Missing Moments

di ValHerm
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Agasa ***
Capitolo 2: *** Heiji ***
Capitolo 3: *** Ayumi ***
Capitolo 4: *** Yukiko ***
Capitolo 5: *** Jodie ***
Capitolo 6: *** Vermouth ***
Capitolo 7: *** Akemi ***
Capitolo 8: *** Ran ***



Capitolo 1
*** Agasa ***


Missing Moments

 

1. Agasa

 

Li fissa da un po’, ormai, anche se finge indifferenza mentre prepara il caffè. Lui la guarda da dietro le lenti squadrate, con le mani in tasca. Lei guarda altrove, a braccia conserte.

- C’è un bel sole. Hanno ragione gli altri, dovremmo uscire.

Ci riprova. Prova continuamente a destare la sua attenzione. Ad attraversare il vetro.

- Devo lavorare.

La voce di lei è senza entusiasmo. Una maschera infrangibile. Lui non capisce.
E si arrabbia.

- Non puoi stare sempre attaccata a quella maledetta ferraglia.

Si guadagna uno sguardo, anche se di fuoco.
Ora si arrabbia lei.

- Poi come torni dalla tua bella? Quella ferraglia ed il mio cervello sono le uniche cose in cui puoi sperare. Sei il solito.

Infastidita, si allontana, chiudendosi nello studio. Lui continua a non capire. Per molto tempo l’anziano dottore si era chiesto perché Shinichi Kudo fosse così attratto dalla figura di Shiho Miyano. Lui non se n’era reso conto, ma era incappato in un mistero molto più complesso di qualsiasi caso avesse mai risolto. Probabilmente era stato proprio questo ad averlo spinto verso di lei. Un tentativo dopo l’altro, cercando di potersi avvicinare. Passo dopo passo, fino a sbattere contro il vetro.
E più non lo attraversa, più si arrabbia.
La sua pazienza non regge molto.

- Quale bella? Perché mi tieni il muso? Ai!

Inveisce contro la porta. Risponde il silenzio.

- Dovrò spiegare agli altri che in realtà hai 90 anni e che al sole ti si vedono le rugh..

Si blocca, quando la porta dello studio si apre. Stavolta il grande detective sembra terrorizzato. Lei alza uno sguardo indecifrabile.

- Non si accende. Sarà il caldo.

Spiega. Finalmente, lui capisce.
È un sì.

- Ci penseremo dopo. Adesso, usciamo!

La prende per mano e si volta, con lo sguardo di un vero bambino negli occhi. Lui non ci fa caso, ma Agasa nota la sorpresa negli occhi di lei, sostituita a poco a poco da un fugace sorriso. È un attimo. I due sono già usciti. Quando l’anziano fa per chiudere la porta dello studio, nota un piccolo bagliore in mezzo al buio: la luce del computer in stand-by. Chiude la soglia e sorride. Ci è riuscito ancora una volta.
Shinichi ha attraversato il vetro.

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Capitolo 2
*** Heiji ***


2. Heiji

 

 

“Sono un po’ preoccupato per quella bambina che è rimasta tutta sola a dormire nel seminterrato del dottor Agasa. Shinichi dice che starà bene e che ha solo bisogno di riposare in pace.. sarà. Ma se io fossi in lei.. se sapessi che Shinichi ha preso le sue sembianze per incontrare dei tipi pericolosi e che può correre dei rischi.. non riuscirei a stare tranquilla a letto.
Farei di tutto per aprire la porta e raggiungerlo.”
Heiji, ep. 375



Quando entra nella stanza lo vede indaffarato a rovistare tra quelle che sembrano vecchie fotografie. Il bambino alza di poco lo sguardo e lo fissa con circospezione.

- Chi si vede. A cosa devo l’onore della visita, stavolta?

- Piccoletto! Ero in zona e sono passato a salutare. Ti dispiace?

Il ragazzo dalla pelle scura chiude la porta dietro di sé e muta il suo sorriso in puro fastidio.

- Certo che potresti anche essere meno antipatico, Shinichi. Per tutti i favori che mi devi..

- Sono stati ampiamente ricambiati, credimi.

Risponde distrattamente, continuando a mettere insieme le fotografie. Per Heiji è ancora un mistero come il suo coetaneo Shinichi Kudo possa essersi ridotto alle dimensioni di un bambino. È uno dei pochi a conoscere la sua vera storia, eppure a volte stenta ancora a crederci.

- Nessuna novità?

La sua domanda è seria adesso. Conosce l’entità del pericolo nella quale  Conan si trova.

- Purtroppo no. Brancoliamo nel buio. Cerchiamo più che altro di restare vivi.

Mormora con aria preoccupata. Heiji sbatte un paio di volte le palpebre, non afferrando al volo l’utilizzo del plurale maiestatis. Poi il suo istinto lo aiuta a comprendere.

- Giusto, siete in due. Tu e la sexy scienziata pazza.

L’altro lo guarda basito.

- Che razza di definizione.

- Perché, vorresti dirmi che non è pazza? Per aver creato un intruglio del genere.. o intendi dire che non è sexy? D’accordo che è una bambina, adesso, ma secondo me con dieci anni in più il suo sex appeal ti farebbe secco.

