Fight for you

di focus_niam
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Salvate il soldato Payne (Steven Spielberg, 1998) ***
Capitolo 3: *** Il sangue dei giusti (Michele Soavi, 2008) ***
Capitolo 4: *** Il prezzo del dovere (Melvin Frank, 1952) ***
Capitolo 5: *** Qualcuno da amare (Bryan Forbes, 1965) ***
Capitolo 6: *** Da qui all'eternità (Fred Zinnemann, 1953) ***
Capitolo 7: *** Memories of my fathers (Clint Eastwood, 2006) ***
Capitolo 8: *** La sottile linea rossa (Terrence Malick, 1998) ***
Capitolo 9: *** Dove osano le aquile (Brian G. Hutton, 1968) ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Aprile 1940
Pov. Niall: "Dottor Horan, venga subito!"
"Cosa succede Perrie?"
"Ne è arrivato un altro. E' stato colpito da due pallottole ad una spalla. Ho notato un'estesa lesione alla testa, quindi un probabile trauma cranico. E ha una grave frattura esposta alla gamba destra. Ha perso molto sangue. Ha perso i sensi e il battito cardiaco è quasi assente" disse cercando di mantenere la calma.
Guardai un attimo il soldato che giaceva sulla barella. Nonostante il sangue e la terra che sporcavano il suo viso e i suoi indumenti aveva dei lineamenti davvero... belli.
"D'accordo Perrie. Corri a chiamare il dottor Malik e digli che abbiamo un codice rosso. Eleanor, tu vai a preparare la sala operatoria e Sophia, aiutami con la frattura che poi lo trasportiamo di là."
"Subito dottore" rispose Sophia.
L'infermiera prese un paio di forbici per tagliare con cautela i pantaloni. Studiai un attimo la tibia che era letteralmente fuoriuscita dalla cute e mi limitai a coprirla con delle garze sterili.
Feci un cenno a Sophia che annuì e si accinse a spingere la barella quando si fermò improvvisamente.
"Dottore! Non ha più battito cardiaco!" disse concitatamente con un'espressione spaventata.
In quel momento mi agitai e non ne sapevo il motivo.
Ero in quell'ospedale militare come tirocinante circa da mezzo anno.Una semplice rianimazione cardio-polmonare avrei dovuto saperla fare!
Mi concedetti un attimo per calmarmi mentre l'infermiera mi guardava preoccupata.
Gli tastai il polso. Sophia aveva ragione: arresto cardiaco.
Sospirai un attimo, gli sbottonai la divisa piuttosto lentamente e cominciai a fare una ritmica pressione ponendo sullo sterno i palmi delle mani uno sovrapposto al'altro.
Su, Niall. Mi ripetei la procedura mentalmente: braccia tese, due compressioni al secondo, in totale trenta compressioni seguite da...
Mi fermai un secondo. Un solo secondo per figurarmi nel cervello ciò che ero in procinto di fare adesso.
Forse rimasi immobile per un po' di più di quanto credessi...
Basta Niall! Vai.
Gli reclinai all'indietro la testa, gli aprii la bocca, gli tappai il naso e inspirai profondamente.
Appoggiai le mie labbra sulle sue per espirare in maniera dolce e progressiva verificando che il torace si espandesse; e infine permisi l'automatica espirazione.
Ricordavo il sapore disgustoso di terra misto a quello ferroso del sangue e della polvere da sparo, ma ricordavo anche una scarica di brividi piacevoli correre lungo la mia spina dorsale.
Sapevo di essere gay ma quello era il mio primo "bacio" con un altro ragazzo... E fu inaspettatamente meraviglioso.
Le sue labbra erano soffici, la sua pelle ruvida ma perfetta.
Con la divisa aperta, ammiravo il suo petto muscoloso e i suoi addominali perfettamente scolpiti. E poi anche quella pelle madida di sudore.
Quasi mi persi nei miei pensieri quando una mano scosse la mia spalla. Sbattei un paio di volte le palpebre prima di vedere il viso sorridente di Sophia.
"Il battito è tornato molto più regolare. Congratulazioni dottor Horan, gli ha salvato la vita" disse la ragazza con tono orgoglioso.
E non feci nemmeno in tempo ad assimilare ciò che aveva detto che corse via spingendo la barella verso Perrie che tornava con il dottor Zayn, il primario di chirurgia.
"Perrie! Un attimo! Come si chiama?" le gridai prima che entrasse in sala operatoria.
Mi fissò alzando le sopracciglia molto sorpresa mentre si infilava i guanti.
"S-soldato semplice Liam James Payne, dottore."







NOTA DELL'AUTORE
Ciao a tutti! :)
Ed ecco questa nuova idea (Niam, ovviamente!)! Che ne dite? ;)
L'ambientazione e la datazione personalmente mi piacciono molto perché ricordano il film Pearl Harbor che non era niente male (infatti l'immagine, che non c'entra così tanto con la storia ma serviva per farvi immaginare la situazione, non è nient'altro che Kate Backinsale in una scena del film!)! :D
Ooookay! Lo dico solo questa volta anche se dovrei ricordarvelo ogni capitolo!
NBNBNB! C'è un po' un errore di fondo...
In realtà sul suolo britannico non c'è mai stata una vera e propria guerra, ma facciamo finta che ci siano alcune incursioni tedesche, no? ;)
Tornando a ciò che mi piace di questa storia, sono soprattutto divertenti le tre infermiere che non sono nient'altro che le tre fidanzate (per lo meno "fidanzate fisse") della boy band! Ho risparmiato Danielle perché ormai è (povera!) roba vecchia! E poi ci sarebbe stata troppa concorrenza con il buon Niall! ;)
Comunque dovete immaginarvi Zayn invecchiato di qualche paio di anni perché per essere un primario di chirurgia che opera quasi da solo in campo di guerra penso che ce ne voglia di esperienza! XD
Ahhh! Cosa importante! Se non lo sapevate la RPC (rianimazione cardio-polmonare) si fa davvero come l'ho descritta (forse anche troppo dettagliatamente!)! L'unica cosa che non ho specificato è che le ventilazioni sono 2, seguite di nuovo da altre 30 compressioni e poi da altre 2 ventilazioni e così via. Il fatto è che volevo fare una cosa tipo "bacio del principe azzurro Niall che salva il bell'addormentato Liam"! Perciò me ne serviva uno solo! Ahaha! ;)
Comunque non vi preoccupate per Harry e Louis! Compaiono sicuramente in seguito! E ciascuno ha anche una parte molto importante (beh, per adesso ho immaginato tutta la storia solo a grandi linee...)!
Ho esaurito le cose da dire!
Ah no! Ultima cosa! Lo so che nessuno la fa mai, ma vi prego di prestare d'ora in poi attenzione a come cambia la data scritta in corsivo all'inizio di ogni capitolo!
Comunque parlo sempre troppo nelle Note dell'autore... -.-"
Spero che questo prologo vi abbia stuzzicato e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate! ;)
Ciauuu! :)

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Capitolo 2
*** Salvate il soldato Payne (Steven Spielberg, 1998) ***


Aprile 1940
Pov. esterno:
"Serve una trasfusione. Gruppo sanguigno, Perrie?" chiese il dottor Malik.
"Mi ricordo di aver letto AB..." rispose la ragazza cercando tra gli indumenti la targhetta di metallo con tutte le informazioni.
"Perfetto. Ricevente universale. Eleanor, chiama il dottor Horan che mi serve per la spalla del paziente e prendi qualche sacca di AB o di qualunque altro tipo tranne 0" disse il dottor Malik con decisione,
La ragazza camminò con passo spedito fuori dalla sala operatoria.
"Dottor Malik?"
Zayn alzò lo sguardo dalla gamba di Liam al viso di Perrie, che reggeva in mano la targhetta e pareva preoccupata.
"Sì?" chiese con tranquillità.
"E'... è AB negativo" rispsoe la ragazza abbassando subito lo sguardo verso il pavimento.
"COSA?!" urlò Zayn, quasi sul punto di gettare via il bisturi vedendo quanto il paziente fosse pallido e necessitasse assolutamente di sangue. Sangue che non c'era.
"Dannazione!"
Perrie conosceva il motivo di tale sfuriata da parte di Zayn me ne rimaneva sempre intimorita.
Lo sguardo adirato di Zayn perse ogni traccia di rabbia quando notò la ragazza bionda di fronte a sé che si stringeva così forte le mani che le nocche erano diventate bianche.
Mollò tutti gli strumenti che aveva in mano per sfilarsi i guanti; e si avvicinò lentamente per abbracciarla.
"Scusa... Perrie" disse con tono dolce cullandola leggermente.
La ragazza ritrasse un piccola lacrima che si accingeva a cadere.
"Non fa niente, non ti preoccupare. Torniamo al paziente" rispsoe la ragazza con un debole sorriso.
Zayn le baciò la fronte.
"Senti, dovremmo avere un po' di B negativo. Diamoglielo e speriamo che non lo rigetti" disse Zayn con un tono nuovamente tranquillo.
"Zayn, ne abbiamo già poco..." disse la ragazza guardandolo confusa.
Sul lavoro non lo chiamava mai Zayn. Il primario era di solito molto intransigente su queste piccolezze, ma quella volta lasciò stare.
"Perrie, ti prego. Non voglio perdere l'ennesimo..." disse Zayn con tono quasi supplichevole ma interrotto bruscamente da un'altra voce.
"Io sono AB negativo!"
Comparve dietro la porta il viso sorridente di Niall.


[Flashback]
Settembre 1939
Pov. Niall:
!Sette posti in un ospedale a Bradford, nei pressi di Leeds. Vi avviso che in quella città ci sono stati molti casi di malattie infettive.!
Assolutamente no. Chi erano quei cinque incoscienti che si sono proposti?
"Due posti all'ospedale pediatrico di Doncaster."
Si alzarono parecchie mani; beh, lì pagavano abbastanza bene ma non succedeva quasi niente ogni giorno. E non era questo ciò che volevo io.
Mio padre era già molto deluso dal fatto che fossi l'unico della famiglia a non essere diventato un soldato. Lui, mio zio e mio nonno avevano combattuto "valorosamente" nella guerra di circa vent'anni fa e mio fratello Greg e mio cugino si erano arruolati praticamente subito appena avevano annunciato quella nuova guerra.
Io studiavo la mia medicina; mi bastava e mi piaceva.
Guardai il selezionatore che osservava i ragazzi con le mani alzate e ne sceglieva due.
"Dieci posti all'ospedale maggiore di Wolverhampton, vicino a Birmingham" disse quasi abbassando la voce.
Ecco. Quello era ciò che volevo. Ciò che mi avrebbe fatto riscattare. In pratica tutta la sala alzò il braccio verso l'aria.
"Dottori, sono costretto a scegliere dieci di voi" disse con un tono di uno che quasi fosse in procinto di giocare.
Tutta la mia speranza era riposta in quell'ometto basso e grasso che agitava in aria la lista dei posti disponibili per il tirocinio.
Potevamo credere che quel selezionatore avrebbe scelto a caso ma cominciò a chiamare i nomi di quelli con la fama di essere i più bravi del corso.
Eddai! Cosa aspettava a a chiamarmi? In dieci nomi ci potevo pure stare.
Aspettai impazientemente che elencasse tutti i nomi ma non mi chiamò.
Perfetto Niall. Avresti fatto schifo come soldato ma facevi ancora più schifo come dottore. Perché non andavo dagli allegri appestati a Bradford e la facevo finita?
Sospirai. Come tutti gli altri neo-dottori delusi della sala del resto.
"Tre posti all'ospedale di Redditch, nel Worcestershire" disse il selezionatore dopo aver smaltito l'entusiasmo dei dieci fortunati di prima.
Alzai la mano; non l'avevo mai sentito come posto ma arrivati a quel punto mi sarebbe bastata qualunque cosa.
Tanto ero comunque la delusione della mia famiglia.
Non mi scelsero nemmeno per quel posto ma poco importava. "Un posto in un ospedale militare nei South Downs, nella periferia di... Londra" disse il selezionatore timidamente e balbettando
Silenzio assoluto.
Chi si sarebbe mai recato vicino ad una città che probabilmente in quel momento era la più pericolosa in tutta l'Inghilterra a causa della guerra?
"Signori, aiuterete i vostri compatrioti..." cercò di insistere.
Silenzio assoluto ancora.
Finché una sedia non si mosse e tutti si girarono per guardare quale insensata mano si fosse alzata.
Ed era la mia. La mia maledetta mano.
Che se ne andassero tutti al diavolo.
Vidi gli occhi spalancati del selezionatore.
"Dottor Horan..."
[Fine Flashback]

 
 
Aprile 1940
Pov. Niall:
"Dottor Horan. Lei mi serve per togliere i proiettili da questa spalla. Non posso occuparmi di tre cose contemporaneamente" disse Zayn indicando anche la lesione alla testa del paziente.
"Se non c'è sangue, non ha senso operarlo" dissi come se fosse la cosa più ovvia che esistesse.
"Ma poi lei sarà troppo stanco e..." cercò di insistere ma lo guardai deciso negli occhi.
Zayn sorrise comprensivo alla determinazione che cercavo di mostrare.
"Hai ragione Niall." disse; e gli sorrisi anch'io. Sul lavoro non ci davamo mai del "tu" e Zayn era sempre il più severo su questo genere di cose.
"Sophia, potresti prelevare il sangue al dottor Horan?" chiese Zayn con tono arrendevole.
La ragazza annuì e mi invitò a sedermi.
"Ah, Eleanor, quelle sacche di sangue non servono più. Grazie comunque. Piuttosto dovresti invece chiedere alle altre infermiere come va con gli altri pazienti" disse Zayn appena vide la ragazza entrare.
"Già fatto dottore. Sono tutti stabili tranne il caporale che ha avuto un violento attacco di vomito. Ma se ne sta già occupando il dottor Devine."
"Ma chi? Quello psicologo, barra psichiatra, da strapazzo?" disse Zayn innervosito e io mi lasciai scappare una risata un po' troppo rumorosa mentre Sophia mi infilava un'inquietante siringa nel braccio.
Non si erano mai voluti tanto bene quei due.
Anche le infermiere risero leggermente prima che Zayn iniziasse a operare la gamba di... come si chiamava? Ah già, Liam.
Guardai un'ultima volta il magnifico viso addormentato di quel ragazzo prima di chiudere gli occhi per evitare di vedere il mio stesso sangue preso con la siringa.
Che dottore strambo che ero. Spaventato dal proprio sangue...









NOTA DELL'AUTORE
Ciao a tutti! :)
Ed ecco il primo capitolo! :D
Prima di tutto mi è venuto in mente di chiamare ogni capitolo con il titolo di un film di guerra, come potete vedere, modificato per l'occorrenza! (Un po' come facevano con i titoli di Gossip Girl! ;) ) Idea carina!
Si capisce subito che in questo caso il film sia "Salvate il soldato Ryan" di Steven Spielberg del 1998!
Poi! Una cosa molto importante! Ho fatto UN SACCO di ricerche su libri e internet per ambientare la storia nel più verosimile dei scenari! Quindi le date (Settembre 1939 per il flashback e l'anno 1940 per più o meno tutto il resto della storia) sono state scelte accuratamente! E per chi conoscesse bene la Storia con la "esse' maiuscola potrebbe intuire un evento che accadrà sicuramente tra circa un paio di mesi (vi ricordo ancora che siamo nei pressi di Londra e per adesso siamo in Aprile 1940)! Non andate a spoilerarvelo apposta! ;)
A proposito di luoghi! Il fatto di aver proposto come città con gli ospedali le città natali dei vari componenti della band è solo un mio vezzo personale (tranne il luogo dell'ospedale che ha scelto Niall perché per la storia mi serviva quello specifico posto)! Ahahaha! Spero vi sia piaciuta come cosa! ;) Ovviamente non ho potuto mettere Mullingar perché non ha senso che dottori inglesi vadano a lavorare in Irlanda che in pratica a quel tempo si stava più o meno ribellando contro la Gran Bretagna! (Tranquilli, non sono una cima in storia... Wikipedia e libri di quinta liceo a tutto spiano!) XD
Vediamo cosa posso dire ancora!
Ah giusto! Si vedono i primi accenni di Zerrie, eh? Ahah! Non mi dispiace questa ship! Tanto reputo il più attraente della band Liam (e Niall il più simpatico!), perciò Zayn può fare quello che vuole! Ahahaha! XD
Poi! Ritorno agli argomenti scientifici (questa è una delle fanfiction più dotte che abbia mai scritto!)! So che AB negativo è davvero uno dei gruppi sanguigni più rari (alcuni dicono sia 0 negativo ma conosco un sacco di gente che lo è! Ahah!) e, nonostante l'abbia studiato da poco, non so benissimo come funziona (so che è il ricevente universale; ma se è negativo può comunque??? Boh!)... Facciamo finta! ;)
Bene! Come sempre le Note dell'autore sono più lunghe del capitolo stesso! Aahahah! XD
Spero che comunque vi sia piaciuto e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate! ;)
Questa serie mi ha preso un sacco! :D
Ciauuu! :)

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Capitolo 3
*** Il sangue dei giusti (Michele Soavi, 2008) ***


