Click!

di CrazyFantasyWriter
(/viewuser.php?uid=398830)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I Provini ***
Capitolo 2: *** L'inizio di tutto ***
Capitolo 3: *** A game? ***
Capitolo 4: *** Solo confusione ***
Capitolo 5: *** Una nuova amicizia ***
Capitolo 6: *** Sbalzi d'umore ***
Capitolo 7: *** Scusami ***
Capitolo 8: *** Una mattina in terrazza... ***
Capitolo 9: *** Guai in vista ***
Capitolo 10: *** In volo verso il Libano ***
Capitolo 11: *** L'Italia è un'altra cosa ***
Capitolo 12: *** Devo Lasciarte ***
Capitolo 13: *** Ritorno a casa ***
Capitolo 14: *** Non pensare... ***
Capitolo 15: *** Sì, è tutto vero. ***
Capitolo 16: *** Preparativi natalizi ***
Capitolo 17: *** Londra ***
Capitolo 18: *** Capodanno ***
Capitolo 19: *** Cambiamenti ***
Capitolo 20: *** Non è la perfezione, ma è casa ***



Capitolo 1
*** I Provini ***


Capitolo 1- I Provini

I quattro giudici di XFactor 7 si scambiano occhiate preoccupate. E' la prima volta che capita una cosa del genere nel bel mezzo delle prove di un programma importante come quello.

“E adesso?” chiede Elio rompendo il velo di tensione che è calato nello studio.

“E adesso sospendiamo” sospira un cameraman.

Alcuni ragazzi, seduti momentaneamente dal lato del pubblico, cominciano a borbottare fra di loro.

Sono tutti agitati: possibile che il fotografo che avrebbe dovuto fare gli scatti per lo show sia in ritardo e irreperibile proprio in questo giorno? E' il primo giorno di prove, poi ci saranno le prove ufficiali domani e infine la diretta, in prima serata, sempre domani.

Simona Ventura va a sedersi sul bancone dei giudici e Morgan la imita, Elio e Mika invece cominciano a chiacchierare animatamente con delle persone del personale, forse sono gli unici a capire davvero quanto è estenuante per i concorrenti sapere che c'è stato un intoppo e vogliono riparare tutto al più presto.

“Io faccio le foto con mio Iphone!” propone l'inglese scatenando le risa di tutti.

Intanto un tecnico arriva in studio tutto trafelato.

“Bernelli ha avuto un incidente” dice velocemente, “Nulla di grave, ma deve stare a riposo per un mese. Ci tocca trovare un altro fotografo”

“Era l'unico?” chiede stizzita la Ventura.

Il tecnico annuisce.

“Gli altri sono dei giornali, non possiamo farci fare le foto da loro”

“Che grande cazzata” commenta la giudice alzando gli occhi al cielo.

Viene tutto sospeso e vengono messi annunci ovunque: su Facebook, sul sito del programma, sulla porta dello studio, all'esterno dell'edificio, vengono addirittura apposti dei volantini in giro per il centro di Milano.

Cercasi fotografo per scatti al cast del programma XFactor, edizione 2013. Per informazioni recarsi direttamente allo studio. Contratto fino a termine programma. Disponibilità: un posto. Età: indifferente. Titolo di studio: indifferente.

URGENTE.

Ho appena finito di leggere il volantino e senza pensarci più di due secondi comincio a correre verso lo studio. So dov'è, ci sono passata così tante volte con la speranza di trovare qualcuno del cast alla fine delle prove... magari proprio di vedere Mika, il mio idolo fin dalla prima volta che ho sentito Grace Kelly.

Sono una ragazza decisamente fuori dal comune e non lo dico per vantarmi, comunque siete liberi di pensare che sia una ragazza come un'altra, non voglio impormi risultando antipatica. Comunque...

Altezza 1, 60. Fisicità mingherlina ed equilibrata. Carnagione chiara e capelli lunghi, lisci e rossi (li odio da morire). Occhi nocciola. Ah... si, porto anche gli occhiali, dei grossi occhiali da vista con la montatura nera e sopra il naso e le guance ho decine e decine di lentiggini (odio anche quelle).

Mi chiamo Alessandra, ma per tutti sono Alex, sono stati gli amici a chiamarmi così. Credo che mi abbiano dato un soprannome maschile perché sono scontrosa a volte e probabilmente non mi sono mai fatta vedere debole da nessuno.

Finalmente sono arrivata davanti allo studio.

Deglutisco.

So che di sicuro non mi prenderanno. Mi piace la fotografia, la adoro a dire la verità, ma ci sono decine di altre persone più in gamba di me e con esperienza alle spalle. Ho vent'anni anni, chi prenderebbe una ventenne per un lavoro del genere?

Sono qui solo per tentare di vedere Mika e di strappargli un sorriso, due chiacchiere... si, ovviamente anche un autografo. Mika è il mio idolo, vivo della sua musica, tuttavia non sono riuscita ad andare nemmeno ad un suo concerto e non l'ho nemmeno mai visto dal vivo, sono giorni che mi apposto qui davanti per beccarlo dopo le prove di XFactor, ma niente.

Mi aggiusto un po' ed entro.

“Sono qui per il posto da fotografa” dico all'uomo della sicurezza che mi accoglie.

“I provini sono da quella parte” mi dice con voce profonda indicandomi un corridoio chiuso da una porta tagliafuoco.

“Grazie” rispondo e apro la porta.

Stupita come non mai mi ritrovo ad essere l'ultima di una fila di decine e decine di persone. Ci sono ragazzi poco più grandi di me, donne di mezza età che telefonano a figli e mariti e uomini in carriera che probabilmente hanno deciso di affrontare i provini per incrementare le entrate del loro studio fotografico.

Mi sento incredibilmente stupida, ma devo rischiare, magari mi faranno fotografare i giudici, potrei vedere Mika. Altrimenti troverò un altro modo, tanto so che siamo nello stesso edificio. Dev' esserci un modo per vederlo!

I minuti passano e sono sempre di più le persone che tornano indietro con la delusione stampata in volto.

“Tutto bene?” chiedo fermando una ragazza che piange a dirotto.

“Sono degli stronzi” dice la sconosciuta mentre le lacrime le rigavano il viso.

“Ti hanno fatto fare qualche scatto?”

La ragazza scuote la testa.

“Hanno sono guardato quello che c'è nella fotocamera”

Poi la fila va avanti e io perdo di vista la fotografa sfortunata.

Agitata frugo nella borsa, fortuna che porto sempre la macchina con me! Comincio a guardare gli scatti che avevo fatto e mi accorgo che sono davvero banali. Non ci sono paesaggi, non ci sono foto artistiche. Non ho mai fatto un corso, non faccio quel tipo di scatti, fotografo perlopiù i miei amici e quello che mi attira di più quando sono in giro.

Pensavo di essere abbastanza tesa, ma quando entro in una stanza per i provini cominciano addirittura a sudarmi le mani.

Un uomo e una donna siedono oltre una scrivania.

“Ciao” dicono cordiali all'unisono.

“Salve” rispondo impacciata sedendomi dalla parte opposta.

“Hai la fotocamera con te?” chiede la donna.

Annuisco e le porgo la mia Nikon.

“Non è proprio una macchina professionale” commenta l'uomo mentre la collega attaccava la Nikon ad un proiettore.

“No, ehm... ho studiato al Liceo Artistico, ma non ho mai fatto un corso di fotografia” spiego imbarazzata.

La gigantografia di Marco, il mio migliore amico, assieme a Serena, l'altra mia migliore amica appare sulla parete bianca di fronte a me.

Sono seduti a terra, schiena contro schiena, con la testa voltata l'uno verso l'altra.

Poi la foto cambia.

C'è un cane che aveva visto alla fine dell'estate in centro. Era buffa come foto, perché il cane aveva appena fatto una doccia sotto la fontana e si stava scrollando tutta l'acqua di dosso.

Mi ero divertita a scattarla.

“Carina” ridacchia la donna, ma il collega non sembra soddisfatto.

Passano avanti velocemente e si fermano quando trovano una delle poche foto che ho fatto al Duomo.

Era il tramonto e il sole rendeva le guglie, prese lateralmente, magnifiche. Sembrava quasi splendessero a quella luce aranciata.

Il tecnico si porta una mano alla bocca, poi indica convinto la fotografia.

“Ecco. E' questo che volevo. Stupenda!”

Entrambi gli ingaggiatori mi sorridono, la donna mi restituisce la fotocamera e, andandomi ad aprire una porta che non avevo nemmeno notato dice:

“Buona fortuna”

Attraverso la porta e rimango spiazzata. Il corridoio è completamente deserto.

E tutta quella gente che era in coda con me, dov'è finita?

“Ma cosa...”

“Sei la quarta” mi distrae una voce.

Mi giro.

Un ragazzo dai capelli corvini con una leggera barbetta sul mento sta seduto su uno sgabello a due metri da me.

“Come?” chiedo confusa.

“Funziona così” mi spiega il ragazzo con aria esperta, “Fai vedere le tue foto a quei tizi là dentro, se hai qualche possibilità passi, altrimenti ti scartano subito. Sono passate due ragazze, ho visto la prima tornare indietro quasi un'ora fa: piangeva”

La ragazza che ho visto anche io, probabilmente.

“E' tanto che aspetti?”

“Quasi due ore” risponde dando uno sguardo all'orologio, “Ma è normale, devono vedere se riesci a gestire la situazione, se bilanci bene la luce... insomma, se hai la stoffa per lavorare per loro”

“Ma...” stò per chiedere una cosa di vitale importanza per me, “Ma... Dobbiamo fotografare i giudici?”

“Certo, anche i concorrenti. Dobbiamo fare degli scatti di prova, così se ci prendono non resta che aggiungere foto a quelle già fatte dalla stessa persona... Mica scemi questi!”

Annuisco, no, non sono scemi per nulla.

“Io comunque sono Alex” mi presento stringendogli la mano.

“E io Stefano” dice il ragazzo con un sorriso.

Rimaniamo in silenzio per un po', ognuno immerso nei propri pensieri, poi Stefano dice:

“Vuoi sederti? Ne avremo ancora per un po'”

“No grazie” rispondo e comincio a camminare avanti e indietro. Sono decisamente agitata.

“Tranquilla, sei giovanissima, è già un buon traguardo essere passata alla prima scrematura, no?”

Sorrido. Non so se dire la verità o mentire spudoratamente, alla fine scelgo per la verità, Stefano non gli sembra il tipo da giudicare le persone.

“A dirla tutta io non sono qui per il provino in sé. A me basta vedere Mika e chiedergli un autografo”

Il ragazzo scoppia a ridere.

“Bé, meglio per te allora, perché lo vedrai sicuramente”

Stò per rispondere quando una ragazza, probabilmente quella che era passata prima esce da una stanza in fondo al corridoio.

“Allora?” chiede impaziente Stefano.

La nuova venuta scuote la testa e va via con lo sguardo basso.

Stefano si alza e prende un bel respiro.

Sto per augurargli buona fortuna quando lui mi interrompe.

“Non lo dire!” esclama, “Porta male”

Non capisco quello strano ragionamento, ma non dico nulla, sorrido solamente.

Rimango sola, passano quaranta minuti e nessun altro potenziale fotografo entra nel corridoio.

Ad un certo punto la porta in fondo si apre e esce Stefano.

Sorride, probabilmente è andato bene il provino.

“Hanno detto che ci pensano” sentenzia.

Sorrido e comincio a percorrere il corridoio, poi mi volto:

“Stefano? Hai fotografato i giudici?” chiedo ancora, voglio esserne sicura.

“Si” risponde ridendo e quella è l'ultima cosa con un senso logico che vedo.

Mi chiudo la pesante porta alle spalle e mi ritrovo Elio, Simona Ventura, Morgan e Mika davanti agli occhi, tutti in un colpo solo. Inutile dire che è un colpo.

“B-buongiorno” balbetto, non so nemmeno se è ancora giorno, forse no avevo aspettato un sacco di ore là dentro.

“Ciao” mi salutano.

“Mika è stanco quindi dovrai farlo sedere” mi dice con un sorriso Elio.

Rido e rispondo con un'altra battuta:

“Almeno così starà nell'inquadratura”

Non so proprio da dove mi è uscita questa, ma mi vergogno tremendamente quando sia i giudici, che i tecnici, che i ragazzi che sono presenti nello studio scoppiano a ridere.

Per rompere il ghiaccio mi dicono di fotografare prima i ragazzi.

Io comincio, ma sono tesa ugualmente, sotto lo sguardo attento di tutte quelle persone.

Poi è la volta di Elio. E' semplice da immortalare, a sempre delle espressioni buffe. Dopo fotografo la Ventura, Morgan ed infine è il turno di Mika.

“Ciao” mi dice quando mi raggiunge dietro il grosso tendone che uso come sfondo per gli scatti.

“Ciao” saluto cercando di sembrare più naturale possibile.

“Non mi siedo, tranquilla” mi avverte.

Sorrido.

“Cominciamo” dico.

Lui si mette davanti il tendone bianco, incrocia le braccia al petto e mi guarda sorridente.

Faccio fatica a non tremare, mi ci vorrebbe un treppiedi. E' davvero un bell'uomo.

Facciamo un paio di scatti, poi io devo posare la macchina fotografica un attimo, perché davvero non riesco più a tenerla ferma.

Mika si avvicina a me e mi mette una mano su una spalla, cosa che mi fa agitare ancora di più.

“Tutto ok?”

“Ehm...” deglutisco, “E' un po' di agitazione”

“Bene” dice con un sorriso, “Andiamo, sei stata bravissima” e insieme raggiungiamo il palco dove sono riuniti tutti i tecnici. Mika mi lascia per andare dagli altri giudici.

Poco dopo mi dicono che sono stata presa.

Guardo tutti stranita, credo di essere ad uno di quei programmi dove gli amici ti fanno gli scherzi. Sul serio, tutto questo non può assolutamente essere vero.





NOTA:
Ciao!!!
Rieccomi con una nuova ff su Mika (no, non posso vivere senza di lui XD) ho avuto un po' di problemi con il titolo che per ora è Click, come il suono della fotocamera (si, è patetico) SONO BEN ACCETTI ALTRI TITOLI, QUINDI SUGGERITEMI!
Inoltre non posso mettere nessuna immagine perché non ho trovato nessuna e dico NESSUNA immagine di ragazze con i capelli rossi, lisci e gli occhiali, possibile che non esistano??? O.O
Comunque, spero che vi piaccia, dovrei aggiornare sabato, altrimenti lunedì pomeriggio, vedo quanto sono incasinata ^^"
Alla prossima e.... aspetto i vostri pareri ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** L'inizio di tutto ***


Capitolo 2-L'inizio di tutto

Ho appena firmato il contratto, ma non riesco ancora a crederci. Il primo pensiero sensato è:

come farà Stefano? Gli ho fregato il posto... gli avevano detto che ci avrebbero pensato, sarà dispiaciuto, soprattutto perché sa che quello che volevo io non era il posto di lavoro...

Vengo trascina in un buffet che si tiene in un'altra sala dell'immenso edificio nel quale c'è lo studio e comincio a mangiare stuzzichini in mezzo a decine di persone troppo famose per parlare con me o almeno rivolgermi lo so sguardo, ma infondo sono solo il rimpiazzo fotografo, perché dovrei importargli?

C'è una ragazza che ricordo di aver visto agli Home Visit, è la ragazza con l'ukulele, non ricordo come si chiama. Mi avvicino a lei, siccome è sola.

“Ciao” dico.

“Ciao” mi sorride lei, “Congratulazioni per il posto” si complimenta.

“Oh... non credevo di passare” dico, “C'era un sacco di altra gente con più esperienza di me”

“Nemmeno io credevo di essere presa, ma eccomi qui” dice con un sorriso smagliante.

“Sei molto brava, ricordo la tua esibizione agli Home Visit e alle audizioni”

“Oh... la ragazza con l'ukulele” dice con una risatina, evidentemente non sono l'unica a non ricordare il suo nome, “Comunque sono Violetta”

Stringo la sua mano.

“Alex” rispondo.

Chiacchieriamo un po' di come sia XFactor, dell'aria che si respira dentro lo studio... poi qualcuno mi tocca la spalla.

Mi giro: è Morgan, quel Morgan!

Sono emozionata, non amo la sua musica, devo ammetterlo, ma lo stimo davvero tanto, ha una cultura musicale pazzesca! E' lo Sgarbi della musica, un vero genio.

“Ciao, avrei bisogno di parlarti” mi dice, la sua voce profonda è leggermente strascicata.

Io saluto Violetta e seguo il cantante fuori dalla sala, mi porta in un camerino.

Stranita mi guardo attorno: ci sono delle giacche appese da una parte e uno specchio illuminato, non immaginatevi quelli dei film, questo ha semplicemente una lampada a led sul bordo superiore. Davanti allo specchio c'è una sedia e poco più in là un tavolino con degli sgabelli tutti intorno.

Morgan si siede su uno sgabello e mi fa cenno di mettermi su quello vicino.

“Sei stata grandiosa poco fa. Sei giovanissima, la maggior parte delle tue coetanee studia ancora”

“Si, bé... l'università non fa per me” spiego, non riesco a capire perché mi abbia portata qui, non poteva parlarmi al buffet?

