Georgia's revenge

di Alissya_Paglieri
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter one ***
Capitolo 2: *** Chapter two ***
Capitolo 3: *** Chapter three ***
Capitolo 4: *** Chapter four ***
Capitolo 5: *** Chapter five ***
Capitolo 6: *** Chapter six ***
Capitolo 7: *** Chapter seven ***
Capitolo 8: *** Chapter eight ***
Capitolo 9: *** Chapter nine ***
Capitolo 10: *** Chapter ten ***
Capitolo 11: *** Chapter eleven ***
Capitolo 12: *** Chapter twelve ***
Capitolo 13: *** Chapter thirteen ***
Capitolo 14: *** Chapter fourteen ***
Capitolo 15: *** Epilogue ***



Capitolo 1
*** Chapter one ***
















Appena arrivai alle fermata del pullman scossi la mano per salutare la mia migliore amica.
«Ciao Georgia, come stai?» chiese lei non appena si avvicinò.
«Bene, tu Ale
«Bene… O meglio, starei bene se non facesse tutto questo freddo!»
«Sì, non sempre vivere a Londra è la cosa più figa»
«In questo momento mi trasferirei volentieri in Australia»
«Sììì con i canguri!»
«G… Te l’ho mai detto che tu tanto normale non sei?»
«Ale, cara Ale… come te lo devo dire che la normalità deve andare a fanculo?»
«Puah»
«Non ti credere che tu sia tutta a posto»
«Ehi, io sono nella norma, sei tu quella strana»
«Ma in quale strano universo parallelo scusa?»
«Io ti odio»
«E io ho vinto di nuovo!»
«Sei antipatica» ribattè imbronciandosi come una bambina.
«No, sono invincibile»
«Nei tuoi sogni»
«No, nei miei sogni c’è solo Johnny Depp tesoro»
«Nei miei c’è solo Niall»
«Non rincominciare» esclamai alzando gli occhi al cielo.
«Non ci posso fare niente se lui è un figo!»
«È solo un ragazzino»
«Ma tu cos’hai che non va?!»
«La vera domanda è cos’hai tu che non va…»
«Stronza acida mestruata»
«Grazie del complimento bambolina»
«Sai che sei insopportabile?!»
«Sai quanto me ne frega?»
«Ma come fai?» chiese diventando improvvisamente seria.
«A fare cosa scusa?»
«Ad essere così...»
«Così apatica?»
«Sì, apatica, mi sembra il termine perfetto» 
«Ci riesco e basta, se sapessi come faccio non lo sarei più, no?»
«Sei tutta matta tu Georgia!» mi disse la mia cara amica mentre scendeva dal pullman e si allontanava da me andando verso la sua scuola
«Ciao Alexandra, ci vediamo dopo»
«Contaci babe»
Mi incamminai anche io verso la mia scuola. Appena entrata già avevo voglia di tornare indietro, le galline della mia scuola - c’è una scuola che ne sia sprovvista?! - stavano urlacchiando in gruppetto di qualcosa che ignoravo assolutamente, non che me ne fregasse qualcosa di sapere quale fosse il nuovo gossip. Camminai diretta senza fermarmi fino al mio armadietto e una volta posata la borsa e preso i libri delle prime ore mi diressi in classe.
«Cosa sta succedendo qui?» sentì tuonare la professoressa Ramones che in quel momento stava varcando la soglia.
«Scusi professoressa» sussurrò una vocina dolce. A parlare doveva essere stata Janette, la secchiona della classe.
«Tornate tutti al posto e smettetela di parlare!... Oh Georgia, arrivata finalmente?»
«Scusi professoressa, non mi ero accorta di essere in ritardo»
«No, si figuri, qui siamo tutti ai suoi comodi» disse saccente.
«Mi sembra anche giusto, le pare che mi posso affaticare?»
«Non sia mai»
«Infatti, non vorrei rischiare di dover correre, quindi sudare, e magari prendere la febbre, una bronchite e poi morire… capisce?»
«Certo certo… Si vada a sedere al suo posto e stia zitta per favore»
«Come desidera»
«Ora possiamo iniziare e non voglio sentir volare una mosca a meno che non sia la sottoscritta a richiederlo» La lezione cominciò e io inevitabilmente mi persi nei miei pensieri, senza ascoltare una singola parola sull’argomento del giorno.
«Signorina Leheman, le dispiacerebbe ripetere quello che ho detto?»
«Sì, mi dispiacerebbe» risposi io risvegliandomi dai miei sogni ad occhi aperti.
«Come si permette?»
«La domanda me l’ha fatta lei professoressa, io ho solo risposto!»
«Quindi immagino che adesso non le dispiacerà se io la caccio fuori dalla mia classe»
«Assolutamente no»
«Bene, allora esca»
«Arrivederci»
Perfetto, gli ultimi quindici minuti li passai andando alle macchinette a prendermi del caffè – in assoluto la mia droga preferita - e rimanendo in cortile a fumarmi una sigaretta – rettifico, il caffè potrebbe essere la seconda droga che preferisco, la nicotina resta imbattibile.
«Leheman di nuovo fuori?»
«Per sapere che io sono sempre fuori devi esserci sempre anche tu Michael!» ribattei con una smorfia quando mi accorsi che si stava sistemando affianco a me. Michael O'connel era sicuramente una delle persona più viscide e fastidiose che io avessi mai conosciuto.
«Touchè». Gli regalai un sorriso falsissimo e continuai imperterrita a fumare, «Il fumo fa male alla salute» aggiunse poi.
«Il bue che dà del cornuto all’asino»
«L’asino dovrebbe ascoltare il bue, ma è ignorante»
«Il bue non dovrebbe parlare all’asino sapendo che da buon ignorante non l’ascolterà»
«Non ti fai mettere i piedi in testa, eh?»
«Quando mai l’ho fatto Michael?»
«Probabilmente mai»
«Quindi spiegami perché dovrei iniziare adesso»
«Dovresti perché…»
«Michael… ero ironica, me ne fotte sega di quello che dovrei fare secondo te. Io sono Georgia Leheman e tu sei Micheal O’Connel. Due diverse persone vedi?»
«Per fortuna direi»
«Ovvio! Non potrei mai vivere sapendo di avere la tua capacità cerebrale»
«Puttana!» sputò tra i denti.
«Sempre meglio che sagaiolo, almeno io non mi faccio ditalini perché nessuno me lo dà»
«Sei una stronza Leheman»
«Parole al vento Michael, parole al vento». E agitando la mano me ne tornai tra le mura della scuola.

La giornata scolastica finalmente finì e io potei tornare a casa a mangiare e a studiare. Circa alle cinque del pomeriggio chiusi i libri e mi diressi verso il centro. Lavoravo da Nando’s e il mio turno iniziava alle cinque e mezza. Come al solito arrivai con cinque minuti d’anticipo e dopo essermi infilata la divisa e legata i capelli cominciai a lavorare.
«Georgia, vai tu al tavolo tre a prendere le ordinazioni per favore?» mi chiese la mia compagna di turno Tes.
«Certo Tes». Presi il blocchetto e mi diressi al tavolo tre. Era uno dei più appartati e seduti c’erano sette ragazzi che facevano i coglioni. Guarda tu cosa succede a fare la gentile? Ti ritrovi a seguire un tavolo di lattanti travestiti da ragazzi. «Buonasera ragazzi, cosa posso portarvi?»
«Ciao bambola, l’unica cosa di cui ho bisogno sei tu» rispose uno che sembrava avere un nido di rondini al posto dei capelli.
«Prima di tutto chiamami ancora bambola e la prossima volta metterai piede qui dentro con un occhio nero e secondo… Credo che più che di me tu abbia bisogno di un cervello, ma se Madre Natura non te l’ha fornito non penso di poter rimediare, sono una cameriera non faccio miracoli»
«Uh… Tosta la ragazza» continuò un altro scoccando un’occhiata al primo.
«Sì, sono tosta troglodita, ora vi sbrigate a ordinare? Dovrei continuare il mio lavoro e mi state bloccando»
«Chissà se è così tosta anche a letto…» si chiese il primo.
«Smettila Harry, non fare il coglione!» disse uno castano sgridando l’amico, poi rivolgendosi a me aggiunse: «Scusalo, ha battuto la testa da piccolo…»
«Sì, e probabilmente succhiava anche la vernice dal lettino» continuai acida io lanciando un’occhiataccia al diretto interessato. «Comunque, visto che mi sembra che tu qui dentro sia il più normale, cosa posso portarvi?»
Finalmente riuscii a convincere quegli sciocchi ragazzi a ragionare e dopo una decina di minuti avevo preso tutti gli ordini.
«Perfetto, i piatti arriveranno tra poco» dissi felice di potermene finalmente andare.
«Potresti sederti a mangiare con noi» chiese Nido-di-rondini.
«Non è che se provi a cambiare tattica le cose funzionano meglio»
«Non dire che non ti piaccio»
«Sto dicendo proprio questo invece! Io nutro un profondo disprezzo per il genere maschile!»
«Sei lesbica?»
«Se lo fossi sarebbe una benedizione per le lesbiche, ma no, sono solo molto indignata nei confronti dei puttanieri»
«Mi stai dando del troione?»
«È esattamente quello che ho appena fatto, ora se non ti dispiace, mister universo io avrei un lavoro da portare a termine e tu altre cazzate da dire»
«Ancora per poco…» sussurrò.
«Come scusa?»
«Oh, ma come, non lo sai? Il cliente ha sempre ragione»
«Il capo non è così accondiscendete quando si tratta di ragazzini viziati»
«Potrebbe fare un’eccezione per un membro della più famosa band giovanile del momento»
«Ti riferisci a quella band composta da frocetti?»  domandai ridendo.
«Noi non siamo froci primo, e secondo per poterlo dire devi sapere della nostra esistenza»
«Certo che so che esiste una band formata da cinque o sei bimbiminkia! La mia migliore amica non fa altro che parlarmi di questi qui… ma sinceramente ho imparato un solo nome perché non fa altro che ripeterlo! Niall di qui, Niall di là… La strangolerei!»
«Sentito Niall?» chiese il riccio ad un ragazzo biondo - tinto - che arrossii abbassando la testa imbarazzato.
«Non ci credo, tu ti chiami Niall come quello?» chiesi soffocando una risata.
«No, lui non si chiama Niall come quello… lui è quel Niall!» esclamò il puttaniere.
«Voi sareste quei frocetti?» sbottai scoppiando a ridere.
«Attenta a come parli ragazzina!» disse intimidatorio tizio1.
«Sto tremando di paura guarda»
«Ne riparleremo quando sarai senza lavoro»
«Tu non mi farai licenziale!» sputai avvelenata.
«Perché non dovrei?»
«Perché tu non sai niente di me!»
«Quindi?»
«Per quanto ne sai potrei essere orfana e se tu mi lasciassi senza lavoro io diventerei sicuramente una senza tetto perché non avrei più con che pagarmi l’affitto»
«E io dovrei credere a questa storiella?»
«No, non dovresti»
«Quindi?»
«Quindi la mia collega ha bisogno di me visto che sono ferma a parlare con voi da mezz’ora e lei non sta nemmeno bene» detto ciò mi girai e me ne andai tranquillamente, salvo vedere che al bancone a parlare con Tes c’era Alexandra che mi guardava con gli occhi fuori dalle orbite. Fantastico! Allora il ricciolo non aveva mentito, erano davvero quella band di cui manco ricordo il nome!
«T-tu… S-stavi p-parlando con N-niall Horan» balbettò Ale.
«Il biondo?» Lei annuì, «Sì… e diciamo che per sbaglio potrei essermi lasciata sfuggire che la mia migliore amica non parla d’altri che di lui…»
«TU COSA?!» urlò facendo girare mezzo ristorante.
«Ehm… non l’ho fatto apposta non sapevo fossero realmente loro»
«Io ti strozzo, ti ammazzo con le mie stesse mani, io ti ti ti…»
«Sì e il telefono fa tu tu tu… riprenditi Ale!»
«Sei una stronza!»
«Dimmi qualcosa che non so»
«Bastarda!»
«So anche questo… vuoi che te li presenti?»
«Non dire puttanate!»
«Dai, vieni!». La presi per il polso e la trascinai con me al tavolo. «Ehi biondo» Il biondo si voltò a guardarmi con un enorme punto di domanda stampato in viso. «Tu sei Niall giusto?», Lui annuì. «Perfetto, lei è la tizia di cui parlavo pima, si chiama Alexandra è la mia migliore amica, una ragazza dolcissima dal cuore immenso, mica come la sottoscritta che un cuore proprio non ce l’ha… comunque credo che non parlerà più e che in questo momento abbia una sorta di istinto omicida nei miei confronti, ma… è tutta tua, ciao». Me ne andai lasciando lì Ale come uno stoccafisso. Tornai dietro al bancone e mi misi a ridere con Tes guardando la scena.
«I piatti del tavolo 3 sono pronti» richiamò la nostra attenzione il cuoco.
«Vai tu Georgia, io rimango qui un po’ seduta e prendo un’aspirina per farmi passare il mal di testa» disse Tes.
«Sìsì, facciamo finta che sia vero»
«Grazie G» rispose ridendo sommessamente.
«Figurati Tes»
«Allora ragazzi eccovi qui i piatti». Finì di consegnarli tutti, «Buon appetito»
«Grazie»
«Perché ora sembri molto più simpatica di prima?» chiese uno di quelli che non aveva ancora parlato, con i capelli castani e gli occhi azzurri.
«Perché il tuo amico è zitto e perché non posso fare il diavolo a quattro quando c’è in giro Ale»
«Non approva?»
«Non vedi che in questo momento non è nemmeno capace di intendere e di volere?» dissi facendo cenno alla mia amica che guardava estasiata Niall. «Il problema è che ho paura si risvegli se sente che vi insulto!». Feci un occhiolino e trascinai via Ale in modo che anche il povero biondo potesse mangiare in pace. Entrai in cucina e spilucchiai qualcosa, quando tornai in sala Ale si era ripresa e veniva verso di me come una furia, «Ahia…»
«Tu! Sei una brutta stronza infame!». Vidi i ragazzi guardare la scena divertiti… Che voglia di far saltare loro tutti i denti che mi era appena venuta!
«Intanto lo hai visto da vicino, no?»
«Non è il momento di fare dell’ironia!»
«Per l’ironia è sempre il momento, è per la depressione che non c’è tempo»
«Starai mai zitta una buona volta in vita tua?»
«Quando gli unicorni voleranno nel cielo rosa»
«Succede già»
«Vedere per credere»
«Argh» 
«Vai a casa Ale, ci vediamo dopo» le dissi tornando seria.
«Ti aspetto?»
«No, vai pure a dormire, ho il turno fino alla chiusura stasera»
«Ok pupa». Mi strinse in un abbraccio e mi sussurrò un “Questa non te la faccio passare liscia” prima di sciogliere l’abbraccio e stamparmi un bacio sulla guancia sinistra.
«Buonanotte Ale»
«Buon lavoro G, ci vediamo domani mattina»
«Ah già, evita di svegliarmi per favore, domani salto»
«Perché?»
«Ho dei giri da fare domani mattina»
«Ok»
«Ciao»
«Ciao». Ale uscì dal locale dopo aver rivolto un cenno di saluto ai sette ragazzi.
«Georgia… So che stai per picchiarmi, ma vedo che stasera non c’è tanta gente e mi chiedevo se…» intervenne Tes.
«Sì, vai pure a casa, si vede che proprio non stai bene»
«Grazie» disse abbracciandomi
«Fatti venire a prendere da qualcuno però, non voglio che tu vada da sola»
«Tranquilla mammina, chiamo Jonathan»
«Ok» risposi ridendo e mandandola a fanculo per il soprannome. Intanto mi diressi dai ragazzi vedendo che avevano finito la cena, «Volete qualcos’altro?»
«Sempre te» esclamò il riccio.
«Sempre no»
«Sempre e mai non dovrebbero mai essere usate»
«Ti faccio notare che il primo tra i due ad averlo detto sei tu, sfigato»
«Giusto… Tu hai sempre l’ultima parola, vero?»
«Ovvio»
«Mi piaci»
«Tu continui a starmi sulle ovaie»
«Ma sei sempre così oppure hai il ciclo?»
«Mi dispiace per te, ma non sono mestruata, immaginati quindi come sono nel periodo rosso»
«Non ci tengo»
«Non sei del tutto stupido allora» finsi un tono di sorpresa.
«Lo prendo come un complimento»
«Non lo era»
«Pace»
«Fai come vuoi…». Mi girai per andarmene ma fui fermata da una mano che si avvolse intorno al mio polso. Mi voltai di scatto e con uno scossone staccai la sua lurida mano e mi avvicinai minacciosa a lui, «Non.Mi.Toccare»
«Tranquilla» disse alzando le mani in segno di resa.
«No. Nessuno può toccarmi a meno che non siano Tes e Alexandra»
«Perché?»
«È così e basta»
«D’accordo»
«Bravo. Ora dimmi cosa volevi dirmi»
«Ah sì… senti, tra due settimane facciamo un concerto, vorresti venire?»
«Sei impazzito?!» domandai stralunata.
«Beh, no vedi, io pensavo che magari… ehm ecco… potresti…»
«Balbetti?»
«Eh? No… io…»
«Quando il gatto ti ridà la lingua dimmi pure»
«Io volevo solo essere gentile. Vedo che Ale è molto interessata e tu potresti accompagnarla, ci hai mai sentiti?»
«No» risposi ovvia.
«Magari se ci senti ti piacciamo»
«Non credo proprio»
«Non puoi dirlo senza saperlo…»
«Hai ragione, non si giudica un libro dalla copertina»
«Grande!» esclamò eccitato.
«Come faccio a recuperare i biglietti?»
«Te li porto uno di questi giorni»
«Ok, grazie»
«Ciao» disse mentre con gli altri usciva dal locale.
«Ciao» borbottai.









*Writer's corner*
I'm back!
Ebbene sì, sono tornata con un'altra storia! Spero che vi piaccia e che vi vada di farmelo sapere...
Un bacione a tutte, Alissya 

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Capitolo 2
*** Chapter two ***


 
 









«Lo sai che ti amo, vero?»
«Sì, penso che tu me l’abbia detto almeno un milione di volte… solo nell’ultimo quarto d’ora!»
«Scusa ma sono troppo emozionata! Capperi sto per andare al concerto dei One direction!!!»
«Woow»
«Un po’ di entusiasmo?!»
«Nella prossima vita?»
«Perché non in questa?»
«Perché in questa vita Madre Natura mi ha dotato di un ottimo orecchio e di buon gusto musicale»
«Ma fottiti»
«Anche subito se vuoi»
«Mi fai impazzire»
«Oh, anche tu amore»
«Smettila»
«Di fare cosa?»
«Di scartavetrarmi la bega»
«Penso di non poterti accontentare»
«Ma perché?!»
«Perché sei la mia migliore amica»
«Guarda tu che culo»
«Infatti il tuo culo è da urlo e questi jeans lo fasciano perfettamente» ()
«Ha parlato quella brutta!»
«Io non sono vestita così figa però» ()
«Potresti vestirti così, abbiamo ancora dieci minuti prima di dover andare»
«Io che mi metto in tiro? Non lo faccio normalmente dovrei farlo per andare al concerto di cinque ragazzini arrapati?»
«Smettila»
«Che poi mi devi spiegare… se sono cinque, chi erano gli altri due che c’erano con loro l’altro giorno?»
«Erano Josh, il batterista e Andy, il migliore amico di Liam»
«Ah… ok…»
«Andiamo?»
«Sì»
Salimmo in macchina e mi misi al volante. In meno di venti minuti arrivammo al luogo dove si sarebbe tenuto il concerto. Parcheggiai e appena ci avvicinammo all’ingresso mi girai per andarmene.
«Dove vai?»
«A casa»
«COSA?!»
«Sei sorda?»
«Tu non vai da nessuna parte»
«Giusto… Tieni i biglietti, ciao»
«Georgia non fare la stronza»
«Io non mi faccio una fila di ottant’anni con gli schiamazzi delle ragazzine nelle orecchie!»
«Fallo per la tua migliore amica, pleeease»
«No»
«Ma perché?»
«Perché è una roba di cui non me ne frega un cazzo e a meno che tu non abbia dei tappi per le orecchie e un dono magico che ci permetta di saltare la fila in mezzo a quelle sclerate io non vengo»
«Ciao, sono il dono magico della tua amica» mi girai e mi ritrovai faccia a faccia con un tizio imbacuccato
«Piacere, io sono la stronza che ti sta per far saltare i denti»
«Oh Georgia ma smettila dai!»
«E tu come cazzo lo sai il mio nome?»
«Non si dimentica in fretta il nome di una perennemente mestruata!»
«Tu!»
«Già»
«Non dovresti essere dentro?»
«Dovrei»
«E perché sei qui?»
«Niall mi ha detto che vi aveva viste discutere, così sono venuto a controllare che tu non scappassi»
«Sei arrivato tardi, stavo giusto andando»
«Dai vieni»
«Come facevo presente alla mia amica…»
«Vuoi dei tappi per non sentire le urla delle ragazzine e non vuoi farti tutta la coda»
«Esatto»
«Quindi venite con me che vi faccio entrare e ti presto un paio di tappi che ce li ho in camerino, anche io non sopporto le urla»
Sbuffai e lui alzò gli occhi al cielo…
«Aspetta ma… ALEXANDRA!»
«Ahia! Sei impazzita?! Che cazzo ti urli?!»
«Eri entrata in trance guardando lo sfigato, dovevo farti tornare sul pianeta terra»
«Uno io non sono sfigato, due la tua amica ha giustamente subito il mio fascino visto che sono un figo…»
«E tre la prossima volta che mi chiami urlando ti infilo il burro di arachidi nel reggiseno mentre dormi»
«Non oseresti» dissi riducendo gli occhi a due fessure.
«Non sfidarmi»
«Ti ricordo che poi quella che la paga più cara sei tu!» Lei rabbrividii probabilmente ripensando alla volta in cui mi ero vendicata.
«Mentre voi battibeccate vi dispiace se entriamo? No perché io dovrei realmente andare a prepararmi»
«Certo Harry…» disse la mia amica ormai completamente rapita dal fascino (?) di quel tipo.
«E smettila di guardarlo con occhi sognanti»
«Non riesco… devo ancora realizzare che uno dei miei idoli ci sta scortando dentro e che tu ci parli tranquillamente come se fosse uno dei soliti»
«Sai che per me che sia ricco o meno… lui è uno dei soliti»
«Chi sono i soliti?» si intromise il riccio.
«I soliti sono i ragazzi che Georgia tratta come pezze al culo»
«Ah…»
«Non t’offendere mister ricciolo, ma non ho un’alta considerazione del genere maschile»
«A parte per quelli che ti porti a letto»
«Sai che non ho considerazione manco per loro, o non li sedurrei per poi abbandonarli quando hanno soddisfatto i miei bisogni»
«Ti rendi conto che parli come un ragazzo in piena crisi ormonale?»
«O almeno così pare a te perché non sai che per bisogni non intendo solo quelli sessuali… mi piace vedere come i ragazzi si lasciano abbindolare da due cazzate… lascio che caschino ai miei piedi e quando sono sicura che sono cotti ci vado a letto e la mattina dopo lascio loro un post-it sul comodino dove dico che la storia tra noi non può durare»
«Sei una vera stronza!»
«Benvenuto nel mio mondo» disse la mia amica.
«Perché lo fai?»
«Perché voglio far loro capire che non possono fare i cazzoni sperando che prima o poi a loro non capiti lo stesso»
«Sei vendicativa»
«No, non mi vendico perché spezzano il cuore a ragazze che non conosco, lo faccio per una questione morale… non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te… diciamo che alcuni ragazzi hanno bisogno di essere ripagati della loro stessa moneta per capire cosa questa frase significhi»
«Hai le palle ragazza»
«Me lo dicono in molti»
Mi sorrise e aprì la porta del loro camerino. La scena che si presentò lasciò Ale completamente a bocca aperta. Poverina!
«Eccoci, tieni i tappi»
«Grazie ricciolo»
«I vostri posti sono in prima fila, vi faccio accompagnare da Paul»
«Conoscerò anche Paul!» sospirò Ale ormai persa in un mondo di cui io ignoravo l'esistenza.
«Chi è Paul?»
«La nostra guardia del corpo/tour manager»
«Capisco»
«Ehi!» esclamò un ragazzo appena si accorse della nostra presenza in camerino.
«Ciao principesse, voi siete le due ragazze del bar, giusto?»
«Sto per svenire!»
«Dio Ale, non hai mai visto quattro bei fusti a torso nudo?»
«Non tutti insieme e non così belli, ma soprattutto non erano i miei idoli»
«Se vuoi la tomba te la scavo io»
«Tomba?»
«Dopo questa frase non hai intenzione di suicidarti?»
«Smettila di fare l’acida»
«Meglio acida che rincoglionita»
«Vaaa bene… ma fate sempre così?» chiese un'altro dei cinque froci.
«Sì»
«E tu che ne sai riccio capriccio?»
«È da quando sono venuto a recuperarvi che non fate altro che battibeccare»
«Io battibecco con tutti… se lo inserissero come sport alle olimpiadi sarei la campionessa indiscussa»
«Senza ombra di dubbio»
«Bene ragazzi, è stato un piacere vedere che siete tutti allenati ma temo che ora ci dobbiamo salutare, voi avete da prepararvi e noi da sederci se… Ale… Ale…» Sospirai e mi massaggiai le tempie «Niall… Ti dispiacerebbe far uscire da questo stato di ipnosi la mia amica?»
«Come dovrei fare?» chiese arrossendo.
«Non so, fai quello che ti pare, tirale uno schiaffo, scuotila, abbracciala, baciala, scopala, vattene… non mi importa cosa fai, ma ti prego, fai in modo che si riprenda, non vorrei doverla trascinare fino ai posti»
«Ok…»
Niall si avvicinò ad Alexandra e la strinse in un abbraccio sussurrandole qualcosa all’orecchio. La ragazza spalancò gli occhi e mi guardò sconcertata.
«Ale, dobbiamo andare»
«Sì…»
«Grazie Niall! Sappi che in questo momento ti sto amando!»
«Potresti amare me…»
«Ma cosa ti sei perso del mio discorso precedente?»
«Niente, ma hai detto che lo fai solo con chi ha bisogno di una “rieducazione”»
«Pensi di non averne bisogno tu super star?»
«Non sono quel genere di ragazzo, io rispetto le donne»
«Immagino»
«Ciao Paul, potresti accompagnare queste due belle ragazze ai loro posti?»
«Certo Harry, ma tu muoviti a vestirti e a prepararti»
«Sì Paul»
«Buona serata Ale, poi dimmi cosa ne pensi» disse il finto biondo alla mia amica.
«Certo Niall, buona fortuna»
«Grazie bellissima»
Presi per mano Ale che era diventata una specie di pomodoro formato gigante e me la portai dietro mentre Paul ci scortava alle nostre poltrone.


