La piuma nera

di Sylvia Ruth
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 35: *** Ultimo capitolo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


LA PIUMA NERA


Un deposito immerso nel buio. Un uomo e una donna seduti su due sedie pieghevoli osservano distrattamente un'immagine proiettata su un grande schermo. Si intravedeno le sagome incerte e variamente colorate di due corpi impegnati in un rapporto sessuale.

"Tutto come al solito. Cena e dopocena. Questa chi è?"
"La solita modella. La scaricherà come le altre volte con un contratto o con un gioiello."

"Non mi è sembrato particolarmente interessato." Le ricorda l'uomo. "Sceglierà il gioiello. Speriamo di ricavarci qualcosa di redditizio. Fin'ora siamo alla pari rivendendo i nomi delle sue conquiste ai siti di gossip."
"Hanno quasi finito. Lei farà la doccia e uscira con il solito bacetto di commiato. Non si annoia con questa routine?" Replica la donna con aria critica.

"Perchè dovrebbe? Si porta a letto alcune tra le donne più belle del paese. Ne cambia un paio a settimana...Ho visto come sbavi quando lo vedi." Sogghigna l'uomo.

"Stiamo parlando di un uomo che a trentacinque anni è multimilionario, bello, sexi e...misterioso. A chi non piacerebbe incontrarlo?" Osserva una delle due sagome.

"Cos'ha di misterioso? Si sa che ha ereditato una fortuna dopo l'omicidio dei suoi genitori quando era bambino. Grazie ai suoi avvocati se l'è ritrovata raddoppiata e ora lui la sta triplicando. Nonostanze le apparenze non è un cretino. Si è saputo trovare dei validi e fedeli collaboratori. Se la spassa ma è sempre LUI a prendere le decisioni finali. Noi siamo qui per scoprirle in anticipo e guadagnarci. Essere riuscito a piazzare quei sensori nell'impianto di aerazione è stato un vero colpo di genio." Dice gonfiandosi con orgoglio.

"Peccato che l'unica cosa che siamo riusciti a scoprire è....che potrebbe scrivere una nuova versione del Kamasutra." Commenta sarcastica. "Scommettiamo? A, B o C?" Beve un sorso dal suo bicchiere.
"Cinque dollari per la B. Ha un paio di tette da urlo." Sbircia la copertina di una rivista patinata.
"Accetto e dico C. A lui non piace, come invece a te, il silicone. E' una disdetta che i sensori segnalano solo le tracce di calore emesse dai corpi. Che spettacolo deve essere sotto la doccia!" Sullo schermo una sagoma maschile con zone variamente colorate.

Un uomo bruno, che indossa un lungo accappatoio, mette piede in una lussuosa camera da letto in disordine. "Tony?
"Sì?" Una voce proviene da un punto imprecisato
"Vado a dormire. Puoi far rimettere a posto qui." Si stiracchia e sbadiglia.
"Va bene. Ti ricordo il tuo appuntamento in palestra. Dopo ti aspettano tre consigli d'ammministrazione e due inaugurazioni. La richiamo per domani?"
"Una volta basta e avanza. E' insulsa e incolore."

La donna allunga una mano a pretendere la cifra pattuita.
"Buon riposo, Daniel."
"Grazie Tony." Una porta si rischiude alle sue spalle.

"Un altro milionario ossessionato dalla pulizia?" Commenta l'uomo.
"Semplice prudenza. Uno dei suoi rivali ha provato, usando un'esca, a infilare delle cimici nella sua camera. Se ha compagnia le porta in una stanza diversa da dove dorme."
"Sempre da solo?"

La donna alza le spalle. "Per quello che ne so...sì. Quando dico che è misterioso è perchè si sa solo quello che lui VUOLE far trapelare. Esce con tante, ma mai più di due o tre volte. Prendi il tatuaggio... Sappiamo dalle foto quando è spuntato...ma nessuno ha scoperto dove se l'è fatto."
"E la sua cicatrice?"
"Nada, rien, niente." Sbadiglia. " Io mi faccio un riposino, tanto dorme." L'altro acconsente, Pochi minuti dopo la sua testa ciondola avanti e indietro.

Un uomo con il volto coperto da un casco da motociclista e vestito di pelle nera si avvicina silenzioso allo schermo acceso. "Funziona." Mormora. Dando un 'occhiata ai due addormentati aggiunge ironico. "Buon riposo, passerotti."


La sirena di un antifurto squarcia la notte. Le finestre di un'abitazione si illuminano all'improvviso. Due auto della polizia s'inchiodano davanti all'ingresso e gli agenti salgono di corsa i gradini. Pochi minuti e il silenzio torna a regnare nella strada. Gli abitanti delle case vicine sembrano non essersi accorti di nulla.

"Buonasera, Commissario Winter." Un agente saluta il suo superiore che è sceso da una macchina senza contrassegno in compagnia di un uomo biondo. Entrambi indossano uno smoking.
"Sera un cazzo!" Sbotta furioso. " Dovrete avere una maledette buona ragione per avermi disturbato nel mio UNICO giorno libero."

"Piacere Signor Winter, sono l'avvocato Jefferson. Sono il procuratore di RxM..."
"RxM?" Lancia un'occhiata dubbiosa all'amico.
"E' un rapper, Alan. E' in testa a tutte le classifiche."
"Un CHE?"
"Un cantante." Spiega con pazienza. "Hai presente quei tizi carichi di catene d'oro e di gioielli che cantano quanto è dura la vita?"
"Mai sentiti. Gli hanno fregato i gioielli o lo hanno fatto fuori?"

"Niente di tutto questo. RxM è in tournèe mondiale e i gioielli che indossa sono per la maggior parte delle copie. Gli originali li custodisce in banca." Confessa l'avvocato.
"Mica scemo il tipo." Commenta Alan. Il biondo sorride.

"Spero che questo non trapeli alla stampa." Aggiunge Jefferson.
"Io non parlo con i giornalisti. "Borbotta burbero. "E nemmeno lui. Niente morti...Niente furto. Perchè è scattato l'allarme e...soprattutto PERCHE' IO SONO QUI?"

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***



 "PERCHE'IO SONO QUI?" Sputa le ultime parole a pochi centimetri dal viso dell'altro.
L'avvocato è impacciato. "Non riusciamo a capirlo. Il sistema d'allarme è...impazzito. Di solito è collegato ad un computer di un organizzazione privata di vigilanza ma questa sera ha suonato anche alla centrale di Polizia. Ho controllato personalmente porte e finestre. Sono chiuse a chiave. La cassaforte è intatta e niente è in disordine."
"Bello scherzetto. Non mi prenda per fesso...COSA HANNO PORTATO VIA?"
"Commissario Winter...le assicuro che niente è stato spostato. Le faccio le mie più profonde..."

Si interrompe, il Commissario sta uscendo a grandi passi seguito dal biondino con più calma.
"Buonasera avvocato...Detesta essere interrotto mentre ascolta la sua aria preferita."
"Grazie ancora...Signor?"
"Goyle. Mark Goyle ."

"MARK...MUOVITI! VEDIAMO DI NON PERDERE ANCHE L'ULTIMO ATTO." Urla aprendo la portiera.
"Commissario..." Gli agenti lo salutano.
"Tornate al vostro distretto." Ordina brusco. "Domani qualcuno tornerà a dirigere il traffico." Minaccia a voce appena udibile. Mette in moto l'auto e guida in silenzio per alcuni minuti. 

"Che ne pensi della storia di questa sera?" Chiede senza staccare gli occhi dalla strada.
"Ci fidiamo troppo dei congegni elettronici. Secondo me quel Jefferson non ci ha detto tutta la verità."
"Certo che non ha detto la verità! E' un avvocato!!" E' la replica dell'altro. " E' la quinta volta che succede in due mesi. Case di ricconi...In quartieri di lusso. Scommetto che questa sera i centralini erano intasati di proteste. Uno dei palazzi appartiene a una nota attrice, altri a cantanti, produttori, pezzi grossi della Borsa. E' diventato di moda comprare casa in quel quartiere, sventrarla e ricavarci, invece dei tre o quattro appartamenti che esistevano, uno unico...Super lussuoso."

"Ti lamenti? Meno piccola delinquanza in giro."
"Quella si è solo spostata e se credi che ci abita adesso sia meglio...ti sbagli di grosso."
Riceve un'occhiata scrutatrice. "Hai detto che è la quinta volta che succede...Che c'è sotto?"

"Sotto? Marcio...Negli altri casi: un noto giornalista televisivo, un produttore musicale e due agenti di borsa...Tutto con complicatissimi sistemi di allarme...che scattano di colpo...Arriva la vigilanza e, stranamente la polizia. Anche se il sistema non lo prevedeva è scattato in contemporanea. Si entra, si controlla casa da cima a fondo...Niente è stato rubato, nemmeno il più piccolo disordine...Un paio di volte i padroni di casa dormivano sonni beati. Le prime volte si è pensato a qualche errore tecnico; le ditte hanno mandato i loro tecnici...Tutto perfettamente in regola...MA..."

"Sapevo che c'era un ma." Sorride Mark.
"La settimana dopo un piccolo museo ritrova...per caso...un quadro, una statuetta o altro...che era sparito dalle sue sale tempo addietro. Oppure riceve una misteriosa donazione...Un'opera d'arte sconosciuta...Egiziana, etrusca, maya...Trafugata da qualche tomba e comprata a peso d'oro."
"Fammi indovinare? I derubati erano appassionati o collezionisti?
"Appassionati collezionisti di dollari. Un Picasso trenta per quaranta, una statuetta di giada di una ventina di centimetri, una collana di lapislazzuli di non so quale dinastia...e sappiamo che i regali sono stati molti di più."

"I derubati fanno finta di niente; gli oggetti rubati non risultano da nessuna parte e le assicurazioni non sganciano un solo centesimo. Hai provato a chiedere a quei mercanti d'arte poco onesti che lavorano su commissione?"

"Commissario Winter...ma come...Sospetta di ME?"Imita un tono d'innocenza ortraggiata. "Nessuno dice niente. Quello che non capisco è che il ladro impiega un sacco di tempo a controllare le case. S'informa degli orari dei padroni e dei domestici...Conosce la disposizione delle stanze, dei mobili. Sa dove si trova la cassaforte...Potrebbe rubare gioielli, contanti, azioni...ma si limita alle opere d'arte."
"Opere d'arte che appartengono o dovrebbero stare in un museo." Gli ricorda l'amico." La mia collega spedirebbe in galera sia i venditori sia gli acquirenti. Specialmente se i reperti vengono da tombe sconosciute."

"Collega? La tua...collega? Lavori di nuovo con una donna?" Chiede sorpreso.
"Mi hanno promosso ed in teoria lei dovrebbe aiutarmi lavorando in laboratorio ma è piuttosto testarda ed ostinata." Bofonchia nascondendo uno sguardo ironico.
"Cos'è...una sventola?" Lo scruta con aria maliziosa.

"Ma...puoi anche dire così...Se non ti facesse le pulci analizzando ogni tuo più piccolo comportamento o difetto."
"Psichiatra?"
"Antropologa forense. Io sono il terzo agente del FBI che le affiancano. Il primo si è ritrovato con parecchi denti di meno. Aveva tentato un approccio...intimo. Gomitata in faccia e calcio nei testicoli." Alan ride. " Il secondo è in terapia psichiatrica. Stress traumatico. Non si aspettava certi ritrovamenti.
"Adesso tocca a te sorbirtela."

"Guarda che non è male lavorare con lei; di solito ha ragione due volte su tre. E' capace di trascorrere cinque o sei ore consecutive in laboratorio e ha messo insieme una buona squadra di collaboratori. Ha solo un difetto. Un cadavere, cioè uno scheletro o una mummia di tremila anni fa, è più affascinante di uno di pochi giorni e qui allora devo intervenire io. Te la presenterò. Dovrebbe tornare a giorni dalle ferie."
"Vediamo...bella donna, intelligente...Crociera o Europa?"

Mark ride. " Sbagliato. Perù. In uno dei peggiori deserti del pianeta un'equipe di archeologi ha trovato due antichissime piramidi nascoste sotto un mare di sabbia. Pensavano di non trovare che cocci e utesili rotti...e invece...teschi, ossa sparse...Ha chiesto un permesso ed è partita con armi e bagagli. A proposito...Se ti avvisano che c'è una pazza furiosa che sbraita all'aeroporto, con uno scheletro nel bagaglio a mano...avvisami. E' lei."

Alan lo guarda come per chiedergli se si tratta di uno scherzo. L'occhiata che riceve gli conferma che sta dicendo la verità.
"Ti conosco da parecchi anni. Vuoi dire che tra voi due...NIENTE?" Ammicca con gli occhi.

"Siamo amici, collleghi e basta. Non nego che sono stato tentato ma...mi ha smontato subito. Tra noi avverto una certa tensione sessuale. E' meglio evitare un eventuale accoppiamento...Costituirebbe un fattore di distrazione dai nostri rispettivi compiti. "
"Ha proprio detto accoppiamento? Parla sempre in quel modo?" Si stupisce.

"Analizza ogni frase, ogni gesto. Perchè prima di bere il caffè dai un morso alla ciambella? Ed io: Non è vero!...Invece mi sono accorto che lo faccio sempre." Sorride al ricordo.
"Deve essere un bel tipo...Non è che è dell'altra sponda?" Insinua.
"Lavora con un gruppo di svitati, ma ti posso assicurare che è etero. Un paio di volte ho sentito le sue telefonate ad un certo Danny...Esce, una volta tanto in ghingheri, per cenare con lui e, quando torna...il mattino dopo, indossa ancora gli stessi abiti."
"Cena e...dopo cena?" Ghigna.
"Io direi...Cena, dopocena e...colazione dal sorriso beato che esibisce."
"Non sei curioso di sapere chi sia quest' uomo misterioso?"
"Guarda che hai superato il Metropolitan." Lo avverte. " Lei non mi fa domande quando risponde una voce femminile al mio cellulare ed io ricambio il favore." Appoggia le mani al cruscotto.

L'auto svolta bruscamente. "Non è che mi daresti una mano?"
"Per cosa? Per degli allarmi che squillano a vuoto?" Sospira. " Mi informerò a Quantico se ci sono stati casi simili. Dove mi stai portando?"
"Nel miglior ristorante cinese della città. Incontrare un avvocato mi mette sempre appetito." Risponde con un sorriso. "Ho una improvvisa voglia di pinne di pescecane."
"Attento che così aumenta la famiglia." Risponde lui con una risata.

"Danny? Daniel?" La solita voce che sembra provenire dai muri sveglia l'uomo bruno e nello stesso tempo fa scattare in piedi i due nel deposito. Gli risponde un mugolio.
"Dal Perù...Si sente malissimo."
Una serie di scariche e fruscii. "Ciao." Una voce indefinita.
"Ciao." Si mette seduto. "Problemi?"
"Le batterie...Ne usiamo una a turno. Ho pochi minuti...Mi riservi un angolino nella tua cantina?" La voce va e viene.
"Grande come? Un metro per due o meno?" Chiude gli occhi, infastidito dalla forte scarica che segue. "Non ho capito."
"MENO. Devo andare..." Altri fruscii.

"E' caduta la linea. Che vino elimino?" Chiede Tony.
"Il Cabernet...Omaggi per il personale...Ah...Ricordati il Barolo a temperatura ambiente..." Risponde accennando ad un sorriso.

"Filetto al pepe verde o Chateaubriand ai funghi?" Gli propone.
"Penso che preferirà...Un insalata di porcini ed emmental seguito da salmone alla piastra con contorno di verdure e...una Pavlova con tanta frutta fresca..."

"Con il Barolo??" La voce sembra scandalizzata.
"Quello è per il dopo..." Gli angoli della sua bocca tornano a sollevarsi. "Informati quando arriva...E' inutile cercare di riaddormentarmi. Mandami Michiko e poi portami la colazione."

I due spioni si guardano con facce eccitate.
"Hai capito di che si tratta?" L'emozione è palpabile.

"Non so neanche se chi parlava era un uomo o una donna... Ha una cantina? Ma se vive negli ultimi tre piani di uno dei suoi edifici..." Esclama stupito.
"Possiede una stanza con temperatura ed umidità costante dove tiene i vini...Un metro per due...Cosa ti suggerisce?" Replica la donna che è maggiormente informata.

"Un cadavere?" Nota l'occhiata astiosa e continua seriamente. "Sono misure insolite per un quadro...e poi ha detto meno. E se si trattasse di qualcosa di illegale? Parlava dal Perù..."
"I ricattatori fanno una gran brutta fine ed io voglio godermi i miei soldi. Aspettiamo." Risponde risoluta.

"Massaggio, signore?" Una giovane giapponese si inchina compita.
"Sì. Mi aspetta una lunga e noiosa giornata." Sospira debolmente coricandosi a pancia sotto.
La ragazza nel frattempo ha acceso due candele profumate e riscalda tra le mani una piccola dose di olio. Inizia a manipolare spalle e schiena.

"Come procedono i tuoi studi?" Mugola socchiudendo gli occhi.
"Bene, signore." Smette la sua attività. "Signore?"
"Dimmi." Usa un tono incoraggiante.
"Potrei avere il permesso di consultare i libri della biblioteca?" Inizia a picchiettare con il taglio delle mani.
"Non ne hai bisogno. Quando ti serve qualcosa, qualsiasi cosa, rivolgiti al signor Flood."
"Ma...Signore...Sono prime edizioni..." Gli ricorda esitante.
"Sono solo libri. Ma spero che userai le dovute attenzioni...A proposito...Quando esci la sera...usa una delle mie auto oppure chiedi ad uno degli autisti di accompagnarti."
"Grazie, signore." Torna ad inchinarsi.
Il massaggio è terminato e il maggiordomo entra con il vassoio della colazione.

La donna si rivolge al complice. "Quasi quasi cerco di entrare tra i suoi collaboratori. Ci sono dei vantaggi non trascurabili. "
Lui concorda conciliante "Chi è questa Michiko?"

"La figlia di due suoi dipendenti. Studiava per diventare fisioterapista, ma sembra che lui abbia notato altre doti. Le paga gli studi all'Università e la ospita in casa. Lei ricambia con qualche massaggio." L'altro cerca di intromettersi. " E niente altro. Hai visto e sentito anche tu." Inizia a preparare il caffè.

L'uomo apre una scatola piena di ciambelle. "Da quando siamo chiusi qui dentro abbiamo visto passare molte gallinelle. Quasi tutte C, alcune B ma nessuna A..."

"Vuoi sapere se esistono? In un'intervista ha parlato di tre relazioni importanti nella sua vita...ma non ha fatto nomi. Si sono accaniti con le domande. Lui si è limitato a sorridere e non ha risposto. Sarebbe veramente un bel colpo scoprire chi sono e dove vivono." Mormora con evidente bramosia.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3


Il Commissario Winter osserva con curiosità malcelata il grande laboratorio scientifico che si scorge dalla vetrata che costituisce una parete della stanza. "Questo sarebbe il tuo...ufficio?"
"Niente male, ti sembra?" Con una spinta fa girare un paio di volte la sua poltrona. "Computer ultimo modello, mobili di design...Dovresti vedere dove lavora Charlie, la mia collega...Questo è ancora poco. Io sono un ospite appena tollerato. Servo da collegamento con l'FBI. " Si alza e lo invita. "Vieni. Ti presento il suo staff."

Scende pochi gradini e si ritrovano in una vasta sala. " Lui è Jack...Il cognome è impronunciabile...Suo assistente e prossimo laureato." Un giovane afroamericano non li degna di un'occhiata.

"Che sta facendo?" Indica disgustato le manovre dell'altro che sta introducendo dei resti in un contenitore.
"Il brodo." Risponde l'altro tranquillo. Alan lo guarda sconvolto. " Qui lo chiamano così. Ha bisogno delle ossa pulite e quell'apparecchio serve a quello."

"Buongiorno Mark." Una ragazza, fasciata da un aderente camice blu li sorpassa.
"Buongiorno Paris."

Alan si volta un paio di volte sbalordito. " Anche LEI lavora qui?"
"Ti ricordo che sei un uomo felicemente sposato."
"Felicemente sposato...ma con dieci decimi di vista." Replica lui, girandosi ancora una volta.

"Paris è la tecnica addetta alle ricostruzioni facciali e corporee. Quando la maggior parte...o tutte, se abbiamo fortuna...delle ossa sono state misurate...Vedi quella specie di cilindro trasparente? Tramite quello e usando un apposito programma realizza un ologramma. Che ti lascia vedere come sarebbe l'aspetto del morto. A volte è impressionante...Specialmente quando si tratta di bambini." Spiega distaccato.

"Perchè noi non abbiamo niente del genere?" Dice invidioso.
"Perchè questa struttura è privata. Appartiene ad una fondazione come il vicino museo. E' nata per studiare reperti storici e verificarne l'autenticità. Diciamo che io collaboro ad un esperimento. Se funziona anche tu ne godrai i frutti...Ti avverto. Se non ti piace la musica moderna...preparati..."

Appena apre la porta Alan chiude gli occhi infastidito e frastornato.
"Mike...MIKE!" Una mano guantata abbassa il volume dello stereo.
"Ciao Mark. Questo pezzo è da urlo."

"Fa venire anche a me la voglia di urlare." Brontola Alan.
"Puoi spegnere? Il mio amico soffre di emicrania." Chiede gentilmente.

"Deve esserci un'epidemia in giro. Posso farle un analgesico."
"Farmi?"Le sue sopracciglia sono arcuate al massimo.
"Mike McQueen. Chimico, fisico ed altro. In pochi minuti può scoprire la formula di un qualunque prodotto e riprodurla esattamente. Da un campione di terreno risale alla zona precisa da cui proviene. Dai residui sotto le tue scarpe può dirti dove sei stato...Una mappa quasi accurata."

"QUASI?? Precisa...ESATTA!" Ribatte con orgoglio. " Vuole una dimostrazione?"
Declina l'offerta agitando le mani. "Grazie ma sono solo un amico in visita."

Appena fuori Alan si rivolge all'amico. "Qualcuno controlla quello che...riproduce in laboratorio?"
Mark ride. "Non ti fare ingannare da come si concia. Nonostante gli orecchini, i rasta e gli abiti sformati è un vero scienziato. Niente droga...Anche se suo padre gli ha fatto giurare di non analizzare quello che produce." Alan lo interroga con uno sguardo curioso. "Una certa bibita con le bollicine...Con una bottiglia inconfondibile...Un' etichetta rossa e bianca...Non si rivelano i segreti di famiglia...Ahh...Per tua informazione: é anche il fidanzato di Paris." Aggiunge divertito per la sua reazione.

"Ragazzo, vorrai dire."
"Fidanzato! Non hai notato il solitario da dieci carati che sfoggiava al dito? Le ha fatto una dichiarazione in piena regola. L'ha invitata in un prestigioso ristorante, si è inginocchiato ai suoi piedi e le ha chiesto di sposarlo davanti alla sala gremita."
"Una volta gli scienziati non avevano occhiali spessi e l'aria da sfigati?" Si guarda alle spalle. "Quel tizio e quella bambola degna del paginone centrale di Playboy...INSIEME?"

"E per amore....Anche il padre di Paris ha qualche soldino da parte..." Mark sogghigna.
"OK. Di chi è figlia la tua Charlie... Rockfeller, Hilton, Getty...Kennedy?" Elenca con aria scocciata.

Mark sembra godersela un mondo. "Sbagli anche questa volta. Figlia adottiva di due professori universitari. Ha rotto con la famiglia acquisita dopo l' undici settembre. Di cognome da DENCH...Vive in un appartamentino in affitto e il suo guardarona è costituito in maggioranza da jeans e magliette; felpe, maglioni e scarpe da ginnastica. Ti faccio entrare nel suo ufficio ma non toccare niente." Gli raccomanda. "E' pignola."

Alan si guarda attorno sbalordito nel vasto ufficio. "Scommetto che spesso dorme qui...Quel divano è...troppo comodo. E in quell' armadietto..."
"Coperta e un ricambio." Conferma l'amico. "Non solo lei. E' capitato a tutti noi...a turno...Alla fine di un' inchiesta ci riuniamo qui...E' come se fosse la nostra casa...Con i contenitori di una cena cinese e ci rilassiamo...Fino alla prossima volta." La voce di Mark si è fatta cupa.

"Di cosa vi occupate esattamente?" Chiede in pensiero.
"Guardati intorno...Le foto alle pareti..." Con la mano gli mostra l'ambiente circostante.
"Mummie, scheletri..." Si avvicina per osservare meglio.
"Solo quelle dietro alla scrivania risalgono ad un lontano passato...Egitto, Messico, Europa...Le altre sono dei casi risolti...Appartengono ai nostri tempi...E quelle sono la parte migliore. " Distoglie gli occhi, malinconico.

"Il tuo collega...Quello in cura psichiatrica..."
"I suoi nervi hanno ceduto dopo una chiamata per un incidente aereo. Cercare pezzi di cadavere...tra puzza di carne bruciata, fumo e fiamme..." Non ha bisogno di finire la frase.

Alan sospira. "Ti affibiano sempre incarichi facili." Esclama amareggiato.
"La pensavo come te... ma lavorare qui mi ha fatto cambiare idea. Accompagnare Charlie da una famiglia per dirle...Sono stati trovati i suoi resti...Vedere genitori che si chiedevano da ANNI dove il figlio fosse finito...Leggere sui loro volti...dolore, ma anche sollievo...Avevamo la risposta a molte domande e loro, finalmente, una tomba su cui piangere..." Fissa le foto con una strana espressione. " Mi sono sentito...leggero. Ero diventato un...portatore di buone notizie. Qui non trovi genitori in lacrime, che ti supplicano di compiere un miracolo...Qui i miracoli li vedo avverare...grazie a quei ragazzi laggiù."
Nella sala sotto di loro si sono interrotte le varie attività. I tre discutono con vivacità e una certa agitazione. Mark ed Alan, incuriositi, scendono.

"Questa volta i capoccioni non riusciranno a portarcelo via. E' NOSTRO!!"
"Charlie farà fuoco e fiamme...Ricordatevi la volta precedente con il faraone..."
Jack interviene con voce calma e controllata. "Ma non siamo gli unici e se lei dovrà..."
Si voltano verso Mark. "TU...Provati a metterci i bastoni tra le ruote..." Sibila Paris.

"Minacciare un agente del FBI significa attirarsi i guai...Guai grossi...Sono specializzati nello spulciare il tuo passato per trovarci piccoli errori e farli diventare enormi. O cancellarli." Insinua Mike. "Se ti pieghi alle loro regole ED IO NON LO FARO' MAI!" Gli occhi gli brillano febbrili.
"Mike, di nuovo con la teoria del complotto? Cambia musica." L'agente non si scompone e risponde con aria annoiata. "Posso sapere che vi prende?"

"Come se non lo sapessi già. Quanti microfono hai piazzato?" E' ancora Mike all'attacco.
"Nel tuo laboratorio nessuno. Ci tengo a conservare il mio udito." Replica con calma. Alan, Jack e Paris ridacchiano divertiti.

"Chiarlie ritorna...CON UNO SCHELETRO! Kelly non PUO' portarcelo via. E' NOSTRO!" Gridano eccitati.
"Cos'è? Un souvenir del suo viaggio?" Chiede Alan, la fronte aggrottata.

"Il governo peruviano le ha concesso di portarne uno con sè. Possiamo studiarlo e poi lo restituiremo." Jack si lascia andare ad un autentico ballo di gioia.
"CAVOLO!" Paris si picchia una mano in fronte. "CAVOLICCHIO!! Altro che scheletro... Charlie ci ammazza! Jack hai controllato se i muratori hanno rimesso a posto il suo appartamento?"
"Toccava a te! Io li ho chiamati..."
Gli altri si avvicinano lentamente e con sguardi che non promettono niente di buono.

"BAMBINI??LA RICREAZIONE E' FINITA!" Mark interviene con fermezza a riportare la pace. "Ci sono passato questa mattina...e non hanno ancora finito. A quanto pare la perdita era più ampia del previsto...Vorra dire che si sistemerà sul divano."
"O a casa tua." Mormora Alan, in modo che solo l'amico lo senta. Riceve come risposta un ampio sorriso.

"Paris...Ha detto a che ora arriverà?"
"Lunedì...Alla solita ora." Insegue Mike nel suo reparto e li vedono ridere e scherzare.
I due ritornano nell'ufficio e si siedono sulle comode poltrone.

Gli occhi di Alan sono spalancati e increduli. "Ma questi in che razza di mondo vivono?"
Mark si alza e guarda in basso. "Nel loro. Prendi Jack. Dove credi che farà il praticantato? In Iraq o in Afghanistan...Charlie ha iniziato a Ground Zero. Prima imparano a considerare i reperti come tessere di un mosaico...meglio sarà. La prima volta che ho assistito all'opera di Jack mi ha urtato la sua..." Una smorfia gli piega la bocca. "...freddezza. Gli ho ricordato che stava...maneggiando...il corpo di un essere umano e lui ha replicato Era una persona. Adesso non ha nome, non ha età...non ha dignità...Noi gli ridaremo quello che ha perso." Si volta verso l'amico. "Ci sono riusciti in...UN GIORNO!" Ha gli occhi lucidi e la voce gli trema.

"Amico mio...Da quanto aspettavo di rivedere l'entusiasmo sul tuo viso!" Alan lo abbraccia emozionato. "Dici che qui succedono i miracoli? Io ne ho appena visto uno...e se il merito è di quel branco di svitati...Tanto di cappello."

"Presenterò i tuoi complimenti. Ero conciato così male?" Si sfrega un orecchio con aria contrita.
"Per chi ti conosceva da parecchio...Facevi semplicemente schifo." Ammette con estrema sincerità. "Ne hai passate tante...Indagare sulla morte di un amico...Il divorzio...Quella grana."

"Vuoi dire essere beccato sbronzo? Diciamo la verità. Ero ubriaco fradicio...e non era la prima volta." Lo fissa diretto. "Da quando sono qui non riesco ad esagerare. Dopo il primo bicchiere...mi passa la voglia. Dormo le mie sei ore di sonno. Ho rapporti quasi amichevoli con Josy e riesco a giocare con le mie figlie...Grazie a Charlie e alla sua èquipe."

"Parlami di loro. Mi hai incuriosito." Accavalla le gambe e appoggia le mani sulle ginocchia.
"Charlie è un nomignolo?"
"Sì, indovina di quale nome?" Giocherella con una matita.
"Non ci casco..." Dice scuotendo un dito.

"Charity...Ho imparato presto a non chiamarla in quel modo. Odia il suo nome."
"Chi può darle torto?"
"E' sulla trentina...Indipendente...Autonoma..." Lo suo sguardo si perde in lontananza; immerso in chissà quali visioni. "Mi piace per come...è dentro...Per la sua...personalità... Oltre che come donna. "Confessa a testa bassa.
"Lascia le cose come stanno. Non pretendere altro." Lo esorta accorato.

"Di cosa hai paura, Alan? Di vedermi di nuovo a pezzi?" La sua voce è sommessa. "Non accadrà. Se mi tolgono da qui...do le dimissioni." Mark non ha alzato la voce ma nei suoi occhi legge una determinazione ferrea.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4



"Sei un Mark che gradisco, anche se stento a riconoscerti...Merito di Charlie?" Alan intuisce che gli conviene cambiare argomento di conversazione.
"Suo. Di questo posto. Di quei ragazzi...Di tutto l'insieme. Guardati attorno..." Lo invita infervorato. "Noti la differenza? Nessuna pressione per fare presto. Il personale è qui per sua scelta...GLI PIACE questo genere di lavoro...Ogni caso è accolto con curiosità ed interesse. Non avverti tensione ma si lavora in tranquillità." Alan apre bocca, ma prima che esprima le sue obiezioni, Mark continua. "Se abbiamo dei momenti di crisi li affrontiamo INSIEME. La cosa bella è che i problemi restano qui e non ce li trasciniamo dietro."
"Mai?"
"Lo studio di Charlie serve a...farli decantare..." Si lascia ad un pallido sorriso. "Ho imparato ad usare il suo gergo...Forse finirò con il trascorrere le mie vacanze in un deserto, scavando vecchie ossa. Come lei. E' la sua maniera di staccare e ricordarsi perchè ha scelto antropologia ."

"Me la presenti?"
Martin annuisce. "Volentieri. M'informo a che ora arriva il suo volo e passo a prenderti." Digita velocemente sulla tastiera del suo computer.
"Finora mi hai descritto i pregi...E i difetti?"

"Charlie si chiude come un'ostrica quando le chiedi della sua vita privata...Passata, presente e...futura. Jack pensa solo a laurearsi. Non ha tempo per altro. Mike? L'hai visto...Non ha fiducia nelle autorità. Qualsiasi astrusa teoria sul governo che nasconde notizie alla popolazione... Dall'esistenza degli alieni ad...oscure manovre per insabbiare inchieste scottanti...Lui ci crede. Paris è terrorizzata dagli aerei...Farla salire su un qualsiasi mezzo che vola è un'impresa quasi disperata. Solo per Charlie ha fatto un' eccezione."

"E poi ti sei aggiunto tu." Lo guarda con occhi pieni di affetto.
"Il solito agente in crisi personale e professionale...Divorziato...Con due figlie che vede poco...ed una passione smodata per alcoolici e donne problematiche. Un altro svitato in un gruppo di svitati." Le parole di Martin sono amare e dolorose, ma lui le pronuncia con un sorriso. "Dov'è che mi potrei trovare più a mio agio?"

"Con me in Polizia? Se chiedessi il trasferimento..."
"No Alan. Ho fatto il pieno di gente in lacrime...e ho avuto a che dire con troppi avvocati." Il sorriso diventa maligno. "Te li lascio molto volentieri."
"Bell'amico!!" Esclama rammaricato.
"Domani pomeriggio hai un appuntamento con me...all'aeroporto." Replica mostrandogli lo schermo.

Alan scruta la folla che si affolla nell'atrio dell'aeroporto. Mark, al suo fianco, lo guarda sornione. "Cravatta nuova?"
"Eh?No...Non mi sembra. Perchè...Non va bene?" Si aggiusta il nodo.

"Charlie non bada a come sei vestito." Gli fa notare il suo abbigliamento più disinvolto. "ECCOLA!!" Si avvia verso un' uscita a passi veloci.

Alan lo vede salutare con la mano alzata. In un primo momento crede che si rivolga ad una compassata e gelida bionda, ma lui la sorpassa senza fermarsi dirigendosi verso una brunetta  che sta discutendo aggressivamente con un addetto alla dogana.
"Charlie...Difficoltà?"

"Non vuole mettersi in quella zuccaccia che NON POSSO aprire la borsa nera. E' UNA VALIGETTA DIPLOMATICA!! PEZZO...DI... AUSTRALOPITECO PELATO!!" Agita l'indice sotto il naso del poveraccio.
"Signorina..." L'uomo cerca di sfoggiare un'aria autoritaria.
"Per lei...DOTTORESSA DENCH!"

Martin mostra i suoi documenti. "Agente Speciale Goyle. Per favore vuole evitare di complicare la missione della mia collega?"
"FBI? Perchè non me l'ha detto subito?" Sollevato, l'addetto fa segno ad un collega e i due possono allontanarsi con il resto del bagaglio.

"Sempre pronto a sbandierare la tua patacca." Lo rimprovera scherzosamente.
"Che ci posso fare se ho un cuore sensibile? Detesto vedere un pover uomo ridotto ad una larva da una perfida antropologa." Cerca di prenderle la borsa. "Valigia diplomatica??"
Riceve un buffetto sulla mano. "Era meglio se lo infilavo tra i miei vestiti." Borbotta sottovoce.

"Mark...Volete dire che...lì dentro...c'è...UNO SCHELETRO??" Alan boccheggia e si guarda attorno smarrito.
I due annuiscono all'unisono. "Charlie...Lui è..."
"Il Commissario Alan Winter. Piacere." Gli porge la mano e due si scambiano una vigorosa stretta.

"Alan, se non ti fosse ancora chiaro...Lei è Charity Dench." Reagisce all'occhiata inviperita che segue con uno sguardo ingenuo che non convince nessuno.


Charlie sembra non averlo ascoltato. Sorride gentilmente ad un uomo alto e biondo che si avvicina. "Bentornata, dottoressa." La saluta con calore.
"Grazie Mr. Flood. Le raccomando la massima cura per la borsa nera." Dice accomodandosi sul sedile posteriore di una grande auto straniera. L'uomo annuisce e gliela posa sulle ginocchia, poi li aiuta con il resto dei bagagli.

"Posso offrirvi un passaggio?" Si sporge dal finestrino. "Mi piacerebbe cenare con Mark per cui estendo l'invito anche al commissario..."
I due si consultano in silenzio e poi le salgono accanto. Danny, con un paio di raybans che gli coprono gli occhi, mette in moto appena Tony si siede al suo fianco.

Alan sbircia la dottoressa Dench. E' più giovane di quanto credesse, indossa jeans scoloriti e un pesante maglione. I folti capelli ondulati sono trattenuti da due asticelle di legno che gli sembrano identici ai bastoncini usati come posate nei ristoranti orientali;  sottili orecchini decorati con minuscole teste in giada verde pendono dai suoi lobi forati. Al collo un ciondolo, sempre verde, appeso ad un cordoncino di pelle. Lei e Martin si scambiano animatamente notizie su quanto è accaduto nei due mesi in cui sono rimasti lontani. Sentire le loro battute scherzose e ascoltare la risata di Mark lo rinfranca. Era tanto che non lo vedeva così allegro.

"Penso io alle valige, tu provvedi ad accompagnare i nostri ospiti." L'auto si è fermata  in un garage sotterraneo.

Alan è colpito dalle altre auto. " Masetati, Jaguar, Mercedes. Bmw, Volvo. Toh! Una povera, piccola Ford...Che ci fai qui tutta sola?"
"E' delle dottoressa...Prego, da questa parte." Li invita. "Mi fermo in cantina o vuole pensarci lei?"
"Cantina, Grazie, sig. Flood." Cambia la borsa di mano.
"Tony, per favore." Le risponde con un affabile sorriso.

I due in ascolto si battono il palmo della mano.

Flood, il maggiordomo apre una pesante porta e preme un pulsante. "Spero che lo spazio sia sufficiente."
"Ottimo. Il mio piccolino dormirà fino a lunedì." Sistema la valigetta con estrema cura. " Tony, avrei un favore da chiederle...Dovrei portare degli abiti in lavanderia..."
"Provvederò al più presto." Richiude il battente e fa loro strada verso il piano superiore.

"Ho sistemato le valige nella tua solita stanza." Daniel li saluta con una mano, mentre con l'altra digita una combinazione su una pulsantiera. "Madame, la sala giochi è a sua disposizione."
"Grazie, ma prima le presentazioni." Replica lei. " Daniel Flower...il mio collega, Mark Goyle...Il Commissario..."

I due si guardano in faccia per la prima volta.
"...Alan Winter. Leggo la cronaca nera." Stringe le loro mani.
"E mia moglie quella mondana..."
Daniel storce la bocca. "Spero non crederà a tutto quello che pubblicano sul mio conto."

"Lei è...il misterioso Danny??" Mark inghiotte un paio di volte
"Non ti ha mai parlato di me? CHARLIE!!" La guarda con la fronte aggottata.
"Con la tua fama non vado in giro a sbandierare la tua conoscenza." Ribatte lei. "Nè di aver lavorato per te."

"Lavorato?"" La domanda è scaturita da quattro bocche in contemporanea. Alan e Mark nell'appartamento e i due nel deposito.

"Ho conosciuto la Dott. Dench nel 2002...Ad una cerimonia commemorativa qui a New York." Spiega cominciando a salire una scala a chiocciola nascosta nei muri. "Avevo sempre avuto il desiderio di vedere come sarebbero stati i miei genitori. Ho centinaia, migliaia di loro foto o filmati, ma...avrei voluto...toccarli. Almeno una volta. Grazie a Charlie ne ho avuto la possibilità." Aggiunge con commozione.
"E come ringraziamento lui ha ideato il programma che usiamo per l'ologramma." Ribatte lei pratica.

"Ho preferito usare la scala. L'ascensore serve ad Tony per servire la cena...Siete allergici a qualche alimento o bevanda?" S'informa. Riceve due sommessi dinieghi.

"Ma...E' bellissimo qui!" Mormora con meraviglia Alan. Mark è ammutolito. L'intero piano è costituito da una grande serra. All'interno un'infinità di piante verdi o fiorite. Una piscina rettangolare corre lungo uno dei lati corti ed è attorniata da mobili in vimini dall'aria estremamente comoda.

L'occhio gli cade su un ampio letto in midollino scuro. Il materasso e i cuscini sono coperti da un tessuto bianchissimo. Distoglie rapidamente lo sguardo.
"Posso offrirvi un succo di frutta o un'altra bibita? Qui si eseguono i suoi ordini. Niente alcolici prima di cena." Si scusa con un sorriso.
Charlie sbuffa. "Spiritoso! Vado a farmi una doccia. Finalmente potrò usare tutta l'acqua che voglio." Ridiscende velocemente la scaletta.

I tre si studiano in silenzio. "Su...Comincia con le domande." Daniel si rivolge direttamente a Mark.
"Non sono fatti miei." Ammette a denti stretti. "Perchè hai chiamato questo posto sala giochi? E perchè usi una combinazione per entrarci?"
"Semplice desiderio di privacy. Se ti guardi attorno non noterai solo quel lettino per prendere il sole. " Ride.
"Lettino?"
"Mmm...Serve a quello. Idea di un arredatore strambo...Vedrai scacchiere ...domino... freccette...carte...Tu nomina un gioco che richiede due contendenti ad armi pari e qui lo trovi. Io e Charlie ci passiamo ore intere. Nessuno dei due vuole accettare una sconfitta."

Mark si guarda attorno. "Costoso come ambiente."
"Ho unito due vecchi progetti. Mia madre aveva scritto nel suo diario quanto sognava una serra e mio padre adorava nuotare...Inoltre avere quest'acqua quassù è utile in caso d'incendio." Dice semplicemente.

"Sei cresciuto in questa casa?" Anche Alan dà libero sfogo alla sua curiosità
"No. Ai miei piaceva la vita mondana. Non restavano mai troppo tempo nello stesso posto. La mia nascita deve essere stata per loro una specie di palla al piede. Avevo due anni quando li hanno uccisi durante una rapina..." Viene interrotto da un grido.

"DANNY! DANIEL!! Dove si è cacciato quel disgraziato di Tony??" Grida con rabbia.
"Qui non c'è. Perchè?" Scambia un'occhiata interdetta con gli altri due.
"Gli avevo chiesto di portare alcuni vestiti in lavanderia..."
"Beh?" Si avvicina all'interfono.
"Mi ha preso alla lettera. Ha svuotato le mie valige..."
"Sarò scemo,ma continuo a non capire..."
" Si è portato via i miei vestiti. TUTTI! Non mi ha lasciato niente da mettermi. NIENTE!!"

I tre rimangono in silenzio per alcuni secondi poi scoppiano in una fragorosa risata. "Questa scena non voglio assolutamente perderla."
"RESTA LI'! Mi aggiusto in qualche modo. Se scopro che è stata una tua idea GIURO che me la paghi!" Lo minaccia.

"Che sia una delle misteriose A?" Mormora l'uomo alla sua complice. LeI non si degna di replicare.

Alan interroga Danny. "Ha ragione?"
"Non sono così idiota. Ma Tony merita un sostanzioso aumento di stipendio." Aggiunge con malizia. Gli altri ricambiano con aria complice. "Vado a controllare che si sia ricordato della cena." Si avvicina al montacarichi. Un grande carrello è in attesa. "Accomodatevi. Sei presentabile?" Dice a voce più alta.

"Arrivo e non voglio sentire commenti cretini." Charlie appare sulle scale. Indossa un'ampia t-shirt che le arriva a mezza coscia." Cosa sono quegli sguardi allupati?"
"Ci stiamo chiedendo cosa indossi...sotto." Danny ammicca verso Alan e Mark.

"Alcune tue...visitatrici temporanee...sono distratte...Oppure sono trofei?" Domanda fissandolo negli occhi.
"Che vuoi dire?"
"Da quando perizoma, tanga, culotte...In pizzo nero, bianco, rosso...Di seta...Con ricami. strass, perline. coralli...fanno parte della tua...biancheria intima?" Risponde maligna.

Mark comincia a ridere sempre più forte. " Mi avete convinto. Siete veramente amici."
"Perchè qualcuno ti ha fatto credere il contrario? Chi ti dà il diritto di impicciarti nella mia vita?" La rabbia dipinta sul suo viso spegne la risata dell'altro.

Alan fissa la scena immobile.
Daniel cerca inutilmente di calmarla. "Dai...Lavora con te...E' naturale..."

"Tu chiudi il becco!" A queste parole lui reagisce con uno spintone deciso facendola cadere in piscina.
"Quando esagera...Esagera!" Spiega impassibile. "Calmati i bollenti spiriti?" Le chiede quando la vede riemergere.

"Aiutami." Allunga una mano verso di lui.
"Se vuoi uscire sai come fare. Ho visto di cosa sei capace e...Non ci casco." Le volta le spalle e accompagna gli altri al tavolo apparecchiato per quattro.

"Forse...Dovremmo..." Prova a suggerire Mark.
Danny nega. " La conosci da poco. Quando è in quello stato assecondarla peggiora le cose. Che sta facendo?"

"E' uscita è si è infilata in quella specie di tenda." E' Alan quello che ha la visione migliore della piscina. "Fa spesso così?"
L'anfitrione inizia a servire alcune vivande. "Ogni volta che deve ritornare al lavoro dopo una lunga sessione di scavi...E' come per voi riprendere con la solita routine dopo una splendida vacanza. Avrei dovuto prevederlo." Si volta e grida. "E' pronto!" Continua a voce appena udibile. "Fate finta di niente."

Charlie arriva avvolta da un morbido accappatoio e con i capelli fasciati in un asciugamano. Passando vicino a Daniel lo bacia sulla guancia. "Grazie."
Lui ricambia. "Non c'è di che."

"Niente carne?" Gli domanda fissando le vivande preparate.
"Solo forchette. E' meglio non avere coltelli tra i piedi. SCHERZO!! Ho solo pensato che ne dovevi aver abbastanza di scatolette e cibo conservato."
Mark ed Alan si stupiscono vedendo le porzioni abbondanti che si serve.

"Questa volta mi è andata bene. La maggior parte degli studiosi erano italiani. Un paio di volte hanno perfino cucinato la pizza." Risponde a bocca piena.
"Mi spieghi come riesci a smaltire tutta quella roba?" Mark si ferma con la forchetta in aria, per guardarla mangiare.
"Piscina, domani e domenica." Spiega. Prende un'altra forchettata di cibo. " O hai altri progetti?" Chiede a Daniel.
Lui si limita ad un cenno. "Sono tutto tuo."
"Ma chi ti vuole..." Replica lei con una smorfietta divertente.
"Direi molte." E' Alan che interviene. I due nascosti nel buio annuiscono convinti. "Che tipo di uomo le piace...Charlie?"

Ha smesso di mangiare per bere un lungo sorso. Annuisce.
"Un Maschio Alfa Intelligente." Risponde per lei Daniel.
"Un...CHE??"

"Maschio Alfa. Un...capobranco. Uno che sia un suo pari. Lei è la classica matriarca. Una Femmina Alfa."
"Come tra gli elefanti?" Mark si rivolge a Charlie.
"Il buffone mi ha sentito rispondere in quel modo una volta e ora ripete come un pappagallo. Comunque ha ragione. La mia figura professionale in questo momento è appunto quello di una matriarca."
"Se Jack, Paris e Mike sono il tuo branco...Io, chi sono?" Chiede perplesso.

"Nel tuo ambiente, come loro due, sei od eri...un leader...Da me...Sei un gradito ospite." Gli sorride. Lui ricambia sollevato.

"Tra noi tre potrebbe esserci il suo tipo ideale?" Insiste Alan.
"Se, eventualmente, fossi alla ricerca di un compagno...e non è così...vi scarterei senza esitazioni. Lei è il classico tipo dell'uomo sposato e contento di esserlo. " Lui accenna ad un sì. "Mark e Daniel li eliminerei per il medesimo motivo. Non amo condividere quello che è mio. O forse no..." Il sorriso diventa malizioso. "Nel loro caso potrei fare un'eccezione ed essere favorevole alla poliandria."

" Poli...che??" Alan si stupisce dell'improvviso rossore degli altri due.
"P.o.l.i.a.n.d.r.i.a. E' il contrario della poligamia. Invece di un uomo con molte mogli si tratterebbe di UNA MOGLIE con tanti..."
"...mariti..." Conclude lui arrossendo.

"BRAVA!! Quella donna ha le idee chiare. MI PIACE!" Esclama la misteriosa ascoltatrice.

"Quale uomo accetterebbe una simile proposta?"
"Un tibetano, per esempio. Da loro un tempo era normale. Ai giorni nostri e tra noi...civilizzati...quanti uomini sono l'amante di una donna sposata? Pensi alle differenze tra uomini e donne. Dopo un rapporto sessuale...voi, di solito, vi addormentate o...avete bisogno di un riposino. E' fisiologico. Noi, invece saremmo subito disponibili per un secondo round...Non vi strozzate. Ho solo due mani."

I tre, infatti, stanno tossendo e sputacchiando, congestionati in volto. "Charlie ti sembrano argomenti adatti per una cena?"
Dan interviene distogliendola con una domanda. "Com'era il Perù?"
Gli occhi di Charlie si illuminano. Alan e Marksi scambiano un sorrisetto.

"Stupendo. C'è ancora tantissimo da scavare. Se solo fosse più agibile...mi sarei fermata volentieri." Esclama emozionata.
"Ho visitato due posti che tu definivi stupendi. Devo ammettere che sono affascinanti...visti in televisione e con il popcorn davanti." Replica avvicinando il carrello.

"Pigrone! Solo perchè abbiamo avuto qualche piccolo disagio?" I due in ascolto prendono appunti.
"PICCOLO DISAGIO??Una mezza alluvione che ci ha impedito di muoverci per TRE GIORNI E TRE NOTTI e una tormenta di vento e neve durata UNA SETTIMANA tu li chiami...piccoli disagi?" La fissa con le mani sui fianchi.

"IO mi sono divertita...credevo anche tu." Lo guarda si sottecchi.
"Avrei preferito qualche leggera comodità. Per esempio...cibo...coperte...Sapere quando i soccorsi sarebbero arrivati...Se arrivavano." Brontola sottovoce.

Mark ha ascoltato in silenzio. "Avete veramente affrontato una bufera senza provviste e senza coperte?"
"Esagera. In Canada avevamo le coperte."
"Due e striminzite." Si lamenta.

"Dimentichi il caminetto e tutta la legna di cui avevamo bisogno. Forse hai ragione sulle provviste...Burro di arachidi e sciroppo d'acero a volontà, ma poco altro." Notando che gli altri si guardano confusi, aggiunge. " Mi avevano assunta per trovare le ossa del fondatore di una comunità religiosa e gli avevo chiesto se voleva accompagnarmi. La tomba si trovava in un angolo abbandonato di un vecchio cimitero. La tormenta è arrivata all'improvviso. Ci siamo rifugiati nell'unico riparo disponibile. Una specie di capanno estivo per la gioventù semi abbandonato."

"Ho trascinato due vecchi materassi davanti al camino e sono riuscito ad accendere un fuoco. Lei ha trovato due logore trapunte che proteggevano non so cosa. Gli unici alimenti ancora commestibili erano un barilotto di sciroppo d'acero e un cartone pieno di barattoli di burro d'arachidi."
"Dimentichi il the." Gli ricorda.

"Giusto. Una confezione da venti bustine di un orribile miscela aromatizzata alla cannella. Nemmeno i topi l'avevano gradita." Ribatte scuotendo la testa. "Mark un consiglio...Se ti propone un gradevole weekend da qualche parte hai due scelte...Rifiutare energicamente...o portarti dietro uno zaino con sacco a pelo e provviste per una settimana."
"Che ne pensi di usare un GPS satellitare?"

"Sì, se lo indossi. Il mio era rimasto nell'auto...Sepolto sotto un paio di metri di neve e ghiaccio...SPENTO." Le lancia un'occhiataccia. " Dava fastidio a qualcuno."
"Volevi riposarti e dimenticare il lavoro?" Charlie ricambia con un sorriso. "Ci sei riuscito."

"Tu ne sapevi niente di questa sua avventura?" Sussurro l'uomo.
"No. Domani aumentaremo il nostro gruzzolo."

"Avete passato una settimana senza possibilità di muovervi e riuscite a scherzarci sopra? Conosco gente che al terzo giorno si sarebbe presa a pugni e il quarto sparato." Mormora colpito Alan.
"Abbiamo escogitato un modo per...evitare la noia e...rilassarci. " La voce di Daniel è scesa di un tono.
"Più di uno...se ricordo bene." Sussurra Charlie.

Mark, sotto il tavolo, stringe il pugno appallottolando il tovagliolo. La sua bocca continua a masticare un boccone, ma non riesce ad inghiottirlo.
"Coraggio...sputa la domanda." Charlie gli riempie il bicchiere.
"Voi due...siete...intimi? Tu e lui...siete..."
"Andati a letto insieme? Sì, è capitato." La sua ammissione pacata lo spiazza. Alan è addolorato per lui.

"Sono in quelle due occasioni. In Arizona e in Canada." Conferma Daniel. "Erano situazioni al limite...Eccezionali."
"Vado a raccattare qualcosa di più comodo." Si alza in piedi. "Non vi sbafate tutta la torta." La sua discesa è seguita dai loro occhi.

"La sua era una scusa per permettere di chiarirci le idee." Dice Dan. "Mark...Charlie ti interessa?"
"Anche se fosse, non posso competere con te o con quello che le puoi offrire." Si guarda attorno e poi riporta lo sguardo su di lui.

Daniel ride amaro. " Cosa posso offrirle? Interviste, giornalisti che la seguono, paparazzi che cercano di violare la sua intimità? Credi che la lascerei affrontare tutto questo con animo sereno? Charlie ADORA il suo lavoro...Ti immagini che le capiterebbe? Ci sono passato tre volte e ogni volta il mio denaro, il mio... ambiente sono stati un ostacolo insormontabile. Siamo e resteremo AMICI...nonostante quelle due...parentesi. Le ricorderò sempre con infinito piacere...ma tra non non c'è e non ci sarà MAI una...relazione."

"Intendevi questo con la definizione: Maschio Alfa Intelligente." Alan incrocia le dita sopra il piatto.
"Deve comprendere quali sono i limiti e non superarli, anche se ne prova il desiderio." Nei suoi occhi leggono tristezza e rimpianto. "Se lei ti riterrà l'uomo adatto...sarò contento."

"Mark avrà bisogno di molti consigli."Alan suggerisce con un sorriso rinfrancato. "Visti i suoi precedenti fallimenti..."
"EHI! SONO QUI!!" Agita la mano. "Ti ricordo che mi ha smontato subito."

Dan gli porge la mano. "Benvenuto nel club. Dopo che ci hanno presentati abbiamo iniziato a discutere...Stupido bamboccio pieno di soldi.E' la frase più gentile che mi ha rivolto. Il giorno dopo l'ho assunta. Ho trascorso molte ore osservandola, dopo averla aiutata a riesumare i miei genitori. Sfiorava le loro ossa, li misurava...Ne ha fatto la copia...Sempre con...rispetto. Ha ricostruito i loro corpi, i loro visi con una cura infinita.E'...SPECIALE PER ME! Stampatelo bene in testa...Agente Speciale Goyle."

"E' una minaccia?" Mark ha appoggiato le mani sul tavolo e si sporge verso di lui.
"Un avvertimento. Non deluderla o...Non troverai posto nemmeno come...spazzino." Sibila fissandolo dritto negli occhi. "Con i tuoi precedenti...Parliamoci chiaro. Questa sera o domani spulcerete i vostri archivi alla ricerca di notizie contro di me. Io vi ho preceduto. Ho avuto facilmente accesso alla tua scheda personale."
L'altro si siede, pallido in viso.

"E' materiale riservato. Come..." Alan si interrompe. "Quanti contratti con il governo hai in corso?"
"Uno. Ma il Pentagono è molto interessato ad alcune nostre ricerche. Tu sei il terzo che le affiancano. Il primo ha tentato di sbatterla sul divano appena sono rimasti soli. Mi chiedo chi è il misterioso aggressore che gli ha fatto due occhi neri alcune settimane prima della sua partenza."
Mark sorride. "Io."

"Mi hai preceduto. Il secondo..."
"Un novellino che non aveva mai assistito neanche ad un'autopsia..."
"Poi le hanno rifilato te..."

"Un agente entrato in crisi per non aver saputo evitare la morte di un collega ed amico...Ai ferri corti con la moglie...per i miei ripetuti tradimenti..."
"Erano reciproci." Obietta Alan.

"Come preferisci. Ammetto che non rappresento l'uomo ideale...ma lei è speciale anche per me. Se nascerà un affetto più forte dell'amicizia non tollero interferenze." Dice con voce dura.
"Vedremo.." Ringhia Daniel.

"Che bello! State litigando per me? Il sogno di ogni donna. Due contendenti..." Charlie batte le mani divertita.

"Non dirmi che..." Dan osserva il suo abbigliamento. "Camicia di Dolce&Gabbana...Maniche strappate. Jeans di Cavalli...ne hai tagliato oltre venti centimetri...Quella cravatta è stata realizzata A MANO da un noto artigiano napoletano, apposta per me...E tu la usi come cintura??" Non sa se ridere o gridare. Gli altri due sghignazzano.

"Già. Ho scelto nel tuo armadio quello che mi piaceva di meno. Tranquillo! I tuoi Armani, Ferrè, Ford eccetera eccetera non li ho toccati. La mia torta?"
Alan continua a ridere fragorosamente cogliendoli di sorpresa, lei lo guarda interrogativamente. "Mi piacerebbe assistere alle future...discussioni...di questi due. Mi promette che mi terrà aggiornato?"
"Se ci saranno..." Gli promette. "Fate pure...Continuate...Tanto chi decide è sempre la donna." Comincia a mangiare la torta con golosità.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

I due nel magazzino ascoltano il resto della conversazione trangugiando del cibo cinese da asporto. L'uomo si volta verso la sua complice e le schiaccia l'occhio.
 "Il capo sarà contento delle novità. Ora ha un'arma per ricattare il quattr'occhi."
"Non lo nasconde." Gli ricorda impassibile. "Però possiamo sempre vendere la notizia delle sue disavventure a qualche rivista. Almeno ci mettiamo in tasca  qualche spicciolo."

"Per noi due è consuetudine iniziare il dopocena rilassandoci con un bicchiere di buon vino...A Charlie ne piace uno in particolare...il Barolo...Se voi gradite dell'altro..."
"Autentico Barolo italiano?" Chiede con aria interessata Alan.
"Direttamente dalla zona di produzione."
"Un bicchiere solamente, prima di tornare a casa." Si rivolge all'amico che è immerso nei suoi pensieri. "Tu che fai?"

Prima che possa aprire bocca Dave gli lancia una proposta. "Se preferisce restare qui il posto non manca. Sono sicuro che Charlie vorrà essere aggiornata su cosa l'aspetterà lunedì."
Mark alza gli occhi e li fissa in quelli grigio-verdi dell'altro. Con sorpresa vi legge simpatia e cordialità. "Se a te non da fastidio mi fermerei volentieri." Ammette.

Con gesti misurati e pieni di grazia Charlie ha versato il vino in quattro calici panciuti e, sorridendo, ne porge uno ad ognuno mentre è Daniel a  sparecchiare collocando il resto delle stoviglie sul carrello.
"Partitina a Scarabeo?"
"Per me è OK. " Apre uno dei cassetti situati nella colonna che regge il piano e la fissa meditabondo. "Se vinco...Cinque paia di scarpe. Manolo o Jimmy?"
"Scordatelo. Due...Chanel o Prada." Replica decisa. "Per me..." Beve un sorso di vino e poi un secondo. "Campeggio? No. L'ultima volta ti sei trascinato dietro il povero Tony. Nuova libreria...Colori, pennelli e Faidate."

"Un bel negozio?" Propone insinuante.
"Bricolage e...riciclaggio." Ribatte decisa. "Mark ci farà da giudice."

Alan ha seguito la discussione sorseggiando il vino. "Se ho capito bene...chi perde deve accettare di fare qualcosa che detesta."
"Esatto." Confermano contemporaneamente.
"Beh... vi auguro di divertirvi." Si alza con un sospiro. "Mia moglie mi aspetta."
"Le porti dei fiori. Può cogliere quelli che preferisce." Daniel è intento a sistemare il gioco. Indica a Mark uno scaffale. "Su quella mensola ci troverai dizionari ed enciclopedia...e non barare...Niente vocabili inerenti all'antropologia."
"Idem per te. Nessun termine in uso nel mondo degli affari. Finisco io...Tu accompagna il tuo ospite."

Mentre scendono la scaletta a chiocciola Alan lo studia . "Deve avere un buon sistema d'allarme anche nel resto dell'abitazione..."
"Il migliore...Nessuno." Ride divertito al suo stupore. "Casa mia è completamente assicurata. Dai quadri alle forchette. Viene fatto un inventario completo ogni sei mesi. L'unico congegno elettronico esistente segnala la presenza di fumo o fiamme. Le persone sono insostituibili...gli oggetti..." Accantona l'argomento come insignificante.

"E lassù?"
"Come ho già spiegato...Privacy. Mia...di Tony...Di Charlie...Ognuno di noi ha una parola chiave. Se Tony ha ospiti, non posso salire. Devo aspettare."
"Tranne nelle serate in gruppo." Mormora interdetto.
"Conosco i suoi amici da anni. Charlie si è inserita facilmente...Vuole sapere...di Mark?" Alan conferma con un cenno. "Dipende da lui. Se saprà accettare le nostre regole... non ho niente in contrario."
"Anche con Charlie?"
Lui sorride. "E' una donna libera. Se lo vorrà...non troverà ostacoli...per lo meno da parte mia."
"Mi togli un peso dal cuore. Vorrei vederlo di nuovo, non dico felice, ma...sereno. Come era una volta." Daniel si limita ad annuire comprensivo e non aggiunge altro oltre i saluti.

Nella serra, i due si affrontano. "Perchè non mi hai mai parlato di lui e di questo...rifugio?"
"Non è un rifugio e la mia vita privata sono affari miei."
"Charlie..." Vorrebbe farsi avanti ma lei lo blocca con un gesto.
"Mark...Qui vigono delle regole precise e ferree...Ogni gioco è lecito...ma gli avversare devono essere ad armi pari. Io e Danny non vogliamo legami. Nè presenti nè futuri. Tu..."
"Sono divorziato." Protesta con una certa esitazione.

"Lo so...Come so che ogni volta che incontri la tua exmoglie finite a letto insieme. Come so che passi i tuoi fine settimana liberi con Kelly. A casa sua. Non sono disponibile come  ruota di scorta." Risponde pacata. "Se vuoi me dovrai scegliere. Decidi tu se ne vale la pena."
"Insomma, dovrei diventare come voi due? Niente impegni seri o legami profondi?" Replica deluso per questo suo aspetto inaspettato.

"Sbagliato. Un'amicizia sincera e duratura...Più importante del sesso...O nonostante il sesso."
"E le sue foto? Sempre con una donna diversa?"
Charlie solleva un angolo della bocca indifferente. "Corpi...Il mattino dopo si è già scordato i loro nomi."
"E' squallido. L'amicizia è importante ma...dove avete messo L'AMORE?"

"Lo aspettiamo." Daniel è apparso in tempo per ascoltare le ultime parole. Si avvicina a Charlie e le passa un braccio attorno alla vita. "Se arriverà...troverà la porta spalancata. Ma abbiamo imparato a non cadere alla prima lusinga. A volte quello che si crede amore è altro...Lussuria...Voglia di tenerezza...Paura della solitudine...Curiosità..." La sincerità fa vibrare la sua voce.

Nei loro occhi Mark legge un dolore che viene da lontano, dal profondo della loro anima. Intuisce che i due sono legati da un feeling molto più intenso di quanto credeva e improvvisamente si sente un estraneo che ha violato la loro intimità.

"Dobbiamo saperne di più sul conto di quei due. Daniel Flower che da spiegazioni...è un fatto insolito." Mormora l'uomo alla sua complice.

"Ti ho fatto sentire a disagio? Non era mia intenzione." Si scusa con un sorriso quasi fanciullesco. "Giochiamo?"

Mark perde rapidamente la cognizione del tempo. Assistere all'accesa partita tra i due lo riempie di un'eccitazione febbrile. Non si tratta di un semplice gioco, ma di un'autentica gara di abilità. Più di una volta deve intervenire per controllare l'ortografia o l'esattezza del significato di un vocabolo.

La partita è quasi conclusa, rimangono poche pedine. La fronte di Charlie è attraversata da una ruga evidente. Vedere la punta della sua lingua sbucare tra le labbra socchiuse costituisce per lui una tentazione fortissima. Vorrebbe baciarla e esplorare la sua bocca. Scaccia l'idea passandosi una mano sul viso.

Dan spinge le sue lettere e compone l'ultima parola. "Finito."
"Questo lo credi tu. Mi basta aggiungere queste due e...HO VINTO! Preparati a sudare...Sfaticato." Gioisce.
"Controlla...E' capacissima di imbrogliare." Fissa le due lettere con occhi furenti.

Mark sfoglia attentamente il grosso dizionario. "Esiste. E' un termine geografico arcaico..." Legge. "Usato nelle mappe...fino alla metà dell'800."
"Dovevi ricordartene. Non sei tu che ti stai per laureare in storia?" Gli chiede senza mascherare la sua ironia.

"E' un hobby...Con i miei ritmi...ci riuscirò a quarant'anni." Bofonchia, trattenendo a stento uno sbadiglio. "Se permettete, vado a dormire...Ma voglio la rivincita." Charlie accetta con una piccola riverenza. "Mark...se usi il pigiama ne cerco uno."
"Posso farne a meno."
Gli fanno strada fino ad una porta. "Spero sia di tuo gusto...Se hai bisogno...Quella è la mia camera e lì è dove dorme Charlie..." Gli mostra due porte poco lontane. "Buonanotte."

Mark ricambia e si richiude la porta alle spalle. Ammira la stanza. E' arredata con varie gradazioni di blu. I mobili e i quadri sono modernissimi, ma l'insieme è comodo e gradevole per la vista. Su uno dei tavolini collocati ai lati del letto qualcuno ha lasciato una camicia e della biancheria ancora fasciati nella loro confezione. Con meraviglia scopre che sono della sua misura.
"Scommetto dieci dollari che è opera di Tony." Mormora. "Che occhio!"
La giornata è stata ricca di sorprese e la stanchezza che prova lo convince a spogliarsi e ad infilarsi tra le lenzuola. Pochi minuti dopo dorme profondamente.

"Giornata proficua." Si stiracchia con evidente piacere. "Le sue avventure in Arizona e Canada. La sua strana...amicizia...con questa Dott.ssa Dench...Eri a conoscenza dei suoi studi?"
La donna nega. "Ricordati del Pentagono. Chissà a quale ricerca sono interessati. Domani comprerò qualche azione delle sue imprese. Ho l'impressione che sarà denaro ben speso." Si massaggia il collo indolenzito. "Fai tu rapporto al capo...Vorrei farmi una doccia e riposarmi qualche ora ma ho idea che...ci sarà dell'attività...notturna."
"Potrebbe esserci anche qui." Mormora untuoso.
Con un gesto repentino la donna gli punta la punta di uno stiletto alla gola. "Usa la tua mano, bello. Scelgo io con chi spassarmela."
Lui retrocede. "Non sai che ti perdi." Sparisce prudentemente nel buio.

"Riesco a figurarmelo benissimo." Bisbiglia. Infila una mano nella tasca dei pantaloni alla ricerca del cellulare. "Sono Angela. Se vuole che continui... mi tolga quel cretino dai piedi." Rimane in ascolto. "E' venuto a riferirle le ultime novità. Certo che posso farcela da sola. Ho una brandina e se mi procura del cibo posso rimanere qui per settimane. La devo lasciare. Qualcuno non ha intenzione di dormire...Vediamo un po' di chi si tratta... Donna e sa come salire alla serra...Maledizione! Si è tuffata. L'acqua altera il segnale...No...ecco...vedo la testa...Sei una strana donna dott.ssa Dench...Con quei due a portata di mano io avrei scelto un altro tipo di...esercizio fisico."

Charlie inizia con vigorose bracciate per poi rallentare e prendere un ritmo regolare. Quando si gira sul dorso, la persona che ha seguito le sue mosse nel buio lentamente si immerge e, senza fare alcun rumore, l'affianca.

"Danny!!" Lancia un grido soffocato.
Lui la trascina con sè sott'acqua. Riemergono insieme. "Si gioca ad armi pari." Le bisbiglia con tono suadente. "E adesso lo sei." I pezzi del suo bikini galleggiano poco distanti.
"Convincimi." Sussurra con voce sensuale e con un guizzo si allontana.
Dave la insegue e la raggiunge vicino al bordo. Le accarezza il viso con la punta delle dita e si china per sfiorarle la bocca con le labbra. "Mi è mancato il tuo profumo."
Lei mordicchia il suo labbro inferiore. "Anch'io ho sentito la tua mancanza."
La bocca ora scivola lungo il collo fino all'attaccatura dei seni. La sente rabbrividire. "Possiamo ancora fermarci..."
Come risposta lei accarezza con la punta della lingua il suo orecchio. "Parli troppo."
La coinvolge in un bacio appassionato mentre le sue mani le sollevano le gambe, portandole a cingergli i fianchi.

La fronte di Angela si copre di sudore ascoltanto gemiti e mugoli inconfondibili.
"Che succede? Chi sono?" Il suo complice è tornato.
"Daniel Flower e Charlie Dench... nella piscina..." La voce le è uscita roca e stridula.
"Se le antropologhe sono tutte come lei...ACCIPICCHIA!! Non l'ho mai sentito così...vocale. Con le altre è MOLTO più...moderato." Commenta ammirato.
"Ti ricordo che ho un posto in prima fila. Ho visto e sentito dall'inizio e posso assicurarti che lei non è da meno." Replica acida.
"Percepisco una buona dose di...invidia? Sei sempre in tempo per cambiare idea." Propone viscido. Lancia un grido di dolore.
Angela gli ha spento la sigaretta sulla mano. "Preferirei diventare lesbica." Dice con una misto di disgusto e compatimento dipinto sul volto.
"Tu sei una pazza furiosa. Fortuna che il capo mi ha affidato un altro incarico..." Si allontana stizzito.
"Vai...Vai..." Torna a fissare lo schermo. "Le mie congratulazioni! Perfino a me tremano le ginocchia..."

