli che quello che aveva visto non significava nulla, che amavo solo lui e non avrei amato nessun’altro mai. Ma diedi ascolto a Zayn e rimasi lì, fermo, ad aspettare che arrivasse il momento in cui sarei potuto andare via e correre da Harry. Pensai a tutto quello che era successo. Eleanor era ancora lì in piedi nel salotto; come aveva potuto fare una cosa del genere? Come aveva potuto baciarmi? Sapevo che era attratta da me, ma avevo messo in chiaro le cose molto tempo prima quando un anno e mezzo prima aveva provato a baciarmi. Ma Harry non sapeva nulla di questo.

‘e guardati adesso.’, ripeteva quella fastidiosissima voce nella mia testa. 

Pensavo che il mio stare con Harry le avesse chiarito come stessero le cose. Mi sbagliavo. 

Pensai a Harry. Avevo distrutto tutto, sapevo che non mi avrebbe perdonato, non facilmente almeno. Avevo distrutto il nostro rapporto, il nostro amore, la nostra amicizia…e la sua fiducia nei miei confronti. Era la cosa che mi faceva più male. Perdere la sua fiducia. Era la cosa che ci distingueva dagli altri, il nostro fidarsi incondizionatamente l’uno dell’altro. Il nostro appoggiarci l’uno all’altro in qualunque circostanza, fin dall’inizio. 

Non pensai a me stesso. Senza Harry ero niente. Sentii una fitta all’altezza del cuore. Non riuscivo a pensare di stare senza di lui. 

 

 

 

 

‘But there's trouble ahead, I can feel it

You are just saving yourself when you hide it’

 

 

 

 

 

Dopo un tempo che mi sembrò infinito, decisi di raccogliere le mie cose e tornare a casa. Non salutai Eleanor, passai accanto a Zayn facendogli un semplice cenno con la testa e andai via. 

 

“Si sistemeranno le cose vedrai”, mi sussurrò Zayn mentre oltrepassavo la soglia di casa sua. Non ero positivo come lui. Potevo solo immaginare quanto Harry sarebbe stato furioso. 

Accesi la macchina e partii velocemente, volevo correre da lui. Nel giro di 15 minuti arrivai a casa, chiusi la macchina nel viaggetto di casa e corsi dentro. Prima di entrare, accostai l’orecchio alla portai, sentii uno strano silenzio. 


Possibile che non fosse a casa? No.

 

Entrai piano in casa, poggiando le chiavi sul mobile all’ingresso accanto alla porta. Ancora totale silenzio. Potevo sentire solo il rumore dei miei passi sul parquet.

Passai dalla cucina e dal salone, trovando le luci spente. Così decisi di salire al piano di sopra e andare in camera nostra, sperando di trovarlo lì. 

Aprii la porta e l’immagine che mi trovai davanti mi fece sciogliere il cuore. Harry era steso sul letto, dal mio lato del letto su un fianco; aveva gli occhi chiusi e il respiro regolare, sembrava stesse dormendo. I ricci legati in un piccolo codino e nonostante questo alcuni ricadevano perfettamente sul suo viso angelico. 

 

Feci il giro della stanza e mi avvicinai a lui facendo attenzione a non svegliarlo; quando lo raggiungi mi fermai a guardarlo meglio. Vidi il segno delle lacrime sulle sue guance. Harry cercava sempre di non piangere. Pensare che la causa delle sue lacrime fossi io, mi distruggeva. 

Spostai lo sguardo verso il basso, ripercorrendo quella figura familiare che mi era mancata così tanto. Quando arrivai a guardare le sue braccia, lo notai. Aveva un nuovo tatuaggio. 

 

Un ancora

 

Immediatamente spostai i miei occhi verso il mio polso destro dove avevo tatuata la corda e una lacrima sfuggi ai miei occhi. L’ennesima prova di quanto fosse legato a me, e iomi sentii ancora più in colpa. Come avevo potuto?

 

 

 

 

 

‘As if there was trouble ahead and you knew it

I'll be saving myself from the ruin

 

 

 

 

 

 

Avevamo parlato ultimamente di un possibile nuovo tatuaggio combinato, ma non avevamo trovato l’idea giusta. E lui adesso aveva un ancora perfettamente compatibile con la mia corda. Aveva perfino coperto il suo ‘I can’t change’, per averla proprio nello stesso punto del mio tatuaggio. Sapevo quanto significasse ‘I can’t change’ per lui, ma lo aveva coperto….per me. Per dimostrarmi il suo amore. Ancora una volta. Sentivo un enorme peso al centro del petto, mi sentivo terribilmente in colpa, per tutto. 

 

Per aver bevuto. Per aver baciato Eleanor. Per non aver pensato che anche per  Harry questa lontananza fosse difficile. Per non aver pensato al nostro amore. Per aver deluso me stesso. Ma più di tutto, per aver deluso Harry. 

 

Feci per sfiorare il nuovo disegno sul suo polso quando sentii una voce gelida e bassa fermarmi. 

 

“Non toccarmi.”

 

“Sei sveglio”, constatai. 

 

“Già”, una sillaba. Non aggiunse altro. 

 

“Haz, ti prego parliamone, i-“, cercai di iniziare a parlare, ma mi fermò di nuovo.

 

“Ti ho già detto di non chiamarmi così. E poi, di cosa dovremmo parlare? Di quanto tu ti sia divertito con lei queste settimane senza di me?”, sbottò gelido voltandosi verso di me. E per la prima volta nella mia vita, sperai non lo avesse fatto. Aveva gli occhi rossi per le lacrime, ma il verde dei suoi occhi non lasciava trasparire alcuna emozione, era fermo…gelido. 

 

 

 

 

‘Please don't close your eyes

Don't know where to look without them’

 

 

 

 

 

Che cosa? Ma cosa cazzo stai dicendo Harry?”, sussurrai respirando a fatica. Pensava davvero che lo avevo tradito per tutto questo tempo? ‘perchè non dovrebbe, ti ha trovato a baciare Eleanor, mentre lui non c’era.’, di nuovo quella maledetta voce nella testa. 

 

“Spero ne sia valsa almeno la pena.”, sputò fuori.  

 

“Harry lasciami spiegare ti prego. C’è stato solo quel bacio, ero ubri-“, mi fermò di nuovo.

 

“Come faccio a saperlo? Come faccio a fidarmi?”, si alzò passandoli la mano tra i capelli e mettendosi di fronte a me. 

“Sei sicuro che sia solo questo Louis? Guardami negli occhi e giurami che è stato solo questo bacio. Giuramelo e ti perdono”, aggiunse. Il tempo si fermò per un attimo. Sapevo che non sarei stato in grado di mentire. Se glielo avevo tenuto nascosto fino ad ora, era stato solo perché non mi aveva mai domandato nulla. Non sapevo mentirgli, e lui era fin troppo bravo a leggere nei miei sguardi. Fu Infatti quando alzai lo sguardo per guardarlo negli occhi che capì. Capì che c’era qualcos’altro che non gli avevo detto. Fu in quel momento che vidi crollare tutto. Chiuse gli occhi sospirando profondamente e una lacrima sfuggì al mio autocontrollo. Quando li riaprì non mi guardava più in faccia, fece vagare lo sguardo per la stanza come se stesse cercando qualcosa. Il suo sguardo si fermò alle mie spalle, mi girai e vidi il suo borsone ancora pieno. Dovevamo parlare. Ora. 

 

“Harry ti prego fammi parlare. Non c’è nulla tra me e lei. Niente se non quello stupido bacio di stasera. Sai che amo te e solo te-“

 

“No. non lo so louis.”, rispose oltrepassandomi e avvicinandosi al borsone. Lo prese adagiandolo sul letto e si avvicinò all’armadio cercando probabilmente alti vestiti. 

 

“No adesso basta. Come puoi pensare che possa tradirti? Come puoi pensare che io stia con lei, eh? dopo tutto quello che abbiamo passato insieme”, mentre parlavo mi ero avvicinato a lui prendendolo per un polso e facendolo girare verso di me. Era appoggiato contro l’armadio adesso. Eravamo uno di fronte l’altro, occhi negli occhi. verde nell’azzurro. 

 

“Appunto Louis, dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, come puoi aver baciato lei?”, rispose lui rimanendo appoggiato all’armadio.

 

“Dio, Harry è stato un momento di debolezza. Mi sentivo solo, ero stanco, ero ubriaco e arrabbiato perché non eri accanto con me, e mi mancavi così tanto”, terminai la frase sussurrando.


“Bel modo di dimostrare quanto ti manca la persona che ami.”, rispose abbassando lo sguardo. colpito e affondato. aveva ragione, avevo fatto la stronzata peggiore che potessi fare. 


“Harry ti prego devi credermi non c’è nulla tra me e lei, quel bacio non è stato nulla.”

 

“Cos’altro è successo con lei che non so? Dimmelo Lou, voglio saperlo”, disse. Cercò di nasconderlo ma gli tremava la voce. Me ne ero accorto. 

 

“V-va.. bene, u-un anno e mezzo fa mi ha baciato. Ma lo allontanata subito. E ho messo in chiaro le cose, ma a quanto pare non ha capito”

 

“Perchè non me lo hai detto?”

 

“Perchè sapevo come avresti reagito, non è significato nulla e-”, mi fermò, di nuovo.

 

“Ed è una buona ragione per non dirmi una cosa del genere? Ha baciato TE, il mio ragazzo!! Cristo, facevo bene a non fidarmi di lei! Me lo sentivo.”, disse alzando il tono di voce e passandosi di nuovo la mano tra i capelli. Era arrabbiato ma cercava di nasconderlo. 

 

“Harry ti prego sai che puoi fidarti di me, sai che ti amo più della mia vita non farei mai una cosa del genere volontariamente, lo sai…”, mi avvicinai ancora di più a lui, passandogli una mano tra i capelli e cercando di calmarlo.

 

“Louis non-“ cercò di allontanarmi ma non mi diedi per vinto. Rimasi lì avvicinandomi sempre di più a lui.

“Haz, ti prego.perdonami”, sussurrai a due centimetri dal suo visto e la mano ancora tra i suoi capelli. Quanto mi era mancato accarezzarli.

Alzò la testa e mi guardò negli occhi. Il ghiaccio dei suoi occhi si stava sciogliendo.  Eravamo vicini, troppo vicini. Feci scendere la mia mano verso il basso, arrivando ad accarezzare la sua guancia. Harry rabbrividì sotto il mio tocco. Volevo sorridere, ma non lo feci. Dovevo allontanarmi, ma non lo feci. Non ci riuscivo. Così riportai le mani trai suoi capelli e lo avvicinai a me. Quando le nostre labbra si scontrarono , fu come riprendere a respirare. Solo adesso che lo avevo lì, tra le mie braccia riuscivo a realizzare quanto davvero mi fosse mancato. Harry rimase immobile per qualche minuto, poi portò le sue mani ai lati del mio viso accarezzandomi le guance e avvicinandomi a lui. Restammo così per alcuni minuti, semplicemente a baciarci quando sentii l’improvvisa urgenza di dirgli quello che da troppo tempo non gli dicevo. Sentivo che in quel bacio, c’era qualcosa di diverso. Io volevo dimostrargli quando lo amassi davvero e lui…ricambiava ma il bacio ma sentivo che c’era qualcosa che non avevo mai percepito. Disperazione, probabilmente; ma feci finta che non fosse così. Mi separai da lui, quel tanto che bastava per permettermi di parlare, e per far si che lui mi sentisse. “Ti amo, mi sei mancato…così tanto.”, mi la menta i senza ottenere alcuna risposta. Quando cercai di riavvicinarmi a lui, si scansò. E l’incantesimo si ruppe. 

 

“No, questo non cambia nulla. Non avrei dovuto baciarti. Le cose non si rimettono a posto così”,disse spostandomi e avvicinandosi al borsone, lo chiuse e se lo mise in spalla uscendo dalla spalla. Io rimasi lì bloccato per qualche secondo ancora scioccato da quello che stava succedendo. Non poteva andare via. No. 

 

 

 

 

 

 

 

 

I used to run down the stairs

To the door and I thought you were there

Do you shape through the comfort of us

Two lovers loved out of love

 

 

 

 

 

 

 

Corsi al piano di sotto, raggiungendolo all’ingresso di casa. 

 

“Harry fermati ti prego non andare via, possiamo sistemare le cose…”, dissi cercando di mantenere un tono di voce fermo. Non avrei mai lasciato che andasse via. Peccato che quella decisione non dipendesse solo da me. 

 

“Perchè lei, Lou? Sapevi quanto mi faceva male vederti con lei, anche se per finzione. Sapevi quanto ci stessi male. Ti avrei perdonato tutto, qualunque cosa lo sai…ma non questo, non con…lei.” Sapevo di averlo deluso, molto ma sentire quelle parole fu come ricevere una coltellata. 

 

“Harry lei non significa nulla. Ti prego n-non farlo”, sussurrai cercando in me la forza per far uscire quelle parole quando in realtà l’unica cosa che volevo era stringerlo a me e piangere, ma non potevo. 

 

“Sai forse…. forse è meglio così, forse lei è sempre stata la scelta giusta dall’inizio.”, disse senza guardarmi negli occhi. 

 

No. Sapeva che era una stronzata. Lo sapeva. Come poteva pensarlo? Diedi voce ai miei pensieri.

“Come puoi anche solo pensarlo? La persona giusta…sei tu. Lo sei sempre stato fin dall’inizio. Io amo te.”

 

“Anche io. Ma evidentemente la pensiamo diversamente su come ci si deve comportare con la persona che si ama.”, sussurrò. 