“Come ti chiami?”

“Alex” rispondo semplicemente.

“Alex” ripete pensieroso, “Potrei scrivere una canzone su Alex” dice con enfasi, “Alex la regina dello scatto”

Sta facendo il cascamorto o cosa?

Dev'essere parecchio arrugginito e anche ubriaco perché mi fa solo pena.

“Perché siamo venuti qui?” chiedo andando dritta al punto.

Lui rotea gli occhi al cielo.

“Abbiamo fretta, eh?

“Volevo tornare al buffet” dico alzandomi e dirigendomi verso l'uscita. Sento tutta la stima che ho per lui sfumare. E' uomo che punta solo a quelle cose, è come tutti gli altri.

“Alex, potresti aspettare un attimo, no?”

Adesso è dietro di me, mi cinge il fianco con una mano. Non posso negare di avere voglia di scappare via.

All'inizio credevo fosse un po' alticcio, ma adesso non ne sono più tanto sicura.

Mi scrollo il suo braccio di dosso ed esco dal camerino andando a sbattere contro qualcuno.

“Ehi!” protesta, non riesco a vederlo in faccia, alzo lo sguardo: è Mika.

Scruta torvo Morgan. Non gli ho mai visto un'espressione diversa dallo smagliante sorriso che ha ad ogni intervista.

Sposto lo sguardo da lui all'altro cantante e poi vado via, diretta al buffet.

Sento la porta sbattere e dei passi venirmi incontro.

“Ehi!” esclama Mika col suo accento inglese, poi mi mette una mano su una spalla e mi costringe a voltarmi.

“Ti ha fatto qualcosa?” chiede preoccupato riferendosi a Morgan.

Faccio no con la testa, non vedo cosa gli possa importare.

Really?

“Ci ha provato, ma con me non attacca facilmente” dico determinata.

Lui sorride e poi dice, tornando serio:

“Ecco perché lui ha gli uomini”

Torniamo insieme al buffet e poi ci perdiamo di vista. Non so cosa stia succedendo, ma non voglio che Morgan ci ritenti ancora e sono felice che Mika sia stato proprio lì poco fa. Adesso sono un po' più sciolta, sono già un paio d'ore che mi trovo in mezzo alla “popolarità”, ma è tardi e devo andare. Chiedo informazioni ai tecnici per gli scatti di domani e torno a casa.

Spero che domani dovrò fotografare solo i ragazzi, non voglio avere una nuova opportunità per diventare la “preda” di Morgan. Non voglio diventare la “preda” di nessuno a dirla tutta, sto bene da sola. Anche perché... no, perché niente.

Sorrido fra me.

Sto bene da sola, punto.

Appena arrivo a casa chiamo i miei genitori. Sono felicissimi che abbia trovato un posto nel cast di XFactor, ma non sono convinti che la mia carriera da fotografa possa continuare dopo il programma. In effetti è quello che penso anche io, non ho tecnica, non ho la professionalità di un fotografo e nemmeno la preparazione adatta.

Accendo il pc e comincio a cercare corsi di fotografia online, meglio che niente! Quando è quasi mattina mi addormento con la testa sulla scrivania.

 

I got this feeling on a summerday when you were gone.
I crashed my car into the bridge, I watched I let it burn!
I threw your shit into a bag and pushed it down the stairs.
I crashed my car into the bridge.

I don´t care!
I love it!
I don´t care!


 

La voce delle Icona Pop mi sveglia. Allungo la mano e spengo la sveglia del cellulare. Sbadiglio. Devo essermi addormentata un paio di ore fa, ma non posso farci nulla, il lavoro chiama! A proposito, lavoro in una panetteria.

Esco di casa che sono le sei e ovviamente arrivo in ritardo. Dietro il negozio i forni sono già accesi da più di un'ora e fa caldissimo.

Indosso la mia solita maglietta bianca e comincio il mio turno.

E' faticoso lavorare dalle sei alle dieci, ma almeno riesco a pagare le spese del piccolo appartamento che ho in affitto. Mi sono trasferita un anno fa, mamma è papà sono fieri che io sia andata a vivere da sola così presto. All'inizio erano un po' spaventati e lo sono stata anch'io, ma è normale, dopo quello che è successo quando studiavo credo sia normale...

La fine del turno finisce. Saluto tutti e torno a casa. Mi rimetto a letto e riposo un paio d'ore, poi faccio pranzo e ricomincio il mio studio sulla fotografia.

Per le quattro sono pronta e vado agli studi di XFactor.

Con l'emozione ieri non sono riuscita nemmeno a chiedere l'autografo a Mika, che stupida! Comunque credo di non chiederglielo, infondo lavoreremo insieme, lo vedrò almeno una volta alla settimana, non c'è bisogno del suo autografo, anche se mi piacerebbe averlo.

“Alex forza!” mi sprona un cameraman, “Oggi scatti e riprese anche mentre provano”

“Come?” chiedo stranita.

“Si, vogliono delle foto naturali”

“Ok” dico, non credo sia difficile fotografare la gente che canta, sarebbe di gran lunga più complicato se ballassero!

Le prove cominciano e... chi sono gli ospiti della prima puntata? Le ragazze che cantano la canzone che mi sveglia al mattino. Sono elettrizzata, ma riesco a fotografare la loro performance alla perfezione.

“Alex!” esclama una voce alle mie spalle. Abbasso la fotocamera e mi volto.

Morgan sta in piedi davanti a me e mi guarda, compiaciuto.

“Salve” dico distratta e riprendo a scattare.

Click!

Click!

Click!
Morgan adesso è vicino a me. Possibile che nessuno si preoccupa del fatto che lui sia dalla parte sbagliata della telecamera?

La voce di Violetta irrompe nel teatro. Sta cantando Let her Go di Passenger, fingo di essere presa dalla musica, ma non posso evitare di rabbrividire quando Morgan mi sussurra all'orecchio.

“Smettila di evitarmi. E non fare la preziosa... sei troppo carina per comportarti così e poi io ti ho già notata”

Non mi volto. Rimango impassibile, con un occhio chiuso e uno aperto puntato contro l'obbiettivo. Quando lui se ne va sospiro di sollievo e poi mi volto per guardarlo andare via. Odio le persone come lui, le persone che si approfittano di te, del tuo corpo...

Fortunatamente c'è una pausa e io esco dal palco. Ho bisogno di un bagno, voglio stare sola e respirare tranquillamente.

Attraverso il corridoio e incontro Mika.

It's ok?” mi chiede fermandomi, “You are pale

“Oh... ehm... si, sono sempre pallida” rispondo vaga.

“Marco?” chiede.

Cosa devo fare? Ho il mio idolo lì davanti, che mi chiede come sto e centra nel segno al primo colpo.

Dopo un breve giro di pensieri annuisco.

“Ma non è colpa sua” dico, ed è la pura verità, c'è una cosa molto più grande dietro, è sempre stato così.

Lui annuisce pensieroso, poi mi sorride e mi indica di seguirlo.

Io cammino dietro di lui, senza pensare davvero a quello che stiamo facendo. Almeno sono sicura che lui non ci proverà con me.

Entriamo nel suo camerino. E' molto più ordinato di quello di Morgan e sembra che non ci sia mai entrato nessuno.

C'è un divano dall'aspetto comodo, Mika si siede e mi fa cenno di mettermi affianco a lui.

Imbarazzata mi siedo.

“Dovresti dirlo a qualcuno se ti da fastidio quello che fa Morgan”

“Ma no” dico, “E'... è il primo vero giorno di lavoro non... non voglio creare problemi e poi è una cosa da niente, davvero”

“E' cos'hai allora?” chiede accennando un sorriso, “Eri diversa ieri quando mi hai preso le foto”

“Io... niente” concludo.

Il suo sguardo indagatore raggiunge i miei occhi.

“E' successo tutto tre anni fa” dico con un sospiro. Non so se andare avanti, fa male ricordare e poi io e Mika non ci conosciamo nemmeno... “Io...” mi blocco. Non so cosa mi stia succedendo. Io sono forte. Sono Alex, quella che non piange mai, quella che non si fa intimidire da niente e nessuno.

Una campanella ci ridesta, la pausa è finita.

“Ci vediamo alla fine delle riprese su retro, ok?” mi dice, “Andiamo a bere qualcosa e parliamo un po' di musica, magari... mi racconti cos'hai” aggiunge stringendomi incoraggiante una spalla.

“Ok” dico sorpresa.

Poi usciamo dal camerino e ci allontaniamo, lui è occupato con i suoi ragazzi e io con le mie fotografie.

Sono un po' più sicura ora, mi farà bene stare un po' in compagnia di Michael.

 

NOTA:
ecco il nuovo capitolo, perdonatemi, ma non sono riuscita a postarlo prima ^^" Non succede nulla, a parte Morgan che ci prova con Alex e Alex che svela qualche cosa del suo passato ma che in realtà non dice nulla. Si confiderà con Mika???
Nel prossimo capitolo ci sarà il loro appuntamento al bar e finalmente Alessandra avrà il suo idolo tutto per sè per parlare di musica ;)
Ieri ho postato il primo capitolo di una nuova ff: "Simply me..." spero che andiate a dare un occhiata ;)
Alla prossima <3

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** A game? ***


Lei è Alex...

Capitolo 3- A game?

Abbiamo finito le prove, adesso sto aspettando Mika sul retro, come mi ha detto. Probabilmente abbiamo poco tempo per stare insieme, perché verso le nove comincia la diretta, ma meglio che niente, no?

Passano un paio di minuti, poi vedo arrivare il mio idolo con il suo solito sorriso smagliante.

“Ciao!” saluta e insieme ci avviamo verso la sua auto. E' una macchina nera, con i vetri oscurati e c'è un autista al volante.

Ci sediamo tutti e due sui sedili posteriori.

Mika fa un cenno al tipo al volante e partiamo.

“Allora... parlami un po' di te” comincia, come se nulla fosse.

“Ehm... mi chiamo Alessandra, ma se ti va mi puoi chiamare Alex, come tutti gli altri”

Una ruga in mezzo alle sopracciglia gli si forma all'improvviso.

“Non mi piace Alex.” dice sincero, “Sorry” e poi alza le spalle.

“Oh... bé, allora puoi chiamarmi Alessandra” dico un po' delusa.

“Alex è un po' da... maschio”spiega.

“Si, forse” dico, è proprio per quello che mi piace, ma non replico.

“E che musica ascolti?”

Rimango in silenzio un paio di secondi, come faccio a dirgli che ascolto le sue canzoni almeno per un' ora al giorno?

“Qual'è il tuo cantante favorito?” chiede ancora col suo strano italiano.

“Ehm... mi piace molto quello che ha cantato Grace Kelly, Underwater, Lollipop, Stardust... non so se lo conosci” dico.

Potrei giurare che le sue guance siano arrossate! Mika gira lo sguardo, guardando fuori dal finestrino.

“Non conosco quelle canzoni” dice, poi si volta verso di me e mi sorride.

Anche io gli sorrido.

“Davvero, sei il mio cantante preferito. E' per quello che ieri... bé, si... ecco: ero agitata”

Mika scoppia a ridere.

“Allora sei contenta di stare con me” dice mentre scendiamo dalla macchina, è una semplice constatazione.

“Certo!” esclamo con un po' troppa enfasi facendolo ridere di nuovo.

E' così divertente e alla mano! Non pensavo fosse così il vero Mika. L'ho sempre immaginato semplice e umile, ma non così tanto...

Entriamo in un bar che si affaccia su piazza del Duomo, evidentemente Michael deve venirci spesso, perché gli basta un cenno ad un cameriere per farsi aprire una sala privata nella quale solitamente si tengono delle piccole conferenze.

E' tutto estremamente fico, non credevo esistessero posti del genere.

E' come una piccola sala di un bar comune ma è tutta per me e il mio accompagnatore.

Ci avviciniamo ad un tavolo e prima che io possa fare qualsiasi cosa Mika mi sposta la sedia.

Lady...” dice.

Io mi sento avvampare, nessuno mi ha mai fatto una cosa del genere e nessuno mi ha mai chiamata lady.

“Grazie” dico, ritornando la Alex di sempre e sedendomi.

Lui si mette di fronte a me.

Nonostante sia autunno ordiniamo tutti e due delle coppe gelato enormi e poi cominciamo a chiacchierare.

“Quanti anni hai?” mi chiede.

“Venti” rispondo, “Si, lo so, non si vede” aggiungo facendo comparire un sorriso sulle sue labbra.

“Sei una fotografo?”

“No, lavoro in una panetteria”

Lui mi guarda strabuzzando gli occhi.

“Pa... p-panetteria? Non conosco”

Beckery” traduco.

“Wow...” dice meravigliato, “Mi piace ehm... non so come si dice italiano”

“Pane?” suggerisco.

“Yes! Pane”

Io riprendo a mangiare il mio gelato alla nocciola.

“Devi dirmi what's the metter” dice poi tornando serio.

“Io...” i miei occhi incrociano i suoi, “Non so perché sto per raccontartelo e non so nemmeno come sia possibile che io e te siamo qui, soli a mangiare un gelato ma...” prendo un respiro, “E' successo tutto tre anni fa. Avevo... avevo un ragazzo che... non mi ha trattata bene per niente bene, lui... avevamo diciassette anni e... sono stata troppo male, scusami” taglio corto.

Lui si rattrista un po'.

“Mi spiace”

“Non preoccuparti” dico freddamente.

Sorry, I...

“Ho detto di non preoccuparti” ripeto alzandomi e lasciando la mia coppa a metà.

Lui mi raggiunge e prova ad abbracciarmi. Io mi scanso e mi dirigo verso l'uscita, lui lascia dei soldi sul tavolo e mi segue.

“Alessandra, io...” comincia.

“Sono i problemi di una persona normale, non puoi capire” dico, mi da fastidio il suo essere così... non so, non ci conosciamo nemmeno e pretende che gli racconti tutto della mia vita.

“Io sono una persona normale!” esclama.

Lo guardo, sto per ribattere, ma poi mi trattengo e sbuffo.

“Andiamo, ci aspettano” mormora Mika aprendo la porta dell'auto.

Questa volta io mi siedo dietro e lui davanti. Nessuno dei due dice una sola parola e quando arriviamo agli studi ci dividiamo senza scambiarci uno sguardo.

Cosa dovrei fare, raccontargli che anche io sono dislessica? Che non so leggere l'ora con un orologio con le lancette?

L'unica cosa che so fare e fotografare e disegnare... si, ovviamente anche sfornare pane.

Dovrei anche raccontargli che sono stata presa in giro per una vita intera e che il ragazzo che mi ha fatta penare quando avevo diciassette anni mi ha lasciata quando ha scoperto la mia dislessia? Dovrei dirgli che da allora ho perso completamente fiducia nel genere maschile? Che non ho più avuto nessun ragazzo e che non mi sono più innamorata di nessuno?

Dovrei anche raccontargli che gli unici amici che mi sono sempre stati vicino sono due e sono quelli delle foto al provino?

E' vero, forse lui ci è già passato, ma non capirebbe comunque.

La diretta finisce e io esco dallo studio. Sto per dirigermi alla fermata del bus più vicino quando l'auto di Mika si ferma affiancandomi.

“Hai la macchina lontana?” mi chiede abbassando il finestrino.

“Torno con l'autobus” dico distratta continuando a camminare.

Come on” mi incoraggia, “Ti portiamo noi”, allora io apro la portiera e salgo, sedendomi vicino a lui.

“Ciao” dico imbarazzata, non posso dimenticare quello che è successo poche ore fa.

“Ciao” risponde lui.

“Dove andiamo?” mi chiede l'autista. Ha i baffi e una voce molto profonda.

“Via Monza” dico, poi comincio a guardarmi le scarpe da tennis.

“Scusa ancora per prima, io... volevo solo sapere cos'è successo” dice.

Prendo un respiro profondo e poi dico:

“Mi ha lasciata perché sono dislessica”

Lui mi guarda stupito per un paio di secondi, poi mi sorride e dice:

“Anche io”

“Si, lo so”

Nel frattempo siamo arrivati davanti a casa mia, “Sono arrivata” dico, “Grazie”

Poi scendo ed esito a chiudere la portiera. Cosa si dice quando il tuo cantante preferito ti riaccompagna a casa all'una di notte?

Con una mano mi scompiglio i capelli sulla nuca, impacciata.

“Ehm... vuoi venire su?” chiedo.

I suoi occhi si illuminano.

“Yes!” risponde, poi dice qualcosa in inglese all'autista e scende dalla macchina.

“E' piccola e disordinata, ma... è casa” bisbiglio mentre apro la porta.

Accendo la luce e chiudo la porta.

Dove lo porto? Il salotto è tutto incasinato e poi non si può nemmeno chiamare salotto... l'unica stanza un po' in ordine è la cucina.

Prendo la giacca a Michael e poi lo accompagno in cucina.

Lui sorride guardandosi intorno.

“Scusa, ma...” non termino la frase, lui non sembra affatto preoccupato di essere in una cucina, “Ho un po' di birra, ti va?”