Stavolta Conan non risponde, piuttosto tenta di ignorare la voce di Heiji mentre l’altro lo guarda divertito. Sa che Shinichi non riesce proprio ad immaginarsi Ai nei suoi termini. Per lui è una persona da proteggere a costo della vita, qualcuno su cui contare, ma pur sempre una bambina. Sa anche che aveva avuto modo di intravederla da adulta, ma sospetta che se l’avesse guardata davvero sarebbe stato molto diverso. Così fa un mezzo sorriso, sapendo di aver toccato un argomento di cui il grande detective al suo fianco non capisce poi molto. Rivolge la sua attenzione alle foto sparse sul letto.

- Cosa fai?

- Mi assicuro che le foto di Shinichi non si confondano con quelle di Conan, mentre tu ti metti a parlare di cose senza senso. Piuttosto, perché sei qui?

- Per aiutare, ovviamente.

Risponde Heiji, iniziando a trafficare con le foto e a fare un commento diverso per ognuna. Frasi del tipo “sembri davvero un moccioso” o “qui Ran era proprio carina” si ripetevano ormai a intervalli regolari, fino a quando Conan lo vide arrestarsi di colpo.

- Chi hai visto, mia madre? Sei anche tu un suo ammiratore?

Borbotta il bambino noncurante.

- Che schianto!

Esclama Heiji con trasporto.

- Ma chi, mia madre?

- Non penso proprio che tua madre abbia mai avuto questi tratti occidentali o abbia mai indossato un camice da dottoressa.

Quando gli mostra la foto, il bambino sobbalza riconoscendo un volto noto, invecchiato di dieci anni. È Ai. O meglio, è Shiho. Anche se non sa spiegarsi il motivo della sua foto lì in mezzo alle altre, si incanta per un attimo a guardarla, ed Heiji se ne accorge.

- Lo sapevo, ci sei rimasto secco.

Lo stuzzica, sventolandogli la foto davanti agli occhi.

- Finiscila, e rimettila a posto.

- Non ti ridarò la tua preziosa fotografia a meno che non prometti di aiutarmi con un affare in sospeso che ho in città. Per favore!

- Ecco smascherata la visita di piacere! Approfittatore! Ridammela!

Ed ecco che i due iniziano ad azzuffarsi, e mentre Conan allunga mani e piedi, Heiji mantiene alta la foto tirandogli una guancia. Il baccano che fanno è talmente fastidioso che poco dopo Ran apre la porta, seguita da Kazuha. I due sbiancano, immobilizzandosi di colpo.

- Allora, che combinate?

Chiede Kazuha, ad Heiji più che al bambino arrampicato sopra di lui.

- Cos’hai in mano?

Insiste, ed è il caos più totale. I due ragazzi iniziano a rotolare l’uno sopra l’altro mentre Conan tenta disperatamente di afferrare la foto di Ai, tra i lamenti di Heiji  e le urla di Ran. Perché la rivolesse indietro a tal punto, Heiji non riuscì mai a chiederglielo. Tuttavia sapeva che quando qualcuno iniziava ad usare il plurale, cominciava a tenere all’altra più di quanto dichiarasse. Perciò aveva alcune teorie, tutte legate alla sexy scienziata pazza del  plurale maiestatis di Shinichi Kudo.

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Capitolo 3
*** Ayumi ***


3. Ayumi

 

 

Si avvicina a lei con un sorriso, tenendo i cinturini della cartella che ha in spalla. L’espressione dell’altra non cambia, perlopiù si limita a continuare a camminare, rispondendo al suo buongiorno con un piccolo sbadiglio. La bambina si era accorta da tempo del velo di tristezza che la sua amica Ai portava negli occhi. Nonostante tutto aveva sempre cercato di farla sorridere e l’aveva considerata un modello da seguire. Ai era bella, intelligente, forse taciturna ma a modo suo simpatica. Aveva imparato a conoscerla e col tempo ad apprezzarla.

- Qualcosa non va, Ayumi?

Chiede, accortasi che l’altra la fissava.

- No, nulla. Ripensavo a quando ti abbiamo incontrata.

Risponde la piccola con dolcezza. Se tra i Detective Boys c’era qualcuno di dolce, quella era proprio Ayumi: era talmente innocente e delicata che era impossibile non volerle bene. Inconsapevolmente, era l’opposto della persona che le era accanto. Ai alza gli occhi, immersa nei pensieri.

- Non ricordo bene, ma credo di non essere stata troppo simpatica con voi.

- Eri appena arrivata. Era il tuo modo di proteggerti.  Avevo capito subito che saremmo diventate grandi amiche.

La sua frase pura e sincera colpisce la bionda accanto a lei, che la fissa per alcuni istanti. Ayumi la guarda a sua volta, non capendo bene cosa l’altra stia pensando.

- Non sono un granché, come amica.

Confessa con un mezzo sorriso.

- Oh ma certo che lo sei! Mi hai aiutata tante volte. Prima ero l’unica ragazza in mezzo a soli maschi, ma da quando ci sei tu siamo in due. Noi ragazze ci capiamo meglio.

Ai sorride.

- Già, noi ragazze ci capiamo meglio. Eppure, eri gelosa di me, prima.

La piccola la guarda imbarazzata, mettendo una mano dietro la testa.

- Ah, già, quello. Non fa niente. Ho capito, ormai.

