Aniron

di miriel67
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** Laurel ***
Capitolo 3: *** Heaven ***
Capitolo 4: *** Daniel ***
Capitolo 5: *** Eledhrim dorthar ***
Capitolo 6: *** Elbereth ***
Capitolo 7: *** la lettera di Daniel parte prima ***
Capitolo 8: *** la lettera di Daniel parte seconda ***
Capitolo 9: *** Namárië ***
Capitolo 10: *** Passaggi ***
Capitolo 11: *** Aniron ***
Capitolo 12: *** Niphrendil ***
Capitolo 13: *** Tempo ***
Capitolo 14: *** Vingilot ***
Capitolo 15: *** Ritorno ***



Capitolo 1
*** prologo ***


Aniron
Anìron

(Sindarin)
O môr henion i dhû:

Ely siriar, êl síla.

Ai! Aníron Undómiel.


Tiro! Êl eria e môr.

I 'lîr en êl luitha 'úren.

Ai! Aníron...


Dall'oscurità capisco la notte

i sogni fluiscono,una stella splende.

Ah! io desidero Stella del Vespro



Guarda!una stella sorge fuori dall'oscurità

La canzone della stella incanta il mio cuore

Ah! Io desidero...








La città è sempre uguale.Striscie d'asfalto e tubi di scappamento.E le bici che sfrecciano veloci.Non sono ancora le nove del mattino.Lei cammina,cercando di rimanere defilata sul marciapiede.La borsa a tracolla,la gonna lunga che le danza sulle gambe.La gente la guarda lo stesso.Nonostante lei non alzi mai gli occhi.Che sono di un azzurro inquietante.E lei lo sa.
Sta andando a scuola,come tutti i giorni,in quell'autunno che volge all'inverno.Nel viale le foglie cadono,svolazzando ad ogni passaggio di macchina.Rosso e giallo che si mescolano in continuazione.Entra nel grande portone.La penombra la accoglie e finalmente può alzare la testa,verso quelle volte a crocera che conosce così bene.Il portinaio la guarda e la saluta.
-Buongiorno professoressa-
Ne sono passati tanti di portinai,ma lei è rimasta sempre uguale.Nel tempo.Nei secoli.
L'ultimo elfo di una stirpe che non ha età.Sola e separata dalla sua gente,che oramai è tutta partita.Incrocia i suoi studenti,ragazzi e ragazze vocianti e chiassosi.Qualcuno saluta,qualcuno no.
Lei sorride e con lei i suoi occhi.
Comincia la giornata.



Un piccolo esperimento di scrittura...Critiche sempre bevenute.
Ciao :)

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Capitolo 2
*** Laurel ***


Aniron2

Laurel!-
La biblioteca era immersa nel silenzio e quel richiamo era stato fatto sottovoce.
-Usciamo stasera?!-
Il tono speranzoso.
Laurel Verdemare si girò verso quella voce che stava cercando di richiamare la sua attenzione.
-Ssst,già il bibliotecario mi vede male perchè l'ultimo libro gliel'ho restituito con un mese di ritardo e ho un sacco di compiti da correggere stasera per domani...-
-Dai Laurel!E' venerdì..andiamo! in quel posto nuovo,quella specie di enoteca... che hanno aperto in centro-
Barbara come al solito stava cercando di convincere l'amica ad uscire.Ma sapeva che era un impresa.
-Usciamo di qui-

Laurel stava ascoltando i cento e uno motivi per cui sarebbe dovuta uscire con Barbara ed andare a vedere questa "nuova" enoteca in centro.
Era la parola "nuova" che la faceva sorridere.
Andando a memoria in quel locale c'erano stati,una panetteria,una merceria e se la memoria non l'ingannava anche una rivendita di vini.
Molti,molti anni prima.Ma questo Barbara non lo sapeva.
-insomma Laurel,mi hanno detto che c'è una selezione eccezionale di Passiti,Sauterns e ascoltami bene... anche  del Ramandolo!-
Barbara stava giocando il suo asso!Conosceva bene alcuni punti deboli,e i vini liquorosi era uno di quelli.
-In più stasera suonano dal vivo...dai...-
Due occhi azzurri si fissarono sugli occhiali di Barbara.Occhi di un azzurro così intenso da sembrare persino violacei.
-Passa tu perchè non ho voglia di arrivare fino a qui in bici...-
-Potresti anche fare la patente,alla tua età!-
-Appunto per quello non la voglio fare,sono una giovane donna anziana!-
Laurel rideva,tutto sommato dimostrava sempre quella indefinibile età,venticinque,trenta?!
Una mano nei capelli,biondi come un campo di grano e un pensiero a quando aveva bevuto vino liquoroso per la prima volta.


-Laurel Earwenya!Se ne bevi ancora ti ubriacherai  e dovremmo metterti di traverso sul cavallo per tornare a casa-
Il bosco risuona di voci allegre e di tintinnii di bicchieri.Le foglie rosse e gialle dell'autunno hanno creato un magnifico tappeto e gli alberi,non ancora del tutto spogli,innalzano al cielo settembrino le chiome dorate.E'festa,danze e canti si intrecciano a Lorien,mentre piano si fa sera.


-Laurel,verso le nove e mezza,dieci?!-
-Ah scusa,le nove e mezza o le dieci?!-
Barbara sbuffava
-Hai capito bene,verso quell'ora là!Ci vediamo stasera...Vuoi un passaggio?!-
Ma Barbara conosceva già la risposta,Laurel aveva una specie di rifiuto per un certo tipo di tecnologia "inquinante".
-No grazie,vado a piedi,io...A stasera nove nove mezza dieci- e Laurel ride mentre la saluta.

Essere un elfo e per giunta l'ultimo non era per niente facile.Vivere in città,meno che meno.Ma Laurel non poteva più abitare in un paesino,considerando che tutti bene o male si conoscono,e che lei aveva qualche difficoltà ad invecchiare.Ed era una cosa che si notava.La città andava bene,si poteva confondere e negli ultimi cinquecento anni si era già inventata quasi cinque vite diverse.Tutte con un unico denominatore comune.
Il nome"Laurel".
L'unica cosa che non avrebbe mai cambiato.Glielo aveva dato Galadriel quel nome,quando era piccola,anche se per intero era Laurefindë,dai capelli d'oro.
Ma i tempi di Lorien era così lontani,persi.
Come avrebbe voluto rivedere i suoi cugini di Bosco Atro e il Re di Gondor!Le alte e bianche torri di Minas Tirith,splendere come argento al primo raggio di sole!E i cavalieri di Rohan cavalcare nella piana di Cormallen,nei tornei che si tenevano per festeggiare ogni anno la caduta dell‘Oscuro Signore...
Laurel sospirò,mentre lavava i piatti,a lei sembrava solamente l'altro ieri e invece...
-Diamoci una mossa-pensò
-Barbara sarà qui fra poco-



Grazie a chi legge e a chi commenta!Ciao!
Il Ramandolo è un vino friulano.












 


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Capitolo 3
*** Heaven ***


Aniron3 Solita gente,solite facce.Quelle del venerdì sera.
Per quello non le piaceva troppo uscire e stare in mezzo alla gente.
Laurel si guardò intorno.Il locale era carino,il soffitto con le travi a vista in legno chiaro.
Appese alle pareti a mò di quadri, c'erano parti delle casse che servivano a trasportare i vini più pregiati.
Luce morbida data dai neon di nuova generazione.Tavolini con morbidi pouf e sedie.Abbastanza il suo genere.
Ringraziando il cielo il volume della musica era accettabile e non avrebbe dovuto urlare per farsi sentire da Barbara.
-Due calici di Ramandolo e dei cantuccini o preferisci formaggi e marmellatine?-
-Vada per i cantuccini-sospirò Laurel.

Barbara sfoderò il suo miglior sorriso al cameriere che la ricambiò.
-Barbara,non dovresti civettare con tutto il genere umano di sesso maschile...-
-Io non civetto Laurel,io sorrido.Una cosa diversa-
Ogni volta che usciva alla sera a Laurel sembrava di incontrare sempre la stessa gente,modificata magari nell'aspetto,nell'abbigliamento o nel modo di parlare,ma tutti abbastanza uguali e monotoni.
Negli ultimi cinquecento anni aveva veramente assistito ad avvenimenti che l'avevano stupita,ammirata e disgustata.
Il disgusto era per tutte le guerre che i discendenti degli uomini si erano fatti fra di loro.
Altre cose l'avevano stupita come quando il primo uomo aveva messo piede sulla luna.
Non era riuscita a dormire per diversi giorni.
Si ricordava le parole dello speaker alla televisione che ripeteva la frase detta dal primo uomo sulla superfice...
-Un piccolo passo per l'uomo,un grande passo per l'umanità-
A lei invece era sembrato un passo indietro.
Ithil non aveva più misteri,e Tilion non avrebbe più condotto l'isola d'argento verso Arien e il sole.
Che tristezza...
L'ammirazione era partita per gli straordinari progressi che comunque l'uomo aveva fatto,nell'arte e nello studio delle scienze.
Ma a lei comunque mancavano i cavalli e il lento viaggiare e l'aspettare con desiderio una lettera,vergata con una bella grafia....
Gli sms lasciavano molto a desiderare in quanto a poesia.