Aprile 1940
Pov. Niall:
Quando Sophia ebbe finito estrasse la siringa e si limitò a coprire il buco sul mio braccio con del cotone fissato con dello scotch.
I cerotti che avevamo erano già pochi e non potevamo permetterci di sprecarli.
Cercai di alzarmi ma la testa mi girava quindi ricascai sulla sedia serrando i denti a causa di una fitta.
Zayn se ne accorse.
"Come le avevo detto dottor Horan, adesso è troppo stanco per aiutarmi con la spalla del paziente" disse alzando lo sguardo verso di me accigliato.
Sbuffai e chiesi a Sophia una sedia a rotelle da usare temporaneamente.
"Comunque intanto posso accertarmi che non ci sia trauma cranico" disse annoiato.
"Mi sembra molto superficiale come ferita alla testa ma... Faccia come crede" mi rispose con lo stesso tono menefreghista.
Mi avvicinai lentamente alla nuca e controllai il taglio pulendolo come meglio potevo con il disinfettante.
Con una piccola torcia controllai se le pupille avessero per caso dimensioni diverse e mi accertai che non vi fosse materiale cerebrale fuoriuscito da naso o orecchie.
Anche se stavo facendo tutte queste cose piuttosto disgustose non potei fare a meno di notare per l'ennesima volta la bellezza di quel volto che decisi di lavare con un asciugamano inzuppato in acqua essendo sporco di terra e sangue.
Zayn e Perrie mi guardarono sorpresi.
"Scusi dottor Horan, non è necessario. L'avrei fatto io finita l'operazione" disse la ragazza timidamente.
Non badai alle sue parole e non fornii alcuna spiegazione. Anche perché non sapevo neanch'io perché lo stavo pulendo.
"Dimmi Perrie. Il soldato che lo ha portato qui all'ospedale ti ha spiegato la dinamica dell'incidente?" dissi senza alzare il viso dalla mia mano che lavava via lo sporco.
"Ehm... No" rispose quasi in un sussurro.
Scossi la testa contrariato e sapevo che Perrie aveva timore di ciò che stava per dire.
"Mi ha detto che, come gli era stato ordinato, doveva immediatamente tornare al fronte dal generale Cowell e..."
"QUEL BASTARDO!" Urlò Zayn mentre nella sala tutti quasi non sobbalzarono nemmeno per la sua prevedibile e frequente sfuriata.
"Me li manda uno dopo l'altro mezzi morti e non mi fa nemmeno il piacere di farmi sapere come si sono ridotti in questo stato!"
"Zayn..." dissi debolmente.
Mi guardò un secondo negli occhi e sospirò tornando ad occuparsi della gamba.
Finalmente con l'aiuto di Sophia riuscii ad alzarmi e mi avvicinai alla spalla di Liam.
Liam? No Niall! Non si doveva mai chiamare i pazienti per nome! "La spalla del paziente". Punto e basta.
E lo sapevo anche bene perché non bisognava farlo. Perché se per caso mi fossero morti sotto gli occhi non sarei rimasto troppo scosso.
Scossi la testa furiosamente.
"Tutto a posto dottor Horan? Necessita di altro riposo?" chiese Sophia che mi aveva fissato per tutto il tempo che la mia mente vagava.
"No, tranquilla Sophia. Mi assisteresti per l'intervento alla spalla?" le chiesi indicando il paziente.
"Certamente" rispose cortesemente portandomi i guanti e la mascherina e mi abbottonò meglio il camice.
Cercò negli scaffali degli attrezzi e dei medicinali e intanto chiacchierava con Perrie.
Lo sapevo che probabilmente non eravamo l'ambiente di lavoro più professionale che ci fosse (e questo infastidiva parecchio Zayn), ma se in quel deprimente posto non alleggerivamo ogni volta la situazione con una battuta o qualcosa di simile avremmo rischiato di diventare tutti pazzi e di conseguenza pazienti di Josh...
"Perrie, hai notato quant'è carino?" disse divertita Sophia alla ragazza bionda che arrossì.
"C-credo di sì..." rispose sorridendo imbarazzata.
Io conoscevo il motivo di tanto imbarazzo. Perrie una volta mi aveva confidato di avere una piccola cotta per Zayn e appunto in quel momento era difficile per lei fare i complimenti ad un altro ragazzo con Zayn di fianco.
E comunque il fatto che anche Sophia e Perrie avessero notato la bellezza di Liam faceva di me un buon occhio per i ragazzi!
Ma intanto Sophia non la smetteva.
"Ma come "credi"? L'hai visto bene? Ora che il dottor Horan gli ha pulito il viso, non trovi sia un gran bel ragazzo??" chiese con esistenza e con tono eccitato.
Perrie sorrise ancora ed era praticamente tutta rossa, cosa che si notava ancora di più data la sua carnagione molto chiara.
"In effetti..." disse molto timidamente.
"POTREMMO tornare a lavorare?" tuonò Zayn e io risi leggermente.
Qualcuno potrebbe pensare che il motivo del fastidio di Zayn fosse provocato da quel momento di evidente calo di professionalità, ma io ero a conoscenza anche di una cosa che riguardava lui. La mia testa poteva scoppiare per tutti i segreti che l'assillavano!
Zayn era geloso! Geloso del fatto che Perrie avesse appena confermato le parole di Sophia.
Infatti un'altra volta avevo scoperto che gli piaceva Perrie ma un'eventuale relazione la trovava assolutamente inopportuna per l'ambiente di lavoro... Idiota!
Perciò io ero l'unico a sapere che loro due avrebbero potuto costituire la coppia perfetta e, ultimamente, cercavo in tutti i modi di appaiarli.
"Può condividere con noi tutti la ragione della sua ilarità, dottor Horan?" chiese zayn che mi vide con la testa tra le nuvole.
"Tu la sai bene Zayn!" risposi ammiccante.
"Le avevo detto di chiamarmi dottor Malik!" ribatté severamente ma non potei fare a meno di notare il glaciale sguardo che mi lanciò facendomi sorridere ancora di più. Sbucò di nuovo Sophia con il vassoio degli attrezzi.
"Qual è il motivo Niall?!" chiese con un'espressione incuriosita.
Mi divertiva il modo in cui noi passavamo dal "lei" al "tu", dal "dottor Malik" al "Zayn" e dal "dottor Horan" al "Niall".
Zayn perse la poca pazienza che lo caratterizzava.
"Basta signorina Sophia! Se lei con Perrie ed eventualmente, con il dottor Horan, vuole perdersi in queste chiacchiere futili, cerchi un momento più consono!" disse Zayn alzando la voce. Io invece soffocai un'altra mia risatina prima di ridiventare serio e iniziare l'operazione alla spalla.
Ormai Liam se la stava cavando e io ero molto più sollevato.
Zayn aveva già perfettamente riposizionato all'interno della gamba l'osso senza alcuna complicazione e stava finendo l'intervento.
Alcuni dottori avrebbero pensato che non ci fosse nessuna speranza per quella gamba e la crescente infezione avrebbe obbligato ad un'amputazione.
Ma Zayn era un grande chirurgo ed era una fortuna averlo in questo ospedale oltre che per la sua bravura, e quindi capacità di salvare tantissimi valorosi sodati, anche per la sua determinazione e per il suo coraggio.
Era comprensibile che dopotutto tutte le infermiere avessero un'infatuazione per lui anche se aveva la fama di essere troppo severo e poco scherzoso.
Incredibilmente pensare a quelle cose aiutava a concentrarmi invece che a distrarmi.
Cominciai infatti ad estrarre con cautela e con mano ferma i proiettili dalla spalla.
La porta si aprì leggermente ed entrò lentamente Eleanor con un viso preoccupato.
Era la regola. Mentre si operava bisognava entrare in sala operatoria con calma qualunque fosse il tipo di emergenza per evitare spiacevoli incidenti.
Zayn alzò si nuovo lo sguardo dalla gamba di Liam.
"Cosa succede Eleanor?" chiese smettendo ciò che stava facendo.
"Ne è arrivato un altro. Gli hanno sparato a un polmone che sta per collassare" disse la ragazza cercando di mascherare un tono di agitazione.
"Porca miseria! Ho perso troppo tempo qui. Perrie, devi concludere tu" disse Zayn indicando alla ragazza la gamba del paziente.
"Cosa?!" rispose lei sobbalzando.
"Devi solo ricucire un legamento e poi chiudi tutto. Mi hai visto farlo tante volte, sei pronta. Chiedi istruzioni al dottor Horan" disse Zayn con convinzione e fiducia prima di correre via insieme a Eleanor.
Io ero più che preoccupato. Intanto non dovevo perdere la concentrazione perché in quell'esatto momento avevo delle pinze all'interno della spalla di Liam in cerca del secondo proiettile che era a una maggiore profondità.
"Perrie, non ti preoccupare. Andrà tutto bene" dissi siccome non l'avevo mai vista così agitata.
"Niall! Io non ne sono capace!" disse guardandomi disperata.
"Sì, che lo sei. Sophia, tu vai a chiamare il dottor Devine" dissi.
E mentre la ragazza corse via parlai di nuovo a Perrie; in quel momento eravamo solo noi due nella sala operatoria.
"Prendi gli attrezzi che aveva prima in mano il dottor Malik" le dissi indicandoglieli con un cenno della testa.
Le spiegai passo a passo tutto il procedimento mentre intanto estraevo il proiettile.
Ma all'improvviso il prurito causato dal cotone sul mio braccio, mi procurò uno spasmo. Urtai quindi le pareti muscolari della spalla di Liam e vi fu una lieve emorragia. Strinsi i denti mantenendo la calma.
"Perrie, ho una complicazione, non riesco più a seguirti. Tanto stai per finire. Basta che rimuovi il bisturi con molto cautela facendo assolutamente attenzione a non lesionare l'arteria..."
Perrie cacciò un urlo e vidi il suo camice, le sue mani e il suo volto ricoprirsi di spruzzi di sangue.
"ODDIO, PERRIE!" urlai.
Estrassi in fretta le pinze dalla spalla peggiorando solo la situazione e mi precipitai alla gamba.
"Perrie, tu occupati della spalla! Drena il sangue e ricopri con delle garze!" dissi concitatamente mentre gli spruzzi di sangue non cessavano e anche il mio volto se ne ricoprì. Cercai di tamponare la ferita alla gamba e di trovare l'arteria bucata.
Notai però che nessuno si stava occupando della spalla da cui fuoriusciva copiosamente tanto sangue che sporcava il lettino e gocciolava per terra.
"PERRIE!" gridai chiamandola.
Mi girai e la vidi seduta a terra con le spalle contro il muro, tutta rannicchiata in se stessa, con il viso ricoperto di sangue che piangeva disperata.
Mi si strinse il cuore nel vederla in quello stato ma anch'io ero spaventato all'idea di non riuscire a interrompere le due emorragie.
Il pallore di Liam era di nuovo evidente. Tutto quel sangue sprecato...
Miracolosamente riuscii a far smettere alla gamba di sanguinare, così almeno il caso più pericoloso l'avevo risolto.
Mi lanciai sulla spalla che ormai era lorda di sangue. Con le mani nude tolsi in fretta i grumi e preparai subito dei bendaggi.
Entrò Zayn e ringraziai il cielo.
"Cosa diamine è successo?!" disse con uno sguardo incredulo.
"Ti spiego dopo Zayn! Controlla se la gamba ora va bene!" gli dissi in fretta e corse verso Liam controllando che non ci fossero altre emorragie. Gli tastò il polpaccio, le caviglie e i piedi per assicurarsi che fossero a posto.
Annuì verso di me e gli lanciai un sorriso assicurante.
"Anche la spalla dovrebbe andare..." sospirai. Dopotutto non era la prima situazione di emergenza che affrontavo ma ogni volta era spaventoso.
"Cosa è successo all'altro paziente?" dissi con tono stanco.
"Non ce l'ha fatta" tagliò corto Zayn e poi a passi svelti si chinò per abbracciare Perrie lasciando che anche il proprio camice si sporcasse di sangue.
La ragazza pianse nell'incavo del suo collo e tra i rumorosi singhiozzi continuava a ripetere che non era pronta.
Zayn le baciò la fronte stringendola più forte a sé.
"Tranquilla, è tutto a posto adesso. E' tutto passato Perrie. E' tutto passato."





NOTA DELL'AUTORE
Ciao a tutti! :)
Prometto che questa volta scrivo di meno nelle note! ;)
Allora, prima di tutto vorrei dirvi che tutte le conoscenze mediche derivano dalle poche puntate di Grey's Anatomy quindi vi prego di lasciar perdere se per caso avessi detto qualche cantonata! Ahahah! XD
Un giorno mi piacerebbe studiare medicina! Allora si vede che quando diventerò medico farò una bella revisione a questa serie! Ahahaha! ;)
Il titolo di questa volta è molto più di difficile da cogliere! Si tratta ovviamente sempre di un film di guerra chiamato "Il sangue dei vinti" di Michele Soavi del 2008. Tranquilli! Non l'ho visto nemmeno io! L'ho trovato su Wikipedia! Ahahah! ;D
A proposito di sangue! Spero che nessuno sia troppo impressionabile perché in questo capitolo ce n'è davvero tanto!
Ecco vedete! Ho già finito di parlare!
Avrei potuto anche farvi notare ancora quanto sono carini i Zerrie e quanto non vedo l'ora di vedere tanta azione  Niam!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto o che la storia in generale vi stia piacendo e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate! ;)
Ciauuu! :)

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Capitolo 4
*** Il prezzo del dovere (Melvin Frank, 1952) ***


Aprile 1940
Pov. esterno:
Entrò Sophia, mandata da Niall per chiamare il dottor Devine, accompagnata appunto da Josh. Sobbalzarono entrambi alla scena che si presentò ai loro occhi: pozzanghere di sangue sparse su tutto il pavimento, Niall immobile come una statua, Zayn che abbracciava stretto Perrie che piangeva disperatamente.
"Che cosa diamine è successo?!?!" disse un Josh preoccupato rivolto a Niall. "Non rompere le scatole Josh. Tornatene dai tuoi mentecatti." rispose adiratamente Zayn.
"Vaffanculo Zayn" disse Josh non cambiando minimamente il tono di voce.
"E’ pallidissimo! Serve altro sangue!" disse Sophia evitando l'ennesima lite mentre tastava il corpo di Liam.
Niall si risvegliò dal suo stato di trance, si strappò il batuffolo di cotone che copriva il buco fatto prima per prelevargli il sangue e fece un cenno alla ragazza.
"Io sono pronto. Sophia, potresti aiutarmi con questa?" disse Naill impugnando la siringa e porgendola alla ragazza.
"NIALL, SEI PAZZO?!" urlò tutto ad un tratto Perrie.
La ragazza sciolse l’abbraccio con Zayn e si alzò in piedi asciugandosi come meglio poteva le lacrime. Aveva gli occhi ancora rossi e gonfi di pianto, ma nessuno aveva mai sentito da parte di lei un tono più autoritario.
"Così ti uccidi!! Non puoi donare altro sangue!"
Anche Zayn si rialzò dalla posizione inginocchiata e mise una mano sulla spalla della ragazza (che era sempre capace di sorprenderlo per tutte la forza interiore che possedeva).
"Ha ragione Perrie. Dottor Horan, glielo proibisco tassativamente" disse con il suo tono severo.
"MA COSI’ I NOSTRI SFORZI SARANNO STATI INUTILI!"
Nessuno aveva mia sentito Niall urlare in quel modo. Tutti i presenti nella sala ne rimasero sbalorditi senza riuscire ad inquadrare bene la situazione. Niall invece si grattò nervosamente i capelli.
"Io sono un medico; e in quanto tale ho giurato di salvare la vita a chiunque lo necessitasse. A maggior ragione se è un nostro soldato ferito in battaglia!" affermò il ragazzo.
Zayn e Perrie non seppero come rispondere e Niall intese quel loro silenzio come accondiscendenza alla sua decisione. Passò quindi con un gesto secco la siringa a Sophia, che era rimasta zitta tutto il tempo osservando incredula il suo comportamento.
Ma prima che lei infilasse l’ago nel braccio di Niall qualcuno nella stanza decise finalmente di muoversi.
Una mano finì sulla spalla di Sophia segnalandole di aspettare.
"Che vuoi Josh?" disse Niall sbuffando. dall'impazienza.
Josh lo guardò non con uno sguardo severo, ma con impassibilità.
"Niall, non ti ho mai visto comportarti così. C’è qualcosa di cui mi vuoi parlare? Hai considerato i rapporti interpersonali di dubbia natura che hai creato con questo paziente? Ti rendi conto che il tuo comportamento rasenta la professionalità del tuo impiego?" disse.
"Josh, non ho capito un accidente di quello che hai detto. Ti ho ripetuto più volte di non usare il tono dello psicologo con me! E spero non vorrai aggiungerti pure te a farmi la paternale" rispose Niall seccato.
"Niall, in pratica ti ho chiesto se sei sicuro di quello che stai facendo" ribatté Josh sapendo come sempre mantenere la calma.
Niall guardò un attimo il ragazzo steso sul lettino e Josh non poté non notare quell'occhiata furtiva.
Il ragazzo biondo abbassò lo sguardo pensieroso e subito dopo gli comparve sul volto un sorriso beffardo.
"Più che mai!" rispose velocemente.
Josh ricambiò con un’espressione comprensiva mentre Niall continuava a fissarlo con quel sorriso furbetto.
"E adesso ti levi per lasciare spazio a Sophia?" aggiunse Niall e Josh si spostò senza fiatare. Con quella atmosfera di umorismo tutti si rilassarono senza più provare a dissuadere Niall inutilmente.
Perrie uscì dalla sala seguita da Josh per andare a prendere uno straccio per pulire il pavimento, e Zayn ricontrollò il corpo di Liam evitando ovviamente di parlare con Niall.
Era piuttosto contrariato perché quello che era solo un tirocinante, non aveva avuto rispetto nei confronti di lui che era il suo superiore.
Zayn ripensò al tuffo al cuore che gli era venuto pochi minuti fa nel vedere Perrie piangere in quel modo, tutta sporca di sangue e così vulnerabile. Si pentì di averla immischiata lui stesso in quella situazione.
Fissò il pallore del ragazzo steso sul lettino e sentì pochi metri più in là Niall sibilare leggermente dal dolore.
Guardò di nuovo con quel soldato sconosciuto.
“Sei fortunato ad aver incontrato il dottor Horan, chiunque tu sia... E’ davvero una brava persona, un dottore premuroso. Ne servirebbero molti altri come lui.  Anche se non mi piace ammetterlo, dato che me la sono sempre cavata benissimo da solo nel mio lavoro, la sua presenza qua è molto preziosa" pensò immaginando che Liam potesse sentire. Zayn sospirò e cominciò a mettere in ordine un po’ di attrezzi sparsi ovunque quando sentì Sophia dire soddisfatta che aveva finito.
"Bene, dammi le sacche di sangue, grazie" disse Zayn allungando la mano.
Niall era rimasto seduto su una sedia tutto il tempo.
"Vede dottor Malik? Non è successo niente di che!" disse sorridendo divertito.
"Sì, sì, va bene dottor Horan, ma ora cerchi di non affaticarsi e non si alzi assolutamente" rispose Zayn roteando gli occhi e infilando l’ago nel braccio di Liam per introdurvi il sangue.
"E chi si alza? Io qui me ne sto comodo comodo!" disse Niall stiracchiandosi.
Sophia rise e prese lo straccio che le passò Perrie appena rientrata nella stanza.
"Come stai Niall?" chiese la ragazza bionda accarezzandogli il braccio e sorridendo mentre Sophia incominciò a strofinare via il sangue secco dal pavimento.
"Bene mamma!" rispose Niall con voce infantile.
Tutti nella sala si concessero una breve risata ma che donò un inaspettato ma tanto desiderato sollievo.
"Sicuro?" aggiunse Perrie.
"Ho solo un lieve capogiro ma non è nulla di che!" rispose Niall strofinandosi una tempia..
"Allora non devi affaticarti e non alzarti assolutamente" disse subito Perrie con tono preoccupato..
Niall scoppiò a ridere.
"Perrie, hai ripetuto le stessa parole che mi ha detto Zayn! Si vede proprio che siete fatti l’uno per l’altra!" disse tra le risate.
Zayn spalancò gli occhi, Perrie arrossì violentemente e Sophia soffocò una risata.
Ovviamente Niall l’aveva detta apposta, quella frase; dopo la scena di prima aveva realizzato che doveva obbligatoriamente trovare un modo per farli mettere insieme, quei due.
"Niall, sei idiota?! Cosa dici!" disse Zayn che era anche lui arrossito ma, per sua fortuna, si notava a malapena.
"Uops! Scusate!" rispose Niall lanciando un occhiolino a Sophia che ormai aveva capito che ci fosse qualche sentimento nascosto tra il dottor Malik e l’infermiera Edwards.
Si appuntò mentalmente di chiedere assolutamente conferma a Perrie stessa non appena avessero avuto un momento libero.
Ma mentre pensava a ciò notò che Niall non solo chiuse un occhio per ammiccare a lei, ma serrò pesantemente anche l’altro. E vide soltanto il corpo del ragazzo perdere l’equilibrio e cadere di lato quando urlò: "PERRIE!!!"
I riflessi pronti della ragazza le permisero di girarsi verso Niall e afferrarlo appena in tempo prima che cascasse dalla sedia avendo perso conoscenza.
 