Sente gli occhi di Ai che la guardano di colpo.

- Sei stata gentile quella volta, ma c’è qualcosa che non so spiegarti. Conan ti guarda in maniera diversa. Si fida di te, ti dice tutto. Tu gli piaci. E non può farci nulla.

Accanto a lei l’altra si incupisce.

- Non è così. Forse Conan è innamorato, ma ti assicuro, non di me.

- Parli di Ran? L’ho notato anch’io. Ma lei è impegnata e Conan è un bambino. Gli passerà.

- Sei brava a capire le persone, Ayumi.  Quello che non sai è che certe cose non passano, persino quando dovrebbero.

La voce di Ai è così ferma e seria in quell’affermazione che Ayumi dopo qualche passo si arresta. Parlava di Conan, in quel momento, o di qualcun altro? L’altra cambia atteggiamento all’improvviso, abbozzando un sorriso.

- Non fare caso alle mie parole, lo dice sempre il dottor Agasa. Io invece penso che trovare un’amica sia meglio che essere gelose di un maschio.

Ribatte, con lo stesso tono che Ayumi ha usato poco prima. Lei le fa un grande sorriso.

- Giusto!

Sono ormai arrivate davanti al cancello, quando i maschi le raggiungono. Genta e Mitsuhiko chiacchierano tra di loro, e le salutano con allegria. D’un tratto anche Conan arriva correndo a perdifiato, fermandosi sulle ginocchia appena raggiunto il gruppetto. Afferra debolmente il polsino della giacca di Ai.

- Fatto tardi.. sveglia..

Dice col fiato mozzato.

- Anche la mia mamma mi ha buttato giù dal letto con questa scusa. Ma se siete ancora tutti qui, vuol dire che non ho fatto tanto tardi.

Borbotta Genta.

- Secondo me tua madre sa che perdi tempo a rimpinzarti a colazione e ti sveglia prima.

Suggerisce Mitsuhiko, guadagnandosi un’occhiataccia da parte dell’amico.
Ayumi guarda distrattamente l’orologio, e impallidisce.

- AAAH! Non era la mamma di Genta! è tardi!

Esclama afferrando il braccio di Ai e iniziando a correre verso la porta d’ingresso. Mentre la bionda guarda i tre ragazzini correre dietro di loro, le sembra di sentire Ayumi borbottare “maschi”. Sorride. Conan non si è ancora ripreso dalla maratona iniziata da casa, e sembra che sarà il primo a crollare sul banco di scuola – se mai ci arriverà. Si afferra alla cartella di Ai, che lo guarda infastidita da sopra la spalla. Ayumi sa che normalmente lei si sarebbe arrabbiata, ma sa anche che è Conan quello attaccato ad Ai. E Ai a quello sguardo da disperato non riesce proprio a controbattere.

- Te l’ho detto, non può farci nulla.

Sussurra Ayumi nella corsa.

- E la cosa è reciproca. Non puoi farci nulla neanche tu.

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Capitolo 4
*** Yukiko ***


4. Yukiko

 

 

< < Shinichi? I miei complimenti, hai successo con le ragazzine > >
< < cosa? ah, ti riferisci ad Ayumi > >
< < si certo ma anche all’altra. Non te ne sei accorto? Parlo di Ai. L’ho osservata, oggi ti avrà guardato fisso perlomeno una decina di volte. Le ragazze guardano in quel modo un ragazzo o perché o ha la faccia sporca oppure perché si sono innamorate di lui, non ci sono alternative.
Dopo accompagnala fino a casa > >
Yukiko, ep.360

 

 

Lo guarda con la tenerezza negli occhi. Il suo piccolo uomo con gli occhiali, tornato bambino quasi per uno scherzo del destino. Sa che si trova in grave pericolo, eppure non può fare a meno di sorridere nel vederlo così: è come tornare indietro nel tempo, guardare da vicino quegli stessi occhi azzurri così grandi ed ingenui.

Suo figlio aveva sempre riscosso successo tra le ragazze, senza nemmeno rendersene conto. D’altronde somigliava molto al suo Yusaku; ricordava ancora come lo sguardo del marito l’avesse rapita sin dal primo istante. Inoltre, Shinichi aveva la sua bellezza, quella di una donna che ancora riscuoteva il suo successo, modestia a parte.  Ma ora sorride ancora di più, notando come le due bambine accanto a lui siano legate alla sua presenza.

La piccola Ayumi ha negli occhi un’ammirazione sincera per il piccolo Conan, un’ingenuità pura e semplice tipica della sua età. Le ricorda molto Ran, quando da bambina iniziava già a mostrare a suo figlio un affetto che lui non capiva bene. Shinichi si ritrovava a fissarla con quei grandi occhi azzurri, confuso ma felice, perché bastava giocare con lei per cancellare ogni dubbio. Quello di Ayumi, come quello di Ran, era un sentimento semplice, puro, chiaro come il sole.

Quando il suo sguardo si posa sull’altra però, Yukiko nota qualcosa di diverso. Sa che Ai non è una vera bambina, che celato in lei c’è lo sguardo di una donna triste. Ha gli occhi di chi ha dovuto lottare, ma ha sempre trovato una ragione per restare aggrappata alla vita. Sono occhi che non tutti hanno. Occhi difficili da comprendere.

