Di palline di riso, gelati in testa e baci segreti.

di breaking free
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Darren mangia palline di riso per dimenticare. ***
Capitolo 2: *** Darren deve cambiarsi la camicia sporca di vaniglia. ***



Capitolo 1
*** Darren mangia palline di riso per dimenticare. ***


Darren mangia palline di riso per dimenticare.


Come ci sono capitato qua dentro è un mistero. E come abbia fatto a passare inosservato per tutta New York, questo è un altro mistero. Non che io sia una stella della televisione, o del cinema, o della musica… non sono una stella e basta. Ma un po’ di notorietà ce l’ho anche io. Insomma, mica Darren Criss passeggia ogni giorno per le strade di Central Park, eh. O forse sì. Però forse non hanno tutti i torti a non avermi riconosciuto, anche perché questa mattina sembro tutto fuorché il bello e impossibile Darren Criss; occhi  rossi all’interno e violacea all’esterno, capelli più spettinati del solito, un cappello che arriva quasi fin sotto gli occhi, sciarpa che copre tutta la gola e un grosso felpone caldo e grosso. Insomma, un orso delle nevi. E’ comodo, mi piace. O almeno mi piaceva stamattina, quando c’era un leggero venticello e soffiava un’aria di allegria per le strade. Non ora che sono bloccato in questo bar senza nessuna via d’uscita, con le briciole di una decina di palline di riso che mi circondano la bocca e tutto il viso. Le mangio solo quando sono disperato, ma io non lo sono, no. Sono peggio della droga, o delle sigarette, o dell’alcool per me. Io morirei a furia di palline di riso. Ho l’alito che puzza di frittura e i capelli impregnati di sudore, le mani unte e lo stomaco in subbuglio. Potrei vomitare da un momento all’altro. Che poi io non sono disperato, no. Solo perché lui non è con me, solo perché mi ha dato buca (per due volte), solo perché non mi ha mandato nessun messaggio non vuol dire che io sono disperato. Assolutamente. Mi sono soltanto svegliando alle cinque del mattino, casualmente, e avevo, casualmente, voglia di palline di riso per colazione e non avevo, casualmente, voglia di tornare a casa a deprimermi. Sì, lo so che ho una fidanzata, lo so che è bella e disponibile, è la mia fidanzata, infatti. Solo che lui non è con me.
Ecco, altro frittella.
Dovrei smetterla di ricordare che Chris Colfer ha preferito il suo fidanzato a me; ah, dannazione! L’ho chiamato con il suo vero nome! Doveva essere come Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, e invece è come Colui-Che-Nomino-Ogni-Trenta-Secondi. Il punto è che mi manca. Ah, l’ho detto. Merito una frittella di riso come ricompensa, no? E siamo a dodici. Credo che morirò giovane e con il sapore di riso sulla bocca, e negli occhi, e nel cu- cuore.
«Darren?»
Oh, cosa dite? Chris Colfer mi sta chiamando? Nah, è solo immaginazione, credo che voi vi stiate troppo abbuffando di palline di riso! E’ solo che mi manca troppo e che sento la sua voce dappertutto, solo questo. Ora immagino anche che si sia seduto accanto a me e che mi abbia messo una mano sulla spalla. Oh, sorride malinconico, Chris.
Se solo fossi vero oh accidenti! MA TU SEI VERO!
 «C-Chris? Che ci fai qui? S-Sei solo?»
Io non balbetto, mai. Darren Criss non balbetta, no. Non sto… okay, sto balbettando. Ma è solo che indossa la cravatta rossa che gli ho regalato io, abbinata alla camicia bianca che, oh mamma mia, gli ho regalato io e giuro su Dio che se ha anche messo i miei pantaloni, me lo bacio adesso.
Controllo distrattamente e vedo che ha messo i pantaloni neri e no, non sono quelli che gli ho regalato io. Cose che capitano.
«C’è Will» dice distrattamente, notando solo ora gli scarti delle palline di riso e mi guarda con quegli occhi accusatori che conosco molto bene e mi dice: «sai che ti fanno male, non reggi queste schifezze.»
E lo so che non le reggo, come non reggo quel dolore. Il dolore dell’amore non corrisposto, perché io lo amo. E cazzo, l’ho detto e lo ripeto. Lo amo. E al diavolo Mia, al diavolo il ci sposiamo presto, te lo prometto, perché guardalo così felice con qualcuno che non sono io mi strazia. Ma non lo amo, non posso farlo. Devo solo volergli bene, perché è il tuo migliore amico Darren, vorresti rovinare la sua vita per un gioco?