[Flashback]
Maggio 1934
Pov. Niall:
Avevo gettato la busta aperta sul letto.
La lettera al suo interno la stavo invece stringendo tra le mani.
Come lo avrei detto ai miei? Cosa avrebbero pensato?
Sospirai e lessi ancora una volta la prima parola della prima frase: “Complimenti”.
Quella unica parola aveva potuto cambiare tutta la mia vita; anche la vita di tutte le altre persone che stavano intorno a me.
Sentii bussare.
"Avanti" dissi debolmente.
Comparve il viso sorridente di mia mamma.
"Ciao tesoro, è meglio se scendi!" disse eccitata.
"Cosa succede?" chiesi alzando un sopracciglio.
"Scoprilo da solo!" mi rispose con lo stesso tono di prima.
Mi alzai gettando la lettera sul letto là dove era la busta.
"Cosa leggevi?" mi chiese notando il mio gesto.
"Niente di… importante. Piuttosto, cosa succede?" ripetei cambiando subito discorso.
"Oh Niall tesoro, non ti piacciono le sorprese?"
Oggi ne avevo avute già abbastanza. Sorrisi in ogni caso e seguii mia mamma.
"Su caro, vai in soggiorno!" dissi mettendo gentilmente una mano sulla mia spalla.
Mi precipitai in fretta, ormai abbastanza incuriosito.
Feci un passo dentro al grande soggiorno e la scena che si presentò davanti ai miei occhi mi lasciò senza parole.
Mio padre stava abbracciando mio fratello Greg! Mio padre non aveva mai abbracciato nessuno!
Era di spalle e quindi il viso di mio fratello sbucava dal suo collo.
Vedendomi mi sorrise e sollevò le sopracciglia intendendo che pure lui era abbastanza sbalordito della reazione di nostro padre. Mi lasciai sfuggire una risatina.
Mio padre se ne accorse e sciolse l’abbraccio; si girò verso di me tutto sorridente.
"Niall! Sei qua! Tuo fratello ha ottime notizie!" disse entusiasta quasi come un bambino.
Quelle che aveva agli occhi erano lacrime?! Surreale!
"Quali notizie?" chiesi dubbioso.
"Tuo fratello si è arruolato nell'esercito!" disse tirando una pacca sulla schiena di mio fratello.
"PAPA’, glielo dovevo dire io!" intervenne subito Greg.
Ci rimasi di sasso con la bocca spalancata. Quella non era una brutta notizia, era una pessima notizia.
Corsi immediatamente via e scappai in camera mia sbattendo la porta. Forse mia mamma provò a dire qualcosa per fermarmi ma evidentemente non ci riuscì.
Mi sedetti sul pavimento con la schiena contro l’armadio e mi misi la testa tra le mani.
Perché? Cos'era questa fissa nella nostra famiglia?
Sentii bussare leggermente alla porta.
"Avanti…" dissi ancora più debolmente di prima.
Comparve di nuovo il viso di mio fratello.
"Ehilà fratellino!" disse sorridendo cordialmente.
"Ehilà..." Dissi asciugandomi una piccola lacrima che non volevo assolutamente mostrare.
Mio fratello entrò e richiuse la porta. Mi guardò ancora sorridendo e incrociò le braccia.
"Hai visto prima nostro padre che mi abbracciava?? Era, come dire…" Si tamburellò il mento.
"Surreale!" intervenni io.
Scoppiammo a ridere e lui si sedette sul pavimento accanto a me.
Rimanemmo in silenzio per qualche minuto finché io non girai la testa verso di lui.
"Beh, complimenti" dissi con un tono assolutamente neutro.
"Dai Niall, non fare così" rispose con tono piuttosto contrariato..
"Così come?" sbottai piuttosto rudemente e mii alzai di scatto per sedermi sul letto.
"Lo sai cosa intendo" mi rispose mio fratello e rimanemmo un minuto in silenzio.
"Niall, non mi succederà niente!" aggiunse lentamente.
"E’ quello che aveva detto anche lui!" urlai quasi a squarciagola e poi nascosi il viso tra le mani perché non riuscivo più a trattenere le lacrime.
Nostro zio. Non dimenticherò mai quel giorno in cui arrivò a casa nostra quella dannata bandiera, quella dannata medaglia e tutto il resto.
“Caduto in guerra con onore”… Che stronzata.
Lui era il padre che non avevo mai avuto; quello che mi aveva insegnato a giocare a rugby, a scacchi, quello che mi portava un sacco di meravigliosi libri di Jules Verne da leggere, quello che ogni giorno mi ripeteva di inseguire i miei sogni e tutte quelle boiate che io invece avevo ascoltato fino a iscrivermi appunto a medicina. Come cavolo avrei dovuto sentirmi quando quella dannata guerra, che si accingeva a riniziare dopo anni di tregua, l’aveva portato via per sempre???
“Il mio nipotino preferito non si deve assolutamente preoccupare per lo zietto; tornerò presto e questa volta ti insegnerò a giocare a bridge!”
“Cos'è il bridge zio?”
“Ah! E’ un gioco di carte Nialler! Molto rilassante! Però non ti rivelo nient’altro! Dovrai aspettare!”
“Quanto zio?”
“Non saprei di preciso, però ti assicuro che sarà molto pr…”
“Quindi quando torni mi insegnerai il bridge?”
“Promesso, campione!”
Io non avevo mai imparato il bridge e non mai avrei mai voluto impararlo. L’unica persona a cui avrei permesso di insegnarmelo sarebbe stato solo mio zio che tuttavia, guarda caso, non sarebbe mai più tornato.
Lui e la fissa all'interno della mia famiglia di diventare soldati. Perché?
"Niall, tutto a posto?" disse Greg dopo aver aspettato un po'.
Scossi la testa risvegliandomi dai miei pensieri.
"Stavi pensando allo zio?" chiese.
Annuii leggermente.
"Scusa Greg, ho reagito in modo orribile" risposi guardandolo negli occhi.
"Non devi fartene una colpa e…"
"E’ sempre stato il tuo sogno servire la patria, quindi io non mi opporrò" dissi velocemente interrompendolo..
Mi guardò sorridendo debolmente e si alzò anche lui da terra per abbracciarmi. Tentai goffamente di ricambiare ma era complicato perché lui era in piedi e io seduto sul letto.
"Ti ringrazio Niall. Ti prego non stare in pensiero per me!" mi disse in un orecchio.
"Però scrivimi!" dissi piegando le labbra in un sorriso furbetto sapendo ciò che stava per rispondermi.
Sciolse l’abbraccio e mi guardò accigliato.
"Io odio scrivere!" disse Greg con un tono ironicamente serio.
"E’ per questo che ti obbligo a farlo!" ribattei io prontamente.
Scoppiammo di nuovo a ridere finché Greg non ritornò veramente serio.
"Parto stasera…" disse sospirando.
"COSA? Così presto??" mi lamentai io sorpreso.
"Eh, già" disse sospirando di nuovo.
"Oh cavoli! Allora ci dobbiamo salutare per bene!" proposi io alzandomi di botto in piedi.
Greg guardò fuori dalla finestra dubbioso.
"Ho un’idea!" disse sollevando entrambe le sopracciglia e alzando un dito come se avesse avuto un’intuizione geniale.
"Spara" dissi incuriosito ributtandomi a sedere sul letto..
"Perché non evitiamo qualunque addio così quando torno sembrerà che non sia successo nulla?" disse con tono speranzoso.
"E’ insensato!" rispsoi subito io pensandolo veramente.
"Dai fratellino! Io non sopporto le scene strappalacrime!" mi disse con un'espressione a metà tra il supplichevole e il divertito.
Ci pensai un po' su poi mi arresi. "Va beeene…" dissi guardandolo con gli occhi stretti a due fessure.
Greg si incamminò verso la porta.
"Allora-ci-si-vede-domani-Greg!" dissi modulando la voce in modo buffo e gli feci l’occhiolino.
"Certo-Niall-ci-si-vede-domani!" rispose usando lo stesso tono scherzoso.
"Sono contento che tu abbia realizzato i tuoi sogni" dissi improvvisamente mentre apriva la porta per uscire.
Si girò per sorridermi a trentadue denti.
"Grazie! Spero che un giorno ci riuscirai anche tu!" disse prima di uscire dalla stanza.
Sospirai. Questa sua ultima frase mi aveva fatto rendere conto che non gli avevo detto una cosa importante, ma non mi veniva bene in mente cosa fosse.
Mi resi conto che ero seduto sul letto ma contemporaneamente su qualcos'altro di scomodo. Come un pezzo di carta… Oddio!
"GREG!!!!" urlai con tutta l’aria all'interno dei miei polmoni.
Sentii dei passi veloci precipitarsi verso la mia camera.
"Che c’è Niall? Hai un’altra frase da addio da dirmi?" disse per niente preoccupato; era abituato ai miei scleri e quindi sorrideva.
"Sono entrato nella facoltà di medicina" dissi tutto d'un fiato.
[Fine flashback]


Aprile 1940
Pov. esterno:
"Si è risvegliato, dottor Devine!" disse alzando la voce Eleanor.
Niall aprì lentamente gli occhi e si ritrovò disteso su un letto dell’ospedale.
"Che mi successo?" chiese confuso mentre Eleanor lo fissava sorridente.
"Eri svenuto dopo il prelievo di sangue; per fortuna che ti sei risvegliato!" disse mettendosi una mano sul petto.
Niall mugugnò per il mal di testa.
"Che succede dottor Horan? Sente dolori alla testa?" chiese Eleanor con un tono nuovamente preoccupato.
"Non è niente Eleanor, sto bene!" rispose velocemente Niall rassicurando poco la ragazza.
"Ma se era incosciente pochi secondi fa per tutto il sangue che ha donato!" insistette Eleanor.
“Il sangue!” pensò Niall improvvisamente e gli venne spontanea una domanda.
"Come sta Liam???" disse in fretta e furia.
"Chi è Liam?" chiese Eleanor aggrottando la fronte.
"Come chi è? E’ il ragazzo che stavamo curando!" ribattè Niall piuttosto incredulo.
Si sentì una voce maschile comparire dietro a Eleanor.
"LIAM sta bene, Niall."
"Ehm... Ehilà Josh!" disse Niall mentre le sue guance arrossivano senza un preciso motivo.
Eleanor si fece da parte per permettere ai due dottori di parlare.
"Dove è finita la regola di Zayn per la quale non bisogna chiamare i pazienti appena arrivati per nome?" chise come sempre tranquillamente Josh e Niall roteò gli occhi.
"Senti Josh, non romp…"
"NIALL, io e te adesso dobbiamo parlare un po’ a proposito del rapporto tra TE e questo tale LIAM" lo interruppe Josh alzando per la prima volta la voce.





NOTA DELL’AUTORE
Ciao a tutti! :)
Porca paletta se è lungo ‘sto capitolo! Mi sono lasciato un po’ andare! Ahah! XD
Mi piace l’idea del flashback! Sembra l’impostazione di un episodio di Lost! Chi avesse visto questa serie tv capirebbe! Ahahah! ;)
Il titolo non l’ho modificato perché andava molto bene così! Come c’è scritto è del 1952 e di Melvin Frank! Non ho visto nemmeno questo! Sarebbe fortissimo se qualche lettore l’avesse visto e me lo raccontasse! Ahah! ;D
Devo ammettere che Josh sta ottenendo un ruolo considerevole all'interno della trama… Vedrete gli sviluppi!
Ne sono consapevole che non sono ancora apparsi Harry e Louis! Scusate! Ahahah! Ma il fatto è che ho già perfettamente in mente la loro parte e bisognerà aspettare ancora 3-4 (o forse anche di più) capitoli!
Per fortuna che ho da poco studiato l’apparato circolatorio perciò ho scritto che è l’arteria quella che, se per caso fosse lesa, spruzzerebbe il sangue dappertutto essendo sotto pressione! Altrimenti avrei scritto “vena” cannando alla grande! XD (Questo discorso è riferito al capitolo precedente! Mi sono dimenticato di dirlo prima! Ahah!)
Zerrie sempre più in vista? Eh già!
La vera e propria Niam dovrebbe iniziare non nel prossimo capitolo ma in quello dopo… Credo! ;)
Vabbè! La smetto di parlare!
Spero che il capitolo o la storia in generale vi stia piacendo e mi interesserebbe un sacco sapere cosa ne pensate!
Ringrazio tutti i lettori e lettrici vari! ;)
Ciauuu! :)

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Capitolo 5
*** Qualcuno da amare (Bryan Forbes, 1965) ***


Aprile 1940
Pov. Niall:
"Senti Josh, lascia perdere, d’accordo?" dissi annoiato.
"No" rispose deciso e io sbuffai.
"Posso farti una domanda Niall?" disse Josh più lentamente.
Alzai un sopracciglio. Scommettevo che adesso avrebbe usato uno dei suoi trucchetti da psicologo.
"Se proprio devi…"
"Sei… Sei per caso gay?"
Spalancai gli occhi e mi misi improvvisamente a sedere.
Forse un po’ troppo velocemente poiché sentii un’acuta fitta di dolore alla testa.
Josh si lanciò su di me per sorreggermi.
"S-sto bene…" dissi massaggiandomi le tempie e stringendo i denti; ma subito dopo volsi di scatto lo sguardo verso di lui guardandolo male.
"Cosa te lo fa credere?" dissi in fretta usando un tono un po' tagliente. Josh indugiò un po’ guardandomi negli occhi, poi abbassò i propri.
"Quel Liam…"
Lo interruppi subito.
"Solo perché ho a cuore un paziente, pensi che io ne sia in qualche modo attratto dal punto di vista…" Non finii la frase ma piuttosto, e avrei detto purtroppo, arrossii violentemente.
Ricomparve Eleanor porgendomi un bicchiere d’acqua.
"Grazie…" dissi in un sussurro.
Josh intanto prese una sedia e ci si sedette sopra posizionando lo schienale frontalmente come facevano i poliziotti negli interrogatori.
Era uno psicologo, porca miseria! Se voleva mettermi ansia, ci stava riuscendo.
"Non mi hai ancora risposto" mi fece notare.
"No, NON sono gay" risposi cercando di sembrare seccato.
“Ma sono bisex” pensai contemporaneamente cosicché la mia non fosse una vera e propria bugia, cosa che Josh avrebbe potuto distinguere essendo bravo in queste cose.
Infatti, lo vidi contrariarsi poiché evidentemente sia credeva che io non avessi mentito, sia che avesse sbagliato lui stesso fin dall'inizio a chiedermi se fossi gay.
Mi comparve sul volto un sorrisetto compiaciuto.
Josh si grattò leggermente la nuca prima di sorridermi a sua volta.
"So a che gioco stai giocando Niall, è il più vecchio del mondo… Ora ti frego" disse stupendomi ma solo per un breve attimo.
“Secondo me non hai capito un accidente invece!” pensai tra me e me sempre con il mio sorrisetto furbo.
"Sei bisex?" disse e io spalancai la bocca. Dannazione, era bravo.
"C-certo che NO!" provai a dire.
"Questa volta hai balbettato all'inizio e hai alzato di un tono la voce alla fine… Dimmi la verità Niall" disse con tono saccente.
"Non c’è niente da dire" risposi e distolsi lo sguardo fissandomi le mani.
Mise una mano sul mio braccio e io lo lascia fare.
"Ti sei preso una cotta per quel tale Liam?"
 
