Do you remember me?

di Deamons
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** From Sidney to Los Angeles ***
Capitolo 3: *** WTF?! ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=RWKx4Y8pH9A&list=HL1398623226&feature=mh_lolz

Do you remember me?

La sveglia inizia a traforarmi le orecchie con il suo insopportabile strillare.
Odio la mia vita. Vita… chiamarla così poi è davvero un azzardo! Da quando Luke se n’è andato per inseguire il suo sogno di diventare un cantante famoso, sono rimasta sola e senza nessuno con cui confidarmi e che mi riesca a capire come faceva lui. Sono passati solamente tre anni da quando è andato via abbandonandomi qui a Sidney, ma sembrano essere passati secoli. Chi è Luke? Quel biondino con gli occhi dello stesso colore dell’oceano più blu è, o meglio era il mio migliore amico fin da quando eravamo piccoli. Chi sono io? Volete davvero saperlo? Perché non ne varrebbe nemmeno la pena e la fatica di sprecare parole per descrivermi. Sono Martha Irwin, ho diciassette miseri anni (non mi è mai piaciuto il numero 17… forse perché non sono più una bambina ma non sono nemmeno del tutto responsabile dal potermi ritenere un’adulta) e sono figlia unica, cosa che contribuisce ancora di più alla tristezza della mia vita sociale. Mi definisco una ragazza perfettamente normale se si deve parlare del mio aspetto fisico: ho dei lineamenti molto dolci che portano a pensare che sia la tipica ragazzina timida, imbranata e anche un po’ sfigata. Beh… sorpresa delle sorprese: lo sono e, sinceramente, non ne vado affatto fiera. Tante volte vorrei essere più spigliata e più coraggiosa, ma proprio non ci riesco perché và contro la mia natura da “bambolina di pezza”.
Comunque… chiudiamo questa brutta e imbarazzante parentesi per tornare alla mia “vita” reale.

– Tesoro! Alzati che altrimenti farai tardi a scuola! – Mugugno qualche cosa di incomprensibile per poi cercare di spegnere la sveglia alla cieca, tenendo ancora la testa sotto le lenzuola.
– Arrivo mamma! – Con fatica e con voglia praticamente assente mi alzo e mi infilo in bagno, faccio una doccia veloce e mi vesto. Una maglia azzurra semplice, un paio di jeans e le mie vans nere; ok… forse non sono davvero un asso nel campo della moda, lo ammetto. Mi sistemo i capelli e corro giù in cucina dove è già pronta la colazione e la tavola è apparecchiata come se ci fosse un intero banchetto di un esercito. Se ve lo state chiedendo, no: non mi trucco per andare a scuola, che senso avrebbe? Tanto nessuno mi nota ora e non mi noterebbe nemmeno se mi spalmassi in faccia qualche intruglio strano. Sento gli occhi di mia madre e di mio padre puntati su di me. Che cosa ho fatto?!
– C’è qualcosa che non và? -

Spazio autrice: Salve!! Allora... inizio con il dire che questa è la mia prima fan fiction, quindi abbiate pietà. Spero il prologo vi piaccia :)
Emma <3

 

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Capitolo 2
*** From Sidney to Los Angeles ***


Do you remember me?

