Him

di _Terry_Dreamer_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Finalmente in Nave, o almeno così credeva ***
Capitolo 2: *** Finalmente raccontò a qualcuno il suo passato ***
Capitolo 3: *** Luca iniziò a temere che quei due non fossero due uomini del tutto sconosciuti ***
Capitolo 4: *** Il piano ***



Capitolo 1
*** Finalmente in Nave, o almeno così credeva ***


Era una sera apparentemente tranquilla. l’ Oceano Atlantico era calmo e la sala piena. Luca era con la sua famiglia seduto al tavolo mentre mangiava. Aveva nove anni. Il padre era un avvocato e la madre un insegnante. Finalmente era in crociera; aveva aspettato questo momento da anni ormai. Il padre era sempre impegnato a difendere persone in tribunale, la madre invece, facendo l’ insegnante era spesso libera, così portava il bambino al molo. Luca sognava di salire a bordo di una nave, da grande voleva diventare un marinaio. Guardava sempre cartoni animati con pirati o avventure in barca,. Faceva puzzle di barche; ma questo solo quando era piccolo, dopo quella crociera Luca non ha mai più preso una nave. Non ha mai più visto un film con pirati. Non ha mai più sognato di essere un marinaio. Non voleva più portare la sua “principessa” (così chiamava da piccolo la sua futura sposa) in crociera. No. Ora soffriva di mal di mare. Ora, tutte le volte che andava al molo il suo cuore si accartocciava ancora di più. Si, ancora di più, perché da quella notte, il suo cuore si era chiuso. Aveva messo un catenaccio, e aveva gettato la chiave nell’ oceano in cui quella nave si trovava.

 

Dei rumori e un movimento anomalo della nave, fece preoccupare tutte le prese che stavano cenando. I camerieri cercarono così, con dei risultati, di calmare i presenti. Dopo qualche minuto Luca, che non andava in bagno da quel primo pomeriggio supplicò il padre di accompagnarlo in bagno. Jack, il padre, gli disse di stare seduto, ma Luca, senza capire cosa stava accadendo alla nave, insistette. Una, due, tre, quattro volte; a quel punto il padre, anche se non molto sicuro, lo accompagnò al bagno. I camerieri, rassicurarono le famiglie, dicendo che non era successo niente; ma Jack, che nell’ ultimo periodo aveva cercato di difendere un capitano di una nave che era affondata, sapeva benissimo che di quei rumori non c’ era da fidarsi. Luca andò a fare la pipì, mentre il padre lo aspettò lì fuori. Il bambino aveva insistito a chiudere con la serratura la porta. Lo faceva sentire grande. Chick (questo era il soprannome che la mamma gli aveva dato a causa dei suoi capelli castano chiaro e i suoi occhi azzurri) era vivace e testardo, coraggioso, giocherellone e sensibile, ma la cosa che la madre preferiva del su carattere era il suo animo da coccolone. A Luca ora manca quel bambino che era sempre stato.

Mentre Jack aspettava il figlio, un movimento bruschissimo della nave lo fece scivolare su quel pavimento bagnato del bagno. Un rumore brusco, accompagnato a quel movimento, fece spaventare Luca, il quale si abbassò per  spiare da sotto la porta, che era sollevata di almeno 10 cm da terra, che cosa era accaduto. “dad…” e un sospiro. “DaD??…”. “DAAAAD???”…niente, una piccola chiazza di sangue si era dilagata sul pavimento. Gli occhiali di Jack erano rotti in mille pezzi. Luca si fece coraggio; cercò di aprire la porta ma era bloccata. Girò la serratura ma era bloccata. La porta non si apriva. Un altro forte rumore fu accompagnato da un brusco movimento, delle urla raggiunsero il bagno, il quale aveva iniziato ad allagarsi. La crepatura dell’ oblò si era intensificata, e l’ acqua era pronta per allagare il bagno.

 

Luca era riuscito a scappare. La madre pure, o così gliela sembrato. Erano andati in due direzioni diverse. Saliti in due zattere diverse. Lui l’ aveva vista. Si. Ma le sue grida furono mute. La sua voce si spezzò. Il suo urlo è ancora dentro di lui, anche adesso, dieci anni dopo l’ accaduto.



