The sun don't shine, the sky ain't blue.

di Melipedia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Piove ***
Capitolo 2: *** Un gatto bianco ***
Capitolo 3: *** Pavoni assassini ***
Capitolo 4: *** Zombie Thad e gli Aristogatti ***



Capitolo 1
*** Piove ***


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Sapete cosa ho capito? Che questa storia non la posso semplicemente scrivere. Non ci riesco. Ci sono delle cose che non so scrivere, cose che vanno dette in momenti sbagliati, cose che vanno inserite così quando mi vengono in mente. Questa storia ve la devo raccontare come se foste seduti tutti intorno a me e voglio partire col dirvi che non so come andrà a finire. Per adesso so che la storia parlerà di un piccolo Trent, una Thadastian alle prese con quello che le sembra un nuovo muro insormontabile e di un alquanto solo e scocciato Hunter. 

Voglio iniziare la mia storia parlandovi di Trent. Cosa sappiamo di lui? E’ entrato nei Warblers con Blaine, ogni tanto lo si è visto a spiare le New Directions al McKinley, e non riuscendo a vedere i Warblers andare alla rovina, ha preferito tradirli per salvarli. Nelle nostre teste lo vediamo un po’ come un ragazzo timido, sempre gentile e disponibile con tutti, esperto cuoco oltre a ottimo cantante e discreto ballerino. E’ uno di quei personaggi che vediamo quasi sempre allegro o che ci fa scappare un sorriso perché ai nostri occhi appare un po’ buffo. Lasciato solo con Sebastian scapperebbe via rosso come un peperone. Ma oltre questo ci sono tante cose che nessuno dice mai, cose che pesano su di lui come macigni, ma preferisce tenere questa maschera dolce per non far preoccupare gli altri piuttosto che alleggerire il suo carico. Ma si sa che c'è sempre un punto di rottura. Un punto in cui capisci che no, cosi non va più bene, la vita fa troppo schifo ed è il momento di tirare fuori le lacrime e rifugiarsi in braccia amiche che ti sapranno consolare e aiutare. Il punto di rottura di Trent era arrivato circa due settimane dopo la fine della scuola. Niente più lezione mattutine o pomeridiane, niente Warblers, niente flusso continuo di gente intorno. Solo la solitudine della grande casa della madre e il silenzio finché non rincasava. Tutto questo l'aveva fatto pensare e rinfilare la maschera in quel mare di solitudine era stato impossibile. Come se il tempo avesse potuto percepirlo aveva iniziato a piovere talmente tanto che non sembrava nemmeno più estate. Non si distinguevano i contorni delle cose, tutto era grigio e la solitudine sempre più presente e fredda nel cuore di Trent. Aveva pensato a cose, avrebbe voluto fare cose che gli avevano fatto capire che non importava quanto stesse piovendo. Lui era troppo stanco, aveva bisogno che qualcuno si prendesse cura di lui finché non avesse camminato di nuovo da solo e si era recato dall'unica, o meglio dalle uniche due, persone che avrebbero potuto aiutarlo. Casa Smythe non era molto lontana da quella di Trent. In fondo alla strada a destra, si camminava dritto per un paio di case, e dopo aver attraversato si doveva solo passare fra altre due casette per arrivare. Trent aveva percorso quella strada tante volte da quando Seb e Thad stavano insieme, talmente tante che la sapeva a memoria e non aveva problemi a orientarsi sotto la pioggia fitta e insistente che cadeva quella serata. Le luci del salotto erano accese, quindi non aveva fatto un viaggio a vuoto. Si avvicinò alla porta di casa che ormai non si distinguevano più lacrime e pioggia sul suo volto. Quella fu l'ultima volta che Thad lo vide nelle sue dimensioni da lì a una settimana.
Ora posso dirvi qualcosa riguardo ai Thadastian in questa storia. Stavano insieme da abbastanza per passare una vacanza insieme da soli, ma non quel tanto da partire per andare da qualche parte. Troppo presto per la Francia, troppo per il Messico e troppo anche per una nuova avventura. Avevano semplicemente deciso di passare qualche settimana insieme a casa di Bas prima di doversi separare per andare dai rispettivi genitori. Niente di troppo impegnativo insomma, se non fosse andata bene Thad avrebbe potuto sempre tornare a casa sua. Ma dopo una settimana erano ancora vivi e non si erano scannati, stava andando tutto bene. Sebastian era uscito per perdere qualcosa per cena, non ci avrebbe messo molto. Thad aveva deciso di fargli una piccola sorpresa, ma poi si era ritrovato Trent in quelle condizioni e non aveva potuto lasciarlo cosi. L'aveva fatto entrare e si era seduto sul divano con lui. Aveva provato a chiedergli cosa stava succedendo, perché stava piangendo o perché fosse li, ma l'unica cosa che era riuscito a fare era stata abbracciarlo per cercare di calmarlo.