Quando Ai guarda Conan però, nei suoi occhi c’è qualcosa di diverso.

Sembra che quell’affanno, quella tristezza, diminuiscano. Lo guarda spesso, anche se lui non lo sa. Yukiko l’aveva vista sorridere impercettibilmente, quando lui le era accanto. Non era riuscita a fare a meno di provare un po’ di tenerezza per un sorriso tanto bello. Per lei è palese cosa la piccola Ai senta per il suo imbranato figliolo. Non è un sentimento semplice, né puro come quelli a cui Shinichi è abituato. È nascosto, ed intenso. Porta con sé segreti e paure. È speranza di una vita infranta, che forse può ancora essere salvata. Il tipo di sentimento che ti avvolge o ti distrugge. Forse è un bene che lui non veda ciò che l’altra tiene per sé.

Anche senza accorgersene, Shinichi la salva ogni giorno.

È quasi un paradosso il fatto che nonostante la furbizia e l’astuzia per i casi più complessi, suo figlio non fosse mai riuscito a capire le persone, specie quelle a cui teneva davvero. Ran ci aveva messo una vita per fargli anche solo pensare che potesse esistere qualcos’altro oltre i misteri dei suoi libri polizieschi.

Così aveva pensato di dargli una dritta da mamma in carriera, ma lui non le aveva dato retta. Era ancora il suo bambino sotto molti aspetti, in cose che lui nemmeno lontanamente immaginava.

“..o perché ha la faccia sporca o perché si è innamorata di lui.”

Il suo sguardo è pura sorpresa. Per un attimo Conan non c’è più, e Shinichi è lì accanto a lei, riflettendo su cose da grandi che per lui sono sempre state il mistero più grande. Yukiko sorride. Non sa ancora chi sarà in grado di conquistare il cuore del suo piccolo uomo, ma conosce il valore delle donne che lui ha scelto di tenere accanto. Di proteggere.

Forse è davvero cresciuto - si ritrova a pensare.

Lo saluta e si allontana, raccomandandogli di riportare a casa la piccola Ai. Lei non ha preferenze, da brava mamma. In ogni caso non le direbbe a noi. Era solo felice che lui potesse vivere un’emozione diversa dall’altra. Forse un giorno avrebbe imparato a dare un nome a ciò che provava per loro. In quel momento le torna in mente una vecchia frase, di un piccolo marmocchio dagli occhi blu.

“Tu sarai sempre la più bella, mamma”

Indossa gli occhiali da sole per nascondere gli occhi lucidi. Il suo sorriso è tranquillo. Alla guida della sua macchina sportiva rosso fiammante, sente di avere ancora vent’anni. Non rimpiange nulla di allora, perché sa di aver ricevuto il regalo più grande.

Il suo piccolo, imbranato, cuore di mamma.

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Capitolo 5
*** Jodie ***


5. Jodie

 

 

< < Secondo me lei ha qualcosa che io all’epoca non avevo,
è questa la differenza tra noi. > >
< < cioè? > >
< < una passione che può essere molto pericolosa
e portare con sé sciagura e disastri.
Ma che sa anche infondere il coraggio per andare avanti. > >
Jodie, ep. 378

 

 

Continua a pensare all’accaduto di pochi giorni prima. Quella donna dall’aspetto inconfondibile le è sfuggita ancora. Sono vent’anni che la cerca, guidata da una frase piena di mistero e di veleno.

Only a secret makes a woman woman.

Un senso di impotenza invade la donna dagli occhi azzurri, mentre ripensa a quello sguardo di ghiaccio posato su di lei. Stringe con un pugno la coperta del letto d’ospedale, perché ancora non capisce. Perché Vermouth voleva uccidere una bambina? L’aveva chiamata Sherry, ma il suo nome era Ai Haibara. Per quanto ci riflettesse su, non riusciva a trovare il collegamento tra le due. Shuichi sembrava saperne più di lei, ma lo conosceva a tal punto da sapere che non le avrebbe rivelato nulla. In ogni caso era stata sorpresa di vedere come il cool boy fosse riuscito ad ingannare la pluriomicida. Sarebbe stato disposto a sacrificarsi per proteggere quella bambina che lei chiamava Sherry. Aveva letto la paura nei suoi occhi quando la piccola Ai era avanzata verso di loro, e non aveva avuto modo di sentire che invece lei era pronta a morire per proteggere i suoi cari.

Jodie alza lo sguardo verso il sole che tramonta. Quella bambina le ricorda molto sé stessa, ferma nella sua determinazione anche da piccola. Deve avere senz’altro delle informazioni che Vermouth reputa pericolose, anche se forse lei ne ignora il peso. Inoltre, la sua forte somiglianza con la figura della foto segnata dalla criminale ancora non si spiega. Forse era la figlia di una donna che aveva dato del filo da torcere alla bella Chris, o forse qualcuno si stava prendendo gioco di lei.

Il viso di quella donna immutato negli anni resta il mistero più grande. L’FBI aveva provato di tutto: test del dna incluso. Non solo la madre Sharon e la figlia Chris erano risultate la stessa persona, ma per lei lo scorrere del tempo sembrava essersi fermato. La mela d’oro era diventata la mela marcia.

Forse aveva venduto l’anima al diavolo.