 

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Capitolo 2
*** Finalmente raccontò a qualcuno il suo passato ***


Seduto, luci spente, uno schermo illuminato. Si era promesso che non avrebbe mai visto quel film. Era una cosa troppo vicina a lui, e non avrebbe potuto resistere. Ma ora è lì. Nella gita scolastica avevano deciso di farglielo vedere. Lui odiava le gite scolastiche. E poi perché dovevano farle ancora? In quarta superiore? Non riusciva a capirlo, forse perché nella sua scuola in Americane non faceva mai gite. 

Cercava di distrassi, di trovare qualcosa che non gli facesse vedere il film ma non ci riusciva. Quei ricordi, quelle immagini, quelle urla e quel’ urlo solitario che non uscì mai dalla sua bocca, continuavano a proiettarsi nella sua mente. Sapeva di non dover vedere quel film, ma non poteva andarsene. 

Lei lo guardò. Non capiva come mai fosse così agitato, ok, era un film triste e magari metteva ansia, ma non aveva mai visto un maschio agitarsi così davanti a quel film. 

Una lacrima gli scese sulla guancia. 

Lei lo fisso, senza capire. Un movimento brusco della sedia e scomparve. La professoressa urlò “Luca dove vai?”. Viola, la ragazza, disse ”vado a vedere io prof…”; “ok…” gli rispose la donna. Si alzò e lo raggiunse. Quando entrò nella stanza buia, vide le finestre del terrazzo spalancate. Uscì. Lui aveva i gomiti appoggiati sulla ringhiera e la faccia abbandonata nelle mani. Gli si avvicinò, gli mise un braccio attorno alle spalle e gli sussurrò all’ orecchio “ cos’ hai?”. Lui non rispose e alzò il viso. 

“Vieni” gli disse e, prendendola per mano la portò nella stanza. Si sedette sul letto e così anche lei fece. Luca abbandonò la testa e la schiena nel morbido materasso. 

“Non ti ho mai parlato del mio passato…” fece una pausa “quando ero piccolo..”. Gli raccontò la sua prima crociera, il suo primo sogno che si era avverato. 

Mentre gli parlava ripensò al bambino che era, così dolce e pieno di vita, non si faceva abbattere mai da nulla. Ora invece…Pensò anche a quanto era testardo e al suo sogno del cavolo. Se non avesse insistito ad andare in bagno, forse suo padre sarebbe stato ancora vivo, e se non avesse insistito ad andare in crociera…Si pentì di ciò che aveva fatto. Non aveva nemmeno salutato sua madre e suo padre. 

Aveva avuto un’ adolescenza incasinata. Era stato portato dall’ America in Italia attraverso associazioni; adottato due o tre volte da famiglie orribili. 

Si ricordò della prima, aveva solo tredici anni, un giorno il padre rientrò a casa ubriaco. Lo picchio fortissimo, aveva ancora una cicatrice sul braccio. La madre spaventata aveva preso i sue due veri bambini ed era scappata. Così la seconda famiglia che lo adottò un giorno non lo trovò più. Era scappato. 

Non parlava molto l’ italiano, aveva passato quasi metà anno in strada. Era entrato in un giro di ladri a contatto con dei mafiosi. Aveva iniziato a rubare. Aveva solo quindici anni e già era un ladro, un delinquente, o un “bastardo”, così lo chiamava quel vecchio che lavorava al mercato. Poi un uomo lo aveva raccolto dalla strada una notte d’ autunno. Era lì, steso a terra intontito e tutto sanguinante. Aveva bevuto tantissimo e poi i suoi “capi” lo avevano picchiato fino a lasciarlo lì in strada tutto stordito. 

Era poi cresciuto nelle case famiglie. Non aveva mai smesso di rubare. Anche ora rubava. Quando aveva quasi 19 anni fu adottato. Aveva deciso lui di farsi adottare da quella famiglia perché si ricordò di quella volta in cui suo padre gli disse “se qualcosa va storto, se la costruzione di Lego cade, non mollare mai, ricomincia da capo” gliel’ aveva detto quando si mise a piangere perché la sua costruzione dei Lego era caduta. E così aveva fatto. Ora aveva una famiglia, degli amici e una fidanzata. Ma non era più il Luca che era un tempo. 

