Lontani

di Liya_Sazza
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** E quando si dice la fortuna ***
Capitolo 2: *** Appuntamento? ***
Capitolo 3: *** Non vivo nelle favole, almeno credo ***
Capitolo 4: *** Sentimenti del cavolo ***
Capitolo 5: *** Delusioni ***
Capitolo 6: *** Non credevo di rivederti ***
Capitolo 7: *** Ascoltami ***
Capitolo 8: *** Dall'ombra alla luce ***
Capitolo 9: *** Sono solo Alison ***
Capitolo 10: *** Decisioni ***
Capitolo 11: *** Ciao ***
Capitolo 12: *** L'inizio di un sogno ***
Capitolo 13: *** Partenze ***
Capitolo 14: *** Mi fido di te ***
Capitolo 15: *** Pensieri ***
Capitolo 16: *** Voci di corridoio? ***
Capitolo 17: *** Mi dispiace ma è no ***
Capitolo 18: *** Voglia di crescere ***
Capitolo 19: *** La ragazza del mio migliore amico ***
Capitolo 20: *** Holmes Chapel ***
Capitolo 21: *** Addio ***
Capitolo 22: *** Pulsante rosso ***
Capitolo 23: *** Ragazzo riccio ***
Capitolo 24: *** So solo il tuo nome ***
Capitolo 25: *** Till the end ***



Capitolo 1
*** E quando si dice la fortuna ***


Alison Evans è il mio nome. Ve lo dico fin da subito; sono la tipica ragazza a cui non presteresti attenzioni o perlomeno una che preferisce il silenzio alle parole inutili e che bada bene alle persone a cui legarsi socialmente ed emotivamente. Porto con orgoglio i miei sedici anni, senza rimorsi né rimpianti, senza troppe aspirazioni e illusioni per il futuro, in quanto vivendo in un paesino isolato e “spento” di per sé nella sua vitalità, i miei sogni si sono dovuti adeguare di conseguenza ..anche perché non credo molto nei colpi di fortuna, non avendone mai incontrato uno.
Se c'è una cosa a cui tengo particolarmente è la mia istruzione, pur non definendomi una cervellona, cerco sempre di essere la migliore in qualsiasi materia; anche se devo ammettere che non è sempre facile poiché ogni anno diventa sempre più impegnativo e la pressione dell'esame ormai comincia a farsi sentire e mia mamma, alla quale voglio un sacco di bene, non perde mai occasione di ricordamelo. Se qualcuno entra nella mia classe la definisce una gabbia di matti, ognuno si fa i fattacci propri, esistono loro e loro soltanto. Siamo una classe abbastanza ridotta, dodici per la precisione, e su queste dodici c'è solo una persona di cui mi fido davvero: il suo nome è Sharon, credo che sia più simile ad una sorella che un'amica. Conosce ogni mio singolo difetto e sogno; data la mia testardaggine lei è l'unica che riesce a farmi cambiare idea e a ragionare su quello che realmente voglio fare.
Dicono che l'adolescenza sia il periodo più bello della tua vita, appunto dicono. La mia non è affatto semplice: da un lato ci sono i compagni e dall'altro i miei genitori. A scuola sono considerata la secchiona di turno, quella da cui copiare, quella da sfottere per ogni cosa che dice, quella che possono prendere e sbattere contro gli armadietti se suggerisce sbagliato o ad una richiesta d'aiuto alza il dito medio. La gente è brava solo a criticare in questo secolo, sembrano nati solo per far quello. Si sa in ogni scuola ci sono i bulletti, nella mia scuola, e purtroppo anche classe, prendono il nome di Davide e Vittoria; io li chiamo semplicemente cazzoni, nella scuola sono considerati idoli, persone da imitare perchè gente come loro è considerata tosta. Ma gli idoli non sono loro, sono persone che ti fanno cambiare il modo di guardare il mondo, persone senza le quali, non saremo quelli che siamo ora. I miei idoli mi hanno salvato la vita, l'hanno resa migliore.

Per il mio compleanno mia mamma mi ha voluto portare a Sanremo; un po' per stare tranquille noi due e un po' per scappare dall'aria soffocante che girava attorno a casa. Volevamo scappare, scappare da tutto quello che circondava e non essere puntate come “la separata” e “la figlia della separata”, perchè nel nostro paese, quello che considero casa mia, un rifugio, io ero considerata un estranea in quanto nessuno dei miei genitori era originario di li. Ero a Sanremo per stare in pace con me stessa, per trovare un unico motivo, uno solo per cercare di andare avanti, per continuare ad indossare la maschera che portavo in viso da troppo tempo, quando avevo solo bisogno che qualcuno leggesse i miei messaggi di aiuto che traspiravo dagli occhi, nessuno fino ad ora era arrivato ad aiutarmi. Non dovrei pensare a tutto questo mentre cammino per strada, per di più affollata di turisti, perchè si sa le storie più belle, più semplici, iniziano sempre con una ragazza col culo per terra e il suo bel principe azzurro che le tende la mano per aiutarla ad alzarsi.
Io: mammina che botta.
X: sorry.
Come non detto, culo a terra e una mano tesa pronta ad aiutami ad alzare, ma io non sono una principessa e lui di certo non sarà il mio principe. Alzo lo sguardo per dare un volto alla mano tesa davanti a me e l'afferro diventando un pomodoro e subito dopo bianca cadavere, rendendomi conto che davanti a me avevo i one direction al completo.
Niall: stai bene? Stai diventando sempre più pallida.
Io: io...no, cioè si. Non saprei sinceramente.
Ali calma, respiri profondi. Non farti riconoscere anche qui. Contegno.
Niall: ragazzi non è che dovremmo portarla al pronto soccorso? Magari ha sbattuto la testa e non me ne sono accorto.
Io: no sto bene, tranquilli devo andare, c'è mia mamma che mi aspetta, io...bè...ciao.
Li saluto e me ne vado. Non mi sono mai trovata così tanto in imbarazzo in tutta la mia vita. Ho bisogno di sedermi ho bisogno di aria, devo ritornare a respirare normalmente, ma vengo interrotta da una mano sulla spalla che mi provoca un accidente e mi fa saltare sul posto.
Niall: scusa non volevo spaventarti, sei scappata via senza che nemmeno mi scusassi.
Io: tranquillo, bè io devo sempre andare, mi dispiace.
Faccio per andarmene ma lui mi blocca la mano.
Niall: ma tu scappi sempre quando uno ti vuole invitare ad uscire?
Io:non mi conosci nemmeno.
Niall: ma tu conosci noi, ti aspettiamo sta sera all'Ariston, all'entrata chiedi di Paul ti porterà da noi.
Senza aggiungere altro se ne va, lasciandomi li su quella panchina, un po' disorientata ma non troppo in quanto mi scappa uno sguardo al suo sedere.

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Capitolo 2
*** Appuntamento? ***


Non riuscivo ancora a crederci io, Alison Evans, avevo un appuntamento. Si può chiamare così? Oppure una cosa a sei? Meglio uscita tra amici? Conoscenti? Uscita in compagnia?
Io: mamma, sta sera vado al festival.
Alla fine ho optato per un attacco diretto, dritto al punto della questione. Con lei non riesco mai a mentire, mi scappa da ridere tutte le volte. Mia mamma per tutta risposta si mette a ridere per poi guardarmi, vedendomi seria capisce, non le sto raccontando una palla.
Io: so quello che stai per dire, ma ti prego mi hanno invitato, non mi è mai successa una cosa del genere, ti prego.
Gli racconto ogni singolo dettaglio di quel pomeriggio, solo per farle capire quanto ci tengo, solo per farle vedere che non casco ai piedi dei primi che passano, solo per farle capire che sua figlia dopo tutto sta crescendo e lei sta facendo un lavoro ben fatto.
Mamma: Ali, respira mentre parli ogni tanto. Ero già convinta prima ancora che ti mettessi a descrivere i pantaloni di Louis, volevo solo dirti che ti avevo preso un regalo.
Mi porge una borsa, contiene un vestito celeste, color del cielo, il mio preferito. Le salto praticamente al collo per poi correre a provarlo. Non mi ero mai sentita così bella, speciale, importante per qualcuno. Mia madre mi guarda, per poi abbracciarmi come solo una madre sa fare.
Mamma: Cenerentola deve essere a casa prima di mezzanotte.
Per tutta risposta alzo gli occhi al cielo, metto le scarpe, prendo la borsa e mi dirigo verso l'Ariston. Il tragitto non è corto, ma mi da il tempo di pensare, di chiudermi nel mio mondo lasciando tutti fuori. Ora mai mi sono creata il mio mondo, dove nessuno può penetrare, siamo io e i miei sogni, ci teniamo compagnia fin quando uno dei due non si decide ad uscire, ad emergere, far vedere tutti quando valiamo, quanto siamo forti insieme.
Ok sono davanti all'Ariston ma, sono sicura che basta chiedere di Paul per farmi entrare? Mi avvicino titubante all'entrata e una guardia mi ferma subito.
Guardia: senza biglietto non si può entrare.
Io: mi hanno detto di chiedere di Paul all'entrata.
Paul: chi mi sta cercando?
Alzo la mano, come se fossi a scuola, e mi avvicino a lui. È un uomo sulla quarantina, alto ed ha un aspetto da butta fuori. Mette terrore solo a guardarlo e la cosa non è molto piacevole, se mi trovassi in un vicolo da sola e lo avrei davanti, scapperei a gambe levate, ma se stesse avvenendo un aggressione, non ci penserei due volte a chiamare uno come lui.
Paul: tu devi essere la ragazza senza nome di cui parlava Niall.
Ma che scema sono? Mi sono completamente dimenticata di dirgli il mio nome, non era una cosa difficile, infondo mi sento chiamare Alison da quando sono nata, infatti l'unica che se lo dimentica sono proprio io. Il premio alla miglior smemorina va a Alison Evans. E vai, per gli autografi la fila inizia da quella parte. Ok la devo proprio piantare di farmi monologhi in testa.
Paul: ti accompagno da loro, seguimi e cerca di non perderti.
Oh bene, adesso ci si metto pure degli sconosciuti a pigliarmi in giro, sembro davvero una sorpresina uscita dall'ovetto kinder? no non voglio avere una risposta, preferisco restare nell'ignoranza.

*Niall*

non è ancora arrivata. Avrà deciso di non venire e come darle torto, si vede che voleva andarsene il prima possibile quando l'ho invitata, non mi ha neppure detto il suo nome. Chi mai si dimentica di presentarsi se non qualcuno che non vede l'ora di andarsene. Svegliati Niall, si farei pure parte degli one direction, ma non è detto che tutti ti conoscono.
Bussano alla porta e Louis va ad aprire, mi volto e la vedo. Ringrazia Paul e con molta vergonia entra. Harry le fa segno di sedersi sul divanetto, si accomoda e si fa piccola, piccola, quasi avesse paura di noi.
Io: non ti mangiamo mica, stai tranquilla. Io sono Niall e loro Zayn..
X: Louis, Liam e Harry. Chi non conosce i vostri nomi.
Ha i nostri occhi puntati addosso e la cosa la mette ancora di più a disagio. Abbassa gli occhi e si mette a giocare con l'orlo del vestito. Sembra così fragile ma allo stesso tempo forte, come se avesse una doppia personalità, brava ragazza di giorno, cattiva di notte.
Liam: tu sai i nostri nomi ma noi non conosciamo il tuo.
X: Alison, ma per tutti sono solo Ali.
Alison. È un nome particolare, difficile da dimenticare. Come può una ragazza che nemmeno conosci farti sentire le farfalle nello stomaco? come riesce a mandarti in palla il cervello? Alison, come sei riuscita, con uno solo sguardo a farmi dimenticare tutto quello che mi circonda?

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Ciao a tutte,
ecco a voi il secondo capitolo, spero che vi piaccia e se volete potete lasciarmi una piccola recensione, per farmi sapere se davvero vi piace o se devo smetterla di pubblicarla.
Vi mando un bacio. Sara

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Capitolo 3
*** Non vivo nelle favole, almeno credo ***


*Alison*
È una sensazione strana trovarsi davanti i tuoi idoli, ti puoi preparare quanto vuoi, ma non sarai mai pronta veramente. Sentirli cantare dal vivo, vederli dal vivo e non davanti a quello schermo, che hai imparato sia ad odiare che ad amare, infondo era l'unico modo per riuscirli a vedere, non lo puoi odiare per tanto.
Le lacrime iniziano a scendere senza controllo, non voglio piangere, non mi è mai piaciuto piangere in pubblico, farmi vedere debole, anche se sono lacrime di gioia, non devono scendere.
Louis: ehi Ali, stai piangendo?
Io: no, è solo allergia, scusate.
Volto le spalle a tutti, cercando di allontanarmi il più possibile, Niall non è del mio stesso avviso, mi blocca per il polso, per poi farmi girare e stringermi in un abbraccio. Non ho mai ricevuto un abbraccio così vero, pieni di significato. Com'è possibile provare un sentimento così grande, per una persona che non conosci nemmeno, si è il tuoi idolo, ma non avrei mai pensato di potermi innamorare di lui, non con un semplice abbraccio, non così all'improvviso.
Sento il campanile battere la mezzanotte, Cenerentola deve tornare a casa, deve tornare ad essere quelle di sempre, deve tornare ad indossare la maschera che porta da tutta una vita.
Sciolgo l'abbraccio con Niall per poi abbracciarli uno ad uno. Non posso essermi affezionata così tanto a loro, dai Ali, non li conosci davvero e mai ne avrai l'occasione, ma potrai ricordare questo giorno come il migliore della tua vita.
Io: è stato un vero onore conoscervi, davvero, ma se non torno in albergo entro dieci minuti, bè sarò confinata in casa per molto tempo.
Niall: non è un addio, ci rivedremo, te lo prometto.
Annuisco per poi uscire dal teatro. Quando ci divide un po' di distanza mi volto a guardarlo e ripenso alle parole di Niall; quanto vorrei che fosse tutto vero, quanto vorrei rimanervi accanto.
Harry: Ali, Ali aspetta. Se mai dovessi venire a Londra qui ci sono i nostri indirizzi e numero di cellulare. Chiamane uno, davvero, ci farebbe piacere.
Prendo il biglietto e continuo a camminare verso l'albergo. Mi dispiace ragazzi, non credo nelle favole, questo rimarrà il nostro piccolo, grande segreto. Devo tornare ad essere quella che sono davvero, la secchiona presa di mira dai bulletti, questo è il mio posto, e non l'amica dei one direction.
-
Respiri profondi, tutto quello che devo fare ora sono solo dei respiri profondi, non puoi lasciare che dei perfettini viziati possono rovinarti questo momento, entra in classe, togli quella stupida maschera che indossi; ricorda, il tuo sorriso è una loro sconfitta, la tua tristezza una loro vittoria. Chi è più forte Ali? tu o quei due cazzoni di Davide e Vittoria?
Io: io sono più forte, io.
Sharon: Ali stai bene?
Porca carota l'ho detto davvero ad alta voce? A quanto pare si, se no non mi avrebbe chiesto se stavo bene. Delle volte sono proprio tarda, mi faccio paura da sola da quanto sembro scema.
Sharon: dai entriamo.
Ma devo entrare per forza? C'è scritto scuola ma sembra una prigione. Seriamente, ha pure le sbarre davanti alla porta, come se qualcuno volesse entrarci di notte in una scuola, chi mai sarebbe il matto?
Alessio: ehi ragazze avete sentito? Sta notte dei ragazzi di quinta sono entrati a scuola. Volevano viverla anche di notte visto che è il loro ultimo anno.
Seriamente, mi state pigliando per il fondo schiena? Se siete tutti contro di me ditemelo che facciamo una propaganda, magari altri vogliono entrare nel gruppo “pigliamo per il culo Alison Evans”.
Io: Ale ti prego, dimmi che è uno scherzo.
Alessio: te lo giuro su quello che ci lega, tutto vero.
Quello che ci lega. Ti ho dato confidenza una volta e te sei appiccicato come 'na cozza, sei simpatico e tutto ma delle volte devi anche lasciare che gli altri respirino aria diversa dalla tua. Ringrazio solo che tu sei in un altra sezione, almeno su quello una botta de culo l'ho avuta.
Io: noi andiamo in classe.
Alessio: ci becchiamo all'uscita.
Annuisco, per poi scoppiare a ridere insieme a Sharon. Contaci, come tutti gli altri giorni. Poverino forse è l'unica persona che mi sopporta ma delle volte, sono io a non riuscire a sopportare lui.
Vittoria: e li hai visti a Sanremo? Mamma mai che fighi che sono, per non parlare di Louis, il ricciolino.
No, no, no, e altre mille volte NO. Se non sai le cose, tappatela ogni tanto quella ciabatta che chiami bocca.
Prof: ragazzi, seduti. Ho un annuncio. Il consiglio ha approvato la gita a Londra. Partiamo tra due settimane, è un occasione rara ho dovuto insistere un po', ma alla fine è stato approvato. Bene prendere il libro a pagina 48 che andiamo avanti.
Forse mi devo ricrede, non è proprio una prigione, è più un centro di malati mentali, dove io amo la mia professoressa di inglese. Ci porta a Londra, forse dovrei iniziare a cercare quel bigliettino.
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Ciao a tutte,
visto che domani festeggio il mio diciottesimo compleanno ho deciso di farvi un ragalo anche a voi. Questo è il terzo capitolo, spero che vi piaccia come i precedenti.
Volevo ringraziare in modo particolare Grehoran93, sofi verde e holly_ _ per aver aggianto la storia alle preferite, mi fa davvero piacere.
Ora vi saluto, un bacio Sara

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Capitolo 4
*** Sentimenti del cavolo ***


*Harry*
Non è mai arrivata una chiamata, mai un messaggio, come se quel giorno non fosse mai esistito, come se fosse tutto frutto della nostra immaginazione. Di Lei c'è restato solo il suo nome, e poi più nulla. Sono passati giorni, e non c'è giorno dove Niall non ci pone la stessa domanda “notizie di Alison?”. È stressante vederlo così, la sua risata non è più contagiosa e il suo sorriso, quello vero, si fa vedere raramente. Dobbiamo trovare una soluzione, dobbiamo capire come far tornare il sorriso sulla bocca di Niall.