Yes, grazie” dice.

Allora prendo due bottiglie di birra con altrettanti bicchieri e gliene passo una.

“Perché non hai voluto dirmi che sei dislessica?” mi chiede dando un sorso.

“Perché... non so perché” dico, “E poi... ci sono troppe cose non posso fare per la dislessia”

“Facciamo un gioco!” propone, ha l'espressione di un bimbo al Luna Park.

Lo guardo senza capire cosa intende.

A game?” chiedo, penso si sia espresso male.

“Si, un gioco” dice convinto, “Diciamo cosa non facciamo per la dislessia. Se tutti e due non facciamo la stessa cosa beviamo, ok?”

Rido. Mi sembra proprio un gioco stupido.

Ready?

Annuisco.

“Ok” comincia, “Non posso scrivere con... non so come si dice... pen

Non lo sapevo, rimango stupita. Io scrivo con la penna, non benissimo, ma scrivo.

“Non so leggere l'ora” dico.

L'espressione si illumina sul suo viso.

“Nemmeno io!” esclama.

Insieme prendiamo i bicchieri, li svuotiamo e poi scoppiamo a ridere.

Non pensavo di divertirmi così tanto elencando le cose che non posso fare.

“Non ho la patente” dice.

“Io sono stata bocciata due volte all'esame, ci ho rinunciato” spiego.

E giù a bere.

Adesso tocca a me.

“A diciassette anni un ragazzo mi ha lasciato quando ha scoperto che non sapevo leggere l'ora” dico amareggiata, “Forse si vergognava di me”

Mika mi guarda, pensieroso.

Speravo alzasse il bicchiere, ma non dice niente. Allora io vado avanti.

“Non mi sono mai più innamorata di nessuno. Non ho nemmeno più baciato un solo ragazzo. Per quello mi ha dato fastidio Morgan, perché mi ha ricordato quelle cose... ma adesso è ok.”

Credo di essere leggermente alticcia, non avrei mai detto delle cose del genere senza aver trincato quasi una bottiglia di birra.

“Io non ho finito di leggere Harry Potter” dice Mika, “E' troppo difficile. Però ho visto tutti i film... in english

“Quelli sono gli unici libri che sono riuscita a leggere dall'inizio alla fine” dico, sono contenta che Michael abbia cambiato argomento, “Ci ho messo un'eternità”

Andiamo avanti ancora un po', poi Mika si alza. E' tardi, devono essere le tre. Mi alzo anche io per accompagnarlo all'uscita.

Quando siamo vicino alla porta, senza preavviso, senza averlo nemmeno immaginato o sperato... Mika mi poggia una mano su una spalla e mi sfiora leggermente le labbra con le sue. Poi, come se niente fosse apre la porta ed esce di casa.

“Adesso hai baciato” dice con un sorriso dolce.

“Ehm... si”

“Volevo farti felice” mormora, ora sembra dispiaciuto, “Sorry

“Di niente” dico all'improvviso riprendendo vigore, “E' stato un piacere”

“Allora goodnight” dice con un sorriso.

“Buonanotte”

Richiudo la porta e mi appoggio ad essa.

E' stato un piacere...

Mi batto una mano sulla fronte.

Si può essere più cretini? “E' stato un piacere”, un gay dichiarato e fidanzato ti bacia e tu rispondi: “E' stato un piacere”?

Tiro un respiro profondo. Dev'essere l'alcol, non c'è altra spiegazione.

Mi tolgo gli occhiali e mi butto sul letto, con la speranza che sia tutto frutto della mia immaginazione.







NOTA:
ecco il nuovissimo capitolo!!! Spero vi piaccia e... no, nè Mika nè Alex sono impazziti, tranquilli, tutto si spiegherà a tempo e debito :)

Aspetto le vostre recensioni, alla prossima! PS: votate per i personaggi, nella pagina sulle ff di Mika in alto a dx c'è un link, cliccate e votate per i personaggi, altrimenti non metteranno mai nessun elenco!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Solo confusione ***


Capitolo 4- Solo confusione

Appena apro gli occhi sento che la testa mi fa male e ho una strana sensazione allo stomaco. No, mi correggo: adesso che mi sono alzata temo che la testa mi scoppi e ho una voragine nello stomaco.

Un conato di vomito mi fa correre al bagno.

Non mi era mai successo. Ho bevuto solo una bottiglia di birra, perché sto così male?

Torno dal bagno tenendomi la pancia. Poi prendo il cellulare e guardo l'ora.

Sono le otto passate, anche volendo non potrei andare a lavorare. Mando un messaggio a Lucia, la proprietaria della panetteria, e vado in cucina.

Ricorda, ricorda... cos'hai fatto ieri sera dopo aver fatto quello gioco stupido con Mika?

Mi concentro, ma non lo ricordo proprio.

Cos'hai fatto Alex... cazzo! Non puoi aver resettato tutto!

Vedo Mika che ride. Ridevo anche io, forse uno di noi due aveva fatto una battuta o... no, parlavamo di dislessia.

Mi sento sbiancare, ma non è per la nausea.

Forse ho anche la febbre, perché non posso pensare di aver baciato Michael Holbrook Penniman Jr. E' completamente folle! Io e Mika? Nemmeno nel mio più bel sogno.

Prendo un respiro.

Devo stare tranquilla, tanto non lo vedrò fino a giovedì, non vedo perché dovrei preoccuparmi.

Passo la mattina a letto, cercando di far passare i postumi della sbornia di ieri sera, poi, verso mezzogiorno mi squilla il telefono.

Come al solito le Icona Pop cominciano a cantare.

“Pronto?” chiedo.

“Ciao, dovresti venire agli studi alle quattro e mezza. Abbiamo bisogno di un po' di foto delle assegnazioni dei brani e delle prime prove singole” dice velocemente una voce maschile dall'altra parte della cornetta.

Merda. Rivedrò Mika oggi stesso.

“Va bene, allora verrò lì a quell' ora”

“Da adesso usi l'attrezzatura che c'è qui nello studio... ci vediamo più tardi”

“Si, a dopo”

E così riattacco.

Sto cercando di riprendermi dalla confusione che mi circonda quando suona il campanello. Vado ad aprire e trovo Serena e Marco che mi sorridono.

“Perché non ci hai detto niente?” mi chiede Marco entrando come se fosse casa sua.

“Si, potevi avvisarci. Un SMS, un colpo di telefono. Siamo o no amici?” aggiunge Serena quasi offesa.

“Dirvi cosa?” chiedo.

“Di XFactor!” esclamano all'unisono.

“Ah...” dico facendo un gesto non curante con la mano. Poi li accompagno in cucina.

“E quindi?” dice Serena agitata.

“E quindi niente. Sapete che erano giorni che facevo avanti e indietro da quello studio per cercare di vedere Mika... invece l'ho trovato quando non lo cercavo. Probabilmente dev'essere successo qualcosa al fotografo ufficiale del programma perché hanno fatto le selezioni all'ultimo minuto e sono stata presa”

“Io l'ho sempre detto che eri portata per gli scatti” mi fa Marco con l'aria di chi la sa lunga.

“Si, ma alla fine Mika l'hai visto?” chiede Serena, “Com'è?”

Mi blocco. Poi sospiro e dico:

“Sedetevi” mi siedo anche io e racconto a tutti e due quello che è successo.

“Ti sei innamorata di un gay?” mi chiede Marco diretto.

“E' lui che mi ha baciata!” esclamo, “Almeno è quello che credo e poi: no, non mi sono innamorata di nessuno. Io non...” sbuffo, “Lo sai!”

Lui scuote la zazzera di capelli castani.

“Si, scusami”

“Cos'ha detto dopo averti baciata?” chiede Serena.

“E' per farti felice... o roba simile” rispondo pensierosa.

“Ok, ma siamo sicuri che sia successo veramente?” interviene Marco, “Voglio dire: è sempre gay...”

“Ma poi chi bacerebbe una ragazza per farla contenta?!” esclamo alzandomi e cominciando a camminare avanti e indietro davanti ai miei amici, “Marco, non lo faresti nemmeno tu”

Né lui né Serena dicono qualcosa.

“Marco, non mi baceresti mai solo per farmi felice, vero?”domando ancora.

“No” risponde allora lui.

“E se...” evidentemente Serena era già altrove, perché non c'è spiegazione a quello che ha detto: “E se lui in realtà fosse etero?”

Io e Marco le lanciamo la stessa occhiataccia scettica.

“Ascoltatemi. La maggior parte delle persone è etero, non vedo perché dovrebbe essere gay per forza”

“Sere, si è dichiarato, ha detto in più interviste che sta con un uomo da sette anni, dovrebbe cambiare partito proprio adesso?” dico, “E poi se proprio avesse voluto provarci avrebbe potuto farlo assieme a Morgan” aggiungo amareggiata.

“Morgan?” chiede preoccupato Marco.

“Si, ma... lascia perdere”

“Adesso io devo andare” dice Serena dopo alcuni secondi di silenzio, “Scusami Alex, è davvero tardi”

Annuisco, comprensiva.

“Poi fammi sapere” dice accennando un sorriso.

“Ok, ci vediamo domani, ciao” dico e lei va via senza che io la accompagni alla porta.

Mi appoggio al tavolo e sospiro.

“Perché mi sono ficcata in questa situazione di merda?” dico più a me stessa che a Marco.

“Alex...” mi chiama il mio migliore amico.

Mi giro verso di lui.

“Vieni qui, dai” dice battendosi le mani sulle gambe.

Inarco le sopracciglia.

“Non lo dirò a nessuno” dice allora lui sorridendo.

Sorrido anche io e gli vado in braccio.

Il mio legame con Marco è strano. Sono sua amica come lo sono con Serena, ma lui ha conosciuto la vera me e la rispetta. Forse è l'unico che sa che in realtà io non sono dura come voglio fare vedere, sa che sono terrorizzata all'idea di innamorarmi ancora e sa che l'unica cosa che mi fa stare bene e sedermi sulle sue gambe e rimanere in silenzio, ad occhi chiusi, con il capo appoggiato al suo petto.

Sento il suo cuore battere, mi calma molto.

Ad un certo punto il silenzio viene interrotto da Marco.

“Devo parlarti”

Alzo lo sguardo.

Perché dobbiamo parlare? Non l'abbiamo mai fatto. Lui mi prende in braccio e mi tranquillizza, non fa domande e non dice nulla, non racconta niente a nessuno e non parliamo mai di questi miei “momenti di debolezza”. Funziona così.

“So quello che provi” comincia, “So anche che ti incasinerò soltanto le cose e che... che forse mi odierai ma... non mi ricordo l'ultima volta che ho pensato a te come una semplice amica”

“Si, nemmeno io. Sei come un fratello” dico.

“Non capisci” riprende Marco, “Tu... sei più di un'amica e più di una sorella... io... io credo di...”

Mi alzo dalle sue gambe bruscamente.

Punto lo sguardo lontano, fuori dalla finestra.

Incrocio le braccia.

Non voglio che qualcuno si innamori di me. L'amore fa male, mi ha solo fatta stare male. Non posso permettere a nessuno di innamorarsi di me. Sto bene da sola, punto e basta.

“Ho bisogno di stare da sola e pensare, adesso” dico decisa.

Sento la sedia strisciare sul pavimento, poi dei passi e infine la porta che si chiude.

* * *

Al lavoro le cose non sono andate meglio. Mika non ha dato segno di interessarsi particolarmente a me. Sembra che non mi abbia mai parlato, che non sia mai venuto a casa, che non mi abbia mai baciata... eppure io sono sempre più convinta che il bacio di ieri sera sia vero, non posso essermelo immaginata. Deve essere successo, adesso lo ricordo troppo vividamente.

Sto per uscire quando, mentre attraverso il corridoio, Mika mi ferma.

“Mi scuso completamente” dice, sembra davvero dispiaciuto, “Però ho... una s-sor... sorpresa per te” aggiunge, incespicando un po' con l'italiano.

Io sorrido e un po' titubante lo seguo fino all'auto scura che ci porta fino ad un al palazzo nel centro di Milano.

Io e Mika scendiamo.

“Andiamo nel mio appartamento, adesso” mi spiega, “Tu hai invitato me, io invito tu”

Sorrido per un altro dei suoi errori di italiano e chiedo:

“E' così che funziona in Libano?”

Lui ride e apre la porta.

Ci ritroviamo in un appartamento colorato e pieno di quadri di ogni tipo.

La tavola è già apparecchiata, probabilmente ci ha pensato una donna di servizio.

All'improvviso mi sento inadeguata. Non so come ci si comporta a casa di una persona così importante e nemmeno come si mangia con a casa di una persona così importante e famosa.

Ha vissuto in Francia... e se mi facesse mangiare le lumache? Che schifo quelle cose viscide... e poi come le mangio, mica posso infilzare il guscio con la forchetta... devo mangiarle con le mani?

Do you like pizza?” mi chiede mentre mi siedo a tavola.

“Si, certo” dico.

“Ok” risponde e poi se ne va dalla sala.

Pochi istanti dopo torna con due pizze, probabilmente surgelate, appena cotte.

“Wow... ma come...”

“Silvia è andata via poco fa” risponde.

Suppongo che Silvia sia la stessa persona che ha apparecchiato tavola, dev'essere la sua colf.

Chiunque sia, devo comunque ringraziarla, perché la pizza è molto meglio di un cibo francese e elaborato.

Mangiamo silenziosamente, forse lui sta ripensando a quello che è successo ieri sera e cerca di convincersi che baciare una persona per farla felice è da pazzi.

Bevo un sorso d'acqua e poi dico:

“E' stato stupido baciarmi”

Sorry” dice lui, ha lo sguardo basso.

“Non voglio che...” comincio.

“E' la prima volta che trovo qualcuno uguale a me. Volevo... farti felice. Mi sembri tanto... triste”

Adesso sono io ad abbassare lo sguardo.

“Posso cavarmela da sola” dico.

“Non è vero”

“Non puoi saperlo” replico.

“Siamo uguali, no?”

“No”

“Perché io sono famoso?” chiede, sembra arrabbiato, non l'ho mai visto così, sembra un' altra persona.

“Si, può darsi” rispondo guardandolo con aria di sfida.

Lui si pulisce la bocca con un tovagliolo e si alza.

You're the first person that criticize me because I'm famous” dice in inglese.

Poi scuote la testa ed esce dalla stanza.

Poso il bicchiere che avevo ancora in mano e lo seguo.

Lui sale una scala a chiocciola e io la salgo dietro di lui. Sbuchiamo sul tetto piatto del palazzo, sopra di noi le stelle brillano, incuranti di quello che succede sotto di loro.

Michael si appoggia alla ringhiera di protezione.

Mi avvicino a lui.

“Scusa” bisbiglio.

Lui scrolla le spalle e scuote un po' la testa.

“So come ti senti” dice poi, “E se... se è per il bacio...”

“Ho paura” dico all'improvviso, il  cuore accelera i suoi battiti e gli occhi mi si riempiono di lacrime. E' tanto che non piango e mi sento strana e immensamente stupida quando le lacrime cominciano a rigarmi le guance.

“Ho paura di innamorarmi. Non voglio... il mio migliore amico ha detto che gli piaccio e io...”
Mika si gira e si mette alla mia altezza per guardarmi negli occhi.

“Non piovere” mi dice.

Abbozzo un sorriso umido.

“Si dice piangere” lo correggo.

So... non piangere” sussurra dolcemente e poi fa una cosa che non ricordavo nemmeno come fosse: mi abbraccia. E io mi perdo appoggiata a lui e comincio a singhiozzare. E' tutto così diverso, così spaventoso...

“Non volevo... il bacio... sorry” dice ancora sfregandomi una mano calda sulla schiena, “Non avevo capito il tuo problema” continua con il suo accento inglese.

Cerco di smettere di piangere, ma più provo a fermarmi più non ci riesco, mi sembra un incubo.

Mika comincia a cantare. Non canta una sua canzone, ma Everybody hurts dei R.E.M.
Cerco di non pensare a niente, ti svuotare la mente e sperare che il dolore svanisca e che tutti i casini smettano di girare attorno a me.




NOTA:
Ciaooooo ecco il nuovo e attesissimo (?) capitolo!!! Spero vi piaccia anche se è un po' palloso, mi serviva pr spiegare meglio il carattere di Alex. Si scopre che lei ha paura dell'amore (per quello che le è successo a causa della dislessia, ovviamente) e che alla fine, non è proprio dura come vuol fare sembrare. Discute un po' con Mika, ma è proprio con lui che si aprirà nel prossimo capitolo!!!!

Aspetto le vostre recensioni e grazie mille per quelle già ricevute <3
Kiss....

Fantasy

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Una nuova amicizia ***


Capitolo 5- Una nuova amicizia

“G-grazie” dico imbarazzata mentre Mika mi libera dall'abbraccio.

Lui mi sorride dolcemente e fa spallucce.

Mi sfrego il viso e gli occhi, per scacciare le ultime lacrime. Poi rabbrividisco, fa freddo qua fuori.

“Aspetta” dice e scappa via, pochi istanti dopo ritorna con due plaid a fantasia scozzese. Me ne porge uno.

