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di _itsmyworld
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Uno ***
Capitolo 3: *** Due ***
Capitolo 4: *** Tre ***
Capitolo 5: *** Quattro ***
Capitolo 6: *** Cinque ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

Come sempre mi trovavo a dover ascoltare il suono fastidioso della sveglia, come ogni giorno dovetti aprire gli occhi e alzarmi dal letto per prepararmi, cercando anche di non perdere il bus. In mezz'ora era davvero complicato prepararsi, ma ormai c'ero abituata. Avevo provato tante volte ad aprire gli occhi prima delle sette, ma con scarsi risultati.
Mi diressi in cucina e con ancora gli occhi semichiusi aprì il frigo, presi un break di succo alla pesca e dopo aver preso un cornetto confezionato, mi sedetti al tavolo e feci colazione molto velocemente. Corsi in camera, preparai lo zaino e dopo aver preso i vestiti, che avevo preparato la sera prima, corsi in bagno. In meno di venti minuti ero pronta, osservai le lancette dell'orologio che avevo al polso e trasalì. Era tardissimo e quel giorno alla prima ora avevo una bella verifica di chimica, materia da me molto odiata.
Presi le chiavi di casa e subito mi diressi fuori, chiudendo velocemente la porta d'ingresso. Dovevo anche passare dalla caffetteria per prendere la merenda, ma decisi di farne a meno per quel giorno. Inviai un messaggio a mia mamma per avvisarla che non sarei passata e quando le porte dell'ascensore si aprirono, iniziai la mia maratona per raggiungere la fermata del bus, che fortunatamente si trovava non molto distante dal mio palazzo.
Con ancora il fiatone salì sul mezzo che stava per partire e quando notai che non vi erano posti liberi, mi maledì per il ritardo. Su quel pullman regnava il silenzio, ogni ragazzo era assorto nei propri pensieri, chi cercava di recuperare un po di sonno perso la sera prima, chi ripeteva a bassa voce la materia della prima ora.
Quel giorno non avrei trascorso tutte le ore a scuola e questo già mi fortificava, quel giorno sarebbe tornata mia nonna dall'ospedale e dovevo assolutamente salutarla per prima. Ero davvero unita a quella signora dai capelli bianchi e un sorriso che infondeva dolcezza nell'animo di tutti, anche di chi aveva un cuore duro come un sasso.
Dopo due fermate arrivai a destinazione, scesi dal bus e mi diressi verso l'entrata dell'enorme edificio. Mentre camminavo, mi ritrovai ad osservare il cielo cupo e pensai subito all'estate che stavo aspettando con ansia. 
Arrivata al mio armadietto vi misi dentro i libri che non mi servivano per la prima ora, dopo averlo chiuso mi diressi verso l'aula di chimica, stingendo in una mano il mio piccolo portafortuna sperando che quel compito si fosse rivelato facile. Avevo studiato il giorno precedente, ma la chimica non riuscivo a memorizzarla, non capivo nulla di nomenclatura o di atomi, di ossidazione o di diffusione.
Incrociai le dita della mano libera e mentre scrivevo cercavo di ricordarmi qualcosa di tutto quello che avevo studiato la sera prima.
Osservai l'orologio e notai che mancavano ancora due minuti alla consegna, il compito stava procedendo con alti e bassi. Chiedevo molte cose al mio compagno di banco, che prontamente avvicinava il suo foglio al mio e io gli sorridevo grata. Il tempo terminò e la professoressa s'impossessò immediatamente dei compiti.
«Grazie Mark» dissi rivolgendomi al mio compagno, prima di lasciare l'aula. Dopo quel compito ero molto più rilassata, infatti le due ore successive passarone velocemente e tranquillamente. Finalmente per me quel giorno scolastico, si era concluso e non vedevo l'ora di tornare a casa e riabbracciare la mia cara nonna. Dopo aver preso i libri dall'armadietto, indossai il cappello e m'inoltrai nella folla di ragazzi, che riempiva il corridoio dell'istituto. Mentre camminavo per raggiungere la fermata del bus, osservai una ragazza su uno skate muoversi nella mia stessa direzione, non ebbi tempo per scansarmi che mi ritrovai stesa sul prato, con il fondoschiena indolenzito.
«Oh mamma scusami davvero, solo che non sono pratica con questo coso» disse mortificata, indicando lo skate vicino a lei.
Volevo gridarle contro, dirle che avevo perso la sensibilità del mio sedere per colpa sua, ma non lo feci. Sorrisi debolmente, lo feci solo perchè dovevo. Non ero impulsiva, tendevo sempre a riflettere prima di dire o fare qualcosa, ma in quelle circostanze mantenere un comportamento gentile, era difficile.
«Non preoccuparti, tralasciando che non mi sento più il fondoschiena, sto bene» dissi sorridendole, facendo ridere la ragazza davanti a me. Di tutto quello che stava succedendo, non ci trovavo nulla di divertente. 
«Scusami ancora, comunque io sono Juliet» disse porgendomi la mano, che io strinsi per cortesia.
«Hazel, adesso devo andare» dissi e sorridendole flebilmente, salutai la ragazza e tornai sui miei passi con ancora il fondoschiena dolente.

*Spazio autrice
Salve a tutte. Allora sono ancora qui, con una nuova storia che spero piaccia.
Posso dire che è una storia un po diversa da quelle che ho scritto fino ad ora, come dice uno dei generi della storia, è un po introspettiva.
Infatti vedremo come la nostra protagonista, Hazel, viaggerà in se stessa e riuscirà a rinascere con l'aiuto di una persona a lei molto speciale.
Adesso vado e come sempre, se vi è piaciuto questo prologo e anche l'idea della storia, lasciate una recensione. Ne sarei davvero felice :) Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=RnaGxF0eTO8


 

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Capitolo 2
*** Uno ***


CAPITOLO UNO


Stranamente quella mattina non avevo fatto ritardo come sempre e come "premio" avevo trovato il pullman con ancora qualche posto libero. Quel giorno ero felice, come se il rivedere mia nonna il giorno precedente m'avesse fatto rinascere. Avevamo parlato molto, di come mi sentissi nel frequentare l'ultimo anno di liceo, di come lei si fosse trovata in ospedale e tante altre cose, che non ricordavo più. 
Il pullman m'aveva portata a destinazione e con molta fatica scesi dal mezzo, per dirigermi verso scuola. 
Urla? Ragazzi che correvano dietro una palla? Ragazze che sbavavano vedendoli a petto nudo? Ecco, quella era la scena che mi trovavo ad osservare mentre pranzavo seduta al tavolo con i miei compagni. Non avevo molti amici o meglio, non avevo veri amici. Quelli che frequentavo erano normali amici, ma non avevo ancora trovato quella persona con cui potevo essere libera di fare e dire ciò che volevo.
«In questa scuola non succede nulla d'entusiasmante» esordì Mel lasciandosi andare sulla sedia su cui era seduta da più di venti minuti. 
Mel era una semplice ragazza, forse quasi simile a me ma c'era quel qualcosa che ci differenziava. Forse quel rosso fuoco che caratterizzava i suoi capelli, un colore completamente opposto dal mio castano cenere; oppure quell'essere schietta ed implusiva, cosa non più presente in me. Ero schietta, ma non come prima. 
«Mel cosa potrebbe mai succedere in una scuola come questa?» chiesi prendendo il mio telefono, che si trovava sul tavolo vicino ai libri di filosofia.
«Una rissa per esempio, ma in questa scuola sono tutti dei fighettini che non si sporcherebbero mai le mani o peggio ancora i vestiti firmati» disse con ovvietà, facendomi sorridere mentre ero intenta ad inviare un messaggio a mia madre.
«Quando ti sei iscritta qui, ben quattro anni e mezzo fa, dovevi immaginarti certe situazioni. In fin dei conti sei nella scuola più popolare di tutta Berlino mia cara» risposi, usando il medesimo tono usato da lei.
Quando la campanella suonò, fui invasa da un senso di stanchezza e la voglia di subirmi un'ora di filosofia non c'era. Senza voglia entrai in aula e mi sedetti al mio posto, con la consapevolezza che vi era un'elevata probabilità di ritrovarmi dormiente sul banco a fine lezione.
Mentre la professoressa spiegava, il mio cervello si trovava tra le nuvole volevo fuggire in bagno non la sopportavo più. Vedevo i miei compagni interessati alla lezione, impegnati nel prendere appunti e poi vi ero io, che l'unica cosa che avevo in mano era una ciocca dei miei capelli. Amavo giocarci, osservarli e notare le sfumature più chiare tra tutti quei capelli castani. Potevo sembrare pazza, ma mi rilassava e mi portava in un altro mondo e quando quella di filosofia spiegava, scappare con la mente era l'unica via d'uscita.
Qualche altro minuto e poi libertà, pensai quando controllai l'ora sul mio orologio. La giornata stava finendo e non vedevo l'ora di correre in caffetteria da mia madre e da Tom, lui era il compagno di mia madre e io lo consideravo un padre, visto che il mio vero padre non si era degnato nemmeno di affacciarsi alla porta della mia cameretta quando dormivo beatamente. Ah si, lui già non c'era. Aveva lasciato me e mia madre, aveva lasciato che mia madre mi crescesse da sola e non vi era cosa che più odiavo.
Ammiravo mia madre, ammiravo la sua forza e la sua voglia di non cedere mai, di cercare sempre un materassino fatto di molle che appena stavi per toccare il fondo lui ti dava la spinta per rialzarti. Ormai ero fuori dall'aula, la campanella era suonata e finalmente sarei scappata da scuola. Oggi avrei passato l'intero pomeriggio in caffetteria, mamma doveva andare con Tom a visitare i vari ristoranti per il loro matrimonio, io invece dovevo visionare il tutto.
Si, mamma si sposava e vederla finalmente felice era una vera è propria liberazione. La felicità nella nostra famiglia non era ben vista, oltre all'aver avuto un marito poco presente, mia madre aveva avuto anche una figlia poco responsabile. Ora potevo sembrare una semplice ragazza casa e chiesa, ma in me erano rinchiusi tutti i demoni che prima mi controllavano. 
«Hazel oggi pomeriggio usciamo?» mi chiese Mel raggiungendomi vicino al mio armadietto.
«Oggi non posso» dissi prendendo i libri «Passerò il resto della giornata in caffetteria» dissi poi, mentre iniziammo ad incamminarci verso l'uscita dell'istituto.
«Oh capisco, allora ci rifaremo un altro giorno» dissi sorridendomi e io annuì.
Continuammo a camminare verso la fermata e quando arrivai, ci salutammo. Forse, Mel, tra tutte le ragazze che conoscevo era quella con cui avevo legato di più. Però non la reputavo la mia migliore amica, solo una con cui mi faceva piacere parlare e trascorrere un po di tempo insieme.
Passai dieci minuti sul bus pieno di ragazzi e quando arrivai a destinazione, spinsi tutti per scendere. La fermata si trovava proprio davanti la caffetteria, così attraversai ed entrai. Un odore intenso di caffè e cornetti s'impossessò delle mie narici, amavo la caffetteria e l'odore che questa sprigionava. Mamma aveva deciso di aprire questa attività, proprio con Tom. Lui per lei era la sua svolta, la rinascita e solo per quello che aveva fatto a mia mamma, dovevo essergli grata.
«Giorno vecchi» scherzai lasciando un sonoro bacio sulla guancia ad entrambi.
«Giorno anche a te scricciolo» mi salutò Tom sorridendo sornione. Sapeva quando odiassi quel nomignolo e io sapevo quanto lui amasse farmi alterare. Risposi al suo saluto con una linguaccia che causò la sua ilarità.
«Sto per sposare un uomo con una mentalità meno evoluta di quella di mia figlia» disse mia mamma disperata trattenendo un sorriso.
«Cosa vorreste dire madre? Io, sarei scema? Mi avete ferita nel profondo del cuore» dissi con voce profonda per dare credibilità al tutto.
«Ascolti mia grande signora, andesso io e codesto giullare le lasceremo il comando, non combini danni» disse mia madre e io non riuscì a trattenere una risata.
«Non preoccuparti mamma, andate e fate una buona scelta» dissi salutandoli con altri due baci sulla guancia.
«Ciao giullare» salutai ridendo Tom, che scosse la testa divertito.
Mentre ero intenda a leggere un libro, sentì qualcuno tossire così distolsi lo sguardo dalle pagine del libro e notai due ragazzi che aspettavano solo me, aspettavano il mio servizio.
«Scusatemi, cosa volete ragazzi?» chiesi cordiale.
«Potremmo sederci ad un tavolo? Perchè stiamo aspettando altri amici» chiese quello più alto.
«Si certo, voi volete già ordinare o aspettate i vostri amici?».
«Aspettiamo, grazie» rispose l'altro e dopo si diressero verso uno dei due tavoli liberi. Controllai il numero del tavolo e poi tornai al mio libro. In realtà il libro non m'interessava in quel momento, non amavo leggere immersa nella confusione. Non riuscivo ad immergermi nella lettura, come se la confusione fosse un ostacolo.
«Ehi scusa» sentì qualcuno dire e quando distolsi lo sguardo, questa volta dallo schermo del telefono, notai uno dei due ragazzi di prima chiamarmi. Svogliatamente raggiunsi il loro tavolo e con uno dei sorrisi più finti, mi rivolsi a loro.
«Ditemi».
«I nostri amici non vengono più, quindi ordiniamo due caffè macchiati e due fette di torta della casa» disse sempre lo stesso ragazzo sorridendo e dopo aver preso nota dell'ordinazione, li salutai. Tornata dietro il bancone, preparai l'ordinazione e tornai al tavolo dove oltre ai due ragazzi, si era aggiunta una figura femminile.
«Ecco a voi» dissi posando le tazze e i piatti con la torta sul tavolo «Tu vuoi qualcosa?» chiesi alla ragazza, che subito riconobbi. Per colpa sua, il mio fondoschiena aveva una bella macchia sulla chiappa destra. Appena mi riconobbe, mi sorrise e io dovetti ricambiare. Non l'odiavo, non la conoscevo neanche.
«No grazie, quando stacchi vuoi venire con noi in pizzeria? Vorrei scusarmi davvero» mi chiese e sorrisi sincera, era ancora dispiaciuta per l'accaduto e ne ero felice.
«In realtà non lavoro qui, comunque si dai».
«Se non lavori qui, possiamo uscire prima» propose guardando me e poi i due ragazzi seduti al tavolo, che sollevarono le spalle come segno di consenso.
«Devo chiamare mia madre prima» dissi prendendo il telefono dalla tasca dei jeans, stavo per comporre il numero quando la porta d'ingresso s'aprì e vidi mia madre e Tom entrare. «Non serve è arrivata, quando siete pronti possiamo andare» dissi raggiungendo mia madre.
«Vedo che il locale è ancora stabile» constatò Tom.
«Cosa vorresti insinuare giullare?» chiesi con tono da saccente.
«Io? Nulla scricciolo» disse scompigliandomi i capelli. Il rapporto che c'era tra me e Tom, era bellissimo e ne ero consapevole. Potevamo sembrare padre e figlia, proprio perchè non vi era nessun tipo di contrasto. L'uomo che rendeva felice mia madre, rendeva felice anche me. Cosa si dice? Dopo la tempesta vi è la calma. Ecco la nostra calma era Tom.
«Ah comunque io esco con un gruppo di ragazzi, torno stasera» avvisai prendendo la borsa da sotto il bancone.
«Chi sarebbero questi ragazzi?» chiese Tom geloso, proprio come un padre è geloso della sua bambina.
«Sono seduti a quel tavolo» dissi indicandoli e poi guardai Tom, che annuì. Salutai tutti e due e tornai dai ragazzi, appena mi videro pagarono tutto e poi uscimmo fuori dal locale.
Vidi i ragazzi, di cui non conoscevo nemmeno i nomi, dirigersi verso una macchina e capì che ci saremmo saliti. Infatti, dopo qualche minuto, mi ritrovai seduta ad uno dei sedili posteriori. Ero in totale imbarazzo e la situazione di silenzio, non aiutava.
«Che sbadata, non vi ho presentato la mia amica» disse Juliet dandosi un colpo sulla fronte con la mano. «Allora Hazel, loro sono Liam e Zayn» disse indicando prima il guidatore, nonchè il ragazzo che aveva ordinato prima alla caffetteria, e poi il ragazzo seduto vicino a lui.
«Ciao Hazel» rispose Liam, mentre il suo amico mi salutò con un cenno di mano.
«Zayn non è muto, è solo un cretino» disse Juliet, come se avesse letto nel pensiero la domanda che mi ero appena posta. Quel ragazzo era così taciturno da sembrar muto.
«Ehi piccolletta misura il peso delle parole, comunque ciao Hazel» disse guardandomi dallo specchietto retrovisore, gli sorrisi.
«Sono curiosa. Prima ci hai servito al tavolo, ma hai detto che non lavori lì. Non capisco, spiegami» disse Juliet sedendosi sul sedile, nella posizione in cui poteva guardarmi meglio.
«Non sarebbe la prima volta che non capisci qualcosa. Hazel è figlia dei proprietari della caffetteria» disse ovvio Zayn, ricevendo come conferma un mio cenno del capo.
«Perchè mi devi far passare come la cretina di turno?» chiese disperata e Zayn rise, seguito da Liam.
«Perchè ti amo troppo» disse divertito e Juliet sbuffò.
«State insieme?» chiesi curiosa, una curiosità che si trasformò in imbarazzo quando l'autò fu invasa da fragorose risate.
«Che ridete scusate? Io non vi conosco e quindi non so un cazzo di voi» sbottai senza volerlo.
«Ehi giovanotta calma, non stiamo insieme» disse Zayn voltandosi verso di me.
«Siamo cresciuti insieme, oserei dire. Lui e mio fratello sono uniti da quando erano bambini e così anche io» spiegò Juliet, facendomi capire che Liam era suo fratello e Zayn il loro migliore amico. «Poi, io sono gia fidanzata» disse e io sorrisi.
«Oh capito, ragazzi comunque scusatemi per come mi sono rivolta» dissi dispiaciuta.
«Hazel tranquilla» mi rassicurò Liam e io gli sorrisi grata.


