AMORE BLASFEMO

di riki_ch
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Sensazione da non provare ***
Capitolo 2: *** DE MORDACE MARIANI LECTIONE ***



Capitolo 1
*** 1. Sensazione da non provare ***


AMORE BLASFEMO

 

 GENERE : romantico, suspence, sentimentale

RATING :  giallo

PERSONAGGI : Axel, Demyx, altri personaggi

PARING: AkuDemyx

NOTE: shonen-ai, AU, OOC, cross-over

 

Nota legale: questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della square-enix.  Mentre molti aspetti sono tratti dai libri di Valerio Evangelisti

 

Nota dell’autore: allora, eccomi con una fic nuova, questa volta non è una demenziale, bensì una yaoi! Già, una yaoi scritta da un ragazzo,  molto strano, vero, non so nemmeno io perché l’ho scritta, ma volevo provare a cambiare totalmente; inoltre una mia amica mi ha spinto a scriverla e una certa mia dea ha cercato di attuare un processo di yaoizzazione su di me, che ha avuto effetto ora. Ragazze, ditemi come è, e per favore siate sincere, tutte...o se ci sono dei ragazzi.. siate sinceri. Non limitatevi in nessun modo nelle critiche, vi dico già che io non sono molto convinto di questa storia.
Comunque, sorvoliamo e passiamo oltre, questa fiction l’ho ambientata in un epoca in cui l’amore “yaoi” non era permesso, nel 1300, ai tempi di inquisitori e simili. Per quello che riguarda il cross-over, mi sono ispirato all’inquisitore “Nicolas Eymerich”, già appare anche in questa fiction, è vero, è un personaggio storico ma io mi baso su Valerio Evangelisti per questo personaggio... e anche per l’epoca, l’ambientazione,... appare anche il nome del Justicia de corte : “ Jacme d’Urrea” per quello che riguarda lui, non ricordo se fosse il suo nome in questi romanzi, ergo non so se sia corretto... e non posso controllare perché il libro in cui viene citato lo ha mia sorella. Ho cercato anche su internet informazioni con questo nome, ma non ho trovato nulla. XD

Beh, leggete e ditemi come la trovate, commentando sinceramente! Ah, se trovate dei commenti che possono sembrare razzisti e discriminatori, perdonate. Li ho messi per rendere meglio l’idea di un certo disprezzo presente a quei tempi.  ^^

 Ah, un’altra cosa, ho adoperato un sistema orario sempre tratto da quei libri, penso che fosse anche quello utilizzato ai tempi,  per quello che ho capito funziona nel modo che elencherò,  in caso contrario, beh, è molto simile e capirete lo stesso.

 Mattutino: 12.00 p.m. – 3.00  a.m.   laudi: 3.00  a.m. –  6.00  a.m.

Ora prima: 6.00  a.m.                  ora terza:  9.00  a.m.

Ora sesta: 12.00  a.m.                 ora nona: 3.00 p.m.

Vespero: 6.00  p.m. – 9.00  p.m.  compieta: 9.00  p.m. – 12.00 p.m.

 Ok, se qualcuno dovesse conoscerlo in modo più preciso e corretto, me lo faccia sapere! E ora, via alla fiction!!

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CAPITOLO 1: “ SENSAZIONE DA NON PROVARE”

 

Quella, era una dolce serata autunnale, i festeggiamenti per Nostra signora del Pilar si avvicinavano e a Saragozza, in quel ottobre del 1360, si sentiva già la felicità per una festa tanto importante, seppure la sera restava tranquilla.
L’epidemia di peste era un incubo lontano oramai 10 anni o più, tuttavia in questa città catalana, dove la cultura cristiana e quella musulmana si mischiavano in apparente armonia, c’era chi ancora soffriva di quel morbo terrificante.