No, non voglio.
«Non lo vedo, Will» sussurro, inghiottendo un’altra pallina prima che lui possa fermarmi; me ne infischio dello stomaco che urla pietà, tanto passa.
«Perché sei triste?»
«Perché non vai da Will?»
«Darren…»
«Christopher?»
Io non capisco. Davvero. Prima è lì, che mi guarda e mi sorride, si avvicina e mi prende la mano e mi sussurra che mi vuole bene e che senza di me la sua vita non sarebbe la stessa e grazie Darren, mi fai stare troppo bene, e poi se ne va a scopare un altro. Non che vorrei scopare con lui, cioè sì, ma no, non è questo il punto. Il punto è che lui è gay, e io dovrei essere etero, eppure sento il mio cuore battere all’impazzata quando mi sta vicino, tipo ora che posa la sua mano sulla mia come fa Blaine a Kurt ma ora non siamo Blaine e Kurt ma solo due coglioni con le patate al posto del cervello. E questo non è essere etero. Non quando ho così tanta voglia di baciarlo. Per questo mi alzo e me ne vado, lasciando che siano lui e Will a pagare il conto.
«Mi spieghi quale cazzo di problema hai?»
E stai zitto Darren, non fiatare, perché se fiati rovini tutto: tu, lui, e il mondo. Ma poi penso che lui è il mio mondo, quindi rovinerei solo lui, perché di me non me ne fotte niente. Solo lui, è sempre stato solo lui.  E vorrei prenderlo e fargli sentire come il mio cuore batte così forte che potrebbe scoppiarmi, e come il mio amico dalla parti basse si sia leggermente incurvato prima quando l’ho visto con quei pantaloni così stretti che no, non sono quelli che ti ho regalato io. E poi c’è Will. E’ un bravo ragazzo, e vorrei che non lo fosse, ma lo è. Sono uno stronzo.
«Assolutamente nulla»
E poi c’è Mia, che mi ama così tanto e che vuole sposarmi, ma che di sposarla non se ne parla proprio: non vorrei che all’altare mi dovesse scappare un aspetta, il mio ragazzo non è ancora arrivato, perché celebriamo questo matrimonio senza lo sposo? oppure non sapevo che i matrimoni gay fossero stati approvati in questa zona dell’America, o qualche figura di merda del genere. E le persone dicono che sono troppo buono e che dovrei pensare più a me stesso, solo che questa volta a me stesso non posso pensare.
«Non mi fai fesso»
Vorrei farti e basta, penso, ma sarebbe troppo anche per me.
«E’ solo che mi manchi, Chris, tutto qui. Vorrei solo che passassimo un po’ di tempo insieme, nulla di più.» E vorrei che tu mi amassi come ti amo io, ma è impossibile, quindi mi accontenterei anche di mangiare una pallina di riso con te, ma questa non glielo dico.
«Oh» dice solamente, restando un po’ interdetto da quella mia risposta. Forse si aspettava qualche gossip su Mia, qualche giornale che la vedeva ritratta con un altro, oppure una nostra litigata. Perché, certo, ogni volta che io sono triste deve essere sempre qualcosa che riguarda me e Mia. Ma te, vecchio rincitrullito.
«Allora vediamoci domani. Tipo verso le dieci? Un bel gelato a prima mattina per colazione, mh?» e non me lo sta chiedendo. So come è fatto, lo conosco troppo bene. Più di Will, più del suo gatto e forse più di sua madre. Che poi sua madre mi adora e mi ha anche rivelato che a lei, Will, non piace proprio per niente e che quel suo baffetto lo fa sembrare un bradipo. Però forse non dovrei pensare a Will, o ai bradipi, o alla mamma di Chris, quando il ragazzo in questione mi sta abbracciando stretto e mi sta chiedendo se è confermato il nostro appuntamento. E io dico di sì, ci casco, cado, e non mi rialzo. Gli sorrido e lascio che entri dentro al locale per stare con Will, e so che loro non sono tristi e sessualmente stressati da ingozzarsi di palline di riso, perché a loro non fanno male alla pancia, o al cuore.
E ormai avrete capito che quando ho il cuore a pezzi e che quando sono sessualmente traumatizzato e disperato, mangio palline di riso per distrarmi. Ed è proprio quando il mio stomaco viene meno nel bel mezzo della strada che i fotografi spuntano come avvoltoi? E al diavolo gli occhiali, la sciarpa o il cappello, tanto so già che il mio vomito sarà sulla prima pagine di decine di giornali e che questi non reciteranno di certo: «frustato per il suo amore non corrisposto, Darren Criss si riempie di palline di riso».
Odio tutto questo. E anche le palline di riso.