*Spazio autrice
Vi dico solo GRAZIE.
Grazie a tutte quante davvero grazie ** Trailer:https://www.youtube.com/watch?v=RnaGxF0eTO8

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Capitolo 3
*** Due ***


CAPITOLO DUE


Mancava poco alla fine delle lezione e poi sarei uscita da scuola, con la consapevolezza che avrei passato l'intero pomeriggio sui libri.
Il giorno dopo mi aspettavano due interrogazioni, alle quali non potevo fuggire. In questi anni di liceo avevo davvero faticato e l'ultimo anno stava dando buoni risultati rispetto ai precedenti. In fin dei conti ero cambiata, il mio stile di vita era cambiato.
«Signorina Fechtner vuole restare in classe ancora per molto?» mi chiese la professoressa facendomi sobbalzare. Notai l'aula vuota e capì di essere scappata nel mio mondo, isolandomi da tutto e tutti. Dopo aver preparato la borsa, uscì finalmente da scuola.
Mentre passeggiavo nel cortile vedevo i ragazzi sulla skate e subito pensai a Juliet. Non ci eravamo sentite più, dopo la serata in pizzeria. Mi ero divertita davvero tanto con lei e i suoi amici, erano persone molto alla mano. Dall'aspetto non sembrava, quei tatuaggi non rispecchiavano il loro modo di essere, ma conoscendoli erano davvero delle persone molto tranquille. Io non li avevo conosciuti in modo approfondito, ma quanto bastava per capirli.
Avevo conosciuto anche il ragazzo di Juliet, Louis, era un tipo strano in senso positivo. Da quello che avevo capito, amava il calcio e anche la musica rock. D'aspetto non era male, capelli castani e occhi azzurri come il cielo, anche lui aveva dei tatuaggi sulle braccia e un piccolo piercing sul labbro inferiore. Con il resto della ciurma ci avevo parlato poco.
Ricordavo, non perfettamente, i loro nomi. C'era Liam e poi Zayn, con i quali avevo conversato di più e poi vi erano Louis, Harry e Niall. Semplici ragazzi, avevano tutti dei tatuaggi e qualche piercing e tutti avevano un senso dell'umorismo illimitato. Quella sera ero tornata a casa con un fortissimo mal di pancia, dovuto alle troppe risate.
«Juliet chiama Hazel» disse qualcuno e subito mi voltai notando Juliet vicino a me, che sorrideva divertita nel vedermi persa nei miei pensieri.
«Ehi» la salutai e subito sentì le sue braccia avvolgermi in un caloroso abbraccio, che io ricambiai senza obiettare. Juliet l'avevo conosciuta molto bene, era un pezzo di pane.
«Scusa se non mi sono fatta viva, ma non ho il tuo numero poi sono stata bloccata a casa dei miei nonni» disse sciogliendo l'abbraccio e invitandomi a camminare con lei, io la seguì annuendo. Si, avevamo parlato spesso ma non così tanto da scambiarci i numeri, però mi stavo affezionando a lei e quindi era arrivato il momento.
«Vero! Dimmi il tuo così ti invio un messaggio» dissi cercando di prendere il telefono dalla tasca della borsa. Dopo esserci scambiate i numeri, decidemmo di sederci su un piccolo muretto vicino alla fermata del bus. Anche Juliet prendeva la mia stessa linea e io non l'avevo mai vista.
«Allora, non ti ho chiesto come sei stata con noi» disse sorridendomi e io sorrisi come risposta.
«Mi sono divertita tanto, poi mi siete sembrati tutti delle brave persone. Spero di non sbagliarmi» dissi trattenendo una risata.
«Hai capito bene. Da fuori sembriamo duri con questi tatuaggi, che sono davvero senza senso, ma siamo dei semplici ragazzi» disse e annuì facendole capire di aver compreso.
«Anche io ho dei tatuaggi, che sto cercando di coprire perchè voglio cambiare, voglio superare definitivamente una fase della mia vita» confessai con tono di voce pacato.
«Hai dei tatuaggi? Mamma mia, sembri una ragazza casa e chiesa invece» disse sbalordita e io risi di gusto, pensando che avrei voluto essere davvero quel genere di ragazza pur di non essere com'ero prima. In un certo senso, la mia adolescenza era stata segnata. Avevo vissuto senza un padre, quando avevo avuto il bisogno di una figuara maschile lui non c'era. Avevo bisogno di qualcuno che mi calmasse, qualcuno che tenesse in pugno la situazione, cosa che mia madre non era riuscita a fare.
«Guarda che non mi conosci bella» dissi divertita dandole un piccolo pugno sul braccio destro.
«Allora lo farò cara» disse facendomi un occhiolino «Ah domani sera c'è una festa, vieni vero?» chiese tornando seria.
«Festa dici?» chiesi cercando di perder tempo, non andavo ad una festa da troppo tempo. 
«Si una festa, hai presente i luoghi dove c'è tanta musica? Dove si fuma, si beve e si balla? Ecco quella è una festa» disse divertita e cercai anche io di sorriderle.
«Si Juliet so cosa è una festa» dissi alzando gli occhi al cielo. La sentì ridere, ma io non avevo nulla da ridere. Un festa mi avrebbe ricordato troppo il passato, ma come si dice? Per rinascere bisogno iniziare dalla cosa in cui si è morti. Quindi andare ad una festa, poteva aiutarmi.
«Ok dai ci vengo» dissi rassegnata e appena vidi il sorriso formarsi sulle sue labbra, fu automatico sorridere.
Il bus arrivò e dopo una decina di minuti fui fuori il portone del mio palazzo. Juliet era scesa alla fermata prima della mia e ci eravamo date appuntamento per il giorno seguente fuori scuola. Lei la mattina non prendeva il bus perchè c'era Liam che l'accompagnava con la sua macchina.
Quando aprì la porta di casa m'immersi in un totale silenzio, mamma e Tom chiudevano alle sette di sera quindi avrei passato quasi tre ore in totale solitudine. Mi diressi in camera, nella mia umile stanza e poggiai lo zaino nell'angolo libero. Siccome non avevo nessun impegno per la sera, decisi di mettermi già in pigiama prima di studiare.
Guardai l'orologio che si trovava sul comodino vicino al mio letto e capì di star studiando da troppe ore, mamma e Tom erano già tornati da più di un'ora e io dovevo ancora finire di studiare.
«Hazel la cena è pronta» disse mia madre entrando silenziosamente in camera «Ma stai ancora studiando?» continuò.
«Mamma arrivo subito, ho finito comunque» mentì, non mi andava più di studiare ero stanchissima.
Scesa in cucina, mi sedetti al mio posto e aspettai che mia madre portasse i piatti a tavola. Tom era impegnato a guardare la televisione, uno stupido programma sportivo. Cercando di non farmi scoprire, presi il telecomando che si trovava vicino al suo piatto e cambiai canale.
«Ehi, ridammi il telecomando» dissi voltandosi verso di me e io, stronza com'ero, gli sventolai il telecomando davanti agli occhi.
«Zitti e mangiate» disse mia madre quando portò i piatti a tavola, prendendo dalle mie mani il telecomando. La guardai scioccata e lei alzò le spalle, come se non fosse successo nulla.
Fino alla fine decidemmo di guardare un film vecchio come mio nonno, ma a quei due ricordava i bei tempi della gioventù.
«Mamma, ma Leo quando torna?» chiesi una volta sedutami sul divano con loro. Leo era mio fratello maggiore e stava trascorrendo un anno all'estero, precisamente in Italia. Ricordo che quando lo seppe, iniziò a vantarsi e non smetteva di ripetermi 'Io vado in Italia tu nooo'. Aveva vent'anni all'anagrafe, ma mentalmente doveva ancora nascere.
«Tra due settimane» rispose, continuando a guardare la tv e io annuì. In fin dei conti mi mancava.
«Io vado in camera, notte» dissi dando ad entrambi il bacio della buonanotte «Ah, domani vado ad una festa» avvisai e subito mia madre posò gli occhi su di me.
«Una festa? Hazel è tutto ok?» chiese e sapevo dove voleva arrivare.
«Mamma tranquilla» le sorrisi e salì in camera.
Non sapevo cosa fare e in quel momento avrei desiderato avere un'amica da chiamare, ma non c'era. Potevo inviare un messaggio a Juliet, ma non volevo disturbarla. Rassegnata presi il pc e mi collegai a Facebook. Appena la home si caricò, notai ben sette richieste d'amicizia e due notifiche. Controllai prima le richieste, erano solo Liam e gli altri che volevano stringere amicizia con me e ovviamente accettai. Le notifiche mi colpirono, qualcuno aveva commentato una mia foto e poi Juliet mi aveva aggiunta su un gruppo.
Controllai il commento: 'Troia che bello quel vestito'. Risi nel leggere il commento di Juliet sotto una delle foto durante il matrimonio di mia zia Marie.
Controllai poi il gruppo, che si chiamava 'Tutti c'invidiano', nome davvero cretino. Controllai i membri e notai che erano solo i fessi del gruppo in cui, ormai, stavo entrando anche io. Decisi di scrivere un post: 'Ma questo nome? Poveriniii' e subito Niall commentò 'Opera di Zayn' e risi, perchè in fin dei conti era prevedibile. Ormai erano arrivate le undici, così decisi di spegnere tutto e andare a letto.
Una volta essermi sistemata sotto le coperte, presi il telefono per spegnerlo ma notai un messaggio in chat.
«Come osi insultare il nome inventato da me?».
«Dai, è orribile».
«Signorina non menta, ama il nome del gruppo».
«La convinzione fotte».
«Mi stupisce questo sui vocabolario così colorito» scoppiai a ridere.
«Io stupisco sempre caro».
«Allora non vedo l'ora di essere stupito».
«Contento tu. Adesso però vado a dormire o mi è vietato?».
«Dovrei pensarci...» risi ancora.
«Notte».
«Ehi dovevo pensarci, vabbè notte c:» lessi e poi spensi definitivamente il telefono, per poi addormentarmi.
La sveglia suonò e dopo averla spenta, mi rimisi comoda sotto le coperte. Non volevo andare a scuola, avevo sonno e poi non avevo svolto tutti i compiti. Passarono altri cinque minuti e poi sentì la voce di mia madre avvicinarsi sempre più, stava entrando in stanza per svegliarmi.
Prima che potesse rompermi i timpani, mi alzai dal letto e uscì dalla stanza. Salutai mamma con cenno di mano e mi chiusi in bagno, di mattina ero davvero uno zombie. Dopo essermi lavata e truccata, tornai in camera per indossare un semplice jeans, una camicietta color lavanda, prendere lo zaino e poi la giacca di jeans. Scesi in cucina, dove non c'era più nessuno, presi una merendina e corsi alla fermata del pullman. Salita, trovai un posto libero e subito l'occupai. Avevo davvero un senso d'ansia per i compiti non fatti la sera prima, ma dovevo calmarmi.
Arrivata, notai Juliet fuori il cancello che mi aspettava e subito la raggiunsi.
«Giorno splendore» dissi dandole un dolce bacio sulla guancia.
«Giorno meraviglia, sei pronta per andare a fare shopping?» mi chiese pimpante e subito strabuzzai gli occhi.
«Shopping?».
«Hai capito bene, oggi niente scuola. Adesso sta tornando Liam con Zayn e andremo a fare shopping» esclamò pimpante, istintivamente l'abbracciai.
«Ti sto amando, oggi non ero preparata e tu mi salvi» dissi urlando, facendola ridere di gusto.