Charlie si aggrappa alle spalle di Daniel, la testa nascosta nell'incavo del collo. Lui le sfiora la nuca, dopo aver scostato i capelli. "Tutto bene?" Chiede ansante.
"Ben...Benissimo." Ansima. "Questa volta è stato...diverso."
"Probabilmente...perché, per la...prima volta, siamo...senza vestiti." Ironizza divertito.
"Stupido!" Si lascia cadere all'indietro ridendo
"Che ne dici di continuare...fuori dall'acqua?" Suggerisce indicando il famoso lettino che tanto aveva colpito Mark. " Per una volta servirà a me."

"Siamo bagnati." Gli ricorda.
"E' garantito idrorepellente e...antimacchia." Risale e si avvolge un asciugamano attorno alle reni e ne allarga uno per lei. Si distendono accanto e la stringe tra le braccia. "Adesso mi spieghi che ti è preso questa sera?"
"Niente." Risponde evasiva.

"Charity...ti conosco...Eri strana già al tuo arrivo..." Mormora carezzevole. Sembra cullarla dolcemente. "Ti hanno proposto di aggregarti alla spedizione e tu sei tentata di accettare?"
Dopo un attimo di esitazione risponde con un fievole "Sì"

Daniel sospira. "Ci risiamo. Vuoi buttare via il lavoro di questi anni...Per cosa? Per vedere ancora le tue fatiche pubblicate sotto il nome di un altro? A te tutto il lavoro e a lui la fama?"
"Guarda che mi stai dicendo cose che mi sono ripetuta decine di volte, ma..."Tenta di obiettare incerta.

"Da chi tenti di scappare questa volta? Mark?"
"Non sto...SCAPPANDO!! Perché cerchi di coinvolgerlo??"
"Dimentichi che ero all'aeroporto? Ho visto la luce nei tuoi occhi quando vi siete incontrati. LUI TI PIACE."
"Siamo solo colleghi." Cerca di allontanarsi, ma con gentilezza lui la ferma.

"Bugia...e bella grossa. Dagli una chance..."
"Si incontra con Kelly e lei è amica mia."
Il sospiro questa volta è esasperato. "Mark è attratto da te e tu da lui. Dov'è il problema? Perché rivangare vecchie storie?"

"E' statisticamente dimostrato che..."
"Tira in ballo le statistiche e ti affogo in quella piscina." Ringhia. "Vuoi metterti in testa che non è stata colpa tua?" Con dolce fermezza la costringe a fissarlo negli occhi. "Non ti sto suggerendo di infilarti nel suo letto. Lui conosce CHARLIE. Lascia che scopra CHARITY...Possibilmente non grazie ad alluvioni o tormente. Potrei organizzarvi un lungo fine settimana in montagna. Con una bella frana che blocchi la strada. " La sua battuta riesce a farla ridere. Risata che si trasforma presto in lunghi singhiozzi soffocati sul torace di Daniel che la stringe con forza. La lascia sfogare e Chiarlie piange fra le sue braccia fino a quando non si addormenta. "Spero che tu sia l'uomo giusto per lei, agente Goyle. Perché se no...avrai un nemico mortale."

Mark si risveglia all'improvviso con un sussulto. Il suo corpo è coperto da un velo di sudore freddo. Rabbrividisce e si accoccola sotto le coperte. "Che mi succede?" Mormora appisolandosi nuovamente.

I raggi della luna che penetrano nella serra e si riflettono nell'acqua ne illuminano un angolo. Tony contempla i corpi ancora abbracciati e, con un sorriso, li copre con una morbida coperta. Daniel apre un occhio e gli rivolge un muto ringraziamento.

"Buongiorno Mr. Goyle. Il suo caffè." Tony posa il vassoio accanto a MarK e apre le tende.
"Grazie, Sig. Flood. La Dott.ssa Dench e Mr. Flower?" Chiede stiracchiandosi.
"L'aspettano accanto alla piscina per la colazione. In bagno troverà il necessario per radersi. " Risponde compassato. "Se le serve altro lo chieda a voce alta. Riceverò il suo messaggio." Gli indica il piccolo auricolare nascosto nella stanghetta dei suoi occhiali.
"Grazie." Ripete stupito.

"Bella camicia." Charlie lo accoglie con queste parole. "Tony?"
"Penserei di sì...Era accanto al letto." Le rivolge uno sguardo ammirato mentre si accomoda al tavolo. "Quante vasche?"
"Mai contate. Quando sono stanca mi fermo." E' seduta sull'orlo della piscina e agita i piedi, sollevando alti spruzzi. Gli sembra di guardare una delle sue figlie. Avverte che qualcosa è cambiato in lei, ma una voce interiore gli suggerisce di aspettare. "Daniel?"

"Doveva spedire una e-mail...Serviti pure..."
"Charlie...per ieri sera..."
"Mark...per ieri sera..."
Le parole sono uscite in contemporanea. Il fatto li fa sorridere.

"Mi dispiace. So che non ho alcun diritto...ma ero...geloso." Ammette a bassa voce." Credevo che...Pensavo di essere tuo amico."
"Lo sei." Il movimento delle gambe si è fermato.

"Non come Daniel." Si è inginocchiato vicino a lei. Fiuta il profumo delicato emanato dalla sua pelle.
"Lui è...unico. Riesce a vedere in me quello che per gli altri è invisibile."
Vorrebbe chiederle di aprirsi, di avere fiducia in lui. "Charlie..."
"Mark..."
I loro occhi si incontrano e si legano. In quelli di lei rivede il dolore del giorno prima. In quelli di lui legge una promessa.
"Aspetterò." Mormorano a fior di labbra.

Daniel ridiscende in punta di piedi. "Bravo! Con calma e pazienza..." Bisbiglia con un sorriso compiaciuto.
Ai piedi della scala Tony è in attesa con una caraffa di succo d'arancia e dei bicchieri.
"Chi mi da una mano?" Chiede a voce alta risalendo. Mark gli si fa incontro.

Charlie ora indossa la camicia della sera prima.
"Servizio completo. Dopo la cena anche la colazione..." Non sa se esserne lusingato.


"Oggi dovresti vedere le tua figlie... Piove. Dove intendi portarle?"
"Ma...Non so...Decido all'ultimo minuto..."
"MARK! Povere bambine!" Charlie lo guarda disgustata. "Senti...Qui hai una serra e una piscina a disposizione. Sotto esiste una saletta di proiezione che può contenere una decina di persone...Frigo e freeezer sono pieni di cibi deliziosi...Perchè non organizzare una festicciola per le loro amichette?
A Mark cade l'occhio sulla piscina. Di colpo si siede, pallido e sudato.

"Stai bene?" Gli chiedono preoccupati.
"Questa notte ho avuto una specie di incubo...Stavo nuotando...L'acqua è diventata pesante...densa...collosa...Non riuscivo a galleggiare e..." Boccheggia con affanno. Sembra mancargli realmente l'aria. "Mi è balzata la scena davanti agli occhi all'improvviso." Scuote con forza la testa. I colori tornano sul suo viso, ma lo sguardo rivela la sua paura.

"Respira con calma. Danny...per sicurezza...Sono bambine." Acconsente con un un cenno. Si avvicina ad un pannello e preme un bottone. Il fondo della piscina lentamente si alza. "Ora il livello dell'acqua non supera il mezzo metro. Mi procurerò salvagenti e braccioli. Le faremo giocare ad Abbandoniamo il Titanic." Propone Charlie.

"Tanto disturbo... per un estraneo?" Si detesta per la domanda, ma, stranamente, gli altri non se la prendono.

"Charlie è mia amica. A lei non sono mai importati i miei soldi...il mio nome...la mia storia." Charlie gli abbaraccia la vita e appoggia la testa alla sua schiena. "Aiutarvi mi sembra il minimo. Tu non faresti altrettanto per il tuo amico Alan?" Chiede Daniel con uno strano sorriso.

"Hai letto la mia scheda. Conosci la mia storia. Perciò..." Risponde in tono neutro. Dentro di se riprova una fitta al cuore. Come ogni volta.
Lei gli sfiora la guancia con un bacio leggero.
"Ne posso avere un altro?" Chiede alzandosi. Viene accontentato. "Titanic? Sono troppo piccole per averlo visto."

"Escogiteremo qualcosa per tenerle occupate." Gli promettono.
"Sentiamo cosa dicono." Si apparta con il cellulare. Lo vedono annuire e, pochi minuti dopo, torna con un sorriso raggiante. "Non vedono l'ora."

Daniel si guarda attorno con le mani sui fianchi. "Piacerà alle bambine?"
"Abbiamo ideato e realizzato un misto tra Caccia al Tesoro, Robinson Crusoe e...i Pirati...Si divertiranno." Lo rassicura.

Alcune ore dopo i due siedono, stanchi ma soddisfatti. "Avevi ragione. Si sono divertite."
"Più loro o più tu? Black Dan, il Pirata...Dovevi vedere la tua faccia quando quella bambina ha preteso di lavarti per controllare se il tuo tatuaggio era autentico." Ghigna.

"Diventano sempre più precoci. " Mark si lascia cadere accanto a loro. " Mi rimbombano ancora le orecchie. Hanno continuato a gridare entusiaste fino a casa. Ho dovuto confermare ad almeno cinque coppie cosa hanno fatto e cosa hanno assaggiato... Sue mi ha detto che da grande vuole sposare un pirata, tatuato e vestito di nero...Stai alla larga da mia figlia. " Lo minaccia scherzosamente con il dito.
"Le preferisco maggiorenni." Garantisce Daniel.

" Mi dispiace per il disordine. Quelle monelle erano sfrenate. Tony troverà una montagna di popcorn sotto le poltroncine."
"Niente che un buon aspirapolvere non possa risolvere." Charlie si annoda la camicia. "E  qui il suo giardiniere finalmente si guadagnerà lo stipendio."
Dave sbuffa. "Smetterà di considerarsi il padrone delle piante."


"Lizzie? Le bambine?" Come d'abitudine chiama la sua ex.

"Erano sfinite. Si sono addormentare ridendo." Gli risponde. La sua voce lo affascina come sempre. Gli basta chiudere gli occhi per immaginarsela...Accoccolata sul divano...Le gambe rannicchiate sotto il pesante plaid...Intenta a sfogliare una rivista o a leggere un libro. Quante volte la trovava così, in attesa del suo rientro. I primi tempi per fare l'amore dove capitava, sul tappeto, sul divano, non riuscivano ad arrivare al letto. Gli ultimi anni per lanciarsi accuse o insulti. "Mark...Mi senti?"

"Sì. Ripensavo al passato."
"Brutto caso?" Da quanto non si interessava del suo lavoro? "Vuoi...incontrarmi?"

Sarebbe facile risponderle di sì ma non è lei quella che desidera veramente. "E' finita. Lo sappiamo entrambi. Cerchiamo di accendere un fuoco che ormai è spento per sempre. Me ne sono accorto questa sera. Ti voglio bene, ma..."
"Ti senti...triste?" Sembra addolorata ma nello stesso tempo sollevata.

"Un po'...strano forse...Dai un bacio alle bambine da parte mia." E' vero. Si sente come se avesse bevuto un bicchiere di troppo ma la mente è sgombra.
Negli occhi di Charlie scorge un lampo di comprensione." Hai fatto la cosa giusta."

"L'avessi capito prima. Ci vediamo lunedì." Dentro di se spera di non uscire; di restare in compagnia; di non tornare in quella casa vuota dove nessuno lo aspetta.
 "Hai qualcuno che ti aspetta?" Nega. Che gli legga sul viso la sua speranza? "Potresti darmi una mano a costruire la famosa libreria." Lo invoglia.

"Forse ne avrò una finita in un giorno e non in un mese." Bofonchia Charlie.
"Compra meno libri." Ribatte Daniel.

Ascolta in silenzio il loro battibecco. Che bello essere talmente amici da sapere che non c'è litigio, sfogo o discussione che conti! Rivede il suo viso, risente la sua voce. Alan è un amico sincero, ma con lui era diverso. Hanno corso identici rischi, collaborato in più occasioni e l'unica volta che gli aveva chiesto aiuto lui...Prende un lungo respiro. Il senso di oppressione al petto a poco a poco svanisce lasciandolo spossato.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

Charlie e Daniel se ne sono accorti e hanno aspettato che lui reagisca per intervenire.
"Seguimi." Lo prende per mano e lui la segue come un bambino. Lo accompagna al lettino e lo fa sedere. "Rilassati." Gli sbottona la camicia e lo aiuta a toglierla. "Mettiti bocconi."
Dan arriva seguito da una stupita Michiko. "Ti presento Mark. E' stanco e preoccupato." Lei si inchina con un sorriso ed inizia il massaggio.
Dieci minuti dopo si ripresenta. "Si è addormentato."

"Ti ringrazio."
"Miki, salutami tuo padre quando lo sentirai."
"Presenterò. Sarà lieto di sapere che si ricorda di lui." Risponde con voce sommessa.

"Soffre di nostalgia."Gli confida.
Lui replica con un mugolio. "Contenta? Ha chiuso con sua moglie." Charlie non risponde. "Cosa farai quando smetterà di vedersi con Kelly?"
"Da quando sei diventato un indovino?"
"Caprona!" La stringe in un abbraccio. "Ci pensa sempre." Con il mento indica Mark che si è raggomitolato in posizione fetale.

"Erano molto uniti." Chiarlie lo copre con la coperta usata da Flood. "Mi piace questo suo aspetto che cerca di nascondere. Finge di essere l'agente duro, a volte cinico...Ma ho visto i suoi occhi la prima volta che mi ha accompagnato da una famiglia...Erano lucidi...Commossi..."
"Uhuu...Comincio a essere geloso." Parlano a voce bassa per lasciarlo riposare.
"Stupido! Ti...Ci assomiglia...Potrebbe diventare un buon compagni di giochi..." Gli propone con voce suadente.
Daniel l'attira sulle sue ginocchia. "Vedremo...Vedremo...Lo metteremo alla prova."

Angela solleva un soppracciglio ben curato. "Ma come, Mr. Flower? Le piacciono le cose a tre? Bene...bene..."

Quando Mark riapre gli occhi vede Charlie che gli sorride. "Ti hanno distrutto."
"Molto spiritosa!"
"Sei stanco. Giù." Con la mano lo spinge sui cuscini. Il suo viso è così vicino che costituisce una tentazione irresistibile.

Mark si sporge verso le sue labbra. Sono morbide e si socchiudono al suo tocco. Osa di più. La sua lingua si insinua ed inizia a giocare con l'altra. Il suo sapore lo inebria e gli provoca una scossa. Le mani si immergono nei capelli approfondendo il bacio. Si staccano alla ricerca di aria.

Charlie sbatte le ciglia sconcertata. "Baci sempre ad occhi chiusi?" Chiede con voce roca.
"No...Mai." Risponde rauco. "Charlie..."
"Devo...abituarmi...all'idea." Si rialza. "Ti...aspettiamo giù."
Vorrebbe prendersi a schiaffi. Perchè ha agito d'impulso? Si era ripromesso di agire con cautela. Scende i gradini aspettandosi dei rimproveri o peggio.

Trova Daniel che si limita a lanciargli una breve occhiata. "Piaciuto il bacio?"
"E' stato...più forte di me." Ma che cavolo gli prende? Si giustifica con un uomo che ha dichiarato di non poter avanzare alcun diritto?
"Attento. Stai maneggiando materiale delicato. Estremamente delicato." Il suo non è un semplice consiglio.

"Charlie non mi sembra fragile come mi vuoi far credere." Protesta. "L'ho vista..."
"Sul lavoro...Seguimi." Gli fa strada fino alla sua stanza.

Mark si guarda attorno curioso. L'ambiente è insolito per essere la camera di un miliardario. ""Ti piace l'arte dei nativi? Navajo direi. Quei vasi, i tappeti...I paesaggi dipinti."
"Te ne intendi abbastanza da capire da dove provengono? Strano." Gli mostra una vetrinetta. "Volevo farti vedere quel bicchiere di vetro acquistato a Venezia."

"Ha l'aria di essere antico. E' un calice stupendo." Risponde ammirandolo.
"Potrebbe essere stato usato da Casanova o da Vivaldi. Risale a quei tempi. Basta un urto leggero o una nota particolarmente acuta per ridurlo in briciole...Questa è Charity. Non Charlie. Charity. Charlie è...il vetro ultra resistente che lo custodisce." Picchietta con l'unghia per fargli sentire il rumore.

"Posso chiederti perchè proteggi quella ciotolina di porcellana? Non mi sembra un pezzo di pregio." La studia meglio. E' una normale stoviglia, comune. Per metà sembra stranamente vetrificata e deformata.
"Quella? Rappresenta me. Un tempo era usata giornalmente...Fino al 6 agosto 1945..."

"6 agosto...1945? Hiroshima!" L'osserva colpito. "Ha resistito a...quell'esplosione??"
"L'ho acquistata per una sciocchezza dagli eredi di uno dei medici inviati per assistere i superstiti. L'aveva trovata tra le macerie e se l'era infilata in tasca." Spiega piano.
"Michiko sa che..."
"Ho chiesto al governo giapponese se la rivolevano...Mi hanno risposto che a loro non interessa. I nostri musei...lo ritengono un pezzo privo di valore...Per me non ha prezzo." Accarezza delicatamente il vetro con la punta delle dita.

"Lo credo anch'io. Chissà che fine hanno fatto i suoi proprietari." Quel piccolo oggetto racchiude una pagina di storia incancellabile.
"Spariti...Come i tessitori di quei tappeti o quei vasai."

"Siete qua? Potrai vantarti di essere uno dei pochi ammessi in questo luogo."
Daniel conferma con un cenno. "Qui prendo le mie decisioni. Medito su come agire. Hanno provato più di una volta a introdurre microfoni od altro. "

Angela ha ascoltato ogni parola. "Dilettanti." Commenta.


"Come se non avessi imparato presto a tenere per me i miei pensieri."
Charlie gli sfiora un braccio. "La mia libreria. Ricordi?"

"Messaggio ricevuto. Ti presterò dei vecchi jeans e una maglietta. Usciremo malconci da questa impresa. Cosa intendi usare? Mattoni usati...cassette della frutta o un vecchio mobile da riverniciare?" Domanda curioso.
"Dipende da cosa troviamo."
"Troviamo?" Si stupisce Mark.

"Perchè comprare un mobile nuovo se la gente è tanto pazza da buttarne di bellissimi? Belli per lei. Robaccia per gli altri." Spiega Daniel.
"Mi era sembrato...insolito...l'arredamento di casa tua, ma non pensavo..."
"Questione di gusti. A volte basta una mano di colore o dare una sistematina. Questa volta lo farete voi due." Ribatte decisa. Come risposta ottiene due lamenti identici.

Domenica sera due uomini esausti sono sprofondati fianco a fianco su un divano. Gocce di pittura macchiano corpo ed indumenti. Nei capelli si notano briciole di legno e segatura.

"Quanti libri ha quella dannata donna?" Sbuffa esasperato Mark.
"Non chiedermelo. Ogni volta aumentano." Sbadiglia Daniel.

"E' al corrente che esistono le...edizioni tascabili? No...Aspetta...I libri usati sono dotati di più...fascino?" Gli risponde solamente uno sguardo stanco. "Tra tutte le le sue librerie sparse in quella che lei definisce...casa...cerchèrò di copiarne due. Quella che ha realizzato usando una vecchissima scala. E' molto colorata. Sono sicura che piacerà alle bambine."
"Idea ed opera mia." Alza una mano.
"Ed il porta Cd e DVD. Tiene poco posto e ne conserva tantissimi. L'asta con i vari piani sfalzati...Comodi per dividere i generi."
"Materiale comprato in un cantiere. L'asta serviva a puntellare e i ripiani erano usati come poggiapiedi o gradini. Ha coperto ruggine e graffi con più mani di una tinta brillante e...voila...Un porta CD e DVD unico ed originale...Quasi una scultura moderna..." Rivela. "A piacciono i ripiani della cosiddetta...cucina."
Mark socchiude gli occhi. "Non mi sembra di esserci entrato..."

"Ha usato delle bottiglie...Come distanziatori tra ripiani di legno forati allo scopo. Per renderle più stabili vi ha introdotto uno strato leggero di sabbia e poi li ha riempiti con vari materiali...Conchiglie, fiori secchi, semi e granaglie, pasta corta...in un paio non sapeva cosa usare. Vi ha introdotto quello che era avanzato...Uno strato diverso, uno sopra l'altro. Ha ottenuto un accostamento di colori molto bello. "Socchiude gli occhi. "Le ho suggerito di usare le stesse tonalità per il resto dell'arredamento."

"Scusa se ficco il naso ma casa sua è molto diversa dal suo ufficio...così ordinato, rigoroso...Conosco il suo stipendio e...Insomma. Potrebbe..."
"Vivere più comodamente? "Sorride con ironia palese. "Ripensa al suo appartamento...In origine era un magazzino...Ha dei vantaggi. Nessuna difficoltà a trovare parcheggio. Grandi finestre... Ambienti vasti... D'accordo, i mobili sono...unici...ma servono allo scopo. Se l'annoiano può cambiarli senza pensarci due volte...o..."
"Traslocare senza rimpianti." Termina a bassa voce. Non come lui...

"Le basta chiudere un paio di valige e trasferirsi dove meglio crede...Forza d'abitudine." L'asprezza dell'ultima frase fa trasalire Mark. "Ti accompagno al tuo residence. Lunedì avrai il tuo bel da fare ad interessarla al TUO lavoro."
"Il prestito peruviano? Il misterioso scheletro?" S'inquieta.

"La mummia, per l'esattezza....Di una donna o una bambina...Se Kelly od un alto dirigente lo destinano ad un'altra equipe...Preparati!!" Gli appoggia una mano sulla spalla. "L'ultima volta che è successo...Che le hanno soffiato un reperto antico da sotto il naso..Ha frantumato ogni superficie in vetro a portata di mano...Lanciando oggetti contundenti..."

Proprio in quell'istante il cellulare di Mark trilla. "Chiamata urgente...Resti umani mummificati sono stati rinvenuti nelle fondamenta di un antico edificio che stavano smantellando...In Oregon...Dobbiamo essere pronti in brevissimo tempo. Verrano a prelevarci con un volo straordinario." Si lanciano uno sguardo espressivo.
"Forza! Casa tua. Ripulita veloce e...ti accompagno. Garantirò personalmente che quei resti non lasceranno casa mia."

Mentre Mark è sotto la doccia, Daniel ne approfitta per curiosare. Dappertutto nota la trascuratezza che regna nel minuscolo appartamento. I mobili, che hanno visto tempi migliori, sono accostati alla belle e meglio, senza stile o senso. Poche foto delle bambine appese su un muro, nessun quadro o altro a decorare gli altri. Su uno dei cuscini del piccolo divano è aperto un'edizione tascabile di un bestseller di cui parlavano i giornali mesi prima. Stranamente nessun CD o DVD. Una piccola televisione è posizionata in un angolo del bancone. Uno spesso strato di polvere ovunque. Si un ripiano di uno scaffale altrimenti vuoti due foto incorniciate attirano la sua attenzione. Mark in compagnia di Alan in uniforme e nell'altra insieme ad un uomo alto, bruno, i capelli tagliati corti e naso aquilino. Deve essere stata scattata in un giorno pieno di sole. Un Mark abbronzato sembra ridere di una battuta. I suoi occhi sono puntati sul viso in ombra dell' amico che accenna ad un sorriso.

"Se hai di meglio da fare...mi passeranno a prendere."
Daniel lo scruta inarcando un sopracciglio, stupito. Chi ha parlato è un uomo profondamente diverso da quello che ha conosciuto. Indossa un completo scuro, con una camicia in tinta. I capelli sono pettinati all'indietro. Gli occhiali da sole che gli coprono gli occhi rendono la sua espressione indecifrabile.
"Io mi preoccupo per Charlie. Bagaglio?"

Lo mostra con un breve gesto della mano. Una valigetta fatta a bauletto che contiene anche un computer...Trolley per gli indumenti e...uno zaino completo.
"Ho seguito il tuo consiglio...Meglio essere pronto ad ogni evenienza!" Finalmente rispunta il suo solito sorriso. "L'ultimo...attrezzo." Infila una mano sopra la porta ed estrtae la fondina con la sua pistola. " La nascondo per le bambine. Forza d'abitudine."

"Non giri comunque disarmato. Hai una due colpi legata al polpaccio." Gli indica di quale gamba.
"Mai...Indosso la custodia di un coltello nascosta dietro la schiena. Ho imparato a mie spese una dura lezione." Risponde chiudendo la fibia e aggiustandosela al fianco.
"Sono precauzioni necessarie anche con il tuo attuale incarico?" Chiede con calma. La sua è solo un'evidente curiosità.

Mark risponde con un lieve movimento delle spalle. "Sii pronto e non avrai brutte sorprese."
"Andiamo ad affrontare la tigre nella sua tana?" Gli propone con un sorriso ironico.

Stranamente Charlie accoglie la notizia dell'improvvisa partenza con indifferenza.
Daniel la segue, mentre Mark aspetta con animo pieno di strane aspettative. Lui e Charlie lavoreranno fianco a fianco. Per la prima volta da soli.
"Charity?"
"Proteggi la mia bambina." Gli chiede affannandosi a riempire un borsone.

"La TUA...?L'hai riportata TU alla luce." Ora le cose sono molto più chiare.
Lei annuisce. "Per favore, Danny..." Non ha bisogno d'aggiungere altro.

"Mi hai affidato una valigetta diplomatica. Non so e non voglio sapere che cosa contiene. Ecco la mia risposta ad eventuali domande. Se ne hanno altre...Si rivolgano ai miei avvocati." La rassicura. "Mi raccomando. Trattami bene l'agente speciale Goyle. Mi sta diventando simpatico!" Ghigna sardonico.

"Mark...Sai dove ci aspettano?"
"In Oregon. Un piccolo villaggio di un migliaio di abitanti...Turner...Vicino ai Monti Klamath...L'aereo ci lascerà a Medford e da lì proseguiremo in auto." Rsponde con una smorfia.
"Avranno contaminato l'intera scena!" Geme Charlie." Speriamo bene."

Daniel li accompagna all'aeroporto e rimane vicino alla pista fino a quando vede il piccolo aereo rimpicciolire e sparire nel cielo.
"In bocca al lupo." Augura. "Per tutto." Cerca il cellulare in una delle tasche. "Tony, posticipa il mio primo appuntamento di lunedì. Questa notte mi dedicherò all'ultimo hobby." Ride divertito per la pesante imprecazione che riceve come risposta.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

"I sedili sono reclinabili se vuoi dormire." Suggerisce Mark.
Charlie rifiuta con un piccolo gesto." Ho paura a volare sui piccoli aerei." Confessa. Tiene gli occhi chiusi dal momento del decollo.
Mark intreccia le loro dita. "Stringi la mia mano." Il suo cuore ha accelerato i battiti. Si fida di lui! Ha abbassato le sue difese, lasciando cadere la facciata di donna sicura ed efficiente che mostra al resto del mondo. La stanchezza ha la meglio e si addormentano senza quasi accorgersene.


Si risveglia d'un tratto. Una parte del suo corpo è indolenzita e non riesce a muovere una mano. Sorride vedendo la testa di Charlie posata sulla sua spalla. Le loro dita sono ancora intrecciate. Soffia piano per allontanare una ciocca dalla sua fronte. Dorme profondamente, le labbra dischiuse. Le lunghe ciglia vibrano appena. Sta sognando.

Chi vive in quel momento nella sua mente? Lui, Daniel o un altro? Cosa sa di lei? Ha letto la sua cartella, un elenco di freddi dati burocratici che non dicono niente. Chi è Charity? Non certo la donna che ha conosciuto ed apprezzato fino a pochissimi giorni prima. Chi si nasconde sotto quella scorza di imperturbabilità? Nella serra, vicino alla piscina, per un attimo, ha percepito chiaramente una profonda sofferenza. Un dolore di vecchia data. Ha visto lo sguardo di una bambina... sgomenta... spaventata... Occhi che ricorda fin troppo bene, che ha cercato di dimenticare... Bambini abbandonati, maltrattati... Donne vittime di violenze o terrorizzate per le notizie che portava. Madri, mogli, sorelle che si rendevano conto di colpo che le loro paure erano diventate una tremenda realtà. Un leggero movimento lo ridesta dai suoi pensieri. Charity si muove piano.

"Buongiorno!" La saluta dolcemente.
"Mark?" Chiede trasognata. Chi crede di avere accanto?
Prova una fitta di gelosia. "Vedi qualcun altro che conosci?" Dice in tono scherzoso.
"Siamo ancora in volo?"

"Sì dottoressa. Cosa gradisce per colazione?" Il co-pilota indica un piccolo forno a microonde. In mano ha due tazze di caffè.
"Se è caldo e nero...va benissimo il caffè. Grazie." Afferra saldamente la tazza e ne beve con cautela un piccolo sorso. "Pensavo peggio."
"Abituati...Dove andremo niente espresso o cappuccino." Mark beve il suo con circospezione. "O se esiste...non ce lo serviranno volentieri."

"Ho già lavorato in piccoli centri." Charlie sbircia da uno degli oblò. "Una puzzola al ricevimento dell'anno offerto dal sindaco è più gradita di noi...Però guai a farcelo capire!" Conclude con una risatina.
"Paragone discutibile, ma calzante." Ghigna ironico. "Scommetto che indovino il tipo di auto che hanno noleggiato per noi?"
"Un SUV con finestrini oscurati?" Replica. "Fa molto CSI o Criminal Intent..." Si morde le labbra e lo guarda di sottecchi.
"Fiction con nomi di fantasia ed agenti poco verosimili." Bofonchia lui. "L'unica cosa reale è lo schifo che si prova dopo...Il sentirsi...impotenti...i rimorsi per non aver saputo capire ed arrivare prima...In tempo..."
Charlie gli sfiora comprensiva la guancia con un semplice tocco di labbra. Quel gesto lo rincuora più di una decina di frasi fatte.

Le procedure al loro arrivo si svolgono come di consueto. Il solito terminal, il solito rapido disbrigo delle formalità, la solita curiosità mal dissimulata. Sembra che nello scalo circoli un ordine preciso e silenzioso Togliamoceli dai piedi il più presto possibile. L'unica novità è la presenza di un giovane agente, visibilmente nervoso.
"Appena entrato in forza." Bisbiglia a Charlie.
"Agente speciale Goyle...Il dott. Dench?"
"LA dottoressa Dench!" Precisa seccamente indicandola.

"Dott...Dottoressa..." Balbetta salutandola con uno sbattere velocissimo di palpebre. "Il Governatore si augura che le pratiche necessarie siano... veloci. Avrebbe dovuto presenziare all'inizio delle opere di restauro... Rimandate, purtroppo."
"Non me lo dica. Si vuole ripresentare alle prossime elezioni? O intende candidarsi come deputato?" Sogghigna Mark.

"Come...Come lo ha capito?" Sbarra gli occhi.
"Intuito." Allunga una mano." Le chiavi dell'auto. Spero sia stata dotata di tutto il necessario."
"Abbiamo preferito assegnarvene una di quelle in dotazione."
"Controlliamo." Dice asciutto." Navigatore...Sì. Sistema Gsp...Sì. Giubbetti antiproiettili... Ne manca uno." L'altro si affretta a consegnare il suo. "Può andare." Ha aperto e visualizzato ogni particolare del bagagliaio e dell'interno. " Il pieno è stato fatto? Olio e freni?"
"A posto." Replica l'altro sempre più stupito.

Aiuta Charlie a salire, dopo aver caricato i loro bagagli, e mette in moto senza salutare. Pochi secondi dopo frena e si affaccia dal finestrino. "Comunicheremo a chi di dovere i primi risultati DOPO aver visionato il posto e la situazione." Lo informa impassibile.

"Come agente stronzo sei...perfetto." Commenta Charlie con una punta di malizia.
"Preferivi avere gli uomini del Governatore sempre tra i piedi a dirti come devi procedere?" Risponde accellerando.
"Meglio topi e scarafaggi." Risponde con un brivido.

"Perfettamente d'accordo. Che ne sai del posto dove siamo diretti?"
"Niente."
"Turner... Un migliaio di abitanti... Pochissimi di colore... Rarissimi messicani o asiatici..."
Charlie non trattiene una smorfia. "Tutta gente timorata... Che va in chiesa ogni domenica, con il vestito della festa eche tiene e vuole tenere ben chiusi nei loro armadi gli scheletri imbarazzanti."

"Lo sceriffo ci dirà che arresta appena qualche vagabondo o qualche ubriaco il venerdì e il sabato sera." Aggiunge Mark. "Forse qualche famiglia con qualche piccolo problema...Padre alcoolista...Qualche moglie o dei figli pestati regolarmente...ma tutto normale...Questioni di famiglia " Continua stomacato. "Poi... Ti chiamano d'urgenza e...i piccoli problemi...le questioni di famiglia...ti fanno scoprire un gran mucchio di spazzatura...piena di vermi...Tutti vedevano, tutti sapevano ma nessuno è intervenuto...Per evitare l'ennesimo massacro..."
"Parli dell'ultimo caso di cui ti sei occupato, prima del tuo trasferimento da noi? Quello in cui hai pestato a sengue uno sceriffo?"

"Avevano spedito in riformatorio un ragazzino per delle semplici voci...VOCI...Nessun indizio. Nessuna prova. Aveva 13 anni e, via via, ha passato QUINDICI anni in vari carceri...Uno peggio dell'altro. Quando è uscito...è tornato a casa e ha...pareggiato i conti...Quando si sono accorti che qualcosa di strano stava succedendo...Aveva già ucciso venti persone...Al nostro gruppo c'è voluto UNA SETTIMANA di interrogatori per farli confessare...e cominciare a capire dove cercarlo. Agente Goyle, erano tutti brava gente...Chi poteva volercela con loro? E intanto i morti si accumulavano." Ricorda con rabbia." Lo abbiamo intercettato mentre stava collocando una bomba nella chiesa...Voleva farla esplodere durante i funerali delle vittime...Un bel falò...per concludere la sua vendetta. Quel coglione dello sceriffo gli ha sparato mentre lo stavo convincendo ad arrendersi...Per fortuna avevamo fatto evacuare tutti...Si è trascinato fino all'esplosivo e si è buttato sull'interruttore...Siamo usciti vivi per un pelo...Trenta persone morte per delle voci assurde. Pettegolezzi maligni e...un ragazzino rovinato per sempre." Picchia il pugno sul volante.

"Cosa si mormorava?" Domanda a voce bassissima.
"Che fosse gay e che...infastidisse i suoi coetanei. AVEVA 13 ANNI ed era appena arrivato. Lo avevano affidato ai nonni dopo la morte dei suoi genitori. Nessuno lo ha difeso...Nessuno." Rivela con voce piana.

"Conosco la situazione. I bulletti non gli avranno dato tregua...Per gli altri...era...lo straniero...L'estraneo. Una facile vittima." Mormora amareggiata. "O diventi come loro e tiri fuori le unghie o...soccombi. Tu e la parte migliore di te." Qualcosa di mutato il lei costringe Mark ad accostare.

"Cosa ti hanno fatto?" Vorrebbe cingerla morbidamente tra le braccia e vederla sfogarsi. Intuisce però che lui non gode ancora della stessa fiducia, della stessa complicità che la lega a Daniel.
"Troppo lungo da spiegare. Fa parte del mio passato...Siamo attesi." Gli indica un cartello stradale con l'indicazione del paese.
"Charlie..." Per la prima volta osa chiamarla dolcemente con il suo nome. "Charity, ricorda che siamo amici e che ti sono vicino." Posa la mano sulla sua e le dà una piccola stretta come per confermare le sue parole.

Cinque minuti dopo percorrono la Main Street di Turner...Il classico paesotto visto e stravisto in migliaia di immagini. Un grande magazzino in cui trovare tutto il necessario per le esigenze degli abitanti. Un locale dove servono colazioni e pasti veloci, uguale a migliaia di simili nel resto della nazione. Il classico raduno per la gioventù dopo una certa ora. Si scambiano uno sguardo complice, ogni cosa è come si aspettavano. La gente si volta al loro passaggio, come se avessero sul tetto un'insegna luminosa. Posteggiano in retromarcia davanti ad un piccolo edificio isolato dalle case. Davanti due auto con contrassegni e sirene.

"Pronta?" Charlie annuisce. Mark apre deciso la porta. "Il mio nome è Goyle. Dove trovo lo sceriffo?"
L'agente al centralino balza in piedi rovesciandosi parte del contenuto della tazza di caffè bollente sulle cosce. "Dannazione! Non ti hanno insegnato a bussare??" Sbraita con aria da gradasso.

"Nel FBI non si usa. Di solito le porte le sfondiamo." Risponde togliendosi con estrema calma gli occhiali scuri. L'altro deglutisce abbassando la cresta. "Spero che qualcuno sia stato abbastanza intelligente di far custodire il reperto...Dove alloggeremo?" L'agente non gli risponde intento com'è a fissare con interesse Charlie. Allora gli schiocca due volte le dita sotto il naso. "Bello...SVEGLIA!! Ho chiesto dove intendete sistemarci...Dove dovremmo dormire?" Scandisce con aria scocciata.

"Ecco...Noi...Lui...Pensavamo...Credevamo...Ci avevano detto...Vado a cercarlo!" Si precipita fuori.
Charlie controlla il suo orologio. "Spuntino delle dieci?"

Mark si sistema sulla poltroncina meno consumata e si allunga comodamente incrociando le caviglie sul ripiano lucido della scrivania. "Accomodati. Presentiamoci...al meglio."
La vede sorridere ironica e far scendere con estrema lentezza la cerniera del suo giubbotto di pelle. "Devo togliermi altro? Sussurra con voce rauca, sporgendosi verso di lui con aria languida.
"Diavoletto malizioso!" Mormora.
"Sul serio...Se tu ti presenti come il classico rompipalle...io che ruolo dovrei recitare?"

"Mi piacerebbe la scienziata sexi e...insaziabile di...certi filmetti..." Ribatte sornione. Ridiventa subito serio. "Tu sei...Charlie Dench...Antropologa...Che collabora con me...Sentiti libera di comportarti come meglio credi."
"Più ci sottovalutano e più scopriremo." Conclude lei.

Un respiro affannoso e dei passi pesanti rivelano che qualcuno sta arrivando. Lo sceriffo è un uomo alto e imponente, se non fosse per la vistosa pancia che straborda dal cinturone e per le macchie di unto che decorano il tovagliolo ancora allacciato al suo largo collo. "Agente Goyle? Sceriffo Bronson...Piacere."

Mark si limita ad abbassare di un paio di centimetri la testa. "La Dottoressa Charlie Dench...Antropologa forense incaricata di esaminare il corpo." Chiarlie stringe con una morsa decisa la mano unticcia dello sceriffo. "Dovremo cambiarci prima di iniziare i rilievi del caso. Esiste in..."Sogghigna. " questo...luogo ameno...un albergo, un motel...o un posto simile dove possiamo farlo?"
"Sì...sì...certo...ma..."

"MA??" Lascia cadere i piedi con un tonfo sordo. Si alza togliendosi gli occhiali e puntanto i suoi occhi chiari in quelli vistosamente arrossati dell'altro.
"Beh...Ecco...Noi non sapevamo...Credevamo che..." Cerca di provare a spiegare.
"CHE COSA?" Chiede seccato.

"Che la...dottoressa...fosse...un uomo....Charlie Dench...e così..." Mark incrocia le braccia. "Vi abbiamo prenotato una camera...a DUE letti..."
"UNA CAMERA....SOLA??" Lo sceriffo annuisce, fissandosi la punta degli stivali. "Come credo avrà avuto modo di notare tra noi due esiste una...piccolissima...differenza. Trovi al più presto un'altra camera." Sibila stizzito. Dentro di se vorrebbe saltare dalla gioia.

"Impossibile! Era prevista una cerimonia pubblica...poi il ritrovamento...Tra giornalisti, operatori televisivi...non si trova un buco nell'intero paese." Lo sceriffo si asciuga la fronte con il tovagliolo
"Celle libere?"
"Una...ma è malridotta...La usiamo come archivio degli oggetti smarriti." Bofonchia l'altro.

"Mark..." Charlie interviene con aria comprensiva, appoggiando una mano sul suo braccio. "Possiamo benissimo adattarci e dividere la camera. Tu...russi?"
"Lizzie non si è mai lamentata." Risponde mascherando la sua sorpresa.

"Se è grande abbastanza....Io prenderò il letto vicino alla finestra...Ti cedo l'altro...Ma mi serve anche un locale dove iniziare l'esame dei resti...Con telefono, videocamera, Internet ed il resto della strumentazione...Avete un obitorio o una camera mortuaria?" Chiede rivolta allo sceriffo. Lui annuisce sollevato. "Posso vederla e controllare se è adatta alle mie esigenze?"
"Certo. Signora...Signorina...Dottoressa..." Si affretta a farle strada.

Rimasto da solo Mark  si abbandona ad una risata...Poi ricorda le minacce nemmeno tanto velate di Daniel..." Mi sa tanto che il sacco a pelo servirà prima del previsto."

Charlie e lo sceriffo Bronson sono presto di ritorno. " La camera che usano come obitorio può andare. Non è quello a cui sono abituata...Ci dovremo apportare dei miglioramenti. Mi servono luci più potenti e alcuni strumenti. Cercherò nel vostro Store e farò mettere in conto al paese il necessario." Lo sceriffo annuisce soprappensiero. "Adesso può accompagnarci dove depositare i nostri bagagli?"
"Certo dottoressa...Agente Goyle...Prego."

A Mark la gentilezza dello sceriffo suona sospetta. Prova uno strano prurito alla sommità del capo. Con una rapida occhiata trasmette un avvertimento a Charlie. Lei chiude lentamente un paio di volte le palpebre in segno d'assenso.
Seguono l'auto dello sceriffo in silenzio.

"Oh mamma! Non è reale! Non ci credo!!" Sbotta stupefatto alla vista dell'edificio dove sono diretti.
Charlie trattiene una risata. "Mi ricorda la casa di biscotto della strega di Hansel e Gretel...Quelle decorazioni non fanno pensare a quelle di zucchero sulle torte?
"Preferisco panna e marzapane...Aspettiamoci un diluvio di pizzi e merletti."

La casa a tre piani davanti a loro sembra davvero uscita da un libro di fiabe. Frontoni, finestre, veranda e bovindo sono ricoperti di decorazioni e fregi di un bianco abbagliante che contrastano con la calda tinta color cioccolato della facciata. Le tendine bianche di pizzo sono perfettamente tirate tranne in una finestra al piano terra da dove tre gatti bianchi li fissano alteri.

"La casa della Signora Flick...Le sue camere sono le più confortevoli di tutta la zona." Dice lo sceriffo strofinando ben bene le suole sullo stuoino davanti alla porta.
Una donnina anziana, vestita di un abito scuro a fiorellini bianchi e decorato da un collo all'uncinetto apre la porta. "Sceriffo Bronson."

"Signora...le presento i suoi ospiti...L'agente Goyle e la...dottoressa Dench."
I due si sentono squadrare da due occhi affabili. "Prego...Vi mostro la camera." Li invita ad entrare. "Grazie...Sceriffo." Richiude la porta, lasciandolo di fuori. " Si trova al primo piano...Naturalmente ha la connessione ad internet e l'aria condizionata...Oltre al bagno più ampio."


"Molto...carina..." Riesce a dire a stento Charlie.
Mark depone sul sedile collocato sotto una delle finestre le borse. Tiene gli occhi ben piantati sul folto tappeto a roselline. "Mi aspetto da un momento all'altro di veder spuntare Rossella o Mamie." Esclama appena soli.

Charlie guarda con uno strano sorrisetto le trapunte a fiori e le balze di Sangallo che pendono dai due baldacchini. "Dai che hai capito!...Qualche anno fa quel letto era uno unico e l'occupante della stanza...dubito che indossasse una...crinolina." La guarda perplesso. "Questa casa è uno degli edifici più grandi e tra i più antichi del paese...e tra quelli meglio conservati...Suppongo che i clienti non mancassero mai..."
"Alla pensione?" Chiede. Spera di non aver capito il sottinteso.

"Al bordello vorrai dire! Una casa d'epoca...con un bagno in ogni stanza? Molto...molto.. insolito. Controlla i sanitari."
Lo vede uscire con un ampio sorriso. "D'epoca e...in stile...europeo...Francese, potrei supporre. Pensi che quella dolce e tenera vecchietta?"

"Mai sottovalutare le dolci vecchiette. Ricordati di Arsenico e Vecchi Merletti." Risponde stendendosi sul letto. "Bello comodo." Si siede e osserva le manovre a cui è intento. "Perchè stai srotolando quel sacco a pelo?"
Lui inarca un sopracciglio. "Sei parecchio perspicace...Indovina."

"Agente Speciale Goyle...Se non erro nella tua scheda risulta che hai 36 anni, sei divorziato, hai due figlie...e una lunga carriera alle spalle...Io ne ho 28 e sono quasi dieci centimetri più bassa di te...senza tacchi. Cos'è? Hai paura che ti possa saltare addosso?"
"Sarebbe io mio sogno...Purtroppo siamo in missione...Non pensi alle chiacchiere? Alle maldicenze?" Non sta scherzando. Le sue parole sono sincere.
"Il mio gentiluomo di vecchio stampo!" Charlie gli sfiora il viso.
Mark bacia il palmo della sua mano e continua risalendo verso la spalla. " Perchè non mi ordini di fermarmi?"
"Lo faresti?" Chiede inclinando con grazia il capo rendendogli così accessibile il collo.
"Immediatamente." La sua voce è arrochita di colpo.

Le bocche si stanno per toccare..."STOP! Prima il dovere." Rotola su se stessa scostandosi.
"Sei...tremenda...Dottoressa Dench!" Mormora rialzandosi dal cuscino su cui è scivolato.

Indossano indumenti vecchi e comodi; preparano gli zainetti con il necessario e Mark infila a tracolla un potente apparecchio fotografico digitale. Prima di uscire le mostra due piccoli auricolari. "Saremo sempre in contatto...Ti basta bisbigliare...Prima che io commetta qualche grave errore..."
"OK?" Gli sorride aspettando.

"OK. Messaggio ricevuto: Devo pazientare." Si stupisce di se stesso. Per qualunque altra donna si sarebbe già arreso. Con Charlie, invece, avverte un desiderio fortissimo...Non sul piano fisico...Ma di scoprire Charity e di potersi togliersi la maschera. Forse con lei riuscirà...Scaccia quel pensiero come un insetto molesto.

"Spero di avervi come commensali questa sera." La signora Flick è spuntata con passo felpato da chissà dove attorniata dai suoi gatti. Il suo più che un invito è un ordine categorico.
"Molto volentieri." Accetta Charlie. Prova una sincera simpatia per quella donnina decisa. "Purtroppo non abbiamo con noi abiti...formali." Si scusa.

"Mia cara, non le ha mai detto nessuno che l'abito non fa il monaco?" Con il mento accenna verso l'esterno dove notano lo sceriffo in attesa.
"Con l'esperienza si impara quanta saggezza contengono i vecchi proverbi." Risponde Mark. Ha recepito l'avvertimento.

"Bravo giovanotto! Tenga gli occhi aperti...I suoi, poi, sono così belli!!" Sfarfalleggia con le ciglia e si allontana seguita dagli impettiti felini.
"Le mie congratulazioni agente Goyle...Abbiamo una nuova spasimante!" Si diverte a prenderlo in giro Charlie. Ride alla sua sbuffata. "Sceriffo grazie per averci aspettato. Può fornirci qualche prima informazione?" Chiede con aria professionale.

"L'edificio che si doveva iniziare a restaturare era la vecchia scuola...L'abbiamo sempre chiamata così anche se non lo era da decine di anni. Ai tempi dei primi pionieri era una semplice capanna di tronchi, a cui negli anni si sono aggiunte altre aule. In seguito è stata via via un luogo di raduno per i fedeli della chiesa, un circolo per la gioventù, per l'associazione femminile...Ora era il circolo per gli anziani...Il Governatore si era offerto di restaurarlo e ingrandirlo...Intendeva realizzare un centro polifunzionale...Biblioteca, videoteca, scuola d'arte, centro conferenze...Sale per ogni genere di riunioni..." Spiega con orgoglio.
"Bel progetto. Cos'è che è andato storto?" Taglia corto Mark.

"Si dovevano rinforzare in alcuni punti le fondamenta...Scavando hanno scoperto l'entrata di un tunnel e...a metà...in una nicchia...QUELLA COSA! Gli operai hanno interrotto immediatamente il lavoro e mi hanno chiamato...tenendo alla larga eventuali impiccioni...Voi sarete i primi ad ispezionare il posto."
"Come si presenta?" S'informa Charlie.
"Orribile! Non ho mai visto niente di simile." Rabbrividisce.

"Beh...Ci faccia strada...e continui ad impedire ai ficcanaso di curiosare lì attorno. Ora è compito nostro." Se le parole di Mark dovevano rincuorarlo non ottiene il risultato previsto.

Tre operai, appoggiati ad un recinto, li guardano arrivare con aria annoiata. Uno di loro, con un lungo codino, si degna di spostarsi. Al loro passaggio odono un commento osceno.
Prima che i due intervengano sono bloccati dalla mano di Charlie. "Bel maschione? Sì, tu con il codino..."Con l'indice gli fa segno di avvicinarsi e gli bisbiglia qualche parola all'orecchio.
Tutti notano la sua aria improvvisamente sofferente e il suo frenetico annuire. "Mi...mi...scuso..." Gracida.
Lo sceriffo guarda interdetto. " Che cavolo gli ha detto?"
"Mmm...Mmm...Dalla sua faccia direi che ha...strapazzato...per bene una certa parte delicata per noi maschietti..." Lo sceriffo d'istinto stringe le gambe. "Mai sottovalutare la presunta fragilità della dottoressa Dench." Risponde imperturbabile.


Con cautela scendono i ripidi gradini che portano nel tunnel.
"A che cosa pensi servisse?" La luce della potente torcia illumina alternativamente soffitto, pareti e pavimento in terra battuta.
"Beh...Qui...è un bel mistero. Fossimo in Europa...Potrebbe essere l'entrata ad un rifugio. Tipo quello antiaereo che ho visitato nella metropolitana di Londra...Con il tempo si erano dimenticati della sua esistenza...Era stato trasformato in un ricovero da un gruppo di senzatetto." La voce di Charlie riecheggia ma meno del previsto.

"Siamo in Oregon...Non può far parte dell'antica ferrovia sotterranea per gli schiavi fuggitivi...Devono averci impiegato mesi...Chissà dove porta." La luce non penetra che per qualche metro nella fitta oscurità.
"Sai cosa mi sembra strano?" Alza un piede per mostrargli la suola. " Il terreno è asciutto. C'è poca umidità e le pareti? Rivestite di pietra per oltre un metro... Inoltre..." Batte le mani. "Pochissima eco...Non può essere una cantina. Riusciamo a camminarci a stento fianco a fianco...Mi ricorda i vecchi passaggi segreti...Potrebbe essere una via di fuga in caso d'emergenza..."
"Non è antico...e non è recente...Le travi di legno che lo rinforzano sono verniciate." Passa la mano su una. "Niente corteccia e...non vedo cemento..."

"Mi chiedo che ne avranno fatto della terra...Da qualche parte dovranno pur averla buttata." Alza un braccio e riesce appena a sfiorare il soffitto con la punta delle dita.
"Hai visto quel vecchio film...La Grande fuga?" Suggerisce.
"Troppo lungo, troppo largo e troppo alto..." Risponde pensierosa Charlie.
"Quella deve essere la famosa nicchia."
"Senti qualche strano odore?" Charlie gli impedisce di proseguire.

L'altro fiuta profondamente. "Terra..."
"Annusa ancora..." Si spiega meglio. "Senti per caso puzza di topi? Siamo in una galleria, sotto una casa attorniata da un vasto giardino...Quale posto migliore per farci le loro tane?"
"Non credo che a Turner pensino alla derattizzazione su vasta scala." Ribatte.

"Cos'è che fa paura a topi e ratti?"
"Gatti...oppure..." Si guarda attorno preoccupato.
"Gli operai avranno fatto un casino di rumore...ma la prudenza non è mai troppa..."

"Perchè improvvisamente sento la mancanza di Mike e della sua musica?" Cerca di buttarla sullo scherzo però con la torcia perlustra attentamente il terreno davanti a lui. "Hai ragione." Si abbassa e si rialza tenendo una striscia tra due dita. "Questa è la muta di un serpente. Credi che più avanti troveremo il proprietario?"
"O...I PROPRIETARI...Dobbiamo procurarci degli stivali e dei guanti pesanti." Risponde pratica Charlie. "Adesso passiamo a..."

Mark indica la nicchia. "Tienimi la torcia. Voglio scattarle qualche foto."
Mentre lui lavora da diversi punti Charlie scruta il corpo. " E' evidente che non è morto qui sotto. La posizione è innaturale. E' stato costretto...spinto...in quella specie di grosso buco."
"Al momento non posso fare di meglio. Aspetta..." Le toglie la torcia dalle mani e la fissa in un buco nel muro. Ne accende una seconda. "Avrai più luce."

"Fatti guardare...Capelli di media lunghezza, direi...ricci...Il corpo è nudo...Anche ad un primo esame posso affermare che è di donna...Mi pare relativamente giovane..."
"Morta come?"
"Non certo di morte naturale...Al momento non faccio ipotesi..." Risponde Charlie inginocchiata davanti alla mummia. "Per saperlo dovremo aspettare le radiografie...Farle una TAC e una risonanza magnetica...Prendo dei campioni da spedire a Mike...Qualcosa troverà."

"Come intendi spostarla?"
"Bella domanda! Non certo davanti ai giornalisti o alle telecamere. Domani all'alba o questa notte. Tu ed io...Non voglio nessun altro tra i piedi." Si rialza. "Ti rendi conto di che vespaio scateneremo? Questa...viene da sopra. Può essere la moglie, la sorella, la figlia, la madre di uno degli abitanti."
"DNA?" Mark mette in ordine le varie provette che Charlie gli passa.
"Per prima cosa...Avremo bisogno d'aiuto."
"Chiamerò un amico che mi deve un favore...A Quantico...Come ci è stato consigliato e come mi hai ricordato...La prudenza non è mai troppa."

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

Mentre tornano indietro si mettono d'accordo su cose raccontare e come agire.

Lo sceriffo si avvicina. "Allora?"
"Si tratta del corpo di una donna." Risponde Charlie." Dovrò estrarlo per esaminarlo meglio e compiere alcune analisi per saperne di più."
L'uomo annuisce. "Per i giornalisti? Ha telefonato anche il segretario del Governatore..."
"La dottoressa non ha niente da aggiungere alla sua dichiarazione." Interviene Mark. "Dovranno aspettare. Lei, intanto, ricerchi nei vostri archivi le denuncie di scomparsa degli ultimi...50?" La interroga.
"Forse anche di più."
"Dell'ultimo secolo. Escluda bambine, ragazzine e donne anziane. I vostri archivi sono compiuterizzati?"
"No...Solo su microfilm." Risponde lo sceriffo con un certo imbarazzo.
"Avrò di che divertirmi per i prossimi giorni." Il tono non è entusiasta. "Mi aspetto di trovarli pronti per domani." Gli comunica risalendo in macchina. "Giro di acquisti o caffè?" Propone.
"Acquisti E caffè!" Replica Charlie.

Seduti ad un separé in un angolo appartato con caffè fumante ed alcuni dolci si possono finalmente rilassare.
"Meglio del previsto." Assaggia una forchettata della torta che ha davanti e beve un sorso dalla tazza.
Charlie mugola confermando. " Ci stanno studiando, ma con discrezione."
"Ti rendi conto che questi sono i primi alimenti solidi che mangio da ieri sera?" Dice Mark con la bocca piena.
"Ci rifaremo questa sera alla cena della dolce vecchietta." Ribatte lei scherzando. "Rimettiamoci in moto...Aggiungendo un robusto lucchetto alla porta dove custodiremo...Che nome diamo alla sconosciuta?"
"Che ne dici di Lilian?" Suggerisce con un leggero ghigno.
"Vada per Lilian." Concede.
Appena scende l'oscurità tornano al cantiere, ormai deserto ed, evitando cautamente l'uomo di guardia, tornano nel tunnel.

"Lilian è al sicuro." S' infila in tasca le chiavi dei lucchetti che sigillano la camera mortuaria concessa loro dallo sceriffo. "Ci meritiamo una calda e lunga doccia...Prima di una, spero, abbondante cena."
"Io opterò per rilassante bagno di schiuma." Si sgranchisce spalle e collo. Quando le mani di Mark iniziano a massaggiarle Charlie mugola di piacere. "Grazie."
"Sempre a disposizione." Bisbiglia suadente al suo orecchio.
"Doccia...agente Goyle...Doccia." Rintuzza il suo tentativo con una risata.

La signora Flick apre loro la porta con un sincero "Ben tornati! Mia cara, se vuole approfittare del MIO bagno e relativo idromassaggio..."
"Molto volentieri. Grazie Signora Flick." Accetta con gratitudine.

"Niente signora. Mai sposata. Chiamatemi Desirèe. Alla nascita sono stata registrata come Dorothy ma ho sempre trovato che non era il nome...GIUSTO per il mio...temperamento." Confida tranquillamente. " Dorothy è così piatto! Desirèe è più... più musicale." Si gira verso Mark. " Non trova giovanotto per una spogliarellista...Ai miei tempi ci definivamo danzatrici esotiche...Desirèe sia un nome che ispira?" Gli chiede accarezzandogli un braccio. Accompagna Charlie verso la zona riservata della casa lasciandosi alle spalle un Mark impalato e a bocca aperta. Dopo qualche istante sale scuotendo divertito la testa.


Quando scendono per la cena si accorgono di aver scelto gli abiti migliori che si erano portati. Entrambi trovano la Signora Flick, cioè...Desirèe, estremamente simpatica.
"Abbiamo la scorta." Mark indica i tre gatti che li precedono con le code ritte.

"Un aperitivo?" La donna che li accoglie ha ben poco della dolce vecchietta.Indossa un caftano colorato e ha i capelli raccolti da una fascia luccicante. "Spero che vi piaccia la cucina francese."
"Oui, Madame." Rispondono all' unisono.
"Non parlo francese ma adoro i loro prodotti e ho preso lezioni da alcune brave cuoche...Vecchie amiche..." Porge due bicchieri . "Vino bianco. Il mio medico insiste nel consigliarmi di non eccedere con gli alcolici."
"Anche il mio." Borbotta Mark. Charlie si limita ad accettare con un sorriso. La cena è veramente squisita e due non si fanno certo pregare. Dopo gli antipasti sono passati ad un confidenziale tu.

"Mi spieghi che ci fa una donna come te in questo paesino?" Si permette di chiedere Charlie. "Ti vedrei più a tuo agio a Montecarlo, Las Vegas, New Orleans...Città piene di luci...musica...traffico..."
"Sono nata qui e qui ho deciso di...finire i miei giorni. Ho lavorato nei migliori locali di quelle località. Oggi sono sono troppo cambiate rispetto ai miei tempi. " Risponde con nostalgia. "Ho restaurato la casa dove sono nata. Era dei miei genitori...Dovevate esserci...Una festa continua. Quando mi sento sola affitto qualche camera." Conclude con un gesto.

"Lo sceriffo ci ha detto che non si trova dove dormire ma qui...Siamo i soli ospiti?" Chiede Mark.
"No. Vengono solo per dormire...Voi due, invece, mi piacete." Ammicca verso di lui. "Vedere un uomo...Un agente del FBI...ubbidire agli ordini di una donna...E' inconsueto da queste parti. Non ti dispiace?"
"Perchè dovrei?" Solleva appena le spalle. "Siamo colleghi...lei s'intende di mummie e di vecchie ossa...io di altro."
"E a letto come ve la cavate?" Alla sua domanda diretta  quasi si strozza con un boccone.

"Siamo SOLO colleghi. Tra noi due non c'è niente... Amicizia, stima reciproca." Spiega Charlie.
"Per ora. Perchè lasciarsi scappare un autentico bocconcino?" Ribatte placidamente Desirèe.
"Charlie è di gusti difficili." Risponde Mark, divertito per la situazione in cui si sono cacciati. "Non ho ancora capito qual è il suo tipo ideale."

"Troppo intelligente per aspettare il tipo ideale. Cosa ti aspetti?" Inclina la testa in attesa della risposta.
"Cosa cerco in un uomo? Che mi ritenga importante...Che mi metta prima del suo uccello e del suo piacere personale." Dice con schiettezza estrema. "Ne avrei trovato uno...Malauguratamente siamo simili...Potrei persino dire...identici. Non funzionerebbe e...ci limitiamo ad una bella amicizia." Giocherella con il ciondolo che porta al collo.
Mark ha ascoltato attentamente e adesso fissa il suo piatto pensieroso.

"Telefona alle bambine." Accetta il suo suggerimento con un sorriso triste. Al sue ritorno le due donne stanno ridendo. "Desirèe mi stava raccontando alcune cosette interessanti su Turner. Sapevi che il Governatore è originario di queste parti?"
"L'avevo immaginato. Mai visto un politico spendere denaro per restaurare un vecchio edificio di un piccolo centro." Si scusa con Desireè per la definizione.

"Piccolo paese a prima vista. Turner è il centro di questa contea. Qui esiste l'UNICO studio medico...Completo di oculista e dentista. Lo Store...Abbiamo visto la mercanzia che tratta...E' quasi un mini centro commerciale...E, guarda caso, i proprietari sono imparentati tra di loro...Cugini." Gli rivela Charlie.
"Anche del...Governatore?" Insinua.
"ANCHE!" Conferma l'anziana.
"Ecco perchè lo sceriffo è tanto ansioso...che ce ne andiamo presto." La testa di Mark annuisce un paio di volte.

"Lo sceriffo!?!" Il volto di Desirèe è deformato dall' astio. "Quello stupido tanghero! Mi ha tolto la patente sostenendo che esagero con l'accelleratore. Dice che una donna anziana non dovrebbe guidare. Ho 85 anni ma non mi ritengo ancora decrepita. Maledetto pallone gonfiato! Scommetto quello che volete che non vi ha rivelato che mezzo paese è accorso alla notizia della scoperta dell'entrata di quel tunnel... Speravano di trovarci ben altro che una...mummia!" I due si guardano stupiti e negano insieme.

"Nel '29...L'anno del crollo delle Borse...Qui esisteva una piccola ma, si pensava, florida Banca...Apparteneva al vecchio McNabb...Nonno...indovinate di chi? Metà della popolazione si è ritrovata sul lastrico. Compresa me. Qualcuno, i più deboli, si sono suicidati. Altri si sono rimboccati le maniche e si sono dati da fare...Altri ancora se la sono presa con McNabb. Una bella mattina hanno trovato quello che restava della sua Ford T...In fondo ad una scarpata, con un corpo bruciato dentro. L'intero paese era convinto che avesse nascosto il suo gruzzolo da qualche parte. Non era il tipo che giocava con i suoi soldi. Hanno cercato il cosiddetto...tesoro di McNabb...per anni. Inutilmente."
"Credevano che il tunnel..." Ha intuito il resto. " La banca aveva sede in quel edificio!"

"Bravo giovanotto! Intelligente, sveglio e...belloccio!" L'occhiata che gli lancia è parecchio allusiva. "Per me si è fatto tardi...Sono spiacente ma non servo la colazione. Mi piace dormire fino a tardi e mi accontento di una tazza di the cinese." Si alza con grazia.
"Anche per noi è ora di riposare. L'ultima volta che ho dormito in un vero letto è stato sabato scorso." Sembra essersene appena ricordato. "Buonanotte...Desirèe... Charlie, avevi scelto il letto vicino alla finestra?"
"Vengo con te." Lo prende sottobraccio. "Buonanotte Desirèe."
"Buonanotte. I giovani moderni...quanto sono complicati!" La sentono borbottare.

Mark si chiude la porta alle spalle. " A lei la precedenza...Dottoressa." Accenna con la mano verso il bagno.
Charlie sembra a disagio per qualche motivo. "Avrei da...No. Niente. Ha poca importanza." Fa scattare la serratura. Quando esce indossano gli stessi indumenti, maglietta e calzoncini corti...Si guardano e scoppiano in una risata liberatoria.
"Non usi il pigiama!"
"Nemmeno tu...a quanto vedo." Si infila sotto le coperte. "Sogni d'oro." In pochi minuti la stanchezza lo fa cadere in un sonno senza sogni. Non sa per quanto ha dormito quando dei rumori lo svegliano.

Charlie si dibatte nel suo letto lamentandosi.
"Charlie...Charlie..." La chiama. "Stai male?" Non riceve risposta e i mugoli aumentano. Si alza e le sfiora una spalla. Lei smette di agirasi ma un lungo gemito esce dalle sue labbra. La fronte brilla di sudore e le guance sono bagnate di lacrime. "Incubi. Non sono il solo a quanto pare..."Si stende accanto a lei e l'abbraccia. Charlie si raggomitola contro il suo petto e continua a dormire, finalmente calma.


Charlie si sveglia intontita. Un corpo caldo è vicino al suo. Un braccio le circonda mollemente la vita. "Ma...Mark??"
"Mmm? Mi sono riaddormentato? Stavi avendo un incubo e..."Scrolla la testa e non trattiene uno sbadiglio. "Ti ho chiamato e non ti sei svegliata. Ho pensato che..." La sua mente è ancora insonnolita.

"Ti ringrazio...Mark..."Chiama piano. Una luce tenera le illumina gli occhi. "Hai dormito sopra le coperte?" Si appoggia ad un gomito.
Lui resta in attesa. Il momento è importante. Non ha voglia di scostarsi. Non vuole abbandonare quel letto caldo. Caldo per la sua presenza.

"Ricordi? Mi hai detto che fantastichi che ti salti addosso...Che mi comporti come la...scienziata insaziabile di...certi....filmetti. Vuoi conoscere una delle mie?"
"Sì." Risponde senza pensarci.
"Sogno un uomo che accetta di restare...passivo...sotto le mie carezze...Che mi lascia libera di...sperimentare..." Sussurra. La sua mano si insinua sotto la maglia, sollevandola piano piano.
Un brivido lo attraversa. "Passivo come? Legato?"
"Non mi piace il Bondage." Accarezza la leggera peluria bionda che ricopre il suo torace.
"E' una prova? Se accetto...ne condividerai una delle mie?"
" Con me si gioca ad armi pari." Mormora prima di sostituire la mano con le sue labbra.

Un fremito gli fa accapponare la pelle...Quella è davvero la bocca di..."Charlie?" Chiama.
"Sì Mark?"
Sono i suoi capelli che lo solleticano? "Sto sognando...o...sono sveglio?" Chiede con una voce che non riconosce come sua.
"Sei sveglio...In tutti i sensi. Posso...continuare?"
Nelle sue parole avverte una nota di attesa e nessuna malizia. Lascia la decisione a lui. Avverte il desiderio impellente di urlare a squarciagola "SI' SI' SI' "

"Charlie...Voglio di più. Non una...semplice notte di sesso." ECCO! La sua stupida boccaccia ha colpito di nuovo. Ha pronunciato una frase fatale. Lei se ne andrà e fra di loro niente sarà come prima. Il suo cuore batte fortissimo. Non ha mai provato tanta paura. La sua mente è in tumulto.
"Nemmeno io." Poche sillabe che lo riempiono di una gioia immensa.
"Fai di me quello che vuoi." Chiude gli occhi e si abbandona.

La sua pelle è diventata estremamente sensibile o è solo frutto della sua immaginazione scatenata? Sono i capelli, le mani, le labbra di Charlie che lo accarezzano, che lo stuzzicano, che scivolano sul suo corpo? Di chi sono i singhizzi, i gemiti, i mugoli che le sue orecchie percepiscono appena? Non gli importa. Per lui niente è più importante di quell'attimo che spera non finisca. Afferra e stringe con forza le lenzuola per impedire alle sua mani di muoversi... Per evitare la tentazione di stringere quel corpo sopra il suo. Si morde le labbra per chiudere in fondo alla gola la voglia di gridare...Per non implorare...un altro tipo di contatto...Gli basterebbe un bacio e...Crede di impazzire quando due mani si posano leggere sui suoi pugni serrati e li alzano...La pelle di Charlie è calda. Freme e rabbrividisce quando l'accarezza.
"Apri gli occhi."

Come non obbedirle? Aveva mai notato prima quanto fossero grandi o scorto le paglizze dorate che le illuminano lo sguardo? La trova bellissima...Il corpo inarcato, la gola esposta, la testa buttata all'indietro...La vede...L'ascolta...Sta mormorando...Sta invocando... Sta gridando il SUO nome. E' Mark che chiama al culmine del piacere. E' troppo per lui e viene con un ultimo, disperato, singhiozzo.
Charlie cade come una foglia morta al suo fianco. Qualcosa di umido bagna la sua spalla. La vede tremare. Sta piangendo!

"Charity?" Osa chiamarla usando il tono più dolce che abbia mai usato con una donna. "Colpa mia?" Lei n
ega a capo chino. Gli sembra di vedere una delle sue figlie dopo una sgridata. Sposta i suoi capelli e ne aspira il profumo. "Sei una donna splendida... meravigliosa..." Bisbiglia al suo orecchio.
"Davvero?" Domanda con voce sottile.
Con due dita le alza il viso. Vuole che vi legga la sincerità. "Mi ha fatto provare... sensazioni... indimenticabili. Vorrei stringerti ed accarezzarti... Desidero addormentarmi sapendo che ti troverò vicino...quando mi sveglierò da questo sogno dolcissimo."
"Davvero?" Ripete appoggiando la testa sul suo cuore.

"Dolcissimo e stupendo...Come sei tu." Con una mano le sfiora le spalle e con l'altra avvicina ancora di più. La consola come si fa con una bambina. "Grazie per avermi svelato Charity." Mormora quando la vede chiudere gli occhi stanca e in pace.
Rimane sveglio, steso al suo fianco, per il resto della notte. Interrogandosi su cosa e su chi, questo è l'importante, lo aspetterà l'indomani.

Una luce intermittente e una vibrazione lo distolgono dai suoi pensieri. Si tratta di unp dei cellulari posati sul comodino che divide i due letti. Protende il braccio sforzandosi di muovere il resto del corpo il meno possibile.

"Alan? Che vuoi?"
"Hai telefonato??" La voce squillante gli perfora l'orecchio.
"Non gridare. Non sono sordo! Telefonato a chi?" Borbotta.

"A Quantico, stupido imbecille!! Sono giorni che ti cerco...Dove diavolo ti sei cacciato??" Chiede di malumore.
"In Oregon. Parla piano. Charlie potrebbe svegliarsi."
"CHARLIE?? E bravo, hai fatto gol!!"

