The Witch and the Hunter…

di Avery Silver
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Principio… ***
Capitolo 2: *** The lights of the soul… ***



Capitolo 1
*** Principio… ***


Il cielo era grigio.
I fulmini illuminavano di tanto in tanto l'orizzonte con flash e rombi assordanti. 
Un ragazzo dai capelli castano ramati  correva per il bosco incespicando alcune volte a causa del terreno fangoso e le radici esposte dei vecchi alberi, la pioggia cadeva impetuosa offuscando la vista del giovane uomo. Erano come punture di ghiaccio ma lui non ne soffriva…
Non aveva mai sofferto il freddo, nemmeno da bambino.
Lo sapevano tutti i paesani di quel villaggio sperduto e dimenticato da Dio ed era anche per quello che lo perseguitavano, costretto a una vita da lupo solitario…
Corse fino a che gli alberi si diradarono lasciando il posto a un piccolo fiume, a ridosso del fiume riposava placidamente una piccola casetta di legno scuro e invecchiato.
Quel rifugio doveva avere si e no cento anni… lo aveva costruito il padre del nonno del ragazzo e per lui era come un piccolo porto sicuro in cui rifugiarsi nei momenti più critici.
Quell'anno aveva fatto fin troppe visite a quel rifugio… 
Il ragazzo si precipitò dentro facendo gemere il legno della porta.
Non c'era molto lì dentro, solo il minimo indispensabile per sopravvivere…
Un vecchio tavolo, una sedia a dondolo e una panca attaccata alla parete regnavano nella piccola stanza spoglia, di fianco a lui c'erano delle scale che portavano a una nicchia larga due metri al massimo e alta un metro e mezzo dove erano ammassati coperte su coperte e un cuscino riempito di paglia, quello era il suo letto… non poteva permettersi di più.
Non perché non avesse soldi ma perché gli abitanti non gli avrebbero dato niente neanche pagandoli…
Il ragazzo dai capelli castano rossicci e gli occhi da gatto buttò la sacca che portava sulle spalle sul tavolo rovistandoci velocemente dentro.
I capelli gocciolavano sul pavimento, i vestiti fradici e il fiato corto per la corsa non lo turbavano particolarmente.
Sapeva che il fiatone sarebbe passato in un minuto al massimo e i vestiti si sarebbero asciugati nel giro di cinque minuti… o forse meno, la camicia nera leggermente sbottonata sul petto iniziava già ad emanare un leggero fumo.
Tirò fuori un paio di filoni di pane di cui uno secco e l'altro fresco di giornata, delle mele messe abbastanza bene, una caciotta rubata non molto facilmente e dei fagioli.
Avrebbe voluto prendere anche una ciotola di sale ma non aveva fatto in tempo.
Mise il tutto in una piccola dispensa e aprì un'altro cassonetto con cui aveva raccolto rami secchi.
Ne prese una manciata e gli buttò nel caminetto di pietra, infiammandone uno con le mani. Il legno prese subito fuoco illuminando il rifugio di una luce soffusa e arancio rossiccia.
Bende sporche e usate gli fasciavano le mani e tre corde nere gli stringevano l'avambraccio destro a mo' di braccialetti.
Suo padre gli aveva insegnato che erano molto utili per tirare con l'arco ma adesso non servivano molto, la pioggia gli avrebbe impedito la caccia. L'arco era abbandonato accanto alle scale strette e storte che portavano al letto, la sacca con le frecce appoggiata alla panca.
