Fragole Con Panna

di Lune91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Introduzione


Sorrido osservando le foto che ho sparso sul letto. Per ogni foto un ricordo, per ogni foto un sorriso.

Mi vedo bambina in ogni scatto, sono serena, spensierata e allegra. Sempre, sempre allegra. Anche quando dalle ginocchia sbucciate mi cola piano un liquido scarlatto, io sorrido, sdentata.

La maggior parte di quei momenti vivono solo in modo sfocato nella mia mente, mi sembrano solo parole raccontate da Mamma qualche anno fa, quando quelle foto le sfogliavamo ancora insieme. Eppure ogni foto è un ricordo, ogni foto è la testimonianza di tutto quello che abbiamo vissuto.

Ogni foto mi ricorda che lui c'è stato davvero, che siamo davvero cresciuti come dei fratelli. Per pochi anni, ma lui c'è stato, e non ho nessuna intenzione di dimenticarlo.

 

Proprio per questo motivo ho deciso di regalare a Mattia un album con le nostre foto: è la testimonianza della nostra storia, di qualcosa che spero non finirà mai. In ogni caso, i baci intrappolati in queste foto ci sopravviveranno sempre, qualsiasi cosa accada.

Mattia è il mio ragazzo. Dire che è bello è dir poco: sorride sempre e ha un sorriso che ti stende, letteralmente, soprattutto quando sorride anche con gli occhi, i suoi splendidi occhi verdi.

Io ne sono innamorata follemente dal primo momento in cui l'ho visto. Me lo ricordo bene: era il mio primo giorno al liceo.

A quel tempo ero solo una nanerottola con ancora l'apparecchio e i capelli così gonfi da sembrare la criniera di un leone. Ah, quasi dimenticavo: portavo pure gli occhiali, orrendi e pesanti, che ogni volta mi scivolavano sulla punta del naso ed ero costretta ogni due minuti a tirarli su.

Si, avete capito bene. Ero la classica sfigata che dice di non badare al giudizio della gente, che se la mattina si alza e decide che non ha voglia di impegnarsi nel vestirsi è capace anche di uscire in pigiama.
Beh, questo finchè non ho conosciuto lui. È iniziato come il giorno più bello della mia vita: varcata la porta dell'aula il suo sorriso mi ha immediatamente abbagliata; poi è diventato il più brutto: tutta colpa di un paio di brufoli che mi erano spuntati sul mento quella mattina stessa. Evidentemente lo divertivano.

I giorni seguenti non sono stati molto diversi, ad essere sinceri. Si sono ripetuti per circa 2 anni finchè, poco a poco, non sono diventata quella che sono ora.

All'inizio della terza ho convinto mia madre a farmi mettere le lenti a contatto notando, forse davvero per la prima volta, che i miei occhi grigi non erano poi così tanto deprimenti; dopo alcuni mesi mi sono levata l'apparecchio e ho potuto ricominciare a sorridere; poi ho finalmente iniziato a prendermi un pochino più cura di me stessa.

Ora sono in quinta liceo e quando passo per i corridoi non sono pochi quelli che si girano a guardarmi. Ora sono in quinta e io e Mattia stiamo insieme da un anno esatto.

Ah, quasi dimenticavo di presentarmi, il mio nome è Giada e questa è la mia storia.


 

Capitolo 1

 

Quando si è adolescenti si ha sempre fretta, forse perchè ci riduciamo sempre a fare tutto all'ultimo.

Comunque oggi io e Matti facciamo un anno, fra 5 minuti devo uscire di casa e l'album è ancora vuoto. Tutto questo perchè mi sono soffermata sulle mie foto da bambina e l'ora di tempo che mi era rimasta si è letteralmente volatilizzata.

Come al solito mi fiondo fuori di casa ultimando le preparazioni, come al solito arrivo sotto casa sua dopo aver praticamente volato col motorino. Come al solito lui ancora non c'è.

Esasperata suono al citofono. Una, due, tre volte e finalmente la voce gracchiante mi risponde.

Si?”

“Amore... Sono io, ti sto aspettando!”

Cazzo scusa amore! Stavo giocando a PES con Grillo! Arrivo subito!”

Ok, quale ragazzo non passa la maggior parte del suo tempo a giocare a PES o a FIFA con gli amici? Di certo non il mio. E per quanto riguarda Grillo, il suo vero nome era Andrea Grillosanti e lui e Matti erano migliori amici da quando avevano iniziato a giocare nella stessa squadra. Si, stavo con un patito di calcio.