Mark chiude gli occhi e scrolla la testa. Alan non cambierà mai. "Siamo qui per lavoro...Stiamo LAVORANDO...Stampatelo bene nel cervello. Lo sceriffo del posto a pensato che il Dr. Charlie Dench fosse un uomo. Dividiamo la stessa camera e BASTA!" Sfiora i suoi capelli con un bacio. Charlie si stiracchia languidamente.

"OH! Peccato. Sarai più fortunato in futuro...Mark, sono nei guai... guai grossi. Tre allarmi sono scattati a vuoto l'altra notte...Non uno. TRE!!" Urla esasperato.
"Perchè ti agiti? Tanto non rubano niente." Cerca di calmarlo.
"Stronzo! Hanno svegliato il sindaco e lui non ha gradito...nemmeno sua moglie...Non ho capito bene cosa sbraitava...Parlava della sua segretaria, del suo aiutante...Ho evitato di fare domande stupide. Mi ha ORDINATO di vederci chiaro." Mugugna.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9



"Hai controllato che gli antifurto non appartengano alla stessa ditta? Forse usano lo stesso programma...Hanno verificato che non si sia intrufolato un virus?"Gli suggerisce.
Charlie ascolta arrotolando una ciocca dei peli del suo torace con il dito.

"CERTO!! Questa volta uno dei tecnici ha trovato un indizio...per terra." Si raschia la gola.
"Bene. Non sei contento?"
"AH AH AH...Senti come rido? Indizio? Un paio di balle!! Che me ne faccio di una penna?"
"Cercare eventuali impronte?" Interrompe la sua sfuriata e blocca la mano di Charlie.

"PIUMA Mark. Parlo di una maledetta PIUMA! Nera." Se lo immagina in piedi mentre fissa furioso il telefono.
"Di quale uccello? Corvo, merlo...cigno?"
"POLLO! Una piuma di un dannato POLLO!" La violenza con cui il pugno si abbatte sulla scrivania gli fa allontanare il cellulare.

"Mi spiace per te, amico. Al nostro rientro ti darò volentieri una mano." Si ricorda di un vecchio caso. "Aspetta...Pollo o gallo?"
"Che differenza c'è?" Chiede Alan sospettoso.
"I galli neri sono usati a volte in qualche strano rito...Informati. Buona fortuna." Spegne prima di ulteriori domande. "Ti ha svegliato?" Le sorride ma lei non ricambia.
"Lilian ci aspetta." Charlie è tornata quella di sempre. Cerca Charity e la scorge nel profondo del suo sguardo. Spera che sia una promessa.

Come escono di casa trovano lo sceriffo in attesa. "Hanno rubato la mummia!" Comunica agitato.
"Lilian si trova al sicuro." Gli rivela Mark. "Abbiamo provveduto NOI a farlo."
"Ma...Ma...Il mio agente..."
"Troppo impegnato a scolarsi le sue birre." Taglia corto Charlie salendo in auto.

Mark lancia una bestemmia. "Hanno provato a forzarli." Mostra le tracce sui lucchetti.
"Lilian é ancora pericolosa per qualcuno." Constata con calma Charlie. "Non mi fido di questa gente. Dobbiamo spedirla all'Istituto prima possibile."

Il compagno compone rapido un numero." Agente Goyle. Mi serve un mezzo rapido per far trasportare un reperto..." Ascolta chi lo ha interrotto. "Si...Turner...Provvederò personalmente." Chiude la comunicazione. "Il Governatore gradirebbe che le analisi si svolgano in questo Stato. MANCO MORTO!" Si lascia sfuggire.

Charlie si strofina un paio di volte il naso e poi sorride misteriosa. "Pensi anche tu a chi sto pensando io? Chiama la Sede Centrale per le autorizzazioni... Ricerca del DNA eccetera..."
Lui obbedisce. "Vediamo come se la cavano con il più grosso stronzo di questo pianeta. Jason? Mark Goyle. Avrei qualche problemino con un uomo politico..." Si immerge in una fitta conversazione. Alza il pollice in segno di successo. Avranno l'aiuto necessario.

"Casa del Signor Daniel Flower." La voce melodiosa di Michiko.
"Miki...Sono Charlie Dench. Potrei parlare con Mr. Flood? Non c'è... Francia?... Capisco." Sorride. "Daniel è libero? Piano di sotto? Da quanto più o meno? Avrà finito. Passamelo."

"Che vuoi rompiscatole?" Domanda poco dopo una voce conosciuta.
"Ti ho interrotto o eri sotto la doccia?" Un sorriso sbarazzino le illumina il volto. Mark si avvicina per ascoltare.

"Doccia. Allora, che ti serve?"
"Sai dove ci troviamo? Avrei bisogno di spedire con rapidità e SICUREZZA un oggetto delicato...Tipo quello che dorme nella tua cantina."
"Il biondo che ci sta a fare?" Domanda perplesso.
"Problemi con le autorità locali." Gli risponde direttamente.
"Provvedo. E voi due piantatela di trastullarvi...I letti servono anche per dormire." Lo sentono ridere prima di interrompere la comunicazione.

"Ma come..." Si zittisce di colpo, lo sceriffo sta arrivando in compagnia di un uomo dall'aspetto curato.
"Agente Goyle, Dottoressa Dench? Il nostro Sindaco. Bob McNabb."
"Sig. McNabb." Si salutano con una stretta di mano.
"Dott. McNabb. Dirigo lo studio medico del paese." Si presenta con un sorriso a 32 denti
**Falsi come lui.**Pensa Mark.

"Posso disturbarvi nel vostro lavoro?" Chiede mellifluo. "So che la vecchia Dorothy non usa servire la colazione ai suoi pensionanti e ho pensato di invitarvi."
"Volentieri. Dopo di voi." Charlie accetta con una luce nello sguardo che gli fa intuire che i due dovranno affrontare un'aspra battaglia.
"Pie mi ha..." Il sindaco richiama l'attenzione di una cameriera.
"Pie?"
"Aaron..." Con il mento indica lo sceriffo. " Si solito usiamo il suo soprannome da ragazzino. Qui a Turner ci conosciamo da sempre." Spiega.

"Mi lasci indovinare? Cugini?" Charlie appoggia il mento sulla mano e intanto continua ad aggiungere zucchero al suo caffè.
"Cugino della moglie di mio cognato." Ammette McNabb.
"Cosa voleva chiederci?" Interviene Mark che ha imparato che se beve il caffè dolce è un brutto segno.

"Ero curioso di sapere perchè avete chiamato Lilian...quella...cosa." Tuffa gli occhi nel piatto e deglutisce.
"Quella...COSA...è il corpo mummificato di una donna. Uccisa." Chiarisce con asprezza. "Le abbiamo dato un nome convenzionale in attesa di scoprire chi era e come si chiamava."

"Sparita qualche cugina negli ultimi 50 anni? Perchè Lilian era la cugina di qualcuno...Qualcuno che vive QUI!" Charlie affonda la forchetta nella fetta di torta con un fastidioso stridio.
"A breve arriverà un team di tecnici del FBI...Spero che ogni abitante collaborerà con loro e fornirà SPONTANEAMENTE un campione di Dna...Per un confronto." Mark sorride, ma un brivido freddo scorre nelle schiene dei due che ha davanti.

Il rombo di un potente motore impedisce ogni risposta. Gli avventori corrono fuori dal locale a bocca spalancata e guardano un elicottero atterrare nella piazza.
"Militari?" Si chiedono stupiti.

"Uomini...A TERRA." Un robusto sergente del Marines ne balza fuori e grida degli ordini. Cinque uomini si dispongono sull'attenti. I sei indossano uniformi mimetiche e sono armati. "Cerco la Dottoressa Dench e l'agente del FBI Goyle." Domanda con una certa cortesia al civile più vicino.

"Siamo noi." Mark si fa avanti seguito da Charlie.
"Sergente Biamonte." Si irrigidisce sull'attenti. "Abbiamo l'ordine di scortare fino a destinazione un oggetto delicato non identificato."

Il sindaco si intromette. "Sono Bob McNabb. Ordine di chi?"
"Non è mia abitudine discutere gli ordini...Signore." Risponde fissando il vuoto.

"Sergente dalle vostre uniformi direi che siete in allerta...Come ex militare posso sapere di che colore?" Lo sceriffo manifesta la sua curiosità.
"Arancione." Risponde impassibile.
Mark si lascia sfuggire un fischio. "Questa non è opera di Jason. Da chi vi è arrivato l'ordine?"

"Direttamente dal Pentagono signore!" Il mormorio eccitato della folla gli fa contrarre un muscolo della bocca.
"Qualcosa mi dice che sono MOLTO interessati alle sue ricerche." Ridacchia rivolto verso la compagna. "Che cazzo produce per l'esercito?"
"L'ultima trovata l'hanno denominata...G27." Rivela calma calma.
"G27?? Conosce chi li fabbrica?" Il sergente e i suoi uomini li fissano meravigliati.
"Entrambi."

"Signora...Lo ringrazi a nome di tutti noi." Avvolge una mano tra le sue e pompa su e giù. "Sapesse quanti di noi devono la vita a quei giubbotti antiproiettili."
"Se gradisce può farlo di persona." Charlie sta trafficando con il suo cellulare.
"Grazie a nome di tutti i Marines." Scandisce il sergente.

"Sei il solito esagerato." Seguita Charlie. "Come per cosa? Hanno scomodato sei uomini ed un elicottero Apache...Ti ha mai detto nessuno che non è educato sghignazzare in quella maniera?...Riferisco...Sergente, aspettatevi una licenza speciale. Sei giorni a New York...Completamente spesati."

"CAZZO!! Che scopate che ci aspettano!!" Esclama entusiasta un marine.
"FOGLE! Vuoi tornare alla base a calci in culo?" Replica il sergente senza nemmeno voltarsi." Lo scusi signora. Fogle a volte è un po' troppo...esuberante."

"Spero che conoscere Lilian non gli faccia cambiare idea." Sogghigna maligno Mark. Fa segno di seguirlo piegando l'indice un paio di volte.

"Signori...Vi presento l'oggetto delicato a cui dovete fare da scorta...Lilian!" Con un gesto spalanca la porta. "Nessuno e ripeto...NESSUNO...può avvicinarsi a lei. Solo io e la Dottoressa Dench. La prepareremo per il trasporto e la consegnerete nelle mani della sua equipe all'Istituto di Ricerche Socrates. Sono stato chiaro?"
"SISSIGNORE!!" Gridano all'unisono.
"Buona guardia." Augura.

"Oh cazzo! UNA MUMMIA??"
"Fogle...Vuoi chiudere quella boccaccia?" Ribatte il sergente.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

"Simpatico il soldato Fogle, non trovi?" Charlie lo prende confidenzialmente sottobraccio.
"Mi ricorda un vecchio compagno della Scuola di Polizia. Con gli anni si trasformato in un compassato, serio ed irascibile...Commissario." Rivela con un mezzo sorriso colmo di nostalgia
.
"Alan? Era la sua voce questa mattina...Problemi?" Domanda allarmata.
"Hanno svegliato il sindaco." La tranquillizza.
"Cosa??" Charlie si blocca. " Perchè un pollo o forse un gallo, lo ha svegliato si è rivolto al Commissario??" Chiede con aria scandalizzata.
"In un certo senso. In un certo senso." Rispende misterioso. "Preoccupiamoci del nostro di sindaco." Accenna con il mento.
"Non scordiamoci del cugino della moglie di suo cognato." Gli ricorda.

"AGENTE GOYLE!!" I due stanno sopraggiungendo a passo di carica.
"AGENTE SPECIALE GOYLE." Specifica brusco.
"Vuole degnarsi di spiegare questa invasione?" Il sindaco è visibilmente contrariato.

"Obbedisco a degli ordini...mio caso signor sindaco...Esattamente come quei sei marines." Risponde pacato. Il suo atteggiamento flemmatico esaspera l'altro.
"Lei non sa chi sono io! Mi rivolgerò al Governatore." Minaccia.
Serafico gli porge il cellulare. "Prego." Resta in attesa a braccia conserte.

Il sindaco, esacerbato, batte con furia sui tasti. "Sono Bob. Come QUALE BOB?? TUO CUGINO BOB!!" Dall'altra parte non deve aver ricevuto l'accoglienza che si aspettava. A Charlie sembra di vedere un palloncino che si sgonfia. "Va bene. VA BENE! Contaci. Turner contribuirà massicciamente alle indagini." Conferma digrignando i denti. " Sì, sì...HO DETTO DI SI'." Butta il cellulare verso Mark che lo agguanta al volo. "Contate pure sul nostro aiuto." Bofonchia. Lo sceriffo cerca di intervenire. "FINISCILA AARON! Dagli quello che vogliono." Si allontana a lunghi passi.

"Poveri pazienti." Commenta asciutta Charlie. "Vado ad occuparmi di Lilian."
"Lo sceriffo Bronson ed io delle denunce di scomparsa." Batte affabile la mano sulla spalla dell'altro. "Ci divertiremo. Le insegnerò un paio di cosette sui computer ed il loro uso."

Quella sera Desirèe ride di gusto al loro racconto. "Cosa mi sono persa. Averli visti...Povero vecchio Bob...Per fortuna non sono tempo di elezioni...Questa volta troverebbe pane per i suoi denti..."
"Essendo l'unico medico..."
"Tzé...Se fosse per le sue abilità...Ha la fortuna di essere coadiuvato da sua moglie e dai suoi cognati...Lei, abile dentista...Loro, brillanti chirurghi...Bob è appena un passabile oculista." Rivela con uno sguardo compiaciuto.

"Che può dirmi dello sceriffo?" Mark decide di approfittarne. "Oltre ad essere imparentato con il sindaco ed essere un ex-militare..."
"Doveva rimanere sotto le armi. Qui è e si sente sprecato. Ha dovuto scegliere...La sua famiglia o la carriera..." Risponde la donna.
"Ha optato per la famiglia. L'opposto di me." Conclude amareggiato Mark abbassando il capo.

"Un po' per uno." L' asprezza nella voce di Charlie gli fa rialzare la testa. "Sono decenni che noi donne siamo costrette a farlo...Carriera? Quale carriera? Sei una donna...perchè sforzarti? Trovati uno straccio di marito e sforna dei figli...Perchè riempirti il cervellino di inutili nozioni...Impara piuttosto a cucinare!" Si è alzata in piedi e si sporge verso di lui.
"Non ho mai preteso che Lizzie..." Cerca di difendersi.
"A parole. Rispondi... Quante volte hai usato un termometro per verificare se una delle tue figlie era febbricitante?" Contrattacca.
"Una. Dopo il divorzio." Ammette contrito.

"LEI le ha portate in pancia per nove mesi, le ha cresciute ed allevate...TU dov'eri? Al suo fianco?" Domanda con furia.
"Non per Sue. Lavoravo sotto copertura." Si chiede il perchè di quella rabbia, di quell'astio che avverte. Verso di lui o contro gli uomini in generale? Di colpo ricorda le confidenze di Daniel e i discorsi della sera precededente. "Charlie, vai di sopra e prepara i bagagli." Il suo ordine la lascia senza parole. "Accompagnerai Lilian e mi riferirai i primi risultati dei TUOI esami." Aggiunge serio. "Terminerò io qui con l'aiuto dello sceriffo e di uno dei marines. Penso che sceglierò Fogle."

"MARK!!" Charlie gli butta le braccia al collo scoccandogli due baci calorosi e corre di sopra.
"Bravo giovanotto!" Desirèe applaude. "Il tuo è stato un passo risolutivo. Le hai dimostrato di mettere le sue esigenze prima delle tue."
"Sbagliando si finisce con l'imparare." Risponde con un sorriso sarcastico. "Sono un vero esperto nel commettere errori."
"Come tutti caro. La differenza è avere il coraggio di ammetterlo."


"Devo proprio fare schifo come compagno di camera." Si è appoggiato allo stipite della porta e fissa sorridente l'andirivieni frenetico di Charlie che caccia a manciate magliette, jeans e capi intimi nel borsone.
"Sei...una vera delizia. In ogni senso." Lo bacia con trasporto e lui ricambia, godendosi il calore e il profumo del suo corpo. "Mi mancherai."

"Povero me! Che donna perfida ho incontrato...Sedotto e subito abbandonato!" Con sorpresa la sente irrigidirsi e tremare. "Charity, scherzavo." La rassicura. "Anche io sentirò la tua mancanza...Non sai quanto. Il tempo che passeremo divisi ci servirà per riflettere con calma su noi due. Ero sincero quanto ti ho detto di non volere una sola notte...o solo sesso..." Usa un tono dolcissimo ma appare terribilmente serio quando le prende il volto tra le mani per sfiorare appena le sue labbra. "Ricordatelo."
"Mark..." Mormora con occhi semichiusi.
"Continueremo a New York...Devi partire." Le mani sembrano calamitate dalla sua pelle.
"Allora...lasciami andare..."
"Non ci riesco." Sospira.

"Mark..." Questa volta pronuncia il suo nome come un avvertimento. "Non...corriamo..."
"Giusto." Si fa forza e abbassa le braccia. "Ti...aspetto in auto..."
Dopo uno scambio di saluti affettuosi con Desirèe sale al suo fianco. "Tornerò a trovarla." Promette a bassa voce.
"Torneremo...insieme."

Il sergente Biamonte accetta, anche se brontolando, i nuovi ordini. Si lascia scappare un grugnito divertito ad una precisa richiesta.
"Contento lei...Fogle!" Si rivolge al marine che è impalato vicino alla porta. Nessuna reazione. Gli occhi del soldato fissano un punto lontano.
"FOGLE!! Sei con noi?" Sbraita. Mark socchiude gli occhi al suo urlo.

"Sì, signore?" Lo guarda trasognato. L'espressione di sconfinata innocenza nei suoi occhi non inganna nessuno.
"Togliti quel dannato auricolare e ascoltami bene. Tu resti a Turner."
"Ma perchè cazzo...?!?" Protesta.
"Fogle...Quella fottuttissima musica che ascolti di nascosto ha forse trasformato quel poco cervello che hai in pappetta?" Il sergente si avvicina a testa china e gli parla suadente.
"TU RESTI QUI! CAPITO??" Grida a pochi centimetri dal suo naso.

"SIGNORSI' !" Scatta sull'attenti.
"Ubbidirai all'agente Goyle e...Se mi arriva UNA sola parola di biasimo nei tuoi confronti ti spedisco dove non troverai un dannato computer nemmeno pagandolo con l'uso delle tue chiappe. MI SONO SPIEGATO??" Chiede minaccioso.
"SIGNORSI'" Risponde a denti stretti.

Il sergente e gli altri raccolgono le loro armi e si arrampicano sull'elicottero dove Charlie li aspetta.
Fogle risponde ai saluti. "Se ne vanno a spassarsela e a me tocca sgobbare." Brontola sottovoce.
"Consolati marine e gioisci. Sono già d'accordo con Charlie...La dottoressa Dench. Per ogni giorno che trascorrerai in mia compagnia ne godrai di DUE in licenza speciale."
"DUE?" Mark conferma con cenno. L'amplio sorriso di Fogle rivela il suo stato di beatitudine. "Speriamo che stiano ancora registrando lì. Potrei intrufolarmi..." Mormora con aria sognante.
"Di chi stai parlando?" Chiede incuriosito. Il soldato fa il nome di un complesso musicale che conosce. "Spiacente. Sono in Europa." Gli rivela con un ironico sorriso. "Me l'ha detto l'amico di uno dei componenti."

Fogle lo guarda speranzoso. "Me li potrebbe presentare?" Sembra un bambino davanti ad una vetrina piena di giocattoli o di prelibatezze.
"Vedremo...Vedremo..." Risponde. "Intanto ti farò conoscere la nostra padrona di casa. Donna interessante. Domani mattina faremo acquisti...Ti dovrai mettere in borghese."
"Sissignore." Lo segue imbambolato.
"Niente Signore...Mark basta e avanza."

Giungono rapidamente a destinazione. "Ti raccomando la massima dolcezza. Avrai a che fare con una persona anziana e molto amabile."
"Sissi...Va bene..."Sbircia la strana costruzione.
"A proposito...Il tuo nome?"
"E...Elvis." Risponde imbarazzato stringendosi nelle spalle. "Piaceva a mia madre."
"Anche alla mia. Ho imparato da lei ad apprezzare quel tipo di musica." Gli confida.
"Adesso cosa ascolti?"
"Quello che capita. Dipende con chi sono e dove sono. Fogle...Elvis, apri le orecchie." Lo fissa serio. "Non sei curioso di sapere perchè sei qui?"
"Sono un marine. Non mi faccio domande." Il Signore è sottinteso.

"Sì che ve ne fate! Di solito però non vi forniscono le risposte. Con me le cose sono diverse. La Dott.ssa Dench ed io facciamo parte di una piccola unità sperimentale. Il nostro incarico è investigare su determinati ritrovamenti. Lilian ne è un esempio. Collaudiamo nuove tecniche e nuovi strumenti. Se funzionano verranno resi pubblici ed entreranno in uso nei laboratori delle varie sezioni scientifiche. Chiaro?" Fogle lo ha ascoltato attentamente e si limita ad annuire. "La mummia che hai visto è stata trovata da degli operai. Era nascosta in...un tunnel...una galleria di cui nessuno, a parole, conosceva l'esistenza. Il nostro compito...Tuo e mio. Non mi fido dello sceriffo o del sindaco...Sarà scoprire chi potrebbe essere. Voi siete arrivati in questo posto perchè hanno tentato di forzare i lucchetti che avevo messo alla porta..."
"Lilian era ed è un grosso guaio per qualcuno."

"Esatto. Ti ho scelto con un compito preciso. Impedirmi di commettere delle...sciocchezze." Continua.
"IO? E COME??"
"Con un bel colpo in testa, se necessario. Vedi...ho la tendenza a non controllarmi davanti a dei cogl...a degli imbecilli che si credono chissà chi..." I due si capiscono con un'occhiata. "Altro motivo...Soffro di incubi. Se capiterà, hai l'ordine preciso di svegliarmi. Con le buone o con le cattive."
"Sissi...Ok Mark."
"Ok Elvis. Adesso ti presenterò a Desirèe... Per te Signora Flick." Lo avvisa prima di bussare."

"Goyle..." Gli occhietti arguti di Desirèe passano in rassegna il marine davanti a lei. "Un marine! Da quanto non ne incontro uno! Anni fa ho frequentato un giovane tenente..Si chiamava...Si chiamava..." Si sforza di ricordare. "Un nome buffo...Nathan. Nathan Polyanski."
"Pol...Poly...anski??" Fogle quasi tartaglia.
"Sì. Uno spilungone. Aveva difficoltà a passare sotto l'arco della mia porta e una gran brutta abitudine. Non si toglieva quasi mai di bocca un mozziccone di sigaro mezzo marticato." Rammenta. " Tu fumi? Detesto chi lo fa a letto."
"E' proprio lui, sputato. Identico come nelle foto e nei filmati." Mormora. Si scuote." No signora, non fumo."
"Meglio per te e per le mie lenzuola. Buonanotte. Venite, bambini." Con alcuni versetti richiama i tre gatti, che nel frattempo stavano annusando gli stivali di Fogle.

Il marines la guarda ad occhi sgranati, seguito da quelli ironici del suo vicino.
"Chi è Nathan Polyanski?"
"Una leggenda. Il generale Polyancki comandava i marines aggregati alla Sesta Flotta...Fino alla fine degli anni '70." Dice con tono riverente. "Come avrà fatto a conoscerlo?"
"Allora posso risponderti. Fra di loro si è svolto un incontro...professionale." Comincia a salire le scale.

"La signora era un'infermiera?"
"No. Forniva un altro genere di...conforto." Sulle labbra di Mark appare per un attimo un sorrisetto sornione. "Desirèe ristorava corpo e spirito." Butta là a mezza bocca.
Foglie si volta all'indietro e quasi inciampa nei gradini. "Quella...dolce...nonnina ??"
"Ci sono svariate maniere per...servire la Patria."Spalanca la porta. "Io dormo nel letto accanto alla finestra. Lì troverai il bagno. Fai come se fossi a casa tua."

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***



Capitolo 11

"Spoon River?
Mark continua imperterrito nella sua lettura. "Adatto a dove ci troviamo." Risponde.

Fogle si distende con cautela sul piumino. "Posso farle..."
"FarMI. Puoi." Piega un angolo di una pagina e chiude il libro.
"Sono tutti come te gli agenti del FBI?"
"Sono tutti come te i marines?" Chiede a sua volta. "L'unica risposta accettabile è...no. Ognuno di noi è unico."
"Come...hai cominciato?" Si appoggia su un gomito.

"Sei in vena di conversazione, a quanto vedo. Scuola di Polizia...Avevo, HO, un amico di un paio di anni più grande. Lo sentivo lamentarsi della burocrazia, degli intralci che si trovava ad affrontare. Un giorno sono arrivati quelli di Quantico. Erano alla ricerca di un giovane agente con una disceta conoscenza delle lingue da usare come infiltrato...Mi hanno scrutato per bene e sono stato scelto. Ho lavorato sotto copertura per quasi otto anni." Nella sua mente si susseguono volti, luoghi...Colleghi e colleghe con cui ha lavorato e di cui non sa più niente.
"Mafia? Droga?" Lo interroga emozionato.

Mark si aspetta che da un momento all'altro arrivi con una ciotola di popcorn e mezza dozzina di lattine di birra.
"Mi ci vedi?No. Contrabbandieri...Falsari...Di ogni genere. Nel frattempo mi ero sposato ed era nata la mia prima figlia. Volevo restare accanto a loro ed inoltre...Mi stavo lasciando assorbire...Rischiavo di essere smascherato. Lo psicologo che mi controllava ogni sei mesi ha consigliato ai capoccioni che era ora di smettere. Ho lavorato qualche mese in un ufficio. Lì ho stretto un amicizia...Quasi una fratellanza...Con un altro agente. Un esperto in un determinato settore. Oggi si chiamano...Profiler." Una stretta al cuore.
"Esistono davvero?"Fogle si sporge verso di lui.
"Esistono..." Sospira. "Scordati i film e i telefilms. Sono profondamenti diversi. La maggioranza si limita a studiare rapporti, foto, tracce o indizi da lontano...Pochi, pochissimi agiscono sul campo. Lui era uno di quelli...Rischiava e mi ha chiesto di affiancarlo. Ho accettato d'istinto." Stira le labbre in una smorfia. "Oggi non lo rifarei."
Fogle è disteso comodamente con i gomiti puntati sul letto e il mento appoggiato alle mani. "Perchè?"
"Ci ho rimesso la mia famiglia. O quel poco amore che ancora legava me e mia moglie." Si infila sotto le coperte. Per lui il discorso è chiuso.
Fogle annuisce e spegne la luce.

Mark aspira profondamente. Cerca delle tracce del profumo di Charlie. "Charity...Mi hai fatto comprendere tutto il mio egoismo...Mi concederai una possibilità?" Ripensa con commozione alla notte precedente. "Perchè hai pianto? Scoprirò la causa del dolore chiuso in fondo al tuo sguardo e anche il motivo di quelle lacrime." Si ripromette. "Troverò la maniera per entrare nella tua vita...Mi lascerai rimanerci?"

"MARK...Muovi il culo e vieni ad aiutarci!" Pugni pesanti picchiati contro la porta e una voce che sbraita li fanno balzare fuori dal letto.
"Perchè proprio lui fra tanti?" Si lamenta trascinandosi in bagno.

"Ma chi cazzo è?" Geme Elvis. Il suo orologio segna le sei.
"Il Dott. George Grimes. Per i suoi allievi G.G. oppure, sottovoce, LA COSA"
"Allievi?" Sbadiglia e si stiracchia.
"Insegna ai futuri tecnici di Quantico. Ai migliori." Bofonchia sputacchiando dentifricio ovunque.

Fogle capisce la ragione del soprannome appena lo vede. Grimes è alto circa due metri e ha la stazza di un lottatore di Sumo.

Avvolge una manona intorno a quella di Mark. "Babies." Tuona. Sei persone alzano di scatto la testa. "Questo è l'agente Goyle. Se vi può sembrare innucuo... ripensate al virus dell'Ebola. Mascalzone! Dove hai messo quella pupa che ti affianca?"
"New York. Con la mummia e scortata da cinque marines."
"Acc...L'avrei rivista volentieri...Questo pivello chi è?"

"Marines Elvis Fogle." Si presenta. Fogle è alto 1,85 e pesa oltre 90 chili eppure si sente mingherlino vicino a quel gigante.

"Figliolo...Che piacere! Un commilitone..." Gli mostra con orgoglio un tatuaggio Semper Fidelis "Hai già pensato a cosa farai dopo?" Gli mette una mano attorno alle spalle.
Elvis ora sa cosa vuol dire avere un pitone avvolto al collo. "No...signore..."

"Per te George...Per voi, professor Grimes." Sibila agli altri. "Ti sconsiglio di seguire le orme di Mark ...Troppe scartoffie da compilare...In triplice copia."
"Sono le sei e mezza!!" Interviene l'altro. "Non abbiamo ancora bevuto una sola goccia di caffè..."

"Dirlo prima? OK. Ci pensiamo noi. TU..."Indica un allievo. "Hai visto che bellezza il mio nuovo giocattolino?" Indica un grande autobus parcheggiato in mezzo alla strada principale. "Sei cuccette e un letto adatto a me...E...meraviglia delle meraviglie...Un laboratorio. Piccolo, ma perfettamente attrezzato. Completo di angolo cottura."

Davanti a tre tazze di caffè fumante ed un piatto ricolmo di ciambelle Mark lo mette al corrente degli ultimi sviluppi.
"Solo una miseria di ricerca di DNA? Pfui...Sarà un giochetto."

"Io ed Elvis ci incaricheremo di vagliare le denuncie delle scomparse e di immagazzinarle su un CD. Buon divertimento!"

"Anche a te...Babies, al lavoro!" Gli allievi gli si affollano intorno. "Vi ricordate come si preleva un campione di DNA? Naturalmente no...Allora...si prende..."

"Poveracci gli abitanti di Turner." Mormora Elvis.
"Tutta apparenza. E' l'uomo più gentile di questa terra...Sai qual è il suo hobby? Allevare canarini!"

"Posso chiederti perchè hai preferito me agli altri?" Elvis si concede una pausa. Gli occhi di entrambi sono stanchi ed arrossati dal leggere le fitte righe che si susseguono sullo schermo per trascriverle sul computer.

Mark si sgranchisce, allungando braccia e gambe. " Mi ricordavi Alan. Il mio amico all'Accademia di Polizia...Eri l'unico con un auricolare e ho subito pensato ad un Mp3. Ascolti esclusivamente quel gruppo?" L'altro scuote la testa. " Non sono...vecchi per uno della tua età? Venticinque?"
"Ventitre. Non li conoscevo fino ad un paio di anni fa. Il mio tenente era un vero fanatico e me li ha fatti apprezzare."
"Era?"
"Trasferito alla Logistica e promosso Capitano. Sul suo aveva ogni loro brano...Compresi quelli dal vivo...Poche battute e riconosceva il periodo...A casa sua ha Cd, vinili, singoli, registrazioni autorizzate e no, filmati...legali ed abusivi. Ha tentato persino di imparare l'uso di un sintetizzatore."

"Povera sua moglie." Ironizza.
"Peggio di lui!" Ribatte con un sorrisetto. "Come reagiresti se tua moglie ammettesse candidamente, davanti a te e ai tuoi amici, che si farebbe volentieri i componenti del gruppo? Almeno un paio."
"La prenderei in ridere. Chi ha intenzione di tradire non ti mette sull'avviso." Lo ha sperimentato sulla propria pelle. "Sono sicuro che se si trovasse davanti uno dei due diventerebbe rossa e comincerebbe a balbettare."

"Il tuo amico che fine ha fatto?" Muove le spalle ed il collo.
"Commissario al Crimine a New York."
"Cioè?"
"Hai presente quei casi che coinvolgono pezzi grossi? Li affibiano a lui." Spiega sarcastico.
"Oh poveraccio! Chi ha fatto incazzare?!
"Credo abbiano tirato a sorte. Si è creato la fama di essere scorbutico, insofferente, ma particolarmente abile ed assolutamente incorruttibile. Un tipo da prendere con le molle, insomma." Risente la voce di Alan. I suoi sottoposti quel giorno avranno camminato in punta di piedi.

"Uguale al Tenente Sal." Mormora Fogle.
"Sal?" Questa volta è Mark ed essere curioso.
"Salvatore Siracusa. Per noi era più facile chiamarlo Tenente Sal."
"Evidenti origini italiane. Siracusa è un bellissimo posto. Ci sono passato durante il mio viaggio di nozze." Dice pensieroso. Cambia rapidamente discorso. "Sembri averne nostalgia."

"E' un brav'uomo. Provava in ogni maniera di convincermi a studiare...Mi ci vedi alla Scuola per Ufficiali o con una laurea?" Ironizza.
"Perchè no?" Solleva un sopraciglio perplesso.
"Sai da dove esco? Sarei il primo della mia famiglia...Del mio intero sobborgo...a laurearsi." Si passa una mano sulla testa rasata.
"E allora? Non vedo il problema..."
"Non mi sentirei all'altezza. I miei sono gente umile...Che sgobbano dieci ore al giorno..." Svela con un certo imbarazzo.

"Elvis...Chi pensi fossero i miei genitori? Operai. Da dove credi venga il Dott. Grimes? Dal Bronx...Prendi la Dottoressa Dench. E' stata adottata e non ha la minima idea di chi siano suo padre o sua madre...Ti è stata offerta una splendida opportunità. Afferrala al volo." Lo incoraggia.
"Sono vecchio per rimettermi sui libri." Bofonchia.
"Sciocchezze! Ti presenterò un amico di Charlie e, in fondo, anche mio. Ha ammesso che probabilmente riuscirà a laurearsi in storia a quarant'anni."
"QUARANTA? E chi glielo fa fare?" Chiede ad occhi sgranati.
"Studiare per lui è un hobby." Martin riprende a lavorare.
"Deve avere un mucchio di grana." Elvis lo imita, ma il seme del dubbio ha cominciato a germogliare.
"Più di quanti tu ed io ne potremmo mai spendere nella nostra intera vita." Gli svela. "Anche se conoscendolo...forse preferibbe essere al tuo posto." Aggiunge convinto. Con un'occhiata blocca sul nascere altre domande. "Al lavoro, marine."

Il Dott. Grimes e Mark si concedono un intervallo con l'ennesima tazza di caffè.
"Come ti trovi con la Dench?"
"Bene." Non si stupisce per l'interesse dell'altro. Si aspetta ben altre domande.

"Hai ripensato alla mia offerta?" Lo guarda di sfuggita.
"No e non intendo farlo. Mi piace dove sto e quello che faccio."

"A te piace Charlie Dench. Questa è la verità. Attento a non scottarti." La sua preoccupazione sincera commuove Mark.
"Arrivi tardi. A questo punto la mia è...un'ustione di secondo grado!"
"Ti auguro Buona Fortuna. Hai a che fare con un osso duro. Non rovinare ogni cosa come con mia sorella."

"Charlie non è Lizzie." Va più d'accordo con lui attualmente che ai primi tempi del suo matrimonio. Tra loro si è stabilita una tacita solidarietà. Due divorziati per motivi di servizio. "E' molto chiara nel dirmi cosa non tollera. Sia in ambito professionale che... extra-lavorativo."
"Te la sei già scopata?"
"G.G. Sono fatti miei." Sospira. Non è tipo da arrendersi tanto facilmente." No." Dentro di se sorride. Tecnicamente è la verità. "Tu che la conosci da prima...Che mi puoi dire sulla sua vita?"

"Poco. Non si sbottona facilmente...Circolano voci discordanti su di lei."
"Per esempio?" Alza gli occhi per incontrare quelli comprensivi del cognato.

"Un paio di anni fa ha mezzo litigato con le figlie di un suo ex professore. Lo ha assistito nei suoi ultimi mesi di vita e sospettavano che ci fosse uno scopo venale sotto." Blocca la sua obiezione con un gesto. "All' apertura del testamento si è scoperto che aveva lasciato i suoi beni in parte uguali all'Università e alle figlie. Una delle due si girata con una risata. Charlie è rimasta impassibile. Quando il notaio ha comunicato i nome dei testimoni..."
"Uno era il suo." Conclude Mark con una certa soddisfazione.

"Già. Si alzata e si è diretta verso l'uscita. Sulla porta si è fermata e si è voltata per dire: "Volevo molto bene a vostro padre. Era un uomo meraviglioso che non si meritava due arpie come figlie."
"Tipico di Charlie." Questo rafforza il suo proposito. Daniel è stato sincero con lui. Charlie è il guscio che protegge Charity...Perchè ha dovuto crearsi questa scorza? Lui ha aperto una piccola crepa e deve riuscire ad allargarla...Si rituffa nel lavoro. Per qualche misterioso motivo ha il presagio che sarà proprio Lilian a portarlo al cuore di Charity.

Nel chiuso della loro camera Mark evidenzia alcuni casi e altri li cataloga a volte con un NO, altre volte con un FORSE. Fogle cerca inutilmente di capire il motivo delle sue scelte leggendo da sopra la sua spalla.
"Forza. Spara."
"Perchè alcune le hai escluse subito e altre sei in dubbio?" Ne indica un paio.
"Hai osservato Lilian?"

"Veramente...Di sfuggita. Pensare che quello era il corpo di una donna..." Non trattiene un piccolo brivido.
"Lilian era relativamente giovane. Studiando gli ingrandimenti delle fotografie mi è sembrato di vedere...tracce di smalto sulle unghie delle mani, ma non su quelle dei piedi. Aggiungi che i suoi capelli erano abbastanza corti e ricci. A New York avrò la conferma se erano naturali o no. Questo cosa ti suggerisce?" Fogle non dice niente, incerto. "Ti piacciono i vecchi film? Ne hai mai visto uno dei tempi del muto?" Vuole vedere se ci arriva da solo.

"Ssì...Li vedo, a volte, in TV. Quando non riesco a dormire."
"Ripensa alle attrici e a come sono vestite...Pettinate...Truccate..." Gli offre un indizio.
Elvis corruga la fronte nello sforzo di trovare la risposta. "Le gonne...Da lunghe, via via, si accorciano. I vestiti...più semplici...lisci. I capelli corti appaiono negli anni '20!" Il suo sguardo si è illuminato.

"Bravo!" Si complimenta con lui. "Turner è un piccolo centro...Le ragazze e le donne di qui ci avranno messo qualche anno prima di seguire la moda."
"Per cui hai eliminato le denunce antecedenti quegli anni...Come fai a sapere tutte queste cose?" Lo fissa ammirato.
"Libri, documentari...Discovery...History...Ho cominciato per dovere e mi sono lasciato prendere..."
"Come per me con la musica." Mormora colpito.

"Domani avremo quasi finito. Mi farò raccontare qualche pettegolezzo da Desirèe. Deve saperne delle belle. Ti andrebbe di lavorare per il Dott. Grimes?" G.G. è già stato avvertito su come comportarsi.
"Per me. "Alza le spalle. "Più tempo passo con te e più ci guadagno." Ammette con una risata.
"Meglio così."

"Quanto ti devo?" Cerca il portafoglio.
L'altro lo fissa interdetto. "Devi? Per cosa?"
"I vestiti...Credevo avresti scelto jeans e magliette...Non due abiti completi...Sono i primi che indosso."
"Paga il produttore del G27." Gli rivela. "Vorrei assistere alla sua reazione quando gli arriverà il conto. Se sei qui è colpa sua ed è giusto che contribuisca al tuo mantenimento." Commenta allungandogli una pacca sulla spalla.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

Come rimette piede nel suo appartamentino ne esce per controllare la targhetta con il numero. "Eppure non mi sono sbagliato..." Torna dentro seguito da uno stupito Fogle. "Sono passati i folletti burloni." Esclama trasognato. "Accomodati."

Rimane in piedi nel centro della stanza e scuote la testa. Non riconosce quasi casa sua. I mobili, gli oggetti in giro gli sono familiari... ma che cambiamento! Qualcuno, e lui sospetta di chi possa trattarsi, ne ha cambiato la disposizione. Ora l'ambiente e gradevole ed armonioso...e, soprattutto, perfettamente pulito. Su un muro spiccano le foto delle bambine nelle nuove cornici e sull'altro...Un nodo alla gola...Due sue... Sui ripiani dello scaffale in cui le aveva appoggiate sono allineati libri, Cd e Dvd...I suoi titoli preferiti. Anzi...SONO I SUOI...Quelli che aveva...La mano scivola sulle custodie.
"Grazie." Sussurra.

Fogle rispetta in silenzio quel momento che intuisce importante per l'altro.

"Vieni Elvis...Questa è la stanza dove dormo quando ho le mie figlie con me...Scusa per..."Si zittisce di colpo e osserva a bocca aperta. Quella che lui considerava più che altro un luogo di sgombro, una discarica disordinata ed ingombra ora è una cameretta accogliente per due bambine.

"Anche qui??" Corre a spalancare la porta di quella più grande...Ricorda come era alla sua partenza...E' stata ritinteggiata con colori caldi. Sul letto una nuova coperta invita a sdraiarsi e a godere della morbidezza dei numerosi cuscini. Un'immagine gli attraversa la mente...Charity nuda...Come quella notte.

Afferra il cellulare. "Brutto disgraziato!"
"Dovevo pure ricambiare la cortesia del tuo Nota-spese." Ride divertito. "Comunque non incolpare solo me. Ringrazia Charlie per le idee e Tony per l'uso degli elettrodomestici... Bentornato a casa Mark!"

Oh, sì...ADESSO quella può chiamarla davvero casa!
"Fogle...Goditi questa delizia..." Le parole gli escono affastellate.
"Torni?" Gli chiede.
"Spero di no!" Grida per le scale.

Non ha il tempo di aspettare l'ascensore. Vola giù per i gradini. La sua corsa rallenta solo nelle vicinanze dell'abitazione di Charlie. "Adagio...Con giudizio...Cosa ti eri promesso?" Stacca il piede dall'accelleratore e postegggia.

Prima di suonare prende un lungo respiro. Ha la bocca asciutta e le mani sudate...E se lei...
"Ciao."
Vederla cancella ogni suo dubbio. "Ciao...Sei bellissima."
"Tu hai bisogno di un bel paio di occhiali da vista. Mi hai guardato?" Indossa jeans sdruciti e una t-shirt informe, i capelli arruffati sono trattenuti da un qualche fermaglio.

L'occhiata che le lancia è come una lunga carezza, calda e sensuale. Con soddisfazione vede delinearsi sotto il sottile cotone della maglietta due bocconcini, che vorrebbe stringere tra le labbra,
"Ripeto...Sei bellissima...Come ti ricordavo..." Le sfiora la guancia con un bacio. "Grazie per il miracolo che hai realizzato nel mio appartamento."

"Ti piace?" Lo accompagna verso la zona adibita a cucina. In un angolo nota un bicchiere con del vino.
"E' stupenda...Come hai fatto??
"Un po' di fantasia e di olio di gomito. Abbiamo spolverato, lavato e ci siamo permessi di aprire i tuoi scatoloni." Infila le mani nelle tasche posteriori. "Mi sei mancato." Confessa a bassa voce.

"Sapessi tu...Popolavi i miei sogni...Ogni notte..." Ammette incerto. Il momento che aspettava è arrivato. Per un attimo avverte la confusione e...sì... l' eccitazione che sono in lei. E' desiderio quella luce particolare che illumina il suo sguardo?
"Davvero? E sotto che veste mi immaginavi?" Cerca di buttarla sullo scherzo, ma deve prima schiarirsi la voce.

"Nessuna fantasia particolare...Ti sedevi accanto a me..."
"Così?" Si adagia morbidamente sul suo strano divano. Mark resta in piedi e rifiuta il suo palese invito. Questo la disorienta.

"Charlie...Ho capito che preferisco la realtà al sogno più bello...Dimmi...Ti fidi di me?" Le domanda pressante. "Aspetta...Non parlo a nome dell'agente Goyle, pensami come Mark e basta. Ti fidi di me?"
"Certo. Sì."
"Dimostramelo. Confidati. Apriti con me. Lasciami scoprire la vera Charity."
"Non posso." Scuote la testa; nel movimento perde il fermaglio che le legava i capelli.

"Sì che puoi. Con Daniel l'hai fatto." Con un semplice gesto sposta una ciocca che le ricadeva sul viso dietro l'orecchio. **Fidati di me. Fidati di me.** Ripete internamente. "Fidati di me."
"Non ci riesco." Alla fine la verità è uscita fuori.
"Ok. Accetto la tua esitazione. Per ora. Se ti dimostrerò che puoi aver fiducia in me...Ci ripenserai?" Niente lascia intravedere che lui si aspettava queste sue parole.

"Come...speri...di....?" Sono vicinissimi.
"Con Daniel è stato facile?" Mark conserva la sua immobilità. Non è ancora giunta l'ora.

"Eravamo accomunati dallo stesso pericolo. Ci univa lo stesso dolore."
"Dolore." Non fisico, spirituale. Forse ha capito. "Io non sono lui...Condividi con me il...piacere. Abbandonati, come me quella notte indimenticabile." Mormora suadente. "So quanto è difficile per te...E' per questo che vuoi sentirti alla pari...Uguale...Ma, ti prego, tenta. Per una volta..." Alza lentamente una mano...



Fogle viene distorto dalla visione della partita dal rumore della chiave che gira nella serratura. "Che ti è successo?"

Mark ha i capelli incollati alla fronte e la camicia con grandi aloni umidi. "Sono un coglione. Volevo guadagnarmi la sua fiducia e ho...rovinato tutto. Cretino! Maledetto cretino! Ho girato in tondo per più di un'ora chiedendomi se dovevo tornare da lei o no."

"Direi che hai optato per il no." Ribatte pacifico.
"Casa sua era al buio e...non ho avuto il coraggio di bussare." Si lascia cadere sul divano prendendosi la testa fra le mani. Due squilli acuti del campanello. "Tranquillo. Goditi la partiva. Vado io." Apre la porta e si piega sulle ginocchia con un lamento. Fogle si gira di scatto.

Un uomo bruno, vestito di nero, ha tirato un violento pugno nello stomaco di Mark. "Fermo tu. Non t'impicciare. Questa è una questione privata, che riguarda solo noi due." Elvis sa riconoscere la voce dell'autorità quando la sente e QUELLO è un ordine. "Adesso scendi e ti fai un bel giretto. Telefona per vedere se hai via libera." Gli mette in mano un rotolo di banconote e lo spinge fuori.

" Allora...Agente Goyle...Spiegami la tua stupida bravata di questa notte. Che cazzo ti è preso?"
Davanti a lui Mark vede un uomo profondamente diverso da quello che ha conosciuto. Niente più modi gentili, niente più sorriso amichevole. Daniel è un puro concentrato d'ira. Una rabbia fredda e lucida di cui lui ha appena ricevuto un assaggio.

"Daniel Flower...A te non devo proprio niente." Ringhia. Con uno scatto repentino si lancia contro di lui, ma Daniel lo evita scansandosi.
Ne segue una breve ma violenta zuffa che li lascia entrambi svuotati sul pavimento.

"Ti basta?"
"Ho commesso un altro... errore... impedonabile..."Non ha la forza per continuare.

Daniel ridacchia guardandosi attorno. "Tanto lavoro e in pochi minuti..." Si alza in piedi. "Ci siamo sfogati. Parliamo con calma." Inizia a riordinare la stanza.
"Charlie è corsa da te." Mormora avviliro.
"Mi ha telefonato, in lacrime. L'unica parola comprensibile era il tuo nome. Cosa le hai fatto?" Una scintilla di rabbia residua gli scurisce gli occhi.

"Volevo ottenere la sua fiducia e..." Agita una mano. "Sono un imbecille." Abbassa le spalle, sconfitto.
"Ti avevo avvertito di essere paziente." Lo guarda indulgente. "Vuoi che dica cosa è successo a Turner? Charlie ha avuto un incubo..."
"Sì." Alza gli occhi interdetto.
"Tu l'hai consolata e... siete finiti a letto insieme." Continua imperturbabile.

"Non è andata esattamente così...Ma il risultato è stato quello." Ammette. Non si aspettava tanta comprensione. "Non sono riuscito a svegliarla e..l'ho presa tra le braccia. Mi sono addormentato al suo fianco e poi... Perchè mi giustifico con te? CHI SEI? SUO PADRE? SUO FRATELLO??" Si sta riscaldando.

"Perchè sono amico vostro e perchè...se no ti spacco quel bel musetto." Sibila in risposta. La sua non è una minaccia a vuoto. " E a Charlie questo non piacerebbe." Aggiunge con un ghigno divertito.

"Le...importo?" Gli occhi di Mark si illuminano di una tenue speranza. Spunta l'ombra di un sorriso sulle sue labbra.
"Direi proprio di sì. Vuoi sempre ottenere la sua fiducia?"
"Più di ogni cosa.Quel poco che ho intravisto di Charity mi piace. E'... E' una donna stupenda. Perchè la nasconde?"
"La vita, Mark... La vita." Lo studia meditabondo. "Per riuscire a conoscere la vera Charity saresti pronto ad affrontare una prova... decisiva? Per lei, per me e, soprattutto, per te?"

"Non capisco...Cosa dovrei fare?" Dentro di sè ha gia preso la decisione.
"Per il momento... Niente. Lavorate al vostro caso. Mi occuperò io di ogni cosa." E' fuori dalla porta e preme il bottone per richiamare l'ascensore.
Mark lo segue. "Non mi hai detto come sta e dove si trova."
Due occhi scintillano maliziosi. "Nel suo letto. E' inutile che ti precipiti da lei. Le ho dato un calmante, dormirà fino al mattino. Attento a te... Comportati bene."

"Quello chi era?" Fogle spunta dal piano di sotto, dove era nascosto.
"Dice di essere mio amico e forse ha ragione. Mi ha lasciato dei lividi che lo dimostrano." Si strofina l'addome. "Per essere un milionario è in forma e se la sa cavare bene con i pugni. Io sono affannato e lui...L'hai visto."
"Sembrava pronto ad andare a una festa. Sai che hai degli strani amici?
"Nessuno come lui... Nessuno come lui..." Rientra immerso in profondi pensieri.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

Il mattino seguente Mark è il primo ad arrivare. Controlla subito la sua casella di posta elettronica.
**Jason, posso sempre contare su di te. Vediamo cosa scoprirai sul caro Daniel. A Charlie penso io." Esce dal laboratorio e sale un piano di scale. "Kelly, posso disturbarti?" Chiede infilando la testa in un ufficio.

"Entra pure." Una giovane afroamericana gli porge una tazza. "Macchiato e con due cucchiaini di zucchero."
"Sono così prevedibile?" Risponde accettando.
"Forse ci conosciamo da troppo tempo. Com'è andata a Turner?" Lo guarda ironica ma dai suoi occhi si intuisce l'affetto che lega i due.

"Non come mi aspettavo. Credi che Charlie sia al corrente che abbiamo rotto da alcune settimane?" Beve un sorso con cautela. Il liquido bollente non è una buona cura per il suo stomaco indolenzito.
"Probabilmente no. Detesta le chiacchiere a vuoto. Vuoi che gliene parli?"
Mark scuote la testa. "Ho fatto una corbelleria e devo farmi perdonare. Posso frugare fra le cartelle del personale? Quelle riservate?"
"Questa volta che hai combinato?" Lui si limita ad alzare una spalla. "Sai che non potrei...Ok, ok...Vado un po' in giro a rompere le scatole al resto del mondo. Ti basta un'ora?"
"Per cominciare. Grazie." Ha riacquistato il suo solito sorriso.
"Mi aspetto un bel regalo in cambio."
"Contaci. Per Natale..."

Appena solo, si alza e si frega le mani. "All'opera..." Apre uno schedario. "C... D... Dalton... Dench. Charity "Charlie" Dench... Nata a..." Più legge e più i suoi occhi si incupiscono. Chiude il cassetto con un tonfo e fotocopia alcuni documenti. "Hanno pure il coraggio di chiamarsi Assistenza all'infanzia." Brontola. "Razza di mentecatti!"
"Parli da solo?" La voce di Kelly alle sue spalle lo fa trasalire.
"Brutta abitudine acquisita lavorando con una donna che parla con mummie e scheletri. Tu lo facevi quando dipingevi." Si scambiano un sorriso.
"Intendi dire quando falsificavo i dipinti che tu spacciavi per autentici?" Ride Kelly.

"Quali falsi? Coppie perfette. Se erano tanto creduloni da prendermi per un ricettatore o peggio...Colpa loro." Si giustifica. "Vorrei averne conservato almeno uno. In ricordo di quel periodo." Aggiunge con rimpianto.
"Prenditi quelli che vuoi. Jason me li ha restituiti quasi tutti...Dopo avervi apporto un bel timbro rosso. FBI al posto della firma. "Gli indica un armadietto identico a quello nell'ufficio di Charlie.

"Ne approfitto volentieri. I muri di casa mia e dell'ufficio ti ringraziano." Si inginocchia per compiere una rapida scelta.
"Bella mescolanza! Morisot, Boudin...Price Boyce...Martineau...Impressionisti, preraffaeliti e...POLLOCK?"
"I Mondrian?" Chiede alzandosi.
"Jason." Risponde tornando alla sua scrivania. "Mi ha commissionato un Giorgia O'Keefe per il compleanno della moglie."
"Credevo avessi smesso e che ora la tua passione fosse la ceramica o la scultura." Dice osservando i suoi ultimi lavori disposti con gusto.

"Per un amico sono disposta a fare un'eccezione e riprendere i pennelli in mano." Gli lancia un ampio sorriso. "O ad insegnagli come fare."
"Con me ti sei arresa dopo un paio di lezioni." Le rinfaccia imbronciato.
"Sei più a tuo agio con il pennello dell'imbianchino." Lo prende amabilmente in giro. "Una volta o l'altra mi piacerebbe organizzare una rimpatriata fra noi della squadra..." Aggiunge con nostalgia.

"Ci siamo sparpagliati. Tu, vice direttore di questo posto. Jason, dietro una scrivania. Io, con Charlie e...Angie, dall'altra parte del Paese...Mi sembra difficile." Mark si è immalinconito al ricordo dei volti di amici che i due non incontrano da anni. Infila le tele sotto il braccio. "Ho del lavoro che mi aspetta. Grazie, per tutto."
"Torna pure quando vuoi. Mark..." Lo richiama. "Da voi vige sempre la vecchia regola?"
I due si intendono con un'occhiata.
"Me ne preoccuperò al momento opportuno...Se ci sarà." Risponde incurante del sottinteso.
Kelly fissa a lungo la porta, scuotendo la testa.

"Che stai facendo?" Fogle rimira Mark che impugna un martello.
"Decoro il mio ufficio." Bofonchia. Tra le labbra stringe alcuni chiodi.

"Ti aiuto. Dimmi dove li vuoi." Alza uno dei quadri. "Questo posto è...incredibile. Pura fantascienza. Niente direbbe che ci troviamo sottoterra."
"Un filino più in basso e due dita a...sinistra. Ci troviamo in un edificio storico. Non può essere ampliato o modificato all'esterno... L'angolo...a destra...Per creare tutto questo avevano bisogno di spazio. Uno dei curatori ha proposto di usare le vecchie cantine, il rifugio antiareo della seconda guerra mondiale e quello antiatomico. Gli altri non si erano presi la briga di guardare le planimetrie." Replica continuando a guidarlo con i gesti.
Elvis obbedisce e con un paio di martellate appende il quadro. "Usare l'edificio adiacente?"

"Il proprietario pretendeva quattro milioni di dollari in più del suo valore o...un posto come curatore." Gli affida il secondo dipinto. " Gli hanno gentilmente consigliato dove poteva andare."
"Che razza di roba è? Mio padre ottiene lo stesso risultato con il telo di protezione che usa quando cerca di dipingere i muri." Lo capovolge e lo inclina.

"Incompetente. Disprezzi un Kelly Pollock originale?" Fogle lo guarda con l'espressione ebete che si usa quando l'altro usa una lingua incomprensibile. "Kelly Rush è la vice-direttrice di questo posto. Anni fa ha collaborato con me. Ha realizzato decine di copie di pittori famosi. Quella è una sua libera interpretazione di un Pollock." Socchiude gli occhi e inclina la testa. "Credo che all'epoca mi avessero offerto venti o trenta..."
"TRENTA dollari per questa crosta macchiata?" Chiede scandalizzato.
"Venti o trenta MILA dollari." Sorride Mark. "Lo spacciavo per un'opera minore non catalogata."

Elvis allontana la tela per scrutarla meglio. "Ci sono cascati?"
" Hanno inghiottito esca, amo e filo. L'unico che non siamo riusciti a beccare era il pezzo grosso che dava gli ordini. Non abbiamo idea di chi fosse. Nessuno dei suoi complici ha fiatato. Continuerà a trafficare con opere d'arte rubate o contraffatte." Pronuncia le ultime parole con estrema lentezza. Si avvicina al telefono. "Alan? Per quegli allarmi...Avrei un sospetto..."Fogle ascolta stringendo il quadro tra le braccia.

"Sputa immediatamente." Chiede con urgenza.
"La mia ultima missione in incognito...Ricordi come è finita?" Stringe con forza il pesante accendino.
"Avete smantellato un'organizzazione di trafficanti d'arte. Che c'entra?"

"Sospettavamo che ci fosse qualcuno dietro ai loro commerci. Un capo che restava nell'ombra, che ordinava i furti e che si teneva per sè i pezzi più pregiati. Ai committenti rifilava copie. "Spiega con lo sguardo perso nel vuoto.
"Che gran brava persona!" Commentano Alan ed Elvis.

"Ne erano terrorizzati. Nessuna soffiata...ma, quando si credevano soli ne parlavano. Sappiamo che esisteva e che è ancora a piede libero."
"Credi che La Piuma lavori per lui?"
"La...Piuma?" Mark sbatte le ciglia, incerto.

"Nome in codice."
"Dovresti procurarti una lista degli oggetti restituiti ai musei e verificare la loro autenticità."
"Gia fatto. Genuini al cento per cento. Un paio li avete periziati voi." Risponde sicuro.

"I derubati...Fatti dire da chi li avevano acquistati...Torchiali per bene. Controlla conti, documenti, computer..." Si arriccia una ciocca con il dito.
"Pensi ad una vendetta?
"Se avessi scontato una pena di cinque o dieci anni al posto tuo...credo che al mio rilascio avrei voglia di fartela pagare."
"Controllero. Mark...A buon rendere."
"Figurati." Risponde sovrappensiero. Passa un dito lungo la tastiera del computer e si dondola sulla poltrona.

Fogle ossrva la trasformazione dei suoi occhi. Da verde chiaro sono diventati color del ghiaccio.
"Jason? Mark...No, non è per la mia e-mail...Dovrebbe esservi arrivata una richiesta ufficiale di informazioni...Sì, quella. Che ne pensi? Puzza? Anche per me. Sarebbe un bel colpo. Domani? Nel mio ufficio? Alle dieci? The e biscotti allora." Riattacca e preme un bottone. "Archie? Domani aspetto un visitatore...Sì. Armato. Ok?" Torna a far girare la poltrona.
"Cosa bolle in pentola?" Chiede Elvis con emozione.

"Spero di riuscire a catturare due piccioni con una fava. Aiutare il mio amico a risolvere il suo mistero ed arrestare un grandissimo farabutto. Quei ladri, i trafficanti, non si facevano scrupoli per procurarsi la mercanzia. Se avevano bisogno di quel determinato pezzo erano disposti ad uccidere per averlo."
Fogle si lascia scappare un lungo fischio. "Gente pericolosa."

"Questo era lo strano... Ne ho conosciuta di gente ossessionata... Appassionati che sono disposti a spendere migliaia, che dico...Milioni per avere quell'opera del loro artista preferito... o quel particolare manufatto di un'antica civiltà... I musei ne sono pieni. Ogni curatore farebbe follie per un pezzo di pregio. Ma pochi, pochissimi lo vorrebbero anche sporco di sangue." Mark si è alzato e gesticola animatamente.

"Parli di gente che ottiene sempre quello che vuole usando il denaro." Mormora pensieroso.
"O il potere che il denaro ti procura...Uccidere non rientra nei loro sistemi. Ci penserò domani. Oggi..." Si liscia gli abiti e si passa una mano tra i capelli. "Devo andare a... scusarmi. Muoviti agente Goyle..." Si dice prima di uscire.

Trova Charlie davanti al cilindro dell'ologramma. La mummia viene attentamente scannerirrata e gradualmente appare davanti ai suoi occhi.
"Cerca di rimetterla in piedi..." Ordina a Paris. " Hai le copie delle denunce?" Chiede senza voltarsi.
"Le ho trasmesse al computer generale. Charlie...Per ieri sera..."Comincia titubante.
"Ieri sera?" Lo interrompe indifferente. "Un errore. La cosa finisce lì."

"No! Non dirlo." La costringe a voltarsi. Charlie gli sembra tornata la donna che ha conosciuto i primi giorni. " Sono io che ho sbagliato... Credevo che dopo Turner..."
"Altro passo falso. Una semplice scopata." Il suo sguardo lo trapassa. Per lei sembra non esistere.

"No! No! Se per te è stata solo...Se sono stato uno sbaglio...Dimmelo guardandomi in faccia!" Le solleva il mento. "Charlie, Charity mi piace. Sono stato un autentico cretino. Ho dimenticato l'insegnamento di uno dei miei istruttori ...Per capire chi hai davanti devi saper ascoltare con le orecchie, con il cuore e con gli occhi. Questa notte, steso sul letto di una delle mie figlie, ho ripensato ad ogni tua parola, ad ogni tuo gesto...Non dovevo stringerti in un angolo. Se ti ho fatto sentire insicura, debole...non era mia intenzione... Volevo...volevo..." Si era preparato un bel discorso e ora non rammenta una sola parola.

"Volevi?" Il suo sguardo si sofferma sul suo viso, sui suoi occhi, sulla sua bocca.
"Entrare nella tua vita. "Risponde Mark con voce appena udibile. "Dimostrarti il mio affetto, la mia comprensione, la mia... amicizia." Evita accuratamente la parola amore. Per quella aspetta un futuro, che spera vicino. "Farti capire che... tu mi piaci...Per la donna stupenda che sei...Dentro e fuori."
Charlie gli concede un pallido sorriso. "Credi? Non sai niente di me."

"Allora dammi un'ultima possibilità." La prega con occhi umidi. "Ricominciamo da capo. Mi avevi promesso una cena. Che ne dici...di questa sera?" Le propone.
"Cena?" Guarda Lilian, combattuta.
"Noi due. Come semplici colleghi che hanno deciso di conoscersi meglio." La invoglia.

"D'accordo." Accetta controvoglia.
"Tieniti pronta per le otto." Si allontana prima che lei possa cambiare idea.

"Perdonato?" Elvis ha seguito tutta la scena dalla vetrata del suo ufficio.
"Te la mai detto nessuno che sei un impiccione ficcanaso? Non ancora. Un passo alla volta, con cautela..." Accenna ad un sorriso. "Mi ha concesso una seconda chance... e voglio che diventi quella buona."
"Ti auguro di avere successo. Questa sera ti serve il mio letto?" Gli chiede con un'occhiata complice.
Mark gli risponde con un gestaccio. "Resta pure dove sei. Chi ti hanno affibiato come guida?"

"Jack." Brontola contrariato. "Avrei preferito Paris."
"Non avevo il minimo dubbio.Ti consiglio di iniziare dall'ala dei grandi condottieri... Diventerà un agnellino...Sono la sua passione." Fogle se ne va borbottando e Martin si concede una breve risatina. "Facciamo vacillare ancora le sue certezze..." Si collega rapidamente al suo computer per poi ridiscendere e posizionarsi alle spalle di Charlie.
"G.G. ha spedito i primi risultati dei suoi esami." Le comunica.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14



" Noi abbiamo estratto quello di Lilian. Grazie alle prime analisi di Mike sappiamo che i suoi capelli erano arricciati con la permanente. Gli acidi impiegati dalla sua parrucchiera erano di moda tra il 1930 ed il 1945...A Turner li avranno usati ancora per qualche anno."
"Le unghie erano smaltate?"
"No...Anche la pelle delle prime falangi delle dita era macchiata. Supponiamo che si tratti di tintura naturale."

"Come quando maneggi mirtilli, more o i carciofi? Oppure..." Mark infila le mani in tasca e si dondola avanti e indietro. Charlie aspetta, in silenzio; sa che ha qualcosa in mente. "Mi sono fatto raccontare alcuni particolari della vita di Turner...Desirèe a quell'epoca si esibiva nei locali notturni alla moda e aveva affidato la casa ad una famiglia di amici. La tenevano al corrente delle novità. Non ha conservato le loro lettere, ma ne ricordava una buona parte. Per guadagnare qualche soldo extra un gruppo di donne si erano inventate un'attività artigianale. Producevano tappeti e coperte usando vestiti o pezzi di stoffa usati. Sono andate avanti fino ai primi anni '50...Ricordava divertita che per non far riconoscere la provenienza delle pezze usavano alterarne il colore usando...erbe, fiori o la corteccia di alcuni alberi. Ognuna di loro aveva deteminati materiali preferiti e li usavano nel segreto delle loro case. Perciò..."

"Lilian può essere stata uccisa nel periodo tra il 1930 e il 1950." Conclude Charlie, volgendosi verso di lui.

Mark consulta il computer. "Ci sono centoventicinque denunce risalenti a quei tempi. Purtroppo ho notato che i loro archivi sono disorganizzati al massimo. Nessuno si è preso la briga di aggiornarli. Se qualcuna di loro si è rifatta una vita da un' altra parte, dandone notizia alla famiglia oppure se è tornata sui suoi passi non è registrata. L'unica possibilità che ci resta per darle un nome è il DNA e la velocità di Mike nel fare i confronti. E' inutile restare qui. Dobbiamo solo essere pazienti ed aspettare i risultati delle analisi e le prime conclusioni dal computer." Prova a convincerla. "Perchè non ne approfitti per occuparti della piccola peruviana?" Le propone.

Charlie fissa l'ologrammma come se ne fosse ossessionata e questo lo preoccupa. Non è da lei emozionarsi per un reperto. L'ha vista conservare la lucidità in momenti terribili. L'ammira per la sua capacità di mantenersi distaccata dalla realta dei ritrovamenti che maneggia. Comunque deve ammettere che Lilian esercita un fascino particolare anche su di lui.

L'immagine davanti ai loro occhi gradualmente muta. Ora Lilian si presenta come una giovane donna vestita alla maniera degli anni '40.
"Paris, perchè l'hai fatta apparire sorridente?" Chiedono con voce stranamente acuta.

"Non so che dirvi, mi è venuto istintivo..." Risponde. Nemmeno il microfono maschera la sua sorpresa.
"Era bella." Mormora Mark.

"Avrà avuto dei genitori, un marito, forse dei figli...Che si saranno chiesti per anni perchè li aveva abbandonati...Che colpa avevano commesso..."Bisbiglia malinconica. "E lei era nascosta in quel buco..."
"Noi, io e Fogle, abbiamo percorso quel tunnel fino a dove possibile. Continuava per qualche decina di metri e poi...qualcuno lo ha fatto franare."
"Prima o dopo?"
"Impossibile avere una risposta. Anni di polvere, di altri smotamenti, di...piccoli visitatori. Chi l'ha fatto è stato furbo. Gli è bastato fare leva... Non si scoprirà mai dove sbucava." Risponde studiandola con la coda dell'occhio.

Charlie ha accettato di malavoglia il suo consiglio di occuparsi della piccola mummia antica e non si accorge che lui non la perde di vista. Prende mentalmente nota di ogni suo più piccolo movimento, di ogni suo gesto, di ogni volta che lei solleva la testa per sbirciare la ricostruzione di Paris.

Tornando nell'ufficio Fogle lo sorprende seduto sul pavimento a gambe incrociate. Davanti a lui due computer su cui scorrono file di documenti, notizie e foto. "Che stai facendo?"

Mark continua il suo lavoro. "Elvis, secondo te...cosa hanno in comune un miliardario, noto playboy, e una giovane scienziata completamente presa dalla sua professione e dalla sua carriera?"
"Sono un uomo e una donna."
"Oltre a quello. Perchè due persone così diverse sono profondamente amiche? Cosa li unisce?"
"Un hobby? Amici comuni? Magari hanno fatto parte della medesima confraternita."

L'altro scuote un dito. "Lui corsi a Princeton, Yale, Oxford. Lei New York e Nord Carolina. Uno...vita mondana, la seconda devono costringerla a fare anche solo atto di presenza..."
Fogle scivola al suo fianco. "Quando si sono incontrati?"

"11 Settembre 2002, davanti a Graund Zero." Risponde appoggiandosi al muro dietro le sue spalle. "Lei aveva fatto parte di una delle squadre addette a trovare un nome per quei pochi resti che si ritrovavano."
"Deve avere un bel fegato." Mormora colpito Elvis. "Lui?"
"Conosceva alcune delle vittime. Mi hanno confidato, e adesso ne ho la certezza, che si sono incontrati per caso e che hanno avuto una discussione. Ci sono delle foto a dimostrarlo. In seguito lei ha lavorato per...Mi correggo...Con lui." Dice meditabondo.
"Finiti a letto insieme?"
"Non allora. Prima erano già legati da un rapporto di amicizia."
"Gli amici non scopano." Pontifica Fogle.

"Posso assicurarti che lo fanno. Parlo per esperienza personale. Sono quasi sempre finito a letto con le donne con cui lavoravo." Gli confessa tranquillamente.
Fogle inclina la testa per guardarlo. "E' per questo che ti interessa? Ci sei già stato o te la vuoi fare?"

"Charlie Dench mi piace e non solo...fisicamente. Credo di...essermi innamorato di lei." Mormora sorpreso dalle sue stesse parole. Si sfrega il viso. "Me ne sono accorto in questo momento."
"Sembri dispiaciuto..."
"Non volevo più legarmi a nessuno...così profondamente. Il mio...amore...fa male. Distrugge le persone." Mentre mormora queste parole si copre il viso come a mascherare anche sè stesso.

"Ci sono tua moglie e le tue figlie a contraddirti."
"A confermarlo." Obietta. "Avevo deciso. Solo relazioni temporanee. Niente approfondimenti. Come loro due..."Rimane a lungo in silenzio. "Ci sono! Infanzia...Devo avere più informazioni sulla sua infanzia. Vediamo cosa riesco a trovare...Genitori uccisi nella loro auto sportiva. Pensano ad una rapina o a un tentativo di rapire uno dei due...Non si è mai saputo di preciso. Orfano a tre anni. A chi è stato affidato? Possibile che...Ecco!" Colpisce con la mano il tappeto. "Sempre detto che gli avvocati sono imparentati con gli avvoltoi."