Alla fine del concerto tirai un sospiro di sollievo, e già mi preparai ad uscire cercando di non farmi schiacciare da quelle belve inferocite ma un omone, che poi riconobbi come Paul portò me e Ale nei camerini.
«Oh santissimi numi!»
«Ale, anche un porca troia ci sta bene ogni tanto!»
«Sono contro le parolacce, lo sai»
«Io invece no»
«Lo so bene… ma non mi distrarre»
«Effettivamente tra il fatto che hanno una bella voce e il fatto che sono bellocci… riesco a capire come mai abbiano al seguito tante ragazzine arrapate»
«Ti vuoi unire a loro tesoro?»
«Sogna ricciolo, sogna»
«Non ti piacciamo?»
«Non siete male per carità, avete delle voci davvero bellissime e insieme siete qualcosa di meraviglioso ma… non è assolutamente il mio genere… certo, un paio di canzoni carine le ho sentite»
«Tipo?»
«Una lenta molto dolce…»
«And I just let this little things slept out of my mouth…»
«Sì quella… e un altro paio, ma questa è la mia preferita»
«Piace molto anche a noi questa canzone»
«Già…» sospirò Liam - o almeno credo fosse Liam.
«Ale… ti prego chiudi la bocca almeno, devo prenderti un catino?»
«Stronza» Sibilò la mia amica
«Amore, smettila di dirmi che sono una stronza, lo sai che mi spezzi il cuore»
«Il tuo cuore non può essere spezzato»
«Hai ragione»
«Lo so! Aspetta… mi hai dato ragione?»
«Strano, vè? Beh, non posso negare che stavolta ho realmente detto una cazzata!»
«Credi davvero di essere una stronza?» Chiese il ciuffone. Era la prima volta che mi rivolgeva la parola direttamente.
«Non è che lo credo, io lo so»
«Io sono pronto a scommettere che in realtà questa è solo una facciata»
«Ahahah ma ti droghi? Tu non mi conosci, ma credimi che non ti piacerebbe nemmeno»
«Non hai molta stima di te stessa»
«Non sono cieca, gli occhi ce li ho per vedere»
«Pensi di essere brutta?»
«Non ti intromettere ricciolo! E comunque io non mi vedo brutta, penso di essere una normale ragazza, non ho niente di speciale, tranne una forte stronzaggine»
«Ripeto, secondo me tu non sei stronza, sei solo spaventata dal mondo che ti circonda, temi l’amore, hai paura di essere debole. No, tu non sei una stronza, si vede dal bene che vuoi alla tua migliore amica, si vede dal tuo sguardo. Ricorda, gli occhi non mentono mai Georgia» Gli occhi mi divennero lucidi e per un attimo fui nuda davanti gli occhi di tutti e vidi la soddisfazione sul viso del tizio. Era riuscito a capirmi e lui lo sapeva bene. Fu un attimo, ma per quell’attimo tutti i miei muri caddero. Poi fu proprio il suo sorrisetto da stronzo a farmi tornare in me stessa, in un millesimo di secondo mi circondai di nuovo ti tutte le mie difese e del mio caratteristico menefreghismo
«Bel tentativo Freud, ma la prossima volta osserva meglio il tuo paziente» Gli scoccai un occhiolino e me ne tornai al mio posto vicino ad Alexandra, che mi guardava preoccupata. Io ricambiai il suo sguardo tranquillizzandola facendole capire che le sue parole non mi avevano minimamente scalfito. Non era vero e io lo sapevo, ma non potevo certo mostrarmi debole. I deboli perdono, sempre. E io lo avevo imparato anni prima. Mai fidarsi di nessuno, mai cedere, mai mostrarsi deboli. Così andavo avanti senza problemi. Ero stronza da così tanto tempo da non sapere nemmeno più come fossi prima.
«G andiamo a mangiare?»
«Mi prendi per il culo Ale? Sono le undici di sera, non dirmi che hai fame!»
«Invece sì, gnuffi! Dai, andiamo a mangiare, ti pleeego»
«Poi un giorno mi spiegherai come fai a mangiare così tanto ed essere così magra, no perché io devo stare attenta a quello che mangio o rischio di diventare centottanta chili e tu mangi a quattro palmenti»
«Il segreto è semplice… Il mio metabolismo è il quadruplo più veloce del tuo»
«E te pareva, tutte le fortune agli altri»
«Disse quella che ha un fisico da urlo e un visino che piacerebbe anche ad un cieco»
«Ahahah no Ale per favore non rincominciamo! Comunque andiamo dai, ti porto a mangiare qualcosa così faccio scorta di dolci, il nostro frigo ne è sprovvisto e questo non va affatto bene, non trovi?»
«Scherzi? Ho comprato l’altro ieri il gelato»
«L’altro ieri, appunto!»
«Lo hai già finito?»
«Non è colpa mia, non puoi prendermi la vaschetta limone, cioccolato, fragola e crema in gelateria e aspettarti che duri»
«Poi ti lamenti che stai attenta alla linea?»
«Ahah ma solo perché tu sei più magra e hai sempre fame. Io mangio a colazione e a pranzo!»
«Potresti iniziare a cenare per esempio piuttosto che scofanarti il gelato alle undici di sera»
«No grazie, preferisco il dolce la notte»
«Sei incredibile»
«Aww grazie amore»
«Sai vero che non ti sopporto?»
«Me lo dici tutti i giorni eppure sei ancora qui con me»
«Questo solo perché io sono più insopportabile di te»
«Non dire così, mi ferisci»
«Disse Georgia hoilcuoredighiaccio Leheman»
«Zitta Alexandra amoNiallHoranelosognodinotte Levene»
«Stronza»
«Ti amo anche io»
«Ah si? No perché io ti odio»
«Da quando?»
«Da quando continui a sputtanarmi»
«Capirai… Sai quante ragazzine la notte si sognano questi cinque dementi?»
«Non mi interessa! Smettila di rendermi ridicola»
«Dai Ale che vuoi che sia? Mica sono persone che vedi tutti i giorni, grazie al cielo»
«Smettila di fare la stronza acida che manco li conosci»
«Perché tu sì?» La guardai abbassare la testa triste «Senti Ale… andiamo, ok?» Mi sentii una vera merda quando alzò il viso e vidi che aveva gli occhi lucidi, ma lei annuì ugualmente e mi si avvicinò.
«Sì, andiamo»
«Ale… mi dispiace»
«No, hai ragione tu, io non li conosco»
«Sai che non è quello che intendevo»
«Invece è esattamente quello che volevi dire!»
«Ale, davvero… so di essere una stronza ma… tu non li conosci e vorrei farti notare che non li conoscerai mai»
«Lo so»
«Smettila di parlarle così!»
«Senti ricciolo, non ti mettere a fare il paladino della situazione! La verità è che voi siete solo cinque ragazzini che hanno avuto un po’ più di fortuna degli altri. Siete dei normalissimi e comunissimi ventenni che lavorano. Il vostro lavoro però vi costringe a cambiare città più spesso che mutande, quindi non venire a fare l’Orlando con me. Siete famosi, buon per voi! Ma state fuori dalle nostre vite. Mi fa piacere che Ale abbia potuto assistere ad un vostro concerto, che vi abbia conosciuti, che abbia visto che siete delle persone meravigliose e che sia stata abbracciata dal suo sogno erotico… ma la storia finisce qui. E io la conosco, lei non fa altro che costruirsi castelli di carte, belli per carità, ma inconsistenti. Non lascerò che la mia migliore amica stia male il triplo di quanto la sto facendo stare male io aprendole gli occhi»
«Ma cosa ne sai tu?!»
«No, lo sappiamo entrambi che questa cosa non può funzionare! Niall è un caro ragazzo, basta vederlo per capirlo, ma con lui non ci può essere niente e nemmeno con voi. Un’amicizia o un amore non li tieni in piedi via telefono e skype vedendosi solo una volta ogni morte di papa. Lei ha bisogno di qualcuno che le stia sempre vicino e che la faccia sentire una principessa. Sempre. Ha bisogno di un amico che ci sia anche alle tre del mattino, ma non dall’altra parte del mondo mentre firma autografi e fa concerti. Ha bisogno di sapere che voi continuerete a fare quello che fate senza pensare che potreste diventare amici, perché la realtà non è un bel film» La mia amica mi si affiancò e vidi nei suoi occhi ormai colmi di lacrime che aveva capito che non volevo farla soffrire, volevo solo proteggerla. La strinsi forte tra le mie braccia e lasciai che mi bagnasse la giacca, dopo di che la lasciai andare, le asciugai gli occhi e dopo averle dato un bacio in fronte le dissi di salutare i suoi idoli perché stavamo andando. Fece come gli avevo detto e dopo averla presa sottobraccio la portai fuori di lì.
«G-grazie»
«Sono la tua migliore amica, sai che non ti lascerò mai cadere»
«Lo so»

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Capitolo 3
*** Chapter three ***












«G il telefono» mi urlò Ale dall'altra stanza.
«Rispondi tu A, sono a fare la doccia»
«Ok» sentii Ale parlare al cellulare ma non riuscii a capire cosa diceva.
«Chi era?» le chiesi uscendo dal bagno e entrando in camera mia realizzando che non era più al telefono.
«Uhm…»
«Ale, chi era ti ho chiesto»
«Era… Harry Styles»
«Non lo conosco»
«Io invece temo di sì»
«No, sono sicura di non conoscere nessun Harry Styles…»
«Se ti dicessi che è riccio, ha gli occhi verdi, un fisico da urlo e canta in una band con altri quattro ragazzi?»
«Scherzerai!» dissi io spalancando gli occhi.
«No, infatti gli ho chiesto come avesse avuto il tuo numero e mi ha detto che lo ha chiesto al tuo capo»
«Ammazzo prima lui e poi il mio capo»
«Comunque voleva chiederci se andavamo da loro domani sera»
«Gli hai detto no spero»
«Ma ti pare?! Ovvio che non gli ho detto di no!»
«Beh, allora ci dovrai andare da sola»
«Perché?»
«Io lavoro la sera, ricordi?»
«Già, cavoli!»
«Mi dispiace A, ma domani non posso proprio, ho l’università, lo studio e il lavoro, non se ne parla proprio»
«Gli mando un messaggio per disdire?»
«No, tranquilla, lo chiamo io»
«Ti ho salvato il numero in rubrica»
«Ok, grazie» Lo richiamai e dopo qualche squillo rispose
«Pronto Ale?»
«No, sono Georgia»
«Oh, ciao Georgia!»
«Ciao ricciolo… senti, mi ha detto Ale che le hai chiesto se domani veniamo da voi»
«Sì, qualche problema?»
«A parte il fatto che a me fotte sega?»
«A parte quello»
«Sì, io domani sera lavoro, quindi non ci sono, ma Ale può venire lo stesso»
«Non puoi saltare?»
«Tu puoi saltare un concerto?»
«No, ma…»
«No appunto! Io non posso saltare un giorno di lavoro, soprattutto visto che già non guadagno i milioni e con quei soldi ci devo pagare università e affitto»
«Ma Ale non lavora?»
«Sì, ma lavora per un suo vecchio professore, quindi si ferma un paio di ore dopo l’orario scolastico»
«Detta così sembra brutta…»
«No, ma che hai capito! Ahahah Ale ha fatto l’accademia artistica, devi vedere com’è brava!»
«Immagino!»
«Beh, comunque faceva l’accademia artistica ed era talmente brava che il suo vecchio professore, che è un fumettista l’ha presa a lavorare con lui. Quindi durante le ore scolastiche fa l’assistente del professore, un po’ stile segretaria, e poi un paio d’ore al giorno gli disegna gli sfondi dei suoi fumetti»
«Wow»
«Già… Questo per dire che lei non ha problemi dalle quattro in poi, ma io la mattina vado in università, il pomeriggio studio e la sera lavoro, non ho tempo per venire da voi domani sera»
«Sicura?»
«Sì a meno che non mi aspettiate fino alle 10 circa…»
«Finisci così presto?»
«No, ma la sera che ci siamo incontrati per la prima volta la mia collega non stava bene e ho fatto chiusura da sola, quindi potrei chiederle di ricambiarmi il favore e andare via un paio di ore prima, in fondo dopo le dieci non c’è gran movimento»
«Perfetto, possiamo aspettarti allora, tanto Ale verrà verso le otto»
«Come volete»
«Ma sì dai, sabato non avete scuola no?»
«No, il weekend è libero (dalla scuola almeno)»
«Lavorate anche nel weekend?»
«Sì, io sabato faccio tutto il giorno ma mi lasciano libera la domenica, mentre Ale lavora sabato mattina nel suo ufficio»
«Ha un ufficio?»
«Sì, a scuola»
«Addirittura?»
«Beh sì… lavora nel piccolo ufficio fuori da quello del suo professore»
«I professori hanno addirittura gli uffici personali in quella scuola?»
«Gli altri no, ma lui è anche il vicepreside»
«Capisco…»
«Ora devo andare ricciolo, sto morendo di sonno ma prima mi aspetta la pausa…»
«Dolce, lo so lo so… Ciao Georgia, ci vediamo domani»
«Sì, ciao Harry» chiusi la telefonata e me ne andai in sala a prendere il mio gelato.
«Buonanotte A»
«Buonanotte G, vedi di non stare troppo alzata ‘sta sera»
«Non ti prometto niente, lo sai che quando inizio a scrivere una nuova storia non riesco a lasciarla in sospeso» 
«Sì, ma ricordati che domani devi andare a scuola e hai il tema da consegnare»
«Tranquilla, ho già fatto»
«Sei pronta per gli esami? Ormai non te ne mancano molti, no?»
«No, mi mancano solo arte figurativa e letteratura inglese»
«Ti sei tenuta per ultimi i due più facili?»
«Certo, perché ho visto l’anno scorso che verso la fine sono cotta e non posso mettere i più complicati o non ce la farei»
«Hai fatto bene… Come sta uscendo?»
«Sinceramente mi piace la storia, ora devo sono disegnarla»
«Fai il fumetto completo?»
«Sì»
«Auguri»
«Grazie… mi aiuterai con gli sfondi?»
«Sì, tanto in questo periodo non sono molto piena»
«Ti devo un favore»
«Con tutti quelli che ti devo io? Non lo dire neanche!»
«Ahahah va bene… ora vado davvero, anche perché ho seriamente sonno»
«Ok, buonanotte tesoro»
«’Notte e sogni d’oro»
Mi rintanai in stanza e una volta chiusa la porta mi buttai sulla mia poltroncina con una coperta sulle spalle, la vaschetta di gelato in mano e il laptop sulle gambe. Mi addormentai lì dopo poco tempo.


«Georgia sveglia! Georgia… Di nuovo! GEORGIA!»
«Cazzo urli?!»
«Sono dieci minuti che ti chiamo, dobbiamo andare a scuola»
«Mi alzo, mi alzo»
Buttai uno sguardo all’orologio e per poco non mi uscirono gli occhi dalle orbite
«Cazzo ma è tardissimo!»
«Ti avevo avvisato»
Corsi in bagno senza ascoltare le chiacchiere di Ale e mi lavai freneticamente denti e faccia, legai in una crocchia disordinata i capelli e mi lanciai in stanza per vestirmi ()
«Sono pronta, andiamo»
«Hai preso tutto?»
«Sì Ale, ora ti prego muoviamoci»
«Ok»
Ci recammo alla fermata più vicina e salimmo sull’autobus appena in tempo. Andammo a sederci ai nostri soliti posti e finalmente potei prendere fiato, per i successivi quindici minuti sarei stata tranquilla
«Dovresti smetterla di dormire sulla poltrona»
«Non lo faccio apposta»
«Se sei stanca non ti dovresti mettere al computer, o almeno mettiti a letto»
«Non riesco»
«Un modo lo devi trovare, hai le occhiaie»
«Lo so lo so…»
«Senti G… sono la tua migliore amica, vuoi dirmi cos’hai?»
«Niente, ma in questo periodo non mi sento molto bene…»
«Non è che…»
«No! Non voglio parlarne, lo sai»
«Forse dovresti»
«No, non dovrei… sono passati quattro anni, devo farmene una ragione»
«Era anche il mio migliore amico»
«Ma non era il tuo ragazzo»
«Non ha tradito solo te»
«Ti ho detto che non voglio parlarne»
«Mi chiedo quando ti deciderai a capire che se sei ancora qui è perché il tuo cuore non ha smesso di battere»
«Ale, capisco che tu voglia parlarne a tutti i costi, ma io non ne ho voglia»
«Smettila di chiuderti nel tuo guscio, hai visto anche tu che non è impossibile capire cosa nascondi»
«Ti riferisci a mister ciuffo?»
«Sì»
«Non è come credi…»
«Cosa non è come credo?»
«Lui ha capito solo perché è uguale a me»
«Cosa te lo fa pensare?»
«Mentre parlava le mie difese cadevano a terra, ma sono crollate anche le sue»
«Non me ne sono accorta»
«È stato molto bravo a far finta di niente, ma a me non mi frega»
«Ok…»
«Ale… io sto bene»
«No Georgia, non stai bene e lo sai anche tu»
«Non ho bisogno che il mio cuore batta per qualcuno, non sono come te. A me basta che il mio cuore batta per me. Sono io quella che deve vivere, non lascerò più che sia il cuore di qualcun altro a scandire i battiti del mio»
«Sono passati quattro anni»
«Non è una questione di tempo»
«Devi solo trovare chi ti ami veramente, non come ha fatto Adam»
«Mi chiedo se mi abbia mai veramente amato»
«Credo che non abbia mai smesso di farlo»
«Non mi avrebbe tradita se mi avesse amato»
«Ha deciso di tradire entrambe e di andarsene»
«Già…»
«Siamo arrivate»
«Ok» rimisi la mia maschera d’odio e acidità e mi sentì subito molto meglio. Non ero più abituata a questo genere di discorsi. Io ormai ero la stronza, ero Georgia cuoredighiaccio e non potevo pensare che tornasse tutto alla normalità.
«Ci vediamo a casa»
«A dopo G»
«A dopo A»
Camminai verso l’edificio che conteneva la mia facoltà e una volta presi i libri dall’armadietto andai in classe. Al suono della campanella la professoressa Ramones entrò platealmente come al suo solito.
«Incredibile! Abbiamo l’onore di avere la signorina Leheman in classe in orario»
«Non ci faccia l’abitudine»
«Non si preoccupi, non corre rischi»
«Perfetto, non avrei voluto darle false speranze»
«Ci mancherebbe altro» le feci un sorrisetto bastardo e lei si distrasse iniziando la sua benedetta lezione.
«Consegnate i temi ora cortesemente» vidi la mia compagna di banco alzarsi e dopo averle strattonato un braccio e averla guardata in cagnesco prese anche il mio compito e lo portò alla scrivania della professoressa
«Leheman alzare il suo regale culo dalla sedia e venire qua lei no?»
«Perché avrei dovuto quando potevo starmene comodamente seduta?»
«Lei è consapevole di possedere un’innata capacità di farmi girare i cinque minuti?»
«Non sono doti comuni» il suono della campanella che segnava la fine di questa prima ora finalmente suonò e io mi apprestai a raccogliere i miei libri e i miei appunti
«Leheman venga un attimo per favore»
«Dica professoressa»
«Ho visto che non hai ancora prenotato il giorno dell’esame di letteratura inglese…»
«Non si preoccupi, avevo intenzione di farlo oggi e anche quello di arti figurative»
«Perfetto. Impegnati mi raccomando, ho sentito i colleghi che gli altri esami li hai passati con i massimi dei voti»
«Certo. Sarò anche saccente, ma non sono stolta. Ho scelto io questa facoltà e ci tengo ad avere successo in futuro»
«Sono sicura che riuscirai, sei caparbia, hai carattere e sei molto talentuosa, ma non prendere sottogamba questi ultimi due esami»
«Non si preoccupi, non ci penso nemmeno»
«Brava, e ora vai prima che il professor Samuels mi mangi un orecchio perché ti ho fatto tardare alla sua lezione»
«D’accordo, arrivederci professoressa Ramones»
«Arrivederci Leheman»

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Capitolo 4
*** Chapter four ***












Mi ero portata dietro i vestiti così verso le dieci dissi a Tes che mi andavo a cambiare. Tolsi la divisa e mi misi i miei vestiti preferiti (), dopo di che ripassai il trucco e sistemai i ciuffi che erano sfuggiti alla crocchia.
«Tes io vado»
«Maddò che sei figa!»
«Ma smettila cretina»
«Vai a fare conquiste?»
«No, per il momento non ho intenzione di dare lezioni di vita a nessuno. Ora vado che se no arrivo troppo tardi, grazie Tes»
«Figurati, divertiti»
«Ciao» Volai fuori dal locale e salì in macchina impostando il navigatore per essere sicura di non perdermi. In poco tempo arrivai a casa One direction e suonai il campanello. Visto che nessuno si degnava di aprirmi suonai un’altra volta e un’altra ancora e anc…
«Arrivo! La pazienza non è una tua qualità, eh?»
«Assolutamente no!»
«Ciao Georgia»
«Ciao ricciolo»
«Stai molto bene vestita così»
«Grazie. Che avete fatto in mia assenza?»
«Niente di che: abbiamo mangiato e siamo sul divano a vedere un film»
«Fortuna che sono arrivata io a smuovere la serata»
«Convinta»
«Ciao bella gente Georgia è qui presente»
«Ciao bella sistah Alexandra ci sta»
«Voi siete fuori»
«Giura?» Chiedemmo all’unisono io e Ale al che ci guardammo e scoppiammo a ridere
«Ok, queste non sono normali»
«Se lo fossimo non saremmo qui in questo momento»
«Non fa una piega questo ragionamento»
«I miei ragionamenti non fanno mai una piega»
«Mai e sempre non dovresti usarli»
«Nel mio caso si possono usare»
«Perché?»
«Perché sono invincibile»
«Puah»
«Bene ragazzi, ora che sono arrivata io si può fare festa seriamente»
«Ahahah party hard babe»
«Non troppo hard che domani abbiamo da lavorare»
«Fanno le ragazze impegnate loro»
«Noi siamo impegnate»
«Su tutti i fronti?»
«No…»
«Ma voi mi ascoltate? Ale sta aspettando il suo principe irlandese, notare che mi sono anche informata su di voi, e io non ho intenzione di mettermi con un ragazzo di cui non mi interessa niente»
«Ma se tu ti innamorassi?»
«Io non mi innamoro»
«Tutti amiamo»
«No, io non amo nessuno»
«Fino a prova contraria Ale la ami»
«Le voglio bene»
«Che è comunque una forma di amore»
«Ben diverso dal sentimento che ci lega a qualcuno in altro senso però»
«Non me la darai vinta, vero?»
«Assolutamente no, è inutile anche che me lo chiedi»
«Lasciatela stare ragazzi dai…»
«Ale?!»
«Sono tre ore che li sopporto, pensi che sia stata zitta nel frattempo?!»
«Allora non sei completamente irrecuperabile» Mi lanciai addosso alla mia amica a cademmo sul divano. Iniziammo a ridere come due sceme e i ragazzi trovando la cosa interessante si buttarono a loro volta su di noi. 
«Alzatevi ciccioni»
«Come mi hai appena chiamato?» Harry si alzò e mi aiutò ad uscire da quel nodo di braccia e gambe per poi iniziare a farmi il solletico
«No no no, il solletico no… Harry ti prego»
«Non smetto finchè non ritirerai quello che hai detto»
«Mai»
«Peggio per te» 
«Non credo» Lo baciai e lui si irrigidì smettendo di farmi il solletico. Io presi così l’occasione al volo e scappai via ridendo maleficamente
«Appena ti prendo ti scuoio»
«Ahahah hai detto giusto, appena mi prendi, in bocca al lupo»
«In culo alla balena»
«Non ne ho bisogno»
Corsi al piano di sopra e mi nascosi in un armadio di una stanza. Passarono i minuti e da fuori sentivo le voci di tutti che mi cercavano a quanto pare era un gioco divertente. Io rimasi chiusa nell’armadio nascondendomi bene dietro i vestiti in modo che se anche avessero aperto non mi avrebbero vista. Infatti quando entrarono nella stanza in cui ero nascosta gli sentì cercare ovunque e spalancarono un’anta dell’armadio senza però prestarvi troppa attenzione. Non trovandomi decisero di dividersi e provarono a cercarmi in un’altra stanza. Capì tuttavia che qualcuno era rimasto qui visto che sentivo dei passi. Poco dopo il ragazzo iniziò a canticchiare una melodia a me sconosciuta e compresi che si trattava del ricciolo. Era quello con la voce più roca tra tutti. 
«Ehi Harry…»
«Dimmi Lou»
«Ti piace?»
«Chi?»
«Non fare il finto tonto con me»
«Si capisce tanto?»
«Vedi tu, la conosci da tre mesi e l’hai invitata ad un nostro concerto e ogni volta che abbiamo tempo ci trascini a mangiare da Nando’s solo perché sai che ci sarà lei di turno e potrete parlare un po’. Per di più adesso hai chiesto il suo numero al suo capo e l’hai invitata insieme alla sua amica a casa…»
«La sua amica l’ho invitata più che altro per Niall… è timido e non farebbe mai lui il primo passo… devo dare una svegliata al ragazzo perché si capisce che Ale gli muore dietro e che lui non è indifferente»
«Lo so, ma stavamo parlando di te e Georgia, non di Niall e Alexandra.»
«Non lo so Louis… Non sono pronto a prendermi una cantonata»
«Le piaci»
«No Louis… è solo una ragazza incazzata con il mondo che si comporta come se la gente non avesse sentimenti… per lei è tutto un gioco, hai visto no?»
«Ti riferisci al bacio?»
«Sì… non pensavo che arrivasse a baciarmi per un motivo così stupido… è pronta a tutto pur di vincere, ma io non sono pronto a mettere in campo il mio cuore lasciando che lei me lo calpesti come ha fatto con gli altri… non voglio essere uno dei tanti che ha sedotto e abbandonato…»
«Tu vuoi essere l’uno»
«Sì»
«Non credo che lei sia pronta»
«Mi chiedo se sia sempre stata così…»
«Secondo Zayn un ragazzo che lei amava deve averla fatta soffrire al punto da averla cambiata»
«Mi chiedo chi potrebbe mai voler far soffrire una ragazza come Georgia»
«Pensa che la cosa migliore è il fatto che tu riesca a vederla così bella nonostante lei ti stia mostrando la parte peggiore di sé»
«Lei è un diamante grezzo… è da ripulire e possiede mille diverse sfaccettature, ma ai miei occhi sono tutte ugualmente belle»
«Stai attento amico, ti stai imbarcando sul Titanic, se affonda tu affonderai con lui»
«Lo so e non so come fare»
«Avresti dovuto pensarci prima, ormai ci sei troppo dentro, devi solo stare attento a non cascare nei suoi giochetti»
«È così bella»
«Lo so fratello…»
«Vorrei solo poterle regalare tutto l’amore di cui ha bisogno»
«L’unico problema è capire se lei è pronta a riceverlo… Credo che abbia ragione Zayn… Ha troppa paura e non puoi combattere tu per lei»
«Ma posso aiutarla»
«Non puoi aiutare chi non vuole essere aiutato»
«Chi non vuole farsi aiutare è chi ne ha più bisogno»
«Io ci sono»
«Lo so, grazie Boo Bear»
«Andiamo, non l’hanno ancora trovata»
«È normale che io desideri di poterla baciare ancora?»
«Sì»
«Ma se lo faccio come minimo mi taglia via un orecchio»
«Sicuramente…»
I due ragazzi uscirono dalla stanza e spensero la luce. Io piano piano aprii l’armadio e uscii da lì dentro. Non potevo credere a quello che avevo appena sentito. Per la prima volta sentendo qualcuno parlare così di me non mi si era dipinto il mio solito ghigno di vittoria sulla faccia. Non volevo che lui stesse male. Mi stava simpatico e non era giusto che stesse male per una stronza senza cuore. Eppure qualcosa si era mosso dentro di me. La sua voce calda era giunta fino al mio cuore e aveva iniziato a sciogliere il ghiaccio che lo rivestiva. Che anche io mi stessi innamorando?
Tornai al piano di sotto e mi sedetti sul divano in attesa che i ragazzi scendessero. Quando mi videro lì strabuzzarono gli occhi e si fiondarono su di me
«Quanto cazzo sei brava a giocare a nascondino?»
«Eh eh eh… Mica tutti hanno queste doti… anni e anni di pratica»
«Dov’eri?»
«Se te lo dicessi non avrei più dove nascondermi la prossima volta ricciolo»
«Ehi G, è mezzanotte passata»
«Dobbiamo andare o domani sembrerò un panda»
«Io anche»
«Ciao ragazzi, grazie dell’invito»
«E della bella serata, mi ha fatto piacere stare con voi»
«Anche a noi» Esclamò Niall arrossendo. Sento puzza di amore qui intorno e non sono io.
«Vi accompagno alla porta»
Salutammo tutti e uscimmo dalla villa
«Grazie ricciolo»
«Di niente, come ha detto Niall: anche per noi è stato un piacere»
«Ciao Harry» La mia amica, intuendo che avevo bisogno di un attimo si sporse a salutare Harry e iniziò ad avviarsi verso la macchina
«Buonanotte ricciolo»
«Buonanotte piccola» Sorrisi per il tono incerto con cui l’aveva detto, come se temesse che da un momento all’altro potessi saltargli al collo e strozzarlo come se fosse una gallina. Mi avvicinai al suo viso e posai le mie labbra sulle sue unendole in un morbido bacio. Non era un bacio che sembrava voler trasmettere amore. Lo stavo ringraziando. Lo guardai sorridente e voltando le spalle salì in macchina sotto lo sguardo attento di Harry che cercava probabilmente di capire cosa mi fosse preso. Ale cominciò a farmi domande a raffica, ma io ero ancora persa in quello sguardo smeraldo che mi trapassava l’anima.