La nostra storia inizia qui signori e signore. Trent si era lentamente calmato fra le braccia del suo migliore amico e non solo, aveva lentamente cambiato dimensioni, tornando ad assumere l’aspetto di un bambino di circa sette-otto anni. Sebastian era tornato a casa con la spesa e l'idea di una splendida scopata che era sicuro il suo ragazzo gli stesse preparando, cosa non del tutto sbagliata. Quando varcò la soglia di casa però non si aspettava proprio di trovare Thad con in braccio un bambino che sembrava stesse dormendo e che assomigliava assurdamente a Trent. 
-Bas e ora cosa facciamo?- 
Chiese Thad stringendo più il piccolo Trent a se, guardando Bas preoccupato. -Non lo so, ma non possiamo lasciarlo così, dobbiamo prenderci cura di lui- Quella che doveva essere una piacevole vacanza per loro due si stava lentamente trasformando in una futura proiezione della loro vita.

E Hunter? Lui se ne stava tranquillo a casa con Clarence e Mr Pussy, ancora ignaro di come la sua vita sarebbe cambiata in quella settimana. 




Oggi ho visto un uccellino giallo e ho decisa che sarebbe stato un warbler day così ho pensato di pubblicare questa cosa su cui sto lavorando. 
Sarà una mini long, prevedo otto capitoli per ora, forse 9 visto le quantità di cose che sto scrivendo cwc
Probabilmente a giovedì prossimo, forse prima.
E grazie a Eli che ha letto in anteprima e gli ha dato una controllata :3

Melipedia

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Capitolo 2
*** Un gatto bianco ***


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-Jeff sono serio, è tornato bambino, non lo so come, so solo che un momento prima stava piangendo e quello dopo avevo un bambino in braccio!-
-Credi dovremmo portarlo da un medico?- 
-Cosi che lo possano tagliuzzare e studiare come se fosse un alieno? È di Trent che stiamo parlando! C'è bisogno di una riunione Warbler il più presto possibile- 
-Ok, contatterò tutti gli altri, ma nel frattempo che cosa hai intenzione di fare?-
-Non l'ho so- Thad si passò una mano fra i capelli, spostando il telefono da un orecchio all’altro, continuando a camminare nervosamente avanti e indietro -Io e Bas ci occuperemo di lui finché non ci capiamo qualcosa. Gli abbiamo trovato dei vecchi vestitini che gli stanno bene e l'abbiamo messo a dormire. Domani vedremo di capire anche come sta lui-
-Ne sarete capaci? Voglio dire, Sebastian lo reggerà un bambino per casa? E se gli dovesse cambiare un pannolino?- 
-Pannolino? Jeff ti ho detto che ha circa otto anni! Mi sembra grande per i pannolini! E Sebastian la sta prendendo bene. Continua ad andare a vedere se sta bene, se dorme. È strano vederlo cosi, non so, apprensivo? Fa uno strano effetto-
-E' l'amore questo Thaddy. É il destino che vi sta dicendo che un giorno vi sposerete...- 
-Jeff- 
-...e che avrete tanti bambini e pure un cane...- 
-Jeeff- 
-...e che avrete una grande casa col giardino dove faremo pranzi domenicali tutti insieme e un giorno i nostri figli si innamoreranno e sposeranno e-
 -JEFF!-
-Thaddy non c'è mica bisogno di urlare!- 
-Vai a chiamare gli altri, digli che ci vediamo domani pomeriggio qui e che non mi importa, devono esserci tutti-
-Ok Thaddy, dai un bacino a Trent da parte mia-
 -A domani Jeff-