 

Rimasi in silenzio. E accettai quelle parole. cosa potevo dirgli d’altronde? Aveva ragione. Non ci si comporta così con la persona più importante della proprio vita. 

Dopo qualche minuto mi ripresi e iniziai a parlare.

 

“Harry ti prego, non andare via…..resta qui, con me. Insieme possiamo superarlo, possiamo superare tutto, lo sai. Sai che il tuo posto è qui, accanto a me. Mi dispiace per quello che è successo, mi dispiace per averti deluso, per aver perso la tua fiducia….ma non andare via, non di nuovo. Questa è casa tua.”

 

“No Louis. Non è più così, l’unica cosa che vedo adesso quando ti guardo….quando chiudo gli occhi,  siete tu e Eleanor insieme che vi baciate. Ed è come essere trafitto da tante lame nel cuore. Piccole e sottili, ma non per questo fanno meno male. Il pensiero di voi due insieme mi fa vomitare.”, disse alzando  la voce, ma il suo tono di voce rimase gelido. “Sai perché ho fatto questo tatuaggio?” continuò abbassando il suo sguardo sull’ancora. 

 

Scossi la testa, volevo sentire quello che aveva da dire per cui rimasi in silenzio.

 

“Non l’ho fatto perché era collegata alla corda che hai tu. Il tatuatore mi ha detto che l’ancora rappresenta il proprio punto di riferimento, è simbolo di stabilità. Indica la capacità della persona che se la fa tatuare di ritornare a casa o che il suo cuore rimane fermamente ancorato a qualcuno o qualcosa, la propria casa di solito. Per questo avevo pensato a questa casa, a quella di LA, a qualunque posto in cui fossi tu. Perché la mia casa eri tu. Perché io sarei tornato da te. Sempre. ”, finì il suo discorso riportando i suoi occhi gelidi nei miei. 

 

Crack

 

Quelle parole mi colpirono dritte al cuore e smisi di respirare. Restai impietrito. Una lacrima scivolò dai suoi occhi verdi ma la asciugò velocemente, voltandosi prese le chiavi e uscì chiudendosi la porta alle spalle. Corsi in camera da letto, buttandomi sul letto. Sulla sua parte del letto. Piangevo, come mai avevo fatto prima. A cosa era servito quello che avevo fatto? In un attimo avevo buttato via tutto: la nostra storia, il suo amore per me, il mio amore per lui, e avevo buttato via anche me stesso. Perché andando via, Harry aveva portato con sè una parte di me. 

 

 

 

 

 

I know you care

I see it in the way you stare

And know it wasn't always wrong

But I've never known a winter so cold

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Capitolo 4
*** 3. If you can find a reason to stay ***


Ciao a tutti! Eccomi con il terzo capitolo di questa mini-long. 
Vorrei postare anche il capitolo di Can't love can't hurt ma non ho ancora finito di tradurlo perchè sono davvero incasinatissima :( 
Alla prossima :) 
C.

 

 

 

‘you'll be gone, it's as simple as a change of heart

But I'm not gonna think about the future’

 

 

 

 

 

Un’ora. Un giorno. No. Nessuno dei due. Era passata una settimana da quando Harry era andato via, ma io ero ancora lì, su quel letto con il suo maglione addosso. Almeno avevo qualcosa di suo con me. Mi ero svegliato sperando, pregando che tutto quello che era successo fosse solo un mio stupido incubo, e che avrei trovato, al mio risveglio, Harry accanto a me che mi abbracciava da dietro lasciandomi piccoli baci sul collo. Non era così. Era tutto fottutamente reale. Mi strinsi maggiormente nel maglione e strofinai la testa nel cuscino di Har-, nel suo cuscino. Non volevo nominarlo, ogni volta sentivo una scarica di brividi lungo la spina dorsale che terminava in una fitta al petto. Rimasi lì per qualche minuto, non sapendo cosa fare. In realtà, era una settimana che non sapevo cosa fare. Ero rimasto a casa tutto il tempo, in realtà ero rimasto a letto tutta la settimana. Rifiutavo le chiamate di tutti e mi alzavo solo per andare in bagno o mangiare qualcosa. Zayn era venuto a trovarmi ma non lo avevo fatto entrare nemmeno in casa, e lo avevo mandato via in malo modo. Ero arrabbiato anche con lui, un po' nonostante sapessi bene che non c’entrava nulla. L’unico con cui dovevo prendermela ero io. 

Perché non sono stato attento? Perché non l’avevo fermata? Non ero minimamente interessato a Eleanor, amavo Harry. Non avrei mai smesso di farlo. Mi sentivo uno schifo. Il pensiero che Harry stesse male quanto me mi stava logorando. Non meritava di star soffrire per me, io non meritavo lui. Lui non doveva soffrire, doveva essere felice e sorridere, sempre. 

Decisi di alzarmi e cambiarmi, così mi avvicinai verso l’armadio per prendere dei vestiti puliti e lavare questi che avevo indossato, per troppo tempo ormai. Ne aprii le ante e feci per abbassarmi a prendere dei nuovi pantaloni e una maglia ma mi bloccai quando la vidi. 

 

Una scatola.

 

Era poggiata sull’ultimo ripiano del nostr-, del mio armadio. Non l’avevo mai notata prima in questi sette giorni.  

Mi avvicinai titubante, non sapevo cosa quella scatola potesse contenere, era la prima volta che la vedevo. La presi e tornai sul letto, sedendomi a gambe incrociate al centro di esso. Aprii lentamente e per un attimo smisi di respirare. Era piena di foto, nostre foto; per un attimo pensai di richiudere e tutto e metterla nel posto in cui l’avevo trovata. Ma non ci riuscii. Mi mancava troppo. 

Estrassi le prime quattro, e iniziai a guardare la prima. Era il 2011. Eravamo da poco insieme, forse non eravamo nemmeno propriamente ‘insieme’ come coppia. Era una delle foto che io preferivo, e sapevo che anche Harry l’adorava. Ce l’aveva scattata Niall, era rimasto a dormire da noi. E’ stata scattata in questa casa; ricordo quel giorno come fosse ieri. Harry aveva deciso di insegnarmi a fare i pancakes, ma ovviamente avevo combinato un disastro e avevo deciso di fargli dei dispetti ed eravamo finiti per terra a lanciarci farina. E la foto era proprio così che ci ritraeva. Seduti per terra, le gambe incastrate e Harry sopra di me con un pugno di farina in mano. Ridevamo entrambi guardandoci negli occhi, due sorrisi che avrebbero illuminato il mondo. E lo avevano fatto, per tre anni. Adesso non mi restava che quella foto per ricordare i sorrisi che una volta nascevano sul volto per merito mio. 

 

 

 

***

 

“Lou, guarda cosa hai combinato? La cucina è un disastro”, disse Harry ancora ridendo e ancora completamente addosso a me. 

 

“daiiii haz, in due minuti sarà tutto in ordine vedrai”, dissi scompigliandogli i capelli e stringendolo ancora di più a me. 

 

“Le tue coccole non mi incantano. Alzati e metti tutto in ordine”, disse cercando di rimanere serio e di rialzarsi ma lo feci ricadere addosso a me, incastrando ancora di più i nostri corpi.

 

“mh…prometto che se mi dai un bacio mi alzo e pulisco tutto”, dissi sorridendo e togliendogli la farina dai capelli.

 

“Lou, che sia uno.” disse facendo una smorfia. Sorrisi ancora di più e lo avvicinai a me baciandolo. Lo sentii sorridere contro le mie labbra mentre posava una mano dietro il mio collo per avvicinarmi a lui. E la cucina rimase in quelle condizioni per le ore successive. 

 

 

 

***

 

 

 

 

Mi sforzai di tornare alla realtà, asciugandomi una lacrima che non mi ero accorto mi fosse sfuggita. 

Perché non poteva essere tutto come tre anni prima? No. Non volevo tornare indietro. Avrei rivissuto ogni minuto della mia vita accanto a lui. Se questo significava vivere tre anni con l’amore della mia vita. Perché si, Harry lo era. Ne ero fermamente convinto.  Avevamo iniziato tutto per gioco, senza impegnarci davvero nella nostra storia. Avevamo deciso di prenderci del tempo per capire se era davvero quello che volevamo, era una situazione nuova per entrambi ed era giusto, anche per il bene della band, pensare alle conseguenze di quello che stavamo facendo. Ma per fortuna stavamo bene insieme e più passava il tempo e più quello che provavamo sembrava così giusto..che non poteva essere una cosa da nulla. Ci innamorammo l’uno dell’altro, irrimediabilmente. D’altronde come potevo non innamorarmi di Harry? Ogni cosa di Harry ti fa innamorare di lui. Il suo sorriso, i suoi occhi, i suoi ricci e più di tutti la sua personalità. Perché era gentile, buono, disponibile, sempre e comunque. E’ una persona affidabile, sai che ci sarà sempre per te. Non c’è bisogno che lui te lo dica, per che tu sai che lì. E fu proprio questo che mi fece innamorare di lui. Il suo starmi accanto, giorno dopo giorno, attimo dopo attimo. 

 

 

 

 

 

‘You shine like silver in the sunlight

You light up my whole heart

It feels like in the sun, the sun’

 

 

 

 

 

 

 

Tornai a guardare le foto, nonostante quel fiume di ricordi e di amore che stavo provando mi aveva appannato la vista. Passai alla seconda foto, e sorrisi instintivamente guardandola. Era una foto di Parigi. 2012. Quel giorno avevamo fatto un’intervista insieme, l’unica. Avevamo poi fatto un giro a parigi e la sera eravamo rimasti in albergo a vedere un DVD, Love Actually ovviamente. Con Harry non si vedeva altro. E scattammo quella foto proprio sul divanetto della camera, con la Tour Eiffel che si intravedeva alle nostre spalle fuori al terrazzo. Ricordavo perfettamente quella serata. 

 

 

 

***

 

“Lou, posso dirti una cosa?”, sussurrò Harry assonnato accanto a me mentre scorrevano i titoli finali del film sullo schermo.

 

“Certo, piccolo. Sai che non c’è bisogno di chiedere”, risposi girandomi verso di lui e accennando un lieve sorriso, notando che si stava stropicciando gli occhi. Era stanco si, si era alzato prestissimo quella mattina, voleva vedere Parigi. 

 

“Beh..io, si insomma credo di aver trovato la canzone per noi”, sussurrò imbarazzato. 

“Una nuova canzone per il gruppo? Wow ma è fantastico Haz!”, dissi entusiasta. Ma la sua frase successiva mi fece capire che non avevo capito quello che intendeva. 

 

“No, Lou. Una canzone nostra. Tutta nostra. Per me e….per te.”, sussurrò imbarazzato.

 

“oh, non avevo capito ch-“, mi interruppe non appena iniziai a parlare. 

 

“Senti so che avevamo detto che non volevamo prenderla seriamente però è passato un anno e io sto così, così bene con te che credo di-“, lo fermai subito.

 

“Per me è lo stesso Haz”, dissi lasciandogli un leggero bacio sulle labbra e sorridendo. I suoi occhi brillarono. 

 

“Oh..si insomma io..”

 

“Allora, posso ascoltare la nostra canzone o no, Curly?”, dissi cercando di stemperare la tensione. Sapevo quando si trovava in imbarazzo, e questo era uno di quei momenti.

 

“Oh si si scusami.”, Si alzò prese il suo telefono e fece partire una canzone. La riconobbi subito, adoravo quella canzone. Kiss me di Ed. E più le note e le parole della canzone si diffondevano nella stanza, più pensavo che non ci fosse canzone più adatta a descriverci. Rimasi a bocca aperta, pensando a quanto quelle parole ci rispecchiassero. I'm falling for your eyes, but they don't know me yet. Ed era vero, mi ero innamorato dei suoi occhi, dal primo momento in cui ci siamo visti, nonostante non sapessi chi lui fosse, e viceversa.

 

“E’ perfetta, amore.”, fu la prima volta in cui lo chiamai in quel modo e la prima volta in cui mi rispose che mi amava.

 


***

 

 

 

 

 

‘We're running around and around

Like nothing else could matter in our life

But wait, but wait, but wait

The sun will stop shining soon

And you'll be gone from my life

 

 

 

 

 

Questa volta le lacrime da scacciare furono più di una. Dopo, qualche minuti mi ripresi e continuai a sfogliare quelle foto. Una in particolare attirò la mia attenzione. Febbraio 2013. La prima data del Take Me Home Tour, e contemporaneamente il nostro secondo anniversario. Dire che ‘eravamo nervosi’, è un eufemismo. Eravamo al settimo cielo, ma allo stesso tempo spaventatissimi. Non sapevamo come sarebbe andata e sopratutto avevamo paura che qualcosa non funzionasse sul palco. Non avevamo programmato nulla per noi due, perché avremmo festeggiato con gli altri l’inizio del tour. Improvvisamente un ricordo colpì la mia mente. 

 

 

 

 

***

 

 

 

Ero seduto nel mio camerino, tremavo. In 20 minuti sarebbe iniziata la prima data del tour e avevo paura. No paura non era il termine esatto, ero terrorizzato. Ero lì appoggiato alla spalliera del divanetto a rileggere i testi di tutte le canzoni quando sentii due braccia che mi avvolgevano da dietro e uno, anzi due baci sul collo. Harry.  

 

“Sei nervoso?”, mi chiese sottovoce, la voce più roca del solito, sorridendo contro la pelle del mio collo. 

 

“No..mh..è solo che-“

 

“Lou, sai che con me puoi essere sincero vero?”, mi disse staccandosi da me e girandomi verso di lui. 

