|Chi è quell'uomo che può tenere in pugno il suo destino? |73°HG|

di crowning the skulls
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** |Non è colpa delle stelle, ma di noi subalterni| ***
Capitolo 2: *** |There’s no place to go, you know I won’t give in No, I won’t give in| ***
Capitolo 3: *** |Easy to find what's wrong, harder to find what's right.| ***
Capitolo 4: *** |Let it go| ***
Capitolo 5: *** |This will end| ***
Capitolo 6: *** |I can do it| ***
Capitolo 7: *** |Won't let me know?| ***
Capitolo 8: *** |Let The Sky Fall| ***
Capitolo 9: *** |Day One| ***



Capitolo 1
*** |Non è colpa delle stelle, ma di noi subalterni| ***


Gli uomini, in certi momenti, sono padroni del loro destino.

La colpa non è delle nostre stelle, ma di noi stessi, che siamo dei

subalterni.

 

-“Giulio Cesare”,William Shakespeare

 

 

 

Sbam. Freddo. Mi giro sotto le coperte, coprendomi. Che bel risveglio, e che sarcasmo.

Che ore sono? La sveglia indica le 7:00.

Papà deve essere andato al lavoro. Improbabile. Che giorno è oggi, lo sai, Juliette?

Oggi non c'è scuola e non si lavora. Sai benissimo perché.

La porta si è chiusa dopo aver lasciato entrare un nuovo ospite. Saluta e congela la mia pelle da sotto il pigiama, vittima dell'usura.

Salve, vento. Sei venuto a darmi l'addio pre-Mietitura?

È gradita la tua visita, lo sai, vero?

Sto parlando al vento o sto solo pensando? Forse ho semplicemente paura. Ho sedici anni, sono un possibile tributo. Nessuno pensa davvero che, se io venissi estratta, possa avere qualche possibilità di tornare a casa. Non sono in gamba rispetto agli altri, o almeno ai Favoriti. Insomma, sono un'imbranata totale! Non ho mai maneggiato un'arma che non fosse un' ascia, ma non essendo la figlia di un taglialegna non so usarla davvero. Non so combattere. Non so accendere un fuoco. Cosa ho in più? Be', sono intelligente. Furba. Ragiono discretamente nella matematica, pur non amandola, ma la mia vita sono la scrittura e il disegno. Le mie matite non sono che mozziconi di legno trovati attorno al mercato nero, ma a me va bene così. So creare oggetti. Potrei sopravvivere, se me ne sto per i fatti miei, almeno fino al gran finale. Forse, ma non ne sono sicura, potrei vivere...

Sempre se verrò estratta, cosa che non spero affatto. Meglio che io mi distragga: i ricordi dei Giochi degli scorsi anni mi uccidono lentamente, pensando a tante persone come me che esalarono l'ultimo respiro. Cosa avranno provato? Paura, immagino di si. Dolore? Ovviamente. Avevano delle famiglie.  Avranno pianto per loro. Proprio come farebbe la mia. Su questo siamo uguali.
Sono la figlia maggiore degli Elaìn. Ho una famiglia normale, qui, nel Distretto 7. Non stiamo male economicamente perché mio padre è riuscito a guadagnarsi una posizione decente, per questo aiuta spesso chi non ce la fa senza però impicciarsi troppo. È un grand'uomo, si chiama Stem, ma non credo sappia quanto tengo a lui. Mi chiudo spesso in un mondo tutto mio, di matite, chiaroscuri, tecniche e ritratti mai finiti. Oppure leggo, sia a piacere che per la scuola. I libri si trovano con facilità, tanto non li compra nessuno, considerato che vengono prodotti qui. Che obiettivi ho nella mia vita? Devo finire la scuola, che frequento con i massimi voti. Poi cosa farò? Forse qualcosa come ingegnere o architetto. Non dovrebbe essere male e servono progetti per il disboscamento corretto delle zone. L'importante è non morire di fame, in effetti.

Siamo in quattro, me compresa. Mia madre si chiama Margot. È un nome piuttosto comune qui. È una donna molto forte e molto bella, ma troppo precisa e pignola.

Mio fratello è più piccolo di me ed ha sei anni. Si chiama Twig: cerca sempre di giocare con i ragazzi più grandi, che sorpresi lo accolgono. Credo che sia un po' irritante, certe volte, ma gli voglio molto bene. È irritante soprattutto quando cerchi di dormire prima della Mietitura e lui ha gli incubi. 
Ne soffre molto, a dire il vero. 

«Twig... Ho soooonno.» Biascico, assonnata. Possibile che nemmeno prima della Mietitura si possa dormire in pace?

«Scusami Julie!» Mormora, quasi ingrandendo i suoi occhi fino a sembrare grottesco. Ha sempre avuto degli occhi enormi, come me, del resto.

Ribatto, con voce impastata. «Non chiamarmi così...»

«Non riesco a dormire.» Mi risponde.

«Pensa a... Alla ninnananna che ti cantava mamma, o ai tuoi giochi, o...»

«Ci ho già provato! Ma non ci riesco!»

Sbuffo. «Ho capito che intendi. Vieni, e non darmi fastidio, okay?» Dico, facendogli posto nel letto.

«Si!!» Gioisce, sorridendomi: un cerbiatto che pensa di non crescere mai e che si illude nel suo piccolo mondo dove il più grande dramma è una caramella scomparsa. Riuscirà a crescere, ma so che lo farà troppo in fretta, e mi sento triste al pensiero.

 

******
 

Le dodici arrivano troppo in fretta. La piazza, da come si poteva vedere dalla finestra, è gremita di gente. Non dobbiamo fare tardi, perché i Pacificatori non sono buoni con i ritardatari. Mi guardo allo specchio, di nuovo.

Indosso un vestito a maniche corte nero, semplice, con delle calze nere e degli anfibi. Come mi vesto sempre. Eppure questo non è un giorno come sempre.

Non nego di avere paura. Ma cosa mi accadrà? Verrò estratta? Oppure sopravviverò alla Mietitura? Non voglio perdere la mia famiglia... Né me stessa. Non sarò un loro burattino, né ora né mai. Ne hanno avuti abbastanza, non necessitano di me.
Sento una porta aprirsi e vedo entrare una piccola figura, seguita da due ombre.

Twig è vestito con una camicia bianca con sopra un maglioncino leggermente stinto, come papà. Mia mamma ha un lungo abito verde, è bellissima.

Le faccio i complimenti con uno sguardo triste, pensando che potrebbero essere gli ultimi. Lei mi sorride. Non sorride mai. Capisco che ha paura anche lei.

Usciamo, andando nella piazza. Cerco i volti dei miei cari tra la folla, ma non riesco a trovarli. I miei genitori aspettano dietro con Twig e io raggiungo le mie coetanee. A dire il vero, non ho molte amiche. Ho solo un migliore amico, Andrew. Ha diciotto anni, lo vedo poco davanti a me. Vorrei chiamarlo. Dirgli che per lui è l'ultimo anno, che non deve avere paura. Inizia il solito filmato di Capitol, con una grande gioia da parte di Venera, la nostra accompagnatrice, vestita completamente a pois verdi. Trucco e capelli compresi. Inquietante, brutto e provoca mal di testa.

Quando il filmato finisce vengo percorsa da un brivido. Tocca prima alle signore, quindi adesso diranno il nome. Ci sono solo sette bigliettini con il mio nome. 

Quando sento il mio nome sulle labbra a pois di Venera,Juliette Elaìn, immagino che dovrei provare paura, terrore, invece sento una sensazione di vuoto. Me lo aspettavo.
Forse sono stata pessimista, ma per una volta avevo dannatamente ragione. 
Mi impongo di stare calma.
"Concentrati su altro. Forza. Niente panico".
Ci sono dei rumori. Mi sento immobile. Riesco a muovere la mano? Si. Riesco a muovermi. Sto ancora respirando, il che significa che non sono ancora nell'Arena, quindi non mi sono ancora consegnata alla Mietitura. Potrei provare a scappare. Mi prenderebbero, sarei morta.
"No, Julie, non pensare. Muoviti, va' sul palco".
Sento un leggero ronzio, forse è la gente che parla. Parlano di me.
Decido di non sembrare impaurita, devo sembrare forte davanti alla Capitale. Dopo un bel respiro, a pugni chiusi raggiungo il palco. Sento il corpo gelido. "Non sei ancora morta, Julie" mi dico. Eppure sono gelida come se lo fossi. Sento una voce. Si alza dalle altre. Sembra la voce di un bambino. Perché urla?
Questa voce prende forma nei miei ricordi, e si collega a un bambino dagli occhi grigi.
 Twig!

«Sorellona! Julie!» Grida, correndo verso il palco. Scendo, prendendolo in braccio, mentre i Pacificatori me lo strappano via. Dico di no, volendolo portare sul palco con me, ma insistono e lui scende, tornando dai miei.

«Dopo potrete salutarvi.» Sibila il più grosso, mentre il più giovane mi guarda con dolcezza. Deve capire cosa provo, forse ha anche lui un fratellino o una sorellina.

Ritorno sul palco, non bastava esserci salita una volta. Uffa.

Johanna, la mia mentore, mi fa un cenno divertito. Partiamo bene.

Blight invece, l'altro mentore, sulla trentina, mi sorride dolcemente. Sento che a lui questa scenetta è piaciuta, e ne sono contenta.

Adesso tocca agli uomini. Il nome che sento pronunciare è familiare. Andrew Focal. No, non lui. Il mio migliore amico. Abbiamo condiviso tutto... Gli mancava solo un anno. Non ho potuto dirgli addio, prima, e ora siamo condannati a morte. Lui vive, io muoio. Il patto nella mia testa è chiaro sin dall'inizio.
Non voglio crederci... Non lui, non lui.
Sarà un altro Andrew Focal, stranamente identico al mio amico. Andrew sarà a casa. Starà aiutando la madre a cucinare per il pranzo post-mietitura. È sempre una grande festa, se non sei estratto.
Anche Twig lo conosceva. In effetti, forse era un po' come il suo fratello maggiore: Twig ha giocato con lui a calcio, qualche volta. A lui piace giocare con i ragazzi più grandi, tra cui alcuni diciottenni come Andrew. Vuole crescere. Non sa che si perde.
Sono pallidissima. Sto per cadere in ginocchio ma resisto. Andrew ha le lacrime agli occhi quando mi guarda. Lo abbraccio istintivamente. Non lui, perché proprio lui? Dio, non lui!
Ci separano. Venera è triste. Strano. Non lo è mai, a nessuna mietitura.

Ci stringiamo le mani, prima di entrare nel municipio pieno d'edera.

 

******
 

«Julie!» Grida Twig, entrando nella stanza e abbracciandomi. Mia mamma ha gli occhi rossi, mio padre è pallido. No, non ritornerò a casa secondo loro? Davvero?

«Ce la posso fare, davvero» dico, fredda. In realtà non mi sento più nemmeno qui, ma altrove. Penso ai boschi dove sono cresciuta, a casa mia: li dovrò abbandonare, davvero? Non è solo un sogno?

Anche mamma e papà mi abbracciano: cerco di godermi questi abbracci il più possibile: sono gli ultimi che avrò da loro. Scoppiano in lacrime.

Mi dicono tante cose che non sento davvero, come trovare per prima dell'acqua e altro per sopravvivere. So che ascoltandoli li renderei felici, ma non ci riesco.

Spero capiscano, davvero. Non voglio ferirli, non ora.
Parlano di Andrew. Lo conoscono da quando ero bambina. Per loro, credo, sarà come perdere un figliastro. Perdere due figli, sapendo che uno ucciderà l'altro, è orribile.

Quando se ne vanno mi riabbracciano e sento realmente ciò che dicono:

«Ti vogliamo bene».

******

 

Delle vocine dolci mi chiamano da dietro la porta. Sono Emily e Sophie, le mie due cuginette, di sei e tre anni. Sono entrambe bionde, con gli occhi azzurri: la sorella più piccola copia la più grande in un modo adorabile, infatti lei mi abbraccia subito dopo la sorella. Rischio di piangere. "Non piangere."

Sorrido loro con tenerezza, coccolandole. Sono le mie piccole, come se fossero sorelline. I miei zii Nancy e Marcas entrano dopo di loro. Lei è in lacrime e mi abbraccia, lui prende le bambine con sé, prima di abbracciarmi anche lui.

«Avevi solo una tessera, una sola tessera!» Dice lei. «Come è potuto accadere?»

«Doveva succedere.» ribatto, stanca. Non si è ricordata che non c'è solo la tessera, ma anche il bigliettino annuale. C'erano sette possibilità.

Marcas ha l'aria molto triste ma sfuggente, come se volesse fare qualcosa. Sa bene che non può, no?
 

Oramai sono parte dei 73esimi Giochi.
 

La famiglia si guarda per un attimo, prima che Emily prenda qualcosa dalla tasca, meravigliando tutti.«Tieni Julie!» Mi sorride, dolcemente.

Mi dà un ciondolo a forma di foglia, di un metallo stinto color bronzo.

«Regalo per te... Ti piace?»

Un portafortuna. «È meraviglioso» dico, meravigliata. La abbraccio, ringraziandola.

Dopo gli ultimi saluti escono. Li rivedrò mai?

 

******

 

«Su, su! In carrozza, tributi!» Venera ci spinge delicatamente dentro la carrozza. Ma quanti giornalisti ci sono? Non avevo idea di quanto fossimo importanti. Johanna e Blight li fanno allontanare leggermente, ma non basta. Io ed Andrew saremo su tutti i giornali, ovviamente.

Anche lui ha un portafortuna, un bracciale d'oro con un quadrifoglio.
Perchè lui, Dio? Perchè non un ragazzo che non conosco, oppure un conoscente... Ma non il mio migliore, unico, inseparabile amico. Morirei anche se vincessi. Non vivrei senza di lui.

È colpa del destino? No, Juliette, pensaci: è colpa di noi uomini, subalterni. Senza i Giorni Bui questo... Non sarebbe mai successo.

 

 

la tana di kyrean

Salve, ragazzi! Allora, so che questa storia vi può sembrare una già vista e rivista, ma vi assicuro che sarà diversa dalle altre ^^ Nei titoli dei capitoli ci saranno moltissimi riferimenti a Shakespeare, il mio amore. Gli attori nella foto sono:per Juliette Michelle Trachentberg (credo si scriva così); per Andrew ho scelto Andrew Garfield; per Venera ho pensato a Amy Adams; per Blight invece ho trovato Michael Fassbender. E
 poi, non credo di dover aggiungere altro. 
 

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Capitolo 2
*** |There’s no place to go, you know I won’t give in No, I won’t give in| ***


You’re not alone, together we stand
I’ll be by your side, you know I’ll take your hand
When it gets cold and it feels like the end
There’s no place to go, you know I won’t give in
No, I won’t give in
Avril Lavigne
"Keep Holding On"

 

 

 

 

Il treno è molto ampio, fatto di pannelli di tek e di mogano, con grandissime finestre lucide che fanno intravedere un cielo azzurro con delle piccole nuvole bianche, come panna montata. Sono molto belle da vedere, riescono a rasserenarmi per un attimo, come se cercassi la bellezza nell'inferno, negli occhi di un demone, nel fuoco che luccica. Futile speranza.

Venera è al settimo - forse anche di più - cielo. Come fa? O è una brava attrice, o è matta, davvero. Stiamo - forse - per morire, e lei esulta per i suoi piccoli tributi - parole sue -? Cioè... Non ha senso!

Come fanno, a Capitol? Davvero sono tutti così? E saremmo noi i barbari?

La voce di Blight, calma e rassicurante, mi riporta alla realtà.

«Ehy, Juliette?»

«Si... Scusa, Blight. Stavo solo pensando.»

«Mi sa che è meglio se ripeti, Bli'» consiglia, credo saggiamente, Johanna.