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Capitolo 5
*** Chapter five ***


 
 










«Il tavolo 3 chiede di te Georgia»
«Ma che strazio!»
«Dai muoviti che devo servire ai tavoli e mi servi qui al bancone»
«Se vuoi facciamo un attimo cambio, servo ai tavoli e vado a prendere l’ordine intanto tu stai al banco»
«Va bene, tieni, questo è il tavolo 8»
«Perfetto» Presi i piatti e con un sorriso gentile dipinto in volto mi diressi al tavolo indicatomi da Tes «Ecco a voi signori»
«Grazie» Sorrisi e mi girai sentendomi perforare la schiena. Non avevo dubbi che il tavolo 3 lo avrei trovato occupato da loro. Venivano ormai una volta a settimana, forse anche due.
«Buongiorno»
«Buongiorno ragazzi, il solito?»
«Sì grazie»
«Ma dove avete lasciato il bambino oggi?»
«Louis?»
«Sì»
«È a pranzo con la sua ragazza»
«Uh, capisco… sapete, penso che dovreste trovarvi una ragazza anche voi, così non rompereste le palle a me»
«Ti vogliamo bene anche noi»
«Quando mai ho detto di volervene?»
«Comunque io sono già fidanzato»
«Io anche»
«E seguite questi due squilibrati?»
«Ah ah ah… Simpatica proprio»
«Come sta Ale?»
«Sai Niall, penso che dovresti chiederlo a lei e non a me… non vi metterete insieme per opera dello spirito santo. Vuoi uscire con lei? Chiamala, non è difficile!»
«Pff… ti pare che non lo so?»
«Mi pare proprio visto che non lo fai»
«E se mi dice di no?»
«Niall… ti prego, potrebbe mai dirti di no? Ti muore dietro, per dio!»
«Stasera la chiamo»
«Sia lodato il signore! E tu ricciolo? Una ragazza no?»
«L’unica ragazza che mi interessa sei tu»
«Queste frasi da baci perugina?»
«Le uso solo con te»
«Potresti evitare»
«Non riesco, mi escono spontanee»
«Ma quando mai vi ho incontrati?!»
«Tanto lo so che ti stiamo simpatici e che ci vuoi bene»
«Triste verità»
«Quando smetterai di mentire a te stessa?»
«Non è a me che mento, ma a voi»
«Quindi ammetti che ci vuoi bene?»
«Non ammetto proprio un bel niente, ma diciamo che neanche lo nego»
«Quindi è sì»
«Sai benissimo che non me lo sentirai mai dire»
«Lei ha una facciata da dura da mantenere» 
«Proprio come te mister ciuffo»
«1-0 per te Georgia»
«Grazie babe»
«GEORGIA!»
«Devo andare, bye bye»
«Non andartene mia Giulietta, muoio»
«E muori»
«Georgia porca miseria, ti avevo detto di far veloce»
«Scusa Tes, i bastardi mi hanno trattenuta»
«Perdonata, ma ora torna al tuo posto»
«Ho un sonno bestiale!»
«Resisti perché hai anche il turno stasera»
«Non mi ci far pensare, ho voglia 0»
«Immagino»
«Tu che non lavori che farai stasera?»
«Vado al concerto dei bastardi»
«Cosa?!»
«Te l’ho detto 4 mesi fa quando ho preso i biglietti che sarei andata»
«Ma ancora non li conoscevo!»
«Sì, ma ormai sono 3 mesi che li conosci, dovresti aver almeno imparato i loro nomi e il nome del loro gruppo»
«Tes… una volta imparati i nomi rimane un fatto… ma chi ti caga?»
«La tua dolcezza non ha limiti»
«Giura?»
«Tavolo 2»
«Vado»
«Ecco brava, lavora»
«Zitta e vai in cassa che ci sono dei clienti»
«Sì rompi balle»


«Ciao Tes, ci vediamo lunedì»
«Ciao Georgia»
«Buona serata»
«Grazie»
Uscii dal locale e un tizio tutto imbacuccato mi venne incontro.
«Vuole un passaggio signorina?»
«Mamma mi ha insegnato a non parlare con gli sconosciuti, mi dispiace»
«Oh, ma lei mi conosce» Abbassò leggermente la sciarpa e intravidi due occhi dal colore inconfondibile.
«Harry!»
«Shh!»
«Oh, scusa… ma cosa ci fai qui?»
«Sono venuto a prendere la mia più grande fan a lavoro»
«Ahahah da quando sono vostra fan? Tua poi!»
«Da sempre, ma devi ancora scoprire di esserlo»
«Convinto tu! Comunque so tornare a casa da sola»
«Lo so, ma vorrei portarti in un posto se ti va»
«La gente normale di solito lo chiede, non piomba sul posto del lavoro dell’altro»
«Ti ho mai dato l’impressione di essere normale?»
«Effettivamente no, mi hai sempre dato l’impressione di essere un coglione»
«Anche questo non è vero»
«Ah no?»
«No, non sono coglione, sono solo innamorato»
«Ahah di te stesso?»
«No, di Lou»
«Allora le storie su una love story tra voi due sono vere! La Larry esiste!»
«Tu come conosci questa storia?»
«Te l’ho detto, mi sono informata, non mi piaceva non sapere niente delle persone con cui uscivo»
«Non ti sembra scorretto?»
«Perché?»
«Io di te non so niente»
«Non è vero»
«Non so nemmeno quanti anni hai»
«20»
«Come me»
«Wow, che emozione»
«La solita»
«Non cambierò mai»
«Nessuno te lo chiede»
«Ci mancherebbe!»
«Non mi hai detto se vieni con me o no però»
«Certo che vengo con te ricciolo, ormai sei qui, non sono così stronza…»
«Invece sì»
«Sì, hai ragione tu, ma oggi mi sento altruista»
«A cosa dobbiamo tale miracolo?»
«Stamattina mi ha chiamato mio fratello»
«Non sapevo avessi un fratello»
«Non è veramente mio fratello… storia lunga»
«Abbiamo tutto il pomeriggio»
«Riccio, tu alle 5 devi iniziare le prove»
«Come sai che stasera ho un concerto?»
«Me l’ha detto Tes, la mia collega che stasera verrà a vedervi»
«E come fai a sapere che inizio le prove alle 5?»
«Messaggio con Zay ogni tanto e adesso che ci penso me l’aveva detto che avreste avuto un concerto oggi»
«Tu messaggi con Zayn?»
«Sei geloso?»
«Sinceramente? Sì!»
«Ahahah sei strano»
«No! Tu con me non messaggi»
«Tu mi chiami quasi tutti i giorni però»
«Zayn è fidanzato»
«Lo so»
«Allora perché ci messaggi?»
«È un ottimo amico»
«Ti stai intenerendo»
«Colpa vostra, ma non pensare che io mi fidi di voi»
«Eppure mi stai seguendo»
«Non ho niente di meglio da fare e non sto mettendo in mezzo i miei sentimenti»
«Dovresti fidarti»
«No, ho imparato che quando dai anima e corpo a una persona e la tua fiducia viene tradita tutto ciò che ti ritorna indietro è un’anima da buttare via e un corpo da ricostruire, più forte e imperturbabile.»
«Cosa ti è successo?»
«Quello che succede nel 93% dei casi al giorno d’oggi, sono stata tradita»
«Da chi?»
«Era il mio ragazzo, ma prima di stare insieme eravamo migliori amici: io, lui e Ale eravamo inseparabili, poi tra noi è scoccata la scintilla diciamo e abbiamo iniziato a stare insieme. Ha tradito sia me che Ale. Lei l’ha presa molto meglio di me però»
«Mi dispiace»
«Non importa, io sto bene anche in questa nuova me»
«Dici davvero?»
«Sì»
«Come fai?»
«A fare cosa?»
«Ad essere così…»
«Così fredda e razionale?» lui annuì «All’inizio facevo fatica, ma ormai sono quattro anni che mi sono costruita questi muri intorno e non so nemmeno se saprei distruggerli o se vorrei farlo. Mi piace non dover dipendere da nessuno se non da me. Ora so che io sono abbastanza forte, che io mi basto.»
«Non ti senti mai sola?»
«No, non sono sola. Le persone che contano restano»
«Tipo Ale?»
«Tipo Ale.»
«Ti vuole davvero bene»
«E io ne voglio a lei. Mi è stata accanto mentre cercavo di ricostruire i pezzi di una me ormai scomparsa»
«Tu sei la stessa ragazza che eri 4 anni fa, io ne sono sicuro»
«Certo, solo che la parte più irrazionale e sentimentale di me è al sicuro dentro una fortezza inespugnabile»
«Perché mi stai dicendo queste cose se di me non ti fidi?»
«Perché tu sei Harry Styles, quello che ti dico so che rimarrà tra noi perché non hai motivo di andarmi a sputtanare a gente che ignora persino la mia esistenza»
«Sostanzialmente mi stai dicendo che per te non sono importante e che tu non lo sei per me»
«Esattamente»
«Chi ti dice che io non tenga a te?»
«Capisco che adesso quest’amicizia ti piaccia e magari ti diverta anche, ma alla lunga io stanco, a nessuno piace stare troppo tempo con una persona che non ti dimostrerà mai quanto tiene a te. E tu puoi avere tutte le ragazze che vuoi ai tuoi piedi. Quando questa sfida ti avrà stancato ne cercherai una più facile, che si lasci abbindolare dalle tre cazzate che le dirai per farla sentire speciale»
«Sai, i giornali non sanno tutto di me»
«Non lo metto in dubbio»
«Io non sono così. Io sono molto più sensibile di quanto si pensi»
«Lo so»
«No, non lo sai o non avresti appena detto quello che hai detto. Non sai quante volte io ho pianto per come la gente si diverte a vedermi. Ogni volta che vado ad una festa e incontro una mia amica e poi questa magari mi chiede un passaggio per i paparazzi quella è “La nuova fiamma di Styles”. Ma io non me le porto a letto tutte, anzi!»
«Io lo so, non ho detto quelle cose riferendomi a te in particolare, ma a voi maschi in generale. Io so che tu sei sensibile. I tuoi occhi parlano per te»
«Cosa?»
«Non guardarmi così come se avessi detto chissà cosa…»
«Georgia… sai da quanto tempo non conosco qualcuno che mi dice che mi guarda negli occhi?»
«Non capisco»
«Vivere la mia vita è divertente certo, ma non sai mai se chi ti si avvicina lo fa perché gli interessa di te come persona o come personaggio»
«Non sapevo neanche chi foste»
«È questo che mi piace più di te! Mi tratti come uno qualsiasi»
«Come uno dei soliti»
«Già…» Sorrise amaramente ricordandosi di una delle prime discussioni.
«Mio padre era sposato con una donna dal quale ha avuto un figlio, Alec, mio fratello. Stava ancora con quella donna quando conobbe mia madre una sera. Andarono a letto e un mese dopo mia madre scoprì di essere incinta. Lo disse a lui ma lo pregò di non dire niente alla moglie, non voleva distruggere anche la loro famiglia perchè si rese conto che così facendo avrebbero distrutto due famiglie. Un anno dopo mia madre si sposò con Dean. Ho pensato che fosse mio padre fino all’età di 10 anni, quando il mio vero padre si presentò alla nostra porta con Alec che a quel punto aveva 16 anni. Disse che la moglie aveva scoperto la verità tempo prima e che voleva conoscermi. Dopo 10 anni si degnò di ricordarsi che aveva un’altra figlia. Odiai mio padre, ma non potei mai odiare quel ragazzino che mi corse dietro appena mi rifugiai nella mia cameretta. Non ci vediamo molto, lui adesso abita a New York e anche chiamarci diventa complicato, ma ogni tanto ci sentiamo e ci vediamo e sono le giornate più belle» 
«Lui è importante per te?»
«Molto, è l’unica parte sicura della mia famiglia»
«Tua madre?»
«Mia madre è sempre molto impegnata con il lavoro, la vedo molto poco. Dopo che scoprii la verità ci fu una frattura nel nostro rapporto, solo una volta cresciuta capii che tutto quello che aveva fatto l’aveva fatto per proteggermi. Siamo molto unite ora.»
«Penso che tu sia capace di amare sopra le righe»
«Forse è proprio per questo che cerco di rimanere fredda con chi mi sta intorno»
«In che senso?»
«Non sempre si può amare sopra le righe»
«Penso che se hai un dono devi accettarlo»
«Sembra più una maledizione»
«Cosa vuoi fare da grande?»
«Di solito questa domanda non si fa a 20 anni»
«Di solito non è propriamente il nostro caso»
«Vorrei scrivere fumetti»
«Zayn ama i fumetti»
«Lo so»
«Come mai?»
«Amo i fumetti, sono un mezzo alternativo ai film. In fondo la storia è disegnata»
«Che genere vorresti scrivere?»
«Scrivo e disegno di storie comuni»
«La solita ragazzina sfigata a cui piace il figo della scuola?»
«Solito non è la parola adatta»
«Giusto»
«No, scrivo di storie comuni nel senso che scrivo della vita di tutti i giorni di ragazzi che potrebbero essere i tuoi vicini o i tuoi amici o tu stesso. Cerco di disegnare ciò che di solito viene scritto in un libro o girato in un film»
«Mi piace»
«Anche a me» dissi sorridendogli «Non sapevo che voi super star aveste anche il tempo di venire in questi parchi meravigliosi»
«Non lo sapevo nemmeno io prima di trovare questo posto»
«È davvero bello»
«Penso che il suo punto forte sia questo albero»
«Ovvio, nessun parco ha un albero come questo» lo sfottei bonariamente.
«Non prendermi in giro»
«Ma tu lo fai apposta secondo me a servirmi battute su un piatto d’argento»
«Voglio vedere se sai resistere alle provocazioni»
«Bastava dirmelo che te lo dicevo io: no!»
«Mi piace stare con te così»
«Devo ammettere che piace anche a me»
«Aspetta… cosa?!»
«Non farci l’abitudine ciccio»
«No, però ti dispiacerebbe ridirlo?»
«Non penso proprio che lo ridirò, una volta è più che sufficiente»
«Georgia… senti tu… io volevo dirti che tu… tu mi…»
«Non dirlo»
«Perché?»
«Perché rovineresti tutto. Non voglio giocare con te, tu non lo meriti, meriti di trovare una ragazza che ti ami veramente e quella ragazza non posso essere io»
«Perché no?»
«Harry… conosco te e i ragazzi da 3 mesi e siete già riusciti a cambiarmi, non sono più la stronza di prima per quanto mi costi ammetterlo. Ma non mi farò coinvolgere di più, non posso»
«Perché? Perché non ti lasci amare? Perché non provi ad amare di nuovo?»
«Perché non ne sono più capace, non riuscirò a essere quello che vorresti e tu ne soffrirai. Io ti voglio bene. Non ci credo che lo sto dicendo, ma è così: ti voglio bene. E quando vuoi bene a una persona vuoi il meglio per lei e la vuoi proteggere. È quello che intendo fare.»
«Non voglio essere protetto, voglio essere amato»
«L’erba voglio non cresce neanche nel giardino del re»
«Ti prego»
«No Harry»
«Georgia… non lasciarmi andare»
«Non ti lascerò andare, ti sto tenendo»
«Proviamoci almeno»
«Cosa vuoi provare ricciolo? Tu sei impegnato con il tuo tour e la tua carriera, io con il mio lavoro e il mio studio. Tu sei una persona sensibile, dolce e meravigliosa, io sono solo una ragazzina che si è richiusa a riccio e non lascia più entrare nessuno»
«Lascia che io ti aiuti a risorgere dalle tue ceneri»
«Io sono già risorta»
«No, tu fai solo finta. Non ti rendi conto che questa è tutta una grande menzogna? Devi smetterla di mentire a te stessa»
«Non è a me che mento, ma a te, a voi»
«Non farlo allora. Sii sincera»
«Ho paura» sospirai.
«Di cosa?»
«Di te. Di quello che mi stai facendo, di quello che sto provando, di quello che stai provando tu»
«Ho paura anche io»
«Come può essere giusto allora?»
«Quando l’amore arriva non lo puoi fermare»
«Io posso»
«No, non puoi neanche tu Georgia»
«Ma, io…»
«Lasciati amare. Non ho bisogno che tu protegga me, ma io proteggerò te, te lo prometto»
«Non fare promesse. Non fare mai promesse»
«Perché?»
«Perché quando tutto finisce le promesse sono solo parole al vento. Ma le parole feriscono più di un coltello. Non voglio dover ricostruire tutto quello che ho perso rimuovendo le schegge che le tue parole mi avranno lasciato nella carne»
«Di me ti puoi fidare»
«Questa l’ho già sentita»
«Io non sono lui. Qualunque cosa lui ti abbia fatto io non sono lui e non la rifarei»
«Cosa mi hai fatto Harry?»
«Ti ho solo permesso di toglierti la maschera. E tu l’hai fatto perché ne avevi bisogno»
«Non lasciarmi cadere»
«Non lo farò»
Mi accolse tra le sue braccia e io mi appesi alle sue spalle come se fossero l’unico appiglio sicuro. Posai la testa sul suo petto e piansi sommessamente mentre lui mi accarezzava i capelli. Mi aveva scoperta. Ero nuda davanti a lui. Privata della facciata che mi aveva sempre protetta. Alzai il viso e lo guardai dritto negli occhi sicura di poter leggere quello che stava provando. I suoi occhi erano davvero lo specchio della sua anima. Mi guardò dolcemente, come a volermi cullare e si avvicinò alle mie labbra. Fui io la prima ad annullare la distanza tra di noi. Ci baciammo e giurai di non aver mai provato nulla di simile. Niente farfalle nello stomaco, niente brividi lungo la schiena. Non sentivo nulla. Tutto quello che avvertivo era una strana calma. Mi sentivo serena, in pace finalmente con me stessa. Mi sentivo sveglia dopo tanto tempo. Mi sentivo di nuovo viva, avevo smesso di respirare per sopravvivere e avevo iniziato a farlo per vivere. Mi sentivo semplicemente al posto giusto, nel momento giusto e con la persona giusta. Nessuna sensazione sconvolgente, solo l’arcobaleno dopo la tempesta. Mi abbracciò e io inspirai a pieni polmoni il profumo della vita.
«Grazie» sussurrai con la fronte appoggiata alla sua.
«Grazie a te»
«È tardi. Devi andare, hai le prove»
«Andiamo» Intrecciò le nostre dita e camminammo fino a Nando’s dove aveva lasciato l’auto. Io guardai l’orologio e decisi che tornare a casa adesso sarebbe stata solo una perdita di tempo, così decisi che avrei fatto un salto nella strada parallela in libreria e in coloreria. 
«Buon lavoro piccola»
«Buon concerto ricciolo»
Gli sorrisi e lo baciai dolcemente a stampo prima di lasciargli la mano e incamminarmi verso la libreria.


Sentì il cellulare squillare, così, visto che il locale non era particolarmente pieno dissi a Jessica che andavo in pausa dieci minuti. Ne approfittai per andare in cucina a cenare visto che erano le 21.00 e non toccavo cibo dalla pausa dolce della sera prima.
«Ehi Bart»
«Ciao Georgia, vuoi mangiare?»
«Sì, grazie»
«Cosa vuoi?»
«Quello che hai lì»
«Ho del riso al curry e delle alette piccanti»
«Allora mi fai un piatto con un po’ di riso, ma non troppo e un’aletta?»
«Georgia!»
«Non sono a dieta Bart, giuro»
«Dovresti mangiare di più»
«Non ne ho bisogno, se mangio di più sto male, ho lo stomaco piccolo»
«Buon appetito»
«Grazie Bart»
Mi sedetti al tavolino che avevamo allestito per le pause pranzo/cena in cucina e mi ricordai di aver sentito il cellulare squillare prima. Lo tirai fuori dalla tasca del grembiule e guardai chi mi avesse scritto: Ricciolo. Sorrisi e aprì il messaggio:


 Mi manchi
 Tu a me no
 Sei sempre la solita simpaticona
 Non dovresti essere sul palco a cantare tu?
Adesso vado, avevo bisogno di sentirti prima
Vai super star, buona fortuna
Grazie piccola, ti voglio bene <3
Anche io ti voglio bene ricciolo <3


Possibile che mi fossi rincoglionita a tal punto per un ragazzo?! Finì la cena e tornai a lavorare. A fine serata tornai a casa stanca morta e vidi che Ale non era in casa, al suo posto c’era un post-it attaccato al frigorifero:
“Sono andata al concerto dei ragazzi, Niall mi ha invitata. Ti ho lasciato il dolce in frigo. Ti voglio bene migliore amica mia”
Sorrisi per la dolcezza della mia coinquilina. Mangiai un pezzo di torta e mi buttai sul mio letto addormentandomi dopo poco tempo senza neanche spogliarmi. 

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Capitolo 6
*** Chapter six ***


Forever young








​«Venite da noi stasera?» mi chiese al telefono Harry quando quella mattina mi chiamò per il buongiorno.
​«Avevamo già intenzione di venire in realtà, volevamo farvi tipo improvvisata, ma visto che me lo chiedi...»
​«Quindi vi sareste presentate così a muzzo a casa nostra?!»
​«Ovvio che sì! Sai per controllare cosa fate quando non ci siamo»
​«E quand'è che non siamo insieme?!»
​«Troppo poco spesso effettivamente!»
​«Quanto limone hai messo nel the stamattina?»
​«Veramente caro il mio Hazza non ho ancora fatto colazione dal momento che sei stato tu a svegliarmi stamattina e non mi hai ancora dato modo di alzarmi dal letto. Tu lasciami e io vado a fare colazione»
​«Aspetta ancora due minuti. Gli altri dormono e io non ho voglia di stare da solo»
​«Ma guarda questo che una volta che posso dormire mi sveglia presto pur di non svegliare i suoi amici, non mi lascia fare colazione e per di più mi rompe perchè sono acida. Va che sei strano forte!»
​«Prendere o lasciare bella»
​«Lascio»
​«Ok, allora ciao.» mi staccò il telefono in faccia.
​«Cosa? Non se la sarà mica presa sul serio!» sbottai alzandomi finalmente dal letto e spostandomi in cucina ​«Ma che cazz?!» mi chiesi trovando la tavola imbandita a dovere: c'era il the, il caffè nero come piace a me, due pan de chocolate, due brioches, le gocciole e un piatto di pancakes con lo sciroppo d'acero. non feci nemmeno in tempo a chiedirmi chi fosse l'artefice che due mani mi oscurarono la vista.
​«Vuoi ancora lasciare?» mi chiese con un sussurro nell'orecchio destro mentre mi spostava i capelli su una spalla.
​«Non credo» risposi annaspando.
​«Vieni con me» disse lambendo un pezzo del mio collo.
​«Harry non posso! Devo andare a lavorare...»
​«No, hai un giorno libero»
​«Harry» lo rimproverai.
​«Lo so che non ti va di saltare un giorno, ma ho le mie buone ragioni»
​«Tipo?»
​«Ti amo e voglio stare con te oggi, non si può?»
​«La prossima volta che hai un'intervista e vengo a rapirti ne riparliamo...»
​«Puoi venire a riprendermi quando ti pare, infondo sono tuo, non loro» vedendo la mia espressione aggiunse ​«Troppo dolce?»
​«Un po' ma credo che a questo punto oggi posso concedertla visto la colazione che mi hai preparato» sorrisi baciandolo teneramente.
​«Credo che lo farò più spesso se poi mi baci così e ti lasci andare alla dolcezza»
​«Stai zitto o potrei ritornare sui miei passi» dissi spostandomi verso il tavolo con il cibo.
​«Potresti farmi stare zitto tu»
​«Mhmm, potrei...» lo vidi chiudere gli occhi e sporgere in avanti le labbra così colsi l'occasione al volo per spatasciargli un pan de chocolate sulla boccuccia.
​«Che cazz?!» disse aprendo gli occhi di scatto e guardandomi in cagnesco.
​«Hai detto di farti stare zitto, conosci un modo migliore se non infilandoti del cibo in bocca?»
​«Ti sembro per caso Nialler?»
​«Sei un suo fidele seguace però»
​«Sei impossibile»
​«Niente è impossibile, sei tu a dirlo»
​«Hai intenzione di iniziare uno dei nostri soliti battibecchi?»
​«No, ho intenzione di mangiare tutto questo ben di dio mentre ti spoglio con gli occhi»
​«Quanto sei pervertita»
​«Disse Harry guardamiemuori Styles»
​«Guardami e muori?»
​«Non dirmi che quella faccia la fai senza accorgertene!»
​«Quale faccia?»
​«Eccola! Quella che stai facendo adesso! Di solito la utilizzi per far esplodere le ovaie alle tue fans, ma non credere che con me funzioni»
​«Com'è che stai con me allora?»
​«Cortocircuito del mio cervello»
​«E com'è che mi ami?»
​«Sono pazza, i pazzi lo fanno, loro amano»
​«Stai forse dicendo di essere pazza di me?»
​«No, sono pazza per l'amore che provo per te»
​«Avrai sempre l'ultima parola, vero?»
​«Sempre» dissi baciandolo. Facemmo colazione finendo tutto - e sì, dopo avevamo ancora fame- e poi decidemmo di andare a fare un pic-nic solo noi due in campagna ​«Vado a vestirmi, intanto pensa a dove andare a recuperare le focacce e le pizzete per il pranzo»
​«Tranquilla, so già dove andare» disse lui invece seguendomi in camera.
​«Dovrei cambiarmi»
​«Ti ho già vista nuda»
​«Come vuoi, accendi lo stereo per favore?» lui fece come chiesto ed entrò con me in bagno dove mi spogliai e mi infilai sotto la doccia mentre lui si sedette sul water e si mise a parlare con me ​«Mi passi l'asciugamano?»
​«Tieni»
​«Fa caldo fuori?»
​«Un po', se fossi in te però mi porterei dietro un maglioncino»
​«Ok, allora metto i pantaloncini, la maglietta e porto dietro la felpa» mi vestii (), legai i capelli in una lunga coda e presi la borsa ​«Andiamo?»
​«Sì, passiamo a prendere il cibo e... ah hai una coperta da stendere in terra?»
​«Oh già è vero. Sì è in quell'armadio, prendila che intanto tiro su una borsa per il pranzo»
Finalmente finimmo e ci dirigemmo in panetteria a prendere tutto quello che ci serviva, poi accendemmo la radio e con la musica a palla e noi due che come dei cretini cantavamo a squarciagola ci avviammo verso la campagna. Arrivammo dopo un'ora di macchina e ci addentrammo in un boschetto.
​«Non dovevamo andare in campagna? Perchè siamo finiti in un bosco?»
​«Stai tranquilla, lo spiazzo è qui dietro»
​«Sicuro?»
​«Ti fidi di me?»
​«Di te sì, del tuo senso d'orientamento un po' meno»
​«Ti ho mai dato modo di preoccuparti?»
​«Mi prendi in giro, vè?»
​«Perchè?»
​«Harry... ricordi la gita al mare con gli altri?»
​«Non è stata colpa mia!»
​«E di chi scusa?»
​«Di Louis che se n'è andato senza cagarci»
​«Siamo arrivati due ore dopo di loro... e avevamo il navigatore!»
​«Tu mi distraevi»
​«Io ti distraevo?»
​«Ma se stavo chiacchierando con Zay e Perrie!»
​«E tu quello lo chiami non distrarmi? Lo sai che ho otto orecchie e venti paia di occhi quando vicino a te ci sono due ragazzi!»
​«Ero convinta che Pers vosse femmina!»
​«Mi riferivo a Liam cretina!»
​«Ma Liam stava seduto davanti di fianco a te!»
​«Poco importa...»
​«Sei pazzesco, e non era un complimento»
​«Siamo arrivati comunque»
​«Che Dio sia lodato!» lui sbuffò e io gli baciai una guancia ​«Lo sai che scherzo... Beh, sul fatto dell'orientamento no in realtà!»
​«Dammi una mano stronzetta»
​«Oh, mi sento svenire, le forze mi stanno abbandonando, il sole: mi sciolgo»
​«Ho capito, faccio da solo»
​«Bravo bambolo»
​«Bambolo ci chiami tuo fratello»
​«No, lui è Peter!»
​«Ma non si chiamava Alec?»
​«Lascia stare» 
​«Dai mi racconti da cosa deriva questo soprannome?»
​«Quando eravamo più piccoli» dissi sdraiandomi sulla coperta che Harry aveva steso a terra con la testa sulle sue gambe ​«O forse sarebbe il caso di dire che quando lo conobbi corsi in camera mia, come ti ho già detto. Lui mi seguì e mi trovò seduta in camera mia piangere, mi si avvicinò e mi abbracciò, dicendomi di non piangere perchè. Io gli dissi che ero grande - a dieci anni già mi sentivo grande e adulta - e che papà era stato cattivo con me a non volermi vedere crescere. Lui mi disse che agli occhi di papà io e lui non saremmo mai stati abbastanza grandi. Scoprii solo dopo che lo disse perchè vide che una delle mie pareti in camera era dipinta come il cielo una delle scene di Peter Pan (). E' un libro bellissimo, l'hai mai letto?»
​«No, ho visto solo il cartone della Disney»
​«Ti consiglio di leggerlo»
​«Non sono troppo grande?»
​«Forever young»







