Prigioniera

di metaldolphin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rotta per Shark Island ***
Capitolo 2: *** L'inferno di Shark Island ***
Capitolo 3: *** Via da Shark Island ***
Capitolo 4: *** Lontano da Shark Island ***
Capitolo 5: *** Re e Regina ***



Capitolo 1
*** Rotta per Shark Island ***


Le aveva detto che non l’avrebbe sposata, ma non aveva voluto nemmeno dirle addio.
Era considerata la donna più bella del mondo, la Principessa Serpente, e solo adesso lui si rendeva conto di quanto fosse vero.

E, forse, ormai era troppo tardi per dirle quanto fosse stato stupido allora, ad averla respinta senza capire nulla, o quasi, della vita.
Lei aveva rischiato tutto per Rufy, da Impel Down in poi, e lui, nella sua immensa ingenuità, aveva scambiato quelle premure per semplice amicizia.
A quel tempo, d’altronde, non aveva idea che potesse esserci altro, e solo adesso, dopo anni e solo dopo essere riuscito nella sua impresa, cresciuto abbastanza per poter essere definito uomo, aveva compreso.

Per lui si era inimicata anche gli alleati della Flotta dei Sette, la Marina e il Governo Mondiale.

E solo quel giorno Rufy aveva scoperto che la tenevano prigioniera da mesi, colpevole per aver aiutato l’erede di Gold D. Roger, il figlio del rivoluzionario D.Dragon, a raggiungere il suo sogno.

La sua Ciurma l’aveva visto adombrarsi e spaccare il tavolo da pranzo con un pugno, dopo che Nami aveva letto a voce alta la notizia relativa alla sua esecuzione capitale, prevista per il mese successivo alla data del giornale… ormai meno di venti giorni.
Lo guardarono, ammutoliti e con gli occhi sgranati, poi Nami piegò i fogli stampati che aveva tra le mani e si mise in piedi.
-Ho capito. Preparo la rotta per Shark Island.

Nessuno protestò.
Nessuno mise in discussione il volere del Capitano.
Ognuno andò al posto che gli competeva per occuparsi delle operazioni necessarie alla partenza e all’alba la Sunny era pronta a prendere il mare, alla volta dell’isola in cui Boa Hancock languiva in prigione. Rufy, seduto sulla polena, guardava dritto davanti a sé, torvo: non voleva rischiare di perdere altri affetti.

Sarebbe andato fino all’inferno, per riprendersela.

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Capitolo 2
*** L'inferno di Shark Island ***


E all’inferno somigliava il luogo in cui era rinchiusa la Principessa Serpente.
La cella umida era arredata da un solo, lurido vaso da notte, una manciata di paglia gettata in un angolo e soltanto da una piccola feritoia che dava sull’esterno, riusciva a percepire l’alternanza di buio e luce le raccontava, il lento passare dei giorni, delle settimane, dei mesi.
O era l’eternità?
Le spesse manette di algamatolite erano ogni giorno più pesanti da portare e le avevano escoriato i polsi sottili fino a fargieli sanguinare; la pelle, una volta bianca e serica, era stata sostituita da larghe strisce di carne viva, dolorosamente scorticata e sanguinante.
Una volta al giorno le facevano trangugiare una poltiglia schifosa, aromatizzata di muffa e marcio e le lasciavano un catino d'acqua pieno a metà per evitare che tentasse di affogarci da sola.
Ogni tre giorni, la spogliavano della semplice veste di tela ruvida e le gettavano addosso secchiate d’acqua gelida, pratica a metà tra una tortura ed uno spartano lavaggio, quindi la rivestivano degli stessi abiti lerci e la abbandonavano nuovamente per lunghe ore di vuoto.
Ormai nemmeno piangeva più, quando la trattavano a quel modo o, peggio, la violentavano, anche in due o tre alla volta.
Viveva come distaccata dalla realtà, come se non fosse lei la protagonista di quello strazio, in attesa di una fine che non sembrava arrivare mai.

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Capitolo 3
*** Via da Shark Island ***


Avvistarono la fortezza di Shark Island a dieci giorni dalla partenza, con largo anticipo sulla data dell’esecuzione, come desiderato da Rufy, che non aveva la minima intenzione di vedere un altro dei suoi affetti su di un patibolo.

Come al solito il piano era piuttosto semplice: arrivare, attaccare, fuggire… nessuno aveva idea di come fosse strutturato quel carcere di massima sicurezza, così avrebbero affrontato una cosa alla volta, con una buona dose di improvvisazione.
Anche se più maturo, di un tempo, Rufy aveva conservato una non indifferente dose di impulsività ed incoscienza, davanti al pericolo.
Più sicuro di sé ed in pieno possesso delle sue doti, affiancato dai compagni fidati, si fece strada verso il luogo in cui la Principessa era tenuta prigioniera. Non erano in molti i suoi uomini, ma ognuno di essi era come l’ingranaggio perfetto di una macchina da guerra e cella dopo cella, la fortezza fu rasa al suolo, fino a quando non si trovarono di fronte a quella che cercavano.

