Missing Moments di ValHerm (/viewuser.php?uid=13795)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Agasa ***
Capitolo 2: *** Heiji ***
Capitolo 3: *** Ayumi ***
Capitolo 4: *** Yukiko ***
Capitolo 5: *** Jodie ***
Capitolo 6: *** Vermouth ***
Capitolo 7: *** Akemi ***
Capitolo 8: *** Ran ***
Capitolo 1 *** Agasa ***
Missing
Moments
1. Agasa
Li fissa da un
po’, ormai, anche se
finge indifferenza mentre prepara il caffè. Lui la guarda da
dietro le lenti squadrate,
con le mani in tasca. Lei guarda altrove, a braccia conserte.
-
C’è un bel sole. Hanno ragione gli
altri, dovremmo uscire.
Ci riprova.
Prova continuamente a destare la
sua attenzione. Ad attraversare il vetro.
- Devo lavorare.
La voce di lei
è senza entusiasmo. Una
maschera infrangibile. Lui non capisce.
E si arrabbia.
- Non puoi stare
sempre attaccata a
quella maledetta ferraglia.
Si guadagna uno
sguardo, anche se di
fuoco.
Ora si arrabbia lei.
- Poi come torni
dalla tua bella?
Quella ferraglia ed il mio cervello
sono le uniche cose in cui puoi sperare. Sei il solito.
Infastidita, si
allontana, chiudendosi
nello studio. Lui continua a non capire. Per molto tempo
l’anziano dottore si
era chiesto perché Shinichi
Kudo
fosse così attratto dalla figura di Shiho Miyano. Lui non se
n’era reso conto,
ma era incappato in un mistero molto più complesso di
qualsiasi caso avesse mai
risolto. Probabilmente era stato proprio questo ad averlo spinto verso
di lei. Un
tentativo dopo l’altro, cercando di potersi avvicinare. Passo
dopo passo, fino
a sbattere contro il vetro.
E più non lo attraversa,
più si arrabbia.
La sua pazienza non regge molto.
- Quale bella?
Perché mi tieni il muso?
Ai!
Inveisce contro
la porta. Risponde il
silenzio.
-
Dovrò spiegare agli altri che in
realtà hai 90 anni e che al sole ti si vedono le rugh..
Si blocca,
quando la porta dello
studio si apre. Stavolta il grande detective sembra terrorizzato.
Lei alza uno sguardo indecifrabile.
- Non si
accende. Sarà il caldo.
Spiega.
Finalmente, lui capisce.
È un sì.
- Ci penseremo
dopo. Adesso, usciamo!
La prende per
mano e si volta, con lo
sguardo di un vero bambino negli
occhi. Lui non ci fa caso, ma Agasa nota la sorpresa negli occhi di
lei,
sostituita a poco a poco da un fugace sorriso. È un attimo.
I due sono già
usciti. Quando l’anziano fa per chiudere la porta dello
studio, nota un piccolo
bagliore in mezzo al buio: la luce del computer in stand-by. Chiude la
soglia e
sorride. Ci è riuscito ancora una volta.
Shinichi ha attraversato il vetro.
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Capitolo 2 *** Heiji ***
2. Heiji
“Sono
un po’
preoccupato per quella bambina che è rimasta tutta sola a
dormire nel
seminterrato del dottor Agasa. Shinichi dice che starà bene
e che ha solo
bisogno di riposare in pace.. sarà. Ma se io fossi in lei..
se sapessi che
Shinichi ha preso le sue sembianze per incontrare dei tipi pericolosi e
che può
correre dei rischi.. non riuscirei a stare tranquilla a letto.
Farei di tutto per aprire la porta e raggiungerlo.”
Heiji, ep. 375
Quando entra
nella stanza lo vede
indaffarato a rovistare tra quelle che sembrano vecchie fotografie. Il
bambino
alza di poco lo sguardo e lo fissa con circospezione.
- Chi si vede. A
cosa devo l’onore
della visita, stavolta?
- Piccoletto!
Ero in zona e sono
passato a salutare. Ti dispiace?
Il ragazzo dalla
pelle scura chiude la
porta dietro di sé e muta il suo sorriso in puro fastidio.
- Certo che
potresti anche essere meno
antipatico, Shinichi. Per tutti i
favori che mi devi..
- Sono stati
ampiamente ricambiati,
credimi.
Risponde
distrattamente, continuando a
mettere insieme le fotografie. Per Heiji è ancora un mistero
come il suo
coetaneo Shinichi Kudo possa essersi ridotto alle dimensioni di un bambino. È uno dei pochi a
conoscere la
sua vera storia, eppure a volte stenta ancora a crederci.
- Nessuna
novità?
La sua domanda
è seria adesso. Conosce
l’entità del pericolo nella quale Conan si trova.
- Purtroppo no.
Brancoliamo nel buio.
Cerchiamo più che altro di restare vivi.
Mormora con aria
preoccupata. Heiji
sbatte un paio di volte le palpebre, non afferrando al volo
l’utilizzo del plurale maiestatis. Poi
il suo istinto
lo aiuta a comprendere.
- Giusto, siete
in due. Tu e la sexy scienziata pazza.
L’altro
lo guarda basito.
- Che razza di
definizione.
-
Perché, vorresti dirmi che non è
pazza? Per aver creato un intruglio del genere.. o intendi dire che non
è sexy?
D’accordo che è una bambina, adesso, ma secondo me
con dieci anni in più il suo
sex appeal ti farebbe secco.