Accanto ad un letto, modesto e di legno di cipresso, era inginocchiato Demyx d’Urrea, figlio di Mariano e nipote di Jacme d’Urrea: il  justicia de corte.
Egli indossava dei tipici pantaloni di tessuto verde, come lo erano i suoi occhi allegri, una camicia di cotone bianca decorata da filamenti aurei gli copriva il busto scolpito e i suoi calzari, seppur leggermente logori, continuavano a mostrare la loro superba nobiltà. I capelli biondi erano come sempre in quella posa eccentrica, che, a causa del fatto che nessuno sapeva come facesse a tenerli tali, gli costarono delle denunce alla santa inquisizione  – residente in città nel castello dell’Aljaferia  mai prese in considerazione, e il vociferare indignato da parte del popolo.
Lui non aveva mai rivelato questo segreto, se non ad Axel che ora giaceva supino sul letto mentre Demyx gli stringeva la mano: Axel era un servo, o meglio, uno schiavo appartenente alla famiglia del giovane. Fu comprato da suo padre nel regno di Granada, durante una spedizione dell’esercito aragonese 10 anni prima, quando Dem aveva 7 anni e l’altro 10, Mariano lo diede a Demyx come servo da compagnia. Nel  tempo passato insieme, il rampollo lo aveva sempre disprezzato per il fatto che suo padre pensasse che ne avesse bisogno, ma anche per il modo di fare che Axel aveva ogni tanto; ma quando 11 mesi prima si ammalò di peste, Demyx capì di averne bisogno e di non poterne più vivere senza, da quel momento se ne prese meticolosamente cura.
Da qualche tempo la situazione dello schiavo era migliorata: le pustole erano scomparse, la carne non marciva più, insomma era guarito – era raro che succedesse ma capitava – doveva solo riposarsi e riprendere ogni forza. Ora si riuscivano a vedere di nuovo i suoi tratti soavi e a scorgere la vita nei suoi occhi di smeraldo, e i suoi capelli di fuoco risplendevano lucenti e vigorosi.
- Demyx, ti ho detto più volte di non toccarmi, non ricordi che tua sorella è morta nello stesso
  Modo? Toccando un appestato!-. Axel lo disse con tono duro ma assente, come se fosse stanco di ripeterlo.
-  Ma Axel, lei toccò un appestato nel pieno della malattia, anzi, ne venne toccata, invece per  
  