«Dicevo, credo che prima di entrare nel vero e proprio allenamento pre-Arena, dovremmo pensare a cosa sapete fare. Anche se non riguarda le armi o altro. Tipo... Sapete suonare uno strumento?»

Alzo la mano. «Al mercato nero ho trovato una chitarra. So suonarla abbastanza bene, ma il mio sogno è d'imparare la batteria e il violino. Ovviamente è impossibile nei distretti» mi interrompo all'occhiata sarcastica di Johanna.

«Come se suonare la chitarra vi possa far uscire vivi...»

«Invece è perfetto,Jo'!» Esulta Blight «Possiamo far leva su questo, alle interviste. La ragazza timida, dolce, che suona la chitarra e so che sai dipingere, vero?»

«Si, certo, ma...»

«Devi conquistare il pubblico, alle interviste. Questa è una buona strategia.»

«Ti ricordo, caro Mentore, che esistono prima la sfilata e gli allenamenti» lo rimprovera nervosa la Mentore.

«Non è un problema. Ho già parlato con Cinna e Smaragdus, gli stilisti. Devo comunicare loro le strategie che stavo scegliendo, così prepareranno abiti che evidenzieranno le loro caratteristiche. Per gli allenamenti, ci stavo arrivando, se mi lasci cortesemente finire di parlare.»

Credo che Johanna abbia capito che Blight abbia ragione, ma accenna solo uno sbuffo divertito. «Va beeeene. Continui, mi scusi» dice, con una smorfia.

«Tu, Andrew? Cosa sai fare? Balli il tip tap? Crei nanetti da giardino?» Continua la ragazza dai capelli a spuntoni. Ha vinto a 17 anni, due anni fa, quindi ora ne ha 19. Non abbiamo molta differenza d'età.

«Veramente sono veloce. Gioco molto a calcio, questo credo sia la causa. Mi piace inoltre intagliare oggetti».

«Ahh. Quindi sai maneggiare un coltello?» Dice entusiasta Blight.

«Si, ovviamente.»

Johanna lancia un coltello, mancando per poco Venera e facendolo infilare in una crepa del legno. Un tiro da 12.

«Facci vedere, Andy!» Dice divertita.

È in disappunto per il nomignolo, ma Andrew prende con un po' di difficoltà il coltello dalla crepa, lanciandolo verso il vagone, dove si infila ma cade dopo poco. Questo è un tiro da 6.

«È pur sempre una base su cui lavorare» ammette Blight, mentre Johanna ghigna, ma noto nei suoi occhi anche della preoccupazione mentre ci guarda.

Pensa che non ce la possiamo fare.

Le farò vedere io.

«Mi passate il coltello? Grazie» chiedo gentilmente.

Johanna si astiene da una battuta ma anzi, sembra interessata mentre me lo porge.

«Fammi vedere cosa sai fare»

Prendo il coltello in mano. È leggero ma non troppo. Ben calibrato... Per essere un coltello da tavola.

Lo lancio, controllando i movimenti.

Non va dove voglio, ma si infila tra la cornice della porta, in oro, e la parete di legno, in una posizione instabile ma non male. Però.

Dopo un lunghissimo silenzio, Johanna parla, sorridente.

«Finalmente qualcuno può sopravvivere, dal 7. Bravi. Andy, quella lama era troppo leggera per te. Con un coltello dalla lama pesante dovresti andare bene: 460 grammi o anche 570. Julie, tu invece dovresti tirare dalla lama. Un 400 gr va bene. Dovresti scegliere le lame più sottili o anche uno stiletto o un pugnale.»

Dopo questo voltafaccia amichevole se ne esce, prendendo un cornetto dal tavolo del buffet e addentandolo.

 

 

 

*****

 

 

Aspetto che gli altri finiscano di mangiare prima di alzarmi, augurando la buona notte a tutti. La conversazione era stata tranquilla. Andrew è tesissimo. Mi ricordo quando lui aveva l'esame per lasciare la scuola un anno prima, vista la sua media alta. Ecco, ora è peggio. C'era il calcio con cui poteva sfogarsi. Ora non più. Non c'è niente più. Tutto finito.

Apro la porta e trovo una bellissima stanza in tek, che mi fa sentire a casa. Mi sento sola, adesso, tra queste pareti, ma a casa, grazie ad Andrew. Riesce a farmi stare a mio agio ovunque. Vorrei essere nel 7. Cosa staranno facendo Twig, mamma, papà, Emily, zia, zio e Sophie?Cavolo, se mi mancano. Li vorrei qui. Ho solo il ciondolo di Emily. Magra consolazione.

Se volessi tornare indietro? Basterebbe scendere alla prossima fermata per il carburante.Ma poi... No, sarebbe morte certa. Diamine, è così ovvio.

Invece se continuo posso farcela. Posso morire dentro, ma posso rivedere la mia famiglia. Be', è tutto un forse. Si tratta di speranza, anche delle più incerte.
E se, per farcela, Andrew dovesse morire? No, non voglio, no... Sto per piangere, ma non voglio
farlo. Mi trattengo. Sento un peso opprimente nel petto.

Mi viene subito sonno. Strano. Sarà la tensione... O forse quelle coperte divine.

In un attimo i miei occhi tristi si chiudono, vedendo il buio e il volto dolce di Twig.

 

 

 

*****

 

 

 

Quando Venera mi viene a chiamare, manca poco a Capitol City. Mi lavo in una super doccia – WOW!- e i miei capelli si asciugano all'istante... Magari fosse sempre così!

Poi penso perché sono qui e mi rimangio tutto.

Ma l'auto-asciugacapelli è forte, quindi è vero che lo vorrei anch'io. Mi vesto con una maglia lunga nera, dei jeans e delle scarpe di stoffa.

Non so che tempo ci sarà a Capitol City, ma non mi sembra una maglia pesantissima, quindi credo possa andare bene. Entro in cucina salutando con una voce un po' stanca. La paura ricomincia ad impossessarsi di me e decido di distrarmi, penso ad altro: il cibo è delizioso.

Cioccolata che non mangio da mesi, cornetti, panini di tutti i tipi, biscotti - la mia droga! - e cereali vari. Frutta, pancetta, uova... Sono impressionata dall'enorme buffet.

Mangio più che posso, poiché devo mettermi in forze per l'arena. Andrew fa lo stesso: ci guardiamo, fissandoci, con il viso sporco di cioccolata, e ridiamo. È strano, la minaccia dell'arena ci sta facendo fare cose assurde. Se ci alleassimo? Siamo già alleati, in pratica. Insomma, due migliori amici. Abbiamo visto e passato troppe cose in comune: la vita nel distretto, in particolare l'amicizia che aveva con Twiggy, come se fosse un suo fratello maggiore. Tutti i momenti passati assieme. Nei boschi, dove lui giocava a palla e io lo dipingevo. E adesso l'arena.

Il mio migliore amico. Il mio unico amico. Con me, nell'arena. Deve tornare a casa. Torneremo insieme, vero? Decido di non pensarci. Ci hanno abituato a lasciare tutto al destino. Così sia, allora.

 

*****

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Capitolo 3
*** |Easy to find what's wrong, harder to find what's right.| ***





 
Close your eyes, so many days go by.
Easy to find what's wrong, harder to find what's right.
I believe in you, I can show you
that I can see right through all your empty lies.
I won't stay long, in this world so wrong.

-Breaking Benjamin, “Breath”


 

Quando arriviamo a Capitol City sono le dieci di mattina. Ci fanno scendere, in fretta, non senza aver salutato i Capitolini dal treno: Dio, sono... Alieni. Occhi enormi, capelli arcobaleno, vestiti in materiali stranissimi... Mi sembrano degli animali fastidiosi. Provo, forse, anche dell'orrore. Come fanno?
Sono shockata: vedo Andrew che più che spaventato pare disgustato, ma lo nascondiamo. Io, con dolcezza e delicatezza, saluto con la mano e lancio dei baci dal finestrino, mentre Andrew fa delle facce buffe, facendo ridere i Capitolini.
Blight e Johanna ci hanno detto di fare così: difatti ci adorano! Sono contenta ma allo stesso tempo sono spaventata: devo essere così orribile da piacere a Capitol?
Mi viene da vomitare, ma sento il treno rallentare: siamo arrivati.


 

*****
 
 

Il mio staff di preparatori, Spleandeat, una ragazza dai capelli e la pelle d'oro, Jewel, sua sorella, vestita completamente di pietre preziose, capelli e occhi compresi e Piercing, un ragazzo pieno di, appunto, piercing, non sono male come li avevo immaginati, sono solo molto stupidi. Mi sono fatta male ma ho resistito, o quantomeno ci ho provato: la ceretta non è piacevole.
Mi hanno dato un accappatoio di carta, che indosso. Mi sento in imbarazzo, e la cosa li fa sorridere. Devo sembrare loro un qualcosa di tenero: se è così non mi dispiace.
Se ne vanno, lasciandomi un po' da sola, dicendo che a breve sarebbe arrivato Cinna, il mio stilista. Cinna. Che nome musicale, sembra quello di un poeta.
Ma esistono poeti a Capitol City? Immagino di no, Snow non approverebbe.
Dopo un poco entra un ragazzo che sembra quasi provenire da un distretto per la sua semplicità: occhi verdissimi, con tante pagliuzze dorate all'interno, una leggera linea di eyeliner dorato sugli occhi, una barba rasata e la pelle di un colore particolare: mi vengono in pente i pastelli rame e quelli russet.
I capelli castano scuro sono alzati e modellati con del gel.
Ha un sorriso dolce e riservato, molto pacato, tanto che appena lo guardo arrossisco: quanti anni potrà avere? Venticinque? Dev'essere nuovo: quasi tutti gli stilisti sono vecchi e fatti completamente in botox.
« Ciao, tu devi essere Juliette, non è così? »
Sorrido. Mi ispira fiducia. « Si, tu sei Cinna, giusto? Non sembri di Capitol City » Non so se sia o meno un insulto « Ehm... Non era un insulto ».
«Lo so. In effetti non so se sono davvero di Capitol City. Sono tutti così strani, qui, che fanno sentire me pazzo e sembrare gli altri normali. Ma cambiamo argomento» capisco che devo aver toccato un tasto dolente e mi sento in colpa.
« Scusami... »
« Non ce n'è bisogno. Come potevi saperlo? » risponde lui, sorridendo mestamente.
« Ecco qui. Hai fame? » mi chiede, porgendomi una maglia verde militare e dei jeans, assieme a un paio di calzini grigi.
« Un po'... » Eufemismo. Da morire.
« D' accordo. Tu cambiati, poi raggiungimi nello studio » sento dirgli prima che lui esca, abbozzando un sorriso. Faccio lo stesso.
Mi cambio con quegli abiti morbidissimi e lo raggiungo. Il suo studio è semplicemente meraviglioso: è enorme, con pareti bianche, il pavimento in legno, mobilia di legno e di plastica bianca. Una parete intera è fatta di vetro: fantastico. C'è un paesaggio meraviglioso. La capitale... La nostra rovina.
« Ti piace?» domanda lui, raggiungendomi. Tocco il vetro con la mano.
« Come può un posto così bello essere il luogo dove noi tributi dobbiamo morire ingiustamente? »
« L'inferno ha il volto del paradiso, disse un poeta. » sussurra lui.
Non mi sento molto bene: solo adesso mi rendo conto che dovrò morire. Senza se e senza ma. Mi rendo conto di essere più sola che mai.
Andrew non potrà fare nulla per aiutarmi.
Le lacrime mi salgono agli occhi, e Cinna le nota subito.
« Ehy, Julie... »
Le lacrime iniziano a scendere, abbondanti e crudeli. Molti dicono che le lacrime sono amare: a me sembrano aspre e salate.
Mi prendo il viso tra le mani, piena d'imbarazzo. Che bella figura!
Inaspettatamente, mi prende tra le sue braccia e mi consola, accarezzandomi i capelli. È così strano... Una ragazza piange davanti a lui e, senza conoscerla, la consola?
Mi aggrappo a lui. Lo so, non lo conosco che da dieci minuti, ma delle braccia aperte al conforto sono sempre da accettare.
« Stai tranquilla... Non permetterò che tu muoia, sono il tuo stilista ed è mio compito fare in modo che tu possa tornare da tuo fratello. Non lascerò che ti uccidano, non se ci sarò io ad aiutarti, anche se solo da qui. Calma... » mormora.
Mi alza il viso, asciugandomi le lacrime con un pollice. Incomincio a singhiozzare.
« Su, respira... Bravissima. Puoi fidarti di me ». Inspiro ed espiro meccanicamente, come un'automa. Sono debole e stanchissima, ma anche leggera, come se mi fossi tolta un peso. Mi sento meglio: non ho pianto dalla Mietitura e mi sono tenuta tutto dentro, ma adesso che ho qualcuno accanto a consolarmi mi sento protetta, pur non essendolo davvero. Smetto di singhiozzare e Cinna mi fa sedere, mentre mi asciugo con il braccio le guance. «Non puoi tenerti tutto dentro. Rischi di esplodere».
Annuisco, sorridendo. Mi sembra una figura positiva... Vuole aiutarmi davvero. Non è un idiota capitolino. Non è un ammasso di botox e cipria. È una persona vera, forte e viva. Lo sono anche io, qui, ora. Respira, Julie.
« Forse è meglio preparare qualcosa... » Borbotta, dileguandosi accanto a un marchingegno che in dieci secondi fa comparire un menù completo.
Patatine fritte, palline di pasta avvolte dal pesto, carne alla brace con verdure minuscole - wow!. Ci sono anche dei piccoli pesci impanati a forma di fiore, infine dei biscotti con gocce di cioccolato che mangiamo così in fretta da ordinarne una seconda ciotola. All'inizio mangiamo silenziosamente, davanti allo schermo della televisione a schermo piatto, poi iniziamo a parlare. Non accenniamo ai Giochi o al mio Distretto. Mi chiede di parlare un po' di me. Dico semplicemente di essere una sognatrice che non si fida delle persone, che ama suonare e disegnare; tuttavia c'è una piccola bugia. Non mi fido delle persone, è vero. Ma di lui mi sono fidata subito. Decido di essere più cauta.
Dopo pranzo vediamo una replica delle mietiture: il ragazzo dell'Uno si chiama Aeneas: alto, atletico, sbruffone, biondo e volontario. Un Favorito.
La ragazza, sua compagna di distretto, è una bomba sexy: Gem, capelli ricci, castani e lunghi, una quinta di seno e gli occhi azzurri. Wow. Altra Favorita. Che novità.
Nel Distretto Due ci sono altri due combattenti, ma hanno l'aria meno brutale: Leilani, la ragazza, ha l'aria preoccupata, è bassina, magra, con lunghi capelli lisci e... Arancioni?! Davvero? Ha anche gli occhi azzurro- viola. Il ragazzo, Rufinus, ha i capelli rosso scuro, gli occhi castani ed è muscoloso, sebbene non sia grossissimo, ma ha l'aria buona. I ragazzi del Tre non si reggono in piedi, tanto sono grigiastri e pallidi; nel Quattro troviamo un pescatore bello, forte e sexy, Tobaias, e una mercante di sedici anni, Loreine. Entrambi sono abbronzati; lei ha i capelli marroni ondulati ed un bel vestito azzurro con un grembiule bianco, lui è biondo con gli occhi verdemare.
Nel Quinto ci sono due figli d'infermieri sottopagati ed anche se non imparentati si assomigliano: capelli neri, pelle chiara, occhi grigi.
Nel Sei ci sono due ragazzi di tredici anni, una ragazzina bionda con i capelli legati in due trecce e un coetaneo dai capelli castano-neri. Provo un'infinita tenerezza per loro: così piccoli, così giovani!
Poi ci siamo noi. Twig che mi rincorre, ed io che lo abbraccio. Andrew che sale su quel palco. La sorella ventenne, Anaïs, che sviene nel pubblico.E' tutto così irreale... L'abbraccio. Diverso da tutti gli altri che ci siamo dati. Andrew, il mio migliore amico. Sento Cinna stringermi la mano. Non sto per piangere, mi sento fredda di fronte a ciò che viene riprodotto sullo schermo.
I ragazzi dell'Otto hanno i capelli rossi e le lentiggini. Sembrano conoscersi.
Invece i ragazzi del nove, biondi e abbronzati, e quelli del dieci sono vestiti in lana.
La ragazza dell'Undici e il suo compagno mi colpiscono perchè sono entrambi volontari. La ragazza si offre volontaria per la cuginetta, secondo Caesar Flickerman, e il ragazzo per il fratello. Sono in gamba. Mi piacciono.
Cinna mi chiede chi vorrei come alleato.
« Quelli dell'Undici. I ragazzi del Sei. Anche quelli del Due, perché non penso saranno Favoriti... Forse è un'impressione ».
« Chissà. I ragazzi del Sei, però, non mi sembrano molto forti. Devi essere disposta a proteggerli ».
« È per quello che voglio loro due... » sussurro. Dio, sono così ingenui! Hanno solo tredici anni!
« Twig, vero? » esclama: sembra illuminarsi.
« Cosa? » chiedo io a mia volta.
« Vuoi proteggerli come avresti fatto con lui». Pare molto eccitato. «La dolcezza che diventa tenacia... Ma certo! Stasera sarai perfetta! » esclama. Capisco cosa prova: è quello che mi succede quando trovo un nuovo soggetto per i miei ritratti.
Incerta, mi limito solo a sorridere, visto che per me è spontaneo.
« Grazie Cin ». Non so da dove ne esca questo nomignolo, ma è carino.
« Prego, Julie » arrossisce lui.
Deve finire qualche dettaglio al mio abito, ma io insisto per vederlo.
« Uff, però! Non voglio essere nuda e piena di foglie! ». Questo effettivamente era successo due o tre anni fa, e non è stato bello. I tributi sono morti alla Cornuncopia, quindi subito. Non avevano nemmeno uno sponsor.
Mi fa vedere un grande cartellone bianco con disegni a pennarello: sono io... Indosso una calzamaglia molto doppia nera che mi copre dal collo alle caviglie, mani comprese, con una gonna aderentissima nera e degli stivali neri stringati e lunghi fino al ginocchio... Il mio genere. Il trucco è pieno di pennellate sul nero che però non fanno che accentuare i miei tratti. Ho dei brillantini sulla coda dell'occhio.
Mi sorprendo perché non so che c'entri con il distretto: spero faccia una buona impressione. Cinna ridacchia, guardandomi.
« Ho lavorato molto sugli effetti speciali. Vedrai ».
Dubbiosa, spero che fidarsi non mi faccia fare una brutta figura.

