Noe Skjult

di abhainnjees
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Summer:I ***
Capitolo 2: *** Summer:II ***
Capitolo 3: *** Summer:III ***
Capitolo 4: *** Summer:IV ***
Capitolo 5: *** Summer:V ***
Capitolo 6: *** Summer:VI ***
Capitolo 7: *** Fall:I ***
Capitolo 8: *** Fall:II ***
Capitolo 9: *** Fall:III ***
Capitolo 10: *** Fall:IV ***
Capitolo 11: *** Fall:V ***
Capitolo 12: *** Fall:VI ***



Capitolo 1
*** Summer:I ***


Avete presente Requiem for a Dream? Ecco, non c'entra niente con la trama, ma dal caro buon vecchio Aronofsky ho applicato l'idea della suddivisione in stagioni della mia storia. Infatti la storia è divisa in Summer, ovvero la felicità dei nostri personaggi; Fall,gioco di parole che ha come significato l'autunno o "la caduta"; Winter, dove tutto si congela e si incupisce. Nella pellicola, però, manca volutamente la primavera (Sprint) segno che i personaggi non riescono a rinascere dall'inverno. Ma, forse in questa storia le cose potrebbero andare diversamente




Crescere sognando di diventare un eroe è impossibile, se sei Dorothy Baum.
Non se vivi con tuo padre almeno.
Perché anche solo il concetto di eroe infrange un centinaio di regole, che stanno silenziose sopra la teste di tutti, lì nel bunker. Si reggono al muro e ti guardano tramite gli occhi minuziosamente dipinti di tutti quelli sfigati che da anni –forse secoli- vivono in quel modo, fanno quel lavoro, camminano tra quelle stanze, aprono gli stessi libri, dormono negli stessi letti, sognano gli stessi sogni, sempre, all'infinito.

Ma Dorothy no è un uomo, e per quanto non capisca cosa la renda così incapace agli occhi di quelle regole, deve ringraziarle per non averla destinata a una vita che aveva già visto, di cui aveva già letto capitoli e capitoli, e che non le interessava affatto.
Lei voleva essere un eroe.


Josie invece, voleva sedere su una poltrona che non era destinata a lei.
Ma, come qualunque altra donna con un briciolo di intelligenza avrebbe fatto, invece di lamentarsi, ne approfittò. Invece di pretendere un formale rispetto, prendeva con la forza l’autorità che le serviva per fare tutto ciò che riteneva necessario per aiutare, a modo suo.


A chi assistette da esterno, non fu molto chiaro se quel loro primo incontro fu un confronto o un scontro.
Josie era seduta accanto ad Henry e gli stava dettando in un sussurro delle formule in qualche strana lingua, da un librone rilegato in pelle, talmente pesante che doveva stringarselo al seno e allo stesso tempo appoggiarlo sul tavolo per una questione di equilibrio, correggendolo a volte con un pacato - Più dritta quella zampetta altrimenti sembra una “g”- oppure – Mi raccomando a lasciare abbastanza spazio..- o – Lascia due righe questa volta, è meglio così-.
Mentre Dorothy fece, come sempre, un ingresso trionfale.
Spalancò la porta ed entrò trascinandosi dietro il cadavere di un vampiro di almeno trentanni più grande di lei – a quel’epoca tutti avevano almeno trentanni in più di lei- e sotto gli occhi increduli di tutti, tranne quelli addolorati del padre, se ne andò fiera in camera sua, proclamando
- E meglio che sappiate almeno che aspetto hanno le bestie di cui studiate.


I minuti seguenti furono caratterizzati da un sovraccaricarsi di voci impazienti
– Ma possiamo davvero studiare quella creatura? - - Potrebbe essere molto interessante… per la scienza.- -Sono così dispiaciuto della’accaduto. - -Eppure ha vissuto sempre con noi, da dove ha preso questi esempi?- -Cosa faremo?- - E’ il caso di espellerla?- - E dove andrebbe!- - Qualcuno si interessi anche a quella carcassa, non voglio si decomponga su quel tappeto, viene dalla Siria!-
-Potrei andare a parlarci io.-

Silenzio. Josie non parlava molto, ma quando lo faceva, si può dire che aveva il suo ascendente.
– Be sapete, poteri parlarle da donna a donna, ricordarle ciò che è giusto e ciò che invece… non lo è.- Ed indicò la carcassa sul tappeto siriano.
Chi poteva mai opporsi. Da donna a donna. Sicuramente nessuno di loro era qualificato per quel tipo di chiacchierata.


Josie bussò alla porta, che era curiosamente già aperta, entrò e si guardò curiosamente attorno. La stanza non era addobbata da alcun simbolo esoterico a lei sconosciuto; Dorothy non faceva parte di alcuna setta, il resto contava relativamente.
-Quindi, sei una cacciatrice?-
Dorothy stava lentamente accompagnando i lacci fuori dai binari, si spogliò piano, si tolse gli scarponi e le scomodissime braghe, e si mise a pancia in su sul letto, indossando solo la casacca e dei calzini.
-Già. L’unico danno è che sono sempre a pezzi.
-E’ difficile?
-Si, se sei circondata da idioti.
Josie non riuscì a capire se si stesse riferendo anche a lei, quindi esitò.
-E tu invece? Uomo delle lettere ha una traslazione al femminile? Donna di lettere? Cosa sei?
- Una balia, credo. Non sono abbastanza uomo per essere un Uomo di lettere, e sono troppo donna per non esserlo. Ricorda, la scienza è femmina. Ma anche la furbizia è femmina, ricordalo.
-Che vuoi dire?
-Voglio dire che per fare quello che vuoi devi essere furba. Non darlo a vedere. Fingere. Così tutti ti lasceranno in pace.
-E’ quello che fai tu, no? Fingere.
-Già.
-Già


Fingere, eh? Dorothy aveva appena deciso che quella era la nuova parola che odiava di più. Con questa storia di fingere era punto e da capo. Lei non voleva fingere, non voleva fingere che le piacessero le regole, o che le andasse bene l’abbigliamento scelto dalla confraternita o che volesse dedicare tutta la sua vita ad un’utile archiviazione di materiale. Lei cercava la libertà, e fingere non avrebbe fatto altro che limitare la sua libertà al mondo fuori quelle mura. Se doveva lottare per un pezzo la sua libertà, tanto valeva che fosse almeno completa. E al diavolo gli scocciatori. Letteralmente e non.
Ma Josie non era una scocciatrice, ne aveva dato quel consiglio con cattive intenzioni. Era apposto. Nulla le impediva di fidarsi di lei. Era una donna, e poteva parlare con lei da donna a donna , praticamente su tutto.


E così accadde. Si piacquero, e iniziarono a passare più tempo insieme. Dopo le cacce di Dorothy, quando era troppo stanca anche solo per abbassarsi le braghe da sola, Josie sgattaiolava della sua camera e l’aiutava a coricasi e poi si stendeva sul letto- lei sopra le coperte, mentre Dorothy giaceva sotto copriletto, coperte e lenzuola- e iniziava a chiederle della caccia, e poi, improvvisamente si ritrovavano a parlare di quel libro, di quel ragazzo o di quel fumetto – argomenti su cui non si notava la differenza d’età perché Josie era completamente ignorante su quello- .


Finché. Finché Josie e Henry furono mandati al Convento di San Bonaventura .
Josie era entusiasta di poter vivere per una volta qualcosa che assomigliava anche di poco ai racconti di Dorothy.
Ma dopo quel viaggio, Josie si dimenticò di controllare come stava Dorothy, si dimenticò di farle la colazione e di farsi leggere le storie a fumetti.
Dorothy poteva aspettare invano, ma lei non arrivava.
O almeno, non arrivava più non le stesse intenzioni do prima.
Si infilava nel suo letto, dopo quel viaggio, e l’accarezzava come Dorothy avrebbe voluto accarezzare Kety, la proprietaria di quel motel in cui pernottava tutte le volte che doveva dormire fuori città.
Non sapeva se allarmasi per le nuove attenzioni. Pensò che era solo passata ad un stadio differente.
Da mamma e figlia, ad amiche intime .
E Josie.
Bhè lei non c’era più.