Dopo qualche minuto i ragazzi arrivarono e subito salimmo in macchina, dirette al divertimento. 
«Giorno ragazzi» li salutai sistemandomi meglio sul sedile «Cavolo, ma io non ho soldi» dissi disperata.
«Spendo io per te» disse Zayn voltandosi per guardarmi.
«Grazie mille, stasera ti ridò tutto» lo ringraziai sorridendogli.
Il viaggio in macchina fu piacevole, lo passai parlando con Juliet e ascoltando la musica che veniva trasmessa in radio. Mi trovavo davvero bene con loro, non avevo paura di essere me stessa e mi sentivo accettata. Dopo aver parcheggiato, venni "rapita" da Juliet che mi portò subito nel centro commerciale. Entrammo in tutti i negozi, ma non trovai nessun vestito che mi colpì. Uscì dal negozio con un viso esasperato, Juliet aveva già comprato tutto.
«Ragazzi ho fame, andiamo a mangiare?» chiese la mia amica, ormai potevo chiamarla così.
«Voi andate, io vado alla ricerca di qualcosa» dissi salutandoli.
«Hazel aspettami, vengo con te» urlò una voce dietro di me, mi voltai e notai Zayn correre verso di me. 
«Come mai?» chiesi perplessa.
«Devo pagarti io» disse facendomi un occhiolino e io scossi il capo divertita.
«Allora andiamo e grazie» gli sorrisi.
Avevamo già perlustrato tre negozi, ma nulla. Non avevo trovato nulla. Mi stavo preoccupando per Zayn, in fin dei conti era lì solo perchè doveva pagarmi e avevo paura di stressarlo troppo. Non era colpa mia, però, se ero così precisina per quanto riguardava il vestiario cosa che non accadeva in passato. Ricordo che prima indossavo tutto quello che mi si presentava davanti agli occhi, senza considerare colore e abbinamenti. Ero uno scandalo.
«Ehi questo che dici? Sembra carino» disse Zayn indicando un manichino, che indossava un vestito di una lunghezza media e di un colore che non avevo mai portato in vita mia, il turchese. Lo guardai o meglio m'incantai, era bellissimo su quel manichino e se l'avessi provato io avrei rovinato quella meraviglia.
«Zayn non mi starebbe bene» dissi amareggiata e lui mi guardò torvo.
«Perchè? Scusa sei alta e magra, cosa non va?» chiese stupito e sorrisi a quella specie di complimento.
«Rispetto a quel coso, sono formosa» constatai.
«Non dirmi che ti stai lamentando perchè non sei piatta, dai hai le forme al punto giusto. Provalo, tentar non nuoce. Comunque non abituarti a questi complimenti» disse facendomi ridere e poi, seguita da lui, entrammo nel negozio. Prima di provare il vestito, diedi un'occhiata a tutta la merce ma non trovai nulla che potesse superare la bellezza di quel vestito.
Domandai alla commessa la mia taglia, una M e poi mi diressi ai camerini con Zayn sempre dietro di me.
«Ok adesso lo provo e poi esco, così mi dici cosa ne pensi. Ti avviso, sii sincero» l'avvisai prima di chiudere la tendina del camerino. Una volta aver indossato il vestito, non mi riconobbi più. Tendevo sempre a nascondere le mie curve, diversamente da prima. Quel vestito mi stava benissimo e poi quel colore, faceva risaltare il colore dei mie capelli castani. Timorosa e imbarazzata, uscì dal camerino per farmi dare un consiglio da Zayn.
«Oh mamma» disse facendo cadere il telefono che aveva in mano, risi «Voglio dire, wow stai benissimo Hazel. Devi prendere questo assolutamente, potresti abbinarci queste scarpe» disse porgendomi un paio di tacchi altissimi, ma non mi preoccupai perchè ero abile nel portarli. Mi sedetti vicino a lui per infilarmele e poi mi osservai allo specchio, ero un'altra Hazel e la cosa mi rendeva felice.
«Non sapevo avessi ben tre tatuaggi» disse Zayn avvicinandosi «Mi hai stupito anche questa volta» sorrise e io ricambiai.
«Allora come sto?» chiesi voltandomi verso lui e per la prima volta, grazie ai centimetri in più, mi ritrovai ad osservare i suoi occhi. Era difficile descriverli, avevano un colore normale, simile al mio, ma avevano un taglio decisamente stupendo. Infondevano sicurezza, ma anche mistero. M'affascinavano.
«Certo e lo chiedi anche» rispose ovvio e io annuì, per poi dirigermi in camerino per cambiarmi.
Usciti dal negozio con due buste, che Zayn s'era offerto di portare, decisi di chiamare Juliet per incontrarci. Avevo fame e volevo qualcosa da mangiare.
«Juliet dove siete?» chiesi appena rispose.
«Io e Liam siamo da nostra nonna, sono passati i nostri a prenderci».
«Scusate e noi come torniamo a casa?».
«Zayn ha le chiavi della macchina, in fin dei conti è sua» e guardai subito il ragazzo vicino a me, che mi guardò curioso.
«Ah capito, allora ci sentiamo dopo per stasera. Ciao» la salutai chiudendo.
Rimisi il telefono nella tasca dei miei pantaloni e poi lasciai uno schiaffo dietro il collo a Zayn, che si toccò il punto dolente mentre mi guardava con fare interrogativo.
«Perchè non mi hai detto che hai le chiavi della macchina?» rise «Ridi anche?».
«Dovrei piangere?».
«Adesso per punizione mi porti al mac, perchè ho una fame indescrivibile» dissi incamminandomi verso l'uscita.
Eravamo in macchina, io seduta comodamente al posto del passeggero e lui che guidava. Amavo stare in macchina, soprattutto perchè mi rilassavo ad osservare fuori dal finestrino tutto quello che succedeva. La radio era accesa, non ad un volume molto alto e la cosa mi rilassava ancora di più e poi quel tepore nel mezzo, dovuto al riscaldamento, mi scioglieva la tensione al pensiero di cosa sarebbe successo alcune ore dopo. Andare ad una festa prima era un qualcosa di normale, adesso invece mi sarei sentita un pesce fuor d'acqua tra tutta quella gente che si divertiva a bere, fumare e scopare. Perchè diciamoci la verità, alle feste si andava solo per fare quelle cose, il divertimento in pista era messo in secondo piano e io lo sapevo benissimo.
Ricordo la mia prima festa, ricordo tutte le raccomandazioni di mia madre e tutta la musica che mi mandò in totale confusione. Ricordo anche le grida di mia madre quando mi vide tornare la mattina dopo, senza reggiseno. Quella festa era stata il via al mio periodo buio. Ogni sera ero in una casa diversa o in discoteca, ogni sera ingerivo pasticche accompagnate da drink fortissimi e ogni sera mi trovavo a letto con persone diverse. Avevo iniziato con delle feste, con poca droga e poco sesso, ma avevo perso il controllo della situazione e non avevo avuto la forza e l'aiuto per tornare in me. 
«Capito Hazel?» mi chiese il moro vicino a me, facendomi tornare alla realtà.
«Eh? Cosa? Oh mamma Zayn scusami non stavo ascoltando» dissi mortificata.
«L'avevo intuito, ho detto che non avrei mai immaginato di vedere su una ragazza casa e chiesa dei tatuaggi» risi «Perchè ridi?».
«Rido perchè non sono una ragazza casa e chiesa, caro mio» dissi mettendogli una mano sulla spalla, come chi sa tutto.
«Effettivamente non saresti venuta alla festa stasera, avresti preferito un libro e una cioccolata calda».
«Che tipo di festa sarà?» chiesi curiosa ma anche preoccupata.
«Allora si balla, si fuma, si beve, poi c'è chi si droga e chi scopa. Una normalissima festa» disse e io annuì «Cosa farai delle cose che ti ho elencato?» continuò.
«Ballerò, se proprio devo prenderò qualcosa da bere e poi chissà...» dissi lasciando sospesa la frase, gesto che fece sgranare gli occhi a Zayn e io scoppiai a ridere «Non userò sostanze e non mi porterò a letto nessuno» continuai sorridendogli.
«Allora cambia vestito, quello è troppo...come dire, provocante ecco, si è troppo provocante» confermò.
«Se è, come dici tu, provocante perchè mi hai spinto a prenderlo?» chiesi sedendomi sul sedile in modo da guardarlo in viso.
«Hazel sono pur sempre un maschio» disse facendomi un occhiolino.
«Guarda questo» dissi indicandolo con la mano e lui rise, contagiando anche me.
«Allora andiamo al mac o in caffetteria?» chiese guardandomi.
«Andiamo in caffetteria, tanto a quest'ora dovevo già essere uscita da scuola» risposi rilassandomi sul sedile.
«Mi piaci sai?» annunciò improvvisamente e io diventai paonazza «Nel senso che sto bene con te, sei una brava ragazza e sei anche simpatica» continuò.
«Grazie, anche io sto bene con te. Oggi sei in vena di complimenti?» chiesi divertita.
«Forse» disse ammiccando e io sorrisi scuotendo la testa in segno di rassegnazione. Arrivati difronte alla caffetteria, scendemmo dalla macchina ed entrammo. Amavo quel profumo che caratterizzava quel posto e poi in un certo senso era quel posto che mi dava la forza per non tornare indietro, alla mia vecchia e orribile vita.
«Ciao mamma, ci porti un caffè con cacao, un cornetto e...» mi voltai verso Zayn.
«Un caffè e una fetta della torta fatta in casa» continuò.
«Con marmellata alla fragola o alla pesca?» chiese mia madre gentilmente.
«Pesca grazie» le sorrise, quel sorriso era peggio del suono dei flauti che ammagliavano i serpendi. Quel sorriso ti stregava, dovevo ammettere che Zayn era un bellissimo ragazzo, bello e simpatico.
«Mamma a me porta quella alla fragola».
Dopo aver preso le ordinazioni, calò il silenzio seguito dall'imbarazzo. Io e Zayn non ci conoscevamo e non sapevamo di cosa parlare. Per non dare l'impressione d'esser a disagio, presi il mio telefono e feci finta di messaggiare. Zayn tossì e poi richiamò la mia attenzione iniziando a parlare.
«Allora...» non sapeva cosa dire e io gli sorrisi, posando il telefono sul tavolo.
«Allora ti piaccio eh?» chiesi facendo l'indifferente, ma appena lo vidi aprire leggermente la bocca risi di gusto.
«Sei proprio stronza» disse divertito.
«Ecco a voi ragazzi» disse mia madre portando le nostre ordinazioni, la ringraziammo e poi iniziammo a gustare il nostro pranzo se così poteva definirsi.
«Buona questa torta, io adoro le torte fatte da tua madre davvero» disse mangiandola di gusto.
«Non dovevi dirmelo tu, sono buonissime lo so» risposi trattenendo una risata.
«Ma guarda questa» disse rifacendo il mio stesso gesto e risi, seguita da lui.
Con Zayn stavo davvero bene, non lo conoscevo certamente, ma stavo bene. Potevo essere me stessa, scherzare, prenderlo in giro e fare la seria, ma in qualsiasi modo mi comportavo, ero a mio agio.
Finito di mangiare, cercò di pagare il tutto ma lo fermai dicendogli che offriva la casa e lui non obiettò. Molto gentilmente mi riaccompagnò a casa e s'offrì anche di passare a prendermi, con gli latri, per andare tutti insieme alla grande festa, come l'aveva definita lui. Entrata in casa, portai lo zaino in camera e poi decisi di riposare un paio d'ore per recuperare le forze, per la sera che m'aspettava.