-Laurel ci sei?!-
-Si, scusami mi sono persa dietro ad un pensiero...-
Barbara la guardò,alzando le sopracciglia...
Non si capacitava di come Laurel, che era del tutto simile ad una specie di dea nordica,schivasse con una classe innata ogni tentativo da parte dell'altro sesso.
Il cameriere arrivò,con il vino e i biscotti,era carino,ma Laurel non lo degnò nemmeno di una occhiata.

-Ti ha fatto la radiografia...-
-Eh?!Scusami Barbara,dicevi...Ma è veramente buono sto Ramandolo!-

-Elrohir,davvero vuoi partire...-
Il mezzelfo guardò Laurel negli occhi.
La sera sbocciava in tutta la sue bellezza e il cielo terso rivelava migliaia di stelle.
Sedevano,teneramente mano nella mano,guardando la luna salire bianca.
-Andrò in primavera ai Rifugi Oscuri,vieni con me Laurel,partiamo insieme,non voglio la sorte di mia sorella-
Elrohir d'Imladris,infilò una mano nei capelli della fanciulla,facendo scorrere fra le dita lunghe e forti quelle meravigliose ciocche d'oro,mentre avvicinava il viso al suo.
Laurel lo guardava,e quando lui avvicinò le labbra,affondò le mani nei lunghi capelli neri ,traendolo a sè per un lunghissimo bacio.
-Sei sicuro...di voler partire...-
Laurel sorrise,Elrohir era arrossito dopo quel bacio e i suoi occhi grigi tradivano l'emozione.
-Partirò comunque Laurel,voglio vedere le bianche spiagge di Aman e rivedere Galadriel e mio padre...-
Laurel accarezzò il viso del suo compagno e non disse nulla.
Lo amava,ma amava anche la terra di Mezzo e non voleva lasciarla,non ancora,l'Ombra era appena passata e il vento soffiava leggero fra i mellyrn di Lorien.
La luna splendeva diffondendo una luce morbida.
-Va bene...io ti raggiungerò...-
Laurel gli aveva preso la mano,portandosela al cuore,fissando i suoi occhi azzurri nei suoi.
E si erano amati nell'erba,come se fosse la prima e l'ultima volta,illuminati da quella luce chiara e discreta.
Non sapeva che non l'avrebbe più rivisto.E che il ricordo di quel bacio e delle sue mani non l'avrebbe più lasciata.

Laurel affondò i denti in un cantuccio,quanto tempo era passato,eppure faceva ancora male.Troppo.
Socchiuse gli occhi per scacciare l'immagine.Si concentrò sul palchetto, dove stavano allestendo gli strumenti per i musicisti che di lì a poco avrebbero cominciato a suonare e tese l'orecchio alle chiacchere di Barbara.
-Dicono siano molto bravi,due chitarre ed una voce...Laurel?-
-Si,che musica fanno?genere?-Laurel si scostò i capelli dal viso e mise tutta la sua attenzione sull'amica
-Non saprei dirti,beh fra un po' cominceranno,credo... sono quasi le undici...-
Laurel amava la musica,e era sempre un piacere per lei,poter ascoltare...
Le luci nel locale si abbassarono,il piccolo palco fu lasciato al buio,due figure si sedettero sugli sgabelli e la terza si avvicinò al microfono.
Una melodia dolce,seguita dal controcanto dell'altra chitarra.
Una voce leggermente graffiata,morbida e profonda.
"
There's a lady who's sure all that glitters is gold
And she's buying a stairway to heaven..."


Le luci piano piano si accesero,inquadrando tre ragazzi.
Laurel mise a fuoco le immagini lasciandosi cullare dalla musica e poi il cuore le bruciò improvvisamente nel petto.
Uno dei due chitarristi alzò il viso dalle corde...

"Elrohir!"


Grazie a chi legge e a chi commenta!Ciao!
La canzone è Stairway to Heaven dei Led Zeppelin









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Capitolo 4
*** Daniel ***


aniron4 Il mondo girava e Laurel si sentiva girare la testa,come se l'avesse bevuta tutta intera, la bottiglia di Ramadolo.
Non era Elrohir,lo sapeva.
L'aveva accompagnato lei ai Porti Grigi.
Aveva visto Cìrdan timonare fuori dal porto la nave con le vele candide.
Non poteva,non doveva essere lui...

-Laurel,sono bravi vero?E sembrano anche carini..-
Barbara era miope,e quando usciva si toglieva gli occhiali,per poi re-infilarseli di soppiatto,al passaggio di qualcuno che le era sembrato "interessante".

Laurel non rispondeva,continuava a guardare quel ragazzo alla chitarra,anzi lo stava proprio fissando.
I suoi occhi azzurri non lo perdevano di vista,prima o poi avrebbe incrociato il suo sguardo e avrebbe saputo.
-Devo stare calma,non può essere lui,non può...-

Mithlond era avvolto dalle prime luci del mattino.Il mare appena increspato dalle onde...
-Allora parti per davvero?!-Laurel abbassò gli occhi nascondendo il viso al suo compagno.
Non riusciva a guardarlo negli occhi nella cruda luce del mattino.Era troppo doloroso.
-Laurel Earwenya,non ti facevo una fanciulla così fragile,puoi sempre partire con lui...Forza fratello, Cirdan aspetta-
Elladan d'Imladris scosse il suo gemello Elrhoir.
Identici come due gocce d'acqua,tranne forse in una leggera sfumatura verde negli occhi di Elladan.
Elrohir il perfetto cavaliere ed Elladan l'arciere infallibile.
La scelta della loro unica sorella li aveva divisi.Elrhoir non aveva capito sua sorella e il suo volersi legare anche nella morte ad Estel.
Elladan invece aveva capito,pur nel dolore.L'amore che l'univa all'Alto Re di Gondor era più forte del suo sangue elfico.
E cosi aveva fatto la scelta di Luthien e non quella di Elwing.Di addormentarsi a fianco del suo amato,fino alla fine del mondo.
Elrohir abbracciò Laurel,dandole un bacio sulla fronte.
Laurel chiuse gli occhi e si voltò,mentre Elrohir si imbarcava verso Aman.

-Daniel,tocca a te adesso-Il ragazzo che aveva cantato fino a quel momento si girò verso uno dei due chitarristi.
Daniel si alzò e si avvicinò al microfono portandosi dietro la chitarra e lo sgabello.Era alto,con lunghi capelli neri e occhi grigi.
A volte cantava,canti di un lontano passato,intrisi di maliconia e tristezza.Canti che aveva imparato o che aveva scritto lui stesso,quando i ricordi diventavano così intensi da finire in musica e parole.
-Oltre ad essere un ottimo chitarrista ha anche una bellissima voce,questa ballata l'ha scritta e composta lui...Non chiedetemi cosa vuol dire perchè non conosco questa lingua.Un bel applauso per il mio amico Daniel!-
Daniel si accomodò sullo sgabello e con voce dolce intonò:

Ú i vethed nâ i onnad.

Si boe ú-dhanna.

Ae ú-esteli, esteliach nad.

Estelio han, estelio han, estelio, estelio han, estelio veleth.*

Daniel finì l'arpeggio e guardò verso il pubblico che applaudiva.Sorrise ma all'improvviso i suoi occhi incrociarono uno sguardo,stupito e sorpreso.Uno sguardo azzurro come il cielo d'estate a Lorien.

Laurel continuava a fissarlo.Conosceva le parole,fin troppo bene.Elladan e Elrohir avevano cantato quel canto ad Arwen prima di partire con i Raminghi per raggiungere Aragorn.

-Ma tu stai piangendo!-Barbara guardò l'amica sorpresa.

-No,no...Mi è entrato qualcosa in un occhio,Ti prego Barbara andiamo via,non mi sento bene-

Laurel si alzò,indossando la giacca.Barbara non capiva più nulla,ma seguì l'amica mentre usciva velocemente dal locale.

Grazie a chi legge e a chi commenta!

Evenstar-Stella della Sera

*Questa non è la fine...questo è l'inizio

Non puoi esitare adesso

Se non credi in questo,non credere in niente altro

Credi in questo,credi in questo,credi

credi nell'amore.






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Capitolo 5
*** Eledhrim dorthar ***


Aniron 5

Fu un weekend orribile.

