From beginners to rockstars: the adventure of two wimpy kids

di londonsunderground
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


Fissavo il mio quaderno di matematica con particolare attenzione. Avrei voluto buttare tutto dalla finestra e scappare, ma non mi rimaneva altra scelta se non mettermi lì ed esercitarmi.
“C'è qualcosa che non hai capito?” mi chiede Daniel.
“Se devo essere sincera sì, cosa ci facciamo chiusi in casa quando fuori c'è un sole che spacca le pietre?” dico un po' scocciata.
“Sai cosa spacca davvero? La tua media in matematica.” ride il mio amico.
“Grazie, davvero, avevo proprio bisogno che qualcuno mi prendesse per il culo!” rido a mia volta. Ero così disperata che al posto di piangere scoppiavo a ridere. Sembravo una pazza.
“Samantha, senti” mi blocca “stai rischiando grosso. So che odi con tutta te stessa la matematica e tutto ciò che la riguarda, ma se non prendi seriamente la cosa rischi di essere rimandata. Hai preso solo due o tre sufficienze dall'inizio dell'anno, come pretendi che tutto vada liscio se non provi neanche a impegnarti?”
“Daniel, io faccio un liceo linguistico, non me ne frega un cazzo se avrò questo stupido debito, io con la matematica non ci farò mai niente nella vita. Io voglio viaggiare, voglio conoscere il mondo, voglio suonare. Ecco cosa voglio fare. E anche senza questo ammasso di lettere e numeri riuscirò a campare tranquillamente!” sbotto, e vado nel garage, dove si trovano i nostri strumenti.
Purtroppo ho un carattere orribile: qualunque cosa faccia, almeno che non mi riesca al primo colpo, la mando a quel paese e mi autoconvinco che non mi servirà mai a nulla.
E non vale solo per la materia più angosciante del pianeta, ma anche per la musica. Non sempre continuo a provare una canzone, se la sbaglio troppe volte.
Dan scuote la testa e mi raggiunge.
“Una canzone sola, chiaro?” dice.
“Come il sole.” rispondo con un sorriso furbetto.
Decidiamo di suonare When I Come Around dei Green Day, il nostro gruppo preferito. In realtà io stravedo anche per un altro gruppo, gli All Time Low, ma dato che Dan non li ascolta molto non proviamo quasi mai le loro canzoni.
Sistemo il microfono e imbraccio la mia Frenkie, una copia di Stratocaster sfumata, mentre il mio amico afferra il suo amato basso nero che, come la mia chitarra, è di una marca semi sconosciuta.
Persi nella nostra performance, non ci accorgiamo di un tremendo casino provocato da un enorme bus, che si è quasi schiantato contro il retro della casa di Daniel.
“Ragazzi ci è andata bene!” esclama l'autista.
A bordo, oltre a quel pirata della strada, vi sono quattro ragazzi ventiseienni.
“Che cazzo ti è saltato in mente? Potevamo morire!” esclama uno con i capelli biondo cenere.
“Se qualche passante si fosse trovato sulla nostra strada lo avremmo ammazzato!” aggiunge un tipo tutto muscoli dagli occhi verde smeraldo.
“E avremmo potuto lasciare quella casa con un buco sul retro.” conclude un altro con i capelli per metà color pece e per metà biondo platino.
“Magari le persone che abitano là si sono spaventate, il minimo che possiamo fare è andare a scusarci.” dice l'ultimo, un tipetto con un sorriso spettacolare.
Tutti e quattro scendono dal bus e si dirigono alla porta della casa del mio amico.

"I heard it all before
So don't knock down my door
I'm a loser and a user
so I don't need no accuser
to try and slag
me down
because I know I'm right"

“Sentite, qualcuno sta suonando in garage!” dice quello con i capelli biondo cenere.
“When I Come Around!” esclama il ragazzo mezzo ossigenato.
Dopo alcuni attimi di esitazione la musica si interrompe, e da fuori i quattro sentono la discussione che sta avvenendo fra me e Daniel.
“Ti prego suoniamo un altro po'!” lo supplico.
“Non se ne parla, avevi detto una canzone sola” dice Dan “ora dobbiamo andare a fare matematica.”
“Che palle, tanto non mi riesce e mai mi riuscità.” borbotto.
Ad un tratto sentiamo bussare, e Daniel corre ad aprire.
Inutile dire che non appena ho guardato in faccia quei ragazzi che avevano bussato il mio stomaco ha fatto una miriade di capriole: erano gli All Time Low!

