O.o{...Eric...}o.O

di Kalsifer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** *Prologo* ***
Capitolo 2: *** *beautiful events and ugly memories* ***
Capitolo 3: *** *Remember me* ***
Capitolo 4: *** *Tomorrow Is A New Day* ***



Capitolo 1
*** *Prologo* ***


O.o{...Eric...}o.O
[...Una Piccola Persona Che Ti Sconvolge La Vita...]





*Prologo*


Una sera buia di dicembre, la pioggia scricchiola sull'asfalto e rimbomba sulle grondaie di una casa. le luci sono accese e flebili voci si sentono accompagnate dal rumore di un televisore.
Una figura ammantata di nero si muove furtivamente per quella via ormai isolata a causa della tarda ora. Un cappotto l'avvolge completamente, un cappuccio calato sugli occhi appannati sia dalla pioggia che dalle lacrime. Stringe un fagotto tra le braccia di un colore cristallino in contrasto col nero intenso del cappotto. si avvicina alla casa senza far rumore, posa delicatamente il fagotto di fronte la casa con una pezzo di carta stropicciato adagiato sopra, un piccolo braccino sbuca fuori dalla copertina, la figura la ripone dentro, dona un ultimo bacio al piccolo, suona il campanello della casa e corre via nella notte, piangendo come non mai, non badando alle pozze d'acqua che le bagnano tutti gli abiti consunti che ha addosso.

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Capitolo 2
*** *beautiful events and ugly memories* ***



*Beautiful Events And Ugly Memories*





...........:::::Intanto all'interno della casa:::::.................

T:" hanno suonato?"
B:" jaja!"
T:" ma chi sarà a questo'ora?"
B:" se non apri non lo scoprirai mai"
Tom si alza forzatamente dalla poltrona in cui stava accucciato sotto una coperta, sente i brividi percorrergli il corpo mentre poggia il piede nudo a terra, si dirige verso la porta ed apre, non vede nessuno, sta per chiudere la porta quando sente piangere un bambino, si sporge fuori, abbassa lo sguardo e vede quella piccola creatura poggiata ai suoi piedi, lo raccoglie delicatamente e chiude la porta di casa dietro di se, prende il bigliettino e rimane sbigottito da ciò che c'è scritto, tantissimi ricordi gli affollano la mente ma la voce del gemello lo riporta alla realtà
B:" chi era?"
Tom si dirige nella stanza con il bambino ancora in braccio, porge il biglietto a Bill senza proferire parola, lui inizia a leggere ad voce alta:

Tieni tu questo bambino, voglio che cresca con un padre che possa dargli tutto e non con una madre che non gli darà mai niente,,, si chiama Eric...è nato l'1 Novembre...
Andy

poche parole all'apparenza insignificanti, parole senza senso viste così, ma in realtà sono parole che sconvolgono gli animi di quei due giovani, uno più di un'altro, portano ricordi di un'amicizia, di un amore, entrambi stroncati presto, forse anche troppo.
Tom scosta delicatamente un lembo del lenzuolo che copre il volto del bimbo e lo osserva, osserva quei grandi occhioni identici ai suoi, il fratello gli si avvicina scrutando anche lui la piccola creatura, una lacrima scende dal volto del biondo e si poggia delicatamente sulle sue labbra aperte in un sorriso. un sorriso felice ed una lacrima triste mischiati insieme, nascono nello stesso momento, perchè in quel momento l'animo dei ragazzi è diviso in due.... Il piccolo sbadiglia vistosamente, si muove piano nelle braccia del ragazzo e lentamente si addormenta, senza pensieri, non consapevole di tutto quello che lui ha portato, non sapendo cosa gli accade intorno.
Bill inizia a parlare sotto voce al fratello che si è seduto sul divano con ancora la creatura tra le mani
B:” ma… Andy sarebbe Andrea? Quell’Andrea?”
T:” non ne conosco altre… deve essere lei…”
B:” oddio… guarda che tenero!”
Tom guarda il figlio tra le sue braccia a sorride nuovamente a quella vista
T:” mi aiuterai con lui?”
B:” lo vuoi tenere?” dice apprensivo
T:” già… è mio figlio… e lei vuole che sia così… lo sai che farei tutto per riaverla”
B:” tranquillo fratellino lo sai che io ci sono sempre!”
T:” grazie… ora vado di sopra… notte Bill”
B:” notte Tom”






Grazie mille a SiSi per aver commentato!! visto?? ho subito messo il continuo!!!