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Capitolo 2
*** Summer:II ***


Dorothy poteva provare tutto l’odio del mondo nei confronti di quella confraternita di pazzi, come li chiamava lei, ma amava suo padre. Con quei baffoni, quel ghigno bonario che si spalancava sempre e solo sul lato destro del volto, quel suo modo tutto suo di partecipare alle conversazioni solo con la mimica, alzando e abbassando le sopracciglia comunicando allo stesso modo di quando parlava. Dorothy semplicemente non poteva odiarlo, e in cuoi suo sapeva che era diverso rispetto a tutti gli atri vecchi apatici che sedevano sulle rispettive poltrone da anni e anni a sfogliare libri. Fin da bambina immaginava che suo padre nascondesse un qualche magico segreto, e infatti mentre gli altri prendevano la penna solo par trascrivere, lui la usava per altro. Dopo averle dato il bacio della buona notte ed essersi assicurato che Dorothy avesse chiuso gli occhi, cacciava il suo taccuino e si sedeva ai piedi del letto, con la schiena appoggiata sul letto ,appunto, e con le ginocchia al petto, iniziava a scrivere fiumi di parole, non fermandosi mai, instancabilmente. Ce da dire che il dolce Frank non si arrabbiò mai davvero con Dorothy per la sua scelta ti vita. Anzi, ogni volte che tornava dalla caccia, faceva sempre una capatina nella sua stanza per esprimerle tutto il suo orgoglio. E Dorothy non era da meno, era orgogliosa del suo papà. Un papà che viaggiava. In luoghi in cui nessuno si era mai spinto.

Quando decisero di partire, entrambi, per il regno di Oz, Josie non sembrò curarsene- ma d'altronde Josie non si curava più di nulla- e fece solo qualche raccomandazione di routine. Così fu che padre e figlia lasciarono assieme, per la prima volta, il bunker per un viaggio di ricerca e documentazione fotografica.

Tutto era nuovo nella terra di Oz, nessun fantasma, vampiro, mutaforma o demone a cui dare la caccia; solo una nuova sensazione di evasione e libertà che si faceva largo in Dorothy e le faceva sentire come se dei puntaspilli la colpissero sotto i palmi della mano ogni volta che scopriva qualcosa si nuovo. Forse la verità stava nel mezzo, forze avrebbe imparato ad apprezzare la bellezza della quiete, e avrebbe fatto scoprire al padre la sua passione per l’avventura. Ma, aimè, i viaggi sono sempre meno lunghi del previsto, e devono terminare proprio sul più bello. Così i Baum come arrivarono così si prepararono a partire, Frank aveva già spedito tutti le lettere di ringraziamento alle varie autorità delle diverse regioni, mentre Dorothy aveva nascosto un paio di occhialoni verdi rubati al guardiano della città nella borsa dell’intimo. La carovana che li portava al confine era guidata da due Mastichini direttamente dalla lontana regione dell’Est. Dorothy si addormentò dopo pochi minuti dalla partenza. Sogno il colore rosso. E chissà perché, ma le dava una sensazione di casa. Sembrava come se quelle piccole fiammelle potessero sfiorarle il volto senza ferirla minimamente. Ma, come facevano ad essere fiammelle se erano… aulenti? Sforzò i suoi occhi, o meglio la sua mente, di mettere a fuoco ciò che le stava accarezzando il viso; capelli. Capelli così rossi da sembrare fuoco. Quel fuoco che ti aspetta in casa se fuori fa un freddo cane. Josie! Troppi imput tutti insieme; le sue mani sui fianchi, la sua lingua sulla bocca, i suoi seni che premevano sul ventre, “Noe Skyult” queste strane parole che non provenivano dalla bocca di nessuna delle due, ma che risuonavano chiare e forti nella mente di Dorothy.

Ma fuori dal sogno, una terribile pioggia stava accompagnando il viaggio della famiglia Baum. Al confine con le terre di Oz, quando i Mastichini scaricarono con violenza i bagagli dei passeggeri e chiesero con urgenza che venisse sgombrato il calesse, Frank scosse delicatamente Dorothy nel tentativo di svegliarla. Ma quel sogno non le dava scampo, Josie non le permetteva di rompere quella bolla che la circondava, sottile ma illusoria. Intanto all’esterno quella pioggia battente si trasformò pian piano in acquazzone, tempesta, uragano. Il vento ululava sinistro e Dorothy veniva inondata da scosse di piacere intenso, lì nel suo sogno. Non aveva intensione di svegliarsi.

-Lei vada, o perderà l’atra carovana, dica loro di aspettare domani, poi verrete a riprendere Dorothy, non può attraversare il confine se non è cosciente. La porteremo in quella casa laggiù.
-Non lascerei mai mia figlia…
-Se volete tornare a casa e questa l’unica soluzione, se la carovana dall’atra parte se ne và, dovrete aspettare mesi prima che ve ne mandino un’altra. Sono tipi precisini quelli li, non amano perdere tempo .
Il signor Buam, sapeva che gli abitanti del regno confinante non erano di certo gli unici precisini che conoscesse. A bunker sarebbe scoppiato il panico se non sarebbe ritornato nei tempi prestabiliti. Quantomeno doveva avere la possibilità di scrivere loro del contrattempo che lo avrebbe trattenuto. E fu così che Frank fu costretto a lasciare il regno di Oz senza Dorothy, che veniva trasportata in una casa, ignara di tutto, mentre nella sua mente quel “Noe Skyult” era diventato quasi un motivetto ipnotico.

Dorothy è intrappolata. Il tornado era in realtà l’avanzata dell’armata della Strega dell’Est, che ordino ai suoi multiformi mostri di chiudere per sempre i cancelli con i regni confinanti. Era l’inizio – e la prematura fine- della Grande Guerra di Oz, alla quale Dorothy partecipò senza saperlo. O meglio il sogno finì quando Gilda la Buona mandò in contrattacco un nuovo e più potente tornado contro la sua rivale; e dato che ormai Abaddon doveva aiutare la sua comara con mezzi più potenti di un incantesimo del sonno da quattro soldi, permise a Dorothy di risvegliarsi. La fanciulla, che non sapeva nulla di tutto ciò, quando si svegliò cercò disperatamente il padre. Nella sua testa un solo pensiero “Papà aiutami, aiutami, dove sei? Papà?”
Sentì chiaramente quando il terreno sotto si sé si sollevo, entrò nell’occhio del ciclone e poi atterrò rumorosamente sul terreno, e fu allora che gridò : - Papà, aiuto, aiutami! Papà, papà,papà. Ma le uniche parole che le sembrò risuonassero nella stanzetta in cui si trovava erano “ Noe Skyult”.

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Capitolo 3
*** Summer:III ***


…E dopo un ultimo addio batté I tacchi tre volte, dicendo: “Portate me a la strega a casa, da Josie e papà! ”

Subito si ritrovò a vorticare nell’aria, così veloce che non riuscì a vedere o sentire altro che il vento che le fischiava nelle orecchie. Le scarpe d’argento fecero solo tre passi, e lei si fermò così di botto che rototò nell’erba aggrappata alla strega per parecchie volte prima di capire dove si trovasse. Era atterrata davanti al bunker, sopra quel prato che quei mentecatti si ostinavano così tanto a curare da farlo sembrare naturale. Dorothy si alzò e trascinò con se la strega, quando si accorse di essere scalza. Perché le scarpe le erano cadute in volo.

Lì, nel mondo reale è il 1935, Dorothy continuò a trascinate La Strega Maledetta di Oz verso il bunker; non si aspettava di rivedere il padre, magari seduto alla poltrona ad aspettarla, infatti venne accolta da Peter e James, due coglioni per quello che ricordava. Legò la strega e la portò dentro. I due uomini di Lettere cercarono inutilmente di aiutarla, sminuendo, se possibile, ancora di più l’idea che Dorothy si era fatta sugli uomini, specialmente quelli di Lettere. Ma la strega, riuscì a liberarsi e tentò di uccidere Dorothy impossessandosi di Peter. Però la ragazza ne sa una più del diavolo e intrappolò la strega in una bottiglietta dove imprigionò le loro anime.

Se c’è un motivo che spinge i cacciatori a fare quello che fanno, è sicuramente quello di proteggere gli altri. Vedi così tante persone morire che non ne sopporteresti un’altra, non per colpa tua. Ma Dorothy si imprigionò per disperazione. Lo fece per lo stesso motivo che la spinse a tagliare la lingua alla strega. Non le sopportava più. Non sopportava che la strega, quando la intrappolo nel suo castello,continuasse ad usare quelle parole :“Noe Skyult”, parole che le ritornavano in mente troppo spesso. Dorothy, in cuor suo sperava che una volta sbarazzatasi del proprio corpo, quel pensiero se ne sarebbe andato naturalmente.



