Uruk-Bur

di emily12_
(/viewuser.php?uid=660684)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


URUK-BUR


CAPITOLO 1


TRIS


Sento il rumore di uno sparo e un dolore talmente forte che non sembra appartenere neanche a me, no infatti non può avermi colpito, ha colpito l'aria perché non riesco più a respirarla.

Ho un disperato bisogno di ossigeno, annaspo, tossisco...il pulsante, sì sono qui per il pulsante, dov'è? Era lì...un attimo fa...ma non c'è più, non lo vedo....solo nebbia ovunque...

Eccolo, il mio braccio si alza e si appoggia sul pulsante, un altro sparo, non so come faccia la mia mano a muoversi, di certo non per opera mia.

Lo premo, ce l'ho fatta.

Ma non ne sono sicura, non riesco più a pensare, perchè sono qui io? Ah sì...per Caleb...Caleb? Sì, sì é mio fratello...

Troppo dolore, dolore ovunque, nelle ossa, nel petto, negli occhi, nel cuore...

Rabbia. Per un attimo riesco solo a provare rabbia: per David, per Caleb, per me che forse facevo meglio a non fare nulla fin dal principio, per Tobias che non è qui...dov'è Tobias? Non lo so, non so nulla, odio tutto, tutti e me stessa.

Vorrei solo piangere, ma non ne ho la forza, forse neanche il tempo, è un po' come tutte le cose che ho vissuto mi si srotolassero davanti agli occhi semichiusi. Allora capisco che forse non ce la farò, che è inutile essere arrabbiata perché tanto non rivedrò nessuno di loro.

Ed il dolore allora arriva e mi abbatte togliendomi definitivamente l'aria.

Ho paura. Ma peggio di così non può andare, no?

Cado a terra; a quanto pare erano le mie gambe che tremavano.

Sono stanca. No, non voglio andarmene, ma esiste forse qualcosa di giusto che ci ascolti?

Il mio respiro si fa più lento. No, non li odio più ora, li amo perché è giusto così, forse.

Ma la nebbia è così fitta...e pesante...e buia...


TOBIAS


La vedo, è lì distesa, fredda.

E pure io ho freddo. Forse sono morto. No, non sono morto, sono qui in piedi e Christina mi sta dicendo qualcosa, non capisco proprio come faccia a parlare anche quando non vi è nulla da dire.

Non riesco a pensare a niente, non so come il mio cuore possa continuare a battere e io a stare in piedi, di certo anche i miei piedi sono contro di me.

Non rivedrò mai più i suoi occhi, ma non so se ho voglia di ricordarli, non so neppure se valga la pena ricordare qualcosa.

Piango e tremo, non so per quanto tempo, sembra l'unica cosa che il mio corpo sia in grado di fare.

La sua mano si incastra perfettamente nella mia. Mi viene la nausea e del sudore freddo inizia a scendermi lungo la schiena.


TRIS

Voci. Sì, improvvisamente mi pare di sentire delle voci nella nebbia.

Ma sono lontane e non capisco cosa dicono.

Eppure non ho paura, sono solo curiosa.

Non mi sono mai sentita così: so che tutto andrà bene.

Non percepisco lo scorrere delle ore, ma piano piano quelle voci si fanno più reali e riesco a vedere delle figure muoversi confusamente attorno a me.


TOBIAS

Cammino avanti e indietro nel giardino.

Hanno piantato diversi fiori di cui non conosco il nome: potrei mettermi a studiare biologia.

Qualunque cosa mi aiuti a non pensare a Tris sta prendendo una notevole attrattiva ora.

Mi incammino nel boschetto qui accanto.

Dovrei essere forte, del resto tutti se lo aspettano da me.

E sarà quello che mostrerò.

Ma provo una strana sensazione: una sottile angoscia, un'apatia di vivere che mi impedisce di essere felice, ma che è assetata di felicità fino a sentirsi soffocare.

Mi sembra di non sapere più nulla.

Mi sdraio sull'erba.

Noto che vicino a me vi è un cespuglio di fragole, quando ero piccolo mi piacevano molto. Ne assaggio una, ha un sapore strano, ma è buona.

Devo mettermi a far qualcosa o potrei impazzire: la vedo e la sento dappertutto.

Chiederò agli addetti alle pulizie se hanno qualche pavimento da lavare.

Dopo poco mi sto per alzare, ma un dolore lancinante allo stomaco mi rimette a sedere e mi toglie il fiato.

Il mio campo visivo si colora di chiazze gialle e nere.


CHRISTINA

Tutto sta procedendo secondo i piani che avevamo predisposto qualche settimana fa, quando Caleb si era offerto volontario.

Ora lui è addetto agli impianti elettrici e di sicurezza ed oserei dire che se la cava egregiamente.

Tobias è stato trovato nel boschetto due giorni fa. Non si sa con precisione come sia potuto succedere. Forse per uno sfortunato caso di avvelenamento, ma mi pare strano, perchè qualunque idiota saprebbe riconoscere delle bacche velenose da delle fragole.

Il funerale sarà questa sera.

Presto tutto tornerà alla normalità e io andrò a vivere a Chicago con la mia famiglia.

Non so con precisione cosa ci sia che non va, forse sono solo tanto stanca.

Will, Uriah, Tris, Tobias. Chi altro ancora? Volete mettervi in fila? Quasi quasi che mi metto a vendere i biglietti numerati, potrei anche fare carriera in questo modo.

Sarà meglio che mi sbrighi per non fare aspettare Cara, dovevamo andare a perlustrare insieme qualche città qua attorno questo pomeriggio per vedere com'è la situazione.

Le cicale stanno cantando. Cantano sempre in estate.


TRIS

Apro gli occhi e vengo accecata dalla luce che filtra attraverso le persiane di un verde scuro della stanzetta in cui mi trovo.

Prima di tutto provo stupore, poi paura.

Dove sono?

Ehi piccola, eccoti sveglia finalmente!!”

Sobbalzo e scatto a sedere provocandomi una fitta al collo.

E' una signora con il viso solcato di rughe che le incorniciano gli occhi castani e la bocca; i capelli sono tagliati corti e nascosti sotto una cuffietta di pizzo bianca e ha un sorriso bellissimo che infonde sicurezza.

Tris, mi chiamo Tris..” gracchio, perché la mia voce subito fa fatica a uscire.

Bene, Tris allora.”

Cos'è successo? Io...io credevo...sì insomma, pensavo di essere morta...ma che posto è questo? E lei chi è? E...Tobias..dov'è Tobias?” chiedo tutto d'un fiato in preda al panico improvviso.