Stavolta Conan
non risponde, piuttosto
tenta di ignorare la voce di Heiji mentre l’altro lo guarda
divertito. Sa che Shinichi non
riesce proprio ad
immaginarsi Ai nei suoi termini.
Per
lui è una persona da proteggere a costo della vita, qualcuno
su cui contare, ma
pur sempre una bambina. Sa anche
che
aveva avuto modo di intravederla da adulta, ma sospetta che se
l’avesse guardata davvero
sarebbe stato molto diverso.
Così fa un mezzo sorriso,
sapendo di aver toccato un argomento di cui il grande detective al suo
fianco
non capisce poi molto. Rivolge la sua attenzione alle foto sparse sul
letto.
- Cosa fai?
- Mi assicuro
che le foto di Shinichi
non si confondano con quelle di Conan, mentre tu ti metti a parlare di
cose
senza senso. Piuttosto, perché sei qui?
- Per aiutare,
ovviamente.
Risponde Heiji,
iniziando a trafficare
con le foto e a fare un commento diverso per ognuna. Frasi del tipo
“sembri davvero un moccioso”
o “qui Ran era proprio carina”
si
ripetevano ormai a intervalli regolari, fino a quando Conan lo vide
arrestarsi
di colpo.
- Chi hai visto,
mia madre? Sei anche
tu un suo ammiratore?
Borbotta il
bambino noncurante.
- Che schianto!
Esclama Heiji
con trasporto.
- Ma chi, mia
madre?
- Non penso
proprio che tua madre
abbia mai avuto questi tratti occidentali o abbia mai indossato un
camice da
dottoressa.
Quando gli
mostra la foto, il bambino
sobbalza riconoscendo un volto noto, invecchiato di dieci anni.
È Ai. O meglio,
è Shiho. Anche se non
sa spiegarsi il motivo della sua foto lì in
mezzo alle altre, si incanta per un attimo a guardarla, ed Heiji se ne
accorge.
- Lo sapevo, ci
sei rimasto secco.
Lo stuzzica,
sventolandogli la foto
davanti agli occhi.
- Finiscila, e
rimettila a posto.
- Non ti
ridarò la tua preziosa
fotografia a meno che non prometti di aiutarmi con un affare in sospeso
che ho
in città. Per favore!
- Ecco
smascherata la visita di
piacere! Approfittatore! Ridammela!
Ed ecco che i
due iniziano ad
azzuffarsi, e mentre Conan allunga mani e piedi, Heiji mantiene alta la
foto
tirandogli una guancia. Il baccano che fanno è talmente
fastidioso che poco
dopo Ran apre la porta, seguita da Kazuha. I due sbiancano,
immobilizzandosi di
colpo.
- Allora, che
combinate?
Chiede Kazuha,
ad Heiji più che al bambino arrampicato
sopra di lui.
-
Cos’hai in mano?
Insiste, ed
è il caos più totale. I
due ragazzi iniziano a rotolare l’uno sopra l’altro
mentre Conan tenta
disperatamente di afferrare la foto di Ai,
tra i lamenti di Heiji e
le urla di Ran.
Perché la rivolesse indietro a tal punto, Heiji non
riuscì mai a chiederglielo.
Tuttavia sapeva che quando qualcuno iniziava
ad usare il plurale, cominciava a tenere all’altra
più di quanto dichiarasse. Perciò aveva
alcune teorie, tutte legate alla sexy
scienziata pazza del plurale
maiestatis di Shinichi Kudo.
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Capitolo 3 *** Ayumi ***
3. Ayumi
Si avvicina a
lei con un sorriso,
tenendo i cinturini della cartella che ha in spalla.
L’espressione dell’altra
non cambia, perlopiù si limita a continuare a camminare,
rispondendo al suo
buongiorno con un piccolo sbadiglio. La bambina si era accorta da tempo
del
velo di tristezza che la sua amica Ai
portava negli occhi. Nonostante tutto aveva sempre cercato di farla
sorridere e
l’aveva considerata un modello da seguire. Ai
era bella, intelligente, forse taciturna ma a modo suo simpatica. Aveva
imparato a conoscerla e col tempo ad apprezzarla.
- Qualcosa non
va, Ayumi?
Chiede,
accortasi che l’altra la
fissava.
- No, nulla.
Ripensavo a quando ti
abbiamo incontrata.
Risponde la
piccola con dolcezza. Se
tra i Detective Boys c’era qualcuno di dolce, quella era
proprio Ayumi: era
talmente innocente e delicata che era impossibile non volerle bene.
Inconsapevolmente, era l’opposto della persona che le era
accanto. Ai alza gli
occhi, immersa nei pensieri.
- Non ricordo
bene, ma credo di non
essere stata troppo simpatica con voi.
- Eri appena
arrivata. Era il tuo modo
di proteggerti. Avevo
capito subito che
saremmo diventate grandi amiche.
La sua frase
pura e sincera colpisce
la bionda accanto a lei, che la fissa per alcuni istanti. Ayumi la
guarda a sua
volta, non capendo bene cosa l’altra stia pensando.
- Non sono un
granché, come amica.
Confessa con un
mezzo sorriso.
- Oh ma certo che lo sei! Mi hai aiutata tante
volte. Prima ero l’unica
ragazza in mezzo a soli maschi, ma
da
quando ci sei tu siamo in due. Noi ragazze ci capiamo meglio.
Ai sorride.
-
Già, noi ragazze ci
capiamo meglio. Eppure, eri gelosa di me, prima.
La piccola la
guarda imbarazzata,
mettendo una mano dietro la testa.
- Ah,
già, quello. Non fa
niente. Ho capito, ormai.