Parlare al telefono con il biondo lo stremava sempre. Di persona riuscivi a frenarlo, ma al telefono era incontrollabile, non si accorgeva nemmeno se gli attaccavi il telefono finché non aveva finito di riversarti quel fiume di parole sconclusionate addosso. Si era seduto sul divano cercando di riordinare un po’ le idee prima di salire a vedere che fine avesse fatto Bas e se Trent stesse ancora dormendo. Forse Jeff aveva ragione, forse era un segno del destino quello, che un giorno quella sarebbe stata la loro vita. Destino o no doveva almeno arrivare alla fine della settimana ancora vivo.
Quando era salito di sopra si era ritrovato davanti la scena più improbabile del mondo, una di quelle cose che non si sarebbe sognato neanche la notte dopo aver cenato a casa della nonna. Sebastian Smythe, lo stesso Sebastian che si sedeva su una sedia per non stare vicino agli altri Warblers, beatamente addormentato a pancia all'aria, la bocca semi aperta e un braccio intorno al piccolo Trent che lo stava usando come cuscino e aveva tutte le coperte arrotolate sulle gambe. A quanto pare quella notte avrebbe dormito da solo.


Sebastian non era completamente sicuro di come si fosse addormentato. Si ricordava di essere andato a controllare il moccioso, come aveva deciso di definirlo nella sua testa, perché gli faceva strano chiamarlo Trent. Si era seduto sul bordo del letto a osservarlo per un po’. Voleva capire quel mistero che gli era capitato fra le mani, ma l'unica cosa che vedeva era solo un viso da angioletto paffutello con le guanciotte. Le avrebbe prese a pizzichi se non fosse stato che non voleva svegliarlo. Un promemoria per il giorno dopo. Poi era stato letteralmente arpionato dalle braccia del bambino che l'aveva tirato giù steso sul letto e usato come cuscino. Poi il buio. Sicuramente si era addormentato, ma perché Trent non era li? Thad l'aveva spostato? Allora perché Thad non era lì con lui nel letto? Forse perché erano quasi le dieci di mattina? Era sceso di sotto trovando il moccioso a guardare i cartoni animati mangiando cereali dalla sua tazza di Superman. Nessuno mangiava dalla sua tazza di Superman. Era una buona scusa per pizzicare quelle guanciotte. Si avvicinò a lui sedendoglisi accanto mentre l'altro lo ignorava totalmente troppo concentrato sul cibo e a vedere Avengers assemble.“Devono proprio piacere i super eroi al moccioso” si disse far sè e sè Sebastian. Aspettò che mandasse giù l'ennesimo boccone e poi gli pizzicò una guancia. -Aio, perché l'hai fatto?!- -Quella è la mia tazza, nessuno tocca la mia tazza moccioso- -Ma era l'unica bella! Le altre erano noiose- -Apposta è la mia tazza, la rivoglio indietro- Il piccolo Trent fece un sorriso che definirlo birichino era poco. Si portò la tazza alla bocca per finirne velocemente il contenuto e posarla nelle mani del più grande. -Ecco a te, ora che hai la tua tazza io posso avere altri cereali?- -Vatteli a prendere- -Ma tu vai di la!- 
No, decisamente Sebastian continuava a non capire come quella piccola peste fosse lo stesso Trent di dimensioni triplicate. E intanto non aveva potuto non portagli altri cereali, nella sua tazza.
-Ragazzi uno alla volta!- Iniziò Wes, battendo il martelletto. -Fate parlare Thad- Proseguì David, fermando la mano impazzita di Wes, che si portò al petto il povero martelletto. -Sul serio ragazzi, non so niente io. So solo che un minuto prima era il normale Trent e poi era il piccolo Trent, che lui ci ricorda tutti, ricorda tutto, ma non so se sia cosciente che ora abbia otto anni o che prima ne avesse diciassette- -Allora perché siamo qui?- -Per farlo tornare normale no? O che lo vogliamo tenere cosi? È carinissimo, viene da prenderlo a morsi-