Stai calma piccola, cioè Tris. Io...vorrei poterti aiutare, ma non so di cosa tu stia parlando e poi non lo conosco questo Tobias.” dice la vecchia dispiaciuta “Comunque io sono Amelia.”

E Chicago? Lei sa dov'è Chicago?”

Mai sentito nominare..”

Ma come sono arrivata qui?” mi asciugo le mani nelle lenzuola.

Ti ho trovata svenuta davanti a casa, io..”

Eh?!” sono sconvolta e comincio seriamente ad avere paura “Ma...nessuna ferita?..Niente di niente?”

No, a parte il fatto che eri magra da parere morta di fame, eri e sei sana come un pesce.”

La mia faccia disperata sembra preoccuparla e Amelia chiede: “Dovresti essere contenta di essere sana e salva sai? Le medicine scarseggiano qui in questo periodo e non avrei saputo come curarti. Dimmi ora: perché sei scappata di casa?”

Io...io non sono scappata...”

Non sono nata ieri, sai?” mi sorride la vecchia “Nessuna ragazzina della tua età se ne va per le strade di questa città, di notte senza un motivo.”

Non so cosa risponderle.

Dove siamo?” sussurro, perché all'improvviso mi sembra di aver perso la voce.

Ad Uruk-Bur, mia cara”

E'..è in America?”

America? No, mi spiace piccola, ma è un posto che non ho mai sentito. Mi sa che hai battuto la testa, per questo forse eri svenuta qua davanti...sicura di non ricordarti dove abitano i tuoi genitori? Ti ci accompagno se vuoi.” mi accorgo che devo farle una gran pena.

Scuoto la testa senza rispondere, non mi va di spiegare nulla adesso.


TOBIAS

Trasporto l'ennesimo sacco di farina e cerco di riprendere fiato.

Sono finito a lavorare in un mulino.

In teoria dovrei essere morto,ma se dopo la morte c'è questo, mi pare un'enorme fregatura.

Tutti quanti qui non fanno che parlare di governatori, di lontane ere tecnologiche e di altre cose strane che non capisco.

Siamo ad Uruk-Bur”

Questo solo ho capito.

Ho deciso di aspettare che succeda qualcosa di sensato prima di ricominciare a provare sentimenti.

Ad Uruk-Bur devi lavorare o ti tocca vivere un po' come gli esclusi nella nostra vecchia società,

così l'uomo che mi ha trovato mi ha indirizzato qui.

Noto con orrore che ogni giorno che passa i miei ricordi si fanno più confusi e che la mia mente fa sempre più fatica a trattenerli.


TRIS

Amelia mi ha offerto di vivere con lei perché è vecchia e sola ed io ho accettato.

La aiuto a vendere le verdure dell'orto aspettando di trovare qualcosa di meglio da fare.

Sono uscita qualche ora fa, e sto bighellonando per qualche via secondaria della città.

Ed è allora che mi pare di vederlo.

Subito penso che sia solo la mia immaginazione che mi sta giocando un brutto scherzo, del resto ogni notte il suo fantasma mi viene a trovare nei sogni insieme a tutte le persone che mi sono lasciata alle spalle.

Poi sento la sua voce e comincio a tremare: è lui.

Accelero il passo per raggiungerlo; le verdure, Amelia, non mi interessano più, ora c'è solo Tobias.

Gli sfioro la spalla e mi esce un mugugno che in realtà sarebbe il suo nome.

Lui si volta e mi fissa con gli occhi spalancati come se fosse stato colpito da un fulmine: “Tris..?”

Ci abbracciamo, ridiamo, piangiamo,increduli e ubriachi di felicità.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2


TRIS


Siamo seduti sulla collina appena fuori dalla città, ci sono prati fioriti a perdita d'occhio.

Mi bacia e io lo bacio a mia volta.

Siamo vivi, e non riusciamo a pensare ad altro che a quell'insignificante “noi”, che in realtà è molto più di quanto sembri.

In effetti non siamo ancora riusciti a dire o a fare qualcosa di serio da quando ci siamo ritrovati.

Di cose serie ne abbiamo già viste e passate fin troppe.

Mi sarebbe sempre piaciuto saper trasformare la vita in una canzone, ma non ne ho mai trovata una abbastanza assurda.

Ok. Quindi siamo catapultati in una sorta di posto inesistente dal nome impronunciabile senza la minima idea di come poter tornare indietro giusto?” Tobias è ironico, ma la cosa lo preoccupa comunque molto.

Mi sa di sì...”

Dobbiamo darci da fare allora.”

Eh?!”

Vuoi forse rimanere qui?” alza un sopracciglio.

No...certo che no...”

Allora mi sa che dovremo fare qualcosa.”

Tobias è sempre stato intraprendente, per fortuna che c'è lui o io rimarrei ad aiutare Amelia nell'orto per tutto il resto dei miei giorni.

Ha gli occhi assonnati e un sorriso disperato.

Gli appoggio la testa sulla spalla e chiudo gli occhi, non mi va di fare nulla, ma come al solito lui ha ragione.

Sarebbe così bello rimanere immobili per sempre...

Tris?”

Sì?”

Andiamo dai.” sorride affettuosamente in risposta alla mia mezza smorfia.


Starnutisco. I nostri passi rimbombano nella biblioteca.

Non riusciremo mai a leggerli tutti...” sbuffo.

Mi sa che ne avremo tutto il tempo invece...” dice sconsolato lui.

Io mi incammino verso l'altra ala, ci vediamo poi.” mi alzai per sgranchirmi le gambe.

Tobias sembra restio all'idea di lasciarmi andare, per un attimo è passata un'ombra di paura nei suoi occhi, ma forse me la sono solo immaginata.

Scendo diverse rampe di scale, l'odore dei libri si mischia con l'aria che viene da fuori.

Passo davanti al bancone cercando di non farmi notare.

Trovato quello che cercavi?”

Mi giro verso la voce: è un ragazzo di circa vent'anni con i capelli neri e gli occhi scuri che mi fissa curioso.

N...no, ma tornerò domani.” sorrido, non tanto perché voglia dargli l'impressione di non avere nulla da nascondere, ma per la sua posa o per il suo naso o le lentiggini.

Mi sembra da subito simpatico.

Posso darti una mano?”

No.” poi aggiungo in fretta “grazie.”

Cosa cercavi?”

Nulla di particolare.” non capisco perché continui a fare domande, e qualcosa mi spinge a non andarmene subito.