Il ragazzo si spogliò del mantello di stoffa nera e lo appese a una piccole asse che sporgeva dalla parete, la camicia e i pantaloni si erano asciugati ormai. Le maniche erano arrotolate e cucite in modo di arrivargli a metà avambraccio così che d'estate non avesse sofferto il caldo.
Sospirò sedendosi sulla panca, davanti al caminetto. 
Il fuoco scoppiettava e crepitava riscaldando pian piano il rifugio, le finestre lasciavano intravedere la pioggia che cadeva e sferzava ogni cosa…
Stese la gamba destra sulla panca per controllare la ferita che la freccia di un cacciatore del villaggio gli aveva inflitto. Adesso c'era soltanto un sottile graffio ma era profondo e aveva ancora bisogno di una sutura… e quindi doveva cambiare il bendaggio ogni giorno e spalmarci sopra un'impasto che avrebbe impedito un'infezione.
Quel giorno non aveva molta voglia di cambiare il bendaggio però la gamba gli lanciava fitte brucianti ogni volta che la muoveva. Non avrebbe dovuto sforzarla così.
Abbandonò la testa alla parete di fianco a sé, chiudendo gli occhi. Una ciocca scura, morbida e ondulata gli cadde davanti al viso.
Era stanco.
Era stanco di questa vita.
Era stanco della sua diversità.
Era stanco di scappare e di nascondersi ogni volta che doveva avvicinarsi al villaggio.
Era stanco di vivere perché andare avanti non avrebbe avuto senso ormai.
La sua famiglia lo aveva rifiutato cacciandolo di casa.
Ricordava ancora l'espressione di disgusto che era pervasa negli occhi del padre quando era venuto a sapere di che cosa era in grado di fare.
Come se non fosse mai stato suo figlio…
Sua madre invece gli aveva concesso di continuare a vivere mentre il fratello lo ha aiutato a fuggire.
Gli sarebbero mancati solo i suoi fratelli… ma sapeva che avrebbero compreso la sua decisione.
Impugnò il coltello che aveva in un fodero nella tasca dei pantaloni.
Non sarebbe mancato a nessuno… anzi se lo avesse fatto avrebbe tolto un peso all'intero villaggio.
Lui si chiamava Edward una volta… prima di diventare il Ladro, il Mostro, l'Escluso.
Era maledetto… fin dalla nascita…
Alcuni lo accusavano di praticare la stregoneria a causa della voglia rossa appena sotto l'occhio destro o per i suoi occhi dorati, altri di essere stato posseduto dal diavolo e altri ancora credevano che fosse uno scherzo della natura a causa delle sue capacità.
Già sarebbe stato un bene per tutti… anche per lui.
Avrebbe smesso di soffrire.
Avvicinò la lama del coltello a un polso, la lama non era molto affilata, gli avrebbe fatto male…
Premette forte, lacerando una vena. Il sangue iniziò a sgorgare in fiotti velenosi, la sua presa era salda sulla lama che continuava a tagliare, tagliare a poco a poco quei fili che lo tenevano in vita.
Come aveva previsto, la lama fece ancora più male. La pelle bruciava e pulsava in protesta… poi smise di tagliarsi il polso e passò all'altro trattenendo a stento le grida. Tagliò fino a che non arrivò all'osso e lì si fermò.
Sentì già che la testa cominciava a girare, le forze abbandonarlo.
Un lacrima solitaria gli scivolò lungo uno zigomo alto e ben definito fermando la sua corsa sulle labbra carnose e scolpite.
La lacrima gli aveva accarezzato la voglia che adesso bruciava e pulsava come le ferite ai polsi.
Sì, era giusto così…
La vista iniziò a scurirsi, il mondo divenne sempre più buio finché il giovane non perse i sensi.
Cadde nell'oscurità con la consapevolezza che non si sarebbe più svegliato.