Comunque Andrea, il nostro Grillo, passava molto più tempo di me col mio ragazzo perchè, col fatto che ci vedevamo ogni giorno a scuola, sosteneva che vederci anche tutti i pomeriggi ci avrebbe soffocato. Alla fine anche io ero d'accordo, almeno riuscivo ad avere un po' di tempo per me ogni tanto. A patto che non rovinasse il nostro primo anniversario.

Fortunatamente mi raggiunge nel portone in un paio di minuti seguito da Grillo. Per un attimo mi soffermo sull'abbigliamento di entrambi: sono vestiti praticamente in modo identico, escludendo i colori. Ma dove sono finita?

Mi sento circondata da pagliacci ma si sa: gli adolescenti vestono quasi tutti allo stesso modo. Un'altra cosa da prendere e mettere da parte, insieme al ritardo per la partita alla play.

Devo dire che infondo non mi costa nemmeno molta fatica, soprattutto perchè Matti mi sta regalando uno dei suoi soliti sorrisi-stendi-Giada.

Mi rendo sempre di più conto che lo amo proprio per il bambinone che è. Mi sono davvero fregata da sola.

“Auguri amore!” Mi schiocca un bacio sulle labbra cingendomi i fianchi. Lo adoro. “Dobbiamo andare a prendere il tuo regalo perchè ieri me ne sono dimenticato...” Aspettate, cos'ho appena detto? Mi correggo, lo odio.

Annuisco visibilmente delusa, lui mi prende per mano iniziando a trascinarmi per la via. “Dai piccola, ti piacerà!”

Sorrido: forse non è così grave, infondo lo stiamo andando a prendere insieme. È comunque una cosa carina no?
Scorgo Grillo che ci segue trascinando i piedi. Non l'ho ancora sentito pronunciare una parola, ma non mi stupisce più di tanto.
No, aspettate un momento: ci sta seguendo?

“Ma viene con noi?” sussurro piano all'orecchio di Mattia.

“Oh si scusa amore, mi sono dimenticata di dirtelo! Ma vedi mi ha chiesto se potevamo vederci e mi dispiaceva dirgli di no...”

Fantastico! Ci mancava il suo amichetto che ci segue a prendere il regalo per il NOSTRO anniversario. Ma non si sente proprio mai di troppo quello?

“Sei arrabbiata?” deve aver notato la mia espressione perchè mi si para davanti impedendomi di continuare a camminare.

“No...” No, figurati! Sono solo talmente incazzata che potrei prenderti la testa e sbattertela contro il muro per una decina di volte.

Punta i suoi occhi verdi nei miei. Ok, vuole proprio farmi morire: maledizione, conosce ogni mia debolezza!

“Ascolta, so che non è come ti saresti immaginata ma... mi farò perdonare, promesso!”

Accenno un piccolo sorriso. Inutile, non riesco proprio a resistergli se mi guarda a quel modo. Lo odio, ve lo giuro. Eppure è la cosa più bella che mi sia mai capitata. Lo amo.

“Grazie!” Sorride il bimbo e mi schiocca un altro bacio sulle labbra. Lo ripeto, sono fregata.

Riprende a trascinarmi mentre inizia una discussione calcistica con Grillo. Ma non sanno parlare d'altro? Sospiro pensando all'album chiuso nella borsa. Spero non dovrò farlo vedere anche all'amichetto, la cosa mi imbarazzerebbe non poco.

 

“Scegli quella che preferisci amore!”

Ve l'ho mai detto che lo amo? Desidero una piccola fedina più o meno da quando ho scoperto cosa fosse un fidanzato. A volte quando ero più piccola rubavo quella di papà che mamma teneva nel cassetto e me la mettevo. Mi faceva sentire più grande e responsabile, per me era qualcosa di solenne: era come se mi sentissi in dovere di proteggere un amore che però ancora non conoscevo.

Non fino a quel momento. Ero felice come lo ero la notte di Natale a 6 anni. Mi sentivo come se tutto stesse diventando più concreto, come se quello non fosse solo il mio sogno. Era la prima cosa solo e davvero nostra.

Lo guardai con gli occhi che luccicavano puntando il dito contro la più semplice di tutte. “Quella!”

Lui mi guarda stranito. Ok, sembrava una fede vera, ma era d'argento! Io la volevo così: semplice come l'amore che provavo per lui.

Alla fine annuisce con un sorriso. Vi giuro che non mi è mai sembrato così bello. Non è vero, lo è sempre, ma oggi è diverso. Mi sembra più mio del solito.

Ci sta pure facendo incidere i nostri nomi e la data di quando ci siamo messi insieme! E Grillo non ci ha neanche seguiti nel negozio, meglio di così non potrebbe andare!

Usciamo e io quasi saltello per la felicità osservando le fedine che entrambi indossiamo già.