Sente gli occhi
di Ai che la guardano
di colpo.
- Sei stata
gentile quella volta, ma c’è
qualcosa che non so spiegarti. Conan ti guarda in maniera diversa. Si
fida di
te, ti dice tutto. Tu gli piaci. E
non
può farci nulla.
Accanto a lei
l’altra si incupisce.
- Non
è così. Forse
Conan è innamorato, ma ti assicuro, non di me.
- Parli di Ran?
L’ho notato anch’io.
Ma lei è impegnata e
Conan è un bambino. Gli
passerà.
- Sei brava a
capire le persone,
Ayumi. Quello che
non sai è che certe
cose non passano, persino quando
dovrebbero.
La voce di Ai
è così ferma e seria in
quell’affermazione che Ayumi dopo qualche passo si arresta.
Parlava di Conan,
in quel momento, o di qualcun altro?
L’altra
cambia atteggiamento all’improvviso,
abbozzando
un sorriso.
- Non fare caso
alle mie parole, lo
dice sempre il dottor Agasa. Io invece penso che trovare
un’amica sia meglio
che essere gelose di un maschio.
Ribatte, con lo
stesso tono che Ayumi
ha usato poco prima. Lei le fa un grande sorriso.
- Giusto!
Sono ormai
arrivate davanti al
cancello, quando i maschi le
raggiungono. Genta e Mitsuhiko chiacchierano tra di loro, e le salutano
con
allegria. D’un tratto anche Conan arriva correndo a
perdifiato, fermandosi
sulle ginocchia appena raggiunto il gruppetto. Afferra debolmente il
polsino
della giacca di Ai.
- Fatto tardi..
sveglia..
Dice col fiato
mozzato.
- Anche la mia
mamma mi ha buttato giù
dal letto con questa scusa. Ma se siete ancora tutti qui, vuol dire che
non ho
fatto tanto tardi.
Borbotta Genta.
- Secondo me tua
madre sa che perdi
tempo a rimpinzarti a colazione e ti sveglia prima.
Suggerisce
Mitsuhiko, guadagnandosi
un’occhiataccia da parte dell’amico.
Ayumi guarda distrattamente l’orologio, e impallidisce.
- AAAH! Non era
la mamma di Genta! è
tardi!
Esclama
afferrando il braccio di Ai e
iniziando a correre verso la porta d’ingresso. Mentre la
bionda guarda i tre
ragazzini correre dietro di loro, le sembra di sentire Ayumi borbottare
“maschi”.
Sorride. Conan non si è ancora
ripreso dalla maratona iniziata da casa, e sembra che sarà
il primo a crollare
sul banco di scuola – se mai ci
arriverà.
Si afferra alla cartella di Ai, che lo guarda infastidita da sopra la
spalla. Ayumi
sa che normalmente lei si sarebbe arrabbiata, ma sa anche che
è Conan quello attaccato
ad Ai. E Ai a
quello sguardo da disperato non riesce proprio a controbattere.
- Te
l’ho detto, non può farci nulla.
Sussurra Ayumi
nella corsa.
- E la cosa
è reciproca. Non puoi
farci nulla neanche tu.
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Capitolo 4 *** Yukiko ***
4.
Yukiko
<
< Shinichi? I miei complimenti,
hai successo con le ragazzine > >
< < cosa? ah, ti riferisci ad Ayumi > >
< < si certo ma anche all’altra. Non te ne sei
accorto? Parlo di Ai. L’ho
osservata, oggi ti avrà guardato fisso perlomeno una decina
di volte. Le
ragazze guardano in quel modo un ragazzo o perché o ha la
faccia sporca oppure
perché si sono innamorate di lui, non ci sono alternative.
Dopo accompagnala fino a casa > >
Yukiko, ep.360
Lo guarda con la
tenerezza negli
occhi. Il suo piccolo uomo con gli
occhiali, tornato bambino quasi per uno scherzo del destino. Sa che si
trova in
grave pericolo, eppure non può fare a meno di sorridere nel
vederlo così: è
come tornare indietro nel tempo, guardare da vicino quegli stessi occhi
azzurri
così grandi ed ingenui.
Suo figlio aveva
sempre riscosso successo
tra le ragazze, senza nemmeno
rendersene conto. D’altronde somigliava molto al suo Yusaku;
ricordava ancora
come lo sguardo del marito l’avesse rapita sin dal primo
istante. Inoltre,
Shinichi aveva la sua bellezza, quella di una donna che ancora
riscuoteva il
suo successo, modestia a parte. Ma ora sorride ancora di
più, notando come le
due bambine accanto a lui siano legate alla sua presenza.
La piccola Ayumi
ha negli occhi
un’ammirazione sincera per il piccolo Conan,
un’ingenuità pura e semplice tipica della sua
età. Le ricorda molto Ran, quando
da bambina iniziava già a mostrare a suo figlio un affetto
che lui non capiva
bene. Shinichi si ritrovava a fissarla con quei grandi occhi azzurri,
confuso
ma felice, perché bastava giocare con lei per cancellare
ogni dubbio. Quello di
Ayumi, come quello di Ran, era un sentimento semplice, puro, chiaro come il sole.
Quando il suo
sguardo si posa sull’altra però,
Yukiko nota qualcosa di
diverso. Sa che Ai non è
una vera
bambina, che celato in lei c’è lo sguardo di una
donna triste. Ha gli occhi di
chi ha dovuto lottare, ma ha sempre trovato una ragione per restare
aggrappata
alla vita. Sono occhi che non tutti hanno. Occhi difficili
da comprendere.