*Alison*
Perchè per andare a Londra bisogna prendere l'aereo? non è più comodo aver i piedi piantati a terra? A quanto pare sembra proprio di no. Le hostess ci ricordano di spegnere i cellulari, in quanto possono disturbare le frequenze con la torre di controllo. Questo mi impedisce di mandare un messaggio ai ragazzi, di avvertirli che sarei stata a Londra per una settimana.
Sono terrorizzata per quello che potrebbe succedere, per quello che potrebbero pensare. Hanno conosciuta la vera Alison, non quella fatta di bugie e finti sorrisi, quella che vuole vivere alla giornata, che ha paura di farsi vedere piangere per paura di sembrare debole, quella che lotta per quello che crede. Questa sono davvero io e solo con loro accanto, per una volta, mi sono sentita protetta, al sicuro.
-
Londra. Il nome parla da solo. Anche una cabina telefonica ha il suo fascino. Siamo appena usciti dall'aeroporto e la città ha folgorato i miei occhi. Bus rossi ovunque, e in lontananza intravedo il London Eyes. Tutto questo mi ricorda il biglietto di Harry, che sembra bruciare nella mia tasca, per essere tirato fuori. Non me lo faccio ripetere due volte, prendo cellulare e foglio e compongo il numero di Harry. Voglio fare una sorpresa a tutti, mi basta avvertirne solo uno, Harry mi sembra il più indicato per tenere un segreto, almeno spero.
Il telefono squilla, mentre non smetto di guardarmi in torno per ammirare questa magnifica città. Mentre sento la sua voce che risponde, il mio cuore salta un battito. No non è possibile, non può essere vero, i miei occhi mi stanno giocando un brutto scherzo.
Harry: pronto?
Io: dimmi che Niall è li con te?
Harry: scusa ma chi sei?
Io: Alison, ora rispondi, è con te?
Harry: no è uscito, ma dovrebbe tornare tra poco. Non sai che bello sentirti, almeno la pianta di chiederci sempre se ti abbiamo sentito, posso dargli il tuo numero finalmente.
Io: no, fai finta di niente, io non ti ho mai chiamato.
Harry: Ali, stai bene?
No, non sto bene. Ma cosa mi sono messa in testa? lui è famoso, lui è Niall Horan dei one direction, e io? Solo Alison, una ragazzina che non ha mai capito niente, che è capace di farsi solo delle illusioni. Una masochista di prima regola.
Io: si tranquillo, non dire a nessuno che mi hai sentito. Ti spiegherò tutto, ora devo chiudere, ciao.
Stacco la chiamata senza sentire risposta. Mi concentro solo sul biondino dall'altra parte della strada. Non posso provare odio per lui, non c'è niente tra noi. Non posso dire di essere stata tradita, perchè lui sta baciando un'altra, ed io le sue labbra ho solo immaginato di toccarle, posso dire di sentirmi una stupida, mi sono affezionata ad una persona che non potrà mai provare quello che provo io verso di lui, mi sono innamorata di una mia illusione, nella mia testa, non faceva così male. La verità fa schifo, e vedersela sbattere in faccia ancora di più.
Sharon: Ali stai bene?
Io: ma cosa avete tutti quanti? Perchè non dovrei stare bene, è li davanti a me che si bacia con una, non potrei stare meglio.
Mi guarda male, anzi mi stanno guardando tutti male, come se fossi una pazza squilibrata. Bè tanto normale non la sono, ma vederlo davanti a me, baciarsi con un altra ragazza, non è quello che avevo sperato di vedere quando sarei arrivata.
I nostri occhi si incastrano, i suoi dicono solo stupore, i miei sono pieni di rabbia, ma non sa che quella rabbia è diretta verso di lui.
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Ciao,
ecco a voi il nuovo capitolo, se vi piace potete farmelo sapere? ve ne sono davvero grata. Ringrazio particolarmente holly_ _, sofi verde, Grehoran93 e verapolo99, Pazzainnamorata per aver messo la storia tra i preferiti, mi fa davvero piacere sapere che c'è qualcuno che la legge.
Vi mando un bacione Sara.

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Capitolo 5
*** Delusioni ***


*Niall*
Ho bisogno di sentirla, ho bisogno di sapere che sta bene. Non ce la faccio più. Perchè non chiama? perchè sta facendo sembrare tutto quello che è successo, solo un sogno. Non voglio perderla così, se una forza più grande di noi ci ha fatto incontrare un motivo ci dev'essere. Non può essere successo tutto per caso, per poi dimenticare tutto con un ciao. Potrei andare in Italia ma poi? non so se era di Sanremo oppure no, non so niente di lei. Si chiama Alison, e in quel momento sembrava importante solo quello. Non di dove sei, quanti anni hai, è bastato il suo nome per mandarmi in palla in cervello.
Lauren. Oggi è l'ultimo giorno che passiamo insieme, in questi giorni ha cercato di distarmi, non è riuscita molto nel suo intento, ma almeno ci ha provato e la cosa non mi è dispiaciuta affatto.
Lauren: me lo fai un sorriso prima che me ne vado?
Cerco di fare un sorriso, il meno forzato che riesco a fare. Per risposta sorride, in questi giorni ha cercato di farmi svagare un po', per non farmi pensare ad Alison. Possiamo dire che ce l'ha fatta, sono stato bene con lei, ma Alison non è facile da togliere dalla testa. Come ho fatto ad innamorarmi? non la conosco nemmeno eppure, da quando ci siamo incontrati in Italia mi ha cambiato. Nella sua piccola semplicità, mi ha fatto cambiare il modo di guardare le cose, abbassando lo sguardo per evitare di far vedere che arrossiva ad ogni nostro sguardo rivolto a lei.
Lauren: mi mancherai.
L'abbraccio, cerco di trasmetterle tutto quello che lei ha fatto in questi anni. È un amica fidata, che non ti tradirebbe per niente al mondo, mi da un bacio sulla guancia. Alzo lo sguardo e vedo Alison. È appena uscita dall'aeroporto, alza lo sguardo e si incastra nel mio. Prendo Lauren per mano e mi avvicino a lei.
Io: ti devo far conoscere una persona.
Lauren: chi?
Io: Alison.

*Alison*
Perchè si stanno avvicinando? per di più mano nella mano? Cos'ho fatto di male, nella mia semplice e corta vita per meritarmi tutto questo. Che qualcuno mi aiuti, se qualcuno può sentirmi mi aiuti.
Vittoria: ragazze guardate c'è Niall Horan dei One Direction.
Ma allora con quella ciabatta non spari solo cavolate, ogni tanto viene anche a te con colpo di genio. Lo negherò fino alla morte di averlo pensato ma grazie Vittoria. Ha attirato l'attenzione di tutte le persone intorno a noi, di Niall riesco a vedere solo il ciuffo biondo. Vedo che anche la prof è distratta e l'unica cosa che mi viene in mente di fare, è prendere la valigia e andare il più lontano possibile da li, sperando che non si accorgano della mia assenza.
Io: io vado all'hotel da sola, cerca di coprirmi con la prof in qualche modo.
Sharon per risposta mi guarda male, sa che sto facendo una cagata enorme e se mi beccano la mia vita è finita, ma non posso stare qui, non posso sopportare di vederlo affianco a lei, me la stava per presentare, come potevo solo guardarlo in faccia, dove lo trovo tutto questo coraggio.
Io: ti prego, non fare domande. Ti spiego in hotel.
Guarda la prof ed è ancora distratta mi fa segno di andare, che pensa a tutto lei, per poi bloccarmi subito dopo. La prof si è appena girata verso di noi.
Prof: oh vedo, che voi non siete diventate matte. Quello è il bus che abbiamo noleggiato aspettatemi li mentre cerco di radunare gli altri.
Non me lo faccio ripetere due volte, salgo sul bus con Sharon affianco a me. Quando arrivano tutti partiamo diretti all'hotel, Sharon mi guarda senza dire parola, quando cerco di iniziare un discorso veniamo interrotte dalla ciabatta ambulante.
Vittoria: Alison, ma non eri quella che andava matta per i One Direction? Non ti sei nemmeno accorta che eravamo a pochi centimetri da Niall.
Io: Vittoria te lo chiedo per favore, vattene e lasciami in pace.
Vittoria: qualcuno ha la luna storta?
Per evitare di darle un pugno sul naso, mi alzo e cambio posto. Non sta succedendo davvero, perchè deve capitare tutto a me. L'unica cosa positiva della giornata è scoprire di essere in camera con Sharon, sotto interrogatorio per i primi minuti ma tutti gli altri di tranquillità.
Sharon: parli da sola o devo fare delle domande.
Io: da sola, inizio col scusarmi...
Le racconto tutto, da Sanremo fino alla mano di Niall intrecciata con quella ragazza. Lei mi ascolta, annuendo per farmi capire che mi segue, che non si sta addormentando. Quando mi fermo lei mi guarda, il suo volto è senza espressione, per poi piegarsi in un sorriso e inizia a ridere come una matta. Quella risata contagia anche me per poi essere interrotte dal bussare alla porta della stanza.
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Ciao a tutti,
inizio col scusarmi per il ritardo nel pubblicare il capitolo, ma la scuola sta occupando tutto il tempo a mia disposizione.
Ho cercato di informarmi sul nome dell'amica di Niall, ho trovato Lauren se è sbagliato fatemelo pure sapere, provvederò subito a correggiere.
Vi rubo ancora un secondo, se vi è piaciuto potete lasciarmi una piccola recensione? Grazie in anticipo a tutti.
Un bacio Sara

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Capitolo 6
*** Non credevo di rivederti ***


Le nostre risate vengono interrotte dal bussare alla porta. Chi potrà mai essere?
Apro la porta per poi chiuderla subito dopo. Qualcuno mi vuole dire cosa ho fatto di male, per favore?
Bussano ancora, sta volta non apro, magari se ne va. Sarà in grado di capire che non voglio parlare con lui o devo richiudergli la porta in faccia?
Sharon: ehi, chi è?
Io: Niall.
Non ci pensa due volte va alla porta e la apre. Si trova davanti un ciuffo biondo, esce dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle. Mi avvicino per provare a sentire quello che si dicono, ma senza aprire la porta è un impresa molta ardua.

*Niall*

È scappata, davanti ai miei occhi. Non mi vuole vedere, non ne so neanche il motivo. Volevo solo farle conoscere Lauren. Oddio no, no, ho combinato un casino, avrà pensato che Lauren ed io stiamo insieme. Devo trovarla ma come diavolo faccio? Ci sono un centinaio di hotel a Londra, come faccio a trovare il suo. Forza Niall fai mente locale , quando sono andate vie tutte quelle ragazze hanno detto il nome, Hilton... e qualcosa. L'Hilton London Docklands Riverside si è questo.
Devo stare calmo, provo a bussata alla porta della sua stanza, la ragazza delle hall è stata gentile a dirmi il numero della stanza, dopo una foto ed autografo. La porta si apre per richiudersi subito dopo, mi sa che non è stata una brillante idea venire. Provo a bussare un altra volta e la porta si riapre, ma non è lei, credo che sia la sua compagna di stanza. Chiude la porta e mi guarda in cagnesco. Alison crede davvero che Lauren è la mia ragazza.
X: cosa vuoi?
Il suo sguardo è puntato nel mio. È arrabbiata; è davanti al ragazzo che sta facendo soffrire la sua amica, si sta trattenendo parecchio per evitare di urlarmi contro.
Io: ti posso spiegare ogni cosa, io non voglio far del male ad Alison, è stato tutto un malinteso.
X: non devi spiegarlo a me, devi spiegarlo a lei.
Apre la porta della stanza per farmi entrare, la ringrazio con lo sguardo, entro e sento la porta chiudersi alle mie spalle.

*Alison*

Sento la porta aprirsi, sono pronta per interrogare Sharon, ma al suo posto trovo Niall davanti a me. Abbasso subito lo sguardo, non riesco nemmeno a guardarlo in faccia. Si avvicina ed io mi allontano, cosa vuole fare? sbandierarmi in faccia quanto è felice con la sua ragazza?
Niall: Ali ti posso spiegare tutto.
Io: non voglio ascoltarti, ho visto tutto oggi. Ti prego esci.
Niall: ti prego.
Si avvicina prendendomi la mano. Quel piccolo contatto, mi provoca dei brividi lungo la schiena. Non posso essermi innamorata di lui, non posso reggere tutto questo, non ne sono in grado. Non voglio essermi innamorata di un'illusione, di parole mai dette, ho bisogno di qualcuno che mi stia accanto, non per dovere, ma per sua scelta.
Io: non avrei mai pensato di rivederti, per di più mano nella mano con un'altra. Non posso darti contro niente. Starò a Londra per una settimana spero che non ti dispiaccia se faccio finta di non conoscerti.
Niall: guarda che non c'è niente tra me e Lauren, è una mia cara amica.
Io: Niall ti imploro, esci dalla camera.
Non voglio ascoltarlo, ogni parola che pronuncia è una coltellata dritta al cuore. Cerca di replicare, di fermarmi, riesco a prendere la borsa, le chiavi della stanza ed esco, prima che una lacrima riesca a far tradire le emozioni.
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Ciao a tutti:)
finalmente sono riuscita a scrivere qualcosa ed ora è tutto per voi.
Vorrei ringraziare Laumoon che recensisce la storia.
Vi mando un bacio Sara.