“Gri, mi offri una siga?”

Ok, odio quando fuma ma per oggi passa. Sopporterò la puzza di fumo di entrambi se necessario, mi basta continuare a stringere la sua mano.



Entro in salotto quasi in punta di piedi. È seduto sul divano e guarda concentratissimo Studio Sport. Questo ragazzo è di una banalità assurda!
Mi avvicino lentamente sedendomi accanto a lui posando le mie gambe sulle sue e mostrandogli la ciotola ricolma di fragole che mi ero portata dalla cucina.

Lui mi guarda appena: le fragole, il mio corpo, il completo intimo che appena mi copre. Si gira di nuovo, quasi a fatica, verso la tv.

Fingo di ignorarlo, prendo la panna spray e ci ricorpro la prima fragola. Un piccolo morso e questa volta lo vedo girarsi, incrocio il suo sguardo con aria innocente, lui borbotta qualcosa e sbuffando si volta di nuovo cercando di sembrare impassibile.
Metto ancora un po' di panna sull'ultima fragola e lecco lentamente quella che stava rischiando di colare sul divano. Il suo piede che inizia a tamburellare sul pavimento.

Sorrido divertita. “Ti sei mai reso conto di quanto sia perfette le fragole con un po' di panna? Entrambe dolci, ma la panna ne ammorbidisce un po' il sapore, senza nulla togliere al succo che ti riempe la bocca dopo il primo morso.”

Questa volta non si gira, borbotta ancora e vedo che si morde piano il labbro.

Mi avvicino al suo orecchio, sussurrando. “Le adoro. Morbido e succoso, forte e delicato. Sono un connubio perfetto.” assaporo un altro piccolo morso.

“Vuoi farmi impazzire...” poi mi guarda e quel suo sguardo così intenso quasi mi trafigge.

Io sorrido ancora mentre do l'ultimo morso alla fragola, mi sposto verso le sue labbra e sento il suo respiro caldo sul mio viso.

“Ne vuoi una?” sussurro.

“Preferirei qualcosa di meglio...Te” poi, impaziente, mi stringe a sé e mi bacia, facendomi stendere delicatamente sotto il suo corpo.

Giada 1 – Calcio 0.

 


Giada 1 - Calcio 1. Palla al centro.

Avete presente quando vi crolla il mondo addosso? Era una sensazione che non provavo da troppo tempo ormai.

Credevo di essere felice. Lo credevo, ma forse mi stavo solo accontentando.

Ora sono qui, sul balcone, che lo osservo mentre se ne va.

Abbiamo cenato insieme, abbiamo fatto l'amore. Stiamo insieme da un anno, un buon traguardo no? Un giorno importante. Ma forse solo per me. Infondo appena i suoi amici gli han chiesto di fare una partita a calcetto ha accettato senza chiedere il mio parere, quasi fosse una ripicca per avergli fatto interrompere il suo programma preferito.
Eppure pensavo gli fosse piaciuto.

Mi sento stupida eppure lo sto guardando andare via senza dire nulla. Lo saluto piano con la mano e lui sorride, ma per la prima volta il suo sorriso non mi scioglie. Mi sento solo ancora più stupida.

Si è pure dimenticato il mio regalo: lo vedo con la coda dell'occhio appoggiato sul divano. L'abbiamo sfogliato insieme, abbiamo riso guardandoci, ha detto che era bellissimo. Eppure se l'è dimenticato.

Mi sento completamente svuotata, come se mi fossi appena risvegliata da un sogno e non riuscissi ancora a capire quale sia la realtà. Io, lui e la nostra storia? O lui, i suoi amici e ogni tanto io?

Sentivo di non far parte della sua vita, di esserne completamente estranea.

Com'è possibile che io mi sia fatta così facilmente abbindolare da uno come lui? Sono bella, intelligente, sensibile, simpatica... un sacco di gente me lo ripete almeno una volta al giorno eppure, alla fine, con chi mi ritrovo? Con un essere così superficiale, infantile e che ha l'unico pregio di essere bello da impazzire.

Ero una ragazza così semplice e genuina un tempo, ora mi ritrovo ad essere come quelle ochette che non escono con un filo di trucco e starnazzano per il centro agitando una borsetta ovviamente di marca.

Mi sono buttata via per lui, sono cambiata completamente e cosa ho ottenuto? Si, stiamo insieme ma non sarebbe così se io portassi ancora gli occhiali e qualche chiletto in più. In un anno mai un “ti amo”, solo qualche coccola e qualche “ti voglio bene” tiratogli fuori a forza.