Io ora dovrei...”

Prendere un caffè con me. Che ne dici? Posso darti qualche informazione utile sulla biblioteca.”

Sembra interessato a me. Devo giocare bene le mie carte: potrei davvero scoprire qualcosa di utile.

Ok.” gli sorrido.



TOBIAS

Urto un libricino dallo scaffale che cade a terra con un tonfo aprendosi a metà.

Lo raccolgo sbuffando e per caso mi scappa un occhio sulle pagine:


Sto cominciando a dimenticare. Speravo non accadesse mai. E' da tre mesi che sono incastrato qui. E ormai ho capito. In queste pagine ho raccolto quello che ho scoperto con tante ricerche, spero possano esservi utili....”


Il mio cuore manca un battito, ma continuo a leggere, e man mano che scorro le pagine la mia inquietudine si tramuta in puro terrore.



TRIS


Quel ragazzo si chiama Mark e mi ha portato senza lasciarmi il tempo di dire niente nel primo bar della via.

In meno di dieci minuti sa tutto del breve periodo che ho passato qui, e il motivo per cui non gli racconto di Chicago è solo perché la mia vita passata non mi viene in mente, si confonde in una nebbiolina opaca, i nomi, le immagini si mischiano tra loro.

Quando me ne rendo conto impallidisco e la tazzina di caffè mi trema tra le mani.

Tutto bene?” chiede preoccupato Mark.

Sì, sì..” mi affretto a rispondere.

Ora devo andare. Grazie.”

Vai da Tobias?”

Strano, non ricordo di avergli parlato di lui, chissà cosa mi ha spinto a dirgli così tanto di me, dovrei stare più attenta.

Sì.” ma devo sembrare scocciata perché lui aggrotta un sopracciglio e mi fissa accigliato.

Anch'io avevo una ragazza, ma questo è successo tanto tempo fa. So cosa cercate, là, in biblioteca. State perdendo tempo. Siete insieme, accontentatevi.”

Ma, io...” lo guardo scioccata.

Ciao Beatrice.”

Io...”

Ma non mi lasciò finire la frase. Se ne era già andato.

Ma come faceva a sapere il mio nome da abnegante?


TOBIAS

Infilo il libricino sotto la camicia: è piccolo, con gli angoli consumati e le pagine gialle...chissà da quanto tempo è qui.

Esco facendo finta di niente, ma sento una strana sensazione, come se qualcuno mi stesse fissando.

Ma deve essere solo la mia immaginazione.

Tengo la mani in tasca per non far vedere a nessuno che tremano.

Ho paura: e ora cosa dirò a Tris? Io posso sempre andare avanti, farmene una ragione, ma so che lei non si arrenderà mai di fronte all'evidenza dei fatti.

Come posso fare a convincerla della verità?


TRIS


Sono in casa di Amelia e coperta di polvere sto sistemando degli scatoloni. Starnutisco e mi asciugo le mani sudate nei pantaloni.

Dove si è cacciato Tobias? Sorrido mentre penso a lui.

Prendo una scatola per posizionarla su uno scaffale, ma persa tra i miei pensieri, la lascio cadere e mi finisce su un piede.

Ahi!!” sto per mettermi a imprecare contro tutto e tutti, ma le parole mi muoiono in gola.

Foto. Ma non foto qualsiasi..è mia madre...o almeno, sembra lei.

Dietro ci sono le firme di quelli ritratti nella foto: Erik, Margaret, Sonia.

No, non c'è il nome di mia madre.

Sono tutti e tre giovani e sorridenti sotto una quercia; il cielo è striato di grigio e l'erba è di un verde grigiastro.

Eppure quella ragazza a destra è così simile a mia madre...e a me...ha i miei stessi occhi, e anche un naso molto simile al mio...

Mi asciugo le mani nei pantaloni e mi siedo cercando di riordinare le idee.

Ma è un'idea così irreale...non può essere vera.

Scendo le scale cigolanti e corro da Amelia che mi guarda e dice : “Ehi piccola, tutto bene? Forse ti fa male lavorare così tanto, guarda come sei pallida...”

Conosci la ragazza a destra nella foto?” chiedo andando subito al punto.

L'anziana la osserva e sorride : “Sì, sì è mia nipote. Vive qualche isolato più in là, ma io e mia figlia abbiamo litigato un po' di tempo fa, così non ho più avuto occasione di vederla. La conosci? Dovrebbe avere più o meno la tua età.”

No, n...non la conosco...ma, ma lei saprebbe dirmi qualcosa di più a riguardo? Ho..ho notato che io e sua nipote siamo..ecco..”

Molto simili.” conclude Amelia al mio posto guardandomi stupita.

Annuisco.

Avevo una sorella, una volta, che ti assomigliava tanto...Vivevamo in una città di periferia, non era un gran che...”

Continua a raccontare immersa in ricordi frammentari dove mancano i passaggi salienti della sua vita. Per esempio passa da quando aveva dieci anni e viveva con la sua famiglia all'abitare qua quando aveva vent'anni.

Cancellato, tutto un lasso di tempo cruciale cancellato nel vuoto.

Eppure da quello che ricorda mi rendo sempre più conto che sua sorella doveva essere mia madre, doveva assolutamente essere lei.

Devo assolutamente raccontarlo a Tobias, ma so già che non mi crederà, penserà che sia io con la mia fantasia e le mie speranze a inventare tutto.

Abbraccio Amelia: “Grazie.” dico con gli occhi lucidi..

La donna pare commossa : “Di niente, mi dispiace che non possa dirti di più Tris. Ma vedrai che sarà un caso la vostra somiglianza...ma pensa come sarebbe bello se fosse vero...” dice con occhi sognanti, poi ride: “Saremmo parenti sai?”

Rido a mia volta anche se è l'ultima cosa che mi va di fare.

Ho bisogno di pensare, ho bisogno di aria, di sentirmi libera.

Esco e imbocco un sentiero che mi porta fuori dalla città e costeggia un boschetto, non so dove sto andando, non ha importanza, l'importante è solo continuare a camminare.

Spalanco la bocca interdetta per lo spettacolo che mi ritrovo davanti: tanti pellucchi di pioppi ovunque, come neve a coprire tutto.

Neve ad agosto...” sussurro.

Mi lascio cadere sulle ginocchia sfinita e non riesco a frenare le lacrime.


TOBIAS

Sto tornando da Amelia con la faccia scura rimuginando su cosa raccontare a Tris.

Barcollo per uno spintone e un uomo della mia stazza cerca di tirarmi un pugno sul viso, ma io lo schivo.