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Capitolo 7
*** Ascoltami ***


Salgo in ascensore, magari una boccata d'aria mi fa stare meglio. Appena vedo le porte chiudersi non riesco più a trattenere le lacrime, scendono sul mio viso senza sosta. Non ci credono nemmeno loro che finalmente possono scorrere, uscire dagli occhi e far vedere che esistono. Dopo solo un piano l'ascensore si ferma e sale Vittoria, cerco di asciugarmi gli occhi prima che si accorge che sono pieni di lacrime, ma non ci riesco. Sul suo viso appare un ghigno, non c'è cosa migliore per lei che vedere qualcuno che sta male; è fatta così, le piace buttare sale sulle ferite aperte.
Vittoria: Alison cosa ti succede?
Io: Vittoria ti prego, per una volto nella tua vita fatti i fatti tuoi.
Vittoria: ti manca la mamma?
Io: pensa un po', l'anno scorso ti credevo un'amica, si vede che non ti conoscevo proprio per niente. Ora è diverso, ho capito come sei, una ragazzina viziata che crede di sapere tutto del mondo solo perchè se la fa col primo passa. Ti svelo un segreto, l'intelligenza non si basa su quello.
Si guarda in torno, senza sapere come rispondere. Dovrei essere fiera di me, sono la prima ad aver fatto rimanere senza parole Vittoria, ma in questo momento ho solo bisogno che si aprono quelle dannate porte. Ho bisogno di stare sola, di annegare nei miei stessi pensieri.
Le porte si aprono, non me lo faccio ripetere due volte e sono già per le strade di Londra, cammino fino ad arrivare al London Eyes, penso di non aver mai visto nulla di più spettacolare. Rimango fermo ad ammirarlo fin quando la mia attenzione non viene cattura dal biondo apparso al mio fianco. È uno stalker questo ragazzo, come fa a trovarmi? Mi passa un biglietto della ruota, mi volto verso di lui che tende la mano, aspettando che io l'afferri.
Niall: ti chiedo il tempo di un giro, dopo puoi continuare ad odiarmi.
Per risposta gli prendo la mano e saliamo. Io non lo odio, non potrò mai odiarlo. Ma vederlo a pochi passi da me, con quella ragazza, mi ha fatto davvero male. Non si tratta di quel male che dopo due settimane passa, è un male che ti resta dentro, che ti segna per sempre. Il sentirsi traditi di uccide meglio di una pugnalata dritta al cuore.
Inizia a spiegarmi tutto quello che è successo da quando ci siamo separati quel giorno a Sanremo. Di quanto è stato stupido a non chiedermi dove vivo, quanti anni ho, qualsiasi informazione utile che potesse aiutarlo a trovarmi. Per poi nominare la ragazza, Lauren, amica fidata, ci conosciamo da tanto tempo, le solite cose che si raccontano per far credere che ci sé solo amici. Ma nel momento che ha pronunciato quelle parola, il mio cervello mi diceva di credergli, che mi sta dicendo la verità; il cuore non la pensa allo stesso modo, e mi continua a far guardare Londra dall'alto, invece che guardarlo dritto negli occhi.
Niall: se potessi tornare indietro nel tempo cambieresti qualcosa?
Quella domanda mi spiazza. Cuore e cervello iniziano una dura lotta interna, dove io rimango a guardarlo con lo sguardo perso nel vuoto, lasciando che sia il cuore ferito a parlare, e non il cervello ragionevole.
Io: quel giorno a Sanremo avrei guardato dove mettevo i piedi.
I ruoli s'inverto, quello senza parole ora è lui, mantengo lo sguardo nel suo, per trovare il coraggio di fargli la stessa domanda, ora ha vinto il cervello.
Niall: Quella sera a Sanremo avrei dovuto fare questo.
Mi prende il viso con le mani e lo avvicina al suo. Le nostre labbra combaciano per un secondo, il tempo di sfiorarsi per poi tirarmi indietro, allontanarmi da lui. Rimango ferma ad osservarlo, sento gli occhi iniziare a pizzicare, segno che si stanno riempiendo di lacrime; alzo lo sguardo al cielo cercando di rallentarle, di fermarle se è possibile, ma iniziano a scorre sul mio viso in silenzio. Sto prendendo l'abitudine di farmi vedere debole troppo spesso in questo periodo, non riesco ad evitarlo. Solo con lui ho mostrato la vera Alison, mi sono tolta la maschera che portavo da una vita, e non sono sicura di aver fatto la cosa giusta visto come si sta mettendo la situazione.
Continuiamo il resto del giro in silenzio, senza guardarci, senza cercare di capirci, stando nei nostri pensieri, ad ucciderci con parole mai dette, che possono risolvere la situazione in poco tempo.
Al fermarsi della ruota scende per primo, per voltarsi ad aiutarmi porgendomi la mano, l'afferro per lasciarla subito dopo. Senza guardarlo, senza ringraziarlo, m'incammino verso l'hotel. Ho fatto più tardi di quanto pensavo, non dovrei nemmeno girare per l'hotel a quest'ora, figuriamoci per la città.
Il cielo da una coperta di stelle è stato sostituito dal buoi, tipo segno di pioggia, infondo siamo a Londra, non c'è da stupirsi. Sembra la classica scena da film: la pioggia inizia a cadere, lei se ne sta andando, lui la rincorre per fermarla e successivamente baciarla.
Niall: te ne vai così?
Io: cosa dovrei fare? Saltarti al collo e non lasciarti più? Non faccio parte del tuo mondo Niall, come tu non fai parte del mio.
La pioggia inizia a cadere, leggera il bagna il viso, si mescola con le lacrime che stanno rigando ancora una volta il mio viso. Tipica scena da film, ma Niall non mi sta rincorrendo, siamo solo la pioggia ed io, che mi accompagna fino all'hotel.
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Ciao a tutti,
ecco a voi il capitolo, se ho usato un termine volgare mi scuso, non era mia intenzione e sono pronta a toglierlo.
se vi è piaciuto potete lasciare una piccola recensione? Ve ne sarei davvero grata.
Ringrazio chi a messo la storia sta le seguite e preferite, mi fa davvero piacere.
Vi mando un bacio Sara.

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Capitolo 8
*** Dall'ombra alla luce ***


*Tre mesi dopo*

*Niall*
Alison: non faccio parte del tuo mondo Niall, come tu non fai parte del mio.
Tre mesi, tre mesi che mi sveglio con questa frase nella testa. Tre mesi che provo a convincermi che è stato un sogno, quelle parole non possono essere uscite dalla sua bocca. Dovevi far parte del mio mondo, desideravo ardentemente che tu ne facessi parte, non avrei mai immaginato che poteva finire così. Nessuno mi dice niente, nemmeno i ragazzi, ma uno di loro deve sapere qualcosa, lei ce l'ha con me, non con loro.
Io: ragazzi vi supplico, se sapete qualcosa di Alison, se vi ha chiamato, mandato un messaggio, vi prego, ho bisogno di sentirla.
Si guardano senza proferire parola, nessuno dei quattro mi guarda in faccia. Cosa ho fatto anche loro. Solo Harry mi guarda in faccia. Il suo volto è primo di espressione, si alza ed esce di casa, non può essere, non sta succedendo davvero.
Il telefono inizia a vibrare nella tasca, quello di cui non avevo bisogno. Lo stesso numero che da tre mesi mi chiama, dall'altra parte non parla mai nessuno, sente il mio pronto per poi attaccare subito dopo. Rispondo come tutte le volte sperando che sia la volta buona di sentire la voce dall'altra parte del telefono.

*Alison*
Sono passati tre mesi dalla gita a Londra, tre mesi che cerco di non pensare a tutto quello che è successo, cercando di dimenticare tutto, ma risulta quasi impossibile. Harry ha mantenuto la parola, non ha detto a nessuno della nostra chiamata. Da quando sono torna in Italia mi arriva un messaggio da parte sua; non ha mai ricevuto risposta, ma questo non lo ha mai fermato.
Sta mattina c'è solo una parola, quasi a simboleggiare un ordine: chiamalo.
Chiamarlo, lo faccio tutti i giorni ormai, solo per sentire la sua voce, per ricordarmi che non è stato un sogno, ma la realtà.
Compongo il numero, promettendomi di parlare questa volta. Uno squillo,due, tre, ed ecco la sua voce, il suo accento irlandese appena percepibile da quell'unica parola, e mi fa bloccare le parole in gola. Non riesco a proferire parola, rimango imbambolata con lo sguardo perso nel vuoto, senza rendermi conto che l'altoparlante della stazione era in funzione. Mi sono appena tradita da sola, oppure non sono l'unica italiana che conosce.
Niall: Ali, sei tu?
A quanto pare sono l'unica; posso uscire da questa situazione in due modi: chiudere la chiamata o parlargli. La prima è semplice, infondo è da tre mesi che lo faccio; rispondere a quella domanda vuol dire cambiare, cambiare in meglio, far vedere che ogni tanto, una culata a terra non porta solo un livido, ma una possibilità, e solo tu puoi decidere se farla diventare un'avventura o lasciare che diventi solo un livido con un gran dolore.
Niall: Ali lo so che sei tu, prima che attacchi voglio dirti una cosa, tu fai parte del mio mondo, ne hai sempre fatto parte da quando ci siamo incontrati, scusami se me ne sono reso conto così tardi.
Io: scusami tu.
Allontano il cellulare dall'orecchio e chiudo la chiamata.
Codarda, ecco cosa sei Alison, una codarda in piena regola, tutti quei discorsi sul cambiamento, che solo con Niall accanto ti sei sentita davvero te stessa, li butti all'aria con un semplice “scusa”. Bene ora mi metto pure a parlare di me stessa in terza persona, direi che sono proprio vicino alla pazzia.
Non mi riconosco più, come può un ragazzo farmi cambiare così, da un giorno all'altro? La risposta può essere una sola, mi sono innamorata. Chiamate la stampa ragazzi, Alison Evans si è innamorata, e la cosa non mi dispiace per niente.
Alessio: Ali, dobbiamo muoverci. Abbiamo gli invalsi oggi, meglio non fare tardi come al solito.
Ci incamminiamo verso la scuola, la tensione è a mille, oggi affrontiamo la prova invalsi. Non c'è bisogno di preoccuparsi, i professori non ne tengono conto, ma saper di essere la classe campione, questo si che crea panico. Ma crea panico ancora di più arrivare a scuola e sentire gli occhi di tutte le ragazze presenti punta addosso.
Davide: ragazzi, sta passando Alison. Ti prego possiamo fare una foto con te?
Scoppia a ridere e tutta la classe gli va dietro, tranne le ragazze; la cosa è molto sospetta. Cosa sta succedendo? Da quando non ridono alle battute di Davide su di me. Mi guardano tutte in cagnesco, cosa ho fatto ora? O meglio cosa hanno scoperto? Perfino Alessio sembra sulle nuvole più del solito, non possono aver scoperto di me e Niall non ci sono foto in giro, eravamo sempre soli. Sharon mi afferra per un braccio e mi porta in bagno, con noi trascino anche Alessio, non voglio lasciarlo in balia dei miei compagni.
Alessio: cosa sta succedendo?
Sharon: Alison ce lo vuoi spiegare tu?
Io: cosa dovrei spiegarvi? Ne so quanto voi.
Cosa sta succedendo a tutti quanti? Da quando sono così ricercata da tutti? Ho sempre cercato di nascondermi, di stare nell'ombra ma ora sembra tutto inutile.
Sharon: questo!
Prende il cellulare e mi fa vedere una foto. Sono io e sono sul profilo Twitter di Niall.
Ho bisogno di rivedere questa ragazza aiutatemi vi prego.
Sono morta. Scorro i commenti e non sono tutti positivi, me ne colpisce uno, è di Sharon di qualche secondo prima, gli dice di guardare i messaggi privati. Mi volto a guardarla, come ha potuto farlo, come le è venuto in mente?
Io: perchè?
Sharon: perchè non mi prendi in giro Alison, ti vedo quanto senti il suo nome, ti manca, se devo fare tutto alle tue spalle per vederti felice lo faccio.
Io: non ne avevi il diritto, nessuno al diritto di intromettersi nella mia vita. Nemmeno tu.
Alessio: Ali calmati.
Io: calmarmi? Sai cosa vuol dire questo Ale, lo sai? La mia vita è appena finita.
Faccio per uscire dal bagno, ma Alessio mi ferma per il polso. Come non si deve intromettere Sharon, nemmeno lui può farlo. Lo guardo male, mi libero dalla sua stretta ed esco dal bagno. Come ha potuto? Perchè tutti devono mettersi in mezzo? La campanella ci invita a raggiunge la classe della prova, quando entro vedo Sharon seduta al banco, sia quello di fianco a lei che a Davide sono liberi, vado nel posto vicino a Davide, sento tutti gli occhi punta su di me, ma penso di doverci fare l'abitudine ormai. Tutti gli anni passati nell'ombra buttati all'aria con un semplice tweet.
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Chiedo umilmente perdono per il ritardo nel pubblicare il capitolo, ma una forza magiore chiamata scuola occupa tutto il mio tempo.
Visto avvicinamento dell'estate penso di tornare a scrivere regolarmente.
Vi mando un bacio Sara

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Capitolo 9
*** Sono solo Alison ***


 
Non si dovrebbero chiamare prove invalse, ma omicidio di massa di studenti. Non penso di aver mai fatto così fatica a leggere un testo di italiano, o a svolgere un equazione di matematica. Sento che la testa mi sta per esplodere, troppe pensieri e troppa concentrazione per la prova. Il cervello sta facendo a pugni contro un avversario invisibile, che solo lui riesce a vedere e che solo lui è in grado di mandare via.
Qui la sento, quella musica, quella canzone che tanto amo quanto odio, che mi fa piangere e ridere allo stesso tempo. Il pizzicare alle corde così delicato, credo di stare impazzendo, non può essere lui, non può essere arrivato così in fretta, ma non me lo sto immaginando lui è davvero davanti a me, con la chitarra al collo che canta. Tutta la classe si volta per vederlo, per capire da dove viene quel suono e soprattutto chi è il pazzo che si mette a suono durante una prova nazionale. Il pazzo entra in classe e mi si avvicina, la stessa cosa vale per la professoressa e non sembra per niente contenta.
Prof: Evans si dorme di notte, non durante una prova nazionale.
Questa frase provoca un risata generale da parte di tutta la classe, alzo la testa dal banco e torno alla mia prova, ma mi fermo a guardare la porta, lui non c'è, non ci sarebbe mai stato.
 
*Niall*
Forse cercarla tramite Twitter non è stata una grandiosa idea. Scorro i commenti e non sono molto positivi. Loro non la conoscono, non sanno quello che è successo. È persino diventata una tendenza, la ragazza misteriosa; non volevo questo, non volevo farla vergognare, non volevo che fosse sulla bocca di tutti. Sono stato un egoista, ho pensato a me, al bisogno che ho di vederla, al bisogno di averla ancora accanto a me, al bisogno che fosse mia, che chiunque la guarda sappia che lei è impegnata con me e con nessun altro. Scorro ancora i commenti, per cercarne almeno uno positivo; ed eccolo li, isolato, di guardare i messaggi privati, vado sul suo account, la seguo e aspetto, tutto quello che mi serve ora è sapere che la conosce, che sa dirmi anche che non mi vuole vedere, ma almeno ho avuto una notizia da lei. Inizio a camminare per casa, controllando il cellulare ogni trenta secondi, i ragazzi mi guardano, mi chiedono se sto bene, non ottengono risposta sono concentrato solo sul cellulare per aspettare quel messaggio, per vedere se la mia vita puó cambiare drasticamente o rimanere senza di lei.
Sento il cellulare vibrare; ora posso davvero farla entrare nella mia vita.
 
*Alison*
Prof: ragazzi, penne sul banco, il tempo è finito.
Sfoglio il plico di fogli per vedere quello fatto e quello saltato, speriamo solo che sia andato bene. La prof viene a ritirare i fogli e mi chiede di seguirla, bene ci mancava solo questa. Mi alzo dal banco e la seguo, mentre i miei compagni seguono me con gli occhi dietro le battuttine di Davide; uscite in corridoio si chiude la porta alle spalle per poi guardarmi e aspettando che sia io a parlare e non lei. Sostengo il suo sguardo senza dire niente e lei fa lo stesso con me. A che gioco sta giocando?
Io: e ora?
Prof: spiegamelo tu, da quando ti addormenti sul banco? Da quando guardi per aria durante un test? Cosa ti sta succedendo Alison?
Io: i miei si sono separati e ho avuto dei problemi personali, la scuola sta passando un po' in secondo piano, mi dispiace.
Prof: non voglio entrare nei dettagli ora, ma se hai bisogno di parlare sai dove trovarmi.
Mi fa segno di entrare di nuovo in classe, le chiedo ancora un minuto da sola. Vado in bagno a sciacquarmi la faccia.
Sto diventando brava a mentire, a me stessa e alla gente che mi circonda. Non soffro per la separazione dei miei, o meglio ora sto bene, non li sento più urlare, ora li vedo felici; stanno iniziando una nuova vita tutti e due, e la cosa che mi rende più felice è che mi rendono partecipe, non mi stanno chiudendo fuori come facevano quando stavano insieme. Ora quando si vedono si salutano come vecchi amici, ma forse è solo a causa della mia presenza, ma non importa.
Sento vibrare il cellulare nella tasca, riconosco subito il numero anche se non è salvato, rifiuto la chiamata. Non ho bisogno anche di lui ora, devo iniziare a dimenticarlo, andare avanti come ho sempre fatto, lui è solo Niall Horan degli One Direction e io sono solo Alison.
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Ciao a tutti!!
Vi è piaciuto? Spero tanto di si, è stato difficile scrivere qualcosa di decente, mi piacerebbe sentire anche la vostra opinione se ci va:)
Secondo voi Niall riuscirà a fare una vera conversazione con Alison?:)
Vi mando un bacio Sara
 
 

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Capitolo 10
*** Decisioni ***


Rientro in classe consapevole di essere stata fuori più del dovuto, riprendo posto. Dobbiamo rimane in classe fin quando la segreteria non ci da il permesso di uscire. Inizio a giocare con i braccialetti intorno al polso, non mi fermo nemmeno quando vedo delle sedie avvicinarsi al banco. Riconosco subito la voce di chi mi sta parlando e non vedo una ragione buona per risponderle garbatamente.
Vittoria: carina la foto su twitter, forse una delle tue foto migliori.
Io: ti prego lasciami in pace, torna ad ignorarmi ed insultarmi alle spalle, non serve far la finta amica, fai solo pena.
Senza aspettare risposta mi alzo per prendere posto il più lontano possibile da chiunque. Cosa vogliono tutti da me, solo perché Niall ha messo una mia foto non vuol dire assolutamente niente, ma non tutti la pensano così. Bussano alla porta, è una signora della segreteria che ci informa che possiamo uscire, raccolgo le mie cose, e senza pensarci un attimo sono già fuori da scuola con Alessio che mi blocca per un braccio.
Io: cosa vuoi?
Alessio: in stazione insieme?
Io: no sono da mio padre oggi, ci vediamo domani.
Faccio per andarmene ma la sua mano tiene ancora bloccato il mio braccio. Cosa vuole anche lui? Possibile che nessuno sia capace di farsi i suoi?
Io: Ale mi puoi lasciare il braccio?
Alessio: devi chiarire con Sharon.
Io: mollami o giuro che ti morsico.
Continua a tenere la presa sul mio braccio, l'ha voluto lui. Mi porto la sua mano alla bocca e la mordo con tutta la forza che ho in corpo; lascia la presa immediatamente e mi allontano da lui.
Alessio: ma sei impazzita?
Io: ti avevo avvertito, non puoi decide cosa è giusto per me, sono io che prendo le decisioni non gli altri per me.
Mi volto per andarmene e vedo Sharon uscire. I nostri sguardi si incastrano, mi dispiace, ma non doveva intromettersi così nella mia vita. Lo so' che l'ha fatto per una buona causa, ma quella che deve prendere la decisione sono io. Il cellulare vibra ancora nella tasta, stesso numero, dove affrontare anche lui prima o poi. Forse farlo subito può essere meno doloroso.