E una liberazione l'inizio della settimana e delle lezioni.
Laurel insegnava Storia e Filosofia nel liceo cittadino, in un vecchio palazzo che risaliva ai primi anni dell'800.
Laurel ricordava quando l'avevano costruito, non viveva ancora in città. Aveva scelto l'Italia e quell'angolo di Veneto sconosciuto, tantissimi anni prima, secoli.
Le era piaciuto il nome, la Marca Gioiosa, non troppo vicino e non troppo distante dal mare.
E poi il Montello le ricordava l'Eriador, colline ordinate e vigneti e il fiume vi scorreva lento e tranquillo.
Abitando appena fuori città, aveva inforcato la bicicletta per andare a scuola. Il mese di ottobre stava finendo e voleva godersi gli ultimi giorni di sole.
Ma la serata passata con Barbara non le abbandonava la testa.
Si era chiusa in casa, entrando in una specie di trance. Il viso di quel ragazzo era sempre davanti a lei. E con lui i ricordi di un passato che pensava morto e sepolto in fondo al cuore.
Era andata avanti con la sua vita, una vita lunghissima, nella quale aveva imparato a non affezionarsi troppo a niente e a nessuno.
La vita degli esseri umani era breve, l'arco di una stella cadente nel cielo. Barbara era l'unico legame che avesse avuto dopo tantissimo tempo.
Aveva sofferto molto in passato. Non era semplice vedere tutto quello che avevi imparato ad amare, trasformarsi o invecchiare e poi morire.
Aveva rivelato ad un suo vecchio professore, sul suo letto di morte, la sua reale natura.
Il professore aveva sorriso e le aveva detto.
-Adesso si spiegano un sacco di cose, Laurel- e aveva teso la mano ossuta e consumata dal cancro verso il suo viso, in ultima carezza alla sua allieva preferita.
Era stata l'ultima volta che aveva pianto.

Parcheggiò la bici e salutò il portinaio.
Salì veloce le scale e entrò in classe.
Giusto con quel quarto d'ora abbondante che le faceva mettere giù la borsa e la giacca e raggiungere Barbara alla macchinetta del caffè.
-Non hai risposto ad una sola telefonata!-
Barbara la stava aspettando sul piede di guerra, con i centesimi in mano. Il lunedì era il suo turno.
-Caffè e cioccolato, grazie... - annuì abbassando gli occhi.
-Mi vuoi spiegare cosa cavolo ti è successo venerdì sera, sembravi in preda ad una crisi di panico... -
Barbara si scottò la lingua come al solito, ingollando il suo caffè nero tutto in un colpo.

Tacque per pochi istanti e poi ritornò all'attacco.

-Ma insomma! Ci stavamo divertendo, bella gente, musica...e tu scappi?!-

Laurel strinse le spalle, ma non poteva dirle niente. Proprio niente.

Bevve il caffè in silenzio e poi guardò l'orologio sopra la macchinetta dei caffè.

-Ho la prima ora...Ci sentiamo-

E imboccò le scale che la portavano in classe. Le ore passarono veloci, Rivoluzione Industriale da una parte, Immanuel Kant dall'altra...

Uscì di corsa da scuola, non voleva quasi incontrarla Barbara, poi si ricordò che l'amica aveva anche il pomeriggio e si sentì una sciocca ad essersi comportata così.

Venti minuti e era a casa. Una doccia veloce, un'insalata con il tonno, due biscotti con il caffè. Un sacco di verifiche da correggere e da preparare la lezione per i giorni successivi.

Accese lo stereo, un po' di musica, Loreena McKennit...

Il campanello di casa suonò...

Laurel si alzò dalla scrivania, un fattorino con dei fiori.

-Per me?!- Lo stupore negli occhi e il naso invaso dalla fragranza del gelsomino e delle rose. Insolito.

Un bigliettino bianco e poche righe, vergate con una grafia che erano secoli che non vedeva.

-GUARDA FUORI DALLA FINESTRA...-

Appoggiato, un ragazzo, al vecchio tiglio del viale, ma lei vedeva solo dei lunghi capelli neri. Il cuore le balzò in gola, aprì di scatto la porta e si impose di non correre.

Era alto e sorrideva.

-Narbeleth,Laurel,laiss dannar...Eledhrim dorthar-*

-Chi sei?- Gli occhi di Laurel brillavano come due fiamme azzurre.

-Sono Dani-el... ma forse tu ricordi Elladan...-

*Ottobre, Laurel le foglie cadono...gli elfi restano-

Grazie a chi legge e a chi recensisce! Benvenuti a quelli che hanno messo questo piccolo esperimento fra i preferiti.

Mi scuso per gli errori di ortografia !!!

Ciao

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Capitolo 6
*** Elbereth ***


Aniron 6

La sorpresa ha diversi livelli. Lo stupore, la gioia, la commozione per qualcosa che si credeva perduto. Laurel stava provando tutte queste emozioni insieme.
-Non piangere, ti diventano gli occhi rossi -

Laurel era montata a cavallo, la vista offuscata dalle lacrime che bruciavano. Aver visto partire Elrohir l'aveva fatta soffrire più di quanto avrebbe mai creduto.
-L'hai fatta piangere Elrohir-
Elladan sciolse l'abbraccio con suo fratello.
-Lo so e mi porterò questa immagine con me a Valinor, sicuro di non voler venire?-
Un sospiro e uno sguardo verso un cavallo che si allontanava al galoppo...
- Sì, voglio ancora rimanere e viaggiare, e poi voglio stare un po' con Estel e Arwen... -
Elrohir salì sulla nave, poi alzò il braccio in segno di saluto
- Ti aspetterò al di là dei Mari, fratello, addio -
- Non addio, arrivederci fratello -

- Pensavo fossi partito insieme a lui, pensavo che non ci fosse più nessuno di noi... -
Laurel aveva ripreso il controllo delle proprie emozioni, dominando il tremito della voce.
- Anche io pensavo la stessa cosa, sei il primo elfo che incontro da non so quanto... -
Elladan ripensò a quei lunghissimi anni. A tutti i Perduti, così si erano autonominati coloro che non erano riusciti a partire per Aman.
Molti erano morti. Si erano addormentati sotto la luce delle stelle, nella speranza che quello bastasse a riportarli fra le Terre Imperiture.
Ma la nostalgia e il dolore li aveva annientati. Lui era sopravvissuto. Grazie, pensava, a quel pezzo di umanità dono di Beren Erchamion e di Tuor di Gondolin.
Non soffriva di quella malinconia che aveva visto negli occhi di tutti i Perduti. Era un mezz'elfo. Niente di più, niente di meno.
Riconoscere Laurel l'aveva sconvolto. E proprio lei, nel cui vene scorreva il sangue dei Noldor e dei Vanyar.
Intrecciata era la sua famiglia con la stirpe di Galadriel. Ultima fra coloro che aveva assistito alla prima caduta di Barad Dûr e alla battaglia di Dagorlad.
Laurel Verdemare, bella come il sole al mattino.

- Vieni con me -
Laurel si trovò fra le mani un casco e un giubbotto e senza accorgersene salì dietro ad Elladan, su di una lucente motocicletta nera.
La strada cominciava a salire.
Più o meno un’ora di strada in cui si era stretta a lui senza pensare, guardando solo le montagne che lentamente si avvicinavano.
Lo spettacolo della Marmolada era davanti ai loro occhi, Il Pelmo e Il Civetta con le nevi eterne.
Elladan si tolse il casco, guardando verso le montagne che si tingevano delle prime luci del tramonto, assumendo quella colorazione rosata incredibile.
- Come hai fatto a resistere... tutto questo tempo Laurel... da sola -
Non riusciva a guardarla, il sole incendiava i lunghi capelli biondi, avvolgendola di luce.
- Ho studiato, ho imparato, ho cambiato vita, città, paese centinaia di volte. Sono morta e rinata, sono Laurel ma non lo sono più -
Lei si voltò verso di lui, contemplando quel viso che aveva amato tanti anni addietro, il volto di Elrohir. Solo gli occhi erano diversi.
Occhi che non avevano certezze, ma solo esperienza e vissuto alle spalle. Occhi come i suoi, che avevano visto, sperato e pianto lacrime amare. Ma non si erano mai arresi. Mai.
Laurel sorrise.
- Pensavo fossi partito Elladan, con l'ultima nave-

- Aníren tiro Ethuil, Laurel Earwenya, Aníren tiro Amloth edlothio-*
- Henion Elladan o Imladris, henion...-**

Elladan si girò verso il tramonto e con voce dolce intonò

A Elbereth Gilthoniel,
silvren penna miriel
o menel aglar elenath!
Na-chaered palan-diriel
o galadhremmin ennorath,
Fanuilos, le linnathon
nef aear, si nef aearon!***

Laurel si unì a lui nel canto. Si presero la mano, mentre le stelle salivano in cielo, tinto di zaffiro.


Desideravo vedere la Primavera, Laurel Verdefoglia, desideravo vedere sbocciare i fiori*

Ti capisco Elladan d'Imladris, ti capisco...**


O Elbereth che accendi stelle ***
bianche) faville che digradano scintillanti come gemme
dal firmamento [la] gloria della volta stellata!
A remote distanze contemplando lontano
da [i] paesaggi intessuti di alberi nella Terra di Mezzo,
Fanuilos, a cui va il mio canto
da questa riva dell'oceano, qui da questa riva del Grande Oceano!