 

“Si. Ok, è che ho paura di sbagliare, di non prendere le note giuste, di dimenticare le parole e di combinare disastri sul palco.”, dissi tutto d’un fiato con lo sguardo rivolto al pavimento. Infine, puntai i miei occhi nei suoi. 

 

“Ehi, ehi…andrà tutto bene. Ricorderai tutto, e sul palco sii te stesso, le fan amano te, incondizionatamente, lo sai…non degli stupidi passi imparati a memoria. Se qualcosa non va, guarda me ok? Io sarò lì accanto a te”, sussurrò guardandomi negli occhi. Come era possibile? Erano bastate due parole, e i suoi occhi ad infondermi calore e amore e tutta la preoccupazione sparita. Mi sentivo tranquillo…e pronto a salire sul palco.”

 

“Dio, come fai? Sai sempre cosa dire per farmi tranquillizzare. Sto bene adesso….grazie a te.”, sussurrai accarezzandogli una guancia e passando l’altra mano tra i suoi capelli.

 

“Perchè ti conosco….e ti amo. Tanto.”, disse mostrandomi uno splendido sorriso, e le fossette. Il mio cuore perse un battito. 

 

 

 

****

 

 

 

Avevo smesso di asciugare le lacrime ormai, le lasciavo scendere liberamente lungo le guance. ‘devi sfogarti in qualche modo’, disse la voce nella mia testa. Per una volta la lasciai parlare.

Continuai a sfogliare quelle foto pensando a quanto la nostra vita insieme fosse perfetta per finire così. Quanti motivi avrebbe per rimanere? 3 anni di motivi. Quanti motivi avrebbe per andar via? Uno. Che pesava più di tutto il resto. Ma d’altronde non lo biasimavo, lo avevo tradito nel peggiore dei modi, con la persona che sapevo lui non accettava. Gli avevo mentito sul bacio con Eleanor. Aveva più che un motivo per lasciarmi, per essere sinceri. Tra le foto, comparve quella che avevamo scattato un mese prima nella nostra villa di LA; sembravamo felici, e sorridenti. Come cambiano in fretta le cose, mh? 

Non so cosa mi fece riportare lo sguardo sulla scatola, ma nel farlo vidi un piccolo rettangolo, un cartoncino rettangolare sul fondo della scatola. Comparivano delle scritte, e quando lo presi in mano riconobbi la scrittura di Harry. 

 

 

 

 

Louis, 

non so nemmeno perché mi trovo a scrivere questo biglietto. La verità è che nonostante avrei tutti i motivi per chiudere questa maledetta porta e andare via da questa casa, io non riesco a farlo. Vorrei odiarti ma non ci riesco. Vorrei che tu entrassi da questa porta e mi dicessi che non eri tu quello che baciava Eleanor, ma so che non succederà perché era tutto vero. Dio, vorrei essere rimasto a LA. Vorrei non aver mai visto quella scena. Vorrei dirti che mi hai spezzato il cuore, perché lo hai fatto, ma so che vedendoti non ci riuscirei. 

 

Non riesco a fare nulla di tutto questo. Perché nonostante tutto io continuo ad amarti. Ti amo, e il pensiero di te ed Eleanor insieme mi distrugge perché so che lei non ti amerebbe mai quanto ti ho amato io, e ti amo io. E tu non ameresti lei quanto ami me. 

Vorrei perdonarti, davvero. Ma non riesco a fare nemmeno questo. Forse non ce la farò mai, forse ci vorrà del tempo, forse tra una settimana ti avrò perdonato ma adesso non riesco a starti vicino. 

Perciò se trovi questo biglietto dopo che sono andato via…. perdonami, mh? (strano che sia io a chiedere scusa anche in questo caso)

 

non dovrei dirtelo ma, 

Ti amo, boo. 

H. 

 

 

In quel momento non riuscii a fermare i singhiozzi.  Mi chiesi se Harry avrebbe mai trovato la forza per perdonarmi. Avrebbe trovato la ragione per cui restare? 

 

 

 

 

 

A love like this won't last forever

I know that a love like this won't last forever

But I, I don't really mind

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Capitolo 5
*** 4. Once we were made like towers. ***


Ciao a tutti. Eccomi con il quarto capitolo di questa storia, sono in tutto 6/7 capitoli quindi non manca poco per scoprire come andrà a finire :) 
Se vi possono interessare le canzoni che ho usato nel capitolo sono due e sono entrambe di Lea Michele. I titoli sono: 
- Cue the rain
- Don't let go

Detto ciò, alla prossima x

C. 

“So many people just stand in the line 

They're chasing the lights 

But losing their way 

And I find myself looking for you” 

 

 

 

 

 

Passò un mese, e nulla cambiò. Io ancora a casa nostra a Londra, e Harry chissà dove. Non voleva che sapessi dove si trovasse. Aveva fatto promettere ai ragazzi di non dirmi nulla, e loro mantenevano la promessa. Avevo ripreso a parlare con Zayn, gli avevo chiesto scusa per il mio brutto comportamento, e gli avevo detto che non ce l’avevo con lui. Avevo ripreso a sentire anche mia madre. Voleva venire a stare qui per qualche tempo ma le avevo detto di no, le mie sorelle avevano bisogno di lei, i miei fratellini avevano bisogno di lei più di quanto ne avessi io. Ero andato però a trovarli il fine settimana scorso, e passare del tempo con Ernest e Doris mi aveva fatto bene. Erano i miei piccoli raggi di sole. Però avevo deciso di tornare comunque a Londra. Volevo concentrarmi a scrivere nuova musica, per quanto fosse possibile. Passavo le giornate a scrivere, e cercare una base musicale adatta con il piano per i testi che scrivevo. Zayn però mi aveva convinto ad uscire con lui quella sera, solo noi due. Mi vennero in mente le ultime battute della conversazione avuta poco prima. 

 

“Lou, non puoi restare a casa per sempre. Non è….sano.”

 

“Stare senza Harry non sano. Non ce la faccio, Zayn….io vorrei solo che tutto questo dolore sparisse e che lui tornasse da me. Io lo amo così tanto cazzo…come può non capirlo?”, mi lamentai esasperato. 

 

“Louis, lui lo sa. L’ha sempre saputo. Ma devi dargli del tempo, E’ tornato da un viaggio di lavoro e ti ha trovato con qualcun’altra. Come pensi che possa stare? Deve solo smaltire questa cosa e tornerà da te vedrai. Non riesco a non vedervi insieme. Nemmeno tra un milione di anni.”, sospirò Zayn dall’altro lato del telefono.

 

“Nemmeno io. Ma forse hai ragione…prendere una boccata d’aria potrebbe farmi bene.”, aveva ragione, in fondo. 

 

 

Così lasciai perdere la scrittura per quel giorno, e sistemai casa. Poi decisi di darmi una ripulita, feci una doccia e la barba. Poi mi avvicinai all’armadio e presi le prime cose che trovai davanti agli occhi. Una maglia nera, felpa grigià e pantaloni neri. Misi le vans e mi avviai verso la porta di casa. Presi le chiavi di casa e uscii, dovevo passare a prendere Zayn. 

Dopo un quarto d’ora arrivai a casa sua, scese stranamente in orario e ci avviamo verso il bar dove andavamo di solito. Era un posto tranquillo e riuscivamo a passare una serata tranquilla senza mai dare nell’occhio. Certo ci chiedevano qualche foto a volte o un autografo, ma rimaneva sempre tutto tranquillo. 

 

Arrivammo verso le dieci di sera, e per fortuna ci diedero un piccolo tavolo in disparte. Prendemmo un paio di drink e e chiacchierammo del più e del meno. La serata stava andando abbastanza bene, certo la mia mente ogni tanto andava a Harry e alle volte in cui venivamo qui insieme con Zayn. Era incredibile come, qualunque cosa facessi mi portava un ricordo di noi. Era normale d’altronde, facevamo tutto insieme. Mi alzai da quel tavolo verso le undici e mezza dicendo a Zayn di aspettarmi alla macchina perché dovevo andare un secondo in bagno e l’avrei raggiunto. Feci qualche passo verso la mia meta quando mi sentii chiamare da una voce fin troppo familiare. 

 

“Louis.”

 

“Eleanor, cosa ci fai qui?”, cosa ci faceva qui? Non l’avevo mai vista in questo bar.

 

“Beh, mi ci hanno portato delle amiche qui. C-come stai?”. Non potevo crederci. 

 

“Come sto? Um, vediamo…come uno che è stato lasciato da un mese dal proprio ragazzo. Anzi, no, l’amore della sua vita. Rendo l’idea?”, ero sempre stato gentile con lei, ma quello che aveva fatto aveva superato i limiti. Avevo anche io le mie colpe, lo sapevo ma aveva iniziato tutto lei. 

 

“Mi dispiace Louis. Io davvero non vole-“

 

“Non volevi? Sicura? Forse dovrei ricordarti che hai provato a baciarmi un’altra volta….quasi due anni fa.”

 

“Capisco che tu sia arrabbiato ma davvero….ero ubriaca, non ti avrei mai baciato di nuovo. Comunque hai ricambiato il bacio…direi che la colpa di tutto questo non ricade solo su di me.”

 

“Infatti credo di aver pagato abbastanza per quello che è successo, non credi? Mi ha lasciato, non lo vedo e sento da un mese. E passo ogni santo giorno a rimpiangere quello che ho fatto. Prima di dire che le colpe sono ricadute solo su di te, ci penserei due volte. Perché credo che l’unico che ha pagato di questa cosa qui, sono io.”, sbottai velenoso andando via.

Arrivai nel parcheggio da Zayn. Ma avevo cambiato i miei piani. Volevo rimanere ancora lì. 

 

“Zayn, è un problema se per te rimaniamo qui ancora un po’?”

 

“Um..no, affatto. Vuoi rientrare?”. Decisamente si. 

 

Annuii e rientrammo dentro, tornando al tavolo dove eravamo seduti. 

 

“Come mai hai cambiato idea?”, mi chiese Zayn curioso. 

 

“Chiedilo a Eleanor.”, sbottai.

 

“Eleanor? Cosa c’entra adesso?”, domandò stupito. 

 

“Era qui, l’ho incontrata mentre cercavo la strada per il bagno. Abbiamo discusso, mi ha detto che la colpa era ricaduta solo su di lei. Capisci? Qui l’unico che ha perso la persona che ama e che si pente ogni giorno della sua miserabile vita sono IO.” sbottai alzando la voce e mandando giù l’ultimo sorso del cocktail.

 

“Ehi, amico calma. Sai che quello che ha detto non è vero. Lascia stare quello che dice. Vedrai che le cose si sistemeranno.”, mi disse Zayn dandomi una leggera pacca su una spalla. 

 

“Zayn, mi manca così tanto e mi sento così solo. Quella casa è vuota senza di lui…”, mi lamentai.

 

“Lou, sei sicuro che rimanere lì per ora sia la cosa giusta? Voglio dire…hai un’altro appartamento qui a Londra o potresti stare da me se non vuoi stare solo.”, 

 

“No! Voglio stare lì, so che forse non è la scelta migliore per me ma non riesco a lasciare quella casa. E’ come se sentissi Harry un pò più vicino a me.”, dissi. 

 

“Va bene, come vuoi. Se cambi idea sai che sono disponibile ad ospitarti.”, mi disse Zayn accennando un sorriso. 

 

Annuii. 

Dopo quattro cocktail decidemmo che era arrivato il momento di tornare a casa. Non ero per niente lucido, Zayn mi aiutava a reggermi nei momenti in cui non riuscivo a mantenere l’equilibrio. No decisamente, non ero lucido. Eppure stavo…bene. Avevo la mente libera, leggera….i pensieri che mi opprimevano durante la giornata era come se fossero spariti. 

Diedi le chiavi della macchina a Zayn, perché ovviamente non sarei stato in grado di guidare. E in mezz’ora arrivammo a casa. Si fermò davanti il cancello di casa e spense la macchina. 

“Lou, la macchina la porto a casa mia, domattina vengo a riportartela, okay?”

 

Annuii distrattamente e lo salutai, aprendo lo sportello della macchina per avviarmi verso casa. sentii il rumore della mia Porsche accendersi e scattare via. 

Mi avviai verso la porta di casa, infilai le chiavi nella toppa della porta e entrai in casa. Le luci erano accese. C’era una sola persona che aveva le chiavi di casa. 

 

Harry

 

La consapevolezza che si trovasse qui, a casa mi colpì dritta allo stomaco e dovetti appoggiarmi alla porta, facendola sbattere, per evitare di cadere. La vista mi si annebbiò, ma la mia ipotesi fu confermata quando vidi una testa riccia scendere le scale correndo. Nonostante l’alcool, ero in grado di riconoscerlo perfettamente. Lo conoscevo in ogni piccolo dettaglio. Il mio cuore prese a battere velocemente nel petto. Pensai che potesse uscirmi dal petto nel giro di qualche secondo. 

 

“Harry…”, sussurrai stupito. In fondo, non mi aspettavo di trovarlo qui, a quest’ora della notte. Magari era proprio quello il suo piano. Venire qui mentre io non c’ero e scappare via come un ladro senza che io sapessi nulla. Mi odiava così tanto?

 

“Um…io, ehm…sto finendo di prendere delle cose e vado via.”, disse il tutto grattandosi il collo. Era in imbarazzo. 

 

Non risposi. Non sapevo cosa dirgli, in realtà. Volevo che tornasse a casa, che restasse con me, a casa nostra. Ma non lo feci. 

Feci per avviarmi verso la cucina ma barcollai e mi appoggiai alla porta della cucina. 