 
[Flashback]
Novembre 1937
Pov. esterno:
Luke tirò uno spintone a Niall che invece scoppiò a ridere.
"Rimangiati quello che hai detto!" urlò Luke.
"Mai!" rispose Niall e corse per il corridoio inseguito dal suo miglior amico (che studiava medicina come lui).
Luke lo raggiunse e lo placcò quasi abbracciandolo mentre Niall continuava a ridere come un ossesso.
"Eccoti Neil!" disse soddisfatto Luke.
"Mi chiamo Niall!!!!!" sbottò Niall.
"Niall è un nome così irlandese, mica sei irlandese! Mentre Neil è un normalissimo nome inglese!" gli fece notare come sempre Luke.
"Va bene, non lo sono! Ma i miei genitori mi hanno chiamato Niall e a me piace. Inoltre mi piace avere un nome poco comune!" disse Niall chiudendo gli occhi e sollevando le sopracciglia.
"Già, perché tu sei un ragazzo molto speciale!" disse Luke non ironicamente ma con sincerità tanto che Niall arrossì in un attimo.
"Aww, ecco il mio finto biondo che arrossisce come un peperone!" disse Luke divertito.
"Finto biondo come te!" ribatté Niall.
Luke sciolse l’abbraccio e impugnò Niall per le spalle con un ironico sguardo arrabbiato.
"Ho detto che se provavi a ripetere che io fossi un finto biondo te l’avrei fatta pagare! I miei capelli sono biondissimi dalla nascita!" disse stringendo sempre di più gli occhi a due fessure.
"Se lo dici tu…" disse Niall simulando ironicamente del menefreghismo.
Luke gli tirò un pugnetto al braccio sorridendo e scuotendo la testa esasperato.
"Su, andiamo, che oggi c’è endocrinologia" aggiunse
"Ahh, non la sopporto, Luke!" si lamentò Niall gettandosi drammaticamente sul suo braccio.
"Secondo me invece è molto interessante…" rispose Luke che aveva accolto Niall con il suo braccio come se fosse la cosa più comune che ci fossa.
Niall però si rialzò e fece un verso con la bocca simile a un “beep, beep.”
"Allarme secchione!" disse Niall con voce robotica.
"Ohh ma io ti rovino!" sbottò Luke. E corsero di nuovo come pazzi per i corridoi dell'università guardati male da tutti.
 
 
Erano ormai al terzo anno di università ma si conoscevano fin da bambini.
Forse in parte era stato Luke a influenzare Niall a proposito della scelta di studiare medicina.
Si raccontavano di tutto e in pratica passavano tutto il tempo tra di loro. Beh, Luke aveva altri amici mentre Niall, proprio per il fatto di essere molto socievole, non aveva mai stretto forti amicizie poiché andava d’accordo con tutti.
Però con Luke era diverso.
Per Niall passare il tempo con lui era fantastico; s'intendevano al volo, avevano molte cose in comune ed entrambi erano capaci di far ridere l’altro fino allo svenimento.
Tuttavia quella situazione, quell'amicizia era anche un fardello per Niall; un fardello che avrebbe portato anche a spiacevoli conseguenze.
Quella sera, Luke era andato, come era solito fare, a casa di Niall per un ripasso generale di tutte gli argomenti studiati; ma di solito la serata finiva sempre in chiacchiere su chiacchiere, battute e pettegolezzi.
Quella volta invece, Luke trovò ad aspettarlo sulla soglia della porta un Niall triste.
Fatto strano perché in tutta la vita aveva visto Niall in quello stato d'animo solo un paio di volte.
"Ciao Neil!!!" disse Luke sventolando una mano sorridente e alzando l’altra per mostrare una casseruola.
"Guarda, mia madre ha fatto la zuppa che ti piace tanto!"
Niall sorrise debolmente prendendola dalle mani di Luke.
"Accomodati" disse stancamente.
"Dove sono i tuoi?" chiese Luke che avvertì quell'atteggiamento strano da parte di Niall.
"A cena da amici" rispose Niall mentre si recava in cucina,
Luke si levò la giacca e la scagliò sull'attaccapanni. Poi saltellò fino al divano su cui si gettò con un salto.
Niall lo seguì da dietro ma si sedette lentamente e appoggiando le mani.
"Ti vedo un po’ giù di morale… Che succede Neil?" chiese Luke cercando di non apparire troppo preoccupato.
"Niente d’importante…" Niall sospirò e si guardò le scarpe.
"Su piccolo! A me puoi dirlo!" insistette Luke, e poi gli strofinò affettuosamente i capelli, gesto che Niall adorava. Infatti il sorriso sul suo volto non tardò a ritornare.
"Davvero Luke, non ti preoccupare. Studiamo?" propose Niall.
Luke piegò un attimo la bocca ma poi lasciò perdere.
"Che ne dici se studiamo la tua tanto odiata endocrinologia che abbiamo fatto oggi?" aggiunse Luke.
Niall rise leggermente e Luke incrociò le braccia soddisfatto.
"Ok! Vado in camera mia a prendere i libri" disse Niall alzandosi dalla sedia.
Luke annuì e si sistemò meglio sul divano. Si guardò un po’ intorno per apprezzare, come sempre, la decorazione della casa. La carta da parati color pastello, le foto in bianco e nero incorniciate, un vecchio pianoforte, qualche fucile appeso alle pareti e la tanto adorata televisione. La famiglia Horan era una delle poche a possederne una e Luke spesso passava apposta a casa loro per guardarla.
Quando Niall tornò con in mano i libri di medicina era di nuovo tornato triste secondo Luke; ma forse era solo una sua impressione.
"Vuoi mangiare la zuppa che ha preparato mia mamma?" chiese Luke con un sorriso gentile.
"Non ho fame" rispose Niall velocemente.
Luke spalancò gli occhi. Ogni volta che Niall diceva cose come “non ho fame”, si divertiva a prenderlo in giro per il fatto che Niall fosse un noto mangione, ma quella volta il tono di Niall gli tolse la voglia di scherzare.
Luke si alzò di scatto in piedi mentre Niall appoggiò sbuffando i libri sul tavolino di vetro di fronte al divano.
"Basta Niall. Ti obbligo a dirmi cosa ti succede" disse Luke più che deciso impugnando con forza Niall per le spalle tanto che il ragazzo mugugnò dal dolore; ma Luke non mollò la presa.
"Una cosa… Però, come ti ho detto, non è importante…" rispose vagamente Niall lamentandosi più che altro della presa troppo stretta.
"Io ODIO vederti triste Niall. Ti prego, se mi vuoi bene, dimmi tutto affinché io ti possa aiutare" disse Luke con tono supplichevole.
Niall scosse le spalle per liberarsi dalla presa di Luke e sul volto gli comparve un’espressione quasi adirata.
"Puoi per caso far tornare mio fratello dalla guerra???"
"B-beh, no…" rispose Luke aggrottando le sopracciglia confuso.
"ALLORA NON PUOI AIUTARMI!"
Luke rimase completamente sbalordito dalla sfuriata di Niall ma, istintivamente, si gettò su di lui per abbracciarlo.
Niall non oppose resistenza; anzi, quell'abbraccio era tutto ciò di cui aveva bisogno in quel momento.
Appoggiò il mento nell'incavo del collo di Luke e cominciò a piangere.
Il suo amico, non appena lo sentì singhiozzare, lo strinse ancora più forte facendolo sentire al sicuro.
"Shh Niall, non piangere. Andrà tutto bene…" disse dolcemente Luke.
Niall parlò tra i singhiozzi.
"E’ arrivata una lettera… Mio fratello è stato colpito ed è…"
Espirò rumorosamente.
" …gravemente ferito."
"Niall" disse Luke in un sussurro e lo strinse ancora più stretto quasi stritolandolo; ma a Niall piaceva, anzi, era una delle cose che più apprezzava.
"Sembra proprio che i medici non sappiano cosa fare, non sanno se se la caverà" continuò a dire Niall.
"Che incompetenti!" aggiunse Luke con il suo famoso tono di rimprovero che fece sorridere per un attimo Niall.
"Senti Niall," disse Luke bisbigliando nell'orecchio del suo amico dato che erano ancora abbracciati "ricordati bene questo: io ci sarò sempre per te."
Niall sorrise leggermente e mormorò un “grazie”.
Allora Luke sciolse l'abbraccio e lo prese ancora per le spalle, questa volta in modo più lieve ma sempre determinato. Ora i loro visi erano uno di fronte all'altro e si guardavano dritti negli occhi.
"Mi sei sembrato poco convinto! Io giuro quello che ho detto Niall. E poi ogni volta che sarai triste vieni da me. E’ assolutamente mio dovere risollevarti il morale" disse con convinzione Luke.
Niall sorrise inizialmente a trentadue denti fissando intensamente negli occhi Luke; ma poi le sue labbra si serrarono mentre gli occhi continuavano ad ammirare quelli dell'amico, quasi lucidi per la commozione.
Ma ad un certo punto Niall chiuse lentamente le palpebre e avvicinò pericolosamente il viso a quello di Luke inclinando leggermente la testa; tutto ad un tratto venne violentemente spinto via.
"C-OSA FAI??" urlò Luke.
Gli occhi di Niall si spalancarono, le guance si arrossarono come non mai e la sua espressione era di puro terrore.
"I-io…" balbettò.
"TU STAVI PER BACIARMI?!?!" gridò Luke con un tono incredulo.
"I-io p-pensavo…" provò a dire Niall.
"PENSAVI MALE!" ribattè Luke senza nemmeno lasciarlo finire di parlare. Camminò a  passi pesanti e spediti verso la porta.
"No Luke, fermati!" urlò Niall senza però sapere come reagire.
Il ragazzo non si girò nemmeno e uscì in fretta e furia da quella casa sbattendo la porta.
Niall rimase lì fermo con la bocca spalancata a mezz'aria.
Dopo qualche interminabile secondo camminò molto lentamente verso la porta, senza essere ancora riuscito ad assimilare l’accaduto.
Finché purtroppo, dopo che il suo sguardo si posò sull'attaccapanni a cui era ancora rimasta la giacca di Luke, scoppiò a piangere.
[Fine Flashback]
 

Aprile 1940
Pov. Niall:
"UNA COTTA?!?! Ma dico, sei pazzo???" Cominciai quasi a ridere ma mi riuscì male perché l’espressione di Josh rimase di pura impassibilità.
"Niall…" disse con un tono davvero profondo.
Girai lo sguardo per fissare la parete e nessuno di noi due si mosse e disse qualcos'altro per qualche imbarazzante minuto.
La mia mente formulò tanti pensieri, forse troppi.
Josh era un mio amico, potevo fidarmi.
Ma se poi mi avrebbe giudicato?
D'altronde mi ero ripromesso che non l’avrei mai rivelato più a nessuno…
Ma ormai in pratica mi aveva scoperto!
E probabilmente anche se negavo, avrebbe continuato con le sue “indagini”.
Mi girai di scatto guardandolo negli occhi.
"E VA BENE! Mi hai beccato!" dissi esasperatamente.
"Sono gay e mi sono preso una cotta assolutamente poco professionale per quel tale Liam! Contento adesso?" dissi abbassando la voce per evitare indiscreti uditi
Stranamente la sua espressione non cambiò, cosa che mi fece contemporaneamente piacere e fastidio.
"Ora mi lasci in pace, Josh?" dissi infatti.
"Vuoi parlarmene?" disse ignorando la mia richiesta.
"Certo che no!" risposi quasi ridendo.
Girai di nuovo lo sguardo verso la parete; sentivo le mie guance andare a fuoco.
Tuttavia un secondo dopo lo rigirai per l’ennesima volta verso Josh.
"Non so come sia successo! E’ successo e basta!" dissi con il tono di uno che quasi si stesse giustificando.
"D’accordo… E questa cosa come ti fa sentire?" mi chiese Josh tranquillamente.
"Mi stai psicanalizzando?" ribattei fissandolo con aria di sfida, ma lui mi sorrise gentilmente guardando in alto come se stesse pensando.
"Direi di sì!" rispose improvvisamente e allegramente.
Non potei fare a meno di sorridere per qualche attimo finché non mi feci davvero serio.
"A te sta bene come cosa?" dissi con uno sguardo determinato.
Josh mi mise una mano sulla spalla.
"Io non ho niente in contrario sul fatto che tu sia gay..." Sentii un brivido scendermi lungo la schiena causato da tutta la semplicità con cui Josh aveva detto quelle parole, ma non feci nient’altro che apprezzarle.
Tuttavia Josh aggrottò le sopracciglia e fece comparire anche una fossetta sulla guancia.
"...però sul fatto che sia un paziente non va troppo bene" disse.
Roteai gli occhi.
"Lo so anch'io! Non so cosa farci!" mi lamentai.
"Già, poi Zayn si arrabbia con te come aveva fatto con Eleanor…" mi ricordò Josh.
"E’ quello che pensavo anch'io. Però devi ammettere che infine l'ha accettato" gli feci notare.
"Niall, stai scherzando??? Il caso è completamente diverso! A te mica può succedere!" disse Josh sollevando le sopracciglia.
Scoppiai a ridere nonostante la situazione mentre Josh scosse la testa divertito.
"Allora ripeto, come ti fa sentire questa cosa?" disse di nuovo lo psicologo.
"Un po’… scombussolato, direi. Non ho una cotta per un altro ragazzo dai tempi dell’università" gli rivelai.
"Ah" mi rispose soltanto.
"Eh già!" aggiunsi.
Josh si grattò il mento pensoso.
"Senti Niall, prima di tutto evitiamo di dirlo a Zayn…"
"Sicuramente!" mi affrettai a dire e Josh sorrise complice.
"Poi ti consiglio di non reprimere i tuoi sentimenti, ti farebbe soffrire solo di più. Per qualsiasi cosa puoi rivolgerti quando vuoi, davvero quando vuoi, a me" mi disse con tono professionale.
"Grazie Josh" dissi piuttosto soddisfatto della nostra conversazione..
Feci una pausa.
"Non lo dirai a nessuno, vero?" chiesi preoccupato.
"Assolutamente no. Come hai detto tu, ti sto psicanalizzando e questa è una seduta. C’è il vincolo dottore-paziente!" mi rispose con un tono che avrebbe dovuto essere serio ma io risi leggermente e sorrisi riconoscente.
"Tuttavia non dico nemmeno di gettarti a capofitto su questa cosa Niall! Può succedere che quel ragazzo non ricambi!" mi avvertì.
"Purtroppo so già cosa succede in queste situazioni!" risposi guardandolo con uno sguardo ironicamente altezzoso e tono sempre ironicamente saggio.
Josh si mise una mano sul cuore.
"Ah, mi spiace…"
"Non ti preoccupare! E’ storia vecchia!"
Josh mi sorrise di nuovo alzandosi dalla sedia per aiutarmi a scendere dal letto.
" D'altronde come potrei, come dici tu, “gettarmi a capofitto su questa cosa” se Liam non è nemmeno in grado di…"
Comparve improvvisamente dietro di noi una Sophia sorridente.
"Dottor Devine, dottor Horan, il paziente si è svegliato!"