te... le pustole non ci sono più, il sangue nemmeno, il rischio è... -
-  Non mi interessa – lo interruppe brusco Axel. – È tardi, và a dormire!- gli ordinò.
Demyx sorrise e poi replicò scherzosamente: - Axel, sono io a dare gli ordini, non tu! Vabbè, ti accosto le tende e vado... mi devi dire, però, come fai a sopportare questo terribile odore, da me si sente... ma visto che sono dall’altra parte del palazzo, si affievolisce un po’, vivere ai confini della moreria  non è per niente piacevole! –
Demyx viveva in una zona di Saragozza in cui pochi volevano abitare, si trovava ai confini con la moreria, il quartiere abitato da quelli che chiamavano mudejares  - i mori, o arabi –  .
-  devo convincere mio padre ad andare a vivere insieme allo zio, nel suo palazzo, dovremo   licenziare molti servi, e liberare degli schiavi, ma almeno vivremo bene! - .
-  ma Demyx, questa zona della città non è male, io mi ci trovo bene!- disse Axel.
- No, questa zona è un caos, come tutta la città, ma qui è il peggio del peggio!! A contatto           praticamente diretto con quei cani infedeli che seguono quel guardiano di porci del loro profeta! Loro hanno portato la peste, con le loro false scritture!! E se ciò succede è solo colpa di quell’imbecille di Re Pietro IV, che pensa solo al suo commercio e ai suoi interessi, senza salvaguardare  la vera fede: il nostro cristianesimo, è da scomunicare all’istante!-
tuonò Demyx facendo rabbrividire Axel.  Demyx aveva un carattere molto duro e non riusciva assolutamente a sopportare coloro che non condividessero ciò in cui credeva. Axel non gradiva questa sua parte, ma sapeva quanto sapesse essere buono e gentile  con gli altri.
- Dem,  parli come un inquisitore, anzi, parli come quel Nicolas Eymerich, l’inquisitore generale del regno-. Osservò il servo.
- sarà, ma il fatto che l’inquisizione pensi ciò che penso io, mi da la conferma delle mie parole-. Aggiunse Demyx soddisfatto.
Demyx se ne andò dalla stanza fissando Axel, che, al contrario del padrone, si accorse della maliziosità che celavano quegli occhi verdini... o almeno se Demyx si accorse di quello che dava a vedere il suo sguardo, non lo diede a notare.
Mentre marciava nella direzione del suo “cubile” soggiunse Mariano con un sorriso smagliante stampato su quel viso paffuto, segnato a vita da una cicatrice procurata durante la spedizione ad Alghero 6 anni prima, suo padre aveva del prestigio non tanto per il suo grado di nobiltà, il quale non era eccelso, ma quanto per il fatto che fosse un generale nell’esercito del Cerimonioso, re Pietro IV.
-  Demyx, figliolo, ho buonissime notizie per te! - disse pieno di concitazione. - Ti ho cercato ovunque, ma dove eri finito? Ancora da quel servo? Devi passarci meno tempo, se vai avanti così, lo sbatterò fuori dalla nostra famiglia! - .
- Ma padre, non puoi! Io mi ci sono affezionato, e poi ora sta male! - replicò Demyx con una nota rabbiosa. Ma Mariano gli rispose: - Sì, ma oramai hai 17 anni, sei abbastanza grande per sposarti! Non ti serve più un servo da compagnia! E io ho trovato per te una moglie perfetta! - . le parole “sposarti” e “moglie” gli portarono uno stato di angoscia, non ne sapeva il motivo, doveva esserne felice, sposandosi avrebbe acquisito prestigio, ma allora perché questo? cominciava a percepire una sensazione da non provare... si stava spaventando. Il padre continuò dicendo: - la moglie che ti ho trovato è Larxene de luna! La figlia di en Pere de Luna! La conosci? -. Demyx, se prima era angosciato, ora era letteralmente shockato e impallidito: - La- Larxene? S-sì, la conosco... è un mostro sanguinario! Forse più del braccio secolare! Non posso sposarla se tieni alla mia vita! - .
- ma cosa stai dicendo!? Per favore, taci! Tu la sposerai e basta... inoltre questo matrimonio ti servirà, ti aiuterà a inserirti nell’alta società in modo ancor migliore!- detto ciò, Mariano si avviò  nella direzione da cui era arrivato, lasciando Demyx attonito per un paio di minuti, finché non si decise a muovere, con passi lenti e morti, verso la sua stanza.

 La sua nottata proseguì in modo straziante, con quella notizia e sapere che avrebbe dovuto abbandonare Axel, non riusciva a dormire per l’agitazione e la collera. Ma soprattutto era spaventato, sapeva che prima o poi Axel se ne sarebbe andato dalla sua vita, ma ora più che mai non voleva che succedesse, ciò che sentiva non era solo amicizia... era altro, ma non riusciva, anzi non  voleva identificarlo; lui era un cattolico credente e convinto, non poteva cadere in quello che pensava fosse quella sensazione, era Blasfemo!
Oramai erano le laudi, decise di alzarsi e andare a pregare  nella piccola cappelletta, che era presente nel palazzo, all’esterno, vi si accedeva attraversando l’ala dove vi erano le cellette dei dipendenti della famiglia, sperando che un intercessione con il suo Dio lo aiutasse a superare tutto e a tornare sulla retta via. Ma quando vi accedette trovò Axel curvo in un inchino profondo, tipico dei servi, quella sua posizione lo fece arrossire e si impalò un attimo, poi scacciò quei pensieri immorali e si diresse celere verso il Rosso, ammonendolo: - che cosa ci fai qui!? Lo sai benissimo che i servi non possono uscire dalle loro celle oltre compieta! Quindi dimmi subito perché sei qui!!-. Axel rispose con una scusa che sapeva avrebbe intenerito Demyx: - ma, era da tanto che non venivo a pregare da solo, e visto che non riuscivo a dormire, ho deciso di recarmi qui... e poi oggi hai detto che ero tuo amico, adesso sono di nuovo un tuo servo? - Demyx si sentì afflitto e si pentì di aver trattato Axel in quel modo, tuttavia non si accorse che le parole del servo fossero una scusa, e piene di ipocrisia. - scusa, non volevo, e vabbeh, puoi restare...ma non disturbarmi durante la mia orazione! - .  Demyx si mise in ginocchio seguito poi da Axel, e pregò, mentre lo schiavo fece finta di seguire la sua azione. Axel era andato là solo per stare solo in un posto che non fosse quella camera... non pensava che Demyx potesse soggiungere.
Qualche minuto dopo notò che Demyx si era addormentato, allora distese le gambe e lo portò con la testa su di esse e lo accarezzò. Demyx sembrò un po’ turbato nel suo sonno, forse non solo a causa della nuova posa, ma anche per la ruvidità della toga di Axel. Qualche istante dopo, anche il rosso si addormentò.