 

*****
 

 

Esco dallo studio di Cinna per andare a trovare la stilista di Andrew. Trovo lì il mio compagno di distretto, insieme a una donna sulla cinquantina che sembra fatta di smeraldo.
« Allora? » mi sussurra lui, facendomi sedere accanto a lui. Cinna e Smaragdus parlano fittamente tra loro, discutendo di cose esterne a tessuti, disegni e altro: parlano di “candidato” e “simboli”, cose che io o Andrew non possiamo comprendere.
« Cinna è molto più che okay, sembra venire da un distretto. È stato molto dolce con me » rispondo, arrossendo al pensiero del mio stilista. « Tu? »
« Smaragdus è una tipica capitolina, ma sembra essere abbastanza affabile. Comunque, per il vestito? »
« Mi fido di Cinna. Spero sia... Bello »mormoro.
« Lo spero anche io ».

 

 
*****
 

 

Sono le sette e mezza quando Venera viene a chiamarmi. Mi sento agitata: ho le mani sudatissime, e ho paura di non fare una buona impressione. Poi mi viene in mente che è stato Cinna a disegnare il mio vestito: di lui mi posso fidare.
Sospiro, uscendo dalla stanza. Venera mi sorride, aggiustandomi i capelli. Le sorrido, perché sembra preoccupata per me e mi fa piacere.
Mi accompagna al piano inferiore, dove trovo Cinna, Andrew e Blight.
Vedere il mio stilista, il mio migliore amico e il mio mentore mi fa sentire meglio, ma non smetto di tremare.
Andrew mi si avvicina. «Iniziamo tra dieci minuti. Hai paura anche tu?»
«Chi non l'avrebbe?» Rispondo.
Cinna mi prende una mano. Arrossisco, ma noto che sta cercando il bottone sotto il polsino.
«Quando uscirete allo scoperto, premi il bottone. Attiverà anche l'abito di Andrew. Vedrete, andrà tutto bene» sorride.
«Lo spero...»
Saliamo sui carri, uno accanto all'altro. Noto una ragazza magrissima e scura, dagli occhi grandi e dorati come quelli di un gatto, con un bell'abito da contadinella -Distretto 11. Ha l'aria allegra e amichevole.
Accanto a lei c'è il suo compagno di distretto, magro e allampanato, dalla pelle bronzea, più chiara di quella della ragazza.
Vedo Andrew arrossire quando la ragazza ci guarda. La saluto con la mano perché intuisco, dalla sua reazione, che ha capito che noi due non siamo rivali, né una minaccia. Ha capito che potremmo allearci.
Si avvicina a noi: questo spirito cameratesco non avviene spesso, perciò stilisti e mentori si sorprendono.
«Ciao» incalza lei, allegra. «Sono Maya Leaven»
«I-io sono Andr-Andrew Focal» balbetta Andrew, rosso in viso. Non è da lui questa reazione! Scoppio a ridere. «Sono Juliette Elaìn, ma chiamatemi Julie».
«Thomas Raven» si presenta il ragazzo dell'Undici.
«I vostri costumi non sembrano da distretto Sette... Immagino che il vostro stilista, Cinna, abbia qualche sorpresa» dice Maya.
«Io mi fido di lui. È davvero in gamba» rispondo.
«Sono curioso di vedere che cosa dirà Capitol City dei tributi di quest'anno... Di noi tributi». Thomas ha sollevato un argomento spinoso.
«Speriamo bene» mormora Andrew.
Due stilisti pieni di paillette si trascinano i nostri due nuovi amici, mentre i carri iniziano a muoversi. Inizio a sudare ma allo stesso tempo a sentire freddo.
«Quella Maya e quel Thomas sembrano in gamba» accenno io, tentando di sciogliere la tensione.
«Maya... Si, è in gamba» replica Andrew.


 

*****
 

In un attimo siamo fuori. La gente – o meglio, quegli esseri non più umani tanto sono stati modificati – ci acclamano, e noto di aver premuto involontariamente il polsino. L'abito ha preso vita con luci flebili... E' la luce tra le fronde degli alberi, con le foglie che sono del verde sfocato contro il bianco. Sembra una fotografia, ma i colori si miscelano come su una tavolozza. Siamo la natura stessa, più forte e bella che mai.
Salutiamo la folla, mandando baci e prendendo rose. Siamo bellissimi.
Cinna è un genio. L'abito inizia a diventare sulle sfumature dell'arancio, come il bosco autunnale, e vedo sullo schermo che i brillantini sul mio viso brillano e cambiano colore con l'abito, gettando ombre particolari sul mio viso. Siamo dolci come il cullare del vento, ma siamo la tempesta che infuria e non può essere controllata. I fratelli della tempesta.
Andrew sorride, felice proprio come me, perché ce l'abbiamo fatta: abbiamo dato un'impressione. Qualche sponsor, spero, ci pubblicizzerà...

 
 
 
*****
 

«Cinna! Sei un genio!» Grido, scendendo dal carro. Lo abbraccio impulsivamente, arrossendo: cosa ho appena fatto?
Lo vedo arrossire: sembra una statua. Meno male che Andrew è sceso dal carro per cercare Maya e che i Mentori non sono ancora arrivati!
«Scusa...» bisbiglio.
«Non importa, immagino come ti debba sentire».
Come mi dovrei sentire? Non capisco!
Spero non sia un insulto, ma poi lo vedo sorridermi e mi tranquillizzo.
Arrivano i mentori, Smaragdus e Andrew, sceso a parlare con la ragazza del Quattro.
«Siete stati perfetti!» Esclama Smaragdus, abbracciando me e Andrew.
«Davvero bravi. I vestiti, poi, erano eccezionali! Si vede che siete nuovi...» sorride Blight.
«Si, perché quando c'ero io erano orribili» Continua Johanna, ghignando.
«Adesso spero siano leggermente migliorati» Sorride Cinna, umilmente.
«Sono spettacolari!» Esclama Andrew, e io annuisco.
«Sono fantastici», Dico.
«Grazie... Grazie mille. Ci abbiamo lavorato molto...» Risponde Smaragdus «ma l'idea è di Cinna, è lui il genio qui!»
Lo stilista sorride timidamente: è molto modesto.
Saliamo al piano di sopra, senza ch io fossi riuscita a salutare Maya e Thomas, che sono saliti subito dopo che Andrew li aveva salutati. Arrivati sopra, non sento molta fame e vado a letto, o almeno così dico loro: in realtà voglio stare da sola, senza sapere il perchè. Forse è per Cinna, così strano, così speciale. Forse è per Andrew, che non deve morire. Forse è per Johanna, così distrutta. O per Blight, che ci aiuta così tanto. O anche per Venera, così giovane, con un lavoro così...
Con un macchinario attaccato al muro mi compare del cibo in camera, che mangio più tranquillamente, essendo da sola, prima di addormentarmi ancora vestita.

 
*****

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Capitolo 4
*** |Let it go| ***


When you were standing in the wake of devastation 

When you were waiting on the edge of the unknown 
With the cataclysm raining down

Your insides crying, "Save me now" 
You were there, impossibly alone. 


Do you feel cold and lost in desperation? 
You build up hope, but failures all you've known. 
Remember all the sadness and frustration
And let it go. 

 

 

-Linkin Park, “Iridescent”

 

 

 

 

« Twig! » urlo, protendendomi verso la sagoma sfocata di mio fratello.
Ride e gioca con una palla, la stessa che gli ho regalato al suo sesto compleanno.
La passa ad un'ombra, di un colore così scuro da sembrare un buco nello sfondo.
L'ombra diventa Cinna, che mi sorride e mi lancia la palla, ma essa diventa una bomba che mi squarcia il petto...
Respiro a pieni polmoni, sudata come non mai. Incubi, di già?
Mi tasto il petto. E' integro.
Era solo un incubo... Credo. Non dimenticherò facilmente la sensazione di vuoto e di bruciore al petto.
E' incrdibile come l'ansia possa farti venire degli incubi così realistici... Ma non capisco perchè a Twig il mio subconscio ha accostato Cinna. E' bizzarro.
Per evitare di fare domande, decido di concentrarmi su cosa devo fare, come un'automa.
Mi alzo e mi faccio una doccia, sbagliando completamente a premere i bottoni.
Sbuffando, mi vesto con gli abiti che qualcuno mi ha lasciato mentre dormivo e vado nella sala da pranzo.
 
«'Giorno». Nella sala da pranzo trovo Cinna, Andrew, Johanna e Blight che, evidentemente, aspettavano me o Smaragdus. Venera è in piedi che mi accoglie, indicandomi l'unico posto vuoto, accanto ad Andrew e di fronte a Cinna.
Mi salutano, sorridendomi. Riesco a distrarmi per un attimo da dove andrò, da cosa farò... Ma è per un attimo. Basta guardare le occhiaie di Andrew.
Gli sfioro una mano da sotto il tavolo.
Mi guarda, sorridendomi timidamente, come solo lui sa fare.
«Immagino già sappiate come funziona la preparazione pre-Giochi, vero?» chiede Venera.
«Tre giorni di Allenamento, la prova e l'Intervista... Giusto?» replico, incerta.
«Esatto! Quindi questo è il momento di prepararsi in ciò che non sapete fare» continua Blight.
«Il programma degli allenamenti è molto vasto, comprendente sopravvivenza e autodifesa. Ora, Juliette, devi allenarti molto con la seconda. Sei piccola di statura e non hai molta forza nella lotta, anche se hai una buona resistenza. Hai i riflessi poco agili e sei imbranata. Molto imbranata. In compenso le tue abilità artistiche ti aiuteranno nella mimetizzazione. Dovresti imparare ad accendere un fuoco e a trovare la direzione in base alle piante e a saperle riconoscere. Quando trovi una cosa in cui eccelli, cerca di sembrare incapace in quello, in modo da sorprendere. Andrew, invece tu fisicamente non potrai concorrere contro i favoriti, ma sei forte ed alto. La mia domanda è: vuoi allearti con i Favoriti?»
«No! Per niente! Non abbandonerò Julie, è come se fosse... Mia sorella!» reagisce scandalizzato.
Gli sorrido, grata. Il mio fratellone.
«Era una domanda, Andrew. Non c'è nulla di male» lo rimprovera Cinna.
«Nel... Dalle nostre parti, i Favoriti non sono ben visti...» cerco di spiegare.
Cinna annuisce «L'ho sentito. Però, se volete sopravvivere, bisogna essere disposti ad ogni eventualità».
Sospiro. Ha dannatamente ragione.
«Quindi, visto che i Favoriti non sono nella vostra lista di alleati, dovrete impegnarvi al massimo nell'addestramento. Andrew, tu sei abbastanza pronto come capacità di sopravvivenza, ma devi trovare un'arma adatta a te. Juliette, non potrai dipendere dagli alleati. Devi impegnarti al massimo. Immagino abbiate pensato a degli alleati?»
«Maya e Thomas. Se la coppia del Due non farà parte dei Favoriti, sceglierei anche loro, e vorrei proteggere i ragazzi del Sei» dico.
Andrew pare preoccupato «Non possiamo proteggere o farci proteggere da così tanta gente. Arriverà il momento in cui saremo noi contro loro. Non ci riusciremmo, Julie. Io sarei solo per Maya. Di Thomas e degli altri non mi fido».
«Avrete tutti i giorni di allenamento per decidere. Maya è in gamba... Una volontaria. Mi piace il suo stile» risponde Venera.
«Lo stile di una ragazza al patibolo» mormora Andrew.
«Siamo tutti nella stessa situazione. Non è colpa nostra, o sua, o loro!» ribatto.
«No. Cinna, Venera non sono nella stessa situazione. Hanno sempre avuto un pasto caldo e un tetto, non come noi. Blight e Johanna hanno superato il peggio...»
«Chi ti dice che io abbia superato il peggio!?» sibila Johanna, avventandosi contro Andrew, il volto a pochi centimetri dal suo «Vedere tanti bambini innocenti morire ed io che fallisco nel salvarli. Ogni anno. Questo è il terzo anno. Ho ucciso io, in pratica, Lyre e Rope. Beech e Tear. E i tributi della mia edizione... Ti rendi conto cosa si deve fare per sopravvivere? I soldi, la casa, il tetto non ti servono a nulla se sei marcio dentro! E voi non lo siete, ancora. Siete puri, potete salvarvi»
«E come? Solo uno torna a casa, con i sensi di colpa per aver perso l'altro. Non voglio perdere Julie, è la mia migliore amica! Quindi cosa dovremmo fare? Dovrei morire? Dovrebbe morire? Cosa vuoi farci capire? Se sopravvivo, mi sentirò in colpa... Per sempre. Diverrò come te. Vuoi dirmi di scappare, se sono in tempo? E poi nell'arena, come farò? Prima o poi devo girarmi contro il nemico, e dovrò trovare il coraggio di farlo. Tu lo hai fatto, e sei viva. Ma chi hai perso nell'arena? Chi è morto, che non hai potuto salvare? Quanti rimpianti hai?» ribatte.
Johanna sorride tristemente «Troppi, troppi, ma devo vivere per provare a redimermi»
Esce dalla stanza, come svuotata.
«Date del vostro meglio. Potete farcela».
Poi Andrew sembra capire qualcosa al volo e mi guarda.
Johanna ci sta dicendo di cambiare le cose.
Ci sta dicendo di rimanere noi stessi.
Dobbiamo ribellarci. Dobbiamo innescare una ribellione!
E' tutto così chiaro, ora... I termini strani usati da Cinna e Smaragdus...
Guardo Cinna e Blight, cercando di capire se abbiamo ragione. Cinna annuisce e, considerato che Venera è sparita nel nulla, è lui ad accompagnarci nell'ascensore, ma prima ci porta in uno sgabuzzino per parlarci.
Lì ci svela la verità.
«Non c'è mai stata un'edizione del genere. Dico davvero.
Due volontari che vengono dall'11. Due ragazzi che si ribellano alla logica dei Favoriti.
E poi voi due.
Tu, così sensibile ed intelligente» dice, guardandomi. Arrossisco. Nessuno mi fa mai complimenti, e poi detti da lui... «e tu, così forte ed indipendente, con le tue idee rivoluzionare. Erano i tributi perfetti per una ribellione...»
«Ci volete usare? Non siamo delle pedine!» replico.
«E' quello che ho detto. Per questo Johanna vi ha offerto la possibilità di scegliere se essere parte o meno della ribellione, nel suo discorso. Voi ce la potete fare.
Il nostro piano è di farvi uscire dall'Arena. Dovrete far finta di morire. Al momento di venire recuperati riprenderete coscienza. Così se ne andranno diversi Strateghi anti-ribellione e potranno subentrare Plutarch e Fulvia ad aiutare Seneca, con la scusa di non aver saputo vedere se eravate morti o meno»
«Poi ci uccideranno...» mormoro.
«No, perchè siete dei Vincitori a tutti gli effetti.».
Rimaniamo per un attimo indecisi. E' un momento importante... Le cose stanno prendendo una piega pericolosa.
«Io ci sto solo se ci sta Andrew».
«Io ci sto, Julie. E' l'occasione che aspettiamo da sempre. Non pensi sia fantastico?»
«Penso sia molto pericoloso. Troppo per me, ma non so qual è il mio ruolo, ancora, quindi...»
«Tu sei perfettamente in grado di farcela, Julie. Sei intelligente e testarda come nessun altro che conosco» mi sorride Cinna.
Arrossisco -di nuovo?! Questa cosa non mi piace. No, per niente.
 