NOTA DELL’AUTORE
Ciao a tutti! :)
Prima di tutto vorrei scusarmi per l’enorme ritardo ma c’ha avuto un sacco di roba da fare! -.-“
Però dopotutto mi ci è voluta circa una mattinata per scrivere questo capitolo, quindi questo pelandrone che sono io avrebbe potuto farlo anche prima! Ahahah! Lasciamo perdere! XD
Ho parecchie cose da dire a proposito di questo capitolo!
Prima di tutto vorrei dire che ho attribuito a Niall molti aspetti del mio stesso carattere in questo caso! Molto divertente aggiungere particolari proprio tipici miei! ;)
Poi!
Ho introdotto una semi-relazione tra Niall e Luke (s’intendeva Hemmings ma penso l’avevate capito!) perché sto giusto leggendo una fanfiction in inglese su Wattpad chiamata Behind The Scenes di
HomoOfTheNarry che OVVIAMENTE è una Niam nella quale però Niall, in passato, stava appunto con Luke (storia che è finita male anche in questo caso!)!
Poi una cosa buffa!
Se avevate letto anche le precedenti note finali, avevo detto che, essendo in questo periodo storico, Gran Bretagna e Irlanda non andavano tanto d’accordo e quindi avevo dovuto rendere Niall per forza inglese dato che fa il dottore in Inghilterra! Per questo ho fatto quella mini-gag a proposito della provenienza irlandese del nome di Niall!
Inoltre l’ho fatto modificare de Luke con Neil perché avevo visto una foto su Instagram pubblicata da Liam che mostrava lui e Niall (aww! Belli loro!) e che diceva tipo di aver passato una bella giornata con “Neil” (sicuramente era stato il correttore automatico a cambiarlo oppure è una roba che fanno tra di loro!)! ;)
Penultima cosa!
Sono un po’ contrario alla Nosh perché inquina la mia ADORATA Niam! Però l’amicizia Nosh (come la Nouis) non mi dispiace affatto!
Ultima cosa!
Siete curiosi di sapere cos'è tutto quel casino intorno a Eleanor?
Ahahah! Penso dovrete aspettare un paio di capitoli! XD
Ho finito di parlare!
Spero che il capitolo o la storia in generale vi stia piacendo e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate! ;)
Ah giusto! Il titolo originale del film è “Qualcuno da odiare”! Ovviamente sempre di ambito bellico!
Un abbraccione a tutti i lettori e lettrici! :D
Ciauuu! :)

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Capitolo 6
*** Da qui all'eternità (Fred Zinnemann, 1953) ***


Aprile 1940
Pov. esterno:
Eleanor camminò in fretta verso la sala operatoria seguita da Niall e Josh.
"Mi perdoni dottor Horan, non volevo coinvolgere anche lei; volevo lasciarla riposare…" si scusò in fretta la ragazza.
"No, tutto a posto!" disse Niall con un po’ troppa eccitazione, e infatti Josh gli lanciò un’occhiata che doveva essere contemporaneamente di complicità e di rimprovero.
Niall chinò leggermente la testa ma non la smetteva di sorridere.
Eleanor invece non notò nulla di tutto ciò.
"E’ solo che il dottor Malik è impegnato con altri pazienti…" continuò a dire la ragazza, che si stava agitando per cercare giustificazioni. Josh la fermò un attimo mettendole una mano sulla spalla.
"Tranquilla El, il dottor Horan sta bene e non ti devi preoccupare. Anzi, in questo periodo devi evitare qualunque preoccupazione!" le disse sorridendo.
La ragazza sorrise imbarazzata e andò ad aprire la porta della sala operatoria mentre Niall cercava in tutti i modi di rimanere calmo.
Avrebbe conosciuto di persona Liam… Come poteva stare calmo?
Prima che potesse entrare Josh lo fermò inaspettatamente e quasi violentemente.
"Niall, non voglio che tu rimanga deluso; abbassa le tue aspettative" disse Josh severo.
Il sorriso ebete di Niall si spense e abbassò la testa annuendo.
Josh aveva ragione a proposito di ciò, ma Niall non ne era molto consapevole purtroppo.
"Su, entrate!" disse la voce squillante di Eleanor.
Niall scansò impaziente Josh e si precipitò nella stanza.
Appena Niall fu al suo interno lo vide.
Vide un Liam con gli occhi chiusi e un’espressione dolorante sul viso mentre si massaggiava le tempie; Sophia lo aiutava a mettersi seduto sul letto.
Il solo vederlo muoversi innescò all'interno sia del suo corpo che della sua mente inaspettate reazioni e sensazioni. Si sentì come sollevato ma preoccupato, felice ma timoroso, speranzoso ma insicuro.
Avvertì soprattutto lo stomaco stringersi in modo incredibilmente fastidioso, ma si limitò a serrare la mascella sopportando il dolore.
Ma era quasi un “dolore” che Niall, senza esserne mai stato a conoscenza, avrebbe sempre desiderato provare. Era un dolore quasi piacevole; anzi, più lo sentiva e più lo apprezzava.
"Dottor Devine, dobbiamo fare qualche controllo?" chiese Sophia vedendolo entrare.
Josh si grattò il mento un attimo prima di ammiccare a Niall.
"Credo che ci possa pensare il dottor Horan" disse Josh tutto d'un fiato.
Niall sollevò le sopracciglia incredulo.
Josh lo stava gettando senza tanti complimenti su quello che era diventato il suo tormento amoroso appena entrato in questo ospedale? Dov'era la coerenza?!
"Piuttosto Eleanor, andiamo a controllare i pazienti nel dormitorio?" disse Josh alla ragazza rimasta abbastanza sorpresa dal fatto di aver proposto Niall, probabilmente era ancora stanco, a prendersi cura di Liam. Tuttavia annuì poco convinta e lo seguì fuori dalla sala operatoria.
Liam, sentendoli parlare, alzò lo sguardo ed aprì gli occhi.
E così si fissarono entrambi per la prima volta.
 
 
Gli occhi di Liam erano puntati su quelli di Niall.
Delle iridi color cioccolato si mischiavano con delle iridi blu oceano.
Rimasero in silenzio per qualche minuto; visi impassibili, espressioni imperscrutabili.
Non c’era più la guerra, non c’erano più i malati, non c’era più il dolore, né la sofferenza, né la paura, né la morte… Non c’era più niente che fosse considerato banalmente “brutto”; non c’erano più queste cose perché c’erano solo Liam e Niall.
E il loro sguardo.
E quel momento magico che faceva pensare ad entrambi di essere al posto giusto nel momento giusto.
E di essere felici.
Sophia si sentì improvvisamente a disagio e si rischiarò leggermente la gola.
Improvvisamente Liam e Niall si risvegliarono dal loro impensabile stato di trance e Niall parlò per primo colto completamente dall'agitazione e dal turbamento.
"C-ciao… No, cioè, salve! Sono Niall… No, cioè, il dottor Horan!" disse balbettando.
Liam sorrise a trentadue denti per la goffaggine del ragazzo che aveva di fronte e cercò di richiamare alla mente, che anche per lui in quel momento era abbastanza scombussolata, il modo più simpatico per presentarsi.
"Ciao Niall! Sono il soldato semplice Liam, Liam Payne" rispose Liam, e Niall arrossì violentemente per il fatto che avesse di proposito ripetuto i suoi errori; ma rise divertito e allungò timidamente la mano.
Liam gliela strinse energicamente sorridente ma, appena i loro palmi si incastrarono uno con l’altro, aggrottò le sopracciglia confuso e fissò le loro due mani che si stringevano ancora ma avevano smesso di scuotere.
Il contatto gli sembrava non strano, ma… particolare; quasi speciale.
Alzò di nuovo lo sguardo verso Niall che era rimasta a bocca semi-aperta.
Rimasero di nuovo in silenzio per qualche minuto fissandosi nuovamente.
Ognuno trovò nell'altro qualcosa di mai provato…
Quella situazione non era corretta. Sembrava una cosa sbagliata, ma si sentivano entrambi così bene nel farla. Era sbagliata ma perfetta.
Ora Sophia era davvero a disagio per quell'evidente ma incomprensibile sintonia che i due ragazzi avevano subito scoperto e cercò di uscire dalla sala per lasciare loro un po’ di spazio.
"Ha fame? Vuole che vada a prenderle qualcosa da mangiare?" chiese in fretta a Liam.
Liam scosse la testa risvegliandosi un’altra volta da quello stato di astrazione e, accorgendosi che stava ancora stringendo la mano a Niall, la ritirò di scatto.
Niall sobbalzò leggermente e abbassò lo sguardo fissandosi le scarpe imbarazzato.
"C-come ha detto?" balbettò Liam mezzo intontito.
Sophia aggrottò le sopracciglia visibilmente confusa dall'atteggiamento dei due ragazzi.
"Ho chiesto se avesse fame…" ripeté in modo piuttosto impaziente.
"Ah, no! No, grazie…"
Sophia sorrise e fece per alzarsi quando Liam posò una sua mano sull'avambraccio di lei.
"Ehm… mi scusi! Ora che ci penso avrei un po’ di fame…" disse Liam stringendo i denti e la ragazza cercò di mantenere la sua calma nonostante fosse abbastanza stupita. Niall invece ridacchiò senza pensarci su.
"Torno subito" disse Sophia.
"Grazie mille" rispose Liam.
Liam le sorrise gentilmente e lei, arrossendo leggermente, notò che dopotutto era davvero un bel ragazzo.
Niall, ripresosi dal suo imbarazzo con la sua precedente risatina, rimase attirato da quel piccolo scambio di battute tra Liam e Sophia.
"Ah giusto! Signor Payne, mi permetta di presentarle Sophia…" disse Niall tutto ad un tratto.
"Piacere!" disse Liam sorridendo sempre di più e strinse energicamente anche la mano della ragazza che sorrise a sua volta semi-imbarazzata.
"Piacere…"
Liam indugiò anche con lei osservandole i rari e sensuali lineamenti, la pelle liscia e abbronzata e la linea sinuosa e attraente del corpo nonostante il camice.
Niall questa volta sentì nello stomaco un’orribile senso di smarrimento guardando Liam e Sophia insieme. Era completamente diversa dalla sensazione di prima e non c’era modo che potesse procurasse piacere come quell'altra. Cercò di ignorarla.
Fu dunque la ragazza a sciogliere la stretta di mano e uscire dalla sala con passo spedito.
Tornò quindi il silenzio che Niall si affrettò a rompere prima che la situazione si facesse strana come era successo per due volte poco fa.
In realtà non l’aveva considerato un silenzio ambiguo… Era uno di quei silenzi piacevoli, molto difficili da scovare e praticamente impossibili da praticare con un’altra persona. Eppure con questo tale Liam c’era riuscito! Cosa significava?
"Allora… Come si sente?" chiese Niall con un tono mezzo professionale.
Liam, sospirando leggermente, sorrise di nuovo e guardò Niall negli occhi.
"Mi dia pure del “tu”!" disse invece.
“Non si dà del “tu” ai pazienti…” pensò Niall, ma trovò un’altra risposta che sarebbe sicuramente stata più apprezzabile e cordiale.
"Allora dovrebbe cominciare lei!" ribatté Niall.
Liam impiegò qualche secondo a capire ciò che aveva detto Niall, ma poi rise annuendo.
"Hai ragione! DAMMI pure del “tu”!"
Niall sorrise soddisfatto e si prese una sedia che posizionò di fianco al letto.
"Dunque, come TI senti?" disse Niall evidenziando in modo buffo la seconda persona singolare.
"Come uno che ha appena ricevuto due pallottole nella spalla e una bella botta in testa!" rispose subito Liam e Niall scoppiò a ridere nonostante la situazione mentre Liam rimase piacevolmente sorpreso dalla risata rumorosa e incontrollata del ragazzo che aveva di fronte.
Forse era una delle più simpatiche che avesse mai sentito…
Niall si riprese e parlò con qualche lacrima negli occhi provocate dall'esagerata risata per una semplice battuta.
"Ci siamo accertati che fosse tutto a posto! Anzi, il dottor Malik ha operato la tua gamba che era messa molto male. Altri dottori meno capaci l’avrebbero anche amputata..." Niall si mise subito una mano sulla bocca rendendosi conto della propria inconsapevole insensibilità. Liam rimase infatti visibilmente scosso dalla risposta di Niall e il suo sorriso si spense.
"S-scusa, non volevo…" cercò di scusarsi Niall.
"No tranquillo, tutto a posto" rispose Liam ma evidentemente non era “tutto a posto” perché in quel momento stava osservando ossessionatamente le proprie gambe.
Niall non seppe più cosa dire e mise una mano sul braccio di Liam con sguardo sconsolato e dispiaciuto.
Liam sentì un brivido stranamente piacevole scorrergli dal punto dove Niall lo stava toccando per tutta la spina dorsale ma Niall, avvertendo un piccolo spasmo da parte di Liam, la spostò pensando che gli desse fastidio.
Liam, improvvisamente deluso, si girò verso Niall mordicchiandosi con forza il labbro inferiore per evitare di invitare Niall a lasciare pure la mano dove stava. Sarebbe sembrato un disperato!
"E… questo dottor Malik era quello che era con te prima?" disse Liam cercando di non pensare al fatto di prima.
"No, quello è il dottor Devine. E’ il nostro psicologo" spiegò Niall.
"Ah" si limitò a dire Liam prima di rendersi conto di non avere più altri argomenti di conversazione.
Quindi non poté alle precedenti parole di Niall e capì quanto fosse stato fortunato ad incontrare quel tale dottor Malik; avrebbe assolutamente dovuto ringraziarlo.
Tuttavia, tutto ad un tratto spalancò gli occhi facendo sobbalzare Niall.
I dottori di solito dovevano mantenere la calma in ogni situazione e Niall ne era abbastanza capace. Ma con questo Liam gli si era scombussolato tutto il modus operandi e si sentiva come se fosse un’altra persona; un dottore che aveva perso tutta la sua professionalità ma che avesse acquisito un nuovo cuore che pompava sangue molto più di prima, vittima di nuove e inaspettate emozioni.
Si buttò infatti su Liam afferrando saldamente le sue spalle e guardandolo intensamente negli occhi mentre i loro visi erano a pochi centimetri di distanza.
"Cosa succede, Liam?!?!" disse concitatamente Niall.
Liam non si lamentò minimamente di questa pericolosa vicinanza; forse perché aveva la mente concentrata su un'altra cosa o forse semplicemente perché riteneva che non ci fosse nulla di male negli eccessivi interessamento e preoccupazione di quel simpatico dottore.
"Ehm… Niall?" balbettò Liam.
"Sì???" insistette Niall con tono eccessivamente preoccupato.
Niall probabilmente era anche più agitato dello stesso Liam senza nemmeno conoscere il motivo di tale agitazione.
"E’ normale che io non riesca a muovere le dita dei piedi?"





NOTA DELL’AUTORE
Ciao a tutti! :)
Questa volta ho aggiornato presto (anche se il capitolo mi sembra corto!)! ;)
Anche perché volevo finalmente inserire la vera e propria Niam nella mia serie Niam! :D
Non so come sia venuto questo capitolo, l’ho scritto in fretta e furia!
Comunque! Come potevate immaginarlo, il loro primo dialogo (o il loro primo silenzio più che altro! Ahahah!) ho cercato di renderlo, come mi è solito fare, tenero tenero! ;D
Spero di essere riuscito nel mio intento!
Non ho molto da commentare questa volta!
So solo che i Niam sono adorabili in qualunque caso!
Quanto mi infastidisce il fatto che ultimamente su questo sito se ne vedano POCHISSIME (e quando dico POCHISSIME, intendo POCHISSIME!!!) di storie Niam! Povero me! :(
Ahahahah! Pazienza! Almeno sono motivato a scriverle io stesso!
Il titolo rimane fedele a quello originale del film (Da qui all'eternità, Fred Zinnemann, 1953)!
Come sempre, spero che il capitolo o la storia in generale vi stia piacendo e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate! ;)
Un abbraccione! :D
Ciauuu! :)

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Capitolo 7
*** Memories of my fathers (Clint Eastwood, 2006) ***


NOTA INTRODUTTIVA
Ciao a tutti! :)
Prima di tutto vorrei scusarmi per il ritardo ma non ho potuto fare altrimenti! -.-“
Ero in vacanza e non avevo un wifi da usare per il pc!
Vabbè, scusate!
Poi! Questo capitolo è interamente un flashback dal punto di vista di Liam.
Se notate bene la data, sono passati esattamente due anni da giorno in cui Niall aveva scoperto di essere entrato nella facoltà di medicina, ve lo ricordate?
Mi sembrava interessante farvi finalmente conoscere l’altro immancabile componente della preziosa Niam! XD
Però è venuto davvero lungo come capitolo perciò non ho potuto inserire la parte riguardante il “presente”. E’ comunque venuto bene e aspettatevi tante sorprese! ;)
Buona lettura! :)