“Grazie” dico, mi siedo affianco a lui su una sedia pieghevole e mi avvolgo la coperta attorno al corpo, è bella calda.

“Ami il tuo amico?” mi chiede Mika senza farsi troppi problemi.

Scuoto la testa.

“Non lo so”

Lui annuisce, comprensivo.

“E' difficile capire se ami qualcuno quando non ti fidi di nessuno perché hai paura che ti faccia stare male e che non ti accetti per quello che sei”

“Lo so” dice Mika pensieroso, “Anche a me è successo. Sono stato male... quando io ero piccolo. A quindici a diciassette anni” spiega con il suo strano italiano.

“Ma... io voglio capirlo, davvero... perché” sospiro, “Voglio trovare qualcuno che mi ami davvero... forse sono stufa di stare sola... si, credo di essere stufa”

Rimaniamo in silenzio per un po', ognuno immerso nei propri pensieri. Mi sembra tutto incredibile...

Aver finalmente capito chi sono e quello di cui ho bisogno, essermi aperta con il mio cantante preferito, il mio idolo... la persona che ammiro di più al mondo...

Poi ricordo di aver letto su internet che Mika sta con un uomo da sette anni.

“Ho letto che stai con lo stesso uomo da sette anni” dico.

Lui annuisce e sorride.

It's true” dice.

“Devi essere proprio un esperto di queste cose”

“Mah!” commenta facendomi ridere.

“Se state insieme da così tanto tempo ci sarà un motivo, no?”

Sorride ancora.

“Tutte le volte che abbiamo...” fa un gesto con le mani, “Ehm... non so come si dice italiano...”

“Litigato?” suggerisco.

Yes, litigato”

“Però avete sempre fatto pace se state ancora insieme” dico, “E lui non ti ha mai preso in giro per la tua dislessia”

“Si, non mi ha mai preso in giro” risponde, poi sorride, “Quando mi vede suonare però dice che mi odia perché ricordo le note a memoria e lui non sa nemmeno suonare”

Rido.

“Si, sei una specie di genio” mormoro, ed è quello che penso realmente. Insomma: come definireste uno che suona a memoria centinaia di canzoni?

“Ma perché?!” esclama scuotendo i riccioli castani, “Io non capisco. Perché tutti dicono che io sono un genio? E' migliore leggere le note!”

“Si, forse si” ammetto sempre sorridendo, “Dunque: hai la ricetta della relazione perfetta, canti bene, suoni a memoria... a parte la dislessia, ce l'hai un difetto?”
Lui scoppia a ridere arricciando il naso in un modo unico e buffo.

“Ehi dico davvero, hai un difetto?”

Lui si mette un dito sulle labbra, pensieroso.

Si concentra così tanto che posso quasi sentire il suo cervello lavorare.

“Mmm... dormo fino a tardi” dice poi con una faccia un po' schifata, “Sono assolutamente non capace in... ehm... team sport

Continuiamo a chiacchierare per un bel po', poi Mika mi accompagna alla porta. E' mezzanotte passata.

“Mi sono divertita” dico, “E grazie per tutto, davvero”

“Di niente” risponde lui sorridente.

“Allora, non me la dai la ricetta per la relazione perfetta?” scherzo ancora.

“No, ma se vuoi possiamo passare qualche serata insieme tanto Robert è impegnato e sono solo”

“Robert? Si chiama così?”

Annuisce, sembra quasi imbarazzato.

“Va bene” dico allora, “Grazie ancora, ciao”

“Ciao”

* * *

Io e Mika... non so, siamo molto simili a due amici che si conoscono da una vita adesso, ma in realtà ci conosciamo appena da un mese. Io e Marco non abbiamo più parlato e con Serena... bé, diciamo che lei e Marco sono quasi una cosa sola, per cui è tanto che non sento nemmeno più lei.

Adesso comunque sono più felice.

Ho deciso di lasciare il lavoro alla panetteria, perché è troppo faticoso svegliarsi alle cinque, soprattutto quando mi tocca fare un servizio durante l'ExtraFactor.

E' finita poco fa la quarta puntata del programma.

Adesso ci sarà il consueto banchetto di addio ai cantanti eliminati, oggi sono addirittura cinque, Roberta Pompa e gli Street Clarcks. Mi spiace per Roberta, era davvero brava e la sua versione di True Colors mi ha fatto venire la pelle d'oca, ma è così che va il gioco, non possiamo farci nulla.

Poso la super macchina fotografica della Canon che mettono a mia disposizione i tecnici e raggiungo gli altri nel salone del buffet.

Ci sono tutti tranne la Ventura, probabilmente è arrabbiata per l'eliminazione degli Street e come darle torto? Erano bravi anche loro e poi... no, non sono belli... simpatici. Si, simpatici è il termine giusto. Simpatici e divertenti. Ma arrivati a metà gara doveva aspettarselo, io comunque credo che gli Ape Escape tireranno fino alla fine, perché il pubblico gli adora.

Vedo Mika in fondo alla sala, sono subito tentata di andargli incontro, ma poi vedo che è con Roberta e allora rimango un po' in disparte a bere la mia coca-cola.

Lei piange, è normale che sia dispiaciuta, ha provato davvero tante volte a cantare davanti ad un pubblico, ma evidentemente non è ancora il suo momento.

Adesso Michael la stringe forte sfregandole amorevolmente una mano sulla schiena. Si dicono qualcosa, poi Roberta fa un cenno alle compagne di squadra ed esce dalla sala.

“Mi spiace per lei” dico raggiungendo Mika.

“Ci teneva davvero” sussurra Michael pensieroso.

“Si, ma non ti buttare giù!” esclamo convinta, cercando di tirargli su il morale, “Hai ancora la squadra più forte”

Lui sorride.

“Cos'è?” chiede indicando il mio bicchiere.

“Coca-cola” rispondo.

Lui fa una faccia schifata.

“Ho voglia di cocktail” dice semplicemente, “Vieni con me?”

“Sicuro” dico sorridendo e in un attimo siamo nel bar in cui mi aveva portata la prima volta.
La nostra sala è libera, così prendiamo posto lì e ordiniamo due cocktail dal colore azzurrino, non so il nome, gli ha ordinati Micheal.

“Come sono andate le foto?” mi chiede una volta che il cameriere è tornato al bancone.

“Bene, i ragazzi sono simpaticissimi. Michele poi... è sempre disponibile” commento.

“Qualcuno di carino?” mi chiede.

Sorrido. Ormai me lo chiede sempre più spesso. Dev'essere una frase che ha imparato meccanicamente.

“Sto cercando di non pensare ai ragazzi” dico, poi cambio argomento, “Ma non è che tu mi dici di guardarmi intorno perché vuoi che trovi qualcuno anche per te?”

Si scompiglia i capelli ridendo.

“Tu sei pazza”

Rido anche io, poi torniamo seri.

“Devi trovare qualcuno, davvero”

“Non voglio trovare qualcuno a tutti i costi e poi... non so, forse non sono più capace a riconoscere chi mi piace” dico semplicemente, “Forse è perché sono ancora troppo chiusa, forse è perché mi manca Marco” alzo le spalle.

“Non è difficile capire chi ti piace” dice Mika, “One” alza il pollice, “Il cuore... ehm... fa: bum-bubum”

Rido, è troppo divertente quando Mika non trova la parola in italiano e mima quello che vuole dire.

Two” alza anche l'indice, “Hai... butterfly in tua pancia. Three: hai un sorriso idiota”

“Ok. Allora quando avrò il cuore che batte forte, le farfalle nella pancia e andrò in giro con la faccia da ebete saprò di essere innamorata” dico.

Lui mi guarda un po' scocciato.

“Dico sul serio!”

“Anche io” rispondo annuendo e lui scoppia a ridere.

Continuiamo a parlare per un po', poi usciamo dal bar e l'autista di Mika mi riaccompagna a casa.

“Ci vediamo giovedì” dice Mika dandomi un bacio sulla guancia per salutarmi.

“Ok, a giovedì” saluto, poi guardo la macchina scura allontanarsi e salgo in casa.

Mi svesto e mi butto sul letto solamente con la biancheria.

Sorrido al nulla.

Cos'è quella che mi illumina il volto: un espressione idiota?

Sorrido ancora di più.

No, non credo proprio.

Domani mattina avrò tempo di andare a fare un po' ti foto in giro per Milano, ne ho proprio bisogno e poi questo dev'essere uno degli ultimi giorni autunnali, poi farà più freddo e non ne avrò più la possibilità.

Mi giro da un lato, spengo la luce e mi addormento all'istante.




NOTA:
non succede praticamente nulla -.- ma spero che vi piaccia. La puntata di XFactor era quella che hanno trasmesso ieri sera su Cielo!!!! Questo capitolo mi serviva un po' da ponte, nei prossimi ci sarà più movimento, promesso ^^
Grazie per tutte le recensioni avute fin'ora, sono davvero tantissime!!!
Ah... ancora una cosa:
sto cercando di far parlare Mika come nella realtà, ma non so se mi viene bene, come vi sembra?

Alla prossima ;)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Sbalzi d'umore ***


Capitolo 6- Sbalzi d'umore

Mi sveglio allegra. Allegrissima per la verità, dev' esserci stata qualche sostanza strana nel cocktail di stanotte, perché non posso essere così contenta appena sveglia.

Vebbè, comunque sia mi alzo, sbadiglio e inforco gli occhiali. Mi preparo in fretta e dopo aver battuto il record per la colazione più veloce di sempre esco di casa con la fotocamera al collo.

E' bello camminare per le strade di Milano la mattina presto. Ed è ancora più bello se pensi che è una delle ultime volte che vedi Milano vuota. Si, perché il mio fisico non ce la sta proprio più facendo a tenere questi ritmi. Nonostante abbia lasciato il lavoro alla panetteria continuo a svegliarmi alle sette anche quando vado a letto alle quattro. E' abbastanza demenziale, ma non riesco a dormire molto, forza dell'abitudine!

Faccio scatti qua e là... riprendo una goccia di pioggia che cade in una pozzanghera e sorrido. Perché non sono triste in un mattino uggioso come questo?

Raggiungo piazza Duomo e comincio a percorrerla in cerchio.

Un giro, due giri... sono al terzo quando noto una persona dall'andamento famigliare. Corro verso di lei, è di spalle, non può vedermi.

Si, è proprio chi penso che sia.

Gli tocco una spalla.

“Signor Penniman” chiamo.

Mika si gira già preoccupato di essere seguito da ondate fan.

“Ciao” dico allegra.

“Alessandra...” sospira sollevato.

Ha un impermeabile beige che gli arriva a metà coscia e un cappello da pioggia che gli copre sia i ricci che metà del viso.

“Sono così riconoscibile?” mi chiede preoccupato.

“No, non preoccuparti. Ma delle gambe così lunghe possono solo essere tue”

Lui ride.

“Sei di buon umore oggi” constata.

“Abbastanza” dico.

“Allora...”

“No” lo fermo e torno seria, “Non mi piace nessuno. E non azzardarti a sparare qualche nome” lo ammonisco.

“Ok, ok, ok” dice continuando a sorridere, “Vieni a fare colazione?”

“L'ho già fatta, ma tutto questo fotografare mi ha messo fame” dico e così entriamo nel solito bar.

La saletta privata è vuota, come al solito.

“Non hai nulla da fare oggi?” mi chiede quando ha finito di bere il cappuccino.

“Assolutamente no” rispondo.

“Marco non si è ancora fatto sentire?”

Sbuffo e lui rotea gli occhi al cielo.

“Tu non può continuare... in this... modo”

“Tu invece non può rompere le palle” dico arrabbiandomi. Non lo capisco. Sta diventando irritante il suo modo di fare. Non voglio essere aiutata, men che meno da uno che vive in un mondo di rose, arcobaleni e unicorni.

“Perché sei così?” mi chiede, sembra deluso.

“Così come?”

Doctor Jackil and mister Hide

“Non è vero” dico.

“Invece si” annuisce, “prima sei carina... e poi sei maschiaccio, spacona...

Faccio una risata che di divertente non ha nulla.

“Non eri tu quello che diceva che bisogna sempre essere noi stessi? Non è quello che dici in Grace Kelly? Non è quello che ripeti a ogni dannatissima intervista? Non è quello che dici che ha ostacolato i media?”

Lui mi guarda allibito.

“Mika, non hai detto che te ne sei fregato di tutti quando ti hanno detto che la tua musica non era commerciale e che per fare soldi dovevi cambiare?” mi sono accorta solo ora di aver alzato la voce.

I'm...”

“Spiacente signor Penniman” dico, adesso il mio tono è poco più di un bisbiglio, prendo svelta la macchina fotografica e la borsa, “Io sono così, non voglio cambiare”

Esco dal bar e lui mi segue, di corsa. Forse non gliene frega di essere riconosciuto e sinceramente, io spero venga riconosciuto, almeno la smetterà di seguirmi.

Mi infilo in una via secondaria e stretta.

Sento i suoi passi seguirmi.

“Smettila” dico duramente, ma lui non demorde e riesce a raggiungermi.

Mi mette le mani sulle spalle e mi guarda in cagnesco.

Anche io lo guardo con aria di sfida.

“Che vuoi?” chiedo.

“D-dimostrarti che sei diversa. Che non sei il maschiaccio che... fai vedere” dice col fiatone.

“Non puoi sapere come sono davvero”

Alza un sopracciglio, poi mi lascia le spalle e comincia a camminare, tornando indietro.

“Andiamo” dice senza intonazione.

Io mi giro lentamente e poi lo seguo, camminando un metro e mezzo dietro di lui.

Sono arrabbiata.

Pensavo fosse una persona diversa. Dalle sue canzoni si capiva che era aperto, che era comprensivo... e invece è uno stronzo come tutti gli altri. E' uno di quelli mammoni e coccolosi fuori e stronzi e prepotenti dentro.

Mi ha completamente rovinato la giornata.

Arriviamo alla sua auto e saliamo.

* * *

Guardo preoccupato fuori dal finestrino.

Alessandra è una ragazza strana... io però ho capito che è debole e fragile, non è così forte come crede di essere, ne è una dimostrazione quella volta che si è messa a piangere fra le mie braccia.

E' stato bello. Mi sono sentito un po' come un papà che abbraccia la figlia dopo la prima delusione d'amore... ma con Alex le cose sono più complicate.

Devo farle capire di essere amata, di essere bella anche se si mostra debole. Non deve per forza tenere su quella maschera da guerriera che si è creata. E poi... (mi viene da sorridere, meno male che guardo fuori, così lei non mi vede) forse dovrei anche comprarle dei vestiti più femminili... farle togliere gli occhi... E' già una ragazza carina, lo sarà ancora di più dopo.

Prendo il cellulare e scrivo un messaggio a Yasmine, fortuna che è qui in Italia! Le chiedo di prepararmi un po' di abiti da donna, quando arriveremo a casa dovrà essere tutto perfetto.

Faccio un altro cenno al mio autista, lui annuisce e devia ancora, allungando la strada così da dare il tempo a mia sorella di preparare tutto.

Guardo con la coda dell'occhio Alessandra.

Ha una gamba messa malamente sull'altra, gioca con una mano con i lacci delle Converse, mentre l'altra la usa come appoggio per sostenere la testa contro il finestrino.

E' così buffa... eppure dentro di lei deve essere davvero uno schifo. Ricordo che quando avevo diciassette anni mi sentivo malissimo. Erano davvero rare le volte che sorridevo... ma lei sembra molto più forte di quello che sembravo io all'epoca... forse è perché è più grande.

“Fammi un fischio quando hai finito di fissarmi” borbotta.

Scuoto la testa. Riuscirò davvero a cambiarla?



NOTA:
Ciao!!! Caitolo cortino ma abbastanza intenso. Come vi è sembrato????

Adesso divagherò, ma ci tengo davvero tanto...
1- ho pubblicato una nuova storia su mika: Sing for a Dream   (titolo orrendo, se avete idee migliori scrivetemi!)
2- ho visto purtroppo un'intervista a Mika a radio 105     http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=R7eSTBBx21E  
è davvero un intervista squallida. C'è la dj che tratta Mika come uno stupido :( sono rimasta proprio male :(((  lui si vede che non è per niente a suo agio e sorride tirato tirato :( 

Vabbè, adesso sono un po' giù...

Alla prossima

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Scusami ***


Capitolo 7- Scusami

Io e Mika arriviamo a casa sua.

Svogliatamente e senza dire una parola o guardarlo entro nell'appartamento.

Lui si toglie la giacca e guarda nelle stanze. Poi chiama:

“Yasmine?”

Dalla camera da letto sbuca sua sorella, dev'essere la più grande se non mi sbaglio.

Hi” saluta cordiale.

Io mi avvicino.

Si presenta in inglese e mi stringe la mano.

Poi Mika la porta da una parte e farfuglia qualcosa con lei.

“Ok” dice Yasmine alla fine e con un cenno della mano mi saluta e se ne va.

Adesso io e Michael siamo soli nel corridoio.

“Dai, vieni” dice entrando in camera.

Io lo seguo e rimango stupita da tutto quello che c'è in quella stanza.