Mi sono umiliata per una persona che molto probabilmente non mi noterà mai davvero e che molto probabilmente conosce il mio corpo meglio del mio nome. Mi sono umiliata e me ne sono resa conto solo adesso, quando ormai è troppo tardi per tornare indietro, quando ormai appartengo completamente a lui.

Non so come ci sono finita ma mi ritrovo con solo l'intimo addosso seduta sulle fredde piastrelle del balcone, lui se n'è andato e sono certa che non tornerà indietro a preoccuparsi se in qualche modo mi ha ferita. Sono qui seduta da sola e sento le lacrime scendere incessanti come non facevano da tanto tempo ormai.

Mi sento una bambina mentre assaporo il mascara che mi cade sulle labbra, è amaro e per la prima volta dopo anni non mi preoccupo di risistemarlo. Lascio che quel disgustoso sapore mi bagni la lingua ancora un po', per ricordarmi della maschera che mi ero costretta ad indossare per tanto, troppo tempo.





Ok, breve capitoletto per farti intuire almeno minimamente cosa accadrà. Io l'avevo detto che l'amore di semplice non ha proprio nulla. :(
A quante di voi è capitato quello che è capitato a Giada? A me sfortunatamente si. Non è durata così tanto ma si, è successo... Ve beh, si impara dai propri errori!
Speriamo che per Giada le cose si sistemino!
Detto questo è ufficialmente iniziata la storia di Giada e Mattia. Come andrà a finire? Non lo so nemmeno io :D
Un abbraccio e grazie a tutti!

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Non ho idea di come io abbia fatto ma sono riuscita ad unire il primo capitolo col secondo inconsapevolmente. Quindi beh, il secondo capitolo ovviamente lo trovate nella parte "Capitolo 1" e questo è dunque il terzo, o meglio ormai il secondo. 
Buona lettura!






 

Capitolo 2



Mi ha baciato.

Mi ha baciato, e io non gli ho detto nulla. La paura di rimanere senza di lui è ancora troppo grande. L'amore che provo nei suoi confronti è più grande di quello che provo per me stessa. Ma è amore o solo ossessione? Che sia solo un bisogno morboso di averlo accanto a me?

É seduto pochi banchi davanti a me, chiacchiera spensierato senza neanche rendersi conto che la professoressa è appena entrata in classe tentando chiaramente di fulminarlo con lo sguardo. Lui non la vede neanche, ride e un piccolo ciuffo di capelli gli si muove sulla fronte.

Non nota lei come non nota me che non distolgo lo sguardo da lui mentre vorrei strapparmi il cuore dal petto. Batte troppo forte e fa troppo male per poterlo sopportare.

Vorrei che sentisse il mio sguardo scivolargli sulla schiena, che si voltasse e mi dedicasse un sorriso, uno di quelli solo per me. Ma non sono neanche più tanto sicura siano solo per me.

Noto la fedina, la indossiamo entrambi. Ti amo. Vorrei alzarmi e urlarglielo, ma non l'ho mai fatto e non lo farò di certo ora. Scapperebbe, si sentirebbe in imbarazzo.

Un colpo di tosse volontario della professoressa mi riporta bruscamente alla realtà. Lancio una breve occhiata a Mattia: sorride ancora, ma in silenzio. Sorride ma non per me. Non uno sguardo, non una parola. Chissà se si ricorda di me.

Non mi è mai importato nulla di questi dettagli, ma improvvisamente fanno male da morire.

 

“Che fai, mi eviti oggi?”

Sento le sue mani sui miei fianchi: sono calde, non come il pavimento su cui mi ha lasciato ieri sera.

Mi ritrovo a guardarlo appena negli occhi, accenno un sorriso: non voglio dovergli spiegare, non ora. Tanto non capirebbe.

“No amore, ma che dici... Non sto bene...” Vorrei tanto che per una volta non mi credessi, così da illudermi che forse, almeno un pochino, sai leggermi. Ma non è così, già lo so.

“Ah... vuoi che stia con te oggi?” Vorrei gettargli le braccia al collo, piangere e urlargli Si, si ti prego amore, resta con me almeno una volta! Ma dal tono della sua voce si capisce chiaramente quale spera che sia la risposta.

“No dai, non preoccuparti... non è nulla di grave...”

Sospira. Già, sospira alla notizia di non essere costretto a dover passare tutto il pomeriggio con me.

“Ok, meno male amore! Sai Grillo e gli altri mi avevano chiesto se uscivo con loro e non avrei voluto dover dire di no!”

Non ti preoccupare, non dovrai farlo. Anche perchè a quanto pare è solo un dovere per te. Ma perchè diavolo stiamo insieme io e te? Solo perchè siamo una delle coppie più conosciute in questa maledetta scuola?