Trent si annoiava. Aveva già visto tutti i cartoni belli e Thaddy e Bas gli avevano detto di aspettarli lì mentre loro e gli altri parlavano. A lui stava bene, voleva continuare a giocare e vedere i cartoni, gli altri sembravano improvvisamente tutti noiosi e troppo grandi. Ma a lui sembravano ore che erano chiusi in cucina a bisbigliare e lui non ci voleva più stare sul divano. Aveva pensato che non sarebbe successo niente di che se fosse uscito un po’ in giardino, era grande lui, sapeva che non doveva attraversare la strada da solo, o parlare con gli sconosciuti. Il giardino di Bas poi non era cosi pericoloso, non c'erano nemmeno tanti bei fiori che avrebbe potuto rovinare giocando un po’. Stava facendo due tiri con il pallone da basket, anche se era troppo grande per lui. Il pallone gli era rotolato lungo il vialetto ed era li che l'aveva visto. Un maestoso e pelosissimo gatto bianco che se ne vagava solo soletto sul marciapiede. Era stato impossibile resistere, aveva voluto prenderlo e accarezzarlo, ma la dannata bestiola era stata veloce e non appena si era accorto che Trent lo stava seguendo era scappata a gambe levate e si era infilata nella siepe. -Hey bel micino, non ti faccio male, voglio solo accarezzarti- Trent si era accovacciato davanti la siepe tendendo una manina paffuta verso il gatto, che non aveva nessuna intenzione di uscire. -Tu, ragazzino cosa fai qui?- Trent era sobbalzato a quella voce e si era girato lentamente, con la paura di essersi messo nei guai. -C'è un micio nella siepe, volevo solo accarezzarlo- -E' il mio gatto, lascialo stare, non si fa accarezzare. Piuttosto tu chi sei? Non sapevo che ci fossero dei mocciosi nel vicinato- Ancora intimorito dal quel ragazzo con l'espressione imbronciata, ma più sollevato di non essere nei guai, Trent si alzo in piedi porgendogli la stessa manina che aveva teso al gatto. -Sono Trent e sono con Thaddy e Bas finché non posso tornare a casa. Loro sono tipo i migliori amici di sempre per me, anche se sono più grandi e fidanzati, ma mi vogliono tanto bene e io ne voglio a loro. E poi oggi sono venuti anche tutti gli altri miei amici, ma hanno detto che dovevano parlare di cose da grandi e- -Frena frena, sei a casa di Smythe? Trent?- -E' quello che ti ho appena detto, no?- -TRENT DOVE SEI? TRENT???- -Oh oh mi sa che devo andare, se Bas si arrabbia non mi fa vedere più i cartoni. Mi accompagni? Cosi dico che ero con te e il tuo gatto e magari non si arrabbiano- -Non ce ne sarà bisogno- Trent non aveva capito cosa volesse dire il ragazzo, ma ormai se ne era andato e non aveva fatto in tempo a seguirlo che si era sentito sollevare. -Trent non ti avevamo detto di restare in salone?- -Ma Thaddy mi annoiavo e poi c’era questo bellissimo gatto bianco che si è infilato nella siepe e- -E ora torniamo a casa, sei tutto sporco di terra e fra un po’ i Niff vanno a prendere la pizza per tutti- -Pizza yaiii-



Hunter aveva osservato la scena da lontano. Possibile che avesse capito bene? Quel ragazzino era Trent? Lo stesso Trent che lo aveva fatto espellere da suola? La somiglianza c'era e sembrava conoscere Sebastian e gli alti Warblers. Allora perché non aveva riconosciuto lui?




Ciao. Giovedì. Puntuale v.v
Credo di non aver mai scritto un capitolo così lungo :O
Le recensioni scarsissime, bhuuu, vi hovisto che leggete, fatemi sapere qualcosa e.e
A giovedì prossimo (si spera)
Melipedia


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Capitolo 3
*** Pavoni assassini ***