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Capitolo 2
*** 2. ***


“Ehm.. Buongiorno!” esclama Daniel, che evidentemente aveva identificato i soggetti.
I ragazzi però non capiscono: ci troviamo infatti in una piccola e sperduta cittadina marittima toscana, dove, è poco ma sicuro, non si parla inglese.
Il mio amico ripete il saluto nella loro lingua, e questa volta viene ricambiato calorosamente.
Nel frattempo io fissavo imbambolata la scena. Com'era possibile che gli All Time Low si trovassero lì, nel garage di due adolescenti imbranati che vivevano nel bel mezzo del nulla?
“Lei è la mia amica, Samantha. E' una vostra grande fan.” dice Dan indicandomi.
Nonostante l'inglese fosse una delle poche materie in cui andavo bene, in quel momento avevo la sensazione di essere una scimmia analfabeta.
Biascico un 'hello' e mi siedo per terra, dato che le mie gambe tremavano come foglie.
“Siamo venuti a scusarci per il casino di prima” spiega Rian “non so se l'avete sentito o se vi siete spaventati, fatto sta che stavamo per distruggerti la casa per colpa di quel deficiente del nostro autista.”
“Oh, non dovete preoccuparvi, eravamo così intenti a suonare che non ci siamo accorti di nulla!” lo assicura Daniel.
“In realtà non senti un cazzo, ammettilo.” rido.
“Cosa?”
“Avete visto?”
I quattro scoppiano a ridere, e in quel momento mi sono sentita benissimo.
“Che spiritosa.. Ma ditemi, perchè vi trovate qui? Voglio dire, è abbastanza insolito che una band come la vostra venga in posti del genere..”
“In realtà stavamo andando verso Bologna.” dice Zack.
“Già, saremmo dovuti passare per Firenze, ma il nostro autista ha sbagliato strada e cercando di risolvere il problema in maniera veloce ci siamo impantanati ancora di più: alla fine era così stanco che non sapeva neppure dove stavamo andando, e così ci siamo ritrovati qui.” dice Alex.
“Okay, magari era stanco, ma come si fa a non vedere una casa?” esclama Jack.
Ad un tratto mi alzo e mi aggiungo a loro. Dovevo provare a dire qualcosa.
“Sei tu che cantavi?” mi chiede Rian, anticipandomi.
“Se per te quello era 'cantare', beh, ti ringrazio! Io lo definirei 'schiamazzare'.” rispondo con un sorriso.
“Se pensi di non essere brava, perchè lo fai?” mi chiede improvvisamente Alex con un tono un po' strano, come se gli stessi antipatica.
“Semplice, perchè amo farlo. Amo cantare, amo suonare, amo la musica e la nostra band. Dovrei smettere di fare una cosa che amo solo perchè non la faccio perfettamente? Puttanate. L'importante è che tu la faccia perchè ti piace.”
A volte sembra che mi sminuisca solo per ricevere complimenti, ma non è così. La mia autostima è sempre stata sotto zero, dato che ogni essere vivente di mia conoscenza (forse tranne Dan) ha contribuito ad abbassarla. Ho sempre ricevuto critiche per tutto, per il mio andamento scolastico, per il mio peso, per i miei capelli, per il mio abbigliamento, per i miei obiettivi e le mie passioni. Ma dovevo dimostrare a me stessa, e successivamente anche agli altri, che non ero una poco di buono, e forse con quella risposta avevo già dato ad Alex una mezza idea su come fosse la 'vera' me.
Alex mi sorride, come un maestro sorride all'allievo che ha superato l'esame. Per una manciata di secondi ci guardiamo negli occhi, ed è stato come se qualcosa ci avesse risvegliato da un sonno profondissimo.
“Ehi, mi sa che per stasera dormiremo qui” interrompe l'atmosfera Jack “voi due conoscete una buona pizzeria da queste parti?”