"Che intendi dire?" Fogle non capisce la causa del suo livore.
"Hanno scatenato una causa durata anni per trovare a chi affidarlo."
"Parenti?"
"Nessuno. Il bambino era l'erede di svariati milioni. La questione era...Chi doveva amministrarli in attesa della sua maggiore età?"
"Volevano i soldi." Conclude Elvis schifato
"Il giudice ha preso una decisione salomonica. Sei mesi con ognuno dei litiganti."
"Ma chi cazzo era quello stronzo? Si trattava di un...bambino..." Fogle si è alzato infuriato.

"Lo stesso tipo di persona che affida una bambina ad una ventina di famiglie diverse in otto anni." Risponde Mark con calma apparente. "Credono che sia meglio che lasciarli in un istituto o in un orfanatrofio. Nessuno dei due ha avuto dei rapporti stabili, fermi e duraturi per gli anni fondamentali della crescita."
"Parli come un profiler."

"Lo sono stato per più di un anno. Pete aveva scoperto che ne avevo le qualità...Quando è morto, ucciso...Ho resistito per qualche mese però poi ho avuto un...tracollo. Durante il mio ultimo incarico ho spedito all'ospedale uno dei poliziotti che ci assistevano e...ho cominciato a tenere una bottiglia in uno dei cassetti della scrivania. Prima aspettavo di terminare le mie ore per entrare in un bar. Mi sono sbronzato in ufficio e non ero disponibile ad una nuova chiamata. Mi hanno sospeso e al mio arrivo a casa ho trovato una...sorpresa. Mia moglie se ne era andata, insieme alle bambine e mi aveva lasciato le carte per il divorzio da firmare. E' stata l'ultima goccia. Mi sono svegliato due giorni dopo in ospedale. Una bella lavanda gastrica e il consiglio di smetterla se non volevo lasciarci la pelle."

"Mi dispiace." Dice sincero.
Mark alza le spalle fingendo indifferenza. "Jason, un agente con cui avevo avuto a che fare in passato, mi ha dato un'altra opportunità e mi ha spedito in questo ufficio. Per me è stato come...rinascere. Vi ho ritrovato Kelly...Ho fatto la conoscenza con quel gruppo di pazzoidi...Charlie, Mike e gli altri...Questo posto mi ha dato la forza di ricominciare." Spiega con semplicità. "Questa è...casa mia."
"LEI lo sa?"

"Forse. Devo prepararmi alla cena di questa sera. Tu che farai?"
"Sono o non sono un marine?" Sorride. "Birra e donnine. Qui vicino ho scovato alcuni localini niente male."
"Attento a non finire in guardina." Lo avverte.

"Non cerco guai. Ho un appuntamento con Jack e una sua amica giapponese. Hanno i biglietti per il David Letterman Show."
"Buon divertimento. Queste sono le chiavi di riserva." Gli mostra un portachiavi. "Torna pure quanto ti pare."

"Il mio debito si allunga." Replica infilandoselo in tasca.
**I miei, invece, si accorciano.** Pensa Martin guardandosi nello specchio.

Charlie è concentrata a scrivere e non si accorge che qualcuno è dietro le sue spalle.
"Pronta?" La domanda la fa trasalire.
"Non ho un ricambio. Dovrei passare da casa." Bofonchia.

Mark non si lascia distogliere dalla sua scusa. " Hai l'abbigliamento perfetto per dove intendo accompagnarti."
"Niente cenetta a casa tua." Lo avverte contrariata.
"Locale pubblico." Promette alzando le mani. "Fingiamo che questo sia stato il mio primo giorno. Dobbiamo lavorare gomito a gomito. Cosa c'è di meglio che una semplice cenetta per imparare a conoscerci?"
Charlie resta sospettosa per l'intero viaggio e non dice una parola.

"Dottoressa Dench..." Le apre la portiera e le mostra l'insegna di un piccolo ristorante: "Potter's". "Siamo a mezz'ora da dove abiti e potrai andartene in ogni momento...Prima però mi devi dare la tua opinione sulla loro cucina."

"Agente Goyle...Ben tornato!" Un giovane cameriere si fa loro incontro. "Papà sarà contento di rivederla...Mamma è sul retro che prepara le prossime torte."
"Mai disturbarla. Junior, non ho prenotato. Possiamo cenare in santa pace?" Chiede stringendogli la mano.

"Certo. Nuova collega?" Chiede, mentre fa loro strada tra i vari tavolini affollati.
"Possiamo anche dire così. Charlie, lui..." Indica il cuoco con due spessi occhiali che si intravede, indaffarato, dietro un bancone. "...è Harry Potter...Un vero mago con le bistecche."
"Harry...Potter??" Charlie trattiene una risata.

"Povero papà. Sapesse le prese in giro." Bisbiglia il figlio. "Mamma ha dovuto insistere parecchio per la nuova insegna."
"Potevate sempre chiamarlo "Al Dollaro Falso." Ribatte Mark, con aria maliziosa.

"Mamma lo avrebbe trasformato in spezzatino." Sussurra controllando che nessun altro possa sentire. Li ha fatti accomodare ad un piccolo tavolino e pochi minuti dopo i due sono servite senza nemmeno aver ordinato. "Due bistecche e due patate arrosto accompagnate dalla salsa speciale della mamma. Vi ho tenuto da parte metà della sua torta di mele. Va bene?"

"Più che bene. E' carnivora." Si affretta a rispondere Martin. "Assaggia e dimmi se non è una delle migliori che tu abbia mai mangiato."
Charlie, con cautela, ne taglia un pezzetto e lo infila in bocca. La bistecca è tenera e cotta come piace a lei. La carne si scioglie in bocca. "Deliziosa." Mugola.

Junior si allontana e con le dita segnala un OK al padre che accenna ad un inchino.
"Abito nelle vicinanze e ho sempre visto questo posto pieno zeppo. Adesso capisco il perchè." Dice masticando con occhi socchiusi.
"Lasciati un angolino per la torta." Dice sporgendosi verso di lei, contento di averla sorpresa.

"Da quanto li conosci?"
"Anni. Harry rappresenta il mio primo incarico e l'unico che, ufficialmente, non ho saputo risolvere." Confida misterioso.
"Ufficialmente?" Charlie manifesta apertamente la sua curiosità.

"Mmm. Mmm." Annuisce e, per creare ulteriore suspance, mastica a lungo. "Ero appena entrato nelle file del FBI e, mentre mi istruivano su come vivere sotto copertura, mi affibbiavano quei casi irrisolti che giravano sulle scrivanie."
"Una specie di prova d'ammissione." Chiarlie si sta rilassando.

"Chiamala come vuoi. Da decine di anni si aveva notizie dell'esistenza di dollari falsi... Quasi perfetti..."
"Non è una novità." Lo interrompe e beve un sorso di acqua.

"Il falsario di cui sto parlando stampava solo ed esclusivamente banconote da uno e da cinque dollari. Se non fosse stato per un minuscolo difetto, quasi invisibile, sarebbero stati presi per autentici. Ogni tanto si vedevano spuntare...Magari a distanza di anni...Poche centinaia e mai di più."
Charlie ascolta attentamente. "Li usava in caso d'emergenza."

"Era il nostro pensiero e...scommettevano sulla data dei nuovi arrivi." Junior, silenziosamente, sostituisce i piatti vuoti con quelli con due porzioni di torta e una abbondante dose di panna.
"Tu come hai proceduto?"

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

"Potrei dire come uno storico, o un archeologo." Scherza." I primi biglietti li avevano segnalati negli anni '30. Era inutile chiedere a negozianti, cassieri od altro. Sono sceso in archivio e mi sono letto anni di scartoffie. Testimonianze, perizie, piantine di dove avevano segnalato la presenza di quei biglietti. Risultato? Zero. Poi un idea. Ho sovrapposto le varie piantine e ho assistito ai cambiamenti di una buona fetta di New York. Quartieri che erano diventati ghetti, poi restaurati, poi ancora luoghi malfamati. E' così che ho notato che il falsario si spostava, ma sempre in una direzione..."
"Come se gli dispiacesse allontanarsi da casa." Mormora lei. "Come quegli emigranti che restano sempre ai margini del loro finchè possono."

Mark annuisce. "Intanto mi ero chiesto se le banconote avessero avuto dei cambiamenti durante gli anni e le ho fatte annalizzare. Tutte. La matrice doveva essere perfetta. Solo un leggerissino graffio impercettibile. Nelle primissime non c'era. La carta...Qualità ottima, ma vecchia...Sprecare una simile opportunità per pochi dollari? Non avevamo a che fare con una banda, ma con uno solo. Mi sono informato com'era la procedura in quegli anni. La zecca, a volte, affidava del lavoro in appalto. Ditte estremamente serie e sicure, personale qualificato...Però, da qualche parte, doveva pur esistere una falla." Charlie pende dalle sue labbra. E' un aspetto di Mark che sta imparando ad apprezzare.

"Avevano...smarrito...del materiale?" Sorride.
"Sembrava di no. Però ho..." Fa una pausa ad effetto. "...trovato nei loro archivi una lettera di reclamo. Un piccolo rotolo di filigrana era arrivato danneggiato. Si era bagnato e avevano dovuto scartarlo."
"L'avranno restituito o bruciato." Le sembra la soluzione più logica.
Mark solleva le spalle. "Sembrava di sì. Nessuno ha controllato. Mi sono informato su chi faceva le pulizie. Una piccola ditta, praticamente poche persone."
"Personale in nero?"
"No. Su...Avanti..." La incoraggia con le supposizioni.

"Clandestini?"
"Semi. Soprattutto irlandesi e scozzesi. Vivevano con dei parenti, in attesa di stabilirsi definitivamente. Oppure lavoravano per qualche anno, qualche mese e poi tornavano al paesello con il gruzzoletto che avevano risparmiato." La torta è stata divorata e ora sorseggiano il caffè.
"Ci riescono in pochi. Gli altri si adattano e sognano." Commenta annuendo. "Avrai controllato gli archivi comunali."
"Archivi comunali, postali, vecchie liste elettorali, registri parrocchiali...e alla fine ho trovato questo." Indica il locale con un ampio gesto.
"QUI?" Charlie osserva la piccola famiglia dei gestori. "La tua strana frase sul nome da dare al locale..."

"Quando sono entrato avevo dei libri di testo sotto il braccio. Storia dell'arte e roba simile. Devo essergli sembrato uno studente squattrinato e infreddolito. Mi hanno offerto un caffè e mi hanno fatto sedere in un angolo caldo. Ci sono rimasto due ore. Fingevo di leggere e intanto li osservavo. Sono gentili e cordiali. Non rifiutano a nessuno una bibita e  sul retro, se si presenta un senzatetto affamato, riceve del cibo caldo."
"Cosa hai deciso di fare? Li hai arrestati?" Chiede in tono d'accusa.

"Per chi mi hai preso? Nemmeno per idea." Risponde piccato. "Ho aspettato che Junior uscisse a giocare e mi sono qualificato. Ho spiegato come ero arrivato a loro e...Harry ha passato un brutto quarto d'ora. Sua moglie ne era all'oscuro e non ha gradito le sue tradizioni familiari." Sorride al ricordo della violenta sfuriata che era seguita. "Rammenta che tutto ha avuto inizio negli anni della grande Depressione. Al nonno di Harry non era sembrato vero trovare quel rotolo di carta abbandonato in un angolo. Era agosto, faceva un gran caldo e lui...era scozzese."
"Ha pensato bene di portarselo a casa." Charlie incomincia a intravedere il bandolo della matassa.

"Potevano usarlo i suoi bambini...Scriverci, disegnarci, giocarci...o forse era solo del materiale per riscaldarsi. Harry non lo sapeva. Svolgendo il fascio di carte sono cadute a terra delle placche metalliche..."
"Le matrici...Perchè erano..."

"Chi lo sa? Un errore...O qualcuno che voleva approfittarne...Il pover uomo era terrorizzato. Poteva finire in carcere o peggio, essere rimpatriato a forza. Ha nascosto tutto in un vecchio baule e ha finto di non sapere...Però il pensiero di quella specie di tesoro non lo faceva dormire. Si è lasciato tentare quando due dei suoi figli si sono ammalati. In Scozia aiutava un parente tipografo e aveva qualche nozione sulla stampa. Si è fatto assumere in una tipografia, in nero, e ha stampato le prime banconote. Il medico, il farmacista e gli altri negozianti le hanno accettate come buone. Nessuno si è lamentato." Giocherella con la tazza. "Ha continuato...Per Natale...Per una vacanza...Per la levatrice...Insomma, per le emergenze o per la sua famiglia. Il bello è che li spacciava nei locali clandestini. Si beveva un bicchierino e...usciva con il resto."

"Avrà sempre avuto le tasche pieni di spiccioli." Commenta divertita.
"Alla sua morte ha lasciato carta e matrici in eredità a suo figlio maggiore e questo ad...Harry." Gli lancia un'occhiata divertita. " Lui e la moglie aveva appena aperto questo locale. Junior era un ragazzino. Pam...sua moglie...sa essere molto determinata." Ridacchia apertamente. "Gli ha fatto una gran bella lavata di capo e poi mi ha chiesto Adesso lo porta via? seria e spaventata ed io..." Abbassa la testa. "...non ne ho avuto il coraggio. Era brava gente che si era trovata in un ingranaggio. Spedirli in prigione? Non me la sono sentita." Si giustifica. "Ho escogitato una maniera per chiudere definitivamente il caso e lasciarli fuori dai guai."

Charlie gli copre per un attimo la mano con la sua. "Cosa hai fatto? Come?"
"Gli ho suggerito di fingere dei lavori di manutenzione. Ne aveva un gran bisogno. Abbattendo il controsoffitto e alcune vecchie tramezze...e poi chiamare di corsa un agente per mostrargli quello che vi era nascosto. Della carta, le matrici e un fascio di banconote false. Caso chiuso." La guarda in viso, gli occhi puntati nei suoi. "Sei la seconda persona a cui lo confesso." Sussurra posando la mano su quella che Charlie ha lasciato sul tavolo.

"Lizzie?"
"Pete. Lizzie non avrebbe capito. Per lei ogni cosa o è bianca o è nera." Mormora rattristandosi. "Pete ha riso per quasi un quarto d'ora..."
"Ti manca?" Chiede comprensiva.

"Alcune volte sì. Altre volte penso che sia solo il mio senso di colpa. Per non averlo accompagnato. Per aver trascurato la sua ultima chiamata..." Abbassa le spalle con un pesante sospiro e si porta una mano al cuore.
"Perchè...con me?" Bisbiglia Charlie.

"Tra di noi deve esserci fiducia, comprensione...amicizia." La fissa cercando di trasmetterle quello che prova. "Se pretendo questo da te...Devo essere io a fare il primo passo e rivelarti uno dei miei segreti. Ti ho affidato il futuro di quelle tre persone ed il mio...Sono degno di ascoltarne uno dei tuoi?"

Charlie resta in silenzio, a testa bassa, immersa in profondi pensieri. Mark aspetta, trattenendo il respiro.

"Ok." Quel lieve sussurro lo rende euforico ed impaziente. "Credi che possiamo rimanere?" Il ristorante è quasi vuoto ed in cucina Harry e suo figlio stanno riordinando.
"Harry?" Lo chiama "Esiste sempre la saletta?" L'altro si limita ad annuire. "Vieni." La prende per mano e la conduce in una piccola stanza.
"Molto... intimo." Charlie si è fermata sulla soglia, diffidente.

"La usa principalmente Pam. Per inventare nuove ricette o per ideare i suoi racconti. Hai presente quei romanzetti rosa che hanno tanto successo, ma nessuno ammette di leggere?" La tranquillizza. Spaventarla è l'ultima cosa che vorrebbe fare. "Se ti fa sentire più a tuo agio, posso accendere il caminetto in pochi secondi. Funziona con il gas." A lui piace fissare le fiamme e sente che per lei è lo stesso. Si accoccolano sul divano, tenendosi a debita distanza e Charlie, con un sospiro, comincia il suo racconto.

"Non so esattamente quando sono nata né da chi... Ho rimosso molti ricordi. La prima immagine che ho di me è di essere nascosta in un angolo, stringendo fra le braccia un libro. Devo aver imparato a leggere molto presto." Si abbraccia le gambe. "I fumetti, i primi libri... li rubavo alle famiglie a cui ero affidata. Tante. Non so quante. "
Mark potrebbe dirle il numero esatto ed anche i nomi.

"Per me costituivano una vacanza..." Chiude gli occhi e non si accorge con che sguardo lui la osserva. Dopo la morte di Pete si è sempre sforzato di non mettersi nei panni degli altri, ma questa volta ci prova con tutte le sue forze.
"L'istituto? La mia sicurezza. Le mie certezze. Sapevo come muovermi, agire. Conoscevo le sue regole. Un mattino mi hanno convocato in direzione dove si trovavano un uomo e una donna che non avevo mai visto. Lei si è limitata ad una rapida occhiata, lui mi ha preso sulle ginocchia e mi ha fatto delle domande. Aveva i miei quaderni e si è informato sui miei gusti, sui miei interessi...Mi ha fatto scendere e si è rivolto alla direttrice: La prendo. Inizi le pratiche. Ero stata adottata." La sua voce non ha cambiato tonalità. Il suo viso sembra scolpito nella pietra.

* Avevi otto anni e ti hanno trattato come un pacco! Come scegliere un'auto nuova o un mobile.* Pensa Mark. Si costringe a non muovere un muscolo, a non battere ciglio. ha imparato che ogni sua reazione potrebbe essere male interpretata.

"Sono salita sulla loro auto e nessuno ha detto una parola per la durata del viaggio. Mi hanno mostrato la casa e la mia camera. Sulla scrivania una tabella con gli orari."
Mark stringe convulsamente una mano.

"Ci ho messo poco a capire che chi mi aveva adottato indossava una maschera. Non erano una coppia compassata e fredda, ma due ex figli dei fiori. Ogni sabato sera si riunivano con un gruppo scelto di amici. Ricordavano i vecchi tempi, parlavano male del governo e si fumavano qualche spinello. Al mattino dopo avevano i classici sintomi di una colossale  sbronza, e c'era dell'altro... Praticavano il libero amore e lo scambio delle coppie. In fondo non erano male... Lei pendeva dalle sue labbra. Preveniva ogni suo desiderio. Qualunque fosse. Adesso voleva un figlio? Mi ha accolto. Si è presa cura di me come un dovere." Il tono piano non nasconde la sua pena. "Lui era diverso. Aveva sempre un attimo per rispondere ad una domanda o togliermi una curiosità. Mi presentava agli amici, ai visitatori... Avrei fatto non so cosa per vederlo orgoglioso di me. Per sentire il calore della sua mano sulla mia spalla e sentirgli dire: Questa è mia figlia! Mi hanno fatto capire che non dovevo raccontare i fatti nostri... Noi eravamo diversi. Quante bambine hanno ricevuto a dodici anni una copia del Kamasutra?"
"Che razza di regalo!" Sbotta.

"Neanche aperto." Rivela. "Preferivo e preferisco i classici o libri di storia. Non capivo ma non mi bastava quello che leggevo. Volevo sapere come vivevano i popoli di cui parlavano. Come si vestivano, cosa mangiavano... Curiosità che tenevo per me. I miei mi invogliavano ad uscire... Ad avere le prime esperienze... Hanno riso quando ho raccontato che il primo bacio mi aveva fatto schifo... Lo scambio di saliva, quella lingua infilata a forza..."
"Tu lo volevi?" Ricorda ancora con paura il suo primo bacio da vero imbranato.

"No. Osservavo le mie coetanee e le loro sbandate per il classico bestione senza un filo di cervello. Il campione circondato dalle svampite di turno, che cambiava più velocemente ragazza dei suoi calzini. Se volevi diventare popolare, ricercata, invitata ti dovevi adeguare. Io non volevo essere una bella bisteccona e basta. C'era chi ci provava. Rappresentavo la sfida. Sentivo le scommesse su chi sarebbe riuscito a infilarsi per primo nelle mie mutandine."
"Imbecilli!!" Esclama diventando di brace.

"Il mio comportamento era giudicato dalla mia stessa famiglia anormale. Hanno avuto il coraggio di chiedermi se ero lesbica."
"Tu che hai risposto." Nasconde la sua rabbia abbassando le palpebre.
"Che erano fatti miei. Mi hanno proposto di accompagnarmi da un terapeuta."
"COSA??"
"Me ne sono andata in un' altra facoltà. Avevo diciannove anni ed ero ancora vergine. Però mi avevano messo un tarlo... E se avessero avuto ragione? Dovevo togliermi quel dubbio."
"Ti conosco abbastanza per sapere che avrai scelto una via drastica."

"C'era un professore. Insegnava antropologia forense. Bell'uomo, un quarantenne divorziato, con due figlie affidate alla moglie. Aveva molto successo fra la popolazione femminile e le sue relazioni avvenivano alla luce del sole. Non si nascondeva. Quando si lasciavano non c'erano strascichi. Ne rabbia ne odio, da entrambe le parti. Ero una delle sue migliori allieve e un giorno sono andata da lui per un consiglio. Non gli ho nascosto niente. Mi ha ascoltato in silenzio e poi con calma mi ha spiegato che esiste un tempo per ogni cosa. Che dovevo avere pazienza ed aspettare l'attimo e, soprattutto, la persona giusta."
Mark prova un istintivo moto di simpatia per quell'uomo.

"Che l'amore, prima o poi, arriva... Capisci cosa ha rappresentato per me quella frase?" Gli afferra le mani. "Parlava d' AMORE, non di sesso. Mi ha chiesto maggiori informazioni sulla mia famiglia, su come ero stata educata e poi ha scosso la testa, allibito. Io mi comportavo così a vent'anni! Quando contava la quantità... Ora so apprezzare la...qualità. Ha aggiunto con una risata. Ed meglio. Molto meglio. Non ti preoccupare, non sei anormale. Solo più intelligente della media. Ho riso ed è diventato il mio confidente. Ci legava un sentimento di stima, di rispetto, di profonda amicizia. Un giorno gli ho chiesto di diventare il mio... maestro."
Mark si alza in piedi e passeggia nervosamente.

"Si è comportato come te. Mi ha sorriso..." Mormora con nostalgia e Mark prova una fitta di gelosia. "Con quel suo modo unico di piegare le labbra. Mi ha detto di essere lusingato ma che ero troppo giovane per lui. Gli ho dimostrato che si sbagliava raccontandogli della mia infanzia. Si è commosso e mi ha baciato... Un bacio leggero... Che io ho approfondito. Lui era un uomo ed io una donna, non una ragazzina. E' stato dolce, gentile, delicato. Siamo rimasti insieme per qualche mese, poi le nostre strade si sono divise. Ma ci tenevamo in contatto... Fino ad un anno fa." Due lacrime scivolano lente.

Mark rammenta le confidenze di G.G. "Ti riaccompagno a casa." Salutano i Potter e rapidamente si trovano davanti a casa sua.
"Vuoi entrare?" Gli propone Charlie.
"Avrei delle difficoltà ad uscire. Dormi bene, dolce Charity." Risponde sfiorandole le labbra. " A domani."
Aspetta seduto al volante e quando vede accendersi la prima luce accende il motore.

"Com'è andata la cena?" Daniel è semi sdraiato sul divano.
"Bene. Ho scoperto un nuovo ristorante." Risponde togliendosi la giacca.
"Hai i segni della matita. Mark?"
"Ci siamo scambiati dei segreti." Si stende al suo fianco.
"Spencer?" Comincia a massaggiarle le spalle.
"Spencer. Che ci fai qui?" Si volta per guardarlo.
"Ero stufo di dover soppesare ogni frase che dico. Volevo sentirmi libero di parlare, di muovermi." Sbadiglia.
"Quando ti sbarazzerai di quei microfoni?" Chiede curiosa.
"Al momento mi stanno bene dove sono." Le sfiora il lobo dell'orecchio. "Voglio sapere chi c'è dietro. Per fortuna ho Faith."
"Hai controllato che non siano passati anche da qui?" Si guarda attorno. Niente sembra fuori posto.
"Faith fa buona guardia." Risponde baciandole il collo.
"Faith QUI??" Charlie si alza infuriata. "Non la voglio a casa mia."
"Non ti sei opposta quando è venuta con noi a casa di Mark." Daniel si distende comodamente.
"Oh Dio. In che guai hai intenzione di cacciarti questa volta?" Charlie prova a colpirlo. "Sei un incosciente. E se Mark si incuriosisce?"
"Avrà il suo bel da farsi. Tienilo occupato." Le sue mani scendono in una lenta carezza. "Ti piace, no?"
"Troppo." Ammette. "Specie dopo questa sera."
"Per adesso preoccupati del lavoro. Ho avuto una mezza idea per avere la conferma che è davvero la persona che fa per te."
"E se ci fossimo sbagliati?" Chiede con timore.
"Ti divertirai in una maniera che milioni di donne ti invidieranno."
"Mmm? Sarà." Mormora incredula. "Hai intenzione di fermarti?"
"Torno a casa. Potrei ricevere una chiamata urgente." Risponde stranamente emozionato.
"Quanto manca?" Chiede con un sorriso affettuoso.
"Se tutto va come previsto...una decina di giorni. Però vorrei averne la certezza." Si avvicina ad una delle scaffalature ed apre la porticina che questa nasconde.
"Nessuno può dartela. Lascia fare alla natura...Danny?" Lo richiama. Lui si volta. "Dovrai dire addio a parecchi dei tuoi hobby..."
"Non ne vedo l'ora." Risponde sparendo nell'oscurità.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***



Capitolo 16


Mark ha appena messo piede in laboratorio che all'istante capisce che qualcosa non va.

Charlie è sulla soglia dello scomparto di Mike, da cui non proviene alcun suono e punta il dito contro di lui. "Ricomincia quel cazzo di analisi e subito."
"Le ho rifatte TRE volte ed il risultato non cambia." Urla. " Lilian è imparentata SOLO con quella donna."
"MALEDIZIONE MIKE! Ci DEVE essere, per forza, un errore. TROVALO!" Ordina decisa.
Mike le risponde mostrandole il dito medio.

"CHE SUCCEDE QUI DENTRO?" La sua domanda sovrasta le altre voci e ottiene un attimo di silenzio, prima che si scatenino alcune violente reazioni.
"Uno alla volta. Nel mio ufficio." Con un gesto autoritario li invita a seguirlo. " Questo è un team di adulti. Lavorate insieme da anni. Se avete delle divergenze risolvetele qui dentro. Servo anche a questo. Niente urli. Niente gestacci...Forza! Un bel respiro profondo e cominciamo dall'inizio." Si siede sulla scrivania a braccia conserte. "Charlie?"

"Abbiamo comparato il DNA di Lilian con quello degli abitanti di Turner...ed il risultato non è...concepibile." Sbircia verso Mike.
"Ho eseguito le procedure per TRE volte e niente è cambiato." Grugnisce.
"Le informazioni anagrafiche ti smentiscono." Interviene Jake.

"Perchè?" Si intromette Martin prima che si scateni un'altra baruffa.
"Il suo DNA ha dei punti in comune con quello della moglie dello sceriffo Bronson." Spiega Charlie.
"Che è nata e cresciuta in California, e che ha messo piede a Turner solo dopo il suo matrimonio." Ribatte cocciuto Jake.
"I genitori?"
"Entrambi di San Francisco. A quanto ci risulta non si sono mai spostati."

"Se ho capito...Lilian è, in qualche modo contorto, parente della moglie dello sceriffo. Donne, che a quanto ci risulta, non ha niente a che fare con il resto degli abitanti della zona. Esatto?" I quattro annuiscono all'unisono. "Problema facilmente risolvibile. Torniamo a Turner ed interroghiamola. Paris, stampa una copia della tua ricostruzione e prenota un volo per me e Charlie. Tu..." Indica Mike. "Continua con le altre analisi, risonanza magnetica, Tac eccetera. Scopri come è morta." I tre si dileguano in silenzio mentre Charlie resta al suo posto.

"Cosa c'è? Dove ho sbagliato?" Le chiede perplesso.
"Scusa, pensavo ad altro. Mi dai un passaggio per l'aeroporto?"
Da quando lavorano insieme è sempre lui che guida, perchè quella richiesta scontata?

"Cosa è successo? Ti sei pentita di avermi fatto quelle confidenze?" Domanda sull'aereo vedendola sempre rivolta verso il finestrino.
Lei gli stringe con forza la mano. "Sei un amico sincero. Sono preoccupata per una vicina che è incinta e che avevo promesso di aiutare."

Mark tira un sospiro di sollievo; non è quello che temeva. "Vedremo di sbrigarci...Scusa, ma...suo marito?"
"Quale marito?" Lo guarda con palese ironia. " Hanno litigato e lei non vuole vederlo."
"Una testarda. Lui lo sa del bambino?" Gesticola con una mano, come fa sempre quando è a disagio.

"L'ha saputo... indirettamente. Se lei è, come l'hai definita, una testarda...lui è un dannato imbecille. Che non vuole, o non sa, esprimere l'amore che prova." Risponde infervorandosi.
Mark non intende lasciarsi sfuggire quella ghiotta occasione ed inoltre è curioso per quella copia di sconosciuti. "Beh...Per lo meno una volta ha saputo farglielo capire."

Charlie ride sottovoce. "Usando il linguaggio... corporeo. Si conoscono e si piacciono da anni. Ma nessuno dei due osava fare il primo passo. Lei ha un brutto divorzio alle spalle..."
"Lui?"
"Una colossale fregatura...evitata per un pelo. Hai presenti due pugili che si studiano? Si girano attorno, con cautela, guardinghi..."

Mark solleva un angolo della bocca. "Un po' come facciamo noi due?"
Gli allunga una leggera gomitata. "Stupido. Per caso erano alla stessa festa di Capodanno. L'ha riaccompagnata a casa e hanno bevuto l'ultimo bicchiere...Insieme."

"Si sono risvegliati nello stesso letto?" A lui è capitato con Kelly.
"Che mancanza di poesia! Sullo stesso tappeto, davanti alle braci del caminetto. Quando lei ha capito cosa era successo l'ha buttato di fuori urlandogli di non farsi mai più rivedere."

"Povero disgraziato!" Esclama comprensivo ed indulgente.
"Disgraziato un corno!" Ribatte con le guance arrossate. "Tornare alla carica, invece di ritirarsi nel suo angolo e fingere che niente era successo?" Emette un sibilo divertito. "Quanto pagherei per essere stata presente un paio di mesi fa, quando l'ha rivista. Lei stava uscendo da un negozio ed esibiva un bel pancione."
"Oh cavolo! Che ha fatto?"

"Le ha ORDINATO di sposarlo, subito..."
"Ahia, grosso sbaglio. Mai dare ordini ad una donna incinta. Fa sempre il contrario." Commenta sottovoce. Lo sa per esperienza diretta.

"...Immediatamente e lei gli ha risposto picche."Risponde soddisfatta. "Un certo tipo di uomo va smontato...prima di accettare. Dovrà cambiare e molto se vuole averli vicino."

"Dimmi cosa vuoi che cambi ed io sono pronto a farlo." Bisbiglia roco al suo orecchio.
"Tze...Promesse, promesse. Ne riparleremo,magari davanti ad un bel caminetto." Risponde con uno scintillio negli occhi.
"Mancano dei mesi a Capodanno." Geme lui.

"Quanti capodanno conosci? Esiste quello cristiano, l'ebraico, il mussulmano, il buddista, quello cinese..." Replica sfiorando le sue labbra. "Uno se ne può sempre trovare." Mugola.

"Si può anche fare a meno del caminetto." **Sia bedetto Turner se questa notte...** Smette di pensare per godersi le labbra di Charlie.


Mark spalanca la porta dell'ufficio dello sceriffo e si annuncia sorridendo. "Salve, ragazzi. Siamo tornati."
Si odono tre "Oh NOO!" sconsolati.

"Agente Goyle, Dottoressa Dench." Li saluta con un ringhio lo sceriffo. "Avete delle novità?"
"Saremmo qui, se no? Possiamo offirti la colazione... AARON?"
L'altro lo guarda esterefatto per la sua cortesia e annuisce, ammutolito.

"La gentilissima Signora Flick ci potrò ospitare anche questa volta?" Chiede Charlie.
"Purtroppo ha chiuso la casa ed è partita per la Florida. Vi trascorre la maggior parte dei mesi freddi."
" Che disdetta. Ne avrei approfittato volentieri per rivederla."

"Aaron ci troverà una bella stanza, vero?" Mark continua a sorridere, accentuando l'uso del confidenziale tu.
"Ok. In che guaio mi sono cacciato?"

"Probabilmente nessuno. Sceriffo Bronson, dove possiamo parlare lontano da occhi ed orecchie indiscrete?" Charlie cerca di convincerlo sia con i gesti che con lo sguardo.
"Conosco il posto adatto. Accomodatevi nella mia auto." Si dirige poco fuori città. "Qui, di giorno,non si incontra anima viva. Per favore... Chi era quella mummia? Conosco e sono amico di maggior parte della popolazione di Turner e..."

I due si consultano con un 'occhiata. "Sua moglie potrebbe aiutarci. Il suo Dna è l'unico compatibile con... Lilian." Gli rivela Mark.
"MIA...MOGLIE?? Mia...?? La mia Vivi? Ma... ma..." Balbetta sconvolto.

"Siamo qui per scoprirne il motivo. Ha niente in contrario se incontriamo la signora?" Propone accendendogli una sigaretta che l'altro accetta.
"Sappiamo che...Vivi è nata e cresciuta in California e che i suoi genitori vivono ancora a San Francisco." Spiega con calma Charlie. "Forse grazie a lei troveremo la prima traccia che ci permetterà di risolvere questo enigma."

Gli occhi dello sceriffo sono puntati sulle mani aperte, posate sulle ginocchia e sembrano non vederle. Rialza la testa di scatto. "Vi ospiterò a casa mia così i maligni non sospetteranno. Ci sono già state troppe chiacchiere sul nostro conto."

Comprendono il motivo della sua proposta non appena vedono la donna che gli apre la porta. Vivi Bronson ha evidenti origine asiatiche.

"Vivian, questi sono l'agente Goyle e la sua collega, Charlie Dench... Li ho invitati a fermarsi. Le camere per gli ospiti sono sempre pronte?"
La donna li osserva e comincia a torcersi le mani. "Aaron, perchè sono tornati? Sei nei guai?"
Mark e Charlie l'aiutano a sedersi. "Stia tranquilla. Niente guai."

Si guarda attorno spaventata ed il marito l'abbraccia. "Tesoro... ricordi la mummia e gli esami che ci hanno fatto?" Lei annuisce. "Erano alla ricerca di qualche parente di quella poveretta e... hanno scoperto che... lo sei tu."
"IO? Ma io...non sono originaria di qui." Esclama stupita.

Charlie si avvicina. "Lo sappiamo; come sappiamo dei suoi genitori. Volevamo avere delle informazioni sul resto della sua famiglia... Nonni, zie... Ha idea da dove provenivano?"
"Cara... Le tue ricerche. Il tuo regalo per i bambini." Suggerisce il marito. "Vivian sta progettando di creare, per i nostri figli, un albero genealogico... Usando fotografie, ricordi ed altri documenti..." Aggiunge rivolto agli altri due che ascoltano con attenzione.

"Se permette... vorrei mostrarle alcuni disegni. Sono ricostruzioni di come doveva apparire Lilian da viva. "Charlie estrae un album dalla borsa. "Vi ricorda qualcuno?"
Vivian lo sfoglia attentamente. Si sofferma a lungo sul viso a tre quarti.
"Era bella." Mormora. "Il suo sorriso...mi sembra di...Aspettate." Corre via e torna con un bauletto. "Contiene una copia di ogni foto in possesso di mia madre. Guardate. Queste sono mia nonna e sua sorella." Mostra quello che tiene nel palmo. Una piccola foto in bianco e nero. Due Ausiliarie in divisa. "Durante la Seconda Guerra Mondiale si erano arruolate come infermiere. Mia nonna è finita in Estremo Oriente e in Australia. Sua sorella in NordAfrica e in Europa. E' l'unica di loro due insieme. O meglio...E' una delle poche di mia nonna. Detestava essere fotografata. Ero molto piccola quando è morta e ho pochi ricordi confusi... Eppure quel sorriso... Mi sembra il suo."

"Sa il cognome di sua nonna?"
"Poole. Margaret Poole." Risponde Vivian.
"La mia famiglia vive qui da quattro generazioni e non mi ricordo di aver mai sentito nominare i Poole." Interviene lo sceriffo.
"Perchè non provate a chiedere a Homer?" Suggerisce Vivi.

"Homer è stato prima insegnante poi vicepreside e alla fine preside nelle nostre scuole per cinquant'anni. Possiede una memoria di ferro; praticamente è la storia vivente di Turner." Controlla la pendola sul muro. "Ma oramai non è più orario di visite. Dovrete aspettare domani."

"Non c'è premura." Mark parla anche per Charlie. "Signora Bronson, mi autorizza a trasmettere quella foto ai nostri laboratori? Per un ingrandimento." Tende la mano.
"Se me ne fa avere una copia non ho nulla in contrario." La depone con cura sul suo palmo.
"Ci conti." Con la sua risposta trasmette la simpatia che prova per quella copia. Non deve essere facile per lei vivere in quella piccola città. Charlie gli rivolge un'occhiata riconoscente e carica, almeno spera, di promesse.

"Cenate con noi?" Anche Vivi gli è grata. Lo capiscono dal suo sorriso.
"Non vorremmo disturbarvi." Rispondono titubanti.
"Per noi sarà un piacere...Non so per voi. Aspettatevi un autentico terzo grado da due veri aguzzini." Sorride lo sceriffo.

La casa è piccola e non comprendono dove dormiranno, fino a che Vivi non li accompagna sul retro. Le cosiddette camere degli ospiti si trovano in un capanno adiacente.
"E' minuscolo ed ha solo una vera e propria camera da letto. Ma quel divano è il più comodo che abbiamo trovato...Aaron ha costruito questo per quando i miei genitori vengono a trovarci."

"Suo padre è giapponese? Quell'Aiku piace molto ad un mio amico e a me." Charlie indica una lunga striscia di tela bianca con un'iscrizione.
"Mia madre...Opera di mio nonno. Un suo regalo per le nostre nozze." Mormora commossa.
"Ne deve essere orgogliosa. E' uno splendido esemplare di perizia calligrafica."
Vivi si inchina con occhi lucidi. "Vi aspettiamo. Tra un'ora per voi va bene?" Chiede prima di uscire.

"Grazie." Martin richiude accuratamente la porta e si volta verso Charlie." Sai davvero leggere quegli ideogrammi?"
"Non tutti, alcuni. Daniel ne ha una copia molto simile. Adesso si trova appesa nella camera di Michiko." Si dirige verso la camera da letto.
"Dammi pure del ficcanaso... Quanto vale la sua?"

"Credo alcune migliaia di dollari. E' opera di un famoso calligrafo. Molto apprezzato in patria. E' stato un suo regalo personale per un amico." Risponde cominciando a sbottonarsi la camicetta.

"Siamo attesi per... cena..." Le ricorda con voce acuta. Ha la bocca asciutta.
"Tu non ti cambi?" Ribatte curiosa.
"Dove?" Si guarda attorno in cerca di un angolo intimo.
"Qui. Dove se no?" Risponde curvando appena gli angoli della bocca. "Guarda che mi ricordo molto bene come sei... sotto i vestiti."Ride divertita.
"Se mi parli così... mi passa la voglia di mangiare." Dice con malizia.
" Mi suona incoraggiante... stimolante..."

Quello scambio di battute ironiche e ammccanti é per Mark più eccitante di qualsiasi afrodisiaco. Tra loro si è stabilito un affiatamento, una complicità che ha trovato in poche donne. Questo lo affascina, lo ammalia. Stare al suo fianco gli fa provare quel calore nelle vene, nello stomaco, che cercava inutilmente nell'alccol. Quel calore che lo fa sentire ancora vivo...ancora un essere umano.

Charlie rispetta il suo improvviso silenzio e non interrompe il corso dei suoi pensieri. Dopo una veloce doccia ed un rapido cambio si presentano alla porta dei Bronson.

Nonostante gli avvertimenti dello sceriffo non sono preparati all'assalto che ricevono dai due figli della coppia. Due maschi vivacissimi che li assillano con domande precise e che ascoltano attentamente gli aneddoti, mitigati dagli aspetti più raccapriccianti, che sono praticamente costretti a narrare.
"Adesso basta." Interviene la madre. " Sono stanchi e voi domani avete la scuola. In camera vostra." I due borbottano un saluto ed escono brontolando.

"Scusateli. Domani saranno insopportabili. Si vanteranno per delle settimane con i compagni." Mormora il padre.
"Lasci stare. Capisco benissimo. Ho due figlie anch'io." Sorride comprensivo Mark. "Quando iniziano con le domande..."
"Sua moglie come accetta la sua professione?" Chiede Vivi interessata. Lo sceriffo alza gli occhi al cielo.

"Non l'accetta. Abbiamo divorziato un anno fa. L'ultima udienza si è tenuta il giorno del mio arrivo nella vostra struttura." Aggiunge rivolto a Charlie.
"Ora capisco il tuo abbigliamento compassato... e anche altro." Mormora. "Devo esserti sembrata una vera strega."
"Perchè?" Chiede la coppia davanti a loro.

"Indossavo abiti da lavoro. Vecchissimi jeans e una maglietta macchiata e bucata. Abiti che dopo butto. Dovevo avere quella maledetta colla fin sopra i capelli."
"Su alcune ciocche e l'odore che emanavi...Puah!" Commenta schifato.

"Stavo ricostruendo un cranio..." Lo sceriffo e la moglie impallidiscono. "Dovevo incollare dei minuscoli frammenti e il materiale che si usa non profuma. Mi hanno convocato d'urgenza in direzione e mi presentano una specie di pinguino ingessato..."
"Con una faccia da perfetto stronzo." Ammicca verso di lei. "Si è espressa in maniera particolarmente espressiva su cosa pensava delle nostre ingerenze."
"Vostre?"
"Non mi andava di avere un altro dannato agente del FBI tra i piedi." Bofonchia Charlie. "I tuoi colleghi non avevano certo lasciato un piacevole ricordo."
"Tra di noi ci sono ogni genere di invidui."
"Come in ogni luogo." Dice tra sè e sè lo sceriffo. "Vivi..." La moglie si alza per controllare i figli. "Diglielo... Parla di tua nonna."

Vivi si siede e gli prende la mano. "Doveva essere una donna eccezionale. Quando mio padre si è innamorato di una ragazza giapponese...mio nonno si era opposto. Lei invece l'ha accolta affabilmente, con gentilezza. Come una figlia. Ha quasi costretto il marito ad accettare l'idea. Quando è morta mi ha lasciato quel cofanetto antico. Da aprire quando avrei avuto dei figli... Mia madre si è incuriosita e ha guardato cosa conteneva. C'erano solo delle vecchie foto. Lei ha continuato ad aggiungerne...Per il futuro...Per lasciarci dei ricordi del passato..." Mormora con emozione.

Mark e Charlie si guardano e si intendono. "Vivian...domani, con calma, potremmo visionarle insieme? Ci interessano quelle che risalgono al passato di sua nonna... per eventualmente mostrarle al vecchio Homer."

Vivi annuisce lentamente. "Se...quella mummia...è mia parente voglio saperlo. Voglio scoprire perchè non ha ricevuto una degna sepoltura... Come è morta e chi è stato a metterla laggiù." Afferma decisa. "Voglio giustizia per lei. Perchè la chiamate.... Lilian?"
"Meglio un nome di fantasia che un numero." Charlie si alza e con un cenno i due prendono congedo.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17

Mark si appoggia alla porta che ha appena richiuso dietro di sè. "Quel giorno mi sei apparsa come una visione. Ho notato solo i tuoi occhi. Erano così...vivi...pieni di passione...
"Mark..."
La zittisce con un bacio. **Al diavolo tutto.** Pensa. "Tu per me rappresenti la vita." Sussurra sulle sue labbra. "Se non sei d'accordo...Se hai cambiato idea... Se non vuoi...Dimmelo ora."
"Concedimi cinque minuti." Bisbiglia lei.

Mark spegne il lampadario centrale. La camera è illuminata dalla pallida luce di due applique. ** Sei ridicolo. Sembri una sposina alla sua prima notte di nozze.** Si spoglia restando solo con lo slip. "Datti una calmata amico... e cerca di farmi fare bella figura." Mormora guardando in basso.
"Parli da solo?" Charlie è ferma sulla piccola apertura che porta al bagno, illuminata dalla luce alle sue spalle.

Mark non riesce quasi a respirare e sente il cuore accellerare i battiti alla sua vista. Si è sciolta i capelli che ora sfiorano l'ampio scollo della leggera camicia da notte.
Si avvicina per stringerla. "Dio mio, Charity..." Le mormora con voce rauca.
Il petto di Charlie si alza e si abbassa, ansante; le sfugge un gemito quando lui inizia ad accarezzarle il busto tirando giù l'ampia scollatura orlata di pizzo. Quando sente le sue carezze chiude gli occhi e butta la testa all'indietro per gustare il piacere che quelle mani calde le stanno procurando.
"Non puoi immaginare quanto ti desidero." Le sussurra eccitato per poi scendere a stuzzicarle i capezzoli con le labbra e i denti finchè non sono turgidi ed eretti e Charlie comincia a tremare. Trattiene il fiato e resta ferma a godere di quelle attenzioni, poi gli solleva il viso tra le mani e gli passa la lingua sulle labbra. "Mark."
Le chiude la bocca con un bacio per scacciare la paura di un ripensamento. La solleva tra le braccia e l'adagia sulle lenzuola. Si china lentamente fino a portare il viso a pochi centimetri dal suo fiutando il profumo del suo corpo. Con infinita dolcezza le si distende accanto e le sfiora il ventre con una carezza lenta e quasi impercettibile. Le affonda le labbra dietro l'orecchio e le mordicchia il lobo, facendola rabbrividire. "Vuoi che mi fermi?" Senza attendere la sua risposta prende delicatamente un capezzolo tra le labbra e comincia a girarci intorno con la lingua, allo stesso tempo le accarezza i fianchi con entrambe le mani.
Charlie nasconde il viso contro la sua spalla ed inizia ad accarezzarlo a sua volta, felice di strappargli gemiti di piacere.

A quel punto Mark si rigira supino, portandola sopra di se. I baci appassionati e profondi che si scambiano fa loro dimenticare ogni altra cosa. L'importante è amare e lasciarsi amare.
Quando il respiro di Charlie comincia a farsi affannoso sotto i suoi baci, con un colpo di reni  inverte la posizione e riprende ad accarezzarla con mani esperte.
"Sei meravigliosa." Mormora con voce rauca, continuando ad esplorare quel corpo tanto desiderato. "Sono pazzo di te dal primo momento che ti ho visto." Le mormora a fior di labbra ed entra in lei.
Poco dopo grida il suo nome, mentre lei è scossa da ripetuti tremiti.
Mark si lascia rotolare su un fianco, senza smettere il suo abbraccio e Charlie, felice ed appagata si rilassa e si addormenta di colpo.

**Ti voglio con me, Charity. Voglio svegliarmi la mattina e trovarti sdraiata accanto a me. Mangiare insieme a te, ridere con te, condividere ogni attimo. Ci riuscirò... costi quello che costi.**E' l'ultimo pensiero cosciente prima di addormentarsi.
Nel cuore della notte si svegliano e si amano di nuovo con la stessa dolcezza e passione della prima volta.

Mark si sveglia e sente su di sè il peso di uno sguardo. Charlie sta scrutando i suoi lineamenti con particolare attenzione e occhi seri.
"Ciao." Dice piano. Non osa sfiorarla. Spera con tutto il cuore che non abbia cambiato idea su... Cosa? Cosa li unisce? "Charity..." La chiama.
Lei si scuote con un lieve sussulto. "Sì."
"C'è qualcosa che... non va? Ho... sbagliato in qualche modo?" Sussurra intimorito.
"No... Sei...Sei...Oh Mark!" La sua è una richiesta d'aiuto.

D'impulso lui la conforta con un abbraccio e comincia a passare le dita tra i suoi capelli.
"Non ti merito." Mormora lei con voce soffocata stringendosi al suo petto.
"Tu meriti il meglio... Non un rifiuto come me." Bisiglia accorato al suo orecchio. "Ti mi fai risentire...vivo...umano..."
Si solleva per guardarlo incredula. Apre la bocca come per obiettare ma lui la zittisce posandole un dito sulle labbra.
"Ascoltami... Sono stato un pessimo marito, un pessimo amico, un pessimo agente... Tu mi hai dato l'impulso...il coraggio... di provare a correggermi. Non mandarmi via. Resta con me."
Charlie si inginocchia al suo fianco e gli posa una mano sul cuore. Un tocco leggero che gli provoca un brivido. "Tu non sei..."
"Oh sì che lo sono stato. Me lo sono sentito sputare in faccia e... Avevano ragione." Esclama convinto.
"Chi?"
"Chi? Un po' tutti. " Risponde con gli occhi rivolti al soffitto. "Lizzie, i familiari di Pete... Me lo dice la mia coscienza ogni volta che mi guardo allo specchio." Aggiunge a bassa voce.
La fissa negli occhi. Li vede lucidi.Vi legge una comprensione che gli scalda l'anima.

"Ho preteso la tua fiducia ma per meritarla ho capito che devo contraccambiare con la sincerità. Quando qui avremo trovato le risposte che cerchiamo... Mi concederai il tuo tempo e mi ascolterai?"
Charlie si limita a sfiorare le sue labbra in un bacio dolce e tenero. Per Mark quello rappresenta il segno concreto di una promessa per il futuro.
"Anche io ho molto da confidarti e, forse, sarai tu a non volermi più."
"Questo non accadra mai..." **Vita mia...Amore mio...** Tiene quelle parole chiuse nella sua mente, nel suo cuore. Non vuole che diventi l'ennesima bugia.

"Sincerità per sincerità?" Charlie si puntella su un gomito per accertarsene.
"Sincerità per sincerità." Le giura baciandole il palmo. Ha tutte le intenzioni di mantenere l'impegno preso. Non deluderà anche lei. "Al lavoro, Dottoressa Dench... Prima finiamo, prima avremo tempo per noi." Balza in piedi con un ampio sorriso e la strappa dal letto.
"La precedenza alle signore." Si inchina, indicandole la doccia.

Sentire Charlie canticchiare sotto l'acqua lo rende felice e si unisce al suo canto.
"Mark?" Una testa coperta di schiuma sporge dalla tendina.
"Sì?" Si volta con il rasoio in mano.
"Per favore...Non cantare. Sei stonato!" Lo implora a mani giunte.
"La tua è solo...invidia." Replica mostrandole la lingua.
"Certo. Come no!" Ribatte nascondendosi di nuovo. "Illuditi pure."
**Fermati mondo. Lascia che questo momento duri in eterno. Che niente cambi...** Si ritrova a pregare. Sa bene che è impossibile, ma lo desidera con ogni fibra del suo essere.

"Ci sei? Pronto, agente Goyle...?" Charlie si è avvolta in un telo da bagno e si sta tamponando i capelli. "A cosa stai pensando?"
"Oh?...Niente. Niente d'importante." Scuote la testa, inquieto. "Mi hai lasciato abbastanza acqua calda?" Chiede ingrugnito.
"Tutta quella che vuoi." Si gira e rigira un paio di volte, interrogandosi sul perchè di quel suo rapido cambio d'umore.

"Buongiorno!" Vivi li saluta con un sorriso. "Ho preferito non disturbarvi. Aaron è già uscito per accompagnare i bambini a scuola. Potrete fare colazione in santa pace. E poi..." Il suo visetto s'incupisce. "...passeremo in rivista quelle vecchie foto. Questa notte le ho guardate e riguardate... Mi sono resa conto di quante cose non so sulla mia famiglia..."
"E' così per tutti." Mark le si avvicina. "Le fotografie eternano un secondo della vita...Ma lo spettatore che le riguarda non sa cosa è successo un minuti prima o uno dopo."

"Sua madre e sua nonna le hanno lasciato un vero tesoro. Delle radici. Ci sono cose che non saprà mai. Ma quelle foto sono lì a dimostrarle che... quelle persone sono esistite e che fanno parte della tua vita... della vostra storia." Non nasconde la sua invidia. Mark le lancia un'occhiata e Vivi ne comprende il significato.

Dopo una lauta colazione i tre scorrono le foto e le dividono per soggetti ed epoche.
"Se suo marito è disposto ad accompagnarmi porterei queste ad Homer... Potrebbe riconoscere qualche viso o qualche sfondo." Si alza e si aspetta che il suo gesto venga imitato dalla compagna.

"Preferisco rimanere. C'è qualcosa in quel bauletto...In quello scrigno che..."Alza le spalle. Non sa nemmeno lei cosa. "Non riesco a ricordare dove..." Continua a sfiorarlo con delicatezza. "Ma so che ne ho giù visto uno simile...E' come se avessi la risposta sulla punta della lingua..."
"Come preferisci. Ci vediamo più tardi." Si accomiata dopo un rapido saluto.

"Tu e Mark state insieme?" Vivi è palesemente interessata.
"Cosa te lo fa credere?" Glissa Charlie.
"Il suo sguardo. Aveva una gran voglia di baciarti. Ti ha guardato come...un innamorato, non come un...collega." Comincia a preparare il caffè e resta in attesa della risposta.

"Tra noi...è complicato da spiegare." Smette di esaminare lo scrigno e l'aiuta.
"Quando l'amore è facile?" Chiede pensierosa. "Pensa ai miei genitori...A me ed Aaron. Le difficoltà si superano."
"Come adattarsi a vivere in un posto che detesti?" Domanda seria.
Le mani di Vivi sono scosse da un leggero tremito. "Si capisce così tanto?"

"Per un' estranea è più facile. Poi ricordati che sono sempre un'antropologa. Che ne dici di due chiacchiere tra donne?" Le propone. Ne hanno entrambe bisogno. "Comincio io?"
Vivi annuisce e si siedono con le tazze tra le mani.

"Lo conosco da un anno e ho capito che non sa, o non può, fare a meno di una donna..."
"Come tutti."
"Del corpo di una donna." Spiega Charlie. "Come sfogo. Come antidoto. Alla solitudine. Ai brutti ricordi...o...come...passatempo. O una donna o una bottiglia."
"OH!!"
"Ha eliminato la bottiglia, ma..." Alza le spalle. "Non sono disposta a...dividere... Non più." Mormora con voce appena udibile.
"Hai più esperienza di me." Confessa. "Io sono stata solo con Aaron. L'ho visto e..." Arrossisce. "...Ho sentito subito che era quello giusto."
"Beata te. Ti invidio. Moltissimo."
"Non solo per Aaron, vero?"

"Si capisce così tanto?" Le risponde, inclinando la testa. Si lasciano andare ad una franca risata che le rende definitivamente amiche. "Sono stata adottata ad otto anni. Non so di chi sono figlia." Rivela.
"Di chi ti ha cresciuto?" Prova a suggerire.
"No. Non mi sono mai sentita a... Mi è sempre mancato...qualcosa." Si porta una mano sul cuore.

Vivian si guarda attorno con sguardo affettuoso. "Questi li abbiamo scelti insieme. Ogni mobile, ogni oggetto, ogni ninnolo rappresenta un istante prezioso...Ma fuori...So cosa si prova." Distoglie lo sguardo dalle finestre.
"Hai provato a dirglielo?"
"Mai." Dice decisa. "Aaron è nato qui. A Turner sono vissuti i suoi genitori, i suoi nonni..."

Charlie sorride. "Però qui, adesso, si sente fuori posto." Vivi è colta di sorpresa dalla sua affermazione. "L'ho capito io, Mark e anche altri. Conosci la signora Flick? E' stata la prima cosa che ci ha detto parlando di lui."
"Non è possibile!" Esclama portandosi le mani alla gola.
"Credimi. Tu ti sacrifichi per lui. E lui...lo fa per te e i vostri figli."
"Mi sento stupida. Tanto stupida." Dice tra le lacrime.

"Lo si è sempre un po' quando si è innamorati." La conforta appoggiando la testa alla sua. "Almeno così mi hanno detto."
"Non ti sei mai innamorata?" Si asciuga gli occhi con il dorso della mano.
"Forse un paio di volte, ma..."Scrolla le spalle. "Mi sono fermata prima di esserne sicura. Veramente sicura. Sai cosa voglio dire..."
"Non provavi quel...brivido speciale?"
"Oh sì...Brividi tanti, ma non cancellavano la paura. Solo con uno..."
Vivian è troppo curiosa per non chiedere. "Mark?"
"Con lui sono aumentate. Insieme ad una marea di scrupoli. No. Un uomo che ho conosciuto anni fa. Quando l'ho visto...ho sentito le ginocchia tremare. Era ed è bello, gentile, affascinante. Potevo parlare con lui di ogni argomento. Storia, musica, arte, libri...Paesi che avevamo visitato o che ci sarebbe piaciuto vedere." Confida con occhi nostalgici.

Charlie e Vivian non si sono accorte che qualcuno è entrato silenziosamente e che ora resta in ascolto.
"Sposato?"
"Libero. Liberissimo. Era tutto talmente...perfetto...Che non riuscivo a crederci. La sintonia era assoluta. Ci guardavamo da lontano e sapevamo all'istante che cosa pensava l'altro."
"Cosa non ha funzionato? Il...sesso?"
"Nemmeno. Più ci conoscevamo e più ci rendevamo conto che...eravamo simili. Identici. Stesse aspirazioni. Stessi sogni. Stesse aspettative." Mormora con una smorfietta. "Stesse paure. Era come riflettermi in uno specchio. Non è quello che cerco, che mi aspetto di trovare in un uomo. E per lui è lo stesso. Siamo e saremo sempre amici. Solo...amici." E' tornata a scrutare il bauletto.

"E con Mark?"
Charlie sorride appena. "E' come aver a che fare con un puzzle cieco. Quelli che monti senza sapere che cosa spunterà. Ogni volta che trovo una combinazione...un aggancio giusto...Il disegno cambia. Mi sorprende ogni volta che si apre e mi lascia intravedere quello che ha dentro. Mi piace guardarlo dormire. A volte è sereno. A volte corruga la fronte o sporge le labbra, imbronciato. Mi piace addormentarmi al suo fianco, tra le sue braccia. Al caldo, in pace." Le confida con animo incerto.

Mark vorrebbe mettersi a saltare.
Vivian le stringe la mano. "E se fosse lui quello giusto?"
"Lo saprò risolto questo caso. Come si dice? O la va o la spacca." Ride all'improvviso. "Spacca...Ecco dove l'ho visto! Hai una lente d'ingrandimento e un ago curvo? Qualcosa di sottile con cui premere o fare leva." Le afferra le braccia e la incita a cercare.

"Charlie? Signora Bronson?" Decide di rivelare la sua presenza.
"Vieni, presto!" Lo prende per mano, eccitata. "Il bauletto...Lo scrigno...Ha un doppio fondo. Mi sono ricordata di averne visto uno molto simile in un negozio di antiquariato. Tu che hai combinato?"

"Homer è un vecchietto incartapecorito. Ha oltre novant'anni, ma ha riconosciuto subito alcuni sfondi. Dintorni di Turner che ora sono stati inglobati e non esistono più. Mi telefonerà non appena ricorderà chi sono i soggetti. Ha la tendenza di divagare."
"Vuol dire che...mia nonna è vissuta...a TURNER?" Vivi non ha perso una sola sillaba.
"O almeno nei dintorni. Però il cognome Poole non gli è per niente familiare."

"Sono sicura che Margaret Poole era il suo nome da nubile. Il suo primo marito si chiamava Anton Falk. Era un soldato australiano caduto in combattimento pochi mesi dopo il loro matrimonio. Ed il secondo, il padre di mio padre...Albert McDonald..." Porge a Charlie gli attrezzi richiesti. "Questi possono andare?"

"Sei sicura che esista uno scomparto segreto?" Bisbiglia Mark.
"Forse anche più di uno. Vivi...Ha un righello?" Misura con precisione l'interno e l'esterno del cofanetto. "Oltre tre centimetri di differenza e più di 5 millimetri nel coperchio."
"Signora Bronson abbiamo la sua autorizzazione ad aprirlo?" Chiede in tono ufficiale Mark.
"Sbrigatevi." Li incoraggia. " Ma...per favore...Non danneggiatelo."

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***



Charlie prende un lungo respiro e con cautela tasta il fondo. Un leggero clic e ne estrae due grossi quaderni rilegati in pelle.

 "Sono diarii." Li depone in grembo a Vivian. "Ora passiamo al coperchio...Opera dilettantesca. Si sono limitati ad incollare il rivestimento ad un foglio di cartoncino. Nascondeva un ritaglio di giornale. Una pagina del...Times del...12 Dicembre 1943. Una foto ed un annuncio funebre...Robert M. Norton...Cittadino statunitense...60 anni...Pittore. Morto in Cornovaglia, dove risiedeva da molti anni. Parla inoltre di una vedova afflitta."
Vivi studia il ritaglio. "Non l'ho mai sentito nominare." Apre lentamente uno dei diarii e legge: "Proprietà del Tenente Margaret A. Poole."
"L'altro?"
"Una firma nella prima pagina...Vivian L. Poole..."

"Posso?" Mark li esamina con estrema cura. "Sono identici. Stessa carta. Stesso tipo di pelle. Cambia solo il colore della copertina. Su entrambi lo stesso timbro Ricordo di San Francisco 1942. Suppongo che Vivian fosse..."
"Mia zia. Mia nonna aveva una sorella." Li guarda sgomenta. "Ed io non ne so niente. PERCHE'??"

"Per scoprirlo dovremo leggerli..."
"E investigare sul misterioso Robert M. Norton." Mormora Mark a voce bassissima. Charlie annuisce.
"Scusatemi..." Vivi sale le scale di corsa. "Ho bisogno di...stare da sola."
"Le iniziali...R M N che ti fanno venire in mente?" I due si consultano.

"Chissà se il caro sindaco si chiama Bob in onore di un certo Robert McNabb..." Si chiede Charlie.
"Il trucco più vecchio del mondo. Mantengo il mio vero nome e le mie iniziali...Sparisco con i miei beni...Se ho una vedova, questa decide di cambiare ambiente. Nuovo nome, nuova vita...Dove nessuno mi conosce e dove non mi faranno domande indiscrete...Chissà di chi era quel corpo bruciato..."
"Per Turner sono morto e i miei parenti hanno tutto l'interesse che resti tale." Aggiunge Charlie.
"Magari in cambio di una fetta della torta. Ma qualcuno scopre la verità e..."
"Lilian, o meglio, Vivian non aveva segni, nè tracce di veleno. Solo tracce di un blando anestetico...C'è dell'altro e forse..." Voltano la testa nello stesso tempo per guardare con bramosia i due diarii.

"Agente Goyle...Mark, Charlie...Vi prego...Il diario di Vivian...leggetelo voi, a voce alta. Ho chiamato Aaron. Ho bisogno di...Deve sapere anche lui." Vivi è apparsa, visibilmente emozionata. Le parole le escono a fatica. Corre ad una finestra scrutando la strada.
"Mentre aspettiamo possiamo dare un'occhiata a quello di Margaret?" Chiede Charlie.
"Fate pure." Risponde senza voltarsi. "Io lo farò...in seguito."
Martin e Charlie scorrono le pagine scritte fittamente. Ogni tanto con l'indice sottolineano un paragrafo e commentano fra di loro a bassa voce.
Quando giunge lo sceriffo possono farne un breve riassunto.

"Margaret e Vivian erano molto affiatate, nonostante fra loro ci fossero cinque anni di differenza. Allo scoppio della guerra Margaret ed in seguito Vivian si sono arruolate come ausiliarie infermiere. Credevano di essere destinate agli stessi reparti, ma così non è stato. Pochi giorni prima di dividersi hanno scoperto in una vecchia cartoleria quei due diarii e hanno deciso, di comune accordo, in previsione di una eventuale...Se una delle due non fosse tornata, l'altra ne avrebbe conservato un ricordo tangibile." Spiega Mark. "L'ultima annotazione di Margaret è datata 3 Settembre..."
"Vivian non c'è più. Spero abbia avuto modo di ripensarci e non abbia portato a termine il suo infausto progetto." Aggiunge Charlie. "Qualche pagina prima si augura che Dio l'aiuti a superare il dolore e a....prendere la decisione giusta. Ci sono cenni di uno scambio di lettere, ma chissà dove sono finite."

"Sua nonna deve aver ricevuto gli effetti personali della sorella e l'ha creduta caduta in qualche parte dell'Europa appena liberata ed invece..."
"Il suo corpo era nascosto in quel tunnel...Il suo progetto, la sua scelta...Quale sarà stata? Cosa l'ha portata a morire QUI??" Grida Vivi sconvolta.
Il marito cerca di confortarla, di assisterla. "Lo scopriremo. Te lo giuro."

Durante la lettura di quelle pagine ormai ingiallite, in cui si alternano Mark e Charlie, Vivi rimane stretta ad Aaron, ascoltando in silenzio.
"Non dice molto." Si lascia sfuggire il marito. "Usa molte iniziali e nomina poche città o altri luoghi."

"Più di quello che si può supporre." Commenta Charlie. "Si era in tempo di guerra...Non potevano farlo. Le date...quelle parlano. Vivian non aveva bisogno di fornire dettagli. Sua sorella vedeva...viveva...le stesse situazioni. Cercava di mitigare le stesse sofferenze..."

"Piangeva per quelli che...Li ricordava nelle sue preghiere..." Aaron ha capito."Nel diario Vivian descrive Londra...ma non parla dei bombardamenti, degli allarmi, delle sirene...I prati verdi con le greggi...e non delle truppe che su quegli stessi prati si addestravano... Il gusto delle prime mele verdi...e non dell'odore di sangue...Dei corpi dei feriti..."
"Accenna ad alcuni corteggiatori, ma da come ne scrive, non avevano importanza." Interviene Mark, che ha notato le lacrime scorrere sulle guance di Vivi. "Nelle sue ultime pagine si capisce che ha conosciuto qualcuno che l'aveva colpita. Qualcuno era entrato nella sua vita. Il ritratto che ne esce è di un giovane soldato ferito, che lei ha curato...Diverso dagli altri...Gentile, discreto, rispettoso..."

Charlie apre in quel punto. "Istruisce ufficiali e truppe." Legge. "Questo è strano. Gli istruttori non combattevano. Erano considerati preziosi..."
"Niente è cambiato." Borbotta Aaron fra sè.

"Sono andati a vedere uno spettacolo...Molto chiacchierato...E si è sorpresa perchè lui non ha reagito come la maggior parte degli spettatori maschi."
"Perchè?" Chiede Vivi.
"Credo di sapere di quale si trattava. Ne hanno fatto anche un film, recentemente. In scena si vedevano donne completamente nude. Di quei tempi era considerata una cosa oscena. Per evitare la censura...Dovevano restare immobili...Come statue. Ma per molti era sempre considerata una cosa scandalosa..." Risponde Mark.

"Non era un europeo o un americano!" Charlie si alza in piedi con occhi che brillano.
"Come fai a dirlo?" Esclamano stupiti gli altri.
"Quel soldato non si è meravigliato o scandalizzato alla vista di un corpo femminile nudo. Il concetto di osceno è diverso per alcune colture...Pensate all'arte indiana... Quella cinese..." Cerca di spiegarsi meglio e si rivolge verso l'amica. "Per i giapponesi è tradizione fare il bagno...Insieme..."

Vivi conferma con un cenno. "Nella stessa piscina. A volte con altri gruppi. E' segno di educazione non vedere le loro nudità."
"Vivian era interessata ad un uomo di un'altra razza. Per questo scrive alla sorella Lo sai solo tu. Non posso confidarmi che con te o in queste pagine..."

"Aveva un altro motivo." Mark sospira. Anche lui..." Vivian era un ufficiale e lui un semplice soldato. Era vietato familiarizzare, fraternizzare con la...truppa. Avrebbero avuto tutto contro. Le regole dell'Esercito. La diversità di razza, di tradizioni.." I suoi occhi si puntano su Charlie con espressione addolorata.

"Il fascino del proibito." Mormora Vivi guardando Aaron. "Ma mia nonna non dice niente contro di lui. Che avesse approvato?"
"Erano in guerra. Margaret aveva già perso un marito. Se la sorella lo amava davvero...lei ne era felice. "Charlie scambia uno sguardo con Mark. "Rileggiamo gli ultimi mesi. Con più attenzione questa volta."

"Soldato...Istruisce ufficiali, sottuficialie e truppe nella primavera del '44. Si possono incontrare di rado." Mark espone le poche informazioni a voce alta. "Leggi qui. Hanno revocato tutte le licenze. Sia agli ufficiali che ai soldati. I medici e noi infermiere stiamo inventariando le scorte di materiale. Ci hanno concesso un massiccio rifornimento di quella nuova medicina...La pennicillina...E tanta, tanta...morfina...Che il signore li protegga. Che li accompagni."
"Si preparavano per lo sbarco in Normandia." La conclusione di Aaron li fa tacere di colpo.

Vivi si scioglie dalle sue braccia e corre a guardarsi in uno specchio. "Mi chiamo come lei e non ho un briciolo del suo...del loro coraggio. Vigliacca. Sono una vigliacca!" Si schiaffeggia con forza. Il marito la fissa sgomento e non sa come intervenire.
Lo fa Charlie. "Ognuno di noi ha le sue paure. Tu ne hai superate molte. Dentro di te so che esiste la forza per superare anche questa. Sono sicura che saprai prendere quella adatta."

"Come la mia omonima?" Sorride tra le lacrime e Charlie, commossa, annuisce.
"Volete spiegare anche a noi?" I due uomini le fissano perplessi.
"Maschi!" Le due scuotono la testa e tornano a sedersi.

"Charlie?" Vivi si stringe al marito. "Ascoltala..."
"Vediamo se ci riesco. Vivian era un'infermiera. Sappiamo che è stata in Nord-Africa e nel diario troviamo un accenno al...paese delle dighe. Era stata in Olanda..."
Aaron mormora un nome. "Arnhem...ha assistito a quel massacro."

"Ha subito capito che si preparava uno sbarco. Un attacco in forze...Massiccio. Il suo uomo ne avrebbe fatto parte. Lo amava e...Ha agito come avrei fatto io e decine di donne prima di me. Gli ha regalato una notte. La loro notte. Una notte che si vorrebbe lunga. Senza alba."
"Che vorresti fosse la prima e non l'ultima." Mormora Mark. Cerca la sua mano per rassicurarla e, nello stesso tempo, sperare che tra loro questo non avvenga.

"Lui non è tornato. Le sue pagine finali sono...fredde. Compilate quasi per...dovere. Poi...più niente. Smette di scrivere ai primi di agosto. Dice di essere esausta ma che vorrebbe una giornata di quarantotto ore. C'è tanto da fare...Si butta sul letto e non si rende conto di addormentarsi...Il suo turno arriva troppo presto per riposare. Non riesce a trovare un attimo per pensare." Cita come trasognata. "L'orologio scandisce il tempo che mi rimane..." Dopo questa frase rimane a lungo in silenzio.