Quando Demyx aprì gli occhi, era l’ora prima, lo capì perché le campane di tutta Saragozza lo stavano annunciando. Dopo aver notato il posto in cui aveva dormito e quale fosse stato il suo cuscino, si mise di scatto in ginocchio e svegliò Axel con dei colpetti marcati.
- Axel! Ti rendi conto di dove abbiamo dormito?? E in che modo??-
- sì, e ammetto che non avevo mai dormito così bene!- disse il giovane con un ghigno.
- ma che stai dicendo!? Alziamoci che è meglio! Prima che mio padre ci venga a cercare!!- replicò quasi allarmato Demyx.
Il ragazzo più grande si alzò, seguito poi dall’altro che, sbadatamente, o almeno era quello che fece pensare, inciampò, cadendo e facendo cadere Axel, a quel punto si ritrovarono uno sopra l’altro, con i bacini che coincidevano, visto che erano alti uguali; Axel cercò di tirarsi indietro, ma allo stesso tempo non voleva. Fissò Demyx con uno sguardo confuso e insicuro, l’altro, invece, lo osservava divertito e ogni tanto faceva qualche gesto o azzardava qualche mossa nel tentativo di provare a sedurlo. Sembrava che Axel stesse per alzarsi e spostarlo quando Demyx sentì una pulsione, che non proveniva da lui, bensì era Axel, che ora aveva avuto un moto “eccitatorio”. Il fatto che la toga non fosse per nulla aderente, e sotto di essa non portasse nulla - come era consono all’epoca - non dava il minimo freno alla sua erezione che di secondo in secondo aumentava la sua pressione, Demyx avvertì una sensazione di fastidio in questo, ciò gli diede un non so chè di felicità, perché così trovava una risposta a tutti i suoi complessi: per Axel provava solo amicizia. Però, d’un tratto, quel fastidio era svanito e adesso provava grande piacere e voleva di più,  nel momento che sentì tutto ciò, si eccitò e anche lui si ritrovò come Axel, se non fosse che i suoi pantaloni aderenti contenessero non poco quell’azione, oramai era riuscito a rassegnarsi il suo era amore, anche se blasfemo non poteva respingerlo e soffrire... Se precedentemente gli occhi di Demyx erano maliziosi, ora bruciavano di una focosa passione che avrebbe potuto abbattere qualsiasi esercito con una sola mossa. Il biondo torse il collo verso Axel, Axel, verso il biondo, facendo toccare le loro labbra, che si dischiusero lentamente mentre le loro lingue cercavano di entrare una nella bocca dell’altro e i loro occhi si chiudevano, per gustare meglio quel bacio passionale. Intanto Demyx gli aveva messo le mani nei capelli accarezzandoglieli. Axel gli  stava praticamente strappando la camicia dalle braghe, per andare a compiere la stessa azione di Demyx, ma in modo più sensuale, sulla sua schiena, trasmettendogli il suo confortevole calore. Demyx si spinse un po’ verso sinistra, imitato da Axel, si ritrovarono sdraiati su un fianco a baciarsi, ma qualche secondo dopo le posizioni e i gesti si invertirono completamente, facendo sentire Demyx posseduto da Axel, capendo così che era quello che avesse sempre sognato.
I due non si accorsero però che qualche istante prima era entrato il generale d’Urrea, probabilmente alla ricerca del figlio, con la moglie Sofia - ora il lacrime e singhiozzi -, mentre lui era diventato cieco dalla rabbia......