Quando Ai guarda
Conan però, nei suoi
occhi c’è qualcosa
di diverso.
Sembra che
quell’affanno, quella
tristezza, diminuiscano. Lo guarda spesso, anche se lui non
lo sa. Yukiko l’aveva vista sorridere
impercettibilmente,
quando lui le era accanto. Non era riuscita a fare a meno di provare un
po’ di
tenerezza per un sorriso tanto bello. Per lei è palese cosa la piccola Ai senta per il
suo imbranato figliolo. Non
è un sentimento semplice, né puro come quelli a
cui Shinichi è abituato. È
nascosto, ed intenso. Porta con sé segreti e paure.
È speranza di una vita
infranta, che forse può ancora essere salvata.
Il tipo di sentimento che ti avvolge o ti distrugge. Forse è
un bene che lui
non veda ciò che l’altra tiene per sé.
Anche senza
accorgersene, Shinichi la
salva ogni giorno.
È
quasi un paradosso il fatto che
nonostante la furbizia e l’astuzia per i casi più
complessi, suo figlio non fosse
mai riuscito a capire le persone, specie quelle a cui teneva davvero. Ran ci aveva messo una vita per
fargli anche solo pensare che potesse esistere qualcos’altro
oltre i misteri dei suoi libri polizieschi.
Così
aveva pensato di dargli una
dritta da mamma in carriera, ma lui
non le aveva dato retta. Era ancora il suo bambino sotto molti aspetti,
in cose
che lui nemmeno lontanamente immaginava.
“..o
perché ha la faccia sporca o perché si
è
innamorata di lui.”
Il suo sguardo
è pura sorpresa. Per un
attimo Conan non c’è più, e Shinichi
è lì accanto a lei, riflettendo su cose
da grandi che per lui sono sempre
state il mistero più grande. Yukiko sorride. Non sa ancora
chi sarà in grado di
conquistare il cuore del suo piccolo uomo, ma conosce il valore
delle donne che lui ha
scelto di tenere
accanto. Di proteggere.
Forse
è davvero cresciuto - si
ritrova a
pensare.
Lo saluta e si
allontana,
raccomandandogli di riportare a casa la piccola Ai. Lei non ha
preferenze, da brava mamma. In ogni
caso non le direbbe
a noi. Era solo felice che lui potesse vivere un’emozione
diversa dall’altra. Forse un
giorno avrebbe imparato a dare
un nome a ciò che provava per loro. In quel momento le torna
in mente una
vecchia frase, di un piccolo marmocchio dagli occhi blu.
“Tu
sarai sempre la più bella, mamma”
Indossa gli
occhiali da sole per
nascondere gli occhi lucidi. Il suo sorriso è tranquillo.
Alla guida della sua
macchina sportiva rosso fiammante, sente di avere ancora
vent’anni. Non
rimpiange nulla di allora, perché sa di aver ricevuto il
regalo più grande.
Il suo piccolo,
imbranato, cuore di mamma.
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Capitolo 5 *** Jodie ***
5. Jodie
<
< Secondo me lei ha qualcosa
che io all’epoca non avevo,
è questa la differenza tra noi. > >
< < cioè? > >
< < una passione che può essere molto
pericolosa
e portare con sé sciagura e disastri.
Ma che sa anche infondere il coraggio per andare avanti. >
>
Jodie, ep. 378
Continua a
pensare all’accaduto di
pochi giorni prima. Quella donna
dall’aspetto inconfondibile le è sfuggita ancora.
Sono vent’anni che la cerca,
guidata da una frase piena di mistero e di veleno.
Only
a secret makes a
woman woman.
Un senso di
impotenza invade la donna
dagli occhi azzurri, mentre ripensa a quello sguardo di ghiaccio posato
su di
lei. Stringe con un pugno la coperta del letto d’ospedale,
perché ancora non capisce.
Perché Vermouth voleva
uccidere una bambina?
L’aveva
chiamata Sherry, ma il suo nome era
Ai Haibara. Per quanto ci riflettesse su, non riusciva a trovare il
collegamento tra le due. Shuichi
sembrava saperne più di lei, ma lo conosceva a tal punto da
sapere che non le
avrebbe rivelato nulla. In ogni caso era stata sorpresa di vedere come
il cool boy fosse riuscito ad
ingannare la
pluriomicida. Sarebbe stato disposto a sacrificarsi per proteggere
quella
bambina che lei chiamava Sherry. Aveva letto la paura nei suoi occhi
quando la
piccola Ai era avanzata verso di
loro, e non aveva avuto modo di sentire che invece lei era pronta a morire per proteggere i suoi
cari.
Jodie alza lo
sguardo verso il sole
che tramonta. Quella bambina le ricorda molto sé stessa,
ferma nella sua
determinazione anche da piccola. Deve avere senz’altro delle
informazioni che
Vermouth reputa pericolose, anche se forse lei ne ignora il peso.
Inoltre, la
sua forte somiglianza con la figura della foto segnata
dalla criminale ancora non si spiega. Forse era la figlia
di una donna che aveva dato del filo da torcere alla bella Chris, o forse qualcuno si stava
prendendo gioco di lei.
Il viso di quella donna immutato negli anni resta il
mistero più grande. L’FBI
aveva provato di tutto: test del dna incluso. Non solo la madre Sharon e la figlia Chris
erano risultate la stessa persona, ma per lei lo scorrere del
tempo sembrava essersi fermato. La mela
d’oro era diventata la
mela marcia.
Forse aveva
venduto l’anima al diavolo.