***

Un mondo nero e fatto di ombre avvolgeva il ragazzo, l'eco di voci lontane riempiva il silenzio. Tante voci.
Poi una voce profonda ma indefinita risuonò più forte, più minacciosa…
« Edward… » sussurrava la voce più e più volte. Un sussurro opprimente che sfondava la mente e tappava i timpani.
Il ragazzo si guardò attorno tranquillamente.
Era morto, lo sapeva… e sapeva anche che non sarebbe salito in paradiso.
Aveva ucciso, rubato, mentito e aveva desiderato cose non sue.
Come avrebbe potuto stare con gli angeli?
Non vedeva niente attorno a sé, solo buio e ombre che si muovevano. Sussurri che inquietavano. E odori che davano alla testa.
Edward si alzò, la gamba non aveva neanche un graffio, i polsi erano normali.
« Cosa vuoi? » rispose arrogante.
Le voci si fecero più forti e concitate finché la voce di prima non rispose.
« Sei piuttosto audace, mi piace Edward ma non osare rivolgerti a me con questo tono… » il tono all'inizio era rilassato ma verso la fine diventò più sibilante e minaccioso.
Quella non era una voce… era un insieme di voci.
Tutte le voci che aveva conosciuto in vita sua, umani o animali che siano.
« Cosa ci faccio qua? Dove sono? » chiese ancora il ragazzo sfidandolo.
« Sei a metà tra il regno dei morti e quello dei vivi stolto ragazzo… » sibilò ma non era la voce di prima, era quella di suo padre.
Il ragazzo rabbrividì e fece istintivamente un passo indietro.
« Tu ti sei tolto la vita a causa del tuo dono non è vero? » adesso la voce era quella di sua madre. 
« Sì, se non avessi avuto questa “maledizione” non mi sarei mai ucciso… » ammise guardandosi nervosamente attorno, le ombre erano agitate…
Vorticavano nervosamente attorno al ragazzo come serpenti che cercavano di mordere la preda senza mai riuscirci.
« Se io adesso facessi in modo di farti piacere dalla gente, dalle donne sopratutto… una vita di ricchezza e popolarità… tu ti uccideresti ancora? » la voce adesso era quella della sua sorellina, Alice.
Una voce così innocente stonava terribilmente con il significato che aveva quella frase.
« No… no, non penso. » rispose tenendo d'occhio le ombre.
Adesso avevano una consistenza più densa, quasi melmosa…
« E se in cambio ti chiedessi di darmi il tuo cuore e di svolgere alcuni compiti per me… tu accetteresti? » questa volta la voce veniva alle spalle del ragazzo, era quella di suo fratello… Dawson.
Un ragazzo snello apparve tra le ombre, i morbidi capelli rosso fuoco, gli occhi di ghiaccio, la bocca carnosa e gli zigomi alti.
Ma quello non era veramente suo fratello…
« No… non accetterei. » rispose fissando gli occhi chiarissimi del fratello.
Lui sorrise.
Ma quello non poteva essere definito un sorriso… più che altro un ghigno.
Il corpo di fronte a Edward cambiò.
Divenne più piccolo e fragile, i tratti molto più delicati e il viso prese la graziosa forma a cuore di quello della sua piccola sorellina.
I grandi occhi verde azzurri sgranati in un'espressione di innocenza, i lunghi capelli neri le arrivavano a metà schiena con morbide onde, le labbra carnose e a cuore appena schiuse.
« E se uccidessi tuo fratello e la tua cara sorellina? Lo faresti? » gli chiese candidamente lei.
Edward serrò i pugni, lanciandole occhiate rabbiose.
Sua sorella e suo fratello erano stati gli unici che non erano scappati da lui.
Che lo aiutavano come potevano…
Che avevano creduto in lui…
Che lo avevano aiutato a controllare la rabbia…
Non poteva fargli questo.
« Non oserai. » ringhiò Edward.
Il viso innocente di sua sorella si accigliò, fintamente sorpreso.
« Oh invece oso… E tu non sei nessuno per impedirmelo. » ribatté.
Edward fece un respiro profondo cercando di calmarsi.
« Va bene accetto. » sbottò all'improvviso quasi con rabbia.
Lei sorrise compiaciuta.
« Ne ero sicuro. » gli rispose avvicinandosi.
« Ma quando tornerai indietro non ti chiamerai più Edward. Ti chiamerai… » la creatura ci pensò un po' su e intanto gli prese un braccio con il braccio sottile di sua sorella. Le sue unghie si allungarono fino a formare degli artigli che poi premette contro il palmo del ragazzo facendo un taglio.
« Ti chiamerai Keeran. » decise facendo un taglio sul palmo candido e morbido della bambina.
La creatura gli porse la mano della sorella.
Edward fissò il sangue che colava dal palmo… non era quello di un'essere umano. Il suo sangue assomigliava a veleno. Nerissima in alcuni punti e viola scuro in altri.
Fece un respiro profondo e gli strinse la mano, mescolando il suo sangue a quello della creatura.
Una risata agghiacciante riempì l'aria e il corpo della sua sorellina si dissolse davanti ai suoi occhi in un fumo nero.
« Ah… c'era un cosa che ho omesso di dirti. » la voce profonda rimbombò tutto attorno a lui.
Le ombre iniziarono a cedere, sommergendolo. Edward si guardò intorno in cerca di un appiglio ma non c'era nulla.
« Tu prova a innamorarti e non esiterò a uccidere la tua famiglia… » sibilò un'eco lontano poi tutto fu buio e il ragazzo cadde in un buco nero e profondo privo di voci.