Il letto matrimoniale è sommerso da vestiti femminili di ogni sorta. La piccola scrivania da una parte è sovrastata da decine e decine di fogli e foglietti e l'armadio è aperto mostrando il grosso specchio dentro l'anta.

“Cos'è vuoi giocare a vestiamo Alex da principessa?” chiedo scocciata.

Lui rotea gli occhi al cielo e va allo stereo.

“Chi favorisci?” mi chiede col suo italiano buffo che però questa volta non mi fa sorridere, “Beatles, Michael Jackson, Jovanotti...”

“Fai te” dico scrollando le spalle.

Italian...” dice a sé stesso mettendo il cd di Jovanotti.

Mezzogiorno suona nella stanza.

Prendo l'angolo di un vestitino azzurro che è poggiato sul letto e lo sollevo, sentendo la consistenza del tessuto.

Mika si avvicina a me e mi guarda negli occhi.

“Togli la giacca e la felpa” dice.

Lo guardo storto per alcuni secondi, poi faccio come mi ha detto.

Lui prende il vestito e me lo appoggia alle spalle. Inclina il capo da una parte, pensieroso.

Yes... Provalo”

“No” dico categorica.

“Provalo”

“No” ribadisco.

Sembra che Mika stia per scoppiare e voglia insultarmi, ma si trattiene e io scoppio a ridere.

Mi metto una mano davanti alla bocca.

“Scusa” dico poi con lo sguardo basso, ma ancora divertita dalla sua reazione.

Lui sposta un po' di vestiti e appoggia quello azzurro da una parte, poi si siede sul letto.

“Alessandra, voglio farte felice” dice serio.

Il sorriso si spegne sulle mie labbra, non mi ha fatto ridere nemmeno il suo errore di italiano.

“E' difficile” dico e mi si arrochisce la voce.

I know...” sussurra.

“Io sono forte” dico, ma so che non è vero, so che tutto quello che ho pensato negli ultimi anni è fottutamente sbagliato. Ho mentito ai miei amici, ho mentito a me stessa...

“Alessan... Alex” si corregge e mi porge una mano.

Io allungo titubante il mio braccio e la stringo. E' calda.

Lui mi tira un po' verso di sé, ma io non voglio avvicinarmi, ho paura e poi... poi non ho bisogno di niente.

“Forza” dice dolcemente e io mi avvicino a lui.

Mi fa spazio sulle sue gambe e io mi ci siedo sopra.

E' come quando andavo in braccio a Marco. Solo che Mika è più grande, Mika ha provato le stesse cose che ho provato io... Mika può capirmi.

Mi giro di lato, in modo da poterlo guardare in faccia.

Mi sorride.

“Non era difficile, no?” dice semplicemente.

Scuoto la testa e sorrido anch'io.

“Non vuoi provare i vestiti?”

Faccio di nuovo no col capo.

Nel frattempo comincia Bella e Mika inizia a muovere le braccia a tempo di musica facendomi ridere.

Ride anche a lui e si appoggia alla mia spalla.

Sento il suo respiro sul collo.

“Non volevo... litigare” dice.

“Nemmeno io” rispondo sincera.

Mi osserva per alcuni secondi negli occhi, mettendomi in soggezione, poi mi dice:

“Togli... the glasses

“Occhiali” dico.

“Oc-occhiali” ripete lui.

Annuisco e li tolgo.

Lui mi passa una mano fra i capelli rossi, aggiustandoli.

“Sei carina” dice.

Credo di essere arrossita.

“Non diventare rosa!” esclama.

E io scoppio a ridere.

Passiamo la giornata a rimettere in ordine i vestiti che Yasmine aveva preparato per me e si fa sera.

“Rimani a dormire qui?” mi chiede all'improvviso mentre chiudo l'armadio.

Ci penso alcuni secondi. E' tanto che non dormo nella stessa casa con un uomo, Mika però è diverso, non corro alcun pericolo con lui... e poi lo fa per me, ormai l'ho capito, anche se non so ancora il motivo.

“Mika, perché stai facendo tutto questo per me?” chiedo a mia volta.

Lui fa spallucce.

“So come ti senti” dice.

Annuisco.

“Grazie”

Nothing

* * *

Mi sveglio di soprassalto.

Sono sudato, deglutisco.

Ho paura.

Non posso aver sognato di baciare Alessandra. Lei è una ragazza... inoltre io sono felice con Robert.

Mi passo una mano sul viso e poi fra i ricci castani.

Respiro profondamente e mi rigiro fra le coperte.

No, non mi riaddormenterò mai.

Guardo l'ora sul cellulare: sono le tre.

Sbuffo e mi alzo. Vado in bagno e mi do una rinfrescata, poi esco dalla mia stanza e cammino per il corridoio fino a quando non arrivo davanti alla camera degli ospiti, dove dorme la mia nuova amica.

Socchiudo senza fare rumore la porta.

Alex respira lentamente, dorme profondamente.

Apro completamente la porta ed entro.

La osservo, mi è sembrato stesse meglio oggi pomeriggio, ma chi può dirlo... Ho paura che non trovi mai un ragazzo, che non si apra con gli altri... forse è per questo che ho sognato di baciarla... e si, forse anche perché, tecnicamente, l'ho baciata.

Prendo una sedia e mi metto vicino al letto.

Le accarezzo i capelli lisci e rossi, sono morbidissimi...

Sorrido fra me, sembra serena ora.





NOTA:
e oggi vi posto il nuovo capitolo. Spero che ci siano più recensioni degli ultimi due capitoli, ma che fine avete fatto??? La storia non vi piace più????

Spero di ricevere più commenti, anche perché sennò come vado avanti???
Mika è un po' confuso e fortemente spinto da quello che ha vissuto... ci saranno delle sorprese ;)

Alla prossima <3
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Una mattina in terrazza... ***


Mi sveglio. Sento che c'è qualcosa che non va, c'è troppo tepore attorno a me.
Mi giro e trovo Mika con una sedia accanto al letto. Si è addormentato con un braccio sul bordo del materasso e la testa appoggiata sopra.
Sorrido. Dev'essere qui da un po'... Ha tutti i riccioli arruffati. Li osservo per un po', indecisa, poi prendo uno fra le dita e lo giro sull'indice, ridandogli una forma perfetta.
Forse non sembra, ma devo davvero molto a Michael, lui è unico, gli voglio un mondo di bene e mi fa male comportarmi così con lui quasi di più che mentire a me stessa.
È bello. È intelligente... Vorrei ritornare in braccio a lui... Ma non posso. Gli do un paio di colpetti al braccio.
"Mika" chiamo a bassa voce,infondo non so nemmeno che ore siano.
"Michael" ripeto.
Lui si smuove un po' poi si sveglia.
"Oh... S-sor... Scusa" dice un po' impacciato e mezzo addormentato.
"Niente" rispondo.
Lui fa un grosso sbadiglio e si passa una mano fra i capelli.
"Buongiorno" dico allora con un po' di ritardo.
"Buongiorno" ripete lui accennando un sorriso, poi diventa serio, "Dobbiamo parlare"
"Non fare il sofisticato Mika, parla e basta"
"No" capitola lui scuotendo la testa, "It's important" dice.
Mi alzo e mi metto a gambe incrociate. Non mi vergogno di lui, infondo io ho una sua vecchia tuta, è lui che con quel pigiama bianco dovrebbe sentirsi in imbarazzo.
"Alex io... Voglio essere sincero con te"
Comincio a insospettirmi, aggrotto le sopracciglia.
"Non sono qui solo perché voglio tenerti al sicuro, o..."
"Arriva al dunque" dico, forse troppo freddamente.
"Io... Questa notte ho sognato che noi..." si interrompe, fa un espressione concentrata, forse non trova le parole in italiano.
"Si?" lo incoraggio.
"Ho sognato that... Io e te ci baciavamo"
Deglutisco e sposto lo sguardo nel vuoto.
"Quindi" dico senza intonazione.
"Nulla, io... Non so" dice, poi sospira, "Forse è perché tu sei un maschiaccio o... Perché hai passato quello che ho passato io"
"Perciò è colpa mia" asserisco con aria di sfida.
"No... Completamente no, but..."
"E poi tu sei..." dico bloccandomi prima della parola "gay".
"Yes"
"E a me non piace nessuno" parlo ancora, ma lui sembra assente, distratto... Quasi in un mondo tutto suo.
Poi, senza preavviso, senza aver nemmeno immaginato che si spingesse a tanto si sporge in avanti e mi bacia.
Mi separo immediatamente da lui.
"Sei scemo o cosa!" esclamo creando una distanza più netta fra noi due.
"Sorry" si scusa.
"Un cazzo" rispondo sgarbata, poi scendo dal letto, mi prendo la giacca e corro fino alla terrazza che c'è sopra l'appartamento.
Mi ha dato fastidio? Si, e non poco. Ha fatto un errore, ha rovinato tutto... Si è comportato come un bambino e io non lo accetto. Pensava che dopo tutto quello che è successo lo accogliessi a braccia spalancate? Che facessi come se nulla fosse? Che non pensassi nemmeno alle conseguenze?
Si sbagliava. Come per la storia di farmi diventare più femminile e di farmi mettere i vestiti di sua sorella.
Guardo il cielo di Milano: minaccia di nuovo pioggia... A giudicare dalla poca luce solare che penetra oltre le nuvole devono essere le sette.
Sento un rumore, mi volto e Mika é lì, con un' espressione colpevole sul viso da radere.
"Che c'è?" chiedo senza guardarlo in faccia.
Lui sbuffa, ma non dice nulla. Poi si avvicina a me e si sporge un po' per vedere la città dall'alto.
Lo osservo con la coda dell'occhio. Sembra davvero dispiaciuto... Ma io come faccio? Sarebbe stato già complicato se lui non fosse stato gay e non fosse stato fidanzato, figuriamoci ora!
È difficile, complicato... Mi fa paura.
Mi giro di spalle appoggiando le braccia alla ringhiera. Fingo di guardare il panorama, ma in realtà non me ne frega niete di vedere Milano.
Sento delle mani calde mettersi sulle mie spalle. Rabbrividisco.
"It's ok" sussurra accostando il suo viso al mio orecchio destro.
"Non posso..." dico, "Devi essere convinto di quello che fai, altrimenti io..."
"Yes, sorry"
Sospira.
"Perché l'hai fatto?" chiedo senza girarmi verso di lui.
"Perché tu ere diversa" dice col suo italiano scorretto.
"Tu sei" lo correggo.
"What?" chiede confuso.
"Si dice: tu sei, non: tu ere"
"Mio italiano è un italiano di merda!" esclama.
Sorrido e finalmente mi decido a girarmi.
Lo guardo negli occhi nocciola e lui ricambia lo sguardo. Sembra triste, spaesato... Lo sono anch'io.
"Michael, perché mi hai baciata poco fa?"
Lui prende un bel respiro, poi alza le spalle e scuote la testa.
"I... I don't know, I..."
Per la prima volta non ascolto la parte razionale del mio cervello, per una volta decido di fare quello che desidero senza pensare alle conseguenze.
Mi getto addosso a lui e affondo il viso nel suo petto. Inspiro forte l'odore che emana. Non dev'essere un acqua di colonia, è il semplice odore di bucato mischiato a quello della sua pelle. È buonissimo.
Cautamente appoggia le mani sulla mia schiena, poi, probabilmente vedendo che non facevi opposizione, mi abbraccia forte, poi mi libera.
"Mika, non mi ami, vero?" chiedo, non sono preoccupata dalla risposta.
"Voglio farti felice" risponde lui solamente.
Non capisco, sono confusa... Forse però questo punto interrogativo, questa indecisione... è la cosa migliore per me.
"Sei felice?" mi chiede poi con un sussurro.
"Non lo so"
"Per... Oh, merda! N-non so come si dice in italiano... Se tu sei felice, tu... Tu devi ehm... Pain and calm"
"si, ho capito, ma..." non voglio soffrire, perché so che lui non mi ama, lui non può amare una donna e io non posso essere amata.
"Mika mi ami?" chiedo di nuovo, adesso però voglio una risposta vera, "Si o no, Mika, mi ami?"
"I-io..." si incarta, sta cercando di mentire, lo so.
"Si o no?" chiedo ancora, devo essere insopportabile in questo memento.
"And you?" mi chiede.
Rimango di sasso, mi ha completamente spiazzata, devo ammetterlo.
"Non lo so" rispondo sincera, infondo non mi sono mai posta il problema.
Punto lo sguardo in basso, mi sento infinitamente triste. Ho paura e non voglio piangere, non un'altra volta.
Deglutisco a fatica, mandando giù le lacrime. Gli metto cautamente le mani sul petto e poi mi appoggio a lui. Mika appoggia le mani calde sulla mia schiena e mi stringe.
"Non voglio rovinare tutto" dico, "Tu sei fidanzato... Con un uomo, per giunta!"
"Anche io non voglio rovinare tutto. Tu sei... Diversa, Alessandra, non voglio fare male a te"
Faccio un cenno col capo appena percettibile, sono ancora fra le sue braccia.
Improvvisamente comincio a piangere. Pensavo di riuscire a trattenermi, volevo avere tutto sotto controllo e invece mi è scivolato via tutto, ancora una volta. Lascio che le lacrime scendano calde sul mio viso. Ho freddo con il viso bagnato, perché è come se l'aria autunnale mi congelasse le lacrime.
Mika mi stringe più forte.
"Sono una stupida" dico.
"Non è vero" risponde lui, scansandomi i capelli dalla schiena e mettendomeli sulla spalla sinistra. Mi libera dall'abbraccio e mi asciuga le lacrime dal viso.
"Stop it" dice in inglese, è un ordine.
Mando giù un po' di saliva e cerco di smettere di piangere.
Michael mi sorride adesso. Io lo guardo, ma lo vedo male, le lacrime mi hanno fatto appannare le lenti degli occhiali, lui me li toglie delicatamente.
Faccio una risatina acquosa quando lui mi guarda quasi con un'aria incantata.
Lui mi segue a ruota, poi si avvicina a me sempre di più, i nostri nasi sono vicinissimi, i suoi ricci ribelli e un po' spettinatimi sfiorano la fronte.
"Don't hurt me" dice sulle mie labbra.
"Tranquillo" rispondo con un sorriso.
"Really?" chiede, "Posso..."
Prima che possa concludere la frese sono io quella che avvicina le labbra alle sue. Mika mi mette la mani libera dietro la nuca, l'altra, che ha ancora in mano i miei occhiali la usa per avvicinare il mio corpo al suo.
Io metto le mani vicino al suo petto, ma non per respingerlo, semplicemente perché mi sento più sicura così.
Ci baciamo.
Quando ci separiamo io lo guardo e dico:
"Credo di amarti".                                                                                       

Nota: è il capito impaginato peggio. Nemmeno il promo capitolo che ho pubblicato non era così!!!! Ma purtroppo a mia madre serve il pc fino a un'ora indefinita e io volevo postarvelo. Purtroppo però col cellulare non riesco ad usare l'html e sinceramente, non avevo nessuna voglia di farlo a mano. Non so nemmeno quanto sia lungo il capitolo perché senza le pagine d open office nn so orientarmi, quindi ditemi voi! Io comunque appena riavrò il pc metterò l'html xk deve essere venuta fuori proprio una cosa orribile. Ma ora passiamo ai contenuti! Finalmente si capisce un po' di più del rapporto Mika-Alex, lei crede di amarlo e lui???? Lo vedremo nel prossimo capitolo.                                    
Smetto di incasinare ancora di più l'impaginazione e me ne vado, ciao!!!


Per tutti quelli che troveranno l'impaginazione giusta: no, non sono pazza, è che mia madre mi ha liberato il pc proprio dopo che avevo già postato il capitolo, quindi l'ho corretto subito... e devo dire che è venuto di una dimensione decente :)
Alla prossima

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Guai in vista ***


Capitolo 9- Guai in vista

Ha detto che crede di amarmi.

Sta bene con me, l'ho fatta stare meglio... Guardo Alessandra negli occhi, non posso mentirle perché ho paura, perché non mi sento pronto nemmeno io e... E tutto questo mi sembra una follia.

La guardo negli occhi: quelle pietre nocciola sono inondate di lacrime. Mi si stringe il cuore a vederla così. Quando io stavo per arrendermi, perché tutti mi dicevano che ero stupido e che non sapevo fare niente, piangevo un sacco e non potevo credere che qualcuno volesse bene ad un disastro come me... Eppure desideravo che qualcuno mi amasse, solo che non volevo ammettere di essere debole. Credo che a lei stia capitando la stessa cosa.

"Sto bene con te" dico, "In questo mese... Tu ha fatto me felice. E... Non sono sicuro che con Robert va tutto ok"

Lei aggrotta le sopracciglia.

"Sono tre giorni che non risponde ai miei messaggi e a mie e-mail"

"Mi spiace" dice lei.

Io alzo le spalle.

"Non mi da fastidio" dico semplicemente.

"Non lo ami più?"

"Non lo so" rispondo pensieroso, "Adesso però penso solo a te"

Alex sorride.

"Io voglio stare con te" dico, "Voglio fare felice te. Non voglio vederte piangere"

"Sei sicuro di riuscire a sopportarmi?" mi chiede.