 
«Da dove iniziamo?» chiede Andrew, terminato il discorso di Atala.
«Direi di avvicinarci a Maya e a Thomas, se vogliamo allearci. Altrimenti sarei per conoscere Leilani e Rufinus o i due bambini del Sei».
«Intendi Mieru e Kitanai? Si, non sono male.... Non sono debolissimi. Ma io sarei per Maya... E per Thomas, certo. Leilani e Rufinus, non so».
Vedo Rufinus avvicinarsi a noi, con Leilani sulle spalle.
«Ehy. Vi va di provare le spade? Sono molto ben calibrate» dice. Ha una voce profonda.
Annuisco, sorridendo e guardo Andrew, che pare indeciso, poi vede Maya venire verso di noi.
Leilani la chiama a gran voce: «Ehy! Distretto 11! Vuoi venire con noi e i 7?»
«D'accordo!»urla lei in risposta, correndo verso di noi.
Leilani mi fissa, sorridendo. Ha capito come convincere Andrew!
«Ci stiamo» dice lui.
 
 
La giornata passa piacevolmente, stranamente. Leilani, 14 anni, è dolcissima e legata molto a Rufinus. Mi fa capire che loro saranno della rivoluzione, senza citarla.
«Siamo delle eccezioni. Dalle nostre parti nessuno vuole cambiare, o non lo dice, perchè non ci possiamo lamentare rispetto agli altri distretti» mi spiega.
Rufinus è grande quanto buono , e raggiunge il metro e ottanta tranquillamente.
E' dolce e da quanto ho capito proteggerà Leilani ad ogni costo.
Come farò con Andrew.
Questi giochi saranno diversi.

 

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Capitolo 5
*** |This will end| ***


I can see, even from a distance

It makes sense; want you to be mine

This will end, come, come closer

Let it go, let it through the wind

 

-“Oblivion”,Indians

 

 

 

 

 

«Ecco, tira... Centro!» esclama Maya, sorridendo ad Andrew a cui sta insegnando a tirare con l'arco.

Lo vedo arrossire, prima di essere trascinata da Leilani dicendo di lasciarli soli.

«Stanno flirtando in un modo così vistoso... Lo hai visto, come arrossisce!» mi dice, ammiccando, ma senza nessuna cattiveria. Sembra preoccupata per loro: in effetti... Ehy, stiamo andando nell'arena!

Ho passato tutta la mattinata a farmi insegnare da Maya alcune nozioni di tiro con l'arco e di arrampicata: ora tocca a me insegnare mimetizzazione a Leilani e Rufinus.

E' bello avere degli alleati. Domani ci sarà la prova, e tra alleati ci si aiuta a vicenda.

Ieri eravamo più incerti, ma oggi sembriamo conoscerci da molto. E' buffo come la morte possa accelerare i rapporti, davvero.

Maya è una ragazza molto forte ed indipendente. Ha cresciuto da sola i suoi cuginetti, senza genitori o adulti. Wow... Leilani è una ragazza vispa e allegra, ma non una di quelle popolari e viziata, ma con i piedi per terra. Rufinus è un ragazzo grande quanto buono: è dolcissimo e protegge sempre Leilani.

Li trovo fantastici. Chissà se faranno parte delle ribellione. Spero vivano.

«Allora, per mimetizzarsi con un albero, bisogna prima creare una campitura verde chiaro, seguita da strati sempre più scuri di marrone. Dopo ogni strato con il nero si imita la corteccia, ma senza esagerare».

«Dove hai imparato queste cose?» chiede Rufinus.

Sorrido. «Dipingere è come mimetizzarsi».

«Davvero?» domanda lui curioso. «Da noi considerano l'arte inutile per sopravvivere... Tu ci stai dicendo che loro non hanno ragione?»

«Non lo so. Da me era utile come una farfalla da mangiare» ribatto.

 

 

E' ora di pranzo.

Maya, io, Andrew, Leilani e Rufinus ci sediamo in un tavolo in fondo. I due ragazzi del Sei si sono alleati con Thomas: sono felice per loro. Lui li aiuterà.

Aeneas e Gem hanno accolto nei favoriti Tobias, Loreine e i ragazzi del Tre.

Cinque contro Sei, oltre poi gli altri 13 tributi.

Chissà come andrà a finire... La ribellione, Andrew... Cinna. Cinna è di Capitol City, perchè vorrebbe ribellarsi? A Capitol i Giochi non sono considerati piacevoli?

E' tutto così strano...

Mentre mangiamo, Andrew e Maya discutono di tiro con l'arco, mentre Leilani ed io facciamo qualche battuta su Rufinus, non ancora seduto a tavola, che pur essendo grande e grosso non riesce a fare la fila.

E' troppo buono e non ha il coraggio di passare davanti agli altri, facendo passare i tributi più piccoli. Nei Giochi ha la possibilità di sopravvivere, ma solo se impara ad attaccare.

Mi dispiace molto per lui. Ci avviciniamo al tavolo.
«E allora Robbie fa: “Oh mio dio, le patate sul fuoco!” ed è così che ho capito che il mio cuginetto non imparerà mai a cucinare» ride Maya.

Andrew scoppia a ridere fragorosamente, ancora più di Maya. E' tanto che non lo vedevo ridere così: vuole godesi la vita prima di morire?

«Invece la mia sorellina, Clara, da bambina aveva un pupazzo di nome Giò, ma tutti lo dovevano chiamare Signore Supremo Johnatan in sua presenza. Mi ha traumatizzato!» dice Leilani.

In un certo senso, abbiamo deciso di parlare delle cose più divertenti della nostra vita prima dei giochi, ma si rivela doloroso. Il prenderla sul ridere aiuta parecchio.

«Ti abbiamo trovato un soprannome: Giò!» ridacchio.

«Azzardati!» mi fa una linguaccia Leilani.

Rufinus ci porta delle ciambelle, oltre al suo pranzo.
E' un ragazzo adorabile. Lui e Leilani si scambiano delle occhiate di nascosto. Credo provino qualcosa l'un per l'altra, ma non posso saperlo.

 

«Come vanno gli allenamenti?» ci accoglie Venera al nostro rientro.

«Io sto imparando ad usare le lance, i coltelli e ad accendere il fuoco, anche se oggi ho provato l'arco» rispondo.

«Io invece... Con l'arco me la cavo, ma credo userò la spada...» dice Andrew.

«L'importante è che abbiate un'arma» sospira.
L'ascensore si apre e troviamo Cinna, Smaragdus, Johanna e Blight ad attenderci.

«Allora?» chiede Johanna.

«Allora cosa?» ribatte Andrew.

«Andrew...»sussurro.

«Come vanno gli allenamenti?» domanda Blight, calmando i bollenti spiriti della stanza.

«Abbastanza bene. Gli alleati si rivelano sempre più utili, lo ammetto, ma non so come faremo ad ucciderli... Cioè, sono delle persone fantastiche...» replico.

Cinna sospira. «Non dovreste per forza ucciderli...»

Una persona che non sa della rivoluzione potrebbe pensare che intenda tranquillizzarci, dicendo che sarebbe stato qualcun altro ad ucciderli. Ma noi sappiamo della rivoluzione ed è un grande sollievo.

E' riuscito a sollevarmi il morale un'altra volta. Questa cosa non può andare avanti.

 

 

Bussano alla porta della mia stanza. No, non farò entrare nessuno.

«Blight, non ho voglia di parlare di strategie ed interviste!» bofonchio.

«Julie, sono io» mormora Cinna dall'altro lato della porta.

Ho due opzioni: mandarlo a quel paese per evitare di stabilire legami, ma mi sentirei in colpa e sarebbe una cosa spiacevole, perderei la sua fiducia e...

«Ho aperto la porta» mormoro impassibile.

Lo lascio entrare e mi sorride malinconicamente.

«Tutto ok?»

Secondo te è tutto okay, se a breve entrerò in un'arena dove tutti cercheranno di uccidermi,o forse perderò i miei amici lì dentro o forse sarò io stessa ad ucciderli?

«Secondo te?» sbuffo.

«Oggi a cena mi sembravi più tranquilla. E' successo qualcosa di strano dopo?»

«Tranquilla nei giorni prima della mia morte cruenta».

Si siede sul letto. «Non mi sono espresso bene...»

«Ho capito, ho capito» lo interrompo «E' solo che non voglio stare in compagnia con voi, se c'è il rischio che io non possa tornare. Non voglio che voi vi ricordiate di me»

«Sarebbe impossibile non ricordarti: sono il tuo stilista e... Credo di potermi considerare anche tuo amico, tu che dici?»

Sorrido mestamente «Si. Sei mio amico, e per questo non voglio farti del male».

Mi accarezza i capelli, facendomi arrossire, prima di alzarsi dicendomi di continuare ad essere forte perchè lo ero e lo sono ancora, secondo lui.
Mi infilo sotto le coperte, mentre lui apre la porta.

«Cerca di riposare, domani...»

Non ascolto ciò che dice, sprofondando nel buio.

 

 

 

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Capitolo 6
*** |I can do it| ***



I can turn it on
Be a good machine
I can hold the weight of worlds
If that's what you need

Be your everything

"Human", Christina Perri


 

Tic tac, tic tac.
Oggi è il giorno della prova.

Ho una paura tremenda. Non so cosa fare. Non so come comportarmi. E se mi fanno delle domande?

Dopo pranzo siamo rimasti direttamente giù, ad aspettare. Avrei voluto salutare Cinna, ho bisogno di un suo incoraggiamento ora.

Ieri mi ha chiamato amica, e mi conosce da pochissimi giorni.

E' stato molto carino con me... Sento le guance riscaldarsi e decido di distrarmi.

Mi limito ad osservare gli altri. Spesso l'ansia ha la meglio e mi graffio il braccio, scuoto la bottiglietta che ho in mano o mi agito.

Andrew è in ansia e si distrae parlando con il ragazzo del Quattro, Tobias, un ex favorito che ha lasciato l'alleanza all'ultimo momento. Maya cerca di rallegrarmi, da buona amica che è. Lo apprezzo davvero tanto.

«Suvvia, se quella cretina di Gem riesce a superare la prova, ci riuscirai benissimo tu, che sei molto più intelligente e capace» mormora.

«Non so usare molto bene le armi e non so proprio cosa mostrare: dovrei dipingere? Sul serio?» ridacchio. Rido per non tremare di paura.

Ho il palmo della mano sinistra sudata, l'altra mano è stretta attorno alla bottiglia.

«Potresti lanciare qualche coltello e fare qualche trappola. Prova!»

«Tu che farai?» chiedo.

«Io...? Credo che salterò un po' ovunque. Sono agile....» riflette.

«Dovresti usare l'arco e arrampicarti. Sei da 9 e lo sai benissimo» la incoraggio.

«Se lo dici tu...»
Leilani e Rufinus hanno già finito. Loro sono in gamba, non mi preoccupo.

Invece noi non ci siamo mai allenati... Come la ragazza del Tre che sta entrando. Ha il volto grigiastro. Non ce la farà. Non ce la farà.

Dopo pochi minuti, tesi e fatti di occhiate silenziose, Tobias, distretto 4, entra. I dieci minuti scorrono lentamente e pieni di ansia.

Andrew tamburella sulla sedia. Maya gioca con un ricciolo dei miei capelli.

Ecco Tobias che ritorna. La porta sbatte.

Esce con aria fintamente soddisfatta, ma in realtà sembra solo essersi tolto un peso.

Nonostante sia alleato solo con Loreine, la ragazza del suo distretto, non è detto che non possa uccidere. Potrebbe essere lui stesso ad uccidermi. Il ragazzo biondo che è un genio con la spada. Non posso permettermelo.
Entra Loreine. I lunghi e fluenti capelli marroni, mossi come il mare, sembrano spenti, sotto le luci della lampada a neon.

Smetto di vedere il via vai, cadendo in una specie di trance, finchè dopo un po' non sento chiamare il nome di Andrew.
E' pallidissimo e trema. Poverino. Devo cercare di farlo sopravvivere. E' il mio obiettivo.

Maya gli stringe il polso con dolcezza, guardandolo come se gli volesse dire qualcosa.

Quei due sono molto affiatati. Io gli do' una pacca sulla schiena. Il mio migliore amico, nei Giochi, con me. E' terribile, ma sono felice di avere qualcuno che conosco al mio fianco.

«Andrà tutto bene», lo rassicuro, ma in realtà non lo so nemmeno io.

Maya cerca di farmi tranquillizzare. Ho bevuto due bottigliette d'acqua e ora che non ho delle bottiglie in mano non so cosa fare, così suono un ritmo con la punta dei piedi.

«Distretto Sette:Elaìn, Juliette».

Io ed Andrew ci sfioriamo appena le mani e ci scambiamo una fugace occhiata.

Sembra rasserenato.

Volgo lo sguardo verso gli Strateghi. Riconosco il ribelle, Seneca, con la barba curata.

Ha dei bellissimi occhi azzurri e sembra diverso dagli altri Strateghi, è più “normale”.

Mi viene in mente Cinna: non devo distrarmi.

«Signorina Elaìn, ha dieci minuti di tempo per mostrarci le sue abilità, a partire da ora» annuncia Seneca Crane.

Analizzo con gli occhi l'intera stanza.
C'è un rotolo di corda, le strutture per arrampicarsi, varie armi.
Il test d'intelligenza.

Non l'ho proprio usato durante gli allenamenti, ma decido di provare.
Devo abbinare le figure tra loro velocemente, come un memory: è difficilissimo e devo essere velocissima. Dura due minuti ma mi sembrano molto di più.
Bianco e nero nei miei occhi, vedo le figure unirsi. E' difficilissimo. Sto sudando.