Lo saluto con un cenno decisa a volatilizzarmi il prima possibile, ma lui mi stringe più forte e mi bacia. Io non lo volevo questo bacio. Vorrei non doverti vedere mai più.

 

Lancio lo zaino sul letto sbuffando, poi mi ci getto accanto. Lo odio. Questa frase vaga per la mia testa sempre più spesso ormai. Mi sento stremata praticamente solo per i troppi pensieri cui non riesco a mettere fine.

Come se non bastasse mia madre entra in camera sbraitando che devo riordinare la camera. È incredibile: sta sbraitando come un'ossessa eppure sfoggia un enorme sorriso.

La guardo perplessa. “Che succede?”

Lei fa spallucce. “Niente tesoro, solo guarda che casino!” Ok, mi nasconde qualcosa. È vero che la mia camera sembra un campo di battaglia, ma mi nasconde decisamente qualcosa.

Kiara entra in camera subito dietro mia madre, salta sul letto iniziando a leccarmi la faccia. Questo la farà incazzare ancora di più. Invece no, incredibilmente esce sospirando, lasciandomi stesa sul letto a coccolare, allibita, il mio piccolo grande amore.

Kiara è un pastore belga di quasi due anni che ho portato a casa di nascosto grazie all'aiuto di mio zio. I primi giorni mia madre sembrava odiarla, ma poi si è subito innamorata di quel musetto nero, come tutti d'altronde. Lei è la sorellina che non ho mai avuto, l'unica che mi comprende e che non potrebbe mai e poi mai deludermi.

Per quanto mia mamma tenga alla cucciola, è praticamente impossibile che tolleri il suo salire su letti e divani. Per questo sono sempre più convinta che mi nasconda qualcosa, anche se il suo persistente sorriso mi fa almeno sperare sia qualcosa di molto positivo.

Comunque, qualsiasi cosa sia c'è solo un modo per scoprirlo quando si tratta di mia madre: ignorarla. Sono certa che entro breve cederà: non riesce mai a resistere. Ora che ci penso, tutta questa curiosità mi sta aiutando a non pensare a Matti.

 

È quasi ora di cena e mia madre ancora non ha ceduto, se a breve non scopro qualcosa penso che impazzirò. Per fortuna mia madre apre piano la porta della mia camera e io mi volto a fissarla palesemente impaziente.

“Per favore Giada, levati la tuta e cambiati che abbiamo ospiti a cena.”

Sono consapevole di avere un'espressione da pesce lesso, dovuta all'eccessivo stupore. Ospiti? Che genere di ospiti? Importanti? Il sindaco? Brad Pitt? Pur notando la mia insoddisfatta curiosità, mia madre mi lascia con un solo piccolo sorriso divertito. Me lo sta facendo apposta, è ovvio. Per ripicca mi levo la tuta indossandone però una praticamente uguale. È infantile probabilmente, ma al momento non mi interessa.

Mi siedo davanti al pc e in pochi minuti il campanello inizia a suonare. Come se stessi aspettando quel momento da una vita mi avvicino piano al corridoio, quasi timorosa come se mi aspettassi di trovarmi davvero Brad Pitt sull'uscio di casa.

Noto Kiara che tende le orecchie mentre sta seduta in mezzo al corridoio, all'erta. Come lei, cerco di ascoltare le voci, sperando di riconoscerne qualcuna, magari con un bell'accento americano. Ma nulla. Una donna, un uomo. Un ragazzo credo e una bambina.

 

“Allora, siete tornati definitivamente?”

Sarà già un quarto d'ora che siamo seduti a tavola e io ancora non mi sono mossa di un millimetro. Fisso intensamente la zuppa di pesce che ondeggia piano davanti ai miei occhi e quasi vorrei affogarci dentro.

Sette anni. Quanto può cambiare una persona in sette anni? Credo immensamente e soprattutto irrimediabilmente. Giuro che vorrei piangere e nascondermi per l'imbarazzo, cosa si dice a qualcuno che sparisce per ben sette anni e poi rispunta nel salotto di casa tua comportandosi come se non se ne fosse mai andato?

Odio mia madre perchè lo ha fatto sedere proprio difronte a me. Non ho assolutamente intenzione di alzare lo sguardo per incrociare il suo. Maledizione, perchè cavolo lui è così felice?

“Credo proprio di si, Mariangela. Paolo fra qualche mese dovrà andare all'università e così volevamo evitargli di fare avanti e indietro ogni mattina o di doversi assolutamente cercare un'altra casa.”