2014
-Allora?
Abaddon era riapparsa. Come privilegio per aver servito Lucifero con fedeltà sin dai primi anni della sua campagna, lei come tutti gli altri cavaglieri aveva delle doti speciali. Doti angeliche. Erano dispendiose, ma utili. Per esempio era utile per allearsi con una antica e potente Strega di una lontana terra; i Buam erano brave persone per quello che ricordava Josie, ma Abaddon si accorse che non erano affatto furbi. Pubblicare un libro sulle avventure della tua figlioletta? Decisamente la scelta sbagliata. Abbadon aveva tante informazioni su cosa sarebbe successo che le sembrò quasi troppo semplice attuare il suo piano.

-Noe Skyult è iniziato.



Cacciatori, sempre pronti a uccidere prima di fare domande. O meglio, sempre pronti a rovesciare vasi senza aver letto l’etichetta. Ma grazie al cielo sulla sua strada Dorothy trovò lei, un’altra rossa, ma questa volta con più lentiggini e niente gonne, sarà che si è ritrovata nel ventunesimo secolo, ma Dorothy non si aspettava che una donna potesse sembrare così rude e così fragile allo stesso tempo. E già, perché nessuna strega, neppure se è maledetta e viene da Oz può tentare di far entrare le proprie legioni armate fino ai denti nel bunker dei Winchester se in giro c’è Charlie Bradbury. E c’è qualcosa di strano nel modo in cui a Charlie piace essere guardata, dopo la battaglia, che Dorothy quasi si sente spaesata. Quella ragazza le ricorda tutto quello che ha perso in questi anni, le ricorda Josie. Ma quello che le fa più paura adesso è il mondo là fuori, su cui non sa nulla. Se ci sono donne così tenaci in giro, Dorothy non sa se le andrebbe davvero di averci a che fare – anche perché le basta questa rossa scatenata- e quale cavolo di aiuto potrebbe dare ad una società in cui probabilmente i mostri camminano con un computer in groppa e si nascondo agli occhi dei cacciatori con potenti vestiti invisibili inventati nell'ultimo decennio? No, Dorothy non sa nulla di quello che l’attende fuori dalle porte del bunker, non sa neppure se c’è ancora il prato all'inglese, ma immagina di si, considerato che il tizio alto due metri ha tutta l’aria di essere un maniaco. L’unico posto in cui era utili era Oz, magari il suo vecchio amico Mr. Passeri aveva bisogno di una mano con la burocrazia del paese, o magari gli serviva qualcuno che tinteggiasse le mura della sua casa presidenziale; forse Jim il Leone voleva essere aiutato con le pulizie di primavera nella sua riserva per animali; o forse a Jack di Latta serviva uno sceriffo che controllasse tutto il territorio sotto la sua autorità. E magari, stavolta non sarebbe dovuta partire da sola. Questa Charlie avrebbe potuto accompagnarla. Non per sempre.. solo finché avrebbe gradito la sua compagnia. A Dorothy mancava quel tipo di compagnia, quello di una confidente, di un’amica, e perché no anche di un’amante. Ma non per forza. Magari col tempo.. Adesso voleva solo qualcuno a cui fare le treccine.

Allora raccolse tutto il coraggio che aveva e glielo chiese. “Vorresti venire con me?”

E fu subito si. Quella rossa non la smetteva un attimo di parlare di stupidaggini come elfi o nani o strade dorate- bhè quella non era un stupidaggine, ma andiamooo, era grande e vaccinata, cosa c’era di eccitante in un sentiero di mattoni gialli?- e dopo aver salutato i due bestioni, Charlie la seguì ad Oz, dove entrambe si aspettavano di trovare quello che li mancava, un’avventura, e una famiglia.

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Capitolo 4
*** Summer:IV ***


-Devo per forza indossare questi occhialoni? Credo che non mi donino molto…

-Charlie non devi assolutamente preoccuparti, a me piaci anche così.

-E ci mancherebbe! Comunque, dico sul serio, non c’è un modo per ovviare a questa regola.. non lo so, di che sono cieca e non è ho bisogno. Stanotte avrò due fosse giganti attorno aglio occhi.

-Allora facciamo così, tu li porti per un po’ e quando senti che iniziano a farti troppo pressione, me lo dici e i ti porto in un posto.

-Mi fanno troppa pressione.

-Ma se li hai appena messi?

-Che c’entra! Non puoi davvero aspettarti che dopo avermi gasata io me se sia con le mani in mano! Andiamo … dove mi porti?

Dorothy non le rispose, le prese la mano delicatamente, come ogni altra cosa che faceva a Charlie, dolcemente e con timore di sbagliare in qualche modo, accelerando o rallentando i suoi ritmi. La guidò tra le vie di Oz, conducendola in una deserta periferia e poi, svoltando a destra e a manca in vicoli sempre più stretti e sempre più vicine e sempre più di corsa, si arrestò improvvisamente di fronte a un bivio. Charlie che la seguiva aveva compreso ben poco e si domandò se si erano perse, ma poi improvvisamente si senti tirare dalla mano di Dorothy ancora avvinghiata al suo polso e fu trascinata in una caduta libera. Ebbe solo il tempo di accorgersi di ciò che le stava succedendo. Il vicolo era in realtà la fine della città di Smeraldo e l’inizio di uno meraviglioso pendio glauco- per via degli occhiali-; riuscì a girare la testa per un attimo e vide le mura dell’alta Oz innalzarsi benigne sopra di lei e l’antro alto e stretto che le aveva rigettate nella radura. Rotolando Charlie e Dorothy si abbracciarono inconsapevolmente e poi si divederono intraprendendo sue percorsi diversi che le portarono alla dolce pianura sottostante. Durante la caduta Dorothy sentì un fruscio.. forse le foglie che le entravano ed uscivano dalle orecchie o forse noe skyult.

Alla fine della caduta Charlie si spinse ancora più in avanti rotolando su un fianco e arrivò a toccare l’acqua del fiume poco distante con la punta delle dita. Dorothy, che rideva al solo pensiero di essere scappate come due undicenni, e alzandosi la raggiunse. Sorridendole si adagiò su quella striscia di prato che la divideva dal letto del fiume e rimase in silenzio ad ascoltare la sua risata.

Dorothy si sentiva così inadeguata.. cosa avrebbe dovuto fare? Prenderle la mano? Saltarle addosso? Scherzarci su come se nulla di quello che le riempiva il cuore fosse reale?

E Charlie se ne stava lì a chiedersi cosa diavolo si sarebbe aspettata da lei una donna d’altri tempi. Docili sorrisi? Una dichiarazione d’amore? Una bella poesia magari?

E allora, nel dubbio, Dorothy abbraccio Charlie e rotolando assieme a lei la spinse nel fiume- con la speranza che non sapesse nuotare-. Ma Charlie sa nuotare, solo che questo non le impedisce di restare avvinghiata a Dorothy e di guardarla negli occhi e di pensare le sue ciglia sono così belle adesso che sono tutte bagnate e aggregate tra loro e che nonostante i suoi zigomi davvero buffi è ancora la donna più bella che abbia mai visto. Questa però è un’affermazione che lascia Charlie perplessa, andiamo, Scarlett Johannson è mille volte meglio, ma ora come ora Dorothy è persino più bella di Scarlett e Nicol Kindam messe insieme. E se è questo che fa l’amore – o quello che è-, allora è meglio che Charlie non smetta mai di amare –o quello che è- Dorothy perché avere di fronte la più bella donna di sempre è qualcosa di magico. Perché nonostante nessuna delle due si è ancora dichiarata, Charlie sa che questa versione di Dorothy è solo sua, e per un attimo ne è gelosa.

Per la prima volta Dorothy vede qualcosa di più negli occhi di Charlie, vede una luce particolare, qualcosa che la rende insostituibile e bella. Socchiude e labbra e inconsciamente posa lo sguardo su quelle dell’altra, che meno insicure di come le immaginava, corrono ad eliminare la distanza dalle sue e , un po’ invadenti e terribilmente bagnate, si schiudono in un bacio. Purtroppo o per fortuna entrambe avevano le mani impegnate nel tentativo di mantenersi a galla e quando decisero che era meglio uscire e asciugarsi finchè c’era il sole, allora non ebbero il coraggio di ricominciare e, terribilmente imbarazzate, rientrarono a casa, lamentandosi della salita troppo ripida e degli occhiali troppo scomodi.




NdA: piccola informazione sulla tabella di marcia che seguirò. Nel giro delle prossime due settimane pubblicherò altri 2 capitoli per questa storia. Poi ci sarà una pausa più o meno lunga dipenderà dall'ascensione rettile di Giove rispetto all'equatore celeste e poi posterò gli ultimi 3 capitoli nel giro di tre settimane. Questo è quanto! Spero di non sembrare una pigrona! E spero ancora di più che la storia interessi, abbia interessato e interesserà qualcuno di voi :) Fatemi sapere i vostri commenti, o le vostre idee su come andrà a finire la storia, o se qualcuno è riuscito a trovare il significato di Noe Skjulk ;)

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Capitolo 5
*** Summer:V ***


Il meraviglioso mondo di Oz era così chiamato da tutti gli abitanti dei regni confinanti, perché era davvero meraviglioso. Tanto per cominciare, l’inverno non arrivava mai. Nessuna tempesta nei prospetti dei meteorologi, ne tanto meno nessuna guerra o rivolta da quando il saggio Spaventapasseri era al potere.