*Writer's corner*
Ciao bellezze!
E' un sacco che non aggiorno. lo so. Chiedo perdono. 
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, perciò se vi va lasciate una piccola recensione, grazie.
Baci Alissya 

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Capitolo 7
*** Chapter seven ***



Happiness










​«Harruccio mio... E pigia un po' l'accelleratore Cristoforo Colombo!​»
​«Vuoi farci schiantare?​»
​«Mi pigli per il culo?! Stiamo andando a 40 km/h! Neanche la Peppina andava a questa velocità!​»
​«Ma quella non faceva il caffè?​»
​«E le cipolle che andava a prendere in città secondo te le recuperava con una bicicletta?​»
​«Amò ma tu stai fuori!​»
​«Dimmi qualcosa che non so Hazza!​»
​«Ma fanno sempre così?​» chiese Sophia dal sedile dietro dove era seduta con Liam ed El. Fu proprio quest'ultima a risponderle.
​«Oh sì, te lo assicuro! Avrai due giorni per vederlo con i tuoi occhi... Ah e preparati perchè Ge fa così con tutti in realtà! Con Harry e Ale dà solo il meglio di sè ma ne ha per tutti.  Se con te non ha ancora iniziato è perchè non vuole darti subito una cattiva impressione!​»
​«Mi offendi così Eleanor! Mi fai passare per una stronza insensibile!​»
​«Non lo sei?​»
​«Attenta a come parli moretta o ti strappo le budella e poi te le faccio mangiare!​»
​«Vedi Sophia?!​»
​«Non ascoltare quella stregaccia e fidati di mamma chioccia​»
​«Non eri la figlioletta Ge?​»
​«Sì papino, ma devi ammettere che tra i tuoi figli sono quella con più cervello!​»
​«Anche questo è vero! Allora tu sei la figlia maggiore​»
​«Grazie papino! E sophia fa la mammina del mulino bianco?​» Sophia ci guardò confusa e noi le spiegammo le parti che avevamo affidato ad ogni persona facente parte di quel gruppo di pazzi che formavamo tra componenti della band e rispettive ragazze. Scherzammo fino ad arriva al campeggio che avevamo scelto come destinazione per un weekend in santa pace fuori dal caos cittadino. Sia noi che i ragazzi avevamo bisogno di staccare un po', e sapendo che in città sarebbe stato impossibile per via delle fans avevamo scelto come meta un campeggio un po' fuori mano a un paio d'ore da Londra. Che poi campeggio è dire tanto! Altro non era che una zona in mezzo ai boschi su in montagna dove si poteva campeggiare senza problemi e senza il rischio di essere divorati da un Grizly inferocito.

​«Certo che amore, potresti anche dare una mano eh!​»
​«E rovinare i capelli?​»
​«Non sia mai!​»
​«Poi non mi ami più!​»
​«Ti amerei anche se tu avessi i piedi palmati e le squame Zayn!​»
​«Oh amore!​»
​«Ma vi prego! Siete da vomito!​» sbottai io.
​«Harry... Te lo ripeto ancora una volta... Scopate più spesso che qui la ragazza è in astinenza!​»
​«E cosa dovrei risolvere andando a letto con lui?​»
​«Uhhhh​» lo prese in giro Louis ridendo.
​«Cosa stai cercando di dire Geo?​»
​«No, niente amore, solo che l'idraulico c'è l'ha più grande di te​» dissi baciandogli una guancia e continuando a montare le tende.
​«L'idraulico?!​»
​«Pensavi davvero che io fossi la ragazza che pensa che le dimensioni non sono importanti?​»
​«Dubito che l'idraulico possa essere meglio di me​»
​«Hai ragione, infatti di solito dopo l'idraulico chiamo l'imbianchino nigga!​»
​«Fanculo Georgia!​» ringhiò mentre gli altri se la ridevano alla grande.
​«Lo sai che ti amo e che non penso niente di quello che dico!​»
​«Davvero?​»
​«No.​»
​«Stronza​»
​«Intanto tu questa stronza la ami!​»
​«Touchè​»
​«Ragaziiiiii​» urlai io chiamando tutti a raccolta ​«Che ne dite se voi due​» dissi riferendomi ad Harry e Zayn ​«Andate a prendere la legna per il falò, voi tre finite di sistemare le tende e io e le ragazze ce ne andiamo a vedere cosa c'è qui intorno?​»
​«Insomma, a voi tocca la parte più difficile​» commentò Nello bello.
​«Vuoi che la tua ragazza si spacchi la schiena nel raccogliere legna o nel sistemare una tenda così per du settimane ti lascia senza sesso?​»
​«Andate pure in pace​»
​«Niall!​»
​«Scusa Ale, ma il sesso è importante!​»
​«Tu stai troppo tempo con questa gente!​» disse la mia amica imbronciata.
​«Non prendertela amore​»
​«Potrei decidere di tenerti senza sesso anche più di due settimane a questo punto!​»
​«Ti scongiuro non farlo, oh mia regina!​» la pregò Niall inginocchiandosi ai suoi piedi.
​«Georgia... Ricordami la prossima volta che voglio conoscere qualcuno di non presentarlo anche a te! Hai distrutto i One direction! Guarda come me li hai conciati! Cinque deficienti!​»
​«Amore... Lo erano già prima, io anzi li ho migliorati, non trovate ragazze?​»
​«Assolutamente sì! Grazie a Geo ora Louis a volte sta addirittura zitto!​»
​«Ehi!​»
​«Ti amo El!​»
​«E mi tradisci così Stronzona?​» si intromise Perrie.
​«Oh no zoccoletta del mio cuore, tu sarai sempre al primo posto nel mio cuoricino​»
​«Cosa?!​» mi sgridò El
​«E fortuna che io la conosco praticamente da sempre!​» mise il muso Ale.
​«Cazzo ragazze! Basta! Adesso vi lascio tutte e mi butto su Sophia!​»
​«Ah no eh! La mia ragazza proprio non ti permetto di corromperla!​»
​«Dai Liamucciooo​»
​«Assolutamente no! Me la fai scappare!​»
​«Se non è scappata guardandoti in faccia dubito proprio che decida di scappare davanti a me, no Sophia?​»
​«Ehm... Scusa Liam​» gli rispose dispiaciuto la ragazza precipitandosi da me e abbracciandomi stile polpo facendomi l'occhiolino.
​«L'ho già persa! La velocità con cui corrompi la gente tu nessuno mai Geo!​»
​«Grazie Liam! Mi commuovi sempre con i tuoi complimenti!​»
​«Oook... Non avevate un giro di esplorazione da fare?​»
​«Sì, andiamo ragazze​»
​«Ci hai spezzato il cuore​» dissero le altre tre all'unisono.
​«Cazzo che paura sembrate telepatiche! Porco cane scappiamo Sophia?​»
​«Scapperei ovunque con te, lo sai!​»
​«Risponde anche già come te! Povero me!​» si lamentò Liam.
​«Sorry babe​» mi scusai prima di prendere tutte le ragazze a braccetto e avviarci insieme tra gli alberi.
​«Georgia?​»
​«Sì?​»
​«Ci fiadiamo di te per riportarcele alle tende sane e salve!​»
​«E io che avevo già pensato di abbandonarle nel boschetto!​» sbottai ironica.

Quando io e le ragazze tornammo mi trovai di fronte ad una scena a dir poco raccapricciante: una bionda stava avvinghiata al braccio del MIO ragazzo. Le ragazze mi lanciarono degli sguardi preoccupati non appena videro la ragazza baciare Harry. Rimasi ferma immobile con gli occhi di fuoco restando a guardare l'intera scena. Lui rimase interdetto per un paio di secondi, ma appena si riprese spinse indietro la sanguisuga e lo sentii urlarle contro.
​«Io sono fidanzato Clara! Si può sapere cosa diamine stai facendo? Cosa ti salta in mente?!​» si interruppe quando io inizia a camminare a passo di carica verso di loro, notando solo in quel momento che avevamo tutte assistito alla scenetta ​«Geo, io-​»
​«Lo so, ho visto tutto. Tu​» dissi girandomi verso la zoccola ​«Chi diamine credi di essere?​»
​«Io sono Clara Collins, la ex di Harry.​»
​«Ah, tu sei la ex... Beh, vedi Clara, io sono l'attuale ragazza di Harry invece e se non ti levi dai coglioni entro tre secondi sei morta.​»
​«Harry come hai fatto a metterti con una selvaggia come lei?​»
​«Amore mio, io sarò anche selvaggia ma sono decisamente più intelligente di te e soprattutto sono dotata di istinto di sopravvivenza. Fossi in te me ne andrei e non stuzzicherei oltre la mia già precaria pazienza.​»
​«Pensi forse di essere la regina di Saba? Tu non sei niente, vali meno di zero e non potrai mai essere al livello di Harry.​»
​«No, infatti. Non sarà mai al mio livello perchè lei è già dieci volte meglio di me​» intervenne Harry spostandomi dietro la sua schiena ​«E tu Clara faresti davvero bene ad andartene perchè quando la mia ragazza ti diceva che non dovresti urtare ulteriormente la sua pazienza non scherzava. Credimi.​»
​«Te ne pentirai Harry.​»
​«Sono sicuro che non sarà così. Addio Clara.​»
La bionda se ne andò sculettando insieme a quelle due oche delle sue amiche. Io borbottai qualche parola stretta tra i denti mentre mi giravo rientrando in tenda. Poco dopo mi raggiunse Harry con un'espressione mortificata dipinta sul viso.
​«Geo, mi dispiace, io non sapevo che l'avremmo trovata qui, io...​»
​«Non ti preoccupare. Non ce l'ho con te, ho visto la tua espressione infastidita e anche che l'hai respinta quando ti ha baciato. Sono incazzata con il genere femminile in questo momento.​»
​«Vieni qui.​» Mi strinse tra le braccia e mi cantò una canzone finchè non mi fui calmata. A quel punto uscimmo dalla tenda e tornammo dagli altri che stavano già preparando la cena. Mangiammo tutti insieme seduti su dei tronchi intorno al fuoco. Quando finimmo Harry propose di cantare, così Niall tirò fuori la chitarra e si mise a strimpellare una melodia. Cantarono Little Things, la canzone che preferivo tra le loro e quando le note scemarono il folletto riprese subito con un'altra canzone. Riconobbi subito Moments, che Harry mi aveva cantato qualche sera prima mentre ci trovavamo abbracciati sul suo letto. Lo guardai sorridendogli dolcemente. Lui si alzò facendo alzare anche me e ci condusse in uno spiazzo d'erba poco più in là. Non capii subito le sue intenzioni finchè non mi porse la mano in un chiaro invito a ballare. Così lasciai che mi trascinasse in un ballo al chiaro di luna mentre i ragazzi continuavano a suonare e a cantare. Sussurrò il ritornello al mio orecchio e potei giurare di aver conosciuto la felicità. Quella sera, in campeggio con i miei amici, mentre le note di Moments si perdevano nel silenzio della notte, io e Harry isolati in una danza illuminata solo dalla luce lunare, capii cosa fosse la felicità.







*Writer's corner*
Già due capitoli, magari ne metto un terzo...
Se vi piace fatemelo sapere con una recensione.
Sto scrivendo già la "seconda stagione" della storia che a differenza di questa sarà più improntata sull'avventura e sul mistero.
Un bacio Alissya

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Capitolo 8
*** Chapter eight ***



Christmas Eve









I mesi volarono e la mia relazione con Harry andava a gonfie vele. Era il 24 Dicembre. Ale stava con Niall da 5 mesi ormai. Tutti i One direction erano fidanzati. Le fans non avevano reagito molto bene alla notizia, ma io ero felice quindi volavo sopra tutti i commenti. Ero stata stronza per tutto quel tempo e di sicuro non ero cambiata di punto in bianco. Un sottile velo di stronzaggine era quello che ancora mi contraddistingueva. Ale purtroppo non era forte quanto me e soffriva molto per tutti gli insulti che le venivano rivolti. Io le stavo vicina e Niall anche. 
Mi stavo vestendo per andare a casa One direction per il compleanno di Tommo. Vestendo forse non è il termine giusto… diciamo che Ale mi stava ribaltando l’armadio in cerca di un abito da farmi mettere
«Ma è mai possibile che non hai un cazzo di decente da metterti?»
«Jeans, tacchi e camicetta mi sembra sufficiente» 
«Argh»
«Dai Ale, non ho bisogno di mettermi in tiro»
«Scherzi? Sai quanta gente ci sarà stasera?»
«Sì, ma non capisco cosa dovrebbe importare a me»
«Georgia… sei la ragazza di Harry Styles, non puoi presentarti vestita come un’impiegata»
«Sei esasperante! Va bene, metto il vestito, ma sappi che non mi vedrai mai più vestita così»
«Tu non hai vestiti e io non ho intenzione di prestarti uno dei miei»
«È qui che sbagli» Mi alzai e mi diressi verso l’armadio. Tirai fuori una scatola che Ale non aveva minimamente notato perché lasciata sul fondo dell’armadio nascosta sotto un paio di borse «Che dici, può andare?»
«Stasera a Harry lo ricoverano»
«Mi ha visto anche nuda»
«Credimi, portati dietro un catino»
«Vai a vestirti anche tu Ale»
«Va bene… posso mettere il loro CD mentre ci prepariamo?»
«Sì, fai pure»
Uscì dalla mia stanza tutta contenta e io mi rifugiai nel mio bagnetto a farmi un doccia, poi uscì e mi vestì indossando abito e tacchi. Acconciai i capelli e mi truccai osando un po’ più del solito ()
«Ale, io sono pronta, tu a che punto sei?»
«Sono pronta anche io»
«Sei bellissima» ()
«Anche tu Georgia!»
«Non farmi pentire prima del tempo di essermi messa il vestito»
«Scusa… ora mi dici da dove l’hai tirato fuori?»
«Me lo ha spedito mio padre l’anno scorso per il compleanno»
«E sei riuscita a nascondermelo per quasi un anno?»
«Assolutamente»
«Sei una stronza»
«Grazie»
«Andiamo va che siamo già in ritardo»
«Sì mammina»
«Ma come sei simpatica oggi, quanto limone hai messo nel the prima?»
«Parecchio»
«Si nota»
Andammo avanti a punzecchiarci finchè non arrivammo a casa dei ragazzi. Scesi dall’auto e misi le chiavi in borsa.
«Ale»
«Dimmi strazio…»
«Io non mi sento a mio agio vestita così, non so se ce la faccio»
«Tu ce la fai perché ti obbligo io e perché tu sei Georgia Leheman e non ti fai abbatter da un paio di tacchi e un vestitino»
«Giusto!»
Appena entrammo tuttavia venni assalita dal panico. Mi sentivo scoperta e insicura. Dissi ad Ale di camminare davanti a me e lei mi assecondò sbuffando e alzando gli occhi al cielo. 
«Amore, sei bellissima»
«Grazie Niall»
Mentre i due piccioncini si salutavano mi nascosi dietro a un gruppo di persone lì vicino che parlavano
«Ale, dov’è la mia ragazza?»
«È proprio… io la ammazzo» Si guardò intorno e appena mi vide uscire dal mio “nascondiglio” mi sorrise «Eccola»
«Ale, io non la vedo»
«Ce l’hai davanti Harry» sbuffò esasperata. 
«Quella non è la mia ragazza!»
«Sicuro ricciolo?»
«Georgia?»
«In carne e ossa»
«Ale… è opera tua?»
«Diciamo che l’ho solo costretta, ma ha fatto tutto da sola»
«Ricordami di ringraziarti…» si girò di nuovo verso di me e mi venne incontro abbracciandomi e baciandomi «Sei bellissima»
«Mi sento a disagio vestita così» dissi nascondendo la faccia contro il suo petto
«Non ne hai motivo… ma la prossima volta il vestito lo andiamo a prendere insieme»
«Non ti piace?»
«No, al contrario. Mi piace molto, ma non sono l’unico a cui piace»
«Uhm?»
«Hai delle bellissime gambe e un corpo da urlo e un visino che altre pagherebbero oro per avere e… ti stanno mangiando con gli occhi gli altri ragazzi e le ragazze ti stanno invidiando»
«Non sono bella come dici tu»
«Hai ragione, lo sei molto di più»
Gli sorrisi e lui mi baciò la fronte, poi mi prese per mano e mi portò in giro per la casa a farmi conoscere gente. 
«Tommo!» esclamai appena vidi il mio amico
«Georgia?!»
«Proprio io»
«Allora le voci che circolavano su una bellissima ragazza in abitino nero erano vere!»
«Quali voci?»
«Quelle che mi stavano per far venire a cercare Harry perché sostengono che tu ti sia portato una ragazza che non è la tua alla festa e che di lei non ci sia nemmeno l’ombra»
«Ma sono così irriconoscibile?»
«Abbastanza! Non ti ho mai vista indossare tacchi, vestitino e gioielli e portare i capelli così curati e il trucco così bello… sei una figa»
«Ehi!»
«Tranquillo Hazza, non te la rubo, è tutta tua, io amo solo la mia El»
«Aww! Anche io ti amo LouLou»
«Siete da diabete»
«Ora sono certo che sei Georgia»
«Auguri Tomlinson»
«Grazie piccoletta»
«Zitto che sono alta quasi quanto te»
«Ma rimani una piccoletta»
«Sarai grande te con il cervello da bambino che ti ritrovi»
«Dovete begare anche oggi?» ci chiesero Harry e Eleanor.
«Io e lui? Sempre»
«Altrimenti non è una giornata felice»
«Siete irrecuperabili»
«Hai sentito Lou? Fanno i ragazzi maturi questi due»
«Andiamocene Georgia, non ci comprendono»
Ci prendemmo a braccetto e facemmo per andarcene ma Harry mi tirò per un braccio facendomi finire spalmata sul suo petto e El si accozzò a Louis legandogli le braccia intorno al collo e baciandolo.
«Noi andiamo…»
«Piccola, non ci cagheranno di striscio»
«Ho notato»
«Vieni, andiamo a cercare gli altri»
«Zay!» appena vidi mister ciuffo mi lanciai tra le sue braccia
«Georgia?!»
«Uffa, ma smettetela di fare così»
«Così come?»
«Fate tutti finta che sia irriconoscibile»
«Non è che facciamo finta, sei realmente irriconoscibile vestita così»
«Non metterò mai più un vestitino»
«Non ho detto che non stai bene, solo che è strano»
«Ale mi ha obbligata Zay…»
«Brutta cattiva»
«Shi»
«Meno male c’è mister ciuffo che ti protegge»
«Grazie mister ciuffo»
«Ehm ehm…»
«Penso che il tuo ragazzo ti reclami bellezza»
«Che noioso, fa il geloso senza motivo»
«Sono qua e vi sento»
«Non devi essere geloso di me e Zay, è il mio migliore amico ed è fidanzato con una mia amica… a proposito, Zayn dove hai lasciato Perrie?»
«È andata un attimo in bagno, ora torna»
«Zayn?!» chiese Perrie con tono incazzato.
«Stavamo giusto parlando di te»
«Oh quindi ti ricordi di essere fidanzato»
«Certo che me lo ricordo»
«Mi spieghi quindi perché questa cozza ti sta addosso manco tu fossi uno scoglio?!»
«Stai scherzando vero Perrie?» chiese lui sconvolto.
«Ti sembra che stia scherzando?»
«Non capisco cosa c’è che non va»
«Cosa non va?! Non va che finchè è Georgia a starti accozzata lascio passare perché è la tua migliore amica e perché è mia amica e sono sicura che non farebbe mai la puttana, ma questa?»
«Che noia stasera» dissi staccandomi da Zayn e posizionandomi di fronte a Perrie «Smettila di rompere le palle Edwards!»
«Leheman?»
«Giura?!»
«Ma che cazz?!»
«Basta! Giuro che in giro così non ci vado più!» 
«Scusa G, non ti avevo riconosciuta!»
«Sei la ventottesima stasera che non mi riconosce, manco mi fossi presentata in maschera!»
«Mi dispiace moltissimo»
«Che poi… ti pare che se una si accozzava a Zaynuccio non venivo a staccarle le braccia?!»
«Giusto… Scusate, entrambi»
«Io proprio non vi capisco eh… ok, ho un vestitino, dei tacchi, il trucco più appariscente e i capelli boccolosi, ma non è che mi sono fatta una plastica facciale»
«È abitudine»
«Andiamo ricciolo, ho bisogno di alcol»
«Non esagerare G»
«Tranquillo mister ciuffo, tu spupazzati la tua fidanzata perché temo che sia in carenza d’amore»
«So io come fare» disse facendo il malizioso.
«E checcazzo non ti ho detto di sbatterci in faccia la vostra vita sessuale»
«Harry… scopate perché qui la bimba è un po’ isterica»
«Vorrei vedere te con un ragazzo che non ti soddisfa!»
«Ahahah posso scriverlo su twitter?»
«Non t’azzardare Malik!» ringhiò Harry.
«Quindi non è bravo come dicono a letto?»
«Ma che problemi avete voi due?» chiesi io alzando gli occhi al cielo.
«Sei tu che lo hai tirato in mezzo»
«Era solo per dire! È bravissimo, non fa cilecca manco una volta, mica come te ciuffone»
«Effettivamente Zayn…»
«Cosa Perrie, cosa?»
«Niente amore…»
«Andiamo prima che inizino a discutere» presi la mano di Harry e ce ne andammo da lì andandoci a sedere con Niall, Ale, Louis e Eleanor su un divanetto. Facemmo i coglioni tutta la sera e quando gli ospiti cominciarono ad andarsene iniziammo a giocare alla wii.
«E' inutile che ci provi Tommo, non riuscirai a batterla» disse Ale rivolta a Louis.
«Figurati se mi facio battere da una ragazza!» disse tentando di superarmi. Lo lasciai avanzare un po' dandoglia l'illusione di aver vinto. Mancava una curva al traguardo, così accellerai di botto e lo passai interno, per poi aprire del tutto il gas e tagliare il traguardo per prima.
«Battuto ciccio!»
«Ma cosa sei tu?!» chiese sconvolto.
«Ti avevo detto che non potevi batterla!»
«Questo è solo un videogioco però!»
«Non l'hai detto veramente!» piagnucolò Ale shiaffandosi una mano in faccia. Io ghignai e mi girai verso di lui.
«Quanto ci fai che se ci sfidiamo in strada vinco comunque io?»
«Scommetto 100 bigliettoni che non mi batti!»
«Andata! Dimmi tu quando»
«Anche subito!»
«Perfetto! Ragazzi quante moto avete?»
«Solo due, una di Zayn e una di Tommo!»
«Due saranno più che sufficienti, o forse Lou a te ne servono due?»
«Tranquilla mezza seghina, una può bastare!»
«Andiamo allora?»
«Puoi scommetterci le chiappe babe»
«Non vi chiedo la tuta perchè tanto non mi starebbe, ma avete almeno un paio di saponette?»
«Hai paura di farti male Ge?»
«No ciccio, ma non sono completamente idiota e se voglio fare delle curve decenti conservando le ginocchia ho bisogno di avere le saponette»
«Ti va di culo Ge perchè invece ho la tuta completa! Io e Doniya facevamo le gare a Bradford quando eravamo più piccoli, ma lei è cresciuta e nella tuta non entra più. Considerando il tuo fisico però credo che possa andarti bene, anche perchè non credo che tu voglia correre in moto con un vestitino inguinale!»
«No, hai ragione tu!»
«Gara pesante quindi?»
«Sì Lou!»
«Bene, in tal caso vado anche io a mettermi la tuta, ci vediamo in garage quando avrai finito di piangere»
«Credo proprio che sarai tu a piangere quando ti avrò battuto!» io, Harry e Zayn andammo nella stanza del moro a prendere la tuta di Doni.
«Così sai anche correre in moto Geo? Ma c'è qualcosa che non sai fare?»
«Uhm... No, non credo» 
«Amore, sei sicura?»
«Tranquillo Harry, faccio cross da quando ho 14 anni e sono già due anni che vado in pista a girare. Non mi farò male.»
«Bene, qui c'è la tuta, vi aspetto di là» disse uscendo dalla camera e chiudendosi la porta alle spalle.
«Mi dai una mano a togliere il vestito?» lui annuì semplicemente e tirò giù la cerniera lentamente mentre le sue labbra si posarono ancora una volta sul mio collo «Ho una gara da vincere, ti dispiace rimandare a dopo?»
«Sì, mi dispiace»
«Spiacente ma battere Louis mi capiterà solo oggi, quindi...» mi sottrassi ai suoi baci e corsi nel bagno di Zayn tirandomi dietro la tuta. Purtroppo non fui abbastanza veloce e lo stornzetto riuscì ad infilare un piede tra lo stipite e la porta entrando in bagno con me. Capii di non poterlo battere così alzai le mani in segno di resa «Va bene, hai vinto tu, ma fammi vestire, ok?» 
«Ok, ma solo perchè voglio vedere Louis perdere e confido in te amore»
«Non ti deluderò, però... Ho bisogno di una canottiera e di un leggins... puoi chiedere di là se qualcuno ce li ha da prestarmi?»
«Ce li ho io nel mio cassetto, te li vado a prendere»
«Perchè li hai tu?» chiesi con circospetto.
«Perchè la mia bellissima ragazza ogni volta che viene qui si porta il "pigiama" ma poi usa una mia maglietta o dei miei pantaloncini, perciò i suoi "pigiami" sono rimasti da me»
«Ah, ok. Ma di' alla tua bellissima ragazza» dissi facendogli il verso «Che sei solo mio» lui si avvicinò pericolosamente a me e mi strinse al suo petto. Posò le sue labbra sulle mie e infilò le dita tra i miei capelli massaggiandomi la cute. Le mie mani finirono a giocare con i suoi ricci, mentre  lui mi mordeva il labbro inferiore per poi baciarmi ancora.
«Sono tuo» sussurrò a due dentimetri dalle mie labbra per poi accorciare di nuovo le distanze e riprendere a baciarmi. 
«Harry... La gara» lui brontolò qualcosa ma mi lasciò per andare a recuperarmi i vestiti. Tornò dopo solo un minuto con l'occorrente. Mi vestii velocemente e poi chiesi aiuto ad Harry per infilarmi la tuta da motociclista di Doni «Sono pronta, andiamo!»
Scendemmo in garage con Perrie e Zayn che erano rimasti ad aspettarci e trovammo gli altri già pronti. Io e Lou ci scambiammo uno sguardo di sfida, poi ognuno dei due prese una moto e la spinse in strada. Decidemmo che avremmo fatto tre giri dell'isolato e che avrebbe vinto il primo che fosse tornato dove c'erano le strisce pedonali, in modo da avere un "traguardo". Saltammo in sella, legammo i caschi, sistemammo i guanti e accendemmo i motori. Eleonor, che doveva essere ormai abituata a questo genere di cose a giudicare dalla sua agilità, si mise fra le due moto e alzò una bendana - recuperata da non so dove.
«Pronti?» facemmo fare un giro ai motori in risposta e la ragazza sorrise «Tre, due uno... Via!» disse abbassando la bandana.
Io e Louis partimmo a tuono. Restammo uno a fianco dell'altro senza spingere eccessivamente tutto il primo giro in modo da far scaldare il motore. Verso metà del secondo giro lo sentii iniziare a dare gas, così lo lasciai passare restandogli attaccata al culo. Mancava solo mezzo giro a quel punto, sapevo cosa fare: alla curva piegai da paura e lo passai all'interno, riaprendo appena la moto si rimise dritta. Louis riuscì però a passarmi alla curva subito successiva passandomi all'esterno. Ammetto che fosse proprio quello che volevo. Infatti vedendo lo spiraglio che gli avevo lasciato per passare esterno non aveva collegato che dopo avrebbe dovuto voltare verso destra per tornare a casa loro, così io potei piegare di nuovo arrivando a toccare terra con il gomito ripassandolo all'interno e concludendo la corsa spingendo al massimo sul rettilineo. Feci un altro giro a quel punto tanto per rallentare e dare il tempo al motore di riposare un attimo in modo da non spegnere la moto con il motore su di giri. Quando tornai i ragazzi stavano dando pacche confortanti sulla schiena di Louis. Scesi dalla moto spegnendola e tolsi il casco scuotendo la testa per liberare i boccoli ormai schiacciati.
«Georgia wins bitches!» eclamò Ale correndomi incontro e abbracciandomi.
«Sempre!»
«Dove cazzo hai imparato?»
«Me lo ha insegnato Adam. Ho imparato per necessità! Poi ci ho preso gusto e sono diventata più brava di lui!»
«La faccia di Adam la prima volta che lo hai battuto!»
«Te la ricordi anche tu?! Ahahah epica cazzo! Ah e Louis... Voglio i miei 100 bigliettoni!»
«Tu... tu sei... argh!» disse scoglionato all'enesima potenza.
«Accetta la sconfitta!»
«Questa gara si rifà!»
«Quando vuoi!»
«La prossima volta corro anche io!»
«Come vuoi ciuffolo! La prossima volta allora si scommettono 100 bigliettoni a testa così ne prendo il doppio!» dissi facendo loro un occhiolino e facendomi accogliere tra le braccia di Harry che mi lasciò un bacio tra i capelli.
«Brava la mia ribelle» gli sorrisi e gli schioccai un bacio sulla guancia.
«Geo! Ti sto stimando amica mia! Nemmeno io ero mai riuscita a zittire così Louis! No davvero... Grazie!» scoppiai a ridere sguaiatamente seguita a ruota in primis dalle ragazze e subito dopo anche da tutti gli altri a parte Louis ancora in trance.
«Devi sbloccarlo El!»
«Devo proprio?» chiese con finta aria sofferente.
«Credo proprio che tu debba, sai com'è... Fa parte di una boy band di fama internazionale... senza di lui non sono i One direction»
«E da quando ti interessa?»
«Oh no! A me non interessa! Penso ad Ale che morirebbe se loro non cantassero più e non facessero dischi che poi lei può ascoltare a ripetizione correndo il rischio di spaccarmi i vetri di casa e-»
«Ehi! Non lo metto a volume così alto!»
«Credimi, lo fai! L'alto giorno è venuto su Jacob a chiedermi se per caso tenessimo una vacca in calore in casa e io gli ho dovuto dire di sì per non insultare troppo il mio boy e i suoi amici»
«Sbaglio o ci ha insultati oltre che ad aver sputtanato Ale?»
«Non sbagli per niente Liam! Purtroppo ci insulta così almeno una volta al giorno»
«Una volta al giorno solo se sono in buona»
«Appunto» disse Harry sconsolato.
«Dai amore... Avete altre doti»
«Volano doppi sensi!»
«Assolutamente! Siete cinque bei pezzi di carne! Ma il canto lasciatelo a Ed!»
«Ti piace Ed?»
«Vuoi scherzare?! Lei ama Ed! Io ascolterò anche i loro cd a volume esagerato, ma tu con quelli di Ed non sei da meno!»
«Peccato che anche Jacob riconosca la buona musica! Infatti quando faccio andare Ed sale su in casa e si mette a ballare con me in sala! L'altro giorno ho messo su "+" mentre pulivo per vedere se saliva e scendeva vedendo che stavo pulendo e invece si è fermato da noi e mi ha dato una mano a pulire e nel frattempo cantavamo e ballavamo come due idioti!»
«Non è vero!» sbottò Ale incredula.
«Cazzo ma voi lo cagate instagram?! Jacob ha messo su anche un paio di foto!»
«Amore?» disse con finto tono amorevole Harry.
«Sì?»
«Ti dispiacerebbe dirmi CHI CAZZO E' QUESTO JACOB?»
«In realtà sì, mi dispiace, ma siccome se non te lo dico mi togli il sesso e il saluto per tutta la vita te lo dico: è il nostro vicino di casa»
«E tutti i vostri vicini di casa possono salire in casa a ballare con voi quando gli va?! Soprattutto visto che tu quando stai in casa vai in giro in pantaloncini e canotta!»
«Oh no tranquillo! Jacob è l'unico vicino giovane che abbiamo, non è vè Ale?»
«Oh sìsì» disse capendo il mio gioco e coprendomi le spalle facendo però così interessare anche Nello alla conversazione
«E come sarebbe questo fantomatico vicino?» chiese infatti il biondo
«Bello!» disse lei sognante. In realtà bello lo era davvero Jacob. Un cazzo di figo assurdo!
«Uhm... è biondo, con gli occhi verdi, il visino d'angelo e il fisico asciutto. Quel ragazzo è qualcosa di meraviglioso»
«Perchè non vai da lui a scopare allora?»
«Perchè è gay cretino!»
«Cosa?!» dissero Niall e Harry in contemporanea
«Voi due passate troppo tempo insieme! Comunque sì... ed è un peccato perchè è proprio un bocconcino! Ma Jacob è praticamente una donna mancata!»
«Potresti smetterla di fare apprezzamenti su di lui?»
«Vuoi farmi credere che tu quando vedi una bella ragazza non fai apprezzamenti su di lei?»
«No!»
«Seh, credega!»
«Non ho bisogno di guardare le altre ragazze, nè tanto meno di fare apprezzamenti su di loro dal momento che la MIA ragazza è la più bella per me» disse guardandomi intensamente negli occhi.
«Queste frasi da baci perugina dovresti bruciarle... anche se... Ragazzi scusate ma io e mister ricciolo qui abbiamo da fare!» lo tirai per un braccio trascinandolo su in casa in camera sua e iniziammo a spogliarci velocemente non staccando le nostre bocche se non per necessità. Ben presto capimmo di aver solo aperto le danze agli altri, così la casa venne popolata dai gemiti di tutte le coppiette, a partire dai sottoscritti.