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Due giorni. Trent era lì da due giorni e Sebastian ancora non capiva una cosa fondamentale. Come faceva Thad ad essere cosi bravo nel gestire il tutto? Thad era quello che si stava occupando di tutto. La mattina preparava i cereali, preparava i vestiti, costringeva Trent a lavarsi ed era cosi bravo e fermo nel decidere gli orari che scandivano la giornata del bambino. Trent era lì da due giorni e Thad sembrava che facesse questa cosa da sempre. Sembrava essere nato per fare il padre. Lui? Lui si sentiva così inutile. Cosa ne sapeva lui di bambini? Lui che a malapena sapeva come stare con le altre persone. Era come se non si accorgesse del fascino che aveva sul piccolo Trent. Era Sebastian che Trent chiamava per tutto. Era la sua tazza che pretendeva la mattina, era con lui che voleva giocare o vedere i cartoni animati. Era lui che voleva per farsi portare a dormire. Era su di lui che si arrampicava quando voleva un abbraccio. Sebastian sembrava non accorgersene, ma Thad si. Thad che faceva un enorme sorriso quando li vedeva insieme, e Dio solo sapeva quanto poteva amarlo in quel momento. Forse, forse si, gliel'avrebbero detto.

Lo zoo. Lo zoo a Sebastian era sempre piaciuto da bambino, l'aveva proposto apposta. Era sicuro che a Trent sarebbe piaciuto. Non aveva tenuto conto però che anche l'età mentale degli altri Warblers era di otto anni. Flint era stato leccato in faccia da una giraffa, il che aveva fatto ridere tutti, specialmente Trent, finché la suddetta giraffa non aveva cercato di mordergli via un orecchio. E vogliamo parlare del casino con le scimmie? Perché i cartelli di divieto che circondavano la casa delle scimmie era come se fossero stati scritti in arabo per loro. Quindi tirare loro del cibo e provare ad entrare per portarsene via una era normale. All'ora di pranzo si erano fermati per far dare da mangiare a Trent le carotine agli agnellini. Potete anche da soli immaginare quante urla di “Hey!mi voleva mangiare un dito Nick! Guardalo! Ha lo sguardo cannibale”. Era stata una lunga mattinata di follie, ma niente poteva battere quello che era successo alla voliera. Erano un gruppo a cappella dopo tutto no? Cosa c’era di meglio di una bella improvvisata imitando i versi dei vari uccelli? Beh fino a qui non sembrava esserci niente di strano, infondo gli uccelli erano quasi tutti dentro l'enorme gabbia. Ecco, quel quasi li aveva fregati. I pavoni giravano liberi per il parco. Quando avevano prodotto un verso simile a quello dei suddetti animali si erano accorti di essere seguiti da un grosso, e dallo sguardo molto cattivo, pavone che li puntava come se fosse stato un rinoceronte. Il putiferio. Sebastian e Trent avevano deciso di riposarsi su una panchina lì vicino quando avevano visto il resto del loro gruppo correre e urlare inseguito dal perfido pavone assassino che voleva beccarli a morte. Dopo il primo attimo di confusione i due erano scoppiati a ridere tanto da avere le lacrime agli occhi e la pancia dolorante. A fine giornata i Warbler avevano deciso che non sarebbero tornati allo zoo molto presto.

Hunter aveva aspettato tutto il pomeriggio. Si era dato le scuse più stupide, come il fatto che volesse prendere un po’ di sole o che dentro casa facesse più caldo, ma lui sapeva che si stava mentendo da solo. Aveva aspettato tutto il pomeriggio in giardino che arrivasse Trent. Non sapeva perché, ma il ragazzino era venuto i due pomeriggi precedenti, e si sentiva che sarebbe venuto anche oggi. Ma che senso aveva aspettarlo così a lungo? E perché avrebbe dovuto aspettarlo? Cosa importava a lui di quel marmocchio? Si era addormentato con il libro che stava leggendo sulla fronte, a ripararlo dal sole. Niente più che un breve sonnellino, non aveva dormito più di dieci minuti a suo parere, ma quando si era svegliato aveva ricordato una cosa che l'aveva fatto pensare.