La trovarono rannicchiata sul lurido pagliericcio che le faceva da giaciglio nella cella buia, immobile, come se fosse morta, e il Capitano non permise a nessuno di avvicinarla, anzi, non volendo nemmeno che continuassero a vederla più di quanto già accaduto, li rispedì indietro alla nave.

Aperta la cella, vi entrò, senza badare al fetore che emanava da quel luogo, la prese tra le braccia e la portò sulla sua nave.
Boa non reagì, rimanendo inerte tra quelle braccia forti e sconosciute, respirando però un odore che in qualche modo le era familiare. Ma la sua mente offuscata le impedì di riconoscerlo e gli occhi, feriti dalla luce del giorno che non vedevano da mesi, non la aiutarono.

Sentì il soffio dell’aria fresca come un respiro di vita e la inalò a fondo, assaporandola come se fosse stata la prima volta.

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Capitolo 4
*** Lontano da Shark Island ***


Il dondolio familiare di un galeone in piena navigazione le diede un profondo senso di benessere.
Il profumo di lenzuola fresche e pulite le donarono la beatitudine di un desiderio finalmente realizzato.
La mancanza delle pesanti manette sui polsi fasciati e amorevolmente curati, le fecero provare la leggerezza di una libertà a lungo agognata.

La luce chiara di una bella giornata di sole illuminava una cabina dalle paratie di legno e si chiese chi fosse stato l’angelo che l’aveva portata via dal più profondo degli inferi.
Le faceva da guardiano un vecchio cappello di paglia che riposava sul comodino vicino e le diede una risposta che somigliava a quanto più vicino ad un sogno si potesse avere.

Sulla Sunny la vita proseguiva come sempre.
Nonostante i sogni realizzati, i componenti di quell’assortito equipaggio si comportavano come al solito.
Era pomeriggio inoltrato e Boa era rimasta a guardarli, divertita, senza che si accorgessero della sua presenza.

Appoggiata allo stipite di legno, si stringeva addosso la vestaglia che aveva trovato sulla sedia vicino al letto. Era morbida e di seta e sembrava carezzarle la pelle, finalmente pulita e profumata come un tempo.
Sul capo, il cappello di Rufy le nascondeva lo sguardo all’ombra della tesa, dandole un indescrivibile sensazione di protezione.

Ad un tratto, come se l’avesse fiutata, Sanji si accorse di lei e fu preso da irrefrenabile epistassi… fu chiaro segno per gli altri che la Principessa Serpente era entrata nel raggio d’azione della sua vista, quindi seguendo il suo sguardo ormai vitreo, la videro e, sorridendole, le andarono incontro.

Ma lei, pur conoscendoli, anche se consapevole delle intenzioni amichevoli, si ritrasse istintivamente: dopo quanto subito negli ultimi mesi, fu naturale che cercasse di sottrarsi ad un contatto diretto, ma fortunatamente l’equipaggio comprese e i suoi componenti rimasero a debita distanza.

Soltanto uno, fra tutti, proseguì e guardandola dritta negli occhi, le sorrise come solo lui sapeva fare.
-Ciao, Hancock- la salutò poco prima di raggiungerla e, finalmente, la strinse a sé, con spontaneità.

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Capitolo 5
*** Re e Regina ***


In un primo momento lei si irrigidì, poi si rilassò nel suo caldo abbraccio, riconoscendo il tocco ed il profumo di colui che era andato a salvarla.

Solo allora si sciolse in un pianto disperato, che la liberò dalla tensione e dalle frustrazioni accumulate.
Più che stringerlo, gli si aggrappò addosso e lui la sostenne dandole il conforto di cui aveva bisogno in quel momento.

Rufy la prese tra le braccia e la riportò a letto: Chopper e Kaya erano stati chiari, doveva riposare per riuscire a riprendersi al meglio.
Le fece compagnia fino a che non si addormentò, poi tornò sul ponte.

A poppa si scorgevano, ormai minuscole all’orizzonte, le rovine fumanti di Shark Island. La sua vendetta era stata breve, ma terribile ed un chiaro messaggio per tutti coloro che avrebbero anche solo pensato di sfiorare uno dei suoi amici o alleati.
Non si fermò a guardarle a lungo: ormai facevano parte del passato e lui preferiva guardare al futuro.

Il Re dei Pirati aveva trovato la sua Regina.



NdA: mi scuso con chi ha seguito questa mia, ma solo oggi mi sono accorta che non l'avevo completata, perdonate la distrazione...
sarà l'età, saranno gli impegni, abbiate pietà comunque.
Grazie a coloro che hanno avuto la pazienza di seguire e recensire o semplicemente leggere, stavolta è finita per davvero.

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