Angolino autriee pazza:
avverto che le palline di riso fanno male anche a me xD
Fic assolutamente CrissColfer di tre capitoli. Divertitevi e non piangete <3

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Capitolo 2
*** Darren deve cambiarsi la camicia sporca di vaniglia. ***


Avvertimenti: in questo capitolo sono presenti un paio di paloracce e alcune allusioni sessuali, spero di non urtarvi!




Darren deve cambiarsi la camicia sporca di vaniglia.






«Non dovresti pagare tutto tu, sai…»
«Oh, ma falla finita!»
A volte lo odio, lo odio così tanto che mi dimentico di essere innamorato di lui. Sa essere così scontroso che davvero non so come faccio a sopportarlo da quasi due anni. E poi dicono che io sono il bambino, tra i due. Pft.
 «Poi, se non sbaglio, quello che deve farsi perdonare sono io, no?» mi chiede distratto, dando una leccata al suo gelato alla vaniglia e camminando lungo una sperduta strada di New York; e credevo di essere io quello che si perde sempre.
«Non devi farti perdonare di niente» gli dico, osservando quel gelato che tengo stretto alla mano che è subito diventato un grande macigno, e non l’ho ancora mangiato.
«Voglio dire, hai un fidanzato, è logico che tu passi tanto tempo con lui»
«Anche tu sei fidanzato»
Credo che questa sia la situazione più imbarazzante di tutta la mia vita. Quella frase mi ha davvero colpito: è come per dire anche tu sei fidanzato, eppure mi stai sempre tra le palle.
Solo che Chris è troppo educato per dirmelo, così me lo lascia intendere. Che poi davvero non capisco cosa abbia questo Will di così tanto speciale. Ha una pelle ancora più pallida di quella di Chris che quasi le persone a volte non lo vedono neanche; ha quei baffetti alla Charlie Chaplin (pace all’anima sua) che lo rendono ancora più ridicolo di quanto già non lo sia e non ha capelli. Non ha capelli! In confronto a me io ho una giungla, al posto suo; e lui neanche un piccolo parco in testa. Neanche un nido nodoso, neanche dei capelli unti o pieni di grasso. Lui ha dei peli di gatto, in testa. Ed è un’offesa a Brian. Mi piace Will, sul serio: è simpatico (quando non slinguazza Chris davanti a me) e si veste anche bene (in realtà ha solo tute viola, ma possiamo chiudere un occhio) e sembra che ci tenga davvero a Chris. Ma io ci tengo di più.
Mi accorgo che la conversazione è morta quando mi giro per rispondere a Chris e lo trovo al cellulare, mentre sta rispondendo a un paio di messaggi, forse di chi sappiamo noi.
«Come va con Mia, a proposito?»
«Perché dobbiamo parlare di Will e di Mia, quando siamo io e te soli?» sbotto un po’ incazzato. Non ce l’ho con lui, ma con il mondo che mi è avverso. Insomma. Siamo soli, io e lui, con dei gelati e potrei fare davvero tante, e dico tante, allusioni sessuali ma mi sto zitto perché tremo tutto. Dio, se lo amo.
«Nessuno sta parlando di Will, Darren. E neanche di Mia… oh, deve essere stata una brutta litigata» potrei scoppiare da un momento all’altro, tipo ora, tipo adesso e potrei correre lungo tutta la strada ed urlare che Chris Colfer è un emerito coglione! Ma sto zitto, lascio che tutto mi scorra addosso come se nulla fosse, come se fossi io quello sbagliato, come se nel torto fossi io. Ma perché cazzo!, io sono nel torto. Sono io quello sbagliato, sono io che mi masturbo sulle foto del mio migliore amico, sono io che quando faccio sesso con la mia ragazza devo trattenermi dall’urlare il suo nome, sono io quello che è innamorato dell’unica persona sulla faccia della terra di cui non doveva innamorarsi! E quindi trattengo tutto, ingoio tutto (nessun riferimento sessuale, giuro) e tiro un respiro, provando a fingere, perché ormai è la cosa che mi riesce meglio.