Sono ancora un intrepido, dopotutto.

Cosa vuole? L'uomo non molla, vuole qualcosa, ma io non ho niente...

Il libricino. Vuole il libro. Troppe informazioni in così poche pagine. Dovevo immaginarlo. Che stupido.

Gli tiro un pugno nello stomaco e faccio centro, ma quello non ha intenzione di lasciarmi andare.

Ne arriva un altro, e poi un altro.

Poi tutto si fa nero.


TRIS

Vedo Tobias entrare trascinando i piedi.

Ma cosa....?!” la sua faccia è un disastro e ha anche un grosso livido sul braccio.

Tutto bene, Tris.” mi rassicura con un sorriso stentato “solo qualche imprevisto...”

Qualche cosa?? Sembra che ti abbiano picchiato a sangue...”

Più o meno ...” ironizza.

Lo aiuto a sistemarsi e a disinfettare le ferite.

Stavo tornando qui con un libro della biblioteca e mi hanno assalito in un vicolo.”

Chi?” sussurro preoccupata.

Non lo so. Non potevo leggere quel libro in un posto affollato come quello...così me lo stavo portando a casa per darci un'occhiata..ehi ehi lo so che non avrei potuto quindi non dire niente ok? ...comunque dicevo...qualcuno deve averci tenuto d'occhio, ci tengono d'occhio. D...dobbiamo stare attenti Tris, stai attenta ti prego.”

M..ma perché?” non può essere, non di nuovo. Pensavo di avere chiuso con storie come questa.

Stiamo cercando di tornare indietro, a casa. E non è una bella cosa, sai? Ci sono troppe persone che lo farebbero se fosse possibile. E Tris, ascoltami...nel libro che ho trovato ho letto che...che non è possibile.”

Lo guardo senza parlare. Tutta l'energia se n'è andata, risucchiata via.

Tobias abbassa lo sguardo: “Non si può tornare indietro, non si può e basta. E il governatore del posto ha tutti gli interessi perché questo rimanga irrealizzabile. Forse c'è solo un modo..” ora mi guarda negli occhi e non posso fare a meno di pensare che lui ha degli occhi bellissimi. Devo avere il cervello inceppato.

Ma non è semplice, Tris.”

Si può sempre tentare...” bisbiglio.

Dovremmo morire Tris, di nuovo. Poi non lo so, chissà, potremmo finire chissà dove oppure di nuovo a casa. Ci sono tanti universi incastrati tra loro e questo è quello che accade passando da un universo all'altro...Ma non lo faremo Tris.”

Scuoto la testa e lo stringo a me, ho la testa che scoppia e tanto sonno.

Tris, promettimi che ogni mattina ripeterai chi sei tu e chi sono io, quanti anni hai, i nomi dei tuoi amici dei tuoi famigliari e i motivi per cui hai lottato fino ad adesso.” mi guarda sfinito “altrimenti dimenticherai tutto. Con il tempo le persone dimenticano chi erano prima di arrivare qui. Non possiamo lasciare che accada.”

No.” sussurro “non potrei dimenticarti.”

Una lacrima mi cade sulla manica.


Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3

 

TOBIAS

 

Sono ancora in biblioteca.

Sì, lo so che non dovrei e che dopo quello che è successo con quel libricino è pericoloso, ma il desiderio di saperne di più è più forte di me.

Sto frugando tra gli scaffali quando sento qualcuno che entra nella mia stessa stanza, sto per controllare chi sia.

Ehi, sarà meglio chiudere la porta.” dice una voce.

Tranquillo, siamo soli.” risponde l'altro.

Mi blocco, fermo immobile cercando di non respirare.

Novità? No, nessuna in particolare...forse solo l'arrivo di due ragazzi nuovi che si sono messi a ficcanasare in giro...”

Sapete cosa dovete fare.”

Sì capo, ho già provveduto. E' stata aumentata la dose di siero della memoria nell'acqua per velocizzare l'eliminazione dei ricordi. Mi dia una settimana al massimo e questi ragazzi saranno sistemati.”

Bene. Odio i ragazzi ficcanaso.” la voce si fa ora più carezzevole “siete sempre stato un buon socio, sapete?”

Ma non dovete signore, dovere...”

Bene, bene. Il signor Travis Polepronte è sistemato?”

Il processo sarà domani, signore.”

Sono fiero di lei. A domani allora.”

La seconda voce riaprì la porta “A domani, signore.” i due se ne andarono.

 

Ricomincio a respirare di nuovo, ma una nuova paura si impossessa i me: ci tengono d'occhio e tra una settimana i nostri ricordi non esisteranno più.

Non abbiamo molto tempo.

 

TRIS

 

Mi lego il maglioncino in vita, c'è un sole bellissimo e comincio a canticchiare.

Sbam!

Figuriamoci se non finivo per sbattere contro qualcuno.

Scusa...” è una vocetta sottile, i capelli che cadono a ciocche irregolari e morbide sulle spalle. Un sorriso gentile.

Non è nien...” non riesco a finire la frase, non ho più voce.

E' lei: Margaret.

I ricordi mi investono con una potenza che avevo dimenticato, la ragazza sembra talmente tanto mia madre...vorrei quasi toccarla per sentire se esiste davvero.

Tutto bene?” mi chiede lei. Ha un sorriso che scioglie il cuore, o almeno, a me fa esattamente quell'effetto.

La fisso inebetita.

Ehi...” ripete poco convinta.

Sì, sto bene...”

Per fortuna.” dice e fa per andarsene.

No!”

Mi guarda sorpresa.

Io..Io...non andare via subito..” devo inventare qualcosa per farla restare con me “mi aiuteresti a trovare...ecco...la Piazza dei Cerchi?” spero di essere convincente.

Sì,ok.” sembra sospettosa adesso.

Mi accompagna senza parlarmi, ma io non posso fare a meno di tenere i miei occhi fissi su di lei.

Eccoci arrivati.” dice.

La piazza è affollata quasi come la mia testa e faccio fatica a sentire le sue parole.

Ciao.” dice.

Sparisce dietro l'angolo senza aspettare una mia risposta.

La posso capire: non sono stata né socievole, né simpatica.

Proseguo la via per tornare dove ero prima, non avevo niente da fare lì.

Non ho concluso niente con Margaret, che stupida che sono.

Ma devo, devo riuscire a scoprire qualcosa.

 

MARGARET

 

Non mi fido di lei.

E' strana: mi ha chiesto di portarla alla piazza e poi quando me ne sono andata ho visto che se n'è andata subito anche lei.