 

FINE DEL CAPITOLO PRIMO. Bene, ditemi che ne pensate, per il secondo accetto consigli e accenni di idee.... commentate sinceramente... anche con qualche critica, che sarà molto gradita!

 

P.S.: lo so che è molto corto.... però ricordate che è il primo...spero che gli altri siamo più lunghi!!

 

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Capitolo 2
*** DE MORDACE MARIANI LECTIONE ***


Nota legale: questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della square-enix.  Mentre molti aspetti sono tratti dai libri di Valerio Evangelisti

Nota dell’autore : muy bien, eccoci  al secondo capitolo. Il primo è terminato in una situazione un po’ scomoda per i protagonisti, non so come andrà avanti mi inventerò qualcosa adesso, mentre scrivo, ricordatevi i commenti e le critiche.

Le risposte alle recensioni per il capitolo primo sono riportate alla fine.

 

Per chi non ricordasse il sistema delle ore monastiche, lo riporto ancora ma con più sicurezza avendo avuto la conferma che ciò che scrissi fosse corretto: 

Mattutino: 12.00 p.m. – 3.00  a.m.   laudi: 3.00  a.m. –  6.00  a.m.

Ora prima: 6.00  a.m.                  ora terza:  9.00  a.m.

Ora sesta: 12.00  a.m.                 ora nona: 3.00 p.m.

Vespero: 6.00  p.m. – 9.00  p.m.  compieta: 9.00  p.m. – 12.00 p.m.

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CAPITOLO 2 : “ DE MORDACE MARIANI  LECTIONE”
 

Mariano restò interdetto un istante prima di muovere in direzione di Demyx, con un guardo talmente rabbioso da far paura al demonio. Si piegò verso di lui, afferrandolo per i capelli, restò a fissarlo inginocchiato per poi, alzandosi, tirarlo in piedi con la forza. Il giovane, che soffriva di un dolore indicibile e si sentiva strappare la testa dal collo talmente era forte il tirare dei suoi capelli da parte del padre, senza fare apposta schiaccio abbastanza pesantemente la mano di Axel,che lanciò un grido acuto, subito represso per poter parare il calcio in faccia sferratogli da Mariano.

- Mariano, lascialo stare! È pur sempre tuo figlio, non puoi desiderare la sua morte solo perché ha trovato ciò che vuole! -  Sofia, la madre di Demyx, una donna dall’espressione austera ma che in realtà celava una bontà e una misericordia inenarrate,  era intervenuta in difesa dell’amato figlio, non poteva sopportare di vederlo trattato in quel modo, nemmeno se ciò che aveva fatto andava contro tutto quello che sapeva giusto.

- Zitta donna! Tu non sai ciò che stai dicendo! Dopo quello che ha fatto, merita la morte e anche di più, e insieme a lui anche questo servo scellerato, due infedeli sotto il mio tetto, come se già non bastassero quelli che vivono qui di fianco, pure mio figlio! - Mariano  sputò in faccia ad Axel, mentre ancora teneva Demyx, che cercava di divincolarsi ma senza successo,  per i capelli

alzò un braccio e cercò di colpirlo, ma Sofia si attaccò all’arto con tutte le sue forze gridando: - Noooooooooo!! Non gli farai del male!

- zitta, ti ho detto di stare zitta, o farai la sua stessa fine!

- G-grazie madre -  sussurrò Demyx: - ma lascialo fare, se questa deve essere la mia punizione, che sia, il buon Dio mi perdonerà nel suo regno per tutto questo, spero -.

 A queste parole, Mariano si arrestò e scrutò nei suoi occhi alla ricerca della sincerità, poi diffidente gli chiese in tono più calmo: - come osi ancora pronunciare il nome di Dio dopo quello che hai fatto? Hai infangato la buona fede di questa famiglia e ancora ti ritieni cristiano? Rispondi!