«Potremmo parlare d’altro?» provo, cercando di cambiare argomento, perché non riesco a sopportare l’idea che lui possa dispiacersi di una finta rottura tra me e Mia. «P- Per esempio… tu come stai con-»
Non riesco neanche a pronunciare il suo nome. Non ce la faccio. Vorrebbe dire ammettere di aver perso, ammettere di essere un completo idiota che si è lasciato scappare una persona così meravigliosa solo perché ma cosa dici mamma, Chris? Ti prego, io sono etero!
Che poi, ripensandoci, alla fine non abbiamo neanche cambiato argomento.
«Tutto alla grande!» urla tutto contento, facendomi fare un salto per lo spavento; non l’ho mai visto così felice, con nessuno. E’… innamorato. E potrei scoppiare a piangere in meno di un minuto se la cosa che mi dice dopo neanche cinque secondi non mi fa dimenticare la parte di me che è presa da Chris; perché adesso voglio soltanto seppellirlo vivo.
«Ci sposeremo la prossima primavera; quand’è che lo chiederai a Mia, tu?»
E me ne infischio della segretezza, me ne infischio della sua, della mia e della vita degli altri, tanto cosa ho da perdere ancora? Solo i capelli, e potrei anche decidere di prestarne qualcuno a Will. Ma che cazzo gli passa per la testa? Sposarsi?! A neanche 24 anni? Con uno senza capelli? Senza neanche dirmelo, poi. Avrei voglia di prenderlo per la testa e di gettarlo chissà dove, magari sotto un tram; ah, se lo odio!
«Ti prego, dimmi che stai scherzando»
Deve scherzare, per forza, perché altrimenti dovrò pensare che si sia rincitrullito sul serio: forse sta leccando (Dio, la sua lingua) quel gelato troppo velocemente e l’ho sempre saputo che la vaniglia crea seri problemi. «Non sto scherzando» mi dice però serio, allontanando il gelato dalla bocca ed alzando in su la mano destra, in modo che io possa vederla. E mi sento morire dentro, più di quanto mi senta morire quando mangio troppe palline di riso, perché vederlo legato ad un altro è peggio di un indigestione. Che poi quell’anello fa davvero schifo; neanche un diamante, neanche un brillante. Lui meriterebbe un anello più costoso, più del suo calibro. Lui meriterebbe me. Gli rido in faccia per non piangere, perché altrimenti mischierei il dolce del gelato con il salato delle mie lacrime, e si sa che il mio stomaco non regge delle palline di riso, figuriamoci un dolce salato!
«Perché fai il coglione?» mi dice, fermandosi di botto.
«Perché tu sei un coglione! Tu- Tu ti sposerai? Con Will? Oh, porca puttana! Lo ami, Chris, lo ami davvero così tanto? Te lo fa alzare quando ti tocca, perché a me fa davvero vomitare? E pensi che lui ti ami, eh? Lo pensi? Perché a me sembra di no: non faresti eccitare neanche un cavallo.»
E’ rabbia, solo rabbia, solo questa. E me lo merito, mi merito tutto quello che sta succedendo: merito il suo sguardo sconvolto, il sopracciglio alzato, le sue mani tremanti, il gridolino che fuori esce dalla sua bocca; merito la sua rabbia crescente, il passo che lo fa avanzare verso di me, la sua bocca rigida e la sua pelle calda di furore; merito quel gelato che mi ha versato in testa, che lento mi scende lungo il collo per penetrarmi nella camicia che avevo indossato, fino ad arrivare lungo la schiena  percorrere tutta la mia pelle che implora pietà, ma non la merito, la pietà. E non merito le sue lacrime, quelle che stanno uscendo per colpa mia; perché sono un coglione, perché non dovevo dire tutto quelle cose cattive, e perché ti amo ma non puoi saperlo.

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