*Spazio autrice
Salve ragazze, volevo ringraziare chi ha inserito la storia nelle seguite/preferite/ricordate e chi la recensisce. Davvero grazie mille *-*
Comunque alle altre lettrici, sarei felicissima di leggere un vostro parere su questa storia. Sono consapevole di aver pubblicato solo tre capitoli, però non so vorrei vedere cosa ne pensato ahah ok vado, ciao :) Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=RnaGxF0eTO8

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Capitolo 4
*** Tre ***


CAPITOLO TRE

Musica, pista piena di ragazzi ubriachi che ballavano avvinghiati alle ragazze, che si facevano toccare tranquillamente ma non ero assolutamente la persona adatta per giudicarle.
Eravamo in quella casa da soli dieci minuti e io avevo perso di vista tutti, Juliet era stata 'rapita' da Louis e gli altri quattro s'erano volatizzati. Così, mi trovavo sola in quel totale caos. Persone che camminavano bevendo, chi camminava con il bicchiere in mano e urlava, chi camminava mentre pomiciava. Se ne vedevano di tutti i colori e i tipi. 
Senza nessuna meta, decisi di muovermi e senza volerlo mi trovai coinvolta nella mischia formatasi in pista. Tutti si muovevano, tutti si scontravano e tutti urlavano per dare animo al tutto, come se fossero tutti dei morti lì. Cominciai anche io a ballare, un semplice movimento di anche e bacino con le braccia alzate e un movimento a semicerchio della testa. Avevo sempre amato la musica che ti entrava nelle vene e ti madava in confusione, ero cambiata ma quando si ama qualcosa non la si dimentica. Avevo dimenticato la droga, le scopate quotidiane con sconosciuti, il troppo bere e le gare, ma l'effetto che la musica aveva su di me c'era ancora e non mi dispiaceva. Mentre ballavo vedevo tanta gente intorno a me, tante coppie che ballavano e si toccavano freneticamente e poi, come dice una delle leggi che ordina il mondo delle feste, qualcuno mi si avvinghiò dietro. 
Si stava muovendo normalmente, senza toccarmi con un dito e così continuai a ballare. Non avevo bevuto e la cosa mi stupì e mi rese fiera di me stessa, almeno non avrei combinato cazzate. Sapevo con certezza che mia madre non sarebbe andata a letto fino al mio ritorno e la cosa mi fece sentire in colpa. Era da anni ormai che non andavo ad una festa e lei viveva serena, ma io no. Non andavo alle feste, non uscivo con altra gente, in poche parole ero sola con la mia grande tristezza e con i miei ricordi del passato. Ero sola con quella costante paura di crollare ancora in quel circolo vizioso, ero consapevole che tutto era cambiato, che avevo una figura maschile vicino a me che m'avrebbe aiutata, ma non ero ancora forte al massimo.
I miei pensieri cessarono quando sentì due grandi mani muoversi sul mio corpo, una stava per sollevare l'orlo del mio vestito e l'altra era troppo vicina al mio petto. Senza pensarci due volte, mi voltai verso quel grande pezzo di stronzo e lo salutai con un bel cinque in pieno viso. Mi feci spazio tra la folla e mi diressi verso quella che doveva essere la cucina, entrata venni invasa da una puzza che avrei riconosciuto tra mille. In quella stanza stavano fumando e non semplici sigarette, accompagnato tutto da drink super alcolici.
Quei ragazzi ero me, erano il riflesso della vecchia Hazel, di quella ragazza di ben sei anni fa. Mi si strinse il cuore nel vederli così, perchè sapevo cosa li portava a comportarsi in quel modo. Perchè nessuna persona senza problemi poteva ridursi così, non parlo di situazioni economiche e cioè di coloro che hanno tutto e sono felici. No, perchè quelli che hanno tutto nascondono sempre una parte di vita infelice, forse non come coloro che non hanno nulla, ma vivono ugualmente l'infelicità.
«Ciao bellezza vuoi unirti a noi?» mi chiese un ragazzo evidentemente fatto e brillo, rifiutai con un cenno di capo e andai via da quel posto. Quella casa stava iniziando a diventar stretta e io non respiravo più, così decisi d'uscire per prendere un po d'aria. Non ero più abituata a tanta gente, non ero più abituata a ballare per ore illimitate e volevo solo tornare a casa. Volevo andare a casa e mettermi sotto le coperte, leggere un libro e poi addormentarmi. Forse aveva ragione Zayn, se non avessi avuto l'imput da Juliet alla festa non ci avrei messo piede. 
Vedevo molti ragazzi fuori con birre in mano, alcuni che barcollavano e altri che parlavano con i proprio amici. In un gruppo, notai un viso famigliare. Era Zayn. Decisi di raggiungerlo, per non passare il resto della serata sola. 
«Sera» dissi indiscreta avvicinandomi a Zayn, che quando mi vide sorrise e mi fece spazio per entrare nel cerchio che si era formato.
«Ci stai?» chiese un ragazzo a Zayn, che annuì «Tu? Scusa chi saresti? Sei arrivata adesso?» mi chiese guardandomi curioso e quel numero di domande poste in modo frettoloso, mi fece sorridere.
«Ah si, scusatemi. Ragazzi questa è la mia amica Hazel, Hazel questi sono i miei compagni di classe» ci presentò il moro e io salutai tutti con un timido sorriso.
«Ciao Hazel, ci stai allora?» chiese ancora il ragazzo e io lo guardai interrogativo «Ah si non sai, avevamo deciso di andare al lago visto che la festa fa davvero pena» mi chiarì le idee.
«Ma fa freddo, siamo a novembre ragazzi» dissi quasi scioccata dalla loro folle idea.
«Proprio per questo, vogliamo provare il brivido dell'avventura» mi sorrise Zayn.
«Proviamo questo brivido» gli sorrisi e il ragazzo continuò a porre la medesima domanda al resto dei componenti del gruppo.
Dopo qualche minuto, decidemmo di andare. Zayn non prese la sua macchina, perchè altrimenti avrebbe lasciato gli latri a piedi, così andammo in macchina di un suo amico. Io mi sedetti nei posti di dietro e Zayn fece lo stesso. Eravamo quattro in macchina, il guidatore e la sua ragazzo e noi due.
«Comunque se mi viene la febbre, colpa tua sarà» sussurai ciò al moro che era vicino a me e che guardava da fuori il finestrino, il paesaggio immerso nel buio della notte.
«Almeno poi salti scuola, dovresti dirmi grazie» disse ammiccando verso la mia direzione e io sollevai gli occhi al cielo o meglio al 'soffitto' dell'auto «Se vuoi, poi, posso prestarti la mia giacca mentre mi faccio una bella nuotata nel fiume gelido» strabuzzai gli occhi guardandolo incredula.
«Farete il bagno in quel coso?» annuì divertito.
Passò più di un'ora e finalmente, modo di dire, arrivammo al famoso lago e appena uscì dalla macchina un vento gelido mi trafisse la pelle. Seguì Zayn e gli latri, cercando di avvicinarmi il più possibile al moro, che appena vide ciò sorrise mettendomi un braccio sulla spalla per riscaldarmi.
«Guarda che ti odio comunque» l'avvisai e lui rise mentre si toglieva tutto ciò che aveva addosso, esclusi i boxer, e poi corse in acqua dove si trovava già tutto il resto del gruppo.
Li guardavo sconcertata e l'invidiavo per il coraggio che avevano, come si poteva fare un bagno in quell'acqua gelida dove nemmeno i pinguini sarebbero entrati? Mistero.
Il freddo mi stava pian piano congelando il sangue nelle vene, così presi la giacca di Zayn e l'indossai. Sentì il mio telefono fibrare e quando controllai lo schermo, lessi il nome di Juliet sullo schermo. Non avevo la forza di rispondere al messaggio, così la chiamai.
«Pronto Juliet, cosa succede?» chiesi appena la chiamata s'aprì.
«Dove sei?» urlò sulla musica a volume sparato.
«Sono con Zayn e dei suoi amici al lago».
«Al lago? Con questo freddo? Quel ragazzo è pazzo».
«Non dirmelo va'. Comunque perchè hai chiamato?» arrivai al sodo visto che la mia mano stava diventando viola per il freddo.
«Dovete tornare, i ragazzi sono tutti brilli e io non so guidare».
«Ok avviso Zayn, arriviamo» dissi chiudendo.
Mi avvicinai al lago e chiamai Zayn, che non mi sentiva visto che era impegnato a slinguazzarsi una ragazza del gruppo. Non volevo disturbarlo, non era rispettoso, ma Juliet aveva bisogno di noi e io avevo bisogno di riscaldarmi, così gridai facendo voltare tutti, compreso lui.
«Zayn dobbiamo andare» dissi solo e lui mi guardò confuso «Sono tutti brilli e Juliet non sa guidare» continuai e non appena capì, salutò la ragazza e uscì dall'acqua.
«Dammi la giacca» disse mentre indossava gli altri indumenti.
«Scordatelo, ora congeli» dissi andando via, verso l'auto del suo amico.
«Patrick la macchina la lascio vicino alla villa della festa, grazie e ciao ragazzi» lo sentì mentre si decideva a raggiungermi «Tu, dammi la giacca» disse iniziando a rincorrermi.
«Non rompere, per colpa tua andrò a finire nel letto e quindi la giacca è mia» dissi entrando in macchina, lasciandolo impalato fuori a guardarmi scioccato «Muoviti» urlai divertita.
«Sei proprio strana» disse dopo essere entrato in macchina.
«Grazie, me lo dicono tutti» dissi ironica e lui scosse la testa divertito.
«Sei strana perchè sembri una ragazza casa e chiesa, ma tu la timidezza non la conosci e dici la cosa giusta nel momento giusto» spiegò mettendo in moto l'auto.
«Dovrei prenderlo come un complimento o cosa?».
«Fai un po te» disse sorridendo sotto i baffi. 
Quel ragazzo era davvero strano, non io. L'avevo conosciuto non meno di tre settimane fa e non avevamo mai parlato più di tanto, era sempre quello riservato. Talmente riservato che sembrava fare il fighettino e credersi ad un gradino più in alto di tutti, ma mi sbagliavo. Zayn era il ragazzo più semplice che avessi mai conosciuto, riservato perchè timido con chi non conosceva bene ed ero felice che con me aveva mostrato il vero lui. Quello che ride e fa battutte alcune volte sensate altre senza un filo logico.
Il viaggio fu silenzioso e quando arrivammo a destinazione, tornammo in quel caos totale. La gente era triplicata e il volume era tre volte più alto di quando ero andata via. Non avrei mai trovato Juliet e avrei perso anche Zayn. Mi voltai sperando di trovare il moro dietro di me e così fu, tirai un respiro di sollievo.
«Non li troveremo mai» urlai avvicinandomi al suo orecchio e quando m'allontanai mi prese per mano.
«Cerchiamo, non lasciarmi la mano altrimenti dovrò trovare anche te poi» disse e io annuì, prima di buttarci in quella massa di gente ubriaca marcia. Erano ormai dieci minuti che cercavamo, ma nulla. Eravamo nel bel mezzo della pista e uscire sarebbe stato impossibile, continuavamo a guardarci intorno fino a quando qualcuno non mi strappò da Zayn. Cercavo di liberarmi ma senza risultati, sentivo delle mani stringermi i fianchi e la mia paura saliva alle stelle. Se fossi stata la vecchia Hazel, ora sarei stata tranquilla pensando a cosa sarebbe successo dopo ma adesso no. Adesso stavo male, avevo paura d'essere toccata da uno sconosciuto. Continuai a divincolarmi, fino a quando qualcuno non mi prese per mano e con molta forza mi tirò verso di sè. Alzai lo sguardo e quando vidi Zayn ringraziai il cielo.
«Dov'è andato?» chiese stringendomi mentre guardava tra la gente.
«Non lo so e non importa» dissi cercando di calmarlo, mentre uscivamo dalla folla.
«Non importa? Ti stava per portare non so dove e dovrei stare calmo? Tutto, ma non toccarmi i miei amici e poi in quel modo orribile» disse stringendomi forte la mano e sorrisi per quella frase che aveva detto. Mi reputava sua amica e s'era preoccupato per me, ero felice per questo.
«L'avrei fermato» dissi non convinta delle mie parole, mi aveva spaventata e i ricordi del passato mi avevo tolto quel pizzico di lucidità.
«Hazel eri ferma come un salame, non oso immaginare dove potevi essere in questo momento. Adesso andiamo a cercare i ragazzi, stammi vicino» disse incamminandosi verso l'uscita con me dietro. Ripensando a tutto quello che poteva succedermi, mi venne da piangere. Ero cambiata in modo drastico. Prima tutto quello era normale per me, adesso invece mi spaventava talmente tanto da farmi piangere. Strinsi, senza rendermene conto, la mano di Zayn che subito si voltò a guardarmi con fare interrogativo. Guardò i miei occhi e subito si fermò, eravamo ormai fuori da quel postaccio e l'unica cosa che avevo voglia di fare, era correre a casa per piangere e liberarmi da quel pensiero orribile che mi occupava la testa.
«Ehi che succede?» chiese Zayn avvicinandosi a me.
«Nulla tutto ok» cercai di sorridere senza nessun risultato «Troviamo i ragazzi, così poi torno a casa» dissi iniziando a camminare, ma la mano di Zayn mi bloccò il braccio e fui obbligata a voltarmi. 
«Che succede?» chiese ancora avvicinandosi a me.
«Ho detto nulla, scusa ma io voglio andare a casa. Prova a chiamare Juliet ti prego» dissi allontanandomi da lui.