Quando ho finito, vedo il risultato: il massimo possibile è 160. Io ho fatto 168. Eccitata corro dall'altro lato della stanza, ignorando gli Strateghi che, colpiti, accorrevano vicino al macchinario. Sono così felice! Ho battuto la macchina? Cosa vuol dire?

Trovo un manichino. Decido di provare a mimetizzarlo con la parete.

I colori si mischiano tra di loro e il manichino sembra diventare parte integrante della parete di ferro: sta andando tutto alla grande... Ce la posso fare...

Impicco il manichino: ho imparato a creare un cappio e ad impiccare e ho scoperto che ci riesco facilmente. Faccio in tempo a prendere la lancia poco lontano e trafiggere la testa del manichino, quando il tempo scade.

Ce l'ho fatta.
Vedo i Strateghi che si guardano compiaciuti, e non posso fare a meno di sorridere mentre mi dicono di andare.

 

Trovo Andrew che mi attende all'ascensore assieme... Non ci posso credere: Finnick Odair? Sul serio?!
Voglio capire:

-cosa ci fanno insieme quei due;
-perchè Finnick Odair, il sex symbol di Panem, mi sta aspettando;
-perchè mi aspetta se lui non è mio mentore.

Vedo Andrew e Finnick che mi chiamano.

«Si... Si, eccomi!»

Che situazione imbarazzante... Tutte a me...

«Tu devi essere Juliette, la compagna di distretto di questo fantasmagorico atleta!»

Fantasmagorico atleta?
Vedo Andrew ridere, molto lusingato.

«Si... E posso immaginare che tu sia Finnick Odair!» sorrido.

«Molto perspicace» commenta, ridacchiando.

«Ero passato a parlare con gli Strateghi, ma il tuo amico stava facendo la prova e ho scoperto che è molto quotato... Hai trovato un buon alleato. Da canto mio, potrei darvi una mano a sponsorizzarvi. Ancora non riesco a capire come i ragazzi del mio distretto possano essersi uniti ai Favoriti» commenta Finnick.

«Aspetta, aspetta... Tu ci vuoi aiutare?» chiede confuso Andrew.

«I tuoi tributi?» domando.

«Sapete benissimo cosa vi ha detto Cinna nell'ascensore. Partecipo, senza i miei tributi, che non vogliono. Chissà perchè» mormora, a pochissima distanza dal mio viso. Arrossisco, ma poi penso a Cinna e non so perchè, ma mi allontano.

Lui ride «Sei piccola ed innocente, ma hai fatto rabbrividire gli Strateghi. Però!» mi dà un abbraccio veloce, una pacca sulla spalla ad Andrew e va incontro ad una Stratega, mentre io e il mio amico ci rifugiamo nell'ascensore.

«Sei un idiota» gli sussurro, prima che le porte dell'ascensore si chiudano in modo da coprire le nostre risate.

Me la sono cavata: ce l'ho fatta. Avrò un voto decente.

 

«COSA?» urla Johanna.

«E' la pura verità...» ripeto per la dodicesima volta «Finnick...»

«No! Intendo perchè quel cretino non me lo ha chiesto! Argh!»

Sospiro. Mi alzo e vado nella mia stanza senza salutare la mia mentore ed Andrew.

Dopo la prova l'ansia è salita ancora di più e Cinna è misteriosamente scomparso. Nessuno sembra averlo visto e mi sento nervosissima. Dov'è quando serve? E' un ombrello umano?

«Ehy» mi saluta Andrew.

Mugugno un «Ciao» e lui va subito al punto.

«Ho paura, Ju. Non voglio morire, non voglio che tu muoia, ma la rivoluzione è più importante delle nostre vite, no? Vero?» parlava in modo agitato e confuso.

«Andy...» lo abbraccio, mentre lui scoppia a piangere e lascio che si sfoghi.

«Non...N-non... Non voglio morire! Non voglio morire!» borbotta tra le lacrime Andrew.

«Perchè sei qui?» gli sussurro, dopo un po'.

«Io... Non so cosa stia succedendo dentro di me. Sono confuso, non capisco molto... Non voglio impazzire...»

«Stai tranquillo. Tu, pazzo?» sorrisi debolmente.

«Perchè mi ritrovo a pensare a un possibile futuro, tutti noi, felici, quando stiamo per morire?»

«Andrew» lo zittisco. «Stammi a sentire. C'è la ribellione. Andrà tutto bene. Pensiamo... Giorno per giorno».

«Non posso, non vedendo Maya tutti i giorni, non con...»

«Ah-ha! E' Maya il punto! Lei ti piace!»

Lo vedo arrossire mentre scoppio a ridere. Sorride debolmente.

«E' questo il problema. Tu la vuoi proteggere... Aw, fai tenerezza!»

«Io...Non so cosa fare».

«Puoi provare a dichiararti all'intervista! Magari potrebbero darti degli sponsor!»

«Si! Perchè no!» si rallegra.

«Mi ucciderà ma non importa... Potrebbero arrivarle molti sponsor» aggiunge, prima di abbracciarmi ed uscire.

 

Trovo finalmente Cinna quando, prima di cena, andiamo a vedere in tv i punteggi.

Sono pallida più del solito, e ho tanta paura: e se non è piaciuta la mia intelligenza? Poco probabile, la macchina doveva essere rotta... E se prendo un voto basso? E se non riuscirò a vincere, nonostante un voto alto? Impallidisco e tremo.

Cinna mi guarda preoccupato.

«Come ti senti?»

Non ho le parole. Provo a farfugliare qualcosa, ma ci rinuncio. Lui pare capire e mi prende per mano. E' calda e morbida, la mano di chi ha disegnato da sempre. Sento una scossa di brividi lungo la schiena, ma appena arrivano gli altri essi cessano e la mano di Cinna lascia la mia.

Arrossisco e sento la mia mano improvvisamente fredda, come se mi fossi tolta un guanto. Trovo Andrew, gli sorrido timidamente, ha più paura di me; ci sediamo. Venera è al naturale -si, incredibile!- . Dev'essere un'occasione incredibile: è così bella, al naturale. Ha i capelli marroni mossi e ordinati, non come i miei, una carnagione chiara ma non pallida e degli stupendi occhi cangianti. Blight e Johanna sono seduti vicini. Ci guardano, in apprensione. So che ci aiuteranno. Ne son certa.

Lo schermo della tv 50 pollici si accende.

Caesar, nella televisione, inizia ad annunciare i vari nomi e i relativi volti. Aeneas e Gem hanno avuto 9. Non sembrano in gambissima, per essere dei Favoriti, ma è un voto alto. Rufinus ha avuto 9, Leilani anche. Tobias ha preso 10, Loreine 8...

Mi raggomitolo sul divano, come se volessi sparire, abbracciando le mie ginocchia.

I ragazzi del distretto 6 spariscono dallo schermo. Chiudo gli occhi.

Ti prego, ti prego...
«Andrew Focal... con un punteggio di otto!»

Si. Ce l'ha fatta.

Andrew è pallidissimo: io lo abbraccio, Venera gli stampa un bacio sulla fronte icon fare materno, Blight e Cinna gli scompigliano i capelli, facendolo scoppiare a ridere e Johanna borbotta qualcosa che potrebbe benissimo essere un apprezzamento.

Non sembriamo quasi fare caso alla voce di Caesar che continua a parlare, mentre festeggiamo, finchè...

«Juliette Elaìn... con un punteggio di 10!»

Cosa? D...Dieci? Io, la sfigata, l'imbranata... Dieci?

Cinna, in preda alla felicità, mi abbraccia quasi alzandomi da terra ed io inizialmente mi irrigidisco e mi sento... Elettrica. Colpita da un fulmine. Ho caldo, ma non voglio che mi lasci. E' come essere davanti a un caminetto. Sembra sia fatto di fuoco. Mi lascia dopo un po', lui evita il mio sguardo e così faccio anche io, rossa in volto. Non posso crederci...

Andrew mi stringe una spalla, Venera esulta per tutta la stanza e mi prende per le mani, facendomi alzare, a Johanna cade il telecomando di mano e Blight è al settimo cielo, tanto da prendere dello spumante e versarlo in vari calici per tutti. Mi parlano, mi abbracciano, ma stranamente il mio pensiero va a Cinna e alla sua stretta dalla quale non avrei mai voluto staccarmi. Non penso a molto, è tutto confuso, sono felicissima.
Eppure noto che Maya ha avuto un bel nove e vedo Andrew sorridere alla foto della ragazza. Mi lascio sfuggire un sorriso.

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** |Won't let me know?| ***


 

Clearly I remember
From the windows they were watching
While we froze down below

When the future's architectured
By a carnival of idiots on show
You'd better lie low

If you love me
Won't you let me know?

-“Violet Hill”,Coldplay


 

«Una vera signorina deve comportarsi seguendo tre parole: educazione, eleganza e comportamento! L'educazione è la garbatezza, la gentilezza, tutto ciò che la carissima Johanna di fianco a me non ha» squittisce Venera.

«Così come non ho l'eleganza capitolina. Ovviamente, essere alla moda è avere una parrucca a forma di pomodoro, al giorno d'oggi. Sono proprio arretrata!» ironizza Johanna, facendomi scoppiare a ridere e sorridere Venera.

«È il must have della stagione!»

«Anche io giro con una cipolla in testa, Venera. Suvvia!»

«Poco fa era un pomodoro...» mormora confusa Venera, mentre rido senza contegno.

«Adesso sei tu arretrata! Non ti vergogni?»

Siamo in un salottino nel nostro piano, con i muri coperti finemente con carta da pareti lilla con decori bianchi e dorati che ricordano fiori e piante. I divani, in pelle lilla con i bottoni dei braccioli a forma di fiore e bianchi, sono in plastica e sono lisci al tatto. Prima, giocherellandoci, ne ho staccato uno, che ho prontamente rimesso a posto. Ops.

I mobili della stanza non sono tanti e sono in perfetto stile capitolino: lampade a forma di fiori bianche, con steli curvi e petali in plastica; scrivania fatta di ovali sovrapposti, il tavolino tra i divani formato da un cubo che cambia colore con i neon all'interno e un mega schermo che copre quasi una parete.

Quando le due finalmente finiscono il loro battibecco, Venera mi fa fare di tutto: da come si cammina sui tacchi a come si alza la gonna, da come ci si siede a come stringere la mano... Una noia mortale. Verso le dieci vado da Blight, che inizia a pensare a un “personaggio da intervista”, ovvero dovrei avere una personalità, uno stereotipo che si rifletta:misteriosa? Carina, dolce o provocante? Ovviamente quest'ultima possibilità è fuori questione. Se dovessi essere misteriosa e dolce sarei già me stessa. A dire il vero, non c'è molto da fare., secondo Blight, inoltre le simulazioni dell'intervista non vanno male, così riesco a finire prima di pranzo.

Non sapendo cosa fare, inizio a gironzolare per l'appartamento, entrando in un altro studio con una marea di libri. Con gli occhi che mi brillano, entro. Ha uno stile più sobrio, non mondano, ma elegante. Il legno domina sulle pareti e sui mobili, una moquette morbidissima copre il parquet e un caminetto in marmo riscalda la stanza.

Ci sono libri ovunque. Sul tavolo, sulle poltrone, sulle librerie, sulle mensole. La scrivania è invece sgombra, piena di fogli da disegno... I fogli di Cinna! Li avrà lasciati lì, mi dico.

Decido di sbirciare, tanto lui non si è visto in giro, sarà nel suo studio nel centro di Capitol. Ci sono delle lettere che non voglio aprire, dei biglietti da visita e dei disegni. Vedo il mio volto ritratto perfettamente sulla carta da lettere giallo ocra, oppure sui fogli bianchi da disegno. Di spalle, truccata, con vari vestiti diversi, tutti meravigliosi... È un genio. Vorrei saper disegnare così.

C'è una cartella porta-fogli contrassegnata come “realizzato” e “intervista”. Decido di non aprirla: se Cinna non voleva che vedessi il mio vestito, sarà perchè dev'essere completato. O forse è una sorpresa? Lo saprò stasera.

Decido di vedere che libri ci sono e di mettermi a leggere qualcosa.

Ci sono dei volumi in lingue che non conosco, ma riesco a leggere solo il titolo di un libro: “Juliet e Romeo” .

Si chiama come me, questa ragazza, mi dico. Dev'essere un segno, visto che è nella mia lingua. Lo prendo in mano con attenzione, e noto improvvisamente che c'è un segnalibro. Il libro non è molto grande, 250 pagine scarse, ma il segnalibro è appena all'inizio. Lo prendo in mano e vedo che non è altro che un foglio spiegazzato: doveva essere nascosto. Devo leggerlo? Decido che è mio diritto leggerlo, non sapendo di chi è.


 

Amore è un fumo levato col fiato dei sospiri; purgato, è fuoco scintillante negli occhi degli amanti; turbato, un mare alimentato dalle loro lacrime. Che altro è esso? Una follia discreta quanto mai, fiele che strangola e dolcezza che sana”.


 

È una citazione del libro. È ...stupenda. Wow.

La calligrafia è elegante. Dev'essere stato scritto da qualcuno che sa ben usare una penna... O una matita.

Cinna.

Pensare a lui è un colpo al cuore. Lui è così intelligente, che potrebbe leggere queste cose anche in lingua originale. Perchè, si, è tradotto da un testo antico di un certo Shakespeare.

Doveva essere davvero saggio, questo William, perchè scrive divinamente. Mi incanto tra le pagine e finisco il libro poco prima che Venera venga a chiamarmi per andare a pranzo. Mi trova in lacrime, con le ginocchia al petto.

Juliet è morta per Romeo. Romeo è morto per lei.

Tutto ciò sarebbe normalmente sdolcinato, troppo per me. Adesso mi pare tragico. Mi dovrebbero ricordare Maya e Andrew, in un certo senso, ma Maya e Andrew andrebbero avanti, con la morte dell'altro nel cuore, ma andrebbero avanti.

Sono coraggiosi. Io non lo sono. Forse intelligente, ma non coraggiosa.

Sono un po' come Juliet, di cui porto il nome. Spero di non innamorarmi mai, perchè non troverei il coraggio di andare avanti per l'ipotetico Romeo, ma qualcosa mi dice che sarà difficile non provare affetto per qualcuno.

Forse è il bigliettino-segnalibro di Cinna tra le mie mani che mi fa parlare così.

*****

Ho ancora la collana di Emily e Sophie, il cui ciondolo, ho scoperto, è un portafoto. Decido di metterci il bigliettino di Cinna all'interno. Sento come se mi proteggesse. Non posso permettermi che Cinna scopra del biglietto.

Quando vado a pranzo, mi ritrovo a sedermi accanto a lui, che mi sorride. Aw, è così dolce... No, Julie. Non devi legarti a nessuno. Sei nei Giochi, ricordi?

«Bel ciondolo» commenta Blight.

«Lo avevi quando sei arrivata, vero?» chiede Cinna.

«Si... È il mio portafortuna. È passato ai controlli prima del solito e me lo hanno ridato».

«In effetti non ha l'aria pericolosa» commenta Johanna.

«Sbaglio o è un portafoto?» domanda Andrew.

Arrossisco. Oh, cavolo.

«S-si, è un portafoto». Sembrano capire che non voglio far vedere la foto.

«Chissà quale bel giovanotto ci sarà nel portafoto!» trilla Venera.

Noto Cinna che evita il mio sguardo: che starà pensando?

Non sarà mica... Geloso? Improbabile, se non gli piaccio nemmeno!

«In realtà non c'è nulla dentro» specifico «Non so cosa metterci, davvero».

Solo Andrew capisce che sto mentendo, perchè alza, dubbioso, un sopracciglio.

Quando finiamo di mangiare, lui mi trascina da parte, confuso.

«So benissimo che quel portafoto non è vuoto. Se ne sono accorti tutti».

«E allora? Lo dici come se fosse grave».

«Il fatto è che se ne sono accorti proprio tutti. Tutti, anche Cinna. E, credo di aver ragione di pensare che lui sia lì» dice, prendendo il portafoto in mano.