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Capitolo 3
*** *Remember me* ***



*Remember me*


Tom sale le scale, va infondo al corridoio ed entra nella sua camera, il caos regna nella grande stanza, vestiti sparpagliati qua e là, mutande sopra il lampadario e letto disfatto, evidente segno di un’altra notte di sesso passata dal ragazzo per dimenticare, con un braccio fa cadere a terra tutto ciò che è presente sulla scrivania e poggia il piccolo Eric su di essa… “e ora dove ti metto?” pensa, apre un cassetto della cassettiera, lo sgombera dai vestiti e poggia dentro il bambino dormiente “ per stasera dovrebbe andare, domani compriamo la culla”, gli dona un bacio, si spoglia e si corica.
Il sonno tarda ad arrivare, la ferita è ancora aperta nel suo cuore, quella ferita che riporta quel nome, ANDY marchiato a fuoco, solo pochi mesi che non la vede, senza sentire la sua voce, le sue carezze, i suoi baci…
Gli ritorna in mente il giorno in cui la incontrò…

Tom camminava senza una meta per la città, guardava il paesaggio, gli mancava stare un po’ da solo a godersi la natura, era in un parco, si stava avvicinando ad un ponte per passarci sotto quando una ragazza gli sbatte contro, in pieno petto, la guarda in volto, le lacrime scendono copiose dal suo volto, si attacca alla sua felpa grigia e sussurra in tono disperato “ ti prego aiutami”. Guarda verso il ponte e vede due uomini di cui non si era accorto che gridano “ehy bella troia vieni qui!”
T:” non ti preoccupare vieni con me” le sussurra, la prende per mano e si allontanano da quei due che continuano a gridare… vanno al centro del parco e si siedono in una panchina sotto i raggi caldi del sole.
Si ricorda di come iniziarono a parlare, della sua timidezza, le sue gote chiare che spesso diventavano rosse per l’imbarazzo, dei suoi occhi neri quasi quanto la pece che roteavano frenetici scappando dai suoi, di quei capelli anchessi neri che si muovevano ribelli sulle sue spalle, di quei ciuffi che le tormentavano la faccia coprendole quasi un occhio.
Ricorda di come gli parlava presa quando qualcosa le piaceva oppure di come il suo tono si incupiva quando parlava di cose che le facevano male o ancora di come ascoltava attenta ogni parola che lui pronunciava.
Ricorda di come, su quella stessa panchina, gli raccontò la sua storia, una storia dolorosa. Con le lacrime sul viso, le mani tremanti quanto la voce gli disse dell’incendio di casa sua il giorno dopo il suo sedicesimo compleanno quando lei era da un’amica a dormire. Incendio in cui i suoi genitori persero la vita.
Gli raccontò della polizia che si avvicinò a lei e, senza un minimo di pietà, le fecero le condoglianze e le dissero che ora doveva andare in orfanotrofio.
Gli raccontò di come scappò da quella casa che tanto l’aveva fatta soffrire, da quei poliziotti che volevano rinchiuderla con solo uno zaino con dentro quelle poche cose che aveva dall’amica il giorno prima e 30 euro nel portafogli.
Gli raccontò di come le sue amiche non vollero più vederla perché era scappata ed era andata contro la legge. Gli raccontò di come si sentì tradita da quelle persone che credeva amiche.
Gli raccontò di come viveva ormai da un anno, nascondendosi per non farsi riconoscere, di come elemosinava per comprarsi un pezzo di pane, di come cercava disperatamente qualche lavoretto per un po’ di soldi e di come li spendesse per comprare delle batterie per il suo mp3 unico e fedele amico che l’accompagnava nel dolore.
Gli raccontò di come dormiva sotto i ponti, durante le giornate di pioggia con solo una leggere coperta, di come si lavava nei bagni pubblici, di come ogni tanto rubacchiava in qualche supermercato per non morire di fame e di come si scontrava con gente come quella di prima finendo puntualmente violentata.
Gli raccontò tutto questo piangendo, confidandosi con lui,
lui che nemmeno conosceva ma che la faceva stare bene,
lui che le sembrava l’unica persona buona sulla terra perché l’aveva salvata da un’altra violenza,
lui che l’aveva accolta tra le sue braccia quando ne aveva bisogno,
lui che aveva ascoltato ogni singola parola che aveva pronunciato e sempre lui che era rimasto lì con lei nonostante la crudele verità.
Tom continua a ricordare di come, dopo aver ascoltato quella storia, l’abbia abbracciata, l’abbia stretta forte a se sussurrandole dolci e leggeri “non preoccuparti ora ci sono io” nelle orecchio mentre le accarezzava i capelli.
Ricorda di come lei si aggrappò nuovamente alla sua felpa stringendolo forte e continuando a piangere.
Ricorda di come lei lo guardò negli occhi con un po’ di speranza, speranza che lei aveva perduto ma che forse stava ritrovando in una persona sconosciuta, non perché la conoscesse ma semplicemente perché lui c’era…
Ricorda di come la prese per mano e la portò a casa sua, le fece fare una doccia e la face coricare nel suo letto per farla riposare, senza parlare, solamente guardandosi e capendosi.
Ricorda di come, prima di addormentarsi, lei le sussurrò “remember me” come se quello dovesse essere l’ultimo loro incontro…