- Padre, ciò che ho fatto non è stato dettato dalla mia mente, è stato un avvenimento al di fuori del mio controllo, forse è la volontà divina... - questa ultima parte la disse a voce bassa come se non fosse convinto. Ma per Mariano fu una bestemmia e gli fece scappare quel poco di pentimento che si era fatto presente, permettendogli di tuonare: - Cosa hai detto?! – poi rivolgendosi alla moglie: - Perdonami Sofia, ma, nel nome della cristianità, non posso tollerare che un cane del genere viva. Hai sentito quello che ha detto? La volontà divina!! -  si avvicinò ulteriormente a Demyx e lo afferrò per le guance dicendogli: - Tu, che hai fama tra i tuoi coetanei di essere un cristiano modello, ti sei reso conto di quello che hai detto? L’unica volontà che ha avuto mano in questa vicenda è quella di Satana! E ci è riuscito per colpa di quello schiavo a cui tieni tanto, io ti avevo avvertito! - . a questo punto il biondo si sentì di replicare. - ciò che dici è falso! Axel non ha colpa! -

Intanto Axel, che non aveva voluto intromettersi per paura che potessero fare male a lui e a Demyx, decise di provare a dire qualcosa: - signore, mi perdoni, io non ho mai voluto il male di Demyx e mai lo vorrò, per questo le dico che me ne andrò, o mi potrà far arrestare se questo la potrà rendere più felice e pensa che potrà riportare suo figlio sulla retta via. –

- oh, no, è troppo semplice così, tu hai portato mio figlio su una strada di cui non doveva conoscere l’essenza, ma solo la meta ed evitarla. E oramai non sono più fiducioso delle vostre parole, ho capito che ha imboccato quel sentiero oramai da troppo, dovevo capire che tutto il tempo che passava con te negli ultimi tempi, non era per curarti! - .

- No,  questa è stata l’unica volta... – intervenne Demyx.

- Taci! Adesso, sia tu che lui, racconterete questa vostra menzogna a padre Nicolas, perché la tua prossima casa, sarà il palazzo dell’inquisizione e le sue prigioni! Saranno i domenicani a decidere la vostra sorte, io non voglio più avere nulla a che fare con voi due. Ah, Demyx, sappi che da questo momento io non ti considero più mio figlio! Ti RIPUDIO! - . a Mariano scesero delle lacrime, ma pare che solo Sofia se ne accorse, infatti gli prese una mano e gli disse: “ ciò che stai facendo è ingiusto! Neanche tu lo vuoi, allora dimmi, perché? - .

- quello che faccio non è ingiusto! Io sono prima di tutto un cristiano e un difensore della mia fede.

- no, tu sei prima di tutto un padre! Il tuo compito è quello di proteggere la tua famiglia, non puoi consegnare tuo figlio all’inquisizione solo perché ha baciato un altro uomo! È di fede indiscussa, questo è un errore!-

- donna, la mia decisione è presa...

- non è vero! Puoi ancora cmbiarla, fallo per colui che hai generato... 

Mariano restò colpito da queste parole, chi gli impediva di non condannarlo? O chi glielo obbligava? Ci pensò un po’ poi optò per un’altra soluzione, forse la migliore, ma sicuramente dolorosa per un genitore...

- va bene, moglie, hai vinto, penso che tu abbia ragione ma sappi che faccio ciò solo perché è mio figlio e non voglio essere io a condannarlo, ma spero che lo faccia qualcun altro! Ciò che ha fatto è pur sempre peccato!

- padre, che cosa hai deciso? -

- mio caro, so che quello che dici non è quello che realmente quello che vuoi, nessuno vorrebbe mai veder condannato il proprio figlio, ma ora dicci; che cosa hai deciso? –.

- Demyx?

- sì?

- Axel?

- comandi signore...

Il tono del signore d’Urrea di fece duro, come celante una profonda mestizia dietro un muro di austerità. Il generale prese le forze per pronunciare quello che aveva pensato - ho deciso che d’ora in poi Demyx non sarà più mio figlio, comunque sia lo ripudierò, ciò che ha fatto è per me imperdonabile. Tuttavia ho deciso che se ne andrà da questa casa e anche da Saragozza, ti farò sellare un cavallo e prenderai le cose che più ti servono, andrai dove ti pare ma lontano da qui. Axel, tu sei ancora di mia proprietà, perciò ti ordino di seguirlo e proteggerlo!-.

Axel si sentì sollevato, e anche Demyx, fortunatamente suo padre aveva, anche se a modo suo, approvato.

- sarete obbedito padre.