Sembrava volesse dirmi qualcosa, a tratti continuava ad aprire e chiudere la bocca senza mai emettere un suono.

Non mi fido per niente.

Mi ritrovo a seguirla senza neanche rendermene conto, voglio scoprire chi è.

 

TRIS

 

Sto camminando per una stradina secondaria, ho bisogno di silenzio, quindi evito quelle principali.

Ad un tratto sento un lamento irregolare appena dietro l'angolo, dei singhiozzi.

Mossa da una curiosità che sarebbe meglio non avessi, mi avvicino per vedere chi è.

Rimango con la bocca mezza aperta senza sapere cosa fare: è Mark.

L'ultima persona che mi sarei aspettata di vedere.

Ha un abbigliamento troppo perbene e pulito per un vicolo del genere.

Mi guarda spaesato e mi si stringe lo stomaco dalla tenerezza e dalla pietà, è uno sguardo che credo di aver avuto molte volte anch'io.

Tris...no non guardarmi, non così...” la sua voce è rotta dal pianto.

Sono spiazzata.

Oh Tris...quanto le assomigli...se solo tu...oh..ma non sarebbe possibile...va via Tris..”

Ma...M..Mark, io voglio aiutarti...cos'è successo?” la mia voce sembra appartenere a qualcun' altro.

Oggi...oggi è l'anniversario del giorno in cui io...” si ferma e mi guarda con occhi penetranti e imploranti “posso fidarmi di te?” chiede.

Certo.” sussurro inginocchiandomi commossa accanto a lui.

Due anni fa, in questo giorno, sono arrivato qui. Ho lasciato alle mie spalle tutto...la mia famiglia, la mia ragazza Louise, ho perso la mia vita.” la sua voce si spezza “e non posso fare nulla per tornare indietro...io non so...non so se tu capisci cosa intendo, se non hai ancora dimenticato...” mi gurda con una strana scintilla negli occhi. Speranza, forse.

Sto per mettermi a piangere assieme a lui, ma perché tutta questa solidarietà?

Il fatto è che in fondo io e lui ci assomigliamo: la nostra vita si è spezzata nello stesso modo.

Sì, capisco cosa intendi.” gli sorrido amorevolmente “Ma io e un'altra persona stiamo cercando di fare comunque qualcosa, di non dimenticare, e magari andarcene in qualche modo..”

Continua...” sta pendendo dalle mie labbra.

Sì...ecco...io credo che con dell'impegno riusciremo a fare qualcosa.” sono stranamente imbarazzata.

Tu e chi?” chiede secco, ma poi cambia stranamente tono tornando gentile.

Non...non lo conosci.” sussurro e mi asciugo le mani sudate nei pantaloni rialzandomi.

Ti devo far conoscere una persona.” mi dice.

Si muove a scatti, è sudato e ha il fiato irregolare.

E' un uomo che ora è in prigione perché, sai, ha scoperto troppe cose e al governo non va bene. Possiamo ottenere il permesso di parlargli prima che lo giustizino...”

Lo giustizieranno??”

Sì, qui le regole vanno rispettate e sarebbe meglio non immischiarsi in ricerche come la mia o la tua...ma se vuoi rischiare...Parlare con lui potrebbe essere davvero molto utile.”

Accetto e Mark mi porta con lui fino al palazzo del governatore e poi giù nelle segrete.

L'edificio è austero e umido con un'alta torre.

Le pareti di pietra della prigione mi tolgono un po' il fiato e comincio a soffrire di claustrofobia.

Ci fermiamo davanti a delle sbarre robuste e rugginose.

Dentro c'è un uomo con la barba incolta che ci guarda prima sorpreso, poi spaventato, dopodiché i suoi occhi tornano vuoti.

Entriamo a parlargli.” propone Mark.

Non gli chiedo come faccia ad avere le chiavi della cella.

Ora l'uomo all'interno spalanca gli occhi e la bocca, ma esce solo un debole: “No...”

Lo guardo interrogativa, sento che sta succedendo qualcosa di sbagliato.

Mi giro verso Mark.

Ma lui non è entrato con me. E' rimasto fuori. Fuori dalla cella.

Sulla sua faccia si dipinge un debole sorriso soddisfatto e prima che io abbia il tempo di reagire, lui richiude le sbarre.

Il mondo mi cade addosso e ho un terribile ronzio nelle orecchie.

Ciao, Tris.” ma prima di andarsene si rigira “Un consiglio cara: non raccontare mai i tuoi piani e le tue scoperte illegali al primo che passa.”

Fammi uscire!! Fammi uscire stronzo!! Ti ho detto di...” la voce mi muore in gola.

Se ne è già andato e io non posso fare nulla.

Che stupida sono stata.

Mi maledico, mi odio.

Mi lascio cadere sulle ginocchia e comincio a singhiozzare, senza riuscire a fermarmi.

Sembro una bambina, ma ormai non mi importa più di niente, perché rimarrò chiusa qua dentro per sempre.

Tranne che...il mio cuore manca un battito.

Devo ancora fare qualcosa....devo...ma come?

Tobias è chissà dove con le guardie che lo stanno cercando.

Devo avvertirlo.

Ma so che è impossibile.

Sono inutile ora.

 

MARGARET

 

Ho visto e ho sentito tutto, anche se so che non è una cosa giusta pedinare le persone.

Quello che diceva la ragazza sul poter tornare indietro, quando ha detto che lei viene da un altro posto, e che stando qua dimentichiamo in nostro passato...mi ha scioccata.

Non so ancora se stesse delirando o se dicesse la verità.

Ma è ingiusto ciò che ha fatto quell'uomo: l'ha ingannata nel più subdolo dei modi.

Tutto questo mi brucia nello stomaco, e non riesco a smettere di pensarci.

Potrei fare qualcosa, ma sarebbe rischioso.

No, stavolta non posso tacere, fare finta di niente.

Mi sento legata a quella ragazza senza neanche saperne il motivo.

Almeno potrei provare a parlarle, per vedere che cosa si potrebbe fare.

Ho deciso.

C'è una bocchetta dell'aria di quella cella in via Tassi, e non è controllata.

Lo so perché la zia l'ha usata per diversi mesi quando lo zio era dentro.

Vado là spedita, non ho nessun ripensamento, e allora perché le ginocchia mi tremano così tanto?

 

TRIS

 

L'uomo che è con me si chiama Travis, ed è molto simpatico.

Ma mi ha detto che presto non saremo più in cella insieme, senza però spiegarmi il motivo.