Annuisco senza pensarci su.

Poi Alex cerca di togliermi gli occhiali di mano, io però li alzo in alto, sopra la mia testa.

"No, questi non li prendi" dico e corro verso la scala.

"Ehi!" la sento esclamare.

Rido e scendo le scale tornando in casa. Alex mi segue.

"Mika, lascia i miei occhiali"

"No" dico.

"Dai... Non vedo niente" protesta, ma sta ridendo, non può negare che si sta divertendo.

Corro fino al salotto, credo di averla seminata quando lei spunta da dietro il pianoforte. Ha le braccia sui fianchi e un'espressione che è un misto fra l'arrabbiato e il divertito.

La osservo.

Si, la amo.

* * *

Mika é completamente fuori di testa.

È una settimana che, diciamo,... Stiamo insieme. Lui e Robert non si sono ancora sentiti, sia io che Mika stiamo cominciando a preoccuparci.

Lui vuole lasciarlo, ovviamente però, deve spiegargli la situazione e non è per niente facile. Mica può andare li e dirgli: ehi Rob, la vuoi sapere una cosa: ti sto tradendo con una ragazza...

Già, perché infondo è quello che stiamo facendo.

Mika è fidanzato, è lontano dal suo ragazzo e sta con me. Ci vediamo di sfuggita durante le prove della puntata o durante le assegnazioni, cerchiamo di fare finta di niente e poi andiamo a casa sua la sera.

Serena e Marco non si sono ancora fatti sentire, credo che debba parlarne con loro di questa... Mia relazione con Mika.

Questa sera ci sarà la semifinale, in studio sono tutti nervosi. Non riesco a fare uno scatto decente, l'unico che sembra sereno è Cattelan e il motivo è abbastanza ovvio.

Quando mi trovo con Mika nella sala dove faccio le foto lui si chiude la porta dietro le spalle e mi abbraccia.

"Dai... Potrebbero vederci" sussurro sulle sue labbra.

"Non c'è nessuno qui, relax" mi dice lui, poi mi bacia.

Io cerco di liberarmi dalla sua stretta, ma lui non sembra volermi lasciare andare tanto facilmente.

"Dai, Mika... Dobbiamo fare le foto"

"Le facciamo tutti e due" dice, poi prende il suo cellulare e scatta una foto mentre mi bacia.

"Smettila" dico ridendo e gli tiro un leggero schiaffo sulla guancia.

Lui scatta la foto proprio in quel momento.

Riesco a liberarmi.

Lui mi sorride, voglioso di un altro bacio.

Mi sistemo gli occhiali sul naso e mi nascondo dietro la Nicon.

"Siediti su quello sgabello" gli odino.

Lui si siede e mi fa una boccaccia.

"Non fare lo stupido" dico, devo ammettere che però è divertente, finalmente mi svago un po' anche io dopo aver fotografato solo ragazzi che avevano viglia di andarsene.

"Metti una mani fra i capelli... Ecco, così: perfetto" scatto la foto e le luci illuminano Mika.

Andiamo avanti quasi mezz'ora, poi lui si alza.

"I'm late..." dice, "Ci vediamo dopo?"

"Ok" rispondo, lui si avvicina a me mi da un bacio veloce e poi esce.

"Chi devi fotografare?" chiede sulla porta, con il suo accento particolare.

"Manca solo Morgan" rispondo.

Lui fa un espressione pensierosa.

"Andrà tutto bene" dico, "Davvero" aggiungo vedendo che la sua faccia non è cambiata.

"Ok" dice, poi mi sorride dolcemente e va via.

Mika può stare tranquillo, Morgan non ci ha più provato, probabilmente ha già trovato qualcuno con cui giocare nei momenti di noia e io non gli servo più.

Quando Marco arriva sembra scocciato da qualcosa.

"Facciamo in fretta" borbotta.

"Ok, ehm... Devi metterti su quello sgabello" gli spiego cominciando a mettere a fuoco.

Lui si siede malamente e prova a fare uno dei suoi sorrisi enigmatici alla Monna Lisa, stranamente gli viene male.

Sbuffa.

"Se vuoi facciamo una pausa" dico.

"Si, ok" annuisce appena, senza muoversi di un centimetro dallo sgabello.

"Non esci?" chiedo.

"No" risponde lui, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

Alzo gli occhi al cielo: quanto non lo sopporto!

"Allora esco io" dico lasciando la fotocamera e uscendo dalla sala.

Prendo una boccata d'aria fresca, faceva davvero caldo là dentro. Vado fino alla macchinetta delle bibite e mi prendo una bottiglia di acqua, poi ritorno nella sala dove trovo Morgan che passeggia avanti e indietro.

"Possiamo riprendere?"

Lui sembra turbato da qualcosa... Arrabbiato forse...

“No” dice, “Non ho più voglia” risponde distratto, poi va via.

Scorbutico!

Scuoto la testa e mi avvicino alla macchina fotografica. Metto in ordine un po' la sala e poi esco, per godermi la puntata. Le foto ai concorrenti le farò di nuovo alla fine.

Il live si conclude con il solito buffet a cui partecipano un po' tutti, questa sera però Morgan non c'è.

“Ma Morgan dov'è finito?” sento dire dalla Ventura.

Io sono un po' in disparte. Mika, Elio e Simona sono dall'altra parte della sala, non oso avvicinarmi: io e Michael abbiamo deciso di non fare notare nemmeno il nostro legame di amicizia, per non fare supporre alla gente qualcosa.

Lo guardo da lontano, ha la faccia stanca di chi ha voglia di andarsene via subito, ma non può. La sua stanchezza è in parte dovuta anche a me, lo faccio svegliare presto per vederci a quello che ormai è diventato il nostro bar.

Prendo il cellulare e gli scrivo: non crollare proprio adesso.

Vedo che pochi secondi dopo si toglie il telefono dalla tasca.

Mi arriva il messaggio di risposta.

Non cela facio piu risponde sgrammaticato.

Molto probabilmente ha solo voglia di andare a dormire, non ha senso che lo aspetti.

Allora io vado a casa. Ci vediamo domani mattina da te?

Ok goodnight.

Poi lo vedo cercarmi con lo sguardo. Mi sorride e io sorrido a lui, ormai è questo il nostro modo di salutarci negli studi.

* * *

Mi sono svegliata di buon umore stamattina. Era da tanto che non c'erano dei giorni senza pioggia, oggi è nuvoloso, ma per me è già una gran cosa.

Sorrido salendo le scale del palazzo dove ha comprato un appartamento Mika. Prendo l'ascensore e in pochi istanti sono arrivata all'ultimo piano.

Suono il campanello.

Mika mi viene ad aprire, non sembra affatto contento come me. E' in boxer neri, ha i capelli spettinati e la faccia di chi ha dormito poco.

“Ciao” dico scrutandolo.

Lui fa un cenno con la mano e va in cucina, io lo seguo.

“Cos'è successo?” chiedo.

Lui scuote la testa mentre io sospiro.

“Robert?”

Fa ancora no col capo.

“XFactor”

Ripete lo stesso gesto.

“Cazzo, Mika! Puoi parlare o il gatto ti ha mangiato la lingua?” esplodo.

Lui mi osserva di sottecchi versandosi un po' di caffè all'americana in una tazza.

“Vuoi coffee?” chiede poi, come se nulla fosse.

“NO! Merda no, non voglio il caffè, voglio sapere che ti succede. Mi sto preoccupando abbastanza, sai?” dico quasi gridando.

Lui posa la tazza e si siede vicino al tavolo, io faccio lo stesso, mettendomi davanti a lui. Mika sospira e si prende la testa fra le mani.

“Allora?” chiedo sottovoce.

Lui alza le spalle.

“Mi... mi ha chiamato il mio manager, dice che hanno chiamato in tre per dire a lui che io ho una girlfriend

“Porca vacca” commento con tutta la grazia e la femminilità in mio possesso.

Lui mi guarda stranito, forse non ha mai sentito imprecare in quel modo.

“Cazzo” dico allora, lui annuisce, adesso deve aver capito, poi appoggia le braccia sul tavolo e ci mette la testa sopra.

Dice qualcosa in inglese, ma non lo capisco. Scendo dalla sedia e lo raggiungo, gli poggio una mano sulla spalla.

“Ehi...” sussurro.

Lui alza il capo e vedo che ha gli occhi rossi e pieni di lacrime.

Deglutisco imbarazzata, forse è la prima volta che vedo un ragazzo piangere.

“N-non fare così, è... è una sciocchezza. Ne hanno dette tante su di te. Ti ricordi quella volta che dicevano che stavi con la tua batterista? Eh, lo ricordi?”

Lui non da segno di avermi ascoltata.

Mi abbasso un po' e gli faccio raddrizzare la schiena, poi mi metto all'altezza dei suoi occhi. “Sono solo delle voci” dico alzando una spalla.

“Si, ma... prima o poi devo dirlo a tutti. E' come fare un altro coming out... it's difficult

“Hai ragione, ma non piangere, ti prego”

I'm gay... mi comporto come un gay e amo una donna” dice amareggiato.

“Non dire così” dico spostandogli i capelli dalla fronte.

“Io... io non so cosa fare... I'm...” sembra sul punto di crollare. Dovevo aspettarmelo, è sempre stato con gli uomini fino a pochi giorni fa, prima o poi la crisi doveva arrivare. Adesso tocca a me farlo stare bene.

NOTA:

okkkk calmi, calmi, calmi. C'è uno scambio di ruoli pazzesco, lo so, ma Mika non poteva MICA (adoro dirlo XD) innamorarsi di una donna e non avere di nuovo una crisi di identità, no? Adesso non sa chi è e cosa vuole. Sta vedendo il mondo crollargli addosso. Prima gli sembrava tutto semplice, tanto Robert non si stava più facendo sentire e lui non doveva dare spiegazioni a nessuno, ma ora qualcuno (vi lascio il dubbio di chi sia stato...) ha spifferato in giro che Mika ha una ragazza, credo sia normale incazzarsi un po', no?
Sto anche cercando di sgrammaticare un po' il parlato di Mika, non so se ci sto riuscendo, fatemi sapere ;)

Per quanto riguarda i sentimenti di Alex li capiremo meglio nel prossimo capitolo. Spero di aggiornare mercoledì, anche perché poi non so se riuscirò a scrivere molto durante le vacanze, non so nemmeno se riesco a portarmi dietro il pc ><
Vabbbbbe, adesso vado. Ciao!

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** In volo verso il Libano ***


Capitolo 10-In volo verso il Libano

“Mika, andiamo” dico facendolo alzare, “Devi riposare, adesso non pensare a niente, ok?”

Lui annuisce e va in camera, io rimango in cucina a sistemare la tazza e il caffè, poi lo raggiungo.

E' sdraiato le letto, con le mani sullo sterno e lo sguardo fisso nel vuoto.

“Se vuoi rimanere da solo torno a casa” dico distraendolo per un istante.

“No. Vieni” dice e si scansa un po', lasciandomi spazio affianco a lui.

Un po' titubante mi corico vicino al suo corpo e poggio la testa sulla sua spalla.

Il suo sguardo rimane fisso su un punto indefinito. Mi fa male vederlo così, non so cosa fare, cosa dire... è normale che lui sia confuso e io non so come consolarlo. Spinta da chissà quale forza gli prendo una mano e comincio ad accarezzarla, è la prima volta che la sento fredda.

“M-mika di qualcosa, ti prego” dico dopo un po'.

Lui finalmente si volta verso di me, mi sorride triste e stavolta lo sguardo lo punta sulle nostre mani intrecciate.

“Voglio andare via” dice con voce roca, “Voglio andare a Beirut”

Gli lascio subito la mano, dalla sua espressione capisco che ci è rimasto male.
“S-scusa” mormoro.

Lui scuote un po' la testa.

“E' da pazzi, ma... io voglio andare lì, voglio tornare dove sono nato... voglio... I don't know...

Prendo un respiro profondo e poi dico:

“In Libano c'è la guerra”

Lui annuisce.

“Capisco se tu no vuoi venire”

“No, io... sì, vengo” rispondo, “Ma tu devi finire XFactor, poi c'è The Voice...”

I know

“E quando ci vorresti andare?”

“La settimana... pr...proxima. Torniamo per l'inizio The Voice”

“Devo inventare una scusa con i miei genitori” dico, “Non... non posso andare via così, senza dire niente”

Lui annuisce, deve aver capito.

* * *

Durante la settimana appena passata negli studi di XFactor non abbiamo notato nulla di diverso, io e Mika, questo un po' mi preoccupa.

Non ho la più pallida idea di chi possa essere stato a spifferare quelle cose su di noi, anche perché non lo abbiamo ancora raccontato a nessuno. Fortunatamente non ci sono foto e nessun articolo è uscito sui giornali.

Alla fine sono riuscita a convincere i miei genitori a stare tranquilli, gli ho raccontato che devo fare un servizio a Mika prima di The Voice e che quindi andrò a Parigi per un mese.

Michael, comunque continua a essere giù di morale.

È strano trovarsi in questa situazione, non so cosa fare, non so come comportarmi. Mi sento sempre inadeguata. Vorrei far stare meglio Michael, ma lui è troppo triste per essere consolato con un semplice bacio, il suo problema è troppo complesso per essere dimenticato con una carezza.

Per tutto il viaggio non ha parlato e io ho rispettato questo silenzio. In aereo ha preso le cuffiette ed è rimasto affianco a me con gli auricolari alle orecchie, quando ha sbloccato lo schermo del cellulare per controllare l'ora ho visto che non stava ascoltando nulla. Non me la sono presa, magari voleva solo stare un po' tranquillo

Finalmente siamo arrivati in Libano, il viaggio è stato abbastanza lungo, ma non molto faticoso, infondo sono stata seduta comodamente tutto il tempo.

Scendiamo dall'aereo e usciamo dall'aeroporto. Il paesaggio è diverso da come me lo aspettavo, somiglia molto all'Egitto. Decisamente, non siamo più a Milano. Fa caldo per essere a metà Dicembre e il sole è molto forte.

Mi guardo intorno, siamo nella parte più ricca della città.

Mika fa un gesto con la mano ad un tassista che si ferma col taxi proprio davanti a noi, ci prende le valige e le mette nel bagagliaio (Michael ha un paio di occhiali scuri, quindi non viene riconosciuto).

In pochi minuti arriviamo nell'hotel in cui soggiorneremo. È un grattacielo bianco con gli infissi dorati e una lucente porta davanti alla quale stanno di guardia due militari armati.

Mi fermo a osservare quegli uomini con i fucili affianco.

"Alex?" mi chiama Mika.

Mi chiedo se non gli faccia male la bocca a parlare dopo così tante ore di silenzio.

"Si, ehm... Arrivo" rispondo impacciata e lo raggiungo di corsa.

Visto dall'interno l'hotel sembra ancora più lussuoso. Mentre io mi guardo meravigliata intorno, un fattorino alla reception ci prende le valige e ce le porta nella nostra stanza. Quando saliamo sono accostate ai piedi del letto, un letto matrimoniale.

"Vuoi il letto normale?" mi chiede Mika distratto.

"No, questo va bene" dico, ed è la verità, lui non mi sembra proprio dell'umore giusto per fare qualsiasi cosa.

Si sveste e si mette davanti alla grossa vetrata affacciata sul mare.

Lo raggiungo.

“Tutto bene?" chiedo mettendogli una mano sulla schiena e accarezzandogli il morbido tessuto della t-shirt.

Lui annuisce.

"Non è vero" dico.

"Cosa ne sai?" mi chiede, ma non sembra nemmeno una domanda dal tono che usa.

"Ascoltami" comincio, "Hai voluto venire fino a qui, per tutto il viaggio hai tenuto le cuffie alle orecchie, ma non hai ascoltato la musica, è praticamente una settimana che non facciamo un discorso senza monosillabi... E tu dovresti essere uno che sta bene?"

Lui mi guarda stupito, poi mi getta le braccia al collo.

Lo stringo forte e capisco di amarlo davvero, finalmente ho ricominciato ad amare. Amo i suoi ricci scombinati; il suo sorriso; i suoi piccoli difetti, i denti sporgenti, ad esempio; il suo essere fragile e forte allo stesso tempo, la sua dolcezza. E mi fa male vederlo così, voglio fare qualcosa per farlo stare bene, ma non so cosa.

"Ti amo" dico all'improvviso, come se avessi preparato la scena e non avessi visto l'ora di interpretarla per giorni e giorni.

Lui si scosta un po' da me.

"Grazie" dice abbozzando un sorriso.

Io gli tiro una schiaffo sulla spalla.

"Se ho detto quello che ho detto non l'ho detto per farti un piacere, sai?! Non l'ho detto per tirarti su il morale! L'ho detto perché è la verità!" esclamo, "E se tu pensi che io l'abbia detto solo per questi motivi... Sei proprio uno stupido!" riprendo fiato, devo aver urlato parecchio.

Lui mi guarda un istante negli occhi, poi scoppia a ridere. È una risata sincera, genuina, gli vengono addirittura le lacrime agli occhi.

Rido anche io abbracciandolo.