Jodie non aveva mai creduto in quel tipo di cose, ma alla luce dei fatti niente le sembrava più inverosimile. In ogni caso aveva offerto la sua protezione ad Ai. Sperava di salvarla da Vermouth, e al tempo stesso di svelare il suo mistero. Col programma testimoni l’avrebbe tenuta al sicuro, lontana da lì e da qualsiasi tipo di rintracciamento criminale. Sapeva che la sua partita contro la donna dagli occhi di ghiaccio non si sarebbe conclusa tanto presto.

Alla fine, ne sarebbe uscita soltanto una.

Il volto del cool boy le viene in mente all’improvviso. Segnato come cool guy, anche lui era un bersaglio di Chris ed il suo complice suicida. Un altro tassello mancante di un puzzle troppo complesso ed articolato. Il piccolo Conan possedeva un’intelligenza più sviluppata di un normale bambino, ma possibile che Vermouth l’avesse definito ragazzo solo per questo? Di nuovo il tempo ed il suo trascorrere sembravano differenti nel suo mondo. Non era stato da lei nemmeno rilasciarlo senza ucciderlo.

Forse il piccolo detective sarebbe stato la chiave per risolvere il mistero di Chris Vineyard.

Pronto a proteggere la piccola Ai con la sua stessa vita, sarebbe stato anche capace di lasciarla andare?

La porta della sua stanza si apre, e quando la bambina fa il suo ingresso, alla donna basta uno sguardo: sa già cosa sta per dirle.

- Io.. ho deciso di restare.

È una scelta consapevole. Lei avrebbe deciso diversamente, ma le augura buona fortuna, perché ha scorto un bagliore di speranza nei suoi occhi così tristi.
Jodie sorride. Quella bambina era simile a lei, ma non era sicura che avrebbe avuto il suo stesso destino. C’era qualcosa di diverso, in quei due. Si era concentrata così tanto sul cool boy da non aver notato una realtà ancor più evidente: era lei che non sarebbe stata capace di lasciare lui.

 

 

Note dell’autrice:
Il destino a cui Jodie si riferisce è la sua storia con Akai, su come si è conclusa. Ho riflettuto spesso sulla frase che dice a James Black in questo episodio, e l’ho sempre reputata abbastanza significativa. Grazie ancora a chi sta seguendo questa raccolta.
Alla prossima!

ValHerm

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Capitolo 6
*** Vermouth ***


6. Vermouth

 

Non c’è alcun rumore nella stanza. Una piccola candela illumina fiocamente un tavolo che somiglia ad un bancone. C’è solo una figura seduta su uno sgabello, con un bicchiere tra le mani. La sua mano fa roteare il liquido al suo interno, di una sfumatura rosso intenso. Per il resto, il colore predominante attorno a lei è il nero.

Davanti a lei ci sono alcune foto. La donna si sofferma principalmente sul volto di un ragazzo e quello di una ragazza, separandoli dal resto delle fotografie.

- La nostra coppia di fuggitivi.

Mormora.

- Silver Bullet and Sherry.

Fa una smorfia divertita, sorseggiando il suo liquore. Non importava più quale fosse il suo vero nome: solo i loro contavano. Era sempre stata convinta di una cosa:

- Only a secret makes a woman woman.

Più lo ripete, più si rende conto della verità della sua frase. Chris Vineyard, o almeno così si faceva chiamare, aveva molti segreti, tutti legati ad un’esistenza criminale. Per noia o per divertimento, era entrata a far parte di un’organizzazione molto più pericolosa di ogni altra. Era stato allora, che aveva conosciuto la piccola Sherry.

Conficca uno stecchino nel volto della ragazza ritratta nella fotografia. Sherry sembrava essere l’ossessione di Gin, ed ora era diventata indispensabile anche per Silver Bullet. Provava una malsana invidia per il ‘successo’ che riscuoteva, una ragazzina a suo parere appena passabile. Avrebbe voluto ucciderla con le sue mani, e al tempo stesso aveva quasi deciso di difenderla. Non aveva potuto, o voluto, fare altrimenti. Shinichi Kudo l’aveva presa con sé, sotto la sua protezione. La donna sapeva bene che quello sciocco ragazzo avrebbe rischiato la vita, per quella di lei. Gliel’aveva letto negli occhi quando l’aveva rincontrato. Aveva deciso che il famigerato detective del liceo aveva ancora il suo ruolo da giocare, contro l’organizzazione. Perciò l’avrebbe risparmiato. Anche con la promessa di rinunciare a Sherry.

Perché lui aveva risparmiato lei.

Era troppo in alto all’interno di quel gruppo di criminali, per poter essere sospettata di tramare contro di loro. Ogni volta che il piccoletto si trovava in mezzo ai loro piani, le cose si facevano più interessanti. Avrebbe pagato oro per rivedere la preoccupazione sul volto di Gin, o la paura negli occhi di quella sciocca di Chianti. Shinichi Kudo e Sherry erano diventati due marmocchi, in tutto tranne che nel cervello, e solo lei ne era a conoscenza. Eppure la sua curiosità l’aveva spinta al silenzio più totale.

E se quel ragazzo fosse riuscito ad arrivare a lui, e a spedire all’inferno tutti loro? Sarebbe stato uno spettacolo da non perdere.

Afferra le fotografie, osservandole l’una accanto all’altra.