 

“Stai bene?”, sentii Harry sussurrare ma la sua voce era più vicina a me. Si era avvicinato e stava per appoggiare una mano sulla mia spalla quando mi scostai entrando nella stanza. 

 

“Si, sto bene. Torna a fare quello che stavi facendo.”, dissi gelido. Non volevo averlo intorno più del dovuto. Vederlo qui, a casa nostra faceva male. Perché si eravamo vicini ma non lo avevo mai sentito così lontano. Sarebbe andato via di nuovo, e se mi fossi abituato alla sua presenza avrebbe fatto ancora più male. 

 

 

 

 

 

 

“Hard to remember what we left behind 

But you're hand in mine is hard to erase

 

 

Non gli rivolsi lo sguardo e mi avvicinai alla credenza. Aprii la credenza e trovai quello che stavo cercando. Una bottiglia di Vodka. Era quello che mi serviva, volevo solo dimenticare tutto. La presi e mi misi sulle punte per  prendere un bicchiere. Ma ovviamente l’alcool  non mi aiutò, persi l’equilibrio, cadendo a terra e il bicchiere che avevo appena preso scivolò dalla mia presa, si ruppe in mille pezzi sul pavimento. Abbassai lo sguardo verso quei pezzi di vetro. e il pensiero che sfiorò la mia mente fece spuntare un sorriso amaro sulle mie labbra. Quei pezzi di vetro…sparsi sul pavimento rappresentavano noi in quel momento. Io e lui eravamo quei frammenti di vetro; così vicini ma lontani e rotti, il pavimento rappresentava la nostra casa.

 

Si avvicinò a me e si mise a sedere per terra proprio accanto a me. Sentire il suo profumo così vicino mi riempì il cuore.

 

“Louis…stai bene?Ti sei fatto male?”, chiese. Sembrava preoccupato. 

 

Feci segno di no con la testa. Ero troppo scosso e ubriaco per elaborare una risposta. E la sua vicinanza non aiutava affatto. 

Si fermò un attimo ad osservarmi. Poi parlò

 

“Louis ma tu…tu puzzi di alcohol. Hai bevuto?”, non risposi. Mi sentivo in colpa anche per aver bevuto. 

 

“Louis ti prego dimmi che non sta diventando un abitudine.”, disse cercando di alzarmi il volto con due dita e il contatto con la sua pelle scottò. Mi allontanai di scatto. Non mi aspettavo si avvicinasse a me. 

 

“Perchè ti importa? Non credo sia più affar tuo visto che sei andato via.”, sbottai. Non sapevo nemmeno dove trovavo il coraggio per dirgli quelle cose, e sapevo benissimo che non avevo alcun diritto per lamentarmi. 

 

“Certo che mi importa! E Louis, sai bene che non sono andata via perché lo volevo io.”, disse allontanandosi di nuovo. 

 

“Se volevi rimanere, avrei dovuto farlo. Dovevi rimanere qui, e potevamo ricostruire le cose, INSIEME”, avevo alzato al voce ma avevo bisogno di sfogarmi. 

 

“Come potevo rimanere qui? Se ogni volta che ti guardo l’unica cosa che vedo è la  scena di te e eleanor che vi baciate, mh? Come posso andare avanti se quando guardo la persona che amo di più al mondo, riesco solo a pensare al fatto che mentre io non c’ero ha baciato qualcun’altro? Beh, mi dispiace ma non ce la faccio.” Alzò la voce anche lui. Anche lui doveva sfogarsi, glielo leggevo negli occhi. 

 

Rimasi in silenzio per un tempo infinito di tempo. Mi girai a guardarlo e mi soffermai su ogni particolare del suo volto. Nonostante non stesse sorridendo, mi sembrò la cosa più bella che avessi mai visto. I suoi ricci ricadevano perfettamente ai lati del suo volto, nonostante la parte superiore fosse raccolta in un piccolissimo codino. Il verde dei suoi occhi non era luminoso, ma scuro e cupo. Pur sempre bellissimo. 

Mentre ero perso a fissarlo e a pensare quanto mi fosse mancato averlo così vicino, ricominciò a parlare. 

 

“Sai qual è la cosa che mi fa stare peggio? Non è il bacio con Eleanor. E’ il pensiero che io mi fidavo di te. Eri la persona di cui mi fidavo di più al mondo. E’ sempre stato così, da quando ci siamo conosciuti. Dal primo momento in cui si siamo incontrati in quel bagno, mi sono sentito legato a te. Sentivo che potevo fidarmi di te. Mi sbagliavo. Perché per due anni mentre tu passavi il tempo a dirmi che eri geloso di Nick e che pensavi potesse succedere qualcosa tra me e lui, tu mi stavi mentendo su Eleanor. Mi hai tenuto nascosto quel bacio, se non ti avessi visto baciarla probabilmente tu non me lo avresti mai detto. E’ questa la cosa che mi fa più male. Io mi sentivo in colpa quando stavi male per la questione di Nick, e pensavo a come farti capire che io amavo solo te e che dovevi fidarti di me, e tu nel frattempo mi stavi mentendo. Credi che io stia bene adesso? Adesso che non sono più qui a casa, che non sono più qui con te. No, non sto bene….sono a pezzi. E nonostante tutto, l’unica cosa che vorrei fare adesso è stringerti e baciarti fino a farmi mancare il respiro. Ma non posso. Non ce la faccio. Non per ora”. 

Finì il suo discorso e si girò a guardarmi. Per la prima volta da quando eravamo di nuovo insieme in quella casa. Verde e Azzurro. Terra e Cielo. Sentii un brivido percorrermi la spina dorsale per l’emozione che i suoi occhi mi provocavano. Sentii il mio cuore tornare a battere regolarmente dopo un mese. Sentii tutto e nulla allo stesso tempo., perché aveva detto che si mi amava. Mi voleva ancora ma non poteva. 

 

“Vorrei sapere come poter ottenere di nuovo la tua fiducia. E’ tutto quello che chiedo. Vorrei riaverti accanto a me. E’ quello che chiedo ogni giorno. Mi manchi così tanto, Haz..”, mi lasciai sfuggire, insieme ad una lacrima,  mantenendo lo sguardo fisso nei suoi occhi. Non appena dissi quelle parole distolse lo sguardo e tornò ad abbassare lo sguardo, fissando le sue mani. 

 

“Louis, ti prego non-“, non finì la frase, ma sapevo cosa voleva dire. Non avrebbe ceduto. Dopo qualche minuto riprese a parlare, “Ho pensato di dormire qui, nella stanza degli ospiti. E’ tardi e non me la sento di-“

 

“Um…si..va bene!”, fermai il suo discorso. Era anche casa sua d’altronde. 

 

Si alzò  dal pavimento, pulendosi i pantaloni della  tuta e abbassò di nuovo lo sguardo verso di me per un attimo. 

 

“Harry?”, lo fermai prima che uscisse dalla cucina. 

 

“Si?”, si girò immediatamente guardandomi.

 

Stringimi. Non lasciarmi andare. Pensai ma non glielo dissi. Mi limitai a scuotere la testa, lui alzò le spalle e uscì dalla cucina. Dopo un tempo che parve infinito, mi alzai dal pavimento, raccolsi tutti i vetri rotti e li buttai nel cestino. Tornai a fissare la bottiglia di Vodka. Sapevo che non era la cosa giusta, sapevo che sarei stato solo peggio, ma volevo dimenticare, volevo smettere di provare dolore, volevo non pensare ad Harry. 

Così aprii la bottiglia e iniziai a bere. 

 

 

 

 

 

 

“Baby open your eyes 

And hold on tight 

Just keep running and we can stay up all night 

Don't let go

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Capitolo 6
*** 5. My wounded wings still beating ***


Ciao a tutti, eccomi con il capitolo 5 di questo capitolo. 
Se c'è qualcuno tra i lettori di questa storia che sta leggendo anche le altre due traduzioni, mi scuso per il ritardo nell'aggiornamento ancora una volta ma gli esami universitari si sono accumulati in due settimane e appena ne esco prometto che ricomincierò a postare regolarmente anche le altre due storie. Riesco a postare i capitoli di questa storia perchè l'ho già completamente scritta e corretta, quindi devo solo caricarli qui. x
Bene, detto questo, mancano due capitoli alla fine e vi lascio al quinto capitolo :)
Alla prossima :)
C.






 

“And I want to be free 

When my heart is made from gold 

And forgiveness seems too bold

 

 

 

 

 

 

“Tesoro, devi svegliarti, tra un paio d’ore devi essere in studio. Sono passata a lasciarti la colazione”, la voce di mia madre mi svegliò. 

 

S-Si mamma…tra dieci minuti scendo. Grazie per essere passata”, dissi ancora assonnato e girandomi dall’altro lato del letto. 

 

Oggi avevamo le prove per il tour. Erano passate due settimane da quando lo avevo visto ubriaco a casa e avevamo discusso. Oggi lo avrei rivisto. 

Avevo sempre pensato di non essere alla sua altezza, di non essere abbastanza per lui, che prima o poi avrebbe trovato qualcuno di più interessante. E lo aveva fatto, nel peggiore dei modi. Ma non rimpiangevo nulla di quello che avevo fatto, perché tutte quelle scelte mi avevano reso felice per tre anni. Louis mi aveva reso felice per tre anni. Nonostante tutto il dolore che stavo provando, ogni volta che lo vedevo, tutto l’amore che provavo per lui tornava a galla. Perché Louis mi era entrato dentro, fin dal primo giorno. Ma così come tornava tutto l’amore che cercavo di reprimere, allo stesso modo tornavano i ricordi. Di quel che aveva distrutto, baciando Eleanor e mentendomi per un anno e mezzo. Come aveva potuto? Se solo me lo avesse detto subito…non lo avrei mai incolpato di nulla. Era stata lei a baciarlo, d’altronde. Così mi aveva detto. Ma adesso le cose erano diverse. Aveva ricambiato il suo bacio. E come potevo credere che il primo bacio fosse diverso? Che fosse stata davvero lei? Se avesse ricambiato anche il primo e mi stesse ancora mentendo? Decisi di scacciare via quei pensieri e alzarmi, altrimenti non sarei mai arrivato in studio in tempo. Feci una doccia e mi vestii, poi andai in cucina dove trovai mia madre che stava mettendo dei pancakes in un piatto e stava versando un bicchiere di latte. 

 

“Harry, tesoro, ce l’hai fatta. Pensavo di doverti venire a chiamare di nuovo”, mi disse avvicinandosi e lasciandomi un piccolo bacio sulla guancia. La abbracciai d’istinto, avevo bisogno di lei. 

 

“Si ho fatto tardi. Avevo bisogno di qualche minuto in più. Anzi scusami se ti faccio arrivare tardi a lavoro”, sussurrai. Si staccò dal mio abbraccio sorridendomi dolcemente. 

 

“Tesoro non dire sciocchezze, e poi la casa di campagna di tuo padre è di strada, fermarmi non mi costava nulla. Piuttosto, come stai ?”, disse accarezzandomi i capelli. 

 

“Mmm, non ne sono sicuro. A volte credo di star bene, che le cose migliorino..ma poi succede qualcosa che mi riporta al punto di partenza.” mi lamentai sottovoce.

 

“Harry, sei sicuro che tutto questo che stai facendo sia la cosa giusta?”, disse e io inarcai un sopracciglio…stavo per dire qualcosa ma ricominciò a parlare.

 

“Voglio dire…se stai così male, e da quel che mi hai detto sta male anche lui…perchè continuare così? Perché non trovate una soluzione insieme e smettere di farvi del male?”

 

“Mamma io…non lo so. Io lo amo tanto, forse troppo. E mi manca, da morire. Quando non c’è, è come se mi mancasse costantemente l’aria. Quando lo vedo, nonostante tutto, mi travolge con tutte le emozioni che mi fa provare. Ma poi mi viene in mente tutto quello che è successo, ed è come se la mia testa non riuscisse a cancellarlo. Io vorrei davvero perdonarlo e dimenticare quello che è successo ma…è più forte di me…la mia testa è come se fosse bloccata a quella sera.”, lasciai uscire tutto quello che non avevo detto a nessuno. Il mio sentirmi bloccato era il vero problema. La mia testa era un problema. 

 

“Capisco tesoro, forse hai bisogno di tempo o forse….non credi che Louis possa aiutarti a sbloccare la tua testa? Magari se ne parlaste…”

 

“Non lo so mamma….vorrei solo che questo blocco nel mio cervello sparisse.”, sussurrai in fine. Non aggiunse altro, e io finii di far colazione. 

 

“Harry, allora io vado. Mi prometti di pensare a quel che ti ho detto?”, mi disse sorridendo sull’uscio della porta di casa. 

 

Annuii abbozzando un sorriso, e lei uscì chiudendosi la porta alle spalle. Finii di prepararmi, mi misi in macchina e mi avviai verso gli studi. Un’ora dopo arrivai in studio, a Londra. Salutai le poche fan che erano lì per vederci e entrai nell’edificio. Erano già tutti lì. 

 

“Oh Harry eccoti qui. Ora possiamo iniziare, vai a metterti lì in fondo, abbiamo già sistemato l’asta del microfono.”, mi disse la nostra vocal coach. Salutai i ragazzi e rivolsi un semplice sguardo a Louis e andai a sistemarmi in fondo alla sala, dove avevano messo la mia asta. Ero accanto a Liam, Niall era al centro della sala con la sua chitarra e dietro di lui c’erano Zayn, con le spalle praticamente attaccate al muro, e Louis dal lato opposto rispetto al mio. Bene, lo avrei avuto di fronte per tutto il tempo. 