 

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Capitolo 3
*** 3. ***


«Forse è meglio rimanere qui a casa mia, dopotutto siete una band di fama internazionale!» risponde Dan.
«Ha ragione, non voglio certo vedermela con branchi di ragazzine assetate di testosterone o tantomeno con degli avvocati.» aggiungo.
Il mio amico chiama subito la pizzeria vicina e nell'attesa decidiamo di conoscerci un po'.
«E così siete una band in erba.. Da quanto tempo suonate?» chiede Zack.
«Oh, pochi anni. Siamo entrambi autodidatta e suoniamo ad orecchio. Avremmo tanto voluto suonare da qualche parte l'estate scorsa, ma non eravamo abbastanza preparati. E se continuiamo così mi sa che non lo saremo mai.» dice Dan.
«E per quale motivo?»
«Beh, non ci vediamo spesso, abbiamo mille impegni, soprattutto la scuola.» dice Daniel girandosi verso di me e marcando il tono della voce su queste ultime parole, forse ad evidenziare il fatto che ero io il principale motivo per cui non provavamo spesso, a causa dei miei debiti.
«Diciamoci la verità, non è solo questo» gli rispondo «non siamo in sintonia, io mi esercito su canzoni che riflettono il mio stato d'animo in quel momento, tu su canzoni che semplicemente ti piacciono, e quando arriviamo a provare insieme non c'è proprio un cazzo da provare, perchè quello che so suonare io tu non lo sai suonare e viceversa.»
Rimaniamo in silenzio per qualche secondo.
Come possiamo pretendere che la nostra band spicchi il volo se non abbiamo neanche l'elemento essenziale per farla funzionare, ovvero la sintonia tra i componenti?
«Ragazzi» dice ad un certo punto Alex «Siete ancora giovani, e tutto ciò è perfettamente comprensibile. Quando avevamo la vostra età, uno poteva anche lasciare scuola, casa e mettersi a fare il musicista, perchè non c'erano molti problemi, chiunque se la cavava egregiamente. Io sono stato incerto sul mio futuro fino ad ora, non credevo che saremmo mai arrivati a questi punti. Ora non è più così, a soli quindici anni dovete avere già un'idea di cosa fare per il resto della vita, dovete studiare e farvi un culo così, perchè se no non avete uno straccio di possiblità di sopravvivere a questo mondo. Anche solo per provare ad andare in un altro paese un paio di mesi e tentare la fortuna con la musica, servono anni di studi e di sacrifici. Io vi capisco. Anzi, non vi capisco. Però mi sembrate dei ragazzi determinati, e sono sicuro che in un modo o nell'altro riuscirete a combinare qualcosa.»
Quel discorso mi lascia a bocca aperta. Non poteva essere stato Alexander William Gaskarth, cantante e chitarrista degli All Time Low, a pronunciarle per me e per Dan, per due stupidi ragazzini. E invece era tutto vero.
Sorrido come un bimbo a cui comprano il suo giocattolo preferito. Dopodichè guardo Daniel dritto negli occhi: dovevamo fare qualcosa. Insomma, avevamo un problema, ma non si sarebbe risolto se lo avessimo lasciato lì. Ne avevamo le capacità. Bastava solo volerlo. Un po' come un esercizio di matematica. Mmm, forse non è poi così inutile quella materia.
«Alex ha ragione, vi conosciamo solo da un paio d'ore, ma quando c'è del potenziale lo vedi subito, anzi, lo senti: mi complimento ancora per come avete suonato When I Come Around!» esclama Jack.

La splendida atmosfera viene interrotta da un ragazzo in motorino, che si presenta con una pila di pizze per noi. No ok, forse l'atmosfera che l'avrebbe seguita non sarebbe stata male!

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