Guardai la ragazza davanti a me, che mi dava le spalle in modo preoccupato. Sapevo che c'era qualcosa che non andava, sapevo anche che si trattava di quello che era accaduto prima, ma volevo che si confidasse con me. Avevo voglia di conoscerla bene, come amica ovviamente, e non mi piaceva saperla così distante e diffidente nei miei confronti. Ok, conosceva tutti noi da poco e potevo capire il suo essere restia, speravo solo di poterla conoscere meglio con il passare dei giorni. 
Voleva tornare a casa e così feci come mi aveva detto, chiamai Juliet. Dopo vari tentativi rispose e non potei che esserne felice.
«Dove siete?» chiesi e subito Hazel si voltò verso di me.
«Ci hanno portato a casa mia, siamo tutti qui» disse e mi rilassai, stavano bene.
«Ok dai arrivo, porto Hazel a casa e arrivo» chiusi la chiamata e mi avvicinai alla ragazza che era ritornata a darmi le spalle.
«Dove sono?» chiese.
«Sono a casa di Juliet e Liam» risposi mettendomi davanti a lei, notai i suoi occhi lucidi.
«Andiamo allora» s'incamminò verso la macchina, era difficile come persona.
«Dove abiti?» le chiesi una volta saliti in auto.
«Non voglio andare a casa, vengo anche io da Juliet» disse con tono disponente, appoggiando la testa vicino al finestrino. Aveva un carattere davvero strano,era lunatica e quasi menefreghista e se devo essere sincero, mi dava ai nervi. Mi dava l'impressione di una che snobasse tutti e tutto, come se si reputasse più importante di tutti. Prima era felice e sembra insicura di se stessa, dopo era la ragazza più antipatica di questo mondo. Quella voglia di conoscerla meglio, stava svanendo piano piano e tutto per colpa sua e dei suoi atteggiamenti, che invogliavano la gente a picchiarla.
Per tutto il tragitto restammo in silenzio. Non volevo più sapere cosa la preoccupava, non m'importava più. Volevo portarla a casa sua e non vederla più. Ero caro e buono con tutti, ma quando la mia pazienza arrivava al limite non si poteva tornare indietro. Non capivo, però, il motivo di tanta ostilità nei miei confronti e la cosa mi faceva perdere la calma, perchè era un'ostilità nata senza nessun motivo valido. Un'ostilità creatasi in soli due minuti.
«Il gatto ti ha mangiato la lingua Zayn?» chiese guardandomi, odiavo quel tono saccente che usava.
«Hai bevuto due litri di antipatia tu?» chiesi a mia volta, osservandola capì d'averla ferita.
«Non sono antipatica» alzò il volume della radio.
«Certo, basta esserene convinti nella vita».
«Zayn la smetti? Non sai nulla di me e non puoi permetterti di giudicarmi» s'alterò.
«L'impressione che mi stai dando è di una bimba viziata, che si crede superiore a tutti solo perchè vive una vita serena. Poi sei strana, prima buona e poi diventi antipatica».
«No caro mio, tu di me non sai nulla. Della mia vita non sai nulla. Fammi scendere» disse cercando d'aprire lo sportello, mentre l'auto era in movimento.
Mi fermai e lei scese immediatamente, chiudendo con forza lo sportello facendomi innervosire ancora di più. Diede un calcio allo sportello e vidi tutto nero per la rabbia, senza pensarci scesi anche io dall'auto e la raggiunsi. Appena la ritrovai difronte a me, avevo una voglia di prenderela a schiaffi ma non avrei mai toccato in quel modo una donna in tutto la mia vita.
«Grande stronza, la macchina costa più di te» urlai in cagnesco, ma in lei non notai nessun tipo di paura. Era una tipa forte di carattere.
«Grande testa di cazzo che non sei altro, non chiamarmi stronza» urlò avvicinandosi a me. Eravamo faccia a faccia, così vicini da passare per due che stavano per baciarsi, ma l'unica cosa che volevamo fare in quel momento era ucciderci senza pietà.
«Sei una stronza, non posso mentire» s'avvicinò ancora di più a me, per poi prendere il mio viso tra le sue mani e avvicinarlo al suo. Cosa aveva intenzione di fare?
«Sei un bastardo» disse sorridendo con fare..malizioso? Voleva baciarmi? Stava impazzendo? Pensandoci un suo bacio non mi sarebbe dispiaciuto, era una bella ragazza e sapeva farci con i ragazzi. Ehi, ma cosa stavo pensando? Colpa di quel drink troppo forte.
«Non credo proprio» dissi e in una frazione di secondi, sentì un qualcosa di bagnato sulle mie labbra. Mi aveva sputato!
«Fanculo mio caro» disse sorridendo e andando via. 
Non potevo crederci, mi aveva davvero sputato e io me ne stavo lì fermo mentre la vedevo andar via. Era davvero tardi, era pericoloso camminare soli per quelle vie buie ma non m'importava di lei e della sua sicurezza, se l'avessero rapita avrebbero fatto un piacere al mondo intero.
Mi rimisi in macchina e mi tolsi quella saliva dalla mia faccia, rimisi in moto l'auto e sfrecciai verso casa Payne.



*Spazio autrice
Sera a tutte, come va? Io sono distrutta per questa scuola, fortunatamente altre tre settimane e stop *-*
Spero vi piaccia il capitolo, volevo chiedervi se la storia vi piace altrimenti stoppo tutto.
Vedo che è recensita dalle solite persone, che ringrazio tanto, e mi dispiace come cosa :(
Vabbè vedremo più in là, ora vado. Un bacio **
TRAILER: 
https://www.youtube.com/watch?v=RnaGxF0eTO8

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Capitolo 5
*** Quattro ***


CAPITOLO QUATTRO
(leggete lo spazio autrice)