*Niall*
Ecco finalmente quello che aspettavo, quel piccolo messaggio, ho la possibilità di cambiare ancora una volta la mia vita, dare quella svolta che aspetto da tanto, oppure lasciarlo li, continuarlo a leggere chiedendomi quello che sarebbe successo se sarei andato in Italia.
Louis: Niall sono ore che guardi il cellulare, ci puoi dire cosa succede?
Io: ho trovato Alison, quello che mi manca ora è il coraggio, di fare qualsiasi cosa.
Liam: cosa vuol dire “ho trovato Alison”?
Io: so dove vive, la scuola che frequenta, tutto quello che mi serve per andare in Italia.
Harry: e cosa vuoi fare?
Bella domanda, io non so quello che voglio fare. Non so quello che lei prova per me, non so quello che lei si aspetta da me; se il suo comportamento è dovuto al fatto che vuole che io riesca a trovarla per far vedere quando tengo a lei, o tutto il contrario: lei non mi vuole vedere perché non prova quello che provo io.
Io: non ne ho idea.
Zayn: Niall devi porti solo una domanda sarei in grado di gestire la cosa?
Io: certo.
Louis: e lei?
Un'altra bella domanda, non so quello che ha intenzione lei, ma c'è solo un modo per saperlo, prendo il cellulare e compongo il numero, sperando che questa volta mi risponde.
Alison: Niall?
Io: ho bisogno di parlarti.
Alison: ti ascolto, è successo qualcosa?
Io: si..cioè no, forse, non posso dirtelo per telefono.
Alison: Niall tu sei in Inghilterra ed io in Italia, come possiamo parlare di persona?
Io: vengo in Italia, ho il volo domani.
Alison: Niall io...
Io: ti chiamo appena atterro, non farmi venire a vuoto ti prego.
Chiude la chiamata senza darmi risposta, vedo i ragazzi con l'aria perplessa, ho preso la decisione nello momento stesso che ha risposto, voglio che faccia parte della mia vita, a costo di prendere un aereo per l'Italia tutte le settimane.
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Ehi,
mi scuso immensamente per il ritardo, in questi giorni non ci sono proprio con la testa e non riuscivo a scrivere proprio niente, vorrei farmi perdonare mettendo un altro capitolo, ma la mia testa non me lo concede, ma cercherò di aggiornare al più presto.
Vorrei ringraziare davvero di cuore che contiuna a segiure la storia.
Vi mando un bacione Sara

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Capitolo 11
*** Ciao ***


*Alison*
La notte non porta consiglio, porta occhiaie da far invidia ad un panda e ancora più confusione, come se un intera notte insonne non sia abbastanza. La sveglia continua a suonare, con le ultime forze che mi sono rimaste la butto a terra, ma questo non le impedisce di continua a suonare. La cerco con la mano, ma a quanto pare a caduta più distante di quando pensassi e l'unico modo per spegnerla è alzarmi.
Papà: Alison ma la vuoi spegnere questa sveglia?
Io: non so dov'è finita.
Gli rispondo con la faccia ancora dentro al cuscino e finalmente la sveglia smette di suonare. Alzo la testa dal cuscino per ringraziarlo e appena ci guardiamo negli occhi scoppiamo a ridere entrambi; non so chi è messo peggio. Ieri sera abbiamo fatto tardi entrambi, a quanto pare; mi nascondi qualcosa papà? Torniamo seri di colpo, ci fissiamo, come per porci la domanda senza parlare, con sguardo complice, e la risposta arriva a tempo, la più semplice e facile da dimenticare.
Papà: lavoro
Io: scuola.
Ci guardiamo ancora per scoppiare a ridere insieme. Siamo più bravi a mentire alle persone che a noi stessi, ormai è diventata un abitudine con lui. Siamo sinceri tutti e due per metà, ci viene spontaneo, non vogliamo che i nostri problemi rompono quel piccolo legame che sta nascendo tra noi, che non c'era mai stato. Dovevamo allontanarci per capire quanto io avevo bisogno di un padre e lui di una figlia; la separazione non è stata una cosa negativa, forse la decisione migliore che abbiamo preso insieme, una decisione che è stata presa dalla famiglia Evans.
Papà: veloce che devi andare a scuola, tua madre mi ammazza se non ti mando.
Per risposta do un piccolo grugnito e torno con la testa sul letto. Non ce la faccio proprio ad alzarmi, ogni muscolo del mio corpo è contro di me.
Perchè non guardo mai dove metto i piedi? Porta un serie di incidenti, ma chi si immagina di andare a sbattere contro Niall Horan ed innamorarci l'una dell'altro? Dovevo saperlo che si sarebbe messa male per entrambi, o forse solo per me; non sono brava a tenere duro in una relazione, mi chiudo in me stessa a ricco, non lascio traspirare niente fino a farmi odiare. Non so perchè lo faccio, forse è un meccanismo di difesa, ma non so nemmeno per cosa. Eppure più tengo ad una persona, più cerco di tenerla lontana, dai miei problemi, dalle mie paure e soprattutto da me stessa.
Se solo quel giorno avessi guardato dove mettevo i piedi, tutti questi problemi non li avrei affrontati ora, non con lui, non così improvvisamente. Sarei stata una normale ragazzina di sedici anni, innamorata del suo idolo, che non aspettava altro che vederlo, in un concerto, alla tv, o semplicemente in un video su internet. Sarebbe stato tutto più semplice, tutto meno doloroso di quanto non lo sia ora, sapere che tutto questo è reale, sapere che davvero sta accadendo, fa sembrare il futuro un incognita, un enorme punto di domanda, alla quale non ho risposta.
Papà: Alison ti prego.
Do un altro grugnito e mi alzo dal letto. Mi trascino in bagno sotto una doccia fredda per riuscire a tenere gli occhi aperti, e cercare di far sparire almeno un po' i segni di una notte insonne. Scendo in cucina saluto mio padre ed esco per andare a scuola. La porta si chiude alle mie spalle con un tonfo, mio padre mi ammazza, odia quando sbatto le porte, soprattutto quella d'entrata, non ho mai capito il perchè, e sinceramente preferisco restare nell'ignoranza.
Ed eccomi qui ancora una volta davanti a quella scuola, come si riesce ad arrivare ad odiare un edificio, una cosa inanimata, non ti colpisce con le sue parole, non ti minaccia perchè non suggerisci nei compiti, non fa proprio niente; lui vede tutto, tutto quello che accade qui dentro, lui lo sa ma non può dire niente a nessuno, fa passare tutto, perchè lui è solo un oggetto inanimato, un edificio che ha preso il nome di scuola.
Eleanor: ehi.
Sentire la sua voce, mi fa destare dai miei pensieri sulla scuola e mi riporta alla realtà; a Niall che potrebbe arrivare da un momento all'altro, alla litigata con Sharon e Alessio, a Vittoria che continuerà a far finta di essere amica, alle battutine di Davide, ai professori che voglio il massimo da tutti noi. Con un solo “ehi” è riuscita a ricostruire il muro davanti a me, quel muro che solo poche persone sono riuscite a buttare giù; il muro che crolla ogni volta che sono assorta nei miei pensieri, dove sono vulnerabile, dove solo la vera Alison che solo in pochi conoscono.
Io: ehi.
Eleanor: hai visto Ale?
Io: no. Devo andare scusa.
Mi allontano da lei prima che possa iniziare a raccontarmi della sua vita. Si sono proprio trovati, lei e Alessio, logorroici, impiccioni, ma sanno dare cuore e anima alle persone a cui tengono, anche andando contro ai loro principi, solo per vederti sorridere di nuovo. Infondo lo fanno in fin di bene, ma in questo momento non sono in grado di intendere e di volere, vorrei soltanto chiudere gli occhi e non essere più qui, a non dover più pensare a niente, liberare la mente da tutto quello che ti circonda. Chiudo gli occhi, pensando che oggi è solo un altro giorno, che passerà come tutti gli altri, per poi aprirli di colpo, e incastrali nei suoi, aprire gli occhi e trovare un oceano, aprire gli occhi e capire che si vive una volta sola, che bisogna viverla al meglio, senza rimpianti, essere noi stessi senza aver paura di quello che potrà accadere si ci spingiamo oltre ai nostri limiti. Aprire gli occhi e capire con un semplice “ciao”, che la tua vita sta cambiando, e rispondendo allo stesso modo ti convinci che stai facendo la cosa giusta.
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ciao a tutti,
volevo farmi perdonare per non aggiornare molto spesso, e quindi ecco a voi un capitolo fresco fresco xD
spero che non sia noioso, volevo farvi conosce Alison, cosa pensa ogni volta che si trova rintana nei suoi pensieri, non so se sono riuiscita nel mio intento, ma questo dovete dirmelo voi, sarei felicissima di sentire la vostra opionione.
Vi mando un bacione come sempre Sara

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Capitolo 12
*** L'inizio di un sogno ***


La campanella suona, ci avverte che è ora di entrare, non voglio interrompere quel contatto, ma sono obbligata dalla folla che lo accerchia, dovrò iniziare ad abituarmi. Di lui riesco a vedere solo il ciuffo biondo. Non so se sto per fare la cosa giusta, magari poi me ne pento, ma in questo momento è la cosa giusta da fare, mi faccio strada per raggiungerlo, lo afferro per la mano e lo trascino via.
Lascio perdere la scuola e andiamo il più lontano possibile, mi fermo solo quando sento la sua presa più debole nella mia. So di aver fatto la cosa giusta, so di potermi fidare di lui, che starò bene. Voglio davvero che funzioni, voglio vivere ogni giorno consapevole di aver fatto la cosa giusta, non m'importa i sacrifici che dovrò affrontare, non m'importa di quello che dirà di me la gente. Quello di cui adesso ho bisogno è lui, lui soltanto, il resto può anche aspettare, io ho aspettato fin troppo questo momento, non voglio che mi sfugga di mano come qualsiasi cosa che tocco.
Niall: cosa significato tutto questo?
Io: che non sei venuto a vuoto, che mi stai facendo cambiare, cambiare in meglio. Non ho mai provato niente di simile in tutta la mia vita, non mi sono mai sentita così viva se non quando tu mi sei accanto. Ho bisogno di te Niall, ne ho sempre avuto bisogno, ora ho la possibilità di starti accanto e non voglio buttarla all'aria.
Mi guarda in silenzio, senza dire niente, senza dare alcun segno di aver ascoltato solo mezza parola che ho pronunciato. Rimane lì, fermo immobile dove le nostre mani si sono separate, dove ho avuto finalmente il coraggio di dirgli tutto. Abbassa la testa, ora non ha nemmeno il coraggio di guardarmi negli occhi, inizia a stuzzicarsi le dita, come le volesse staccarle, per trovare la scusa adatta per andarsene, per uscire da quella situazione che, per lui risulta molto imbarazzante. Ti prego dì qualcosa, qualsiasi cosa, non farmi pentire di quello che ho appena fatto, dammi un segno che sei ancora con me, che anche tu volevi dirmi tutto questo, che per te è la stessa cosa. Non farmi tornare a dubitare di me stessa, non ora, non con te.
Io: Niall di qualcosa ti prego.
Continua a guardare le sue scarpe, continua ad evitare il mio sguardo, continua a massacrarsi le dita e questo continua a provocarmi una fitta al cuore. Io ce l'ho messa davvero tutta, è vero mi sono fatta odiare da lui, e questo forse è la giusta ricompensa che mi aspetta, ma non credo di meritarmi il suo silenzio, se davvero non vuole che tutto questo funzioni, che mi lascia andare, che dica quelle dannate parole, lasciandoci nel miglior dei modi; lasciandoci col ricordo di averci provato entrambi, di avercela messa tutto per capire davvero quello che stava succedendo. Non sono brava negli addii, gli immagazzino per farli venire fuori quando sono pronta per affrontarli, ma non solo pronta per dire a te addio, non sono pronta per lasciarmi tutto alle spalle come se fosse stato solo un bel sogno. Ti guardo, sperando che i tuoi occhi si incastrino con i miei, ma sono ancora incollati a terra. Se è questo che ha deciso, sono pronta ad accettarlo, m'incammino verso scuola, sono ancora in tempo per entrare alla seconda ora. Non sento nessun passo dietro di me, velocizzo il passo per poi trovarmi a correre verso scuola, non pensavo che un giorno sarei corsa verso quell'edificio cercando di sfuggire ai miei pensieri, entrare in classe e ricevere tutte le occhiate, tutte le battute come se fossero ossigeno. Torno a prendere posto vicino a Sharon come al solito, aspetto fino all'intervallo prima di crollare, di raccontarle tutto quello che era successo, di scusarmi per il modo in cui mi ero comportata. Lei mi blocca ancora prima di iniziare a parlare, con un “non qui” mi porta in bagno e le lacrime iniziano a rigarmi le guance e prontamente il cellulare inizia a vibrare nella tasca.
Sharon: non c'è nessun nome ma penso che sia Niall. Vuoi che rispondo io?
Io: no tranquilla, magari per telefono riusciamo a chiarire qualcosa.
Mi lascia sola e rispondo, non mi da il tempo di parlare, forse la conversazione più lunga di tutta la mia vita. Pronuncia solo “aspettami davanti a scuola” per poi attaccarmi il telefono in faccia. Mi sembra un buon inizio per una fine; a che cavolo di gioco sta giocando? prima sta zitto, e poi mi chiama dicendomi di vederlo fuori da scuola. La campanella scandisce la fine dell'intervallo come due ore dopo la fine della giornata scolastica, saluto Sharon e aspetto che arrivi Niall. Inizio a fare avanti e indietro per il cortile, cercando di immaginare quello che potrebbe succedere, quello che potrei dire per fargli cambiare idea, di rimanere con me. I pensieri vengono interrotti da delle mani che mi coprono gli occhi e da delle labbra che confermano parole mai pronunciate. Sento il suo profumo invadermi e per niente al mondo vorrei allontanarmi da lui, ma prontamente sento la voce di mio padre che urla il mio nome. Interrompo il contatto con le labbra di Niall per continuarlo stringendogli la mano. Ci siamo appena trovati, e non sarà di certo mio padre a farmi tornare indietro per una decisione già presa da tempo.
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Ciao :D
scusate, scusate, scusate e altre mille volte scusate. Pensavo che con la fine della scuola avevo più tempo da dedicarmi a scrivere, ma ho trovato un lavorette e sta occupando grand parte del mio tempo:( Volevo ringraziarvi davvero di cuore, non ho molte recensioni ma i capitoli hanno raggiunto tutti le cinquanta visite e questa è davvero un enorme traguardo per me.
Vi mando un bacio Sara

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Capitolo 13
*** Partenze ***


Siamo a casa da un ora e mio padre non smette di fissare Niall come se avesse appena commesso un omicidio. Sembra di stare ad un interrogatorio, solo di un film muto, nessuno proferisce parola. Mio padre inizia davvero a spaventarmi ora, ha intenzione di guardarlo male per tutto il giorno oppure di lasciarlo andare o perlomeno parlare; ogni volta che Niall prova a proferire parola gli occhi di mio padre diventano ancora più minacciosi e Niall cerca di farsi piccolo sulla sedia. I miei occhi passano da uno all'altro come ad una partita di tennis.
Io: papà cos'hai intenzione di fare?
Papà: metterlo a disagio il più possibile.
Io: penso che ci sei riuscito, possiamo andare?
Mi guarda male, non avrei mai immaginato che dopo la separazione potesse tornare a guardarmi in quel modo. Abbasso la testa e mi siedo vicino a Niall, questo lo porta a guardarci male entrambi ma a differenza mia Niall mantiene il suo sguardo, mi stringe la mano e l'appoggia sul tavolo, come un trofeo, segno che sta facendo sul serio, che sta dimostrando di non aver paura davanti a mio padre, che è disposto a tutto per stare con me. La partita di tennis la sta guardando mio padre ora, passa della mani intrecciate sul tavolo a Niall, senza alcuna espressione, stiamo giocando allo stesso gioco, con strategie diverse ma due contro uno, la partita non è molto alla pari, ma sto difendendo la cosa più cara che mi sia capitata in tutta la vita, non m'importa giocare sporco ora.
Papà: è lui la ragione del tuo sorriso degli ultimi tempi?
Quella domanda mi spiazza, rimango a fissarlo per minuti. Ci ha fatto passare un'ora d'inferno solo per vedere come mi comportavo in presenza di tutti e due, per vedere se avrei scelto di stare con lui o con Niall, per capire quanto teniamo l'una all'altro, scusa se lo penso papà ma delle volte fai proprio dei ragionamenti dei cavoli fritti che si mangiano a merenda eh.
Io: papà vorrei presentarti Niall, Niall lui è mio padre.
Sorride rivolto a mio padre, che gli tende una mano che stringe volentieri senza aver capito una parola di quello che ci siamo detti.
Io: papà Niall è irlandese dovresti rispolverare il tuo inglese per farti capire.
Papà: uno più vicino no eh Alison?
Rido a quell'affermazione e mi allontano lasciandoli soli per andare a preparare qualcosa da mangiare, sperando che venga fuori qualcosa di commestibile. Non sono mai stata brava in cucina e penso che non né sarò mai in grado. Tendo l'orecchio per sentire come se la cavano Niall e mio padre nel salone, e mi scappa un sorriso; mio padre che tenta di fare due parole nel suo inglese striminzito e Niall che gli parla in spelling per cercare di farsi capire, meglio di un film comico.