«Ma...» Non ci capisco nulla.

«Una citazione? Davvero? Però è molto bella, devo ammetterlo» sussurra, leggendo il biglietto. Arrossisco, pensando a chi lo ha scritto.

«Andrew, mi stai mettendo in imbarazzo. Fin troppo, per i tuoi standard. Sarà l'effetto dell'innamoramento!» Sorrido, maliziosa.

«Traditrice» ribatte lui, ridandomi il ciondolo.

«Te la sei cercata. Sei solo un curiosone» dico, orgogliosamente «Se io avessi... Qualcuno, te lo avrei detto, così come tu mi hai detto di ciò che provi per...»

«Shhh!» Mi zittisce, arrossendo. «Lo sanno solo Blight e Venera. Ti prego...»

Sbuffo. «E va bene, ma smettila di fare la donna di mezz'età che cerca i pettegolezzi nei portafoto! Finirai per dipingerti le unghie e parlare della nuova soap».

«Non lo farei mai!» Ride.

«Ma tu ti metteresti lo stesso i bigodini e parleresti a vanvera!» Scoppio a ridere anche io. Sono così fortunata ad averlo qui con me. Grazie, Dio.

Avere il tuo migliore amico durante la rivoluzione, che ti sostiene, ti aiuta, ti fa ridere, è un qualcosa di stupendo.

Ma lui potrebbe morire, nell'Arena. Io lo proteggerò con la mia vita. Farò di tutto, perchè Andrew non deve morire.

*****

Splendeat, Jewel e Piercing non mi hanno torturato, oggi: Cinna ha detto loro che ci avrebbe pensato lui. Chissà cosa ha in mente.

A volte ho paura di ciò che penso di lui. Non posso provare qualcosa di più dell'amicizia in circostanze come queste. La rivoluzione, l'arena...Non so, inoltre, se ai miei piacerebbe l'idea che io esca con un capitolino... Perché, è vero, Cinna è molto diverso, ma vive a Capitol. Sarebbe difficile per noi una relazione senza finire sui giornali di gossip. Non è l'ideale. E poi non gli piaccio. Ci sono qualcosa tipo cinque anni di differenza, non che per me sia un problema, ma per lui? E poi, sto davvero pensando a questo?

Apro la porta della stanza dei Preparatori, dove c'è lui ad attendermi.

«Come ti senti?» Mi chiede.

Cinna è in piedi nella stanza, con una busta di cartone elegante accanto a lui.

Lì c'è il mio vestito, penso.

Se lo ha fatto lui dev'essere stupendo. Non vedo l'ora d'indossarlo.

«Ansiosa. So che quest'intervista deciderà molto il mio futuro» rispondo.

«Fai bene a sapere quanto sia importante l'occasione che hai stasera. Il piano dipende dalla fiducia che hanno gli spettatori verso di voi. Immagino che Blight ti abbia dato istruzioni a riguardo».

«In effetti, si» annuisco.

Alza un angolo della bocca in un sorriso appena accennato. Mi porge la busta, mentre io prendo l'abito. Inspiro, sorpresa: è... È... Stupendo.

Non ho parole per descriverlo: lungo, con un po' di strascico, fermato in vita da una pietra luminosissima. È azzurro attorno alla scollatura, poi blu, infine sfuma in un bellissimo viola. Ha dei brillantini attorno alla scollatura di varie tonalità di azzurro, blu, viola. Ha le maniche sulle spalle, alle quali sono attaccate dei veli che ricordano il vestito. Non riesco a parlare, fisso l'abito senza dire nulla, finché Cinna, dubbioso, chiede:

«Non ti piace? Ne ho uno di riserva...»

Io, alzando lentamente lo sguardo, arrivo a fissarlo: i suoi occhi sono quelli di un gatto, due smeraldi con schegge d'oro in cui mi perdo facilmente.

«N...Non mi piace? Non mi piace?! Cinna... È l'abito più bello che abbia mai visto. Non so se me lo merito. È meraviglioso» mormoro, con una voce dolce più di quanto dovrei, viste le circostanze.

Noto un improvviso rossore sulle sue guance. È dolcissimo, penso... Non è come gli altri. È strano. Perché lui si comporta così?

«Te lo meriti eccome. Sai come ti chiamano a Capitol City?»

So che le settimane dopo la Mietitura sono incentrate sui tributi... Su di noi. Ma non pensavo di attirare l'attenzione, poi rifletto. I carri. Il mio voto. La mietitura.

Si, è ovvio che ho dato spettacolo. In modo positivo, certo, ma mi sono fatta riconoscere.

Non è una cosa cattiva, in questo contesto, anzi!

«Come?» Domando, ingenuamente.

Ammicca. «Il tuo abito, alla Mietitura, era stupendo, ti rappresentava. Nero, oscuro, come i tuoi capelli e anche un po' come te... Invece la tua pelle chiara era diafana, come porcellana, puro come l'abbraccio che hai dato a Twig.

Sei la notte che, così come hai abbracciato Twig, essa abbraccia il mondo nel torpore.

Ti hanno soprannominato così, prima della Parata. In effetti è un soprannome molto adeguato.

Il mio abito, alla Parata, aveva intenzione di far vedere come dal buio delle tenebre possa nascere la vita. Dicono che ci sia riuscito. Dalla notte della Mietitura è nato il giorno, come alla Parata, che dal verde della mattina, ricordi che l'abito iniziò a diventare arancione? Ecco, era il tramonto, mentre adesso sei al crepuscolo. Stai per entrare, il tuo periodo di attesa è finito e la notte sta per ritornare. Tu stai per far vedere al mondo di cosa sei capace»

Rimango, ancora, senza parole. Non so cosa dire, così mi fiondo tra le sue braccia.

Lo sento irrigidirsi, ma poi mi stringe a se. Non gli arrivo neanche alle spalle -è un uomo molto alto, sul metro e ottanta, e io sono bassa per la mia età, ma mi piace essere abbracciata da lui. Mi sento protetta tra le sue braccia e ogni volta è una sensazione nuova.

Non voglio lasciarlo. Non voglio, vorrei rimanere così per sempre,ma l'intervista è tra due ore e devo prepararmi. Lo lascio io, questa volta.

«Grazie, per tutto ciò che stai facendo» gli sussurro.

Mi dà un bacio sulla fronte, facendomi arrossire, e per un attimo non riesco a pensare lucidamente. Mi ha baciato sulla fronte! Certo, una parte di me sta cercando di calmarsi, ma l'altra è in visibilio.

«Lo faccio per te» mormora.

Ci stacchiamo ed entrambi, imbarazzatissimi per questa dimostrazione d'affetto, cerchiamo di parlare d'altro.

“Lo faccio per te”. Perché? Ma è ovvio. Lui è il mio stilista. Nonostante mi stessi riferendo, però, alla rivoluzione, rimane il mio stilista. Perché dovrebbe aiutarmi nella rivoluzione? Non riesco a capire nulla.

Mi inizia ad acconciare i capelli lavandomeli, poi li lascia naturali, ovvero mossi, usando solo un po' di spuma. Lascia quasi tutta la chioma sciolta, a eccezione di una treccia che parte dalle ciocche davanti. Tra gli intrecci mette dei fiori azzurri, bianchi e viola che si schiudono con la luce. Ne avevo sentito parlare, nel mio distretto, ma non credevo esistessero.

Inizia a truccarmi. La mia pelle è pallida e liscia. Mi mette un po' di matita nera e dell'ombretto azzurro brillantinato che sfuma nel viola, come il mio vestito.

Mi mette sulle labbra un lucidalabbra molto chiaro, infine mi aiuta a mettere il vestito e le scarpe, con tacchi non tanto alti, e mi posa un diadema sul capo.

«Ecco, guardati: sei stupenda. Farai un figurone!»

E per una volta, mi sento davvero bella, proprio grazie a lui.

*****

«Se sono pronta? Caesar! Non sono domanda da fare a una signora!» Ridacchia Gem, scostando i lunghi, perfetti capelli biondi. Non posso dire di odiarla, ma è il mio opposto. Non ci assomigliamo per nulla. Bella, popolare, famosa... Ha un vestito che la lascia quasi in intimo, tanto che è trasparente, e non se ne vergogna. Forse sono invidiosa, ma poi penso: davvero sono invidiosa? Di Gem, dal Distretto Uno? Seriamente?

«Ahahah! Benissimo, Gem! Grazie per essere stata qui con noi, e salutiamo la nostra bellissima Gem Tropian!» Urla Caesar. Il sonoro del palcoscenico è molto avanzato, perchè sento vibrare la sua voce dentro le mie ossa.

Gem esce di scena, con sguardo altezzoso... Prima d'inciampare contro Rufinus. Scoppio a ridere notando la gelosia di Leilani. Gelosa. Non è che...

«Date il benvenuto a Rufinus Gladium! Quanto mi piace! Ahahah!»

Rufinus entra in scena, vestito di... Rosso, ovviamente.

«Ciao, Caesar». Dice, rigido, sedendosi senza chiedere il permesso a Caesar, che rimane un po' spaesato. “Bravissimo. Ti stai dimostrando come forte e impenetrabile” vorrei dirgli, ma non posso.

«Ehm... Allora, Rufinus. Ti sei dimostrato in gamba al test. Cosa ci dici?».

«Sono stato bravo» borbotta solamente.

«Okay... C'è qualcuno a cui tieni di cui vorresti parlare?Leilani, per caso?»

“Colpito e affondato”, penso.

I suoi occhi si illuminano. «Leilani. Si, lei... Ecco, essenziale. Sono forte, ma lei mi rende ancora più potente. La voglio proteggere, ma lei è benissimo in grado di proteggersi da sola. Ma lo farò lo stesso».

Caesar sorride, e dopo le solite domande sulla Mietitura Rufinus esce di scena, cedendo il posto a una stupenda Leilani. Ha un abito che ricorda la pianta di cui porta il nome: la strelizia, il fiore del paradiso.
Leilani mi ha spiegato che sua madre l'ha chiamata così pensando ai fiori di un paese chiamato Hawaii, che venivano usati per fare della collane. Lei odia sua madre, però, e odia quei fiori. Preferisce la strelizia, che si chiama fiore del paradiso proprio come i fiori hawaiani.

«Date il benvenuto alla principessa dei pugnali! Leilani Ferìan!»

Pimpante, Leilani sembra allegra e sorridente, ma riesco a vedere nei suoi occhi il disprezzo. La sento ridere alle battute di Caesar.

So quanto vorrebbe ucciderlo. Lo odia particolarmente, non so perchè.

Rufinus dice che lei non ce la fa a parlarne, e che è una cosa molto brutta. Mi viene da pensare che forse sono la più fortunata del nostro gruppo: non dovevo lavorare, non dovevo prendermi cura di nessuno, non avevo responsabilità...

Perché io si e loro no? Perchè sono così fortunata?

Quando Leilani esce di scena, si fionda nel suo camerino lanciando via le scarpe dagli alti tacchi. Rufinus entra subito dentro dietro di lei. La sento piangere. Cosa ha che non va?

Provo una morsa al petto a vederla soffrire, ma so che ci vuole il buon cuore di Rufinus, non la mia voce, accanto a lei.

Intanto, si succedono i ragazzi del Tre, poi Tobias, infine Loreine.

Loreine, con un abito ispirato alle resti dei pescatori, è impeccabile: i capelli in un'elaborata acconciatura la rendono ancora più elegante, oltre agli alti tacchi. Con Caesar fa un'ottima figura, dimostrando di essere “forte e infrangibile”, parole del conduttore dai capelli sempre diversi, verdi quest'anno.

Noto Blight dietro le quinte che sembra incoraggiarla. Una parte di me vorrebbe che non lo facesse, ma l'altra percepisce cosa prova: ha una luce diversa nei suoi occhi.

Mi nasconde qualcosa, e ciò non mi piace.

Aspetto, ancora. Toccherà prima ad Andrew che a me. Lui ha già una strategia. E io?

Cosa farò?

A un tratto vedo Andrew entrare nel retroscena: è vestito con un semplice smoking blu, ma sta benissimo.

«Stai benissimo, And» gli sussurro.

«Grazie... Ma tu sei stupenda! È... Wow! Cinna è un genio!»

Venera ci interrompe, chiamando Andrew e dicendogli di entrare.

«In bocca al lupo, Andrew».

«Anche a te» mi sorride, prima di svanire dai miei occhi per comparire sullo schermo.

*****

«Ed ecco a voi, il ragazzo dal cuore d'oro, Andrew Focal!»

La folla esplode in un boato. Il mio Andrew, il mio fratellone.

Noto Maya entrare nel retroscena con un abito di color oro metallizzato, proprio come i suoi occhi, e una stola bianca di lino.

«Julie! Andrew è...»

«È entrato» le dico, indicandole lo schermo.

Si siede con tranquillità, parlando con Caesar.

«Cosa ne dici di Capitol City, Andrew?»

Sorride. «Oh, sai, qui hanno tante cose lussuose, ma non so perché vadano di moda le auto a pois. Come si fa al semaforo?»

Caesar ridacchia. «Abbiamo delle auto strane, gente!»

La folla esplode in una risata, seguita da degli applausi.

Caesar:«Sai, Andrew, ho sentito qualcosina sul tuo conto... E sul conto della tua amica Juliette».

Cosa?! Caesar!

«Delle voci mi dicono che tra te e un'altra tributa c'è qualcosa... Così come Juliette prova qualcosa per una persona qui nel pubblico».

Oh mio dio. No, non è quello che sto pensando, vero? Per favore, fatelo stare zitto!

Andrew arrossisce. «Oh, no, certo che no...»
Cosa?! Non ha voluto usare la sua strategia?
Come... Oh, mio dio. Conosco Andrew troppo bene, non gli piace diffondere i suoi sentimenti al mondo intero. Maya deve piacergli proprio tanto.

«Ne sei sicuro?»

«Certo, Caesar. Mai stato così sicuro».
Intanto vedo Maya dare un calcio a una poltrona. Non c'è bisogno di chiederle perchè: appena la guardo arrossisce e non riesce a guardare Andrew in diretta.

«Non gli piace che i suoi sentimenti diventino di pubblico dominio» dico.

«Ma allora...?» ribatte lei, incerta.
Prima che io me ne possa accorgere, sento un forte applauso e vedo Andrew tornare verso di noi. Riesco a vedere l'abbraccio di Andrew e Maya poco prima di sentire Caesar dire il mio nome... Il mio nome. Ehy, aspetta, tocca a me.

Mi affaccio verso il palco. Mi sento di pietra. Io, vicino a Caesar, non mi siedo!

Esco, non so come, sul palco. Cerco qualcosa nel pubblico, e non mi rendo conto di cosa, o meglio, chi, finchè lo vedo.

Cinna.

Mi sorride. Mi incoraggia. Cinna, perchè non mi aiuti?

Caesar parla. Mi sembra di ritornare a casa, a quando mia mamma mi rimproverava per la sbadataggine – che rimanga tra noi, ma mi rimproverava un minuto si e l'altro pure.

Io non l'ascoltavo mai. Vorrei averlo fatto, perchè ho capito poco e nulla di ciò che Caesar ha detto.

Ha parlato di come mi sento, credo. Poi capisco cosa dice e rispondo.

«Mi sento bene, Caesar. Non nego di avere paura, ma sono pronta, mi sento capace e in grado di farcela» dico.

Devo aver capito bene la domanda, perchè il pubblico fa un applauso, come se avessi detto qualcosa di straordinario!

«Juliette, hai un vestito stupendo. A Capitol City» Si ferma per un'istante «alla parata, ti chiamavamo la figlia delle tenebre , ma adesso capiamo tutti quanti che tu sei la regina del cielo, vero?» Dice, rivolto al pubblico.

Io faccio la finta offesa, il che mi riesce bene, ribattendo:«Preferivo figlia delle tenebre!».

