A Second Chance

di Elenita_33
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. Vita nuova, casa nuova. ***



Capitolo 1
*** Prefazione ***


Prefazione.

 

Trovo ancora che questa cosa della capsula dimensionale sia una stronzata. Serena ha sicuramente letto troppi libri di fantascienza ed è riuscita a persuadere tutti che in qualche modo si possa comunicare con i nostri alter ego, gli “altri noi” di un'ipotetica dimensione parallela.

Secondo le sue ricerche la vita scorre sulle scie di due fili avvolti a spirale. Uno di questi è la vita di cui siamo consci, consapevoli. L'altro rappresenta la nostra “seconda possibilità”.

Tutto, tra i due mondi, avviene simmetricamente, come riflesso in uno specchio, ma se si trova il modo di collegare questi due fili si riesce a cambiare la realtà a proprio piacimento, perchè i due mondi sono tra loro interdipendenti.

 

Da qui l'idea di scrivere una lettera al nostro alter ego e riporla assieme alla nostra foto di gruppo in una capsula che, chissà perchè, dobbiamo nascondere sotto una piastrella sconnessa di casa mia, oltretutto contro la mia volontà.

“ Perchè dobbiamo proprio metterla qui? Non possiamo semplicemente scavare una buca nel tuo giardino Sere?” propongo con voce autoritaria.

“No. Secondo i miei calcoli, questo è il posto perfetto. La dimensione parallela alla nostra scorre con un ritardo di dieci anni e tu ti sei trasferita qui poco prima dei tuoi diciottanni, quindi abbiamo più probabilità che sia tu a trovare la capsula”.

Decido di lasciar perdere sopraffatta dall'illogicità del suo discorso “ Facciamo come vuoi, basta che dopo oggi non si parli più di questo argomento.”

Illuminata da un sorriso lucente grida con voce stridula “ Allora ragazzi? Siete pronti a cambiare la vostra vita? Tutto quello che dovete fare è scrivere una lettera ai “voi” diciottenni, cosa cambiereste della vostra vita?”.

 

Se dobbiamo fare questa cosa, facciamola bene. penso, mentre ripercorrendo gli anni passati nella memoria riscrivo la mia vita come avrei voluto che fosse.

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. Vita nuova, casa nuova. ***


 

Capitolo 1

 

 

“ Se tu non fossi così scorbutica e scontrosa sarebbe più facile andare d'accordo” sento gridare mia madre dalla macchina mentre mi dirigo di corsa dentro casa.

Odio questo posto, odio questa città. Odio la mia vita.

“ Se non avessi voluto trasferirti in questo posto orribile, obbligandomi a dire addio ai miei amici, a cambiare scuola, a non vedere più papà, forse sarei stata d'accordo con te. Ma visto come stanno andando le cose, non riuscirei ad essere meno scontrosa”.

La sento sbuffare e borbottare mentre tira fuori dalla macchina le nostre valigie. Mi rifiuto di aiutarla, non ho mai accettato di trasferirmi qui, mi sono limitata ad osservarla con sguardo truce mentre buttava tutte le mie cose negli scatoloni, e ad essere una pessima compagna di viaggio.

“ Prendi queste due e portale al piano di sopra” mi ordina aprendo la porta di casa.

 

Se da fuori sembrava piccola e angusta, questa villa non è niente male. E' immensa, spaziosa e luminosissima. Entro esitante e faccio qualche passo. Mancano i mobili, è spoglia, forse un po' troppo grande per sole due persone.

La mia camera da letto è al piano di sopra. Anche questa non è mobiliata ma, sulla parete opposta alla porta, un' enorme finestra si affaccia su un piccolo terrazzino ricavato nel tetto.

Immagino già tutti i miei libri sistemati con cura sugli scaffali a ricoprire un'intera parete!

Sembra un sogno ma, in realtà è un incubo. Non ho alcuna intenzione di sistemarmi qui, mia madre non avrà questa soddisfazione.

Poggio gli scatoloni in un angolo e apro la finestra per far entrare l'aria pulita. Lo sguardo si perde all'orizzonte, oltre le case che mi circondano, verso le montagne ancora innevate. Una lacrima mi bagna il viso rigandomi la guancia. Che egoista penso. Non riesco a perdonare l'egoistica scelta di mia madre.

Anch'io come lei ero rimasta molto scossa in seguito al divorzio, ma fuggire dai problemi non era la soluzione più saggia. Sarebbe dovuta restare, magari ci saremmo potute trasferire in un appartamentino in periferia, non sarebbe stato semplice ma, avrei potuto avere ancora la mia vita.

Mi ripeto che la odio ma, non è così. Le voglio bene e soffro per il tradimento di mio padre, perchè non è stato solo nei suoi confronti ma, anche nei miei. Anche io ne sono stata ferita.

 

Passo il resto della giornata a trasportare gli scatoloni in camera e nelle altre stanze della casa.

Elizabeth, mia madre le disfa e ripone tutte le stoviglie al proprio posto. Il suo è un ordine maniacale dettato sicuramente dalla sua professione. Ogni chef che si rispetti si prende cura dei propri utensili e ne conosce perfettamente l'ubicazione.

“ Domani arriveranno gli altri mobili e finalmente avremo un bel divano su cui rilassarci” crede di consolarmi ma, vorrei urlarle che non me ne faccio niente del suo “bel divano” e che se potessi me ne andrei subito. Faccio finta di niente e mi siedo a tavola consumando in silenzio la cena.

 

Seduta sul letto tra le coperte trovate negli scatoloni mi rendo conto di quanto io senta la mancanza della mia vecchia vita, dei miei amici o anche solo dei pochi conoscenti che si incontrano in giro.

Non oso pensare a ciò che mi attende, al mio primo-non primo giorno di scuola, alla mia solita difficoltà nel fare amicizia, difficoltà che avevo dimenticato visto che passavo le mie giornate con Clara e Susan senza preoccuparmi di conoscere altre persone.

Soffoco un grido disperato nel cuscino e piango tutte le lacrime rimaste prima di addormentarmi nella penombra della mia stanza.

 

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