Finalmente Viola capì come mai non era riuscito a vedere “Titanic”. Si era sdraiata infiasco a lui e lo ascoltava come una bambina ascolta una storia. Ora forse capiva perché non gli aveva mai raccontato del suo passato.

“…Scusa se non ti ho mi raccontato nulla di tutto ciò…Viola, tu non mi abbandonerai mai vero? Lo so di essere un idiota, un completo disastro, ma io ti amo…” Le ultime due parole Luca le disse tremando, la voce era calata; anche quelle due dannate parole era così difficile dirle. Ma lui non voleva commettere lo stesso errore. Non avrebbe strozzato anche quel grido d’ amore. No. 

 

Viola non capì come mai aveva fatto fatica a dirle “ti amo”, si spaventò. Non fece però in tempo a dirgli nulla perché la professoressa entrò in camera. 

“Allora? Vi decidete a tornare? Non siete mica in vacanza tra di voi…siete qui con la scuola!”. Viola non sapeva cosa dire, sicuramente se Luca non le aveva detto nulla della sua infanzia, a lei, la donna che amava, non l’ avrebbe detto ad una professoressa. E allora che scusa avrebbero usato?

“Oooh state dormendo? Su mancano solo 20 minuti alla fine del film”, insistette la Professoressa. Luca senza esitare un attimo disse “Ho vomitato e ho un terribile mal di pancia, posso restare in camera?”, la professoressa annuì ”Però tu signorina torni di là”.

Viola decise di non chiedere nulla a Luca su quelle due parole strozzate. “Non ti abbandonerò mai.” gli sussurrò, e lo baciò sulle sue morbide labbra.

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Capitolo 3
*** Luca iniziò a temere che quei due non fossero due uomini del tutto sconosciuti ***


"Adesso basta, mi avete stufato. Luca siediti una buona volta e smettetela di fare baccano!". La professoressa di matematica aveva appena finito di richiamare i ragazzi, i quali continuarono a bisticciare tra di loro.

~finalmente niente più gite~ scrisse Luca sul bigliettino e poi lo passò a Viola. Erano entrambi perdutamente innamorati. Viola era una ragazza solare ma anche timida, si era innamorata di lui dal primo giorno della quarta liceo, che lei soprannominò: "il più bel giorno di tutta la mia vita!".
Pure Luca si accorse di lei da subito, ma non capì cosa provava. Non considerava le donne se non quando voleva portarsele a letto. 
Quando era un bambino salutava tutte le amiche della mamma, era gentile, e se la sua vicina di casa, una donna anziana, aveva bisogno di aiuto, lui era subito pronto a donarglielo. Giocava sempre con le sue amiche, e a volte le faceva anche qualche complimento. 
Da quando sua mamma era sparita dalla sua vita invece, non aveva più considerati più nemmeno una donna. *Forse è per questo che faccio fatica ad amare Viola, è una cosa così strana...*, pensava continuamente.
Per più di metà anno aveva continuato a usare le donne e basta. Soprattutto durante le feste. Nel mese di Marzo però, Viola iniziò ad andare ai party, e lui si accorse ancora di più di quanto fosse bella tutta "sistemata". 
In classe non parlavano molto, lei si vergognava, mentre lui aveva capito che, escludendo la circostanza nella quale fosse stata ubriaca fradicia, non sarebbe andata a letto con lui così facilmente. 
Una sera ad una festa le rovesciò per sbaglio la birra addosso. Lei si infuriò tantissimo e gli diede dello stronzo.
Quandò andò nel bagno ad asciugarsi con la sua migliore amica Lucia, lui la seguì. Rimase a fissarla dalla porta, poi lei si girò e lo guardò di rimando. Lui allora le si avvicinò e, dopo aver fatto una battuta scema, le toccò le tette con la scusa :"volevo solo aiutarti a pulirti dalla mia birra". Ovviamente Viola andò su tutte le furie, gli tirò uno schiaffo e se ne andò a casa.
Il giorno dopo a scuola, solo dopo aver visto un video fatto per sbaglio dove c' era pure lui che le rovesciava la birra addosso, e dopo essersi fatto raccontare il resto dell' accaduto, Luca andò a scusarsi con Viola. Ovviamente lei capì che faceva sul serio, e che la sera prima era solo ubriacò, così lo
perdonò. Ed così che iniziarono ad uscire insieme, per una stupida birra. 