-Ci sono abituato, tutti se ne vanno. Tutti restano finché sono tutto biscotti e dolcetti e ho una buona parola per loro, ma poi se ne vanno tutti. Ci sono abituato, ma tu sei diverso. A te non è mai fregato niente di me, dei dolci o altro. Sei rimasto e basta, hai preso quello che ti ho dato senza pretendere di più e sei rimasto, anche se non dicevi niente o sembrava non interessarti, quando io avevo bisogno di qualcuno. Per questo fa male, per questo sono arrabbiato! Perché tu sei rimasto, e io ti ho aiutato ad alzarti quando sei caduto cosi in basso da non riuscire a vedere niente e poi hai deciso lo stesso di andartene, così, come se io non avessi fatto niente!-
-Mi dispiace- 
-Non me ne faccio niente di un “mi dispiace” che non senti nemmeno Hunter, perché a te non dispiace per questo. Non me ne faccio niente di un “mi dispiace”!-


Era questo? Era per questo che Trent era così ora? Era tutta colpa sua? Trent aveva ragione, a lui non dispiaceva, quando glielo aveva detto a lui non era dispiaciuto. Perché ora si sentiva così male ad averlo trattato in quel modo? Il sole gli aveva di certo dato alla testa.
-Psss, Hunter stai dormendo?- 
-Anche se stessi dormendo marmocchio fai talmente tanto rumore che ti avranno sentito in tutto il vicinato- -Scusa, non volevo svegliarti. È che Bass e Thaddy ancora riposano, sai stamattina siamo stati allo zoo, c’erano degli animali bellissimissimi! Il mio preferito è stata la lince! È un gattone graaaande con una coda ancor più grande! Cosi ho pensato che la prossima volta potevi venire pure tu e i micini cosi glieli presentavamo, ma Bass ha detto che non potremo tornarci presto perché gli altri sono stati cattivi con i pavoni, ma non è vero, erano i pavoni che volevano beccare loro il sederino- 
Trent ridacchiò al ricordo mentre Hunter sbuffava per quel fiume di parole, chiudeva il libro e si sedeva meglio sulla sdraio.
-Quindi sei scappato di nuovo di casa-
-No, non sono scappato di casa- 
-Sei venuto qui senza dirlo a nessuno, quindi, sei scappato di casa- 
-Ma, ma io- Dei lacrimoni si stavano formando agli angoli degli occhi mentre la bocca si arricciava in una smorfietta sofferente. Il marmocchio si sarebbe messo a singhiozzare da un momento all'altro. Cosa doveva fare Hunter? Come si consolava un bambino? Decise per un’imparziale pacca sulla spalla cercando di inventarsi qualcosa.
-Su, non metterti a frignare, ok? Puoi restare qui quanto di pare, poi ci parlo io con Smythe e Harwood- 
-Sul serio? E dici a loro che non volevo scappare i casa?- 
-Si, e che puoi venire a disturbare tutte le volte che loro vogliono riposare-
Si, il sole gli aveva sicuramente dato alla testa.

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Capitolo 4
*** Zombie Thad e gli Aristogatti ***


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Penso che tutti conoscano quella sensazione apatia in cui non ti sembra nemmeno di essere nel tuo corpo per quanto non ti rendi conto del mondo. Ti muovi quasi per inerzia, senza sapere come mai ti muovi, perché stai facendo questo o come ci sei arrivato. Sembri uno zombie, lo sguardo perso nel nulla e i movimenti meccanici dettati dall'abitudine. Ecco come appariva Thad in quel momento. Sembrava che la sua testa fosse volata su una nuvoletta lontana e sconosciuta e non volesse più scendere. 
Sebastian lo vedeva così da ieri sera, da quando si era infilato a letto. Uscito dal bagno l'aveva visto mettersi sotto il lenzuolo, “Bas non puoi togliere il lenzuolo, senza il lenzuolo qualche spaventoso mostro verrà a ucciderti nel sonno!”, e spegnere la luce, restando a fissare la finestra senza alcun apparente interesse. Non una parola, non una reazione quando l'aveva abbracciato( e non solo). Aveva pensato che fosse arrabbiato per quello che aveva detto ad Hunter la sera prima, ma pensava di aver fatto una cosa carina e che Trent non avrebbe avuto problemi. Ma quando si era svegliato e Thad era ancora in quelle condizione aveva iniziato a preoccuparsi. Ma aveva un bambino da far mangiare, lavare e vestire prima di dirigersi al parco. Avrebbe avuto tutta la serata per occuparsi di lui.