*Writer's corner*
Detto, fatto! Tre capitoli in un giorno. Bastano per farmi perdonare?
Che ne pensate della storia fino a qui? 
Kiss kiss Alissya


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Capitolo 9
*** Chapter nine ***




 
Happy Christmas, Amanda










«Buongiorno piccola»
«Buongiorno ricciolo»
«Dormito bene?»
«Per quanto poco abbiamo dormito sì, ho dormito bene»
«Giusto, a proposito…»
«Buon natale Harry»
«Buon natale amore»
«Mi abituerò mai?»
«A cosa?»
«A stare così, nel letto abbracciata al mio ragazzo la mattina a sussurrarci parole dolci, a preoccuparci l’uno per l’altra e a coccolarci?»
«Spero di no». Sospirai alle sue parole e mi alzai, recuperando il mio intimo e infilandomi una tuta di Harry. «Dove vai conciata così?»
«Giù ad aprire i regali»
«Ma non credo proprio»
«Perché?»
«La maglietta è un optional per te?»
«Ma non è colpa mia se tenete i riscaldamenti a duemila, io ho caldo!»
«Tu così non scendi»
«Oh che palle Harry, è come se fossi in costume e giù ci sono i tuoi migliori amici»
«Sono maschi»
«E sono fidanzati»
«Fotte sega, copriti»
«Ciao ciao». Scesi e trovai il salotto mezzo deserto, solo Lou ed Eleanor erano già svegli.
«Buon natale ragazzi»
«Buongiorno Georgia… La maglietta?»
«Lou, non rompere il cazzo anche tu come Harry, ho caldo»
«Effettivamente la nana bastarda non ha tutti i torti, fa caldo»
«Nana bastarda ci chiami quella zoccola della tua ragazza capito Zay?»
«A natale non dovremmo essere tutti più buoni G?»
«Perrie… ricordati che a natale puoi fare quello che non puoi fare mai… tipo uccidere»
«Mangiato pane e acidità stamattina?»
«No, non ho ancora fatto colazione e quel deficiente del mio ragazzo rompe i coglioni perché ho caldo, che poi… perché mi trovo sempre in situazioni in cui il bue dà del cornuto all’asino? Si vestisse anche lui capirei»
«Ti dispiacerebbe smettere di parlare come se io non ci fossi stronzetta?»
«Punto primo sei arrivato adesso, quindi fino a prova contraria quando parlavo tu seriamente non c’eri, secondo chiamami così un’altra volta e la prossima volta ti chiamo una puttana per scopare»
«Non lo sei già tu?!»
Calò il silenzio nella stanza e probabilmente anche Harry si rese conto della cazzata che aveva detto perché mi guardò terrorizzato.
«Hai ragione, la puttana infatti adesso raccoglie i suoi vestite e se ne va»
«No piccola non volevo dire quello…»
«Era proprio quello che volevi dire invece»
«No picc…»
«Vai a fanculo Harry, ragazzi i regali sono sotto l’albero, buon natale dalla puttana, ora devo andare»
Corsi su in camera “nostra” e mi vestii velocemente, una volta recuperata la borsa uscii di casa e entrai in macchina. Misi in moto e me ne andai da lì. Guidai fino alla clinica fuori periferia in cui si trovava mia madre. Salutai la solita segretaria e mi diressi alla stanza numero 39. Bussai piano e sentii un flebile avanti.
«Ciao mamma»
«Ciao…»
«Sono Georgia»
«Georgia giusto»
«Come stai mamma? Oggi ti trovo meglio»
«È natale»
«Sì, è natale»
«Tu non hai nessuno con cui passare il natale ragazzina?»
«No»
«Neanche io sai? Tu perché?»
«Ho appena litigato con il mio ragazzo, mi ha dato della puttana»
«Non avrebbe dovuto, sembri una così brava ragazza»
«No, ha ragione, lo ero in un certo senso prima di stare con lui»
«Perché?»
«Perché odio il genere maschile e mi comportavo come una stronza»
«Non dovresti dire queste parole»
«Hai ragione, scusa mamma»
«Come ti chiami?»
«Georgia»
«È un bel nome»
«Lo hai scelto tu»
«Dove sono i tuoi genitori ragazzina?»
«Non ci sono più» Sospirai tristemente osservandondo la donna che mi guardava seduta sul lettino della clinica senza neanche riconoscere la sua unica figlia.
«Mi dispiace. Sei sola?»
«No, ho tanti amici»
«Che belli gli amici»
«Tu non hai amici Amanda
«Non lo so, non ricordo… tu chi sei?»
«Una tua amica»
«Ho un’amica anche io, visto?»
«Sì. Cosa vuoi fare visto che è natale?»
«Fuori è bello?»
«Sì, vuoi uscire a fare una passeggiata in cortile?»
«Mi accompagneresti ragazzina?»
«Certo, vieni Amanda, metti la giacca che fa freddo. Anzi sai cosa ti dico? Vestiti proprio che ti porto a mangiare la cioccolata calda in un bar qui vicino»
«Grazie ragazzina, sei molto gentile. Lavori qui?»
«No Amanda»
«Non ricordo, mi hai già detto il tuo nome?»
«No, mi chiamo Georgia»
«Che bel nome»
«Molto bello vero? Lo ha scelto mia mamma»
«Dov’è tua mamma adesso ragazzina? Non dovresti stare con la tua famiglia il giorno di natale?»
«Non ho più una famiglia Amanda»
«Neanche io sai?»
«Lo so, per questo sono qui con te, sei pronta?»
«Sì, dove andiamo?»
«A bere la cioccolata calda, ti va?»
«Sì, è tanto che non la bevo… penso»
«Vieni, avvertiamo Margareth»
«Chi è Margareth?»
«La segretaria»
«Ho una segretaria?»
«Certo che ce l’hai Amanda»
«Mi piace»
«Vero? Anche a me»
Parlai velocemente con Margareth che mi guardò tristemente e mi indicò l’unico bar aperto. La ringraziai e presi a braccetto mia madre, conducendola fuori dalla clinica in cui era ricoverata da ormai tre anni.
«Dove mi stai portando? Chi sei tu? Io non ti conosco»
«Tranquilla Amanda, sono una tua amica, mi chiamo Georgia e stiamo andando a prendere una cioccolata calda»
«Mi piace la cioccolata calda»
«Lo so»
«Sembri triste»
«Sono sola»
«Anche io sono sola sai?»
«No Amanda, hai tante persone che ti vogliono bene»
«Davvero?»
«Davvero davvero»
«Cosa fai nella vita ragazzina?»
«Sono una cameriera, ma mi piacerebbe fare la fumettista»
«Mi piacciono i fumetti»
«Lo so, me l’hai trasmessa tu questa passione»
«Ci conosciamo da molto tempo?»
«Dalla mia nascita»
«Quanti anni hai ragazzina?»
«20»
«Sei molto bella»
«Anche tu eri come me alla mia età, ma sei molto bella anche adesso Amanda»
«Oh guarda! Un bar, andiamo a prendere una cioccolata?»
«Certo Amanda»
«Salve, vorrei una cioccolata calda»
«Calmati Amanda, perché non vai a sederti mentre ordino la cioccolata calda con qualche biscotto?»
«Ci voglio sopra la panna montata e…»
«E i marshmallow, lo so Amanda»
«Mi conosci?»
«Sì»
«E io ti conosco?»
«Sì»
«Non mi ricordo di te però»
«Tu non ricordi niente Amanda»
«Perché?»
«Hai una malattia molto brutta che ti ha fatto perdere la memoria a lungo termine, tra due minuti già non ti ricorderai più di queste mie parole»
«È molto triste»
«Sì lo è»
«Le vostre cioccolate signore»
«Grazie»
«Che bello, la cioccolata calda. Ragazzina mi hai portato tu a prendere la cioccolata calda?»
«Sì, Amanda»
«Grazie»
«Figurati»
Finimmo le nostre due cioccolate calde con panna montata e marshmallow e dopo aver pagato la presi a braccetto e la riaccompagnai alla clinica.
«Non voglio stare al chiuso»
«Preferisci stare fuori in cortile?»
«Sì, mi accompagneresti ragazzina?»
«Sì»
«Sembri stanca»
«Lo sono»
«Perché?»
«Perché la vita è molto complicata Amanda»
«Io trovo che sia molto bella e colorata»
«La vita è bella, ma è solo per i guerrieri» dissi sorridendo.
«Solo chi combatte si salva. Come quell’albero» aggiunse lei sorridendo a sua volta e indicando un albero che nonostante il freddo e la neve indossava ancora qualche fogliolina verde. Per un attimo mi sembrò di essere tornata indietro nel tempo, quando cinque anni prima mia madre mi diceva quell’esatta frase mentre io piangevo sdraiata con la testa appoggiata sul suo grembo. Per un attimo ebbi la consapevolezza che mia madre fosse ancora lì, da qualche parte nascosta in questa donna che adesso avevo di fianco. Per un attimo mi sentii di nuovo una figlia.
«Lo dicevi sempre»
«Dicevo cosa?»
«Che la vita è bella solo per i guerrieri e che solo chi combatte si salva e poi mi dicevi di guardare un albero che si reggeva fiero in mezzo alla neve vestito ancora di qualche foglia, ne trovavamo sempre uno, ogni inverno; e ogni primavera cercavamo il primo fiore che si faceva largo nel freddo; ogni estate dopo le tempeste tipiche estive cercavamo chi non si era lasciato abbattere, che fosse un fiore, un animale o un albero; e infine ogni autunno cercavamo la foglia che si teneva salda al ramo».
«Sei molto poetica ragazzina»
«Lo eri anche tu una volta mamma»
Lei annuì lasciando che il suo sguardo si perdesse ad osservare il paesaggio innevato. Dopo una decina di minuti si girò verso di me e sobbalzò.
«Chi sei?»
«Sono una tua amica Amanda»
«Come ti chiami?»
«Georgia»
«Che bel nome»
«Sì, piace molto anche a me»
«Ora vieni Amanda, è ora di rientrare»
«Da quanto siamo uscite?»
«Da qualche ora»
«Non ricordo»
«Lo so»
«Perché non ricordo nulla?»
«Perché non puoi»
«Non è vero, tu dici bugie ragazzina»
«No Amanda, purtroppo è la verità»
 Mi preparai all’ennesima crisi che come previsto non tardò ad arrivare, si gettò su di me e iniziò a riempirmi di pugni mentre piangeva disperata. Dopo due minuti tutto finì e io sorreggendola per la vita la riportai nella sua stanza.
«Ciao Amanda»
«Ciao ragazzina, sei venuta a salutarmi?»
«Sì»
«E quanto starai con me?»
«Sto andando via Amanda»
«Ma non sei stata neanche un po’ con me»
«Lo so, ma purtroppo mi hanno chiamato»
«Lavori?»
«Sì»
«Ma oggi è natale»
«Non tutti i lavori a natale possono bloccarsi» le spiegai sorridendole. Mi avvicinai a lei e le bacia la fronte. Lei mi abbracciò e per la seconda volta in quel giorno mi sentii di nuovo come la bambina felice che ero stata da piccola. Sorrisi pensando a quanti abbracci così avevo ricevuto in quei tre anni e che alla fine di tutti quelli lei mi chiedeva chi fossi.
«Ciao Amanda»
«Ciao ragazzina, sei venuta a trovarmi?»
«Sì, ma stavo giusto andando via, buon natale mamma»
«Buon natale anche a te…»
«Georgia»
«Buon natale anche a te Georgia»
Le sorrisi e uscii dalla camera piangendo mentre pensavo che dopo pochi secondi non si sarebbe nemmeno ricordata della mia visita. Scesi al banco della segretaria e le dissi che sarei passata il giorno dopo. Lei mi sorrise annuendo e io tornai in macchina, misi in moto e mi diressi a casa mia. Infilai le chiavi nella toppa ed entrai. Mi accascia a terra appena arrivata in camera mia e guardai la parete tappezzata con tutti i ricordi della mia vita. Li avevo appesi appena arrivati in quella casa perché nel mio cuore speravo che se mai mi fosse successo quello che era capitato a mia madre sarei stata capace di non dimenticarmi di nessuno. Mi asciugai le lacrime dopo poco e mi misi a stampare alcune foto che avevo fatto oggi con mia madre. Una in particolare era molto bella e ne feci due copie, una per la mia parete e una per quella di mia madre. Il giorno dopo sarei tornata a trovarla e le avrei portato alcune foto da appendere sulla parete sopra la scrivania. Ogni volta speravo che quelle foto che le portavo l’aiutassero a ricordare, ma sapevo che le mie speranze erano vane. Me lo avevano detto chiaramente i medici, la memoria di mia madre non sarebbe mai tornata. Finii di stampare le foto e recuperai il cellulare che avevo spento. Trovai numerose chiamate da parte dei ragazzi e di Ale e anche più messaggi. Li cancellai senza nemmeno leggerli e chiamai Alec.
«Pronto?»
«Ciao Alec»
«Ciao Georgia, come stai?»
«Sono andata a trovare mamma oggi»
«Come sta?»
«Era più in forma del solito»
«Perché sei stata da lei piuttosto che stare con Ale, i tuoi amici e Harry?»
«Io e Harry ci siamo lasciati»
«Quando?»
«Questa mattina»
«Mi dispiace, tu come stai?»
«Non sto bene»
«Georgia io…»
«Devi andare, lo so. Salutami Annabeth e la piccola Sarah, ti voglio bene Alec»
«Anche io Georgia»
Chiusi la chiamata e mi buttai sul letto. Piansi molto quella notte, e forse non avveniva da tempo. Ale non tornò a casa, ma in fondo lei ormai viveva dai ragazzi. La mattina dopo mi alzai e senza neanche guardarmi intorno andai a farmi una doccia bella fresca. Mi svegliai subito e uscita dal box doccia mi vestii pesantemente (), dopo di che presi le chiavi della macchina, le foto e la borsa con dentro il resto delle cose di cui avevo bisogno e tornai a trovare mia madre in clinica. Passai con lei tutta la mattinata e anche il pranzo, poi decisi di tornare a casa.










*Writer's corner*
Buongiorno bellezze!
E così Harry e Georgia si sono lasciati... Cosa succederà adesso?
Se vi va lasciate una recensione con le vostre opinioni sulla storia, mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate.
Un bacione a tutte, Alissya

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Capitolo 10
*** Chapter ten ***