Mi ha parlato di dov'era lui prima di arrivare qui: era un posto bellissimo, a suo parere, c'era sempre il sole e lui nei fine settimana usciva quasi sempre con la barca.

Non c'è proprio modo per tornare indietro?” gli chiedo, perché spero che Mark sia stato sincero quando mi ha detto che lui di questo argomento se ne intendeva.

Morendo te ne vai. Ma non sai dove finisci. Avevo...avevo cominciato degli esperimenti per fare tornare la memoria...ci ero quasi riuscito. E degli altri per viaggiare da un universo all'altro a proprio piacimento. Magari se avessi avuto più tempo ce l'avrei anche fatta...” ha un sorriso triste che non so come interpretare.

Improvvisamente ridacchia: “Ormai lascio che la vita faccia di me ciò che vuole.”

Rimango in silenzio.

Tris! Tris sono qui...” un bisbiglio dall'alto che mi chiama.

Ma chi potrebbe mai...

Qui nell'angolo...sono Margaret...”

Con il cuore che batte all'impazzata salgo in punta di piedi sul pagliericcio e mi ritrovo il suo viso a pochi centimetri in un piccolo oblo per il ricambio dell'aria, separato da un fitta grata.

Cercherò di fare qualcosa Tris...” mi sta dicendo “dimmi chi devo contattare, dimmi tutto quello che vuoi e lo farò. Bisogna tirarti fuori da qui.”

Un enorme desiderio di libertà per poco mi acceca, ma so che è troppo rischioso tentare di farmi uscire.

Potrei dirle di contattare Tobias, ma lui ha già rischiato troppo per me.

Eppure c'è una cosa che può fare.

Margaret, ascoltami bene. Vai da tua nonna, ringraziala e chiedile di un certo Tobias. Digli di andarsene dalla città, di non fare ritorno e di non cercarmi.”

Ma...”

No, Margaret.” la anticipo “fai come ti ho detto, per favore. E digli un'altra cosa, digli che...che mi dispiace tanto.”

Vedo una lacrima di impotenza scenderle sulla guancia, poi annuisce e se ne va.

Mi accascio a terra.

Stavolta neanche le lacrime possono aiutarmi.

Ho dimenticato un messaggio per Margaret, dovevo dirle che assomiglia a mia madre, che le voglio bene. E dovevo dire a Tobias che lo amo; mi avrebbe fatto piacere ripeterglielo un'ultima volta.

Improvvisamente mi viene da ridere.

Una risata simile a quella di Travis poco prima.

E' stupido pensare a ciò che vorrei dire: non li rivedrò più ed è meglio per loro dimenticarmi in fretta.

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4

 

MARGARET

 

E' stata strana la sua reazione: quel ragazzo non ha fatto altro che guardarmi con due occhi spalancati e sussurrare: “perché?”

Poi è rimasto a lungo in silenzio e giurerei di avere visto qualche lacrima che però ha asciugato in fretta.

Si è voltato di nuovo verso di me e ha detto corrugando la fronte: “A quanto pare Tris non ha ancora capito che non le è possibile liberarsi di me.” mi ha sorriso complice e ha aggiunto “Sarà meglio spiegarglielo.”

Mi piaceva perdermi nei suoi occhi mentre mi spiegava il piano appena elaborato, e quando ha pronunciato il mio nome per chiedermi se ero sveglia, sono stata come percorsa da una scarica elettrica.

Devo smettere di pensare a lui.

Il piano mi è parso subito perfetto, non so se solo perché è uscito dalle sue labbra, o perché credo posso funzionare davvero.

 

Stiamo camminando a passo spedito verso la chiesa di San Bartolomeo, è lì che si trova don Mario che va tutte le settimane a dire la messa in prigione.

Sarebbe meglio per Tobias non farsi vedere in giro, e per me non farmi vedere con lui, ma ormai è sera e non credo che qualcuno ci riconoscerà.

Ad un tratto lui si ferma e mi afferra il braccio costringendomi ad accucciarmi con lui dietro a dei bidoni.

Vorrei che continuassero a passare dei drappelli di guardie per stare ancora un po' schiacciata contro di lui.

Mi sembra quasi di sentire la mia pelle bruciare a contatto con la sua e cerco di controllare i battiti del mio cuore.

Ci avviciniamo alla chiesa in modo da vedere chiaramente la porticina secondaria da cui uscirà il prete.

Ci nascondiamo nell'erba alta e incolta accanto alla chiesa.

E ora aspettiamo.” mi sorride nervosamente Tobias.

Annuisco, perché mi tremerebbe troppo la voce per dire qualsiasi cosa.

Grazie Meg, non ti ringrazieremo mai abbastanza.” mi sussurra.

Il piano non è ancora riuscito.” gli faccio notare “e magari mi rivelerò un enorme disastro.”

Ridacchia e mi fa l'occhiolino: “Potrebbe anche riuscire.”

Ridacchio pure io senza volere, mi viene sempre da ridere quando sono nervosa.

Deve aver visto che non riuscivo a far smettere di tremare la mia mano, perché me la prende tra le sue.

Rimaniamo in attesa una decina di minuti dopodiché finalmente la porticina cigola aprendosi e ne esce un uomo grasso e con una tonaca e il cappuccio in testa.

Tobias si porta dietro di lui senza far rumore e gli da una forte botta dietro la nuca: come sperato l'uomo si accascia a terra senza gridare.

Gli tolgo la tunica e la passo a Tobias che se la infila e richiude il prete nella chiesa.

Allora sono credibile come prete?”

Mi pare di sì...”

Andiamo. Non...non abbiamo molto tempo.”

TRIS

 

Una cosa che non reggo è il prete che viene ogni settimana e che ti dice con occhi languidi e falsamente affettuosi di pregare perché i nostri peccati siano perdonati, per capire gli sbagli che abbiamo commesso e per i quali siamo finiti dietro le sbarre.

Non ho bisogno della sua pietà, non ho bisogno di essere compatita da nessuno.

Spero che Tobias si sia già messo in salvo e che nessuno abbia visto Margaret parlare con me.

Travis è stato spostato in un'altra cella, ora sono tutto il giorno sola con i miei pensieri.

Inoltre questa cella è nascosta rispetto alle altre, non ho neanche la possibilità di parlare con dei vicini.

Travis mi ha lasciato un piccolo medaglione prima di andarsene, ha detto che presto a lui non servirà più, e forse neanche a me, ma che gli fa comunque piacere che ce l'abbia io.