Lui allenta un po' la stretta dietro la mia vita e mi bacia ancora con il sorriso sulle labbra.

"Ragazza pazza" dice poi con il suo accento inglese.

Rido, poi torno seria.

"Dicevo veramente, prima"

"Sì, sorry" si scusa, "Anche io ti amo"

Sorrido, capendo che è la verità. Probabilmente non ha ancora capito bene cosa gli è successo, ma almeno sa di amarmi.

"Vedo che il clima di Beirut ti ha già fatto bene" dico con un sorriso.

Lui mi sorride e mi da un bacio sulla guancia.





NOTA:
Capitolo postato prima del previsto e scritto alle sette di stamattina mentre andavo a scuola XD ci ho impiegato 40 minuti, ho battuto un'altro record! Anche se è abbastanza corto :( ma non potevo andare avanti di più, devo lasciarvi il più bello per i prossimi capitoli ;)
No, non preoccupatevi, Mika non verrà preso come ostaggio e Alex non dovrà pagare alcun riscatto, non saranno vittime di un attentato e nemmeno di una sparatoria... comunque il loro soggiorno non durerà un mese come avevano sperato...

Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** L'Italia è un'altra cosa ***


Capitolo 11- L'Italia è un'altra cosa

A Mika ha fatto proprio bene venire in Libano. Pensavo che alla vista dei fucili il suo umore peggiorasse e invece no, sembra quasi tornato alla normalità.

"È perché mi hai detto: ti amo" mi ha spiegato poco fa. Sorrido al solo pensiero della sua faccia quando me l'ha detto, stavamo mangiando il mezze, un antipasto libanese che ha me è bastato per avere la pancia piena.

Adesso la cena è finita e siamo tornati in camera. Sono un po' nervosa, io ho già visto lui nudo, ma non mi sono ancora spogliata davanti a lui... Beh, è un po' che non mi spoglio davanti a qualcuno in generale.

Appena chiude la porta dietro di noi Mika mi prende la mano e mi tira fino all'ampia finestra.

"It's beautiful" dice osservando il paesaggio.

"Si" ammetto. Le luci si rispecchiano sul mediterraneo che si infrange sulla costa. È incredibile che ci siano così tanti grattacieli illuminati e pieni di vita quando ci sono guardie armate ovunque, che cercano di fermare qualsiasi gesto che possa rimandare al terrorismo.

Mi lascio scappare uno sbadiglio.

"Vuoi andare a dormire?" mi chiede Michael spostando lo sguardo dal paesaggio di Beirut ai miei occhi.

"In effetti sono un po' stanca" dico.

Lui accenna un sorriso.

"Allora andiamo a dormire" annuncia e si toglie la maglia senza alcun pudore.

Io raggiungo l'altro lato del letto, mi tolgo le scarpe e mi siedo sul bordo del materasso, spingendo forte le dita nelle coperte.

Non so come fare... E se Mika mi trovasse troppo minuta, con troppo poco seno? Se non gli piacessero le mie gambe mingherline? Mi rendo conto solo ora che, infondo, non sono un granché di fisico.

Ho i capelli rossi e gli gli occhiali, sono appena 1,60 e sono piatta come un ferro da stiro. Cosa può piacergli di me?

"Alex?" chiama Mika mettendomi una mano sulla spalla, "It's ok?"

Giro un po' la testa verso di lui.

"Ehm... Si" dico e nervosa comincio a togliermi i vestiti, poi, una volta che mi trovo in biancheria mi piazzo in piedi davanti al letto con le braccia incrociate.

Mika mi osserva e io osservo lui.

Direi che fra magri ce la battiamo alla grande io e lui, almeno a me si vedono un po' di muscoli sulle cosce, Michael non ha nemmeno quelli.

Lui scoppia a ridere e io avvampo senza potermi controllare.

"Cosa stai facendo?" chiede ridendo, capisco che gli è tornata l'allegria, ma potrebbe trattenersi, no?

"Che fai?" chiede ancora indicando le mie braccia, allora capisco a cosa si riferisce. Sto tenendo le braccia incrociate sotto il seno per cercare di farlo alzare e sembrare più grosso... Il mio metodo non deve aver funzionato, però.

Lascio libere le braccia e sbuffo, Mika adesso mi guarda, comprensivo.

"Vieni" dice poi salendo sul letto e mettendosi sotto le coperte.

Io roteo gli occhi al cielo e obbedisco.

Lascio un po' di spazio fra me e lui, cercando di non sfiorarlo in alcun modo e Mika si gira di lato, guardandomi negli occhi.

"What's the metter?" mi chiede in inglese.

Sospiro e punto lo sguardo sul soffitto, per non essere analizzata dai suoi occhi nocciola.

"È da quando... È successo quello che è successo che non dormo con un uomo" confesso in un sussurro.

"Oh..." fa deluso, "Ma puoi stare tranquilla"

"Si, ma..."

"Davvero" mi interrompe, poi allarga le braccia, per lasciarmi spazio vicino a lui.

Sorrido un po' nervosa e mi avvicino, non appena appoggio la testa al suo corpo mi do mentalmente della stupida, perché quella mi sembra la posizione più naturale e comoda del mondo.

* * *

Mi sveglio di soprassalto.

E' piena notte e Alex sta dormendo accoccolata a me.

Scatto in piedi e vado a guardare dalla finestra. L'ho sentita, ne sono certo, era un'esplosione. Alessandra si sveglia, deve aver sentito anche lei il botto.

“L'hai sentito?” chiedo agitato.

Lei si stropiccia gli occhi.

“Di cosa stai parlando?” mi chiede assonnata.

“Di... Non hai sentito niente?” domando a mia volta.

“No” dice lei scuotendo la testa, poi guarda l'ora sul cellulare, “Dai, vieni a dormire, sono le due”

“Ma l'esplosione...” provo a dire.

Lei allora si alza e mi raggiunge.

Guardiamo fuori dalla finestra, è tutto tranquillo.

Deglutisco e mi accorgo di essere sudato, forse è stato solo un sogno.

“E' stato solo un sogno” dice Alex confermando la mia ipotesi.

“Si, ma...” tento ancora.

Lei mi guarda dolcemente, è davvero bella senza occhiali, sembra pure più grande, non capisco perché si ostini a volerli mettere a tutti i costi.

“Mika, non c'è stata nessuna esplosione, è stato solo un sogno” sussurra confermando la mia ipotesi.

Annuisco appena e mi passo una mano sul viso e sulla fronte imperlata di sudore, poi la avvicino a me e le do un bacio sulla fronte.

“Ti è già successo, vero?” mi chiede mantenendo il suo viso vicino al mio.

Annuisco.

“Ma ero in Italia o a London, qui... it's different

“Si, lo so, ma non è successo niente” mi tranquillizza, “Vedi?” e indica la strada sotto di noi, “Vedi che è tutto calmo, le vedi quelle guardie?”

In effetti ci sono due guardie con i fucili appoggiati a terra che parlano fra di loro, non c'è nulla di cui preoccuparsi.

* * *

E' mattina e sembra che il trambusto di poche ore fa sia passato. Mika ha ordinato la colazione in camera e poco fa un cameriere in divisa bianca ci ha portato due vassoi di colazione all'italiana.

“Io comunque il caffè non lo bevo” dico categorica osservando il liquido color fango che riempie totalmente una tazzina da caffè.

Mika ride.

“E' scientificamente provato che il caffè è buono solo in Italia” spiego, “Questo è annacquato!”

Lui ride ancora di più e da un sorso al caffè.

It's good” commenta.

“Certo, sei abituato al caffè all'americana o a quello che i francesi chiamano caffè all'italiana... che schifo!”

Lui accenna un altro sorriso, poi prende il cellulare e comincia a sfogliare online alcuni giornali.

“Cosa leggi?” chiedo.

The Times” risponde lui concentrato, poi sbianca all'improvviso.

Io poso la brioches che sto mangiando e chiedo:

“Cos'hai letto?”

Lui senza rispondermi mi passa il cellulare e io vedo la prima pagina del giornale inglese. Non mi serve leggere per capire, è una fortuna essere dislessici in questi casi, così non rischi di leggere usando il colpo d'occhio e ti risparmi la metà delle arrabbiature.

Lo guardo agitata e chiedo:

“Che si fa?”

Mika continua a non rispondermi, prende il cellulare e riprende a smanettare.

The Times” dice, “Le Monde, La Repubblica...”

“Siamo pure sulla Repubblica?” chiedo.

Lui annuisce.

“Ma come diavolo hanno fatto a mettere quella foto!” esclamo osservando la foto di me che do un bacio sulla guancia a Michael, “Non possono averla presa senza averti rubato il cellulare”

“Si” dice finalmente.

“In Italia saranno tutti felici, lo sai vero?” dico, “Sai come siamo fatti... siamo ancora molto chiusi, con questa foto dimostri di amare una ragazza, ne saranno tutti felici. Magari ti chiederanno di fare il coach a The...”

“Alex, non mi importa” dice deciso.

“Si, scusa hai ragione” dico. Ha pienamente ragione a essere così agitato, infondo la nostra foto è finita sui giornali italiani, inglesi e francesi... è inevitabile che Robert e i suoi famigliari la vedano, anzi, probabilmente l'avranno già vista.

“Non poi fare una denuncia per diffamazione verso ignoti e smentire tutta la cosa?” chiedo.

Lui mi guarda stranito, non ha capito nemmeno una parola.

“Chiama il tuo menager” dico allora svelta.

Lui annuisce e inizia a comporre il numero.






NOTA:
Capitolo scritto di supergetto (?) ieri sera, col mal di pancia >< sinceramente, non so come sia venuto... il prossimo capitolo lo posterò moooolto probabilmente martedì, perché stasera guardo xFactor, quindi non posso scrivere XD domani dovrei studiare un po', domenica e lunedì e festa (comunque cercherò di scrivere la sera in questi giorni così avrò un super capitolone per martedì)


Alla prossima e grazie mille per tutte le recensioni ricevute fin'ora :) Grazie anche ai lettori silenziosi che spero, prima o poi, avranno voglia di lasciare un commentino :)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Devo Lasciarte ***


Capitolo 12- Devo Lasciarte

La telefonata di Mika con il suo manager è stata lunga. L'ho visto cambiare espressione molte volte e alla fine a sussurrato un “ok, see you” e ha attaccato.

“Allora?” chiedo avvicinandomi a lui.

Fa un espressione delusa e mi accarezza il viso.

“Mika, parla” ordino.

Lui fa un cenno col capo e dice col suo accento:

“Non possiamo fare niente”

E' deluso, abbattuto, non sembra nemmeno più lui. E' più triste di quando ha scoperto tutto.

Deglutisco.

“M-ma... non è questo il problema, vero?” chiedo, deve esserci qualcos'altro sotto, ne sono sicura.

Come da copione lui scuote la testa. Poi si gira, dandomi le spalle.

“Non voglio che tutti sanno della mia vita” dice.

Annuisco, poi mi rendo conto che non può vedermi e dico:

“Si, lo so”

“E poi tutti sanno che sono gay e fidanzato. Io... I want... stare con te, ma... Il mio manager ha detto di lasciarte” conclude tutto d'un fiato.

Ci rifletto un istante, dopo rispondo:

“Capisco”

Really?” mi chiede voltandosi verso di me.

Non so cosa dire, come reagire... No, non è vero, non lo capisco. Dopo tutto quello che ho fatto per lui, dopo tutto quello che lui ha fatto per me... non può lasciarmi così, senza preavviso perché il suo manager glielo ha detto. Non me ne frega che avremo il mondo intero che ci farà delle domande, non mi preoccupa nemmeno avere la mia e la sua famiglia contro. Mika è l'unico che mi fa stare davvero bene, non voglio perderlo.

“No!” esclamo, “No che non capisco. Come diavolo faccio a capire!” sto per piangere, di nuovo, sarebbe la seconda volta che piango davanti a lui, devo trattenermi.

“Oh... fuck” impreca scuotendo i riccioli scuri, poi mi viene vicino e mi abbraccia forte.

Sento il profumo di bucato dei suoi vestiti, ho paura che questa sia l'ultima volta che lo sentirò, così inspiro bene quell'odore.

“S-sei diverso Mika” bisbiglio, “I-in senso buono intendo. Sei l'unico che mi ha aiutata, sei stata la persona che mi ha fatto di nuovo amare... eppure io e te non ci conoscevamo nemmeno. Io ero semplicemente una tua fan che... e poi non ti ho mai sentito suonare... non so perché tu non l'abbia mai fatto quando ci trovavamo a casa tua” le lacrime cominciano a rigarmi le lacrime.

“Alex io...”

“No” lo interrompo, “Ascoltami: mi sarebbe piaciuto sentire Underwater, adoro quella canzone e ho sempre sperato che la cantassi per me, anche quando eravamo solo amici... e poi avrei voluto ballare con te, prima o poi, ovviamente non una cosa lenta... pensavo di più a un pezzo dance, magari di David Guetta, giusto per farti un dispetto” sorrido, ma le lacrime continuano a uscire copiosamente, “E poi sarei voluta andate a Parigi con te... sì, Parigi dev'essere proprio bella... e anche a vedere un film in Italia. E poi andare a un tuo concerto, uno del tour in America... Ah! Mika? Mi piacerebbe anche fare delle foto per il tuo nuovo cd, dico davvero... penso di iscrivermi a un corso di fotografia serio, così...”

* * *

Sento una goccia fredda colarmi giù per la tempia, la fermo con la mano e sento che ho una pezza bagnata sulla fronte.

“Ma che caz...” socchiudo gli occhi e vedo l'espressione più preoccupata che avessi mai visto dipinta sul volto di Michael.

“Come stai?” mi chiede accarezzandomi i capelli.

Io mi guardo un po' intorno. Sono sdraiata sul letto della camera dell'albergo, fuori piove, o almeno, mi sembra così perché la luce del sole non penetra dalla finestra.

“N-non so” rispondo sincera, “Cos'è successo?”

“Sei malata” dice Mika.

“Che cazzo dici” rispondo, elegante come sempre, puntellando i gomiti e cercando di alzarmi.

Lui con una mano mi costringe a stare sdraiata e io non insisto perché la testa comincia a girarmi vorticosamente.

Chiudo gli occhi.

“Che ore sono?”

“Le dieci”

“Solo?”

“Di sera” aggiunge.

Ecco perché non vedevo la luce del sole.

“Ah...”

“Adesso arriva un dottore che parla italiano” mi informa senza smettere di accarezzarmi i capelli”
“Ok, ma... Mika, tu non vai via, vero?” chiedo continuando a tenere gli occhi chiusi.

“No” sussurra.

Rimane in silenzio per alcuni minuti, probabilmente io devo essermi assopita, perché mi deve svegliare quando arriva il medico.

“Come ti senti?” mi chiede il medico, dev'essere proprio italiano, perché il suo accento ha qualcosa di meridionale.

“Mi gira la testa” dico.

Lui annuisce e tira fuori un termometro, me lo mette sotto l'ascella e nel frattempo mi guarda la gola.

“Dev'essere stato il fuso orario” dice visitandomi, “Il signor Penniman mi ha detto che siete arrivati ieri, è normale... il cambiamento di clima così radicale...” mi toglie il termometro, poi guarda Mika e scuote la testa.

Michael annuisce, ma sembra ancora più preoccupato.

“La temperatura non scende, è sempre a quaranta. Devo darti delle medicine” mi spiega il dottore.

Poi all'improvviso ricordo tutto: Mika, la chiamata al manager...

“M-ma io... devo tornare in Italia con il primo volo” dico. Vedo con la coda dell'occhio lo sguardo stupito di Mika, ma non mi fermo, “Non posso restare qui”

“Devi stare a riposo almeno fino a quando non si abbasserà la temperatura... e poi adesso è impossibile prendere i biglietti per i voli, è già tutto prenotato, vi toccherà tornare il giorno che avevate scelto per il ritorno” mi spiega, dopo si allontana da me, fruga un po' nella sua borsa e appoggia una confezione sul comodino alla mia destra.

“Sono gocce. Venti la mattina e venti la sera” dice a Mika, che ripete:

Twenty

“La faccia mangiare un po' di più la ragazza o si indebolirà ancora di più”

Michael annuisce.

“Bene. Signorina, buona guarigione” saluta il medico, “E' davvero fortunata ad avere un amico come Mika, pensi: è stato tutto il giorno a controllarla vicino al letto”

Guardo Michael e noto che è avvampato. Sposto lo sguardo sul dottore.

“Si, sono proprio fortunata” dico pensierosa, “Grazie, salve”

“Salve” dice ancora il medico e va via con la sua valigetta.

Io e Mika adesso siamo di nuovo soli.

Nessuno dei due osa dire qualcosa.

“Mi spiace” dico io dopo un po'.

“Di cosa?” chiede Mika avvicinandosi e sedendosi sul bordo del letto, proprio come quando mi sono risvegliata.

“Di tutto io... se devi lasciarmi per non avere tutti addosso che fanno domande... ti capisco e se ti fa felice sono pronta a ripartire per Milano, a costo di tornare in Italia a nuoto”

Lui mi guarda dolcemente e dice:

“Non voglio lasciarti, non voglio farlo... non volevo” si corregge.