Jodie non aveva
mai creduto in quel
tipo di cose, ma alla luce dei fatti niente le sembrava più
inverosimile. In
ogni caso aveva offerto la sua protezione ad Ai. Sperava di salvarla da
Vermouth, e al tempo stesso di svelare il suo mistero. Col programma
testimoni
l’avrebbe tenuta al sicuro, lontana da lì e da
qualsiasi tipo di
rintracciamento criminale. Sapeva che la sua partita contro la donna
dagli
occhi di ghiaccio non si sarebbe conclusa tanto presto.
Alla fine, ne
sarebbe uscita soltanto una.
Il volto del cool boy le viene in mente
all’improvviso. Segnato come cool
guy, anche lui era un bersaglio di
Chris ed il suo complice suicida. Un altro tassello mancante di un
puzzle
troppo complesso ed articolato. Il piccolo Conan possedeva
un’intelligenza più
sviluppata di un normale bambino, ma possibile che Vermouth
l’avesse definito ragazzo solo
per questo? Di nuovo il
tempo ed il suo trascorrere sembravano differenti
nel suo mondo. Non era stato da lei nemmeno rilasciarlo senza
ucciderlo.
Forse il piccolo
detective sarebbe
stato la chiave per risolvere il mistero di Chris
Vineyard.
Pronto a
proteggere la piccola Ai con
la sua stessa vita, sarebbe stato anche capace di lasciarla
andare?
La porta della
sua stanza si apre, e quando
la bambina fa il suo ingresso, alla donna basta uno sguardo: sa già cosa sta per dirle.
- Io.. ho deciso
di restare.
È una
scelta consapevole. Lei avrebbe
deciso diversamente, ma le augura buona fortuna, perché ha
scorto un bagliore
di speranza nei suoi occhi
così
tristi.
Jodie sorride. Quella bambina era simile a lei, ma non era sicura che
avrebbe
avuto il suo stesso destino.
C’era
qualcosa di diverso, in quei due. Si era concentrata così
tanto sul cool boy da non aver
notato una realtà
ancor più evidente: era lei che
non
sarebbe stata capace di lasciare lui.
Note
dell’autrice:
Il
destino a cui Jodie si riferisce è
la sua storia con Akai, su come si è conclusa. Ho riflettuto
spesso sulla frase
che dice a James Black in questo episodio, e l’ho sempre
reputata abbastanza
significativa. Grazie ancora a chi sta seguendo questa raccolta.
Alla prossima!
ValHerm
|
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Capitolo 6 *** Vermouth ***
6. Vermouth
Non
c’è alcun rumore nella stanza. Una
piccola candela illumina fiocamente un tavolo che somiglia ad un
bancone. C’è
solo una figura seduta su uno sgabello, con un bicchiere tra le mani.
La sua
mano fa roteare il liquido al suo interno, di una sfumatura rosso
intenso. Per
il resto, il colore predominante attorno a lei è il nero.
Davanti a lei ci
sono alcune foto. La
donna si sofferma principalmente sul volto di un ragazzo e quello di
una
ragazza, separandoli dal resto delle fotografie.
- La nostra
coppia di fuggitivi.
Mormora.
-
Silver Bullet and Sherry.
Fa una smorfia
divertita, sorseggiando
il suo liquore. Non importava più quale fosse il suo vero
nome: solo i loro
contavano. Era sempre stata convinta di una cosa:
- Only a secret
makes a woman woman.
Più
lo ripete, più si rende conto della
verità della sua frase. Chris
Vineyard,
o almeno così si faceva chiamare, aveva molti segreti, tutti
legati ad
un’esistenza criminale. Per noia o per divertimento, era
entrata a far parte di
un’organizzazione molto più pericolosa di ogni
altra. Era stato allora, che
aveva conosciuto la piccola Sherry.
Conficca uno
stecchino nel volto della
ragazza ritratta nella fotografia. Sherry
sembrava essere l’ossessione di Gin, ed ora era diventata indispensabile anche per Silver
Bullet. Provava una malsana invidia per il ‘successo’ che riscuoteva, una
ragazzina a suo parere appena passabile.
Avrebbe voluto ucciderla con
le sue mani, e al tempo stesso aveva quasi deciso di difenderla. Non
aveva
potuto, o voluto, fare altrimenti.
Shinichi Kudo l’aveva presa con sé, sotto la sua protezione. La donna sapeva bene che
quello sciocco ragazzo avrebbe
rischiato la vita, per quella di lei. Gliel’aveva letto negli
occhi quando
l’aveva rincontrato. Aveva deciso che il famigerato detective
del liceo aveva
ancora il suo ruolo da giocare, contro l’organizzazione.
Perciò l’avrebbe
risparmiato. Anche con la promessa di rinunciare a Sherry.
Perché
lui aveva risparmiato lei.
Era troppo in
alto all’interno di quel
gruppo di criminali, per poter essere sospettata di tramare contro di
loro.
Ogni volta che il piccoletto si
trovava in mezzo ai loro piani, le cose si facevano più
interessanti. Avrebbe
pagato oro per rivedere la preoccupazione sul volto di Gin,
o la paura negli occhi di quella sciocca di Chianti.
Shinichi Kudo e Sherry erano
diventati due marmocchi, in tutto tranne che nel cervello, e solo lei
ne era a
conoscenza. Eppure la sua curiosità l’aveva spinta
al silenzio più totale.
E se quel
ragazzo fosse riuscito ad
arrivare a lui, e a spedire
all’inferno tutti loro? Sarebbe stato uno spettacolo da non
perdere.
Afferra le
fotografie, osservandole
l’una accanto all’altra.