Il pranzo è andato bene, mi sono trovata a far da traduttore per le loro conversazioni ma è stato divertente. Stavamo ridendo come dei matti quando il bussare alla porta interrompe le nostre risate.
Io: aspettavi qualcuno?
Papà: no e tu?
Scuoto la testa e vado ad aprire, mi trovo mia madre sulla porta. La sua espressione è seria e mette paura, mi fa pensare a tutto quello che ho fatto nella vita e soprattutto dove ho sbagliato. Entra senza aspettare che sia invitata a farlo, chiudo la porta e le corro dietro, provando a pensare a quello che potrebbe essere successo. Guarda male mio padre e soprattutto Niall; ma cosa ha fatto di male per meritarsi tutte queste occhiatacce da parte dei miei genitori?
Mi avvicino a lui e gli stringo la mano, non voglio passare un'altra ora d'inferno, mio padre gli si avvicina provando a spiegarle la situazione, ma sembra che le parole che pronuncia le entrino da un orecchio e le escano dall'altro. Continua a mantenere lo sguardo fisso sulle nostre mani intrecciate, quasi a volerle staccare con la forza del pensiero, per poi cambiare espressione e guardarmi dritta negli occhi. Sorride e mi abbraccia come solo una madre sa fare, mi spiega di aver incontrato Sharon mentre veniva a prendermi, che le ha detto che sarei rimasta da mio padre e c'era pure Niall con noi.
Mamma: ho pensato di farti un regalo, è avventato ma so quanto tenete l'una all'altro, parti tra una settimana e spero che a lui faccia piacere.
Gli sorride a sua volta Niall ricambia, mi metto a ridere e gli dico cosa sta realmente succedendo. Appena incanala la notizia il suo sorriso va da un orecchio all'altro, si avvicina a mia madre e la stringe in un abbraccio per poi passare a mio padre ma per fortuna a lui stringe solo la mano. Ritorna vicino a me e prima che possano dire qualsiasi altro cosa siamo già in camera mia, lontani da tutti.
Niall: ero venuto qui per dirti quello che provo per te, ma se sapevo che avrei ricevuto tutte quelle occhiatacce era meglio farti venire prima a Londra.
Gli sorrido e appoggio la testa sulla sua spalla. Abbiamo una settimana tutta per noi; una settimana per capire se saremo in grado di affrontare il mondo che ci circonda, la lontananza, le notizie su di noi, il suo lavoro, la scuola.
Niall: andrà tutto bene, siamo io e te contro il mondo, ma noi siamo più forti.
Noi, non mi dispiacerebbe farci l'abitudine a sentirlo pronunciare, soprattutto da Niall.
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Ciao:)
il mio ritardo è sempre più ampio e non sapete quando mi dispiace ma non trovo molto tempo per scrivere. Non sto ad annoiarvi con tutti i miei problemi, magari ci ha già pesato il capitolo, non ne sono molto convinta ma qualcosa dovevo riuscire a pubblicare ed eccolo qui.
Volevo ringraziare tutte le lettrici silenziose e se volete potete lasciarmi anche una recensione, ho tanti difetti ma non ho mai mangiato nessuno, giuro.
Mi scuso per eventiali errori di grammatica ma non ho avuto il tempo di rileggero.
Vi mando il mio solito bacione Sara

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Capitolo 14
*** Mi fido di te ***


Quando mi hanno detto che avrei passato un settimana a Londra non avrei mai pensato di trovarmi a condividere la casa con i One Direction al completo, certo non pensavo nemmeno che sarei stata tutto il tempo da sola con Niall ma qualcuno ha preso troppo seriamente le parole di mia madre: “dovete capire come potrebbe funzionare mettendo insieme le vostre vite, la sua da ragazza normale e la tua da ragazzo famoso”.
La settimana che abbiamo passato in Italia è stata semplice, mi accompagnava a scuola e mi veniva a prendere, non passavamo molto tempo a parlare, tornata da scuola dovevo studiare e lui rimaneva li con me; gli ripetevo le pagine appena studiate oppure stava li a guardarmi, in silenzio. La sera era il momento che preferivo, basta libri, eravamo solo noi. Uscivamo per il paese o semplicemente stavamo in casa a guardare un film o a parlare, cose semplici ma fatte insieme a lui valevano tanto per me. La settimana di Londra è molto più movimentata; sono chiusi in sala di registrazione per la maggior parte del tempo, mentre io cerco di non perdermi per le strade infinite di Londra. I primi giorni andavo con loro ma ad un certo punto mi sembra anche di disturbare, infondo stanno pure sempre lavorando anche se lo fanno con una semplicità tale da non farlo sembrare un lavoro ma un puro divertimento.
Alla mattina ho preso l'abitudine di andare insieme ad Harry a correre, cioè lui corre e io cerco di fare un po' di foto; la parte negativa della faccenda oltre alle occhiatacce che Niall gli riserva è la sveglia che suona alle cinque e mezza di mattina, solo lui sa come essere così scattante già alla mattina presto.
Harry: Ali svegliati, non farti tirare giù dal letto come tutte le mattine.
Io: ti avevo detto di non svegliarmi oggi, sono gli ultimi giorni che passo qui.
Harry: non fare la pelandrona ti aspetto all'ingresso tra dieci minuti.
Non mi da il tempo di rispondere che è già uscito dalla camera. Cosa mai mi è saltato in mente di chiedergli se potevo accompagnarlo, non mi poteva venire un crampo alla bocca almeno stavo zitta? Mi alzo cercando di non svegliare Niall ma mi fermo a fissarlo; è così tenero, solo lui sa come continuare a dormire quando una persona con la finezza di Harry Styles mi viene a svegliare con lui accanto. Il suo respiro regolare mi fa mettere ancora comoda vicino a lui e mi riaddormento, ma dura poco, sento ancora la porta aprirsi ma sta volta invece di parlare Harry mi prende in braccio e mi trascina in bagno mettendomi sotto la doccia e aprendo puntualmente l'acqua fredda. A contatto con l'acqua gelata apro di colpo gli occhi, ma che cavolo gli passa per quella testa riccia che si ritrova? Cerco di chiudere l'acqua ma il movimento mi fa sbilanciare e non so per quale forza della fisica finiamo entrambi a terra, e naturalmente la sottoscritta con la testa ancora sotto l'acqua gelata che continua a scorrere, alzo la mano per cercare di chiuderla ma trovo quella di Harry che sta compiendo lo stesso movimento. Quel piccolo contatto tra di noi mi provoca dei brividi lungo la schiena, una sensazione che fino a quel momento avevo provato solo a contatto con Niall, i nostri occhi s'incastrano l'uni negli altri e i brividi non tardano ad arrivare. Distolgo lo sguardo per farli smettere e cerco di tornare in piedi, mi tende la mano per aiutarmi ad alzarmi e prima che i brividi tornino ad offuscarmi, realizzo che tutto questo casino l'ha causato lui prendendomi in braccio.
Io: ma scemo?
Harry: guarda che hai fatto tutto da sola.
Io: oh giusto, strano pensavo di essere ancora nel letto, sarò sonnambula.
Harry: non intendevo quello.
Io: non importa ora sono sveglia, vado a mettermi qualcosa ti asciutto e arrivo.
Entro in camera chiudendomi la porta alle spalle, cosa mi sta succedendo? Perchè tutti quei brividi solo per un tocco? Era già successo che le nostre mani si sfiorassero che i nostri sguardi si incastrassero ma non avevo mai provato niente, io sto con Niall, e solo con lui dovrei provare queste sensazioni, non anche con i suoi migliori amici. Prendo dei panni asciutti e mi cambio quando sto per uscire la voce di Niall mi blocca.
Niall: Ali vai con Harry anche questa mattina?
Io: si, ma prima di andare devo dirti una cosa.
Torno ad occupare il posto che avevo lasciato libero e mi siedo incrociando le gambe, lui mi guarda pensieroso, ha imparato a riconoscere ogni mio movimento, gambe incrociate vuol dire disagio, ma non posso stare zitta anche se è solo una sensazione. Ci siamo promessi di essere sempre sinceri, anche per una cavolata, sappiamo entrambi che è una relazione complicata e non abbiamo bisogno di segreti che potrebbero complicarla maggiormente.
Io: è successa una cosa strana prima, Harry per svegliarmi mi ha infilato sotto la doccia gelata, siamo finiti a terra e per chiudere l'acqua ci siamo sfiorati la mano e mi ha fatto uno strano effetto.
Niall: uh, non è una cosa tanto positiva, ma forse è normale.
Io: lo so ma sappi che non... come sarebbe a dire normale?
Niall: siamo i tuoi idoli e con Harry hai legato molto rispetto agli altri.
Io: ma non dovrebbe succedere.
Niall: lo so ma mi fido di te.
Mi si avvicina e posa le sue labbra sulle mie, sento i brividi lungo la schiena ma sono brividi diversi da quelli provati con Harry. Con un semplice bacio è riuscito a chiarirmi ogni cosa, avrò pure provato dei brividi con Harry ma sono il nulla paragonati a quelli che mi fa provare Niall.
Niall: ora sei più tranquilla?
Sorrido e gli stampo un altro bacio prima di prendere la macchina fotografica e raggiungere Harry al piano di sotto, gli sorrido per fargli capire che è tutto a posto ed usciamo pronti per iniziare una nuova giornata.
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Ciao:)
sono tornata, con il mio solito ritardo, ma finalmente ce l'ho fatta.
Le cose si fanno serie tra Alison e Niall, possiamo dire che finalmente sono riusci ad essere una coppia felice, ma...
Se vi va potete lasciare una piccola recensione per farmi capire se la storia vi piace.
Ora è meglio se vado a dormire, un bacio Sara

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Capitolo 15
*** Pensieri ***


Non penso di aver mai visto un posto migliore di Hyde Park, i colori, l'atmosfera, è tutto così rilassante. Appena arrivati ci siamo separati Harry ed io, lui ha iniziato a correre per il parco, sparendo dalla mia visuale dopo cinque minuti, io ho preso posto sotto un albero, e ho iniziato a scattare alcune foto, ma è durata poco in quando mi sono addormentata come una bambina.
Harry: hai scattato molte foto?
La sua voce mi spaventa e mi fa svegliare di colpo. Inizia a ridere come un matto, cosa ci trova da ridere nello spaventare qualcuno a morte lo sa solo lui. Si siede di fianco a me e inizia a vedere le foto fatte, le commenta tutte facendo vedere la sua grande professionalità che è molto più bassa rispetto alla mia. Mi fa vedere l'ultima foto che ho scattato: è una sua foto mentre correre, non mi ero nemmeno accorta di stare fotografando proprio lui. Quella persona mi aveva affascinato, correva ma si vedeva che la sua testa era altrove, aveva altri millecinquecento pensieri per la testa e il primo non era correre ma cercare di scacciare tutti i pensieri per focalizzarsi solo su quello più importante. Avevo rivisto in quella persona l'Alison che ero prima di conoscere i ragazzi, spaventata da quello che poteva succedere appena girato l'angolo, con la testa sempre e perennemente tra le nuvole, che riusciva ad affogare nei suoi stessi pensieri e non riusciva a salvarsi se non grazie alle loro voci che filtravano tramite le cuffie perennemente nelle orecchie.
Harry: sono davvero belle.
Io: grazie ma non sono niente di che, sono una fotografa a tempo perso. A cosa pensavi?
Harry: quando?
Io: mentre correvi, sembrava che avessi la testa da un'altra parte.
Punta il suo sguardo verso un punto non preciso davanti a lui, come se stesse cercando di sviare la domanda. Vedendo quel gesto faccio cadere l'argomento senza insistere, non voglio far la figura della ficcanaso, ma farebbe piacere se iniziasse a confidarsi con me come io faccio con lui.

*Harry*

Alison: mentre correvi, sembrava che avessi la testa da un'altra parte.
Come riesce a farlo? Come riesce ad accorgersi che qualcosa non va solo guardando una persona?
Sta capendo più cose lei di me in questo periodo che io; quando ci siamo sfiorati sotto la doccia è stato strano, non avevo mai provato nulla di simile con nessuno, perché con lei? È la ragazza di Niall e soprattutto ha occhi solo per lui com'è giusto che sia in una relazione. Ogni volta che lo nomina o gli è affianco le brillano gli occhi, sembra quasi che si sente onorata di stare al suo fianco, mi ricorda un bambino a cui viene fatto il regalo che desiderava da tanto tempo.
Non posso iniziare a provare qualcosa per lei, devo far in modo di scacciare quel pensiero e se vuol dire mentirle e starle lontano sono disposto a farlo, non voglio rovinare tutto per un sentimento non ricambiato.
Io: non importa tranquilla.
Alza lo sguardo sul mio, gli basta quello sguardo per capire che non gli sto dicendo la verità, che c'è qualcosa più grosso dietro che nessuno dei due sa definire. Per entrambi la giornata è iniziata in modo anomalo, tutti e due stiamo avendo delle lotte interne per capire cosa sta succedendo, tutti e due sappiamo che restando indifferenti non miglioreremo la situazione, da qui in avanti può solo peggiorare.
Alison: è per quello che è successo sta mattina vero?
Io: Ali non mi sembra il caso di parlarne ora, domani torni a casa dovresti stare con Niall non con me.
Alison: è per questo che voglio chiarire, voi partirete per il tour estivo e io tornerò a casa, chissà tra quanto ci rivedremo.
Io: per una volta rimani nel dubbio.
Alison: fa meno male la verità che una bugia detta per nasconderla.
Distoglie lo sguardo dal mio e se ne va. Lascia tutto borsa, macchina fotografica; sono riuscito a farla chiudere nei suoi pensieri come era solita fare. Da quando aveva preso più confidenza con noi ci aveva raccontato di come le stavamo cambiando la vita, di come per una volta si sentisse davvero parte di qualcosa, di aver trovato dei fratelli che non aveva e di come l'avevamo aiutata prima ancora di conoscerla.
Lasciarla andare via senza cercare di spiegarle il motivo di quel silenzio è proprio lo stesso per cui lei vuole sapere, staremo lontani fino alla fine dell'anno, ho tutto il tempo per dimenticarmi di lei, ho tutto il tempo per capire cos'è il sentimento che provo per lei.
Tornato a casa la trovo abbracciata a Niall davanti alla porta, parlano in dei sussurri udibili solo da loro. Passandogli accanto per entrare in casa mi giunge quello più importante, quello che dovrebbe essere una sorpresa per tutti noi: Alison potrebbe trasferirsi da noi, lascerebbe l'Italia solo per poter stare con Niall. In questo momento mi sento la persona più stupida del pianeta, come ho potuto innamorarmi di Alison?
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Here I am:)
i miei ritardi sono sempre maggiori e mi dispiace un sacco davvero ma non riesco a scrivere niente che mi convinca fino in fondo. Leggo e rileggo fin quando non mi convinco che sto tardando troppo e pubblico. Fatemi sapere cose ne pensate. Sara

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Capitolo 16
*** Voci di corridoio? ***