Charlie si ritrovava spesso a pensare che Oz era il luogo perfetto per un’avventura, una di quelle a caccia di tesori nascosti e di colazioni abbondanti in accampamenti improvvisati la mattina all’alba. Ed era buffo come la sua passione tolkeniana riemergesse in ogni momento. Se doveva andare a fare qualche commissione, aveva il vizio tremendo di iniziare a correre all’improvviso e di allontanarsi da Dorothy certa che questa l’avrebbe inseguita; e quando la raggiungeva, Charlie iniziava a blaterare stronzate circa una Gilda degli assassini e robe simili, di cui Dorothy non capiva una benché minima cippa, e potevano riprendere a camminare in direzione del negozio di turno solo dopo un finto combattimento corpo a corpo in cui, ovviamente, vinceva sempre Charlie. Quando poi pace era fatta, i cattivi erano stati sconfitti e i buoni avevano ricevuto la propria ricompensa –un bacetto- andavano finalmente a comprare il necessario. E durante il ritorno, per carità.. entrambe facevano finta che le loro sacche piene di verdura o di libri o qualunque cosa fossero andate a comprare, fossero piene di tesori preziosi da difendere; e correndo all’impazzata, improvvisavano duelli con ramoscelli e scudi fittizi per difendere il tesoro e l’onore del loro reame. Poi, una volta che rientravano nelle stanze del castello di Smeraldo, decidevano a turno a chi delle due spettasse la mano della principessa, e quando toccava a Charlie riscuotere la ricompensa, Dorothy metteva la gonna, e viceversa. Tutto sommato, Charlie non era dispiaciuta di non poter partire per un viaggio alla ricerca di una valle incantata, si sarebbe accontentata della sua fantasia; ma come le brutte cose, anche quelle belle non vengono mai da sole, e infatti di lì a poco sarebbe partita per una vera avventura.

Quando si erano recati nel regno di Oz, il saggio spaventapasseri aveva messo Dorothy a capo della polizia di stato- un po’ come l’FBI- e Charlie, che conservava ancora il distintivo fasullo, si fece assumere portandolo come referenze dell’ autorità terrestre. Ovviamente Dorothy non sapeva che era farlo, ma d'altronde essere una cacciatrice la qualificava abbastanza. Dorothy ricevette un incarico top secret nella terra di Est, e Charlie non mancò di seguirla. Il lavoro non era poi tanto impegnativo- dovete sapere che nel regno di Oz, dopo la caduta delle malvagie streghe dell’Est e dell’Ovest, persino rubare una pannocchia era un reato osceno e indecoroso, poichè il benessere in conseguenza alla saggezza dello Spaventapasseri e alla bontà dell’Uomo di Latta, assicuravano la felicità di tutti- un uomo aveva frodato quaranta famiglie con la storia di drago, facendosi pagare ingenti somme di denaro per essere protetti da un pericolo inesistente. Così, Dorothy e Charlie partirono, con l’obbiettivo di catturare il truffatore.

Quando arrivarono al paesino in questione, furono accolte dall'autorità locale che aveva già pagato per loro le stanze in un piccolo albergo. Fu loro consegnato persino dei documenti pieni zeppi di dati e coordinate, che gli uomini di legge locali avevano raccolto nel corso delle settimane. Partirono il giorno dopo, lasciandosi dietro fastidiosi ometti che le gironzolavano intorno saltellando e facevano continue imbarazzanti domande a Charlie sui bidè – Ho sentito dire che sulla terra esistono questi bidè, dunque come adoperate questi ingegnosi oggetti? – Oltrepassarono le montagne Azzurrine al passaggio del fiume Rambo, sulle tracce del fuggiasco , ma dovettero accamparsi in una vallata appena scese la notte. La mattina dopo si svegliarono immobilizzate. Un enorme essere squamoso le sbuffava in faccia, e probabilmente teneva il suo esageratamente grande posteriore sulle loro gambe.

-Un muta forma!- sussurrò Dorothy.
-Un drago! – gridò entusiasta- o forse non così tanto- Charlie.
-Che acume, donzelle!-
Dietro il drago, c’era un uomo –Dorothy lo riconobbe all'istante- che si avvicino con fare benevolo.
-Mi cercavate?
- Dorothy è lui?- Charlie chiese conferma e l’altra annuii senza però smettere di fissare il malfattore.
- Lo so cosa pensate di me, ho letto i rapporti della polizia. Ma come vedete, il drago esiste davvero, grande grosso e cattivo.. hahaha non farebbe del male a una mosca il mio Noe..
-Skyult?- lo interruppe Dorothy.
-No, Noe.
-Skyult?
- Non ho la più pallida idea di quale sia il suo cognome, damigella…
-Damigella.- sussurrò Charlie, per bacco se era felice.
-Ma è carino. Poteri spacciarlo per il pericolosissimo dragone Noe, della casata degli Skyult! Che idea!
Dorothy, rotolando su un fianco, striscò via dalle grinfie –ho scritto dalle grinfie? volevo dire dal sotto il sedere- del drago, e si avvicinò minacciosa al giovane, e quanto gli fu così vicino da estrarre le manette pronta a stordirlo, ma qualcosa le sbuffa alle spalle.
-Forse ho esagerato quando dicevo che non fa male a una mosca.
- Non posso lasciarti andare.
-Noe Skyult non ti permetterà nemmeno di fare il contrario. Balliamo, o me ne vado?
-C’è una legge nel regno di Oz, e io non posso lasciarti andare.
-Ma io posso sparire. Sparire da Oz. Andarmene, espandere i miei affari oltre questi confini di rozzi contadini senza oro ne argento.
- Siamo ad Oz, che ti aspettavi?- Charlie, che fino a quel momento era stata tagliata fuori da quella gelida conversazione e da quelli sguardi taglienti, intervenne con tono tranquillo, mentre accarezzava benevola il drago, che tra le due mani sembrava un gattino in estasi.
-Non possiamo lasciarlo andare!
-Ma guarda quant'è carino Noe Skyult! Lo ucciderebbero come hanno fatto con Fierobecco! Lo so come funzionano queste gerarchie dove sono tutti apparentemente felici!
-Ma di che diavolo blatera?
-Ha vissuto sulla terra.
-Ahh
-Sentite facciamo così, tra le montagne Azzurrine, c’è un passaggio detto “Del fiume Rambo”, lì c’è una grotta no? Potresti nascondere Noe intanto che vieni alla città di Smeraldo. Poi… magari…
-Stai dicendo che dovrei consegnarmi?
-Sai dicendo che dovremmo lasciarlo evadere?
-Sto dicendo che Noe potrebbe diventare pericoloso. E tu dovresti pensare al bene del regno di Oz. D’altronde, se evade dalla prigione non è mica colpa tua?
-Io accetto.
-Charlie, lo stai facendo per il drago vero?
- SIIIIIIIIII, è così verdeeee.




NdA: Come come... una drago?? Si! Come come.. Si chiama Noe Skjult?? Esatto! Come come.. quindi tutta sta storia si basa su di lui?? Fail! No, donzelle e cavalieri, la nostra lucertolina è solo un personaggio come tanti. Se non c'avevte capito una cippa, o se credete davvero che Dorothy la desse vinta così facilmente alla nostra Charlie.. bhè la settimana prossima, puntuale puntuale, posterò il nuovo capitolo, che chiuderà il ciclo "Summer" :) Fatemi sapere cosa ne pensate e le vostre idee sul quale ruolo avrà il dragone glauco nella storia :) A presto (si spera) :)

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Capitolo 6
*** Summer:VI ***


Holk, questo era il nome del truffatore, fuggì imbrogliando persino le due donne che si erano offerte di aiutarlo. Infatti una volta arrivato nelle prigioni, organizzò un piano di fuga dissimile da quello propostogli. Fuggì con giorni d'anticipo sfruttando le mappe consegnateli da Charlie che, mettiamola così, si fida un po' di più.