Erano passati tre giorni dalla festa, tre giorni da quando non uscivo più con quel gruppo e tre giorni da quando avevo sputato quel verme di Zayn. Mi stavo affezionando a lui e mi dispiaceva la situazione in cui eravamo finiti. Quella sera, quello che stava per succedermi m'aveva scossa ed ero diventata scrontrosa, ma non volevo prendermela con lui, però quando mi aveva 'giudicata' senza conoscermi mi aveva fatto innervosire davvero. Ammetto che posso dare l'impressione di una altezzosa e così via, ma comunque nessuno poteva dirmi certe cose. Ormai avevo capito che lui odiava me e io odiavo lui, tutto perfetto.
La cosa che odiavo di più in quel momento, era il bus completamente pieno di ragazzi che spingevano tutti credendosi simpatici, quando in realtà tutti volevano ucciderli. Quella mattina Juliet mi aveva inviato uno dei tanti messaggi in cui mi chiedeva di vederci, con la differenza che quella volta non avevo rifiutato. In fin dei conti con il gruppo, escludendo Zayn, mi trovavo bene e Juliet si stava rivelando una buona amica e rompere i contatti con lei non mi sembrava una buona idea. Finalmente arrivai a scuola e spingendo tutti, scesi dal bus raggiungendo Juliet, che mi aspettava fuori il cancello del grande edificio.
«Ciao» la salutai timidamente.
«Ciao tesoro» m'abbracciò e subito ricambiai sorridendo sincera. Temevo m'odiasse per il mio comportamento davvero strano, ma come sempre mi sbagliavo.
«Scusa se non mi sono fatta viva in questi giorni, ma dovevo sbollire la rabbia nei confronti di una persona» ammisi divertita e subuto la sentì ridere, segno che lei sapeva tutto.
«Zayn ci ha raccontato tutto, giuro che quando mi ha detto che l'hai sputato volevo farti una statua» rise «Nemmeno Liam si è infuriato per la sua auto, il moro voleva solo una scusa per farti infuriare e a quanto vedo, è riuscito nel suo intento» continuò ridendo e io m'infuriai ancora di più.
«Ti giuro che appena lo rivedo devo contare fino a dieci per non saltargli addosso. Altre ragazze salterebbero addosso a quel energumeno per altri motivi, io lo farei solo per ucciderlo e godere nel vedere lui steso per terra circondato dal sangue che esce dal suo corpo per colpa mia» dissi con occhi sognanti.
«Ok Hazel calma, perchè mi fai paura» mi mise le mani sulle spalle, per calmarmi.
«Si scusa» dissi per poi scoppiare a ridere.
«Comunque ti va se saltiamo scuola?».
«Juliet sai che vorrei tanto, ma non posso proprio oggi» risposi dispiaciuta. Oggi era il giorno dell'incontro scuola-famiglia e sapevo con certezza che se avessi saltato scuola, i docenti avrebbero detto dell'assenza ai miei e non volevo sopportarmi le loro prediche.
«Ok dai, allora facciamo così. Stasera usciamo tutti insieme e quando dico tutti, dico tutti» mi minacciò.
«Non posso rifiutare vero?» chiesi e lei scosse la testa «Ok, ci sarò» dissi rassegnata.
«Brava la mia Hazel» disse dandomi un sonoro bacio sulla guancia e io sorrisi «Preparati perchè non dirò mai più una cosa del genere, ti voglio bene cara mia» sorrisi e subito l'abbracciai.
«Anche io, mi sono affezionata molto a te» mi strinse ancora più forte, così forte da farmi mancare il respiro.
La campanella suonò ed entrambe ci dirigemmo nelle nostre rispettive aule, dandoci appuntamente in cortile all'ora di pausa. Alla prima ora avevo storia e la cosa positiva era che la prof non faceva nulla, essendo preside e quindi aveva davvero tanti impegni che in aula non era quasi mai presente.
Mi sedetti al mio solito banco e aspettai la prof, ma non arrivò.
«Ragazzi silenzio, oggi la prof non verrà quindi siete scoperti. Non potete girovagare per la scuola, è una sua raccomandazione» c'avvisò il bidello per poi uscire dall'aula.
«Fechtner sei triste che non potrai studiare oggi?» chiese quel cretino, che si trovava a due banchi dietro di me. Mi voltai e appena notai quel suo sorriso su quella faccia  che si ritrovava, mi venne voglia di alzarmi e di tirargli un calcio nei suoi gioielli, sempre se li possedeva.
«Malik ti manca il gusto della mia saliva sul tuo viso da emerito cretino?» chiesi lasciando l'intera classe a bocca aperta. Non parlavo così da anni e i compagni che mi conoscevano dal primo, lo sapevano benissimo.
«Periodo di ciclo?» rise.
«Desideri essere castrato?» chiesi facendogli un occhiolino e provocando l'illarità dell'intera classe.
«Vieni fuori» disse alzandosi e raggiungendo il mio banco, scoppiai a ridere.
«Scusate vuole essere castrato in privato» dissi alzandomi, per poi superarlo ed uscire dall'aula.
Stavo camminando con lui dietro, fino a quando non mi tirò per un braccio facendo aderire la mia schiena contro il muro freddo del corridoio. Alzai lo sguardo e mi 'scontrai' con i suoi occhi, che mi guardavano stracolmi di rabbia. Era la seconda volta che lo guardavo davvero e non era per niente brutto, anzi era davvero un bel ragazzo. Tanto bello quando cretino ed antipatico.
«Chi credi d'essere? Come osi prendermi in giro davanti a tutta la classe?» chiese avvicinandosi a me, quasi a far aderire il suo petto al mio.
«Zayn stai calmo, non ti rovini la reputazione da cretino che hai, la rafforzi soltanto» sorrisi, facendolo innervosire ancora di più e lo capì dalla presa che aumentava d'intensità.
«Ti riempirei di botte, ma le ragazze io non le tocco per fortuna tua».
«Lo stai facendo» dissi osservando la sua mano stretta al mio polso «Lasciami e vedi di andare a fanculo amore mio» dissi avvicinandomi a lui, così vicino da sentire il suo respiro sulle mie labbra, non era molto più alto di me. Sapevo farci con i ragazzi, sapevo come incantarli e come farli illudere. Come loro si divertivano con le ragazze, io lo facevo con loro. Ricambiavo il favore, se così poteva essere chiamato.
Non ero più la vecchia Hazel, ma quando dovevo riusavo qualcosa in cui ero una maestra in passato, sempre in modo moderato.
Lo vidi irrigidirsi e io usai quel suo stato per sfuggire da lui e dalla sua presa diventata troppo debole.
«Stronza» disse dando un pugno al muro, per poi dirigersi verso il bagno. Tra me e Malik era iniziata una guerra, una guerra davvero ardua da vincere ma dovevo riuscirci, dovevo distruggerlo. Non riuscivo ancora ad individuare la causa di questa ostilità reciproca, forse il suo giudicare senza conoscere e il suo emanare senteze senza nessuna logica mi davano ai nervi e poi odiavo quel suo faccino. Era bello come un dio greco, dovevo ammetterlo, ma si dava troppe arie. Si credeva davvero un dio sceso in terra, aveva paura di rovinarsi la reputazione di fighetto della scuola e io odiavo le persone così, le odiavo davvero. Quando ero ancora la vecchia Hazel odiavo i fighettini, coloro che usavano i più sfigatelli e con il mio gruppo, orribile gruppo, passavamo il tempo ad insultarli e farli sentire come si sentivano i ragazzi da loro usati ed era un grande divertimento.
Con Zayn non avrei fatto la stessa cosa, primo perchè lui non faceva nulla del genere e secondo perchè non ero più quella di un tempo. Tornata in classe notai tutti fissarmi.
«Si trova in bagno, è corso piangendo per il calcio dato» dissi e tutti risero, ma si fermarono quando videro Zayn entrare. Mi voltai e sorridendo sorniona, mi sedetti al mio posto infilandomi le cuffie nelle orecchie.
Le prime tre ore passarono nello stesso modo, io e Zayn che ci stuzzicavamo e i professori che ci riprendevano perchè disturbavamo troppo. Molto spesso notavo un suo sorriso divertito mentre mi dava fastidio, come se lo facesse solo per divertimento senza nessun tipo d'odio e la cosa mi dava davvero al cervello. Io odiavo lui e lui doveva odiare me, l'odio doveva essere reciproco altrimenti non vi era nessun tipo di divertimento. Finalmente mi trovavi in cortile e stavo aspettando Juliet, dopo nemmeno due minuti arrivò con il suo bel sorriso stampato in viso e m'abbracciò.
«Andiamo dai, ho fame e stanno aspettando noi per mangiare» disse prendendomi per mano e trascinarmi, come se non volesse farmi scappare e sapevo benissimo da chi. Infatti, appena arrivate al tavolo lo vidi seduto con tutti gli altri, mentre scherzava animatamente. L'osservai e appena vidi quel suo sorriso, appena vidi quelle labbra così particolari distendersi e far sparire quei piccoli taglietti quasi invisibili, sorrisi anche io. Un sorriso così leggero che nessuno lo notò, un sorriso che mi mando in confusione. Perchè avevo sorriso? Perchè ero ferma ad osservarlo mentre rideva? Perchè conoscevo così bene le sue labbra? Cosa cavolo stavo facendo?
«Hazel devi venire a fare la fila?» chiese Juliet riportandomi con i piedi per terra.
«Cosa? Ah si, arrivo» dissi prima di salutare tutti.
In fila Juliet mi guardò e scoppiò a ridere.
«Cosa ho fatto?» chiesi curiosa.
«Ti sei incantata a guardare Zayn e lui credo se ne sia accorto» disse ridendo e io diventai rossa.
«Oh mamma, non ci posso credere» dissi comprendomi il viso con le mani e ridendo. Non avrei mai immaginato che potesse accorgersi di me che lo fissavo «Quindi anche lui mi stava guardando» pensai ad alta voce, facendo ridere ancora di più Juliet. Rideva così tanto da piangere.
«Chi ti capisce è bravo».
«Cosa vuoi dire? Dai Zayn è un bel ragazzo e lo sai benissimo, però l'odio come non mai» dissi mentre camminavamo verso il tavolo, dopo aver preso da mangiare.
Mi sedetti tra Juliet e Niall, che mi sorrise sincero. Mi trovavo bene con loro, erano tutti molto simpatici e non mi facevano sentire mia in imbarazzo.
«Dov'eri finita Hazel?» chiese Harry, che si trovava difronte a me.
«Non mi sono comportata bene l'ultima volta che ci siamo visti e quindi pensavo non voleste più vedermi» ammisi.
«Non ti sbagliavi» bisbigliò Zayn, ma lo sentì comunque. Mi voltai a guardarlo ed era impegnato a mangiare il suo panino, guardando un punto fisso davanti a lui. Alzai gli occhi al cielo e mi voltai verso Juliet che rise sotto i baffi, contagiandomi.
«Ma cosa vai dicendo? Ci sei simpatica e poi quello è un cretino, dovresti saperlo» confessò Liam facendo un occhiolino al quale risposi con un sorriso.
«Io cretino? Ma vi rendete conto di quello che state facendo. Ok che è troia questa ragazza, ma non preoccupatevi che non vi darà nessuna soddisfazione» sbottò il moro e io rimasci scioccata. Avevo sentito male o mi aveva chiamato davvero in quel modo? Adesso stava davvero arrivando al limite e mi stava facendo davvero alterare.
«Scusa come mi hai chiamato? Non ho capito molto bene» dissi lasciando cadere il panino nel vassoio
«Hai capito benissimo invece» disse alzandosi per poi uscire dalla mensa.
«Scusatemi» mi rivolsi ai ragazzi e poi lo raggiunsi quasi correndo. Doveva chiedermi scusa e non l'avrei lasciato in pace fino a quando non l'avrebbe fatto, costi quel che costi.
«Fermati Zayn» urlai e lui si girò immediatamente.
«Cosa vuoi?» chiese una volta che l'ebbi raggiunto.
«Come ti sei permesso a chiamarmi così? Tu cosa sai di me? Sai, odio così tanto il tuo giudicre senza conoscere. Tu non sai cosa ho passato io e cosa passo ancora, non sai come vivo. Tu non sai nulla di me e non devi giudicarmi» urlai cercando di non piangere.
Lui non sapeva nulla di me, non sapeva cosa avevo dovuto passare in passato. Lui non sapeva com'ero fino a qualche anno fa, lui non sapeva che molta gente aveva paura di me e del mio modo d'essere prima. Lui non sapeva nulla.
«Non ti conosco hai ragione, ma volevo farlo. Si, non guardarmi con quella faccia, volevo conoscerti meglio e l'avrei fatto se non avessi sfoggiato con me il tuo caratteraccio» mi paralizzai.
«Sai quella sera stavo per essere molestata da un tizio durante la festa. Io ti sono grata per avermi salvata e ti dico anche che ero felice d'essere diventata tua amica» confessai voltandomi con l'intenzione d'andare via, ma mi bloccò.
«Aspetta» mi voltai e per la terza volta, i miei occhi si scontrarono con i suoi. Quanto odiavo quello sguardo, l'odiavo così tanto anche in quel momento. Mi stava guardando come se volesse studiarmi, come se volesse scomprire quello che avevo vissuto in passato «Raccontami di te, vuoi?» chiese improvvisamente sorridendomi e per la prima volta, dopo anni, sul mio viso si formò un sorriso sincero. Si formò un sorriso vero, quelli che fai quando sei felice e spensierata.