E' piccolo, beige, con un cielo stellato come sfondo all'interno e i contorni verdi e azzurro chiaro.

Credo di stare impazzendo nella mia solitudine, perché è tutto così ingiusto?

 

MARGARET

 

Entro per prima nel palazzo del governatore.

Come deciso mi fermo a parlare con le guardie di ingresso,e quando appare Tobias mi volto ed esclamo: “Salve don Mario!”

Le guardie gli fanno appena un cenno e lo lasciano passare.

Per adesso tutto bene, la sua voce non l'ha tradito perché ho parlato io per lui.

Invidio il suo sangue freddo e la sua determinazione.

Lo precedo alle prigioni.

Scendo le scale e mi presento al carceriere: “Salve sono Sally Carrera. Vorrei vedere il signor Pastello.”

Per non farmi riconoscere mi sono tinta i capelli e tornata a casa li taglierò per cambiare di nuovo aspetto.

Alza un sopracciglio: “Non credo ci sia nessun signor Pastello...”
“Ma come?” faccio una faccia sconvolta “deve per forza essere qui...”

Mi guarda perplesso e va a controllare le celle.

Non perdo tempo e lascio cadere la polverina gialla della boccetta che tenevo in tasca nel suo bicchiere.

Dovrebbe bastare per stordirlo.

Mi dispiace signorina, non c'è il signore che cercate.”

Con una scena spero realistica di disperazione me ne vado singhiozzando ed esco dal palazzo.

Mentre salgo le scale incontro Tobias che le sta invece scendendo sotto lo sguardo di una guardia poco più in alto.

Avanzando verso di me accenna un sorriso e le nostre mani si sfiorano.

La guardia non si accorge di nulla.

Sono fuori ora, l'aria fresca mi entra di nuovo nei polmoni.

Dovrei essere felice, il piano per ora sta riuscendo, e allora perché non riesco a smettere di piangere?

 

TRIS

 

Eccolo, sento i passi del prete che arriva e che apre la cella con le chiavi che gli ha passato il carceriere.

Non mi va di guardarlo e neppure di parlargli.

Mi sfiora un braccio: “Tris...”

Mi manca il fiato. E' qui, quella voce è sua...è di Tobias.

Si cala il cappuccio e riesco a vederlo in faccia.

Metto una mano davanti alla bocca per trattenere i singhiozzi: “Vattene, tu non...non dovresti essere qui...”

Ma lui soffoca il mio discorso sul nascere baciandomi.

E' così bello dimenticarsi del mondo...

 

 

Ciao a tutti,

spero che questa storia vi piaccia, aspetto tante critiche e commenti!

Al prossimo capitolo,

Emily

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5

 

TRIS

 

Cammino con Tobias sotto mantello che strascica per terra: è un piano stupido, ma sembra stia funzionando.

Forse ce la possiamo fare: l'importante è che nessuno si domandi come mai il don sia tanto ingrassato.

Sento il cuore gonfiarsi di speranza: staremo di nuovo insieme, felici, ce ne andremo da qui.

Avrei voluto far uscire anche Travis, ma Tobias mi ha fatto notare che non avremmo saputo come fare; eppure mi sento tanto in colpa nei suoi confronti...

Ecco il portone per uscire: ce l'abbiamo quasi fatta.

Don Mario! Eccola qua! Come mai tutta questa fretta? Entri pure, dovrei parlarle in privato.” è la voce di Mark.

Panico.

L'uscita è troppo lontana per scappare: ci prenderebbero; siamo costretti a entrare nella stanza con lui.

Mark ci chiude la porta alle spalle.

Sento i muscoli di Tobias tendersi: siamo due topi in trappola.

 

TOBIAS

 

Mark sistema qualche carta sul tavolo dopodiché si gira e finalmente mi guarda.

Sto sudando freddo.

Mi osserva un attimo alzando un sopracciglio come a chiedersi cosa ci fosse in me di diverso dal solito.

Mi accorgo dopo pochi secondi che le cose non sarebbero andate per il verso giusto.

Mark si mette a ridere: “Assolutamente sfrontato e ben visibile. Forse proprio per questo il vostro giochetto sarebbe potuto riuscire.” non smette di ridere.

Mi brucia la mano dal desiderio di tirargli un pugno nei denti, ma dobbiamo temporeggiare: se avesse urlato o chiamato aiuto per noi è finita.

Allora...qual è il vostro nome?” Mark sorride: sa di aver la situazione in pugno.

Non ci muoviamo: forse invece che tramortirlo potremmo convincerlo ad aiutarci...

Tris salta fuori dal saio e si piazza decisa davanti a Mark.

Provo una fitta di dolore alla bocca dello stomaco: ho di nuovo quella soffocante sensazione che mi dice che tutto andrà male.

Mark, ti prego...devi aiutarci.” lo implora “Ti è mai capitato, Mark, di avere tutto il mondo contro di te? Affrontare guerre, piani, dover fare la cosa giusta per non perdere chi ami, perché basterebbe un solo tuo passo falso e puoi dirgli addio? Hai mai dovuto sacrificarti per qualcuno e lasciarti tutto alle spalle? Hai mai avuto paura dell'oblio?”

Mark la guarda sorpreso, oserei dire quasi scosso.

Tris trema mentre parla e vedo quanta fatica fa per trattenere le lacrime: vorrei solo correre da lei e abbracciarla, sparire per sempre.

Eppure rimango fermo a fissarla, mentre ogni parte del corpo mi fa male per la mia impotenza.

Mark...hai mai pensato che non avresti avuto abbastanza lacrime per piangere? Be, questa è stata la nostra vita nell'ultimo anno, Mark, e ora possiamo cambiarla...aiutaci ti prego...”

Lui la guarda negli occhi, ma sposta subito lo sguardo come se non potesse sopportare a lungo quello di Tris.

Allora guarda me.

Devo dire che guardare me non gli fa né caldo, né freddo, un po' come se fossi trasparente.

Guardandomi dice piano: “Mi ricordate qualcuno, ma sì, me li ricordate proprio quei due.” ghigna tra i suoi pensieri “credevano nella vita loro, credevano in loro stessi, nel loro amore. La vita ha pensato bene di insegnarli che non è così semplice.”

Tris lo guarda interrogativa, quasi speranzosa; mentre io vengo pervaso dal panico e vorrei solo uscire e affrontare un drappello di dieci guardie, piuttosto che ascoltare quest'uomo.

Non le sembra allora giusto cercare di aiutare noi? In memoria di quei due ragazzi...” tenta di dire Tris.