Forse Dorothy fu troppo severa nel giudicarlo, probabilmente non c'erano altri modi per impedire che venissero scoperte, e magari giudicate come complici, così Holk avrà giudicato più opportuno svignarsela prima e deresponsabilizzare sia Dorothy che Charlie per l'accaduto; senza prima aver trafugato abbastanza oro da poter equilibrare una bilancia ponendo sull'altro piatto Noe per poter rispettare il patto con Dorothy e non aver più bisogno di truffare la gente per vivere.

-Tutto sommato è stato onesto. Io avrei fatto lo stesso.- commentò una sera Charlie.
Da quando Holk aveva lasciato la città di Smeraldo e lo Spaventapasseri aveva formalmente chiesto alle sue unità di mantenere il segreto per non creare il panico, Charlie e Dorothy avevano sviluppato un rapporto molto più intimo.

Un segreto da custodire? Charlie non avrebbe saputo sperare in qualcosa di meglio. Come in ogni classico che si rispetti, gli innamorati venivano avvicinati da un'oscuro segreto che li legava per l'eternità! Ma tornando alla vita reale, Charlie godeva dei piacevoli risultati della fiducia da poco acquistata. Poter confidare qualunque cosa alla persona che ti fa funzionare il miocardio era non solo soddisfacente ma anche sorprendentemente apprezzato.

Dorothy non ci mise molto a capire che ogni nuova cosa che Charlie decideva di confidarle gridava a chiara voce "ecco, io ti consegno quest'altro pezzettino di me stessa, perchè so che ne farai buon uso" e questo la rendeva felice. Più felice di quando era con Josie, più felice di quando abbandonò il bunker per decidere da sola la propria strada. E forse, valutò, era ora di raccontare qualcosina su se stessa, ma ogni volta che si sentiva pronta, decideva di rimandare al giorno dopo, e così da settimane ormai, quando di sera si ritrovavano entrambe nella stanza di Dorothy per parlare di quello o quell'altro, era sempre Charlie a donare un nuovo pezzetto di se a Dorothy, che si limitava ad ascoltare e a cercare di non sprofondare nella vergogna.

- E dunque sto con una potenziale criminale?
-No, no, stai con una criminale vestita e calzata mia cara. Credo di essere finita in riformatorio almeno.. tre volte! E due in prigione. Sono un soggetto pericoloso, schedata in trenta stati come strappatrice di game boy armata di fantasia!
-Scherzi? In trenta stati? Ma lo sai quanti sono trenta stati?
-Certo, meno di trentuno e più di ventinove!
-Vabbè, ma è uno scherzo?
-Non mi risulta.
-E per l'amor del cielo che cosa hai combinato per finire in riformatorio tre volte?
-Qualche rapina...
-Cooosa?
-Ma roba da nulla! Una volta ho rubato dei tampax!
-Non voglio saperne più nulla!
-Perchè hai quella faccia?
-Io non ho nessuna faccia!
-Ah si??
Con una tenerezza sproporzionata Charlie si avvicinò a Dorothy e iniziò a baciarle il mento, solo un piccolo e fugace contatto, a dimostrale che Hey guarda, ho trovato la tua faccia! .

Probabilmente Charlie si meritava davvero la sincerità di Dorothy, ma c'era qualcosa che la spaventava, il dover dare un nome hai suoi segreti, alle sue paura... Noe Skjult , come avrebbe spiegato a Charlie noe skjult??



NdA: Sono stata quasi puntuale, ho sfiorato di un giorno solo [:)] e finalmente abbiamo finito il ciclo Summer. Quale credete possa essere la funzione di Holk? Pensate che rivedrete presto questo personaggio?
E già, non mi sono dimenticata di Josie/ Abbanon e dei segreti che nasconde. Tra un po' -orientativamente due settimane- si ritorna al bomba col ciclo Fall! Cosa potrebbe accadere alle nostre dame in "autunno"? Fatemi sapere se la storia continua ad interessarvi :) A presto :) :)

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Capitolo 7
*** Fall:I ***


NdA: forse è arrivato il momento di decidere con quale cadenza pubblicare questa storia.. eh? Allora le Parche hanno deciso! Questa storia è divisa in quattro (o tre) blocchi. Ogni blocco in sei capitoli. I sei capitoli dei blocchi verranno aggiornati due volte a settimana, così che in tre settimane finisco di pubblicare un singolo blocco. E fino a qui tutto fila liscio no? Menomale! Tra un blocco all'altro quanto è tempo lecito che io faccia passare?



Abaddon sapeva fiutare il pericolo, è qualcosa che si impara in più di trenta ziglioni di anni. Niente ferma un Winchester, soprattutto Dean, soprattutto se è armato della Prima lama e segnato dal Marchio di Caino.

Aggrottò la forte e per un secondo desiderò ardentemente di essere un angelo. Con quelle facce da bravi ragazzi, anche i peggiori tra loro era più fidati dei più mediocri dei suoi. Se fosse stata un angelo avrebbe risolto la faccenda in due minuti. Si chiese se fossero avvantaggiati perché essere soprannaturali di serie A o perché, in qualche modo oscuro e disumano, il loro Padre tifava per loro e magari costringeva pure gli avversari a farsi autogol. Ridacchiò, avrebbe dovuto essere il contrario. Di norma è il diavolo quello che la passa sempre liscia, sono i cattivi quelli che se ne fregano delle regole. E invece l’inferno ha avuto quell’europeo di Crowley, tutto diplomazia e buone maniere.
Odiava gli angeli perché uno di loro col suo potere non veniva equiparato da mille dei suoi demoni. Ringraziò Lucifero per averla creata per prima tra i primi, e fu felice di aver appreso trucchi di magia molto sofisticati nel corso degli anni. Ma una cosa alla volta.

Ragionò. Bisognava agire d’astuzia, elaborando trappole che potessero sembrare innocue e risultare letali. Bisognava aggirare il passato, utilizzare le conoscenze che aveva attualmente per distruggere ciò sarà ricostruendo ciò che fu. Conosceva molte cose del passato dei Winchester e sentiva di aver la comodità di scegliere quali tasti premere. Pensò al proprio obbiettivo. Era scontato che non volesse morire, ma non era questa la cosa importante. La lama della prima luna e il marchio di Caino, queste si che erano cose importanti. Ma di certo non poteva presentarsi a casa del vecchio sperando di uscirci. Ecco il primo problema. E le sarebbe servito qualcuno che attaccasse dall’interno, lì nel bunker dove quei due –da poco meno insignificanti- ragni si nascondevano. Ma chi? O cosa. E tanto per non farsi mancare nulla sarebbe stata utile anche una talpa, che facilitasse le cose a chiunque li avrebbe dovuti attaccare. Ricapitolando, doveva impedire che Dean e Caino stipulassero il patto, doveva procurarsi qualcuno che facesse fuori definitivamente i Winchester e possibilmente distruggesse il bunker, e doveva rimediare qualcuno di tanto fragile e tanto fidato –amico dei fratelli- da poter essere la talpa perfetta.



Le sue direttive furono chiare. Tutti i demoni dovevano cercare a fondo ovunque per scoprire quali segreti nascondesse il bunker, se ci fosse qualche uomo delle lettere ancora vivo da interrogare o se ci fosse qualche modo per entrarvi. I demoni lavorarono per ore, sotto lo sguardo gelido e i rimproveri di Abaddon che trillava contro chiunque si grattasse il naso al posto di lavorare. Chiamante intercontinentali arrivavano da Timbuctù per avvisare il grande capo degli sviluppi che le comunità demoniache di tutto il mondo avevano in merito alle ricerche. Quando le ricerche si fermarono Abaddon era più furiosa di prima. Guardo i pochi fogli stampati che le erano costati tanta fatica - ehmm veramente avremmo lavorato noi- ZITTO IMBECILLE- e non trovava nulla che la convincesse sul serio. Il bunker non era espugnabile per mezzo di nessun incantesimo conosciuto, e l’unico ancora in vita tra gli uomini dalle lettere, oltre ai Winchester è ovvio, era un certo Cuthbert. Quel Cuthbert che allungava sempre le mani su Josie? Niente da fare, per quanto si ricordava era un’incompetente, un collezionista con le manie di grandezza che nel corso della sua misera vita aveva imparato qualche incantesimo da quattro soldi. Poi però.. era fatta! Abaddon aveva la soluzione a tutti i suoi guai davanti agli occhi. “si ha ragione di sospettare che la cattiva Strega del’Est sia imprigionata nel bunker” . Ecco chi avrebbe fatto il lavoro sporco! Si appuntò a penna sulla mano, andare a fare una capatina ad Oz e sorrise.