"Era incinta." Mormora Vivi, ma il suo sembra un grido. "Vivian portava dentro di sè il frutto di quell'unica notte."
"No. Lo avremmo saputo con le prime radiografie. Nessuna presenza...estranea." Mark pronuncia quelle frasi in tono freddo e professionale, ma la tristezza e l'afflizione che si leggono nei suoi occhi lo smentiscono.
"Forse lo era quando scriveva. Parla di un orologio che scandisce le ore, i minuti. Doveva fare qualcosa. Margaret era lontana. Non poteva darle un aiuto concreto."

"Nei diarii non si accenna ad altri parenti. Dirlo ai famigliari del...padre? Aspettava pur sempre un loro nipote." Bisbiglia Aaron.
"Negli anni '40?? Un bambino di sangue misto?? L'idea era inconcepibile...Anche in tempi moderni." Risponde con astio e disprezzo Mark. "Sarebbe stato rifiutato da entrambe le culture. Sarebbero stati delle presenze che alteravano la quiete dell'intera comunità." Aggiunge amaro. Charlie l'osserva, con una strana luce negli occhi.

Lo sceriffo, colpito dalla sua vemenza, abbassa la testa e scruta la moglie con vergogna. "Scusami Vivi. Sono stato un grande egoista. Scusami amore."
Lei gli accarezza il viso. "Doveva essere disperata. Quel figlio era tutto quello che le restava. L'unico ricordo del suo amore. Sono sicura che mia nonna le aveva offerto tutto il suo appoggio, la sua comprensione...promettendole il suo aiuto per il futuro."

"Ma si trovava dall'altra parte del globo. Vivian aveva bisogno SUBITO di denaro, di molto denaro...In ogni caso. Sia che decidesse di tenerlo, sia che decidesse di..." Non riesce a continuare.

"Vivian VOLEVA quel bambino." L'affermazione di Mark sconvolge i Bronson. "Era pur sempre un'infermiera. Lavorava in zona di guerra." Lo guardano stupiti. "Le bastava rivolgersi ad uno qualsiasi dei medici nelle vicinanze e avrebbero eliminato il problema... In cambio di qualche fiala di penicillina o di morfina...Con quello che doveva essere successo lì e nei dintorni...Tra la disfatta e il ritiro dei tedeschi ed il passaggio dei primi reparti di alleati..." Charlie, per la prima volta, si trova davanti il gelido profiler e non il Mark che ha imparato a conoscere. "Gli uomini, spesso, si comportano peggio degli animali. Si trasformano in belve feroci. "Mormora con occhi pieni di rabbia. "Rappresaglie, saccheggi...stupri...Erano all'ordine del giorno e i nostri non si sono dimostrati meglio del nemico." Si riprende con uno sforzo. "Vivian non ha scelto la strada più facile e questo...deve aver costituito la sua condanna. Il motivo per cui è venuta qui a Turner...Aaron, questo vecchio ritaglio...Questa foto...le dicono qualcosa?"

"Questo? Certo che sì. Se non sapessi che è impossibile direi che raffigura, invecchiato, Robert McNabb. Il famoso anzi, famigerato...banchiere." Esclama lo sceriffo. "Il bisnonno del governatore e zio del sindaco."

Charlie e Mark si congratulano silenziosamente. Hanno appena avuto la conferma delle loro prime supposizioni. "Che non è morto bruciato vivo in quell'incidente, ma tranquillamente nel suo letto ed assistito da sua moglie."

"Maledetti McNabb!" Grida Vivi. "Aaron, ti lamenti sempre per gli ordini assurdi e cretini a cui sei costretto ad ubbidire... Andiamocene da questo dannato posto! Via...Lontano da questa gentaglia..."
"E dove vorresti andare? Qui ho pur sempre un lavoro..." Balbetta.
"Torna sotto le armi. Era la tua vita...e l'hai abbandonata per le mie stupide paure. Sono rimasta ferma...Ti ho visto spegnerti piano piano sotto i miei occhi. Sono stata egoista e me ne pento. Rivoglio l'Aaron che ho conosciuto...Rivoglio l'uomo di cui mi sono innamorata...e che...amo ancora..."
"Ti amo tanto anch'io. Sei sicura?" Chiede fissandola negli occhi. "Veramente sicura? Per i bambini sarà un brusco cambiamento..."
"In qualunque altro posto sarà meglio che qui." Risponde con voce soffocata." Per te, per me e per i nostri figli."

Mark si lascia andare ad un sorriso triste, Charlie intuisce ciò che sta pensando. Anche per lui e Lizzie avrebbe potuto esserci un nuovo inizio. Gli posa una mano sulla spalla che lui ricorpre con la sua in un tacito segno di ringraziamento.

"Vi dispiace se torniamo al caso? Vivian voleva far nascere suo figlio. Aveva assistito a troppe morti inutili per buttare via una vita. In qualche modo è riuscita ad arrivare a Turner. Lo rivelano le dita macchiate da quella specie di tintura...Probabilmente ha passato le ultime settimane aiutando le donne che cucivano quelle trapunte..."

"Nessuna di loro si è meravigliata della sua sparizione? Nessuna ha fatto domande?" Chiede Vivi sporgendosi verso di lui.
"Forse era nascosta in qualche fattoria nei dintorni...Da qualcuno che..." Aaron cerca soccorso in Mark. Nessuno dei due ha il coraggio di rivelare quale potrebbe essere la verità. Si rivolgono a Charlie, che con un sospiro accetta.

"Vivi..." Le accarezza una mano. "Non dimenticarti mai in che situazione si trovava. MAI, hai capito?" La donna si guarda attorno frastornata. "Era da sola, incinta e lontano dall'unica persona cara. In qualche modo si è trovata tra le mani quel vecchio giornale e....Ha riconosciuto una faccia che non le era nuova...Robert McNabb...Vivo fino al 1943 e non ucciso come tutti credevano..."
"Li ha ricattati."

"Non dico questo. Può aver chiesto semplicemente il loro aiuto. Suppongo che i McNabb abbiano continuato ad essere influenti...Può anche aver rivelato la sua gravidanza ai suoi superiori e che questi l'abbiano rimpatriata. Ci informeremo. Il bambino sarebbe nato ed in seguito si sarebbe trasferita...Dove nessuno la conosceva, con una nuova identità... Magari presentandosi come vedova di guerra...In fondo lo era."
"Però è finita in quel buco sotto terra...PERCHE'? VOGLIO...ESIGO DI SAPERE COME E' MORTA!! Dov'è finito il suo...bambino??"

"Giuro che lo scoprirò." Esclama Mark determinato. Apre il suo computer e spedisce una veloce e-mail. "Jake saprà a chi rivolgersi e Fogle può aiutarlo. Da quello che gli ha urlato il suo sergente direi che i computer devono avere pochi segreti per lui..." Riceve alcuni messaggi. "Charlie? Questo è un po' troppo tecnico per me..."

"Sono ulteriori conferme. La tac ha rilevato tracce di un parto...Jake ipotizza avvenuto poco tempo prima della morte. Anche altre analisi...Tutto suggerisce che Lilian sia morta a causa di una vasta emorragia interna...Devono essere sorte delle complicazioni durante o subito dopo il parto...Avevo già notato che le sue osse pelviche erano strette... Metterò fretta a Mike. Deve analizzare il cuore ed escludere l'eventuale presenza di malattie genetiche..."

"Quando avremo le risposte faremo un'improvvisata al sindaco e al governatore." Le labbra di Marksi piegano in un sogghigno maligno. "Aaron...Tu sarai la nostra talpa. Sai meglio di noi dove cercare. Tra archivi pubblici e giornali locali...Raccogli ogni minima voce o pettegolezzo sui McNabb...Passati e presenti."
"Molto volentieri." L'Aaron Bronson che si alza è un uomo nuovo. Sfoggia un'aria sicura e uno sguardo risoluto mentre esce deciso.

Vivi lo ha guardato con un sorrito tremolante." Grazie. Mi avete ridato l'uomo di cui mi ero innamorata."
"Noi non abbiamo fatto niente. Dovevate solo...aprirvi. Adesso ti lasciamo sola. Hai molto a cui pensare. Su cui riflettere." Charlie le scocca un bacio sulla guancia. "Ci troverai nel capanno." Si allontanano tenendosi per mano.

"Hai sbagliato professione. O uno dei tuoi doveri come antropologa è quello di cambiare il destino di chi incontri?" Mark la stringe tra le braccia." Sei stupenda."
"Quanto ti sbagli." Risponde amareggiata, sciogliendosi dall'abbaccio.

"Charlie...Charity, parla con me! Perchè pensi che io non sia in grado di comprenderti?"
"Non sai quanto vorrei esserne capace...Ma..."
"Non ti fidi di me." Conclude lui, non nascondendo una smorfia addolorata.
"Mi fido...Ma l'ho fatto UN'UNICA VOLTA...e con una persona che per me è e resta speciale..."

"Daniel..." Gli basta pronunciare quel nome per avvertire la sua presenza. Lì, tra di loro. A separarli...
"Sì..."
"Prova anche con me. Non adesso. Quando ti sentirai pronta. Io ci sarò."

Charlie si siede e si strofina le tempie, stanca. Mark inizia a massaggiarle le spalle, avvertendo quando è tesa e rigida. "Rilassati. Cerca di non pensare a niente e a nessuno...Vuota la mente..."
"Chi è conosci che è stato considerato un sangue misto?"Bisbiglia.

"Oltre a me?" Smette per un attimo, in attesa di una reazione che non avviene. "Pete Jackson. Suo nonno era un nativo, un pellerossa." Confessa a bassa voce. "Forse è questo che ci ha legato. C'è stata una sintonia straordinaria fin dal primo incontro. Abbiamo incrociato lo sguardo per un attimo ed...eravamo amici." Rivela con palese rimpianto. Sospende il massaggio. "Ti da fastidio essere stata con un mezzosangue...Con un mulatto?"

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***



Capitolo 19


Charlie si volta e sfiora piano le sue labbra. "Tu sei un uomo ed io una donna. Tra noi sta nascendo un qualcosa...Il resto ha poca o nessuna importanza."

Gli occhi di Mark sembrano due stelle luminose, tanto sono grandi e lucidi.
"Agente Goyle..." Charlie la butta sullo scherzo. "Uno dei suoi doveri è tenersi al corrente delle ultime scoperte...e lei ha trasgredito a questa regola fondamentale..."
"Io? E come?" La circonda la vita con le braccia e bisbiglia sfiorandole l'orecchio.
"L'ultima novità in fatto di genetica conferma l'esistenza di Adamo ed Eva. Noi, tutti noi, discendiano da una coppia comune...UNA SOLA COPPIA...Che era nata e vissuta in Africa. I loro discendenti hanno colonizzato tutti i continenti... Le presunte razze sono dovute a piccole modificazioni genetiche avvenute nel corso di milioni d'anni... e che ci hanno permesso di sopravvivere..."Infila le mani sotto il suo maglione e comincia a contare le sue vertebre.

"Dobbiamo lavorare..." Mormora inarcandosi al suo tocco.
"Tu dici?" Gli morde il mento.
"Charlie..." Strofina la guancia contro la sua. "Non so...Non voglio resisterti..."
"Chiudi la porta." Replica con voce roca.

Per Mark nient'altro conta. La stringe tra le braccia e preme con forza la bocca sulla sua. Charlie risponde a quel bacio con la stessa passione, schiudendo le labbra per permettergli di penetrarla con la lingua. Tra le loro bocche inizia un esaltante gioco erotico che in breve li porta al massimo dell'eccitazione, facendoli mugolare.
Le mani sono impegnate a togliersi freneticamente gli abiti, che costituiscono ormai solo un intralcio all'unione tra i loro corpi; urtano contro pareti e mobili ma in quel momento niente ha più importanza. Cadono sul letto e Mark con una spinta è dentro di lei.
Charlie gli si avvinghia, le sue unghie gli graffiano le spalle, chiedendogli di più.  Con le gambe gli circonda i fianchi, incrociando le caviglie dietro la sua schiena. Sporge il bacino in avanti e lui sprofonda con un brivido di gioia in quella cavità calda ed umida pronta ad accoglierlo.
Un paio di affondi decisi e lo stesso grido esce dalle due gole.
Mark si accascia sudato su di lei. Con cautela cerca di spostarsi.

"Noo..." Un flebile lamento. "...Resta con me...Dentro di me..." Bisbiglia al suo orecchio. "Ancora...e...ancora..."
Questo è musica per Mark. Le sfiora il viso con la punta delle dita, accarezzandole gli zigomi, le guance, il mento. Con le labbra ripete il gesto sulla fronte, sul naso, sulle labbra. "Per tutto il tempo che vorrai."

Riprende a muoversi piano e presto la sente sospirare e mugolare di piacere. Questa volta resta con gli occhi fissi nei suoi. Non vuole perdersi nemmeno una delle sue espressioni mutevoli. Quando vede gli occhi di Charlie scurirsi e le pupille ingrandirsi aumenta il ritmo. "Guardami, amore... Guarda la gioia che mi procuri..." Sussurra quando entrambi giungono vicino al culmine per la seconda volta.
Restano abbracciati, cullati dal calore dei loro corpi e dal tepore del piumino che Mark ha sollevato per coprirli.

"Come mi hai chiamato?" Lo interroga a bassa voce.
"Charity...credo di essere innamorato di te." Risponde aspettando, sognando, di sentirsi dire parole simili.
Per un lunghissimo istante Charlie resta immobile tra le sue braccia, respirando appena. Poi solleva la testa per guardarlo. "Non farlo...Ti prego."

Con uno scatto Mark ora incombe sopra di lei. "PERCHE'? Esiste...Ami qualcun altro? O QUESTO per te è stato solo un bel gioco?" Chiede irato, afferrandole i polsi.
"No. Non c'è stato mai nessuno come te...Ma non dire quella parola...Finirei per farti del male. Potrei...ferirti...o distruggerti. E non voglio."
"Tu...Ferirmi o distruggermi??" Mormora stupito. Gli ha davvero detto che...Nessuno come lui?Mai?

Non si accorge che si è seduta, le mani strette in grembo. "Sono stata causa di dolore per chi ha detto di amarmi." Aggiunge, volgendogli le spalle.
"Chi è il coglione che ti ha convinto di una simile stronzata?" Mark  cerca di controllare la rabbia che prova. "Charlie?" Delicatamente la costringe a voltarsi. "Ricordi i miei primi giorni? Ero distrutto, pieno di sensi di colpa e di dolore...La morte di Pete, il divorzio...Voi eravate la mia ultima spiaggia...Siete stati il mio salvagente...Siete diventati la zattera a cui aggrapparmi, per non lasciarmi andare ed annegare...Da te non ho mai udito una parola di biasimo, per nessuno. Mi hai dimostrato e fatto sentire il tuo appoggio. Mi hai donato la tua stima. Sono rinato. Sono un uomo migliore o mi sforzo di diventarlo. Per me sei una donna con un cuore enorme...che distribuisce amore a piene mani. Accetterei da te ogni gesto, anche il più brutale; ogni parola, perfino la più crudele...Non potrai mai ferirmi o distruggermi."

Charlie solleva due occhi pieni di lacrime. "Sarebbe bello crederti, ma... hai mai provato un desiderio impellente di FARE DEL MALE...FERIRE UN'ALTRA PERSONA? Non fisicamente, non sarebbe sufficiente...Nel profondo...Nell'anima? Vedere crollare le sue certezze...Cancellare i punti fermi. Quelli su cui poggia la sua intera vita...Averla, distrutta, ai tuoi piedi ed esserne contenta? Lieta?"

Le asciuga le lacrime con il pollice. "Sì, molte volte. Dimentichi chi sono e che cosa ho fatto?"
Lei scuote la testa. "Quello era...lavoro. Io parlo di qualcuno per cui provavi affetto, amore...O avresti DOVUTO provarne."
"Lizzie e le bambine...contano?" Mormora ricadendo sui cuscini.
"Tu ami le tue figlie e vuoi ancora bene a tua moglie." Gli ricorda.
"Ma ho tradito lei e ho trascurato loro." Ammette con calma.
"Ed eri soddisfatto nel far quello?"
"No. Poi...DOPO...mi sentivo colpevole. Se ripenso a quel periodo della mia vita mi sento...Ma il tempo..." Si passa una mano sul viso.

"Per me non è cambiato NIENTE!" Ribatte con calore. "Ho rimorso per le mie azioni. Però, quando mi ritornano in mente, riprovo la stessa gioia di allora...GIOIA, capisci? Ho visto due persone che mi hanno aiutato...alla loro maniera. Che hanno fatto del loro meglio per me...Ridotte in ginocchio...Ed io me ne sono andata CON UN SORRISO!?! Mi sentivo leggera...LIBERA! Senza più pesi, senza più obblighi..."
La sente tremare contro il suo petto e le lacrime escono copiose.

"Charity a volte non si ha scelta. Si deve agire come...un chirurgo." Con le dita le ravvia i capelli. "Amputare quello che ci fa soffrire. Possono esserci dei rimpianti. Dei rimorsi. Si chiamano dolori di riflesso." Ripete uno dei concetti che lo psicologo gli ha detto e ridetto. Spera che a lei servano. "Ma l'importante è uscirne vivi...e tu sei qui, con me. Spero in un futuro...nostro...Ma non ti impongo niente..."
"Ho paura." Confessa in un sospiro.

"Non sai io! Ascolta!" le prende una mano per appoggiarsela sul cuore. "Senti come batte? Mi piace l'effetto che hai sul mio cuore...Sulla mia anima...E non ci rinuncerei per niente al mondo."
"Ne riparleremo. Lontano da questo luogo. Con calma. A mente fredda." Dice girandogli le spalle.

Non è ancora pronta e lui preferisce non insistere. "Va bene, sono disposto ad accettare tutto per te." Se la stringe al petto. "Ogni cosa da te...Senti?" Guarda in alto.
"Piove..." Le gocce picchiettano sul tetto.
"Abbiamo anche le condizioni metereologiche dalla nostra parte. Dimmi cosa c'è di più bello che restare abbacciato alla tua donna, al calduccio, ed ascoltare la pioggia cadere...ed il battito del suo cuore?"
"Niente. Se solo fosse possibile restare così... Per sempre..." Mormora rannicchiandosi su se stessa.

Mark le accarezza piano i capelli, la fronte corrugata e la mente piene di domande. *Ti prometto che avremo decine, centinaia di momenti da ricordare come questo.* Decide che non troveranno ostacoli sulla loro strada. Non il suo lavoro con le sue regole, ne altro. Niente riuscirà a separarlo da lei. "Non trovi che la pioggia a lungo andare annoia? Vorrei svegliarmi al tuo fianco anche con la luce del sole." Le sfiora il fianco nudo. "Vedere la tua pelle dorata dai primi raggi dell'alba..."

"Agente Goyle! Stiamo diventando poetici?" Si volta con un sorriso. E' ridiventata la vecchia Charlie.
"Io sono sempre poetico. Non te ne sei mai accorta?" Chiede sollevando un sopracciglio.
"Oh sì! Specialmente durante gli interrogatori!"
"Non ti piace il mio stile? Preferisci...questo?" Comincia a farle il solletico. " Confessa immediatamente che ti piaccio o continuo." La minaccia
"No. Smettila!" Charlie ride e tenta di sottrarsi. "Sì, sì... Mi piaci. Mi piaci!"

Mark è sopra di lei e smette immediatamente. Le ferma la testa con gli avambracci. "Come hai detto?"
"Che mi piaci. Che mi piace questo Mark."
"Anche a Charity?" Chiede avvicinando le labbra.
"Sì." Le bocche si sfiorano e si uniscono in un lungo, lunghissimo bacio.
"Ne sono felice."  Si alza di colpo. "Chiudiamo questo caso e poi...avremo tutto il tempo del mondo per noi. Su! Al lavoro!" Con la mano la tira giù dal letto. "Doccia e vestiti puliti."

"Sissignore!" Charlie risponde accennando ad un saluto militare. "Ai suoi ordini, signore."
"Guarda che ti prendo in parola..." Si lavano ridendo e scherzando.

Quando qualcuno bussa alla porta assumono un atteggiamento professionale. "Avanti."
Lo sceriffo Bronson entra. "Ha telefonato Homer. Vuole incontrarci al più presto."
"Prendo le giacche." Charlie si avvia.

"Aspettate." Sembra in imbarazzo. "Bob...Il sindaco mi ha chiesto indiscrezioni...Su voi due." Si guarda la punta delle scarpe. "Mi sono inventato che voi due...dormite insieme...Che avete una relazione, insommma."
Mark risponde con un ghigno. "Suppongo che questo lo abbia fatto sorridere soddisfatto."

"Crede di avere un'arma contro di te." Charlie ride a lungo, divertita.
I due la guardano sorpresi.
"Perchè? Non è così? Credevo che..." Aaron interroga stupito l'altro.
"Io non sono un'agente del FBI! Per noi le loro regole non valgono."

"COSA??" Mark la guarda ad occhi spalancati.
"Quando hanno proposto all'Istituto Socrates di entrare a far parte dei loro consulenti, uno dei dirigenti ha messo bene in chiaro che da noi valgono le NOSTRE regole...pensa a Mike e a Paris. Da voi, uno dei due sarebbe stato immediatamente trasferito o avrebbe dovuto dimettersi." Mark inizia ad avanzare verso di lei, con le mani aperte. Charlie indietreggia a piccoli passi. "Non lo sapevi?"

"NO CHE NON LO SAPEVO!!" Grida esasperato. "Stavo pensando di chiamare Jason... Aaron la tua idea è stata una mossa brillante ma puoi aspettarci fuori?" Lui annuisce e richiude la porta. "Dottoressa Dench..." La sfida con le mani sui fianchi. "Chi è quel misterioso dirigente?"

Charlie sorride. "Indovina. E' più alto di te, ha i capelli neri ed è...tatuato."
"Daniel? Daniel è uno dei dirigenti dell'Istituto Socrates??"

"E del museo. Ha ereditato la carica dal padre." Rivela. " Più che un' incarico lo considera un...hobby."
"Ma quanti ne ha?" Sbotta. "Vuol dire che tra noi...Che noi due...Possiamo?"
"Possiamo avere una relazione. Che nessuno può dirci o proibirci niente."

Con un urlo Mark n la prende tra le braccia e la bacia appassionatamente. "Hai molte cose da spiegarmi...anzi...AVETE."
"Quando e dove vorrai." Gli promette. "Prima fammi conoscere Homer."
"Vedrai che ti divertirai. Non è il tipico novantenne."

L'edificio davanti a cui si fermano è una bassa costruzione bianca in stile moderno. Charlie comprende che si tratta di una residenza per anziani quando vede una donna, in un vivace camice giallo, occuparsi di alcuni seduti su delle sedie a rotelle. L'ambiente è reso gradevole dai colori chiari dei muri, dalle grandi foto in bianco e nero e da numerosi composizioni floreali.

"Aaron, agente Goyle." Un'arzilla signora si fa loro incontro. Scruta, visibilmente incuriosita, Charlie.
"La dott.ssa Dench." Aaron fa le presentazioni. "La signora Janet Wilson. Moglie del nostro Homer. Come sta oggi?"

"Come al solito. Si lamenta delle sue articolazioni." Li invita a seguirla. "Stia attenta, mia cara, questo non gli impedisce di allungare pizzicotti ad ogni donna sotto i sessant'anni... O per lo meno, a provarci. Più invecchia, più è attirato da quelle giovani."

"Charlie sa quando e come difendersi." Replica Mark, confermandole con un cenno divertito l'autenticità di quanto dichiarato.

Homer è disteso su un letto meccanico avvolto da morbidi cuscini. Gli occhiali appollaiati sul naso lo fanno assomigliare ad un grosso gufo ma non nascondono due occhi vivi ed intelligenti. Il viso, lungo e magro, è coperto da una fitta ragnatele di rughe.

"Siete arrivati finalmente...Ed in compagnia questa volta." Con l'indice si aggiusta gli occhiali. "Lei deve essere quello schianto di antropologa di cui vocifera mezza città. E' interessata a queste vecchie ossa?" Chiede con aria maliziosa.
"Troppo giovani per me." Charlie gli stringe delicatamente la mano. Viene ricambiata da una stretta leggera, ma decisa. "Lo sa che mi ricorda Henry Fonda nel suo ultimo film?"
Homer comincia a ridacchiare. "I complimenti di una bella donna fanno sempre piacere...Su, sedetevi. Guardarvi lì in piedi mi fa male al collo. E poi... mi ricordate una veglia funebre. Ed io non sono ancora morto."

I tre si accomodano e la signora Wilson si appoggia sul fondo del letto. "Mi puoi prendere le foto, cara?"
"Ha riconosciuto qualche volto?" Chiede Charlie sporgendosi verso di lui.
"La mia memoria non è più veloce come una volta. Non ho mai avuto a che fare direttamente con quella la famiglia. Mi avevano già trasferito a Turner. Un passo in avanti nella mia carriera. Non insegnavo più in quelle puzzolenti scuole di campagna. Un'aula sola e anche trenta diavoli scatenati." Homer comincia a tossire.

La moglie gli porge un bicchiere d'acqua. "Le foto." Gli ricorda.
"Hakpoole... Si chiamavano Hakpoole... Lui..."Indica con un dito. "...Aveva un nome strano...Cominciava con la H o K...Herbie o qualcosa di simile. Un tipaccio. Perchè quella donnina lo avesse sposato resterà un mistero... Povere quelle bambine. Meg e Lily..."
Martin e Charlie si scambiano uno sguardo. TOMBOLA!

"Perchè dici che era un tipaccio?" Janet interviene. "Nelle foto non sembra..."
"A te sono sempre piaciuti i tipi che riempiono bene il davanti dei pantaloni, vero donna?" Risponde Homer piccato. "Era un attabrighe. Un prepotente. Un bullo. Degno sgherro di Robert McNabb." Sputa il nome con disprezzo.

"Homer, si calmi." Charlie gli prende una mano e gli accarezza il dorso. " Allora...Questo Hackpoole...Aveva dei contatti con la famiglia Mcnabb?"
"Con uno dei rami...Janet, renditi utile. Prendimi le bozze del mio libro." Indica una scrivania nell'angolo. La moglie ne estrae a fatica una pila di fogli. "La storia della intera famiglia McNabb dagli inizi."

"Può farci un riassunto?" Domanda Mark che è impallidito alla vista della sua mole.
"Ma certo, giovanotto. Non ho mica tempo da perdere. Verrà pubblicato dopo la mia morte. Una giusta ricompensa per la gente di Turner. Gli scandali di un piccolo paese e i McNabb ci sono sempre immischiati." Chioccia divertito. "I primi Mcnabb sono arrivati in questa zona su un carro quando Turner non esisteva ancora. Emigranti scozzesi. Padre, madre e tre figli. Con sacrifici e duro lavoro si sono costruiti una bella e prospera fattoria. Il tempo passava... I tre figli si sono sposati e si sono formati una famiglia... E sono cominciati i guai. Erano tre tipo diversi. Il primo pensava solo ad accumulare denaro e proprietà. Il secondo era un gran lavoratore, ma aveva il vizio del bere..ed il terzo era ambizioso. Aveva studiato e si è rivelato un gran donnaiolo. I loro discendenti hanno ereditato gli stessi difetti. Esiste il ramo dei McNabb beoni... L'ultima è Rowena. L'unica architetto ed arredatrice della contea... Immaginatevi un'incrocio tra Golda Meir, Margaret Thatcher e... Morticia Addams."
"Vero!" Esclama Aaron. " Quando vuole sa essere peggio di un carro armato."

"Il governatore?" Domanda interessato Mark.
Homer storce la bocca. "L'accumulatore e l'ambizioso. Colleziona cariche."
"Rimane il sindaco... Il donnaiolo?"
"Gli piacerebbe. La moglie sarebbe capacissima di castrarlo con le sue mani..." Ridacchia.

"Altre pecche?"
"Le pecore nere? Nel loro caso... le chiamerei pecorelle candide. Ogni generazione ne ha una. Il più famoso è il Dott. McNabb... Marcus, come il capostipite. Un gran brav' uomo. Curava la gente in cambio di quello che potevano dargli. Specie negli anni della Depressione. Un cesto di mele, una dozzina di uova, un pollo... a volte gratis. Generoso e sfortunato." Ricorda con rimpianto. "Sua moglie si è ammalata negli... anni '40. Una di quelle malattie lunghe e debilitanti. Le cure sono state costose. Quando è morto l'intera comunità ha partecipato ai suoi funerali. Si è scoperto che possedeva solo la sua casetta ed era pure ipotecata. L'abbiamo estinta con una colletta pubblica. Quello è suo." Indica con un dito un quadretto. "Il suo unico svago. Li regalava a Natale. A parenti ed amici. Non poteva permettersi altro."

"Posso?" Chiarlie si avvicina per osservarlo meglio. "Ne ha altri?" Chiede continuando ad esaminarlo.
"Decine. Perchè?" Homer sembra non capire.
"Li conservi con cura. Potrebbero valere centinaia di dollari, forse anche di più. Dipende dalla domanda."
"Tutti?" Homer e Janet sembrano non crederle.
"Ciascuno. Un pittore naif di quegli anni? Sono rari negli Stati Uniti." L'affermazione di Charlie lascia i due senza parole. "Se siete interessati a venderli conosco un' esperto. Vi saprà dire il valore esatto."

Homer scoppia in una risata. "Quando lo verranno a sapere i suoi parenti!" Dice asciugandosi le lacrime. "Lo prendevano in giro per la sua passione. Chi li ha conservati in suo ricordo si ritroverà con un piccolo gruzzolo e loro invece... Ne aveva una stanza piena. Li hanno bruciati come spazzatura."
"Meglio per voi. Meno ce ne sono in giro e più è alto il valore." Ride Mark, felice per i due. "Vogliamo tornare ad Hakpoole?"

"Come ho detto... Un brutto tipo. Sfaticato e ubriacone. Robert lo usava come autista, oltre che per altro. Era il suo...Com'è che dite? Il suo... picchiatore."
"Robert Mc Nabb era uno strozzino?" Aaron storce la bocca.

"Tra le altre cose. Quel dannato furfante! Ha insistito per anni cercando di convincermi ad investire in Borsa... Per fortuna io mi sono tenuto ben stretti i miei Titoli di Stato ed il mio lavoro." Viene colto da un altro attacco di tosse. "Ricordo benissimo come lo ha licenziato. Aveva bevuto troppo e ha risposto con un diretto ai rimproveri di McNabb. Ha reso indimenticabile quel giorno per molti abitanti."
"Quando è successo?"
"Due o tre giorni prima del tragico incidente. Lo sceriffo voleva interrogarlo, ma si è scoperto che era partito il giorno prima con la famiglia. Puf..." Agita la mano. "Svaniti e nessuno ne ha saputo più niente."

"Nemmeno i parenti?"
"Quelli di lei erano morti. Spagnola. Lui aveva una sorella. Una cara ragazza, ma avevano rotto i rapporti. Me la ricordo..." Bisbiglia con voce fievole. "Una brava maestra. Un'ottima collega. Non si è mai sposata."
Charlie scribacchia alcune riche su un foglietto. "Questo è il nome dell'esperto e i numeri dove trovarlo. Homer, ancora grazie. Lei è stanco e noi abbiamo fatto un passo in avanti."

Mark approva con un sorriso e li saluta con una stretta di mano. "Non avremo mai il permesso per riesumarlo." Dice appena seduto in auto.
"Non ci serve. Se Robert McNabb è stato sepolto in Inghilterra nel 1943 e se di questo Hakpoole non si hanno notizie dal 1930... Direi che al 99,99 per cento sappiamo dove è finito."

La sintonia tra di loro è talmente evidente che lo sceriffo capisce che stanno parlando a voce alta solo per lui. "Volete dire che... Robert McNabb lo ha ucciso e poi ha inscenato la sua morte?" Non ha bisogno di una risposta.
"Aaron, la vedova e i suoi figli... Se ne aveva... Che fine hanno fatto?"

"Lei è morta un paio di anni dopo..." Lo sceriffo si gratta la testa. "Dopo l'incidente. Uno dei figli è caduto alle Midway e l'altro in Corea."
"Quel grandissimo farabutto!" Sbotta Charlie. "Nemmeno le spese per un divozio... Si è finto morto e si è rifatto una nuova vita... Con una donna nuova."

"Quanto sono stato cretino!" Lo sceriffo china la testa sul volante. "Un vero imbecille! Volevo far crescere i miei figli nel miglior modo possibile e li ho portati in questa...porcheria di posto."
"A me Turner piace. Ho conosciuto delle bravissime persone." Lo consola Charlie. "Tu, Vivi, Desirèe, Homer e sua moglie."
"Ha ragione. Il marcio esiste in ogni luogo ed in ogni ambiente." Aggiunge Mark, battendogli una mano sulla spalla. "Sempre disposto ad aiutarci?"
"Ancora di più. Che devo fare?"

"Cercare notizie negli archivi al posto mio. Sulla vedova e sui figli. Che hanno fatto dopo la sua scomparsa? Come se la sono cavata?
"E su Marcus McNabb." Interviene Charlie. "Aaron tu sai qualcosa... Forza! Sputa il rospo."

Aaron si guarda le mani e inizia a raccontare. "Homer non vi ha detto tutto. Probabilmente non lo ammetterà mai, come molti altri. Dai noi esiste un fascicolo sulla morte di Marcus McNabb. Avevano quasi la certezza che avesse messo fine alle sofferenze della moglie e che, in seguito, si sia... si sia..." Si interrompe e distoglie lo sguardo.
"Si sia suicidato." Conclude piano Mark. "Aveva dei figli?"

"Due." Riprende lo sceriffo. "Un maschio ed una femmina. Sul maschio esiste un intero dossier. Un autentico teppista. Deve avergli reso la vita un inferno. Un giorno ha preso armi e bagagli e ha smesso di dare fastidio. La femmina? E' tornata dall'università solo dopo la sua morte. E' stata lei a dar fuoco ai quadri. Si aspettava di ereditare del denaro. Tanto. Quando ha scoperto che non esisteva... Ha messo ogni cosa appartenuta al padre all'asta. Casa, mobili, vestiti. E quelli, secondo lei, non valevano un centesimo. Con quello che ne ha ricavato si è trasferita. Chissà dove."
"Il figlio?"
"Morto un anno dopo la sua partenza. Dicono in una sparatoria. In una grande città. Non so quale." Dice sollevando le spalle, indifferente.

"Verificherò." Sussurra Mark. Si scuote. "Ricapitoliamo: Robert McNabb vuole e deve sparire. Uccide o fa uccidere un uomo che può procurargli dei problemi e ne usa il cadavere come sospettiamo. Per tutti quelli che lo conoscono o hanno ragione di detestarlo è morto. Però..." Aggiunge meditabondo. "Chi ha firmato il suo certificato di morte doveva pur esaminare il corpo... e chi era costui? Un parente. Marcus. Quando Vivian ha cercato aiuto... Chi meglio di lui? A chi altri poteva rivolgersi?"
"La vedova? No. Morta. I figli? Sotto le armi. Oltre al dottore chi altri restava?" Chiede Charlie.
"I genitori di Rowena e i padroni dello Store. Se avessero saputo la verità l'avrebbero spifferata ai quattro venti. Robert aveva truffato anche loro. I giovani erano arruolati o avevano qualche incarico nella difesa."

"Marcus... Dove aveva trovato il denaro necessario a mandare la figlia all'università?" Si chiede Mark.
"E per ripagare i danni che causava suo figlio." Aggiunge Aaron
"Aggiungeteci le spese per la moglie." Mormora Charlie. "Se Robert lo aveva pagato, quel denaro non gli ha portato fortuna."

"Deve aver avuto la tentazione di sbarazzarsi di lei." Mark chiude gli occhi. Aaron è impallidito. "Ma sappiamo che non l'ha fatto. L'ha nascosta o fatta ospitare in qualche fattoria. Da amici o da qualche paziente di cui poteva fidarsi ciecamente."
"Il problema fondamentale è uno. Perché è tornata a Turner? Cosa l'ha riportata qui?" Chiarlie lo fissa pensierosa. "Credi che ne avesse dei ricordi piacevoli?"

"Forse." Mark si passa l'indice sulla fronte e rimane in silenzio per alcuni minuti. " Si sono sbagliati." Ridacchia. "Hakpoole non è partito, ma la moglie e le figlie sì... Come Lizzie... Lei non ne poteva più ed è scappata."
"Come... Scappata?" Aaron spegne il motore. Sono fermi nel vialetto davanti a casa sua.
"Fuggita. Lasciatemi concentrare..."
Charlie si porta l'indice alle labbra, consigliandogli di fare silenzio e di non interromperlo.

"Quella donna era esasperata. Con le ultime forze ha racimolato del denaro. Sufficiente a portarla lontana dal marito. Durante il viaggio ha cambiato nome in Poole. Si deve essere recata in una grande città. Facile nascondersi, facile trovare un lavoro. Basta cambare due o tre volte alloggio e fai perdere le tue tracce. Si sarà raccomandata di non dire a NESSUNO chi erano a da dove venivano. Erano sole e disperate. Avevano paura di tutti e di tutto. Quando Vivian ha cercato un rifugio si è ricordata di Turner e... Cercava la sua infanzia. La sua innocenza..." Solleva gli occhi. Sono pieni di lacrime.

"Come per me." Mormora Aaron. "Si tende a dimenticare come era in realtà. Standone lontano ho finito per idealizzare questo posto."

Mark continua, come in trance. "Non ha chiesto aiuto ai McNabb. Quando è arrivata non c'era più nessuno che conoscesse. Ha trovato solo un vecchio dottore tormentato dai rimorsi e si è confidata con lui. Marcus deve aver visto in lei il mezzo per rimediare a quello sbaglio commesso tanti anni prima. Ma qualcosa è andato storto... Quando si è ucciso? La data."
"Non la so di preciso. Nel '45 credo."

"La morte di Vivian è stata per lui la mazzata finale. Sua moglie? Ammalata all'ultimo stadio. I suoi figli? Morti o lontani. Due estranei. Cosa gli rimaneva? Niente." Si passa le mani sul viso, cancellando le tracce delle lacrime. "E ha deciso di farla finita." Riacquista a fatica il suo solito aspetto e si ricompone, esausto.

Gli altri hanno aspettato in silenzio, immobili, fissandolo.
"Aaron puoi dire a Vivi che sua zia non è stata uccisa come sospettavamo." Mormora. "Scusatemi, ma io...Devo stendermi." Barcolla verso il capanno. Charlie rassicura lo sceriffo con un semplice gesto e lo segue.

Mark si butta bocconi sul letto, coprendosi la testa con le braccia.
Una mano gli accarezza le spalle, la nuca, i capelli. "Sfogati."
"Non volevo più sentirmi così." Risponde con voce soffocata.
"Così...Come?" Domanda continuando a sfiorarlo appena.

"Pensare... come un altro. Vivere la vita di... un altro." Volta la testa di scatto. "Morire... come lui."
Charlie segue il contorno del suo viso. "Sei vivo. Sei vivo e con me." Si avvicina per baciarlo, ma viene respinta.
"No, Chalie, no. Non adesso."

"Perché no? Se serve a farti rientrare in te..."
"NO! Tu non puoi avere idea..." Si allontana come se avesse paura.

"Spiegati. Vieni..." Gli porge la mano e lui l'afferra. "Stenditi vicino a me, chiudi gli occhi e lasciati andare. Rilassati." Mark docilmente si lascia trascinare sul letto. "In auto ti sei immedesimato in Marcus?"
"IO SONO MARCUS." Geme. La sua voce è cambiata. E' più bassa e profonda. Le pupille sono dilatate al massimo.

Charlie gli si mette a cavalcioni. "GUARDAMI!" Ordina prendendogli il volto tra le mani. "Tu sei Mark Goyle. MARK GOYLE. IL MIO...MARK."
"Mark?" Chiede incerto.
"Di' con me Io.sono.MARK."
"Io sono Mark. Io sono Mark." Ripete sempre più sicuro. "IO SONO MARK!" I suoi occhi mettono a fuoco il viso di Charlie sopra di lui. "Il... TUO... Mark?" Bisbiglia non credendo alle sue orecchie. Quella è una dichiarazione?

"Ben tornato, agente Goyle."
"Ho sentito bene?" Chiede afferrandola alla vita.
"Sei il mio compagno, no?" Dichiara.
"Cosa intendi con... compagno?" Spera di ascoltare finalmente la parola tanto attesa.
"Collega..." Poi aggiunge piano. "Amico..."
"Amico. Come Daniel?" Il mondo si è fermato e aspetta con lui la sua risposta.
"Rischi di diventarlo."

Lui prende un lungo respiro. Può dirle che... "La tua è una promessa o una minaccia?"
Charlie non risponde e si limita a seguire il contorno delle sue labbra con la punta dell'indice. "Come ti senti?"
"Spossato. Svuotato." Abbassa le palpebre. Non deve rischiare di addormentarsi. "Ma so che...Passerà."

"Ti succede ogni volta?" Lo guarda, confusa e preoccupata.
Mark scuote la testa. "Prima era brutto... ma diverso. Una notte ho avuto una specie di incubo... Di sogno inquietante... Se era un sogno..." Charlie lo ascolta con attenzione e nota che il respiro si è fatto affannoso e gli occhi non la vedono. "Mi trovavo in una zona... semi desertica, con pochi ciuffi spinosi... La scena mi era familiare ma, allo stesso tempo, estranea... Il sole brillava, sentivo il vento sulla mia faccia... Stavo cavalcando...Cosa che non ho mai fatto in vita mia...Era...Bello. Ero...In pace... A casa. Poi, d'un tratto, stavo cadendo come una foglia secca. Mi ero... sdoppiato. Guardavo il mio corpo precipitare... al rallentatore. Vedevo le pareti del dirupo passarmi davanti... Intravedevo il fiumicciatolo in basso ingrandirsi e venirmi incontro...Mi sono svegliato urlando. Avevo il torace pieno di graffi e mi usciva sangue dal naso. La donna che era con me mi ha aiutato a medicarmi. Il giorno dopo ho ricevuto la notizia della scomparsa di Pete."

"Intendi dire della sua morte?"
"No." Mark continua a spiegare. "Quando era entrato nell' FBI aveva messo una clausola ben precisa. Era disposto a lavorare ogni giorno e in ogni periodo dell'anno... Domenica, il giorno del Ringraziamento, Natale. Per lui non erano importanti. Pretendeva in cambio due settimante intere da passare con la sua famiglia. In quei quindici giorni niente e nessuno doveva disturbarlo. Spariva dalla circolazione."
"Anche per te?"

Lui annuisce. "Mi aveva detto il perché. Ero l'unico a sapere che si riunivano per una specie di cerimonia. Lo aspettavano. Poteva tardare di un giorno o due, ma arrivava. SEMPRE. Quell'anno non lo videro neppure il quarto. Ci telefonarono."
"Avete fatto iniziare le sue ricerche."

"Immediatamente, ma io SAPEVO che erano inutili. L'hanno trovato in fondo ad un burrone. Il suo corpo era per metà dentro al ruscello che vi scorreva."

"Il tuo sogno..."
"Avevo avuto una visione delle sue ultime ore. Dei suoi ultimi minuti." Mark scende dal letto e si guarda allo specchio. "Da quel momento è come se mi avesse trasmesso il suo dono... la sua maledizione..." Dice con una smorfia. "Io non ipotizzo il comportamento di un S.I. Io lo divento. Sai come ci si sente a ragionare... Ad avere gli stessi pensieri... A vivere le stesse pulsioni di un Serial Killer?" Chiede voltandosi verso di lei.
"No."

"Lizzie non mi credeva. Diceva che le mie erano solo scuse MA NON POTEVO TORNARE A CASA! Non mentre davo la caccia a degli stupratori o a dei pedofili." Dice piangendo.

Chalie gli prende le mani e le intreccia dietro alla sua schiena. "Ne sei fuori ed io ti credo. Non avere paura per me, perchè io non ne ho."
"Potrei..." Tenta di obiettare.
"Potresti... Potresti... Baciarmi, per esempio?" Sporge le labbra in un invito che lui raccoglie. Lo fa delicatamente, assaporando la sua bocca, poi continua lungo la sua gola.
"Ti adoro... Sei unica..."
"Mi auguro che tu sia sincero, perchè se no..." Passa l'unghia del suo indice lungo la sua guancia e lo fissa con severità. "...Te la farei pagare molto cara."
"Ne sono convinto." Mark ride di cuore, buttando la testa all'indietro. Un bip segnala  una chiamata. "Ma proprio adesso?" Protesta.

"Mio caro collega, prima il lavoro." Charlie sorride, contenta di riacerlo accanto. Adesso ha una ragione in più per stimarlo ed apprezzarlo. Una ragione fondamentale che lui non può nemmeno sospettare, ma che presto scoprirà.

"Elvis. Non potevi aspettare?" Si pone davanti alla videocamera.
"Non vuoi sapere che ho trovato?"
"Su Vivian Poole? Salve, Fogle." Lo saluta Charlie.

"Dottoressa. Ho scoperto chi era il suo innamorato. Però... ecco, io... Non è che il vostro amico pezzo grosso può metterci una pezza? Ho violato il database dell'Esercito e mi hanno beccato." Lo vedono grattarsi la testa.

"Se hai ottenuto dei risultati, ti prometto una promozione. Dicci chi era." Taglia corto Mark.
"Un sergente del 100° Battaglione Fanteria." Resta in attesa di altre domande.
Charlie e Martin si guardano in faccia, sbalorditi. "A Londra nel 1944? Credevo stessero combattendo in Italia."

"Ha colpito anche me. Ho cercato di saperne di più." Prosegue Fogle. "Niente da fare. L'unico documento che ho potuto scaricare è un ordine di trasferimento. Dalla nave-ospedale in cui era ricoverato ad una clinica di Londra. Non sotto il suo vero nome ma facendolo passare per un certo sergente Chu."
"Un cognome cinese... Per uno dei soldati del 442°?" Mark non ci sta più capendo niente.

"L'ordine, da chi era firmato?" Chiede pratica Charlie.
"Da un certo Comandante Burnside. Sconosciuto ai nostri archivi." Le risponde.
"Burnside? Sean Burnside? E ci credo che non lo trovi. Era inglese." Esclama Charlie interdetta.
"La firma non è chiara. Potrebbe essere. A me sembrava una elle."

"Copia tutto e spediscimelo." Chiude il contatto. "Chi era Sean Burnside?"
"B." Risponde Charlie. "Più tardi reso famoso come "M"."
"Servizi Segreti. Non sapremo mai a cosa gli è servito."

"Non ci interessa. Adesso sappiamo perchè Vivian voleva partorire in un luogo sicuro." Charlie si scompiglia i capelli. Mark sa che lo fa sempre quando è commossa. "Lontana dalle chiacchiere, dai pettegolezzi. Dalle malignita. Cercava di proteggere il suo bambino."
"Ogni madre lo fa."
"Tu credi?"
"Tutte, Charlie. A loro modo. A volte in maniera per noi incomprensibile, ma lo fanno. Siamo qui a dimostrarlo." L'avvicina per darle una stretta rassicurante. "Dobbiamo dirlo a Vivi."

"Hai ragione. Mi concedi un minuto?" Si chiude in bagno. Mark rispetta la sua voglia di intimità, anche se...
"Possiamo andare." Si notano appena gli occhi arrossati.
"Un attimo. Vieni qui." Le sfiora dolcemente le labbra. "Se hai bisogno di una spalla su cui piangere conta su di me." Cerca di sorridere. "Non sono molto bravo a consolare, ma se ti accontenti..."
"Con me farai pratica." Lo bacia sulla guacia. "Sei molto tenero."
"Non rovinarmi la reputazione. Ci ho messo diversi anni per crearmela."

Suonano alla porta dello sceriffo. "Abbiamo novità per voi."
Aaron si sposta per lasciarli passare. Si siede accanto alla moglie e le stringe le mani.
"Sono..." Vivi si schiarisce la voce. "Sono pronta."

"Crediamo di sapere chi era il padre del bambino." Inizia Charlie. "Non potremo mai averne la certezza assoluta, ma tutto lascia intuire che è lui... l'uomo di cui tua zia si è innamorata." Non c'è altro modo per dirglielo. "Si trattava di un sergente del 100° Battaglione Fanteria."

Aaaron si alza e si dirige verso i liquori. Ne versa un dito in due bicchieri. Trangugia il contenuto di uno e porge l'altro alla moglie.
"Non capisco."

"Il 100° Battagliono Fanteria è stato in seguito ridenominato 442°. Chiamato anche The Purple Heart Battalion. L'unità più decorata nella storia delle Forze armate Americane." Le spiega.
Vivi non capisce ancora.
"Fu creato nel 1943 ed era formato esclusivamente da nisei." Cerca di incrociare lo sguardo con Mark che annuisce.
"Era... Giapponese??" Mormora.

"D'origine. Come i suoi compagni. Tutti nati negli Stati Uniti. Hanno dimostrato di essere veri americani versando il loro sangue. Tanto sangue." Si prende una pausa per darle tempo di assorbire le informazioni. "Li consideravano carne da macello. Non godevano della fiducia dello Stato Maggiore." La piega delle sue labbra è sufficiente per capire quello che ne pensa.

Vivi li guarda con occhi sgranati. "Come... Come si chiamava?"
"Theodore... Teddy Nakaima." Le rivela Charlie.



Nota: Ringrazio uno dei moderatori di EFP per le informazioni sul 442°. Quello che ho scritto è storicamente esatto.
Altra spiegazione. Scrivo che Vivian doveva nascondersi perchè, a quel tempo, negli Stati Uniti non erano ammesse le unioni tra persone di razze diverse.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20

"Signora Bronson. Vivian... Mi permette di chiamarla così?" Interviene Mark. "Sua zia è stata una donna coraggiosa e sua nonna teneva moltissimo a lei. Doveva essere una donna eccezionale. Ha saputo accettare il loro amore e quel bambino senza remore. Cosa non facile visti i tempi e la situazione che stava vivendo." Vivi si copre il viso con le mani. "Non lo dimentichi MAI!"
"Mai." Sussurra lei, gettandosi fra le braccia del marito.
"Amore... Te la senti di ascoltare il resto?"

"Mi hai detto che non è stata uccisa. Cosa ve lo fa credere?" Parla con loro, ma si rivolge a Charlie.
"Le analisi. Non hanno evidenziato danni fisici rilevanti o elementi estranei pericolosi. Solo tracce di un anestetico. La mia opinione è che durante il travaglio, o il parto, o subito dopo si sia verificato un imprevisto. Qualcosa di inaspettato. Vivian era stretta di bacino..."
"Parto cesareo?"
"Non ci sono segni che indichino delle... incisioni." Non le dice che sono i primi indizi che hanno cercato. "Tu hai attraversato due gravidanze e conosci i rischi a cui si può andare incontro. Non solo per la madre."

"Adam, il mio secondogenito... Si presentava con i piedi. I medici erano pronti ad intervenire." Racconta Aaron. "Abbiamo trascore ore... pregando e aspettando."

Vivi si fa forza. Si asciuga gli occhi e con voce netta e chiara chiede: "E il suo bambino? Non saprò mai se era un maschio o una femmina. MA DOVE E' IL SUO CORPICINO? PERCHE' NON E' STATA SEPOLTA CON LUI? PERCHE' NON HA UNA TOMBA? PERCHE' E' FINITA IN QUEL TUNNEL?" Chiede strattonando Mark.

"Non abbiamo ancora trovato una risposta a queste domande. Probabilmente non ci riusciremo mai." Le risponde sincero. "Sono passati troppi anni. Chi sapeva è morto."

"Aspetta a dirlo." Lo interrompe Charlie. "Ogni medico tiene delle registrazioni. Se riuscissimo a mettere le mani sulle sue carte... Vecchie cartelle cliniche, oppure dei vecchi appunti. Non so...Le agende dei suoi appuntamenti..."
"Sono passati più di sessant'anni!" Obietta. "Quando sua figlia si è disfatta delle sue cose le avrà buttate nella spazzatura."

"Sbagliato! Non tutto. "Aaron interviene. "Marcus teneva dei diarii. Sono conservati nella nostra biblioteca come un cimelio, chiusi in una teca di cui solo Bob e la direttrice hanno la chiave."
"Bob? Vuoi dire il sindaco?" Charlie balza in piedi. "Sa chi è in realtà Lilian?"
"No. Non mi sembrava il caso..." Non capisce il perché della loro improvvisa agitazione.
Mark sta correndo fuori, seguito da Charlie. "Aaron, presto! Guidaci alla biblioteca. A sirene spente."

Mark si mette al volante ed Aaron al suo fianco. Pochi minuti dopo l'auto si ferma con uno stridio di freni davanti alla costruzione che ospita la locale biblioteca.

"Chiusa." Constata Charlie.
"Vuoi entrare? So come fare. Seguitemi." Li conduce sul retro. "Di solito il personale resta ancora un'ora per riordinare." Purtroppo quella sera non c'è nessuno.
Mark studia la porta e gli stipiti. "Che sistema d'allarme usate?"
"Sistema d'allarme? Per dei vecchi libri? Esiste solo quello anti incendio."

"Meglio." Fa un passo indietro e sferra un potente calcio alla serratura." Passavamo di qui e tu hai notato questo. A che piano?"
Aaron lo guarda ammirato. "Secondo."

In silenzio si dirigono verso le scale.
 "Laggiù vedo una luce. Charlie... tre passi dietro di me." Ordina sottovoce impugnando la sua pistola. Aaron sfodera la sua.

"Buonasera signor sindaco. Alla ricerca di qualcosa da leggere?" Esordisce a voce alta.
Bob McNabb sobbalza e lascia cadere alcuni grossi quaderni.

"Cento a uno che quelli appartenevano a Marcus." Mark continua ad avanzare con cautela. "STIA FERMO. "Scandisce.
"Agente Goyle come si permette?"

"Tenga le mani bene in vista." Risponde secco. Il sindaco cerca di abbassarsi. "Non provare a toccarli... se non vuoi che ti apra un terzo occhio. Aaron, controlla che non sia armato."
Aaron fa scorrere le mani sul suo corpo. "Pulito."
"Questa giuro che ve la faccio pagare." Sibila velenoso il sindaco.

"Sento puzza di benzina." Dice Charlie allarmata.
"Tenete d'occhio questo bellimbusto." Mark si allontana per controllare la vasta sala.

"Aaron... Sei licenziato."
"Bob chiudi il becco." Gli ordina.

"FUORI!" Grida Mark. "TUTTI FUORI! SUBITO!!"
Charlie si impossessa dei quaderni e si precipita verso le scale, seguita dal sindaco e dallo sceriffo.

Pochi secondi  dopo la quiete di Turner è spezzata da un violento boato a cui fanno seguito le sirene dei vigili del fuoco. L'edificio della biblioteca pubblica è in fiamme.

Alcune ore dopo l'intera cittadinanza sfila davanti alle macerie fumanti commentando le ultime novità con aria eccitata.
Nell'ufficio dello sceriffo il sindaco ammanettato ascolta il mormorio del suo avvocato.
"Me ne frego di quello che mi consigli. FAMMI USCIRE DI QUI!" Grida furioso.

L'altro non ha tempo di ribattere. La porta viene aperta per lasciar passare lo sceriffo, in compagnia di un uomo di colore. Questi accende il registratore che ha posato sul tavolo e fa un cenno con il capo.

"Sono le 22,30. Ha inizio l'interrogatorio di Robert McNabb. Presenti... Siete pregati di dire il vostro nome in modo comprensibile." Parla in tono ufficiale.
"Sai benissimo come mi chiamo, grandissimo pezzo di..."

"Avvocato. Chieda al suo cliente di moderare i termini." Aaron non si scompone.
"Bob, per favore..."
"Ok. Ok. Robert McNabb." Borbotta.
"Rappresentato dal suo difensore. Signor..." Continua lo sceriffo.
"Marcus Pitt."

"Robert McNabb, lei è accusato di furto con scasso e..."
"Furto con scasso? Io non ho..."
"Le rammento che è stato sorpreso da me, dall'agente speciale Mark  Goyle e dalla dottoressa Charity Dench nella sala al secondo piano della biblioteca civica. Ci eravamo introdotti dopo aver notato la porta danneggiata del retro."
"Il sindaco aveva le chiavi. Perchè doveva sfondare la porta?" Protesta l'avvocato.

Aaron prosegue impassibile. Niente in lui lascia trapelare che se la sta godendo un mondo. "Per avere un alibi quando si fosse scoperto che l'edificio era stato distrutto da un incendio doloso."
"Incendio doloso?" Si sorprende l'avvocato.

"Nella sala dei cimeli era stato collocato un rudimentale congegno esplosivo ed era stata versata una notevole quantità di benzina."
"COSA??" Il difensore guarda il suo cliente con occhi sgranati.

"L'agente Goyle si è accorto che non c'era il tempo materiale per disinnescarlo e ha dato l'allarme. Siamo usciti pochi secondi prima dell'esplosione." Continua imperterrito.
"Sceriffo, lei non ha nessuna prova che sia stato il mio cliente a commettere quei reati. Bob è passato anche lui davanti a quella porta. Anche lui ha notato che era stata forzata ed è salito per controllare."

"Avvocato Pitt, queste sono solo alcune accuse minori. Il signor Robert McNabb verrà incriminato per tre tentati omicidi. Uno dei quali contro un agente federale." Ribatte con calma il visitatore seduto accanto allo sceriffo.

"Chi ha parlato è Jason Morgan, Vice Direttore dell'ufficio federale di New York e superiore dell'agente Goyle."
"TRE TENTATI OMICIDI?" Il sindaco si affloscia sulla sedia. "Non volevo uccidere nessuno." Balbetta.

"Sceriffo, ha nulla da obiettare se concediamo al prigioniero una breve pausa?"
"No, signor Morgan." I due si alzano in piedi. "L'interrogatorio si interrompe alle ore 23." Spegne il registratore ed escono.

"E' bello ridimensionare un pallone gonfiato, vero?" Chiede Jason con un sorriso.
"Bellissimo,signor Morgan."
"Jason. Il signor Morgan è rimasto a New York." Ribatte affabile
.
Un uomo bruno, visibilmente agitato, arriva di corsa. "La Dottoressa Dench? L'agente Goye?"
"Siamo qui, Daniel. Stiamo bene." La testa bionda di Marl fa capolino.

"Meno male. Quando Flood mi ha comunicato la notizia non volevo crederci." Stringe con forza la mano di Mark e cerca di abbracciare Charlie che reagisce schiaffeggiandolo. "MA SEI IMPAZZITA?? Mollo sul più bello un consiglio di amministrazione per correre qui e questa è la tua accoglienza?"

"Quando saremo soli avrai anche il resto. NON SONO UNA DELLE TUE MARIONETTE. NON MI PUOI MANOVRARE COME PIU' TI PIACE!" Charlie è infuriata e si controlla a stento.
Mark non l'ha mai vista in quello stato e la fissa sbalordito.

"SI PUO' SAPERE DI CHE DIAVOLO PARLI?"
"DA. SOLI."

"Perchè non andate a discutere nel capanno di Aaron? Ci sono già abbastanza curiosi in giro." Suggerisce Mark. "Io ne avrò ancora per un paio d'ore. Poi mi spieghi che ti è preso? Domanda rivolto a Charlie.
"CAZZI MIEI!"
"Ci ha dato un buon consiglio. Andiamo." La trascina fuori prima che aggiunga altro.

"Quello chi è?" Chiede sconcertato lo sceriffo.
"Daniel Flower." Risponde Jason.
"Quel...Daniel Flower? Il multimilionario?"
"L'unico. Da quando vi conoscente?"

"Da un po'. A proposito... Quel giorno, nel tuo ufficio... Quando mi hai dato il nuovo incarico... Dimenticato niente?" Mark lo guarda a braccia incrociate.
"Non capisco..." Dice perplesso.
"La piccola predica sul rispetto delle regole..."
"Che predica?" Sbatte gli occhi, fingendo stupore.
"Sì, sì, vabbe'... Torno a compilare scartoffie. Molto meglio." Brontola.


"Bel posticino. Molto intimo." Commenta Daniel. "Adesso mi..."
Charlie si avventa su di lui.
"Calma!" Dice bloccandola contro il suo petto. "Hai respirato troppo fumo?"
"Sei...sei..." Tenta inutilmente di svincolarsi.
Lui rafforza la stretta. "Ti lascio andare solo se mi prometti di darti una calmata."
Charlie emette uno sbuffo. "Tu lo sapevi! Tu sapevi!"
"Che sei strana? Sì e mi piaci proprio per questo. La pianti di divincolarti come un'anguilla?" La solleva di peso e la butta sul letto. "Se devo usare le maniere forti..."

Charlie è troppo stanca...troppo di tutto. Resta immobile, vinta e lo guarda fisso. "Parlo di Mark... Di me e di Mark." Dice piano.

Daniel le si siede abbastanza vicino, ma evita accuratamente di toccarla. Il contatto fisico in quel momento le è sgradito. "Quello era un modo contorto per chiedermi se sapevo che sareste finiti a letto insieme? Sì, non ci voleva un indovino. Anzi, me lo auguravo. Ho capito che era successo dalle vostre voci, quando mi avete telefonato la prima volta...e... No, non ci sono rimasto male. Sono felice per te. Un po' meno per lui, che non sa in che guaio si è cacciato." Risponde studiandola.

Charlie si rannicchia contro la testata e scuote la testa. " Non intendevo il... presente." Mormora. Lui continua ad aspettare, ma non nasconde di essere impensierito. "Parlavo del NOSTRO passato... Mio... di Mark..."

"Charity... non esiste nessun...VOSTRO passato. Non ancora, credo. Sei in modalità fuga?" Le chiede avvicinandosi. Il peggio per il momento è passato.
"Dimmelo TU. Se sono qui... è colpa tua?"

"Mia? Charity... Io non sapevo nemmeno dell'esistenza di un posto chiamato Turner e non conosco uno solo dei suoi abitanti. Per lo meno fino a questa sera." Posa i gomiti sulle ginocchia e le prende le mani. Inutilmente cerca una scintilla di quel fuoco che vedeva nei suoi occhi. "Charity... Ti ho già visto in questo stato e speravo che non succedesse più. Parla con me. Questa volta non ho intenzione di restare bloccato qui dentro tre giorni e tre notti." Torna a guardarsi in giro. "Anche se ammetto che l'ambiente ispira. Il mio sesto senso mi avvisa che potrei ritrovarmi con una pistola puntata alla testa." Niente da fare. Si aspettava almeno una risatina. Charlie non reagisce.

"Giuramelo."
"Cosa ti devo giurare? Che Turner per me prima non esisteva? Ok. Lo giuro."

Charlie si alza ed accende il computer di Mark. "Guarda questa."
Daniel la raggiunge. "L'ho già vista in casa sua. Tony ne ha fatto incorniciare un ingrandimento che ora è appeso ad una parete."
"OSSERVALA BENE!"
Lui si china. "Vedo Mark con un amico. Suppongo che sia il collega che ha perso." Dice rialzandosi.

Charlie stringe i pugni. "Collega che si chiamava Pete Jackson. Ti dice niente il nome?"
L'altro alza le spalle. "Gli Stati Uniti sono piedi di Peter Jackson." Si avvicina ad una caraffa e si versa un bicchiere d'acqua. "Due lavorano per me."

"Quanti Pete Jackson conosci che avevano l'abitudine di passare, OGNI ANNO, una decina di giorni, insieme alla famiglia e agli amici per ricordare chi non c'era più? Quanti Pete Jackson conosci che sono morti, trafpassati da una pallottola?"

A Daniel scivola il bicchiere di mano. La fissa angosciato. "Oh NO!! Ti assicuro che non lo sapevo."
"Non ti credo."
"Te lo giuro su quello che ho di più caro." L'afferra per le spalle. "Te lo giuro su chi amo di più. Su..."
Charlie gli chiude la bocca. "Non su di loro."

"Quando ho chiesto ad Tony di trovarmi informazioni sul conto di Mark non mi ha fatto il SUO nome. Posso dimostrartelo. Conosci la mia passwort. Controlla con i tuoi occhi."
"Chi mi dice che Faith..."
"Sai come superare i suoi controlli." Le ricorda lui. "Sei la sola, oltre a me e a, naturalmente, Food che può darle ordini."

Charity non si muove. Rimane immobile, gli occhi puntati nei suoi per lunghi, interminabili secondi. Poi rilassa le spalle. "Scusami per lo schiaffo." Sussurra accarezzandogli la guancia.
Daniel respira. Gli crede. "Non sei la prima." Ricambia il suo gesto di pace e le sfiora il contorno del viso con due dita. "Dovremo dirlo a Mark."

"Sì. Lo dobbiamo fare ma..." Appoggia la testa sul suo petto. "Per favore non adesso."
Daniel la culla tra le sue braccia." Charity, stimo profondamente Mark. Lo ritengo un uomo capace, intelligente. Non commettere un' altra volta lo stesso sbaglio. Non ridurti come me."
"Non sei riuscito a farle cambiare idea?" Sorride alla sua smorfia.
"Esce poco. Per fortuna ho Faith che mi da una mano a tenerla d'occhio." Infila le mani in tasca e si dondola.
"In tal caso... torna a casa. Qui abbiamo praticamente finito." Lo spinge verso la porta.

"Dimmi francamente che ti sto tra i piedi e me ne vado." Appoggia le mani agli stipiti e si volta. "Un ultima domanda. Devo proseguire con l' allestimento?"
Charlie avverte il calore del suo sguardo comprensivo. "Sì. Adesso più che mai. Voglio avere la certezza che mi ama come afferma."
"Ti ama, testona. Ti ama. Saprà accettarti per come sei realmente... Ma tu, Charity...Cosa provi per lui?" Ha solo bisbigliato la domanda, ma per Charlie è come se l'avesse urlata. Le sembra che echeggi nella stanza Cosa provi per lui?Cosa... provi... per lui?

"Questa notte... Quando aspettavo di vederlo uscire... Quei secondi mi sono sembrati ore. Ho avuto paura. Paura di perderlo. Paura di non vederlo più. Paura non sentire più la sua voce... la sua risata. Ti basta come risposta?"

Daniel torna sui suoi passi. "Sei innamorata. Questa volta fermati e lasciati amare. Sconfiggi le tue paure e... Diglielo. Rivelagli cosa provi per lui."
"Ho paura di perderlo." Confessa a bassa voce.

"Lo so, tesoro, lo so." Sa quanto le è costata quella timida ammissione. "Purtroppo ho imparato a mie spese che bisogna rischiare e lottare per avere la persona che ami al tuo fianco. Se ti arrendi e rinunci avrai solo dei rimpianti. Avrai sprecato parte della tua vita per niente." Mormora al suo orecchio.
"Tu l'hai sprecata?"

"Una parte. Questa volta però non mi arrenderò facilmente. Ho imparato a lottare e non cedere alle prime difficoltà." Sfiora le sue labbra in segno di congedo.
"Allora vai. Torna a combattere... mio guerriero."

Quando si volta la vede ferma sulla porta, il braccio levato in segno di saluto. Ricambia soffiandole un bacio.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21

"Ancora alzata?"E' sorpreso di trovarla ancora sveglia.
"Ti aspettavo. Stanco?" Chiude il computer con cui stava lavorando e si infila sotto le coperte.
"Ho avuto delle giornate migliori. Daniel?"
"Andato."
Annuisce. Non le fa domande. La stanchezza pesa sulle sue spalle, sulle sue palpebre. Si concede una lunga doccia prima di raggiungerla.
"Domani andrà anche peggio. Preparati a ricevere gente importante. Hai letto i diari?"Sbadiglia.
"La maggior parte. Mi sarebbe piaciuto conoscerlo." Si rannicchia tra le sue braccia e d accarezza la peluria dorata del suo torace.
"Anche a me. Precorreva i tempi." Mormora. Le sue palpebre si fanno sempre più pesanti e la sua mente si spegne.
Charlie lo copre piano e posa leggera la bocca sulle sue labbra. "Dormi bene, amore mio."

Mark si ritrova in un ambiente vasto e spoglio. Si guarda attorno. Da ogni parte muri rossi. Con un sussulto le vede muoversi ed ondeggiare. Quelle sono lingue di fuoco! Intorno a lui solo fiamme. Avanza di un passo. Anche il pavimento è in fiamme, ma lui non avverte il minimo calore.
Al centro della stanza si trova un grande letto. E in quel letto enorme Charlie. No. Charity. Nuda. Che lo invita con un gesto. Allunga la mano. Non riesce a toccarla. Qualcosa o qualcuno li separa.
Un' ombra. Un' ombra che ride... Un uomo bruno. Vede le sue spalle. La bacia. L'abbraccia. Stanno facendo l'amore... davanti ai suoi occhi.
Corre per staccarlo da lei ma, nonostante i suoi sforzi, la distanza resta la stessa. La chiama disperato
. L'uomo si volta con una risata di scherno. Non distingue i suoi lineamenti. "Povero Mark... Arrivi sempre tardi...Tardi... Tardi."

"Mark,Mark... svegliati."
"Charity?" La cerca.
"Sono qui." Gli stringe la mano. "Apri gli occhi."
Sbatte le palpebre. E' giorno fatto. Charity è in piedi, vicino al letto. Si siede al suo fianco.
"Che ore sono?"
"Le dieci. Non volevo disturbarti però Jason..."
"Dov'è?" Chiede.
"Ci aspetta nell'ufficio dello sceriffo. Ti ho preparato del caffè."
Si mette seduto e si sfrega gli occhi, ancora sottosopra. "Colazione a letto. Mi vizi."
"Solo per oggi. Tutto bene?" Lo guarda incuriosita.
"Un sogno... bizzarro." Abbassa gli occhi sul vassoio. "Cappuccino?"
"Una specie. Mi sono arrangiata." Aspetta di vederlo bere il primo sorso per alzarsi
"Buono. Charlie... resta qui, dobbiamo parlare."
"Sì, me l'immaginavo." Con un bacio gli toglie i residui di schiuma. "Prima Jason." Gli ricorda.
"Rompiscatole come al solito." Bofonchia contrariato.

"Charlie, Mark... Vi presento Mark Burton, Governatore di questo stato." Jason si alza al loro ingresso. "Vorrebbe avere maggiori informazioni su quello che è successo."
"Soltanto informazioni?" Mark lo rimira sospettoso.
Burton è relativamente giovane; cinquant'anni al massimo, ben portati; snello e con i capelli che cominciano ad ingrigire. Due occhi scuri ed intelligenti. "Agente Goyle,  ammetto di aver interferito, spinto dalla curiosità. Ma non avrei mai pensato di giungere a questo punto."
"Ha già parlato con suo cugino?" Interviene Charlie.
"No." Torna a sedersi. "Il fatto di essere mio cugino non deve favorirlo. In nessun modo. Vorrei solo... capire."
Mark resta dubbioso e preferisce tacere.
"Gradirei che assistessero alla nostra ricostruzione lo sceriffo Bronson e sua moglie." La richiesta di Charlie sconcerta i due, che accettano con un cenno del capo.