[Flashback]
Maggio 1936
Pov. Liam:
- Figliolo, alzati. Dobbiamo andare.
Odiavo quando mi chiamava “figliolo”, lui non era il mio vero padre.
Il mio vero padre, Geoff Payne, era morto in battaglia.
Lui invece era solo il suo, se si poteva dire, “migliore” amico, sempre stato geloso di lui e che mia mamma era stata costretta a sposare perché ci necessitava il suo aiuto.
Quanto l’avevo scongiurata di non farlo assicurandole che sarei riuscito io a provvedere alla famiglia. Ma in fondo sapevo di non essere capace di far niente… A scuola ero pessimo, non eccellevo in nessuna attività fisica se non la corsa, e la sola grande determinazione che possedevo non credevo bastasse a sfamare mia madre e le mie due sorelle.
Allora ecco il mio nuovo patrigno, un rinomato generale che non sopportavo.
Sospirai e scesi lentamente dal letto.
- Sbrigati.
Guardai distrattamente l’orologio senza badare minimamente alle sue parole. Quattro del mattino. Chi me lo faceva fare?
Andai in bagno e mi sciacquai la faccia con l’acqua più fredda che ci fosse. Non me la asciugai e lasciai che le gocce scorressero lentamente sul mio viso solcandolo mentre mi fissavo allo specchio. Adoravo quella sensazione, era rilassante.
- Non avrai tutto questo tempo quando sarai in caserma.
Odiavo quando passava per la mia camera o, in quel caso, per il bagno e sputava la prima sentenza che gli veniva in quella dannata testa per poi andarsene come se non fosse successo nulla.
Roteai gli occhi e presi un asciugamano a caso.
- Mi hai sentito??
Parlò dal fondo corridoio alzando la voce per farsi udire.
Rabbrividii.
Rabbrividivamo tutti in casa appena lui alzava leggermente la voce. Avevamo assistito più di una volta alle sue sfuriate. E io, da perfetto codardo, gli permettevo di urlarci contro, di urlare contro la mia famiglia e lasciarci chiamare “buoni a nulla”.
Mi affacciai al corridoio.
- Ho sentito… papà.
Lo vidi girarsi e annuire soddisfatto prima di entrare in cucina.
Ritornai in camera e in fretta e furia mi misi qualcosa addosso prima di precipitarmi in cucina.
- Mangia e andiamo.
“No guarda, io volevo andare e mangiare!” pensai ficcandomi in bocca del bacon e delle uova strapazzate. Mia madre mi sorrise gentilmente mentre versava il caffè nella tazza del mio patrigno e mi accarezzò anche i capelli.
- KAREN, manca lo zucchero!
Il mio patrigno sbatté la tazza sul tavolo lasciando che parte del liquido uscisse completamente dai bordi bagnando la tovaglia.
- Ah scusa! Provvedo subito!
Mia madre cercò di sorridere ancora di più prendendo la ciotola dello zucchero.
- No, adesso lascia perdere.
- Ma faccio in un attimo…
- TI HO DETTO DI LASCIAR PERDERE!
Mia madre ritirò le mani indietro spaventata dall'urlo e la ciotola di zucchero cadde a terra frantumandosi e producendo un sordo rumore.
Ecco cosa facevo io durante tutte queste scenate: tenere la testa bassa come un imbecille. Avrei potuto reagire ogni volta, ne avevo proprio l’impulso, ma mia madre mi sveva fatto promettere che non l’avrei mai fatto. Dannazione.
- Liam. Andiamo. Adesso.
Il mio patrigno si alzò di scatto e mia madre, ripresasi come sempre molto rapidamente, lo aiutò ad indossare la giacca. Poi lui le prese rudemente il viso tra le mani e la baciò con passione. Lo faceva sempre e mia madre ricambiava sempre molto riluttante; come avrebbe potuto reagire diversamente dopo aver assistito ad una sfuriata simile per un futile motivo?
Uscì di casa facendomi un cenno spazientito e io mi affrettai a seguirlo.
Tuttavia mi fermai un attimo sulla soglia della porta e mia madre mi sistemò il colletto. Ci fissammo per qualche secondo senza dirci niente. Io la guardavo preoccupato e lei mi rispondeva con un triste sorriso finché non girava lo sguardo per evitare che notassi le piccole lacrime cha andavano a formarsi ai bordi dei suoi occhi.
Ma come poteva un figlio non notare le lacrime della madre?
Le misi una mano sulla spalla e lei la accolse posizionando la propria sulla mia e accarezzandomela dolcemente.
- LIAM!
Sentii da dietro l’urlo del mio patrigno.
- Vai, tesoro.
Le sorrisi gentilmente.
- Ciao mamma! A stasera.
Ricambiò il mio sorriso e, appoggiata allo stipite della porta, scosse in aria la mano mentre mi allontanavo.
 
 
- Siamo arrivati.
“No guarda, pensavo che questi tendoni militari fossero per una festa a tema!” sbuffai scendendo dall'auto.
La mia scarpa sprofondò in almeno 5 centimetri di fango per quanto aveva cominciato a piovere a dirotto. Ahh, che schifo…
- Buongiorno signor Generale!
“Signor Generale”… Oddio che ansia…
- Soldato.
Si fecero quello strambo saluto mentre io mi stavo beccando le più fredde e pesanti gocce di pioggia che esistessero.
- Questo giovanotto è mio figlio. Tra poco si arruolerà perché ha raggiunto l’età. Però vorrei mostragli prima come è un vero campo militare, quindi ti chiedo di accompagnarlo a fare un giro.
- Signorsì, signore.
Il mi patrigno annuì soddisfatto sempre con la sua espressione impassibile e, rivolto a me, mi impugnò le spalle deciso.
- Presta attenzione, figliolo. Un giorno potrai mandare avanti tu questo posto se questi bastardi dei tedeschi ci fanno di nuovo la guerra.
Annuii poco convinto prima che mi spinse verso quel ragazzo che avrà avuto solo un paio di anni in più rispetto a me.
- Ciao, sono Louis!
- Piacere, Liam.
Mi strinse la mano così forte che sentii qualche osso scricchiolare. Però usò due mani per stringere la mia; un gesto che poca gente faceva e quindi lo trovai molto originale.
Intanto mi sorrideva anche a trentadue denti.
Un tipo molto solare, insomma.
- Quindi sei figlio del boss!
Ridacchiai per la sua esilarante sfacciataggine ma subito mi scomparve il sorriso dal volto.
- Non sono suo figlio, sono suo figliastro.
- Ah…
Cavoli! Era la mia specialità mettere gli altri a disagio. Dovevo proprio usare quel tono così serio?
- Questa è la mensa! Ma puoi benissimo non appuntartelo sul quadernino, che spero tu abbia portato, perché ricorderai molto bene il posto in cui ogni giorno sarai costretto a mangiare i tuoi stessi escrementi!
Scoppiai a ridere disgustato, adorando anche il fatto che quel tale Louis aveva saputo riaccendere la conversazione.
- D’accordo!
Lo dissi sorridendo e cercando di pararmi con le mani come meglio potevo dalla pioggia.
Louis mi guardò divertito evidentemente abituato a tutto ciò al contrario di me.
- Entriamo un attimo nella mensa! Così ci salviamo dal diluvio universale!
- Non ti preoccupare, mi piace la sensazione delle gocce d’acqua sul viso.
Louis aggrottò un sopracciglio prima di sorridere formando le fossette intorno alla bocca e spostando il telo che fungeva da porta al capannone.
- Certo che sei strambo amico!
- Parla lui…
Scoppiò a ridere e mi tirò un spintone prima di saltellare all'interno della mensa.
Quello là era matto da legare...
Lo seguii riluttante ed mi ritrovai in un edificio spoglio con lunghi tavoli lerci, male illuminato, assordante per via di tutti i soldati che stavano chiacchierando ai tavoli masticando rumorosamente, e soprattutto puzzolente.
Cercai almeno di non perdere di vista Louis.
- Buongiorno Executive Chef!
- Ah, siete Voi signorino Tomlinson!
Allora si chiamava Louis Tomlinson. Stava parlando con un signore grassoccio con un grembiule tutto unto e macchiato di Dio solo sa quale salsa.
- Cosa ha da offrire oggigiorno il Vostro ristorante?
Louis stava usando un accento da aristocratico inglese. Era davvero un ragazzo simpatico.
- Qualunque cosa vogliate Voi!
Louis si avvicinò pericolosamente al viso di quel cuoco e parlò con voce maliziosa. Mi immaginavo soltanto quale orribile alito avesse quel tizio.
- Sorprendetemi...
Il cuoco assunse un’espressione di sfida e, senza distogliere lo sguardo da quello di Louis, prese una scodella di metallo davvero poco igienica, un mestolo con le stesse caratteristiche e da un grande pentolone raccolse un intruglio marroncino (in cui intravedevo delle patate) e lo spiattellò nel piatto.
- Sorpreso?
Louis scoppiò a ridere così rumorosamente che cadde anche per terra. Io arrossii imbarazzato perché ero in piedi proprio di fianco a lui mentre tutta la sala ci stava fissando poco sorpresa, evidentemente abituata alle sue stravaganze.
Si rialzò in piedi asciugandosi le lacrime provocate dalle risate.
- Non sono qui per pranzare! Sto facendo fare un giro al… figliastro del capo!
Il cuoco mi sorrise spalancando leggermente gli occhi e inclinando la testa. Ringraziavo il cielo che non mi avesse chiesto di stringergli la mano…
- Allora potevi dirmelo prima che sprecassi un piatto! Poi questo lo lavi tu!
- Tanto non li lavi comunque!
Louis scoppiò a ridere di nuovo prima di afferrarmi il braccio e portarmi fuori dalla tenda in fretta e furia.
- Andiamo Liam, prima che quello là cominci a lanciarmi addosso la sua poltiglia radioattiva!
Mentre Louis mi trascinava fuori agitai imbarazzato la mano in segno di saluto mentre gli altri soldati ci fissavano divertiti e il cuoco scuoteva la testa sorridendo.
Fummo di nuovo sotto la pioggia che però era più lieve.
- Allora! Quello è il capanno delle armi, lo riconosci perché è ben sorvegliato! Quella è la zona con tutte le nostre tende, quella del tuo patrigno la riconosci perché è la più bella…
Louis continuava a parlare mentre io non mi ero ancora ripreso da ciò che era successo prima. Non ero un tipo così socievole io…
Sentii delle forti mani scuotermi.
- Ehilà!!! C’è nessuno??
- Ah sì, scusa; mi ero distratto…
- Ma allora ho parlato al vento!
Incrociò le braccia alzando lo sguardo con un finto broncio. Questo tizio era davvero uno spasso!
- No, no! Ho ascoltato!
- Sì-certo-come-no; allora ripeti un po’!
Con il dito indicai le varie tende e le etichettai.
- Quella è la mensa, il capanno delle armi, le tende, il magazzino degli indumenti, le tenda delle riunioni, la stalla e ti manca di dirmi quell'ultimo.
Louis ridusse gli occhi a due fessure e mi guardò con fare sospetto.
- Uhm, beeene… Ah giusto! Quello! Quello è il nostro ospedale da campo!
- Eh?
- Lì dentro vengono curati i feriti!
- L’avevo capito; intendo, come è possibile allestire un ospedale in mezzo al nulla?
- In effetti ci sono anche veri e propri ospedali militari; qui si curano le ferite superficiali e si fornisce il primo soccorso ai più gravi che vengono in seguito trasferiti appunto in quei ospedali più specializzati.
Annuii incuriosito.
- Vuoi dargli un’occhiata all'interno?
- Mi piacerebbe.
- Vieni.
Mi fece un cenno gentile mentre spostava la tenda che anche in questo caso fungeva da porta.
Appena entrai mi sentii rilassato. Nonostante il pesante odore di medicine, l’ambiente era in qualche modo riscaldato.
Però divenni di nuovo ansioso notando tante persone stese su dei lettini con bende agli occhi, fasciature a braccia o gambe, tante stampelle e tanti contenitori di medicinali.
E anche molto sangue rappreso sparso per terra.
C’era qualche tavolo pieno di scartoffie, qualche armadio con le medicine, qualche scaffale su cui vi erano dei registri e una zona della tenda coperta da dei lenzuoli di plastica bianca. Evidentemente lì dietro si operava e quei lenzuoli servivano a sterilizzare l’ambiente.
Louis corrugò la fronte notando il mio stato d’animo.
- Dai, usciamo.
- Aspetta. Perché ci sono tanti feriti? Non siamo in tempo di guerra.
- Liam, la guerra è alle porte… Comunque questi sono gran parte membri dello spionaggio.
Fece una breve pausa seguita da un sorrisetto furbo.
- Siamo bravi in questo noi inglesi!
Non potei fare a meno di ridacchiare sotto i baffi anche se mi sembrava davvero maleducato quando di fianco a me c’era gente che soffriva.
- Però pare che siano stati colti dal fuoco nemico…
- Ah.
Notai che cominciò a mordicchiarsi ossessionatamente le unghie.
Fummo in procinto di uscire quando si sentì una squillante voce provenire dagli altoparlanti.
- SI PREGA A TUTTI DI RECARSI IN CORTILE PER IMPORTANTI AVVISI; RIPETO, SI PREGA A TUTTI DI RECARSI IN CORTILE PER IMPORTANTI AVVISI.
- Oh cavoli! Non usano quasi mai gli altoparlanti!
Louis sembrava davvero agitato.
- Su andiamo, Liam.
- Vorrei rimanere qua ancora un attimo.
Louis cominciò a grattarsi i capelli nervosamente.
- Ehm… Va bene, ma non ti muovere. Poi ti raggiungo io.
- D’accordo.
Uscì correndo e io rimasi lì dentro.
Lì dentro era anche silenzioso.
Si sentivano solo ormai le leggere gocce che cascavano sul “soffitto” del tendone.
Cominciai a vagare tra i feriti. Ero solo io e loro.
Anche le infermiere e i dottori che c’erano erano usciti.
Alcuni pazienti russavano leggermente.
Certo che la vita da soldato era davvero dura… Io volevo veramente farne parte?
No, mi aveva costretto il mio patrigno.
Mi ricordavo ancora cosa diceva il mio vero padre: “Non avere paura delle tue paure, perché altrimenti non potrai fare ciò a cui ogni uomo dovrebbe essere destinato: combattere per chi si ama.”
E io avevo anche giurato a me stesso che avrei seguito gli insegnamenti di mio padre; ma quando era morto in guerra tutto il mio mondo era crollato.
Forse è anche per questo che avevo “accettato” ciò che mi aveva imposto il mio patrigno, cioè il fatto che ormai io, sapendo che non avevo mantenuto la mia promessa (basti per esempio pensare a quanto stessero soffrendo mia madre e le mie sorelle), pur di cercare di assomigliare il più possibile a quel grande uomo che era mio padre, stavo scegliendo di diventare un soldato come lo era stato lui.
Sospirai avvicinandomi alle tende di plastica bianca.
Intanto la mia mente stava ancora vagando fino a formulare il pensiero che, come avevo già detto, date la mia ingente determinazione ma le mie scarse abilità credevo che prima o poi sarei sicuramente finito in un ospedale come questo. Per non dire quelli che Louis chiamava “più specializzati”.
Scostai la pesante tenda bianca e la prima cosa che notai fu un ragazzo castano almeno di quattro o cinque anni più grande di me che era ricoperto di sangue.
Indietreggiai spaventato.
Era morto?
Mi avvicinai cautamente e gli impugnai il polso per sentire il battito.
Sì, c’era ma era molto lieve. Gli sorrisi ma non capii perché.
- Buona fortuna.
Feci per andarmene quando sentii le sue dita appoggiarsi sulle mie.
Mi girai di scatto colto alla sprovvista.
Aprì i suoi occhi rivelando il loro colore lucente.
- A-acqua…
- Acqua? Sì certo, subito!
Girai la testa a destra e a sinistra in cerca di qualcosa che potesse probabilmente contenere dell’acqua e trovai per fortuna una brocca di metallo. Versai un po’ di liquido in un grande tappo che improvvisai come un bicchiere.
Lo aiutai a bere e lui trangugiò il liquido avidamente.
- G-grazie…
- Di niente.
Mi resi conto che gli stavo ancora tenendo la mano e la tirai indietro velocemente. Lui sorrise divertito. Okay, quello era stato imbarazzante… Doveva essere il fatto che mi affezionavo facilmente alle persone!
- Piacere, Liam.
- Piacere, io sono…
- Cosa ci fai qui?!
Una squillante voce femminile alle mie spalle mi fece sobbalzare.
Mi girai di scatto per trovarmi di fronte ad una ragazza biondissima con i capelli raccolti, forse della mia stessa età. Era completamente rossa dall'agitazione, fatto che si notava ancor di più data la carnagione chiarissima.
- Io… No… Ehm…
- Cosa ci fai qua?!
La sua voce era diventato uno squittio e a momenti credevo sarebbe svenuta.
- Questo ragazzo mi aveva chiesto dell’acqua e io…
- N-n-non è p-p-possibile…
Aggrottai le sopracciglia e mi avvicinai a lei mentre lei indietreggiò spaventata andando persino a scontrarsi con un carrello di medicinali.
- Ti sei fatta male?
- N-no…
- Cosa non è possibile?
- B-b-beh, lui è in…
- CHI DIAVOLO SEI TU???
Un uomo dalla carnagione scura e dai capelli nerissimi entrò nella tenda impugnando una barella. Notai poi che il suo sguardo si posò sulla ragazza e sui medicinali rovesciati.
- PERRIE, QUESTO BASTARDO HA TENTATO DI FARTI MALE??
- Ehi no, fermo! Non è come credi!
Gettò la barella a terra e fu pronto a saltarmi addosso senza che la ragazza cercasse in alcun modo di fermarlo per quanto sembrava persa e confusa.
- COSA LE HAI FATTO???
Mi spinse e andai a cadere per terra sbattendo con la schiena sul duro terreno.
Si mise a cavalcioni su di me e mi prese per il colletto.
Però, con un’agile mossa che mi aveva insegnato il mio patrigno (senza aggiungere che poi mi aveva lussato la spalla ben due volte) lo ribaltai e fui io sopra di lui; gli presi un braccio e glielo misi dietro la schiena tirandolo.
- NON STAVO FACENDO NIENTE! Quel ragazzo là disteso mi aveva chiesto dell’acqua e io gliel'ho data. Tutto qua.
Mollai rudemente il suo braccio e mi alzai da lui.
Anche lui si rialzò un po’ più calmo rispetto a prima e fissò quella che pare si chiamasse Perrie.
- Non ti ha fatto niente?
Lei scosse impercettibilmente la testa con lo sguardo rivolto verso il basso ma con dipinta addosso una paura indescrivibile.
L’uomo si avvicinò a lei le mise una mano sulla spalla.
- Va tutto bene Perrie, adesso calmati. Respira e smetti di tremare.
Poi andò a riprendere la barella passandomi di fianco come se non fosse successo nulla. Uno “scusa” o “mi dispiace” sarebbe stato di mio gradimento…
- Comunque non dire sciocchezze. Quest’uomo è in coma.
- Eh? Certo che no!
- Cosa succede qua?
Ricomparve Louis preoccupato forse per i rumori di colluttazione che aveva sentito.
Quel tale moro caricò l’uomo ferito sulla barella e Perrie, sembrando che si fosse ripresa, andò subito ad aiutarlo a sorreggerla.
Ci ignorarono completamente se non la ragazza, prima di uscire dalla tenda, si girò verso di me per sorridermi debolmente in segno di scusa.
Annuii senza parlare mentre Louis mi fissava confuso.
Anzi, decisi persino di uscire dalla tenda per vederli andarsene in direzione di un’auto più grande di quelle che sono solito vedere, con un simbolo di una croce rossa sul fianco dipinto di bianco.
Mi avvicinai lentamente mentre Louis mi seguiva sempre più confuso.
- Dottore, la targhetta è abbastanza rovinata ma si legge ancora il nome. E’ Greg.
- Ah, interessante.
[Fine flashback]
 