– C’è qualcosa che non và?
Eh no. Questa volta ero sicura al 120% che non avevo combinato nessun casino (anche se i miei casini non erano davvero molto… casinisti (?), quando ne combinavo qualcuno). Vidi mia madre raggiungermi e guardarmi con un sorriso, cosa che mi fece liberare in un sospiro di sollievo.
– Beh… stamattina non andrai a scuola… - Ok... era ufficiale: ci doveva per forza essere qualcosa di strano sotto. Qui gatta ci covava. Alzai un sopracciglio e guardai mio padre che stava addentando una brioche al cioccolato, cercando di non sbrodolarsi come al suo solito. Allora: non era la vigilia del loro matrimonio, non era il compleanno di nessuno dei due, non era morto nessuno (almeno per quanto ne sapessi io)… quindi che cosa stava succedendo?
– Io e tuo padre abbiamo avuto un’offerta di lavoro all’estero... per la durata di un anno. Tesoro, è un’occasione troppo grande per rinunciare. Ma tu non potrai venire con noi. – Wait, wait, wait. Cosa?! Bene… ora dove mi avrebbero spedita sicuramente da qualche strano parente. Se ve lo state chiedendo, si: tutti i miei parenti sono strani e infatti li detesto quasi tutti… l’unico che è abbastanza sopra al mio limite di sopportazione è…
- Infatti andrai da tuo cugino Ashton, a Los Angeles. Lui sa già tutto ed è contento di passare un po’ di tempo con te! Quindi… prepara le valigie perché partirai tra due ore, tesoro. – Spalancai gli occhi appena sentì il suo nome. Ashton: il mio cugino preferito che, ormai, consideravo come un fratello rompiscatole. Mi ricordavo di quando da piccolini facevamo il bagno insieme, senza nemmeno vergognarci l’uno dell’altro… ora che ci penso però, mi vengono i brividi a fior di pelle. Non ci vedevamo ormai da un anno e lui era l’unico che sapeva dei miei veri sentimenti per Luke, l’unico che sapeva quanto avevo sofferto quando lui mi aveva lasciato per il suo sogno di diventare famoso, lui era l’unico che non sapeva nemmeno di che colore avesse i capelli. Non gli era mai importato a dire la verità, gli bastava vedermi così felice sapendo che avevo un amico che mi faceva stare così bene. Le mie labbra si aprirono in un sorriso che riuscì quasi a toccarmi gli angoli degli occhi, corsi ad abbracciare mamma e poi papà che, per colpa mia, si sbrodolò completamente sporcandosi la camicia bianca di cioccolata. Poco m’importava; sarei andata a Los Angeles, da Ashton, per un anno e per cambiare vita.
– Ci mancherai tesoro! – Vedevo mia madre che aveva le lacrime agli occhi mentre pronunciava quelle parole, e così le sorrisi per tranquillizzarla.
- Già, anche voi! Almeno così papà non si sporcherà più le camicie pulite a causa mia, no? – Dissi, accennando una risata, mentre voltavo lo sguardo verso mio padre. Mi sarebbero mancati, mi sarebbero mancati come ti manca l’aria con cui riesci a respirare, mi sarebbero mancati come a Yoghi manca il suo Bubu, mi sarebbero mancati… beh, ci siamo capiti, no?
***
 
- L’aereo che parte da Sidney per Los Angeles senza scali è in partenza. – La voce metallica risuonava in tutta la sala d’aspetto, e quando la sentì mia madre si alzò di scatto dalla poltrona (papà strava stranamente dormendo tranquillo con la rivista sopra alla faccia… giusto per non dare nell’occhio) e venne verso di me, asciugando con il pollice una lacrima che mi era scesa lungo la guancia. Non aprimmo bocca; ci abbracciammo e basta. Mi allontanai da lei, presi la mia valigia e il biglietto dell’aereo solo andata e salutai i due con un cenno della mano, per poi salire nell’aereo. Posto 3D… posto 3D… ma dove cavolo era?! Dopo un po’ di tempo trovai il mio sedile e mi accomodai, togliendomi la giacchetta di jeans che avevo addosso e infilandomi gli auricolare del mio mp4 scegliendo di impostarlo sulla riproduzione di brani in modo casuale.
– Oddio papà! Guarda! Ci sono i 5 seconds of summer nella televisione! Quanto li amo!! – Mi voltai, la ragazzina che aveva appena parlato era bionda e doveva avere all’incirca 12 o 13 anni, non di più. Voltai lo sguardo verso la televisione dell’aereo (che, tra l’altro, la trovavo una cosa abbastanza inutile). No. No. NO! Non era possibile. Quello non era lui, non doveva essere lui!

Angolo autrice: Salve ragazzi! Allora... come vi sembra il capitolo? Spero sia  migliore del mio "prologo abbastanza schifoso". Grazie alle lettrici sileziose e grazie ancora di più a chi mi lascierà anche un piccolo piccolissimo commento <3
Emma <3

 

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Capitolo 3
*** WTF?! ***


Do you remember me?