- Per quanto la proteggerai, cool guy? Verranno a prenderla, un giorno. Fino ad allora, non preoccuparti. Only a secret makes a woman woman. Io ne ho così tanti.. che ci sarà da divertirsi.

Dà un bacio all’immagine di lui, lasciando impresso sulla carta il rossetto ed il liquido amaro del Vermouth appena bevuto. Assembla le due foto, avvicinandole alla candela.

- La lascerai bruciare.. o brucerete insieme?

Le foto si anneriscono sempre di più, mentre le fiamme si espandono verso le dita della donna. Quando fa per lasciarle nel posacenere, una scintilla salta sulla sua mano, bruciandola. Chris sobbalza, portandosi l’indice alle labbra. Allontana la mano, e il residuo della scottatura è piccola ma evidente, rossastra contro il candore della sua mano.

Fa una smorfia divertita.

- Or maybe you’ll burn us. We’ll see, cool guy.

La candela si spegne, illuminando per l’ultima volta la sua figura nera che si allontana.

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Capitolo 7
*** Akemi ***


7. Akemi

 

C’è un’aria fresca, tipicamente autunnale. Il sole sta tramontando e illumina di una luce calda le due figure sedute sulla panchina. Una è più grande, con lunghi capelli castani. L’altra, di poco più giovane, ha gli stessi lineamenti occidentali, con i capelli più chiari e corti dell’altra. Le circonda un’aria confidenziale, tipica di due amiche che non si vedono da lungo tempo.

- Allora?

La più grande rompe il silenzio, fissando l’altra con curiosità. Lei la guarda, esasperata.

- Oh, Akemi. Non sono mica come te, io.

Akemi fa una smorfia di disappunto.

- Sorellina, tu lavori troppo.

- Me lo dicevi sempre. Cos’altro, poi?

L’altra ride, osservandola.

- Trovati un’amica e un fidanzato.

Le fa una linguaccia, e sembra lei la più piccola.

- Non c’è niente di male, sai. Dovresti vivere, Shiho. Non l’hai mai fatto davvero.

- Perché non posso. Ci sono sempre loro, a un passo da me. Lo so anche se non riesco a vederli.

Shiho abbassa lo sguardo, fissando le sue mani strette a pugno. L’altra sorride, cercando di tirarla su.

- Una volta, forse. Adesso, non è più così. Hai qualcuno che ti vuole bene, che ti protegge. Forse sbagliavo: tu ce l’hai già, degli amici e un fidanzato.

Riesce a strapparle una smorfia divertita.

- Non è il mio fidanzato. È più una guardia del corpo.

Confessa, rasserenata.

- Conosco la sensazione. Credimi, è lo stesso.

Akemi si illumina, solo alludendo a una persona che non c’è. In quella piccola frase sono nascosti una miriade di sentimenti, quelli che l’hanno accompagnata nell’ultimo periodo della sua vita. Shiho si rabbuia, nascondendo negli occhi solo fantasmi di ricordi dolorosi.

- Akemi.. lui non ti ha salvata. Se mai ti ha condannata.

La sorella sussulta, ma poi sorride, comprensiva.

- Ti prego, Shiho. Il mio destino era segnato, e avrei fatto qualunque sacrificio se fosse servito a riaverti. A riavere la speranza di una nuova vita, con lui e con te.

La bionda non riesce a trattenere la brillantezza nei suoi occhi.

- Mi manchi molto.

- Anche tu. Ma sono felice che tu sia riuscita a scappare da loro, e che abbia trovato proprio lui. Conan Edogawa sarà la tua salvezza.

L’altra abbassa lo sguardo.

- O la mia condanna.

Akemi le stringe una mano, fissandola nei suoi intensi occhi verdi.

- Non importa, sorellina. Sai perché? Standogli accanto, vivrai. Qualsiasi emozione è meglio di una vita vuota e senza sentimenti.

Shiho non riesce a nascondere una smorfia amareggiata.

- Credo che non mi sopporti. Sono sempre così scorbutica con lui. Non riesco a ringraziarlo apertamente.. eppure gli devo così tanto.

- Credimi, lui sa che il tuo mandarlo a quel paese è il tuo modo di dirgli ‘grazie’. Quanta pazienza che ha, quel povero tesoro. Sei una testa dura.

- Ei!

Shiho ride, continuando a tenerle la mano. Akemi sa di aver vissuto dei giorni migliori dei suoi, ma spera che la tristezza che la sorella più piccola porta negli occhi possa un giorno svanire del tutto. Avrebbe fortemente voluto esserle accanto, ma il destino aveva avuto in serbo altro, per lei. Tuttavia è felice che il suo sacrificio sia servito a farle incontrare lui. Negli ultimi attimi della sua vita, sente quasi di aver affidato il destino di Shiho a quello di Conan.

- è un bel tipo, Conan Edogawa. Somiglia molto a quel detective del liceo.

- chi, Shinichi Kudo?

Quelli furono gli ultimi istanti che trascorse con sua sorella. Guardandola in volto dopo averlo nominato, scorge in lei una vecchia luce, qualcosa che aveva intravisto solo allo specchio durante giorni ormai lontani. Qualcosa che non aveva mai reso così splendente lo sguardo della sua sorellina. Sorride, e in cuor suo sa. Ormai non può più tornare indietro.