Okay, adesso penserete MA QUESTA QUI È IMPAZZITA!!! CHE CASPIO DI STORIE SCRIVE!!! 0.o
Ebbene io vi rispondo che avete assolutamente ragione U.U
E tranquilli so che esiste un edificio chiamato manicomio ^^"
Va boh… abbiate pazienza ho solo 14 anni e sono nuovissimissima in questa sezione =]
Che dite cari lettori e lettrici, vado avanti oppure la cancello? 
È uno schifo vero… ={
Recensite e fatemi sapere ^^
Un kiss by Katy =***

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Capitolo 2
*** The lights of the soul… ***


Oggi

Un vento tiepido mi accarezzava i capelli, il canto degli uccelli mi intratteneva e il verde brillante della foresta intorno a me mi faceva sentire libera, completa.
Lo scrosciare di un torrente vicino si univa dolcemente al canto degli uccelli…
Era il tramonto ormai.
Il cielo era diviso in due, da una parte blu violetto e dall'altra arancio rosato, davvero stupendo.
L'erba e i boccioli dei fiori mi solleticavano le braccia e le gambe scoperte, solo una veste bianca mi avvolgeva, arrivandomi a metà ginocchio.
Quest'estate era stata molto più calda delle altre, perfino adesso che era quasi sera permaneva un'aria ruvida e calda, quasi apprensiva.
Le scie di luce mi vorticavano attorno come sempre, ognuna di un colore diverso dall'altra. Nastri eterei di luce che vorticavano attorno ad ogni cosa incontrassero. Ognuna legata a un'odore o un suono. 
Era da quando avevo tre anni che le vedevo… ed era da quattordici anni a quella parte che la mamma mi mandava da psicologi e dottori di vario genere ma nessuno aveva mai capito cosa avessi veramente.
« Aislinn! » sentii la voce della mia sorellina. Mi alzai di scatto scrutando con gli occhi la foresta, le luci si erano tutte raggruppate in un'unico punto.
Corsi sicura in quella direzione, gli alberi mi passavano accanto, le foglie affollavano il cielo rimandando una fioca luce smeraldina.
Ben presto il paesaggio cambiò da quell'oasi solitaria al terreno arido, caratteristico dell'Arizona.
Mia sorella era là, camminava goffamente tra sassi e cespugli secchi, cercando di raggiungermi. Stringeva con le tenere e fragili mani il cappello di paglia che aveva in testa, i pantaloncini di jeans sdruciti non le proteggevano molto le gambe e la camicetta bianca era troppo leggera per lei.
Le andai incontro riempiendo quei pochi metri che ci dividevano.
« Bonnie che ci fai qui si può sapere? Mamma dov'è? » le chiesi prendendola in braccio.
Ebony era una bambina di appena sei anni, non poteva andare in giro così da sola. Però nostra madre come al solito era una persona totalmente inaffidabile.
« È lì… » mi rispose indicando una macchina a qualche metro di distanza.
« … ha detto che dovevamo venire a prenderti e io mi sono offerta per venirti a chiamare, non ti arrabbiare con lei, per favore… » sussurrò con aria colpevole.
Col cavolo… pensai rabbuiandomi un po' ma cercai di far passare anche questa.
Le sorrisi per rassicurarla e la abbracciai forte.
Mi sarebbe mancata.
Questo posto mi sarebbe mancato… ma lo stavo facendo anche per il bene di Bonnie.
Mia "madre" contava troppo su di me, doveva imparare a prendersi le sue responsabilità e Ebony era tra queste.
« Fai la brava con la mamma mentre non ci sono okay? E se qualcosa ti turba puoi chiamarmi sempre. Io ti sono vicina anche se sarò con il mio papà va bene? » le dissi guardandola negli occhi.
Ebony era la figlia del secondo marito di Renee, la mia madre adottiva.
Anche indesiderata sospettavo… se mia madre l'avesse voluta, l'avrebbe viziata come faceva con la nostra sorella maggiore.
Bonnie mi cinse le spalle con le braccia e mi abbracciò.
« Mi mancherai sorellona… » 
Il suono di un clacson ci interruppe bruscamente.