Come scusa? Sei tornato per restare e non mi hai neanche avvertita? Ma non eravamo come fratelli noi? Mi avevi promesso che sarei stata la prima a saperlo se fossi tornato. Avevo il diritto di saperlo. Io odio le sorprese, soprattutto questa.

“Scusate, non ho fame.” Esclamo scattando in piedi e cercando di sembrare il più cortese possibile, poi mi fiondo in camera mia seguita dallo sguardo severo di mia madre.

Sono seduta sul letto mentre strongo Kiara e affondo il viso nel suo morbido pelo. Sta arrivando, riesco a sentire i suoi passi. Leggeri ma così grandi, non il trotterellare del bimbo che conoscevo. È proprio cresciuto.

Sollevo lo sguardo e me lo ritrovo davanti. Lo odio. Lo odio perchè sta lì a fissarmi senza dire nulla. Lo odio anche ora che mi sono gettata fra le sue braccia. Lo odio perchè mi sta abbracciando e non ero più abituata al suo profumo dolciastro.

“Ti odio”

“Non sei cambiata per niente...”

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Scusate il ritardo ma sono un po' presa da studio ed esami. Cercherò di fare in modo che non ricapiti. :(
Nel frattempo, ecco a voi il terzo capitolo!

 

Capitolo 3

 

“Ma come ti sei conciata oggi?” starnazza Jessica parandomisi davanti con aria sconvolta. Questa stupida ochetta aveva iniziato a considerarmi degna delle sue petulanti attenzioni, cosa che io per altro non avevo nemmeno chiesto, non appena si era resa conto che ero diventata degna delle attenzioni di gran parte dei ragazzi.

Oggi deve aver rischiato un infarto non appena mi ha vista entrare in classe. Peccato lo abbia solo rischiato. Comunque di certo questa mattina non attirerei lo sguardo di nessuno, probabilmente anch'io lo distoglierei vedendomi passare per i corridoi.

Quanta superficialità poi, solo perchè mi sono infilata una tuta talmente larga e anonima da sembrare in pigiama. Va beh non mi sono nemmeno praticamente truccata e mi sono raccolta i capelli con una normalissima pinza, non mettendoci nemmeno troppa cura nel raccogliere tutti i ciuffi ribelli. Sembra io sia appena uscita da due ore di palestra.

Sorrido soddisfatta guardando quel volto da pesce lesso coperto da chili di trucco.

“Scusa Je, non avevo molta voglia di vestirmi oggi, così mi sono semplicemente infilata qualcosa a caso...”

Se possibile, vedo la mascella calarle ancora di più. Era proprio questa la reazione che volevo e che mi aspettavo. Ora non resta che attendere lui. Sono nervosa, da un lato non vedo l'ora mi veda dall'altro sono terrorizzata immaginandomi la sua reazione.

Raggiungo il corridoio sotto lo sguardo perplesso di gran parte della classe. Come biasimarli. Ok, prima mi vede meglio è, cerchiamo di stare calmi.
Ma non ho neanche il tempo di prepararmi che lo scorgo sulle scale.

Staicalmastaicalmastaicalma. Il mio cuore deve avere certamente l'intenzione di soffocarmi, perchè mi si è spostato in gola e col suo battito incessante mi impedisce di respirare. Deglutisco cercando di farlo tornare al suo posto ma, maledizione, non ne vuole proprio sapere.

“Giada?”

Cavoli, non mi ero mai accorta quanto fosse interessante questo muro.

“Giada...” Sento il suo soffio caldo sul collo e improvvisamene non mi sento più tanto forte come quando, questa mattina, mi sono infilata con rabbia i pantaloni della tuta. Mi giro con un sorriso che spero sembri il più naturale possibile.

“Amore! Ciao!” Patetica. Sono davvero PATETICA! Incrocio il suo sguardo e vorrei sprofondare, strapparmi la tuta urlando -Era uno scherzo, vedete?! Sotto sono sempre vestita uguale!- e indossando per l'ennesima volta la mia AMATA maschera. No! Non devo cedere! Sono sempre io, in qualsiasi modo io sia vestita.

Mattia non ha ancora smesso di fissarmi, il suo sguardo è così intenso che mi sento trafitta.

Deglutisco. “Ma cosa-” Mi blocco perchè mi rendo conto di non essere più in grado di emettere alcun suono. Maledetto cuore, stai rovinando tutto!

“Vuoi farmi vergognare?”

Niiiinoooooniiiiiinoooooniiiiinooooo... EMERGENZA! Arresto cardiaco al terzo piano del liceo scientifico di Genova! Dov'è finito l'elettro-stimolatore? Il cuore della ragazza le si è bloccato in gola!

“Co-cosa?” Mi esce una specie di stridio orrendo. Sembro davvero un'idiota.