«Sei strano lo sai vero?» chiesi divertita e lui annuì sollevando le spalle, cercando di non ridere «Un giorni ti racconterò, ora devo tornare in aula».
«No, stasera mi racconti tutto. Usciamo io e te, se per te va bene» propose e sorrisi annuendo, lo salutai e poi raggiunsi l'aula.
Come stavo? Male, davvero male. Fino a qualche minuto fa eravamo in mensa ad ucciderci con lo sguardo e ora? Ora avevo bisogno di quello sguardo.
Non poteva essere scemato il nostro odio, non poteva essere scomparso così improvvisamente. Era impossibile.
Non poteva succedere. Io odiavo lui e lui odiava me, tre giorni fa avevo sputato sulla sua faccia e c'eravamo detti parole orribile, proprio come pochi minuti fa in mensa ma tutto era scomparso. Non era vero odio? Può essere, era un odio fondato su incompresioni futili e poi quei suoi sorrisi quando m'insultava? Quel suo tono freddo ed alterato usato in mensa? Stavo andando in crisi, mi stava mandando in crisi.
Le ore passarono e così anche i colloqui. Mamma e Tom furono fieri di me, anche se negli ultimi giorni avevo avuto un comportamento non molto tranquillo e la colpa andava sicuramente al ragazzo che mi stava aspettando in auto fuori casa mia. Mi guardai allo specchio e notai un sorriso bellissimo, non sorridevo così da troppo tempo. Mi stava succedendo qualcosa, ma non sapevo cosa. Salutai mamma e Tom e poi uscì di casa. Quella sera indossavo un semplice jeans e un maglioncino, che mi teneva al caldo. Entrai in macchina e salutai Zayn con un 'Sera' al quale lui rispose con un sorriso. Non doveva sorridere.
«Dove ti porto?» chiese e io scossi la testa, non sapendo cosa rispondergli «Facciamo così andiamo in pizzeria, mangiamo e poi restiamo lì a parlare» annuì.
Nessuno parlava, se una piuma della sua giacca fosse caduta sui tappetini dell'auto, avrebbe fatto rumore. Mi sentivo in imbarazzo e quel mio stato d'animo mi spaventava, non mi ero mai sentita così..strana?
«Fino a questa mattina eri una macchinetta, cosa è successo? Durante queste ore un gatto ti ha tagliato la lingua?» chiese osservandomi per un secondo, prima di tornare a guardare la strada. Sorrisi a quella su frase buffa e lui lo notò «Non sorridere solamente, parla fessa» mi provocò sorridendo.
«Ehi, non chiamarmi così. Tu....».
«Io non ti conosco, lo so. Dopo stasera saprò tutto di te e tu di me» mi sorrise, sorriso che ricambiai.
«In realtà volevo dire che sei un cretino, ma fai un po te» dissi con ovviettà e lui mi guardò sbigottito e risi di gusto. Risi come non mai e lui sorrise, sorrise nel vedermi ridere.
«Non ti avevo mai sentito ridere, sei contagiosa» ammise.
«Io non mi sentivo ridere da troppo tempo» ammisi tornando seria e mi ritrovai a pensare alla mia ultima vera risata, erano passati anni. Mi ricordo, che nel mio periodo buio dove vi era la Hazel sbagliata quella che combinava sempre guai, ridevo sempre e anche se ridevo per cose adesso a me sbagliate, ridevo davvero. Ridevo perchè ero felice. Ero felice, felice per cose non giuste che mi hanno portato alla tristezza più totale.
«Comunque non ti sembra strana questa situazione?» chiese Zayn, notando il mio sguardo spegnersi.
«L'aggettivo strana, non riesce a descrivere questa situazione» risi, seguita di lui.
«Comunque scusami per come mi sono comportato in questi giorni, solo che volevo non considerarti e quindi ti criticavo. Motivo stupido, ma vero» confessò, continuando a guardare la strada senza distrarsi. Lo guardai stupida.
«Scusami anche tu. Io mi sono comportata così perchè non mi è piaciuto il tuo comportamento. Posso essere passata per la menefreghista quella sera, ma quello che poteva succedermi m'aveva scossa davvero tanto» dissi osservando fuori dal finestrino la gente che passeggiava tranquilla.
«Se devo dire la verità, quello che provavo nei tuoi confronti non era odio, solo nervoso per il tuo carattere» rise.
La conversazione si concluse così, fino a quando non arrivammo in pizzeria. Ci sedetto ad uno dei tavoli liberi e poi odinammo due pizze e due bibite.
«Voglio conoscerti meglio, vuoi raccontarmi un po di te?» chiese rompendo quel silenzio imbarazzante che s'era creato mentre aspettavamo le nostre ordinazioni. Volevo conoscermi meglio e la cosa mi spaventava. Mi spaventava perchè avrei dovuto ricordare tutto il mio passato, il mio demone. Avrei dovuto raccontare tutto a lui, ad una persona che conoscevo da poco e che avevo odiato, anche se per pochissimo tempo. Se dopo aver ascoltato tutto, sarebbe scomparso dalla mia vita? Se si sarebbe avvicinato a me, non perchè voleva ma solo perchè doveva, essendo spinto dalla compassione?
«Hazel?» mi richiamò e scossi la testa, per mandar via quelle domande che mi occupavano la mente. Lo guardai, lo guardai bene e sorrisi. Non sapevo perchè sorridevo quando lo guardavo, perchè mi sentivo così libera quando ero con lui, però mi piaceveno quelle sensazioni.
«Ti va di conoscermi a fasi? Scusa ma non è facile» confessai abbassando lo sguardo sul mio piatto ancora vuoto. Sentì una sua mano accarezzare la mia, che avevo sul tavolo e alzai lo sguardo, incontrando il suo così bello e sincero.
«Certo, allora come ti chiami? Quanti anni hai?» chiese sorridendomi dolcemente.
«Piace sono Hazel, sarà maggiorenne tra un mese, vivo con mia madre e il suo compagno. Ho un fratello di nome Leo, che tornerà tra meno di una settimana dall'Italia e poi...» stavo entrando in difficoltà e lui mi capì.
«Ciao Hazel. Io sono Zayn, ho vent'anni, si sono stato bocciato due volte, vivo con i miei genitori e ho un fratello di nome Jamie e una sorella di nome Jess, di soli due anni. Sono un ragazzo strano, vanitoso e m'affeziono tanto alla gente. Amo conoscere la gente che mi circonda, amo capirla e starle vicino sempre. Sono stato innamorato ben due volte, ma non ero ricambiato. Evito d'avere un rapporto che vada oltre una notte di sesso, evito solo di non soffrire e far soffrire. Non picchio nessuno, lo faccio solo se qualcuno si comporta in modo orribile con le persone a cui tengo e sono abile nel disegno...».
«Sono una ragazza strana, insicura e anche menefreghista. Non sono mai stata innamorata. Ho avuto troppi ragazzi, ragazzi che non amavo, ragazzi che mi usavano così come io facevo con loro. Mio padre è....» la cameriera interruppe il mio discorso, non sapevo perchè stavo dicendo quello a Zayn, ma ne avevo bisogno.
«Ragazzi, abbiamo avuto problemi in cucina e dobbiamo chiudere. Ci dispiace tanto, ma non era prevista la rottura del forno» si scusò mortificata e le sorridemmo per non farla sentire in colpa, in fin dei conti non avevo più fame. Zayn pagò comunque il servizio e uscimmo dalla pizzeria. Ci dirigemmo in aiuto e Zayn stava per partire, quando fermai le sue mani che stavano per girare la chiave e far accendere l'auto. Mi guardò confuso.
«Ora o mai più» capì «Mio padre è andato via quando io avevo solo due giorni, mia madre ha dovuto crescermi sola. A quasi quattordici anni, mia mamma è arrivata a chiedersi se era stata una buona madre e la domanda non era positiva, visto la brutta strada che stava prendendo la sua piccola Hazel..» respirai profondamente, evitando di guardare Zayn che non toglieva lo sguardo da me «Conobbi un ragazzo, di tre anni più grande di me. Mi piaceva da morire, ero piccola e gelosa delle mie amiche fidanzate, così iniziai ad uscirci insieme. Lui era interessato a me ed io a lui, mi sembrava di sognare. Andai alla mia prima festa, una festa dove vi era gente più grande di me. Andai a ballare con lui, poi bevvi il primo bicchierino, volevo farmi bella davanti a lui e così mi diedi allo sballo. Arrivai al terzo bicchiere e non capivo più nulla. Non ero totalmente ubriaca, ricordo che lui mi sussurò 'Vai con lui, fai quello che lui vuole e starò con te per sempre'..ero così stupida. Andai con questo suo amico e lì, con uno sconosciuto e così piccola, persi la verginità» strinsi il bracciale che avevo al polso «Da quel giorno, sono entrata in un circolo vizioso. Ero la ragazza del ragazzo che mi piaceva, ma in poche parole ero la ragazza di tutti. Ho iniziato bevendo e fumando erba, poi con siringhe e poi sono arrivata alle pasticche. Andavo a letto con tutti, ma davvero tutti. Sono stata in carcere due mesi, perchè stavo partecipando ad una corsa clandestina e per di più drogata..» mi fermai e scoppiai a piangere, un pianto liberatorio. Zayn cercò di prendermi la mano, ma l'allontanai «La galera non m'aveva spaventata. Avevo compito quindici anni e la mia vita era sempre la stessa, da ben un anno. Mia madre era disperata, ma non m'interessava. Credo che il mio comportamento fosse una ripicca nei suoi confronti, la vedevo come colei che mi aveva privato di un padre. Sono cambiata solo due anni fa, quando avevo sedici anni. Sono cambiata quando sono arrivata al limite. Una sera di due anni fa, vidi il mio 'ragazzo' scoparsi un'altra e quella sera diedi di matto. Per la prima volta, ingerì una quantità di droga mai ingerita prima, andai a letto con ben tre ragazzi insieme e quando mi svegliai, erano passati tre mesi. Ero caduta in coma. Avevo portato mia madre al suicidio e stavo facendo morire anche me stessa. Nel vedere mia madre vicino quando aprì gli occhi, mi fece capire che lei era la persona più importante della mia vita, quella persona che nonostante tutto era lì vicino a me, quella persona che nonostante il mio comportamente mi amava sempre e comunque. Per lei sono rinata, grazie al suo compagno sono rinata. Tom ha fatto rinascere entrambe. Ora posso sembrare una ragazza normale, ma non è così. Dentro di me ho un demone che non mi lascia mai, un demone che la notte torna sempre nei sogni. Non so come mandarlo via, non so se andrà mai via e la cosa mi spaventa. Adesso ti prego non provare compassione per me, non andare via da me perchè se...» le sue braccia che mi strinsero a se, mi tolsero il respiro. Piangevo, piangevo come se non vi fosse un domani. Piagevo perchè mi sentivo meno pesante, il macigno c'era sempre solo che aveva un peso inferiore. Avevo rivelato tutto a lui e nonostante non lo conoscessi bene, ero tranquilla d'averlo fatto.
Non parlava e lo ringraziai per questo. Eravamo nella sua macchina, abbracciati un modo così scomodo, ma sembra non pensare. Forse i nostri tre giorni d'odio, se così poteva essere chiamato, ci avevano avvicinati e ne fui felici «Non lasciarmi cadere» sussurai sul suo petto, non volevo dirlo ma forse il mio pensiero aveva vinto. Lui aveva capito, aveva capito benissimo il mio sussuro perchè mi strinse ancora di più a lui.
«Mai» sussurò tra i miei capelli. Non sapevo cosa mi stava succedendo, ma mi sentivo sicura tra le sue braccia. Restammo abbracciati per minuti, che mi sembrarono anni, fino a quando il mio telefono non squillò. Mi allontanai da lui, che continuava a fissarmi, mi asciugai le lacrime e aprì la chiamata di Juliet.
«Hazel ma dove sei? Noi siamo vicino la caffetteria, vieni».
«Arrivo Juliet, ho avuto un problema» dissi chiudendo la chiamata. Non volevo guardare Zayn, mi sentivo troppo debole in quel momento.
«Hazel..» mi chiamò, ma continuai a fissare le mie mani «Hazel, guardami» disse e lo feci, mi voltai. Lo guardai e vidi i suoi occhi tristi, non volevo la sua compassione.
«Non guardarmi così, non voglio che tu mi compatisca ti prego» lo supplicai e lui mi strinse ancora a se.
«Non compatisco nessuno, voglio abbracciarti perchè ho bisogno di farlo. Io ci sono e non ti lascerà cadere, farò tutto il possibile e anche oltre, per tenerti sempre in piedi» mi baciò la fronte «Che voleva Juliet?» chiese cercando di cambiare discorso e gliene fui grata.
«Ci aspettano fuori la caffetteria, poi spieghi perchè siamo insieme io e te ok?» chiesi cercando di ridere, ma uscì solo un lamento che fece sorride Zayn.
«Tieni questo» disse passandomi un fazzoletto e subito pensai di avere un aspetto orribile e arrossì «Non preoccuparti, non sei orribile» disse, come se mi avesse lesso nel pensiero.
Sorrisi e presi il fazzoletto, presi il piccolo specchio che avevo in borsa e mi sistemai.
Avergli raccontato tutto mi aveva fatto bene, mi sentivo più leggera. Sapere d'averlo vicino, mi confortava. Mi domandavo come potevo averlo odiato, anche se per poco.