 

 

 

 

 

I still find it in my heart 

To say I love you” 

 

 

 

Due ore e mezza dopo, avevamo analizzato e provato quasi metà delle canzoni previste dalla scaletta. Diedi uno sguardo alla scaletta per vedere quale canzone avremmo dovuto provare. 

 

Half a heart. 

 

Proprio la canzone adatta per quel momento. Mi schiarii la gola silenziosamente e ascoltai quello che la vocal coach diceva sulla canzone e su come avremmo dovuto cantarla, poi iniziammo a provarla. Cercavo di non guardare Louis mentre la canzone andava avanti e gli altri cantavano i loro pezzi, ma quando fu il turno di Louis non riuscii a non alzare lo sguardo. 

 

forget all we said that night, 

no, it doesn’t even matter

cause we both got split in two’

 

E nel momento in cui alzai lo sguardo, mi resi conto che lui teneva lo sguardo fisso su di me, mentre cantava quelle parole. Fu come ricevere un pugno allo stomaco. Cercai di distogliere lo sguardo ma era come se un filo invisibile mi tenesse incatenato a quegli occhi. La magia durò poco, perché la musica si interruppe e mi resi conto di non aver iniziato a cantare la mia parte della canzone. 

 

“Ragazzi, la proveremo un altra volta, poi decidiamo se metterla nella scaletta.”, disse la vocal coach. 

 

“Ho bisogno di un attimo di pausa, torno subito”, dissi velocemente e uscii dalla stanza dirigendomi verso il tetto dell’edificio. Avevo bisogno d’aria. Salii sul tetto e mi sedetti a terra, chiusi gli occhi e iniziai a respirare lentamente. Dopo qualche minuto sentii una mano sulla mia spalla. Aprii gli occhi e vidi Zayn. 

 

“Ehi Harry, tutto bene? Cosa è successo lì dentro?”

 

“Um..niente. E’ stato solo…non mi sono sentito bene e avevo bisogno d’aria tutto qui.”

“Sicuro? Sai che con me puoi parlarne. E se riguarda Louis, non gli dirò nulla tranquillo”

 

“Okay, va bene. E’ solo che mi sono sentito..mancare il fiato. Quella canzone è stato…troppo da sopportare.…sentirgli cantare quelle parole…io……non lo so Zayn…”

 

“Tranquillo è tutto apposto”, disse accarezzandomi le braccia. 

 

 

 

 

“Perché non me lo ha detto subito Zayn ?”, sussurrai dopo qualche minuto di silenzio. 

 

“Aveva paura di perderti Harry…”, disse lui

 

“Ma mi ha perso lo stesso adesso. Aveva intenzione di tenermelo nascosto a vita? Dio, se me lo avesse detto subito non lo avrei mai lasciato. E’ stata lei a baciarlo la prima volta, no? Ammesso che sia così. Mi viene da pensare che ci sia dell’altro.”

 

“No, Harry no. Come puoi pensarlo?”

 

“Come faccio a non pensarlo? Abbiamo visto tutti come è andata a finire.”

 

“Harry era ubriaco, e gli mancavi. Si sentiva solo….con questo non sto cercando di giustificarlo,  però era ciò che sentiva in quel momento e l’alcool lo ha portato a fare quella stronzata”, mi rispose. 

 

“Perchè lo ha fatto? Perchè? Non gli davo abbastanza? ”, mi lamentai e una lacrima sfuggì al mio controllo. 

 

“Ehi, Harry no no non pensare una cosa del genere. Lui ti ama, tanto. Non so cosa gli sia passato per la testa quella sera, ma ti ama. Lo sai anche tu, Harry”.

 

“Sai, a volte credo di non essere abbastanza per lui”

 

“Harry smettila di dire queste cose. Sai che non è vero, siete fatti per stare insieme. Louis ti ama più qualsiasi altra cosa al mondo. Avete solo bisogno di tempo per ricostruire quello che avevate. So che non è facile, so che ci vorrà del tempo ma ce la farete Harry, siete l’immagine dell’amore, non potete non farcela.”

 

“Sai, io nel mio cuore so di averlo già perdonato. Ma è la mia testa…che mi blocca. Ogni volta che penso a tutti i nostri momenti insieme e penso che potrei tornare da lui perché lo amo più di me stesso, perché voglio essere felice con lui di nuovo…la mia testa mi riporta le immagini di quello che è successo. E’ come se la mia testa avesse creato un muro contro il mio cuore, e per quanto io mi sforzi di  abbatterlo se il problema è nella mia testa, forse l’amore e il cuore non bastano.”

 

“Harry, devi combatterlo. Sai che puoi, il tuo amore per lui è lì, lo hai detto tu stesso. Devi solo farlo diventare più forte dei brutti ricordi. Non pensi che in questo Louis possa aiutarti?”

 

“Non lo so…so che Louis sta già male così. Non voglio che soffra ancora di più vedendomi così. Me la cavo da solo..”

 

“Era proprio la risposta che mi aspettavo. Vedi? Nonostante ti abbia fatto soffrire, continui a mettere il suo star bene davanti al tuo.” sussurrò Zayn ed io rimasi interdetto davanti alle sue parole. Era una cosa che avevo sempre fatto inconsapevolmente, mettere la felicità di Louis davanti alla mia. Perché se non era felice lui non lo ero nemmeno io. 

 

“Grazie per tutto quello che stai facendo Zayn. Davvero”, dissi accennando un mezzo sorriso. 

 

“Figurati, amico. Ero in debito per tutto quello che hai fatto per me e per tutto quello che ti ho confidato, e che tu non hai mai detto a nessuno. Mi mancava una chiacchierata come questa. Tipo quelle che facciamo di solito nella mia camera d’albergo quando sei ubriaco marcio.”, disse Zayn tirandomi una gomitata.

 

“Ah, hai ragione si”, dissi facendomi scappare un sorriso. 

 

“Torniamo di sotto, dai”, disse Zayn aiutandomi ad alzarmi. 

 

 

 

Un paio d’ore dopo avevamo finito le prove, e ognuno aveva raccolto le proprie cose ed era uscito dallo studio. Io ero rimasto lì, mi era venuta un’idea per una nuova canzone. Ero seduto a terra vicino alla colonna situata al centro della sala. Avevo la mia agenda sulle gambe, e la chitarra accanto a me. Stavo segnando gli accordi che avevo appena provato sull’agenda quando la porta dello studio  si aprì, rivelando una piccola figura che entrava nella stanza. L’avrei riconosciuto ovunque. Louis. 

 

“Oh um…scusami, non sapevo fossi ancora qui. Ho lasciato delle cose e sono tornato a ripreder-“

 

“Non ti preoccupare. Sono rimasto per scrivere e comporre qualcosa. Fai con calma”, dissi, cercavo di sembrare il più tranquillo possibile. 

 

“Um…okay. Ci metto poco.”, disse dandomi le spalle e avvicinandosi agli armadietti nell’angolo della stanza.

 

Dopo qualche minuto lo sentii sbuffare, e mi nacque un piccolo sorriso  sulle labbra. Sapevo che aveva problemi con quegli armadietti, ma feci finta di nulla.

“C’è qualche problema?”

 

“Um…no ehm ….va tutto bene. Okay, no.  Non voglio scocciarti però non riesco ad aprire l’armadietto. Potresti aiutarmi?”, sorrisi inconsciamente. Lui non se ne accorse perché mi dava le spalle, per fortuna. 

 

Mi alzai e mi avvicinai a lui, “Fai fare a me”, dissi e si spostò subito. In un paio di secondi avevo aperto l’armadietto. 

 

“Non capiro mai questi aggeggi”, borbottò. 

 

“Beh, devi solo giocarci un po’”, sussurrai allontanandomi di nuovo. 

 

“Harry,…”, mi chiamò.

 

“Si?”

 

“Um…Grazie.”, cercò di abbozzare un sorriso. Ma quello non era il suo vero sorriso. Glielo leggevo negli occhi. Nonostante tutto, ero ancora in grado di leggere nei suoi occhi.

 

“Adesso vado, a domani” aggiunse e uscì dalla stanza. Sorrisi e tornai a scrivere, più ispirato di prima. 

 

“I just want to do right by you

Forget what has changed 

'Cause nothing has changed

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Capitolo 7
*** 6. But I can see your heart can love again ***


 

Ciao a tutti, prendendo fiato tra un esame e l'altro vi lascio il sesto e penultimo capitolo di questa minilong. :) 
Alla prossima x
C.

 

 

POV LOUIS.

“I find shelter in this way 

Under cover, hide away

 

 

 

 

 

 

Domenica sera.

In uno squallido bar, a bere. Questa era la mia routine ormai, da una settimana a questa parte. Ogni sera lì a riempirmi di alcohol, fino quasi a non saper nemmeno ritrovare la via di casa. Era stato l’unico modo per annullare il vuoto che sentivo costantemente. Tutto era iniziato a causa dell’alcohol, e così andavo avanti. Zayn mi aveva detto che stavo esagerando, che poteva diventare un problema troppo grande da gestire, lo sapevo anche io ma non gli davo ascolto. Gli altri non ne sapevano nulla, nemmeno mia madre. Le avevo detto che stavo bene, e che con il tempo sarei stato bene. Non doveva preoccuparsi. Era il mio modo per scappare dal dolore e dalla solitudine che la lontananza di Harry aveva portato, e doveva rimanere un mio problema. 

Guardai l’orologio appeso all’ingresso del bar, segnava l’una di notte. Ero conciato abbastanza male, anzi decisamente male; per questo decisi di andar via dal locale. Arrivai barcollando all’uscita e mi appoggiai al muretto appena fuori sulla destra. Mi presi la testa tra le mani non riuscendo a fare altro. Cercavo di ricordare la via di casa, ma la mia testa non aveva intenzione di aiutarmi. Volevo Harry. Lui avrebbe saputo come aiutarmi, lui sapeva sempre come salvarmi. Forse con lui sarei potuto uscire dal tunnel in cui ero entrato. Non volevo bere, non volevo diventasse un vizio, volevo solo che Harry mi aiutasse. Mi sarebbe bastata la sua presenza per smettere con questo schifo. 

 

“Louis.”, mi sentii chiamare da una voce femminile familiare. Nonostante la sbornia, la riconobbi dopo qualche minuto. 

 

“Gemma…?”, dissi dubbioso. 

 

“Si Louis sono io. Tutto bene? Hai bevuto?”, disse avvicinandosi a me. 

 

“Ehm….si…um…non sto proprio bene in effetti…”, dissi; non controllando il tono strascicato della mia voce.

 

“Okay, ascoltami. C’è qualcosa che posso fare? Posso darti una mano?”. Si. poteva fare una cosa, così diedi voce ai miei pensieri. 

 

“Portami da Harry”, dissi senza pensarci due volte. 

 

“Louis, non è una buona idea…non sei conciato bene”, sussurrò accarezzandomi i capelli.

 

“Gem, ti prego ho bisogno di lui, ho bisogno del suo aiuto.”

 

“Lou,ti voglio bene come un fratello lo sai, ma devo pensare anche a Harry adesso; vederti così non credo ch-“, la interruppi, dovevo vederlo.

 

“Gem, ho bisogno del mio migliore amico adesso, non del mio fidanzato. Ho bisogno della persona su cui so di poter contare sempre, dell’unica persona che può aiutarmi adesso. Ti prego.”

 

 

 

 

 

 

“Maybe I had said something that was wrong 

Can I make it better with the lights turned on “

 

 

 

 

 

 

Alla fine l’avevo convinta. Mi aveva abbracciato e accompagnato alla sua macchina. Eravamo in viaggio da circa mezz’ora. Non sapevo dove fossimo diretti, non sapevo dove Harry era andato a vivere dopo che…dopo che era andato via da casa. 

 

“Lou…perchè lo hai fatto?”, Gemma spezzò il silenzio durante il viaggio. 

 

“Um…non lo so Gem, mi sentivo solo, ero ubriaco e ….Harry non c’era. So che non è una giustificazione. Mi pento tutti i giorni per quello che ho fatto da quando è andato via.”

 

“Capisco. Lou, mi devi promettere che se quando arriviamo lui non ti vuole lì tornerai con me senza fare storie.”, disse seria Gemma. Quando si trattava di Harry era sempre molto protettiva. Si adoravano e avrebbero fatto di tutto per proteggersi l’un l’altro. 

 

“Si. Dove vive da quando…beh si insomma…..”, dissi io ma non riuscii a finire la frase. Sapevo che aveva capito. 

 

“Sono sicura che tra poco riconoscerai questo posto.”, disse accennando un mezzo sorriso. 

 

Mi voltai e fissai la strada. Improvvisamente mi sembrò un posto….familiare. Riconobbi il fiumiciattolo al lato della strada delimitato da una piccola pineta. Riconobbi le piccole case situate qua e là lungo la via. E infine riconobbi il posto in cui Harry aveva deciso di rifugiarsi dopo avermi lasciato. La casa in campagna del padre di Harry. Era stato il nostro inizio, in tutti i sensi. Noi cinque eravamo partiti da lì, come gruppo, come band e come amici. Noi due eravamo partiti da lì, come compagni di band, come migliori amici e come due persone attratte l’una dall’altra. 

Gemma rallentò entrando nel vialetto di casa e si fermò vicino all’ingresso di casa, io mi sporsi dal  finestrino per controllare se ci fosse qualche luce accesa in casa. La camera da letto era accesa. Era sveglio, o forse si era addormentato con la luce accesa. Tipico di Harry, mi venne da sorridere al pensiero ma non lo feci.