Thad non era arrabbiato, era semplicemente shoccato. Dopo cena avevano conversato un po’ con Hunter e quello si era offerto di tenere Trent a casa sua per una notte, così da lasciare un po’ di tempo per loro, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa Sebastian aveva risposto per lui, dandogli l'ok e dilungandosi su come avrebbe dovuto trattarlo, cosa poteva e non poteva fare, a che ora farlo dormire, cosa fargli mangiare e una sacco di altre cose a cui Thad nemmeno aveva pensato.
 L'unica spiegazione che aveva ricevuto una volta rimasti soli?
-Non preoccuparti Harwood, non lo ucciderà nel sonno né farà esperimenti su di lui. Non gli farai niente di male-
-Come fai ad esserne cosi sicuro Sebastian? È Hunter. Lo stesso Hunter che vi ha imbottito di steroidi mesi fa!-
-E' innamorato di lui, ancora non lo sa, ma è innamorato di Trent, glielo si vede negli occhi-

Era questo che aveva lasciato Thad in quello stato, non riusciva a capire come, quando o perché. Come faceva uno come Hunter, che ci teneva sempre a precisare che non era neanche lontanamente bi-curioso, a innamorarsi di Trent?
Non lo sapeva nessuno, era solo successo. 


Sebastian aveva accompagnato un Trentolino, perché chiamarlo Trent gli faceva ancora cosi strano che se le stava inventando di tutte, che al posto di camminare saltellava dando una mano a Bas e nell'altra tenendo il suo orsacchiotto di pezza, e uno zainetto con tutto quello che gli sarebbe servito per il pernottamento a casa Clarington.
-Ripassiamo ancora-
-Ma Bas l'abbiamo ripetuto tre miliardi di volte! Non devo dare troppo fastidio, non devo arrampicarmi su i mobili, non devo fare del male ai micini, non devo convincere Hunter a farmi mangiare schifezze o farmi stare sveglio troppo a lungo, devo lavarmi i dentini e soprattutto qualsiasi cosa succede o se voglio tornare a casa ti chiamo e mi vieni prende subitissimo-
-Bene. Sei proprio sicuro di volerlo fare?- chiese prima di bussare
-Certo! Sarà come il pigiama party che abbiamo fatto per il compleanno di Nicolas  nella sala comune, anche se tu e Thaddy avete fatto rumore tutta la notte-



Avevano visto gli Aristogatti, Clarence si era lasciato mettere un fiocco come Minù mentre Mr Pussy aveva zampettato a tempo appresso al film. Hunter pensava peggio, in fin dei conti quel film non era male, che tradotto dalla sua lingua significava che gli era piaciuto molto. Era riuscito a non far mangiare troppe schifezze a Trent e aveva persino giocato un po’ con lui con le carte Uno. Non stava facendo nemmeno storie per lavarsi e andare a letto. Nel pomeriggio si era pentito di aver proposto quella specie di “pigiama party”, come l'aveva definito  Trent, ma ora doveva dire che non era cosi terribile come credeva. Un po’ come gli Aristogatti.
-Hunter?-
-Si, nanerottolo?-
-Resti un po’ qui finché non mi addormento? Ho un po’ paura del buio, ma di solito c'è Bass con me e a scuola mi lasciavi sempre la luce sul comodino accesa-
Hunter si sedette riluttante accanto a lui. Si era appena ricordato qualcosa di lui? Perché quel tonfo al cuore? Perché si sentiva come se lo stomaco si stringesse i polmoni facessero fatica a comprimersi? Un piccolo sorriso involontario si aprì sulle sue labbra quando Trent gli si arpionò addosso.
-Grazie-
-Di cosa nanerottolo?-
-Di lasciarmi la luce accesa-

Il cuore di Hunter sprofondò ancora di più in un abisso che non riconosceva, ma che non lo faceva stare così male come pensava. Si stese meglio, sapendo che avrebbe passato li la notte.





La volta scorsa le ho dimenticate, e non le ho nemmeno inserite, ma buongiorno o voi che leggete! 
Lo so, una settimana si e una no per questa schifezza è un tempo oblungo, ma la scuola mi sta prendendo un po e la voglia di scrivere è poca, cosi si, gli aggiornamenti sono uno ogni due settimane.
Spero che vi stia piacendo, fatemelo sapere se devo cambiare mestiere (ho fatto la rima * o * )
Meli

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