 
Georgia is back, bitches










«Sono a casa» Il silenzio regnava sovrano in quella casa ormai «E sono di nuovo sola… come iniziare bene l’anno nuovo G? Stando da sola la sera di capodanno ovviamente»
Sorrisi amaramente e mi preparai per andare in discoteca, avevo voglia di divertirmi. Mi misi il vestitino che mi aveva regalato Ale per natale e i miei adorati tacchi, mi truccai e pettinai i capelli. Quando fui pronta () uscii di casa e andai in discoteca. Appena arrivata mi recai subito al bancone e bevvi un bicchiere di vodka alla fragola poi mi buttai in pista. Ballai con quattro ragazzi diversi e verso mezzanotte meno un quarto uscii e mi avvicinai al big ben. Ero sempre stata affascinata da tutte le luci che popolavano il cielo di Londra la notte di capodanno.
«GEORGIA!»
«Ciao Ale, sapevo che eri tu, le tue urla sono inconfondibili» e mentre parlavo lei correndo sui trampoli si buttò fra le mie braccia.
«Brutta stronza, che fine avevi fatto? Mi hai fatto stare in pensiero, sono anche passata da casa ma non ti ho trovata»
«Probabilmente sei passata quando ero da mia mamma»
«Sei andata a trovare tua madre?»
«Certo che sono andata Ale, non potevo lasciarla da sola a natale»
«Non saresti dovuta andare»
«Ne avevo bisogno»
«Avresti dovuto chiamare me invece. Perché non lo hai fatto?»
«Ho chiamato Alec»
«Come sta?»
«Non lo so»
«Hai appena detto che lo hai chiamato»
«Era la sera di natale, doveva festeggiare con la sua famiglia»
«Sei una stupida»
«No, sono una puttana» dissi ridendo amaramente.
«Non lo pensava davvero»
«Sai benissimo che uno non dice la prima cosa che gli campa per la testa, in ogni scherzo c’è un fondo di verità, in ogni incazzatura un fondo di anima»
«Sta male»
«Io no»
«Stai mentendo»
«Ha importanza?»
«Potreste riprovarci»
«Io le seconde possibilità non le do a nessuno»
«Lo so…» 
«Ora vai o arriveranno qua tutti e non ne ho voglia»
«Non vuoi stare con noi? Inizia l’anno nuovo e tu sei tutta sola»
«Abbracciami» Lei fece come le avevo chiesto e ci abbracciammo «Non tutte le storie d’amore sono fatte per durare, non tutte le storie sono come la tua. Vivi la tua fiaba tesoro. Io devo andare»
«Dove vai?»
«Tranquilla, non intendo andarmene da Londra, non ti lascio. Ma cambierò casa, mi trasferirò più vicina alla clinica, voglio passare più tempo con mia madre»
«Non ti fa bene»
«Sbagli. È pur sempre mia madre»
«Non si ricorda nemmeno il tuo nome Georgia!»
«Stai tranquilla Ale, ho sempre saputo badare a me stessa da sola, non ho bisogno che mi dici cosa devo fare»
«Ale, mi spieghi perché sei scap… Georgia?»
«Ciao biondo tinto»
«Georgia!» esclamò di nuovo abbracciandomi «Ragazzi correte, guardate chi c’è»
«G! che cazzo di fine avevi fatto brutta stronzona?»
«Mai sentito parlare di vacanze di natale? Avevo bisogno di una pausa da voi, siete insopportabili!»
«Bugiarda»
«Mai!»
«Fatti abbracciare»
«Smettila di dare spettacolo. Ecco guarda, mi hai fatto scappare la preda»
«60, 59, 58, 57…»
«Scusate ragazzi, vado a riprendermi la vittima sacrificale che Zayn ha fatto scappare, ci becchiamo dopo» 
Non diedi loro neanche il tempo di rispondere che già mi ero immersa nella folla e mi stavo strusciando su Max. Conoscevo quello stronzo da qualche anno ormai, si trovava sulla lista dei ragazzi da rieducare, quindi ne approfittai. Lui sembrò starci. Mi voltai verso di lui proprio quando ormai mancavano una manciata di secondi alla fine dell’anno.
«10, 9, 8, 7, 6, 5…»
«4, 3, 2, 1!»
Ci baciammo come animali e lui mi succhiò il labbro inferiore
«Buon anno nuovo dolcezza»
«Buon anno nuovo tesoro» gli sussurrai amorevole. Lui fece un sorrisetto malizioso e prendendomi per mano mi trascinò alla sua macchina. La mia arte da seduttrice era rimasta uguale notai compiaciuta. Il coglione ci era cascato in pieno. Basta fare la vocina dolce che pensano di essere un gradino sopra di te. E quando la mattina dopo si sarebbe svegliato al mio posto ci avrebbe trovato il solito post-it che lo avvertirà di essere appena stato piantato in asso. Il suo orgoglio sarebbe stato ferito e se tutto fosse andato secondo il piano avrebbe smesso di comportarsi come un cazzone. Vidi i ragazzi che mi guardavano tutti abbastanza sconvolti mentre Max mi sbatteva contro la macchina e mi baciava. Feci l’occhiolino nella loro direzione e vidi Harry voltarsi incazzato e Ale scuotere la testa sconsolata. Bitches Georgia cuoredighiaccio è tornata! Smisi di concentrare la mia attenzione sui ragazzi e mi lanciai dentro la macchina di Max.
«Dai amore, andiamo a casa?»
«Certo piccola»
Mise in moto e arrivammo a casa sua, come un vero cavaliere venne ad aprirmi la porta e mi condusse nel suo appartamento. Non lo lasciai nemmeno appendere la giacca all’appendiabiti che già lo stavo baciando dolcemente. Sentì un ghigno dipingersi sulla sua faccia e andammo nella camera da letto. Mi stesi sul letto e sensualmente lo attirai a me, facendolo ricadere sul mio corpo.
«Sei troppo vestito a parer mio»
«Potrei dire la stessa cosa di te dolcezza» Sorrisi e lo spogliai, lo stesso fece lui con me.  «Prendi la pillola piccola?»
«Certamente, non ho intenzione di restare incinta amore»
«Perfetto»
Giocammo un po’ prima che lui mi penetrasse. Inarcai la schiena e mi appesi alle sue spalle. Venne prima lui e io lo seguì qualche secondo dopo.
«Sei una forza a letto piccola»
«Anche tu non sei male tesoruccio»
Appoggiai la testa sul suo petto e mi addormentai così mentre lui mi accarezzava i capelli, segno che il mio piano era perfettamente riuscito. Fortunatamente dopo la vicenda di Adam e di mia madre non riuscivo a dormire più di due ore di fila, quindi verso le quattro mi svegliai e senza far rumore mi rivestii, presi le mie cose, lasciai il famoso post-it e uscii da quella casa. Ero piuttosto distante dal mio appartamento, quindi chiamai un taxi. Infilai la chiave di casa nella toppa appena arrivata e trovai seduti sul divano Ale, Niall, Zayn e Harry. Oh cazzo! Rottura di coglioni in vista.
«Dove sei stata?»
«I cazzi tuoi ricciolo mai?»
«Fino a prova contraria tu sei affar che mi riguarda»
«Ho smesso di esserlo quando sono uscita da casa vostra la mattina di natale»
«Io non volevo dirti quella cosa, non stavo pensando a quello che dicevo»
«Io invece a differenza tua so pensare, quindi… che cazzo fate voi a casa mia?»
«È anche mia»
«Ciao Ale, come stai tesoro?»
«Io bene, tu no»
«Veramente ho appena fatto cascare Max nella mia trappola, penso che meglio di così non potrei stare»
«Max? quel Max?»
«Quel Max»
«Non avevo capito che fosse lui»
«Contenta?»
«Assolutamente! Spero che il tuo piano abbia funzionato!»
«Credimi, funzionerà, mi ha carezzato i capelli»
«Sistah! Sei la meglio!» disse venendomi a battare il cinque.
«Che cazzo fai Ale?»
«Non eri incazzata anche tu per il suo comportamento?»
«Beh… Ha appena vendicato la sua migliore amica, dovrei essere incazzata?»
«Cosa stai dicendo amore?»
«Vedi Niall… Max è stato il mio primo ragazzo, e una volta che si era preso la mia verginità mi ha piantato in asso»
«Cosa?! Non me lo avevi mai detto»
«Non è una cosa che dico volentieri, e poi è il passato. E tu sei il mio presente, il mio perfetto presente»
«Ora sei sicura che nessuna verrà più trattata da lui come sei stata trattata tu»
«Grazie amica, ma davvero ti ha accarezzato i capelli?»
«Sì, e mi ha anche detto che sono brava a letto… della serie dimmi qualcosa che non so! Ahah»
«Sei sempre la solita G!»
«Ovvio! Avevi qualche dubbio?»
«Ti voglio bene»
«Anche io amica mia»
«Sei davvero andata da tua madre G?» chiese cambiando argomento e assumendo un'espressione preoccupata.
«Perché non avrei dovuto Ale?»
«Non si ricorda di te Ge, e per quanto tu possa dire a te stessa che non ti importa e che ti va bene lo sappiamo entrambe che soffri molto a vederla.»
«Certo che soffro a vedere che non si ricorda di me, è inevitabile»
«Allora non trasferirti vicino alla sua clinica, non andare a trovarla»
«Ale, dimmi una cosa: se quello che è successo a mia madre succedesse a me, tu non verresti più a trovarmi perché io non mi ricordo chi sei?»
«I-io n-non lo so…»
«Rispondo io per te: no. E sai perché? Perché io non mi ricorderei di te, ma tu ti ricorderesti di me. È lo stesso con mia madre. So che lei non si ricorda di me, ma io mi ricordo di lei. So tutto quello che ha fatto per me, so che mi voleva tanto bene, che faceva di tutto per vedermi felice e che ha cercato di proteggermi sempre. Ora lei è sola, Dean se n’è andato dopo aver saputo dell’incidente di mia mamma e sai una cosa? Io non la lascio perché io mi ricordo di lei. Non ti chiedo di capire, non puoi farlo, ma non dirmi cosa devo o non devo fare»
«Scusa…»
«Stai tranquilla, ma sappi che voglio bene a te così come ne voglio a mia madre. Non mi chiedere mai di scegliere però, perché sceglierei sempre lei. Lei è da sola. Io sono sua figlia. Io me lo ricordo.»
«Hai ragione, non avrei dovuto dirti quello che ho detto, so che lo sai benissimo da sola»
«Grazie Ale» 
Ci abbracciammo e le baciai la fronte. Guardai le espressioni consapevoli dei ragazzi e immaginai che Ale avesse detto loro la verità su mia madre.
«Quando hai finito di importunare la ragazza di Niall il tuo migliore amico qui vorrebbe parlarti»
«Arrivo ciuffolo»
«Ciuffolo?»
«Non chiedermi come mi sia venuta, sono di buon umore»
«Una scopata fa quest’effetto?»
«Solo se serve a far star di merda uno stronzo»
«Vaaaa bene… Senti G…»
«Non ho tempo Malik, devo andare a farmi una bella doccia e rimettermi all’opera, sai quanti stronzi hanno bisogno di una raddrizzata?»
«Georgia io…»
«Riccio, forse non hai capito… non voglio più sentirti parlare»
«Ho sbagliato, lo ammetto, non avrei mai dovuto dirti una cosa del genere, ma ti prego, perdonami, senza di te non ce la faccio più»
Lessi nei suoi occhi la sincerità e vacillai. Bene, Georgia cuoredighiaccio in azione babies.
«Harry… promettimi che non lo farai mai più, perché non potrei sopportare di sentirmi di nuovo chiamare così da te, il ragazzo che amo più di quanto io ami me stessa»
«Te lo prometto, ma ti prego, torna da me»
Mi avvicinai a lui e gli accarezzai una guancia per poi poggiare delicatamente le mie labbra sulle sue. Chiusi gli occhi e assaporai il momento. Lo amavo, non c’erano dubbi, ma non gli avrei più permesso di farmi stare male. Glielo avevo già lasciato fare una volta, la seconda non ci doveva essere. 
«Mi perdoni?»
«Sì»
Lo vidi sorridere e dentro di me esultai per la perfezione della mia recita. Andrai a fondo Harry Styles, molto a fondo e io ti guarderò dall’alto mentre affoghi. Questa è una promessa.







*Writer's corner*
Ecco un nuovo capitolo! 
Georgia è tornata con Harry per vendicarsi... secondo voi ce la farà? Manterrà la sua promessa?
Ancora cinque capitoli e anche questa storia sarà conclusa, ma... il seguito è già pronto! Non posso abbondonare Georgia e Harry, non sono psicologicamente pronta :(
Un besos, Alissya

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Capitolo 11
*** Chapter eleven ***




 
Goodbye Amanda










Non ero mai stata brava a mantenere le promesse, lo sapevano tutti. Non ero mai stata brava e io nelle promesse manco ci credevo. Pensavo che questa volta ci sarei riuscita, ma la verità è che con Harry Styles io non so mai niente. Avevamo da poco festeggiato il nostro primo anniversario. Mi ero trasferita davvero alla fine. Ora abitavo a due isolati dalla clinica di mia madre in una piccola villetta che io e Harry avevamo preso insieme un paio di mesi dopo esserci chiariti. Vedevo mamma almeno una volta al giorno e non so se fosse la costanza delle visite che avvenivano sempre alla stessa ora tutti i giorni, ma mia madre finalmente quando mi vedeva sapeva di conoscermi. Il mio nome lo teneva a mente per più tempo e tutti i giorni mi fissava per un minuto intero appena mi vedeva cercando di capire chi fossi. Non ci riusciva mai, non poteva, ma a me bastava che lei fosse in grado di capire che io ero qualcuno nella sua vita. Lavoravo anche io. Avevo finalmente trovato un posto di lavoro in una piccola redazione. Ero una dei tre disegnatori di un fumetto mensile per ragazzini. Meglio che niente mi dicevo. Ero felice. Ma la felicità non dura in eterno, no? La mia si spense con una telefonata.
«Pronto?»​
«Parlo con la signorina Leheman?»​
«Sì, sono io»​
«Salve, sono un’infermiera del Saint Louis Hospital. La chiamo per sua madre. Vede, purtroppo questa notte ha avuto un infarto. È sopravvissuta, ma questo le ha lasciato segni evidenti. Non penso che sua madre potrà sopravvivere ancora a lungo»​
«I-io…»​
«Signorina, capisco come si sente, ma il medico non dà più di una settimana a sua madre»​
«A-arrivo subito»​
Chiusi la chiamata e caddi sulle ginocchia. Non riuscii a impedire a quelle lacrime bastarde di sgorgare. Mia madre. Mia mamma stava morendo e io l’avrei persa per sempre. Meno di una settimana per dire addio alla persona che mi aveva cresciuto proteggendomi dallo schifo del mondo esterno. Non ero pronta a dirle addio, non pensavo che questo momento sarebbe arrivato così presto. Piansi a lungo disperandomi. Penso di essere rimasta in quella posizione per qualche ora perché quando Harry tornò dallo studio di registrazione mi trovò ancora così.
«Amore sono a casa»​
«…»​
«Piccola?»​
«…»​
«Georgia! Cosa è successo? Stai male? Piccola ti prego, parlami»​
«M-mia madre…»​ non riuscii a finire e Harry si gettò a terra con me sistemandomi sulle sue gambe e cullandomi dolcemente.
«Cosa le è successo?»​
«Sta morendo Harry… mia madre sta morendo. Ha avuto un infarto stanotte e il medico dice che non supererà la settimana. Sta morendo…»​
«Mi dispiace tanto piccola. Vieni, andiamo a fare una bella doccia e poi andiamo a trovare tua mamma in ospedale, ok?»​
Annuii solamente, non capace di fare altro. Entrati in bagno mi voltai verso Harry dicendogli che ce la facevo da sola, gli sorrisi riconoscente e gli baciai una guancia. Chiuse la porta del bagno dietro le sue spalle e io mi feci una doccia ghiacciata. Dovevo scacciare ogni tipo di pensiero. Finii la doccia e mi diressi tremante in camera per vestirmi. Sentii Harry parlare al telefono al piano inferiore. Non volli sentire cosa diceva o con chi parlava. Mi vestii velocemente e legai i capelli senza nemmeno asciugarli. Non mi interessava. Avevo sprecato ore preziose che avrei potuto trascorrere in compagnia di mia madre. Scesi al piano di sotto e mi fiondai in macchina senza nemmeno aspettare Harry. Arrivai in ospedale e chiesi all’infermiera dietro al banco dove fosse mia madre. Mi indicò la stanza e io la raggiunsi continuando a tremare. Tirai giù la maniglia ed entrai. Mia madre era stesa su un letto bianco, sotto coperte bianche, in una stanza dalle pareti bianche e tende bianche. Era tutto troppo bianco in quella stanza. Soppressi l’istinto di uscire e mi sedetti sulla poltroncina che si trovava di fianco al suo lettino. Le presi la mano e piansi ancora. Dopo qualche minuto sentii la sua mano che stringeva la mia e alzai il viso incontrando i suoi occhi tanto simili ai miei.
«Ciao ragazzina»​
«Ciao mamma»​
«Perché piangi?»​
«Perché tu mi stai lasciando»​
«Io non ti lascerò mai ragazzina»​
«Tu stai morendo mamma»​
«Sarò sempre con te»​
«Non è vero! Niente di tutto questo è vero. Quando tu sarai morta io non potrò più venirti a trovare in clinica, non potrò più passare i pomeriggi in tua compagnia pur sapendo che tu due minuti dopo neanche ti ricorderai che io sono stata lì, non potrò più sperare inutilmente che ti torni la memoria, non potrò più farmi abbracciare da te prima di uscire dalla tua camera… ci saranno tante cose che non potrò più fare quando tu sarai morta»​
«Non ti dimenticare di me. Questo lo puoi fare no?»​
«Io non mi dimenticherò mai di te mamma»​
Sorrise e io lo feci in risposta. Spostò un attimo lo sguardo sulla finestra e quando si rigirò aveva di nuovo quello sguardo confuso che non l’abbandonava da ormai quattro anni a questa parte. E infatti…
«Chi sei tu?»​
«Sono Georgia, una tua amica Amanda»​
«Dove sono?»​
«In ospedale»​
«Perché?»​
«Perché sei stata male»​
«Guarirò?»​
«Sì»​ risposi senza però trattenere una lacrima che mi rigò la guancia.
«Perché piangi allora ragazzina?»​
«Perché mi hai fatto spaventare»​
«Io non volevo»​
«Lo so Amanda»​
«Tu come ti chiami?»​
«Georgia»​
«Hai un nome molto bello, e anche tu lo sei»​
«Oh grazie Amanda, lo sei anche tu sai?»​
«Sono bella?»​
«Sì»​
«Ho fame»​
«Vuoi che chiami l’infermiera con la tua cena?»​
«Sì, grazie»​
«Figurati»​
Uscii dalla stanza e chiesi all’infermiera la cena per mia madre. Arrivò subito e la portai dentro io dicendo alla ragazza di non preoccuparsi.
«Ciao, tu chi sei?»​
«Sono Georgia, sono una tua amica Amanda e ti ho portato la cena»​
«Grazie, sei molto gentile»​ Le sorrisi. «Dove sono?»​
«In ospedale»​
«Perché?»​
«Perché dovevi fare delle analisi»​
«Cosa c’è da mangiare?»​
«Vediamo subito… uhm… allora, da mangiare hai riso, purè di patate e pollo. Ti piace Amanda?»​
«Sì»​
«Bene, allora mangiamo, che ne dici?»​
«Sì»​
La porta si aprì e sbucò la testa di Ale.
«Posso?»​
«Certo»​
«Voi chi siete?»​
«Io sono Georgia, e lei è Alexandra. Siamo tue amiche»​
«Siete molto carine»​
«Grazie Amanda. Vuoi mangiare?»​
«Sì»​
«Tieni, qui c’è la tua cena»​
«Grazie ragazzina»​
«Di niente»​
Guardai Ale tristemente e mi feci stringere tra le sue braccia.
«Chi siete voi? E perché tu piangi ragazzina?»​
«Siamo tue amiche e sto piangendo perché mi è finito un ricordo nell’occhio»​
«Capisco… io non ho molti ricordi»​
«Oh sì che ne hai Amanda, ne hai tanti, solo che non riesci a…»​
«A visualizzarli»​ disse Ale venendomi in soccorso.
«Esatto. Come ha detto lei»​
«Ho fame»​
«Hai lì da mangiare»​
«Me l’avete portata voi la cena?»​
«Sì Amanda»​
«Grazie»​
«Noi usciamo un attimo»​
«Siete qui da molto?»​
«No, siamo appena arrivate»​
«E già andate via?»​
«Non andiamo via, siamo solo qua fuori, andiamo a chiedere al medico come sono andati gli esami che dovevi fare»​
«È per questo che sono qui?»​
«Sì, è per questo»​
«E voi siete le mie infermiere?»​
«No, siamo delle tue amiche»​
«Ci conosciamo da tanto?»​
«Sì, da tanto»​
«E anche io sono bella come voi?»​
«No Amanda, tu sei molto più bella di noi»​
«Scherzi»​
«No. Torniamo subito, tu mangia pure»​
«Chi siete? Avete portato voi la cena?»​
«Sì, siamo tue amiche, ora usciamo un attimo, ma torniamo tra poco, ok?»​
«Ok»​
Ci chiudemmo la porta alle spalle e guardai Ale.
«Come stai?»​
«Come se un tram mi stesse passando più e più volte sopra»​
«Mi dispiace tanto per tua mamma»​
«Non posso farcela Ale, non questa volta»​
«Ce la farai, ce l’hai sempre fatta e ce la farai anche ora. Sii forte. Fallo per lei»​
«Mi manca già»​
«Noi ci siamo»​ pronunciò una voce che decisamente non era femminile.
Ale sorrise e alzando il viso dalla sua spalla vidi che dietro di lei c’erano tutti i ragazzi con le rispettive fidanzate.
«Grazie ragazzi»​
Corsi ad abbracciarli. Quando fu il turno di Harry lui mi prese in braccio e si sedette su una seggiolina lì in corridoio con me sulle gambe.
«Non sarai mai sola»​ mi sussurrò all’orecchio.
«Ti amo ricciolo»​
«Ti amo anche io piccola»​


Sentii una mano stringere la mia. Alzai appena il viso e vidi che Harry mi aveva affiancato. Mimò un “ci sono io con te” e dopo che io ebbi annuito ci voltammo entrambi a guardare il corteo che accompagnava la bara di mia madre al cimitero. Molte persone si erano presentate. Persino mio padre, Alec con sua moglie e sua figlia, Dean e molti amici di mia madre che non abitavano più a Londra e vi avevano fatto ritorno solo per darle l’ultimo saluto. Io ero la prima, subito dietro il carro funebre. 
Il funerale iniziò. Dean mi stette vicino per tutto il tempo tenendomi la mano e asciugandomi le lacrime. Non riuscii mai ad odiarlo nonostante se ne fosse andato dopo aver scoperto la perdita di memoria di mia madre. Sapevo perfettamente quanto fosse difficile starle vicino. Ma soprattutto sapevo che lui andava a trovarla almeno una volta al mese. Aveva davvero amato mia madre e nonostante si fosse rifatto una vita in questi quattro anni mia mamma non l’aveva dimenticata. Amanda Leheman non è una donna facile da dimenticare. Appoggiai la testa sulla sua spalla e lui mi strinse a sé. Eravamo i più distrutti dalla scomparsa di mia madre. Alec era appena dietro di noi. Potevo sentire la sua presenza costante grazie alla mano che mi aveva appoggiato alla schiena. Harry si trovava di fianco a me, dal lato opposto rispetto a Dean. Anche mio padre era venuto e piangeva. Non aveva mai amato mia madre e non l’aveva mai nemmeno conosciuta realmente, ma era l’unico legame che gli fosse rimasto con me visto che io non gli avevo mai dato la possibilità di dimostrarmi chi fosse realmente mio padre. Se qualcuno mi chiedeva dove fosse mio padre e quale fosse il suo nome io rispondevo che mio papà si chiamava Dean e che aveva divorziato da mia madre e si era fatto una nuova vita a Manchester. 
Arrivò il momento di fare il discorso. Avevo chiesto che a farlo fossimo solo io e Dean. Lasciai che parlasse prima lui.
«Amanda Leheman era la mia anima gemella. Quando ci sposammo ero a conoscenza del fatto che lei aspettasse una bambina, ma niente mi avrebbe persuaso dallo sposare quella donna che in soli due mesi mi aveva sconvolto la vita. Era un’ottima moglie e una madre perfetta, ma questo sono sicuro che Georgia saprà dirvelo meglio di me. Amanda era quel genere di donna che sa farsi volere bene da tutti. Non la si può odiare, si può solo amarla. Era un’anima pura e semplice. Era tutto quello che nella vita arriva una volta sola. Ora ho una figlia: Emma e una compagna: Amelie. Non ho voluto sposare la madre di mia figlia perché in cuor mio so che mia moglie, la donna che sempre amerò è colei che adesso giace dentro questa bara. Georgia non è mia figlia biologica, ma sarà sempre la benvenuta in casa mia, perché non importa che i nostri DNA non corrispondano. Io l’ho vista crescere e diventare la donna che è oggi. Non potrei essere più fiero di lei e sono sicuro che anche Amanda sia d’accordo con me. La verità è che finchè ci sarà Georgia noi non potremo mai sentire la mancanza di Amanda e non potremo mai dimenticarla perché lei vive in questa magnifica ragazza. Ti amo Amanda»​
Le mie guance erano bagnate da calde lacrime e quando Dean mi fece cenno di raggiungerlo perché era giunto il mio turno di parlare ci abbracciammo. Lui era mio padre e insieme soffrivamo la perdita di una madre e di una moglie.
«N-non so n-nemmeno cosa d-dire per farvi capire chi fosse v-veramente Amanda Leheman. Lei non era solo mia mamma, non era solo la moglie di Dean. Lei era la mia migliore amica, la mia roccia, la mia forza, la mia protettrice. Era dolce e sincera, gentile e allegra, era… un angelo. Ricordo tutto dei momenti passati insieme perché quando nella vita ti succede una cosa del genere tutto ciò che ti resta sono i ricordi. Potrei dirvi che il suo thè preferito era il thè verde, che ciò che preferiva in una giornata fredda era la cioccolata calda con panna montata e marshmallow, che usava sempre lo shampoo alla ciliegia, che era una bravissima disegnatrice, che la sua canzone preferita era Angel di Sarah McLachlan, che la sua stagione preferita era l’autunno e che amava il giallo. Potrei dirvi ancora molto di mia mamma, ma non servirebbe, perché se voi avete conosciuto Amanda Leheman sapete che ciò che più colpiva di lei erano i suoi occhi e il suo sorriso. Era speciale. Era la mamma che tutte le figlie vorrebbero. Nemmeno questa malattia era riuscita ad abbatterla. Sorrideva sempre e i suoi occhi emanavano ancora quella luce che la rendeva unica. Ha brillato fino all’ultimo suo respiro. Sono fiera di essere sua figlia e sono tanto felice che voi siate venuti qui oggi a darle l’ultimo saluto. So che è qua con noi e che ora ci sta vedendo piangere per lei scuotendo la testa perché per lei bisogna sempre sorridere. La vita è bella, ma solo per i guerrieri. Ecco cosa mi diceva sempre mia mamma. Continuerò a combattere mamma. Te lo prometto.»​
Arrivò il momento di depositare i fiori sulla bara e ognuno di noi lasciò cadere una rosa bianca, la sua preferita.
Non so quante lacrime piansi quel giorno. So che rimasi lì in piedi finchè la tomba di mia madre non fu completamente ricoperta e anche l’ultima rosa fu sparita. 
Quel giorno non dissi tutto quello che sapevo di mia madre. C’è un segreto che tenni solo per me e che conservai sempre nel mio cuore: le sue ultime parole. Niente potrà mai farmi dimenticare che appena prima di morire mi guardò con amore e sorridendomi disse: “Ti voglio bene Georgia, ricordami sempre così” poi chiuse gli occhi per l’ultima volta. Si era ricordata. È stato il più bel regalo che potesse farmi. Ricordarsi di me.







*Writer's corner*
Ciao bellezze,
Allora... inizio col dire che far morire Amanda è stato un trauma anche per me.
Inoltre vorrei far notare che Georgia ha deciso che non vuole vendicarsi di Harry, perchè lo ama veramente, ma... come andrà a finire? 
Giuro che se lasciate una recensione non vi mangio, anzi, mi fa piacere! ;)
Un bacio, Alissya


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Capitolo 12
*** Chapter twelve ***




 
Do you believe in angels?










«Ale… solo io ho avuto l’impressione di vederlo al funerale di mia mamma?» 
«No, penso che ci fosse davvero»
«Perché? Nessuno lo aveva invitato, no?»
«Non lo so. Comunque Harry te l’ha detto?»
«Del tour?»
«Sì»
«Sì, me l’ha detto un paio di settimane fa. Tu come l’hai presa?»
«Mi mancherà incredibilmente, ma non possiamo farci niente, no?»
«No, infatti. Sono fiera di loro però»
«Anche io»
«Come faremo a stare dei mesi senza vederli?»
«Non lo so…»
«Meno male che ho te»
«E io te»
«Devo andare»
«Dove?»
«In aeroporto, Alec torna a New York oggi»
«Di già?»
«Purtroppo sì, ma penso che andrò a trovarlo tra un mesetto»
«Mi porti con te vero?»
«Certo»


«Ciao fratellone, ci vediamo a New York»
«Ammetti che non vieni a trovare me, ma la mia città»
«Uhm… beccata!» risposi ridendo.
«Stronza»
«Ma no dai, lo sai che ti voglio tanto bene e che vengo solo per stare con te»
«Sei credibile quanto un opossum che fingendosi morto balla la macarena»
«Ooook… senti, quando vengo a trovarti ti va se ti porto in un centro di ricovero?»
«Perché?»
«Perché ne hai bisogno se dici delle stronzate simili»
«Naaaa, io non credo»
«Te lo dico io»
«Chi è quello laureato tra i due?»
«Non vale, tu sei più grande!»
«I’m sorry honey»
«Io ti odio»
«No, tu mi ami»
«Sì, hai ragione tu»
«Come sempre»
«Ma quando mai?!»
«Ciao Georgia, ti aspettiamo allora» mi salutò la moglie di mio fratello.
«Tranquilla Annabeth, ci vediamo tra un mese» risposi abbracciandola.
«Ciao tia Geo»
«Ciao piccolina, ti vengo a trovare presto, ok?» domandai prendendo in braccio la mia piccola nipotina pestifera e strapazzandomela di coccole.
«Shì tia Geo! Ti voglio bene»
«Anche io Ashly» dissi rimettendola a terra.
«Allora ciao sorellina, e mi raccomando»
«Tranquillo Alec, ci sono i ragazzi e Ale con me, senza dimenticarsi che Dean mi vuole molto bene ed è sempre molto presente»
«Non avresti dovuto trattare così papà»
«Io non so come tu possa essere così tranquillo nei suoi confronti, ma ti posso dire che io non lo perdonerò ora e forse neanche domani, magari non lo perdonerò mai, ma anche se lo facessi mio padre è Dean. È lui che mi cambiava i pannolini, lui che era insieme alla mamma quando ho pronunciato la mia prima parola o mosso i primi passi, lui mi ha insegnato ad andare in bici ed era sempre lui che soffiava sulle mie ginocchia sbucciate. Non importa cosa dice il mio DNA, mio papà è Dean, e tu forse non lo capirai mai, perché per te “nostro padre” c’è sempre stato.»
«Ha mentito anche a me, è a mia mamma che ha messo le corna con la tua…»
«Lo so, non è stato né un padre onesto né un marito fedele per voi, ma per me non c’è proprio stato»
«Sai che non è vero»
«Decidere di presentarsi alla mia porta quando avevo già dieci anni non lo rende una persona migliore, i regali costosi che mi ha mandato da quel giorno in poi non fanno di lui un padre amorevole»
«Mi dispiace»
«Non è colpa tua e ora vai che hanno già chiamato il tuo volo ben due volte. Ti voglio bene Alec, ci vediamo tra un mese»
«Ti voglio bene sorellina»
Mi baciò la fronte stringendomi in un caloroso abbraccio per poi sorridermi mentre si dirigeva verso il suo gate. Amavo mio fratello, era una persona tremendamente dolce e altruista. Sospirai e chiusi un attimo gli occhi, poi mi ridestai e tornai a casa.
«Sono tornata!» Urlai appena entrata.
«Siamo in cucina»
«Siamo?!»
«Ciao Geo!» esclamò la direzione al completo.
«Harry la prossima volta che inviti i tuoi amici a casa nostra avvertimi che piuttosto vado a fare bangee jumping sul Tamigi»
«Oh ma smettila stellina»
«Zay… ti stacco i coglioni se mi chiami di nuovo così…»
«Non lo faresti mai»
«Lo farei eccome e a quel punto Perrie avrebbe finalmente un motivo per lasciarti»
«Quanto limone hai messo nel the stamattina?»
«Non l’ho preso Lou, ma tornare a casa e trovarsi qua voi è traumatico!»
«Why?»
«Perché siete quattro bambini»
«Grazie amore»
«Di cosa mi ringrazi?»
«Hai detto quattro bambini…»
«Tu sei uno dei quattro! Quattro bambini più un pozzo senza fondo, chiaro ora?»
«Perché sei così di malo umore Geo?»
«Perché, caro il mio daddy Payne volevo andare a farmi un bagno rilassante e arenarmi sul divano per il pomeriggio visto che è il mio ultimo giorno di “malattia” oggi e domani torno a lavoro, invece mi trovo qui voi…»
«Ce ne possiamo andare se vuoi, ma Harry viene con noi»
«Potete andare anche a fanculo con lui, non mi interessa molto»
«Piccola…»
«No, non ce l’ho con te» lo guardai sorridendo dolcemente «Sono solo molto stanca, due giorni fa c’è stato il funerale di mia madre, oggi ho accompagnato mio fratello all’aeroporto con la promessa che ci rivedremo fra un mese quando io non so nemmeno cosa farò stasera, Dean è distrutto ma abita troppo lontano perché io possa prendermene cura, Ale continua a chiamarmi perché teme che io possa fare qualche stronzata e come se questo non bastasse voi tra meno di una settimana partite...»
«Ci sentiremo sempre, lo sai, tutti i giorni, te lo pro-»
«No, non promettere niente, sappiamo entrambi che le promesse sono create per essere infrante, perché determinate da agenti esterni. Non promettermi che mi chiamerai ogni giorno quando sai già che non sarà facile. Io ti amo, ok? Ok. Tu mi ami?»
«Certo»
«E allora non c’è nient’altro da aggiungere. Io ti aspetterò, amo solo e soltanto te. Vedi di non prendermi per il culo piuttosto perché altrimenti ti giuro che l’ultima cosa che vedrai nella tua vita sarò io con una spranga in mano»
«Non ti preoccupare, conterò i giorni che mancano per tornare da te»
Gli sorrisi, mi avvicinai a lui e gli baciai una guancia, poi salutai gli altri e me ne andai in camera nostra. Con le braccia sui fianchi mi posizionai di fronte all’armadio a specchio che copriva una parete della stanza. Sospirai ancora una volta quel giorno mentre riflettevo sul fatto che dovevo andare a fare la doccia e poi alla clinica dove mia madre era stata ricoverata per anni. Mi avevano chiamato quella mattina per dirmi che gli effetti personali che possedeva erano stati messi in una scatola pronti da portare via. 