Scendemmo dalla macchina, e Gemma venne a darmi una mano. Ci avvicinammo alla porta di ingresso di casa e Gemma prese a bussare alla porta. Ma non aprì. 

 

“Magari dorme lou…”

 

“prova per l’ultima volta, altrimenti andiamo via”. Fece come le avevo chiesto, bussò ancora ma nessuno aprì.  Rimanemmo lì in piedi per qualche minuto lì davanti, Gemma mi guardò come se stesse aspettando una mia mossa, io alzai le spalle e stavamo per girarci e tornare alla macchina quando lentamente la porta si aprì, rivelando la figura insonnolita di Harry, che si stropicciava gli occhi. 

 

“Gem ma che cos-…Louis? Che ci fate qui?”, disse. Poi fissò gli occhi sullle braccia di Gemma intorno a me che mi sorreggevano e si incupì.

 

“Hai bevuto ancora?”, disse serio e con tono accusatorio. Non risposi e allora intervenne Gemma. 

 

“Ancora? Che significa? Louis che stai combinando?”, disse ma io non risposi, di nuovo. 

 

“Gemma perché l’hai portato qui?”, disse Harry rivolgendosi alla sorella. 

 

“Voleva vederti, io gliel’ho detto che non era una buona idea, ma ha insistito dicendo che aveva bisogno del suo migliore amico.”, concluse Gemma e in quel momento alzai lo sguardo verso Harry e mi accorsi che mi stava guardando. 

Ti prego, non mandarmi via

Ci fissammo per un attimo interminabile, poi parlò.


“Riesci a camminare da solo?”, sussurrò semplicemente. La voce più bassa del solito.

 

“Um…credo di si. Gem puoi lasciarmi, grazie”, mi girai accennando un sorriso e cercai di fare un paio di passi verso Harry, per entrare in casa, ma evidentemente l’equilibrio ancora non era tornato perciò barcollai. Sentii prontamente due mani, quelle di Harry,  sulla vita e il tocco bruciò sulla mia pelle, nonostante la stoffa che separava le sue mani dalla mia pelle. Sentii mille brividi percorrermi la spina dorsale, ma cercai di non farglielo notare. Non volevo che interrompesse quel contatto, sarei rimasto così per sempre. 

 

“Okay, entriamo. Ti aiuto io.”, disse. Salutò Gemma e entrammo in casa. Mi accompagnò nella stanza  e mi mise a sedere sul letto. 

“Come ti senti? Ti serve qualcosa?”, sussurrò con tono calmo, ma sentivo nella sua voce che era freddo e distaccato. Sicuramente era arrabbiato perché avevo bevuto, di nuovo. Se solo avesse saputo che erano settimane che lo facevo. 

 

“Um…ho solo un pò freddo.” sussurrai guardandomi le mani. 

 

“Oh, vado a prenderti una coperta.”, Non mi serve una coperta. voglio te, voglio che mi abbracci, voglio sentirti vicino a me. Pensai ma non glielo dissi. 

 

 

 

“So you can feel the way I feel it too 

And I'll mirror images back at you 

So you can see the way I feel it too” 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

POV HARRY

 

 

 

 

“And right before your eyes I'm breaking 

And fast, nowhere to hide 

Just you and me

 

 

 

 

Ero arrabbiato. No, deluso. Più di prima. Aveva bevuto di nuovo. Perché continuava a farsi del male in questo modo? Pensai mentre ero entrato nella stanza degli ospiti a prendere la coperta e gliela riportavo indietro. Lo trovai seduto al centro del letto con la testa appoggiata allo testiera. Quanti pomeriggi avevamo passato in quel letto a ridere e farci il solletico? Quante mattine passate a baciarci e coccolarci? Quante sere passate a fare l’amore in quel letto? Ne avevo perso il conto. Questa casa era il nostro rifugio fuori dal mondo. Venivamo qui quando eravamo stanchi, quando avevamo del tempo libero e quando semplicemente volevamo stare lontani da tutto e tutti. 

Lo guardai un attimo mentre gli passavo la coperta. Era dimagrito, ancora. Aveva il viso stanco, e scavato. E due profonde occhiaie. Per me era bellissimo anche così, nonostante mi facesse male vederlo in quel modo. Indossava una tuta che gli stava enorme e riconobbi la mia felpa nera. 

 

Se non hai bisogno d’altro io vado a dormire di là”, dissi serio. 

Non rispose, manteneva lo sguardo basso. Mi girai e feci per andare via quando..

 

“Harry, aspetta..”, disse. Mi fermai e mi girai a guardarlo. Ancora lo sguardo basso. 

 

“Cosa ti serve?”, cercai di mantenere il tono di voce tranquillo ma non lo ero affatto. 

 

“Puoi venire qui un attimo? Possiamo parlare?”, disse mantenendo lo sguardo ancora basso. 

 

“Lou io non credo che or-“, cercai di dire ma mi fermò.

 

“Ti prego.” Non c’era bisogno che dicesse altro, il mio cuore gli aveva detto di si la prima volta che me lo aveva chiesto. Così non risposi, mi avvicinai al letto e mi sedetti da un lato, accanto a lui. 

 

“Cosa devi dirmi?”

 

“Um…io..in realtà..”, iniziò a parlare ma lo fermai. Volevo guardarlo negli occhi, qualunque cosa avesse da dirmi.

 

“Louis, come possiamo parlare se non mi guardi negli occhi? Perché non mi guardi?”, dissi cercando di attirare il suo sguardo. Rimase un secondo in silenzio, poi parò.

 

“Ho paura, e mi vergogno.”, disse. Cosa?

 

“Di cosa hai paura Louis? Di cosa ti vergogni?”, risposi incuriosito. 

 

“Di quello che vedrei nei tuoi occhi. Di quanto tu sia deluso da me.”, disse sottovoce.

 

“Louis, tu..”cercai di dire ma mi fermò. 

 

“So che è così. Non faccio altro che deluderti. Sai perché sono venuto qui? Perchè nonostante io abbia perso completamente la tua fiducia, rimane una cosa. La mia totale fiducia verso di te. Sentivo che avevo bisogno di te, del mio migliore amico prima di tutto. Sentivo che tu eri e sei l’unico che può capirmi e aiutarmi nonostante tutto.”, concluse girando finalmente lo sguardo verso di me. Annegai nell’azzurro dei suoi occhi, nonostante fossero stanchi e tristi. 

 

“Louis io,”

 

“Non mai avuto il tempo e il modo per scusarmi. Proverò a farlo adesso, nonostante non sia completamente lucido. Harry…io…ti chiedo scusa e sarò sincero. Per tutto e sempre.Ti chiedo scusa per aver tradito la tua fiducia, quando tu non me ne hai mai dato il motivo, ti chiedo scusa per averti dato per scontato, ti chiedo scusa per aver baciato Eleanor. Dio, lo rimpiango ogni giorno della mia vita. Ti chiedo scusa per aver preso questo stupido vizio, per aver iniziato a bere, so che ti ho deluso anche in questo. E ti chiedo scusa per averti mentito così a lungo su Eleanor….”

 

“Perchè non me lo hai detto subito?”, dissi, non riuscii a fermare i pensieri. 

 

“Avevo paura Haz, paura di perderti.”

 

“E’ successo comunque.”, dissi alzando la voce. Questa volta fui io ad abbassare lo sguardo. 

 

“E’ così allora? Non c’è possibilità che tu mi perdoni?”, disse. 

 

“Lou…io vorrei davvero perdonarti. Ci sto provando davvero…perchè insieme a tutto il dolore che sto provando, non riesco a smettere di amarti. E’ un amore che mi consuma, come se avessi qualcosa che brucia al centro esatto del petto. E ogni volta che ti vedo la fiamma aumenta sempre di più. Ma non c’è solo il cuore. C’è anche la testa, che ha creato un muro contro il mio cuore. Io vorrei abbatterlo ti giuro che lo vorrei ma ogni volta che penso di fare un passo avanti, la mia testa mi riporta indietro ed è come se tutti i passi avanti che faccio si annullino.”, conclusi il mio discorso asciugandomi una piccola lacrima che mi era sfuggita. Poi alzai lo sguardo verso di lui. 

 

“Harry, non pensi che insieme  potremmo superare questo blocco?”, disse avvicinandosi leggermente a me. 

 

“Louis io non lo so….e se non dovesse funzionare? Non voglio che tu stia ancora più male di così.”, sussurrai. 

 

“E se invece va bene e ce la fai e possiamo tornare quelli di una volta? Non devi pensare a me Harry. Smettila di farlo. Pensa a te stesso, cosa vuoi?”, sussurrò avvicinandosi ancora di più. La sua voce si ridusse ad un sussurro per quanto era vicino. 

 

 

 

 

 

 

“This is the last time I'm asking you this 

Put my name at the top of your list 

This is the last time I'm asking you why 

You break my heart in the blink of an eye” 

 

 

 

 

 

Forse fu la sua vicinanza, forse la confusione nella mia testa. ma mi ritrovai improvvisamente ad urlare. 

 

“Louis non lo so ok? Vorrei soltanto cacciare via questo muro che ho nella testa e questo peso che sento nel cuore. Vorrei tornare indietro nel tempo, vorrei che tu non l’avessi mai baciata, vorrei che tu non avessi mai iniziato a bere, vorrei esserci stato di più per te perché evidentemente sono stato assente se tu-“, mi alzai dal letto e iniziai a camminare su e giù per la stanza mentre parlavo.

 

“No Harry cosa stai dicendo no tu”

 

“Si Louis è così perché altrimenti non l’avresti baciata. O forse sì, chi lo sa. Vorrei che tornassimo quelli di un tempo, felici e spensierati che non dovevano badare a quello che facevano o dicevano perché uno stupido contratto lo vieta. Vorrei poterti abbracciare e stringere quando voglio ma non posso farlo perché siamo seguiti passo dopo passo e dobbiamo attenerci a delle stupide regole. Vorrei baciarti adesso più di ogni altra cosa ma la mia testa mi dice di non farlo….e mi sento sempre così bloccato che non so più cosa devo fare”, mi sfogai. Non riuscii a fermarmi. E come al solito l’unica persona con cui ero riuscito a farlo era proprio lui, nonostante fosse la causa di tutto questo. Poi tornai a sedermi sul letto. 

 

“Harry, io non posso prometterti che mi perdonerai e che dimenticherai tutto. Ma posso prometterti che farò di tutto per farmi perdonare, per riconquistare la mia fiducia, per ricostruire quello che io stesso ho rotto, sperando che funzioni. Ti prego Harry, sai anche tu che non possiamo stare lontani….”, disse riavvicinandosi a me.

 

“Louis..io..”, dissi tentennando.

 

“Harry…mi manchi così tanto…torna a casa, torna da me”, sussurrò tra i miei capelli lasciando un piccolo bacio, poi prese ad accarezzarli. 

 

“Louis io non voglio ferirti ancora. Io…la mia testa…”

 

“Harry…non pensare alla tua testa….pensa a te, a me….a noi due…siamo qui insieme adesso, ce la puoi fare.”, disse si avvicinò ancora di più a me, la sua mano ancora accarezzarmi i capelli. Sentivo il suo respiro all’altezza del mio collo, rabbrividii. Mi era mancato averlo così vicino, troppo. Fui invaso da miliardi di sensazioni diverse. Rimaneva lì fermo, i nostri respiri si fondevano l’uno con l’altro. 

Poi sussurrò

 

“Lasciati andare, Haz. Ti amo e sono qui con te, per te. Ci sei sempre stato solo tu, lo sai…ti prego. ”

 

Allora smisi di combattere. Il muro crollò automaticamente, travolto dall’amore che era tornato a galla e mi aveva travolto. Misi una mano tra i suoi capelli e lo attirai a me, baciandolo. Fu un bacio diverso dagli altri, c’era disperazione, dolore, mancanza, amore, felicità di essere l’uno tra le braccia dell’altro. Louis ricadde all’indietro sul letto trascinandomi con sè e finii sopra di lui. Sorridemmo entrambi l’uno sulle labbra dell’altro, mi staccai per un attimo da lui per guardarlo negli occhi, erano azzurri e vivi. Il suo profumo mi colpì in pieno avvolgendomi. 

 

“Mi sei mancato così tanto”, dissi infilando la mia testa nell’incavo del suo collo, beandomi del suo profumo. E fu come tornare a casa. 

 

“Io non mi sarei mai perdonato se tu non mi avessi perdonato. Sono così contento che tu ce l’abbia fatta e che tu sia tornato da me. Ora resta con me per sempre.”, poi spostò lo sguardo ai lati del suo viso, dove tenevo la mia mano per reggermi e non pesare su di lui. Sapevo cosa stava guardando. L’ancora. Si avvicinò al tatuaggio e lasciò un piccolo bacio su essa. 

 

“Il mio cuore ti ha perdonato nel momento in cui sono uscito da casa nostra Lou. La mia testa ci ha messo un po' di più”, abbozzai un sorriso.

 

“Tornerai a casa nostra vero?”, mi chiese Louis ansioso. 

 

Sorrisi, “certo che lo farò, sono mancato anche troppo.”

 

“Quella sera non te l’ho detto ma…Harry, anche tu sei la mia casa.”, disse sorridendomi e lasciandomi un bacio leggero sulle labbra. Ma preso dall’emozione non lo lasciai allontanare e lo avvicinai ancora di più a me, approfondendo il bacio. Passammo interminabili minuti a baciarci, a prendere familiarità l’uno con l’altro dopo un mese di lontananza. Passai a lasciargli infiniti baci e piccoli morsi sul collo, che lo fecero ridere per il solletico ma non mi fermai. Sentii una leggera pressione sui ricci e capii subito, era il suo modo di richiamarmi, di dirmi che voleva baciarmi. Risalii all’altezza delle sue labbra e continuammo a baciarci fin quando iniziò ad abbassarmi i pantaloni. 