«Suscettibile, la nostra artista! Perchè, si, ci hanno raccontato del tuo talento... Cosa ne pensi dell'arte di Capitol City?».

Dovrei dire che è stupenda, ma so che si tratta in realtà solo di arte di propaganda. Fingo un sorriso e inizio a elogiarla, ammirando la qualità dei materiali e delle opere stesse.

Mi guardano tutti con aria strana. Non capisco, e mi fermo, confusa.

«Ho detto qualcosa di strano?»

Il pubblico applaudisce e scoppia a ridere.

«Non ci aspettavamo che una ragazza di un Distretto come il 7 sapesse così tanto sull'arte... Wow! Vero gente?».

Non ci capisco molto, mi limito a sorridere, avvolta dall'applauso della folla.

Poi, a un tratto, il mio abito inizia a... Sciogliersi. Cosa sta succedendo!?

Si sta sciogliendo solo la parte azzurra, noto, e fa posto allo stesso tessuto, ma nero.

Solo ora noto che è calato il sole. Il mio abito, dal giorno, è passato alla notte.

Mi alzo in piedi, spaventata, e so che dietro tutto questo ci dev'essere Cinna. Cosa avrà in mente?!

Il mio abito diventa in poco tempo nero e un po' più aderente: adesso sono la notte in persona.

Lo shock del pubblico e il suo boato fa dimenticare a Caesar di chiedermi ciò che Andrew ha solo accennato, così allo scadere dei tre minuti posso andare via con un figurone. Non sarò più sulle bocche di tutti... Fino a domani.

L'arena attende. Domani morirò.

Me ne rendo conto ora. Andrò davvero nell'Arena. Morirò.

Sembra tutto prescritto. Morirò per davvero!

Sento le lacrime dentro i miei occhi che cercano di uscire, sulle labbra ho le troppe cose mai dette. Mio padre starà davanti alla tv come ogni sera, mia madre a leggere se trova un libro, Twig a letto.

Cosa avrei potuto fare di più?

I miei zii... Emily, Sophie.

Andrew è condannato come me o riuscirò a salvarlo? E ciò comporterebbe la morte di Maya e Loraine? Rufinus e Leilani?

Non voglio morire, non domani.

Questa è l'ultima notte della mia vita, realizzo.

Attendo finché non finiscono le interviste, o meglio, finché Maya finisce l'intervista. Si dimostra in gamba e, nonostante il bell'abito color oro metallizzato, si comporta da vero maschiaccio.

«Maya Leaven. Maya, la volontaria dell'Undici. Perchè non ci parli un po' della tua cuginetta? Clay Leaven, vero?»

«Si» risponde freddamente «la mia Clay è troppo giovane... Troppo, per poter vincere. Ho deciso che era il mio turno. Ho promesso ai suoi genitori di proteggerla» ribatte.

In quel momento, al posto di Clay immagino Twig e credo avrei fatto lo stesso.
In fin dei conti, siamo tutti nella stessa situazione: al patibolo per il divertimento dei ricchi.
Ne vale la pena?

*****

C'è una grande tensione, a cena: la quiete prima della tempesta. Domani è il giorno in cui mi lascerò tutto alle spalle. Viva o morta, ritornerò a casa tra due settimane.

Non voglio pensare all'ultima opzione, eppure non mi importa morire. Il mio unico desiderio è, oltre a far vivere i miei amici, rimanere me stessa.

Non essere un mostro, uccidere solo se necessario. Rimanere me.

Ci ho pensato tanto, morire pur di preservare me stessa.

Ci ho pensato quando ho visto Aeneas abbracciare Gem dopo l'intervista.

Ci ho pensato quando Leilani ha cercato la mano di Rufinus mentre entravano nell'ascensore.

Ci ho pensato quando Maya ha stretto Andrew a sé.

Ci ho pensato guardando Cinna negli occhi.

Ci penso continuamente.

Non sono di proprietà di Capitol City. Ho corpo, mente e anima e non possono portarmi via tutto, perchè ho anche la volontà. So di poter morire e potrò farlo se necessario. Non mi tirerò indietro. Voglio vivere, certo, ma non se i miei cari possono morire.

Forse è anche egoismo, perchè non voglio soffrire per la loro perdita. Sono sempre stata egoista, dopotutto.

Mentre penso a questo, sono uscita fuori sul balcone. Il distretto 12 ha l'attico, noi ci “accontentiamo” di un balcone in vetro elegante quanto mai.

Il metallo della ringhiera argentata è freddissimo, ma lo stringo ancora di più.

Mi sono cambiata e i miei capelli sono tornati sciolti, lunghi fino a poco più della spalle.

Mi sento molto a mio agio, eppure il non avere addosso l'abito di Cinna è come perdere una seconda pelle. Chissà se ci si sente davvero così.

Tamburello con le dita sul metallo freddo, guardando i grandi e alti grattacieli con le loro lui brillanti. La gente aspetta tutta la notte nella piazza urlando per i Giochi, pur sapendo che incominceranno domani. Vogliono la mia morte.

E anche quella di tanti bambini. I due ragazzi del Sei hanno fatto due interviste dolcissime: se li trovo li proteggerò. Ho parlato con loro un paio di volte, sono molto timidi. Spero ce la facciano. Chissà, anche loro forse sono ribelli.

Sento la porta scorrevole aprirsi e poi chiudersi. Un familiare profumo di cannella si avvicina a me.

«Cosa ci fai qui?» chiedo, girandomi verso Cinna. Ha l'aria stanca, i capelli fuori posto e la barba da aggiustare.

«Non riesco a dormire. E tu?» mi sorride. Sembra così preoccupato...

«Nemmeno io» cerco di sorridere, ma il pensiero di ciò che mi aspetta mi terrorizza.

Lui sospira. «Sai, Plautus, il tuo ”vero” stilista, e anche mio odiato professore, pretende che io lo sostituisca per questi Hunger Games. Non capisce che mi ha solo regalato il “biglietto” per diventare stilista a tutti gli effetti. Voleva sfruttarmi. Sai, dallo sfruttare si viene sempre sfruttati. Così anche la Capitale. Vi sfrutta, ma voi potete sfruttare loro. Quello che sto cercando di dirti è che ce la potete fare. Tu ce la puoi fare. So che hai paura, ma non devi averne. Io, Johanna e Blight ti aiuteremo da qui» mi sussurra.


«Non sei l'effettivo stilista del 7?» Chiedo.

«Oh, magari lo fossi. Sostituisco il mio insegnante, Plautus Hodorìa. Se le cose continuano ad andare bene, però, potrei diventare stilista a tutti gli effetti...» mi dice. Riesco a vedere la luce nei suoi occhi. È il suo sogno.

Gli stringo una mano. Rimaniamo così, sul balcone, accerchiati dalle luci della Capitale, mano nella mano. Vorrei abbracciarlo, potrebbe essere l'ultima occasione che ho per farlo. Potrei dirgli che è stata la prima persona che mi ha trattato così. Domani potrei non avere tempo. Forse sono, oltre che egoista, vigliacca.

Vigliacca. Questa parola si ripete all'infinito nella mia testa.

Sono una vigliacca.

«Sai, riflettevo su quello che ha detto Caesar ad Andrew, ovvero che io dovrei aver trovato un qualcuno di speciale»dico.

«Credo che lui abbia mentito. Dopotutto, se tu avresti trovato qualcuno, lo avresti detto all'interessato, eventualmente, non a Caesar e al pubblico».

Ripenso a Caesar e Andrew e Maya... E a me stessa, che sono ancora più vigliacca, perchè se io avessi amato qualcuno, glielo avrei detto, no?

Quell'interrogativo è anche negli occhi di Cinna. Lo abbraccio, sperando che il contatto fisico plachi le nostre domande.

Se Cinna provasse qualcosa per me, me lo avrebbe detto?

Non lo so, ma in questo momento sono sicura che non lo lascerò andare.


 

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Capitolo 8
*** |Let The Sky Fall| ***


Let the sky fall

Non riesco a prendere sonno. Più precisamente, stavo dormendo beatamente fino a quando le viscide, fredde spire degli incubi non hanno incominciato ad avvolgersi attorno a me. Una sensazione sgradevole e gelida attraversava il mio corpo.

Mi sentivo come devono sentirsi le ombre.

Irreali.

Insignificanti.

Spaventate -oh, si. Non credevo che avrei avuto tanta paura, ma ciò che mi attende è terrificante. Almeno ai miei occhi. I Capitolini fanno il conto alla rovescia.

Chissà quando e come morirò. Uccisa dagli ibridi? Tradita da Andrew, come negli incubi? Ma negli incubi io, si, proprio io, lo uccido. E ciò è forse peggiore.

Non sono un mostro. Non sono un'assassina.

Mamma e papà mi hanno cresciuto insegnandomi che c'è un inferno e un paradiso. Non sono una che ucciderebbe qualcuno. O forse sì. Per difesa lo farei. Ma davvero vorrei uccidere un ragazzo come me, distruggere una famiglia, causare dolore, per permettere al mio cuore di battere ancora un po'? Da bambina passavo davanti alle case del Distretto sulle quali c'era una X. Segnalava le case in cui doveva alloggiare il tributo, se vincitore. Poi, le bruciavano. Ogni anno andavamo a vedere l'Incendio. Poi usavamo i rottami, legno, ferro, ed erano utilissimi. Era una ricorrenza triste, ma ti lasciava la speranza che... Forse qualcosa poteva cambiare.

Ormai è solo una questione fisica. Dentro sto già morendo e useranno il ferro e il legno, le ossa e i muscoli, per sfamare i vermi. L'unica cosa che fa battere il mio cuore è l'ansia, che come il ticchettio dell'orologio mi rimbomba nelle orecchie, cresce, aumenta e mi riempie la testa, è sempre più forte e non riesco a urlare e l'unica cosa che posso fare è respirare, con gli occhi chiusi, cercando di dormire.

Eppure non voglio uccidere per il timore di andare all'inferno, come dicono i miei. No, è diverso. So che è sbagliato, non è giusto e non farei qualcosa che va contro i miei principi.

Con questa convinzione chiudo gli occhi, dicendo addio uno per uno alle persone che amo, cogliendo alcuni loro istanti come Polaroid nella mia mente.


 

Twig aveva quattro anni o giù di lì. I capelli biondo scuro erano lunghetti e sporchi di fango, come il suo viso, i suoi vestiti... Tutto.

Quell'anno la neve non era scesa se non a Natale. Invece aveva piovuto, e molto.

C'era quindi moltissimo fango, e convinsi Twig a fare un pupazzo di fango, invece che con la neve.

Non ricordo tantissimo, a dire il vero, ma ricordo solo la sua risata quando io feci cadere la carota nel fango.

Si divertiva con così poco.


 

Mamma stava preparando la cena. Aveva i lunghi capelli biondo scuro raccolti in una coda di cavallo, dalla quale sfuggivano tante ciocche.

Stava fischiando una canzone, io ero piccola ma mi ricordo tanto come fischiettava.

A volte canticchiavo quella musichetta per addormentarmi. Avrò avuto sei anni.


 

Era sera tardi e c'era una bufera di neve. Io amo la neve, anche se preferisco la pioggia.

E il vento. Mi fa sentire parte della natura, viva.

Ero attaccata alla finestra, tenendo le mani sul vetro gelido e guardando la neve scendere con forza. Il vento sferzava e il tutto faceva quasi paura. Avevo appoggiato il naso alla finestra, avrò preso di certo un rimprovero per il segno lasciato dal calore del mio fiato.

Ero piccolissima. Avevo quattro anni, forse cinque. No, quattro.

Comunque sia, vidi mio padre in mezzo alla bufera. Trascinava delle buste piene di cibo preso al mercato nero. Iniziò a darlo ai bambini che correvano da lui per averne un po'. Presto vennero anche degli adulti. Mi commossi. Mio padre aveva salvato delle vite.

Un tempo chiamavano lo scambiarsi di regali, spesso nel periodo freddo dell'anno, Natale. E c'era questo vecchietto che dava regali. Io credo che non sia tanto diverso. Certo, non c'è lo scambio e non fa sempre così freddo, inoltre mio padre è giovane, eppure in entrambi vedo tanta bontà.


 

Anais, a volte, veniva a casa per portare uno dei suoi dolci tipici a Twig, che li adora. Erano rotondi e al miele, con spesso della frutta sopra.

È la mia sorella maggiore mancata. Non ho mai avuto modo di conoscere i genitori di Andrew, perchè sono morti molto giovani, ma ho avuto modo di conoscere Anais.

Assomiglia tanto a suo fratello. Non riesce a respirare granchè bene e spesso ha attacchi di panico, dalla morte dei suoi genitori. Non so come siano morti e nessuno vuole parlarmene. Neanche Andrew lo sa e ci soffre, anche perchè ricorda pochissimo di loro. Anais si rifiuta di parlarne e quando ci prova arrivano le crisi.


 

Emily e Sophie sono nate lo stesso giorno, ma a distanza di tre anni. È un caso estremamente raro, ma adesso si ritrovano a festeggiare assieme con due torte diverse. Non possono permettersi due torte in pasticceria, così i miei zii le cucinano loro.

Zio Marcas non è mai stato il migliore dei cuochi, eppure il mio primo dolce lo ha preparato lui. Me lo faceva spesso: frittelle ai lamponi.

Anche se i miei preferiti restano i biscotti al cioccolato, ovviamente.

Zia Nancy invece da piccola adorava portarmi in giro per la parte benestante del Distretto, dove vivevamo, gironzolando per i negozi. Col tempo si è aggiunta anche mia madre ed io ho iniziato a non andare più in giro con loro, annoiandomi.

Eppure erano stati dei bei momenti.


 

Erano stati, già.

 

This is the end 
 

Venera mi sveglia il mattino dopo. È molto presto, saranno le cinque o le sei.

«Forza... Andrew e gli altri sono già pronti...»

So che non é vero, non può essere vero... Voglio solo dormire, per sempre se necessario. Le coperte sono così calde... Sto per riaddormentarmi, prima di sentire la porta aprirsi.

Cinna ed Andrew entrano nella mia stanza, armati di asce e coltelli. In un attimo è tutto buio e riesco solo a trattenere un urlo prima di svegliarmi.

«Oh mio dio! Oh mio dio!» Venera corre, per davvero, nella mia stanza. Non ha la parrucca verde, mostrando dei capelli ricci e rossi.

«È tardissimo, Julie! Vestiti come vuoi, tanto dovrai cambiarti prima di andare, muoviti!»

Si rende conto di essere stata troppo brusca, forse, perchè mi guarda per un attimo, prima di scoppiare in lacrime e abbracciarmi.

Penso che, se fosse vissuta nel 7, sarebbe potuta essere la mia prof, la mamma di un mio amico, mia zia. Mia madre.

Non ho la mamma qui con me, e poi voglio davvero bene a Venera. Non voglio riferirmi a lei come un surrogato di mia madre. Io potrei essere il surrogato di qualcuno, per lei.

«Mi dispiace tanto... Che questo fardello sia più pesante, per te, ecco.»

Si riferisce alla ribellione. Ma lei è di Capitol City... Poi penso. Anche Cinna lo è.

«Non sarò da sola, in fondo. Forse ce la posso fare...» Balbetto.

«Non ne dubito, Julie».

Non sono abituata ad avere qualcuno che ha fiducia in me. La mia famiglia non ne ha mai avuta molta, a dire il vero.

Sto per piangere, ma mi impongo di resistere.

Venera mi aiuta a vestirmi. Usciamo fuori, trovando Andrew e Cinna, di cui per un attimo non mi fido. Quel sogno mi sembrava così reale...

Diffidente, mi guardo attorno, pizzicandomi il braccio. No, è tutto vero, ciò significa che non sono gli assassini del sogno, ma Andrew e Cinna, quelli che conoscevo... Posso fidarmi.

Andrew mi abbraccia prima che io me ne possa accorgere. Sto per piangere, diamine. Devo essere forte, devo...