- non la deluderò signore.

- molto bene, ora andate a mangiare qualcosa e a preparare le vostre cose, partirete non oltre l’ora nona!

I due giovani lasciarono la cappella, mentre si avvertì una campana annunciare che era passata già un’ora da quando si erano svegliati...

I due rimasero soli nel cubile di Axel a preparare le poche cose che egli possedeva.

- pensavo che tuo padre la prendesse in modo diverso, peggio.

- peggio di così? Mi ha ripudiato!!! Voleva portarci davanti a un tribunale inquisitorio!! Per uno come me, nulla è peggio di essere portato in un luogo del genere. E poi, con questo capo d’accusa, la condanna è la morte e nient’ altro!

- suvvia, alla fine ha deciso di cacciarti e basta, poteva anche ucciderti... e poi uno di famiglia nobile, cristiana e potente come la tua, se la sarebbe cavata diversamente, con qualche pena minore

- forse hai ragione...beh, dopo aver mangiato qualcosa, penso che andrò a dare l’ultimo saluto allo zio, mi mancherà tantissimo...


Mariano e sua moglie sostavano nel giardino, parlando di Demyx.

Sofia era molto afflitta da quello che era successo, la sua austerità era sparita totalmente e ora il suo volto esplodeva di una tristezza tale di cui nemmeno lei fosse sicura di riuscire a superare.

- Sofia, che hai?

- che ho? Dopo quello che hai pensi di potere ancora parlarmi?

- ma io, perdonami, ma non posso permettere che viva a Saragozza, sotto gli occhi dell’inquisizione, mentre compie un peccato grave come questo! anche tu non lo approvi!

- forse non lo approvo, ma l’amore per mio figlio mi impedisce di cacciarlo e ripudiarlo!

- basta, ormai è deciso, gli sarà di insegnamento. Anche io ci soffro molto.

 

Oramai suonava l’ora sesta, i cavalli migliori che Mariano era riuscito a procurare erano stati fatti sellare e caricati degli averi di Axel e di quello che Demyx aveva deciso di portare con sé, più delle vettovaglie e dell’acqua. Il signor d’Urrea aveva deciso di non dare denaro a Demyx, non se lo meritava, tuttavia diede al figlio una spada che aspettava di consegnargli nel giorno delle sue nozze raccomandandogli di tenerla sempre con sé e usarla quando fosse stato assalito. Ad Axel consegnò una daga, meno appariscente e più facile da usare per uno che non conosceva l’arte delle armi...

Come aveva annunciato, Demyx andò a trovare suo zio: Jacme d’Urrea.

Camminava inquieto per le strade di Saragozza, anche se nessuno  sapeva ciò che aveva fatto , si sentiva osservato e protagonista dei pensieri della gente.

Arrivò di fronte al palazzo del  justicia  e bussò più volte al grande portone di ferro e legno, finché un giovane servo non gli aprì la porta, dicendogli: - buongiorno signore, desidera qualcosa? Mi spiace ma il signor d’Urrea al momento non è disponibile- .

- sono Demyx, suo nipote, ho molta urgenza di parlargli, per favore, gli spieghi che potrebbe essere l’ultima volta che lo vedo.

- va bene signore, sarete obbedito.

Demyx fu fatto entrare e attese nell’atrio spoglio del palazzo per qualche minuto. Dalle cucine proveniva un buon odore, ma non riusciva a pensare al cibo, la reazione di suo zio lo preoccupava, gli era molto affezionato, tuttavia non sapeva cosa aspettarsi.

Dopo circa 15 minuti, il servo che prima lo accolse, gli si fece incontro scortando un uomo possente, dal colorito olivastro e dai folti capelli neri : era re Pietro IV, detto il cerimonioso. Il re era in perenne conflitto con il justicia, per quale motivo sarà stato lì? Questo non era importante per Demyx, che fu subito portato dallo zio.

- Demyx, che cosa ci fai qui? Il mio servo ha detto che potrebbe essere l’ultima volta che ci vediamo, siediti!

- perdonami, zio, ho visto che stavi parlando con il re...

- non ti preoccupare, dimmi, piuttosto, perché sei qui?