Grazie a chi legge e recensisce questo piccolo esperimento!

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Capitolo 7
*** la lettera di Daniel parte prima ***


aniron

Le foglie ormai erano cadute tutte, e ottobre aveva ceduto il passo a novembre, con le prime piogge, fredde e fastidiose.
Laurel si accoccolò sulla poltrona, il plaid sulle gambe e la tazza di tè fumante sul tavolino.
Guardò fuori della finestra, pensando che mai sarebbe piovuto a Lorien in un giorno di festa. Era a casa da scuola. Ognissanti. Un fine settimana lungo lungo.
Barbara aveva deciso di tornarsene a casa dai suoi a Roma per quel weekend, e l'aveva invitata a seguirla.
-Ma cosa vuoi fare qui da sola, e poi piove, almeno a Roma c'è il sole...-
Aveva declinato l'invito con gentile fermezza, Barbara aveva sbuffato, alzando le spalle.
Laurel guardò il fuoco nel caminetto che ardeva allegramente. Insieme alla tazza di tè sul tavolino c'era una busta, semplice, in carta color avorio.


"Cara Laurel, il tour è cominciato. Stasera suoneremo in un locale di Verona, poco distante da Piazza Brà e dall'Arena. Ricordi quando la costruirono, ricordi dove eri?
Io ero già in Italia e anche l'Arena c'era già, anche se non vi facevano più spettacoli circensi.
Daniele di Dellshire, così mi chiamavo, nobile scozzese e vivevo alla corte degli Scala.
Che grande uomo fu Francesco detto Cangrande, Poteva essere un diretto discendente dei Rohirrim! Cavalcava e usava la spada come uno di loro, ma aveva pietà e rispetto degli avversari sconfitti. Fu un Signore illuminato, amava le arti e la poesia.
Nonostante le mie strane orecchie, da buon ghibellino non vi fece mai troppo caso, e non pensava fossero un segno del demonio, come invece sussurravano malignamente a corte. Amava ascoltare i canti della nostra terra e quando narrai la Nirnaeth Arnoediad si commosse a tal punto che le lacrime gli scendevano dalle guance.
Morì troppo presto, ho sempre sospettato che l'abbiano avvelenato e io mi rimisi in viaggio."

Una pioggia leggera batteva sui vetri, Laurel sorseggiò il suo tè e la sua mente ricordò dove era.
Ricordò la Francia, e Filippo il Bello, e tutte le successioni fino all'inizio dello scoppio di quella guerra infinita durata più di cento anni.
Ricordò il suo essere dama a corte e di come teneva accuratamente coperte le sue orecchie con veli e acconciature.
Sorrise e continuò a leggere

"Stamattina mi sono alzato presto, il cielo grigio sui tetti della città, la pioggia sottile che crea quasi un velo trasparente.
Ricordo la prima volta che venisti a Gran Burrone. Eri a cavallo, avvolta da un mantello che ti copriva tutto il viso, era rosso scuro ricamato con delle foglie color oro, ricordo male? Fu Elrohir a darti la mano per scendere, ricordi?

§

-Arriva gente da Lorien, oggi Elladan-
Elrohir cercò con lo sguardo il fratello, immerso nella lettura di un libro.
-Ah sì e chi arriva?-
-Credo Galadriel con alcune delle sue dame e ancelle; Credo vogliano convincere mamma a non partire-
Elladan alzò gli occhi dalle pagine...
-Nonna si muove con mezza corte, allora, in grande stile ...-
Un suono di tromba annunciò l'arrivo degli ospiti.
-Vado io o vai tu?- Elrhoir guardò il gemello ...
-Non ci cadrà questa volta Ormai ci riconosce, lo scherzo glielo abbiamo fatto tante volte. Io la saluterò dal balcone.-
Elladan chiuse il libro e si infilò il mantello, spalancando la finestra e guardando la pioggia che cadeva sottile.
Intravide sua nonna, avvolta nel mantello d’argento, subito percepì la sua meravigliosa aura e si concentrò per non farsi scoprire.
C’erano diverse cavalcature dietro di lei e fu attratto da una figura avvolta in un mantello rosso ricamato.
Vide suo padre Elrond, Elrohir e sua sorella pronti a darle il benvenuto.
-Elrond-
-Mia Signora-
-Vedo solo due dei miei nipoti, dov’è Elladan?-
Elladan dichiarò mentalmente la sconfitta, mentre Galadriel indicava il balcone e lui alzava la mano in cenno di saluto.
Poi vide Elrohir aiutare la dama con il mantello rosso a scendere.
Furono i suoi occhi azzurri a colpirlo e il sorriso, sotto la pioggia.
Laurel Verdemare,bella come un raggio di sole.
Vide suo fratello sorridere, e capì che sarebbe dovuto scendere lui al posto di Elrohir.
Era troppo tardi.



Scusate la brevità è solo la prima parte...
Grazie a chi legge e commenta!

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Capitolo 8
*** la lettera di Daniel parte seconda ***


Aniron8 Rintoccarono le ore sulla vecchia pendola. Laurel si accorse di scivolare lentamente nel sonno.
Non era molto che aveva imparato a dormire, una delle cose che la vicinanza con l’umanità le aveva insegnato. Chiudere gli occhi e lasciarsi andare, lasciarsi andare veramente.

Il Grande Salone del Fuoco a Gran Burrone, illuminato dalla luce delle candele, era addobbato con corone di edera intrecciata insieme a delle bacche rosse. Cesti ripieni delle prime mele autunnali spandevano nell’aria la loro fragranza.
Il grande camino centrale riscaldava la grande stanza, diffondendo una luce morbida e calda. Intorno poltrone, panche e meravigliosi grandi cuscini posati a terra, sul pavimento di lucido legno scuro. Un chiacchiericcio diffuso e volti sorridenti e sereni.
Laurel si stava guardando intorno, era la prima volta che metteva piede ad Imladris.
Non si era mai allontanata dalla corte di Galadriel e Celeborn e dai boschi dai tronchi argentati.
Musica e canti nella dolcezza della sera appena scesa.
-Cosa ne pensi mia cara?-
Galadriel era appena giunta alle sue spalle, nel viso un’ombra di tristezza appena celata negli occhi.
Laurel incontrò gli occhi grigi della sua signora.
-Avete visto Dama Celebrian? Le avete parlato?-
-Si ma non ne parliamo. Vuole partire. Spezzerà il cuore ai suoi figli con questa decisione. Il ricordo dell’Ombra è in lei e percepisce che l’Ombra ancora verrà. Si preparano tempi duri Laurel Verdemare, ma non stasera, il salone del fuoco è fatto per l’ascolto e per il lieto conversare.
Un canto di una dolcezza struggente si era alzato dal centro della sala, un canto che Laurel non aveva mai udito prima.
Galadriel le fece cenno di sedersi vicino a sé, e in silenzio si misero ad ascoltare quella voce e quelle parole che parlavano del Grande Mare e di Tirìon la bella, splendente come una perla lucente fra le onde, di come Eärendil vi fosse giunto guidato dalla luce e dal suo cuore.

Laurel ascoltava rapita, socchiudendo gli occhi e lasciando vagare la mente verso Aman e verso i lidi beati all’ombra del Taniquetil.

Il canto si concluse e con lui la magia creata da quella voce e dalla melodia.
Dama Galadriel si alzò e si avvicinò al cantore.
-Sei molto migliorato nipote mio-
Elladan alzò gli occhi verso sua nonna, con un sorriso.
-Un complimento da chi ha udito i canti in Aman stessa è un raro privilegio-.
Laurel si avvicinò, era del tutto uguale a quel giovane che le aveva dato la mano per scendere da cavallo.
Uguale ma vi era qualcosa di diverso.
Quel pensiero la turbò, ma non lo diede a vedere, mentre il giovane si inchinava leggermente.
-io sono Elladan d’Imladris, oggi pomeriggio avete conosciuto mio fratello Elrohir. -.
-il mio nome è Laurel Earwenya, vengo da Lorien-.
-Nelle vostre vene scorre sangue vanyarin, i vostri occhi vi tradiscono-.
-Si, mia madre era lontana parente di Indis, colei che andò in sposa a Finwe-.
Occhi. Erano come acciaio fuso nel quale per magia od incantesimo vi fosse stata disciolta della polvere di smeraldo.
Gli occhi dei figli di Elrond non erano uguali.
-Signora?!-
-Oh scusate, guardavo i vostri occhi. Non sono identici a quelli di vostro fratello-.
-Acuta osservazione, mia cara-
Galadriel intervenì giusto in tempo per toglierla dal leggero imbarazzo nel quale si era messa con le sue stesse mani.