Le lacrime iniziano a scendere sul mio viso, ma solo per un attimo. Affondo la testa nella sua spalla.

«Promettimi che ci proteggeremo a vicenda. Promettimelo»

Sospira. «Sai che non c'è bisogno di dirlo».

Spero che nessun altro abbia visto le mie lacrime. Non voglio essere debole.

Ma in fondo, chi se ne frega. Sto per morire, diamine!

«Io... Io non vi accompagnerò lì, purtroppo... Devo salutarvi qui» mormora Venera.

Ha le lacrime agli occhi, ci stringe forte entrambi, come se non volesse lasciarci andare:forse è davvero così.

Andrew stringe in un forte abbraccio Cinna, che accompagnerà me.

Non vedo Blight, Johanna e Smaragdus, dove saranno finiti? Non vogliono salutarci?

Come se li avessi chiamati, Blight entra nella stanza. Ha l'aria distrutta. È così orribile vedere due ragazzi, ogni anno, prendere un posto nel proprio cuore per poi morire trucidati.

Johanna è dietro di lui, ancora più stravolta. È la prima volta nella mia vita che mi rendo conto di avere qualcuno che mi voglia bene, davvero.

I miei genitori e Twig era quasi normale che mi volessero bene, anche se i primi erano un po' severi, ma quale genitore non lo è?

I miei zii mi volevano bene, certo. Le cuginette, in effetti, erano una presenza costante, ma era Andrew la mia ancora di salvezza, lo è e lo sarà finchè vivremo.

Non posso rinunciare a lui come lui non rinuncerà a me, parole sue.

E ora, qualcuno che non ha il mio sangue e che non è Andrew mi abbraccia e dice di volermi bene. È dura non piangere, sono sempre stata solitaria, e ora capisco che vivevo molto meglio, prima.

«Piccoletta, cerca di ritornare» dice Johanna, prima di darmi una pacca sulla spalla. È indecisa se abbracciarmi o meno -anche lei, a quanto pare, è un po' impacciata con le persone. Così decido di darle un abbraccio veloce, sorridendole.

«Quando tornerò non sarò più così piccoletta».

Blight ride amaramente, prima di abbracciarmi.

«Ritorna, ragazza delle ombre».


 


 

Tremo.

Sto per morire e non posso più salvarmi.

La testa mi rimbomba, passi dentro una pozzanghera di agonia.

La presenza di Cinna, per fortuna, riesce a calmarmi. A quanto pare non conoscerò mai il vero stilista, che Cinna ha sostituito con il suo talento e il suo coraggio... E i suoi occhi, che oggi sono così tristi, per colpa mia.

Sono di un verde scuro ai bordi, che diventando verde smeraldo e infine verde chiarissimo, il tutto con varie pagliuzze dorate all'interno, proprio come il suo eyeliner.

Mi attraggono come una falena attirata dalla lampadina nello scantinato di casa mia.

Mi manca, ma se tornassi indietro morirei comunque.

«Julie».

Mi chiama, io arrossisco ma le mie mani rimangono gelide, tremanti, impaurite e impacciate. Siamo quasi arrivati.

«Siamo arrivati alla fine del mondo, vero?»

Lo guardo posare gli occhi verso i finestrini oscurati, il cielo che non possiamo più vedere.

«Siamo già oltre».


 


 


 

Entro nella... Catacomba. Come nelle antiche arene.

Una parte di me immagina il dio Ade, quello a me più affine, uscire dal tubo che dovrebbe portarmi verso il suo regno di morte e oscurità.

In fin dei conti, con o senza Ade, ci andrò.

«Julie». Cinna finalmente entra nella stanza, dopo aver dato alcune disposizioni a dei Pacificatori.

Lo guardo, imprimendomi il suo aspetto nella retina, per non dimenticarlo mai più.

Si avvicina a me, con aria triste. Non riesce a parlare, nemmeno porgendomi la divisa dell'arena.

Vado in uno stanzino accanto per cambiarmi, scoprendo con sorpresa che si tratta di una tuta rossa con bottoni d'oro, come quella di... Di chi lavora al circo.

Ricordo che da bambina un circo proveniente da Capitol City venne al 7. Andai, mi divertii.

Venne una seconda volta, alcuni anni dopo, ma non avevo voglia di andarci.

La terza volta al solo pensiero ne ero disgustata.

Mi vesto, riluttante. Ritornai da Cinna, che mi lega i capelli in una coda alta e strettissima, ma che non faceva male.

«È la divisa di un circo» mormora, accarezzando il polsino.

Noto che c'è un bottone, dentro il polsino.

«Julie... Promettimi, promettimi che quando non ce la farai più... Quando vuoi che tutto finisca... Tu stringa forte e continui ad andare avanti».

Stringa forte non suona molto bene... Finchè non capisco che riguarda il polsino. Ci sono telecamere ovunque, è un buon modo per nascondere tutto.

«Te lo prometto, Cinna».

Mi tiene per mano, facendomi arrossire.

«Ti prego, torna indietro. Io... So che vincerai, ne sono certo».

«Vorrei esserne certa anche io».

Rimaniamo così, stretti, quasi abbracciati, quasi, finché io non trovo il coraggio e lo stringo a me. Poco dopo, la voce metallica mi dice di entrare nel tubo della morte.

Lo guardo, due sguardi che tremolano come fiamme che stanno per spegnersi.

Gli stringo un po' di più la mano, e lui mi dà un bacio sula fronte che mi rende in pratica rosso pomodoro. Coraggiosamente lo lascio andare, entrando nel tubo.

Sovrappongo la mia mano alla sua, separati solo da quella bara di vetro, che incomincia a salire.


 

 

Hold your breath and count to ten 
Feel the earth move and then 
Hear my heart burst again


 

Mi sarei aspettata la luce del sole. Mi sarei aspettata un cielo reale... Non un tendone e dei riflettori.

Il tendone è rosso a righe bianche, immenso, senza fine e gigantesco. Una piazza rotonda di sabbia, contornata da un marciapiede, ha al centro la cornucopia.

Ci sono spalti ovunque. Siamo su delle piattaforme all'interno del cerchio. Andrew è di fronte a me, Maya è poco lontana, così come Leilani, Loriene, Tobias e Ruf.

Non riesco a vedere la fine del tendone.

Mi sembra di essere....

In un circo.

Siamo in un circo.

Il countdown è partito. Mancano esattamente ventitré secondi.

Venti.

Allora, correrò verso la cornucopia. Sono pochi i Favoriti, quest'anno.

Sono fortunata.

Molto.

Poi andrò da Andrew.

Quindici.

Meglio prendere del cibo, che delle armi.

Dodici.

Ho così paura.

Dieci.

Andrew, dove sei?

Nove.

Eccoti lì, accanto a Maya.

Otto. Sette. Sei. Cinque.

Sto per morire.

Quattro.

Cosa si prova alla fine del countdown?

Tre. Due.

Lo saprò.

Uno.

Lo so.


 

Skyfall is where we start 
A thousand miles and poles apart 
When worlds collide, and days are dark 
You may have my number, you can take my name 
But you'll never have my heart 


 

Sento la testa vuota. Sta succedendo davvero?

Corro verso la Cornuncopia. Sono sempre stata lenta, ma ora devo smetterla di essere Julie se voglio ritornare lei, una volta che tutto questo sia finito.

Finora ho pensato di voler rimanere me stessa, invece ora so che più il pubblico vedrà Julie, più conoscerà le mie debolezze, e non posso permetterlo.

Prendo uno zainetto a caso. Gem sta prendendo più provviste possibili, realizzo.

Ha dei coltelli alla cintura.

Sto lontana da lei, prendendo due zainetti piccoli. Sono pesanti.

Aeneas è contro Andrew. Oh, mio dio.

No. Non può morire.

No, Andrew...

Nello zaino c'è un coltello.

Vorrei chiudere gli occhi. Lancio il coltello da Andrew prima che me ne possa rendere conto e Aeneas cade. Non è morto, per fortuna o per sfortuna, non so, ma l'ho beccato alla spalla.

Andrew recupera il coltello, oltre che vari armi di Aeneas, mi prende per mano e scappiamo.

Dopotutto, abbiamo sempre fatto tutto assieme.

Tutto questo avviene nell'arco di un minuto circa. Corriamo, finchè possiamo. Scorgo una macchia dorata, due punti ambrati.

«Maya!» urla Andrew. Non gli interessa se saremmo scoperti. Sembra non importargli nulla, oggi.

Il tendone sembra infinito, poi usciamo, l'aria freddissima che ci avvolge, e cadiamo a terra, esausti.

In quel momento, guardo l'orizzonte quasi infinito.

Penso a Cinna, prima di scoppiare in una risata.

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Capitolo 9
*** |Day One| ***



 

 

Day One.

 

«Cosa stai facendo?»

Andrew mi guarda negli occhi, come se stesse rimproverando una bambina capricciosa.

«Sto incidendo. Sul legno, sai».

Ho inciso la sagoma di un lupo su un pezzo di corteccia trovato a terra.

Devo pur fare qualcosa.

Il braccio continua a sanguinare da quando una freccia, mentre ci eravamo fermati, mi aveva preso. Un attacco a sorpresa.

Andrew è stato colpito al ginocchio.

Il ragazzo arciere è morto subito dopo, non si sa perchè.

Il tendone vibra a ogni soffio di vento, come la gola di qualche grassone mentre beve. Qualcosa mi dice che non sia reale. Si muove spesso allo stesso modo.

Maya dorme. Ha fatto lei l'ultimo turno di guardia.

Io ho fatto il primo. Avevo paura, diamine. Tremavo, con il coltello stretto al cuore, poi ho trovato la corteccia.

Per ora non siamo morti, ciò significa che ho fatto un buon lavoro.

Da ieri ho mangiato solo una stecca di carne secca – non ne avevo mai mangiato, prima – e delle gallette di grano. Due.

Ho poca sete. Ho sempre bevuto poco.

«Ho notato» risponde Andrew, appoggiando la testa al tronco pieno di neve.

Avvolgo le braccia attorno alle mie ginocchia, appoggiando la testa allo stesso tronco di Andrew, pochi centimetri di distanza l'uno dall'altro, ma due lati opposti.

Giocherello con la mia collana. Andrew fa lo stesso con il suo bracciale.

Nonostante sia il turno di Andrew, non ho dormito per tutta la notte. Ho tenuto compagnia a Maya, poi abbiamo cenato, poi è toccato ad Andrew. Tra un po' ci sarà il mio turno – non so tra quando. Non ho un orologio.

Ad un tratto, passi nella neve. Veloci, forti, possenti. Scatto in piedi, prendendo due zainetti e un coltello da lancio, mentre Andrew sveglia Maya che scatta, prende il resto e rimane in guardia. Andrew prende la sua spada, Maya la sua lancia.

Poi vedo un ciuffo arancio fluo.

«Leilani» sussurro.

Mi inginocchio accanto ai cespugli, mentre Leilani e Rufinus strisciano verso di noi. Rufinus ha una ferita alla gamba, Leilani alla spalla.

«Julie! Vi abbiamo trovato!» sorride lei, alzandosi in piedi ed abbracciandomi.

Rufinus prova ad alzarsi in piedi, ma Maya ed Andrew devono trascinarlo sotto la quercia. Eravamo tutti sporchi di neve grigiastra.


 

«Sarà meglio muoverci».

La voce di Maya è un fiato color ghiaccio nell'aria gelida.

È quasi ora del tramonto. Eravamo lontani dal circo-cornuncopia, ma non abbastanza.

Ora invece ci siamo spostati leggermente verso nord est.

Un dieci minuti a piedi. Con Rufinus ferito così, non possiamo muoverci.

«Ci troveranno. Stiamo qui da troppo, troppo tempo» continua Maya.

«Non può camminare!» ribadisce Leilani, irritata. È stretta accanto a lui, che è in un dormiveglia da un paio d'ore.

«Allora lo lasceremo qui!»

Le fermo. «Non possiamo lasciare un nostro alleato a morire al freddo. Ma è anche vero che dobbiamo muoverci, e subito. Andrew ed io porteremo Rufinus. Maya, tu vai avanti. Leilani, fai la guardia, starai indietro».

Non so da dove sia uscito questo lato di me, anche se, come ben sa Andrew, ho questa tendenza a comandare.

Sono sorpresa quando li vedo obbedirmi.

«Bel lavoro, Ju'» mi sussurra Andrew.


 

«Non mi fido della piccoletta» dice Maya, giocherellando con la lancia.

«Fa' uno sforzo, Maya. È utile, e ha un cuore gentile» dico io.

«È proprio del suo cuore gentile che non mi fido. Ci farà schiattare tutti».

La neve ricopre tutto, man mano che ci allontaniamo. Siamo in una tundra gelata e inospitale.

Sembriamo dei musicisti, o dei soldatini, con questi vestiti.

Ad un tratto, mi fermo, in ascolto.

Un fruscio.

Uno scampanellio.

Osservo il cielo. Osservo qualunque cosa attorno a me.

Andrew prende istintivamente la spalla di Maya.

Leilani si avvicina a Rufinus, sulle spalle mie e di Andrew.

L'ansia sale, sento i passi fermarsi, un fruscio di pelo... Pelo.

Un animale, o qualcuno che ha una pelliccia.

Un lupo.
Mi avvicino timidamente, posando Rufinus contro un albero.

Ha il pelo nero. Gli occhi sono di un bellissimo blu.

Indietreggia, ma poi pian piano si avvicina.

«È un ibrido di sicuro. Facciamolo fuori» dice Maya.

«No... Non è un ibrido».

Al collo ha un paracadute. E c'è il mio nome scritto.

«È un dono dagli sponsor».

Andrew si avvicina, inginocchiandosi accanto a me.

«Non è mai successo prima d'ora che un animale fosse mandato dagli sponsor?»

Rufinus parla, inaspettatamente.

«Si... Nei 55 esimi, se non... Sbaglio».

«Se non è la prima volta, direi che possiamo fidarci. Ho sempre sognato di avere un lupo» dico io, accarezzando la creatura.

Noto il rumore di un cannone. I volti nel cielo.

Decidiamo di fermarci lì per quella notte, e vedere i volti dei caduti.

I due ragazzini del Sei sono ancora vivi.

Anche i Favoriti ed i ragazzi del Quattro.

E noi. Il ragazzo dell'Otto, la ragazza del Cinque.

Sono morte undici persone.

Mangiamo qualcosa, in effetti poco.

Dormo tra le braccia del mio lupo, Buio.


 

Prendiamo il necessario. Rufinus riesce a camminare, aiutato dalla spalla di qualcuno.

Possiamo spingerci più lontano.

Mentre gli altri si avviano, io prendo un coltello, accarezzando Buio con dolcezza.

«Aspettate» dico io, con un sorriso furbo.

Taglio una ciocca del pelo di Buio, per poi tagliarmi i capelli corti, poco più corti delle spalle. Mi taglio leggermente un dito, imbrattando la neve di sangue dal lato opposto della tundra rispetto a quello in cui ci dirigiamo. Lascio lì pelo e capelli.

«Crederanno che io sia morta. Così potremmo continuare in pace».


 

Non ho ancora letto il biglietto nel paracadute.

Ci sono tre frasi: la prima è scritta in penna rossa.

È da parte di Blight.

“Ragazza, so che ti piacciono i lupi. Nelle tundre sanno essere molto utili. Hai parecchi sponsor, intelligentona”.

L'altra viene da Johanna ed è di colore blu.

“Bel lavoro a fare il caposquadra, nana”.

L'ultimo viene da Cinna...

“Stai andando bene. Ce la puoi fare, Julie”.

Come ho fatto, come hanno fatto ad ottenere tanti sponsor? Se una bottiglia d'acqua costa tantissimo... Non oso pensare al lupo.

Che c'entrino i ribelli?

Stringo il messaggio con i tre saluti a me, proseguendo con Buio al fianco.


 

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