Lui la guarda con rabbia: “Eravamo io e Giulia quei due ragazzi...” ride “ho imparato una lezione importante, Tris. Pensavo che questa cosa l'avessi già imparata, mia cara. Il fatto è che la vita non è giusta. E se non lo è stata per noi, per quale motivo lo deve essere per voi?” ride, leggo nei suoi occhi che il suo unico desiderio è farci del male “la vita non è giusta, ma almeno questa ingiustizia potrebbe essere distribuita equamente per tutti, o no?”

Era la sua vendetta: noi saremmo stati il suo strumento di vendetta verso la vita.

La speranza se n'è andata dal volto di Tris che ora è terrea.

Non abbiamo un secondo da perdere.

Mi lancio contro Mark e cerco di tirargli una botta dietro la nuca abbastanza forte da tramortirlo.

Ma lui è bravo, molto bravo.

Sto per avere la meglio, ma sento un grido strozzato provenire da Tris.

E' entrata una guardia che ora la tiene ferma con un coltello alla gola.

Sono efficienti qui le guardie.

Mi blocco, siamo finiti. Non c'è più nulla da fare.

Mark sorride compiaciuto alzandosi da terra.

Allora io ho un'idea: mentre è distratto lo afferro da dietro, gli piazzo il suo stesso coltello contro la gola, e lo tramortisco brevemente con un pugno.

Guardo la guardia con aria di sfida: “Lo uccido se non la lasci subito.”

Quello non si scompone: “Io uccido lei, se tu non lasci subito lui.”

Ma se verranno a sapere che hai lasciato uccidere il tuo capo non so come te la passerai, amico.”

Ora sembra titubante.

Lasciala.” ripeto.

Lui molla la presa e Tris per un attimo barcolla tossendo.

Ci avviciniamo all'uscita tenendo in ostaggio Mark e all'ultimo secondo lo lasciamo dentro alla stanza chiudendola a chiave con ancora dentro la guardia.

Ma altre guardie vicino alla porta di ingresso ci hanno visto o sono accorse sentendo quegli strani rumori.

Corriamo verso il piano superiore, ovvero le uniche scale senza guardie pronte e ucciderci.

E poi ancora più in alto e più in alto ancora.

Siamo arrivati alla torretta, un'angusta stanzetta circolare con le pareti scrostate e delle ragnatele che pendono dal soffitto.

Sprango la porta per avere un attimo di tempo per pensare prima che ci trovino ed irrompano dentro.

 

TRIS

 

Tobias mi stringe a sé che quasi mi soffoca, ma ormai non distinguo più un dolore dall'altro.

Inspiro il suo odore e lo bacio, perché ho paura che sarà l'ultima volta che lo bacerò.

Fronte contro fronte, il mio respiro nel suo e i nostri nasi che si sfiorano.

Rimaniamo così per un po', mentre nessuno di noi riesce a farsi venire in mente una via d'uscita.

Il mio sguardo si sposta al finestrone spropositato della torretta: fuori la notte è scura e accogliente e soffia un vento caldo che porta con sé gli odori del bosco poco più in là.

Un fremito mi percorre tutto il corpo: una soluzione c'è, ma forse sarebbe stato meglio non vederla.

Tobias si avvicina alla finestra senza lasciarmi la mano, quindi sono costretta ad alzarmi anch'io e a seguirlo.

Tris...” sussurra con voce spezzata.

No, non ce la posso fare, non di nuovo.

Ce ne andremmo in un altro universo parallelo...qui saremmo costretti a rimanere in prigione per tutta la vita.”

Mi vacillano le ginocchia e mi torna in mente la frase di Mark: la vita non è giusta.

Ho paura, ho paura e non riesco a muovere un passo.

Lui mi abbraccia di nuovo, mi bacia e fa scorrere le sue mani lungo la mia schiena: “Ti amo.” dice.

Mi viene in mente che forse l'amore non esiste e che due persone che si amano non sono altro che due anime egoisticamente pazze l'una verso l'altra.

Ti amo anch'io.” gli sussurro comunque.

Sussultiamo sentendo che le guardie sono arrivate e che stanno cercando di forzare la serratura e buttare giù la porta.

Che stupida sono stata: non ho pensato che anche Tobias deve stare morendo di paura, inoltre lui ha paura dell'altezza.

Okay.” dico.

E stavolta sono decisa.

Lui annuisce e saliamo con i piedi sul davanzale della finestra.

Non lasciarmi.” sussurra Tobias con la voce che trema.

Mai.” rispondo stringendogli più forte la mano.

Per un attimo mi torna in mente Margaret e la fatica che ha fatto per aiutarci, Amelia che mi ha accolto così gentilmente in casa sua...quello che stiamo facendo è veramente cattivo verso di loro.

Ma è troppo tardi per tornare indietro, non abbiamo altra scelta.

Insieme.” sussurro.

Insieme.” ripete lui.

 

La notte è tanto serena e calma che forse saltando ne verremo risucchiati e non proveremo alcun dolore.

Mentre la porta fa un tonfo e le guardie entrano, i nostri piedi si staccano da terra.

Aria.

 

GOVERNATORE DELLA CITTA'

Lo scandalo increscioso provocato dai due giovani è stato sistemato in pochi giorni, spero non vi saranno conseguenze.

Io e Mark stiamo decidendo le ultime cose: come il giorno dei funerali dei due, gli orari, e quanto il comune sia disposto a spendere.

Vedi Mark, hai fatto un ottimo lavoro.” gli dico “in un modo o nell'altro ci siamo liberati di loro e tutto si è risolto per il meglio.”

Sì, signore.”

Guardo Mark corrugando: ha una voce stanca, delle occhiaie profonde e vedo che ogni tanto gli tremano le mani.

Sembra invecchiato di colpo.

Portami un bicchiere di whisky, Mark. Brinderemo insieme per questo buon esito!”

Mi guarda quasi spaventato, poi il suo sguardo diventa velato e dice piano: “Sono diventato astemio, mi dispiace, signore.”

Non fa niente Mark.” dico sempre più stupito.

Se ne va a passo strascicato.

E' triste, sì ora capisco che deve essere triste per qualcosa.

Ma è una tristezza così strana...

Ridacchio tra me e me: è una tristezza che proprio non riesco a capire.

 

 

Ciao a tutti!!

Vi volevo ringraziare per essere arrivati a leggere fin qui e dirvi che  ci tengo molto a sapere cosa ne pensate e se vi è piaciuta.

Baci,

Emily

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2585002