 
 
 
 
NOTA DELL’AUTORE
Ciao di nuovo! :)
Ahahah! Che vi dicevo a proposito delle sorprese??? ;D
Prima di tutto Louis! Ahah! Finalmente c’è anche lui!
Vorrei dire che forse l’ho reso un po’ troppo simpatico (adoro scrivere in modo ironico su Louis, mi ricorda una delle prime fanfiction che ho scritto, “Get dirty for you”) perché sto scrivendo quest’altra storia (“Liam Pain”) nella quale è completamente depresso e non sopporto vederlo in quelle condizioni! Ahahah! Vizi di un autore! -.-“
Poi! Mi dispiaceva un sacco scrivere la scena della famiglia di Liam! Mi inquietavo persino io… :’(
E poi altre due mega sorprese!
Liam aveva dunque già conosciuto Zayn e Perrie! Ho ambientato questo flashback appunto quattro anni fa rispetto al presente, quindi loro due probabilmente non si ricordavano di Liam (ed essendo un giovane ragazzo sarà anche cambiato molto).
E poi ha conosciuto anche Greg prima di Niall! Ahahah! Oggi mi sentivo particolarmente fantasioso! :D
Scusate se ho dovuto usare l’espediente del “non si legge il cognome” (anche se anche in questo caso Zayn e Perrie non se lo sarebbero ricordato che fosse Horan come quello di Niall) ma mi torna utile per un’altra cosa! Ahahah! ;)
Vorrei farvi notare due cose!
Ho in pratica creato il topos che appena un Payne e un Horan hanno un contatto succede qualcosa di particolare! Vi basta leggere anche il capitolo precedente! :D
E la seconda, se non l’avete notata, è che a Zayn è andato benissimo conoscere il nome del paziente quando in realtà nel presente avrà la sua ferrea regola! Cosa sarà successo? Ahahah! Lo scoprirete! ;)
Ho finito di parlare! C’era molto da dire per questa capitolo!
Ah no! Il titolo! Quello originale era Flags of Our Fathers di Clint Eastwood del 2006! Magari qualcuno l’ha visto dato che è “recente“; me lo faccia sapere e magari me lo racconti! ;)
Comunque spero che il capitolo (o anche la storia in generale) vi sia piaciuto e adorerei sapere cosa ne pensate! :D
Ciauuu! :)

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Capitolo 8
*** La sottile linea rossa (Terrence Malick, 1998) ***


NOTA INTRODUTTIVA
Ciao a tutti! :)
Finalmente ho aggiornato!
Scrivo una Nota Introduttiva perché ho due cose importantissime da dire!
Prima! Questo capitolo è dedicato a
spideriugin, una gentilissima e simpaticissima lettrice le cui bellissime recensioni mi spingono ogni volta ad impegnarmi sempre di più! :D
Grazie millissimo! Ti adoro!
Seconda cosa! Piccola avvertenza! Questo capitolo è leggermente a luci rosse… Ahahah! spideriugin, ti avevo detto che ti avrei dedicato questo capitolo perché sarebbe stato particolare! Voilà! E non è finta qua ma scoprirete leggendo! XDXDXD
Quindi buona lettura! ;)

 
 
 
 
Aprile 1940
Pov. Niall:
Dopo che ebbi controllato agitatissimo che effettivamente le gambe di Liam non reagivano agli stimoli, sul mio viso si formò un’espressione mortificata.
Liam, notandolo, si cominciò a grattare nervosamente i capelli stringendo i denti.
“Liam, mi spiace…” provai a dire ma dentro mi sentivo morire.
“Vado a chiamare il dottor Malik che, ti prometto…” Mi misi una mano davanti alla bocca pentendomi subito del mio “ti prometto” ma fortunatamente anche Liam mi interruppe proprio in quell’istante.
“Niall, ho paura” disse con un tono vacillante.
Mi si strinse il cuore nel sentire quelle parole.
“Non devi averne” dissi. E lo abbracciai.
 
 
Pov. Liam:
Il suo abbraccio era stretto e caldo.
“Grazie” sussurrai chiudendo gli occhi.
Anche se mi sfiorava la spalla che era stata colpita sopportai il dolore. Anzi, quasi non lo sentii.
“Ma di cosa!” disse Niall ridacchiando e sorrisi anch’io.
Si allontanò un attimo da me e ci guardammo di nuovo negli occhi.
Raccolsi tutto il coraggio che avevo; non ero mai stato capace di prendere l’iniziativa perché quella sensazione terrificante ma allo stesso tempo esaltante che si provava ogni volta mi spaventava. Ma con Niall era diverso.
“Niall, da quando ti ho visto ho capito che eri speciale…” dissi cercando in tutti i modi di non cambiare espressione ma non ci riuscii e distolsi subito lo sguardo mordicchiandomi un dito.
“Ma non mi fraintendere! Intendo che vorrei essere tuo amico…” Oddio Liam, cosa stavi dicendo???
Mi guardò piuttosto incredulo e si allontanò piuttosto velocemente sciogliendo l’abbraccio.
“Ah” fu tutto quello che disse.
Ci guardammo per un attimo che fu uno dei più imbarazzanti della mia vita.
Poi Niall ridacchiò di nuovo e si avvicinò di nuovo a me. Le sue guance erano arrossite.
“Anch’io penso tu sia speciale” disse rimettendo una mano sul mio braccio come tanto desideravo.
Prima che potessi rispondergli con qualche frase cortese qualcosa me lo impedì.
Due labbra sottili e soffici si posarono in fretta sulle mie e sentii tutto il mio corpo andare a fuoco. Spalancai gli occhi e mi ritrovai il viso di Niall di fronte al mio e le sue labbra che baciavano le mie.
Cominciò a muoversi e io lo seguii. Era una sensazione magnifica, e in quel momento non mi importava che lui fosse un ragazzo e che quella fosse una delle cose scritte sulla mia lista delle “cose da non fare mai”.
 
Non sapevo se fosse una cosa normale, ma la mia mente cominciò a creare mentre ci baciavamo un futuro perfetto nel quale io e Niall avremmo potuto vivere. Nella mia immaginazione ogni tappa era stata saltata e vedevo già la nostra casa, i nostri baci, le nostre carezze…
Lo vedevo svegliarsi la mattina prima di me, portare fuori a spasso il nostro cane, e ritornare solo per prendere il caffè che gli avevo preparato intanto per poi andare a lavorare. E dato che non c’era più nessuna orribile guerra io avevo smesso di fare il soldato e mi ero trovato qualche lavoro semplice e umile come il muratore perché, nonostante ciò che guadagnava Niall da primario di chirurgia all’ospedale maggiore di Wolverhampton, la mia città natale, non volevo che tutto il peso finanziario della nostra famiglia gravasse su di lui.
 
Si staccò un nanosecondo per prendere aria e mi baciò di nuovo.
 
Allora cominciai a vedere noi rotolarci dalle risate seduti su un lenzuolo disteso su un prato da cui ammiravamo le montagne; Niall aveva fatto un’altra delle sue battute che mi facevano morire e poi si buttava su di me per continuare a ridere finché non appoggiava gentilmente le sue labbra sulle mie e io tremavo come la prima volta. Ma ormai ci amavamo, già, ci amavamo da ormai molti anni e la sua mano si inseriva sotto la mia stretta maglietta e il mio corpo si contraeva per quel palmo che lo tastava. E la sua mano scendeva anche pericolosamente verso una parte del mio corpo che Niall bramava sempre eccessivamente e le mie labbra, mentre rimanevano attaccate alle sue, formavano un sorriso malizioso.
 
Ma mi resi conto che la sua mano si era veramente infiltrata sotto il mio camice da paziente.
In quel momento inquadrai la situazione da cui prima mi ero fatto solo trasportare e sentii una piccola goccia di disagio.
“Niall, avevo detto ”amico”…” biascicai mentre le nostre labbra erano ancora saldamente attaccate; anzi, Niall si approfittò del fatto che aprii la bocca per parlare per introdurre la sua lingua ed esplorarne ogni angolo.
Allora mi arresi a quel bacio magico e travolgente e lo impugnai per i fianchi facendolo sedere a cavalcioni su di me.
Ormai entrambe le sue calde e callose mani erano appoggiate sul mio petto nudo facendomi tremare a causa di alcune continue scariche di brividi piacevoli che ricevevo.
Era perfetto.
 
 
[Flashback]
Ottobre 1938
Pov. esterno:
Pioveva leggermente.
Era sera inoltrata e il cielo stava diventando veramente buio.
Guardai il mio riflesso in una pozzanghera e notai quei capelli tagliati troppo corti.
“Ciao Liam!” mi salutò uno e ricambiai con poca convinzione.
“Penso ti cercasse tuo padre” aggiunse in fretta prima di entrare in una tenda illuminata da delle lampade da olio.
“Il mio patrigno” pensai seccato mentre il mio anfibio affondava leggermente nel fango.
Alzai annoiato il viso verso il cielo guardando spuntare le prime stelle.
Quello era uno dei periodi peggiori della mia vita; costretto a svegliarmi prestissimo ogni giorno per poi faticare come un animale sotto le urla del sergente.
Ma sembrava ci fossero tante persone che adoravano quel posto, quella situazione.
Ero in addestramento da più di un anno e non mi ero mai appassionato di tutto ciò che avevo intorno.
Continuai a camminare in giro ignorando il fatto che forse il mio patrigno mi stava cercando veramente.
L’unica persona con cui avevo stretto amicizia era Louis, anche se talvolta mi sembrava troppo espansivo. Il mio carattere più introverso non legava troppo con il suo.
Ma era una brava persona, non attratta dalla guerra ma piuttosto con un affermato senso del dovere.
Girai un angolo mentre la lieve pioggia mi bagnava il viso.
Pioveva sempre.
“Ehi Liam! Eccoti qui!” disse un ragazzo che non conoscevo molto bene facendomi un cenno. Forse di chiamava Jon.
Mi avvicinai lentamente verso quel vicolo buio del nostro accampamento.
“Su, vieni!” disse ridacchiando e notai altre persone intorno a lui di cui ne conoscevo di vista un paio.
“Che succede?” chiesi dubbioso.
Mi sorrise in modo strano e allungò il braccio davanti a sé indicando con l’indice.
Spalancai non appena vidi un ragazzo che aveva qualche anno in meno di me steso a terra rannicchiato in se stesso. Mi ricordavo il suo nome dalla lista dei nuovi arrivati; era Dan.
“Sai chi è questa feccia?” disse Jon senza voltare lo sguardo verso di me ma non potei non notare il suo sorriso.
Non feci nemmeno in tempo di rispondere che accadde una cosa inaspettata di fronte ai miei occhi.
“E’ una cazzo di checca!” esclamò sferrando un calcio che finì dritto nello stomaco di quel povero ragazzo steso a terra.
Gli altri intorno a noi scoppiarono a ridere e io nascosi la mia espressione inorridita.
Cosa avevano contro di lui?!
“L’abbiamo beccato che ci spiava mentre eravamo nudi nello spogliatoio!” intervenne un altro ragazzo mentre rideva ancora. Se non sbagliavo era Sandy.
Io ero stato zitto per tutto il tempo perché nella testa mi rimbombava il verso di dolore che aveva emesso Dan dopo che era stato calciato.
“Ma forse vi sbagliate! Forse avete frainteso!” cercai di dire un po’ troppo concitatamente.
“Non credo proprio” disse Jon avvicinandosi al viso del ragazzo steso a terra e inchinandosi.
“Ti piace sentirlo nel culo, non ho ragione?” disse con falsa malizia mentre gli altri ridevano ancora più rumorosamente.
Io ero spaventato ma cercai di nasconderlo. Che razza di persone erano quelle?
Vidi Dan alzare leggermente il viso e notai, oltre al fango che l’aveva imbrattato completamente, un occhio nero e un’emorragia al naso. Mi si gelò tutto il corpo per un attimo finché Dan non sputò dritto in viso a Jon facendogli perdere l’equilibrio e finire con il sedere per terra a causa dell’inaspettato gesto.
Sorrisi rincuorato ma mi sentii morire dentro quando vidi l’espressione infuriata di Jon.
“Prendilo per le spalle e alzalo, Sandy!” gridò con l’ira nella voce.
Sandy obbedì immediatamente e Dan si ritrovò in ginocchio di fronte a Jon che serrò i palmi della mani.
“Ora ti insegno io…” pugno.
“…cosa facciamo qui…” pugno.
“…alle checche…” pugno.
 “…come te!” pugno.
Il mio cuore saltava un battito ad ogni colpo che Dan riceveva.
Perché non stavo intervenendo, perché non dicevo più niente?!
La testa di Dan ricadde mollemente e Sandy lo spinse avanti facendolo riaffondare nel fango.
Jon si piazzò di nuovo di fronte a lui e gli sollevò la testa prendendolo per il mento.
“Ora devi dire che sei la feccia dell’umanità e ti lasceremo stare” disse sorridendo.
“Promesso” aggiunse e tutti scoppiarono a ridere.
Io ovviamente pensavo che ridere fosse l’ultima cosa che avrei voluto fare quando Sandy, mentre tutti gli altri fissavano divertiti la scena con Jon e Dan, alzò lo sguardo e si accorse della mia espressione seria e mortificata.
Lui corrugò la fronte e io mi affrettai a ridacchiare.
Liam, eri la più codarda che avessi mai incontrato.
Dan aprì la bocca per parlare ma prima sputò un grumo di fango e sangue.
Guardò debolmente Jon con uno sguardo che però manteneva sempre la sua fierezza.
Nonostante piovesse vedevo che su quel viso non erano scorse lacrime; era davvero un ragazzo forte.
Non appena tutto questo scempio sarebbe finito avrei chiesto l’aiuto di Louis per portarlo di nascosto in infermeria.
“Sei la feccia dell’umanità” disse Dan a Jon con tono beffardo prendendosi gioco di ciò che Jon avrebbe voluto obbligarlo a fare.
Non riuscii a trattenere un sorriso che mi comparve sul volto prima di sparire subito non appena pensai a come avrebbe potuto reagire Jon.
Infatti tutti noi altri rimanemmo immobili e silenziosi per qualche secondo, come se si fosse fermato il tempo.
Ma quello stato di assoluto silenzio smise quando Jon si alzò di scatto e cominciò a prendere brutalmente a calci Dan senza accenno di fermarsi.
Avevano ormai superato alla decina e io non credevo che potesse esistere una persona tanto malvagia. Nessuno di noi rideva più e gli altri avevano assunto un’espressione seria come se considerassero ciò che stavano facendo un loro dovere.
Fui davvero quasi sul punto di intervenire credendo che di quel passo Dan avrebbe potuto rimetterci la vita, quando Jon smise improvvisamente, probabilmente avendo pensato la mia stessa cosa.
“Non ti renderemo la vita facile” disse Jon prima di togliersi un po’ di fango dai pantaloni e fare un cenno a tutti di seguirlo e andarsene.
Fui sul punto di incamminarmi anch’io quando parlò Sandy che era ancora in piedi di fianco a corpo disteso nel fango di Dan.
“Aspettate” disse semplicemente e tutti si voltarono verso di lui.
Tutti aspettammo che riprendesse di parlare ma si chinò verso Dan.
“LIAM” disse a voce alta risollevando Dan e mettendolo di nuovo in ginocchio.
Mi sentii il sangue gelare nelle vene.
“Vuoi avere l’onore?” disse facendo con la testa un cenno verso Dan.
Indietreggiai di un passo con un’espressione completamente di paura sul volto.
“Qual è il problema, Liam?” disse Jon che mi ritrovai proprio dietro di me.
“Su vai, divertiti!” disse spingendomi rudemente in avanti che per poco non caddi.
Mi avvicinai lentamente a Dan.
Lui quasi mi sorrise comprensivo e io in quell’istante desiderai solo finire sottoterra.
Non solo ero la più codarda, ero anche la peggiore persona che esistesse.
Dan chiuse gli occhi e serrò le labbra facendomi notare il labbro superiore completamente spaccato e sanguinante.
La pioggia continuava a bagnarmi il viso quando sollevai la mano in aria e gli tirai un altro pugno.
[Fine flashback]
 
 
Aprile 1940
Pov. Liam:
Sentii le sue calde mani cominciare a scendere.
Il suo tocco era gentile e sensuale.
“Niall, che stiamo facendo?” dissi ansimando mentre le sue labbra decisero di staccarsi dalle mie e posarsi sul mio collo mordendolo.
“Shh… Fatti trasportare” disse sussurrandomi in un orecchio prima di mordicchiare anche quello.
Forse aveva ragione.
Ma quello che stavamo facendo sarebbe sembrato così inopportuno, così contronatura… Scossi la testa furiosamente cacciando via ogni pensiero di quel tipo.
Niall non si accorse nemmeno del mio turbamento dato il fatto che era completamente concentrato sui miei capezzoli.
Faceva tutto lui mentre le mie mani gli accarezzavano i fianchi; era tutto così dannatamente meraviglioso.
Inarcai leggermente la schiena quando raggiunse un mio punto particolarmente sensibile e lo sentii ridacchiare soddisfatto.
Girai il volto ansimante e vidi la porta della sala che non era nemmeno completamente chiusa. Mi spaventai tutto ad un tratto.
Ciò che stavamo facendo poteva rovinare tutto! La mia carriera, la sua carriera!
“Non credo sia giusto ciò che stiamo facendo” dissi a voce bassa per evitare di ferirlo.
“Non me ne importa” disse Niall che ormai leccava i miei addominali facendomi eccitare in un modo assurdo.
“Io credo che invece ti dovrebbe imp…”
Non feci in tempo di finire la frase che le sue mani impugnarono così saldamente il mio membro che emisi un urlo di piacere, inarcai ancora di più la schiena e spalancai gli occhi.
 