"Signor Governatore, lei è Vivian Bronson..." Vivi si inchina e stringe le loro mani. "Parte interessata in questa vicenda... Mark, a te la parola" Charlie si siede e lo guarda con un sorriso aperto.
"Questa me la paghi." Bisbiglia al suo orecchio. "Preferirei aver presente anche il signor McNabb."

Aaron si alza senza dire una parola e torna con il prigioniero.
"Mark. Sei qui, finalmente..."
"Mettiti seduto." Sibila al cugino. "Ascolta e parla quando sei interrogato."
"Io e la mia collega..."
"Collega? La sgualdrina che ti scopi vorrai dire."
Mark lo guarda schifato. "Non vale nemmeno la pena risponderle a modo."
"Lei non dice niente?" L'exsindaco si rivolge a Jason.
"La vita PRIVATA dei miei agenti non mi interessa minimamente." Gli risponde gelido.

"Vada avanti, agente Goyle. Non dia retta ai suoi sproloqui." Aggiunge il governatore.
"Come dicevo... Io e la mia collega siamo scesi in quel tunnel e vi abbiamo trovato i resti mummificati di un corpo femminile. Nudo e con pochi o nessun segno di riconoscimento. Dalle ricerche effettuate nei vostri archivi ho scoperto ben poco. Nessuna persona scomparsa le assomigliava. Controlli più approfonditi e, soprattutto, la ricerca del Dna ci hanno portato ad una sola conclusione. La donna in questione, da noi denominata Lilian, era imparentata con un solo abitante di Turner... Vivian Bronson." Li zittisce con un gesto. "Questo fatto ci meravigliò perchè a noi risultava che lei e la sua famiglia fossero originari di un altro stato. Siamo tornati qui per informarla e avere una spiegazione. La signora non ha saputo risponderci ma, grazie ad alcune vecchie foto e alla memoria fenomenale di un vecchio, abbiamo scoperto un collegamento. Un cognome: Hakpoole."

"Hakpoole? Mi ricorda..." Il governatore si concentra. "L'autista del mio bisnonno?"
"Giusto. Era il bisnonno della signora Bronson. Vivi, posso rivelare anche il resto?" Riceve la sua conferma. "Quando la sua bisnonna, stanca dei maltrattamenti a cui la sottoponeva il marito, fuggì da casa... cambiò cognome in Poole. Le sue figlie divennerò così Margaret e Vivian Poole. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, ormai adulte e rimaste sole, si arruolarono e divennero due infermiere. Margaret fu assegnata al seguito delle truppe nel Pacifico. Vivian a quelle sull'Atlantico. Lo sappiamo perchè entrambe tennero un diario. Diari in possesso della signora Bronson. Grazie alla loro lettura abbiamo avuto la conferma che quel corpo mummificato era appartenuto a Vivian Poole."

"Agente Goyle, mi scusi, ma come ha fatto a finire in quel tunnel?"
"Vivian Poole si era innamorata, durante la sua permanenza in Europa, di un giovane soldato, caduto durante o subito dopo lo sbarco in Normandia." Continua Mark. "Alcune settimane dopo la sua morte scoprì di essere incinta. Per motivi troppo lunghi da spiegare decise di far nascere suo figlio nella sua citta natale, Turner. Sperava forse di trovarvi parenti od amici. Trovò solo un uomo a cui poteva chiedere aiuto... Marcus McNabb."
"Allora è stato Marcus ad ucciderla?" Chiede Bob.
"Marcus non ha mai fatto male ad anima viva." Si ribella, sdegnato, il governatore.

"Vivian non è stata uccisa. Ora ne siamo sicuri. Il dottor McNabb, per un breve momento, ha pensato che lei intendesse ricattarlo, ma si è presto reso conto che si sbagliava. Vivian Poole non sapeva niente."
"Niente di cosa?" Lo interrompe Jason.
"Della presunta morte del mio bisnonno, suppongo." Rievoca con calma il governatore.
"MARK!" Bob balza in piedi.

"Seduto, Bob. Quando sono sceso in politica il primo consiglio che mi hanno dato è stato di controllare quanti scheletri erano nascosti nel mio armadio." Spiega con un sorriso. "Alcuni li conoscevo già, altri sono usciti in seguito alle mie ricerche. Posso spiegare?" Mark gli cede il posto. "Il mio bisnonno, Robert McNabb, era un grandissimo farabutto, lo sa tutto lo stato. Era un banchiere che, durante la crisi del '29, fu sospettato di aver truffato la maggior parte degli abitanti della contea. Aveva fatto di peggio. Ricatti, prestiti ad usura... Quando si accorse che la terra cominciava a scottargli sotto i piedi escogitò un modo per uscirne. Si creò una seconda vita in Inghilterra."
"Posso chiederle quando lo ha scoperto?" Interviene Charlie.

"Al compimento della maggiore età. Mio nonno, il figlio minore di Robert, lasciò una lettera ai suoi eredi. Da aprirsi dopo la sua morte. Come suo fratello. Robert McNabb fece scavare quel tunnel come via di fuga e come sua cassaforte privata. Il suo piano però gli si ritorse contro. Sua moglie, stufa di lui, non intendeva seguirlo. L'idea del divorzio per lei era inaccettabile. Ideò lo stratagenna dell'incidente e gli suggerì di fingersi morto. Robert le lasciò una congrua parte del suo bottino e fuggì in Europa dove si creò una seconda famiglia."
"Chi uccise Hakpoole?"

"Aaron sinceramente... Non ne parlano nelle lettere.  Mio zio, il figlio maggiore, aiutò Robert e i suoi fratelli, Marcus e Jacob, nello scavo di quel buco. Jacob era il bisnonno di Bob. Fu lo stesso Marcus ad accompagnarlo al treno. Non si incontrarono più."
"Marcus era anche il medico che firmò il certificato di morte."
"E fu Jacon a seppellirne i resti." Il governatore si siede. "Chiudi la bocca, Bob, rischi di inghiottire una mosca."

"Grazie per la sua sincerità. Marcus decise di aiutare Vivian. La fece ospitare in una piccola fattoria. Gli anziani proprietari erano suoi pazienti che non potevano rifiutargli un favore. Purtroppo il bambino nacque morto..."
"Era... un maschio?" Vivi solleva gli occhi pieni di lacrime.
"Sì. Al giorno d'oggi si sarebbero subito accorti che qualcosa non andava. Lui fece il possibile ma... Perse anche Vivian. Tornò a casa e... poche ore dopo si uccise."

Vivian si rifugia tra le braccia del marito. "Chi l'ha nascosta in quel buco?"
"Questo forse può spiegarcelo il signor McNabb..." Tutti gli occhi si puntano su Robert. "Mi dica, quando ha scoperto l'esistenza di quel tunnel?
"Da bambino. Avevo trovato una specie di mappa. Uno schizzo in un vecchio libro." Borbotta a testa bassa.
"L'ha esplorato?"
"NO! Ho... paura dei luoghi chiusi." Rivela, pallido.
"Posso confermarlo. Gli è difficile persino entrare in un ascendore." Dice Mark.

"Signor governatore, lei era a conoscenza del tunnel..."
Jason maschera un sorriso. Si chiedeva quando avrebbe mostrato i suoi artigli.
"Sì, agente Goyle. Naturalmente. Però credevo fosse crollato da anni. Mio nonno scriveva che aveva provato ad entrarci, me che ne era stato impedito da una frana. Posso dimostrarlo. Ho le lettere con me."
"Signor McNabb, perchè ha cercato di far sparire il diario di Marcus?" Domanda Charlie. "Perchè ha inutilmente tentato di forzare quei lucchetti?"
"I lucchetti per... ero curioso di sapere chi fosse. E per i diari... Dovevo nascondere quello che Marcus combinava... Se si venisse a sapere..."

"BOB. A chi vuoi che importi?"
"MARK! Era illegale!"
"Per la miseria! Sono passati oltre sessant'anni!" Esclama esasperato il governatore. "Marcus McNabb era un faurore del controllo delle nascite e faceva propaganda sui metodi anticoncezionali." Spiega con un sorriso.

"Io e Charlie li abbiano letti. Suo cugino si riferiva ad altro." Rivela con calma Mark. Il governatore lo fissa stupito.
"In alcuni casi... ha fatto di più." Spiega Charlie. "Scrive di una decina di aborti e..."
Bob abbassa la testa con un gemito.

"Aborti? MARCUS? Impossibile."
"Ho preso nota dei nomi e sono andata a controllare... In almeno SEI casi si trattava di... adolescenti." Rivela.
"Stupro?" Il viso del governatore si è fatto cupo.
"Probabile... o peggio. Il peccato silensioso. Incesto."
"Cos'altro?" Chiede addolorato.

"Tre casi di appendicite acuta, con pericolo di peritonite... Contrassegnati da un asterisco. Nelle note scritte a margine l'asterisco è seguito da un titolo e da un numero. Un testo di anatomia e una pagina dove si descrive una tecnica chirurgica. La chiusura delle tube. Marcus McNabb ha sterilizzato tre donne."
"SANTO CIELO! PERCHE'??"

"Non lo dice. In fondo era il suo diario. Scrivere per lui doveva essere terapeutico. Uno sfogo."
"Non sapremo mai la verità." Sussurra Aaron.
"Un modo c'è!" Mark sorride e il suo viso s'illumina. "Abbiamo dimenticato la storia vivente di Turner."
Gli altri lo guardano come se all'improvviso gli fosse spuntata una seconda testa.

La prima a capire è Charlie. "Homer e il suo libro... Parla degli scandali di Turner e ci ha detto che i mcNabb erano sempre coinvolti..." Si scusa con il governatore che le risponde con un sorriso.
"Esatto. Ci ha taciuto il suicidio di Marcus. Chissà quanti altri segreti conserva chiusi nella sua testa."

"Andiamo a chiederglielo." Il governarore si alza. " Mi sembra il minimo che posso fare per voi. Dopo tutte le seccature che vi hanno creato i miei parenti." Lancia un'occhiata dura a Bob che curva le spalle. "E poi questa storia mi riguarda personalmente. Marcus è uno dei pochissimi McNabb che stimo."

Il personale dell'ospizio impallidisce vedendo chi è che ha suonato il campanello prima del consentito.
"Signor Governatore, non sapevamo... A cosa dobbiamo..."
"Oggi non sono il governatore, solo un amico in visita. Possiamo avere un colloquio PRIVATO con Homer? Per favore." Il suo sorriso amichevole conquista la direttrice che retrocede.
"Ma certo, naturalmente. Prego, lo faccio avvertire." Li accompagna personalmente.

"Homer, una visita speciale per lei. Il governatore."
"Mark Burton. Solo Mark. Ho un favore da chiederle. Grazie per la sua gentilezza signora." La spedisce fuori con un sorriso di scuse. "Homer, posso presentarle la signora Vivian Bronson e l'agente speciale Jason Morgan? Gli altri li conosce."
Homer li guarda con lo sguardo perso. "Quante persone... Ci sono sedie sufficienti?"

"Mi permette di sedermi al suo fianco?" Charlie ha intuito il suo disagio e gli fa forza prendendogli la mano.
"Figliola, può fare quello che vuole." Le rivolge un'occhiata allusiva. "Mia moglie non c'è. Se vuole infilarsi sotto le coperte..."
"Non credo che mi sentirei al sicuro."
Homer ridacchia. "Una volta, forse... Adesso..."

"Ha saputo le ultime novità?" Gli chiede Mark.
"Non si sente parlare d'altro. Era ora che qualcuno eliminasse quella colossale accozzaglia di scemenze."
"Scemenze? La biblioteca civica?" Non può fare a meno di esclamare il governatore.

"Sissignore. Sa qual è stato l'ultimo libro acquistato? Il vecchio ed il mare. Chiudevano sottochiave Freud e Darwin. Per loro non c'è mai stato il Vietnam e nel loro atlante figurava ancora il Congo Belga. Per fortuna esiste Internet."
Mark scoppia in una risata. "Le garantisco personalmente che nella nuova biblioteca ci saranno le ultime novità."
"I fondi sono sempre insufficienti." Brontola il vecchio.
"Hanno appena trovato un generoso finanziatore." Ribatte il governatore.
"Chi è questo pazzioide?"
"Come ha detto lei... Un pazzoide. Mio cugino Bob."

Homer ride talmente che inizia a tossire e lacrimare. "Non è come mi immaginavo. Mi ricorda un vecchio amico. Tim Duncan. Avete lo stesso senso dell'umorismo."
"Intende il mio nonno materno? Homer, ho un grande, grandissimo favore da chiederle. Se io rivelo quello che ho scoperto sul conto dei McNabb... lei può completarne il quadro per l' FBI? E' importante."
Homer resta silenzioso per alcuni minuti. "Per il nipote di Tim posso anche farlo."

"La ringrazio. Agente Goyle, Dottoressa Dench potete fare un riassunto delle vostre scoperte?"
Charlie conferma con un cenno e con poche e scarne parole lo aggiorna.
"Lei è la nipote della piccola Maggie? E' stata una delle mie prime allieve, quando ero un semplice apprendista..."

"Mi aiuti a scoprire perchè mia zia non ha avuto una degna sepoltura e dove può essere seppellito il suo bambino." Lo implora Vivi.
Homer le sfiora la guancia. "Con tutto il cuore, bambina. Signor governatore..."

"Mark. Sono qui per la stima che ho sempre provato per Marcus. Ho raccontato quanto sapevo sulla costruzione del tunnel. Che sono stati il mio bisnonno, Marcus, Jacob ed il figlio maggiore di Rober a realizzare lo scavo."
"Probabilmente con l'aiuto di Hakpoole."
"Quasi certo, direi." Scambia un'occhiata con gli altri. Ora hanno un movente in più per la sua uccisione. "L'agente Goyle e la dottoressa hanno scorso il diario di Marcus e ci sono dei punti... controversi." Cerca una maniera per mitigare l'asprezza della domanda che seguirà.

"Gli aborti? Sì, ne ero a conoscenza." Lo dice con tranquillità. "Grazie alle riunioni insegnati-genitori. Il più delle volte si presentano esclusivamente le madri. Metta un gruppo di donne in una stanza e sarà al corrente degli ultimi pettegolezzi. Se ne vede due in disparte che parlottano a bassa voce, sia sicuro che si scambiano consigli. Nessuno faceva caso a me." Rimane in silenzio e con gli occhi chiusi. "Gli ho persino mandato un paio di mie allieve. Se l'insegnante è attento nota subito un cambiamento in chi ha davanti tutti i giorni che lo mette in allarme. Con cautela ho fatto qualche domanda. Ci è voluto poco per capire in che guaio si erano cacciate."

"Lei doveva essere un insegnante eccezionale. Molti avrebbero chiusi occhi ed orecchie." Dice Jason ammirato.
"Sono un ficcanaso, per fortuna. Volevo bene ai miei allievi. A tutti. Ho cercato di fare quello che potevo. A volte molto poco." Sospira rassegnato. "Mi ci vuole una tazza di buon caffè... Ed anche a voi." Sorride mostrando le gengive sdentate.

"Ci penso io." Si offre lo sceriffo. Ritorna poco dopo con un vassoio.
"Il mio sarà, come al solito, decaffeinato. Come se alla mia età..." Brontola Homer. "Per fortuna so come rimediare." Con la mano fruga in un cuscino e ne estrae una sottile fiaschetta. "Posso offrire?"
Charlie e Vivi declinano con un sorriso.
"E' presto." Rispondono Martin, Aaron e Jason.
"Solo un goccio." Ringrazia il governatore. "Credo che ne avrò bisogno."

Homer ne versa una bella dose nel suo caffè ed inizia a raccontare.
"Marcus era un gran brav'uomo. Teneva alla vita dei suoi pazienti. Piangeva ogni volta che ne perdeva uno, specialmente se era giovane. Ho...Ha visto troppe donne ridursi a dei rottami per colpa dei mariti.  Ha iniziato ad insegnare a quelle che glielo chiedevano come evitare gravidanze sgradite o troppo ravvicinate. La voce si è sparsa... Poi si è reso conto che non era sufficiente. A volte... i mariti intervenivano in maniera pesante. Andate a fare un giro nei cimiteri qui attorno e vedrete quante tombe di giovani morte di parto... Gli sono capitate tre povere donne. Quattro o cinque figli, uno dietro l'altro o inframezzati da una lunga serie di aborti spontanei ripetuti... Donne giovani, in salute; ridotte in pochi anni allo stremo. Solo perchè il marito aveva delle voglie da togliersi. Marcus ci ha provato a farli ragionare. Con le buone e con le cattive. Niente da fare. Ai primi sintomi di un nuovo aborto è intervenuto. Come risultato quei bambini hanno avuto accanto per molti anni ancora una madre affettuosa ed il marito ha continuato a fare il proprio comodo... Senza mettere in pericolo la vita della donna che aveva sposato." Homer riprende fiato e finisce il suo caffè. "Sapeva benissimo di commettere un reato, ma diceva che aveva giurato di salvare delle vite... Non di accompagnare dei morti al loro ultimo viaggio. Ed io gli ho sempre dato ragione."

Guarda le loro facce impietrite e continua. "Ero un suo grande amico e si confidava con me. Mi auguro di averlo in qualche modo aiutato a sopportare il suo fardello." Sospira addolorato.
"C'è altro che devo sapere?" Il governatore si è seduto, pallido in viso e visibilmente scosso.

"Può avede dei parenti sparsi per il Paese di cui ignora l'esistenza. Il figlio di Marcus, Peter, non è morto... Cioè, forse adesso lo è... Non è mai stato coinvolto in una sparatoria. Si era cacciato in un grosso guaio anche nel posto dove si era nascosto. Il padre ha dovuto pagare e gli ha procurato una nuova identità. Non so quale. La sorella, Miriam, era l'unica in contatto con lui. L'ho riconosciuto, anche se si era fatto crescere barba e baffi, quando c'è stata l'asta. Si era confuso tra i curiosi e ha sottratto il coltellino da cui suo padre non si separava mai."
"Posso... Posso chiederle che aveva combinato qui a Turner da doversi nascondere?"
"Era il responsabile di alcune di quelle gravidanze. Aveva violentato due ragazzine di sedici anni."
Mark si alza e picchia il pugno contro il muro. "Questa mi mancava."

"Non ne sembra particolarmente sorpreso." Commenta Jason.
"Dopo quello che ho scoperto sui McNabb niente più mi meraviglia, agente Morgan. Alcuni loro comportamenti posso tentare di giustificarli dicendo che vivevano in tempi burrascosi e c'è chi si è comportato peggio, ma in altri... Non ci riesco. Ho più comprensione per Marcus che per Robert o Jacob...o Peter... Il mio bisnonno ha truffato parenti e amici. La sua stessa famiglia! Jacob era degno di lui. Oltre ad essere falegname e carpentiere, era anche impresario di pompe funebri. Poi ha iniziato a costruire case... Case per modo di dire. Usava materiali scadenti e mano d'opera non qualificata."

"Fregature per gli acquirenti." Borbotta Homer. "Ma voi siete qui per Vivian. Non so chi l'ha nascosta in quel tunnel. Ero assente da Turner nel 1945. Ho saputo del suicidio di Marcus al mio rientro. Ho potuto solo assistere all'asta dei suoi oggetti più cari. Sua figlia era cambiata. Non era più la ragazza spensierata che ricordavo. Era inacidita ed ossessionata dal denaro. Si era fidanzata con un giovane di buona famiglia. Forse aveva paura che lo scandalo e la mancanza di contanti lo allontanassero. Non so che fine abbia fatto e, francamente, me ne infischio."

"A chi Marcus poteva aver chiesto aiuto?" Mark e Charlie suppongono di avere la risposta ma cercano una conferma.
"Ad uno solo. Jacob. Poteva scavare una tomba quando e dove voleva. Durante il proibizionismo ci nascondeva casse intere di alcoolici di contrabbando."
"Ma non l'ha sepolta. L'ha infilata in quel buco e ne ha nascosto l'entrata." Charlie si è alzata con occhi minacciosi. Mark la calma posandole una mano sulla spalla.
"Paura." Homer le offre la sua fiaschetta che lei rifiuta. "Marcus si fidava... Lui no. Se lei sapeva potevano arrivare altri. L'ha fatta sparire."
"E il bambino?" Chiede con un filo di voce Vivian.

"Sapete quel'era la fattoria? Un tempo si seppellivano i morti vicino a casa. In un angolo tranquillo."
"So dove si trovava. Comincerò appena possibile le ricerche." Charlie rivolge una muta promessa alla sua amica.
"Conta pure sul mio aiuto." Si offre Mark.
"Grazie. Grazie a tutti." Vivi si inchina commossa.
"E' il minimo che potevo fare per la nipotina di Maggie."
"Adesso la lasciamo in pace. Se vuole pubblicare il suo libro, conti pure sul mio appoggio." Il governatore gli stringe la mano. Escono in silenzio. Ciascuno immerso nei propri pensieri. "Che farete ora?" Chiede ad Aaron e alla moglie.

"La Turner che ricordavo con affetto non ha niente a che fare con questa. Mi prenderò un periodo di riposo e penserò al futuro."
"Lei è un brav'uomo, onesto e scrupoloso. Resti qui e dia una mano al nuovo sindaco. Anzi... Si candidi... Bob è bruciato. Provi a far tornare questa città come la ricordava... Un posto degno in cui vivere. Per quello che può servire... Conti pure sul mio aiuto." La sua offerta è sincera,
"Ci penserò sopra, ma voglio parlare con la mia famiglia."

Charlie, Mark e Jason si allontanano per consultarsi.
"Dottoressa è sicura di trovare quella tomba?"
"Ci proverò. Non è la prima ricerca di questo tipo che affronto. Speriamo solo che il tempo regga."
"Sono pronto. In macchina ho sacco a pelo, provviste per una settimana e due cellulari con una bella scorta di batterie." Ride alla faccia sorpresa del suo capo. "Incidenti possono sempre capitare aiutando Charlie."
"Vado a procurarmi il necessario." Si allontana seguita dallo sguardo dei due uomini.

"Adesso mi spieghi?" Chiede Jason.
"Io e Charlie, forse, abbiamo una relazione." Bofonchia Mark, strofinando la punta di una scarpa per terra.
"Forse??" I suoi occhi sono divertiti.
"Ne sono innamorato. Va bene?" Ammette a denti stretti.
"Mmm. E lei?" Jason dentro di sè si concede una bella risata.
"Ho paura a chiederglielo. Non è una donna semplice... e poi c'è un uomo nella sua vita." Il ricordo del sogno riaffiora prepotente.
"Daniel Flower?"
"No. Non credo. Ti ricordi i miei... sogni?"
"Fin troppo bene, Ti hanno parato il culo più di una volta." Lo fissa preoccupato. " Non mi dirai che...?"
"Questa notte. Ero in una stanza di fuoco e un uomo si frapponeva tra lei e me. Un uomo bruno, di cui non distinguevo il viso... Mi diceva che ero arrivato tardi." Sospira pesantemente.

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Capitolo 22




Jason preferisce distoglierlo dalle sue preoccupazioni personali.

"Ho trovato informazioni su Daniel Flower, la maggior parte sono cose vecchie e risapute. L'unico fatto strano che ho scovato è che a venticinque anni ha assunto con prepotenza il controllo delle sue aziende. E' arrivato all'improvviso e dopo una riunione a porte chiuse, dicono tempestosa, ha eliminato in un sol colpo gran parte dei dirigenti, cedendo una vasta parte delle sue azioni. Deve averci rimesso uno sproposito... Che un anno dopo aveva abbondantemente recuperato."
"Azioni di cosa?" Chiede curioso.
"Soprattutto partecipazioni in fabbriche di armi o che producevano tecnologie militari. Con una semplice firma ha cancellato decine di contratti con il governo." Jason scuote la testa incredulo.

"Ma so che il Pentagono è interessato alle sue ricerche attuali. Produce anche un giubbotto anti-proiettili in dotazione ai marines."
"Il G-27? Non ci guadagna un centesimo." Mark rimane a bocca aperta. "Hai capito bene. Li produce e li rivende a prezzo di costo; e non li troverai in commercio."

"Come cazzo fa tutti quei soldi?"
"Ha investito in molte attività. Fabbriche di alimentari, di medicinali, di cosmetici... Produce tecnologia applicata all'ecologia. Sistemi e programmi per computer. Videogiochi eccetera. Di' una qualsiasi attività e lui, in qualche modo, c'è dentro. L'ultima azienda che ha comprato, poche settimane fa, fabbrica prodotti per l'infanzia... Oh...Non investe mai due volte nello stesso ramo."

"E che hai saputo sui suoi hobby? Ne deve avere parecchi..." Mormora pensieroso. Daniel  è più misterioso di quanto credeva.
"Ha seguito o segue vari corsi, universitari e no. Storia, Architettura, Arte... Pittura, scultura... Dicono che abbia anche talento... E, poi, naturalmente, le belle donne... Anche se sembra che in questi ultimi tempi, abbia rallentato con le uscite... Non pratica sport, ma va spesso in palestra."

"Relazioni?"
"Nessuna di rilievo, anche se ha dichiarato che ne ha avuto tre molto importanti. Non ho scoperto nè chi, nè quando."
Sono tutte informazioni che in maggioranza aveva già.

"Mi sono anche messo in contatto con il tuo amico Alan. La misteriosa Piuma non agisce solo a New York. Sappiamo di allarmi impazziti a Los Angeles e a Miami. " Continua Jason. "I tizi che avevamo sbattuto in galera o ci sono ancora o sono in libertà vigilata. Non credo che nessuno di loro sia questo misterioso visitatore... Ma ho scoperto una cosa che può interessarti. Molti di quei gentili omaggi ai musei... Erano pezzi che sospettavamo essere caduti tra le grinfie del capo di quella gang. E sono tutti autentici, non copie perfette."
"Vuoi dire che la Piuma lo sta derubando?" Una gioia maligna brilla nei suoi occhi.

"Potrebbe. Oppure, chiunque sia, ha avuto bisogno di contanti e li ha ceduti a compratori senza scrupoli. E adesso qualcuno vuole restituire il maltolto."
"Sarebbe interessante sapete quali e quanti pezzi sono stati messi sul mercato." I due si capiscono al volo. A Mark sembra che il tempo sia tornato indietro.
"Ho fatto circolare la tua vecchia lista. Dobbiamo solo aspettare."

"Aspettare cosa?" Charlie è tornata armata di pale, picconi e altri attrezzi.
"Di risolvere un vecchio caso su cui non abbiamo dormito per mesi. Roba di anni fa." Risponde Mark fissando il materiale. "Qualcosa mi dice che il lavoro pesante toccherà a me. Ci vediamo a New York, Jason... e ancora grazie." Lo saluta con una vigorosa stretta di mano.
"Mi raccomado... Stai alla larga da benzina ed aggeggi esplosivi. Mi aspetto in cambio una succulenta cena dai Potter. Arrivederci Charlie. Lieto di averla conosciuta."
"Buon viaggio, Jason."

Lo guardano salire in auto, vicini, la mano di Mark attorno alla vita di Charlie.
"Da dove cominciamo?" Chiede lui.
"Dalla fattoria. Nel tuo computer hai archiviato le vecchie mappe. Ho controllato." Gli rivela sollevando un angolo della bocca in un mezzo sorriso.
"Non mi sembra di averti mai rivelato qual'è la mia passwort..."

"Elementare, mio caro agente Goyle. I nomi delle tue figlie al contrario... Troppo facile. Da te mi sarei aspettata qualcosa di più complicato." Lo prende sottobraccio. "Sento la necessità di una dose abbondante di caffeina."
"Tu quale usi?" Domanda restituendole il sorriso.

"Pensi che te lo direi?" Lo fissa con intensità. "L'ho cambiata in questi ultimi giorni. Indovina..."
"Turner?" Il cuore gli prende a battere veloce.
"Questa è una metà..."
"Ma... Mark?" Non ci crede.
"Azzeccato in pieno."

Ha bisogno di tempo per riaversi dalla sorpresa. "Mi riempie un termos grande di caffè?" Ordina alla banconista della tavola calda. "Ti consiglio di sbrigarti con le tue ricerche. Abbiamo qualcosa in sospeso a New York che ci aspetta. Ed io mi sto scoprendo... impaziente."
"A me non risultano impegni di nessun genere." Dice evitando il suo sguardo.
"Dimentichi quel discorso che avevamo iniziato? Ammetto di aver usato argomenti sbagliati, per tentare di convincerti... ma vorrei avere una risposta definitiva." Gli occhi di Mark sono sgranati e la fissano, ma è impossibile capire cosa pensa.

"Io..." Inizia titubante.
"Un problema alla volta, dottoressa Dench. Il resto può attendere." Infila il termos sotto il braccio e la trascina fuori. "Conosci la strada." Le porge le chiavi dell'auto. "Guidami tu."

Charity rimane un attimo perplessa per il suo nuovo atteggiamento, poi si mette al volante. Durante il tragitto, ogni tanto, si volta per controllarlo, mentre fissa serio e silenzioso la strada.
"Da quanto conosci Jason?" Si azzarda a chiedere.

"Era il mio responsabile. Il mio capo, quando lavoravo sotto copertura. Il secondo che mi ha sconsigliato di formarmi una famiglia." Fruga nelle tasche alla ricerca di una sigaretta. Butta il pacchetto vuoto, dopo averlo accartocciato.
Charlie gli indica la sua borsa. "Chi è stato il primo?"
"G.G. Mi ha sempre detto che io e sua sorella non eravamo... compatibili." Prima di riuscire ad accenderla, fa scattare un paio di volte l'accendino a vuoto.
"Mi dispiace." Mormora rallentando.

"Colpa mia. Dovevo darci un taglio quando mi sono innamorato di una collega. Amore vero, non un capriccio momentaneo. Però nessuno dei due voleva rinunciare alla carriera." Sogghigna guardandosi nello specchietto. "Bella carriera!"
"La conosco?" Charlie sente la gola chiudersi.

Scuote la testa. "Si chiama Angela, detta da tutti Angie. Vive e lavora a Los Angeles. Fingeva di essere la mia complice. Io dovevo raffigurare il novellino che lei istruiva."
"I cattivi vi dovevano credere amanti..."

"Per l'appunto. Ci abbiamo messo una settimana prima di diventarlo sul serio. Ero sposato da meno di un anno e volevo bene a Lizzie... Ma avevo più affinità con Angie che con mia moglie ed ero pronto a divorziare. Lei non ha voluto. Poi ho scoperto che mia moglie era incinta. Sono tornato... all'ovile, ma non sono riuscito a dimenticarla."

"Perchè mi dici questo, adesso?" Charlie continua a guidare guardando la strada.
"Perchè sono innamorato di te e questa volta non intendo rinunciare alla donna che amo. Ho un disperato bisogno di sapere cosa provi per me. Se mi ricambi, almeno un poco... E se c'è un altro. Non parlo di Daniel. Parlo di un uomo davvero importante per te. Di un uomo che hai amato o che... ami ancora."

Charlie accosta e finalmente lo guarda. "Ho quasi trent'anni e ho perso la mia verginità a diciannove. Con un uomo che apprezzavo e stimavo. Provo un profondo affetto per Danny e sono andata a letto con lui... anche la notte dei mio rientro." A queste parole Martk chiude gli occhi e stringe i pugni. "Ci sono stati altri uomini nella mia vita e ho fatto l'amore con loro, perchè li volevo. Li ho amati? Ti importa davvero? In quel momento erano importanti e li desideravo. Ma forse tu intendi altro. D'accordo. Sì. Ci sono stati due uomini per cui avrei trascurato... Bada bene, trascurato, non rinunciato... al mio lavoro. Nessuno dei due però mi è rimasto vicino. Uno non so che fine abbia fatto, l'altro... non c'è più. E, come te, non l'ho mai dimenticato. Anche loro dicevano di essere innamorati, di amarmi... ma mi hanno lasciato... per un'altra donna, per un lavoro migliore, per... paura. Per dirti quello che ti aspetti voglio essere sicura. Io non sono Lizzie, o Angie, o chi vuoi tu. Non ti chiedo di rinunciare al tuo lavoro, alla tua carriera o di cambiare. Però pretendo di essere amata per quello che sono. Per come sono, non per una fantasia. Sii sincero con me. Se vuoi un rapporto temporaneo, a me sta bene, ma allora non dirmi che mi ami. Non farmi promesse che non puoi mantenere."

Mark ha ascoltato in silenzio ed ora parla a voce bassa. "Ho una exmoglie, due figlie e sono rimasto legato ad alcune donne della mia vita. Siamo amici. Amici sinceri e niente altro. Questi fatti non li posso cambiare. Ho imparato in questi anni ad accettare quello che la vita mi riserva e a non pretendere di più. Tu sei un dono prezioso e inaspettato. In questo momento farei qualunque cosa, direi qualunque cosa tu mi chieda. Daniel ha intenzione di sottopormi ad una prova per verificare quello che provo per te. Sono pronto. Non lo farò per rassicurare lui, o per convincere te. Lo farò per me. Ti basta?" Domanda guardandola per la prima volta.
"Mi basta. Ora sono io ad avere premura." Riavvia il motore e guida fino ad una piccola casa immersa nel verde.

Una giovane donna, in avanzato stato di gravidanza, è uscita per vedere chi sta arrivando.
"Buongiorno. Sono la Dottoressa Dench, antropologa e lui è l'agente del FBI Goyle... Questa era la vecchia fattoria Madison?"
"Lo è ancora. Appartiene alla mia famiglia da generazioni. Sono Elisa Madison Dylon, posso esservi utili?" Risponde gentilmente.

"Non ha l'aspetto di una fattoria..." Charlie scruta in giro. Un giardino ben curato. Nessuna attrezzatura meccanica. Nessun vecchio furgone mezzo arrugginito.
"Siamo troppo vicini a Turner. Ora alleviamo cani di razza e ospitiamo quegli animali che i padroni non possono portare con loro. Mio marito mi ha parlato di voi due. E' il direttore dell'ufficio postale." Li invita in casa e si siede con un sospiro di sollievo. Mark l'aiuta mettendole uno sgabellino sotto i piedi. "Grazie. Mi affatica restare troppo in piedi."

I due si consultano silenziosamente e poi Charlie inizia. "Molti anni fa la sua famiglia ha ospitato una giovane donna incinta... Dietro richiesta del Dott. Marcus McNabb... Lei ne ha mai sentito parlare?"
"Conosco di fama il dottore... ma non so niente altro. Per voi è importante?" Li fissa con i grandi occhi scuri.
"Non solo per noi. Anche per la moglie dello sceriffo."

"Vivi Bronson? La conosco di vista... Ho sempre invidiato la sua maniera di disporre i fiori e i suoi ricami, ma non ho mai trovato il tempo per chiedere di insegnarmi." Si accarezza la pancia.

"Sono sicura che le farà piacere esserne informata. Magari potrete realizzare qualcosa per il piccolo." Charlie sorride.

Mark intuisce che le sembra di essere accanto a quella vicina di cui gli ha parlato. "Non sa a chi altro potremmo chiedere? Dovrebbe aver abitato qui tra gli ultimi mesi del '44 ed i primi del '45."
"No... I nostri vicini sono cambiati nel corso degli anni. Molte case ora sono di villeggianti o vengono affittate per periodi più o meno lunghi. Però... Forse... Sono anni che non l'apriamo... E' rilegata in soffitta..." Mormora pensierosa.
"Posso chiederle di cosa parla?"

"Della vecchia Bibbia di famiglia... Era tradizione scrivere gli avvenimenti importanti negli spazi bianchi... Nascite, matrimoni, morti... Fatti simili."
"Può mostrarci dove si trova la soffitta e dove è conservata?" I due si alzano emozionati.
"Certo. In cima alle scale... La porta verniciata di verde. Ma sarà pieno di polvere e ragnatele."
I due salgono di corsa. "Non ci spaventano né una né l'altra."

Mark  accende la luce e Charlie spalanca l'unica finestrella. La soffitta è ingombra di vecchi mobili, casse di legno e scatoloni.
"Poveri i nostri vestiti." Geme
"Se troviamo quella Bibbia ti prometto un bagno che ricorderai a lungo." Dice ridendo Charlie.
"Insieme? Ribatte con malizia. "La vasca dei Bronson è appena sufficiente per uno di noi."

"Hai mai visto il bagno della camera per gli ospiti di Danny? Ha una Jacuzzi unica nel suo genere per dimensioni. Potrebbe contenere comodamente tre lottatori di Sumo e i getti escono da ogni parte." Vede i suoi occhi incupirsi. "Almeno questo mi è stato detto da chi l'ha provata."
"Tu no?"
"Io sono un' amica, non un' ospite. Di solito dormo sempre nella stessa camera... Si può dire che è la mia personale." Ribatte tranquilla.

Mark inclina la testa di lato. "Vuoi dire che se tornassi in quella casa, dormirei di nuovo nella camera azzurra?"
"Probabile. La camera azzurra? Ti sono piaciuti i quadri?" Chiede mentre iniziano ad aprire gli scatoloni più lontani dalla porta.

"Molto originali. Riposanti. Mi hanno trasmesso serenità... calma. Non ho visto nessuna firma riconoscibile. Solo il muso stilizzato di un gatto, minuscolo, in un angolo. Si nota appena."
"Sono opera di Daniel. Di quando era all'università... Dipingeva di nascosto." Richiude il coperchio della prima cassa. "Solo vecchi libri...E' un peccato conservarli quassù... Chissà quanti e quali bambini hanno passato ore sfogliandoli."

"Prima di andarcene consiglierò alla signora di trovare un angolo per loro. Saranno un ricordo per il nascituro... Come le foto di Vivi."Ora capisce perché lei acquista libri usati... Si crea dei ricordi.
"Dipingeva di nascosto?" Chiede interessato.

"E' stato istruito per anni ad un unico scopo preciso. Guidare le Industrie Flower. Gli avvocati che si occupavano di lui... hanno commesso un errore madornale. Credevano di poterlo plasmare come volevano." Charlie continua nella sua ricerca, mentre Mark assorbe quelle informazioni. "Quando hanno capito di che pasta era fatto... era troppo tardi."
"Tardi per cosa?"

"Per evitare la sua vendetta. Per anni li ha osservati, ascoltati, ha finto di essere docile ed ingenuo. Quando si è sentito sicuro... Ha sferrato il suo attacco. Chi non si è piegato al suo volere, è stato spazzato via. Non ha avuto pietà... Per nessuno."
"Jason mi ha detto che ci ha rimesso una cifra consistente."

"Meno di quanto si creda. Aveva già cominciato ad investire usando nomi di persone di cui si fidava ciecamente. Quando i suoi rivali hanno deciso di svendere le loro azioni, per ripicca, lui le ha riacquistate ad un decimo del loro valore. Tranne un gruppo... Quelle le detestava, esattamente come odiava chi aveva investito in quelle industrie."
"Le armi."

"Suo padre e sua madre sono stati uccisi, con due pallottole nel cranio. Sparati a bruciapelo." Ricorda a bassa voce.
"Pensavo dopo una rapina o un tentativo di rapimento. Quello che mi hai descritto mi sa più di una esecuzione." Mormora colpito.
"Anche per me. Lo ha scoperto quando abbiamo riesumato i corpi. Sembra che il patologo dell'epoca abbia trascurato alcuni fattori." Charlie scambia un lungo sguardo con lui.
"Trascurato? Doveva essere cieco...o..." Si zittisce.
"Corrotto." Conclude Charlie. "Cerchiamo questa Bibbia... e torniamocene a casa."

Riprendono a lavorare in silenzio. Mark si ritrova a pensare alla sua famiglia. A sua madre, con i capelli scuri, ricci come i suoi e suo padre, da cui ha ereditato gli occhi verdi e i capelli biondi. Li rivede come erano quando lui era bambino... Cosa sarebbe diventato se li avesse persi all'improvviso? Se fosse rimasto senza il loro affetto, le loro cure, il loro amore? Si ripromette, che appena possibile, li presenterà a Charlie... Spera che diventeranno importanti anche per lei.

Apre una vecchia valigia di cartone. Qualcuno l'ha decorata con fiori ritagliati da vecchi cataloghi di semenze.
"Credo di averla trovata." A fatica ne estrae un poderoso volume rilegato in pelle, scolorita e screpolata.

"Portiamola da basso. Avremo più luce. Mark... Non dire a Danielche sai dei suoi genitori... E' un argomento che non ama affrontare..."
"Tu non mi hai detto niente. Ed io non ho sentito niente." Promette serio. "Ma voglio vedere quella vasca favolosa di cui mi hai parlato."

Elisa li sta aspettando. Ha preparato il caffè e su un vassoio ha disposto alcuni biscotti. "L'avete trovata."
"Possiamo sfogliarla? Avremo bisogno del suo aiuto..."
"Ma certo... Servitevi ed io inizio a decifrare le iscrizioni...La prima inizia nel 1825... Adam Madison sposa Virginia Clay...a Cork...Si trova in Irlanda, vero?"

"Esatto. Poi...I nomi dei figli... Poveretti, due sono morti pochi anni dopo. Qui un'annotazione. "Imbarcato sulla Sally Blue...1856. Sbarcato a Boston. Robert Madison. L' ultimogenito era arrivato in cerca di fortuna."
Con l'indice scorrono le righe... Si susseguono le date. Matrimoni, nascite, morti, inframmezzate da altri avvenimenti importanti. L'acquisto di una casa, il trasferimento in un' altra città, calamità o fortune capitate ad una famiglia nel corso degli anni.

"Ecco qui. "La nostra ospite, la gentile Vivian, ha partorito questa notte. Un maschietto di tre chili. Morto dopo poche ore. L'ho battezzato con il nome di suo padre: Teddy. Sua madre mi ha chiesto di piantare un ciliegio vicino a dove lo seppellirò... Preferisce saperlo qui. Suo padre amava i fiori di ciliegio e spera che questo li riunisca." Charlie non trattiene le lacrime.

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Capitolo 23

Mark riprende a leggere. "4 febbraio 1945. Questa notte Vivian si è riunita al suo bambino. Marcus ha lottato con ogni mezzo, ma lei era sempre più debole. Era come se si sentisse chiamare." Non c'è altro. Solo una data: 14 febbraio 1946 ed un nome: Virginia Rowan Madison seguita da una crocetta."
"La mia bisnonna. I suoi figli non hanno continuato la tradizione." Anche Elisa appare commossa.

"Adesso dobbiamo trovare un vecchio ciliegio...e scavare nelle vicinanze. Lei sa dove potrebbe trovarsi?"
"Esiste solo un angolo nel terreno intorno alla casa dove ci sono dei ciliegi. Non danno che pochi frutti perché sono inselvatichiti, ma ogni anno si riempiono di fiori. Ve li mostro."

Escono da una porta sul retro e vengono accolti dai latrati di numerosi cani che vengono zittiti con pochi ordini.
Elisa li conduce in un angolo immerso nella quiete. Si sente solo il vento e il canto di un uccellino.
"E' il mio posticino preferito, fin da bambina. So che in passato era il terreno riservato alle sepolture, ma mi sono sempre sentita... protetta, al sicuro. Cercherete quel neonato?"
"Vogliamo riunirlo a sua madre." Mark si allontana per prendere l'attrezzatura.

"Dottoressa... Mi è venuta un'idea folle... Assurda." Elisa si strofina con una smorfia l'addome.
"Un calcio?" Sorride guardando il pancione. "Ho una vicina, spero un amica... che tra pochi giorni deve partorire... Dice che le ricorda il padre. Sempre in movimento... Lei lo sgrida dicendo che non deve permettersi di comportarsi come lui."
"Io non ho voluto sapere che cos'è... Lei lo sa?"
"No. Spera solo che sia sano. Che idea?"
"Quella donna... Vivian...E' la mummia che avete trovato?" Chalie si limita ad annuire. "Pensa che i suoi parenti avrebbero qualcosa in contrario di seppellirla qui, vicino al suo bambino? Nelle mappe è ancora segnato come terreno consacrato... Anche se sono molti anni che non viene più usato."

"Forse suo marito non è d'accordo. E' pur sempre un' estranea." Risponde esitante. L'idea in fondo piace anche a lei.
"Se Charlie fosse qui, mi darebbe ragione."

"Charlie... Dove intendi incominciare?" Non capisce la loro improvvisa ilarità.
"Poi ti spiego. Devo esaminare prima il terreno. Signora Dylon, prometto che lo chiederò ai familiari. Non credo che abbiano niente in contrario."

La donna si allontana e Mark riceve la spiegazione. "Il marito della signora si chiama Charles, detto..."
"Charlie. Niente in contrario a cosa?"
"A seppellire qui Vivian. E' ancora terreno consacrato. Se troviamo lo scheletro del suo bambino... Riposerà con lui... Sotto i ciliegi che piacevano al suo Teddy. E' un bel posto. Meglio di un loculo, fra decine di persone sconosciute."

Mentre parlano scrutano attentamente il terreno. Mark le indica alcuni fiorellini bianchi...
"Credo che sia li sotto... Quei fiori li ho già visti... Nascono di solito dove è sepolto qualcuno." Dice con voce strozzata.
Charity lo prende sottobraccio. "Se non te la senti... Lo faccio io."
Lui nega e comincia a scavare. Piano, con delicatezza, come per non disturbare chi vi è sepolto. La pala urta contro qualcosa. Allora si inginocchiano e scavano con le mani... Affiora una piccola scatola, verniciata di azzurro...
" Teddy Poole, suppongo. Vado a chiamare lo sceriffo e sua moglie."

I due arrivano poco dopo. Vivi si fa forza, stringendo la mano del marito. "Charlie, Mark." I suoi occhi parlano per lei.

"Lo abbiamo lasciato dove ha riposato tutto questo tempo. Dove sua madre ha voluto che..." Non continua. La prende per mano e l'accompagna. "Voleva che sopra di lui, vicino a lui... crescessero gli alberi che piacevano a suo padre. Li riconosci?"
"Ciliegi." Si appoggia ad uno dei tronchi.
"Tua zia ha voluto che ne piantassero uno per lui. Con gli anni sono aumentati ed inselvatichiti. Ma ad ogni primavera fioriscono. Se non hai paura." Charlie scivola in ginocchia vicino ad un mucchio di terreno.
"Sarò forte." Cade vicino a lei.
"Questa è la sua bara. E' stata verniciata di azzurro e..." La apre con cautela. "Il piccolo Teddy è stato coperto e protetto. Probabilmente è stata la stessa Vivian a realizzare il vestitino, la cuffietta e le scarpine che indossava. Ne vedi i resti. Lana azzurra e quel ricamo..."
"Sembrano dei...pesci..."
"Forse delfini. Suo padre era nato alle Hawaii. E poi queste..." Charlie estrae dalla tasca una busta. "Sono mostrine metalliche. Una di suo padre e l'altra...con il simbolo della Sanità. Erano appuntate sulla copertina in cui era avvolto."
"Povero piccolo." Mormora tra le lacrime.

Lo sceriffo è rimasto in disparte. Mark lo spinge vicino alla moglie.
"Abbiamo scoperto che il bisnonno dell'attuale proprietaria era un diacono della sua chiesa e che il terreno in cui è stato sepolto è ancora consacrato. La signora Madison Dylon ha una proposta da farvi. Se volete... potete riportare il corpo di Vivian qui, vicino al suo bambino. Come, forse, doveva essere in origine. Riposeranno insieme, in pace."
Vivi lo guarda con una luce di speranza, ancora incredula.
"In questo momento la troverete in casa, insieme al marito. Mancano due mesi alla nascita del suo primo figlio e abbiamo preferito che non assistesse a... questo."
Vivi si avvia ma prima porge la mano al marito. "Vuoi?"

Charlie e Mark rimangono soli. "Vivian ha ritrovato la sua casa."
"E' sempre stata qui. A proteggere il suo piccolo." Alza la testa ed ascolta il vento tra i rami. "Questa primavera anche lei, finalmente, vedrà il suo spicchio di cielo rosa. Quanto tempo ci vorrà per il suo ritorno?" La fissa in viso con mille domande inespresse.
"Presto. Ho chiamato Danny. Credo che toccherà di nuovo al sergente Biamonte e ai suoi uomini riportarla a casa." Charlie lo prende sottobraccio e lentamente si dirigono verso la fattoria.

"Senza il Marine Elvis Fogle." Mark torna a sorridere. "Si è appena iscritto ad una facoltà."
"Hai ottenuto quello che volevi."
"Ho aiutato un altro uomo ad iniziare una nuova vita... Come tu hai fatto con me."
"Quien sabe?"
"Perché mi rispondi in spagnolo?"
"Lo faceva spesso un uomo per me... speciale. Parli anche spagnolo?"
"Solo qualche frase. Pete lo conosceva bene e mi stava insegnando. La sua famiglia vive vicino al confine messicano." Dice guardando la linea delle montagne.
Charlie annuisce con occhi tristi e poi cambia discorso. "Restiamo per le esequie?"
"Se tu non..." Vede i suoi occhi pieni di lacrime."Certamente."

Due giorni dopo si svolge una breve cerimonia.

Il corpo di Vivian, rinchiuso in una bara con il suo piccolo tra le braccia, viene tumulato in una fossa scavata da Mark, con l'aiuto di Aaron e di Charles Dylon. Un gruppo di militare in alta uniforme assistono sull'attenti. Sono tutti componenti del 442°. Ad un preciso ordine imbracciano il fucile e sparano due cariche a salve.
Vivian Bronson si inchina a ringraziarli e getta una rosa ed una manciata di terra. "Riposate in pace."

Charlie e Mark si sono tenuti a parte. "Daniel?"
"Jack e Fogle. Finalmente insieme. A casa." Dice. "Questo è il primo funerale a cui assisto."
"Credevo... Il tuo professore..."
"No. Gli avevo già detto addio. Preferisco ricordarli come erano da vivi."
"Erano? L'uomo che non dimenticherai mai?" Stranamente non prova gelosia per nessuno dei due.

"Sì. Peccato che non abbia avuto tempo di lasciare scritto cosa si doveva fare del suo corpo... Era d'accordo con me... "
"Hai già deciso cosa..." Non ci crede. Per lui Charlie rappresenta la vita. Pensare che invece...
"Dopo Graund Zero ho fatto testamento. Sono una donatrice d'organi e poi... Voglio che le mie ceneri vengano sparse al vento... Non ho ancora deciso dove... Lo farò quando troverò la mia casa."

"Cosa intendi dire?"
"Un posto che mi inviti a tornarci. Dove sentirmi in... pace. So di non essere molto chiara. E' un discorso difficile."
"Ti capisco benissimo. Pete diceva che CASA è il posto che porti nel cuore. Quello che basta chiudere gli occhi... Annusare un profumo e ci sei... Anche se sei lontano miglia e miglia o non lo vedi da anni. Diceva che io non lo avevo ancora trovato... Per questo non mi sentivo in pace."

Si guardano negli occhi e dicono un nome nello stesso momento. "Turner?"
"Per me è la casa di Desirée... La trasformerei da cima a fondo, ma ricorderò sempre il suo profumo... La sua...atmosfera."
"Anche per me. Ma io non cambierei quasi niente in una stanza. Voglio continuare a immaginarla come appare nei miei sogni."
Charlie gli accarezza il volto. "Dobbiamo andare."

"Giusto. Credi che Aaron diventerà il prossimo sindaco di Turner?"
"Spero di sì. Ora Vivi ha un motivo per restare. Conoscere Elisa le ha fatto capire che non tutti la vedono come una straniera."
"Appena possibile torneremo a trovarli... Voglio dividere con te ancora una volta quel letto... Come la prima volta."
Il bacio che li unisce è una promessa che si scambiano.

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Capitolo 24


"Mr Goyle." Una seria e compassata segretaria lo introduce nell'ufficio di Daniel.

Mark si guarda attorno con meraviglia. Persino Alan dispone di un ufficio più grande e meglio arredato di quella piccola stanza, che contiene solo l'essenziale.
"Scommetto che ti chiedi perché lavoro qui. Mi serve solo un tavolo dove firmare alcuni documenti e dare istruzioni agli impiegati. Per il resto ho a disposizione il primo piano di quella che chiamo casa."
"Ma lo è per davvero?" Osa domandargli ricordando quanto si sono confidati lui e Charlie il giorno prima.

Gli occhi di Daniel assumono un colore più scuro. "Coltivo la speranza che possa diventarlo in un giorno non lontano. Charity?"
"Le ho consigliato di prendersi un periodo di riposo. Tutta la faccenda è stata... scombussolante... Soprattutto per lei. Inoltre era in pena per una vicina...." Daniel inclina la testa di lato, aspettando che lui continui. "Più un'amica, da quanto mi ha lasciato capire. Una poveretta incinta e sola."

Daniel si alza e in due passi apre la porta per ordinare in tono asciutto. "Non ci sono per nessuno. Racconta tutto, per filo e per segno."
A Mark sembra di essere tornato ai tempi dell'accademia ed obbedisce senza fiatare.

Lo vede storcere la bocca in una smorfia sprezzante.
"Dannata donna! Quando si metterà in quella zuccaccia che... la sua vicina, come dice lei, visto che sta a parecchi isolati da casa sua...Non è per niente SOLA? Le basterebbe sollevare il ricevitore e dire un SI'. UN SOLO E SEMPLICE SI' ed avrebbe l'intero mondo alla sua portata." Grida esasperato.

Mark lo guarda, sorpreso di tanta veemenza.
"Scusami." Cerca di ricomporsi dopo quello scatto. "La conosco. Parliamo di Charity. Ha pianto o si è irrigidita?"

Mark comprende il succo della domanda. "Si è commossa. La storia di Vivian Poole le deve aver toccato più di un punto sensibile. Anche il funerale è stato... toccante." Non nasconde che ne è ancora profondamente colpito.
Gli occhi di Daniel gli rivelano che ha la mente rivolta altrove.

"Non sono qui per lavoro. "Esita un attimo per dice, tutto di un fiato. "Sono innamorato di...Charlie? Chariry? Della Dott.ssa Dench insomma. Mi hai accennato ad una prova che devo superare. Sono pronto."
L'altro s' infila la giacca e, senza dire una sillaba, con un cenno del capo, gli indica di seguirlo. "Vado a pranzo."
La segretaria li saluta senza alzare gli occhi dalla tastiera.

"Charlie mi ha descritto un bel ristorantino familiare e dotato di una saletta privata. Usiamo la tua o la mia?"
Mark fissa la lucida Jaguar con occhi pieni di desiderio. "La mia. Uso un'auto di servizio. Gli eventuali danni sono a carico della comunità."

I Potter li accolgono con la consueta affabilità e i due si ritrovano da soli nella saletta.
"Discreto." Commenta Daniel. "Ti ho portato qui perché il mio ufficio è pieno di microfoni." Rivela con estrema calma.
Mark rimane sconcertato per un attimo. "Vuoi che intervenga?"

"Non mi danno fastidio. Il giorno dopo ne troverei degli altri. Ci sono abituato." Accantona l'argomento con un cenno distratto della mano. "Parliamo di te e di Charity. Credi di essere l'uomo giusto per lei?"

Mark sente un calore diffondersi nello stomaco, una mescolanza di adrenalina e tensione nervosa, che gli ricorda un passato lontano. "Spero di sì. Chiedimi quello che vuoi."
Non si perde in chiacchiere. "Dici di esserne innamorato... A quante lo hai detto?"

"Due. Mia moglie e... una collega. Ho avuto molte relazioni, ma niente di serio. Nè per lei né per me." Giocherella con il cibo nel piatto. Nemmeno durante le sedute con la macchina della verità si è sentito tanto nervoso. "Una domanda. Charlie mi ha accennato a due uomini...speciali. Uno dei due è...morto?"
"Ucciso. Ma da me non saprai altro."

Mark avvicina il bicchiere e si inumidisce le labbra improvvisamente riarse. "Il professore?"
"Spencer? Ne ho solo sentito parlare. Ti sarai accorto che Charity spesso in un uomo va oltre le apparenze."
"Che ricerca inconsciamente una figura autorevole... Quasi paterna... vuoi dire?"
Daniel incurva le labbra ma non abbandona l' aria estremamente seria.
"Spesso si cerca chi ci può completare, migliorare. A volte, se siamo fortunati, troviamo la persona giusta."

"O ce la lasciamo sfuggire tra le dita. " Mormora Mark. "Per vigliaccheria o stupidità."
I loro occhi si incontrano. Non hanno bisogno di aggiungere altro.
"Questa volta non scapperò... Parli per esperienza personale?"

"Le lezioni che impari sulla tua pelle non le scordi." Risponde con voce atona. "Pensi che i Potter si occuperebbero di catering per me? Solo in alcune occasioni..."
"Devi chiedere a Pam."
"Lo farò. Quello che ci hanno servito supera quando mi propinano di solito alcuni ristoranti prestigiosi. Non stavo cercando di cambiare discorso. Charity non ha solo avuto a che fare con vigliacchi o stupidi o figure autorevoli ma, purtroppo, anche con un'autentica carogna." Pronuncia le ultime parole digrignando i denti.

A Mark sfugge la forchetta dalle mani e deglutisce, diventando terreo. "E' stata... è stata..?"
"Ha imparato fin troppo presto come difendersi. Si è fidata dell'uomo sbagliato e questo le ha lasciato degli strascichi. Pesanti da superare." Parla con voce bassa e commossa." Le ha tolto quella pochissima fiducia che aveva verso il prossimo... E si colpevolizza se... prova... piacere."
"La nostra prima volta è..." Ricorda le sue lacrime." CHI E' STATO??"

Daniel si rende conto di quanto possa diventare minaccioso. "Non ha impostanza. Charlie si è già presa la sua vendetta. Si tratta di un patetico verme che le starà molto lontano. Ma non permetterò che accada di nuovo."
Mark si calma davanti alla sua determinazione. "Quanti poveracci sono passato sotto le tue forche caudine?"

"Nessuno." Gli rivela, ridendo per la sua faccia sorpresa. "Sei il primo che non si è arreso davanti alle sue spine pungenti."
"Charlie non ha spine. Mi ricorda quei fiori che si schiudono di notte. Avverti il loro profumo e basta. Oppure quei semi del deserto che possono restare per anni in attesa di quelle rare gocce di pioggia che permetteranno loro finalmente di germogliare." Dichiara con emozione tangibile.

Daniel lo ha ascoltato in silenzio, un leggero sorriso sulle labbra. Ne sembra felice. "Pensi davvero quello che hai detto. Non sei il tipo da stupide romanticherie."
"Te l'ho detto. Sono innamorato. Purtroppo."
"Purtroppo?" Chiede con una risata. "Colpito, quando meno te l'aspetti e di una donna che ha paura dell'amore." La sua non è una presa in giro, ma una confessione.

Mark esce e ritorna con due coppette di gelato. Daniel lo guarda incuriosito.
"Non voglio più bere... e sostituisco gli alcolici con il gelato fatto in casa. Provalo."
Daniel immerge il cucchiaino e assaggia. "Piuttosto... alcolico."
"Solo il tuo. Esperienza recente?"
"Mmm...Mmm. Recentissima."

"Charlie lo sa?"
"Naturale. Se ne è accorta per prima. Sa capirmi dal tono della voce o con uno sguardo. Amici?" Gli tende la mano.
*Fatto reciproco.* Pensa ricordando la sua telefonata. "Amici." La stringe con forza e avverte come una leggera scossa elettrica scaturire dalle due mani incrociate.
Anche Daniel l'ha percepita e solleva le sopracciglia. "Strano. E' la seconda volta che mi capita." Bisbiglia incredulo.
"Pure a me. La prima volta è successo con Pete." Stranamente non avverte la solita fitta. "Tu?"

"Uno dei giovani avvocati dello studio legale che si occupava della mia educazione." Dichiara con voce incrinata. "L'unico che mi ha trattava come un bambino normale... comune. Per lui ero Danny... Non l'erede Flower."
"Dov'è ora?"
"Lo hanno costretto a ritirarsi con accuse false ed insensate. Avevano paura che mi influenzasse negativamente." La sua voce di colpo si è fatta aspra e piena di rancore. "L'ho fatta scontare a tutti loro. Ho cercato di ripagare il mio debito nei suoi confronti. Per quei pochi momenti pieni di serenità che mi ha offerto."

"Non vorrei mai averti come nemico." Esclama.
"Se non farai soffrire Charlie questo non avverrà." Ribatte.
"Le voglio bene e molto. Non sarei qui." Risponde sincero. "Voglio dimostrarlo non solo a te, o a lei... Ma a me stesso."
"Cosa sei disposto a fare per lei?" Daniel lo studia.

"Tutto. Tranne allontanarmi dalle mie figlie."
"Nessuno sano di mente potrebbe pretendere questo. Rinunceresti alla tua carriera?"
"Da tanto non ha più importanza per me. Però ho giurato di trovarmi faccia a faccia con il responsabile della morte del mio amico e... voglio esserci quando scopriranno chi è stato. Non dimentico."
"Charlie ha ragione. Noi tre siamo simili... Che ne dici di radunarci nella serra tra un paio di giorni?" Gli propone.

"A che ora?" Chiede con la gola improvvisamente riarsa.
"A cena ti va bene? Cucina Tony." Si sta già dirigendo verso la porta.

" Vada come vada. Potrei chiederti comunque un favore? Ricordi il mio amico Alan Winter? Tra poche settimane festeggerà il decimo anniversario di matrimonio. Per colpa mia ha dovuto interrompere il suo viaggio di nozze e vorrei ripagare, in una certa maniera. Sua moglie è rimasta colpita dalla descrizione dell'ultimo piano... Avresti qualcosa in contrario ad ospitarli per una notte?"

"Una seconda luna di miele nella mia serra?" Daniel sorride rassicurante. "Certamente. Lascerò Tony libero di sbizzarrirsi... Cenetta romantica, candele, fiori, musica, profumi esotici... La signora non rimarrà delusa."
"Grazie. Spero di non essere io quello deludente."

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***



Capitolo 25

"Perché non bevi quel vino, invece di continuare a giocherellare con il bicchiere?" Chiede Daniel con voce ironica e uno sguardo tenero.
"Perché mi sento nervosa? Perché ho paura?" Risponde Charlie. Niente in lei sembra cambiato, ma lui nota i piccoli segnali che confermano quanto appena dichiarato.

"Puoi sempre deciderti di fermarti. "Si avvicina per ravviarle una ciocca sfuggita dal fermaglio. "Quando arriverà mi ordini di uscire e gli riveli quello che provi per lui, raccontandogli il tuo passato."
"E poi? Vissero felici e contenti?" Lo guarda con occhi tristi, che esprimono il tormento che l'attanaglia."
"Pfui. Mark è un uomo intelligente. Ha sofferto molto per gli errori che commesso e questo lo ha reso capace di capire cosa hai passato e il perché delle tue scelte." Dice sfiorandole la guancia.

Charlie indietreggia. "Le tue sono solo belle parole." Dentro di lei un miscuglio di emozioni che ribollono. La paura l'attanaglia le viscere mentre la speranza le rende la testa ovattata.
"Dovevi essere presente quando parlava di te. Ascoltarlo e guardare nei suoi occhi. Ti avrebbe tolto ogni dubbio. Forse dovrei chiedergli consiglio per me." Beve dal suo bicchiere. "Usarlo come mio ambasciatore."

"Povero Mark.  Non coinvolgerlo nei tuoi pasticci. Hai combinato il pastrocchio e devi trovare il modo di uscirne." Esclama severa.
Daniel scoppia in una risata. Si sbottona la camicia e le mostra cosa pende dalla catena che gli ricade sul petto. "Questa ti basta come risposta?"
Charlie gli butta le braccia al collo e gli scocca un bacio sulla guancia. "Sono tanto, tanto felice per te. Quando..."

"Disturbo?" Mark è appena uscito dall'ascensore.
"Vieni! Devi brindare con noi." Gli afferra le mani e lo trascina. "Danny si è..."
"Stt..." La zittisce posandole un dito sulle labbra. "Deve restare un segreto."
"Come vuole Mr. Flower. Come desidera."
Lo sguardo perplesso di Mark scivola loro addosso.

Angela tara i microfoni. "Abbiamo dei segreti? Molto interessante, non crede?
L'uomo alle sue spalle annuisce. "Mi fido di te. Cosa hai scoperto su quel Goyle? Potrebbe trasformarsi in un pericolo?"

Angela legge da un taccuino. "Si è diplomato all'Accademia di Polizia. Era ed è amico fraterno del Commissario Winter. Ha proseguito l'addestramento a Quantico. Grazie al suo aspetto ha lavorato alcuni anni sotto copertura, senza destare sospetti. Per merito suo, o meglio, per colpa sua hanno sgominato una vasta rete di falsari. Ci ha quasi rimesso la pelle un paio di volte. Poi... Dopo aver istruito per quasi un anno dei novellini si è aggregato alla squadra del Prof. Hardy."

"Quell' esile biondino è...un Profiler?" Si meraviglia l'altro.
"Uno dei migliori per tre anni. In seguito alla perdita di un collega ha incominciato a bere. Praticamente è un ex alcolista. Ora collabora alle ricerche dell'Istituto Socrates e..."
"E?... Non farmi perdete tempo prezioso per me." Sbotta irritato.

"La Dott. Dench e Mr. Flower hanno dei progetti su di lui. Questa sera intendono sottoporlo ad una prova... Se la supera avrà diritto di entrare ogni volta che vorrà nella serra." Angela gli sorride furbescamente.
"Nella serra? Vuoi dire che avrà l'autorizzazione e una passwort? "Lei annuisce." Sa che quella gli permetterà di aprire la camera dei segreti?" Gli occhi dell'uomo brillano avidi.

"Non credo sappia neanche della sua esistenza. Però... Grazie a questi gioiellini nascosti potremo farlo anche noi. Avremo accesso al cuore delle Imprese Flower."
"Ed io avrò il piacere di distruggere Daniel Flower con le mie mani." Mormora soddisfatto. Le sfiora i capelli con un bacio. "Grazie alla tua abilità e alla tua pazienza, mia cara. Saprò ricompensarti come meriti."
"Spero proficuamente." L'uomo sparisce nel buio.

Angela aspetta alcuni minuti per essere sicura di essere sola, poi digita un breve messaggio usando il suo cellulare e torna a mettersi in ascolto.

"Vogliamo accomodarci? Tony ha optato per una cena fredda." Daniel lo invita gentilmente.
"Ho lo stomaco sottosopra." Rivela Mark, impallidendo. "Non riuscirei ad inghiottire un boccone."
"Ancora peggio di Charlie." Scherza l'altro. "Abbreviamo i tempi. Mia cara..."Le sposta la sedia. "Animo." Le bisbiglia all'orecchio. "Vai a preparati."
Charlie si alza e, dopo aver svuotato in un sorso il bicchiere di vino che ha davanti, scende le scale.

"Siediti. Per essere pronta avrà bisogno di almeno mezz'ora. Sei curioso di sapere in che consiste il tuo esame?" Domanda con un sorrisetto che irrita Mark. Sembra giocare con lui come il gatto con il topo.
"Di' pure terrorizzato."
"Niente di complicato od arduo... Affermi di amare Charlie. Dovrai solo dimostrarglielo." Ghigna.

"Smettila di giocare! Dimmi che cosa vuoi che faccia e finiamola una buona volta." Dichiara esasperato.
"Fare l'amore con lei." Il suo sguardo serio non lascia il viso che ha davanti.
Mark spalanca la bocca, incapace di credere alle proprie orecchie. "Siamo già stati insieme." Mormora.
"Ma senza di me." Daniel si allontana velocemente.

Mark si è alzato di scatto, rovesciando il tavolo con quanto vi era posato sopra. "MA CHE STRONZATA MI STAI PROPINANDO??" Spera di aver sentito male. "Tu sei del tutto pazzo."
"Non mi dirai che non ti è mai capitato in precedenza." Ribatte con estrema calma.

Mark non riesce a spiccicare qualcosa di sensato. Trova la sua richiesta assurda ed insultante. "NON LO FARO' ! Tengo troppo a lei per... Come puoi dirti suo amico e... Come puoi solo pensare che..." Si avvicina con i pugni serrati.
"STOP." Daniel alza una mano. "E' UNA SUA IDEA."

"SUA??" Si strofina il viso e si scompiglia i capelli. Quello è un sogno da cui si sveglierà presto.
Daniel si affretta a spiegargli, tenendosi a debita distanza. "Per qualche motivo pazzesco si è messa in testa che solo un uomo che la ama per davvero, sopra ogni cosa, accetterebbe di realizzare una sua fantasia estrema. Farlo con due uomini."
"Ovviamente, tu, come suo amico devoto, hai accettato con entusiasmo." Dichiara gelido.
"Ovviamente, io, come amico devoto, l'ho sconsigliata con tutte le mie forze." Ribatte, lanciandogli una dura occhiata. "Ma conosco anche la sua testardaggine e riconosco a naso una battaglia persa in partenza. Posso capire come ti senti."
Mark si concede un sogghigno. "Ma davvero? A quante richieste di questo tipo hai acconsentito?"

"Un paio. Mai con donne a cui tenevo." Ammette con una smorfia.  "Ti sei mai innamorato con tutto te stesso, disperatamente, della donna di un altro? Che porta il suo nome?Che non ti vede che come un amico?" Chiede brusco.
Mark scuote lentamente la testa.

"Essere costretto a vederla accanto a lui, felice, sorridente e desiderare per te solo i suoi sorrisi, le sue carezze? Sognare, fantasticare su come potrebbe essere svegliarsi e trovarsela accanto? Oppure osservarla dormire, esausta, arruffata e appagata, dopo aver fatto l'amore... Non con lui, ma con te?" Ora sta urlando." Sai cosa si prova quando scopri che quello che credevi un amico, il suo fedele compagno... ha ingannato e tradito entrambi? A te ha rubato solo del denaro... ma a lei ha tolto TUTTO? Che, mentre a lei raccontava di non volere figli, si è creato una nuova famiglia, in un' altra nazione, grazie ai NOSTRI soldi? Nostri. Perché, noi TRE, eravamo soci d'affari, alla pari. Come puoi rivelarle che tra poche settimane non avrà neppure un tetto sopra la testa? Hai capito bene. Quel disgraziato ha pagato l'avvocato che ha sbrigato, segretamente, le pratiche per il suo espatrio e il suo divorzio concedendogli la proprietà sulla casa di SUA moglie. La casa dei SUOI genitori. In cui LEi è cresciuta."
"Se l'ami così tanto..." Smette di parlare. "No, sarebbe una mossa sbagliata. Potresti aiutarla, almeno per la casa..."
"Conosco il nuovo proprietario. Mi detesta. Non me la venderebbe nemmeno se gli offrissi dieci volte il suo valore."