Dicembre è il mese che preferisco di tutto l'anno; il freddo, la neve, il Natale, le vacanze, forse sono proprio loro a farmi amore questo mese, ma dicembre vuol dire anche pagella, e deve andare tutto bene. Devo ancora dire ai miei della proposta di Niall, è dal mio ritorno in Italia che non riusciamo a vederci e in tutto questo tempo non ho avuto il coraggio di dirlo ai miei. Sto aspettando il momento giusto, ma non ci sarà mai un momento giusto per dare questa notizia, dove lo trovo il coraggio di dirgli che vorrei andare a vivere con Niall? Che dopo le due settimane insieme abbiamo capito che non possiamo stare distanti? Che dopo tutti questi mesi di lontananza non vedo l'ora di poterlo stringere ancora a me?
Devo essere coraggiosa e buttarmi, domani sera siamo tutti e tre a cena insieme, hanno entrambi un annuncio da fare e lo farò anch'io, davanti a tutte e due con naturalezza come se stessi solo chiedendo di andarlo a trovare in Inghilterra ma fermandomi li più tempo del dovuto.
-

Sharon: quindi te ne vai?
Io: non lo so ancora.
Alessio: non puoi andartene così.
Io: vediamo dopo sta sera cosa succede.
Scendiamo dal bus e ci incamminiamo verso scuola, Alessio e Sharon sono le uniche persone che ne sono a conoscenza e forse dirlo a loro prima dei miei non è stata una grande idea ma è stata una simulazione per prepararmi con i diretti interessati. Non l'hanno presa tanto bene, ma meglio di come mi aspettavo forse per il semplice motivo che non è nulla di concreto, per ora è solo il sogno di due ragazzi che pensano troppo in grande. Mentre continuano a farmi domande sulla mia partenza entriamo a scuola e per mia sfortuna Vittoria ha sentito tutto quello che non dovrebbe sentire e in poco tempo tutta la scuola ne è a conoscenza.
Non riesco a fare un passo senza che qualcuno mi fermi, che mi chieda se sono davvero io la ragazza italiana che sta frequentando Niall, ed è per questo che parto per l'Inghilterra all'improvviso. Non rispondo a nessuna domanda, Sharon e Alessio mi trascinano lontano per chiuderci nel nostro solito bagno del secondo piano che nessuno usa, come se ci fosse davvero lo spirito di Mirtilla Malcontenta di Harry Potter che lo infesta. Per nostra sorpresa ci troviamo Eleanor intenta a sistemarsi il trucco; ci guardiamo sorpresi per qualche secondo il tempo che connetta che il suo ragazzo si è appena chiuso in un bagno con due ragazze e inizia ad urlargli contro parole sconnesse che non riusciamo nemmeno a capire. Ci mettiamo un secolo per farla calmare e per convincerla di stare tranquilla, per ricevere come risposta la stessa domanda che sto cercando di evitare da quando ho messo piede a scuole, della quale i diretti interessati non sanno ancora dell'esistenza della stessa domanda.
Eleanor: quindi ti trasferisci in Inghilterra?
Alzo gli occhi al cielo ed esco dal bagno per trovarmi la strada bloccata da Vittoria e Davide, da quando quei due fanno comunella? Sui loro volti appare un ghigno, segno che stavano aspettando proprio me. Cerco di evitare i loro sguardi e vado nella direzione opposta, sapendo di dover attraversare tutto l'Istituto per arrivare in classe, ma vengo bloccata da una mano senza volto che mi trascina in un'aula deserta.
Prof: cosa sono queste voci della tua imminente partenza per l'Inghilterra e il tuo ritiro da scuola?
Bene, perfetto direi; adesso ci si mette pure la professoressa di religione a fare domande, siamo messi proprio bene. È considerata la psicologa della scuola, tutti i ragazzi che seguono il suo corso gli confidano i loro segreti, paure, gli argomenti più personali possibili. Mi chiedo come fanno, è pur sempre una professoressa, potrebbe bastare una parola sbagliata e succede un macello.
Continua a fissarmi in attesa di una risposta, che purtroppo da me non avrà mai, in fondo non la so nemmeno io. Ok che seguo il suo corso, ma non sono messa tanto male da andare a raccontare i fatti miei alla prima persona che fa la dolce nei miei confronti, che crede di capire quello che passano i suoi studenti.
Il suono della campanella attira la mia attenzione e con un “devo andare in classe” mi libero dall'interrogatorio fallito e mi precipito in classe sapendo di arrivare in ritardo e soprattutto che l'argomento non cadrà da solo; tutti voglio delle risposte, capire quello che sta realmente succedendo. Questo accade nelle piccole città, dove tutti ti conoscono e sanno tutto di te, basta solo un nuovo taglio di capelli per far parlare di te per una settimana, ma quanto potrebbe parlare la gente se una ragazza del posto si fidanzata con un membro della band più famosa del momento? Quello che sta succedendo adesso: sguardi, bisbiglii mentre passi per i corridoi, persone che neanche conosci ti salutano, ti indicano, mettono in giro strane voci e cosa peggiore di tutte:
La signorina Evans Alison è pregata di recarsi dal preside immediatamente”.
In quel momento capisco che se questa mattina quando mi sono alzata avevo una piccola speranza di andare a vivere con Niall, si è infranta vedendo i miei genitori entrare a scuola, vedere sui loro volti la delusione per qualcosa che non s'immaginano nemmeno, capire in quel momento che non mi è concesso per una volta dare più importanza a me stessa che alle persone che mi circondano.

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Chiedo umilmente perdono, se c'è ancora qualcuno che legge la storia, perdonatemi. Quando ho pubblicato il primo capitolo non avevo nessuna intenzione di tardare così tanto per i successivi. Sto cercando di buttare giù il diciassettesimo capitolo e spero di pubblicarlo al più preso.
Scusatemi ancora, Sara

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Capitolo 17
*** Mi dispiace ma è no ***


Non avrei mai pensato che un giorno avrei avuto timore ad entrare dal Preside, quella porta non mi aveva mai intimorito; ci entravo a testa alta, convinta di quello che andavo a chiedere e uscendo di lì con una risposta che si poteva chiamare tale. Ora vorrei solo che quella porta sparisse, che i miei genitori non fossero seduti di fronte al preside aspettando il mio arrivo. Oggi doveva essere un giorno perfetto, potevo lasciare questo paese e ricominciare tutto da capo con Niall, potevo stare con lui senza la paura della tournée, ma tutto mi è sfuggito di mano come un bicchiere che cadendo a terra, va in frantumi. Fisso la porta sperando che si dissolva, che tutta questa giornata riparta dall'inizio, proprio come un brutto sogno. Chiudo gli occhi sperando di riaprirli e trovarmi in classe, mezza addormentata a seguire la lezione, ma riaprendoli mi rendo conto di sembrare una perfetta idiota davanti alla porta cercando di trovare il coraggio d'entrare e trovarmi il preside insieme ai miei genitori, delusi della propria figlia che... No, fermi tutti. I miei sono stati convocati a scuola perché tutti credono che vado in Inghilterra, solo stati convocati solo perché Vittoria ha origliato una conversazione in corridoio, posso farla passare come tale. Devo solo cercare di fare la disinvolta, far vedere di non sapere il motivo di quella convocazione, in fondo tutti mi hanno chiesto se la storia è vera, ma nessuna ha ricevuto una risposta e questo è tutto a mio vantaggio.
Busso alla porta aspettando il permesso d'entrare, quando sento risposta entro cercando di non vedere i miei genitori e rivolgermi solo al preside.
Io: voleva vedermi?
Preside: si accomodati pure vicino ai tuoi genitori.
Mi volto a guardarli, sono privi di espressione entrambi ma non ne capisco il motivo, forse nemmeno loro sanno il motivo della convocazione.
Io: è successo qualcosa di grave?
Papà: quand'è che hai deciso di lasciare la scuola?
Sbarro gli occhi e non per farmi vedere sorpresa ma per il tono di voce che ha appena usato. È deluso ma non ne capisco il motivo, in fondo sono ancora loro che devo dare il permesso, e sanno esattamente che situazione ho con Niall in questo momento, e dovrebbero sapere che non mi permetterei mai di mettere in giro delle voci senza averne prima parlato con loro, ma forse non mi conoscono così bene come credo. Se la gente parla non è affatto colpa mia, parla senza pensare alle parole che dice, senza attivare la materia grigia che tutti abbiamo, ma forse qualcuno non ha ancora capito bene come funziona.
Io: sono qui per questo? Per delle voci di corridoio? È da quando ho messo piede a scuola che mi dicono perché parto per l'Inghilterra e non capisco chi l'ha messa in giro.
Preside: una ragazza, ti ha sentito mentre ne parlavi con dei ragazzi fuori da scuola.
Oh bene adesso non posso nemmeno parlare con Sharon ed Alessio in santa pace, sono la sorvegliata speciale del paese, ed è naturale che tutti devono essere a conoscenza di quello che faccio, mi sembra più che giusto.
Alzo gli occhi al cielo cercando le parole meno volgari che mi vengono in mente e cercando la calma necessaria per rispondergli, ma non credo di esserne in grado. Mi volto verso mia madre che mi guarda a sua volta, ha già capito tutto, sa già che non sono voci di corridoi e che volevo dirglielo sta sera a cena, e il suo sguardo mi fa già intendere la risposta che tutti cercano, che io non sono in grado di accettare così facilmente. Devo essere io a dirglielo, dobbiamo essere solo noi tre, seduti a quel tavoli in cucina. Devono dimenticarsi di tutto questo e sentire il motivo per cui lo sto facendo, non è solo una pazzia adolescenziale, è qualcosa di molto più grande.
Io: appunto stavo parlando con Sharon ed Alessio, e la ragazza ha capito male, stavamo parlando dei viaggi studio e ho detto che mi piacerebbe tornare in Inghilterra a farne uno.
È la prima cosa che mi è venuta in mente e forse la più credibile. Il preside sembra credermi, non c'è nulla di male a sognare di voler fare un viaggio studio e lui dovrebbe anche incoraggiare a farli.
Mamma: Alison sappiamo di cosa stavi parlando- ti prego non dirlo, fermati. Non davanti al preside, non a scuola ti prego- mi dispiace ma è no.
Come se la sedia bruciasse a quelle parole scatto in piedi e con un "con permesso" esco da quell'ufficio e mi dirigo in classe. Mi siedo al mio posto e con l'aiuto di Sharon prendo il filo del discorso per perderlo due secondi dopo distratta dal rimbombo delle parole di mia madre nella testa.

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ciao:)
l'ho scritto in una notte visto che non riuscivo a dormire per l'agitazione .-. non so come può essere venuto fuori, questo dovete dirmelo voi se vi piace fatevi sentire. Spero di riuscire a tornare a pubblicare una volta a settimana se non riesco avete tutte le ragioni per tirarmi dietro qualsiasi cosa ma una cosa chiamata maturità mi terrà impegnata per tutto l'anno.
Mi sono divulgata anche troppo vi lascio, Sara.

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Capitolo 18
*** Voglia di crescere ***


È passata una settimana dalla scenetta nella presidenza, e quel no continua a rimbombarmi nella testa senza darmi tregua. Alla fatidica cena ho provato a fare anch'io il mio annuncio dopo la promozione di mia madre e la compagna di mio padre, ma mi hanno zittito con un sappiamo già tutto e senza dare ulteriori spiegazioni; come quelle che sto cercando di scrivere sul foglio bianco che è davanti a me da più di mezz'ora e non sono riuscita a riempire nemmeno la prima riga.
Il biglietto aereo sembra bruciare dentro al cassetto per uscire dal suo nascondiglio, lo accontento e lo osservo per la milionesima volta. Un biglietto di sola andata per Londra, la mia amata Londra, che è stata capace di farmi innamorare di lei con un solo sguardo, che mi ha insegnato che se tengo davvero a qualcosa di lottare fino alla fine per riuscire a raggiungerlo, senza mai voltarmi indietro. Forse è proprio questo il motivo per cui ho comprato il biglietto, voler dimostrare alla gente che mi circonda che se si ha il coraggio, nulla è impossibile.
Immersa nei pensieri non mi sono resa conto che la mano aveva riempito il foglio bianco, non ho il coraggio di rileggerlo, rileggerlo vuol dire non tornare più indietro guardare avanti nella speranza che il passato non ti rincorra.
"Cari mamma e papà, mi dispiace, mi dispiace davvero tanto per quello che ho fatto, ma so di aver fatto la cosa giusta per me. Per la seconda volta ho voluto mettermi prima degli altri, magari questa volta tenendo tutto per me andrà meglio. Penso che lo sapete dove sono diretta, e questo dovrebbe farvi stare più tranquilli.
Mi avete insegnato che la vita è dura e per camminare a testa alta, dobbiamo essere più duri di lei, in questo momento sto seguendo i vostri insegnamenti. Voglio che sappiate che avete fatto un lavoro magnifico, non potrei avere dei genitori migliori di voi, nonostante le urla, i litigi, la separazione non mi è mai mancato niente. Sono fieri di voi e conoscendoti mamma ti dico già che non hai sbagliato niente, non sono scappata di casa, sto solo cercando di diventare grande, di vivere la vita di una normale diciassettenne che vuole stare col suo ragazzo. Vi sono debitrice in tutto, vi voglio bene.
Alison."

Continuo a leggerla cerco di trovare un buon motivo per strappare il biglietto e la lettera, ma non riesco a trovarne nemmeno uno. Mi sento male a pensare che sto facendo tutto alle spalle di tutti. Domani invece di prendere il bus per andare a scuola, prenderò quello per la stazione, il volo è all'una ho tutto il tempo per andarmene, sperando che sia in orario e che nessuno avverta i miei della assenza da scuola, solo per domani ho bisogno di molta fortuna.
"Ali sta mattina c'è sciopero quelli di quinta non fanno entrare, colazione al bar e poi un giro in centro? Sha"
Forse la fortuna inizia a girare dalla mia parte, nessuno potrà avvertire mia mamma che non sono a scuola. Per lei sarò a scuola, non in aeroporto ad aspettare il volo.
Provo a chiamarla per vedere se è ancora in casa o se é già uscita per andare al lavoro; non ottengo nessuna risposta. Da sotto il letto prendo la valigia e la borsa preparata il giorno prima, prendo il biglietto e la lettera. Prima di uscire guardo la mia camera, le foto, i poster, non ho staccato niente, forse per paura di tornare a casa sta sera o forse per far capire a mia mamma che non è un addio, che la sua bambina sta crescendo ma non vuole andarsene del tutto, che resteró sempre la sua piccola Alison. Lascio la busta sul tavolo, e mi chiudo la porta alle spalle.
Il rumore della porta chiusa mi ha riempito la testa fino a quando non hanno chiamato il volo. Li tutte le paure sono sparite sostituite dall'emozione di vedere Niall dopo troppo tempo. Prima di spegnere il cellulare ho avvertito Louis del mio arrivo, voglio fargli una sorpresa, un regalo di natale inaspettato e molto desiderato.

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eccomi qui,
sono tornata nei miei standard, e spero di continua a pubblicare ogni sabato.
Cosa ne pensate del capito? Alison è andata a Londra da Niall ma se Niall sta facendo la stessa cosa?:)
con questo dubbio vi lascio, un bacio Sara

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Capitolo 19
*** La ragazza del mio migliore amico ***


*Niall*

"I miei non mi hanno voluto ascoltare, continuo a provare ma non so fino a quando me lo permettono prima di gridarmi contro che non posso più nemmeno venire a Milano per i concerti. Appena ho novità ti avverto. Alison"
Ora mai è una settimana che mi alzo con in testa il messaggio di Alison, non so che fare per provare a convincere i suoi. Ci hanno lasciato insieme per due settimane, credevano che dopo avremo capito che non siamo fatti l'uno per l'altro? Che avremmo deciso di lasciare stare tutto?
Ma non è stato affatto così, ci siamo lasciati per il tour in America, ma avrei voluto portarla con me. Non possiamo stare insieme come una normale coppia, abbiamo imparato a fidarci l'uno dell'altra senza dubbi, non ci sono permessi.
L'ho portata dentro a una situazione più grande di lei cercando di fare di tutto per non deluderla, per non darle motivo di spaventarsi e scappare. Andrei io stesso in Italia ma non mi è concesso, faccio un lavoro che amo, ma è orribile quando non puoi pensare di fare le cose come tutti i ragazzi della tua età. È una cosa che ora mai ho accettato ma non intendo farla accettare ad Alison, lei ha tutto il diritto di fare una vita normale e forse è questo che mi ha spinto a prendere un biglietto per l'Italia. Sono disposto a stare tutto il tempo libero con lei, cercare di far coincidere tutto forse i suoi si convincono a farla restare con me.
I ragazzi non sanno niente della mia partenza, ho avvertito solo Sharon almeno per organizzare qualcosa, la porta in centro visto che domani ci sarà una sciopero a scuola e i ragazzi di quinta non fanno entrare.
Harry: Niall noi usciamo vieni an...
Non completa la frase, la sua attenzione è sulla borsa e il biglietto che tengo in mano. Scoperto con le mani nel sacco, come un bambino che mangia le caramelle di nascosto dalla mamma.
Io: ti prego non dire niente.
Harry: quando parti?
Io: domani alle 11
Harry: abbiamo lo stesso volo.
Sgrano gli occhi, cosa vuol dire abbiamo lo stesso volo? Perchè voleva andare da Alison?
Harry: so quello che stai pensando ma lo faccio in buona fede. So quanto tieni a lei e quanto lei tiene a te. Non odiarmi perchè sai quello che provo per lei.
Non posso odiarlo, lo stesso giorno che ho detto hai ragazzi di aver invitato Alison a stare con noi, è venuto a raccontarmi quello che era successo in bagno. Ha usato le stesse parole di Alison, senza tentennare neanche un secondo, sapeva quello che stava dicendo. La cosa non è molto rassicurante, il mio migliore amico si è innamorato della mia ragazza e qualcosa mi dice che anche Alison si stia innamorando di Harry. Forse dovrei lasciare andare Harry, ora tocca a loro capire cosa sta succedendo e io non devo centrare nulla, stiamo per compiere un passo importante e dobbiamo esserne consapevoli tutti e due.
Io: lo so ed è per questo che ti faccio partire da solo. Avete bisogno di un po' di tempo per voi, cerca solo di farla venire qui qualunque cosa accada.
Mi guarda con gli occhi strabuzzati e come non dargli torto, non ci credo nemmeno io alle parole appena pronunciate ma è giusto che sia così.
Harry: starete insieme Niall te lo prometto.
Detto questo esce dalla stanza lasciandomi solo. Penso di aver fatto la cagata del secolo, ma è giusto che sia così, io la mia scelta l'ho fatta ora tocca solo a lei.