- Shiho, dimmi una cosa. Perché non hai rivelato nulla di lui all’organizzazione? Sapevi che Shinichi Kudo non era morto, ma hai dichiarato il contrario.

Shiho si fa di nuovo seria, mentre cerca in sé stessa le sensazioni di quell’attimo in cui decise che avrebbe salvato la vita di Shinichi Kudo.

- Loro ti avevano uccisa, non meritavano più alcun aiuto da me. E poi.. non so spiegartelo. Sentivo dentro di me che avrei dovuto mentire. Che avrei dovuto proteggerlo.

Akemi annuisce, guardando il sole svanire piano dietro la collina.

- Hai le tue risposte, sorellina.

La guarda, sapendo che l’illusione sta finendo. Il tempo dei saluti è ormai arrivato. Avrebbe voluto ascoltarla ancora, quando si fosse resa conto dell’inevitabilità di ciò che sentiva. Magari con un timido rossore sulle gote si sarebbe confidata, e lei le avrebbe raccontato che è normale amare qualcuno, che bisogna farlo senza riserve. Ma quello era tutto ciò che poteva dirle.

- Akemi.. vorrei tanto che tu fossi ancora insieme a me.

Mormora Shiho. L’altra sorride.

- Anche se non mi vedi, io sono sempre insieme a te. Non dimenticarlo mai. Ti voglio bene, sorellina.

 

Ai apre gli occhi, ritrovandosi alle orecchie le cuffie del registratore del dottor Agasa. Si era addormentata ascoltando nuovamente quel vecchio nastro che sua madre le aveva lasciato. Si stropiccia gli occhi, realizzando di aver solamente sognato Akemi. Niente era stato reale. Il suo sguardo ricade sul cellulare poco distante, e lo afferra quasi istintivamente.

Le 4:45.

Digita una sola parola nella casella di testo del messaggio, e lo invia.

 

Il destinatario del messaggio sta dormendo profondamente, quando il suono del suo cellulare lo sveglia all’improvviso. Conan si alza di scatto totalmente confuso, tenendosi la testa ed afferrando l’arnese infernale. La luce del monitor gli brucia gli occhi, ma cerca di intravedere comunque il contenuto del messaggio. Il mittente è Ai: solo una tipa strana come lei poteva scrivergli – probabilmente per insultarlo – a notte fonda. Che fosse stata coinvolta in un omicidio? Era più probabile che volesse semplicemente mettere a tacere il russare del dottor Agasa.
Conan apre il messaggio, infastidito. Ma non c’è nessuna richiesta.
C’è una parola sola.


 “Grazie”

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Capitolo 8
*** Ran ***


8. Ran

Il cielo è di un azzurro particolarmente intenso, si ritrova a pensare. Ha alzato gli occhi quasi distrattamente, ma ora ne resta, stranamente, incantata. La strada verso scuola è sempre rimasta la stessa, eppure le fa ancora un certo effetto percorrerla da sola.

“Che lagna che sei. Non ti stanca il karate, ma ti pesa fare due passi?”

Si ridesta all’improvviso, e si guarda intorno. Si è immaginata la sua voce ancora una volta. Sospira, e riprende a camminare. Per quanto la sua figura potesse essere nitida tra i suoi pensieri, somigliava sempre più a un fantasma, uno spiritello che saltava fuori nei momenti più impensati.

“Spiritello? Ma ti sei vista tu, con quella faccia da funerale?”

Sorride, portandosi una mano alle labbra per soffocarne il suono. Sa che le manca la presenza di quel ragazzo nel tragitto verso scuola. Le mancano le sue osservazioni strane, incomprensibili a chiunque, tranne che a lui. Le manca il suo prenderla in giro e starle accanto, perché l’aveva sempre fatto, da quando era solo una bambina. A volte si sente un po’ sola, quando pensa a quest’abitudine che ormai non può più vivere. Poi si rassicura, dicendosi che un giorno sarà diverso. Che tornerà per restare. Tuttavia, il peso dei suoi segreti la schiaccia ogni giorno di più, perché sente di non avere più la forza per mantenerli da sola.

- Ran!

Sobbalza un istante e si gira all’improvviso, notando la figura di Sonoko che sventola una mano nella sua direzione. Le sorride di rimando, perché la sua è una voce reale, che forse non l’accompagna da tutta la vita, ma l’accompagna adesso, quando lei ne ha più bisogno.

- Fammi indovinare. Pensavi che oggi il cielo è del colore dei suoi occhi.

Commenta, sognante.

- Ma cosa dici?

Sorride l’altra, esasperata.

- Sarà. Eppure ho dovuto chiamarti tre volte, prima che ti svegliassi.

È sospettosa, ma poco dopo sorride anche lei.

- Ti capisco. – continua. – Anche io ho ancora talmente sonno.. cosa darei per essere sotto le coperte.

Bofonchia. Le mette serenità averla vicino. Nonostante le sue battute pungenti l’aiuta a distrarsi, a ridere, perché Ran possa non dimenticarsi mai di farlo.

-Oh – riprende. – Guarda, c’è il marmocchio, dall’altra parte della strada.