Sgozzò un paio di nullafacenti e immense nel sangue lucido due lettere immacolate. Voleva fare le cose con stile. Avrebbe spedito le lettere nel passato prossimo e in uno più remoto, così da poter comunicare con chi di dovere per salvarsi il culo. Avrebbe funzionato sicuramente, certo ci sarebbero stati un po’ di problemi con le linee temporali, ma nulla di che. D’altronde se poteva farlo quello scemo di Matt Smith*, lei signora di tutti i mali e sposa del diavolo, non avrebbe avuto problemi ad imitarlo.




*Si riferisce alla 6 stagione di Doctor Who, quando l'undicesimo dottore spedisce le lettere per assistere alla sua morte sia ai Pond, che a River che alla versione più giovane di se stesso. Ehmm si, Abaddon è una fan del Dottore, non giudicate!

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Capitolo 8
*** Fall:II ***


-Reclutamento!

Erano da più di cinque minuti che Abbadon ripeteva quella parola nella mente, e solo adesso aveva avuto il coraggio di testarne il sapore sulla punta delle labbra. Era indubbiamente cosciente che ciò che andava fatto non doveva essere rimandato, ma aveva molti punti interrogativi ancora irrisolti. Stando a ciò che era scritto nella lettera lei si sarebbe trovata in grave pericolo. Anzi, era certa che sarebbe morta.
Ma questo era quello che diceva la lettera. Come fidarsi? Certo quella era la sua calligrafia, ma.. Si sistemò l’abito ambio, righe celesti su sfondo giallo –il preferito di Dorothy- e sbuffando rilesse la parte della lettera scarlatta che più la crucciava.

” capisco la tua preoccupazione, che è anche la mia, ma non posso fare altro che confidare nella tua suprema intelligenza. I ricordi del periodo che trascorsi al bunker non sono così lontani, e seppure mi dispiaccia gravare quel felice e spensierato periodo,il nostro futuro e il futuro dell’inferno è nelle mie -e tue- mani.
Sai qual è il piano, a te tocca il numero due. Una versione più recente di me si occuperà degli altri punti, l’uno e il tre. Tu intanto occupati dell’infiltrato, e goditi Dorothy finchè puoi. Non avere rimpianti, quel che sarà di lei non è affar nostro da tempo.
Ah, salutami Josie, se si fa sentire ancora.
Qui c’è una copia del Mago di Oz. Sulla pagina iniziale troverai altre direttive.
Occupati del punto due..”

Abaddon guardò il soffitto, temporeggiando. Poi lesse di nuovo il punto 2

“procurarsi qualcuno che distrugga il bunker e i discendenti di Henry” poi in parentesi era aggiunto “ le streghe di Oz saranno liete di aiutarci in cambio di protezione. Bluffa.”

Gettò una rapida occhiata al libro, nuovo di zecca, con una copertina liscia e lucente, raffigurante una bambina, uno spaventa passere un uomo di metallo e un leone. Oh, e a guardare bene c’era anche un cane, e tutti e cinque poggiavano i piedi su un sentiero giallo, di mattoni. Avrebbe dovuto leggere il libro, se avesse deciso di fidarsi della lettera. Lesse per l’ennesima volta il p.s., la parte più strana di tutte “ non preoccuparti, questo delle lettere è un metodo sicuro, l’ho visto fare al Dottore” .

Qualche anno dopo (diciamo molti anni dopo)

Stretta nei suoi pantaloni di pelle, Abaddon si domandò se quella lettera fosse autentica, ma certo che lo era, quella era la sua calligrafia .. insomma ciò di cui Abbadon dubitava era la validità delle cose che la lettera scarlatta preannunciava.
Non era possibile, il suo regno non sarebbe finito così a breve! Poi però lanciò un’occhiata ai suoi sottomessi e capì.
Capì che con un branco di idioti come quelli era impossibile andare da nessuna parte! E si congratulò con se stessa per essersi fidata solo si se stessa.

Se la sua vita era davvero in pericolo, se i Winchester ce l’avrebbero davvero fatta, allora era meglio risolvere la questione in famiglia. E la famiglia di Abaddon era costituita da se stessa e Lucifero, che però da anni era irreperibile.
Sospirò e rilesse i due punti destinati a lei

“1: fare in modo che Dean Winchester non entri mai in possesso della prima lama, o del marchio, o in definitiva che non incontri mai Caino, insomma distrarre Dean Winchester.
3: procurasi una talpa”
La lettera la rassicurava sul punto 2, se ne occuperà la nostra copia più giovane diceva, ma quello era solo uno dei tre grandi problemi. Certo era già qualcosa però adesso lei, o meglio questa versione di se stessa, avrebbe dovuto pensare a Caino e a un infiltrato.

Ragionò velocemente su Caino, e decise di lasciarlo per ultimo. Quell'uomo e la sua barba di mille anni le incutevano un certo timore.
Un infiltrato.
Anche questo sarebbe stato abbastanza difficile, considerato che secondo il libro di quel Edlund tutti gli amici dei Winchester erano morti. Allora decise di fare qualcosa di apparentemente stupido.
Digitò sul suo smartphone Samsung “Supernatural-Carver Edlund” e scrollando wikipidia, wikiquote e le recensioni, arrivò a un sito chiamato AO3, in cui immagini dei “presunti” Sam e Dean nudi e avvinghiati l’un l’altro accompagnavano dei testi.
Apparentemente quelle erano delle ‘fan’ e tra di loro ce n’era una, particolarmente famosa nella cerchia, che diceva si averli incontrati, e di aver addirittura sposato uno dei Winchester.
Una certa samlicker81 *.
Controllò l’affidabilità della storia, che le fu confermata da un demone degli incroci che disse di aver rischiato la pelle perché aveva tentato di fregarla con un filtro d’amore, perché era protetta dai Winchester e perché in quel periodo Crowley era particolarmente dispotico.
La sua unica domanda fu:
-E’ abbastanza imbecille?
e la risposta, secca e veloce era positiva.


Qualche anno prima (diciamo molti anni prima)

Dorothy era distesa sul letto, stanca morta dopo l’ennesima caccia. Non si sentiva più i piedi, e aveva una gran voglia di un abbraccio. Ma invece di recarsi nella stanza del padre, come ogni ragionevole figlia di ventidue anni avrebbe fatto, per chiedere di soddisfare le sue “voglie da femminuccia” –come le chiamava lei- si era intrufolata nella stanza di Josie.
Quando questa rientrò apparve rincuorata nel vedere che la sua Dorothy era sana e salva, scampata dall'ennesimo pericolo. La abbracciò senza che le venisse chiesto di farlo.

Abaddon si chiese quanta fantasia avesse il buon vecchio signor Brum per descrivere questa forte fanciulla che adesso stringeva tra le braccia come l’innocente bambina del libro. Si sforzò di innalzare un muro tra la momentanea realtà e la coscienza di Josie, che di sicuro ne avrebbe sofferto. Sulla mano destra si era da poco incisa un vecchio simbolo ipnotico norvegese, e con quella stessa mano accarezzo la testa stanca di Dorothy.
Dopo cinque precise carezze pronunciò per la prima volta “ Noe Skjult”.


*è l'account di Beckey.

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Capitolo 9
*** Fall:III ***


Il regno di Oz poteva sembrare un posto meraviglioso solo alle menti più stupide. Abaddon – che ovviamente era convinta di essere intelligente- odiava quel posto. Trovava deprimente che il cielo fosse così azzurro e il prato così verde, tutto troppo fittizio per i suoi gusti. Come’era possibile che esistesse un posto in cui ogni abitante sembrava felice, e persino gli alberi parevano salutarti mentre passavi? Eppure quegli insopportabili ometti dovevano sapere che erano governati da una vecchia strega. Grazie a Satana, più sia addentrava verso est, e più si lasciava alle spalle la campagna, i volti dei Mastichini diventavano più tristi e sconsolati casa dopo casa, e allora Abaddon iniziò a trovare divertente che nonostante tutto quello sconforto la natura continuasse ad essere rigogliosa, quasi a burlarsi dei poveri cari Mastichini. Continuando ad avanzare verso la dimora –misera e sciatta- della vecchia strega gli uomini era sempre più ricurvi, sottomessi e taciturni.