*Harry*

Non avrei pensato che mi lasciasse partire da solo. Mi sono innamorato di Alison per sbaglio, è la felicità fatta a persona, riesce a trasmetterti tranquillità guardandoti soltanto, standoti accanto. Ma forse mi sono innamorato di lei perchè mi ricorda una ragazzino riccio che lavorava in una panetteria prima di diventare cantante.
Lei ha scelto Niall, è innamorata di lui e non potrebbe mai lasciarlo. Mi ha raccontato che Niall è, stato il primo in tutto e questo la fa sentire protetta, di sua proprietà, non potrà mai lasciarlo.
È questo il motivo che mi ha spinto a prendere l'aereo che mi ha portato in Italia, devono essere felici loro due, io sono solo l'effetto collaterale, per me Alison deve rimanere la ragazza del mio migliore amico.

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Chiedo umilmente perdono a tutti!
È passato troppo tempo dall'ultima volta che ho aggiornato ma il ritorno a scuola mi ha sconvolto, e l'esame che dovrò affrontare alla metà di giugno mi lascia il tempo per dormire le sei ore canoniche.
Non è una giustificazione adeguata ma ci tenevo a dire il vero motivo che mi impedisce di aggiornare regolarmente.
Spero ci sia rimasto ancora qualcuno a leggerla, se è così spero che il capitolo non vi deluda.
Un bacione Sara

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Capitolo 20
*** Holmes Chapel ***


*Alison*

"Rispondi Harry, rispondi cavolo".
Appena atterrata a Londra mi sono trovata 30 chiamate perse da parte di Louis e un messaggio sempre suo:"Harry sta venendo in Italia."
Non riesco a mettermi in contatto con nessuno dei due, se Harry va a casa mia succede un casino.
Tu...tu...tu....
Harry: Alison cosa succede?
Io: ti prego dimmi che non sei in Italia.

Lo sento ridere. E ora cosa ci trova tanto da ridere? È una situazione critica questa.
Io: non c'è niente di divertente!
Harry: dovresti sentire la tua voce. No Louis mi ha fatto chiamare dall'aereo c'è mancato poco e ora sono dietro di te e non te ne sei nemmeno accorta.
Mi volto e stacco il telefono, vedo il riccio salutarmi con la mano e continuare a ridere.
Gli vado incontro e lo stringo forte, mi ha fatto prendere un colpo che neanche s'immagina. Dopo un attimo di stupore ricambia l'abbraccio.
Harry: solo che adesso dovremmo fare un po' di strada, ti porto a Holmes Chapel, Niall è d'accordo vuole che sistemiamo le cose tra noi.
Quando pronuncia quel noi, lo stesso brivido provato nella doccia torna a farsi sentire. Cosa vuole dimostrare Niall con questo? Mi sta mettendo alla prova? Non si fida di me?
Sono troppe le domande e troppe le risposte ma non posso darmele da sola; dev'essere lui a darmele e deve darmele di persona.
Io: prima devo parlare con Niall, poi andiamo dove ti pare.
Prendo la valigia e mi dirigo fuori dall'aeroporto, provo a fermare un taxi ma la mano di Harry sulla mia me la fa abbassare bruscamente.
Brividi, brividi e ancora brividi, io non posso pensare di passare con lui ancora un secondo. Cosa mi sta succedendo? io sono venuta qui per stare con Niall e lui che fa? Mi manda Harry a dirmi che passeró con lui un po' di giorni?
Se questo è un gioco non voglio proprio farne parte, io amo soltanto Niall e questo non cambierà mai. Posso provare qualsiasi cosa per Harry ma non sarà mai come con Niall. Ed proprio questo che non riesce a capire, ce l'ho messa tutta, ma se dobbiamo fare questa sceneggiata va bene, ma facciamo a modo mio, con le mie regole, dove sono sicura di non fare cavolate più previsto.

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Io: mamma calmati, ti prego.
Mamma: calmarmi? Ti rendi conto di quello che hai combinato? Partire così senza dire nulla, e se ti succedeva qualcosa?
Io: mamma non è successo niente, sto bene, sono con i ragazzi non potrà succedermi niente se sono con loro.
Sbuffa per poi arrendersi all'evidenza che ormai sono in Inghilterra insieme a Niall e tutti gli altri e che niente mi farebbe tornare a casa. Ho omesso il fatto di essere a casa di Harry a Holmes Chapel per questa settimana sapendo bene come avrebbe reagito, come biasimarla, non ho reagito bene nemmeno io.
Chiunque darebbe qualsiasi cosa per essere al mio posto e l'unica cosa che cerco di fare è di stare chiusa in casa, lontana dal mondo esterno e soprattutto dal riccio che gira per casa e che ogni mattina mi prepara la colazione prima di andare a correre.
Harry: tu sta sera vieni con me.
Alzo lo sguardo dal piatto e punto il mio sguardo nel suo. Mossa sbagliata Ali; facendo quel movimento so già che sta sera mi trascinerà in qualche locale strano di cui non m'importa nulla.
Io: se dicessi di no?
Harry: ti trascino, non hai fatto niente in questi giorni, se permetti sta sera voglio andare a divertirmi con la mia migliore amica.
Alzo gli occhi al cielo, questa è la sola risposta che ha ricevuto da me. L'unica cosa importante è tenermi fuori dalla portata dell'alcol, sono con Harry e in più incavolata nera con Niall, non voglio nemmeno immaginare quello che potrebbe succedere.
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Ciao a tutti,
non so quanto il miei ritardi siano diventati grandi, mi sento ripetitiva ma davvero, non riesco a scrive se non durante il tragitto in bus da scuola a casa. Cercherò di buttarmi sulle vacanze di natale a scrivere il più possibile, ma siamo già pieni di verifiche. Penso di starvi annoiando con i miei problemi vi lascio.
Un bacione Sara

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Capitolo 21
*** Addio ***


*Harry*
Sento il sole battermi in faccia e questo mi fa svegliare, noto che il letto di fianco a me è occupato. Provo a fare mente locale di quello che è successo ieri, e tutto si blocca col ricordo di Alison e me che ridiamo come matti. Provo a sforzarmi di ricordare ma niente, l'unica cosa che ottengo è un mal di testa maggiore di quello che ho già. Mi volto verso la ragazza ma non riesco a vedere chi è, la mia attenzione passa al telefono che vibra sul comodino.
Io: pronto?
Niall: Sono Niall tutto bene? State già tornando?
Io: Niall ciao, eh no ieri abbiamo fatto tardi mi sono appena svegliato, il tempo di prepararci e partiamo. Dovremmo arrivare sta sera.
Niall: ok vi aspettiamo per cena allora.
Gli do conferma e chiudo la chiamata, la mia attenzione torna sulla ragazza al mio fianco e solo ora mi accorgo che si tratta di Alison.
Com'è potuto succedere? È la ragazza di Niall cavolo, la sua ragazza non la mia!
Mi alzo sperando di non svegliarla, ma non riesco nel mio intento. Mi guarda e nel suo sguardo vedo il riflesso del mio; siamo entrambi consapevoli della cagata che abbiamo fatto e nessuno dei due sa come potrebbe rimediare.
Il suo volto si riga di lacrime, cerco di consolarla ma mi butta fuori dalla mia stessa camera. Le parlo attraverso la porta per farla calmare ma ottengo solo degli insulti, cosa che non mi sarei mai aspettato da lei. Provo a sistemare qualcosa prima di partire ma non riesco a far niente; la testa pulsa e non c'è modo di fermarla, se cerco di ricordare qualcosa peggiora e fermando i ricordi diminuisce e basta. Ma non voglio fermarli, devo trovare un misero ricordo che mi faccia capire com'è andata veramente, che non è successo davvero quello che pensiamo entrambi.
Tutti i ricordi confermano quello che pensiamo e posso solo guardarla uscire dalla sua camera con la valigia e andare ad aspettarmi in macchina. Non ho mai voluto questo, non volevo intralciare nessuno. Lei ama Niall, l'ha sempre amato, dovevo farmi da parte e non lasciare che Niall mi permettesse di fare questo viaggio con lei.
*Alison*
Lo sapevo, lo sapevo che non dovevo farmi convincere ad andare con lui, sia a Holmes Chapel che in quel cavolo di pub.
Salgo in macchina e dopo pochi minuti sento lo sportello sbattere e partiamo diretti a Londra. Harry cerca di far conversazione, non ottiene nessuna risposta da parte mia, ma questo non lo ferma.
Harry: Alison mi puoi ascoltare almeno?
Io: concentrati sulla strada.
Harry: oh dunque parli?
Io: non ho intenzione di parlare di quello che è successo, come non avevo intenzione di venire in quel pub, come di venire ad Holmes Chapel con te.
Harry: ma non sapp...
Io: so quello che ho fatto Harry, è da quando mi sono alzata che rivivo la serata di ieri.
Harry: eravamo ubriachi.
Io: mi è piaciuto Harry, questo fa cadere l'argomento?
Il suo sguardo si sposta dalla strada al mio volto. I nostri occhi s'incastrano e subito dopo i suoi tornano sulla strada, non abbastanza velocemente per evitare la macchina che ha invaso la corsia.
*Niall*
Portata via, l'hanno riportata in Italia. I suoi genitori sono venuti a conoscenza dell'incidente e hanno praticamente obbligato l'ospedale a trasferirla in Italia. Ho fatto solo in tempo di vederla passare davanti, senza poter far nulla, senza nemmeno sapere quello che davvero stava succedendo. Cerco la stanza di Harry aprendo tutte le camere. Quando trovo la sua lo vedo in piedi davanti alla porta, lo sbatto contro il muro ma Louis lo libera subito dalla mia presa per mettersi in mezzo.
Louis: Niall calmati.
Io: calmarmi? Non so quello che gli è successo, me l'hanno portata via davanti a gli occhi.
Harry: ha subito un trauma cranico, l'hanno stabilizzata per portarla in Italia. Questo è tutto quello che ho sentito, ora se vuoi tirarmi un pugno fallo pure.
Stabilizzata. Trauma cranico. Le gambe si fanno molli sotto il mio peso e mi ritrovo seduto a terra. Riesco solo a pensare di averla persa, che tutto quello che abbiamo costruito in due anni è andato perso in uno schiocco di dita.
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Buon pomeriggio,
ora mai nel mio spazio autrice ci sono solo scuse per il ritardo, ci sono anche oggi. Non so quante persone sono rimaste a leggerla ma vorrei ringraziarle di cuore per essere rimaste dopo tutti i ritardi. Mi piacerebbe sapere cosa pensate della storia, dove posso migliorare oltre nella puntualità, e soprattuto cosa vi aspettate. Cerco di mettere un po' di me stessa in ogni capitolo e cerco di far intrerpretare Alison ad ognuno di voi; vorrei capire se ci sono riuscita, questa sarebbe la mia vittoria. Detto questo vado, un bacione a tutti. Sara

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Capitolo 22
*** Pulsante rosso ***


*Alison*
Apro piano gli occhi per farli abituare alla luce, devo sbatterli più volte e appena aperti li richiudo per paura di quello che mi circonda. Sono in una stanza piena di macchinari strani e una ragazza è addormentata sul letto. Premo il pulsante rosso vicino alla mano; una, due, tre volte, fino a quando non entra una persona vestita di bianco. Fa alzare la ragazza che mi guarda con gli occhi lucidi e la fa accompagnare fuori. Inizia a controllate i macchinari e quando si avvicina inizio a premere con più insistenza il pulsante rosso nella mia mano. Il mio gesto fa correre nella stanza altre persone vestite di bianco, mi guardano per poi passare al signore già presente in stanza.
Dottore: stai tranquilla, nessuno vuole farti del male.
Io: mi fa stare più sicura premere il pulsante, posso continuare?
Mi sorride dolcemente come se la domanda gli fosse stata fatta da una bambina per chiedere il permesso per mangiare una caramella. Ma io non sono una bambina io sono... ho...
Cosa sta succedendo? Torno a premere il pulsante presa dall'ansia, il dottore me lo toglie di mano.
Dottore: ferma i ricordi, tutto quello che devi sapere te lo dirò io ma tu non devi cercare di ricordare per ora, è ancora troppo presto.
Provo a bloccare tutto come mi ha detto ma non ci riesco, vedo un muro nero davanti a me e cerco nuovamente il pulsante rosso, me lo porge per poi dedicarsi ad una macchina ed inizio a cadere in un sonno leggero.
Al mio risveglio sono sola, cerco il pulsante rosso ma è posato sulla sedia, segno che non la sono del tutto. La porta si apre ed entra un ragazzo e prende posto sulla sedia, poggia il pulsante rosso sul letto; quando si accorge che sono sveglia lo sposta lontano da me.
X: come ti senti?
Io: bene, almeno credo. Tu non sei un medico giusto?
Alessio: no io sono solo Alessio.
Io: beh solo Alessio tu te lo ricordi almeno.
Alessio: tu sei Alison, hai quasi diciott'anni e sei la mia migliore amica. Più di questo non posso dirti.
Io: la ragazza che era qui prima?
Alessio: Eleanor, la mia ragazza.
Io: e io ho il ragazzo?
Quella domanda lo spiazza, quando sta per rispondere la porta si apre ed entra il dottore. Ricontrolla i macchinari e mi sorride, dicendo più ad Alessio che a me che è tutto sotto controllo e quello che ci vorrà da qui in avanti sarà solo pazienza e speranza di poter recuperare la memoria.
*Alessio*
Alison: e io ho il ragazzo?
Quella domanda mi paralizza, non saprei cosa risponderle; i suoi genitori sono stati chiari non deve sapere niente nè di Niall nè degli altri componenti della band. Quando sto per risponderle entra il dottore, controlla i macchinari e mi comunica che è tutto a posto tranne per la memoria ma quello ci vorrà solo pazienza e tempo, sperando che ritorni.
Esco dalla stanza e trovo Eleanor e Sharon che parlano di Alison. Mi intrometto raccontando della scena appena successa in camera. La loro reazione è simile alla mia, come biasimarle avevamo messo in conto questa domanda, ma non così presto.
Sharon: e tu cosa le hai risposto?
Io: niente il dottore è entrato appena in tempo. Non possiamo mentirle, se ne accorgerá subito.
Sharon: se ne accorgeva subito.
Eleanor: ragazzi è la stessa Alison di quando l'avete conosciuta, dovete solo aver pazienza. Se volete glielo dirò io, non siamo riuscite ad avere molto confidenza e mi piacerebbe acquistarla.
Io: per me non ci sono problemi.
Sharon: lei voleva lo stesso, ma quelle volte che decidevamo di fare qualcosa arrivava un messaggio da Niall, e beh ero io la prima a dirle di andare che noi ci saremo viste poi a scuola. Non avrei mai pensato che un giorno si sarebbe dimenticata tutto.
Lei non si è dimenticata, non ricorda, come quando ci si prepara per un'interrogazione: studi giorno e notte e quando arrivi alla cattedra c'è quel piccolo particolare che non ricordi e il tuo compagno di banco te lo suggerisce, stesso principio, contesto diverso. Dobbiamo farle ricordare la sua vita omettendone il periodo migliore.