- Per quanto la
proteggerai, cool guy? Verranno a
prenderla, un
giorno. Fino ad allora, non preoccuparti. Only
a secret makes a woman woman. Io ne ho così
tanti.. che ci sarà da
divertirsi.
Dà un
bacio all’immagine di lui,
lasciando impresso sulla carta il rossetto ed il liquido amaro del Vermouth appena bevuto. Assembla le due
foto, avvicinandole alla candela.
- La lascerai
bruciare.. o brucerete insieme?
Le foto si
anneriscono sempre di più,
mentre le fiamme si espandono verso le dita della donna. Quando fa per
lasciarle nel posacenere, una scintilla salta sulla sua mano,
bruciandola. Chris sobbalza,
portandosi l’indice alle
labbra. Allontana la mano, e il residuo della scottatura è
piccola ma evidente,
rossastra contro il candore della sua mano.
Fa
una smorfia divertita.
-
Or maybe you’ll burn us. We’ll see, cool guy.
La candela si
spegne, illuminando per
l’ultima volta la sua figura nera che si allontana.
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Capitolo 7 *** Akemi ***
7. Akemi
C’è
un’aria fresca, tipicamente
autunnale. Il sole sta tramontando e illumina di una luce calda le due
figure
sedute sulla panchina. Una è più grande, con
lunghi capelli castani. L’altra,
di poco più giovane, ha gli stessi lineamenti occidentali,
con i capelli più
chiari e corti dell’altra. Le circonda un’aria
confidenziale, tipica di due
amiche che non si vedono da lungo tempo.
- Allora?
La
più grande rompe il silenzio,
fissando l’altra con curiosità. Lei la guarda,
esasperata.
- Oh, Akemi. Non
sono mica come te, io.
Akemi fa una
smorfia di disappunto.
- Sorellina, tu
lavori troppo.
- Me lo dicevi
sempre. Cos’altro, poi?
L’altra
ride, osservandola.
- Trovati
un’amica e un fidanzato.
Le fa una
linguaccia, e sembra lei la
più piccola.
- Non
c’è niente di male, sai. Dovresti
vivere, Shiho. Non l’hai mai
fatto davvero.
-
Perché non posso. Ci sono sempre loro,
a un passo da me. Lo so anche se
non riesco a vederli.
Shiho abbassa lo
sguardo, fissando le
sue mani strette a pugno. L’altra sorride, cercando di
tirarla su.
- Una volta,
forse. Adesso, non è più
così. Hai qualcuno che ti vuole bene, che ti protegge. Forse
sbagliavo: tu ce
l’hai già, degli amici e un
fidanzato.
Riesce a
strapparle una smorfia
divertita.
- Non
è il mio fidanzato. È più
una guardia del corpo.
Confessa,
rasserenata.
- Conosco la
sensazione. Credimi, è lo
stesso.
Akemi si
illumina, solo alludendo a
una persona che non c’è.
In quella
piccola frase sono nascosti una miriade di sentimenti, quelli che
l’hanno
accompagnata nell’ultimo periodo della sua vita. Shiho si
rabbuia, nascondendo
negli occhi solo fantasmi di ricordi dolorosi.
- Akemi.. lui non ti ha salvata. Se mai ti ha condannata.
La sorella
sussulta, ma poi sorride,
comprensiva.
- Ti prego,
Shiho. Il mio destino era
segnato, e avrei fatto qualunque sacrificio se fosse servito a
riaverti. A
riavere la speranza di una nuova vita, con lui
e con te.
La bionda non
riesce a trattenere la
brillantezza nei suoi occhi.
- Mi manchi
molto.
- Anche tu. Ma
sono felice che tu sia
riuscita a scappare da loro, e che
abbia trovato proprio lui. Conan Edogawa sarà la tua salvezza.
L’altra
abbassa lo sguardo.
- O la mia condanna.
Akemi le stringe
una mano, fissandola
nei suoi intensi occhi verdi.
- Non importa,
sorellina. Sai perché?
Standogli accanto, vivrai.
Qualsiasi
emozione è meglio di una vita vuota e senza sentimenti.
Shiho non riesce
a nascondere una
smorfia amareggiata.
- Credo che non
mi sopporti. Sono
sempre così scorbutica con lui. Non riesco a ringraziarlo
apertamente.. eppure
gli devo così tanto.
- Credimi, lui
sa che il tuo mandarlo
a quel paese è il tuo modo di dirgli ‘grazie’.
Quanta pazienza che ha, quel povero tesoro. Sei
una testa dura.
- Ei!
Shiho ride,
continuando a tenerle la
mano. Akemi sa di aver vissuto dei giorni migliori dei suoi, ma spera
che la
tristezza che la sorella più piccola porta negli occhi possa
un giorno svanire
del tutto. Avrebbe fortemente voluto esserle accanto, ma il destino
aveva avuto
in serbo altro, per lei. Tuttavia è felice che il suo
sacrificio sia servito a
farle incontrare lui. Negli ultimi attimi della sua vita, sente quasi
di aver
affidato il destino di Shiho a
quello
di Conan.
- è
un bel tipo, Conan Edogawa. Somiglia molto
a quel detective del liceo.
- chi, Shinichi
Kudo?
Quelli furono
gli ultimi istanti che
trascorse con sua sorella. Guardandola in volto dopo averlo nominato,
scorge in
lei una vecchia luce, qualcosa che aveva intravisto solo allo specchio
durante
giorni ormai lontani. Qualcosa che non aveva mai reso così
splendente lo
sguardo della sua sorellina. Sorride, e in cuor suo sa.
Ormai non può più tornare indietro.