I suoi occhi sono ancora puntati dentro i miei. Indecifrabili. Ma come fai ad avere questo potere su di me? È come se fossi la tua bambolina, una bambola che non può sgarrare. MAI.

“Vuoi-farmi-vergognare?” Scandisce le parole lentamente, soffermandosi sull'ultima che io mi immagino in grassetto, evidenziata, e sottolineata almeno una decina di volte nell'OpenOffice che le incide nei miei ricordi. Formato. Carattere. Dimensioni. 96. E mi sento schiacciata dal peso di quell'enorme parola.

“Perch-”

“Ci stai riuscendo benissimo, complimenti.”

Rimango immobile con la schiena contro il muro mentre lo guardo entrare in aula. Tutto qui? Mi aspettavo di peggio.

No, ma cosa sto dicendo? Io lo faccio vergognare? Io... Non lui che mi lascia sola a piangere sul balcone.

Giada – Mattia 0-1.

Ok Giada, fatti forza. Stringo i pungi ed entro in aula cercando di mantenere un passo deciso. Dio, vorrei morire. Non cedere.

 

Non mi ha degnato di uno sguardo tutta la mattinata. Nemmeno uno piccolissimo. Mi ha accuratamente evitata tutto il tempo. Mi guardo nello specchietto che mi ha prestato Jessica, ancora sconvolta, e vedo soltanto e ancora me stessa. Sarò meno ordinata e truccata ma sono sempre io. Le stesse labbra, la stessa spruzzata di lentiggini, gli stessi occhi grigi... forse solo un po' più spenti del solito. Ma sono sempre io! Non mi vedo così meno bella o meno attraente. Davvero non capisco. Quando lo facciamo non credo di essere tanto più perfetta e in ordine di ora. Forse in quei momenti non gli piaccio...

Infilo l'ultimo libro nella cartella con tanta grazia che quasi non faccio volare il banco per terra. Sono l'ultima rimasta ancora in classe: Mattia è praticamente fuggito un istante dopo il suono della campanella. Meglio così, se vedessi qualcuno ora penso che gli lancerei qualcosa contro. Qualcuno qualsiasi.

Mi fiondo giù dalle scale facendo i gradini a due a due. Per poco non mi ammazzo, peccato.

“Giada! Ehi!”

Mi guardo attorno sconvolta cercando di comprendere da dove arrivi la voce. Un casco che parla? Ok, la reazione di Mattia deve avermi proprio sconvolto: è ovvio che non è il casco, ma il corpo senza testa che lo regge. Ma cosa mi sono fumata oggi? Senza neanche accorgermene poi.

“Giada! Sono qui!”

Si, ti ho visto casco parlante. Cosa vuoi da me?

Fortunatamente mi accorgo abbastanza velocemente di avere un'aria davvero stupida. Mi avvicino al casco parlante un po' titubante.

“Ehm...” cerco di scorgere una figura umana dietro la visiera oscurata.

“Sono io, Paolo.” dice lui, ridendo, mentre solleva la visiera mostrandomi i suoi profondi occhi neri.

Ok, a te non lancio addosso nulla, per questa volta. Anche se te lo meriteresti.

“Che ci fai qui?”

“Mia madre mi ha detto di venirti a prendere: vieni a mangiare da noi.”

“Ma...ma mia mamma...” boccheggio perplessa.

“Tranquilla, lo sa già... Ha detto che così potremmo raccontarci un po' di cose di tutti questi anni.”

“Ok...” Il passato si sta letteralmente catapultando nel mio presente. Mi spaventa, ma mi sei mancato. No sai quante volte mi sono immaginata questi pomeriggi.

“Lascia la moto qui e vieni con me, ok? Puoi?”

Annuisco con un piccolo sorriso infilandomi il casco e riponendo nello zaino le chiavi del motorino. In punta di piedi mi siedo dietro di lui. Una CBR. Io ti amo.

“Ci sei?” Mi chiede, sgasando. Io annuisco cercandolo nello specchietto.

Mi volto appena e lo noto, con la coda dell'occhio, seduto sul motorino. È con i suoi amici ma mi sta guardando. Si! Mi ha vista!
Giada – Mattia 1-1. Palla al centro.

 

Giada – Mattia 1-2. Non mi ha ancora scritto. Eppure mi ha visto, ne sono certa! Che non gli importi? Forse oggi voleva intendere che fra noi è finita. Ma no dai, non è così stupido. Credo... Ma non è neanche un po' geloso? Cavoli, nemmeno un messaggio...

“Giada? Sei ancora con noi?”