Ran si volta sorpresa, e scorge la figura di Conan con la cartella in spalla. Cammina tranquillamente, e non è solo. Accanto a lui c’è Ai, quella bambina così strana e misteriosa che da un giorno all’altro era entrata nelle loro vite, nella sua, e ci era rimasta. Qualcosa è cambiato dal suo arrivo. Ricorda ancora com’era Conan, quando lei non c’era. Accanto ad Ayumi, Genta e Mitsuhiko aveva trovato il suo posto, eppure non era mai davvero a suo agio. Lo capiva dai suoi sguardi, dalle sue fughe improvvise, da quelle frasi sapientone tipiche del suo carattere, che però suonavano strane alle orecchie degli altri. Era stato difficile anche per lei accettare che un bambino di sette anni potesse essere così particolare. Col tempo però aveva capito che la curiosità fa parte dei bambini e che non ti lascia mai se hai un certo carattere, qualcosa a cui lei era abituata. Da quando era arrivata Ai, Conan sembrava aver trovato uno spirito affine al suo. Non era solo capace di tenergli testa a scuola, ma di punzecchiarlo, di farlo ridere, di farlo restare invece di scappare via. Al massimo si davano alla fuga insieme.

- Che coppia strana, quei due - commenta Sonoko. - Però insieme forse hanno un po’ di senso in più di quando sono da soli. Sembrano due quarantenni nel corpo di due mocciosetti - ridacchia.

“Conan è speciale. La quarantenne è lei, con tutto il trucco che si mette.”

Shinichi avrebbe detto così, si ritrova a pensare, sorridendo.

- Sono simili, ecco tutto. Anche se Ai è così chiusa, e Conan così espansivo, l’ha conquistata lo stesso.

Viene travolta dalla stessa verità della sua frase. Era impossibile ormai vederli separati: Conan si voltava verso Ai ogni volta che aveva bisogno di una conferma. Si era preso cura di lei durante le sue influenze, correndo dal dottor Agasa un giorno sì e l’altro pure. Erano costantemente l’uno al fianco dell’altra. Se avessero avuto la sua età, quel legame sarebbe risultato più sospetto del normale.

- Vuoi dire che la bambina sveglia si è presa una cotta per il moccioso con gli occhiali? -chiede l’altra, osservandoli.  - Che fortuna, trovare l’anima gemella a sette anni. Anche tu puoi dire lo stesso, io invece no. Che ingiustizia! - si lamenta, mettendo le mani dietro la testa.

“Si lamenta sempre. Che lagna”

Ran si colpisce con un piccolo schiaffo la testa, sperando di far smettere di blaterare la voce di Shinichi. Intanto Sonoko continua il suo monologo.

- Quella bambina è un vero mistero, non mi sorprenderei se anche il moccioso si sia innamorato di lei. Sai a chi altro piacerebbe? Al tuo caro Shinichi.

Ran sobbalza all’improvviso, diventando paonazza.

- Che cosa? È una bambina Sonoko, che idee ti vengono?

- Adesso si. Ma ti conviene muoverti ad accalappiarlo, cara mia, perché tra dieci anni non lo sarà più. Immagina una come lei alla nostra età. Taciturna e gelida, sicuramente, ma anche bella e misteriosa. Resisterebbe il caro detective? Vorrei tanto poter assistere!

Scoppia a ridere tenendo a stento la cartella, mentre Ran, senza parole, evita di risponderle. Dà un ultimo sguardo ai due bambini, che ormai sono arrivati all’angolo della strada e stanno per svoltare. Si concentra su Ai, e si dice che infondo Sonoko ha ragione. Sarebbe un bel rompicapo da risolvere. Tuttavia è ancora una bambina, e non riesce proprio ad immaginarla da grande. L’unica cosa che vede è un piccolo bagliore  nei suoi occhi verdi quando si posano su Conan. Due occhi ai quali lui risponde sempre prontamente.

La voce di Shinichi si è stranamente fermata.

- Non ti staranno mica venendo dei pensieri strani, mi auguro.

Mormora Sonoko, fissandola con attenzione. Quando Ran sposta nuovamente la sua attenzione su di lei, si accorge che intanto sono già arrivate all’ingresso di scuola. La strada è già finita, e lei non si sente più sola.

- Guarda che scherzavo. Quel pesce lesso non riuscirebbe comunque a capirla, una così. In ogni caso non importa, può anche scappare col mostro di Lockness, per quanto mi riguarda. Io resto.

Sorride, e Ran non può fare a meno di fare altrettanto. Non importa che a volte si senta un po’ giù, sola e abbandonata, perché infondo al cuore sa di non esserlo. È troppo circondata dall’amore, per sentirsi realmente triste.

“Lo sai anche tu, vero Shinichi?”

Riesce quasi a sentirlo sorridere.

“Non sei sola.”

 

Note dell’autrice:
Incredibile ma vero, rieccomi qua. La raccolta mancava di tre capitoli già programmati e ho deciso di mettermi d’impegno per finirla. Nel frattempo lavoro su altre storie, ma mi dispiaceva pubblicare prima quelle di MM. Questo era un capitolo particolarmente difficile per me, che non sono amante del personaggio di Ran, ma cerco da sempre di vederne tutti gli aspetti positivi possibili (purtroppo son gusti, e se un personaggio per me è piatto, tale resta). Spero che comunque sia stata di vostro gradimento. Un saluto a chi aspettava questo aggiornamento, che infine è arrivato.

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