Spalancai gli occhi.
Oddio.
Un sogno.
Per favore, no.
Mi concentrai un attimo disteso sul letto e cercai di capire dalla sensazioni del mio copro se tutta la faccenda con Niall era successa veramente o no.
Ma non riuscii a ricordare il sapore delle sue labbra, non riuscii ad immaginare il calore delle sue mani sul mio petto, non riuscii a sentire la sua presa al mio membro ora completamente eretto alla sola idea.
Non c’era stato nulla.
Non riuscii nemmeno a capire a che punto era il confine tra la realtà e il sogno.
Forse mi aveva davvero abbracciato, forse l’avevo davvero ringraziato.
Ma poi? Mi ero addormentato?
Ad un tratto sentii la sua voce. La sua bellissima voce.
Mi voltai di lato come era successo nel sogno e guardai appunto la porta che anche in quel caso era semiaperta.
Vedevo solo Niall che discuteva animatamente con un uomo che vedevo solo di spalle.
“Dobbiamo fare qualcosa subito!” disse agitato Niall.
Non capii la risposta del suo interlocutore appunto perché era rivolto dall’altra parte.
“Sì hai ragione, ma come facciamo?” continuò a dire Niall con lo stesso tono preoccupato.
Stavamo sicuramente parlando della mie gambe.
Inviai uno stimolo ma non ricevetti alcuna risposta da parte loro.
Ora che ci pensavo all’interno del sogno mi ricordavo che ero capace di muovere le gambe.
Altro punto in favore delle necessità di ridurre le mie fantasie.
Mi sentii ancora un po’ spaventato all’idea di non poter più camminare ma non mi agitai come la prima volta.
Sentii di nuovo Niall parlare.
“Non credo sia una buona idea, anche perché…”
Si interruppe improvvisamente e i suoi occhi si fissarono sui miei. Aveva notato che ero sveglio e in pratica stavo origliando.
Tuttavia mi sorrise.
E quel sorriso levò ogni mia preoccupazione.
 
 
 
 
 
NOTA DELL’AUTORE
Ciao a tutti di nuovo! :)
Ribadisco subito che questo capitolo è dedicato a
spideriugin! Spero ti sia piaciuto! ;)
Ahah! Quindi la seconda sorpresa è che tutto fosse un sogno!
Scusatemi questo espediente narrativo! Lo so, è vecchio come il mondo ma in questo caso mi piaceva tanto! A voi non era sembrato strano che i due si dessero da fare conoscendosi nemmeno da un’ora? XD
Ahh! Poi il flashback… Mi rattristavo persino io a scriverlo! -.-“
Uhuh! Ho usato i nomi dei componenti della band musicale dei 1D perché non sapevo che altro fare… Ahah! Non ho niente contro nessuno di loro, anzi, li adoro! Solo che all’inizio avevo scritto “il ragazzo, il ragazzo steso a terra, l’altro ragazzo” e perciò mi sono reso conto che erano necessari dei nomi!
Ah! Poi non so se l’avete mai notato ma se dopo un flashback faccio continuare la storia ambientata nel ”presente” c’è sempre una cosa che li collega.
In questo caso per esempio è il pugno che diventa carezza! Se volete potete controllare gli altri capitoli, credo di averlo fatto ogni volta! Ahah! ;D
Ultima cosa! Beh, è ovvia l’identità della persona con cui Niall sta parlando; ma se vi ricordate lo scorso capitolo Liam e il suddetto hanno un trascorso… Magari Liam può anche ricordarsi di lui… Chissà! ;X (*faccina ammiccante ma muta come un pesce*)
Uhm… Ho finito!
Ah no! Il titolo/film! Questo lo conoscono tutti e ora avrete anche capito perché l'ho messo! XD
Finito ufficialmente!
Un ultimo abbraccione a
spideriugin e a tutti i lettori e le lettrici che leggono (il verso “leggere” ripetuto tre volte! Ahah!) questa lettura (ahah! Sono suonato!)!
Spero che il capitolo o anche la storia in generale rispettivamente vi sia piaciuto o vi si stia piacendo (ehh, la grammtica! XD) e adorerei sapere cosa ne pensate! ;)
Ciauuu! :)

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Capitolo 9
*** Dove osano le aquile (Brian G. Hutton, 1968) ***


NOTA INTRODUTTIVA
Sono imperdonabile ma sono tornato!
Mi scuserò fino alla fine dei miei giorni di questa prolungata assenza!
Aggiornate anche “Liam Pain” e “If the sky was falling”






Aprile 1940
Pov. Niall:
Certo che era davvero uno splendido ragazzo.
La mia doveva essere più di un’infatuazione.
Gli sorrisi gentilmente e abbassai il tono di voce.
Non era certo mia intenzione che sentisse me e Zayn parlare a proposito del suo problema.
“Dottor Horan, forse i nervi sono lesionati. Dovremmo fare un controllo e… Ma mi sta ascoltando?”
Ricevetti un improvviso colpetto al braccio e scossi la testa come se fossi caduto dalle nuvole.
“Che succede?” chiesi guardandomi intorno spaesato.
“Niall, non è che ti sei preso una cotta?” disse Zayn mezzo serio.
“Ma sei scemo?! Sì, è bello ma anche tu sei bello, per esempio”
Sapevo che frasi del genere lo mettevano in imbarazzo e lo inducevano a cambiare discorso.
“Err… Come vuoi… Dagli un’occhiata tu, okay?”
“Okay!” risposi.
Entrai nella sua stanza.
“Dormito bene?” chiesi allegramente.
“Fin troppo” mi rispose con un sorriso quali malinconico.
“Hai fatto qualche sogno strano?” chiesi incuriosito.
“Strano a dir poco” disse Liam con un sussulto.
“Vuoi raccontarmelo?”


Pov. Zayn:
Dovevo prestare attenzione a Niall… Non può mica andare con il primo che capita.
Anzi, se davvero dovesse innamorarsi di questo Liam devo almeno vedere se è una brava persona.
Niall si merita qualcuno di degno.
Chiunque dovrebbe meritarsi una persona così.
E’ per questo che io non merito Perrie. Lei è troppo innocente, ingenua per me.
Andai a chiedere a pazienti a caso come stavano oggi.
Incontrai Eleanor come sempre che si dava da fare per aiutare ogni paziente.
“Oh, dottor Malik, non l’aveva vista arrivare” disse.
“Dov’è Perrie?” tagliai corto.
“Non lo so, penso sia andata… ehm… in bagno” rispose imbarazzata.
“D’accordo”
Lasciai il dormitorio e mi diressi verso il bagno.
Entrando trovai Perrie seduta per terra, Sophia di fianco a lei che le puliva il sangue di dosso.
Appena mi vide quest’ultima inarcò le sopracciglia sorpresa.
“D-dottor Malik…” balbettò.
“Faccio io, Sophia. Vai a fare qualcos’altro” dissi deciso.
“Ma lei… Ma io…” tentò di dire.
“Vai fuori” dissi sempre mantenendo un tono calmo.
In realtà dentro bruciavo dal desiderio di rimanere solo con Perrie. Solo io dovevo aiutarla.
Si alzò sbalordita e stizzita e mi passò con un gesto brusco la salvietta che stava utilizzando.
Né la ringraziai, né mi salutò.
Mi avvicinai a Perrie, che aveva ignorato il dialogo tra me e Perrie.
Sembrava persa nel vuoto.
Avrei voluto dire “Guardami” o “Smettila” o “Riprenditi”, ma stessi zitto.
Umettai una nuova salvietta e mi inchinai di fianco a lei.
Finii di pulirle il viso con passate delicate.
Le accarezzai una guancia, la mia mano era fredda.
Perrie rabbrividii e allora distolsi la mano.
Con un gesto rapido le impugnò tra le sue, piccole e calde, ma con una stretta forte.
La guardai negli occhi e notai che erano lucidi.
Staccai gentilmente le sue mani dalla mia e la aiutai a toglierle il camice da infermiera insanguinato.
Osservai per un attimo quell’unico pezzo di stoffa che la separava dalle sue nudità.
“Zayn, sei nel bagno delle donne…” disse sottovoce.
Sorrisi e sorrise anche lei.
Ero riuscito a farla sorridere.
E la baciai.
 
 
[Flashback]
Gennaio 1935

Pov. Zayn:
“Ora che è medico a tutti gli effetti vorrà un’assistente fisso” disse il direttore dell’ospedale, il dottor Walsh.
“Preferirei lavorare da solo” risposi cercando di sembrare diplomatico.
“Suvvia, dottor Malik; tutti abbiamo bisogno di un’assistente, soprattutto un dottore che vuole andare direttamente sul campo come lei!” continuò a dire. Si alzò per darmi una pacca sulla spalla.
“Beh, io davvero preferirei stare da solo e…” cercai di insistere.
“Ma la smetta! Abbiamo trovato un’infermiera che ritengo perfetta per lei” aggiunse.
Dannazione! Di già?!
“Si chiama Perrie ed è anche molto di gradevole aspetto… Ma niente rapporti tra colleghi!”
Scoppiò a ridere. La poca professionalità mi infastidiva.
“Dottor Walsh, io credo che le mie potenzialità siano messe in risalto se…” provai a dire.
“In più si è meglio è! Ecco come abbiamo vinto l’altra guerra!” disse agitando una mano in aria.
“Falla entrare!” gridò alla sua segretaria.
Cavoli!
“Ho il piacere di presentarle la signorina Edwards…” disse il dottor Walsh dirigendosi verso la porta.
Non mi alzai nemmeno dalla sedia e mi girai svogliato.
Spalancai gli occhi.
Una pelle candida, dei capelli biondissimi. E un viso splendido.
“Mi può chiamare soltanto Perrie” disse rivolta al dottor Walsh.
“Magnifico! Questo è il dottor Malik Zayn!”
Le feci un cenno veloce e abbassai lo sguardo.
Forse mi guardò contrariata. Forse allungò la mano verso di me per stringere la mia ma la ignorai.
“Ehm… Non si vuole presentare dottor Malik?” chiese quasi imbarazzato il dottor Walsh.
“L’ha già fatto lei, mi sembra” rispose sgarbato.
“D’accordo…” rispose incredulo “forse è meglio se vi lascio da soli così potete conoscervi meglio… Ah, ma questo è il mio ufficio! Uscite voi!” scoppiò a ridere e Perrie rise leggermente per educazione.
Io invece mi alzai in fretta e uscì dall’ufficio prima di Perrie anche se lei era sulla soglia della porta.
Avvertii che mi seguiva dietro.
Uscii sul cortile e sentivo dietro di me i suoi passi sebbene leggeri.
Mi voltai di scatto.
“Io non volevo nessun assistente. Lavoro meglio da solo” fu la prima cosa che io le abbia mai detto.
La sua espressione era sempre quella di prima. Contrariata e non mutò minimamente.
Non disse niente e mi rigirai, camminando verso l’altro padiglione dell’ospedale.
Improvvisamente sentii una presa salda al mio braccio.
Una mano piccola e calda mi stringeva il bicipite.
Mi girai di nuovo e il sguardo era furente.
“Sei un gran maleducato, Zayn” disse adiratamente.
“Per te dottor Malik” risposi sfacciatamente.
Non mi resi conto di cosa stava accadendo che uno schiaffo violento mi arrivò dritto in viso.
“Non si tratta così una ragazza, non si tratta così nessuno” disse rossa in viso.
Mi aveva appena tirato uno schiaffo?!
“Mi hai appena tirato uno schiaffo?!” sbraitai incredulo.
“La prima cosa intelligente che dici” ribatté.
“Ma io ti licenzio!” urlai.
“Non sei mica tu che decidi” disse più calma.
Qualche dottore o paziente che passava ci guardò mezzo divertito ma tirò dritto.
“Penso che sei un impiastro con le ragazze” disse con superficialità.
Arrossii violentemente, non sapevo se era per lo schiaffo o per l’imbarazzo.
“C-come, scusa?!” balbettai.
“Riproviamo” disse lei invece.
Allungò la mano verso di me.
“Piacere, infermiera Edwards Perrie” disse cercando di sorridere.
Avevo un viso davvero splendido.
“Oltre a non volere un’assistente, me ne hanno rifilata una pazza!” esclamai al cielo.
Anche i miei occhi però erano rivolti in alto, e non videro quel secondo schiaffo che ricevetti.
[Fine flahsback]


Aprile 1940
Pov. Niall:
“Ehm… Il dottor Zayn mi ha detto di… Beh, pensavo di poter essere d’aiuto qua” disse Sophia entrando improvvisamente nella stanza.
“Ciao Sophia” disse Liam sorridendo e sventolando una mano in aria.
Lei arrossì e io sentii una stretta allo stomaco. Cos’era stato?
“Magari posso aiutare a lavarlo e cambiare le lenzuola…” propose Sophia.
“Lo faccio io” dissi repentinamente senza riuscire a governare la bocca con il cervello.
Sophia mi guardò stranita.
“M-ma di solito lo faccio io e…” disse con un tono di una che non sarebbe più riuscita a sopportare altre cose insolite.
“Lo faccio io” tagliai di nuovo corto.
Uscì sbattendo la porta.
Forse ero stato un po’ brusco io ma era bella nervosa oggi.
“Quindi mi laverai?” chiese Liam con un risolino.
Oddio, ma cosa avevo accettato di fare?!
“Ehm… Sì… Spero non sia un problema” forse non mi resi conto di arrossire.
“Nessun problema, tu sei un dottore e io un paziente. Penso sia normale” disse tranquillamente.
No, non era normale. Era proprio un compito da infermiere.
“O-okay…”
Riempii una bacinella di acqua calda, presi una spugna, un camice e lenzuola puliti.
Quando tornai era già mezzo nudo e mi cadde la bacinella dalle mani.
La raccolsi in fretta ringraziando il cielo che non avevo rovesciato tutta l’acqua.
“Tutto a posto, Niall?” chiese Liam mentre si grattava i capelli.
“C-certo!”
Potevo aspettare a chiedergli di togliere completamente il camice da paziente, prima gli avrei lavato il busto.
Mi sedetti di fianco a lui.
Impregnai la spugna di acqua calda e la appoggiai senza guardare sulla sua schiena.
“Ah, scotta!” esclamò Liam.
“Scusa!” mi affrettai a dire.
“Scusa accettate. Ma toglieresti quella cosa che mi sta ustionando?” chiese divertito ma a denti stretti indicando la spugna che comunque non avevo tolto dalla sua schiena.
Sentii il fuoco divampare all’interno delle mie guance.
Dov’era Sophia ora che avevo bisogno di lei?
“Mi dispiace…” dissi imbarazzato.
Spontaneamente mi accarezzò un braccio per confortarmi.
Per un attimo sentii un assoluto silenzio intorno a me.
I suoi occhi guardavano le mie labbra? Perché i miei stavano guardando le sue.
Ma quando entrambi alzammo gli occhi e ci guardammo mi alzai così di scatto che, inevitabilmente, rovesciai tutta l’acqua della bacinella; cosa che ero riuscito ad evitare prima.
“Oddio oddio! Stai fermo lì, io chiamo qualcuno! Riordino questo casino! Tu stai fermo lì!” dissi in fretta e furia correndo come non avevo mai fatto fuori dalla stanza di Liam.
E correndo senza meta per i corridoi di quel piccolo ospedale, mi dimenticai completamente di dire a qualcuno di aver allagato il pavimento.





NOTA DELL’AUTORE
Ciao a tutti! :)
Quindi scusate ancora… Questo capitolo è corto perché, oltre a ovviamente aggiungere nuovi particolari, devo riordinare le idee a causa del periodo di assenza!
E poi ho provato un po’ quell’humor che mi mancava… Spero di aver sortito un minimo effetto!
Ah giusto! La Zerrie! Yeah!
Abbraccioni!
Ciauuu! :)

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