“Voglio fare l’amore con te, Haz”, disse separandosi di qualche millimetro da me.

 

“Anche io lo voglio Lou, non aspetto altro”. dissi sorridendogli. 

 

Quella notte tornammo ad essere una cosa sola, due persone che si amano e che si dedicano l’una all’altra incondizionatamente. Ci addormentammo poi sfiniti l’uno tra le braccia dell’altro, il mio viso nascosto tra i suoi capelli, le sue mani a coprire le mie braccia che lo avvolgevano, non prima di esserci sussurrati “ti amo”. E allora capii che ce l’avevo fatta davvero, il mio cuore aveva abbattuto quel muro. Il mio amore per Louis aveva abbattuto quel muro. Perché avevo scelto di perdonarlo, lo avevo scelto per tutte le cose giuste che aveva fatto per me, avevo scelto di dimenticare l’unica cosa sbagliata che aveva commesso. 

E’ vero quando si dice che l’amore supera qualsiasi ostacolo. Per noi era stato così. 

 

 

 

 

 

This is the last time you tell me I've got it wrong 

This is the last time I say it's been you all along 

This is the last time I let you in my door 

This is the last time, I won't hurt you anymore, ohh"

 

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Capitolo 8
*** 7. Love you like you're leaving ***



Ciao a tutti, bene questo è l'ultimo capitolo di questa minilong. 
Ho iniziato a scrivere una long, totalmente diversa ed è un alternative universe; ma come ho fatto con questa...credo che finchè non finirò di scriverla, non inizierò a postarla. Potreste vedere però comparire di tanto in tanto mie OS :)
Grazie per aver letto questa piccola storia, è stata la mia prima long che ho postato qui, per cui è stato una sorta di esperimento per me. 
A presto
C.









Tre mesi dopo.

 

 

 

 

“Now and then I think of when we were together

Like when you said you felt so happy you could die”

 

 

 

 

Dopo quella sera Harry era tornato a casa loro, a Londra, e per le prime settimane le cose erano andate bene, alla grande. Erano tornati affiatati e felici come prima. Avevano ripreso le loro routine: fare colazione insieme sul letto della camera di Harry, giocare alla playstation la domenica pomeriggio, e passare interi pomeriggi a coccolarsi sul divano. Ma non sempre le apparenze rispecchiano la realtà, a volte.  In verità, Louis si sentiva ancora in colpa per tutto quello che era successo, e sapeva che Harry ancora non si fidava del tutto di lui, ma si stava impegnando per dimostrare a Harry che potevano farcela insieme. Nonostante tutto fosse tornato alla normalità, aveva sottovalutato il suo problema con l’alcohol. Aveva continuato a bere, senza dire nulla a Harry. Non voleva dargli preoccupazioni; e più pensava che se Harry lo avesse scoperto, lo avrebbe perso definitivamente, più non riusciva a smettere perché la paura di perderlo gli mozzava il respiro. Affogava quella paura in quelle bottiglie. Harry aveva notato quanto Louis fosse diverso nelle ultime settimane, non era tranquillo, spesso era stanco e aveva forti mal di testa. Ma giustificò il tutto pensando che forse la preparazione per il tour lo stesse stancando parecchio. 

 

Le ultime settimane erano state difficili per tutti e cinque, avevano ripreso le prove e la registrazione del nuovo album e non avevano un attimo di pausa. L’unico a sapere la verità su Louis era Zayn, che gli aveva promesso che non avrebbe detto nulla a Harry, ma più volte lo aveva avvisato che avrebbe perso Harry se lo avesse scoperto. 

Più passavano i giorni più le cose peggioravano. Harry e Louis parlavano e si vedevano poco, perfino in casa loro. Louis usciva quasi tutte le sere e tornava a casa tardi, quando Harry dormiva già da un pezzo. Provava ad aspettarlo sveglio, ma la stanchezza per le prove lo faceva crollare. E Louis lo trovava ogni sera addormentato su un fianco, rivolto verso il suo lato del letto con la mano sul suo cuscino, e Louis, accennando un sorriso, puntualmente doveva spostarglielo, svegliandolo. ‘Louis’, mormorava Harry assonnato e Louis ogni volta gli diceva dolcemente di riaddormentarsi e che era tutto ok. Anche se quella non era la verità. Si cambiava, metteva il pigiama, si stendeva sul letto e passava la notte ad aspettare che la sbornia andasse via e a guardare quell’angelo dai capelli ricci e occhi verdi che dormiva accanto a lui. Fu in una di quelle notti, in Ottobre, che decise di non poter andare avanti in quel modo. Non voleva continuare a deludere e ferire Harry. Aveva bisogno di allontanarsi da lui, nonostante questo ferisse lui per primo. Voleva riprendere in mano la sua vita, voleva smettere di bere, di deludere tutti quelli che gli stavano intorno, a partire dalla persona che amava. Per questo riempì un borsone, chiamò Zayn nel cuore della notte per avvisarlo della sua partenza e gli fece promettere di non avvisare Harry. Arrivò ad Heathrow e prese il primo volo disponibile per l’unico posto in cui il suo cuore lo portava: LA. 

 

 

 

 

 

 

But you didn't have to cut me off

Make out like it never happened and that we were nothing

And I don't even need your love

But you treat me like a stranger and that feels so rough”

 

 

 

 

Passarono settimane ed Harry ancora non si capacitava del fatto che louis era andato via, senza dirgli nulla. Aveva passato la prima settimana a riguardare il post-it, ancora macchiato dalle sue lacrime, che gli aveva lasciato sull’isola della cucina. 

 

‘Non riesco ad andare avanti così.

Il problema sono io, non rimproverarti di nulla. 

MI dispiace.
perdonami se puoi. 

 

Ti amo

Tuo, Louis.’

 

E ricordava tutti i messaggi che gli aveva mandato in quella settimana, senza mai avere una risposta.

 

Dove cazzo sei? Perché non te ne sei andato così, eh? Potevi almeno darmi una cazzo di spiegazione

 

Un post-it? Davvero, Louis? Almeno io te l’ho detto in faccia mentre ti stavo lasciando’

 

‘Qualunque fosse il motivo avresti dovuto dirmelo.’

 

‘Potresti degnarti di rispondermi ad un cazzo di messaggio? C’è qualcuno che si preoccupa per te qui. Ma evidentemente a te non importa di nessuno’

 

‘Dopo tre anni…..non me lo merito. Vorrei solo sapere come stai, se sei VIVO almeno, ma a te che importa. Sai che ti dico: è questo che vuoi? Beh vaffanculo.’

 

‘Sai che c’è? Che io ti odio. Ti sto odiando giuro. Ti odio perché ti amo da morire, nonostante tutto. E non averti qui fa male, e sapere che non ti sei fidato abbastanza di me da dirmi cosa ti stava succedendo fa ancora più male.’

 

 

E con quel messaggio smise di scrivergli. Louis moriva dentro ogni volta che vedeva lo schermo del suo cellulare illuminarsi, ma non poteva e non doveva rispondergli. 

Harry passò quelle settimane a chiedersi cosa avesse sbagliato, cosa avesse portato Louis ad andare via in quel modo, a lasciarlo lì. Parlo con i ragazzi ma nessuno sembrava sapere nulla. Parlò infine con Zayn, e capì che sapeva la verità ma che non volev-, anzi poteva, raccontargliela. 

 

Fu quando trovò una bottiglia di vodka nascosta nel mobile della cucina che capì. Capì che nonostante fosse tornato a casa e avessero fatto pace che era cambiato qualcosa in Louis, ma che lui non lo aveva visto. Il Louis che lui conosceva non era mai stato in grado di nascondergli qualcosa, gli aveva sempre detto tutto, nonostante la verità potesse a volte ferire uno dei due. Perché quella era la loro prima regola, essere sempre sinceri l’uno con l’altro. Ma avevano rotto quella regola nel momento in cui avevano iniziato a smettere di fidarsi l’uno dell’altro. 

Fu in quei giorni che Harry riprese la sua agenda, quella in cui scriveva i testi delle sue canzoni. Quella in cui scriveva tutto ciò che gli passava per la mente, tutto quello che voleva, ma non poteva, dire. Tutto quello che lui vedeva nel mondo e nelle persone. Quello che vedeva nell’amicizia e nell’amore. E in quei giorni trovò il titolo per la canzone che aveva scritto nei giorni in cui era stato lontano dai Louis, tre mesi prima. La canzone che voleva mettere da parte, insieme a tutti i ricordi che essa evocava, ma che sentiva così sua in quel momento. 

 

You still have my heart (even if you don’t deserve it)

 

Lo scrisse a penna e richiuse il diario, lasciandolo sul suo comodino. 

 

 

 

“Now and then I think of all the times you screwed me over

But had me believing it was always something that I'd done

But I don't wanna live that way

Reading into every word you say

 

I guess that I don't need that though

Now you're just somebody that I used to know”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(sei mesi dopo)

22 febbraio2014

 

 

 

“If you’re pretending from the start like this,

With a tight grip, then my kiss

Can mend your broken heart

I might miss everything you said to me

 

 

 

 

Quella mattina sia Harry che Louis, nonostante fossero in due continenti diversi, si svegliarono con la stessa opprimente malinconia addosso. Entrambi guardarono il calendario. 

 

22 febbraio 2014. 

 

Avrebbero entrambi preferito rimanere nel loro letto, cercando di non pensare a quella data. Ma non potevano. La band aveva preso una pausa e Harry, quella mattina,aveva un impegno con i manager, Louis aveva un seduta dallo psicologo. Si, aveva iniziato delle sedute da uno psicologo da quando era arrivato a LA, e stava andando tutto per il verso giusto. 

Erano passati quasi sei mesi da quando era andato via d Londra, Harry pensava ancora a Louis, così come Louis pensava ancora a Harry. Nessuno dei due aveva smesso di amare l’altro. Ma nessuno aveva fatto un passo avanti verso l’altro: Harry pensava che Louis non volesse più vederlo e che non lo amasse più, Louis era convinto che Harry lo odiasse abbastanza da averlo dimenticato e non voleva chiamarlo nemmeno per chiedergli scusa di quel che aveva combinato. Non si sentivano da sei mesi, ma non c’era giorno in cui entrambi chiedevano ai ragazzi come stesse l’altro. Entrambi controllavano ogni giorno il profilo twitter dell’altro. Pensavano che quella giornata sarebbe stata noiosa e malinconica come le altre, ma non sapevano quanto si sbagliassero. 

Fu intorno alle cinque di pomeriggio che il cellulare di Harry si illuminò. 

 

Harry, mi aveva detto di non dirti nulla ma a questo punto credo tu debba saperlo. Louis è a LA. Ha avuto un incidente, nulla di grave.

 

Il cervello di Harry si bloccò non appena lesse ‘ha avuto un incidente’ sullo schermo. Non pensò a nient’altro. Solo che voleva essere lì accanto a lui, Louis aveva bisogno di lui. Fanculo l’orgoglio, fanculo se era andato via, fanculo se non stavano più insieme o se lui non voleva vederlo. Aveva bisogno di vederlo e di sapere che stava bene. Non avvisò nessuno, prenotò il primo volo per Los Angeles, prese le prime cose che trovo nell’armadio e partì. 

 

 

Can we stop this for a minute?

You know, I can tell that your heart isn’t in it or with it”

 

 

Non appena arrivò a LA realizzò di non sapere in che ospedale Louis si trovasse. Così penso di andare a casa a lasciare il borsone e poi si sarebbe messo in contatto con Zayn per avere maggiori informazioni; Zayn sapeva dove si trovava, sicuro. Prese un taxi e si fece lasciare davanti la loro villa. Non appena entrò in casa, fu travolto dal profumo di Louis che riempiva tutta la casa. Sentì un blocco al cuore, quanto gli era mancato quel profumo. Fece qualche passo in casa, dopo aver lasciato il borsone all’ingresso. Stava per entrare in cucina quando una voce lo fermò

 

“Che ci fai qui?”, poteva riconoscere quella voce ovunque. 

 

Louis

 

Si girò di scatto, sorpreso della sua presenza e rimase senza fiato. Louis era lì davanti a lui, stava scendendo l’ultimo gradino delle scale che portavano alla camera da letto. La loro camera da letto. Ripercorse il corpo di Louis con lo sguardo. Era a piedi scalzi e indossava solo un pantalone grigio di tuta, e una piccola fasciatura copriva la sua spalla, accanto al suo tatuaggio ‘it is what it is’. Harry lo trovò bellissimo. Passò a guardare il suo viso e notò un piccolo taglio all’angolo delle labbra e un livido sullo zigomo sinistro. Quando i loro occhi si incontrarono, entrambi rabbrividirono. Harry tornò alla realtà e pensò che non aveva ancora risposto alla domanda.

 

“Zayn. Mi ha detto che avevi avuto un incidente”

 

“tsè, no riesce a tenere la bocca chiusa”

 

“Scusami se era preoccupato per te, e per me, visto che a quanto pare non me lo avresti fatto sapere”

 

“Non c’era bisogno che sapessi nulla, sto bene come vedi”

 

“Non credo che quella fascia sulla tua spalla sia nulla, Louis”

 

“Ho detto che non è niente”

 

“Puoi smetterla di fare l’egoista del cazzo e pensare che magari a noi importi di te ? Tanto ormai sono qui, e non puoi rispedirmi indietro”

 

Louis rimase in silenzio. La verità è che voleva dire ad Harry quanto fosse felice che lui era lì con lui, e che era grato a Zayn di averglielo detto. “

 

“Adesso…mi puoi dire cosa è successo? Sei andato in ospedale?”