Mark è troppo sorpreso per controbattere. " Come intendi comportarti?"
"Avevo... Ho... in ballo un progetto tra le mani. Importante. Non volevo rischiare di mandare tutto all'aria. Ho recuperato ogni azione disponibile. La ditta adesso è interamente mia. Purtroppo il farabutto si è lasciato alle spalle un'infinità di debiti. Non posso intestarne nemmeno una a suo nome. Per ora le lascio credere di essere ancora mia socia, come una volta, quando... Prima del suo divorzio. Continua a ricevere regolarmente una somma. I suoi dividendi. Ma il tempo passa e la verità verrà a galla." Si siede e si porta una mano al petto. L'ombra di un sorriso rischiara il suo viso. "Ho dato retta ad un vecchio consiglio. Quello di dar retta al tuo cuore e lasciarlo parlare. Tu, piuttosto, che intendi fare?"

Mark dondola le spalle. "Bella domanda! Sono diviso a metà; una voce mi suggerisce di accettare, se è quello che lei vuole. L'altra... Ho paura. Sono sicuro di una cosa sola. Non voglio perdere Charlie."
"Buttati. Se al dunque non te la senti... ti tiri indietro e le spieghi il perché."
"La fai semplice. Troppo semplice." Mormora cupo.

" A volte ci fermiamo davanti ad ostacoli che ci sembrano insormontabili, ma che potrebbero essere solo un'illusione ottica." Ribatte con fare misterioso. "Deciditi... Io e Charlie ti aspettiamo nella cosiddetta camera degli ospiti, al primo piano. Mi ha riferito che sei curioso di sperimentare la vasca idromassaggio." Dice lasciandolo solo.

A Mark ci vogliono altre dieci minuti per calmarsi e cominciare a riflettere. Charlie è sempre davanti ai suoi occhi e questo lo fa impazzire. Non può tirarsi indietro. Anche l'idea di andare avanti lo rende nervoso. Non si è mai sentito così stravolto e confuso come quando pensa a Charity. Non può immaginare la sua esistenza senza di lei. Vuole Charity. Costi quello che costi. Si dirige verso l'ascensore e schiaccia deciso il pulsante del primo piano.


Charlie si sveglia avvertendo il piacevole contatto di un corpo caldo contro il suo. Apre piano gli occhi. Il suo respiro fa lievemente ondeggiare alcuni fili biondi. E' avvinghiata con braccia e gambe a Mark e la sua mano sta accarezzando... Cerca di scostarla il più lentamente possibile...
"Per me puoi anche continuare." La voce divertita di Mark la fa trasalire.
"Da quanto è che sei sveglio?" Protesta.

"Io da alcuni minuti, lui da prima che la tua mano iniziasse questa gradevolissima attività. Inconvenienti che a noi maschietti capitano al mattino." Ride guardandola con occhi così chiari e limpidi che a lei sembra di specchiarsi in due pozze di acqua cristallina. "Sei arrossita come una scolaretta. Dov'è finita la donna disinibita di ieri notte?" Inizia a baciarle le spalle, la gola ed infine posa delicatamente le labbra sulle sue. " Spero di aver superato brillantemente l'esame."

"Mi hai perdonato?" Chiede Charity con voce tremante.
"Non ho niente da perdonarti. NIENTE. Mettitelo bene in testa. Hai solo avuto sfortuna. Tutto qui."
"Anche Jeff?"

Mark vede spuntare alcune lacrime e ripensa a quante ne ha asciugate in quella lunghissima ora. "Soprattutto lui. Un uomo che approfitta del dolore, della confusione di una ragazza, ubriaca per di più; che tradisce la sua fiducia in quel modo ignobile non è degno di essere definito tale. Si tratta solo di uno schifoso pidocchio che va schiacciato." Vorrebbe averlo per le mani per impartirgli una severa lezione.

"Mi credi se ti giuro che io non..."
La zittisce con un bacio appassionato. "Non pensarci più. Cancellalo. Per me non esiste e per te non è mai entrato nella tua vita."


"Forse tu riuscirai finalmente a convincerla." Daniel è apparso sulla porta con un vassoio tra le mani. "Credevo non vi sareste più svegliati. Non abituatevi a questo genere di servizio."
"D'ora in avanti ti conviene bussare. Cosa ci offri?" Un brontolio nello stomaco gli rammenta che non ha cenato.
"E voi due ricordatevi di chiudere a chiave... Caffè, the, ciambelle, pancakes, sciroppo d'acero, marmellate varie ed alcuni tipi di miele. Quando avrete finito di scambiarvi altre disgustose smancerie Charlie ti indicherà il mio studio privato. Per quella questione." Dice facendosi cupo.
Anche Mark ridiventa serio. "Non aspetto altro."


"Angela? Angela??" Una voce roca e profonda la fa sobbalzare.
Non si è accorta di essersi appisolata. "Sì?" Si strofina gli occhi e sposta la coperta che si era appoggiata sulle gambe. "Arrivo."
"Goyle ha superato la prova?"

Angela lo fissa. Non si è accorta di quando è entrato e questo le provoca del nervosismo. "A pieni voti... direi. Tra i gemiti, i mugolii e l' ansimare che ho dovuto ascoltare." Cerca di sorridere.
"Gemiti, mugolii? Di che diavolo blateri?"

"La prova è stata un' estenuante ma piacevole fatica fisica. Lui e Daniel Flower hanno passato la notte assieme alla dott. Dench..." L'uomo inarca un sopracciglio. " Nello stesso letto ed in... contemporanea."

"Degni amici di quel pervertito! Hai il suo codice?" Chiede con ansia febbrile.
"Stanno ancora dormendo. La notte passata è stata lunga, molto... lunga." Dice, spalancando la bocca in uno sbadiglio.
"Fammi sapere. Hai il mio numero?"

"Solo quello del cellulare. Dovrebbe tenerlo sempre acceso." E' un rimprovero.
L'uomo riflette alcuni minuti. Estrae un biglietto da visita da un astuccio d'argento e scrive qualcosa sul retro. "Qui sono quasi sempre disponibile o sanno come rintracciarmi. Alla fine di questo incarico lo cancellerari dalla tua memoria."

Angela annuisce. Controlla di essere veramente sola. "Come se non sapessi che fine rischio di fare quando non ti servirò più." Estrae da sotto il cuscino una pagina ripiegata di un quotidiano. "Povero inbecille ingenuo!" Mormora guardando la foto pubblicata e seguita da un breve trafiletto Rinvenuto il cadavere di uno sconosciuto in un vicolo. Il viso ritratto è quello del suo ex complice. " Ti avevo messo in guardia. Eri troppo avido." Dice appallottolando il foglio.

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Capitolo 26

"Così è qui che lavori." Mark sporge la testa e accetta l'invito che Daniel gli rivolge con la mano. Lo ascolta dialogare rapidamente in una lingua straniera.
"Konichiwa. Scusami. Stavo aggiornando i genitori di Michiko sui suoi progressi negli studi. Dormito bene?"

"Come un sasso. Quella vasca è stata una vera esperienza sensoriale." Alza l'indice e traccia un breve circolo nell'aria.
L'altro annuisce. "Tutto bene tra te e Charlie?"
"Splendidamente. Si è recata al lavoro. Io mi sono fermato a chiederti cosa mi devo aspettare in futuro." Si siede con cautela sulla strana poltrona. "Dove hai preso questa meraviglia? Credevo fosse scomoda ed invece... Con cosa è ricoperta? Sembra velluto, ma non lo è. Nemmeno pelle scamosciata." Accarezza il rivestimento con voluttà.

"Cashemere. Prototipo di un modello mai realizzato. Comprata ad un' asta. Doveva essere un regalo per un presunto amico, lui è sparito e io ci ho guadagnato una poltrona unica al mondo. Per la tua richiesta... non so risponderti. Dipende da lei."
"Sono fermamente deciso a restare al suo fianco." S si concede un breve sorriso sardonico che Daniel ricambia." Sempre che a te non dispiaccia."

"Non ho niente in contrario... A proposito..." Si avvicina ad un quadro appeso alle sue spalle, preme un punto sulla cornice e la tela si sposta rivelando un piccolo schermo ed una pulsantiera. "Conosci senz'altro questo sistema. Digita quello che preferisci. Lettere, numeri. Più tasti usi, meglio è. In questo modo avrei accesso ad ogni angolo dell'edificio... Serra compresa."
Mark lo ha seguito. "Qualsiasi combinazione? Proviamo... Niente da fare... Luce rossa." Rimane pensieroso a fissare la tastiera. "Vediamo con questa... Verde. Ed ora?"

"Semplice. Se vuoi venire qui, per un qualsiasi motivo... Ma se nè io, o Tony, o Michiko siamo in casa... Ti basta digitare la tua combinazione e le porte si apriranno. Tranne naturalmente il mio ufficio, la mia camera da letto, quella di Tony o quelle che ospitano qualche ospite. Per la privacy... E conosci le regole che valgono per la serra."
"Se, nonostante abbia digitato la passwort, non si apre significa che la piazza è già occupata."
"Esatto. Potrai approfittarne questa settimana. Flood partirà per la California ed io mi sposterò per due o tre giorni a Londra. So che è disponibile un quadro che mi interessa."
"Non credo che ne avremo il tempo. Ci sono parecchi problemi di ordine pratico che dobbiamo affrontare. Ma ti ringrazio."

Il misterioso individuo si rivolge ad Angela. "Eccellente! La giapponesina è fuori casa per la maggior parte del giorno. Il finocchio correrà dal suo musicista e, grazie all'esca che gli ho lanciato, anche Daniel Flower sarà fuori dai piedi. Avremo modo di entrare e scoprire cosa nasconde."

"Avremo??" Chiede meravigliata.
"Noi due." Le sfiora il viso. "Sei una complice ideale... oltre ad una donna affascinante. Dovremmo darci appuntamento in un luogo più... confortevole, non credi?"
"Mi ero ripromessa di non mescolare più lavoro e piacere... ma ogni regola ha la sua eccezione." Risponde con voce roca.

"Ti disturbo?" Chiede Mark sbirciando sopra la spalla di Charlie intenta ad esaminare gli ingrandimenti di un reperto.
"Dipende da cosa vuoi." Replica voltandosi.
"Questo." L'abbraccia e le sfiora le labbra con una lieve carezza che presto si trasforma in bacio infuocato. "Volevo essere rassicurato e nello stesso tempo lanciare un segnale preciso."
Charlie lo guarda interrogativa. "Rassicurato?"
"Dovevo convincermi che è... che tu sei... reale e far sapere al resto del mondo quanto ti voglio bene."
Solo in quel momento Charlie si accorge che hanno avuto degli spettatori molto interessati.

"La discrezione non è il tuo forte." Protesta debolmente.
"E' uno dei miei pregi migliori..." Si china per sussurrarle. "Mi sto costringendo a trattenermi."
"Mmm. Avverto quanto la prova delle tue intenzioni sia...tangibile." Mormora con voce calda e sensuale e posando le labbra su una vena che pulsa sul suo collo.
"Dott. Dench... Giochi sporco." Geme.
"Pensavo che Danny ti avesse messo in guardia sul mio conto."
L'accenno lo riporta con i piedi per terra. "Dobbiamo parlare seriamente della nostra futura vita insieme."
"Vita...Insieme??" Ripete sbattendo le ciglia.

Mark annuisce lentamente. " Noi due, adesso, siamo una coppia. Scolpisciti il concetto qui..." Picchietta l'indice sulla sua fronte. "...e qui." Le posa una mano all'altezza del cuore. "So quanto hai sofferto, ma non lasciarti condizionare dalle tue paure. Anche io ho commesso degli errori, e molti. Ed anche io ho paura. Ma ho la certezza che ti amo e che tu ami me. Condividi con me questa realtà. Il nostro amore è verità. Se vuoi sentirti libera mi sta bene. Nessun obbligo, nessuna catena a legarci."
"E...Se io...volessi di più?" Chiede con voce tremante.

Mark senza pensarci due volte, rafforza la stretta. "Non aspetto altro." Lei si abbandona tra le sue braccia e per lui quella è una delle sensazioni più belle che abbia mai provato.

"Che ne dite di festeggiare con dell'ottimo champagne?" Mike, Jack e Paris si affollano sulla porta.
"Che ne dite di andare a farvi i fatti vostri?" Ribatte burbero. "Io e Charlie vi abbiamo fornito abbondanti motivi di pettegolezzi per l'intero mese. Fuori dai piedi."
I tre escono strascinando i piedi e cercando di mascherare la loro ilarità.

"Promettimi una cosa." Gli domanda con voce impercettibile.
"Tutto quello che vuoi."
"Tu e Daniel... Sarete prudenti?" Lo guarda veramente in ansia.
"Non ci succederà niente di male." Dice fissandela con intensità. "Te lo prometto."

Mark cammina a grandi passi fuori dall'ufficio di Jason Morgan.
"Guarda chi si rivede... Mark Goyle! Da quanto non c'incontriamo!" Un uomo dal fisico asciutto e capelli brizzolati gli porge la mano che lui platealmente ignora.
"Sei anni. Ero appena rimasto ferito per un TUO STUPIDO ERRORE." Ricorda con voce asciutta. "Se permetti... Ho da fare." Gli chiude la porta in faccia. "Che voleva?"

"Ha in corso un'operazione che ci tocca marginalmente. Conosci la prassi." Lo guarda curioso. "Sei stato insolitamente sgarbato con lui."
" Sei anni fa mi sono beccato una pallottola nel petto ed Angie è stata presa in ostaggio... Solo perchè qualcuno ha avuto la brillante idea di presentarsi con patacca e credenziali al personale dell'Ambasciata." Replica con voce dura.
"Era lui quell'imbecille?" Piega la bocca in un ghigno. "Non vorrei lavorare ai suoi ordini. Cosa posso fare per te?"

Mark appoggia le mani sul lucido ripiano della scrivania. "La tua promozione è diventata definitiva?" Chiede in tono urgente.
"Questione di giorni... per il passaggio delle consegne." Conferma. "Perché?"
"La proposta che mi hai lanciato all'Istituto Socrates è sempre valida?"
"E me lo chiedi? Dove trovo un altro con la tua esperienza?" Nella sua voce si avverte una nota di speranza.
"Allora accetto." Si siede con un sospiro.

"Questa me la devi spiegare. Perchè in pochi giorni hai cambiato nettamente idea?" Jason preme un bottone ed ordina due caffè.
"Io e Charlie siamo... Ci siamo messi insieme." Rivela tutto d'un fiato e blocca sul nascere le sue congratulazioni. "Questo potrebbe crearmi delle difficoltà. Preferisco... evitarle."
"Difficoltà di che genere? Non certo da parte nostra." Jason lo guarda stupito, ricordando le parole sprezzanti che gli ha sibilato.

"Tra i miei compiti c'era anche quello di proteggerla in caso d'emergenza. Il legame che ci lega potrebbe distrarmi o farmi perdere la necessaria lucidità... Lo sai anche tu. Ci sei passato prima di me."
Jason sospira. "Capisco molto bene."

"Il lavoro di Charlie è importante... Quasi una missione per lei. Non intendo che vi rinunci per niente al mondo. Per cui sarò io a cambiare incarico. Diventerò un burocrate uguale a te... Sotto i tuoi ordini e, spero... con i tuoi consigli."

Jason finge di ponderare seriamente, prima di rispondere. "Credi che New York sia abbastanza grande per sopportare noi due?" Si alza in piedi. "Benvenuto a bordo!" Si stringono la mano e si felicitano l'un l'altro con vigorose pacche sulle spalle. "Dimmi cosa vuoi che elimini dei miei ammenicoli."
"I quadri e le fotografie. Conosci le mie preferenze." Ironizza. "Se permetti... devo correre ad affrontare una tigre in gonnella e nella sua tana."
"Non lo sa ancora?"
"Per il momento meglio evitare." Ribadisce deciso. "Abbiamo due traslochi da affrontare e non sappiamo dove abiteremo in futuro, ma ce la caveremo."

"Siete già alle prese con questi impicci?"
"La mia sitemazione doveva essere solo per alcuni mesi e ci sono rimasto più di un anno... L' edificio in cui abita lei è stato espropriato dal comune. Lo trasformeranno in un nuovo parcheggio su più piani."
"Ti serve aiuto." Gli propone. "Casa mia è sempre aperta per te, lo sai."

"Grazie." Mark rifiuta con un cenno. "Ci ospita un amico con molto, moltissimo spazio a disposizione. Charlie ha qualche migliaio di libri, altrettanti CD e qualche centinaio di DVD... Aggiungici i miei..."
"A voi due serve un hangar, non una casa." Commenta.
Mark si alza con una risata. "Tieniti libero una di queste sere per una cenetta tra amici."

"Potter's?" Chiede con golosità.
"Qualcosa di diverso. Casa Flower."
Jason si lascia sfuggire un fischio. "E' favolosa come si vocifera?"

"Giudicherai con i tuoi occhi. Ma non aspettarti rubinetti d'oro o grandi opere d'arte." Lo avverte. "Ha buon gusto."
"Per te sono... Anzi... Siamo sempre disponibili. Mi chiederà vestiti nuovi e una seduta completa in un istituto di bellezza." Brontola.


Mark si allontana e appena fuori dalla sede del FBI compone un numero sul suo cellulare. "Hanno accettato entrambi. E forse sarà la volta buona che mi toglierò un fastidioso sassolino nella scarpa. Ok, ci sentiamo al tuo arrivo."


Charlie si guarda attorno nel vasto stanzone che una volta era la sua casa.
"Nostalgia?" Mark l'avvolge tra le braccia e sfiora il suo collo con un bacio leggero.
"Un poco. Mi mancherà tutto questo spazio... I miei vecchi mobili erano come amici per me."

"Quel centro giovanile ti è stato grato per la donazione. Quei ragazzi pendavano dalle tue labbra quando hai spiegato come li hai trasformati." Le ricorda. "Ho visto alcuni prendere appunti e mettersi a confabulare. Il responsabile ha promesso loro che sistemerà un angolo come laboratorio grazie ai tuoi vecchi attrezzi." Charlie annuisce, ma in fondo ai suoi occhi resta una punta di tristezza. "Ho pensato che, visto che io non ho un hobby speciale, potresti usare quella specie di sgabuzzino. La finestra è piccola ma..."

"Non ti darò fastidio?" Chiede tornando serena di colpo.
Mark nega con un cenno. "Però se ci serviranno altri mobili li andremo a comprare." L'ammonisce.
"Come vuoi tu. Ci sarebbe ancora una questione da risolvere."
"I doppioni? Qualche libro o CD comunque me li porterò in ufficio. Decideremo al momento. Se sei pronta..." Solleva uno scatolone e si avvia verso la sua auto.

"Un minuto ancora."
Lui si sporge per baciarla sulla guancia. "Non ti liberarerai tanto facilmente di me." Incastra la scatola tra altre due e richiude il portellone mettendosi poi al posto del guidatore. "Bistecca dai Potter?" Chiede quando lei lo raggiunge. Posa per un attimo la mano sulla sua in una stretta affettuosa. Lei annuisce piano.

"Mark, un abbraccio..."
Charlie per la prima volta conosce la moglie di Harry Potter. Davanti a lei una giunonica bionda che le sta chiedendo con un'occhiata il permesso.
"Certamente." Risponde cordiale." Io sono Charlie... Charity Dench." Aggiunge tendendo la mano.

"Anche lei vittima dei nomi assurdi?" Domanda con occhi ridenti. "Tutti mi chiamano Pam... Ma indovini qual è il mio nome?"
"Pamela?" Suggerisce.
"Peggio. Perceverance." Risponde con una risata.
"Di nome e di fatto." Ribatte Harry baciando la mano di Charlie. "Di nome e di fatto, per mia fortuna.  Sono veramente spiacente per l'appartamento ma..."

Mark lo blocca prima che possa continuare porgendogli un mazzo di chiavi. "Le cose si sono sistemate. Spero che a Junior piacciano i piccoli cambiamenti che sono stati fatti."
"Piacergli?? Ha fatto i salti di gioia! Pensava di dover ridipingere i muri o altro. Quando sua moglie ha visto la camera da letto... Non credeva ai suoi occhi. Non è che sei disposto a lasciarci i mobili?" Chiede speranzoso.
""Harry sono sempre i tuoi." Replica Mark sorpreso. "Non ho cambiato niente."

"Solo aggiunto della biancheria." Gli ricorda Charlie. "Che può continuare a rimenere dove sta."
"Grazie...e ancora grazie per la pubblicità." Pam riabbraccia Mark. "Questa mattina è arrivato un tipo molto distinto che ha detto di conoscerti. Un inglese dall'accento. Alto, con gli occhiali. Prova a chiedermi cosa voleva."

"Proporvi di occuparvi di catering in casa Flower." Rispondono Martin e Charlie ad una voce. Poi si guardano. "Antony è tornato dalla California."
"Esatto... Ma come..." Harry li fissa stupefatto.

"Ricordi l'uomo bruno che ho invitato nella saletta di Pam? Era Daniel Flower in persona. Ha gustato quello che ci hai servito... Credo che potrai assumere quegli aiutanti che speravi." Spiega paziente Mark. "Adesso... Possiamo sederci ad un tavolo e pranzare? Imballare e sigillare una decina di scatoloni mi ha messo un certo appetito."
Viene rapidamente accontentato.

"Così anche Tony è tornato." La mano di Charlie cincischia nervosamente il tovagliolo.
"Charity, se ci hai ripensato poss..."
"NO! Voglio esserci." Ribatte determinata.

"A me rincresce dover mentire a degli amici." Confessa.
"Sono sicura che saprebbero comprenderti." Appoggia la mano sulla sua.
"Forse." Ribatte con voce incerta. "Ma quello che abbiamo intenzione di fare non è per niente legale."
"Quante cose non perfettamente legali hai compiuto durante le tue missioni?"
Mark ospira. "Hai ragione." Alza il bicchiere in un brindisi. "A noi."
Charlie lo imita. "A noi due. Insieme."

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Capitolo 27



Angela e il misterioso capo tornano nel loro covo.
"Smonta tutto e disfati dell'attrezzatura." Ordina l'uomo. "E quando dico... disfatene... Intendo distruggila. Falla a pezzi. Non mi interessa quanto è costata. Nessuno e ripeto...NESSUNO, deve arrivare a te o a questo posto. Le coperte e il resto lascialo fuori. Ci penseranno i senzatetto o la teppaglia a farla sparire."
"Ok. Ed io?" Chiede Angela. Con una leggera torsione del polso ha fatto scivolare l'elsa dello stiletto fino al palmo della mano.

"Tu, mia cara..." Le sfiora la guancia in una carezza. "... Ti concederai un lungo trattamento in uno dei migliori istituti di bellezza. Procurati anche degli abiti adatti al tuo bel corpicino. Ti concederai qualche giorno di relax... Fino alla sera fatale." Il suo sguardo si illumina di una gioia maligna e le sue labbra si stirano in un ghigno diabolico. "Assisterai alla MIA vittoria. Sono anni che aspetto questo momento. La mia rivincita su quel degenerato... E tu sarai al mio fianco."

"Con vivo piacere... Ma..." Tende la mano con il palmo in alto. "I trattamenti estetici e gli abiti firmati costano... Ed io non intendo rinunciare a parte della mia ricompensa. Per niente e nessuno al mondo."
"Angela. Angela." L'uomo scuote la testa con aria divertita. Infila una mano in tasca e ne estrae alcuni biglietti di grosso taglio. "Spero che ne verrà la pena."
"Posso assicurarti che quella sera ti sorprenderò." Bisbiglia con voce calda e suadente, sfiorando il suo torace e posando le labbra su un lato del collo. "In molti... molti... modi."


"Signora Potter, questa è la MIA cucina. Spero che possa soddisfare le vostre esigenze." Tony fa strada ad una strabiliata Pam.
"Che meraviglia! Sarei disposta ad uccidere per disporre di questo tipo di attrezza." Mormora guardandosi attorno con vivo desiderio.

"Faccia un buon lavoro e posso garantirle che il lavoro non le mancherà." La rassicura.
"Ma... E lei?" Domanda esitante, sperando di non essere considerata indiscreta.

"Io mi occupo del benessere del Sig. Flower e dei suoi amici più stretti. Non di altro." Risponde con un affabile sorriso. "Come per esempio... Questa sera." Le mostra le vivande pronte per essere infornate o in attesa di essere impiattate.
"Due menù diversi?"
"Uno per la serra e uno per qui."
"Capita spesso di avere più di un menù in contemporanea?" Chiede in tono professionale e con aria leggermente preoccupata.

"Dipende dal genere di ospiti. Dalla loro religione, dai loro usi o dalle loro abitudini. Non stia in ansia. L'ufficio personale provvederà ad informarla qualche giorno prima con le varie indicazioni... Comprese allergie od intolleranze." Pam tira un sospiro di sollievo. "Venga. L'accompagno a visitare dove conserviamo i vini ed alcuni particolari alimenti delicati. Se le serve altro materiale provveda ad acquistarlo personalmente dai suoi fornitori di fiducia."
"Si, signor Flood."
"A questo piano... non si una il SIGNORE... Mi chiami Antony o Tony. Con il padrone di casa usi pure Daniel o Danny. MA SOLO QUI. Al piano di sotto, dove si tengono i ricevimenti si deve essere formali. Io allora divento Mr. Flood e... naturalmente..."
"Mr. Flower. Lo terro a mente."



New York non dorme mai, ma ci sono poche ore che precedono l'alba in cui anche le attività frenetiche smettono e la città sembra concedersi un attimo di pausa. E' proprio durante uno di questi rari momenti che alcune ombre scure ne approfittano per atterrare senza fare rumore su un ampio tetto costituito da pesanti lastre di vetro. Poche e decisi tagli e scendono all'interno.

"Prima squadra: Dentro." Bisbiglia una voce soffocata. "Al momento non si notano attività sospette."
"Per fortuna splende la luna... Ascoltate..." Trattendono il fiato. Si ode un respiro regolare alternato ad un leggero russare.
"Cazzo! Doveva essere del tutto vuota!" Esclama uno degli uomini. Nel frattempo un altro inciampa con un imprecasione.

"Alan...ALAN! Svegliati. Ho sentito un rumore." Dice una voce femminile in tono pressante.
"Sarà il solito vicino tiratardi." Grugnisce qualcuno.
"ALAN!!"
"Tesoro, ci siamo solo noi.." Risponde cominciando a svegliarsi. "Ok...ok..." Accende una luce.

"COMMISSARIO WINTER???"
"La SWAT? MA CHE CAZZO VOLETE??" L'urlo di Alan si ripercuote all'interno della serra, gelango i quattro uomini vestiti di nero e con il volto coperto da un passamontagna.

"Stiamo collaborando ad una missione combinata con l' FBI." Bofonchia il responsabile, rivelando il suo viso. Ma perché proprio a lui doveva capitare davanti un superione completamente nudo e visibilmente incazzato?

"FBI? F B I ? ? GIURO CHE QUESTA VOLTA LO AMMAZZO. MALEDETTO FIGLIO DI..." Alan è fuori di sè.
"Calmati, amore." Tenta di placarlo la moglie, mentre si avvolge nelle coperte. "Sono sicura che non è colpa sua."

"I miei pantaloni... Dove diavolo sono finiti i miei pantaloni?"
"Eccoli signore." Uno degli agenti li raccoglie da terra. Prima era inciampato proprio in quelli.

Gli altri distorgono gli occhi dal grande letto e notano in un angolo un tavolino apparecchiato per due, con i resti di una cena servita a lume di candele ormai consumate. Nella piscina galleggiano decine e decine di gardenie bianche.

"Jones, giusto?" Alan finisce di abbottonarsi i pantaloni. "Che ordini ha ricevuto?"
"Scendere nella serra e aprire la porta del secondo piano... signore."
"Allora andiamo." Dice deciso accendendo ogni luce lungo il suo cammino.
"Commissario...Ci hanno raccomandato il massimo silenzio ed estrema cautela..." Protesta debolmente Jones.

"Ma davvero?" Ribatte ironico. "Perchè SOLO IO devo essere buttato giù dal letto? Morgan... MORGAN!!" Grida bussando ad una porta.
"Che cazzo vuoi?" Brontola un insonnolito e seminudo Jason. Si immobilizza vedendo gli uomini armati alle sue spalle.

"Presentarti il tenente Jones ed alcuni suoi uomini. SWAT." Risponde con un tono fintamente calmo. "Stanno collaborando CON VOI!!" Sbotta furioso.
"Con noi? Non credo proprio. Lo saprei." Porge la mano e si presenta al sempre più sbalordito tenente. "Jason Morgan. Vice..." Guarda il suo orologio da polso. "Anzi da tre ore... Direttore della filiare di New York."

"L'agente Barnes..." Si giustifica debolmente il tenente.
"Quell'imbecille di Los Angeles non ha autorità qui." Lancia un' occhiata dentro la stanza. "Sistemo questa faccenda e torno."
Qualcuno gli tira un cuscino, colpendolo in piena faccia.
"Direi che tua moglie non l'ha presa bene." Ghigna Alan.
"Ed io noto con piacere che anche dopo anni nella polizia la tua mente è sempre brillante." Sibila maligno.

"Tenente, mentre lei farà entrare il resto delle truppe... Noi due provvederemo a svegliare..." Scambia un sorrisetto diabolico con Jason. "... GLI ALTRI."
Il tenente china la testa in un cenno d'assenso.

"Billy... Dici che ci arriviamo alla pensione?" Chiede in un bisbiglio appena percettibile uno dei suoi uomini.
"Seconto te quante possibilità abbiamo? Dalle informazioni in casa dovevano trovarsi SOLO DUE MASCHI ADULTI... E invece chi ci abbiamo trovato? Il Commissario Winter ed il direttore del locale ufficio del FBI... IN DOLCE COMPAGNIA!... Consoliamoci pensando che quelli di sotto non staranno meglio di noi. Conosco di fama Jason Morgan... Se Winter è una spina nel fianco... Lui è un autentico tritacoglioni."

"Mal comune mezzo gaudio." Ribatte il terzo.

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


Capitolo 28



Jason ed Alan si avvicinano in punta di piedi, aprono piano e sbirciano all'interno di una camera. Il letto è in disordine ma... VUOTO.
"Dove si sono cacciati?"
Alan controlla il bagno. "La vasca è ancora umida e mancano gli accappatoi."
Si guardano in faccia e pronunciano una sola parola: "CUCINA."

"Vuoi un biscotto?" Offre Mark, porgendole un piatto che li contiene.
"Grazie, ma..."
"Rimani seduta. Ti imbocco io." Tende un biscotto verso la bocca, nel vederla esitare striscia il biscotto sulle labbra lasciando delle briciole da leccare.
"Mmm."
"Buono? Dai un morso."
Il biscotto le si scioglie in bocca. Charlie guarda Mark che tiene gli occhi fissi sulle sue labbra e scorge qualcosa che la turba piacevolmente. Una luce tenera e possessiva ma allo stesso tempo interrogativa. Come se si chiedesse che li aspetta in futuro.
Ora le porge un lampone.
"Ti rendi conto che stai consumando la colazione per domani?"
"Un lampone?" Insiste senza consegnarle però il frutto.
"No. Non lo voglio."

Mark se lo infila in bocca e lei continua a guardarlo, bevendo un sorso di vino dal suo bicchiere.
"Dovresti smetterla." Ma il tono dolce che usa è una contraddizione.
"Certo." Annuisce lui sbucciando un mandarino. La buccia cade sul piatto e il profumo dell'agrume raggiunge le narici di Charlie. "Appena finito questo." Le offre uno spicchio. "La vitamina C ti fa bene." Le spiega agitandoglielo sotto il naso. Charlie dischiude le labbra accettando.
"Dolce?" Chiede posando il piatto ed avvicinandosi al bancone dove Charlie è seduta portando il resto degli spicchi come un offerta.
"Dolcissimo." Apre la bocca aspettando il secondo.
Mark lo strizza sulle labbra e con la lingua raccoglie le gocce di succo che sono scivolate lungo il mento. "Dolcissimo davvero."
Il primo bacio è delicato. Il secondo è più profondo ed il terzo li vede avvinghiati.

La mano di Mark scivola lungo la sua gamba.
Charlie stringe le ginocchia. "Che stai facendo?"
"Mi sto concedendo un meritato spuntino, con la mano sul tuo ginocchio."
Charlie scosta la testa. "La tua mano non è sul mio ginocchio."
"No?" Fingendosi sorpreso abbassa lo sguardo sulle dita che nel frattempo si sono intrufolate sotto la spugna. Poi riprende a baciarla.
Charlie avverte la sua erezione premerle contro l'addome. Intanto le labbra di Mark hanno lasciato le sue per esplorarle il collo. Con le mani scosta il tessuto e le accarezza i fianchi.
"Fermati."
"Mmmm?" Mugola senza spostare le labbra dalla sua spalla.
"Siamo nella cucina di Tony..." Gli ricorda con un gemito.
"Allora?" Chiede fermandosi.
"L'hai mai visto disossare un pollo?"

"Lui no, ma noi vorremmo assistere alla scena." Jason ed Alan sfoggiando un sorriso ironico sono fermi sulla porta. Chissà da quando.


"Impicciarvi dei cavoli vostri... Mai?" Mark continua a coprire Charlie  fino a che lei non ha accostato i lembi dell'accappatoio e stretto bene il nodo in vita.
"Spiacenti di disturbarti durante il tuo... spuntino. Ma sono arrivati ospiti inaspettati." Dicono con le facce cupe. "FBI e SWAT."
"COSA?" Spalanca gli occhi e stringe rassicurante la mano di Charlie. "Ok. Ci siete riusciti, bello scherzo. Per un attimo ci avevo creduto." Continua con una risatina.

"Nessuno scherzo." Gli conferma Alan. "Gli uomini della SWAT sono piombati giù dal tetto e gli altri stanno salendo."
"Ma... Che sta succedendo?" Chiede Charlie, interrogandoli con aria stupita ed incredula.

"Appena arrivano lo sapremo." Risponde con voce fredda Jason. " A proposito... Antony e Daniel devono avere il sonno particolarmente pesante... Con il trambusto che abbiamo creato..."
"La zona riservata ad Tony è stata isolata acusticamente." Spiega Charlie scambiando un ghigno divertito con Mark. "Ma Danny ha sempre avuto il sonno leggero..."
"Specialmente in questo periodo." Dice Mark con l'aria di chi la sa lunga. "Puoi svegliarli?"
"Va bene." Dalla cucina percorre un breve corridoio. Gli altri la seguono.

La camera di Tony è simile ad un mini appartamento. Tre pareti sono coperte da scaffali stipati di libri e CD.

Alan, con stupore e una leggera invidia, legge le targhette che li contraddistinguono. Gastronomia, meccanica, computer, arte, storia... I maggiori filosofi... I classici della letteratura mondiale... E la musica? Spazia dal periodo barocco alle ultime novità.

Due chitarre appese in un apposito contenitore e due sintetizzatori coperti in un angolo. Il grande letto matrimoniale occupa la quarta parete.
Le coperte sono scostate e la luce appesa sopra la testata è accesa. Un libro è posato capovolto. Ma di Tony nessuna traccia.

"Che abbia dovuto...?" Mark corre a spalancare la porta di quella di Daniel. Il letto non è stato toccato.

Charlie si impossessa del cordless sul comodino e controlla le ultime chiamate. "Solita routine. Niente emergenze improvvise." Mormora stupita.

"Morgan... Goyle?? Che ci fate VOI in questa casa?" L'agente che Mark ha snobbato qualche giorno prima li guarda allibito.
"Siamo stati invitati da Daniel Flower... Per una festa di addio al celibato... Tu, piuttosto... Barnes... Mi spieghi che cazzo combini?" L'ordine di Jason suona con la potenza di uno sparo.

"Devo arrestarlo. E' un ladro e ricettatore di opere d'arte." Gongola tronfio. "Quello a cui davi la caccia da anni."
"DANNY?" Charlie si appoggia spaventata a Mark, che l'abbraccia. "NON CI CREDO!!"

"Nemmeno io. Flower ha trentacinque anni ed sono alla ricerca di quel delinquente da più di QUINDICI ANNI." Ribatte Jason, fulminandolo con lo sguardo. "A quel tempo era uno sbarbatello in giro per il mondo. Non aveva nemmeno preso la guida dell' impero finanziario che porta il suo nome."

"Abbiamo visitato tutti casa sua. Io più di una volta..." Si intromette Mark. "Trovami una sola opera d'arte appesa qui. Ci sono alcuni quadri di valore... Di vero valore...solo al primo piano. Ma niente di eccezionale."
"Non li mette certo in bella vista. Li nasconde nella Camera dei Segreti." Insiste l'altro.

"Camera dei Segreti?" Mark lo guarda come se l'altro fosse un essere a due teste. "Siamo a New York... NON A HOGWARTS!! L'unico Harry Potter che ci abita è un cuoco."
"Un autentico mago... Ma con le bistecche." Aggiunge ridacchiando Jason. "Barnes... Ti sei fumato il cervello!"

"So che esiste. Il mio informatore non si è mai sbagliato." Rivela ostinato.
"ORA BASTA! Uno scherzo è bello quando dura poco." Charlie si è ripresa e ora fissa i presenti, inviperita. "FAITH... FAITH!"
"Chi è... Faith? L'interroga Mark dando voce alla domanda inespressa degli altri.

"Il cane da guardia di Danny." Sibila. " FAITH... Sono la dottoressa Charity Dench. Ti ORDINO di attivarti." Grida con le mani sui fianchi.
"Buonasera Charity. Posso rendermi utile?" Una voce femminile, roca e leggermente metallica risuona nel locale.

"Faith, chi ti ha disattivato?"
"I miei padri. Devo disarmare i visitatori?" La richiesta disorienta gli agenti che si affollano lì intorno.

"No. Voglio sapere dove sono i due cretini."
"Cretini? Conosco l'etimologia ed il significato della parola... ma non ne capisco il contesto."

"DANIEL... ANTONY... DOVE... SONO?" Scandisce una Charlie esasperata.
"Sala conferenza al primo piano. Ho l'ordine preciso di disturbarli SOLO in caso di emergenza."Risponde la voce.

"Questa E' un'emergenza. Devo parlare con loro."
"No." Sembra suonare dispiaciuta.
"CHARITY DANCH. Priorità assoluta ZERO PUNTO ZERO PUNTO ZERO. Apriti Faith."
"Non posso disobbidire." La porta di un'ascensore, invisibile fino a quel momento si apre.

"Signori." Li invita a seguirla. "Solo i superiori. L'ascensore è piccolo."
MarK, Jason, Alan e Barnes entrano con l'aria di chi non ci capisce niente, ma non vuole dimostrarlo.
"Chi è Faith?" MarK è quello che fa da portavoce.

"Il computer che governa i tre piani della casa di Danny. Funge contemporaneamente da sistema d'allarme, segreteria telefonica e molto altro. Regola aria condizionata ed impianto di riscaldamento. Purifica l'acqua. Gestisce il magazzino delle provviste ed effettua gli acquisti. Se Tony le fornisce la lista delle vivande che intende preparare, Faith provvede al loro scongelamento. Freezer, frigo, lavatrice, forno ventilato e a microonde, sistema audio e video sono collegati a lei. Basta un ordine vocale."
"Una casa automatizzata,insomma." Conclude Jason.
"Molto, molto di più. Non so tutte le sue possibilità. Sono ben chiuse nei loro cervelli."

Le porte si spalancano e gli ospiti che stavano ascoltanto attentamente Tony si voltano allarmati per l'intrusione.
"OH CAZZO!! Ci siamo calati le braghe davanti alla CIA." Mugugna stizzito Jason riconoscendo un volto.

"E non solo loro. NCIS. Buonasera Mimi." Mark saluta una donna con corti capelli bianchi ed aspetto giovanile che gli sorride.
"Buonasera agente Goyle. La vedo meglio del nostro ultimo incontro."

Daniel si intromette. "Chiedo scusa... posso sapere il perchè di questa invasione?"
"L'agente Barnes..."Lo indica. "Ti accusa di essere un ricettatore." Mark spiattella brutalmente la verità.
Gli occhi di tutti sono puntati su Daniel che solleva le soppracciglia, visibilmente esterefatto.

L'uomo della CIA scambia uno sguardo espressivo con i suoi vicini. "FBI!!" Sbottano, comprendendosi all'istante. "Jason, dal tuo... abbigliamento. O meglio... Dalla quasi mancanza di indumenti... Direi che non ne sapevi niente."
"Sarei qui con mia moglie?" Risponde sedendosi al suo fianco. E' evidente che i due si conoscono e non si piacciono.
Alan lo imita, leggermente intimorito, e Mark rimane al fianco di Charlie, ammutolita dalla sorpresa.

"Sedetevi anche voi due." Li invita ridendo Daniel. "Aiutatemi a capire qualcosa di questa... buffonata. Sempre se la CIA, l'NCIS e il generale non hanno niente in contrario." Punta gli occhi sul terzo personaggio che si limita ad abbassare il capo.

"La tua idea di... FAITH?... Ci ha molto colpito. Conta pure sul nostro appoggio. Avrai presto da firmare un contratto governativo." Gli dice l'uomo della CIA. Gli altri confermano con un cenno ed un sorriso. "Hai già deciso dove creare il centro di sviluppo?"
"Grazie all' agente Goyle e alla dottoressa Dench ho scoperto una parte del Paese che non conoscevo. Direi che Turner è praticamente perfetta."
"Turner? E dove si trova?" Chiede il generale.

"In Oregon." Risponde Charlie. Poi si china per sussurrare all'orecchio di Mark: "Il futuro sindaco ha visto aumentare in modo esponenziale le sue credenziali."
Lui sorride. "Per non parlare del Governatore. Sono contento. Per loro e per la città."

Tony, nel frattempo, ha collocato davanti ad ognuno una tazza di caffè caldo e al centro del tavolo un grande vassoio con tartine al caviale, al paté, una ciotola colpa di cubetti di prosciutto, una di scaglie di parmigiano oltre ad un cesto di frutta fresca.

"Barnes..." Daniel di rivolge all'ammutolito agente. "Sentiamo... Perchè sarei un ricettatore?" Chiede manifestando ora una blanda curiosità.
"Oltre ad un ladro di opere d'arte." Aggiunge Alan.
"PURE!"

Tutto lo fissano in attesa della sua spiegazione.
"A Los Angeles ci sono stati numerosi casi di allarmi scattati all'improvviso e, apparentemente, a vuoto..."
"Anche qui e a Miami." Borbottano Alan e Jason.

"Un paio di personaggi noti... Con amicizie influenti... Si sono rivolti, in via confidenziale... A noi. Erano in possesso di alcuni antichi manufatti... oggetti di valore che..."
"Sottratti ai paesi d'origine." Lo interrompe Charlie, con rabbia.

"Possiamo pure dire così." Ammette Barnes. "Il fatto è che quei Paesi al momento sono in condizioni da non poter pretendere la loro restituzione. Li avevano pagati cifre ingenti, ed in nero... Li rivolevano. Hanno incaricato me perchè, anni fa, mi ero occupato del recupero di alcuni quadri... Ero in contatto con un uomo in possesso di alcuni contatti... e ancora oggi, ogni tanto, mi passa delle notizie... E' da lui che ho sentito fare il nome di Daniel Flower."

Daniel si siede, serio in viso. "Le uniche opere d'arte che troverà qui sono pochi quadri... Litografie, soprattutto... Per me hanno un valore più affettivo, che venale. Frequento case d'asta per motivi... professionali. Sono uno dei curatori del Museo Socrates ed essendo il più giovane e l'unico scapolo, mi è stato affidato il compito di trovare nuovi pezzi. Non capisco che cosa possa averla convinto che sarei disposto ad acquistare materiale di dubbia provenienza."
"Inoltre l'Istituto di ricerca Socrates è nato da una TUA idea." Rivela Jason.

Daniel lo contraddice. "Di mio padre. Aveva già stanziato i primi fondi. Quando l'ho scoperto ho insistito perchè il suo progetto vedesse finalmente la luce."

"Il mio informatore dice inoltre che qui esiste una camera, invisibile ai normali visitatori..."
"Direi che questa casa nasconde più di un segreto." Ride Jason.
"Volete perquisirla? Avete il mio permesso." Alza leggermente il tono di voce. "Faith... Apri ogni stanza... Rivela cosa nascondono... Prego, casa mia è a vostra disposizione...Qui in basso oltre al mio ufficio ed ad alcuni locali di rappresentanza esistono alcune camere che riservo ad ospiti con cui concludo affari... Il piano di sopra è dove viviamo io e Mr. Flood. Con alcune stanze per i nostri amici. Al terzo la serra e la piscina." Li precede e fa loro strada.
Ogni porta è aperta, perfino quelle di un paio di piccole casseforti.

"Il laboratorio di Antony... Dove mi è consentito entrare solo alcune volte." Un locale pieno di computer e strani strumenti.
"Devo illustrarvi il loro funzionamento?" Chiede asciutto l'occhialuto maggiordomo. "O spiegarvi che cosa stiamo elaborando in questo momento?"
"Non si azzardi!" Gli ordinano all'unisono i tre uomini del Governo.

"Preferisce l'ascensore o le scale?"
"Meglio le scale."

"Secondo piano... Salotto, sala da pranzo, saletta cinematografica... Stanza della musica..." Illustra Danny. "Tony..." Si è accorto di alcuni fogli sparsi. "Sono spartiti musicali o abbozzi di testi... Canzoni non ancora pubblicate... Di un amico. Non credo che..."
"Non ci interessano. Preferisco aspettare l'uscita del loro nuovo CD." Risponde con una battuta Mark.

"La camera azzurra. Ci dorme mia moglie." Jason cerca di chiuderla, ma troppo tardi.
"Dormivo." Una voce stizzita alle sue spalle lo fa sobbalzare. Sul letto vede una grande borsa. "E gradirei tornare a casa."
"Pure io." Aggiunge la moglie di Alan, fulminandolo con lo sguardo. Le due donne sono visibilmente contrariate e si sono coalizzate... Oltre ad essersi rivertite.

"Per favore, restate..." Interviene galantemente il padrone di casa. "Sono sicuro che tra breve questa questione sarà chiarita. Permettetemi di rimediare a questo colossale disturbo."
Le due accettano anche se con riluttanza.
"Grazie!" Esclamano accorati Alan e Jason.

"Questa è la nostra." Mark la indica con un dito, cercando di sviare il discorso. "Mia e di Charlie."

"Ma sono notizie vecchie, vero?" Daniel cambia di colpo atteggiamento. "Signori... Non chi di voi abbia dato l'ordine... Ma vi pregherei di disattivare i microfoni che sono stati nascosti nel mio appartamento... Se non volete che provveda personalmente." Chiede fissandoli con occhi gelidi.
Il Generale si guarda attorno. "Non sono nostri. Ne sono certo."
"Nemmeno nostri. Lo saprei." Interviene l'uomo della CIA.
"Idem per me." Continua con aria impassibile la donna. "Signor Morgan?" Lo interroga.
"Troppe scartoffie."

"Non sono di nessuno? Bene. Faith elimina i microfoni." Ordina asciutto. Dalle grate di ventilazione escono alcuni sottili fili di fumo. "Preferisco credervi sulla parola. Comunque quanto è stato ascoltato corrisponde ad una minima parte di quanto realmente avvenuto qui." Rivela con un piccolo sorriso maligno.

"Da quanto era al corrente della loro presenza?" Chiede incuriosito il generale.
"Faith si accorta della loro esistenza pochi secondi dopo l'inizio delle trasmissioni. Quattro mesi fa. Pochi giorni dopo il nostro primo incontro. Non sapendo a chi appartenevano ho preferito scegliere un altro modo per neutralizzarli."
...

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


Capitolo 29


"In che modo?" Chiede interessata la direttrice del NCIS.
"Un esempio pratico? Faith..." Le sorride.
"Sì Danny?"
"Elenca il numero dei presenti armati in questo momento." Ordina.

"Una donna. Calibro Nove. Alla cintura. Otto uomini con Beretta d'ordinanza e fucile a pompa. Tre con revolver alla spalla e calibro 22 legato ad una gamba. Due a quella destra, uno alla sinistra. Vuoi che li neutralizzi?"
"Sono miei ospiti." Risponde, gongolando per le facce sbigottite che si vede attorno.

"Come Mark o Mr. Morgan e Mr. Winter?" Domanda Faith.
"Non proprio. Se i microfoni fossero ancora attivi potresti schermare i loro segnali?"
"Con che genere di distrazione preferisci che li copra? Sonno, conversazione, attività riproduttiva o altro?"
"Attività... riproduttiva??" Chiede ironico l'uomo della CIA.

"Purtroppo Faith ha qualche piccolo difetto che non siamo ancora riusciti ad eliminare... Come una insaziabile curiosità... Naviga in internet e scarica tutto quello che non comprende a pieno." Risponde con un certo divertimento. "Per lei è inconcepibile che sprechiamo tanto tempo, denaro ed energie per... qualcosa che dura, di solito, pochi minuti."
"Le è sconosciuto il termine...Piacere?" S'informa la donna che Mark ha chiamato Mimi.

"In teoria no, ma lo associa a dati più... elementari... come il gusto o l'udito." Risponde Tony.
"Interessante questa applicazione. Praticamente potrebbe far credere che questo posto sia deserto." Commenta l'uomo della CIA.
"O che ci stiamo divertendo nel bel mezzo di un affollato party." Conferma Daniel. "Torniamo al mio problema. Dove si troverebbe questa stanza misteriosa?"

Barnes estrae dalla tasca un taccuino. "Camera azzurra... Qui." Fa segno verso una porta.
"La mia camera da letto? Entri pure." Lo invita.
"Nascosta dietro la cabina armadio."
"Che non esiste... Come può vedere con i suoi occhi. Ho un semplice armadio. La porta centrale immette nel mio bagno personale." Da uno spiraglio s'intravede un doppio lavabo.

"E quella?" Gli indica una maniglia nella parete opposta.
"Una modifica recente." Mark e Charlie si scambiano un sorriso e gli si stringono attorno solidali.
Barnes apre e scopre "Una cameretta da... neonato?"
"I mobili che vede li cercavo da anni. Dormivo in quel lettino quando i miei genitori sono stati uccisi." Lo accarezza senza nascondere la sua commozione. "La culla è stata montata personalmente da mio padre e mia madre l'ha verniciata con le sue mani. Io l'ho restaurata." Si riprende con uno scrollone. "E... TUTTI... potete notare che questa stanza non è mascherata ne contiene oggetti di valore... se non per me. Agente Barnes, ha altre domande da rivolgermi? Preferirei lontano da qui."

"Barnes... Ammetti di aver preso una solenne cantonata." Lo schernisce Mark. " O, ancora meglio, renditi ulteriormente ridicolo... Chiedigli se ha un alibi per quando sono stati commessi i furti."
"L'ultimo è stato commesso una settimana fa a Miami." Guarda Daniel e resta in attesa.

"Ero a Londra ed Flood a Santa Barbara." Risponde con calma."Entrambi abbiamo più di un testimone che può confermarlo. Con me ha viaggiato Kelly Rush, vice direttrice del Museo Socrates. Siamo scesi allo stesso albergo." Si affretta ad aggiungere. "Camere separate e su piani diversi, ma abbiamo cenato ogni sera insieme. Tony era ospite di un vecchio compagno di scuola. Un noto ed apprezzato musicista. Lui e il suo gruppo stanno registrando in questo periodo in California. Con lui viaggiava il marines Elvis Fogle, loro ammiratore."
"Quello non è un normale ammiratore, ma un fan scatenato!" Sbotta Tony con una smorfia. "Ha tirato fuori aneddoti imbarazzanti che avrebbero preferito dimenticare."

"Il primo caso è avvenuto la notte di Capodanno a Los Angeles." Si intestardisce Barnes.
"Danny ha un alibi per quella notte. Eri a New York vero?" Chiede maliziosa Charlie. L'altro  le lancia uno sguardo che non promette niente di buono. "Esiste una prova... molto, molto evidente." Aggiunge lei.

Mark annuisce ridendo fragorosamente. "Visibile a metri di distanza." Anche Tony si lascia andare ad una risatina.
"Ma bravi! Prendetemi pure in giro." Dice con una risata felice che rende perplessi gli altri. Perplessità che aumenta notevolmente quendo si spegne di colpo e lo vedono assumere un'espressione minacciosa. "FUORI DI CASA MIA!!" Tuona.

"Hai smesso di dare ordini. Come ci si sente ad essere arrestati?" Ghigna un uomo che ha appena fatto il suo ingresso. Dietro di lui una giovane donna elegantemente vestita in verde che cerca di non attirare l'attenzione.

"Arrestato? Qui nessuno mi sembra abbia intenzione di ammanettarmi... Ci speravi, vero?" Daniel cerca di avventarsi su di lui, ma Tony gli si para davanti bloccandolo.
"Danny, no. Barnes...è questo essere strisciante il suo informatore?" Barnes annuisce. "Signori vi presento Robert M. Plant... Ex avvocato e dirigente delle industrie Flower... Estromesso dieci anni fa." Flood continua a tener fermo Daniel, che fissa l'altro con disprezzo.

"Estromesso?? Buttato fuori a calci in culo! Dopo tutto quello che la mia famiglia aveva fatto PER TE!!" Gli rinfaccia l'altro, con il viso trasfigurato dall'odio,
"Non ho buttato fuori nessuno. Ho solo ricordato... A TUTTI... Che IO ero il proprietario e che da quel momento si sarebbe fatto quello che DECIDEVO IO!! Non tu o la tua maledetta famiglia..." Sputa Daniel.
"Ti abbiamo cresciuto..."

"I VOSTRI DOMESTICI MI HANNO CRESCIUTO! I VOSTRI E QUELLI DEI SOCI DI TUO PADRE!!" Ribatte urlando. "Credi che abbia dimenticato cosa mormoravate alle mie spalle? O quando credevate che fossi distratto? Per tua madre rappresentavo solo un fastidio, un ingombro...A te disturbava avere un moccioso sempre tra i piedi e per tuo padre ero uno strumento per aumentare i suoi guadagni... Quante bustarelle avete intascato in quegli anni? Mio padre vi aveva lasciato precise istruzioni su come amministrare i suoi beni... NE AVESTE RISPETTATO UNA SOLA! Niente beneficenza... Niente istituto Socrates... Nessun investimento in fabbriche di ARMI..."
"TUO PADRE ERA SOLO UN POVERO ILLUSO!!"
Daniel tenta di nuovo di slanciarsi su di lui e questa volta anche Mark si unisce ad Tony per fermarlo.

"Non vedi che ci gode a provocarti?"
"Su Danny... Dai retta a quel finocchio del tuo maggiordomo e al tuo nuovo giocattolino..." Sghignazza l'altro.

Lui si passa una mano tra i capelli. Un gesto che Tony ha imparato ad interpretare. Con un cenno a Mark lo aiutano a sedersi e Charlie inizia a massaggiargli le spalle per cercare di calmarlo.

"Signor Plant... posso chiederle spiegazioni sulle sue incomprensibili insinuazioni?" Mark lo interroga tenendo gli occhi puntati sulla donna in sua compagnia.
"Io non insinuo un bel niente. Antony Flood è gay..."
"Spiacente di deluderla." Lo interrompe Tony con una risata. "Ma sono sposato da oltre dieci anni e ho due figli."
"Tu hai una relazione con quel chitarrista da strapazzo!"

"Etero e sposato con prole... pure lui."Ribatte maligno Daniel." Non sei cambiato. Pigro come al solito. Ti bastava una ricerca su Internet. Robert... Robert... Non dovresti fidarti di quello che ascolti da dei microfoni nascosti..." Dice ironico.

"Adesso sappiamo di chi erano. Plant... Penso che sarà LEI ad uscire con un bel paio di manette." Con un gesto Alan ordina ad un poliziotto di piazzarsi alle sue spalle.
"Calma Alan... Calma... Non credo che sarai tu ad avere questo piacere." Martin continua a fissare la donna vestita di verde. "Ciao Angela." La saluta con voce commossa.

"Ciao Mark. Jason. Direttore." Ricambia, inclinando la testa nelle loro direzioni.
"Buonasera... Cioè... Buongiorno agente Thomas." Mimi abbassa la testa un paio di volte. "Posso presentarvi l'agente del NCIS Angela Thomas?"
"ANGELA??" Plant la fissa sbalordito.

"Ti avevo detto che avevo in serbo per te molte sorprese." Ride. " Chiudi la bocca Barnes... Ti cola la bava." Gli spinge in alto il mento con l'indice. "Vedo che hai imparato a mascherare le tue emozioni." Sfiora la guancia di Mark. " Mi scusi direttore... ma sono anni che non ci vediamo..."
"Da Parigi... Quando di ho prelevato dal FBI." Rammenta lei. "Posso inoltre ringraziare l'agente Goyle. Mossa stupida beccarsi una pallottola per fare scudo ad una perfetta sconosciuta... Ma non sarei qui altrimenti. Winterr, mi dispiace contraddirla ma...Plant è MIO!" Il sorriso che riserva all'uomo è solo un movimento di labbra. "Sono più di cinque anni che siamo alle sue calcagna. Il signor Plant non è solo un avvocato... E' anche un mercante d'armi... Armi che vende al miglior offerente... terroristi compresi."

"Degno di lui." Borbotta Daniel. "Perchè?" Chiede fissandolo.
"Rivolevo quello che è MIO. Le Industrie Flower sono state nostre... Mie e della mia famiglia per oltre vent'anni. Siamo stati noi ad averle ingrandite, potenziate... Tu dovevi sparire..."
"Povero illuso!" Mormora Daniel, scuotendo la testa. "Non ti sarebbe mai..."

"Danny?" Faith lo interrompe. "Mi hai chiesto di segnalarti come emergenza di primo grado ogni suo più piccolo cambiamento... Tipo questo?" Si sentono dei lamenti e dei bassi gemiti.  

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


Capitolo 30




Charlie interviene con decisione. "Da quanto si comporta così?"
"Questa è la seconda volta. Ed entrambi i battiti sono alterati."

"Faith... Telefona immediatamente alla Dottoressa Simpson... Avvertila che è arrivato il momento... Tony, occupati dell'ambulanza... e tu...grosso idiota... MUOVITI!!" Grida verso Daniel che è come inebetito e con lo sguardo perso nel vuoto.

Mark si rivolge al tenente della SWAT. "Jones... metta a sua disposizione l'auto più veloce e l'autista più abile... Che accompagni Mr. Flower a tutta velocità e a sirene spiegate."
Tony scrolla Daniel che si precipita fuori insieme ad uno dei poliziotti.

"Si può sapere che sta succedendo?"
"Dov'è che corrono?"
Li interrogano gli altri che non capiscono il perchè di quella febbrile attività.
"Sua moglie è entrata in travaglio." Risponde sovrappensiero Charlie, tormentandosi le mani.
"Vedrai che andrà tutto bene... Gli toccherà sentirsi insultare pesantemente ma ci sarà... Ed è quello che conta." La rassicura Mark.

"Sua... Sua... moglie??...Un figlio??" Balbetta con voce stridula Plant. Gli altri si limitano a scambiarsi uno sguardo sorpreso.
"Rassegnati Robert. Daniel Flower è sposato e sul punto di diventare padre." Gioisce  Tony. "Tu e la tua famiglia non avrete più occasione di approfittare della sua generosità."
"Stupido lacchè!"
"Se pensi di insultarmi... Sono orgoglioso di come mantengo mia moglie e i miei figli. Mi diverto ed aiuto un amico. Un vero amico." Replica con un sorriso.

"Mr. Flood so che a noi non dovrebbe importare ma... la curiosità non è solo prerogativa di Fath." Mimi ha usato un tono pacato, ma il suo sembra più un ordine che una richiesta. E' evidente che parla per tutti.

"Mio padre è stato per un certo periodo maggiordomo in casa Plant. Vivevo nei locali della servitù, specialmente durante le vacanze. Sia scolastiche che estive. Spesso ero l'unico a giocare con quel bambino, che aveva una montagna di giocattoli costosi ma nessuno con cui... dividerli." Si studia le mani. Tremano visibilmente. "Passava da una casa all'altra come un pacco. Ogni tre mesi veniva scaricato ad altri, scelti accuratamente dal padre di Robert tra quelli che obbedivano senza discutere i suoi ordini. Il piccolo non doveva correre rischi, per cui usciva pochissimo e frequentava solo bambini graditi ai Plant. Danny ha presto imparato ad usare orecchie ed occhi e a non fare domande o richieste inutili." Si concede un breve sorriso. "Ha imparato ad andare in bicicletta grazie al mio aiuto e di nascosto. Le cose per lui sono migliorate cominciando gli studi... Sono stati costretti a... Ha scoperto come era il mondo... fuori dal recinto in cui lo allevavano... Inoltre a Robert era stato affiancato un giovane promettente... Speravano che accogliendolo presso il loro studio avrebbero messo a tacere certe voci... Fu l'unico ad accorgersi della tristezza negli occhi di quel ragazzino troppo silenzioso, troppo tranquillo... Troppo controllato per la sua età. Cominciò a dedicargli del tempo... Ad accompagnarlo a visitare musei... Lo portò al suo primo concerto...Gli parlava, affascinandolo, delle tradizioni del suo popolo..."
"Popolo?"

"Era per metà navajo e ne andava fiero...Un paio di volte riuscì a portarlo a casa sua... Tra la sua gente e Daniel, per la prima volta, si senti...accettato, accolto...Per loro era solo Dan, non l'erede dei milioni dei Flower." S'interrompe per bere un sorso dalla tua tazza e continua tenendo lo sguardo basso. "Non sappiamo come fece Plant padre a scoprire il loro legame, la loro amicizia... La simpatia che li univa... Forse il ragazzo, ingenuamente, gli raccontò qualcosa. Forse fu Robert a fare la spia... Il giovane fu estromesso e non trovò altre porte aperte. Non qui. Tornò in Arizona e si dedicò a crescere un fratello minore e a tutelare, come poteva, gli interessi della sua gente. Daniel non l'ha mai dimenticato. Avrete notato la sua camera da letto... I quadri appesi alle pareti, i soprammobili, i tappeti... Prima di andarsene riuscì a fargli avere una copia del testamento dei suoi genitori..."

"Sapevo che era stato quel..."
"STA ZITTO!" Gli ordina. "Potè finalmente leggerlo e si infuriò. Mi scrisse in Inghilterra, dove vivevo, per chiedermi aiuto.. Non mi intendevo di questioni legali o finanziarie, per cui mi rivolsi a chi ne masticava più di me. Cominciò così la nostra collaborazione ed ebbe inizio la sua vendetta."
"Come?"

"Uno dei miei amici più cari faceva parte di un gruppo musicale... Prima di dedicarsi a tempo pieno alla musica aveva lavorato in una banca... e sapeva come muoversi. Ha amministrato molto bene i suoi guadagni. Tramite lui ed i suoi compagni... Durante i loro viaggi... Abbiamo cominciato a rastrellare ogni azione disponibile... Piccole quantità per non insospettirli... Delle ditte a cui le Industrie Flower, o meglio i Plant, erano interessati."

"Vediamo se ho capito..." Jason si sporge verso di lui. "Li spiava...Ti passava le informazioni ed il tuo amico investiva a nome suo."
"Esatto. I Plant credevano di averlo manipolato a sufficienza. Fingeva di obbedire ad ogni loro ordine. Si iscriveva ai corsi che gli suggerivano, ma seguiva anche quelli ai quali era veramente interessato. A venticinque anni si è sentito pronto ad attaccarli... e sapete come è andata. I Plant ed i loro soci si sono trovati in minoranza..."
"E quel maledetto..." Plant cerca di alzarsi, ma la mano del poliziotto che lo sorveglia e quella di Mark lo ributtano nella poltroncina.
"Si è ripreso quello che è sempre stato suo."


"Se i Plant fossero stati, non dico intelligenti, ma appena furbi" Mormora Charlie. "Non vi era bastata la lezione. La porta si era appena richiusa alle vostre spalle che cercavate di rientrare dalla finestra." E' lei che ora continua. "Daniel si era innamorato, quando era all'Università, di una compagna di studi. Aveva intenzioni serie, ma si è reso conto, purtroppo, che non era l'uomo adatto alla vita che lei sognava. Per qualche tempo è tornato alle solite relazioni passeggere... Come Robert lo spronava... Il suo nome, la sua ricchezza... Un incentivo od un ostacolo? Se lo chiedeva spesso. Qualche anno dopo la sua salita al potere conobbe una giovane collaboratrice... Bella, intelligente... ambiziosa..."

"Fin troppo ambiziosa." Commenta Tony. "Era troppo perfetta. Mi credeva sempliciotto e poco brillante. Capace di cucinare e di poco altro. Si è tradita con un paio di telefonate." Sbircia Robert che stringe i pugni. "Era vostra parente, una complice dei vostri imbrogli. Si era introdotta nella vita di Danny e contava di restarci in pianta stabile. Mi è bastato consigliargli di controllare le sue chiamate. Aveva già pronto uno splendido anello... che è diventato la sua liquidazione."

"Sappiamo di una sua sua terza relazione importante."
"Naomi Yazzie." Sorride. " Una donna stupenda, dolcissima. Abile pittrice... ma inadatta alla vita in una grande città e a quello che l'avrebbe aspettata. Un paio di quadri in camera di Daniel sono opera sua. Vive e lavora in una piccola cittadina dell'Arizona. Sono rimasti buoni amici."
"Yazzie... Navajo od Hopi?" Domanda Mark.
"Navajo purosangue."

"Possiamo sapere chi è sua moglie?"
"Una donna che David sognava da anni e che riteneva... non interessata a lui." Risponde Charlie. "Fuori dalla sua portata."

"La... delusione... di essere stato ingannato lo ha reso ancora più..." Tony cerca una parola adatta. "... Cauto...nella scelta di una futura compagna. Io avevo riposto molte speranze nella Dottoressa Dench ma... il destino non era d'accordo."
"Andrew, non sono la donna adatta a lui. Eravamo ambedue alla ricerca di quel qualcosa in più..." Viene stretta da un vigoroso abbraccio di un Mark felice.

"Ma avete continuato a scopare insieme...Anche la famosa prova... In tre!" Sibila inviperito Plant.
"Che non è certo svolta come i nostri microfoni hanno registrato..." Gli risponde con un ampio sorriso Angela. "Io e Mark, l'agente Goyle, abbiamo lavorato insieme alcuni anni e ho imparato a conoscerlo. Anche nell'intimità..." Controlla la reazione di Charlie, che consiste solo in un' alzata di spalle. "La notte in cui ha fatto rientro... Nella piscina... E' stato...reale?"
Charlie annuisce. "Non avevamo nè voglia nè motivo per nasconderci. Faith SA quando deve intervenire."

"Io sono stato messo al corrente dell'esistenza di quei microfoni dopo il famoso esame. Spero che si sia divertito ascoltando quello spezzone di film porno. Daniel lo ha scelto appositamente per andare incontro ai suoi gusti." Sorride ironico a Robert.

"Di che diavolo parli? Esame..."
"Quando ho capito di essermi innamorato di Charlie... ero pieno di dubbi..."
"Ma..." Cerca di intromettersi Alan.

"Troppi errori, troppe cantonate. Charlie aveva anche lei dei motivi per sentirsi insicura. Danny l'ha capito e ha preso la situazione in pugno. Ci ha costretto... Sì, COSTRETTO è la parola giusta... a confrontarci... La verità, Angela, è che, quando l'ascensore si è fermato al primo piano e le porte si sono aperte...non sono riuscito a muovere un solo passo... Nè avanti, nè indietro." Dice avvampando.

"Credo che a NESSUNO interessi ciò che è avvenuto in seguito."Interviene Charlie con fermezza. "Vi basti sapere che quella notte tra noi c'è stato un lungo chiarimento...e che abbiamo deciso di... sposarci appena possibile." Dice arrossendo. Mark le stringe la mano.

"Mi ha messo al corrente di tutto. Compreso il suo recente matrimonio. Mi ha chiesto di mantenere il segreto." Si scusa con un'occhiata. "Con tutti. Gli premeva ottenere quel contratto. Mi dispiace aver taciuto con gli amici, ma capivo cosa stava passando. Non poteva commettere errori. Doveva proteggere sua moglie e il bambino."
"Da cosa? Dai giornali? Prima o poi lo verranno a sapere..."

Mark scambia un lungo sguardo con Charlie ed Tony. "Suo padre e sua madre sono stati uccisi con delle pallottole sparate a bruciapelo. Non si è trattato di una rapina o di un tentato rapimento finito male, ma di una spietata esecuzione." Alcuni esclamazioni di sorpresa fanno seguito alle sue parole. "La sua paura maggiore è che il fatto si possa ripetere."

"Una copia sperimentale di FAITH esiste nell'appartamento dove sua moglie si ostinava a voler vivere... ed anche nel tuo..." Mark fissa Charlie come se solo ora avesse risolto un rebus. "Quella sera... quando ti ha sentito piangere... E' corso a prendermi a pugni."

"Se è per questo... Controllava anche il tuo." Gli rivela con un sorrisetto di scusa. "Per quello che ne sapevamo poteva anche essere opera del FBI... o di un semplice ficcanaso..."
"Se qualcuno avesse provato a ricattare il mio amico o me..." Soggiunge Tony.
"Determinate voci sul suo conto avrebbero avuto conferma." Ride Mark.

"Beh... Colpa sua. Nessnuno gli ha imposto di vestirsi da donna... O di strusciarsi addosso al cantante." Ribatte Tony, accettando lo scherzo.
"Ma non è il cantante che ha il vizio di strofinarsi su tutto quello che trova a portata di mano?" Aggiunge Charlie, aggiungendosi alla loro risata.

"Povero Fogle! Si aspettava tre scalmanati ed invece... E' rimasto coinvolto nelle eterne sfide a calcetto di quei tre." Flood scuote la testa. "Grazie a lui, per una volta, mi sono davvero riposato." Nessuno controbatte la sua affermazione.

Mark scruta con aria seria Charlie, che da qualche tempo studia attentamente Robert M. Plant. "Charlie, cosa c'è?"
"Non ne sono del tutto sicura." Mormora pensierosa. "Signor Plant....Il suo secondo nome è, per caso, Marcus?" Plant non apre bocca.
"Sì, perchè?" E' Tony a rispondere, curioso.

"Il cognome di sua madre era MCNABB?"
"McNabb??" Esclama Mark fissandolo attentamente. "Ma certo! Guardandolo bene... Assomiglia vagamente a quel pallone gonfiato."
"A me rammenta più quella vecchia foto di Robert McNabb... Imbiancagli i capelli e aggiungi un paio di baffi grigi..."