Dopo non so quante ore di viaggio, finalmente sentì la voce magnetica segnalare che stavamo atterrando. Per tutta la durata del viaggio un vecchietto (che si era seduto accanto a me) mi aveva oppresso raccontandomi di tutti gli incidenti che erano capitati negli aerei (tanto per rallegrare il viaggio), in più era rumeno… e quindi non capì un emerita caramella di tutto quello che mi disse. Dall’altro lato c’era invece la ragazzina tredicenne che ossessionava il padre su quanto fossero supermegastratosferici (usando il suo aggettivo, se così si potrebbe definire) i 5 seconds of summer e su quanto amasse un certo Calum, nonostante  non lo conoscesse nemmeno.
Fatto sta che finalmente uscì dall’aereo sana, salva e soprattutto con l’udito e la mente ancora funzionanti. Vidi che il vecchietto rumeno si buttò a capofitto verso il terreno, baciando la strada e ringraziando l’uomo lassù che ci aveva fatto arrivare tutti a Los Angeles. Dire che fuori dall’aeroporto c’era confusione era dire poco: c’era gente che correva da qualsiasi parte possibile.
- Bene, Ashton sapeva del mio arrivo e non mi è nemmeno venuto a prendere! Gentile da parte sua… - Sbuffai e mi decisi ad andare alla ricerca di un taxi, dopotutto l’aeroporto ne era pieno e ne avrei trovato uno che riuscisse a darmi uno strappo per forza. Finalmente ne trovai uno libero, quando venni spinta violentemente a terra da un ragazzo che stava correndo verso l’aeroporto.
– Ehi! Ma guardi dove cammini?! – Lui si girò e mi guardò, poi continuò a correre. Ma guarda questo! Martha, mantieni la calma… alla fine hai trovato il taxi, giusto? Giusto. Eppure mi ricordava vagamente qualcuno.
Alzai le spalle per mandare via quel pensiero e guardai il tizio del taxi; gli dissi dove ero diretta e, dopo aver messo la mia valigia nel cofano del mezzo, entrai nell’auto.
Appena posi il mio bel culetto sul sedile di pelle sentì un colpo alla schiena. Mi voltai e lo rividi.
– Tu?! – Mi portai le mani ai capelli. Quello! Quella specie di essere umano era quel figlio di pu… buona donna che mi aveva spinto pochi minuti fa! Lo vidi incrociare le braccia. Mi ricordava qualcuno.
– Mi dispiace dolcezza, ma il taxi è mio. – Appena lo sentì iniziai a ridere, ma cosa stava dicendo?! Il taxi lo avevo preso prima io, non lui! Scossi la testa.
- Nemmeno per novanta dollari ti lascio questo taxi. – Cercai di rispondergli con il suo stesso tono da sonofigosonobellosonofotomodello, ma fallì miseramente. Lo vidi sbarrare gli occhi per un momento, per poi cercare qualcosa dalla tasca della giacca nera di pelle. No, non era qualcosa come il cellulare.
No. Era il portafoglio.
Tirò fuori una banconota da cento dollari e le buttò tra le mani, mentre mi spingeva fuori dal taxi.
– Con il resto prenditi qualcosa di carino. A presto dolcezza! – Ammise ammiccando. Dire che ero sbalordita era poco. Avevo i nervi a fior di pelle.
Sbuffai e cercai di reprimere l’impulso che ebbi di rientrare e prenderlo a schiaffi. Non era nella mia natura fare ciò (?) Almeno una cosa positiva c’era: avevo ancora la mia valigia; si perché il ragazzo mi lasciò gentilmente la mia roba fuori dall’auto.
La prossima volta devo tenere il becco chiuso, come faccio sempre.  


Angolo autrice: Salve lettrici! Intanto voglio ringraziare le due ragazze che hanno recensito il capitolo precedente, voglio ringraziare anche chi ha messo questa storia tra le seguite o preferite *-* Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, secondo voi chi è il misterioso ragazzo?
Emma <3

 

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