La strega accolse il demonio con molta tranquillità. Entrambe si guardavano dall’alto in basso, ognuna convinta di essere superiore. Abaddon forse aveva qualche ragione in più per fare tanto l’altezzosa, conosceva già come si sarebbero svolte le vicende che avrebbero sconfitto la strega, ma decise saggiamente di utilizzare quella carta come asso nella manica. La conversazione si aprì senza scambi di convenevoli, netta e decisa.
-Vuoi venire a patti con me?
-E per cos’altro sarei qui, sennò!
La strega annuì, incoraggiando l’altra a continuare.
-Ho bisogno che tu trasformi una ragazza in una chiave!
-Quale ragazza?
-Tra qualche anno verrà una ragazza …
-Come prego?
-Io ti manderò una ragazza, il codice è Noe Skjult, glielo sto già configurando io. Tu e tua sorella sarete la molla che la farà scattare.
-E che ci guadagnerei?
-La libertà assoluta! Ma non cercare di imbrogliarmi. Conosco più cose di quel che sembra!
-Sei troppo giovane per darti delle arie, l’insolenza non è mai sinonimo di saggezza!
-Il corpo è giovane, ci tengo a rinnovarmi io! Ma la mente e antica e potente, lo stesso concetto di male e potere, quello che tu brami tanto, quello che vorresti ti scorresse nelle vene, l’ho coniato io assieme al mio signore agli albori del tempo!
-Dunque non sei libera, hai un padrone. E per conto suo che sei qui?
-Non confondere la devozione con la sottomissione, vecchia! Rifletti, quando una donna porta in braccio un uomo, esso sta più comodo certo, ma la sua situazione è provvisoria e dipende esclusivamente dalla volontà della donna!- Abaddon non pensava davvero queste cose, ma le furono utili per zittire la ripugnate strega. –Se non vi dispiace, preferirei un incontro anche con vostra sorella.
La maga si guardò attorno, e annuì.

-Quindi mi stai dicendo che questa Dorothy farà secca mia sorella e cercherà di uccidermi?
-SI.
-Menomale, non la sopportavo più quella zoccola. Sicura che quelle due sole parole saranno la chiave?
-Me ne sto occupando personalmente, dovrà ascoltarle per sedici volte e scatterà come un molla.
-Userai un incantesimo ipnotico?
-Cero che si! D’altronde chi meglio di una cacciatrice è addestrata ad uccidere? Lei è un’arma preziosa! E ricorda, non sprecare la tua occasione, quando avrai il regno di Oz ai tuoi piedi, dovrai ricordarti del patto, altrimenti la fanciulla si rivolterà contro di te.
-Mai dubitare di una strega!
-E perché non dovrebbe dubitare di te?
La strega dell’Est, che era andata a prendere uno spuntino – siamo sempre a Oz, e lì anche le streghe malvagie fanno un delizioso spuntino - rientrò all’improvviso.
-Oh grazie al cielo hai portato le focaccine, morivo di fame!
la strega dell’Ovest si riempì la bocca e lasciò ad Abaddon l’incombenza di parlare.
-Perché io ho bisogno di entrambe, vive, e volevo la sua parola che non ti avrebbe ucciso.- Mentì.
Per poco la grande e potente strega dell’Ovest non soffocò dall’imbarazzo, facendosi piccola piccola di fronte alla sorella –che era sempre stata la preferita di mammà-.



NdA: Un piccolo ripasso per capire meglio la storia, Dorothy quanto viene trasportata ad Oz, uccide inconsapevolmente la strega dell'Est e poi va in cerca di quella dell'Ovest (la strega dell'Ovest e quella dell'Est sono le uniche due cattive ad Oz) perchè glielo comanda quel fattucchiere buono a nulla di Oz in persona (o quasi) altrimenti non potrà più tornare a casa, o almeno questo è quello che pensa lei. Secondo la mitologia di Supernatural, Dorothy rimane imprigionata nel bunker con la strega dell'Ovest perchè l'unico modo per sbarazzarsi di lei è intrappolare le loro anime in un grazioso vaso! Quindi in questa storia all'inizio Abaddon si reca dalla strega dell'Est (quella che muore subito) e confida tutto il piano + gli spoilera la morte della sorella a quella dell'Ovest (che resta intrappolata con Dorothy per secoli in un barattolo di marmellata).
Spero che riusciate a seguire questa storia un po' pazzerella :)

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Capitolo 10
*** Fall:IV ***


Quando Crowley finì di parlare con Cecily, questA fece segno a due guardie che si divisero non appena lo videro. Uno andò verso l’ascensore dove era appena entrato Crowley e premendo un pulsante lo bloccò temporaneamente, mentre l’altro scese nella Hall, si avvicinò a Castiel e lo incoraggiò a seguirlo.
Quando Castiel si ritrovò al cospetto di Cecily fu avvisato, in via del tutto confidenziale, del piano di Crowley. Il vecchio europeo voleva fare in modo che Dean e Caino si incontrassero per rendere Dean l’ereditario del marchio di Caino. Gli spiegò per filo e per segno la strategia che avrebbe usato e lo pregò di non lasciare che questo accadesse.
-Occupati di lui, Castiel. Sappiamo entrambi a quali conseguenze va in contro se accetta di diventare un discepolo di Caino.
Cecily era preparata, secondo copione, e quando Castiel chiese perché le stava raccontando questa storia lei rispose che, come ogni buon demone che si rispetti, lei camminava sempre con due piedi in una scarpa.
-Dimmi qualcosa che già non so, perchè dovrei fidarmi?- insisteva Castiel.
-Ti svelo un segreto Casss, -e quel Cas fu pronunciato molto languidamente- un segreto che ti svelerà che sono assolutamente in buona fede. Crowley, per farsi amico Dean, salverà Sam. Quando vedrai accadere ciò che ti ho detto, saprai che sto dicendo la verità su Caino. Cas, tu sei il solo che può impedire a Dean di trasformarsi in un mostro. Salvalo Cas, o sarà peggio per tutti noi.
Castiel borbottò qualcosa sul fatto che lui non si fidava di un demone dai tempi di Meg, e dubbioso replicò informandola che se mai avesse dovuto salvare Dean, questo sarebbe stato affar suo, e noi dei demoni.
Mentre uscì dallo studio di Cecily e fu riaccompagnato al piano di sotto, la guardia che bloccava l’ascensore diminuì la pressione sul pulsante e questa riprese a funzionare. Quando i due amigos uscirono dall’edificio, Cecily si girò sulla sua sedia girevole e guardò in direzione di Abbadon che aveva osservato tutto dalla stanza affianco, ricevendo un sorriso.
Castiel osservò Crowley per tutto il resto del viaggio. Aveva misteriosamente collaborato con Dean per rimuovere Gadrieel dalla coscienza di Sam, e questo la dice lunga su quanto fosse spaventato da Abbadon. Ora però era palesemente di troppo e se la svignò il prima possibile. Castiel era sicuro che quella graziosa donnina avesse detto la verità. D'altronde stava succedendo tutto quello che lei aveva predetto, e contrariamente a tutti li scrupoli che aveva all'inizio, decise di darle retta spinto da un forte moto d'affetto e protezione verso Dean. Inoltre Crowley non li avrebbe mai aiutati se non avesse avuto un doppio fine. Così, mentre i due fratelli sono sotto la pioggia farneticando le solite promesse da marinaio, Castiel decise di intromettersi.
-Ora basta, entrambi. Continuate a rimproverarvi e poi fate finta che nulla sia successo fino al prossimo errore, mi sono stufato. Ho sete, ho fame, voglio dormire e mi fa male il retto! Portatemi a casa immediatamente, perché è lì che ho intenzione di soggiornare per i prossimi giorni. Tu, Dean non ci provare a darti la colpa! Anzi se vuoi dartela fai pure, ma evita di commetterne altri di errori! Vuoi smetterla di sbagliare? Non lasciarmi da solo! E tu Sam, ecco credo che sulla terra suoni tipo.. ah si.. favvanculo. Uno non solo ti salva, ma si deve sentire pure in colpa! Non azzardarti a ribattere, lo sappiamo entrambi che tra due giorni avrai già cambiato idea.
I due fratelli si guardarono sbigottiti, sicuri al cento per cento di non aver mai sentito Castiel parlare in quel modo. non poterono rifiutarsi e lo accompagnarono a casa nonostante la discussione ancora aperta. Infatti, come una vecchia coppia, appena si assicurarono che Cass non avesse più sete o fame, ripresero a litigare furiosamente. Quando la discussione finì, Sam aveva deciso che voleva definitivamente interrompere i legami “famigliari” con Dean, che usava quello del legame di sangue come una scusa per ormai troppi errori.
Dean furibondo prese il giaccone, sbattè la porta di camera sua e si incamminò verso l’uscita, prese le scale, arrivò in cima e stava per aprire la porta quando il richiamo della voce di Cas lo fece dubitare.
-La famiglia non finisce col sangue, non è ero Dean? Resta!
E nel momento stesso in cui Dean si fermò a pensare a quelle parole, aveva già deciso si restare.




Ecco cosa avrebbe distratto Dean Winchester.