«Salve Margareth»
«Ciao Georgia, vieni, lo scatolone è ancora nella sua vecchia stanza»
«Grazie»
«Come stai?»
«Come se mia madre fosse morta e il mio ragazzo stesse per partire per mesi per un tour mondiale»
«Mi dispiace così tanto…»
«Non hai nessuna colpa, non ti devi dispiacere. Starò bene devo solo concentrarmi su altro»
«Eccoci, quella contiene tutto ciò che tua madre aveva qui, vedi tu cosa vuoi farne»
«Penso proprio che lo porterò a casa e quando sarò pronta ci darò un’occhiata»
«Hai tutto il tempo che vuoi, lo sai»
«Grazie Margareth, grazie per tutto»
«Non devi ringraziarmi Georgia, è il mio lavoro»
«Allora vado, arrivederci Margareth»
«Buona vita Georgia»
Sorrisi alla donna e uscii dalla clinica per l’ultima volta in vita mia.
«Georgia!»
«Zay! Cosa ci fai qui?»
«Sono venuto a prendere la mia migliore amica per portarla a fare un giretto»
«E Harry ti ha lasciato venire?»
«Beh…»
«Tranquillo, sarà il nostro piccolo segreto» risposi ridendo.
«Scema sei» disse lui seguendomi a ruota.
«Ho imparato dal migliore»
«Sempre acida»
«Sempre idiota»
«Che ti va di fare?»
«Andiamo a farci un panino da Mc?»
«Tu Georgia Leheman vuoi mangiare un panino da Mc?»
«Non rompere!»
«Cos’hai?»
«Sono stanca e preoccupata…»
«Per cosa?»
«Non lo so… ho una brutta sensazione addosso, come se dovesse succedere qualcosa di tremendo…»
«Sei pessimista!»
«No Zayn… l’ultima volta che mi sono sentita così…»
«Geo?»
«L’ultima volta che mi sono sentita così Adam mi ha lasciato»
«Pensi che Harry voglia lasciarti?»
«Non lo so, non sembrerebbe… Non so Zay…»
«Tranquilla, andrà tutto bene»
«Come puoi dirlo?»
«Perché qualunque cosa accada io, Ale e i ragazzi saremo con te»
«Zayn?»
«Uhm?»
«Tu ci credi negli angeli?»
«Sì, tu?»
«Non lo so, ma ci spero…»
«Sicuramente lei lo è ed è proprio qui con noi adesso»
«Mi manca… quando ho scoperto che aveva perso la memoria ho desiderato che in quell’incidente fosse morta, perché pensavo che avrei sofferto di più sapendo che non si ricordava di me mentre io ricordavo ogni cosa di lei, di noi… E ora mi rendo conto di quanto stupido sia stato quel mio desiderio»
«Non è colpa tua, lo sai vero?»
«Sì… no… beh, forse…»
«Non hai colpe se tua madre ha fatto quell’incidente, non hai colpe se tua madre ha perso la memoria e non è colpa tua nemmeno se è morta. Succede sempre, ognuno di noi muore, chi prima e chi dopo, ma la morte è propria della vita e non puoi fare niente per fermarla…»
«Era così buona»
«Lo sono sempre»
«Cosa intendi?»
«Che io ci credo in Dio, ci credo veramente e penso che lasci vagare nel mondo le persone migliori solo per poco tempo, perché anche lui ha bisogno di loro. E credo negli angeli, credo che se il mondo non è ancora andato completamente a puttane è grazie a tutti gli angeli che ci hanno lasciati qui a convivere con la loro assenza mentre silenziosamente ci camminano affianco e ci sostengono»
«È molto bello ciò che hai detto»
«Io ci credo, e tu?»
«Non ho mai creduto in un Dio, né in una vita dopo la morte, ma forse adesso sento il bisogno di pensare che sia così, perché non riesco ad immaginare che lei altrimenti non sia più da nessuna parte»
«Ti sbagli.»
«Come?»
«Lei c’è ancora»
«Tre metri sotto terra»
«No, proprio qui con noi. Tu la porti nel tuo cuore, nella tua mente e in tutto ciò che fai. Hai i suoi occhi, il suo sguardo, le sue labbra morbide e rosse, i suoi stessi capelli color miele… Tua madre rimarrà sulla terra con noi finchè ci sarai tu e finchè ci saranno persone disposte a portarsela nel cuore»
«Sei molto bravo a confortare la gente. Ricordami se mai avrò bisogno di uno psicologo di venire direttamente da te Dottor Malik»
«Quando vuole signorina Leheman»
«Zayn?»
«Sì?»
«Sei sporco di ketchup»
«Dove?»
«Proprio qui» dissi prendendo una patatina intinta di salsa e spatasciandogliela in faccia.
«Tu. T-tu. Io.»
«Io, tu, egli, noi, voi, essi, bravo!»
«Non sei simpatica»
«Invece sì, tanto!»
«Ti odio»
«No, mi vuoi bene»
«Mannaggia a te quando hai ragione hai ragione»
«Dai, vieni che ti pulisco» dissi prendendo un bicchiere di cocacola e rovesciandogliene parte del contenuto addosso.
«Georgia!»
«Dovevo pulirti!»
«E per farlo dovevi usare la coca cola? Guarda, mi hai sporcato la felpa!» disse piagnucolando.
«La lavi»
«Avrei potuto evitare di doverlo fare»
«Che puzzone!»
«Vorrei strangolarti»
«Sei tu che poi finisci all’altro mondo perché Harry ti uccide»
«Mi ringrazierebbe»
«Sicuramente, vuoi provare? Possiamo sempre chiamarlo e dirgli che siamo stati assieme stasera»
«Lo sai che sei la persona più subdola che io conosca?»
«Much love mon amour»
«Sìsì»
«Andiamo?»
«Certo, prendi la giacca e attenta che ti è caduta la sciarpa»
«Oh, grazie»
Mi riaccompagnò a casa e vedemmo Harry scostare la tenda del salotto e guardare nella nostra direzione.
«Ti ho voluto bene Geo»
«Non fare il melodrammatico, non ti ucciderà mica»
«No, mi terrà solo il muso per tutto il tour»
«Pensa che tu almeno lo vedrai»
«Non essere triste, ci vedremo ogni tanto»
«Non sarà la stessa cosa»
«Devi andare»
«Già. Grazie Zay-Zay ci vediamo domani»
«Ciao stellina, buona notte. Ti voglio tanto bene best»
«Anche io truzzetto del mio cuore»
Mi avvicinai e gli sfiorai la guancia con un bacio delicato, poi scesi e aprii la portiera dietro per prendere lo scatolone. Salutai ancora una volta Zayn prima che con una sgommata ripartisse. Entrai in casa, posai la scatola, tolsi il giubbotto e mi avvicinai al salotto, dove ero sicura avrei trovato Harry.
«Ciao amore»
«Dove siete stati?»
«Sono andata a prendere lo scatolone con le cose di mia mamma in clinica e lui è venuto a prendermi. Siamo andati a mangiare un panino da Mc e abbiamo chiacchierato un po’.»
«Potevi avvisarmi»
«Scusa, non volevo farti preoccupare»
«Tra due giorni parto»
«Lo so…»
«Domani stiamo insieme?»
«Certo»
«Ti va se andiamo a casa mia?»
«Da tua mamma?»
«Sì, domani c’è anche Gemma»
«Ci vengo anche più volentieri adesso che mi ha detto che c’è la mia Styles preferita»
«Ah, è così?»
«Perché, non lo sapevi?»
«Piccola stronzetta, torna qui»
«Prendimi Harry»
«Vuoi giocare eh?»
Corremmo per tutta casa, facendo anche cadere qualche oggetto sparso. Dopo dieci minuti Harry mi prese mentre cercavo di rifugiarmi nel bagno della nostra stanza. Mi buttò sul letto e iniziò a farmi il solletico.
«Brutto babbano, lasciami! Ahaha il solletico no Harry»
«Ritira quello che hai detto»
«Mai.»
«E allora vado avanti…»
«Ahahah t-ti ahah a-amo»
Non ce lo dicevamo spesso, non ne avevamo bisogno, ma entrambi sapevamo che ciò rendeva tutto ancora più speciale, soprattutto se quelle due paroline uscivano fuori così, spontaneamente e inaspettatamente. Prima ancora di esserci resi conto di cosa stava succedendo ci stavamo baciando e spogliando pronti a lasciare che ancora una volta i gesti prendessero il posto delle parole. 









*Writer's corner*
Ciao bellezze!
So che era un po' che non aggiornavo, ma sono stata in vacanza e non avevo la connessione... Comunque ho visto che la storia non è molto seguita e siccome sto lavorando ad un seguito vorrei davvero sapere cosa ne pensate per capire se ne vale la pena. Lasciate una recensione, pleeease?
Un bacione, Alissya


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Capitolo 13
*** Chapter thirteen ***




 
I've been waiting so long for this moment










«Ti amo» 
«Anche io Harry. Buon viaggio, chiamami quando atterrate»
«Certo piccola. Non piangere ti prego»
«Ehi, sono una dura io, non piango mica»
«Come no…»
«Tranquillo, ci penso io a tenertela sotto controllo» si intromise Ale.
«Mi fido di te Ale»
«Ah certo grazie… peccato che la tua ragazza sia io»
«Non ti preoccupare Geo, a Harry ci penso io»
«Grazie mille Zay-Zay, meno male ci sei tu»
«Poi sono io eh!»
«Scusa, ma Zayn è decisamente più affidabile di te amore»
«Eppure stai con me…»
«Già… che scema sono!»
«Puoi anche lasciarmi se non mi vuoi»
«Perché dovrei? Io ti amo e con te sto bene»
«Che paracula!»
«Grazie, grazie»
Paul arrivò a chiamare i ragazzi dicendo che il jet era pronto. Sospirai e abbracciai Harry di slancio.
«Ti amo, ricordatelo sempre»
«Non potrei mai dimenticarmene. Non farlo tu piuttosto»
«Mai!» giurai guardandolo fisso negli occhi.
Salutai tutti gli altri ragazzi e baciai un’ultima volta Harry. Io e le ragazze restammo ferme a guardarli andare via tenendoci per mano. Quando sparirono dalla nostra visuale ci voltammo e uscimmo dall’aeroporto.
«Che farete voi ora?»
«Io mi concentrerò sul lavoro visto che devo consegnare il fumetto finito tra una settimana. Poi mi rilasserò un po’ e tra un mesetto andrò a New York insieme a Ale a trovare mio fratello. Voi?»
«Tra poco anche io parto per un tour…»
«Che bello Perrie!»
«Già…»
«Non ne sembri convinta, perché?»
«Fa male ogni volta vederlo andare via» rispose abbassando il capo.
«Ma vi vedrete no?»
«Molto meno di quanto possiate fare voi… tu e Ale in particolare»
«Non capisco...» disse Ale.
«Voi non avete troppi problemi, nel senso che disegnando potreste farlo anche in giro e poi mandare il vostro lavoro per posta, io non posso. Sono poche le volte che riusciamo a trovare giorni vuoti per entrambi»
«Oh»
«Non ti preoccupare Perrie, in fondo si sa che l’amore tra te e Zayn è più forte della distanza»
«Certo, e non ne ho mai dubitato… solo ogni tanto vorrei avere una storia più… normale»
«Non sempre le storie normali sono più belle, te lo posso assicurare»
«Non ci dirai mai cosa ti è successo?»
Abbassai lo sguardo e Ale mi poggiò una mano sulla schiena cercando di confortarmi.
«Vi va di andare a fare shopping?» cercai di sviare il discorso.
«Oddio sì vi preego!»
«Assolutamente, non si dice mai di no a un po’ di shopping»
Passammo l’intero pomeriggio a girare tra negozi. Inutile dire che se avevo proposto lo shopping è perché ero sicura che sarei riuscita a distrarle… io odio lo shopping. Le ragazze ovviamente mi trascinarono in duecento camerini diversi e mi fecero provare di tutto e di più. Non penso di aver mai odiato così tanto qualcuno come ho odiato loro quel giorno.
«Basta vi prego, non ce la faccio più»
«Sì, nemmeno io»
«Andiamo a casa?», Ale annuì, «Ragazze, io e Ale andiamo a casa, ci vediamo ancora uno di questi giorni prima che parta anche Perrie, vi va?»
«Certo ciccine, buona serata allora»


«Ge io esco!»
«Ok, ci vediamo per cena»
«Sì, a dopo»
«Ciao»
Sentii la porta sbattere e capii che ero sola a casa. Decisi di andare in cucina a farmi una fumante tazza di caffè nero e nel frattempo mi accesi una sigaretta. Appena terminato il caffè tornai in camera e mi rimisi al lavoro. Dopo un paio di ore sentii suonare il campanello e, tirando su la testa dalla tavola che stavo completando, andai ad aprire la porta. Per poco non morii di infarto notando chi avevo davanti.
«Ciao piccola»
«Che cazzo vuoi tu da me ancora?»
«Ho saputo di tua madre, mi sento offeso per non essere stato invitato al funerale, sai che le volevo bene»
«Mi pare che tu ci sia venuto lo stesso no?»
«Mi hai visto quindi»
«Sì, sia io che Ale ti avevamo notato, ma non eravamo sicure fossi tu. Cosa vuoi? Cosa fai ancora qui?»
«Sono venuto a riprendermi ciò che è mio»
«E per farlo dovevi venire a bussare alla mia porta?»
«Sì. Ti rivoglio con me Gege-»
«Non chiamarmi Gege! Non ne hai più il diritto! Mi hai tradito e hai tradito anche Ale. Cosa cazzo pensavi di ottenere tornando da noi? Siamo andate avanti e siamo di nuovo felici. Tu non sei più niente, niente per noi!» tuonai.
«Sappiamo benissimo tutti e tre che ho sbagliato, sono qui proprio per questo, chiedere scusa.»
«Bene, ora che lo hai detto puoi andartene, io con le tue scuse mi ci pulisco il culo, ok?»
«Oh, ma smettila di fare la santarellina. Pensi che Michael non mi abbia detto niente in questi anni?»
«Vedi?! Questa è la prova che non sei cambiato, che la mia fiducia nelle tue mani sarebbe gettata al vento ancora prima che io possa rendermene conto. Michael?! Lo hai già messo una volta davanti a noi»
«Ho sbagliato, lo so. Non ho ragionato, ero un ragazzino e volevo essere accettato nel gruppo»
«Accettato nel gruppo? Hai lasciato che io rischiassi la vita per essere accettato in un gruppo di idioti! Hai detto che mi amavi, mi fidavo di te e tu mi hai solo presa il culo!»
«Non hai rischiato la vita Georgia, non fare la melodrammatica!»
«Non ho rischiato la vita dici? E come lo chiami quello che ho dovuto passare per colpa tua? Ci dicevi di non preoccuparci, che le sere che non c’eri le passavi a casa di quel Mark a giocare alla playstation, sei stato uno schifoso bugiardo perché invece assoldavate delle puttane e spacciavate! Mandavi anche me e Ale a vendere la droga senza dirci niente. E poi quel giorno: “Amore ti dispiacerebbe portare quel pacco ad un mio amico? Io devo correre da Mark, dice che è un’emergenza”… ti ricordi dove mi sono ritrovata? Tra le braccia di uno pedofilo drogato! Dov’era finito tutto il tuo amore, la preoccupazione e la gelosia che provavi per me un tempo? Spariti. Tu non amavi più me. L’amore che io provavo per te tu l’avevi indirizzato a Mark, insieme a tutti i sentimenti che una volta provavi per me e Ale.»
«Mi dispiace così tanto Georgia di non aver capito cosa tu significassi per me»
«E guarda caso te ne dispiaci solo adesso dopo ormai cinque anni quando io sono riuscita a rifarmi una vita. Tu non mi distruggerai più Adam»
«Ti prego, perdonami!»
«No!»
«Sai che non mi arrenderò, non l’ho mai fatto!»
«Fai come credi»
Dopo avergli sbattuto la porta in faccia la chiusi a chiave e andai in bagno a farmi una lunga doccia calda per annegare tutti i pensieri che si erano risvegliati alla vista di Adam. Non sentii nemmeno il cellulare suonare, non seppi quante ore stetti lì dentro, quando uscii la mia pelle era ormai cotta e rossa, nessuna traccia del mio solito color rosa candido. Andai a sdraiarmi sul letto e rimasi in contemplazione del soffitto per altre innumerevoli ore. Non toccai cibo. Quando Ale tornò mi trovò ancora così.
«Georgia, per l’amore del cielo che cazzo stai facendo?»
«Era lui Ale. Era Adam»
«Cosa stai dicendo?»
«È venuto qui prima»
«Cosa vuol dire? Cosa cazzo ti ha detto Ge?»
«Dice che gli dispiace, che è pentito»
«Non gli avrai mica creduto, vero?»
«Certo che no. Vorrei solo che soffrisse tanto quanto ho sofferto io»
«No Ge. No ti prego. Manderai tutto all’aria con Harry. Ora c’è lui per te, ti ama. Ti prego Ge, non fare stronzate!»
«Ho deciso»
«Perché? Non ha senso»
«Deve pagarla per quello che mi ha fatto – che ci ha fatto!»
«Sei pronta a rinunciare ad Harry quindi?»
«Non rinuncerò mai a lui»
«Devi scegliere, non puoi avere tutto ciò che vuoi, non questa volta»
«Non ne saprà niente, e appena mi sarò vendicata di Adam tornerà tutto come prima»
«No, no… Io non ti starò a vedere mentre distruggi tutto quello che hai»
«Non ce n’è bisogno», mi alzai dal letto e mi rivestii, «Se passa di nuovo mandalo a casa mia e di Harry. Non ti mettere in mezzo per alcun motivo. Ciao Alexandra»
«Sei un’idiota Georgia Leheman!»
«Ti voglio bene»
Presi la mia borsa e uscii da quella casa.
Dovevo vendicarmi. Era ciò che sapevo fare meglio, avevo tanto aspettato in segreto sperando che questo momento arrivasse. Avevo smesso di giocare, ora si faceva sul serio.









*Writer's corner*
Ed ecco il tredicesimo capitolo. Ancora due capitoli e la storia sarà finita...
Vi chiedo per favore di lasciare una recensione.
Un bacio, Alissya

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Capitolo 14
*** Chapter fourteen ***




The weight of revenge










«Oh, sei tu!» esclamai quando aprendo la porta mi trovai di fronte Adam.
«Sono passato dall’appartamento che hai con Ale ma mi ha detto che tu in realtà vivi qui con il tuo nuovo ragazzo da qualche mese ormai»
«Sì»
«Posso entrare?»
«Vieni, accomodati in sala, vuoi qualcosa da bere?»
«Non grazie» annui e mi sedetti vicino a lui sul divano.
«Oggi sembri più calma»
«Mi hai preso un po’ alla sprovvista l’altra volta, non mi aspettavo saresti mai tornato, ma soprattutto non avrei mai pensato di poter ancora provare dei sentimenti così forti per te, non dopo quello che mi hai fatto.»
«Vuoi dire che mi ami ancora?»
«Non ti so dire se è proprio amore quello che provo per te, di sicuro non è odio.»
«Gege… io so di aver sbagliato tutto con te, ma ti prego… mi manchi e io ho bisogno di te.»
«Anche tu mi sei mancato Adam… ma non so se sono pronta a passarci sopra. In fondo con Harry ho una nuova vita, sono felice. Sì, tu mi manchi sempre e mi sento uno schifo quando certe volte baciando Harry spero che ci sia tu al suo posto o quando gli dico di amarlo come non ho mai amato nessuno sapendo che in realtà quel ruolo è sempre spettato solo a te, ma… mi hai ferito»
«Lo so, ti chiedo scusa davvero. Non ti chiedo di lasciarlo su due piedi, ma dammi la possibilità di farti capire quanto io ti ami»
Non gli lasciai tempo di aggiungere altro perché lo baciai. Tutto ciò che provai in quel momento fu schifo, ribrezzo verso una persona così assolutamente sbagliata, ma così assolutamente giusta in un mondo che andava al contrario.
«Sei sempre stato tu»
«Non ho mai amato nessuno dopo te. Tu sei sempre stata l’unica per me. Giuro»
«Ti amo ancora come cinque anni fa, ti amo ancora come ti amerò anche domani e fra dieci anni. Tu sei la mia persona»
«Incredibile, non ti sei dimenticata»
«Mai.
«Sono tuo, lo sono sempre stato e sempre lo sarò»
Vacillai quando nei suoi occhi lessi la più consapevole verità. Nonostante le bugie e i soprusi sapevo ancora leggere i suoi occhi e mai come allora erano stati sinceri. Non lasciai però che questo potesse permettermi di farmi innamorare di nuovo di lui. Harry era l’unica cosa che contava per me. Era la persona migliore che conoscessi e non lo avrei perso per un coglione di tali dimensioni.
Non me ne accorsi nemmeno, fu un attimo e mi ritrovai sdraiata sul divano sotto Adam che mi baciava tutto il collo.
 
 
«Cosa gli hai detto per giustificare la tua partenza?» mi chiese Ale in aeroporto.
«Gli ho detto che vado a trovare mio fratello»
«Che bugiarda sei!»
«Non è una bugia, è una mezza verità! andiamo davvero a trovare mio fratello»
«Come se fosse veramente quello il motivo per cui tu stai andando a New York»
«Ma non rompere Ale!»
«Come fai a parlargli e a dirgli ti amo sapendo che nel frattempo stai con un altro?»
«Ale... non è che sto con un altro... mi sto solo vendicando! io amo davvero Harry-»
«Non abbastanza visto che senti comunque il bisogno di vendicarti»
«Sono cinque anni che aspetto di potermi vendicare!»
«Avresti dovuto lasciar perdere!»
«Non sono te»
Nessuna delle due fiatò più fino a New York, io incazzata come una biscia perchè la mia migliore amica non mi capiva e lei perchè non le davo mai ascolto. Quando arrivammo andammo a prendere i bagagli e poi ci dirigemmo verso l'uscita. L'aeroporto era molto tranquillo, segno che i nostri ragazzi non erano venuti a prenderci. Non so dire se ne fossi sollevata o no. Camminammo una a fianco dell'altra mantenendo il silenzio e a dieci metri dall'uscita qualcuno mi tappò gli occhi.
«Ale non sei divertente»
«Cosa? Ge perchè cazzo mi stai tappando gli occhi?!»
«Veramente tu li stai tappando a me»
«No...»
«Ma allora...» non dovetti nemmeno perdere tempo a capire chi fosse perchè proprio mentre mi ponevo la questione avvertii un bacio umido sul collo e dei riccioli mi solleticarono la guancia destra. «Ciao amore» sussurrai al settimo cielo.
«Ciao piccola mia» mi liberò dalla sua presa solo per voltarmi dalla sua parte e stringermi in un abbraccio. Ci baciammo dolcemente felici di poter riassaporare le labbra l'uno dell'altro «Mi sei mancata»
«Anche tu ricciolo» vidi Ale guardarmi con disprezzo ma me ne fregai altamente. Al contrario mi strinsi più forte ad Harry e inspirai il suo profumo.
«Riccio ti dispiacerebbe prestarmi un attimo la mia migliore amica?»
«Zay-Zay» esclamai lanciandomi tra le braccia del moro «Ciao ciuffolo, come stai?»
«Bene, tu Geo?»
«Bene pakistan»
«Ora è il mio turno, lasciala Malik!»
«Ciao Lou-Lou»
«Come butta sorella?»
«Bene fratello, a te?»
«Tutto bene sistah!»
«Voi siete fuori!» esclamò Niall interrompendo il teatrino improvvisato dall’eterno Peter Pan e me.
«Zitto biondo e torna a sbaciucchiarti con la mia amica senza avermi nemmeno ancora salutata!»
«Posso abbracciarti io anche da parte sua» propose Liam
«Ooow Leeyum! Puoi avere tutti gli abbracci che vuoi!» risposi abbracciandolo «Come va daddy?»
«Bene, tu figliola?»
«Molto meglio ora»
«Liam... sappi che sto per staccarti le braccia tra tre, due...»
«Capito!» disse staccandosi dal mio abbraccio.
«Ehi!» protestai «Torna subito qui papino! Non ascoltare il fidanzatino geloso... che poi non dovrebbe essere il contrario? Di solito è il padre che è geloso del ragazzo della figlia»
«Non fare la moralista proprio adesso Ge!» si intromise nuovamente l’irlandese.
«Tu non hai il diritto di parlarmi finchè non mi saluti come si deve!»
«Subito capo!» finalmente si staccò da Ale e venne ad abbracciarmi «Cazzo Ge quanto sei dimagrita?!»
«Non sono dimagrita...» sussurrai sotto lo sguardo accusatore di Ale e quello preoccupato di tutti gli altri.
«Geor-»
«Non sono dimagrita cazzo, ok?! Ok! Bene e ora che ci siamo chiariti andiamo prima che questo aeroporto si trasformi in un covo di directioners impazzite»
I ragazzi mi seguirono acconsentendo non convinti e insieme ci dirigemmo verso la loro macchinona. Appena arrivate in hotel andammo nella loro suite e ci spaparanzammo sul divano ordinando stronzate da mangiare mentre guardavamo una notte da leoni. Io e Harry non guardammo molto in realtà, così come Niall e Ale, perciò dopo un'oretta ci ritirammo nella sua stanza e continuammo a fare quello che stavamo facendo in privato.
«Nello Ha ragione, sei dimagrita» disse lasciandomi baci sul ventre più piatto di prima.
«Sta' zitto e baciami» gli ordinai interrompendo un possibile litigio. Lui alzò gli occhi al cielo sorridendo amaramente, ma fece quello che gli avevo detto, probabilmente perchè neanche a lui andava molto di litigare quel giorno. Erano due mesi che non ci vedevamo e saremmo rimaste a New York solo una settimana. Dovevamo approfittarne.
«Ti amo» mi sussurrò all'orecchio quando, dopo aver fatto l'amore, ci addormentammo con i corpi intrecciati.
«Ti amo anche io Hazza» sentii le sue labbra aprirsi in un sorriso al quale risposi prima di abbandonarmi a Morfeo.
 