-Laurel, Nonna!-
Elrohir sopraggiunse proprio in quel momento prendendo Dama Galadriel sottobraccio.
-Mio padre ci attende per la cena e per avere notizie, spera ancora che nostra madre esca dalle sue stanze e ci allieti con la sua presenza. Arwen ci attende e il giovane Estel è appena arrivato con un gruppo di Numenoreani da Ered Mitrhin-

Galadriel sospirò non sentita
-Estel ai Elessar-
Elrohir sorrise a Laurel
- Sapete danzare vero? Un gruppo di suonatori è giunto ieri dalle Montagne Nebbiose-
- Se vi farà piacere danzerò, Signore-
Elladan li seguì silenziosamente, mentre osservava lo sguardo di sua nonna e percepiva l’emozione di suo fratello nel prendere sottobraccio Laurel.

§


La lettera di Daniel le scivolò lentamente dalle mani, mentre nel sonno Laurel sussurrava le ultime parole lette.

Aníron tiro, Laurel, Girithron anglenna, Earwenya
Aníron mabi fair, neri no elin.*


*Desidero vederti Laurel, Dicembre si avvicina,Verdemare.
Desidero prenderti la mano e correre sotto le stelle.

Con affetto dedicata a BlackVirgo
:)



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Capitolo 9
*** Namárië ***


aniron 8 Le lezioni erano al termine, le ultime verifiche e poi il lunghissimo periodo delle vacanze di Natale. Laurel osservava i suoi studenti chini sul test di storia, avevano cercato inutilmente di convincerla a rimandare il tutto dopo le feste, ma Laurel aveva sorriso e aveva rassicurato la sua classe che era solo un test, solo per vedere a che punto erano arrivati.
Davanti alla macchinetta del caffè, Barbara le aveva fatto la solita ramanzina su come lei fosse troppo severa e su come la metà degli studenti fossero segretamente innamorati di lei.
-Barbara…smettila dai, l’altra metà è innamorata di te…Ma cosa hai fatto ai capelli? Li hai tagliati?-
-Laurel, se c’è una  brava a cambiare discorso sei tu e vedo che hai già rimosso la piantina di ciclamini bianchi della scorsa settimana, sulla tua scrivania…-
Laurel sorseggiò il caffè e sorrise.
Amava i ciclamini e amava i fiori bianchi, quello che non poteva sapere Barbara era che non era stato uno studente innamorato, ma Daniel a mandarglieli, perché gli ricordavano i fiori di niphrendil, sulle colline della Terra di Mezzo.
La campanella suonò la fine dell’intervallo.
-Non mi hai detto cosa fai per le vacanze di Natale…-
Barbara aspettò la risposta dell’amica, anche se la conosceva già.
-    Al mare, Barbara vado al mare-
-    Tu sei l’unica persona che va al mare d’inverno…solito posto?-
-    Solito posto…-
-    Ah!-

Laurel amava il mare, ma d’inverno con la spiaggia grigia e deserta e l’acqua che cambiava tonalità a seconda del sole, era speciale. Il suo cuore riposava e nelle lunghe passeggiate che si concedeva sulla battigia, respirando l’odore del sale e del vento, la portavano lontano. Lontano verso un mondo che non c’era più.
Un albergo carino, in mezzo alla pineta di Caorle, fra il fruscio del vento e il profumo resinoso del legno.
Ormai i proprietari la conoscevano bene, quella strana ragazza che si alzava presto e andava il spiaggia. La vecchia cuoca aveva giurato una volta di averla vista danzare sul pelo dell’acqua avvolta da una strana luminescenza dorata, ma nessuno le aveva creduto, pensando piuttosto che si fosse bevuta un bicchiere di vino in più.
Ma Laurel danzava e lasciava che l’acqua fredda le sfiorasse appena il piedi, lei abbagliante di luce, si lasciava vedere com’era. Ultima fra i primogeniti  di Iluvatar.

-Buona Natale profe, Buon Natale-
-Auguri ragazzi , mi raccomando… Sulla scrivania c’è un piccolo pensiero per ognuno di voi-
E infine erano arrivate le tanto sospirate vacanze, Laurel aveva preparato il cestino con i dolciumi e i cioccolatini per i suoi allievi e il regalo della sua terza liceo era stata una bellissima stola in seta azzurra e lana. Identica al colore dei suoi occhi.
Barbara le aveva regalato un libro e le avevo detto di raggiungerla a Roma almeno per l’ultimo dell’anno.
Laurel aveva gentilmente declinato l’invito, come sempre e aveva preso la corriera blu che l’avrebbe portata verso il mare.
Aveva un libro, una bottiglia di ramandolo e il mare.
Non poteva desiderare altro, anche se le mancava Daniel. Da quando sapeva che c’era, si era sentita meno sola.
Il giorno di Santo Stefano il mattino era chiaro e luminoso. Laurel si era alzata presto e dalla sua finestra aveva osservato i raggi del sole entrare dritti fra le fronde della pineta.
Aveva indossato un abito lungo di lana chiara, una cosa assolutamente fuori moda, ma che lei portava con la grazia di una regina e al collo la magnifica sciarpa azzurra.
Camminò con passo leggero fino alla spiaggia, i raggi del sole illuminavano la superficie dell’acqua. Verde e poi turchese e poi blu profondo. Laurel si tolse le scarpe e intonò un canto di stupefacente bellezza:

Ai! laurië lantar lassi súrinen
Ah! come oro cadono le foglie al vento,
yéni únótimë ve rámar aldaron!
lunghi anni innumerevoli come le ali degli alberi!
Yéni ve lintë yuldar avánier
I lunghi anni sono passati come rapidi sorsi
mi oromardi lissë-miruvóreva
del dolce idromele in alti saloni
Andúnë pella, Vardo tellumar
oltre l'Occidente, sotto le azzurre volte di Varda
nu luini yassen tintilar i eleni
ove le stelle tremolano
ómaryo airetári-lírinen.
alla voce del suo canto, voce sacra di regina.

Le note le uscivano fluide dalla gola, malinconiche e soavi.
L’aura dei Priminati splendeva, confondendosi con il sole del primo mattino, mentre le dita dei piedi, con grazia sfioravano la spuma bianca delle onde.
Danzava, poi in lontananza udì una voce, una voce che non credeva possibile udire.

Sí man i yulma nin enquantuva?
 Chi riempirà ora per me la coppa?
An sí Tintallë Varda Oiolossëo
Per ora la Vampa, Varda, la Regina delle stelle,
 ve fanyar máryat Elentári ortanë
dal Monte Semprebianco ha sollevato le sue mani come nuvole
ar ilyë tier undulávë lumbulë
ed ogni sentiero è immerso nella profonda oscurità;
ar sindanóriello caita mornië
e fuori dalla grigia campagna l'ombra si distende
 i falmalinnar imbë met,
sulle onde spumeggianti poste fra di noi,
ar hísië untúpa Calaciryo míri oialë.
e la bruma ricopre i gioielli di Calacirya per sempre.
Sí vanwa ná, Rómello vanwa, Valimar!
Ed ora perso, perso per chi è in Oriente è Valimar!
Namárië! Nai hiruvalyë Valimar!
Addio! Forse un giorno troverai Valimar!
          Nai elyë hiruva! Namárië!
          Pure tu forse un giorno lo troverai! Addio!

Una luce di fronte a lei, una luce che non credeva avrebbe mai più visto. Splendente e alta. La sua Signora, un sogno, una visione. Una voce che rispondeva al suo canto, riempiendo l'aria di vibrazioni e il cuore di Laurel di uno stupore e di una gioia che le lacrime offuscarono la vista
-Galadriel! Mia Signora-


Grazie a chi segue Aniron e mi scuso per il ritardo con cui aggiorno!
un link necessario per approfondire

http://ardalambion.immaginario.net/ardalambion/namarie.htm


Ciao :)

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Capitolo 10
*** Passaggi ***


Aniron9 I pochi avventori del bar Serenella guardavano con occhi stupiti le due donne sedute al tavolino.
I capelli dell’una erano lo specchio dell’altra. Entrambe di una bellezza così stupefacente che era persino imbarazzante guardarle a lungo.
Dama Galadriel sorseggiò il the con eleganza, mentre Laurel guardava fuori della finestra: il vento stava rompendo le nuvole e il mare aveva assunto delle sfumature cobalto dove i raggi del sole toccavano la superficie.
-    Laurel dobbiamo parlare-
-    Mia signora -
-    Non sono tornata per niente: Voglio che Elladan torni con me, voglio che tu torni con me-
Laurel spalancò gli occhi, stringendo nervosa l’orlo della tazza.
-    Elrhoir lui lui…-
-    Lui è come lo ricordi, mia cara, immutato ed immutabile. Dei miei due nipoti, è lui che assomiglia di più a Celebrian. Elladan ha nel sangue Beren e Eärendil. Lo sai perché non è partito?-.
Tremò, sapeva la risposta, ma non voleva crederci.
-    Ti amava e amava suo fratello. Non voleva arrivare al punto di Maeglin, la nostra storia ha già avuto tristezze e tradimenti. Ti pensava ad Aman, felice.-
-    Signora voi sapete che noi ci siamo visti-.
-    Il mio specchio è sempre con me, Laurel ed io sono Galadriel, non lo dimenticare.-.
Laurel tacque, il rumore del mare e il brusio della gente nel bar. Sentì la sua aura espandersi, quasi involontariamente, come se il suo cuore desiderasse raggiungere Daniel, ovunque egli fosse.
-    Arriverà, mia cara. L’ho convocato. È ora anche per lui di fare una scelta. Arwen non è più da secoli, solo il ricordo di lei nei canti, quando la luce del giorno volge la sera, e le stelle si accendono nel cielo.-.
Galadriel sospirò, pensando al momento in cui, all’ombra del Taniquetil, aveva sentito vibrare per l’ultima volta l’essenza di Arwen Undòmiel e di come Elrond avesse pianto lacrime amare nel Reame Beato. Un dolore fino alla fine del mondo.