NdA: Allora questo pezzo viene collocato durante la puntata 9x10, una puntata prima dell'apparizione di Caino. Se chiamiamo l'Abaddon che ha scritto la lettera N1, quella del passato del bunker N2 e quella dell'inizio della nona N3, possiamo dire che questa "mossa" è stata fatta dalla N3 :) Spero che non sia tutto troppo incasinato. Altri due capitoli e si finisce il girone :) Alla prossima!

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Capitolo 11
*** Fall:V ***


Sam galoppò fuori dalla sua stanza, e per la prima volta dopo diversi giorni si presentò al cospetto di Dean e Cas che stavano facendo un’amabile colazione narniana. Aveva ancora il cellulare attaccato all’orecchio quando si sedette accanto ai duce facendo segno con la mano di non fare domande. Ascoltò per altri pochi secondi il cellulare, poi lo allontanò dall’orecchio e premette il tasto del vivavoce. Con tutta questa ambiguità Sam si era guadagnato l’attenzione di Dean e Cas che ormai lo guardavano impazienti e curiosi.
-Puoi parlare.
-Deeeeean? Sei lì Dean?
A Dean gelò il sangue. Avrebbe riconosciuto quella voce tra milioni. Backye. Ma cosa caspiterina voleva da lui? Non era stato lui ad essersela sposata, ergo.. Diede una rapida occhiata a Cas, il quale lo stava guardando malissimo, e rispose timidamente:
-Beckey! C..ciao.. beh, che mi racconti di bello?
Questa risposta non fu accettata di buon grado da nessuno, infatti Beckey tacque ambiguamente, Cas gli lanciò un’altra occhiataccia e da Sam si prese una pacca sulla spalla più forte del solito.
-Uhmm… si giusto! Allora che succede?
-Deeean , posso venire a stare da voi?? Ti prego ti prego ti prego! Sammy dice che ho bisogno del tuo permesso, allora me lo dai questo permesso? Eh? Eh?
-Beckey per quale motivo vorresti vedere Sam? Non sarai mica in cinta?
E adesso Dean dovette ripararsi con entrambe le braccia per non essere copiosamente picchiato dal fratello.
-Ma no, schiocchino. Sono stata sfrattata e il giudice mi ha obbligato a raggiungere mio marito per motivi di.. sicurezza personale.
-Sam ma non avevi detto che erano sparite tutte le carte?
-A quanto pare mi sbagliavo.
-Ehm. In effetti le ho conservate, per ricordo, è stata una bella esperienza dopo tutto.
Dean pigiò velocemente il tasto ‘muto’ e ebbe un rapido scambio di battute con Sam, delle quali Cas riuscì ad afferrare solo qualche fanculo e due o tre te l’avevo detto.
-Ascolta Beckey, Sam adesso viene a prenderti. Dacci il tuo indirizzo, hai la.. uhm.. mia benedizione per venire a stare da noi.
-Dean sei il fratello migliore del mondo.
Sam riattaccò e per poco mancò Dean con un pugno.
-Razza di.. Dean perché l’hai fatto?
-Eravamo stati chiari sulla questione Beckey, e poi non mi sembra un gran sacrificio..
-Prova a dormirci tu nel letto con quella!
Cas che stava assistendo a tutta la scena in silenzio e che proprio non capiva perché Sam non volesse una donna -ehm, ricordiamo ai gentili lettori che Cas è diventato umano da poco e quindi è comprensibile un dubbio del genere- nel proprio letto, esordì con un :
-Sam ma sei gay?
-Cas, chiudi il becco .
- Ma era una domanda legittima!
-Silenzio! E Dean, non solo mi hai tenuto in vita, non solo mi ha fatto UCCIDERE KAVIN,ma adesso anche questo? Cos’è ti diverti per caso?
-E’ solo una ragazza Sam, ha bisogno del nostro aiuto e noi glielo diamo.
-Non è una ragazza, è una ninfomane! Cristo non riesci proprio a pensare anche a me? A quello che significa per me?
-Se continui a fare tante storie guarda che la faccio dormire con Cas!
Apriti cielo, Cas era infinitamente grato a Dean per le sue parole e pensò di ringraziarlo ad alta voce, ma fu bloccato dai fratelli che lo chiamarono all’unisono per farlo tacere.
-Dean mi spieghi perché giochi sempre a fare Dio con le vite degli altri?
-Senti cocco io sono tuo fratello maggiore e un briciolo di autorità devo anche avercela no?
-Ma se non lo fossi?
Eccole le fatidiche parole, Cas riuscì a sentire il suono del cuore di Dean che crollava sotto il peso di quelle parole, la sua schiena si fece più curva, abbassò le spalle e guardò in basso.
-Ma lo sono, Sam.
Il minore continuava ad imporsi con un portamento fiero di fronte a Dean, ormai sfibrato di tutto ciò che lo rendeva vivo, e inferì il colpo di grazia.
-E se non lo fossi? Chi ti darebbe il premesso, se non fossi mio fratello?
Quando Sam si ritirò, vittorioso, Cas ebbe paura persino a posare una mano sulla spalla di Dean per consolarlo. Fu però raggiunto dallo stesso Dean, che senza neppure guardarlo negli occhi, si nascose tra le sue braccia, che lo strinsero come mai avevano fatto prima.

Ovviamente non fu Sam ad andare a prendere Beckey, dovette pensarci Dean e quando arrivarono nel bunker -Oh, Dean ti ringrazio davvero tanto! Dov’è Sam?
-A letto con la febbre. Quando non sarà più contagioso lo potrai vedere.
-Dean ma stai male anche tu? Hai tutti gli occhi rossi!
-Eh si, qualcuno deve pure occuparsi di lui no? E così mi sono beccato un po’ di febbre anche io! Dai vieni, ti faccio vedere dov’è la tua stanza. È vicina a quella di Castiel!
-Chi è Castiel?
-Come non lo sai? Ah, già è vero..la serie finisce con “Non c’è più pace per il maligno” giusto?
-Si ma che c’entra?
-Niente, niente, ti faccio vedere la tua stanza.


Ecco l’entrata della talpa.

Dove sono.. dove.. Aiutoo! Aiuto!
-Taci idiota!
Backey, in bagno, fissava allo specchio la sua immagine riflessa in cagnesco. O almeno erano gli occhi di Backey a farlo. Ma la sua coscienza ormai era rintanata in qualche oscuro angolo del suo cervello.
E gridava.
Gridava a squarcia gola.

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Capitolo 12
*** Fall:VI ***


Dorothy dormiva beata nel grande letto di Josie, ancora vestita e calzata ma coperta a dovere.
Abaddon la osservava dal ciglio del letto e vedeva, con gli occhi premurosi di Josie le rotondità della ragazza appena accennate sotto le coperte. Piccoli picchi nei punti giusti allungavano grandi porzioni di stoffa, che si muovevano inpercettibilmente a ritmo regolare. Per un attimo esitò.
Quella era pur sempre la stessa Dorothy alla quale si era affezionata. La stessa che aveva consolato e compatito, anche se sapeva che tutto l'affetto che provava per lei non era del tutto autentico, perchè in un modo o nell'altro poteva essere considerato il pallido riflesso dell'amore di Josie. Un riflesso incondizionato che persisteva nonostante il passaggio di poprietà.

La lettera però parlava chiaro. C'erano in ballo non solo la stabilità dell'Inferno e le sorti dell'umanità, ma anche la sua stessa vita. E per quanto avesse imparato a comportarsi da umana e a immedesimarsi in emozioni e sensazioni che non le erano appartenute mai prima d'ora, Abaddon ci teneva alla sua vecchia pelaccia, più di qualunque altra cosa.
Perciò le sue mani non tremarono affatto mentre spogliava Dorothy di tutti i suoi indumenti e le passava più e più volte le dita sporche di sangue e terra sulla schiena. Con tratti decisi continuava a marcare le lettere che componevano l'incantesimo. Noe Skjult. E ogni lettera veniva poco a poco incisa nulla pelle della giovane come se fosse il ricordo d'inchiosto bianco, invisibile ma incancellabile.

Le parole del rituale furono pronunciate con solenne cattiveria, sapendo che ogni suono emesso avvicinava la sua compagna a un nuovo, orribile destino.
Un destino fittizio e ingrato, per una faciulla che, sola, aveva confitto le grandi streghe alle quali adesso stava andando incontro a volto scoperto.



NdA: si, lo so, il capitolo è molto piccolo rispetto ai precedenti, ma doveva essere così. Abbiamo concluso anche questo blocco! Le carte sono state svelate, adesso dovreste avere un quadro più completo della situazione. E siete pronti per L'inverno! Winter is coming, come dicevano gli antichi! (perdonatemi <3)

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