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Ciao,
non ci credo nemmeno io che dopo una settimana sono riuscita a pubblicare, forse è per questo che ha nevica. Anyway non voglio divulgarmi oltre, vi auguro buona serata e buon inizio settimana.
Bacio Sara

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Capitolo 23
*** Ragazzo riccio ***


"Sono Alison Evans, ho diciott'anni e sono in quarta superiore, sono figlia unica, i miei genitori sono separati da quasi due anni. Sharon e Alessio sono le mie ancore, Eleanor la ragazza di Alessio che inizio a conosce per la prima volta."
Queste sono le condizioni che mi sono posta di ripetermi ogni mattina appena sveglia, per iniziare a ricordare devo riuscire a ricordare tutto quello che c'era prima. La scuola me la ricordo, o almeno quell'edificio fatto di mattoni rossi, ne ho passate tante li dentro, ma non riesco a ricordarne nemmeno una. Com'è possibile che la gente si dimentichi chi è? eppure succede, e io sono un esempio. Non mi sono mai sentita così persa, ad ogni passo ho bisogno o di Alessio o Sharon per paura di sbagliare, di poter saper qualcosa che nelle mie condizioni devo evitare, forse è per questo che nessuno mi sa dire chi sia quel ragazzo riccio dagli occhi verdi che continua a tormentarmi.
Sharon: ricordato qualcosa in più oggi?
Io: no, solo che il ragazzo dagli occhi verdi è riccio, davvero non sai chi sia?
Sharon: no, a scuola ci sono un sacco di ragazzi, magari lo hai visto in corridoio.
No, non è un ragazzo della scuola, ne sono sicura ma non riesco a ricordare dove l'ho visto. Ho un vuoto che nessuno riesce a colmare, non capisco se è perchè non devo saperlo o perchè l'ho vissuto da sola con lui.
Io: Ale tu sai di chi sto parlando?
Alessio: no, a scuola non ho mai visto un ragazzo ricci dagli occhi verdi, magari lo hai visto sul pullman per andare da tua mamma.
Io: ok basta. Voi lo sapete di chi sto parlando, è per colpa sua che ho perso la memoria?
Sharon: Ali non possiamo davvero, stiamo cercando tutti i modi per farti tornare i ricordi al momento giusto e ora non è il momento di dare il volto a quel ragazzo.
Io: lo prendo per un si.
In quel momento vedo l'incidente, noi due in macchina che discutiamo di qualcosa e la macchina che invade la corsia, è tutto il contrario e questo può significare che non ero in Italia. Cerco di focalizzarmi sul suo volto e finalmente riesco a vederlo, non è un ragazzo visto in corriera, nemmeno uno di scuola, è il ragazzo che mi ha fatto lasciare l'Italia per stare insieme a lui.
Io: in ospedale ti ho chiesto se ero fidanzata, è lui il mio ragazzo. Perchè non me l'avete detto? Da cosa mi stare proteggendo?
Alessio: dalla verità, tu sei fidanzata ma non con lui. Nessuno sa per quale motivo eri con lui invece che con...
Sharon: Alessio no, non deve saperlo, mi dispiace Ali ma ti abbiamo detto fin troppo.
Entrano a scuola lasciandomi nei miei pensieri, e come se avessi già vissuto questa scena mi volto e vedo un ragazzo che mi fissa. Mi avvicino, consapevole di non dover dargli confidenza ma sono sicura che sia qui per farmi capire quello che non riesco ancora a ricordare.
*Louis*
Non avrei mai pensato che una ragazza potesse cambiare così tanto Niall e Harry, sono a pezzi entrambi e nessuno riesce a trovare la cosa giusta da dire. Harry non riesce nemmeno a guardare in faccia Niall per il senso di colpa, sta con noi solo per il tempo necessario e dopo si chiude in camera e Niall è dello stesso avviso. Io posso solo guardare due dei miei migliori amici cadere a pezzi senza che nessuno riesca a raccogliere i cocci.
Io: Harry sono Louis, lasciami entrare.
È tutto il pomeriggio che cerco di parlargli e lui continua a chiudermi fuori. Ho bisogno di parlare con entrambi ho un volo per l'Italia e non posso arrivare li senza sapere tutto o quasi tutto quello che ha passato con noi. Niall è da ieri che mi parla di lei e credo di essere andato oltre al possibile ma ora tocca a Harry devo sapere cos'è successo tra loro ad Holmes Chapel e può dirmelo solo lui. La porta si apre il tempo necessario per farmi entrare e la serratura scatta dietro di me. Si siede sul letto e mi accomodo accanto a lui. Nessuno dei due parla, sa già la domanda che gli devo fare ed è per questo motivo che si chiude in camera ogni volta.
Harry: cosa vuoi sapere?
Io: tutto quello che puó esserle utile per ricordarsi di noi.-Si alza e mi porge una chiavetta usb.- qui ci sono tutte le foto che ha fatto con noi, se deve ricordare qui c'è tutto il suo mondo.
Io: Harry non è stata colpa tua.
Harry: Lou sono stanco, cerca solo di farla tornare e se riesci lascia stare l'incidente, è meglio per tutti che quella parte di memoria le rimanga buia.
Esco dalla porta senza aggiungere altro. Posso solo immaginare quello che stanno passando, non avrei mai pensato che potesse finire così. Ora posso rimediare e farò di tutto per far tornare la memoria ad Alison.

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Eccomi qui,
non credevo di riuscire a pubblicarlo sta sera ma mi devo ricredere. Vorrei ringraziarvi per essere arrivate a leggere fin qui e mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate. Spero di pubblicare il prossimo tra una settimana ma non garantisco niente, purtroppo sono sempre piena di imprevisti. Mi scuso per eventiali errori, non ho avuto il tempo di rileggerlo.
Vi mando un bacio Sara

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Capitolo 24
*** So solo il tuo nome ***


Penso di non aver mai fatto niente di più stupido, da quando si seguono le persone sconosciute? So solo che si chiama Louis, non mi ricordo nient'altro, so di conoscerlo e che lui conosce me, questo mi basta per fidarmi, perchè solo lui potrà darmi le risposte che sto cercando.
Entriamo in un caffè, ci mettiamo in un luogo appartato e dopo l'arrivo delle nostre ordinazioni inizia a parlare ma lo blocco subito.
Louis: io sono Lou…
Io: questo me lo ricordo, il resto è buio a parte un ragazzo riccio che era con me durante l'incidente ma non è il mio ragazzo, nessuno vuole darmi delle spiegazioni.
Louis: bè sai più di quanto pensassi. Il ragazzo riccio si chiama Harry e l'incidente non lo ricorda nemmeno lui, e il tuo ragazzo si chiama Niall.
Io: perchè sei venuto tu e non loro?
Louis: facciamo un lavoro che non ci lascia molto tempo, e soprattutto, loro non sapevano che sarei venuto, credo che lo sospettassero, mi sono fatto raccontare qualsiasi cosa che potesse ricordarti di noi, Niall mi ha raccontato tutto da quando ti abbiamo incontrata e Harry mi ha suggerito di mostrarti queste.
Fa scorrere sul suo cellulare delle foto. Riconosco lui, Harry, un ragazzo biondo, moro, castano ed infine me stessa. Siamo tutti felici e da quello che mi dice Louis questo foto le abbiamo scattate Harry ed io, so che ha ragione, so benissimo cosa stavo fotografando, ma se provo a ricordare il momento vedo il solito muro nero e la testa inizia a far male; non voglio fermare i ricordi, ho bisogno di sapere. Ad ogni foto la testa fa sempre più male, mi porta ad oscurarmi la vista. Mi fermo ormai consapevole di essere andata oltre il mio limite, passo il telefono a Louis e prova ad assimilare quello che ho visto, ma non riesco a ricordare niente di niente. In mente ho solo quelle foto, quelle immagini che dalla foto sono passate alla mia testa, non mi dicono niente a parte che in quei momenti ero felice con loro, che non sarei stata meglio in nessun altro posto.
Louis: Ali ti senti bene?
Io: no, non sto bene. Non mi ricordo più niente del mio ragazzo, dei suoi amici, dei momenti più belli di tutta la mia vita. Ho bisogno di vederli, di conoscerli di persona, non davanti a degli scatti, voglio r'innamorarmi del mio ragazzo come la ragazza della foto, voglio tornare alla mia vita.
Louis: quando sono partito non sapevo come sarebbe andata a finire, speravo solo di partire avendoti lasciato un po' di noi, non ti voglio obbligare a tornare a Londra con me. Qui ci sono i nostri numeri e l'indirizzo sia dello studio di registrazione che di casa. Ti piace arrivare senza avvertire, se riesci manda un messaggio qualche giorno prima e spero che quando verrei ti ricordandoti di noi e non attraverso queste fotografie.
Io: ci vediamo presto allora.
Ci alziamo e li tendo la mano per salutarlo, sorridendo l'afferra per poi abbracciarmi. Rimango immobile per alcuni secondi e senza pensarci ricambio l'abbraccio. Quando ci separiamo lui esce dal locale e in quell'istante tutte le foto nella mia testa iniziano a prendere vita. I ricordi iniziano a venir a galla come pezzi di legno: l'incontro con Niall a Sanremo, i giorni passati insieme, la mia partenza per Londra senza che nessuno ne sapesse niente ed infine Holmes Chapel; andare in quel pub con Harry è stato uno sbaglio, per lo più arrabbiata con Niall perchè credeva che provassi qualcosa per Harry. L'alcol e la rabbia mi hanno fatto andare in una direzione che non avrei mai voluto prendere, l'incidente poteva essere un punto di ripartenza, invece è stato solo un punto d'arrivo, il mio punto di arrivo con Niall.
Non posso tornare da loro, non dopo tutto quello che è successo, non dopo tutto quello che abbiamo passato, non posso tornare da loro lasciare tutto e riniziare un'altra volta tutto da capo. Se sei mesi fa ero pronta a crescere, ora mi tiro indietro. Come posso tornare da lui? come posso guardarlo negli occhi e dirgli ancora ti amo?
È una cosa che devo fare, ecco dove posso trovare il coraggio, ha il diritto di sapere cos'è successo e cosa più importante che nonostante tutto non ho mai smesso di amarlo.
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Buona Pasqua a tutti,
mi scuso per il grandissimo ritardo ma ho avuto dei problemi a casa. Il prossimo capitolo dovrebbe essere l'ultimo, spero di riuescire a pubblicarlo il prima possibile.
Vi mando un bacio Sara

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Capitolo 25
*** Till the end ***


Foto, immagini, cattura di un momento, ricordo, si possono chiamare in tanti modi ma saranno sempre li, uguali per molto tempo senza cambiare di una virgola, ma io sono cambiata. Quell'allegria che c'era nelle foto è rimasta li, da quel maledetto incidente insieme ad Harry, da quando ho preso la decisione più stupida che potevo prendere, ma in quel momento era quella giusta. Non potevo tornare da loro, non potevo guardarli in faccia e dirgli che era tutto come prima, perchè sarebbe stata solo un'immensa bugia; una di quelle che ti tormentano da dentro, che non ti lasciamo spazio per respirare, che cercano di venire a galla ad ogni costo, che solo una persona forte riesci a vincerle, ed io di certo non sono per niente forte, non la sono mai stata.
Non passa giorno che non pensi a quello che sta succedendo a loro, come vivono la loro vita, se gli manco come loro mancano a me, ma non ho mai trovato il coraggio di comporre quei numeri impressi su quel foglietto di carta che sa ancora del caffè bevuto con Louis, perché se non lo avessi rincorso per dirgli che la memoria era tornata forse sarei con loro, senza farmi tante paranoie.
È stata la telefona origliata di Louis a Niall a bloccarmi; aveva capito tutto, ancora prima che lo capissi io stessa ma non aveva pensato al dolore che si poteva provare lasciando le persone a cui tieni, a cui hai imparato a voler bene senza conoscere davvero.
Forse se non l'avessi rincorso ma chiamato soltanto sarei a Londra con loro, non sul divano a leggere storie d'amore deprimenti mentre mio padre si prepara per il grande evento della settimana prossima.
Dopo il mio incidente ha capito quanto sia corta la felicità e ha deciso di non aspettare e sposarsi con Gloria, la sua compagna. Mia madre non l'ha presa molto bene ma credo che sia solo per la decisione presa così in fretta e soprattutto per le mie condizioni.
Non ho raccontato a nessuno di essermi ricordata della mia vita a Londra, quando mi fanno domande di quel periodo insisto ancora sul muro nero, nessuno indaga oltre sia per non peggiorare la situazione, sia perchè forse si sono accorti che sono io stessa a non volere ricordare quella parte di passato.
Papà: Ali tutto bene?
La sua voce mi riporta alla realtà facendo volare il libro via dalle mani, ride divertito da quel gesto e si ritrova solo una brutta occhiataccia da parte mia.
Io: si, tutto bene. Cosa dev'esserci di strano?
Papà: non lo so, da quando è iniziata l'estate sei sempre in casa a leggere. Hai finito tutti i romanzi che c'erano in casa. Per caso riguarda il periodo buio?
Sospiro infastidita e raccolgo il libro. Mi chiedevo per quanto ancora mi avrebbero lasciato stare, per quando avrebbero retto la finta delusione per non riuscire a ricordare quel periodo.
Papà: se non ci dici come ti senti non possiamo aiutarti Alison. Devi fidarti di noi come noi ci fidiamo di te.
Io: è più semplice di quanto credete, mi fido di voi ma nessuno può aiutarmi almeno che non abbia una macchina del tempo.
Esco di casa prima che passa rispondermi, non sono pronta per affrontare l'argomento Niall e non so nemmeno se sarò mai in grado di affrontarlo. È brutto pensare di non stare con la persona che ami solo per il fatto di non farne soffrire altre, però succede: delle volte si prendono delle decisioni che non si vorrebbero mai prendere ma che dobbiamo prendere.
Mi ritrovo a girare in tondo nel parco della città e sentendomi una perfetta scema decido di sedermi all'ombra di un albero. L'estate quest'anno non è molto calda, ma ad una che il sole da fastidio d'inverno, quello estivo non è proprio il massimo.
Seduta sotto quell'albero mi torna in mente Hyde Park, la litigata con Harry e con qualsiasi persona che mi fosse accanto, tranne che Niall. Con lui non si poteva litigare, anzi non riuscivo nemmeno a stare seria davanti a lui, trovava sempre il modo di evitare discorsi che ci avrebbero messo faccia a faccia sostenendo le nostre idee come se fossero oro colato. Lui le affrontava girandoci attorno, mi diceva sempre che era inutile discutere per qualcosa che non era così essenziale, non aveva senso farmi arrabbiare e vedermi piangere per il nervoso. Voleva vedermi sempre con il sorriso,quel sorriso che, a detta sua, gli illuminava la giornata; quello che non sapeva era che il suo sorriso illuminava la giornata. È proprio il suo sorriso a mancarmi più di ogni cosa perchè in un momento come questo mi avrebbe detto di smetterla di piangere, che quelle lacrime non dovevano scorrere, che non hanno nessun diritto di spegnermi il sorriso, ma lui non c'è a ricordarmelo e non ci sarebbe più stato.
Niall: quelle lacrime non dovrebbero rigarti il viso.
Quella voce non le ferma, le fa aumentare e mutare in lacrime d'emozione, emozione di averlo accanto, di poterlo stringerlo ancora una volta, di parlargli, di baciarlo e lasciarlo andare ancora una volta, con più difficoltà della prima.
Io: se sapevo che le avresti asciugate, avrei iniziato sei mesi fa.
Lo stringo a me, dandogli in quell'abbraccio tutto quello che non sono mai stata capace di dire, tutto quello che gli avevo nascosto, tutta la sofferenza provata per la distanza.
Appoggiati a quell'albero nel parco dove giocavo da bambina ci siamo raccontati quello che è successo in questi mesi, senza tralasciare niente, ogni minimo particolare diventa importante solo per poter passare ancora più tempo insieme, ma il tempo, per quanto voleva correre piano, non può fermarsi e quello a nostra disposizione svanisce con i nostri cellulari che suonano, che entrambi lasciamo suonare incuranti perchè da quel parco nessuno dei due se ne vuole andare, troppo avidi di esserci ritrovati e troppo deboli per lasciarci andare.
Passammo la notte in quel parco, incuranti di tutto quello che avevamo in torno, in quel momento esistevamo solo Niall ed io, il resto per ora poteva aspettare.

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Buona sera,
sinceramente mi trovo in difficoltà a scrivere le note d'autore piuttosto che il capitolo in se.
Che dire? Siamo giunti alla fine, eh si, dopo un anno, una moltitudine di ritardi sono riuscita a scrivere l'ultimo capitolo.
Vorrei ringraziarvi tutti di cuore davvero, da chi c'è stato dall'inizio, chi è arrivato dopo, a chi mi ha maledetto per i ritardi e soprattutto ai lettori silenziosi.
Non ho ricevuto molte recensioni ma vedevo che qualcuno il capitolo lo leggeva, o meglio lo apriva, e questo mi bastava davvero, almeno ero sicura di non scrivere solo per me stessa.
In questa storia ho cercato di mettere tutta me stessa, ed ora che andrò a mettere la spunta su “completa”, spero di avervi lasciato un po' di Alison, che nonostante tutto non ha mai smesso di credere nei propri sogni.
Grazie ancora di tutto, un bacio Sara

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