La campanella dell' ultima ora suonò.
"Tesoro", gli disse Viola toccandogli la spalla, "mia sorella ha noleggiati un film che ha visto con il suo ragazzo, mi hanno detto che è molto bello...". "Ok! Vengo da te stasera alle nove! Ora scappò a casa a farmi una doccia che, le due ore di ginnastica mi hanno sfinito!". " Ma tu mi leggi nel pensiero?!!" disse Viola facendo un ampio sorriso. Anche lui le sorrise e poi la prese per mano fino all' uscita, quando lei lo salutò.

Luca camminava per i viali abbandonati. Marco, suo padre adottivo, sarebbe venuto a prenderlo come faceva tutti i giovedì pomeriggio dopo scuola, vicino al Bar Le Romagnole, poco distante dalla scuola. Quel giorno finiva alle 17.30 *scuola di merda* aveva pensato Luca quando aveva visto l' orario scolastico, ma si rimangiò tutto dopo che si innamorò di Viola "almeno stiamo più tempo insieme" le diceva sempre!
Mentre camminava sentì dei passi dietro di lui. Girò appena il collo per poter scrutare chi era. Un uomo con la barba lo stava seguendo. Era poco più alto e spallato di lui. Luca sapeva benissimo che non avrebbe dovuto fermarsi, ma fu costretto quando un altro uomo più vecchio, gli si piazzò davanti.
Lui alzò lo sguardo. Questo aveva un berretto di lana in testa, niente barba ma una cicatrice sulla guancia sinistra. 
"Non ti hanno mai detto che queste sono strade pericolose?". Gli disse l' uomo dietro di lui. " Non ho un nulla da darvi.". "No, ma devi fare una cosuccia per noi...Luca Thomas Hall." Gli rispose l' uomo con la cicatrice. "Chi cazzo siete voi?" Luca iniziò a temere che quei due non fossero due uomini del tutto sconosciuti.
"Lo scoprirai presto" gli disse di nuovo l' uomo senza barba.
Quello dietro fece per mettergli il braccio a attorno al collo per strozzarlo in modo tale che svenisse, ma Luca, ormai diventato abile nella "lotta", si girò e gli sferrò un pugno in faccia, dritto dritto sul naso.
L' altro uomo allora gli prese il braccio e glielo piegò all' indietro. Luca, costretto dal dolore, segui i movimenti dell' uomo, il quale lo abbassò a terra.
"FIGLIO DI PUTTANA MI HAI ROTTO IL NASO" gli urlò contro l' altro sofferente dal dolore.
"Non urlare Andrea...e riguardo a te, adesso vieni con noi" gli rispose l' uomo che lo teneva a terra con tono minaccioso.
Luca cerco di divincolarsi  
"BASTARDI LASCIATEMI ANDARE", ma non fece in tempo a dire nient' altro.

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Capitolo 4
*** Il piano ***


Quando si vegliò il viso era secco, così come la gola e entrambi bruciavano. Era buoio nella stanza. Si trovava su una sedia, con i polsi e le caviglie legate ad essa. Le corde che lo tenevano stretto gli graffiavano la pelle. Provò a ricordare cosa gli fosse successo. 
L' uomo con la cicatrice gli aveva tirato due pugni in faccia e uno nello stomaco. Era svenuto e probabilmente per farlo dormire gli avevano fatto respirare qualcosa di tossico.
Una luce abbagliante gli fece chiudere gli occhi. "Ahahah eccoti Luca, ti stavo aspettando...dormito bene?" Aveva detto un uomo dalla voce rauca, probabilmente per il fumo e l' alcool. Luca aprì gli occhi...*CAZZO*. Era lui. Si. Giacomo D' Ippolito. Quello stronzo. Durante il periodo in cui viveva in strada e aveva iniziato a rubare, un suo conoscente del clan, aveva stretto amicizia con quel' uomo. Giacomo aveva poi invitato entrambi a bere ed era riuscito ad incastrarli in un giro mafioso. Poi Luca era riuscito a scappare, facendo andare in prigione alcuni dei suoi uomini. Allora l' uomo, per vendicarsi, aveva mandato dei suoi uomini a picchiarlo quella sera stessa che fu raccolto per strada da un uomo e portato in una casa famiglia.
Ma quella non era l' ultima vendetta. D' Ippolito, o Frank per gli amici (nessuno sapeva come mai si facesse chiamare così), aveva deciso che quella vendetta non era stata sufficiente.