 

“Non mi va di parlarne. E si, sono andato in ospedale.”

 

“Come vuoi. Hai mangiato qualcosa?”

 

“No, sono tornato dieci minuti fa.”

 

“Se vuoi posso prepararti qualcosa io, non credo che quella fasciatura ti consenta molti movimenti.”

 

“Mh, come vuoi. Io devo medicarmi il taglio, vado di là”

 

“Okay.”

 

Passarono dieci minuti, Harry era in cucina e stava preparando un pò di pasta quando sentì imprecare un ‘maledizione’. Tipico di Louis. Abbandonò quello che stava facendo e si avviò a cercare Louis. Lo trovò nel bagno, in piedi davanti allo specchio intento ad aprire il disinfettante. Rimase incantato per un attimo  guardarlo, poi si riscosse e gli offrì il suo aiuto. Louis, sbuffando, accettò. 

 

“Siediti sul ripiano del bagno, ci penso io”, disse Harry togliendogli dalle mani la boccetta del disinfettante e l’ovatta. Le loro dita si scontrarono per un attimo e entrambi furono scossi da mille brividi, ma nessuno disse nulla. 

Passarono dei minuti, e Harry si era sistemato tra le gambe di Louis e  stava delicatamente accarezzando la ferita di Louis con l’ovatta imbevuta di disinfettante quando Louis parlò

 

“Come ci riesci..?”, sussurrò Louis ad occhi chiusi mentre faceva delle smorfie ogni qual volta il batuffolo d’ovatta sfiorava la sua ferita. 

 

“A fare cosa?”, rispose Harry. Sapeva a cosa Louis si riferisse ma fece finta di nulla.

 

“A fare….questo. Insomma..sono andato via di casa, non ci vediamo da sei mesi e tu adesso sei qui…a…ad aiutarmi.”, sussurrò Louis aprendo gli occhi. 

 

“Non lo so, sentivo che avevi bisogno di me. Forse mi sbaglio, forse senza di me stai anche meglio ma in quel momento ho sentito che venire qui ad aiutarti era la cosa giusta…lo avresti fatto anche tu…credo.”, sussurrò dubbioso Harry. In realtà non sapeva cosa lo avesse portato lì. O meglio lo sapeva, ma non voleva ammetterlo. Il cuore. 

 

“Già.”

 

E dopo quello rimasero in silenzio, nessuno dei due disse nulla e Harry continuò a pulire disinfettare le ferite di Louis. E quest’ultimo si beava di quelle attenzioni, che gli erano mancate per tanto, troppo tempo. Ripensò all’ultima frase di Harry ‘forse senza di me stai anche meglio’. 

 

Non è vero.”, non si era reso conto di aver pensato ad alta voce. 

 

“Che cosa?”, rispose Harry con un sopracciglio alzato, guardandolo negli occhi. Si perse per qualche secondo in quelle pozze verdi, e fu invaso dall’amore che fino a qualche mese prima lo rendeva felice. Pensò che quel ragazzo, che lo rendeva così felice, meritava la verità. 

 

“Non è vero che senza di te sto meglio.” disse Louis abbassando lo sguardo.

 

“ma sei andato via.”, disse Harry, poi abbassò la mano che teneva il batuffolo d’ovatta e aggiunse “Ho finito.”; fece per allontanarsi, e tornare al piano di sotto quando Louis lo fermò, tenendolo per il polso. 

 

“Harry.”

 

“Cosa c’è?”, disse il riccio, il tono di voce freddo. 

 

“Torna qui, aspetta un attimo….voglio…vorrei parlarti”, sussurrò Louis, la presa ancora ben salda sul polso di Harry.

 

“Dopo sei Mesi Louis? Per dirmi cosa? Che ti sei rifatto una bellissima vita qui? Che hai lasciato tutti noi indietro e tu sei andato avanti?”, Harry si girò a guardarlo negli occhi togliendo la presa di Louis dal suo polso. 

 

“Non mi sono rifatto una vita qui. E mi dispiace di non averti parlato prima ma pensavo fosse la cosa…giusta…”

 

“Giusta per chi Louis?”

 

“Per tutti.”

 

“Beh, mi dispiace dirtelo…ma hai sbagliato.”

 

“Lo so, me ne sono reso conto adesso.”

 

“Hai pensato anche solo per un attimo ai ragazzi? Abbiamo dovuto fermare le prove e le registrazioni per mesi. Hai idea di come si siano sentiti? Sai quanto Niall tenga a tutto questo”, disse Harry, che come al solito si preoccupava per tutti. Harry era fatto così.

 

“Lo so, non posso fare altro che scusarmi.”, sussurrò Louis.

 

“Potrebbe essere tardi.”

 

“So anche questo.”

 

“Potevi pensarci prima. Prima di nascondermi che continuavi a bere.”

 

“Come lo hai scoperto?”

 

“Ho trovato una bottiglia vuota nel mobile della cucina di casa. Era questo che andavi a fare tutte le sere?”, sbottò Harry. 

 

Louis non rispose, e ad Harry bastò per capirne la risposta e per girarsi e andare via. Dopo qualche secondo Louis si riscosse e scese dal mobiletto di marmo del bagno andando e lo seguì. 

 

“Harry aspett-“, Louis cercò di fermarlo afferrandolo per la maglia.

 

“Cosa Louis? Quanto ancora devo aspettare?”, sbottò Harry alzando la voce, girandosi verso di lui.

 

“Fammi spiegare…tutto questa volta.”, sussurrò Louis, con la maglia di Harry ancora tra le mani. 

 

“Cosa c’è da spiegare ancora? Perché a me sembra tutto piuttosto chiaro.”, disse Harry, lo sguardo rivolto al pavimento. 

“Harry, ti prego…io non sono andato via perché non ti volevo, o perché non ti amavo più. Sono andato via perché non mi sentivo più al mio posto. Non mi sentivo più all’altezza di quello che avevamo. So di aver distrutto tutto di nuovo ma l’ho fatto per me, e l’ho fatto per te. Non volevo deluderti e non volevo vederti soffrire ancora, mi si spezzava il cuore a tornare a casa e vederti addormentato in quel letto mentre io ero ubriaco. Andarmene era la cosa giusta per entrambi, in quel momento.”

 

“Tu non avevi il diritto di scegliere per me !!!!”, era raro sentire Harry urlare, ma quella volta lo fece. 

 

“Dio, lo so Harry…ti prego…io non sapevo cosa fare. Mi sentivo così sbagliato….io…”

 

“Avresti dovuto parlarne con me. Avresti dovuto fidarti di me. Avremmo potuto superare la cosa insieme.”

 

“Io mi fido di te, non ho mai smesso. Solo….non avrei potuto sopportare il tuo sguardo deluso nel sapere che continuavo a bere….”

 

“Smettila di dire che mi deludi, non è così! Dio, non potresti mai deludermi.”

 

Louis rimase senza parole. Nonostante tutta la sofferenza e il dolore che gli aveva causato Harry aveva ancora parole gentili e amorevoli per lui. Erano ancora lì, uno di fronte all’altro, la mano di Louis attorno alla maglia di Harry, e senza accorgersene si erano piano piano avvicinati. E Louis combatteva con l’incombente voglia di baciarlo.

 

“Dopo tutto quello che avevamo passato…come hai potuto pensare di andartene così e lasciare uno stupido post-it?”, aggiunse Harry guardandolo negli occhi. 

 

“Non avrei avuto il coraggio di lasciarti avendoti davanti a me, lo sai.”, sostenendo il suo sguardo. 

 

“quindi hai preferito scappare, come un ladro?”

 

Louis rimase in silenzio. Harry aveva ragione, era scappato nel cuore della notte lasciando un misero biglietto al posto di parlarne con lui e spiegargli cosa non andasse. 

 

 

 

 

“Whether we’re together or apart

We can both remove the masks and admit we regret it from the start

 

 

 

Non volevo ok? Ma avevo paura, volevo del tempo per me. Non volevo stessi affianco ad un ubriaco del cazzo”

 

“Ma non spettava a te deciderlo! Decido io chi deve starmi accanto Louis. E Io volevo te, voglio te e vorrò sempre te anche se magari adesso tu non mi vuoi più. Pensi che per quello avrei potuto lasciarti? Beh ti sbagli. Non lascio la persona che amo quando ha bisogno di me!”

 

Louis si raggelò sul posto. Davvero Harry pensava che non aveva smesso di amarlo?

 

“Dio no che non lo pensavo ma avevo paura Harry. Hai mai avuto così tanta paura di perdere una persona che fai la prima cosa ‘giusta’ che ti viene in mente? E’ quello che ho fatto io. Pensavo fosse la cosa giusta. Andarmene, guarire e tornare da te. Ma mi rendo conto solo ora che non era la scelta giusta. Dio me ne pento ogni giorno da quando sono andato via.”, sussurrò Louis avvicinandosi di un altro passo ad Harry, il quale a causa dell’improvvisa vicinanza dovette abbassare lo sguardo per far incontrare di nuovo i loro occhi. 

 

Louis teneva ancora la mano sul bordo della maglia di Harry. Fece scorrere la mano verso l’alto lungo il fianco, poggiandola all’altezza del petto in cui Harry aveva tatuato la gabbia. Harry rabbrividì quando sentì la mano di Louis poggiarsi sul suo petto. 

 

“Haz…so che non dovrei chiedertelo. Non lo merito, non di nuovo ma…ti amo troppo per non farlo. Per favore, torna da me.”

 

“Sei tu che sei andato via, non io.”, Sussurrò Harry. Cercava di mantenere il tono freddo di voce ma non riusciva a trattenere il battito accelerato del suo cuore, causato dalla vicinanza di Louis. 

 

“Sai cosa intendo.”, disse Louis, mantenendo lo sguardo fisso su di lui.

 

“Che cazzo mi hai fatto? Non posso perdonarti così velocemente. Non di nuovo.”, disse Harry ricambiando il suo sguardo. 

 

“Mi ami.”, rispose Louis abbozzando un sorriso. 


“Sono stati i sei mesi più lunghi della mia vita”, sbottò Harry cercando di distogliere lo sguardo dagli occhi azzurri del più grande.

 

“Anche per me. Però adesso potremmo avere ‘il per sempre’ più lungo della nostra vita.”, rispose Louis alzandosi sulle punte e avvicinandosi al viso del più piccolo. 

 

“Mi hai mentito di nuovo.”, disse Harry, cercando di far funzionare il cervello invece che il cuore. Sapeva che era sbagliato perdonarlo in quel momento, dopo tutto quello che aveva passato; ma perché sembrava la cosa giusta da fare allora?

 

“Ti amo, Harreh”, e il murò crollò. Per la seconda volta. Louis eliminò la distanza tra loro facendo scontrare le loro labbra e Harry non oppose resistenza. Aspettavano entrambi da troppo tempo quel momento per rinunciarvi. Sorrisero entrambi in quel bacio, e i loro cuori ripresero a battere in sincrono, dopo troppo tempo in cui erano stati lontani. Louis fece salire la mano che aveva poggiato sul suo petto, sulla sua nuca e prese a stringergli i ricci, Harry passò le mani ad avvolgere la vita del più grande cercando di non toccare la spalla ingessata. “Ti amo”, rispose il dopo minuti infiniti il riccio.

 

Senza rendersene conto finirono nella camera da letto, e poi sul letto. Harry sopra Louis, le mani che scorrevano freneticamente lungo i vestiti a riscoprire il corpo dell’altro. Continuarono a baciarsi per minuti infiniti, quando Harry si staccò un attimo passando a lasciare lunghi baci sul collo di Louis soffermandosi a riprendere familiarità con il suo profumo. Passo poi a lasciare piccoli e dolci baci lungo la fasciatura che copriva la spalla, infine rialzò lo sguardo verso di lui 

 

“Mi dirai cosa è successo?”, sussurrò Harry accarezzando delicatamente la fasciatura. 

 

“Si, ti dirò tutto. Niente più segreti..promesso”, il sorriso di Harry si illuminò e le sue splendide fossette fecero la loro comparsa. 

Calò il silenzio, gli unici rumori nella stanza i loro respiri e i piccoli baci che si scambiavano. Infine Louis sbottò

 

“Spostati, mi stai schiacciando. Sei un gigante.”

 

“Lou, non è vero. E poi non intenzione di allontanarmi da te. ”, rispose Harry sorridendo.

 

“Allora piangerai la mia morte….per mano tua.”, sbottò Louis fingendosi serio.

 

“Baciami, stupido”,  risero entrambi e Louis accontentò il più piccolo. 

 

Quella sera festeggiarono il loro quarto anniversario. Secondo loro non avevano mai smesso di stare insieme, nonostante fossero lontani, perché ognuno aveva il cuore dell’altro. Ricominciarono tutto dall’inizio. Ognuno riconquistò la fiducia dell’altro, o meglio ognuno riscoprì la fiducia che aveva nell’altro, perché non l’avevano mai persa. Erano sempre stati l’uno dell’appiglio dell’altro, e questo non sarebbe mai cambiato. Quegli errori avevano insegnato ad Harry e Louis che la paura e l’orgoglio non devono frenare il loro amore. Ci avevano messo del tempo, ma lo avevano capito. 

 

 

 

“And I can lend you broken parts

That might fit like this

And I will give you all my heart

So we can start it all over again

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