-Non è più -
Elrond guardò il perfetto profilo innevato del Taniquetil. La luna splendeva limpida. Solo un fremito nella sua luce, come se per un instante si fosse offuscata e un’ombra veloce ne avesse velato il chiarore.
-Non è più -
Galadriel sentì mancarle il respiro, mentre vedeva le lacrime sul bel viso immutabile del Signore di Imladris.
- È stata una sua scelta, Elrond. Noi non comprendiamo.-
-Signora, eppure anche noi elfi amiamo, non ne sono forse la prova queste lacrime e il dolore che sento nel cuore?-.
- L’amore degli umani è diverso, brucia. Sanno che non è destinato a durare in eterno, perché essi stessi non lo sono. Arwen ha scelto.-
Galadriel ebbe una visione, un ricordo.

Luthien piangeva disperata sul corpo di Beren, i capelli scossi dai singhiozzi, mentre guardava il viso senza vita dell’amato dopo che aveva consegnato il Silmaril nelle mani di suo padre. Era bella, di una bellezza terribile nella disperazione. Splendida, fra le lacrime.
Da quel dolore era nato il canto davanti a Mandos, un canto che avrebbe piegato il suo destino e quello della stirpe cui apparteneva.
La vide danzare e cantare, l’abito color della notte. Le bianche ed esili braccia. E la sua voce, così dolce, così tenera e appassionata. Nessuna fra le Potenze era rimasta indifferente a quel canto di inaudita potenza. Amore, solo amore. Infinito, in quelle note.
E poi la rivide, luminosa, prendere la mano di Beren, di nuovo calda, e portarsela alle labbra. Con un sorriso che le aveva fatto capire perché l’amore degli uomini aveva qualcosa che gli elfi non avrebbero mai potuto capire.


Le due donne si alzarono e uscirono dal bar. Si incamminarono verso la pineta, verso il piccolo albergo dove Laurel alloggiava. Non dicevano una sola parola. Non ce n’era bisogno. I pensieri dell’una permeavano quelli dell’altra.
Laurel vide gli infiniti anni uguali, perfetti sulle bianche spiagge di Aman. La bellezza del porto di Alqualondë con le bianche torri ricoperte di perle iridescenti e le danze sulla bianca spiaggia dove aveva posato i piedi uno stupefatto Eärendil.
Dama Galadriel vide l’evolversi lento dell’umanità in cui bellezza e dolore si mescolavano e vide la vita di Laurel che si intrecciava con la vita di uomini e donne conosciuti. Vide i volti delle persone che lei aveva amato, il sorriso dei suoi allievi. Assaggiò la gioia e bevve le lacrime di quei lunghi anni, comprendendo il cuore della sua antica dama di compagnia.
Era cresciuta.


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Capitolo 11
*** Aniron ***


ani10 Elladan si guardò intorno. Il cavallo si impennò, nitrendo e battendo gli zoccoli sulla sabbia.
Era di fronte all’immensità del mare e le bianche vele di una splendida nave gli stavano venendo incontro.
La spiaggia era immobile e silenziosa, neanche il grido rauco dei gabbiani o il rumore della risacca sulla battigia.
Solo il suo respiro e quello ansante del cavallo.
La nave scivolava verso di lui, fluida, le vele gonfie senza un alito di vento. E poi la vide, alta e solenne, mentre stendeva la bianca mano verso di lui.

-Nonna!-
Daniel si svegliò, spalancando gli occhi. Da quanto non sognava sua nonna, da quanto non sognava nulla di quel mondo al quale aveva rinunciato.
Quel pensiero lo sfiorò, così come nello stesso istante percepì potente l’aura dei Priminati. Non era stato un sogno.
Un richiamo nella mente, un richiamo fortissimo.
   Harthannen a tellin, Elladan. Si trevado gaer, si Elladan!-*
Si passò una mano sulla fronte, mentre sentiva che la parte elfica del suo sangue bruciava al ricordo del mare. Sapeva che quel momento sarebbe giunto, se solo…
E poi sentì, l’aura di Laurel, cercarlo. Si espandeva come un’onda nel suo cuore. Cantava. Per lui.
Doveva vederla. Doveva capire.

Mentre si vestiva in silenzio, per non svegliare i suoi compagni di stanza, si chiese cosa avesse aspettato in tutti quegli anni. Il richiamo del suo sangue non era mai stato così potente. Sangue che non sentiva suo, ma che faceva sentire con prepotenza la sua voce.
Sapeva dove trovare Laurel, glielo aveva scritto che avrebbe passato quelle festività vicino al mare.
Il mare.
E al di là delle acque mortali, la Terra Imperitura.
Aveva pensato spesso a suo padre, alla sua famiglia. Aveva sempre pensato che sarebbe stato Elrhoir a mancargli di più. Si era sbagliato. Man mano che il tempo passava il suo lato umano prendeva il sopravvento, e il suo essere mezz’elfo lo faceva sentire lontano dai Priminati. Quando Arwen era morta, aveva sentito netto il suo pensiero. Chiaro e limpido nella sua mente.
- Mi sto addormentando, fratello mio. Ma so che Estel mi aspetta e non ho paura di questo dono di Iluvatar. Addio o arrivederci, cuore coraggioso. Abbi la forza di scegliere-
Aveva sentito il tremito nell’aria e visto la luna velarsi. Il suo cuore si era fermato in quell’istante infinito. Aveva pianto, solo in mezzo alla gente. E tutti avevano guardato quel ragazzo alto e scuro, alzare gli occhi al cielo, pieni di lacrime.

Uscì dalla stanza e si infilò la tuta della moto, l’antivento, giaccone e guanti. Sistemò con cura il passamontagna e infilò il casco. Sarebbe stato da lei in meno di due ore, non era ancora l’alba.
Montò in sella, un gesto così familiare, anche se la sua lucente Honda non era uno dei magnifici cavalli di Rohan. Velocemente si allontanò, mentre ogni cosa era avvolta nelle ombre della notte.

Galadriel soffiò sulla superficie dell’acqua, increspandola lievemente. L’immagine di Elladan si dissolse, lasciando il posto alla luna riflessa nel piccolo bacile d’argento. Lentamente stese le mani sullo specchio liquido. Subito si formò un’immagine. Laurel stava cantando, avvolta in uno scialle di lana chiara. Galadriel udiva le parole. Era il canto che Estel aveva composto per Arwen, quando fanciullo divenuto giovane uomo, aveva rivisto sua nipote, bella come una notte d’estate. Tornava Arwen Undomiel a Gran Burrone, dopo anni trascorsi a Lorien. Galadriel ricordò la bambina, la fanciulla e la giovane donna, così diversa da sua figlia Celebrian. Era bella come Luthien e dolce altrettanto. Per questo non si era stupita che il suo cuore si fosse volto a quel re senza corona, la cui malinconia era pari alla risolutezza e al coraggio. Sorrise, Dama Galadriel, soffiando di nuovo sulla superficie dell’acqua, mentre le note di Aniron sfumavano lente.

La moto correva. L’autostrada era deserta o quasi. Daniel si fermò in un autogrill per bere un caffè, mentre il sole d’inverno piano piano illuminava la sede stradale. Appena aperta la porta fu investito dal profumo delle prime brioches della giornata e mentre ordinava il caffè si sorprese a pensare che nella sua altra vita, la vita che aveva già vissuto, forse non avrebbe apprezzato quei profumi e quei sapori. Cedette alla tentazione di una brioche al cioccolato, ridendo fra sé e sé.

Laurel si strinse nello scialle. La notte era quasi finita e le stelle scomparivano con le prime luci dell’alba. Come tutti gli elfi non aveva un reale bisogno di dormire, la mente poteva vagare liberamente e il corpo continuare nelle faccende quotidiane senza quasi sentire stanchezza. Non riusciva a staccare il pensiero dal suo incontro con Galadriel, con quello che le aveva detto. La prospettiva di poter tornare a casa...
Casa.
Ne aveva cambiate così tante nel corso del tempo. Si ritrovò a pensare a quale era davvero il suo desiderio: Le spiagge di Aman, la sua amata Terra di Mezzo, mutata e cambiata, Elladan o Daniel, Elrohir, il suo ricordo.
Albeggiava, quando il silenzio della pineta fu rotto dal rombo di una moto lanciata in piena corsa.
Laurel ebbe un tuffo al cuore, poi il frastuono cessò d’improvviso. La pineta fu avvolta di luce e fra i raggi che dritti si infilavano fra i pini marittimi, Laurel vide l’immagine di un ragazzo che spingeva la moto a mano, per non fare rumore. Mise il cavalletto e si tolse casco e passamontagna.