Luca non rispose alle parole di Frank. "Giovanotto! Ma guarda come sei cresciuto! 
Sei migliorato nel fare a pugni vedo, hai rotto il naso ad Andrea!". Aggiunse l' uomo, il quale, non ricevendo nessuna risposta gli si avvicinò. "Che c'è che non va? Pensavi di esserti sbarazzato di me? Dai! Un mafioso professionista come me non si lascia scappar via nessuno!"..."o forse...Paolo?". Disse l' uomo facendo un cenno con la mano ad un uomo sulla trentina. "Si Frank?" rispose questo. "Porta una bottiglia d' acqua al giovanotto...e anche uno straccio.". 
"Dlin-Dlin" un suono, forse una suoneria, emesse da un cellulare appoggiato poco distante da Luca su una scrivania. Luca riconobbe la suoneria, era quella del suo cellulare."Frank?". Giacomo accennò un cenno con il viso e disse "Un messaggio giovanotto, chi ti scrive?". "Viola" rispose il signore che teneva in mano il cellulare. Frank gli si avvicinò e lesse il messaggio, poi, dopo qualche secondo disse "Ma è la tua ragazza! Ti sta aspettando!". Luca non rispose. 
L' uomo che Frank aveva mandato a prendere una bottiglietta d' acqua rientrò. 
Giacomo allora prese la bottiglia e uno straccetto e si avvicinò a Luca. Bagnò il pezzo di stoffa e glielo passò sul viso. Luca ritrasse la faccia. "Hey Luca sto solo cercando di pulirti la faccia dal sangue secco" disse allora Frank. 
"Non toccarmi bastardo". La sua voce era sottile e rauca e la sua gola bruciò ancora di più. "Vabbè, come vuoi, slegatelo". Gli uomini prendendo l' ordine di Frank, slegarono il ragazzo il quale rimase seduto sulla sedia. "Alzati!" gli ordinò Giacomo.
Quando si alzò dalla porta entrò un altro ragazzo. Jens strappati e una maglietta nera gli coprivano il corpo. Aveva capelli neri che cadevano in avanti. Quando anche lui si avvicinò alla scrivania dove si trovavano Frank e Luca, quest' ultimo poté osservarlo meglio. Aveva degli occhi color ghiaccio troppo spenti. I loro sguardo si incrociarono. Gli occhi di Luca erano si impauriti, ma pronti ad agire e arrabiati. Quelli di Mirko, così si chiamava l' altro ragazzo, erano sofferenti e tristi.
"Okay ragazzi, questo è il piano" disse Frank aprendo un foglio con la mappa di un edificio sul tavolo. "Lavorerete insieme. Questa è la Banca Popolare di Milano. Il piano è semplice, due miei uomini danneggeranno le porte d' entrata, così che voi potiate entrare con delle pistole senza essere beccati. Una volta entrati Paolo, un altro mio uomo, che è un dipendente bancario, bloccherà le telecamere. 
A questo punto entrerete in azione. Dovete riuscire a prende più soldi possibili e in fretta, poi uscirete dal retro, dove ci sarà una macchina, caricate i soldi e poi saliteci". Frank spiegò il piano indicando tutti i passaggi sulla mappa. Ci fu un attimo di silenzio. "Quanti cazzo di uomini lavorano per te?" chiese Mirko. "Ahahahah...chiaro il piano?". "Se non faremo quello che dirai?" chiese Luca. "Semplice, morirete". "Chi ci dice che non ci ucciderai lo stesso?". "Ahahah, questo lo decido solo io in base a come vi comporterete! Mettiamola così Luca, se non lo farai la tua fantastica ragazza morirà davanti ai tuoi occhi. A, parlatene con qualcuno e farete una brutta fine.". "Tu non farai del amale a Viola" gli rispose Luca. "Non se eseguirai i miei ordini". Luca cercò di colpirlo, ma lo stesso uomo con la cicatrice che questa volta si trovava dietro di lui e aveva in mano una mazza gliela tirò sulla schiena. A quel punto il ragazzo cadde a terra. Frank gli si avvicinò "non mi sfidare ragazzino".

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