Demyx abbassò lo sguardo, poi prese forza e confessò la storia al magistrato...

- e così papà ha deciso di ripudiarmi, ma di non mandarmi davanti agli inquisitori che mi avrebbero condannato a morte o peggio scomunicato, e di obbligami all’esilio con Axel, il mio servo.

Il  justicia restò totalmente interdetto prima di riuscire a proferire parole si grattò gli occhi e alzò la testa al cielo,  infine con un espressione molto afflitta si gettò sulla sua grossa sedia di legno -  della stazza di un trono – e disse: - Demyx, nipote mio, quello che hai fatto e deplorevole, ma ti voglio così tanto bene che comunque asseconderò la tua fuga e non ti porterò rancore. Cercare di convincere Mariano è impossibile e poi, stare sotto gli occhi di uno degli inquisitori più crudeli che l’ordine di san Domenico abbia conosciuto, è troppo rischioso. Beh, ti darò del denaro, così se dovrai fermarti da qualche parte, avrai di che pagare-. Demyx lo guardò con uno sguardo concitato poi aggiunse : - grazie mille zio, sapevo di poter contare su di te, sapevo che mi avresti perdonato!-.

- cos’altro potevo fare? Sei pur sempre il mio nipote preferito! Se questa è  la vita che ti è destinata non posso fare nulla! Ma fai attenzione, molto pericoli sono in agguato!

Detto questo,  Jacme diede un forte abbraccio all’amato nipote e poi lo congedò, dicendogli che ora era tempo che tornasse al suo colloquio con il cerimonioso, che pur non gradendo di dover attendere e sostare più del necessario in quel palazzo da lui odiato, aveva accettato che Demyx andasse a salutare lo zio per l’ultima volta. Egli sapeva cosa voleva dire perdere qualcuno di caro, aveva perso una figlia molto piccola e la moglie, per la peste.

Demyx uscì dal palazzo sentendosi sollevato, suo zio lo aveva perdonato e per lui il suo giudizio contava più di quello del padre. Tornò a casa sua dove lo attendevano i cavalli, la madre, il padre e tutti i servi; non mancava moltissimo all’ora nona, il tempo era volato, e oramai era tempo di partire. Salutò prima tutti i servi che sempre erano stati gentili verso di lui e poi passò ai genitori.

- Demyx, sappi che anche se sarò lontana da te, il mio cuore ti sarà prossimo e nel mio pensiero sarai sempre tu quello più presente.

- grazie madre, anche io ti penserò sempre, e non so come vivrò senza di te...

- Demyx, figlio mio, sappi che mi dispiace per questo, me ne pento moltissimo...

- no, padre forse è la cosa migliore, tu non meriti un figlio come me...

Demyx ed  Axel saltarono in groppa ai cavalli e partirono verso le porte della città. Il giovane biondo restò girato verso la sua abitazione finché non riuscì più a vederla. L’immagine della madre in lacrime, inginocchiata per terra in modo umiliante per una nobildonna come lei, gli sarebbe per sempre restata nel cuore, come segno di vero amore da parte sua.

Oramai erano fuori dalla città, entrambi si voltarono a guardare Saragozza per l’ultima volta.

Axel domandò a Demyx dove si sarebbero diretti. Il ragazzo aveva le idee chiare, con tanta sicurezza rispose che sarebbero andati a Barcellona, da lì, sarebbero salpati verso l’Italia e avrebbero ricominciato da capo. Lasciandosi per sempre alle spalle l’Aragona che rievocava troppi ricordi malinconici.....

 

FINE DEL SECONDO CAPITOLO.

Scusate se sono molto corti...ma spero vi piacciano comunque... e ora le risposte alle recensioni..che non sono molte

Kymyit: grazie kym, beh, penso che in questa fiction però mancheranno le scene d’amore.... non so quante ne metterò..non mi ci vedo a scriverle...

Emy93: grazie kiubby, spero che ti sia piaciuto il secondo... beh, un po’ ammetto che sono bravo a scrivere, ma non sempre, solo raramente... -///-

Isuzu: scusa, anche questo è corto, ma spero ti sia piaciuto lo stesso.. grazie sono felice che anche a te piaccia l’ambientazione...

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