- Shiho, dimmi
una cosa. Perché non
hai rivelato nulla di lui all’organizzazione? Sapevi che
Shinichi Kudo non era
morto, ma hai dichiarato il contrario.
Shiho si fa di
nuovo seria, mentre
cerca in sé stessa le sensazioni di quell’attimo
in cui decise che avrebbe salvato
la vita di Shinichi Kudo.
- Loro
ti avevano uccisa, non meritavano più alcun aiuto da me. E
poi.. non so
spiegartelo. Sentivo dentro di me che avrei dovuto mentire. Che avrei
dovuto proteggerlo.
Akemi annuisce,
guardando il sole
svanire piano dietro la collina.
- Hai le tue
risposte, sorellina.
La guarda,
sapendo che l’illusione sta
finendo. Il tempo dei saluti è ormai arrivato. Avrebbe
voluto ascoltarla
ancora, quando si fosse resa conto
dell’inevitabilità di ciò che sentiva.
Magari
con un timido rossore sulle gote si sarebbe confidata, e lei le avrebbe
raccontato che è normale
amare
qualcuno, che bisogna farlo senza riserve. Ma quello era tutto
ciò che poteva
dirle.
- Akemi.. vorrei
tanto che tu fossi ancora
insieme a me.
Mormora Shiho.
L’altra sorride.
- Anche se non
mi vedi, io sono sempre insieme a
te. Non dimenticarlo
mai. Ti voglio bene, sorellina.
Ai apre gli
occhi, ritrovandosi alle
orecchie le cuffie del registratore del dottor Agasa. Si era
addormentata
ascoltando nuovamente quel vecchio nastro che sua madre le aveva
lasciato. Si
stropiccia gli occhi, realizzando di aver solamente
sognato Akemi. Niente era stato reale. Il suo sguardo ricade sul
cellulare poco
distante, e lo afferra quasi istintivamente.
Le 4:45.
Digita una sola
parola nella casella
di testo del messaggio, e lo invia.
Il destinatario
del messaggio sta
dormendo profondamente, quando il suono del suo cellulare lo sveglia
all’improvviso. Conan si alza di scatto totalmente confuso,
tenendosi la testa
ed afferrando l’arnese infernale. La luce del monitor gli
brucia gli occhi, ma
cerca di intravedere comunque il contenuto del messaggio. Il mittente
è Ai:
solo una tipa strana come lei poteva scrivergli –
probabilmente per insultarlo
– a notte fonda. Che
fosse stata coinvolta in un omicidio? Era più probabile che
volesse
semplicemente mettere a tacere il russare del dottor Agasa.
Conan apre il messaggio, infastidito. Ma non c’è
nessuna richiesta.
C’è una parola sola.
“Grazie”
|
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Capitolo 8 *** Ran ***
8. Ran
Il cielo
è di un azzurro
particolarmente intenso, si ritrova a pensare. Ha alzato gli occhi
quasi
distrattamente, ma ora ne resta, stranamente,
incantata. La strada verso scuola è sempre rimasta la
stessa, eppure le fa
ancora un certo effetto percorrerla da sola.
“Che
lagna che sei. Non ti stanca il karate,
ma ti pesa fare due passi?”
Si ridesta
all’improvviso, e si guarda
intorno. Si è immaginata la sua voce ancora una volta.
Sospira, e riprende a
camminare. Per quanto la sua figura potesse essere nitida tra i suoi
pensieri,
somigliava sempre più a un fantasma, uno spiritello che
saltava fuori nei
momenti più impensati.
“Spiritello?
Ma ti sei vista tu, con quella
faccia da funerale?”
Sorride,
portandosi una mano alle
labbra per soffocarne il suono. Sa che le manca la presenza di quel
ragazzo nel
tragitto verso scuola. Le mancano le sue osservazioni strane,
incomprensibili a
chiunque, tranne che a lui. Le manca il suo prenderla in giro e starle
accanto,
perché l’aveva sempre fatto, da quando era solo
una bambina. A volte si sente
un po’ sola, quando pensa a quest’abitudine che
ormai non può più vivere. Poi si
rassicura, dicendosi che un giorno
sarà diverso. Che tornerà per
restare.
Tuttavia, il peso dei suoi segreti la schiaccia ogni giorno di
più, perché
sente di non avere più la forza per mantenerli da sola.
- Ran!
Sobbalza un
istante e si gira
all’improvviso, notando la figura di Sonoko che sventola una
mano nella sua
direzione. Le sorride di rimando, perché la sua è
una voce reale, che forse non
l’accompagna da tutta la vita, ma l’accompagna adesso, quando lei ne ha più
bisogno.
- Fammi
indovinare. Pensavi che oggi
il cielo è del colore dei suoi
occhi.
Commenta,
sognante.
- Ma cosa dici?
Sorride
l’altra, esasperata.
-
Sarà. Eppure ho dovuto chiamarti tre
volte, prima che ti svegliassi.
È
sospettosa, ma poco dopo sorride
anche lei.
- Ti capisco.
– continua. – Anche io
ho ancora talmente sonno.. cosa darei per essere sotto le coperte.
Bofonchia. Le
mette serenità averla
vicino. Nonostante le sue battute pungenti l’aiuta a
distrarsi, a ridere,
perché Ran possa non dimenticarsi mai di farlo.
-Oh –
riprende. – Guarda, c’è il
marmocchio, dall’altra parte della
strada.