Elladan percepì la sua aura espandersi e toccare quella di Laurel. Fu un attimo e lei era già fra le sue braccia.


Ho sperato e sono arrivata. Ora attraversa il mare, Elladan, ora!*

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Capitolo 12
*** Niphrendil ***


a11 Passeggiarono silenziosi, mentre il sole pallido e luminoso dell’inverno rischiarava la pineta. Si trovarono davanti al mare, con i primi gabbiani che rauchi gridavano, andando a caccia.
-Dobbiamo scegliere- Elladan si era girato verso di lei.
- Non sono pronta, non ancora-
Laurel fissava la distesa azzurra davanti a sé, mentre il vento le stava scompigliando i capelli.
- Pensi a mio fratello?- Elladan si sarebbe voluto mordere la lingua, ma le parole erano uscite lo stesso.
Laurel si voltò e lo guardò intensamente.
-Non sei forse il figlio di Elrond e Celebrian, i miei pensieri non ti sono celati-.
- Sono solo un mezzoelfo, e non sempre riesco a leggere il pensiero.-
Lei mosse semplicemente la mano e gliela pose sul volto. Allora Elladan comprese che Elrohir non era più nei suoi pensieri.
Si voltò verso di lei e la baciò. Lei rispose al suo bacio.

Galadriel avvicinò la tazza di the alle labbra.
-    Ora devono fare una scelta-

-La notte dell’ultimo dell’anno Vingilot farà per l’ultima volta il tragitto verso la Terra Imperitura-.
La voce di Daniel ruppe il silenzio.
-Si lo so, dama Galadriel me l’ha detto.-
Laurel si girò verso la pineta. Il sole era già alto e la spiaggia prima deserta pian piano si stava riempiendo di villeggianti che passeggiavano sulla battigia, ben riparati da cappotti e piumini.
-    Andiamo-
Corsero via, rapidi e veloci. Arrivarono dove Daniel aveva lasciato la moto, vicino al suo albergo.
-    Vuoi che me ne vada?-
Elladan non capiva, ma Laurel semplicemente gli mise un dito sulle labbra per farlo tacere.
-    Amami-
Gli prese la mano e insieme salirono verso la sua stanza.

Laurel danzava fra le luci morbide del Salone del Fuoco. Ed ogni piccolo passo di danza era scandito da grazia e armonia. Sorrise quando la musica finì e accettò il bicchiere di idromele che Elrhoir le porgeva.
Dama Galadriel si avvicinò a Elladan e si sedette vicino a lui.
 -È bella vero?-
- Splendida come un raggio di sole di mattino, nonna.- Elladan abbassò gli occhi.
- Non puoi impedire al tuo cuore di sentire ciò che senti nipote mio, è il tuo sangue umano.-
- Ma nelle mie vene scorre anche il sangue dei Priminati.- Un lampo negli occhi.
- Noi Elfi amiamo, ma non conosciamo la passione come gli umani, non disprezzare questo dono e quello che il tuo cuore ti suggerisce.-
Dama Galadriel posò la mano affusolata in un gesto affettuoso su quella del nipote.
Elladan non rispose, la danza era ricominciata e suo fratello danzava con quella bellissima fanciulla. Si decise, sarebbe partito a caccia di orchi il giorno seguente.

Laurel si svegliò.
Aveva dormito e la cosa la stupì. Daniel era profondamente addormentato al suo fianco. Si alzò e infilò la prima cosa che le venne in mano.
Le luci del pomeriggio cominciavano a tingere di rosso il panorama. Per la prima volta, dopo un tempo che non aveva inizio, era felice e serena. Scostò le tende e guardò il sole che lentamente tramontava. Respirò profondamente e si girò. Daniel era sveglio e la stava guardando. Nessuno dei due disse una sola parola, era del tutto inutile e superfluo.


Elladan allacciò le bisacce alla sella del cavallo. Sua sorella silenziosamente lo aveva seguito.
-    NÎm gwador, I man ceríg?-*
-    Undomíel, na faro orchoth -**
-    Non mi mentire, Niphrendil -***
-    E come posso mentire alla Stella del Vespro?- il tono ironico e scherzoso di sempre.
Arwen accarezzò il viso del fratello e guardandolo con dolcezza gli disse:
-    Non negare al tuo cuore, quello che il tuo cuore desidera. –  
Elladan la salutò e mentre spronava il cavallo al galoppo, vide suo fratello che lo seguiva con lo sguardo, mentre attraversava il cancello d’ingresso del palazzo.

Galadriel lasciò fluire i suoi pensieri verso le spiagge di Aman. Pensò al tempo che era stato, allo splendore di Lorien e di Gondor, pensò a Luthien e ad Arwen. Dovunque fossero il suo pensiero non riusciva a raggiungerle. E si sentiva terribilmente sola. Guardò il sole tramontare e mentre gli ultimi raggi toccavano la superficie del mare, vide le bianche vele di Vingilot ammainate ed in attesa, nascoste agli occhi degli uomini.

-Mamma guarda laggiù c’è una nave bellissima, tutta bianca!- La giovane donna prese in braccio il bimbo che indicava un punto indefinito nel mare, lei non vedeva nulla e sorrise pensando a quanta fantasia aveva suo figlio.
* fratello mio, che cosa fai?
** a cacciare orchi, Undomiel
*** Bucaneve

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Capitolo 13
*** Tempo ***


ani13 Le montagne Nebbiose si stagliavano nitide al tramonto. La vetta di Caradhras svettava rossastra, incendiata dai riflessi degli ultimi raggi del sole. Elladan attizzò il fuoco, prendendo una piccola brace per accendere la pipa. La foresta era avvolta nel silenzio, interrotto dagli ultimi cinguettii degli uccelli diurni. Una lunghissima boccata di fumo. Chiuse gli occhi e appoggiò la schiena contro il tronco massiccio che aveva alle spalle. La mente corse a quando lui ed Elrhoir erano riusciti a soccorrere e a salvare la madre dagli orchi. Sentì ancora le sue grida di dolore trapassargli le orecchie, mentre la stavano torturando, la rabbia repressa nel dover attendere il momento giusto per attaccare e infine la gioia indicibile mentre affondava la lama nella gola oscena di quel dannato orco. Era passato un anno, ma né l’amore di suo padre, né quello suo e dei suoi fratelli aveva riportato il sorriso sulle labbra di Celebrian di Lorien. Sarebbe partita, partita per Aman e non avrebbe più fatto ritorno alla Terra di Mezzo.

-    A cosa stai pensando?- Laurel guardò Daniel, improvvisamente perso nei suoi pensieri.
Lui la guardò.
-    Pensavo a mia madre.-
-    Solo?-
Laurel si sedette sul bordo del letto, mentre con una mano dolcemente sfiorava il viso del mezzoelfo. Daniel non disse nulla, richiuse gli occhi e si lasciò cullare dalle carezze.

-    Laurel dobbiamo prepararci al ritorno a Lorien-.
-    Mia Signora…-
Laurel infilò dei piccoli fiori nelle chiome intrecciate di Galdriel. La bianca dama sospirò.
-    Mia signora?-
-    Non ci sono riuscita, Laurel, non ci sono riuscita. Mia figlia partirà e non so quando la rivedrò e se la rivedrò.-
Galadriel si rivide nelle stanze della figlia, mentre cercava inutilmente di convincerla a rimanere, ad aspettare che Gemma Elfica compisse il suo destino. Ma per quanto dicesse, sua figlia sorrideva e le rispondeva “L’Ombra è qui, Madre, è qui. Ed io non posso più sopportarla.”
Nemmeno il potere di Nenya e Vilya erano serviti. E invocare le potenze di Aman. Celebrian aveva deciso di partire. Aveva perso la speranza. Non c’era più nulla per lei nella Terra di Mezzo.
Non c’erano canti e fiori intrecciati. Percepiva l’Ombra e il dolore. E nel suo cuore, l’occhio dell’Oscuro Signore scavava incessantemente, trovando la porta sempre sbarrata. Sapeva che non avrebbe potuto resistere, sapeva che l’unico posto dove il Male non l’avrebbe raggiunta erano le bianche spiagge di perle, di là dal Mare.
Galadriel l’aveva intuito e anche il suo sposo. Non potevano comprendere quanto profondamente la lama Morgul era penetrata nel suo cuore. La bellezza intatta di Imladris, la primavera in Lorien non erano sufficenti. Sarebbe partita e così forse l’Ombra non avrebbe toccato la sua casa.