Distolgo lo sguardo dal display del cellulare iniziando a guardarmi intorno un po' spesata. Ma dove sono? Fisso il ragazzo accanto a me per qualche istante. Paolo?

“Ehi, è tutto ok?”

Resto qualche secondo in silenzio cercando di connettere il cervello. Noto la tazza di tè appoggiata sul tavolino davanti a me. Oh cavoli.

“Si si, scusami, stavo solo controllando se qualcuno mi avesse cercato...” incrocio lo sguardo della donna che continua a fissarmi intensamente con aria preoccupata, “Mi scusi, stava dicendo?”

“Bambina, ti conosco da prima che nascessi... Per favore, dammi del tu.. Te l'avrò chiesto almeno una decina di volte in un paio d'ore...” Questa donna ha un sorriso dolcissimo. E io mi sento tremendamente in colpa per non aver considerato nessuno dei due per un maledettissimo messaggio. Vorrei tornare bambina.

“Ok... Beatrice...” accenno un piccolo sorriso. Vorrei sprofondare, sono nell'imbarazzo più completo. Niente ginocchia sbucciate o mani sporche di cioccolata, ma il trucco sbavato e un reggiseno che fa della mia terza un'accennata quarta. Sette anni. “Scusami, stavi dicendo?”

“Ah si, ti stavo facendo qualche domanda da solita pettegola, sai quelle che ti fanno le vecchiette che incontri alla fermata dell'autobus.” Sorride ancora. Ha una piccola fossetta su una guancia. Mi giro verso Paolo, mi sorride, forse un po' in imbarazzo conoscendo le domande. Ehi, ne ha una uguale anche lui. Che carina. Non me la ricordavo. Come posso essermene dimenticata? “Dicevo, la scuola? Sei in quinta quest'anno, giusto? Sai già cosa farai dopo la maturità? E sport? Mi ricordo che facevi danza da piccola, hai smesso?” Tutte queste domane mi stanno stordendo. Credo di essermene persa qualcuna. “Sei fidanzata?” Come scusa?

“Non lo so...” Ed eccola qui, la stronzata.

-Come non fare figure di merda. Regola numero 1: non imitare Giada Corradini.-

“Eh... mamma scusa ma Giada mi aveva promesso che avremmo fatto un giro nei posti in cui ci portavate da piccoli! Dobbiamo proprio scappare!”

Mio salvatore. Mi meriterei di morire, non di essere salvata. Grazie.

 

“Tasto dolente, eh?”

“Cosa?”

Lui sorride. Cosa ci sarà da sorridere poi. Sembra divertito. O forse no. Odio la compassione. L'ho vista fin troppe volte negli occhi di chi mi sapeva osservare.

“Mia madre... quando ti ha chiesto se eri fidanzata... non hai reagito molto bene direi...”

Dovevo fare i salti di gioia urlando che no, non ero fidanzata? Evidentemente si, sarebbe sicuramente stato meglio.

“Ah... No no, sono fidanzata...” Credo.

“Avevo notato la fedina...”

Non sono ancora riuscita a levarla. Prima ci ho provato ma appena l'ho stretta fra pollice e indice per sfilarla non sono stata in grado di farlo.

“Ho capito, ho capito...”

Mi volto a guardarlo un po' stranita e rimango colpita dal sorriso sincero che mi sta regalando. Senza pensarci due volte gli getto le braccia attorno al collo sprofondando il volto nella sua spalla. Respiro il suo odore, forte e un po' dolciastro.

“Mi sei mancato.” Una frazione di secondo dopo mi pento di averlo detto. È un ragazzo e i ragazzi non amano certe cose.

Incredibilmente sento la sua mano morbida e calda accarezzarmi piano i capelli. Dalla testa alle doppie punte. Una volta, due...

“Anche tu...”

Sinceramente confusa e stupita mi allontano di qualche centimetro per cercare, interrogativa, il suo sguardo.

“Che c'è?”

“Non ho mai conosciuto un ragazzo come te...” Rimango qualche secondo sovrappensiero mentre lui continua a sorridere divertito dalla mia reazione. “Non è che sei gay?”

“No no!” si affretta a specificare lui, ridendo.

“Sei strano...”

“Si vede che nessuno dei ragazzi che hai conosciuto ha mai avuto un'amica come te.”

Se potessi mi accoccolerei sulle sua gambe facendogli le fusa. Io lo ADORO.

“Stupido!” Mormoro tirandogli un piccolo buffetto sulla guancia, “Sei solo un ruffiano!” Sorridiamo ancora senza distogliere lo sguardo l'uno da quello dell'altra, incapaci di allontanarci di nuovo anche se solo per qualche secondo.

“Ma io ti voglio bene così...”

“Grazie.”

 

 

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