Ran si volta
sorpresa, e scorge la
figura di Conan con la cartella in spalla. Cammina tranquillamente, e
non è
solo. Accanto a lui c’è Ai,
quella
bambina così strana e misteriosa che da un giorno
all’altro era entrata nelle
loro vite, nella sua, e ci era rimasta. Qualcosa è cambiato
dal suo arrivo. Ricorda
ancora com’era Conan, quando lei non c’era. Accanto
ad Ayumi, Genta e Mitsuhiko
aveva trovato il suo posto, eppure non era mai davvero a suo agio. Lo
capiva
dai suoi sguardi, dalle sue fughe improvvise, da quelle frasi
sapientone
tipiche del suo carattere, che però suonavano strane alle
orecchie degli altri.
Era stato difficile anche per lei accettare che un bambino di sette
anni
potesse essere così particolare.
Col
tempo però aveva capito che la curiosità fa parte
dei bambini e che non ti
lascia mai se hai un certo carattere,
qualcosa a cui lei era abituata. Da quando era arrivata Ai, Conan
sembrava aver
trovato uno spirito affine al suo. Non era solo capace di tenergli
testa a
scuola, ma di punzecchiarlo, di farlo ridere, di farlo restare
invece di scappare via. Al massimo si davano alla fuga
insieme.
- Che coppia
strana, quei due - commenta
Sonoko. - Però insieme forse hanno un po’ di senso
in più di quando sono da
soli. Sembrano due quarantenni nel
corpo di due mocciosetti - ridacchia.
“Conan
è speciale. La quarantenne è lei, con
tutto il trucco che si mette.”
Shinichi avrebbe
detto così, si
ritrova a pensare, sorridendo.
- Sono simili,
ecco tutto. Anche se Ai
è così chiusa, e Conan così espansivo,
l’ha conquistata lo stesso.
Viene travolta
dalla stessa verità della
sua frase. Era impossibile ormai vederli separati: Conan si voltava
verso Ai
ogni volta che aveva bisogno di una conferma. Si era preso cura di lei
durante
le sue influenze, correndo dal dottor Agasa un giorno sì e
l’altro pure. Erano costantemente
l’uno al fianco
dell’altra. Se avessero avuto la sua età, quel
legame sarebbe risultato più
sospetto del normale.
- Vuoi dire che la bambina sveglia si è presa
una cotta per il moccioso con gli occhiali?
-chiede l’altra, osservandoli. -
Che fortuna, trovare l’anima gemella a sette
anni. Anche tu puoi dire lo stesso, io invece no. Che ingiustizia! - si
lamenta, mettendo le mani dietro la testa.
“Si
lamenta sempre. Che lagna”
Ran si colpisce
con un piccolo
schiaffo la testa, sperando di far smettere di blaterare la voce di
Shinichi. Intanto
Sonoko continua il suo monologo.
- Quella bambina
è un vero mistero,
non mi sorprenderei se anche il moccioso si sia innamorato di lei. Sai
a chi
altro piacerebbe? Al tuo caro Shinichi.
Ran sobbalza
all’improvviso,
diventando paonazza.
- Che cosa?
È una bambina Sonoko, che
idee ti vengono?
- Adesso si. Ma
ti conviene muoverti
ad accalappiarlo, cara mia, perché tra dieci anni non lo
sarà più. Immagina una
come lei alla nostra età. Taciturna e gelida, sicuramente,
ma anche bella e
misteriosa. Resisterebbe il caro detective? Vorrei tanto poter
assistere!
Scoppia a ridere
tenendo a stento la
cartella, mentre Ran, senza parole, evita di risponderle. Dà
un ultimo sguardo
ai due bambini, che ormai sono arrivati all’angolo della
strada e stanno per
svoltare. Si concentra su Ai, e si dice che infondo Sonoko ha ragione.
Sarebbe
un bel rompicapo da risolvere. Tuttavia è ancora una bambina, e non riesce proprio ad
immaginarla da grande. L’unica
cosa che vede è un piccolo bagliore
nei
suoi occhi verdi quando si posano su Conan. Due occhi ai quali lui
risponde
sempre prontamente.
La voce di
Shinichi si è stranamente
fermata.
- Non ti
staranno mica venendo dei
pensieri strani, mi auguro.
Mormora Sonoko,
fissandola con
attenzione. Quando Ran sposta nuovamente la sua attenzione su di lei,
si
accorge che intanto sono già arrivate all’ingresso
di scuola. La strada è già
finita, e lei non si sente più sola.
- Guarda che
scherzavo. Quel pesce
lesso non riuscirebbe comunque a capirla, una così. In ogni
caso non importa,
può anche scappare col mostro di Lockness, per quanto mi
riguarda. Io resto.
Sorride, e Ran
non può fare a meno di
fare altrettanto. Non importa che a volte si senta un po’
giù, sola e
abbandonata, perché infondo al cuore sa
di non esserlo. È troppo circondata dall’amore,
per sentirsi realmente triste.
“Lo
sai anche tu, vero Shinichi?”
Riesce quasi a
sentirlo sorridere.
“Non
sei sola.”
Note
dell’autrice:
Incredibile ma vero, rieccomi qua. La raccolta mancava di tre capitoli
già
programmati e ho deciso di mettermi d’impegno per finirla.
Nel frattempo lavoro
su altre storie, ma mi dispiaceva pubblicare prima quelle di MM. Questo
era un
capitolo particolarmente difficile per me, che non sono amante del
personaggio
di Ran, ma cerco da sempre di vederne tutti gli aspetti positivi
possibili
(purtroppo son gusti, e se un personaggio per me è piatto, tale resta). Spero che comunque
sia stata di vostro
gradimento. Un saluto a chi aspettava questo aggiornamento, che infine
è
arrivato.
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