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Capitolo 4
*** *Tomorrow Is A New Day* ***



*Tomorrow Is A New Day*



Continuando a pensare a quella giornata Tom si addormenta, cullato dai dolci respiri del figlio che gli dorme accanto.
La mattina dopo timidi raggi solari sbucano incerti dalla finestra, si prospetta una bella giornata nonostante sia il 20 di dicembre, i raggi si poggiano leggeri sul viso delicato di Tom che si sveglia stropicciando gli occhi, vaghi ricordi della sera precedente si fanno più chiari, guarda verso il cassetto e il sorriso che aveva prima scompare, il bambino non c’è più!!
Infila una tuta e scende immediatamente di sotto, trova Bill seduto in cucina con Eric in braccio che gli da il latte da un biberon
T:”cazzo Bill mi è preso un infarto!!”
B:” buon giorno anche a te”
T:” perché l’hai preso?”
B:” perché piangeva, aveva fame, e tu come tuo solito non hai sentito niente quindi visto che ero sveglio ho pensato bene di farlo mangiare!”
T:” hai ragione... grazie”
B:” di niente bru”
T:” ma il biberon?? Dove l’hai preso?”
B:” è il tuo di quando eravamo piccoli l’ho trovato per caso ieri”
T:” capito..”
B:” dovremmo comprare un po’ di cose se lo vuoi tenere qui”
T:” certo che lo voglio tenere, più tardi usciamo e andiamo al centro commerciale”
B:” ma sei impazzito? È il 20 di dicembre e miliardi di fan vanno al centro commerciale per i regali di natale”
T:” giusto... Vabbè ci camufferemo per bene”
B:” e va bene... cosa non farei per te bru!”
T:” lo sai che sei il mio gemello preferito!”
B:” ci mancherebbe! Sono l’unico!”
Si mettono a ridere
T:” lui lo dobbiamo portare con noi”
B:” mi sa proprio di si!”
T: “bene io vado a prepararmi poi ti do il cambio”
B:” ok sbrigati però!”
Un’ora dopo sono entrambi pronti ad andare, cappuccio in testa, sciarpa al collo, capelli nascosti, occhiali da sole e abiti più o meno normali. Il piccolo Eric riposa nuovamente tra le braccia di Bill riscaldato bene da una coperta di lana. Salgono in macchina e Tom si mette alla guida, dopo poco si ritrovano nell’affollato e caotico centro, iniziano a curiosare in tutti i negozi per bambini cercando le cose adatte, comprano la culla, alcuni ciucci, tanti vestitini e tantissimi giochi! Tom si diverte nel comprare con suo fratello che molto spesso rimane imbambolato davanti a qualche cosa dicendo “ma guarda che sono piccoliiiiiiiiiiiiiiiiii”.
Si sforza di ricordare cosa sarebbe piaciuto a lei, a Andy, cosa avrebbe comprato per il piccolo Eric. Lei con quei gusti strani, forse anche troppo.
Guarda di nuovo il suo bambino mentre Bill è scappato in un camerino della disel a provarsi una maglietta non avendo resistito alla tentazione, lo guarda e sorride di nuovo. Quelle manine così piccole che ora stringono delicatamente il suo dito affusolato, quegli occhi così grandi e profondi, quella bocca ancora sdentata che tenta di mordergli il dito. Quei piedini che si muovono lenti sotto la coperta. Lui lo guarda e continua a sorridere, è felice, felice di stringere suo figlio tra le braccia, quel figlio che ha avuto da lei, lei unico suo amore. Sono stati insieme per 10 mesi e poi lei è andata via senza un perché. Dieci mesi che possono sembrare pochi per far scaturire un sentimento grande come quello del ragazzo, ma tra loro c’era intesa, c’erano sguardi, c’era complicità, c’era tutto e quel tutto è stato fin da subito semplicemente una cosa : AMORE.
Continua a guardare il figlio e gli sussurra poche parole ma che contengono un significato intenso che è sicuro che lui capirà, anche se è piccolo lui le capirà.“non preoccuparti, la ritroveremo, perché domani è un nuovo giorno”. Eric si muove un poco e poi accenna un sorriso, uno di quei sorrisi da bambini, uno di quei sorrisi che ti fanno sciogliere il cuore, uno di quei sorrisi che ti fanno capire che lui ha capito realmente.

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