*Spazio autrice
Volevo solo chiedervi se la storia vi piace, perchè io vedo che nessuno la considera.
Ricevo solo una recensione a capito, lettrice che ringrazio, e la cosa mi rende davvero triste.
Ditemi se devo o non devo continuare.
Fatevi vive, vi prego.









 

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Capitolo 6
*** Cinque ***


CAPITOLO CINQUE

Non avevamo trovato nessun tipo di scusa che potesse spiegare il nostro trovarci insieme, così decidemmo di arrivare in momenti diversi e non dire nulla a nessuno.
«Vai prima tu, io vado a cercare parcheggio e poi vi raggiungo» disse Zayn e scesi dalla macchina, in un punto non molto distante dalla caffetteria.
Arrivata dagli altri, li salutai con due baci sulla guancia e poi entrai in caffetteria per salutare mia madre.
«Mamma ciao, senti hai dei trucchi?» chiesi speranzosa, ero un mostro.
«Si in borsa, perchè?».
«Mi si è tolto tutto, vado a sistemarmi e poi esco con gli altri» l'avvisai entrando in bagno.
Dopo qualche minuto, dopo aver salutato mia madre, uscì dalla caffetteria e notai che Zayn era già lì.
«Non uccidetevi» ci supplicò Juliet ed entrambi scoppiammo a ridere.
«Non preoccuparti, quello è invisibile» mentì spudoratamente guardando Zayn che scosse la testa divertito, senza farsi vedere da nessuno.
Era strana quella situazione, ma mi piaceva. Non stavo facendo nulla d'eccitante, ma mi stavo divertendo e poi ero felice. Ero felice nel notare come, diversamente da prima, trovavo divertente una cosa così banale.
«Perfetto. Allora avevamo pensato di andare a mangiare una pizza e poi passare un po di tempo in un pub dove ci sarà una serata con musica e drink a volontà» annunciò Harry esaltato e risi nel vederlo così pimpante. 
«Per me si può fare, però non berrò molto» avvisò Zayn mentre tutti ci stavamo dirigendo verso la pizzeria. Avevamo deciso di non usare le auto, per evitare d'impazzire per trovare il parcheggio.
«Come mai Malik? Tu sei peggio di una spugna» chiese curioso e sbalordito Niall.
«Oggi voglio essere lucido per osservare quello che mi accade intorno» cercò di spiegare guardandomi e capì che tutto quello lo stava facendo per me, per paura che potessi superare il limite e non avere nessuno pronto ad evitare una mia caduta. Lo ringraziai con un sorriso flebile e continuai a camminare con le ragazze che erano impegnate ad osservare un bel ragazzo che stava camminando sul marciapiede opposto al nostro.
«Hazel ma tu non ami osservare i ragazzi o non puoi? Ci nascondi qualcosa o meglio qualcuno?» chiese Juliet con aria curiosa e scoppiai in una fragorosa risata, una delle mie rare risate, per l'espressioni che assunsero le altre mie compagne.
«Ragazze calme, non nascondo nulla e nessuno. Ho solo imparato che le ragazze devono farsi desiderare per farsi bramare da un ragazzo».
«Brava Hazel, ora però dobbiamo lasciare sola te ed un ragazzo» rivelò Liam facendo allontanare tutti, escluso Zayn.
Lo sentì avvicinarsi a me e continuai a camminare mentre notavo il gruppo allontanarsi sempre più. Risi dentro per quella scena tanto divertente.
«Ehi ragazza che si fa desiderare» mi chiamò Zayn usando le parole da me pronunciate pochi minuti prima e sorrisi nel voltarmi verso di lui, che mi dedicò un piccolo occhiolino.
«Vogliono proprio farci riavvicinare» spiegai a Zayn che annuì.
«Almeno ora avremo una scusa per la fine del nostro odio» rise «Comunque mia cara, oggi resteremo sempre insieme. Io non berrò e tu mi farai compagnia» m'avvisò.
«Nemmeno un bicchierino?» chiesi speranzosa.
«No, nemmeno uno» disse divertito nel vedere la mia faccia sconfitta.
«Non ridere stronzo» dissi dandogli un piccolo pugno sul braccio destro. Rise e nell'udire quel suono, mi sembrò automatico ridere.
«Ecco brava, continua ad usare qualche parola non molto dolce. Mi piace quando lo fai» confessò e sorrisi, dedicandogli poi una linguaccia.
«Resta solo come un cane tu brutto essere che non vuole farmi bere nemmeno un bicchierino» dissi alzando il passo per allontanarmi da lui, ma la sua mano afferrò immediatamente la mia. A quel contatto mi sentì strana, come se quel contatto avesse mosso in me un qualcosa. Era da troppo tempo che non venivo toccata da un ragazzo in quel modo. Era da anni che la mia mano non aderiva a quella di un'altra persona di sesso opposto e la cosa mi destabilizzò.
«Tu non vai da nessuna parte o meglio si, però con me» disse il moro riportandomi vicino a lui, senza mollare la mia mano.
«Ho sentito delle risate, cosa ci siamo persi?» chiese Juliet raggiungendoci.
«Oh nulla, abbiamo solo chiarito. Ragazzi noi and...».
«Abbiamo chiarito, dai andiamo a mangiare questa pizza che ho fame» sorrisi a Juliet.
«Ah bene, comunque noi non andiamo più in pizzeria. Andiamo direttamente al pub» disse Lou una volta che raggiungemmo tutti.
«Io ho fame però. Zayn mi porti tu?» chiesi al moro che mi guardò spaesato, ma non esito ad accettare volentieri.
«Certo. Noi andiamo ragazzi, ci vediamo al pub allora» li salutammo e poi continuammo a camminare verso la pizzeria, della quale vedevo già l'insegna. Sentì Zayn avvicinarsi a me e cercare di prendere la mia mano, ma mi allontanai e lo guardai interrogativo.
«Scusami non volevo, non so perchè ho cercato di farlo» si scusò agitandosi lievemente e sorrisi scuotendo la testa per farlo rilassare, ci riuscì.
Il restro del tragitto fu silenzioso ed imbarazzante, come se quel mio 'rifiuto' lo avesse portato a chiudersi a riccio.
Entrati in pizzeria chiedemmo un tavolo per due e una volta seduti, cercai d'iniziare una piccola conversazione tra amici. 
«Dopo verrai a ballare con me al pub?» chiesi improvvisamente al moro che strabuzzò gli occhi per quella mia domanda insolita.
«Io non sono molto bravo» ammise sorridendo imbarazzanto. Era bellissimo.
«Non è difficile. Segui la massa e te la caverai. Se noti tutte le ragazze ballano muovendo esclusivamente i fianchi, mentre i ragazzi ballano muovendo i piedi e le spalle senza nessun tipo di coordinazione e poi si attaccano alle ragazze come cozze» risi e lui fa lo stesso «Facciamo così, dopo per iniziare resti con me e poi ti vai ad attaccare a tutte le ragazze che troverai».
«Grazie mia insegnate» mi schernisce e finiamo col ridere entrambi.

Eravamo al pub da più di dieci minuti ed io non avevo toccato bicchiere e così anche Zayn, eravamo entrambi lucidi e la cosa non mi dispiaceva.
«Zayn sei pronto per la tua lezione?» chiesi avvicinandomi al suo orecchio per farmi sentire meglio visto che la musica era sparata ad un volume altissimo.
«Se proprio devo» disse avvicinandosi al mio orecchio e restare fermo per qualche secondo con il fiato che si scontrava sulla pelle del mio collo. Lo presi per mano e lo portai al centro della pista. Era davvero in difficoltà.
«Adesso guarda i ragazzi come si muovono, lo so che ti cade l'occhio sulle ragazze ma sforzati» risi e lui scosse la testa divertito. Iniziò ad osservare Niall che era vicino a noi e cercò di copiare i suoi movimenti, se la stava cavando.
«Bene, ora continua a muoverti così e vai dalle ragazze, perchè ti stanno mangiando con gli occhi e stanno uccidendo me mentalmente» l'avvisai divertita mentre notavo gli occhi delle ragazze bruciargli la pelle.
«Facciamole guardare allora ed aumentiamo i loro pensieri omicidi nei tuoi confronti» disse e prima che potessi chiedere spiegazioni, le sue mani erano posizionate sui miei fianchi ed il suo viso era immerso nei miei capelli sciolti. Stavo male, stavo davvero male. Il mio stomaco stava impazzendo, non riuscivo a dare un motivo a tutto quello che stava succedendo in me ed intorno a me. Lui era sobrio, proprio come lo ero io. Lui sapeva cosa stava facendo ed accadento, proprio come lo sapevo io. Lui stava facendo quello perchè lo voleva, proprio come lo volevo io. Si, volevo ballare con lui e sentire il suo corpo così vicino al mio, lo volevo tanto ma non capivo il perchè.
«Zayn smettila» dicevo cercando d'allontanarlo, ma senza nessun risultato. Sentivo il suo respiro sul mio collo e la mia testa stava andando in tilt, peggio di quando ti ubriachi. Mi stava mandando in confusione quel nostro contatto e quelle sue mani che vagavano sui miei fianchi e sulla mia schiena senza mai fermarsi.
«Sono consapevole di quello che sto facendo e non sai quanto mi senta bene, Hazel» e non appena lo sentì pronunciare il mio nome in quel modo così dannatamente sexy, salutai quel minimo di ragione che stava occupando la mia mente. Gettai le mie braccia intorno al suo collo e mi avvicinai di più al suo corpo, iniziai a muovere i fianchi e mi lascia trasportare dalla musica che entrò nelle mie vene. Quando la pista iniziò a svuotarsi, decidemmo di andare dai ragazzi come se non fosse successo nulla ed era davvero difficile fare l'indifferente.
«Mamma mia che facce ragazzi, non state bevendo e state così giù. Zayn vai a fotterti una di quelle» disse Niall evidentemente ubriaco dalla testa ai piedi.
«Che ne dite se torniamo a casa invece? Sono stanca» proposi buttandomi sul divanetto libero e subito fece lo stesso Zayn. Tolsi i tacchi e mi stesi sul divano con la testa poggiata al muro «No, restiamo così è rilassante» continuai chiudendo gli occhi e subito sentì la mano di Zayn giocare con i miei capelli. Mi voltai a fissarlo.
«Non chiedermi il perchè di tutto questo, perchè non lo so nemmeno io. Sento il bisogno di starti vicino, un fottuto bisogno di starti vicino» disse guardandomi così attentamente che mi sentì in imbarazzo e distolsi lo sguardo. Tutto quello era strano. Se lo stava facendo solo per non farmi pensare al passato e perchè provava pena per me? Non volevo essere compatita e lui lo sapeva benissimo, odiavo essere compatita.
«Sei talmente bella Hazel che non so con quale forza io mi stia trattenendo dal non baciarti e non pensare che stia facendo questo solo per compassione» disse accarezzandomi una guancia. Rimasi immobile nell'udire quelle parole e lo fissai senza sbattere ciglia. Voleva baciarmi, mi aveva detto che non stava facendo tutto quello per compassione, mi aveva detto che ero bello e mi aveva detto che voleva baciarmi. Voleva baciarmi e si stava trattenendo dal farlo, gliene ero davvero grata.
«Grazie allora» gli sorrisi e lui s'avvicinò ancora di più a me.
«Non sorridere, ti prego» mi supplicò e sorrisi per provocarlo «L'hai voluto tu» m'avvisò prima di posare le sue labbra sul mio collo, sulla mia pelle calda e bagnata dal sudore. Mi piaceva quel contatto, ma mi allontanai subito. Non eravamo ubriachi, ma sicuramente non eravamo in noi al 100%. Mi guardò con fare interrogativo e senza nessun tipo di risposta, poggiai il mio viso sulla sua spalla e mi inebriai del suo profumo. Quella situazione era davvero strana. Pensare che fino a qualche ora fa eravamo in mensa ad urlarci contro ed ora eravamo così. Stavo bene con lui, ma avevo capito che non eravamo dei semplici amici. C'era attrazione e la cosa non mi piaceva molto, ero ancora scossa dal mio passato e non sapevo fino a quanto ancora potevo resistere senza crollare. Sapevo che potevo contare su di lui, ma se lui era come tutti gli altri? Se mi stava vicino solo per una cosa? Troppe domande a cui non sarei arrivata a dare nessun tipo di risposta, quella sera.



*Spazio autrice
Salve e scusatemi. Mi ripresento dopo tantissimo tempo e anche con un capitolo che fa davvero schifo, ma perdonatemi. 
Grazie mille alle ragazze che mi hanno detto di continuare, ve ne sono grata.
Grazie a tutte.

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