Mark si volta verso il gruppetto. "Jason e voi...Potete sguinzagliare i vostri segugi migliori e cercare tracce di un uomo che ha cambiato identità negli anni '40? Il nome originario era PETER MCNABB, figlio di Marcus e fratello della futura signora Plant madre. Un pessimo elemento già allora a quanto ci risulta. Lo sceriffo Aaron Bronson potrà fornirvi una copia delle sue impronte digitali." F a girare la poltroncina su cui è seduto l'uomo. Posa le mani sui braccioli, piantandogli gli occhi in viso.

" Dimmi... Robert...E' stato lui ad uccidere i genitori di Dave? Sono più che sicuro che un uomo dello stampo di tuo padre avrà saputo come sfruttare al meglio le sue qualità e capacità. Quella frase che gli hai urlato Tuo padre era un povero illuso... in che cosa non voleva investire? Armi... o altro? Antony... Quando si sono cercati dei locali dove collocare l'Istituto Socrates... L'edificio adiacente al Museo... Apparteneva ai Plant?"

"Ad uno dei loro vecchi soci ed amici." Risponde corrugando la fronte. "Dopo quella sua assurda richiesta non voleva ritrovarselo tra i piedi. Ha speso quasi il doppio del previsto per la realizzazione di quei sotterranei..."

"Perchè volevate introdurre un vostro uomo in quel piccolo museo?" Si intromette Jason. "O forse volevate sapere in anticipo i risultati delle loro analisi sull'autenticità di certi reperti? Barnes... Ti risulta che quest'uomo sia un collezionista?"

"Robert ha sempre avuto una passione sviscerata per filatelia e numismatica." Rivela Flood. "Mi ricordo come ha reagito quando gli mancava un pezzo per completare una serie... Non aveva la somma necessaria a disposizione e ha preso in prestito uno dei gioielli di sua madre. Ha cercato di affibiare la colpa ad una giovane domestica, ma mio padre è intervenuto facendo uscire la verità."
"Che età aveva?"
"Era al primo anno di College..."

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***


Capitolo 31




"Angela?" La direttrice del NCIS la guarda con una breve occhiata. Angela sbatte le palpebre in cenno di assenso. "Dal nostro primo incontro..."

"Sei anni fa mi trovavo a Parigi." Inizia rivolta al resto dei presenti. "Allora ero un' agente del FBI ed insieme a Martin c'eravamo infiltrati in un' organizzazione di quelli che credevamo falsari. Scoprimmo che oltre a spacciare per autentici perfetti doppioni lavoravano su commissione per un misterioso capo. Si bisbigliava che fosse ricco, potente e... spietato. Noi..." Indica se stessa, Mark e Jason. "...avevamo l'incarico di scoprire chi fosse. Senza volere incrociammo la strada di un gruppetto dell'NCIS." Mimi si concede un pallido sorriso. "Grazie alla stupidità del qui presente Barnes la mia copertura saltò. Mi risvegliai in una cantina... dove due bestioni si stavano occupando..." Si intuisce cosa vuole intendere.

"Di me. Un paio di quegli uomini avevano contribuito a trafugare da una nostra base un certo apparecchio che rivolevamo. Io, da perfetta cretina, mi ero fatta beccare." Rivela la signora Rogers. "Il mio collega purtroppo aveva perso le mie tracce. Mi credevo spacciata ed invece... Arrivò la cavalleria sotto le vesti dell'agente Goyle."
"Mark è un ottimo bugiardo quando vuole. Era riuscito a convincerli di essere stato anche lui ingannato e di essere...innocuo per l'organizzazione. Il capo decise di metterlo alla prova... ordinandogli la mia esecuzione."

Mark abbassa la testa e Charlie gli si avvicina velocemente, posandogli una mano sulla spalla. Mano che lui afferra, stringendola con forza.

"Entrò... e con poche mosse si sbarazzò delle guardie. Riuscì a tagliare le corde che mi imprigionavano..."
"Stava per fare altrettanto con le mie... quando intervenne un terzo di cui ignoravamo la presenza... Mi prese di mira e... L'agente Goyle si buttò su di me, scaraventandomi a terra e fu ferito... gravemente." Mormora rivolgendogli un muto ringraziamento. " Il mio capo era rimasto molto colpito dal loro modi di agire. Dietro mio suggerimento domandò loro se avessero mai pensato di cambiare squadra."

Jason ed Alan guardano Mark  allibiti. "Non lo sapevamo!"
"Angela accettò subito. Lui declinò l'offerta. Essendo sposato ed in attesa del secondo figlio non voleva correre rischi maggiori."

"Fui sottoposta ad un addestramento massacrante..." Continua Angela. "...Da parte di un autentico sadico..."Il tono affettuoso che usa è una contraddizione. "Ma i suoi insegnamenti mi sono serviti... molte... molte volte. Un anno fa un marine denunciò ad un suo superiore un tentativo di corruzione...Gli avevano promesso una cifra ingente in cambio di un G27..."

"Un giubbotto antiproiettile ultra leggero ideato da Daniel." Spiega Martin ad Alan. "Che non si trova in commercio."
"Perché NOI non siamo stati messi al corrente?" Domanda stizzito l'uomo della CIA. Il generale solleva un angolo della bocca.
"Perchè non erano e non sono fatti VOSTRI." Ribatte asciutta Mimi.

"Gli consigliammo di fingere di accettare e di informarlo che aveva già ricevuto una simile offerta da un concorrente... IO. Si misero in contatto con me... Fingevo di essere un'addetta di una ditta rivale del Sig. Flower... Incaricata di scoprire i segreti di quella diavoleria. Loro invece lavoravano per un mercante di armi... Detto brevemente H B ..."

"Quello lo conosci, giusto?" Domanda il generale sottovoce al suo vicino. Lui annuisce con occhi gelidi fissi su Plant.
"Fin troppo bene. H B... Le iniziali di quella carogna di Hieronymus Bosch..." Sibila.

"Come il pittore?" Chiede Mark.
"O l'eroe dei romanzi di Michael Connelly?" Aggiunge Alan.

"Suppongo per il pittore. H B è famoso per preferirei pagamenti tramite opere d'arte...in cambio della sua mercanzia." Gli occhi di tutti sono puntati su Robert, che sostiene impassibile i loro sguardi.

"Signor Plant a chi ha dato buca?" Domanda ironico Mark.
"Buca?" Risponde sollevando un sopracciglio.
"O se preferisce... una solenne fregatura... Qualcuno che le ha ceduto dei pezzi pregiati in cambio di merce scadente e che ora ha deciso di fargliela pagare, magari con gli interessi... La tua fantomatica PIUMA, Alan."

"Non riuscirò mai a beccarlo." Brontola l'altro.
"Angela..." Si rivolge alla vecchia collega. "Il G27 che gli hai procurato era autentico?"

"Un prototipo difettoso." Rivela Mimi. "Apparentemente identico all'originale, ma con una leggera ma fondamentale differenza nei materiali."
"Chi ha scontentato  Plant?" Chiede. "Un governo, una delle tante mafie o qualche altro groppuscolo? Non penso a dei terroristi... Due giorni dopo avrebbero staccato la sua testa dal collo."
L'uomo stringe le labbra e non risponde.

Si rivolge ad Angela facendole segno di continuare.
"Ero entrata nelle loro file. Cinque mesi fa mi fu ordinato di trasferirmi a New York. In un vecchio deposito abbandonato... Dove mi aspettava un ometto disgustoso. Abbiamo studiato il mezzo migliore per introdurci qui... Qualche giorno dopo leggemmo su un giornale che Mr. Flower era di partenza per il Giappone e scoprimmo che Mr. Fletcher sarebbe rimasto per quelche giorno a Londra... Ci siamo introdotti... e poi ci siamo piazzati all'ascolto. Giorno e notte." Scuote la testa. "Non riesco a credere che..."
"Signorina Thomas...I primi tempi Faith ha coperto solo quanto da noi ritenuto essenziale. Però due mesi fa si è verificato un fatto imprevisto... Imprevisto ma della massima importanza per il sig. Flower...e abbiamo cambiato le nostre strategie..." Le spiega con calma Tony. "Meno si sapeva cosa succedeva veramente qui e meglio era."
Martin e Charlie sorridono alle sue parole.

"Posso sapere cosa?"
"L'esistenza di quel bambino che sta nascendo..." Svela Charlie. "Pochi giorni dopo il mio rientro, per puro caso, ho intravisto una persona che conoscevo... Quella che adesso è la signora Flower... Ed esibiva un bel pancione. Essendo a conoscenza di alcuni retroscena... ho fatto due più due... E gli ho telefonato..."
"Coprendolo di insulti." Ricorda ridendo Flood.

"Non sforzare le tue povere meningi  Barnes. Anche io in un primo momento mi sono sentito un perfetto somaro quando mi è stata detta la verità. L'alibi di Daniel Flower per quel Capodanno era una donna. Quella che ora è sua moglie e la madre del suo bambino. Povero bebè... e poveri genitori... Se ha ereditato la loro testardaggine!" Sorride Mark. " Per farla breve... Dopo quella notte... hanno litigato e si sono rappacificati poche settimane fa."

"Si può sapere chi è questa donna misteriosa?" Sbotta Plant.
"Una persona che lei ben conosce... Alexa Presakis." Risponde Tony, ghigando nel vedere i suoi occhi farsi vitrei. "Esatto. La ex moglie di Dick Gaines... Che lei ha aiutato ad espatriare con i fondi della P. G&F... Società che, adesso, appartiene per intero a Daniel. Credo che il sig. Gaines avrà presto delle amare sorprese... ma questa volta non avrà LEI come suo consigliere."

"Donna su cui lei aveva posato gli occhi, giusto Robert?" Lo interroga velenosa Charlie. "Per quale altro motivo non l'ha cacciata da casa... Quando ne è diventato il proprietario a sua insaputa? E' anche per questo che si è intromesso negli affari di Danny... perchè sapeva che lui era riuscito dove lei... per anni... aveva miseramente fallito... Infilarsi nel suo letto... Questo l'ha reso invidioso o... geloso?"
"Quel maledetto bastardo!!" Plant si slancia contro di lei, ma Charlie con un rapido e violento calcio lo butta a terra.

"Scusatemi... ma ne avevo una gran voglia." Dice sistemandosi l'accappatoio.
"La MIA Charlie!! Che donna ragazzi!" Esclama Mark gonfiandosi d'orgoglio.
"Attento amico, questa ti farà rigare diritto!" Lo minaccia scherzosamente Alan.
"Non aspetto altro." Ribatte con un ampio sorriso.


Uno schermo si illumina all'improvviso. "Charlie... Tony... Mark ..." Appare il viso commosso di Dave. "Vi presento... Mia figlia!" Tra le braccia stringe un involto; ne sposta un lembo e mostra il musetto di un neonato.
"Come sta Alex?" Chiede Charlie.
"Stanca... ma felice." Nel video appare il viso pallido ed affaticato di una giovane bruna che gli sorride, tendendogli le mani.

"Come l'avete chiamata?" Si informa Tony.
"Il... nome? Ma... veramente... io..." Daniel la guarda e la moglie ride.
"Ci penseremo... Domani." Rispondono prima che la trasmissione s'interrompa.
"Tipico di quei due." Commenta divertito Mark.

"Mimi, Jason... Fate un regalo a quella bambina. Portate fuori quest'immondizia." Indica Plant. "Il suo fetore ha appestato l'aria a sufficienza, mi pare."
Tutti si dichiarano d'accordo con lui. Angela e i poliziotti lo scortano fuori e gli altri li seguono dopo un rapido scambio di saluti.

"Signori... Sono le cinque di mattina. Credo che a ciascuno di noi sia passata la voglia di dormire... Permettetemi di offrirvi una colazione degna di questo nome." Flood è tornato il compito maggiordomo. Annuiscono e chiascuno torna nelle rispetive stanze.

Si ritrovano davanti ad un tavolo riccamente imbandito.
Mark alza il bicchiere di succo d'arancia. "Ci vorrebbe dello champagne... Un brindisi alla piccola Flower e ai suoi genitori."
"E alla nuova coppia. Auguri e felicità." Aggiunge Jason. "Ti concedo ventiquattro ore libere, ma poi ti voglio seduto dietro la tua scrivania."
"Agli ordini." Mark n si porta due dita alla fronte. "Mi permetti di fare rapporto a Barnes?" Chiede con occhi speranzosi.
"Eh no! Quello è un piacere tutto mio!"

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Capitolo 32
*** Capitolo 32 ***


Capitolo 32

Quando Daniel rientra trova tre persone in paziente attesa. "Tutto bene?" Chiede.
"Sarai stanco. Vai a farti una doccia..." Lo invoglia Charlie. "Le novità a dopo."
Si limita ad un cenno di assenso. Tony si affretta ad allontanarsi in direzione della cucina.

"Pentito agente Goyle?" Chiede, sedendosi a cavalcioni sulle sue ginocchia. "Ti vedo silenzioso."
"Poco poco." Ammette. Charlie scosta la testa per scrutarlo. "Ti preferivo in accappatoio." Mormora, prendendole il viso tra le mani per baciarla dolcemente. "Sei troppo coperta per i miei gusti."
"Sarebbe una proposta?O un invito?" Dice buttandogli le braccia al collo. "Abbiamo un intero giorno..."
"E una notte..." Le mani scorrono lente sulla sua schiena.

"Non davanti a me, per favore." Si oppone un Daniel sorridente e con i capelli umidi. "Su... Raccontate..."
Flood arriva con un carrello su cui ha posato un secchiello per il ghiaccio da cui spunta una bottiglia di champagne ed alcuni bicchieri.
E' Danny che si occupa personalmente del tappo e a riempire i calici. "Al nostro futuro." Dice alzandone uno.
"Al passato che ci ha unito." Mark ricambia il gesto.
"Agli amici." Mormora Charlie.
"Ai veri amici." Si unisce Tony.

"Pensi che Alan o Jason abbiamo il sospetto di essere stati coinvolti apposta?"
"Non mi è sembrato." Risponde Mark, dopo aver bevuto un sorso. "Ma ci conviene essere prudenti."
"Una ragione in più... Tony, Faith?"
"In funzione. Vado a telefonare la bella notizia." Si volta prima di uscire. "Congratulazioni. A tutti e tre."

Mark , Daniel e Charlie si siedono dopo un lungo sguardo. Ognuno di loro ripensa a quanto è successo quella famosa notte. Quella in cui la loro società ha avuto inizio...


Mark si rivede premere il pulsante dell'ascensore. Emozionato, spaventato... Con lo stomaco contratto e le mani che gli tremano.
Quando il breve tragitto ha termine, davanti a lui la porta semi aperta di una camera da letto. Intravede il colore vivido del copriletto.

Si immagina Charlie, la SUA Charlie, nuda...tra le braccia di Daniel. Mani che la toccano, che l'accarezzano, che la fanno rabbrividire... La sua bocca che ne ricambia i baci...

*NO!* Si preme i palmi sugli occhi, come a cancellare quella visione. "NO!" Non si accorge di averlo gridato.
"Non vuoi entrare?" Daniel è appoggiato allo stipite.
Scuote la testa. "Non ce la faccio... Accetto che..." Deglutisce a vuoto. "Voi due... Ma... Assistere o...partecipare... No. Amo davvero Charlie e..." Apre le braccia in segno di resa. "Scusatemi. Non ci riesco." Si volta, sconfitto. Perchè fargli vedere la pena che sta provando?
"Aspetta!" La sua voce! Si blocca, anche se il suo unico desiderio in quel momento è fuggire e nascondersi.

"Spero che questo ti abbia convinto. Vi lascio soli. Voi dovete parlare... Ed io sono già in ritardo..."
Le parole incomprensibili lo costringono a voltarsi. Vede Daniel chiudere la cerniera del giubbotto di pelle nera che ha indossato e Charlie sfiorargli la guancia con leggero bacio di commiato.
"Portale i miei saluti."

Di chi parla? Dove sta andando? Perchè gli ha fatto l'occhiolino? Nella sua mente una cacofonia assordante.
"Vieni..." Charlie lo ha preso per mano e lui la segue, trasognato, a testa bassa. Come un bambino sperso. "Siediti."
"Che sta succedendo?" Mormora.
"Hai superato il tuo esame."
Mark alza il capo di scatto, confuso. "Ma io..."
Due labbra, calde e morbide, si posano sulle sue. "A pieni voti... Amore mio." Sussurra sorridendogli.

Avverte un pizzicore agli occhi. Sbatte le palpebre. L'afferra per le braccia, strappandole un lamento. "Questa... E' realtà o un sogno?"
La risposta di Charlie è un lungo, caldo e sensuale bacio. "Ti basta?"

"Charity..." Con un dito segue il contorno della sua guancia. Ne avverte il tepore sotto il polpastrello. "Perchè?"
"Avevo bisogno di sentirmi sicura... Di me..." Dice con voce tremante. "... Di te...Avevo... paura..."
"Per quello che... sono?" Domanda sperando di non ascoltare una conferma.
"No." Mentalmente si lascia sfuggire un sospiro di sollievo. "Per quella che sono IO."

Cosa intende? "Tu sei la donna che amo. Sei st..."
Charlie lo zittisce posando la sua mano sulle sue labbra.

"Promettimi che ascolterai in silenzio." Lo fa appoggiare al bordo del letto mentre lei resta in piedi. "Ti ho gia raccontato del mio professore... Spencer... Gli ho voluto bene e non sapevo nemmeno quanto. Era un uomo splendido. Buono, leale, sincero... Premuroso e... protettivo. Non voleva che girassero pettegolezzi sul mio conto... Lui, professore quarantacinquenne, divorziato e con figli... Io, allieva di venti... Fece in modo che la nostra relazione restasse un segreto... Per tutti... Non aveva timore delle voci sul suo conto. I maligni potevano sparlare quanto e come volevano, ma non accettava un tale rischio per la mia reputazione. Ero quasi alla tesi di laurea e..." Compie un gesto nel vuoto. "Durante l'estate mi concessi una breve vacanza... in Spagna. Mare, sole, confusione, musica. Oggi odio tutto questo. Un giorno ricevetti una telefonata di una conoscente. L'auto di Spencer era stata travolta da un TIR che non aveva rispettato uno STOP. Era rimasto in coma per una settimana... Assistito dall'exmoglie e dalle figlie. Aveva perso la memoria. Volevo tornare immediatamente, ma non trovai un volo disponibile. Uno sciopero o un altro intralcio... Quella sera cominciai a bere... Aperitivi, sangria, vino e non so che altro. Mi ubriacai..."

Mark prova il vivo desiderio di alzarsi e stringerla tra le braccia... Zittirla con un bacio... Fermare le sue lacrime. Ma qualcosa nel suo sguardo glielo impedisce.
"Il mattino mi risvegliai nel mio letto. Con la nausea e un mal di testa atroce... Poi mi accorsi che..." Stringe con forza le mani una contro l'altra. "... non ero sola. Accanto a me, addormentato... c'era Jeff...Ed eravamo entrambi... nudi..."
Jeff? Quel nome non gli è nuovo. Spalanca gli occhi. "Vuoi dire... Il tuo... padre adottivo?"

Charlie china la testa. "Sì... Lo scrollai e lui, svegliandosi, mi chiamò Tesoro mio. Cominciò a blaterare sulla meravigliosa esperienza che gli avevo regalato... Su quanto era stata bella quella notte... Lo scacciai... Non potevo accettare l'idea che noi... Che noi due..." Non riesce a dirlo nemmeno ora. "Gli chiesi spiegazioni e lui mi disse che... aveva accettato il mio invito. Non capivo. Quale... invito? Non ricordavo nulla. Credo di aver cominciato a gridare perchè arrivò sua moglie. Si arrabbiò... con me. Mi accusò di... averlo sedotto."

Mark balza in piedi. Lo sguardo di Charlie è perso nel vuoto.
"Scappai via. Corsi all'aeroporto e... scoprì quello che stava succedendo. Era l'11 Settembre." Mormora scoppiando in un pianto a dirotto.

"Scusami... Scusami per quella sciocca frase." Mormora abbracciandola forte. *Schifoso bastardo. Maledetto vigliacco. Dannata carogna.* Pensa trattenendo la sua rabbia. "Io scherzavo e, senza volere, ho riaperto una vecchia piaga." Ricopre il suo viso di baci, asciugando le sue lacrime. "Dimentica. E' lontano, passato. Ora hai me vicino."
"Non ti faccio... schifo?"
"Per cosa? Tu non hai fatto niente di male. NIENTE." Afferma deciso.
"E... e... se io l'avessi davvero incoraggiato?"

"Eri sua figlia... Adottiva... Ma pur sempre la bambina che aveva..." Non dice scelto perchè un pensiero subdolo e strisciante si fa strada in lui. Un pensiero orribile. "...Allevato. Non eri in te. Doveva, in ogni caso, limitarsi a rimboccarti le coperte e ad andarsene. Chiunque altro si sarebbe comportato così." Le prende il viso tra le mani. "TU NON NE HAI NESSUNA COLPA. Mettitelo bene in mente." Vuole cancellare il dolore, la confusione che regnano in lei e conosce un solo modo. Inizia a baciarla e le sue mani vagano sul suo corpo.
"Ti prego..." Ansima. "Non ho ancora finito..."


"Non voglio ascoltare altro... Perchè continui a farti del male?" Cerca inutilmente le sue mani.
"Devi avere ben chiaro quelle che è stata la mia vita e poi...Ricordi che ti ho parlato di due uomini importanti per me?" Si allontana di un passo.
Perche? "Mi avevi accennato a Spencer..."

"Non ha mai recuperato completamente la memoria. Si ricordava a malapena di me. In seguito arrivò la sua malattia... Non intendevo parlare di lui, ma di altri due. Il primo, il meno importante... Mi faceva ridere con le sue battute... Era completamente diverso da me e mi..."
"Intrigava?" Si è riseduto, com le mani sulle ginocchia.

Charlie gli sorride. "Molto... Mi chiese di fare un viaggio con lui... Passare alcune settimane sulla sua barca. Sognava di navigare tra le isole dei Caraibi, trasportando turisti a pesca o nelle immersioni... Forse oggi è il suo lavoro. Accettai, anche se dentro di me, avevo dei dubbi. Scesi all'aeroporto, salì su un taxi e... arrivai all'imbarcadero. Mi bastava scendere una rampa di scale e... Mi capitò come a te, questa sera. Mi sedetti ad un tavolino di un bar e... chiesi aiuto a Danny. Due ore dopo me lo trovai al fianco. Insieme guardammo la barca uscire dal porto e allontanarsi. Mi riaccompagnò a casa e..."
"Eravate già stati... In Arizona?" La interrompe.
"No. L'Arizona arrivò due anni dopo e sei mesi dopo il Canada... e poi qui, al mio rientro. Siamo stati insieme solo quelle tre volte." Dice con occhi luminosi e stranamente commossi.

"E il secondo?" Riceve un' occhiata che lo riempie di una strana ansia.
"Era un vostro collaboratore... lavorava per l' FBI." Mark la guarda sorpreso. "Lo conobbi ad una conferenza. Parlammo a lungo e cominciammo a vederci nelle pause dai nostri rispettivi lavori. Poche e brevi. Ma intense." Due lacrime scivolano piano sulle sue guance.
"Vi... amavate?"

"Non lo so e non lo saprò mai. Sentiva la necessità di restare solo per fare chiarezza in se stesso e... Non è più tornato. Gli hanno sparato pochi giorni dopo la sua partenza. In Arizona." Dice calcando sulle ultime parole.
"Come... Come si chiamava.?" Non si è accorto che sono faccia a faccia. Si è alzato come in trance.
"Peter."
"Pete Jackson?? Tu e Pete vi..." Balbetta incredulo e intontito.

"Ci vedevamo? Sì." Mark boccheggia, spiazzato. Il cuore gli martella nel petto. "L'ho scoperto solo a Turner. Quando mi hai raccontato di quel tuo strano sogno. Il tuo incubo. E' per questo che mi sono permessa di frugare nella memoria del tuo computer. E' per questo che quella sera mi sono scagliata contro Daniel. Credevo che dietro il nostro incontro ci fosse il suo zampino."
"Ma... Come..."
"E' una lunga storia... Ti conviene aspettare il suo ritorno." Risponde sfiorando il suo viso.

"Dove... Dove è... andato?"
"Da sua moglie. Sì, hai capito bene. E' sposato. Le fa visita di nascosto."

Mark si ricorda delle conversazioni avute i giorni scorsi. "La tua amica, quella incinta... Il bambino che aspetta... E' di Daniel?" Gli sembra tutto assurdo. Come aprire una serie infinita di scatole cinesi.
"Concepito alle prime ore dell'Anno Nuovo." Gli conferma.

"Charity... Ti prego..." La implora. "Ho in testa una confusione pazzesca. Ero amico di Pete e non mi ha... mai fatto il tuo nome."

"Con me non accettava di discutere del suo lavoro. Diceva che eravamo scomparti diversi e che era meglio se restavamo lontani. Sapevo di un amico con cui riusciva ad aprirsi più che con altri colleghi, ma ne ignoravo il nome." Dice sedendosi al suo fianco.
"Spencer...la malattia. Il marinaio... il lavoro. Daniel... un'altra donna...Pete...La paura?" Charlie intuisce quello che le sta chiedendo.
"Suppongo di sì. Mia, sua..."Bisbiglia. "Sei ancora innamorato di me?" Chiede, incerta e timorosa.

"Più di prima." Esclama e si accorge di essere, per la prima volta dopo anni, sicuro delle sue emozioni. "Più di prima." Ripete convinto. La stretta al cuore che le sue rivelazioni gli hanno procurato sta svanendo, sostituita dal desiderio di darle un po' di gioia. Eliminare per sempre quel velo di tristezza che le offusca ancora lo sguardo. "Ti amo... Per quella che sei... per come sei..."

Charlie tace. Nessuna frase romantica poteva colpirla di più. La semplice e sincera comprensione che lui ha espresso con quelle poche parole spontanee l'ha commossa.
"Non potrei essere diversa nemmeno se lo volessi." Mormora premendogli le labbra sulla guancia.

"Hai in serbo altre sorprese di questo tipo per me?" Domanda cingendole la vita. Charlie scuote la testa. "Bene. I miei segreti li conosci, giusto?" Lei annuisce.
"Non pensi che sia giunto il momento di crearci dei ricordi... piacevoli e... personali? Ricordi... Solo nostri?" Le propone con voce suadente ed un tenero sorriso sulle labbra.
"Li abbiamo... Turner..." Dice accarezzandogli le spalle.

"Un po' poco, non credi? Inoltre io ho rischiato di rovinare ogni cosa con la mia stupida iniziativa." Mormora sfiorandole il collo con le labbra. "Vorrei provare a rimediare... Mi mostri dove si trova l'ottava meraviglia?"
"Che intenzioni hai?" Chiede meravigliata.
"Trasformare questa notte in un momento speciale... Allora?"
Charlie gli indica una porta.
"Dieci minuti." Le promette.

Al suo rientro le copre gli occhi con una mano e con l'altra l'accompagna.
Il bagno è illuminato solo dalla luce fievole e calda di numerose candele e dalla vasca sale una nuvola di vapore profumato.
Mark le si avvicina e, senza staccare gli occhi dai suoi, con movimenti calmi e misurati le toglie ogni indumento. Uno ad uno cadono a terra, come petali di un fiore.
"Sei bellissima." Sussurra allontanandosi di un passo per ammirarla. Prima che lei possa regire la solleva tra le braccia e l'adagia nell'acqua. "Troppo calda?"
"Perfetta." Affascinata lo guarda spogliarsi ed immergersi di fronte a lei.
"Posso avvicinarmi?"
"Sì."
Posa le mani ai lati della sua testa. "Posso baciarti?"
"Sì"
Le da un bacio breve ma intenso. "Posso... fare l'amore con te?" Mugola staccando appena le labbra dalla sua bocca.
"Tutte le volte che vuoi." Risponde con affanno Charlie.
Mark inizia con il baciarle la fronte, le ciglia e le tempie, poi prosegue con il mento ed infine la gola. Chalie incrocia le braccia intorno al suo collo baciandolo con passione.
L'acqua calda e profumata ribolle intorno ai loro corpi. La bocca di Mark si muove seducente sulla pelle sensibile dell'incavo delle spalle ed intanto le sue mani le percorrono tutto il corpo, dalle spalle alle anche, scivolando più in basso... Sempre più in basso...
"Mark..." Geme lei.
"Dimmi cosa vuoi Charity." Bisbiglia rauco.

"Ti voglio... dentro di me. Adesso." Ansima divaricando le gambe al massimo per avvolgerle poi intono ai suoi fianchi.
E lui l'accontenta. Il suo grido di piacere è una gioia per le sue orecchie. La penetra sempre più a fondo, finche la vede gettare il capo all'indietro e venire tra le sua braccia, mentre lui le copre la bocca per assorbirne i gemiti.
"Mark..." Bisbiglia contro le sue labbra e a questo punto lui si lascia andare e si perde nel corpo caldo ed accogliente della donna che ama e che lo ama.
Charlie, senza forze, affonda il viso sulla sua spalla fino a che i loro cuori riprendono a battere normalmente.

Mark si alza dall'acqua, ormai tiepida; la prende tra le braccia, l'avvolge in un morbido telo di spugna e la porta lentamente in camera, adagiandola sul letto.
"Basta rimpianti... Capito dottoressa Dench?" Ordina con le mani sui fianchi.
"D'accordo agente Goyle." Replica con un sorriso.

Solo allora scivola vicino a lei e appoggiandosi ad un gomito rimane a guardarla. "Hai una vaga idea su come passare il tempo aspettandolo?"
"Mmmh... Sono sicura che m'inventerò qualcosa di...stuzzicante." Con il dito segue il percorso di una goccia d'acqua lungo il suo torace. "Devo ricambiare la tua cortesia."

Due colpi battuti alla porta. "Vi aspetto nella serra."

Mark barza giù dal letto, rapidamente si copre con uno degli accappatoi e lo raggiunge. "Di cosa vuoi parlarmi?"
"Sei sempre dell'idea di incontrare, faccia a faccia, il responsabile della morte di Pete?"

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Capitolo 33
*** Capitolo 33 ***


Capitolo 33



"TU... Sai di chi si tratta?" Lo stringe per un polso.
"Sì. Però non ho prove valide per accusarlo..."
"ME NE FREGO DELLE PROVE! Dimmi chi è stato!!" Grida afferrandolo per il bavero.

"No." Risponde pacato Daniel, liberandosi con uno strattone deciso. Mark capisce che ogni gesto inconsulto sarebbe inutile. "Finche non ti sarai calmato. Stiamo per iniziare una nuova vita... Spero migliore. Sei disposto a rischiare di perdere Charlie ed il vostro futuro insieme per inseguire una sterile vendetta?"
"Non si tratta di... vendetta, solo... desiderio di... giustizia." Ribatte poco convinto.

"Sei un agente dell' FBI e credi ancora che esista una giustizia giusta?" Replica, studiandolo con occhi socchiusi.
"Posso essere rimasto deluso un'infinità di volte ma non ho mai smesso di credere che sia possibile. Basta impegnarsi seriamente. A Pete è stata negata questa opportunità, nonostante i miei sforzi." Conclude in tono amareggiato.

"Spiegati, ma... non qui." Daniel li invita a seguirlo. "In camera di Flood. Lì non hanno potuto piazzarli."
Ormai Mark non si sorprende più di nulla, o almeno crede, e si accoda in compagnia di Charlie.
"Piazzato... COSA?"

"Microfoni e sensori. Nelle bocchette del riscaldamento e dell'aria condizionata." Le indica con una smorfia. "Music For The Masses." Scandisce. Le prime note di Never let Me Down Again risuonano nell'ambiente. "La prudenza non è mai troppa."
"Che stai combinando?"
"Ho in ballo un nuovo contratto governativo del valore di milioni e i ficcanaso abbondano." Risponde, chinandosi per prendere una lattina dal frigo-bar.

"Tony?" Si guarda attorno. La camera è meno vissuta di quanto poteva supporre.
"Impegnato nella Camera dei Segreti." Lui e Charlie si scambiano un'occhiata divertita. "Inizia tu per primo..."

"Avrei voluto seguire personalmente l'inchiesta sulla morte di Pete, ma mi fu impedito. Venimmo chiamati per un brutto... un bruttissimo caso... Al rientro della squadra di cui facevo parte... era già stata archiviata. Rapina ad opera di ignoti. Quel... COGLIONE... di Barnes!" Esclama rabbioso.

"Di chi parli?" Charlie si lascia cadere al suo fianco e la sua vicinanza sembra rinfrancarlo.
"Dell'agente che fu mandato in zona. Anni prima si era intromesso... quando lavoravo in incognito. Per colpa sua a momenti ci lasciavo la pelle. E' partito con il piede sbagliato dal principio."
"Tu come ti saresti mosso?" Daniel gli lancia una seconda lattina.

"Con umiltà e cautela." Risponde afferrandola al volo. "Si trovava in una riserva indiana, non in California. Se in una città è difficile ottenere risposte parzialmente sincere... In una comunità chiusa come quella è quasi impossibile. Si è scontrato al suo arrivo con lo sceriffo. Fatto non insolito. Poi ha rifiutato l'aiuto della Polizia Tribale... Chi cazzo credeva gli avrebbe dato retta? NESSUNO! Chi sapeva... Chi aveva visto... o notato... dei fatti insoliti...Non si sarebbe certo rivolto ad un tipo come lui."

Daniel scambia un'altra occhiata con Charlie. "I miei complimenti. Hai accanto un uomo intelligente... ed abile nel suo mestiere." Lei sorride appena. "E' andata esattamente come hai descritto. Hanno mantenuto la bocca ben chiusa."
"Capisco Charlie... Ma tu...?" Mark ha accolto gli elogi con indifferenza, ma con quella domanda rivela tutta la sua perplessità.

"Io? Solo indirettamente. Il mio mentore... L'avvocato che fu allontanato... Era il fratellastro di Pete, Tom Chee. Stessa madre, padri diversi." Gli svela.
"Avrei dovuto arrivarci dagli indizi che lasciavi cadere." Mormora scuotendo la testa.

"Forse eri... distratto. Non è rimasto soddisfatto dell'esito di quella ridicola inchiesta e ha chiesto il mio aiuto. Purtroppo ho potuto fare ben poco. Non avevo i contatti giusti. Anche Charlie non sapeva che suggerire... Siamo partiti, spinti... Non so da cosa... Tom aveva raccolto delle confidenze." Agita una mano nell'aria. "Voci portate dal vento."
Charlie trattiene Mark.

"Quali?"
"Saprai che i Navajo non commemorano i defunti..."
Lui annuisce. "Ne hanno paura."

"Il Clan a cui apparteneva Pete usa radunarsi una volta all'anno... In un vecchio ranch... Più che altro un grosso capanno. Passano una settimana a contatto della natura, in un posto davvero bello... Accampati all'aperto, pescano, giocano... Si scambiano aneddoti e racconti che sono stati tramandati... da una generazione all'altra..." Dice con lo sguardo perso nel vuoto.

"Quando non lo videro Tom organizzò immediatamente le ricerche e non  smise di... cercare. Non ha mai creduto alla rapina... e ne aveva tutti i motivi. Nel Motel dove Pete si era fermato... ha ritrovato il suo computer ed altri oggetti... Orologio, palmare, abiti e fermacravatta..."
"I suoi vestiti da belagana... Da uomo bianco. Lui li chiamava così."

"Sul suo cadavere... Due carte di credito e quasi cinquecento dollari in contanti... Che razza di rapina, vero?" Daniel si studia le unghie della mano.
"Barnes." Esclama disgustato.

"Al nostro arrivo arrivo aveva altre novità. Siamo giunti alla verità grazie all'esperienza di Charlie." Continua Daniel.
"Verità parziale." Gli ricorda. Si sposta in modo da guardare direttamente in viso Mark. "Cosa sai sugli Ananazi?"

"Gli ANANAZI?? Un'antica popolazione che è svanita misteriosamente... Di cui non si sa nemmeno il nome." Risponde incerto. "Ananazi è una parola navajo... Significa quelli che vivevano qui prima di noi."
"Gli archeologi li studiano da anni."

Daniel  si alza e poco dopo torna con un libro. "Qui se ne parla. Molte cose sono esatte, altre... completamente campate in aria."
"Il FLAUTO D'ORO?" Mai sentito nominare."
"Scritto da una... specie d'archeologo dilettante. Sosteneva che tra gli Ananazi esistevano dei capi spirituali... degli sciamani o stregoni... metà generali o re e metà santoni." Dice Charlie.

"Non capisco..."
"Ha basato questa sua teoria su alcuni dipinti rupestri... raffigurano cerimonie, o scene di vita vissuta e in alcuni casi... In disparte... esiste una figura solitaria... Lo hanno soprannominato L'uomo che balla. Questa figura impugna in una mano uno strumento... un attrezzo... o un'arma...Non sono molto chiari... Questo scribacchino sosteneva che si trattava di un flauto... Il simbolo della sua carica... e che era... d'oro massiccio."
"Questo libro... E' vecchio... Di anni." Marklo sfoglia. "Qualcuno lo ha preso sul serio?"

"Pochi. Pochissimi. Gli esperti gli hanno riso in faccia. Lo hanno catalogato come opera di una fervida immaginazione. Lo abbiamo trovato nel Motel. Nella camera accanto a quella di Pete. Era scivolato dietro il letto, in un punto difficile da individuare."

Mark inizia a camminare pensieroso, avanti e indietro, come un leone in gabbia. "Qualche idiota ha preso questo..."Mostra il libro. "... sul serio?"
Charlie annuisce. "Grazie ai navajo siamo arrivati dove avevano scavato. Non si erano nemmeno presi la briga di cancellare le tracce... Un piccolo pueblo quasi sconosciuto. Svuotato da ogni più piccolo ritrovamento... Vasi, resti di tappeti o di tessuti, masserizie e chissà cos'altro ancora."
"Tombaroli." Una smorfia di disgusto gli deforma il viso.

"La camera di Pete era divisa da una sottile tramezza... Letto contro letto. Linea telefonica compresa." Daniel lo studia con particolare attenzione.
"Deve aver colto brani di conversazioni ed essersi incuriosito... Mi aveva chiamato ed io dovevo richiamarlo, ma... Era tardi... Non ho mai saputo cosa voleva..." Dice abbattuto.

"Possibile." Charlie gli accarecca un braccio. "Oppure qualcuno ha posto domande sul suo vicino e..."
"Ha scoperto che lavorava per l' FBI... Chi?"
"Nessuno che ci poteva essere più d'aiuto. Il figlio dell'autore di quel libercolo. Dei pastori hanno scoperto quel poco che ne restava... Nel deserto."
Mark cerca a tentoni Charlie.

"Credevano che eliminando lui avrebbero fatto perdere ulteriori tracce... Non conoscevano Tony. Quando ci si mette è meglio di un cane da tartufi..."
"Amore... Perchè avete aspettato tutto questo tempo? Perchè non vi siete rivolti subito..." Usa un tono vagamente accusatorio e li fissa, deluso.
"A CHI? Non abbiamo prove da poter esibire in un tribunale... All' FBI?? Caso archiviato... Lo sai anche tu cosa ci avrebbero risposto!!" Si accalora lei. "Solo a Turner ho scoperto il tuo coinvolgimento e..." China il capo. " Per una volta ho preferito essere egoista... e ho aspettato." Dice a voce bassa.

"Non prendertela con lei. A mente fredda le ho dovuto dare ragione." Daniel si volta per guardare fuori dalla finestra. "Ti sapevo intelligente ma... Eri pur sempre un agente del FBI..." Si volta. "Avresti saputo accettare il mio..."
"Il NOSTRO." Protesta Charlie.

"Il nostro..." Accetta la sua obiezione."... Modo di agire? Credevo di no. Fino a poco fa." Gli rivolge uno sguardo indecifrabile. "Sei disposto ad ascoltarci senza remore?"
"Sei coinvolta anche tu?"

"Quando è stato il caso... Ho fatto la mia parte." Risponde enigmatica.
"Avete violato la legge?" Domanda in tono neutro.
"Più di una volta. E vorremmo continuare a farlo."

La loro ammissione sembra non sconvolgerlo. "Ora avete bisogno del mio aiuto?"
"Se vuoi avere il piacere di vedere in faccia il mandante dell'omicidio di Pete..." Daniel si appoggia al muto e aspetta.

Mark resta in silenzio per alcuni istanti, poi prende la mano di Charlie e ne bacia il palmo. "Cosa devo fare?" Risponde fissandoli con i suoi occhi chiari.

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Capitolo 34
*** Capitolo 34 ***




Capitolo 34



"Aiutarci a farlo uscire allo scoperto. Ho scoperto che i microfoni sono stati piazzati da due suoi complici e che si bevono tutto quello che ascoltano. Per esempio... In questo momento sono convinti che io e te ci stiamo trastullando con Charlie." Ammicca malizioso.

"Eh no! Sono IO a spassarmela tra voi due!" Ride davanti all'espressione buffa di Mark.
"Chiedo umilmente scusa. Però lo spieghi TU ad Alex che si trattava esclusivamente di una presa in giro?"

"Alex??" Mark prova la tentazione di pizzicarsi.
"Alexa. Mia moglie. E' dotata di un bel caratterino." Sorride con tenerezza.
"Qualcosa me lo avevano fatto capire le confidenze di Charity... L'idea dell'esame... A chi è venuta?" Li interroga.

Daniel alza la mano. "Confesso. Charlie è monogama. Tu mi hai tolto gli ultimi dubbi ed io... So bene di che fama godo in certi ambienti. Un rapporto a tre ci fornisce un'ottima scusa. Un alibi. Per ognuno di noi. Non si sorprenderà se..."
"Diventerò un frequentatore abituale di casa tua." Conclude Mark. "Vediamo se ho capito... Io sarei il tipo di uomo che accetta di dividere la donna che ama con te..."
"Saltuariamente... Charlie è costretta a trasferirsi temporaneamente qui. Casa sua verrà abbattuta dalle ruspe del comune."

"Potrei anche aggiungermi. Adesso abito nel vecchio appartamento dei genitori di Harry Potter. Junior si è appena sposato. Gli farebbe comodo riaverlo." Tra di loro si è instaurata una perfetta complicità. "Ma che racconto a chi mi conosce? Non crederebbero a questa storia..."
"Che ne dice agente Goyle... Pronto a crearsi un nuovo legame?" Sussurra Charlie suadente.
"A due? IMMEDIATAMENTE!! E non sto scherzando." L'avvolge in un caldo abbraccio. "Ti amo e ti voglio vicino. Sempre."

"Problema risolto. Di' pure la verità... ma solo a chi ti è veramente amico..." Lo mette in guardia Daniel.
"Alan e Jason. Oltre a Lizzie e le bambine. Mi importa solo di loro."
"Ora sì che mi hai terrorizzato." Bofonchia Charlie.
"Le bambine si ricordano bene di te. Ti trovano molto simpatica." La rassicura con un bacio. "E quei due saranno felici per me."

"Ho finito di montare il seguito... Per un'altra ora sarete a posto. Posso andare a dormire?" La testa di Tony sporge da uno spiraglio della porta.
Daniel annuisce.
"Seguito?" Chiede Mark perplesso.
"Ci siamo riposati abbastanza e siamo pronti a rimetterci all'opera." Ghigna. "Buonanotte."
"Anche a voi." Li saluta con un gesto della mano.

"Prima di tutto ti metto al corrente di quanto CREDONO di aver ascoltato di veramente importante." Inizia Daniel. "Per loro Flood è gay ed è il compagno segreto di un noto musicista che vive a Santa Barbara. Naturalmente niente di tutto questo è vero. Antony ha moglie e due figli che vivono pacificamente in Inghilterra. Quando lo raggiungono abitano in uno degli appartamenti del secondo piano.

Questa camera è una facciata. Gli strumenti appartengono a quell' amico musicista e la stanza funge anche da biblioteca. Hanno ascoltato questa rivelazione durante la cena in cui abbiamo fatto conoscenza. Quella con il tuo amico Alan. Speravamo ancora di aver a che fare con dei delinquentelli o dei giornalisti impiccioni. Non posso spiegarti come abbiamo fatto. Deve restare un segreto ancora per qualche mese."

Mark scuote la testa, incredulo e con occhi spalancati. "Ricordo molto bene quella cena e cosa ci siamo detti. Si sono davvero bevuti la favoletta su quei due?"
"Troppa fatica verificare." Commenta asciutto Daniel. "Secondo: Non tutte le donne che sono entrate in casa mia o con cui sono uscito sono transitate dal mio letto. Farmi passare come un impenitente playboy è un ottimo modo per distogliere l'interesse dai miei affari."
Mark scoppia in una risata. " Non dirlo davanti ad Alan. Saresti un'amara delusione per lui."

"Spiacente. Inoltre... e fatto più importante... Mi forniscono dei buoni alibi."
"Alibi? Per cosa?"
Daniel e Charlie si consultano con un rapido sguardo. "Per coprire i miei... Anzi... I NOSTRI furti."

"OH CAZZO!" Si rivolge a Charity. "Anche tu?"
"Io, Danny e un paio di volte Tony." Ammette con un sorriso. "Furti... Che parolona! Io li chiamerei... restituzioni."
"LA PIUMA!!" Mark si copre il viso. Non sa se ridere o piangere. "Voi tre... siete... LA PIUMA??"

"La... Piuma?" Lo fissano allibiti.
"Gli allarmi che scattano all'improvviso... Anche alla centrale di polizia... Le case in perfetto ordine da cui non sembra essere sparito niente... Alan ha soprannominato così il presunto responsabile. Ed ora mi dite che è... Opera vostra?" I due si limitano ad un vigoroso cenno di conferma. "PERCHE??"

"Per colpire ed irritare il responsabile della morte di Pete e di quell'altro povero disgraziato." Risponde Charlie.
"Per esasperarlo e rovinargli definitivamente la reputazione." Aggiunge Daniel.
Mark si gratta la testa. "Adesso non vi seguo più."

"Il vicino di stanza di Pete ha pagato la stanza usando una carta di credito dorata e un'altra, più comune, per noleggiare un furgoncino. Flood è riuscito a seguire i suoi movimenti bancari... Naturalmente questo deve restare tra noi. Fino ad un anno prima era quasi al verde e i suoi conti erano spesso in rosso. Di colpo, due mesi prima, aveva saldato i suoi numerosi debiti e la sua situazione era miracolosamente migliorata." Si avvicina ad un portatile e digita velocemente sulla tastiera. Sullo schermo si susseguono una sfilza di cifre. "Tutto questo grazie ad un assegno circolare al portatore. Per avere altri risultati ha spulciato ogni voce possibile e immaginaria della banca che lo aveva emesso. Ci ha impiegato settimane intere e poi ha trovato un nome." Blocca la reazione di Mark. "Un nome che io e lui, purtroppo, conoscevamo bene." I suoi occhi si incupiscono ed il suo corpo è scosso da un tremito. "La sua famiglia ha condizionato la mia esistenza fino a dieci anni fa. Grazie a Tony e a dei suoi amici me ne sono liberato e ho potuto riavere quello che era importante per me. Il controllo sull'eredità dei miei genitori e, cosa fondamentale, la mia vita." Mormora con occhi lucidi.

Charlie abbandona Mark per accarezzarlo. "Non rinvangare quello che è lontano. Pensa che tra poco stringerai il tuo futuro tra le braccia."
Lui annuisce e continua. "Si tratta del viziato rampollo di una famiglia che si riteneva influente. Lo è stata fino al momento della mia... riscossa. La maggior parte delle loro ricchezze derivavano dall'amministrazione dei miei beni..."
"Con te alle redini..." Mark comincia a capire.
"Finita la pacchia. Niente più bustarelle. Niente più introiti sottobanco. Niente più affari al limite del lecito. Mi sono immediatamente sbarazzato di ogni azione che aveva a che fare con la vendita o la produzione di armi od armamenti... Ho persino rischiato di rimetterci qualche dito." Mostra le mani con i mignoli piegati.

"Yakuza??" Lo fissa sbalordito.
"Il nonno di Michiko ne fa parte. Ha compreso la mia situazione ed ha accettato le mie scuse..."
"Per fortuna." Bisbiglia sottovoce Charlie.

"Ma ha preteso da me un impegno... Proteggere la sua unica nipote. Non vuole che scopra la verità sul suo conto. Per lei è e deve restare solo un lontano parente. E' un uomo simpatico, a suo modo. Devo aver destato il suo interesse perchè mi ha preso sotto la sua ala... Specialmente quando gli ho fatto notare alcune stranezze in un paio dei suoi tesori... Erano delle copie. E gli ho rivelato che altri era meglio non metterli troppo in mostra."

"Chi è tanto scemo da cercare di fregare uno della yacuza?" Chiede ridacchiando Mark.
"Un pazzo megalomane? O un cretino patentato?" Suggerisce Charlie.

"Sapeva del progetto dell'istituto Socrates ed ha elargito una generosa donazione in cambio di una perizia sulla sua collezione che comprendeva numerosi dipinti, decine di sculture di varie epoche e molti pezzi di antiquariato." Daniel  si concede una pausa ad effetto. "Alcuni pezzi erano autentici e perfettamente legali. Altri un po' meno... Tra cui due quadri che Kelly ha riconosciuto... come suoi. Gli ha rilevato che tempo addietro aveva lavorato per l'FBI... Come presunta falsaria e che..."
"Collaborava con me e Jason. Da chi li aveva acquistati?" Nei suoi occhi si accesa una luce.

"Tramite un intermediario, che lavorava per un misterioso signor Bosch. Sapeva solo il nome e basta. Posso assicurarti che ha tentato in ogni modo di agguantarlo. Inutilmente."
"Com'è che dicono? Uomo morto che cammina." E' la lapidaria conclusione di Mark.

"Credo che lo sia già." Rivela Daniel. "Un anno fa sono stato contattato dal NCIS. Avevano bisogno di una copia quasi perfetta del G27. Un mercante d'armi a cui stavano dietro da alcuni anni ne voleva uno, a tutti i costi. Era disposto a pagare una cifra ingente. Nel loro ambiente era conosciuto come Hieronymus Bosch. Il pittore preferito di un uomo che ho detestato... Detestato? Odiato! L'avvocato più anziato, il capo dello studio legale incaricato della mia tutela." Rivela con il viso impietrito. "Morto pochi anni dopo la sua forzata estromissione."

"Ma allora??"
"Aveva un figlio che non è mai stato altrettanto abile. Quelle due iniziali... Quel nome hanno incuriosito Tony e si è messo alla sua caccia... Il suo vero nome è Robert M. Plant. Un avvocato che gode di una discreta fama in certi ambienti." Daniel tace per alcuni secondi. "E che non perde occasione per intralciarmi o denigrarmi."
"Con scarsa fortuna." Commenta Charlie.

"Robert non ha l'età giusta per essere il capo dell'organizzazione... Le date non coincidevano... ma tutto portava al padre. Ne convenne anche il nonno di Michiko. Tramite i suoi contatti ne scoprì delle belle. Robert stava vendendo, in nero, l'intera collezione d'arte privata del padre. Pezzi rari... Unici nel suo genere. Noi prendemmo la decisione di far tornare quei tesori al loro giusto posto... Ad ogni costo. Lui lo avrei lasciato in pace, se... Non avesse voluto far del mare ad Alexa." Si lascia sfuggire un lungo sospiro.

"Te ne ho accennato... Era la moglie di un mio vecchio compagno d'università. Era anche l'erede di una piccola azienda che il marito aveva trasformato con successo. Io e Antony avevamo avuto un'idea che avrebbe rivoluzionato il mercato nel settore degli allarmi... La loro ditta era quella più adatta per realizzarla. Divenimmo soci alla pari. La conobbi il giorno della stipula del contratto e ne fui attratto istantaneamente. Frequentandoli... me ne innamorai. Li vedevo come una coppia serena e felice... Non volevo frappormi tra di loro e mi limitai ad invidiarlo da lontano. Puoi immaginarti come ci sono rimasto quando un bel giorno è scomparso con i nostri fondi... Lasciandosi dietro una moglie e un sacco di debiti. Si era impossessato dei fondi pensione dei dipendenti e non aveva pagato i fornitori." Ride amaro. "Ci ho pensato io a coprire l'ammanco. Alexa era distrutta. Lo amava davvero e quel mascalzone aveva una sua procura. Scoprì che si era rifugiato in un Paese che non concede facilmente l'estradizione ed in più... Aveva una nuova moglie che aspettava un bambino. Tutto questo grazie ai consigli del suo avvocato..."
"Lasciami indovinare... Robert Plant?"

"Robert Plant lo aveva consigliato ed aiutato in cambio della casa in cui viveva. Un'antico edificio a cui sua moglie era particolarmente affezionata. Era stata costruita da suo nonno, ci era nato suo padre ed anche lei. Sognava di vederci crescere i suoi figli..." Tace addolorato.
"Danny la ha nascosto più che ha potuto in che guai l'aveva lasciata." Prosegue Charlie. "Ma la notte di Capodanno, quando cominciava a riprendersi, mentre io mi stavo occupando di un recupero, si sono trovati allo stesso ricevimento..."

"Si era nascosta in un angolo appartato... Era stravolta. Plant aveva osato proporle uno scambio..." Digrigna i denti. Il viso deformato dalla rabbia. "Osceno... La sua casa in cambio del... suo corpo... Una stanza per ogni notte passata con lui. L'aveva schiaffeggiato ed era scappata... Con una bottiglia... La presi per un braccio e la costrinsi a seguirmi. Non avevo capito in che condizioni era ridotta, anche io ero alticcio. La riaccompagnai e... Ci risvegliammo il mattino dopo. Alexa pensò che..." Si copre la bocca con la mano. " Mi fossi preso... il saldo del suo debito. Non accetto nè di incontrarmi nè di ascoltarmi... Continuammo con il nostro piano, ancora più decisi... man mano che scoprivamo i nomi e gli indirizzi degli acquirenti... C'è sempre chi, prima o poi si vanta...Poi, due mesi fa..." Guarda Charlie. "...Alexa aspettava un bambino! Mio figlio!! Questo ha cambiato le carte in tavola... Ho dovuto sudare le sette proverbiali camicie per convincerla che l'amavo... Bambino o no. Ci siamo sposati in segreto, lo stesso giorno del vostro attentato a Turner. Io, lei, Tony ed il Giudice di pace. Un vecchio e caro amico di mio padre." Sorride. "Dovrei chiedervi i danni. Avete rovinato la mia prima notte." Lancia un'occhiata a Mark. "Il tuo deve essere un vizio..."
"Mi sa di sì." Finalmente il suo sorriso è tornato aperto e sincero.

"Ora ho un motivo in più per togliermi quella carogna dai piedi. Lo voglio spedire in galera e renderlo innoffensivo." Ribatte categorico.

"Forse so io il modo migliore..." Mark esita. "Siamo tutti d'accordo. I microfoni... Possono aiutarci ad incastrarlo. Facciamogli credere che nascondi qualcosa di illegale qui in casa. Un segreto che, se svelato, causerebbe la tua rovina... Il tuo arresto. Sono sicuro che tra le sue conoscenze esiste quancuno a cui denunciarti, senza apparire."

Danny e Charlie ridono divertiti. "Ragioniamo allo stesso modo. Già fatto. Crede che qui esista un luogo nascosto, invisibile ai normali visitatori... La Camera dei segreti. In realtà è il nome che ho dato al laboratorio di Flood. Per lui è già pronta la camera accanto alla mia... Quella che apparterà al bambino. Grazie a Charlie e a Kelly la troverà piena di opere d'arte... Naturalmente rubate. In realtà copie perfette. Esemplari che l'Istituto usa come materiale didattico."

"Troppo semplice." Interviene Mark. "Perchè abbocchi deve trovare qualcosa che lui ben conosce. Che ne dici se trovasse uno degli oggetti che LUI ha venduto e che è stato trafugato? Facciamo intervenire La Piuma... Per l'ultima volta." Dice guardandoli severamente. "Tu e Flood dovrete avere degli alibi inattaccabili. Per esempio... Un viaggio, in compagnia... Magari lontano da New York..."

"Potrebbe accompagnare Fogle ad un incontro con quei tre suonati dei suoi amici... Il gruppo che lui ascolta." Suggerisce Charlie. "Stanno lavorando a Santa Barbara. Chi oserebbe mettere in dubbio le loro testimonianze e quella di un marine?"

"A Londra è stato messo all'asta un dipinto perfetto per una delle sale del Museo... Potrei partecipare, insieme a Kelly." Mormora pensieroso. "Ma resteresti solo tu." Obietta preoccupato. "Non posso esporti ad un sibile rischio. Il proprietario dell'ultimo oggetto rintracciato è un noto trafficante... La sua villa a Miami è quasi una fortezza..."

"Ci vado io." Ribatte Mark deciso. "Siamo nella stasse barca. Adesso è il mio turno di giocare. Charlie sarà il mio alibi." Sorride ironico. "Quando il gatto non c'è, i topi ballano. Ci mettiamo immediatamente alla ricerca di un nuovo appartamento...Ma quando voi non sarete tra i piedi... Ci scateneremo in piscina, nella vasca idromassaggio..." L'avvolge in un caldo abbraccio. "Preparati a trascorrere ore piene di... passione... Ore infuocate... Purtroppo da sola..." Brontola.
"Mark NO! Nella tua situazione..." Protesta spaventata.

"Abbiamo lo stesso obiettivo. Sono più che sicuro che loro non correrebbero rischi inutili. " Daniel annuisce vigorosamente. "Nessuno si è mai accorto di niente. Perchè per me dovrebbe essere diverso? Bisogna assolutamente trovare il suo contatto nella polizia..."
"Perché?"

"Perchè so come inguaiarlo definitivamente. Che ne dici di offrire una festa in nostro onore? Con alcuni ospiti di... prestigio? E invece far credere ai due spioni che si tratta di una noiosa serata tra Mr. Flower ed il suo compassato maggiordomo... Il momento più adatto per un arresto, non credi?" Li fissa compiaciuto per l'espressione meravigliata apparsa sui loro volti.

"Aspetta... Aspetta..." Daniel consulta il suo computer. "Che ne dici di aggiungerci tre pezzi grossi... Gente che nessun tribunale si permetterà di chiamare a testimoniare?" Questa volta è Mark ad apparire sorpreso. "Devo confermare un appuntamento con personaggi che amano arrivare alla chetichella e alle ore più assurde per le loro manie di segretezza... Suggerisco questa data..."

"L'anniversario di Alan? Mi ucciderà!" Geme desolato. "Se non lui personalmente, sua moglie."
"Ti proteggerò io." Dice Charlie. "Tu sei mio e nessun altro può toccarti."
"Inizio a preoccuparmi seriamente. Sei una donna più pericolosa di quando potessi mai immaginare." Risponde baciandola sulla punta del naso.

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Capitolo 35
*** Ultimo capitolo ***


Ultimo capitolo

"Non devi sentirti obbligato... Capiamo la tua posizione." Interviene Danny."Allora ti metteremo al corrente di come procedere. Domani, con calma. Charlie non me la lascerebbe passare liscia..." Sulla porta si blocca, come se un pensiero lo avesse attraversato e si volta. "Una raccomandazione. Evita la tentazione di incastrare il proprietario della villa. Lascia quella responsabilità alle autorità locali."

Mark sorride. "Contaci... Ancora una cosa che mi ronza da tanto nel cervello... La polizia ha ritrovato, in una delle case visitate una piuma... Una penna nera..."

"Tony!" Daniel scuote la testa, visibilmente divertito. "Ricordi il costume che il suo amico ha indossato in un tour? Come è normale in questi casi ne esistevano molte copie... Ma una sola del prototipo ideato dal suo stilista... Sparito dal guardaroba e mai rintracciato. Credo che ora sia ritornato a Santa Barbara."
"Sbagliato! Ne ha fatto omaggio a Fogle... A patto che non lo metta in vendita. Figurati! Svitato com'è!!" Tony è apparso in pigiama e con le pantofole ai piedi. "Alexa. Al telefono."
"Corro."
"Sta male?" Si preoccupa Charlie.

Daniel nega. "Ha bisogno di... tenerezze... Coccole. Si paragona ad una mongolfiera e si trova orribile..." Alza gli occhi, con aria esasperata. "Perché non riesce a credere che per me è più bella che mai??"
"Prova a dirglielo."
"Sono giorni che glielo ripeto, ma lei... dura. Insiste e insiste." Mark si avvicina per sussurrargli qualcosa. "Dici che funziona?" Chiede dubbioso.
"Con Lizzie ogni volta."

"Che gli hai suggerito?" Domanda curiosa.
"Mmmm... Mi è più facile dimostrartelo..." Afferra i lembi della sua cintura e l' avvicina. "Che ne dici di... continuare a trastullarci... Cerchero di non... annoiarti.." Mormora sfiorando quel lato del collo dove vede una vena pulsare veloce.


"Mark? Mark." Si accorge che Charlie lo sta chiamando.
"Sì? Cosa c'é?" Sbatte le palpebre.
"Sembravi distante."

Lui l'attira più vicino. "Ripensavo a cosa abbiamo fatto dopo l'uscita di Daniel. Credi che il nostro letto reggerà a simili sollecitazioni?" Bisbiglia sfiorandole il lobo dell'orecchio.
"Smettila di scherzare." Lo colpisce con la mano chiusa a pugno, il viso in fiamme.

"Non so voi ma io ho intenzionde di dormire per il resto della giornata. Credo che in futuro mi sarà difficile farlo." Si stiracchia a lungo, sbadigliando. "Che farete?"
"Ormai non ho più vie di fuga. Sarò costretto a sposare questo esemplare unico." Risponde scherzando.
"Costretto?? Io non costringo proprio nessuno!"

"Come potrei vivere senza di te? E poi non dobbiamo destare sospetti... Danny?"
"Sì?" Si volta.
"I costumi con le ali. Quanti ne ha?"
"Decine. Perché?"

"Tu non avrai il tempo per annoiarti, te lo garantisco. Ma io e Charlie dovremo pur concederci delle pause. Ho sempre una certa età. Non vorrai rovinare il nostro rapporto..." Lo sguardo inquieto di Charlie passa da un viso all'altro.

"Ma non eri TU quello che la voleva eliminare??"
"Accantonare.  Perché escludere l'eventualità di risentirne parlare? Magari tra qualche mese. Tanto per tenere sulle spine il signor Plant." Dice guardandoli con aria sardonica.
"Charlie aveva ragione anche questa volta. Ci assomigliamo. E se la prossima fosse... Bianca?"

"Bianca... Nera... Nei panni di Flood comincerei a suggerirgli di cambiare costumi. Che ne pensa delle paillettes?"
"Uno, come al solito, in nero e lui in agento? Bel contrasto. Sì, credo che gli piacerà. Notte... Giorno..." Li saluta con un gesto stanco e l'aria imbambolata.
"Povero. Non si regge in piedi." Charlie lo osserva trascinarsi.

"Troppa tensione. Troppe emozioni. Come ti senti?" La sfiora con un dito, seguendo il contorno del volto.
"Non saprei. Incredula. Piena di... una strana aspettativa. Non mi sembra vero. E tu?" Ricambia il gesto.
"Ci sono abituato. Per una volta senza rimpianti." Charlie bacia un angolo della sua bocca.

"Charity, Mark... Una telefonata per voi." La voce di Faith li fa sobbalzare.
"Mi ero scordato della sua esistenza. Grazie. Chissà chi può essere..."

"Mi scusi se disturbo a quest'ora, ma ho urgenza di mettermi in contatto con l'agente Mark Goyle e la Dottoressa Charity "Charlie" Dench." Una voce impostata ma sconosciuta ad entrambi.
"Sono Mark Goyle e Charity Dench è qui, vicino a me. Parli pure."

"Sono l'avvocato Pennypaker. E' stato lo sceriffo Bronson a fornirmi questo recapito..."
"Telefona da Turner?" Si guardano sorpresi.

"Esatto. Sono il legale della Signora Flick. Purtroppo sono desolato di comunicarvi che la signora è deceduta la settimana scorsa..."
"Mi dispiace." Mormora Charlie, visibilmente addolorata.

"Posso dirvi che non ha sofferto. Si è spenta nel sonno. Mi sarei messo in contatto prima con voi, se non avessi dovuto leggere i numerosi testamenti sparsi per casa..."
"Mi scusi avvocato... che c'entriamo noi due?" Lo interrompe Mark.

"Nel testamento più recente, risalente a poche settimane fa, prima della sua partenza per la Florida, la signora vi ha lasciato tutti i suoi beni."
I due si fissano increduli. "Signor Pennypaker... Conoscevamo appena Desirèe..."

"La signora Flick, Desirèe, come amava farsi chiamare, non aveva eredi diretti e si divertiva a compilare testamenti. Ne ho trovati una decina ed in ognuno gli eredi erano diversi. La notizia ha destato non pochi malumori. Potete arrivare non appena vi è possibile?"
"Malumori?"
"Oh!Sarà la stanchezza. Mi sono dimenticato di specificare l'importo. Oltre alla villa e a quanto in essa contenuto avete ereditato all'incirca cinque milioni di dollari."

"All'...incirca...??" Charlie non crede alle sue orecchie.
"Milione più, milione meno. Dipende dall'andamento del mercato, dalla borsa e dal valore di alcuni immobili."
"Avvocato, ci concede qualche ora per riprenderci? Ci metteremo in contatto con lei."
La voce li saluta gentilmente e i due si lasciano andare sul divano.

"Cinque... milioni... di dollari??" Ripete Charlie.
"Più o meno??" Aggiunge Mark. "Altro che... malumori.... Charlie, io non so che farmene di quell'enormità."
"Potrai offrire il meglio alle tue figlie. Aspetta di conoscere le rette per una buona università." Dice sorridendogli.

Lui scuote la testa. "Mi piace quello che faccio e voglio continuare a farlo. Nonostante tutto lo schifo che ho visto."
"Pure io. Che facciamo, allora? Rifiutiamo?"

"Perchè rinunciare?" Flood ha ascoltato la conversazione ed ora interviene. "Potete creare una Fondazione. Amministrerà i beni, sotto il vostro controllo. Daniel ne ha creato una, in previsione di..." Non ha bisogno di aggiungere altro. "La sua concede prestiti a tassi accessibili oppure eroga microcrediti. Fornisce borse di studio ad allievi meritevoli... Come per Jake... Scusatemi, ma non riuscivo a prendere sonno."

"Ci sei stato utile... Possiamo..."
"Dobbiamo..."
Tony si ritira con discrezione.

"Chiederò un breve permesso a Jason."
"Io avevo altro in mente. Che ne dici di tornarci in viaggio di nozze?" Gli propone.
"Nella nostra vecchia stanza?" Ribatte cominciando a sorridere. "Letti uniti però. Promettimi una cosa..." Dice, estremamente serio.
"Cosa?"
"Nella nostra futura camera da letto niente  rose, pizzi o merletti."
"Va bene. Sceglierò righe o quadretti e colori discreti. Desideri altro?"

"Che ne dici di sostituire questa?" Prende con due dita la larga felpa che indossa. "Con qualcosa di più adatto?"
"Per esempio?"
"La tua pelle?" Sussurra suadente.
"Antony è sveglio." Gli ricorda con un sorriso.
"Esiste pur sempre Faith." Risponde con un sorriso malizioso. "Sfruttiamola a nostro vantaggio."
"Mmmhh..." Con il dito segue il contorno delle sue labbra. "Mi piacciono queste tue iniziative."
"E a me piaci tu."

Mark e Charlie tacciono, guardandosi avidamente per un lungo istante. Poi Charlie lo prende per mano.
"Vieni." Dice semplicemente avviandosi verso la loro stanza e tirandoselo dietro.
Mark sorride e chiude la porta alle loro spalle. Non è un sogno. Sta succedendo veramente. Charity é sua e spera per sempre.



Piu tardi, stesi fianco a fianco. "Amore, finalmente ho capito cosa voleva dire Pete con casa..."
"Cioè?" Si appoggia ad un gomito per guardalo meglio.

"Non intendeva un edificio o un luogo ma una o più persone. Tu per me rappresenti casa. Anche se non ci sei mi basta chiudere gli occhi per avvertire il tuo profumo, udire la tua voce..."
"La tua risata... Il tuo calore..." Continua a bassa voce Charlie. "Io credo che Desirèe l'avesse intuito prima di noi e che, in qualche tortuoso modo, volesso offrirci un rifugio."

"Potrai divertirti a trasformarla a tuo piacere." Dice accarezzandole le spalle.
"Non tutta. Solo alcune stanze. Provo la stessa sensazione che a volte avverto durante uno scavo... "
"Quale?"
"Che ne scopriremo delle belle su Desirèe e anche sulla casa.Sai che lei ne abitava solo una minima parte? Oltre alle poche camere che affittava..."
Mark alza la testa. "Riconosco quello sguardo. Che pazza idea ti frulla in testa?" Domanda in tono preoccupato.

"Dividerla. Una parte continuerà ed essere un B&B. Desirèe avrà senz'altro avuto degli aiutanti..."
"Che forse speravano di ereditare?"
"Appunto. Abbiamo creato abbastanza scompiglio a Turner e con l'arrivo di Danny il trambusto aumenterà..."

Mark sorride rassicurato. Ha compreso cosa si aspetta da lui. "Vuoi aiutare Aaron?"
"Aaron, Vivi, Homer..."
"Ok. Ti lascio carta bianca." All'improvviso si colpisce la fronte. "Oh Dio! Ti rendi conto che ci troveremo a lavorare a stretto contatto con avvocati e gente simile?"
"E allora?" Chiede meravigliata.
"Detesto gli avvocati!" Mugola con aria disperata.

Charlie ride di gusto. "Ci faremo consigliare da Daniel. In fondo ha vissuto in mezzo a loro per più di vent'anni. Ne conoscerà qualcuno di passabilmente simpatico."
"Me ne basta uno affidabile." Bofonchia.

"Inoltre potremo rimediare..." Mark sembra non capire. "Con Alan e Jason e pure con Daniel. Gli dobbiamo una notte memorabile."
"Meglio di quella che hanno appena vissuto?" Sogghigna beffardo.
"MARK!!" Dice colpendolo. "Una notte romantica, dolce... Piena di... atmosfera..."

Finge di concentrarsi. "Una notte da ricordare? Ma non troppo. Non me li voglio ritrovare spesso tra i piedi. Non ammetto distrazioni dal mio compito più importante... Anzi... Essenziale." Aggiunge.
"E quale sarebbe, di grazia?" Chiede imbronciata.
"Renderti felice." La prende per il mento. "E se ricominci a frignare... Giuro che ti sculaccio!" Dopodichè la stringe tra le braccia e la bacia con ardore.
"Prepotente!" Brontola Charlie con gli occhi chiusi, ma con un sorriso aperto e felice, stringendosi al petto dell'uomo che ama e che la ama.







Una breve nota che non riguarda questa storia ed importerà a pochissimi. Finita questa ne avrei in mente altre due... Avrei perchè non so quando troverò il tempo per cominciarle. Auguratemi buona fortuna :D

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