Galadriel guardò il calendario. Mancavano solo due giorni alla scadenza e poi sarebbe ripartita per Aman. Aveva invocato le Potenze per avere questa possibilità.
-    Mio nipote e la mia ancella, sono soli, sperduti e si sono ritrovati. Non meritano forse una seconda possibilità?-.
-    La sofferenza dei Priminati c’è nota, e molto dolore ha portato anche qui. Il tempo è passato. Ti concediamo quello che chiedi Bianca Dama di Lorien.-.
I Vala avevano imposto le mani verso il cielo e una stella si era staccata, splendente di luce. Era Vingilot, che mai Galadriel aveva vista, la candida nave che aveva portato sulle spiagge eterne Eärendil, alla ricerca di aiuto.
Elrond l’aveva messa in guardia.
-    Mia Signora, voi stessa avete sempre detto che lo Specchio non sempre mostra la realtà e le cose come sono. Potreste non trovare quello che cercate. -
-    Elrond, non vuoi forse rivedere tuo figlio? O temi che il tempo abbia mutato il suo sangue?-.
Nessuno dei due aveva detto altro.
Lei era partita, sperando che lo Specchio le avesse rivelato quello che il suo cuore desiderava da tempo.

Laurel si strinse nello scialle di lana. Daniel si era addormentato. Il suo pensiero volò leggero a Barbara, al suo vecchio professore di storia, ai suoi allievi che la aspettavano al ritorno dalle vacanze. Poteva andarsene, rivedere la sua gente e sentire la dolcezza dei canti di sera. In silenzio uscì dalla camera e scese le scale. Il piccolo albergo era tranquillo e lei si sedette vicino al camino acceso, nella stanza adibita a ristorante per gli ospiti.
-    Una tazza di the, Laurel?-
-    Grazie Maria, la prendo volentieri. -
L’anziana padrona dell’albergo tornò con un vassoio con la teiera, due tazze e dei biscotti appena usciti dal forno per la colazione del giorno seguente.
-    Vi faccio compagnia, mia cara, così mi date un giudizio sui biscotti che ho fatto. È bello sapere che ogni anno tornate da noi. E poi quest’anno siete in compagnia, proprio una bella compagnia!-
La donna sorrise mentre porgeva il piattino con la tazza. Laurel sorrise a sua volta. Poi un pensiero, doloroso come una fitta, la colpì.
Non ci sarebbe stato un altro anno.

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Capitolo 14
*** Vingilot ***


anni Nevicava. Fiocchi leggeri che danzavano nell’aria e poi la neve cominciò a scendere fitta fitta.
Una nevicata al mare. Il 31 di dicembre. L’ultimo giorno dell’anno. Laurel guardò il cielo grigio e la pineta insolitamente bianca.
Daniel le stava sorridendo
-    Dici che potrò portare la mia moto su Vingilot? Ma poi che ne farei? Dovrò ricominciare ad andare a cavallo.-
Laurel non rispose, persa nei suoi pensieri. Continuava a guardare,  fuori dalla finestra,  la neve che scendeva e che ricopriva ogni cosa.
-    Laurel?-
-    Sto pensando ai miei allievi, a Barbara. Non li rivedrò più. -
Le parole le erano uscite di getto, il tono della voce spezzato.

Elladan guardò la nave che si allontanava. Era tempo di andare. Dove non lo sapeva. Avrebbe viaggiato, si. Sarebbe arrivato fino nell’Ithilien e a Gondor. Avrebbe assistito alle nozze di Barahir, il nipote di Faramir ed Eowyn, con la piccola Miriel di Dol-Amroth.
Mentre montava a cavallo, si rese conto che il tempo passava inesorabile. E lui restava uguale. Sospeso fra il mondo degli umani e quello degli elfi. Pensò a suo padre. Aveva scelto il popolo delle stelle. Conosceva bene la storia di Númenor e della sua caduta. “Il sangue umano è debole”
Sua madre glielo ripeteva sempre. Eppure il cuore di Estel non aveva tremato, dentro la forra dei Morti. Aragorn, re Elessar di Gondor. Elladan ricordò l’ultima volta che si erano visti, poco prima che il dono che Iluvatar aveva fatto agli uomini, lo prendesse per sempre.
-    Soffro nel pensare che Undomiel  mi seguirà, ma questo è il mio destino. Non temo la morte.-
Gli aveva versato un bicchiere di vino nel grande salone delle bianche colonne. Aveva sorriso sereno mentre si versava da bere a sua volta. In tutta la sua lunga vita, Elladan non aveva mai ammirato così tanto un essere umano.

Vingilot dalle bianche vele uscì dall’ombra fatata che la ricopriva. Galdriel, immobile sulla riva teneva alta la mano, fra le sue dita brillava Nenya. Mancava poco.

Il ritorno a Lorien non era stato felice. Un’ombra era scesa sul cuore della Bianca Dama e Laurel aveva visto la sua signora cantare alle stelle perché allontanassero il dolore dal cuore della figlia.
Ma ancor prima della primavera, Celebrian era partita.
Fiorivano le colline a Lorien e con i primi fiori erano anche arrivati i figli di Elrond. Laurel aspettava quel momento. Elladan e Elrhoir scortavano la sorella. Lei si sarebbe fermata a Lothlorien per completare la sua educazione. Non c’era nulla nella Terra di Mezzo, nessuna creatura vivente che raccogliesse in sé, tanta bellezza, come in Arwen Undomiel. Ma Laurel aspettava Elrhoir.

-    È ora, Dama Galadriel ci attende sulla spiaggia.-
Laurel si voltò a guardare Daniel.
-    Sei sicuro di voler partire? –
-    Si.-
Calò il silenzio fra loro, come se improvvisamente avessero perso la capacità di comunicare. Si presero per mano e si avviarono verso la spiaggia. Galadriel li attendeva silenziosa, mentre da Vingilot si alzava il canto.


A! Elbereth Gilthoniel!
silivren penna miriel
o menel aglar elenath,
Gilthoniel, A! Elbereth!

Smise di nevicare e fra le nubi, le stelle uscirono, brillando nella fredda notte.
Galadriel li guardò negli occhi.
-    Tolo lù Earwenya a Niphrendil, tolo lù!-*



*È giunto il tempo Earwenya e Niphrendil, è giunto il tempo.


Volevo ringraziare tutti i lettori e le lettrici di Aniron.
Siamo quasi giunti alla fine di questa “pazzia” .
Sto preparando il finale, anzi i finali, ma non dico di più .

A! Elbereth Gilthoniel!






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Capitolo 15
*** Ritorno ***


anan

Barbara si versò da bere. Seduta sulla poltrona comoda con il plaid sulle ginocchia. Ramandolo e cantucci. Come quella sera di tanti anni fa.

-Nonna! Ci racconti ancora della tua amica dai capelli biondi? È una fata, vero?-

 

Vingilot prese il largo, una luce apparve all’orizzonte. Chiara e luminosa. La porta fra i due mondi era nuovamente aperta e la candida nave virò dolcemente per andarle incontro. Laurel si strinse lo scialle sulle spalle mentre la neve ricominciava a scendere lenta, nonostante il cielo rimanesse stellato. Elladan era salito con il sorriso sulle labbra, abbracciando Galadriel. Nel cuore della Bianca Dama però era scesa un’ombra, la sua antica ancella non sarebbe salita. Celati i pensieri di Laurel, ma non a sufficienza per rimanere invisibili agli occhi di Galadriel di Lorien.

 

- Non avrai un’altra occasione.-

- Lo so.-

- Lui non partirà, se rimango.-

-Perché non vuoi tornare?-

- Senza elfi, nessuno canterà più la bellezza della luna e il mondo perderà per sempre la sua magia.-

 

La Dama di Lorien comprese alfine il cuore della sua ancella e sorrise. Era un sorriso dolcemente amaro.

Galadriel intonò un canto allora, la stessa potente melodia che in Tempi Dimenticati, aveva fatto addormentare Morgoth Bauglir, il canto di Luthien. Elladan si assopì mentre Vingilot entrava nella luce. Laurel guardò la candida nave allontanarsi. La melodia intonata arrivava sempre più fievole, portata dalle onde e dal vento. Decise di tornare in albergo. Leggera. Il tempo ricominciò a scorrere nelle sue vene e non ne ebbe paura. Fra una settimana sarebbe ricominciata la scuola e avrebbe portato i suoi allievi alla maturità.

Elladan avrebbe compreso. La sua mente avrebbe capito e quando si sarebbe svegliato ad Alqualondë, dove il mare si infrange sulle meravigliose spiagge di perla, anche il suo cuore.

Non era triste, solo infinitamente stanca.

Si incamminò verso la pineta, sola.

 

-Allora fata, quando arrivi? Mia nipote muore dalla voglia di vederti, lo sai?-

- il tempo di prendere un taxi, arrivo.-

Barbara mise giù il telefono e si sorprese a pensare come ogni volta il suono della voce di Laurel avesse la capacità di farla sorridere.

 

 

 

 

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