«Buongiorno popolo!» esclamai il mattino dopo facendo il mio ingresso trionfale nella zona comune della suite.
«Porca vacca! Georgia... Per te la maglietta è sempre un optional?»
«Oh cazzo Malik sei un rompicoglioni! Fa caldo qui a New York e siamo all'8 di aprile, quindi non scartavetrarmi le ovaie, grazie»
«Come sei scurrile!»
«E tu come sei cagacazzo!»
«Buongiorno bocca di rosa»
«Buongiorno fake blonde»
«Non la smetterai mai di rinfacciarmelo, vero?»
«Uhm... Già!» risposi sorridente.
«Andata bene la notte di fuoco con Harry, G, che sei così allegra stamattina?»
«Absolutely!»
«Ragazzi... io ho paura»
«Chi ha paura?» chiese Louis entrando in stanza «Oh ma Ge per favore mettiti qualcosa addosso!»
«Ma Simon vi ha messi insieme apposta perchè siete uno più spacca palle dell'altro? Non avete mai visto una ragazza in reggiseno e pantaloncini?»
«Sì, ma sei la ragazza del mio migliore amico e io sono fidanzato, non dovrei fare pensieri impuri su di te!»
«Maschi» borbottai a mezza voce andando in cucina a prepararmi una tazza di bollente caffè nero. Sentii la porta chiudersi e mi voltai per vedere chi fosse «Ciao Nello bello, che c'è?» chiesi notando il suo cipiglio.
«Geo... So che non vuoi che io te lo chieda, ma sei mia amica e non posso fare a meno di notare che tra te e Ale non scorre buon sangue al momento e che tu sei davvero dima-»
«Non dirlo»
«Invece sì! Merda quanto mi fai incazzare! Sono due mesi che non ci vediamo e ti ritrovo in condizioni pessime!»
«Non esagerare... Avrò perso uno o due chili!»
«Uno o due chili?! Mi prendi per coglione? Ale ne ha persi uno o due, tu ne hai persi almeno cinque o sei cazzo!»
«Stai calmo Nialler...»
«No che non sto calmo. Non so cosa tu abbia che non va e non te lo chiedo neanche perchè non credo di volerlo sapere conoscendoti, ma... Qualunque cosa sia so che devi lasciar stare perchè non sta facendo bene nè a te nè a chi ti sta intorno e ti ama. Scommetto che Harry ha taciuto perchè non vuole litigare con te»
«Già e dovresti farlo anche tu! Fatti i cazzi tuoi Horan!» ringhiai avviandomi alla porta. Mi prese per il braccio e mi fece scontrare contro il suo petto. Con dolcezza mi strinse in un abbraccio «Che cazzo fai Horan?!»
«Ti abbraccio Ge, non si era capito?»
«Non stavi incazzato con me fino a due secondi fa? Sei bipolare da quando, scusa?»
«Non sono bipolare cretina, solo che ho capito che non dovevo attaccarti così senza sapere che cosa sta dietro a questo tuo atteggiamento. Sono solo preoccupato per te e Ale, ok?»
«Preoccupati solo per lei allora, perchè io sto più che bene...»
«Geo...»
«Sento solo la sua mancanza Nello, niente di più! Io non posso decidere, visto che lui è qui, di andare a trovare la mia famiglia nei weekend come Ale, perchè mia madre non c'è più. Mi sento solo un po'... Fuori posto ecco. Avrei solo bisogno di qualcuno che fosse sempre con me. E io non ne avevo più bisogno! Prima di conoscervi io sopravvivevo benissimo avendo solo Ale al mio fianco e odiando tutti. Andavo a trovare mamma una volta ogni tanto e una volta al mese vedevo Dean. Mi manca la mia routine. Ora Dean non lo vedo più, mamma è morta e l'amore di Ale non mi basta più, perchè per respirare ho bisogno di Harry. Però sto bene, mancano ancora solo 4 mesi infondo, no?»
«Solo quattro mesi, sì... Geo-»
«Lo so, se ho bisogno tu ci sei e Ale anche. Grazie Nello, ma l'unica cosa di cui ho bisogno adesso è di andare a trovare mio fratello e la mia bellissima nipotina! E di farmi una doccia visto che per colpa di Harry puzzo di sudore!»
«Notte a target rosso Ge?»
«Vuoi forse farmi credere che per te e Ale non sia stato lo stesso?» diventò tutto rosso e io risi sguaiatamente «Come siete mansueti!» esclamai ridendo sempre di più mentre uscivo dalla cucina.
«Perchè ridi Ge?»
«Perchè Nialler e Ale non scopano!»
«Non ho detto che non scopiamo Geo!»
«Ma sei diventato tutto rosso come un verginello Nello!»
«Non è colpa mia se tu e Harry siete un caso disperato!»
«Caso disperato? Tesoro ma se a te e alla mia best servono lezioni su come scopare allegramente come conigli in calore basta dirlo che io e il ricciolo saremmo lieti di darvi qualche ripetizione in materia!»
«Georgia perch-» chiese Harry entrando il sala ma interrompendosi non appena mi vide girare mezza nuda. Per la suite.
«Chiudi la bocca che ti entrano le mosche»
«E poi voi siete quelli che scopano allegramente come conigli?! Sembra che non ti abbia mai vista nuda»
«No, è che poverino il criceto che ha nel cervello smette di far girare la ruota appena vede un principio di tette e culo!»
«Secondo me la stupra qui davanti ai nostri occhi»
«Ecco Niall prendi posto così almeno impari come si fa a scopare!»
«Uuh guarda guarda come sta diventando rosso! Altro che stuprarla, ora la ammazza perchè è geloso della sua ragazza e noi siamo a rischio trucidamento perchè abbiamo osato apprezzare la vista» io scoppiai a ridere mentre Harry si girò con guardo assassino verso il suo Boo. Appena Lou percepì lo sguardo del riccio addosso iniziò a correre cercando rifugio in camera sua, mentre Harry lo rincorse bestemmiandogli dietro.
«La prossima volta che guardi il culo della mia ragazza ti faccio saltare i denti Louis!»
Io e i ragazzi eravamo ormai piegati in due dalle risate guardando la scena. Quando Louis riuscì finalmente a chiudersi in camera Harry tornò in sala lanciando sguardi fuoco ai ragazzi che improvvisamente trovarono il pavimento molto interessante, poi con due falcate venne verso di me, mi caricò in spalla a mo' di sacco di patate e mi portò in camera.
«Harry, Harry lasciami subito!» urlai io ridendo.
«No»
«In realtà Ge ti ha preso così solo per avere il tuo magnifico culo in faccia!»
«Malik sei un uomo morto!»
«Tranquillo Zay-Zay che anche io da qui non ho una brutta visuale» risposi mordendo il sedere di Harry.
«Ahi! Ma sei impazzita Ge?»
«Scusa, è il tuo culo che mi pregava di morderlo» dissi lasciandogli un bacio alla base della schiena.
«Tu devi smetterla di andare in giro semi nuda»
«Ma fa caldo»
«Ma che cazzo di temperatura corporea hai tu Ge?»
«Dai, dimmi che anche tu non hai caldo!»
«Sì, ma non così tanto da andare in giro in intimo!»
«Fino a prova contrario ho su dei pantaloncini!»
«Amore... non coprono nemmeno il culo quei cosi»
«Come la fai tragica!»
«Sei solo mia»
Mi morse il labbro inferiore e mi attirò a sè. Ci baciammo per un periodo di tempo che mi parve infinito. Quando le nostre bocche si separarono, tuttavia, il tempo del bacio non mi sembrò sufficiente e mi rituffai subito su quelle morbide labbra. Mi sentivo in colpa. Ero uno schifo di persona. Ale aveva ragione. Se io amavo veramente Harry della vendetta su Adam me ne sarei fregata. Eppure non riuscivo a evitare di portare a termine il mio piano. Ero anche consapevole, però, di non poter fare a meno di Harry. Era la mia droga, il mio ossigeno, il mio sole. Quando ci baciavamo non sentivo le farfalle nello stomaco, una mandria di buoi impazziti o che so io... Sentivo, ancora come la prima volta, solo un senso di pace, ti torpore. Come se tutto il male che avevo ricevuto non fosse mai esistito. In quei momenti ero eterno. Aveva ragione Ale quando diceva che stavo rischiando di mandare tutto a monte con lui solo per una stupida vendetta. Ma quello era il mio mondo. La vendetta era tutto ciò che sarebbe servito per riscattarmi.
 
«Ciao Sarah!» esclamai correndo incontro alla mia nipotina che mi si gettò tra le braccia.
«Ciao tia! Come tai?»
«Bene, tu principessa?»
«Bene! Sai che papà mi potta al cinema dopo?»
«Davvero? E cosa vai a vedere con il tuo papà?»
«Andiamo a vedele... Papiiii» chiese lanciandosi per terra e correndo tra le braccia di Alec he la prese al volo facendole fare un giro in aria «Papi cosa andiamo a vedele al cinema?»
«Andiamo a vedere Rio 2»
«Oh ma che bello Sarah! Sei felice?»
«Tììììì» rispose battendo le manine tutta contenta.
«E la mamma Sarah»?
«La mamma è dalla nonna pecchè non ta bene»
«Claude è caduta dalle scale» disse Alec guardandomi preoccupato. La madre di Annabeth era una donna molto sportiva. Nonostante avesse cinquant'anni era ancora in ottima forma e non mostrava alcun segno della vecchiaia «Dicono che ha solo avuto un calo di pressione» io annuii poco convinta. Poi lo sguardo di Alec si posò dietro di me «Ciao Harry»
«Ciao Alec, come stai?»
«Bene, grazie, tu?»
«Bene»
«Finalmente ci vediamo in una situazione più... normale» disse riferendosi al fatto che si erano incontrati in ospedale quando Alec, saputo di mia mamma, si era precipitato da me con Annabeth e Sarah. Harry annuì e mi guardò accigliato. Mimai un "sto bene" con le labbra e riportai la mia attenzione su mio fratello.
«Allora brò, come sta tuo padre?»
«Nostro padre sta bene» rispose sottolineando nostro «Mi chiede spesso di te da quando è morta Amanda. Ha paura che tu possa cadere in depressione, sa quanto tu le fossi attaccata»
«Mi sembra ovvio visto che mio padre l'ho conosciuto solo a dieci anni e ho vissuto tutta la vita con la consapevolezza di essere figlia di un rapporto occasionale.»
«Geor-»
«Lo so, lo so... è colpa mia perchè non gli ho mai dato la possibilità di riparare al suo errore, le seconde possibilità si danno a tutti, ecc ecc... Non mi interessa Alec e lo sai! Mio padre è Dean e lui sta bene, è in gran forma e mi telefona una volta al giorno per sapere come sto. La noti la differenza?» chiesi con tono di sfida «E poi io le seconde possibilità non le do a nessuno» sentii Harry stringere più forte la mia mano e mi voltai a guardarlo sorridendogli consapevole che lui fosse l'unica eccezione a quella mia regola. A lui una seconda possibilità in fondo l'avevo data.
Passammo tutta la mattinata in giro per New York con Alec e Sarah. Harry le comprò anche una bambola nuova sotto lo sguardo contrariato mio e di Alec.
«Non dovresti spendere soldi così solo perchè li hai» lo rimproverai io.
«Me la vizi» aggiunse Alec.
«Ehi! Io non ho nipoti, quindi vizio la tua Ge, è quello che fanno gli zii! E poi i soldi sono fatti apposta per essere spesi e non credo che diventerò povero per aver comprato una bambola a questa meraviglia» ribattè lui mentre Sarah si accoccolò tra le sue braccia tutta felice del suo nuovo giocattolo.
«Sappi solo che ora la prossima volta che ti vedrà vorrà un altro gioco»
«E lo zio Harry te ne comprerà un altro, vero dolcezza?»
«Tìì!» rispose lei facendo la linguaccia a me e a suo padre.
«Stai fresco Alec che tua figlia già civetta con i maschi. We bella guarda che Harry è della zia!»
«No!»
«Come no?»
«No! Tio Hally velo che vuoi sposammi?»
«Certo piccola!»
«E tu sei il mio plincipe azzurro?»
«Se tu lo vuoi sì»
«Vedi Tia Ge?»
«Ti tolgo il sesso Harry» dissi beffandolo.
«Scusami piccolina, ma tua zia si vendica se no. Lo sai che ti amo Ge!»
«Sei un enorme paraculo Harry, ma ti amo anche io!»
«Tutti mi amano»
«Il sesso te lo tolgo lo stesso però!»
«Ma come?»
«Le hai comunque detto di essere il suo principe azzurro, a me non l'hai mai detto!»
«Se te lo avessi detto probabilmente mi avresti cacciato due dita negli occhi»
«No... Piuttosto ti saresti trovato con un piranhia nelle mutande» lui rabbrividì solo al pensiero, poi mi si avvicinò e mi baciò dolcemente tenendo sempre Sarah in braccio che appena notò cosa stavamo facendo ci separò.
«Non baciale la mia tia blutto! Solo io e papà possiamo bacialla!» io scoppiai a ridere guardando la faccia di Harry e presi in braccio la piccola facendole fare l'aeroplano «Posso andae a pacchetto a giocae?» chiese poi notando lo scivolo.
«Sì, stai attenta però» le rispose Alec.
Noi ci sistemammo su una panchina a chiacchierare. Poi Sarah richiese un po' di attenzione e Harry sapendo che avevo bisogno di stare un po' con mio fratello andò a giocare con la piccola lasciandoci un po' di tempo per noi.
«Come stai Ge? Sei dimagrita molto dall'ultima volta che ci siamo visti»
«Me lo dite tutti, anche i ragazzi me lo hanno detto ieri, ma a me non sembra di essere dimagrita così tanto»
«Invece sì, credimi... Cosa c'è che non va?»
«Niente» sospirai guardando Harry e Sarah correre felici. Era incredibile come Harry si trasformasse stando con i bambini. Non era la prima occasione in cui potevo vederlo così, ma mi faceva sempre uno strano effetto.
«Ti manca?»
«Mamma?»
«Anche, ma mi riferivo ad Harry. Vedo come lo guardi.»
«Mi piace pensare che lo guardo come mia madre guardava Dean. Oh dovevi vedere il suo sguardo! Se c'era Dean nei paraggi mamma si illuminava tutta. Potevi capire il suo stato d'animo anche standole a 10 metri di distanza!»
«Credimi se ti dico che tu ed Harry non siete da meno» sorrisi al pensiero di me ed Harry nei panni di mamma e Dean seduti in veranda mentre io, Ale e Adam giochiamo nella neve a dieci anni. E mi ci vedo: io e Harry seduti sul dondolo in giardino a guardare i nostri figli giocare, e poi ancora io e Harry in giardino, sempre sullo stesso dondolo, ormai usurato dal tempo che parliamo con i nostri figli mentre sono i nostri nipoti a giocare. Poi torno alla realtà, quella in cui io e Harry non siamo destinati a stare insieme ancora per molto. E non perchè non siamo fatti l'uno per l'altra, ma solo perchè io mi sono giocata tutto. E in quel momento il peso di quella vendetta mi pesa sulle spalle come un macigno perchè so che per me e Harry non ci sarà possibilità di riscatto.









*Writer's corner*
Penultimo capitolo: pubblicato!
Avevo parlato di un sequel, che in realtà ho già scritto ma che non pubblicherò perchè ho visto che la storia non è molto seguita.
Perciò un bacione a tutte e ci vediamo con l'epilogo.
Alissya

 

 

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Capitolo 15
*** Epilogue ***




I will survive










 Mi passai una mano tra i capelli sbuffando stressata dall'ennesimo litigio con Harry.
«No Harry, ti giuro che non significano niente le foto sul giornale, ero solo in giro per la città con un mio amico»
«Oh, e tutti i tuoi amici ti possono prendere per mano?»
«Non fare l’idiota, non mi ha mica messa incinta!»
«Non voglio perderti»
«Non succederà Harry, ti amo»
«Ti sento così distante ultimamente»
«Ancora un mese e ci rivedremo»
«In questo ultimo periodo aspettarti è diventato ancora più angosciante. Neanche nei 6 mesi precedenti mi sono sentito così. Certo, ci siamo visti un paio di volte, ma…»
«È solo la consapevolezza che tra un mese potremo rivederci tutti i giorni e dormire di nuovo insieme a farti parlare amore. Vedrai che volerà il tempo e io sarò proprio in aeroporto ad aspettarti quando tornerai»
«Ti amo Geo»
«Ti amo anche io Harry. Ora devi andare su, salutami gli altri, a presto amore»
Non gli lascia il tempo di rispondere perché avevo già attaccato il telefono. Erano già passati sei mesi da quando era partito per il tour e per tutto quel tempo non avevo fatto altro che mentirgli. Mi sentivo sempre tremendamente in colpa. E sola.
«Amore, sono tornato!»
«Sono in camera Adam!»
Il moro mi baciò il collo e mi girò verso di sé.
«Tutto bene? Ti vedo agitata»
«No, sto bene, com’è andato il colloquio?»
«Mi hanno preso!»
«Davvero? Oh, lo sapevo, te lo avevo detto io che ti avrebbero preso!»
Mi finsi entusiasta e poco dopo finimmo di nuovo sotto le coperte.
Ormai anche mentire con Adam era diventato difficile. Mi opprimeva lo stomaco sapere che Harry era dall’altra parte del mondo soffrendo per la mia mancanza quando io mi scopavo il mio ex proprio nel nostro letto, nella nostra camera. Ma ormai era diventato troppo importante per me far soffrire Adam fino all’ultimo. Avevo deciso che lo avrei lasciato proprio la mattina in cui Harry sarebbe tornato, lasciandogli il mio ormai affezionatissimo post-it giallo sul comodino del suo appartamentino in periferia. Ero così fiera del mio piano e allo stesso tempo così preoccupata per la reazione che avrebbe potuto avere Harry se mai lo avesse scoperto. Ma era troppo tardi. Ci ero troppo dentro. Lo ero sempre stata.
 
 
«Ti va se usciamo a cena stasera?» chiesi ad Adam quella sera.
«Certo amore, stavo proprio per proportelo io»
«Allora vado a cambiarmi»
«Mettiti un vestitino, così magari dopo facciamo anche un salto in discoteca, che ne dici?»
«Che mi conosci troppo bene e che ti amo»
«Anche io Gege»
Gli sorrisi e salii le scale per andarmi a preparare. Mi vestii il meglio possibile. Volevo che si rendesse conto di cosa aveva perso. Era passato anche quell’ultimo mese e il giorno dopo Harry sarebbe finalmente tornato a casa.
Uscimmo di casa dopo un paio d’ore e ci dirigemmo in un ristorantino carino in centro Londra. Decise di pagare tutto lui e glielo lasciai fare di buon grado mostrandomi però un po’ contrariata per mantenere la mia parte. Andammo poi in una discoteca molto In a pochi isolati da lì.
«Vuoi qualcosa da bere?» mi chiese cercando di sovrastare il rumore della musica.
«Sì, una vodka alla fragola»
«Vado a prendere i drink e torno subito, aspettami…»
«Al centro della pista!»
Lo interruppi prima che potesse finire e sparii dalla sua visuale immergendomi nella folla che popolava la pista da ballo. Passarono un paio di canzoni prima che Adam tornasse con i nostri bicchieri.
«Grazie amore» dissi dolcemente.
Senza lasciarmi tempo di capire cosa stava succedendo mi baciò avidamente e iniziammo a muoverci a tempo con la musica ballando l’uno attaccato al corpo dell’altro.
Uscimmo dal locale solo alle 3 di mattina e andammo nel suo appartamentino. Uscii da casa sua dopo una nottata di sesso. Erano le 6 del mattino e lui dormiva beato nel suo letto ancora ignaro della sorpresa che avrebbe trovato al suo risveglio.
 
 
«Ciao Ge»
«Ciao Ale, come stai?»
«Bene, tu?»
«Oh, bene bene grazie.»
«Sei pronta a rivederlo?»
«Certo. Sono mesi che non aspetto altro…»
«Già…»
«Dai Ale, smettila di tenermi il muso, sai benissimo perché l’ho fatto»
«Come se questo bastasse a scusarti»
Vedemmo le porte aprirsi e i ragazzi uscire. Corremmo verso di loro e mi lanciai tra le braccia del mio ricciolo.
«Dio quanto mi sei mancato!» aspirai a pieno il suo delizioso profumo.
«Tu non sai quanto sei mancata a me!»
Ci baciammo e dopo aver salutato tutti gli altri ci dirigemmo a casa nostra, con i ragazzi ci saremmo visti poi la sera per cenare tutti insieme a casa loro. Appena varcammo la soglia di casa lasciammo le sue valigie all’ingresso e ci spaparanzammo sul divano. Ci baciammo a lungo e parlammo. Mi raccontò del tour e mi mostrò alcune foto. Vigeva un’atmosfera così tranquilla e colma d’amore che non avrei saputo chiedere di meglio. Quello era il mio posto nel mondo.
Suonò il campanello e fui io ad alzarmi per andare ad aprire visto che Harry qualche minuto prima era salito a farsi una doccia.
«Cosa ci fai tu qui?»
«Tu non mi lasci così, hai capito bambolina?»
«Senti Adam… Ti ho davvero amato in passato, ma tutto ciò che ho provato per te è svanito cinque anni fa!»
«Ma allora… perché? No, non è vero, questi sei mesi…»
«Ti ho preso solo in giro, è così assurdo che tu non lo abbia capito! Non ti amo, io amo Harry, io amo solo e soltanto lui! Volevo che anche tu ti sentissi come mi sono sentita io per colpa tua, ma è tutto finito ora, non mi interessi più. Ciao Adam»
«Come… no tu stai scherzando…»
«No. Mai stata più seria»
«Sei… sei una stronza!»
«Mi ci hai resa tu così!»
Gli sbattei la porta in faccia e lo guardai lanciare un sasso in strada mentre piangendo usciva dalla mia vita.
Raggiunsi Harry al piano di sopra e aspettai che finisse la doccia sdraiandomi sul nostro letto. Sentii un tonfo e un singhiozzo perciò schizzai su e spalancai la porta del bagno, sapendo che l’avrei trovata aperta come sempre.
«H-harry… cosa ci fai lì per terra?»
«T-tu… tu!» urlò alzandosi dal pavimento ed avvicinandosi a me con aria minacciosa.
«Cos’è successo amore?»
«Non osare chiamarmi amore! Sei una troia! Mi manchi, ti amo, sei l’unico… l’unico eh? E questo chi è? Vai a fanculo Georgia. Tu non sei niente! Non vali niente! Sei solo una stupida bambina viziata che pensa di poter far soffrire le persone così a cazzo. Devi crescere!»
«Ha-harry… posso s-spiegarti tutto…»
«Cosa mi devi spiegare, eh?»
«Lui è Adam, il mio ex… volevo fargliela pagare per quello che mi aveva fatto, volevo che soffrisse come avevo sofferto io. Ma ti giuro che questi mesi con lui non hanno significato niente per me, era solo… dovevo solo vendicarmi. Non lo amo, non lo amo più!»
«Mesi?! Mesi Georgia? Mi hai preso per il culo per tutti questi mesi?!» premette le mani sulle tempie e sussurrò con lo sguardo rivolto verso terra «Vattene!»
«No Harry, ti prego, io ho bisogno di te, io ti amo! Ti prego non mandarmi via, non sono niente senza di te… io…»
«No, infatti. Tu non sei niente senza di me! Ma non è più un problema mio perché se tu mi avessi realmente amato non avresti di sicuro avuto bisogno di vendicarti con quel coso. Tu non mi ami veramente e non amerai mai nessuno perché tu sei bloccata a cinque anni fa. Ma io sono stanco di aspettare! Sono quasi due anni che stiamo insieme e ho scoperto che sei di questi sono stati basati su tue bugie. Non mi hai nemmeno mai detto cosa lui ti abbia fatto. Io di te a quanto pare non so niente! Niente Georgia! Ma ora non importa più perché di te non potrei fidarmi neanche tra cent'anni! Ogni volta che io non ci sono tu ti scopi qualcun altro per vendetta. Io sono stanco di doverti stare dietro come ad una bambina. L’amore non ti basta, non ti è mai bastato!»
«Harry… per favore…»
«Vattene.»
«No, Harry, ascoltami…»
«Vattene ho detto!» gridò spintonandomi all’indietro e riempiendo lui stesso un borsone con alcuni miei vestiti e la foto di mia madre che tenevo sul comodino.
Lo guardavo muoversi convulsamente mentre sistemava quella maledetta valigia e piangevo come non avevo ancora mai pianto. Il mondo era definitivamente crollato sulle mie spalle e il peggio era che questa volta la colpa era stata mia. Mia e della mia irrefrenabile voglia di vedere le persone piegate sotto il mio controllo.
Mi sollevò bruscamente da terra e mi accompagnò fino alla porta aprendola e trascinandomi fuori. Lanciò il borsone ai miei piedi e sbatté la porta. Rimasi lì fuori per interi minuti fin che riuscii a trovare la forza di alzarmi da lì e correre. Corsi fino all’aeroporto e mi diressi alla biglietteria.
«Salve, come posso esserle utile?»
«Un biglietto per… per…» guardai il cartellone e decisi la destinazione «New York»
«Per quando…?»
«Il primo che c’è»
«Andata e ritorno?»
«No, solo andata»
La donna annuì e dopo cinque minuti mi diede il biglietto, la ringraziai e mi diressi all’imbarco. L’aereo sarebbe partito quaranta minuti dopo. Ricevetti un messaggio, così presi il telefono per controllare chi fosse:
 
Da: Adam
Te ne pentirai. Mi vendicherò Georgia, guardati le spalle. A.
 
 
Ero atterrata finalmente. Uscii dall’aeroporto di New York e inspirai a pieni polmoni l’aria americana. Sapevo che lì vicino c’era un parco e mi ci addentrai. Mi sistemai su una panchina e rimasi seduta lì per l’intera notte. Non dormii, non potevo. Piansi però. Piansi a lungo. I singhiozzi mi scuotevano sempre più forte pensando a cosa avevo appena perso. Pensai a mia madre, a Dean, a quanto sarebbero stati delusi se avessero saputo. Pensai a Adam, a come ancora una volta mi ero rovinata la vita per colpa sua. Pensai anche ad Ale che mi aveva avvertita che sarebbe finita male, che non c’era possibilità di riscatto dopo quello che avevo intenzione di fare. Pensai ai ragazzi che in poco tempo erano riusciti a cambiarmi la vita e a rendermi migliore. Infine pensai a lui. Piansi fiumi di lacrime pensando a quanto quel ragazzo mi fosse entrato dentro. Mi aveva aiutata a vedermi realmente per quella che ero, aveva tirato fuori la parte migliore di me. L’aveva detto lui: sei fatta di mille bellissime sfaccettature tutte da scoprire. E io l’avevo lasciato scappare perché la verità era che in realtà era lui il diamante dalle mille bellissime sfaccettature.
Quando tornò la mattina mi alzai da quella stramaledetta panchina e iniziai a camminare verso casa di Alec.
«Chi è?»
«Sono Geo»
«Oh sorellina!» esclamò lui venendomi ad aprire e stringendomi tra le sue forti braccia. Poi mi guardò meglio «Perché piangi?»
«Ho mandato tutto a puttane, ho perso la migliore parte di me»
«Harry ti ha lasciato?»
«Sì»
«Si sistemerà tutto, vi amate troppo perché le cose non si aggiustino»
«No Alec. L’ho perso»
Piansi sulla spalla di mio fratello che non poté fare altro che abbracciarmi e baciarmi i capelli.
«Cosa hai intenzione di fare?» mi chiese dopo molto tempo.
«Sopravvivere».
 
 
 
~ The end ~







 
*Writer's corner*
E' finita! E' officialmente finita. So che purtroppo non è stata seguita molto questa storia, ma io ci sono molto affezionata e mi spezza l'idea di dover abbandonare Georgia. Spero che chi l'ha letta abbia apprezzato i miei personaggi e il mio modo di scrivere.
Un bacione a tutte, Alissya

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