« Ebony! Aislinn! Muovetevi! » ci chiamò Phil, il nuovo marito di nostra madre.
« Aislinn! Io ho l'appuntamento dall'estetista alle due e non voglio fare tardi! Vuoi muovere quel culo sì o no?!?! » sentii un'altro urlo dalla macchina e una chioma di capelli dorati brillò sfacciatamente alla luce del sole.
Okay… questa era mia sorella maggiore… Rosalie.
Un irresponsabile peggio della madre.
Sospirai alzando platealmente gli occhi al cielo e misi giù Ebony. 
Sì… qualche bel mesetto senza di me che badavo sia alla casa sia alla mia sorellina avrebbe fatto molto bene sia a mia madre che a Rosalie.
« Forza andiamo prima che ci sbranino… » sussurrai mettendomi a correre, la mia mano stretta in quella di Ebony.
« Non capisco proprio perché tu debba partire "cara" la mia sorellina. Rimarrà sempre un mistero per me… » mi aggredì Rosalie sbuffando, appena ci avvicinammo alla macchina.
Le sorrisi. Un sorriso falso come Giuda.
« Nessun mistero Rose è solo che quando te l'ho spiegato il concetto ti è entrato in un orecchio ed è uscito dall'altro, come sempre d'altronde. » ribattei calma, entrando in macchina.
L'odore penetrante del cuoio mi colpì stordendo per un'attimo anche le scie di luce facendole sbiadire un po' sui bordi.
Io non ero una ragazza ribelle.  Ma sapevo riconoscere benissimo un ingiustizia.
Non ero nemmeno una ragazza forte… il più delle volte se mi provocavano abbassavo la testa con la coda fra le gambe. 
Ero più pacifista che altro… credevo che mettersi a discutere con gli altri fosse una grande perdita di tempo, Rose invece pensava che mettersi a discutere un minuto sì e l'altro pure fosse molto produttivo per sapere i gusti e i pensieri della gente.
Ma c'era modo e modo per farlo…
E di certo litigare non era fra di questi.
Ebony si sistemò di fianco a me e Rosalie entrò per ultima. Un intenso profumo di vaniglia riempì l'abitacolo facendomi quasi starnutire.
Un'altra cosa che non capivo di Rosalie era il perché si spruzzasse così tanto profumo da farlo sembrare poi nauseabondo e insopportabile.
« Allora? Sei sicura di voler andare tesoro? » mi chiese Renee, la fronte aggrottata.
Le scie di luce avevano preso un colore rosa pallido…
Il rosa per me rappresentava la preoccupazione.
Sì… quelle luci mi aiutavano anche a capire l'umore delle persone, non solo se sono vicine o lontane.
Le scie intorno a Rosalie erano di un grigio spento…
Il grigio rappresentava l'indifferenza.
« Sì mamma, stai tranquilla. Dopotutto vado da mio padre non da un estraneo. » la tranquillizzai con un sorriso.
Lei sospirò ma annuì rassegnata.
Phil intanto aveva ingranato la marcia ed era già partito verso l'aeroporto.
Notai però che si era schiarito la voce alle parole "mio padre".
Anche se in realtà Charlie non era il mio vero padre, come Renee non era la mia vera mamma.
Solo che quando mi hanno adottata con Renee c'era Charlie e considero mio padre più lui che Phil.
Ma penso che a Phil questa cosa non sia mai andata giù…
Sentii la manina di Ebony che cercava la mia mano.
Mi voltai verso di lei e le andai incontro aggrappandomi alle sue dita.
Le luci di Ebony erano a metà tra il rosa chiaro e l'arancio rosato.
Era preoccupata ma sentiva già nostalgia…
Sospirai e le strinsi più forte la mano con un sorriso di incoraggiamento… più rivolto a me che a lei, e mi girai verso il finestrino.
Mi sarebbe mancata questa città. Mi sarebbe mancato il caldo e i colori sgargianti del cielo e della terra.
Forks era la città più piovosa d'America mi aveva detto mia mamma. Sarebbe stato un bello sbalzo di temperatura, un salto nel buio.
Non ci volle molto… e arrivammo all'aeroporto.
La folla mi investì, le luci mi riempirono gli occhi. Non c'era un'uomo, donna o bambino che non avesse almeno una luce attorno a sé.
Con il tempo avevo imparato anche che il numero di scie luminose aumentava in base all'età della persona.
Però non stavano mai ferme e quindi per me era molto difficile contarle da lontano.
Dopo tutto il procedimento per le valigie e i biglietti finalmente arrivò il momento dell'imbarco.
« Ash ti prego fa attenzione okay? E se vuoi tornare basta che mi chiami e faremo in modo di farti tornare indietro va bene? » mi sussurrò Renee abbracciandomi forte.
Aveva i lucciconi agli occhi e mi sentii in colpa. 
Però era sopratutto per il suo bene e la sua felicità, e se il prezzo era andare via di casa per un po'… lo avrei fatto.
Soffocai un singhiozzo e respinsi le lacrime che cercavano di uscire.
Mi staccai da mia madre e mi misi in ginocchio davanti a Ebony. Lei stava piangendo in silenzio, mi guardava con la tristezza e la preoccupazione negli occhi.
Le asciugai una guancia con le dita e provai a sorriderle.
« Ehi… tesoro non piangere. Non me ne vado via per sempre no? Sto lì solo per qualche mese e poi torno subito da te. Va bene? » le sussurrai cercando di rassicurarla almeno un po'.
Bonnie soffocò un singhiozzo e si tirò indietro una ricciolo castano ramato, gli occhi azzurri gonfi di lacrime.
« Lo so' ma mi mancherai lo stesso. » ribatté lei con voce strozzata.
Mi venne un idea…
Le sorrisi, un luccichio brillò nei miei occhi e mi sganciai una delle due catenine, una lunga con un pendente di zaffiro stellato a forma di goccia e una corta con un pendente a forma di cerchio con una stella dentro, che portavo al collo. Sganciai quella corta e la allacciai al suo collo tirandole indietro i capelli.
« Adesso ti svelo un segreto… » le sussurrai all'orecchio.
«… queste collane che porto sempre al collo me le aveva regalate mia mamma e mio papà prima di morire, quando ero ancora piccola piccola… » le dissi guardandola negli occhi e afferrandola per le spalle continuai « … fino ad oggi non mi hanno mai fatta sentire sola. E quando io non ci sarò e magari hai un po' di nostalgia stringila forte e vedrai che i brutti pensieri spariranno… mi hai capita? » 
Bonnie annuì e strinse forte il pendente sorridendo.
Io risposi al sorriso e infine mi alzai per salutare Phil con una rispettosa stretta di mano e poi mi girai, un po' titubante, per salutare Rosalie.
Si stava mordendo nervosamente il labbro inferiore ma non lasciava trasparire niente.
Però le scie di luce stavano cambiando da quel fastidioso grigio fumo al giallo scuro e rosa chiaro.
Era triste e preoccupata.
Le sorrisi scuotendo la testa e mi avvicinai per darle un bacio sulla guancia.
Lei sembrò sorpresa all'inizio ma poi si ricompose e mi diede anche lei un leggerissimo bacio sulla guancia, quasi non lo sentii.
« Mi mancherai mezzo sgorbio. » sospirò lei alzando suo malgrado gli occhi al cielo.
Io non le risposi, mi limitai a sussurrarle un bel: « Ti prego non lasciare Bonnie da sola. Mi mancherai anche tu… sorellona. ».
E alla fine mi allontanai per salire sull'aereo.
Sì… sarebbe stato un bene per tutti.

E RIECCOMIIII ^^
Ecco un nuovo orribile capitolo *sospiro scoraggiato*
Va beh…
Scusate tanto se ci sono degli orrori grammaticali qua e la ma sono ancora molto giovane ^^"
Però fatemi sapere con un commentino se vi piace e se volete che vada avanti =}
Poi vorrei ringraziare con un bacione  unicagiselleflor e blonde985 per aver recensito ^^
Grazie di cuore ragazze…
E un abbraccio forte forte a andry15 e a Javaneh_97 che hanno messo la mia storia tra le preferite e le seguite.
Grazie di cuore…
E… beh non ho nient'altro da dire ^_*
COmEntAtE!!!

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