“Davvero?”

Lui annuisce e mi da un bacio sulla fronte.

“Bruci” dice poi osservandomi, preoccupato, “Devi stare bene, perché dobbiamo fare un sacco di cose”

“In che senso?” chiedo.

“Devo suonare Underwater, dobbiamo andare a vedere a movie in Italy...

Il suo elenco mi colpisce come una secchiata d'acqua gelida in testa, che non è piacevole nemmeno quando sei bollente per la febbre.

“Cavolo...” mormoro e lui ride, “Io... stavo delirando, la febbre... Mika io...”

Lui ride di gusto.

“Come no?”

“Che imbarazzo” commento, “Ti ho praticamente fatto una dichiarazione... devo essere sembrata disperata”

“Un po'” conferma, “Hai detto che vuoi fare le foto per il nuovo cd” adesso è serio, “Le vuoi fare davvero?”

Io lo guardo negli occhi. Non ricordo di averlo detto, ma so che Mika non mi mentirebbe mai.

“Si, forse” dico confusa, “Non lo so...”

Lui mi sorride.

“Ok” dice e mi sistema la pezza sulla fronte, “Adesso dormi”

Io non gli do retta, ho dormito per un giorno intero, adesso voglio parlare con lui.

“Mika, chi pensi sia stato a mandare la nostra foto ai giornali?”

I don't know” risponde pensieroso.

“Mi spiace, per tutto. Adesso siamo bloccati qui... hai sentito il dottore, i voli per l'Italia sono esauriti, è normale siamo quasi a Natale”

“Ssh... non pensare e dormi”

Scuoto la testa e la pezza mi scivola un po' da un lato, lui è pronto a sistemarmela.

“Vieni a dormire anche tu”

“Tu sei malata” dice fermamente.

“Devi riposare”

“Non preoccuparte

“Si dice preoccuparti” lo correggo.

Lui sbuffa e poi mi sorride.

“Vieni a dormire anche tu” dico allora, seria.

“Quanto sei rompipalle!” commenta.

Io faccio un finto broncio e Mika sorride.

Sembra quasi di essere fuori dal mondo, quanto durerà la nostra felicità? Un giorno, forse due... poi quando la febbre mi sarà passata Mika troverà il modo di trovare i biglietti dell'aereo a costo di affittare un jet privato e torneremo in Italia. Lì dovremo rispondere a centinaia di domande, non so se reggeremo.




NOTA: miracolosamente sono riuscita ad avere libero il pc e ho aggiornato, mi scuso per non riuscire ad aggiornare Sing for a Dream, ma il capitolo non mi piaceva e ho cominciato a riscriverlo.

Apero che vi piaccia questo capitolo che personalmente io trovo carino.
A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Ritorno a casa ***


Capitolo 13- Il ritorno a casa

Ci sono delle volte che riesci a dire tutto spontaneamente, senza esserti preparato un discorso prima... solitamente quelli sono i momenti in cui, dopo tanto tempo, rimpiangi di non aver tenuto la bocca chiusa.

Perché ho deciso di fare coming out? Infondo a cosa è servito? Praticamente a nulla, un po' tutti avevano capito che ero gay, era una semplice conferma. Una conferma che adesso mi costa la faccia, la reputazione, l'orgoglio... ma che soprattutto deluderà la mia famiglia e mia madre in modo particolare, ho paura di quello che potrebbe pensare o ha pensato leggendo The Times, so che lo compra, l'ha sempre comprato.

Sicuramente proverà a chiamarmi per avere una spiegazione e io non saprò cosa risponderle, perché non so nemmeno io quello che mi è successo e mi sta succedendo ancora adesso. Perché stando vicino ad Alex provo tutte quelle cose che con Robert non ho nemmeno sognato di provare? Ho forse sbagliato fin dal principio? Fin da quella volta che mi hanno dato del frocio e io ho pensato: “si, è vero, lo sono” ?

Sono preoccupato e scosso, poi però guardo Alex dormire e passa tutto, mi sembra la cosa più naturale del mondo.

Amore, dicono che si chiama così...

Sono certo che quello che provo per lei sia amore, ma non posso evitarmi di pensare alle conseguenze della nostra relazione.

La guardo dormire e sorrido.

La febbre sta scendendo, ma lei soffre ancora. Non mi sono addormentato un solo minuto per essere pronto nel caso lei si fosse svegliata o avesse avuto bisogno di qualcosa, ma non ha ancora aperto gli occhi.

Prendo un fazzoletto e le asciugo il sudore dalla fronte, poi comincio ad accarezzarle i capelli rossi, sono un po' sudati anche quelli, ma non smetto.

Le sorrido.

Deve aver passato degli anni tremendi...

Alex si gira un po' verso di me, poi socchiude gli occhi e mi sorride.

“Buongiorno” bisbiglio.

“Non hai ancora dormito?” mi chiede con la voce impastata.

Relax” dico semplicemente, ormai sono abituato a fare più volte il giro dell'orologio sveglio, giorno più giorno meno non fa la differenza, e poi soffro da sempre di insonnia, in particolare quando sono preoccupato.

“Vieni a dormire” dice.

“Sei tu quella malata” controbatto e lei non dice più niente, poi, stanca per la febbre, si riaddormenta.

Stavolta mi sono addormentato anche io, non è proprio interessante guardare la gente dormire, anche se guardi dormire la persona che ami.

* * *

Mika finalmente si è addormentato, con la testa sul bordo del materasso, ma almeno si è addormentato.

Io mi sento decisamente meglio, la temperatura deve essersi abbassata parecchio, così scendo dal letto e vado a darmi una rinfrescata.

Dopo mi avvicino a Michael, non vorrei farlo, ma tra poco ci porteranno la colazione.

“Mika” chiamo accarezzandogli la schiena.

Lui si alza subito, come se avesse riposato tutto il tempo stando sul chi va là.

“Come stai?” mi chiede vedendomi lavata e cambiata.

“Decisamente meglio” rispondo con un sorriso.

Lui si mette in piedi e mi da un bacio sulla guancia.

“Possiamo tornare a Milano” dico e il sorriso sulle sue labbra si spegne.

“Non ci sono voli” dice.

“Forza Mika, vorrai dirmi che ti sei già arreso? Pensavo che al massimo saremmo ripartiti oggi pomeriggio”

Lui mi scruta, pensieroso.

Sì, Mika è un combattente ed è anche abbastanza testardo, non si farebbe mai fermare da qualcuno che dice che non ci sono più biglietti per tornare in Italia solo perché la prossima settimana è Natale.

“Ti sei congelato?!” esclamo mettendomi le mani sui fianchi.

Lui scoppia a ridere per il mio cipiglio.

“Vuoi o no scoprire chi ha fatto mettere la nostra foto sui giornali? Devi parlare con i tuoi genitori e io con i miei, devi parlare con Robert e insultarlo anche un po', perché non si è fatto sentire per giorni e giorni”

Lui abbozza un sorriso.

“E dobbiamo anche dire al mondo intero che stiamo insieme” continuo, “Non mi importa di essere sulle copertine di tutti i giornali... infondo è quello che ho sempre voluto... mettere i miei scatti sui giornali più importanti, intendo, solo che non saranno proprio scatti fatti da me”

Lui si avvicina e mi cinge la vita con le braccia, poi mi da un bacio sulle labbra.

“Devo cantarte Underwater, dobbiamo andare a Parigi... dobbiamo fare...” si ferma, come se si fosse scottato.

 

Cosa diavolo mi è preso?

Stavo davvero per dirlo?

Stavo per dire: “dobbiamo fare l'amore”?

Devo essere completamente fumato, forse è venuta la febbre anche a me, però... però è vero, mi piacerebbe andare a letto con Alex. Scuoto la testa e lei mi guarda stranita, probabilmente non sta capendo niente, meglio così. Forse lei non è pronta, devo aspettare ancora un po'... forse succederà spontaneamente, quando le acque si saranno calmate.

Scuoto ancora la testa, per cancellare quei pensieri di un me fisico e diretto che non avevo ancora scoperto e la bacio di nuovo.

“Vediamo se riesco a trovare questi biglietti” decreto e comincio a telefonare a destra e sinistra.

Alla fine, come aveva certamente previsto Alessandra, trovo due biglietti in prima classe. Mi sono costati un occhio della testa, il doppio del prezzo normale, per essere precisi, ma almeno potremo tornare in Italia e capirne un po' di più.

* * *

Dopo ore di viaggio siamo arrivati Milano. Sono un po' stanca, forse mi è di nuovo salita la febbre, ma non dico niente, non voglio che Mika si preoccupi, ha già tanti pensieri per la testa...

Mi lascia con le valigie sotto casa, dicendo che verrà a prendermi alle undici di domani... credo gli sia venuta un'idea su chi possa essere stato a spifferare tutto su di noi. Ci salutiamo con un cenno e poi, mentre salgo le scale mi arriva un messaggio:

Sorry, I wanted to kiss you, but... you know.

Rispondo:

Yes, see you.

Sorrido. Perché è così dolce? Perché mi tratta così... così come nessuno aveva mai fatto... cos'ha di diverso dagli altri?

Mentre questi pensieri mi rimbombano in testa entro in casa.

Passo un oretta a sistemarmi le cose che avevo in valigia, poi mi faccio coraggio e chiamo mia madre.

Le dico di venire subito a casa, perché ho bisogno di parlarle, lei è preoccupata e accenna anche qualcosa sulla foto che ha visto su Chi, (ecco, l'hanno messa pure lì), ma io non le spiego niente, dico solo che ho bisogno di parlare. Poco dopo suona al campanello.

Eccola lì, la mia copia invecchiata di una ventina d'anni.

Ci somigliamo molto, solo che i suoi capelli non sono più di quel bel rosso vivo che caratterizza la mia testa e i suoi occhiali hanno una montatura diversa.

“Cosa diamine sta succedendo?” mi chiede abbracciandomi.

“Siediti” le dico e la porto in cucina, poi mi siedo davanti a lei e comincio, “Ho trovato un fidanzato”

“Ma è gay!” esclama tirando fuori il giornale dalla borsa e mettendomelo sotto gli occhi.

Lo osservo, in copertina ci siamo io e Mika, è un semplice bacio sulla guancia, ma deve aver fatto parecchio scalpore. “La popstar internazionale con la Rossa Nazionale

“Sei diventata la Rossa Nazionale” dice mia madre con enfasi.

Roteo gli occhi al cielo.

“Ascolta... non so cosa ci sia scritto qui, ma... ti posso giurare che Mika mi ama”

“Ma se non lo chiami nemmeno per nome!” ribatte mia madre caparbia.

Sbatto una mano sul tavolo.

“E' lui che si vuole far chiamare così!” esclamo, “Mamma, ci amiamo” aggiungo poi cercando di tenere un tono più basso, “Davvero. Lui mi capisce e mi accetta per quella che sono... lui è come me, anche lui è dislessico, anche lui ha avuto tanti problemi...”

“Ma non cambia il fatto che se la spassava con gli uomini fino a pochi mesi fa”

Ok, basta. Non posso farcela, è inutile discutere.

Prendo la rivista e vado fino alla pagina dedicata a me e Mika.

La popstar di fama internazionale e una semplice ragazza dai capelli rossi e l'aria innocente in un autoscatto nei camerini di Xfactor.

E' la nostra fotografa” conferma Simona Ventura quando il nostro inviato le mostra la foto, e alla domanda: “crede che stiano insieme” lei risponde: “Tutto è possibile, Mika è un ragazzo spontaneo e decisamente di bell'aspetto, ci sono molte sue fan che hanno detto di essere innamorate di lui, non vedo perché una di loro non possa essersi innamorata realmente”

Ma Mika è per il mondo intero omosessuale, questo non cambia le cose?”

Mah...” commenta la Ventura, “Dovete chiedere a Morgan quanto sia difficile non cedere alle ragazze”

“Che mucchio di porcheria” commento acida.

“La gente ha cominciato a parlare” dice mia madre, preoccupata, “La signora del primo piano mi ha chiesto se mi fido a mandarti con uno come lui...”

“La signora del primo piano dovrebbe avere un po' meno pregiudizi” rispondo, “E poi Michael, mamma, è davvero diverso dagli altri”

Lei non sembra convinta, così le racconto tutta la verità.

“E lui è stato tutto il tempo sveglio mentre io dormivo... ha trovato addirittura un medico italiano e mi ha cambiato più volte la pezza sulla fronte” concludo.

“Quindi posso davvero fidarmi?” chiede ancora un po' titubante.

Annuisco.

“Lo porti a cena domani?”

Sorrido, forse non è entusiasta, ma l'invito è già un passo avanti.





NOTA:
Non succede nulla di eclatante, lo so ç.ç spero che vi piaccia ugualmente. Si capisce un po' di più quello che prova Mika... e io lo adoro in questo capitolo *-*
Grazie per le recensioni avute fino ad adesso, aspetto quelle per questo capitolo <3

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Non pensare... ***


Capitolo 14-Non pensare...

Sorridere.

E' questa la parola d'ordine. Mi costa fatica, ma devo sorridere.

Finalmente arriviamo sotto casa di Alex.

It's here” dico e il mio autista si ferma.

Alessandra sala sulla macchina e risponde al mio sorriso.

“Come va?” chiede.

“Bene” rispondo, “Tu?” se c'è qualcosa che mi costa più fatica di sorriderle e non poterla stringerla, non vedo l'ora che saremo soli.

Annuisco appena, lei si insospettisce e io sorrido nuovamente, cercando di convincerla che va davvero tutto bene.

Usciamo da Milano, lei non fa domande e rimane in silenzio tutto il tempo. Poi quando scendiamo, in mezzo alla campagna, dice:

“Cosa dobbiamo fare qui?”

“Aspetta” dico, faccio un cenno all'autista e lui si allontana con l'auto.

Fa freddo e minaccia pioggia, o dovrei dire neve, è stata una cattiva idea venire qui.

Prendo la mano di Alessandra e la conduco lungo una stradina di terra battuta. Ci sono già stato qui, quando ero appena arrivato a Milano ci venivo per pensare... è un posto aiuta-pensieri e crea-idee, qui infatti mi è venuta l'idea per un brano del nuovo cd.

Quando siamo arrivati nel posto che volevo mi siedo su una roccia grossa e Alex si mette vicino a me.

“Ho parlato con mia madre” inizio.

“Anche io” dice lei accennando un sorriso, “A proposito, ti ha invitato a cena da noi stasera”

“Oh...” non so cosa rispondere, “It's great” dico poi, sincero.

“Davvero?”

“Si” confermo, poi torno serio, “Mia madre invece...” scrollo le spalle, “E' preoccupata. Dice che hanno obligato me... io poi ho detto a lei che ho scelto... anzi: choosato” aggiungo per sdrammatizzare, “Che ho scelto io tutto questo e si è... tranquillizzata”

“Avete litigato?” mi chiede.

“Un po', perché dice che sono cambiato”

 

Deglutisco.

Ha litigato con sua madre per colpa mia. Dice che è cambiato, a me non è sembrato... ma infondo chi sono per giudicare. So che lei è importante per lui, so che il loro legame è speciale e io li ho fatti litigare.

"M-mi spiace" dico e mi salgono le lacrime agli occhi.

No, ti prego... Non adesso, non posso piangere, non devo piangere... Sono riuscita a gestire al meglio la situazione fino ad adesso, non posso mollare.

Volto il capo, per non fare notare la lacrima che mi percorre la guancia, perché sì, nonostante tutto non sono riuscita a trattenermi.

Mika comunque sembra avere un sesto senso per queste cose, perché mi mette una mano sulla spalla e dice:

"Non è colpa tua"

Solo questo. Poche parole certe volte bastano e il silenzio vale cento volte di più delle parole non dette.

"Sono un disastro" dico, ma non ho la voce impastata dal pianto, più che altro è rassegnata, "Sto rovinando tutto, tua madre dice che sei cambiato e..."

"No" dice Mika e toglie la mano dalla mia spalla per accarezzarmi la testa.

Adesso e chinato verso di me mentre io sono seduta a piangere, non so perché non mi abbraccia, proprio adesso che ne sento il bisogno.

Rimango alcuni istanti a piangere silenziosamente, incapace di fermare le lacrime, mentre l'aria fredda mi gela le guance, poi chiedo, anche se mi costa parecchi sforzi:

"Mi abbracci?"

Lui scuote la testa, probabilmente dandosi dello scemo e si abbassa ancora di più per abbracciarmi.

Il profumo di Mika mi pervade le narici, quel misto fra l'odore di pulito e l'odore di casa mi fa stare meglio.

“Alex so chi è stato... Morgan”

Le sue parole mi colpiscono come la lama di un coltello, ma poi ripensandoci bene non fanno proprio così male... forse l'ho sempre saputo...

“Morgan” ripeto.

Lui annuisce.

“Ho parlato con lui prima di venirete a prendere”

"Ah...” sono confusa. Mi sembra tutto così semplice adesso... “Chiama Robert" dico, "Voglio che questa storia finisca presto"

Lui mi guarda, pensieroso.

"Fallo per me" dico, quasi supplicandolo.

Annuisce e mi libera dall'abbraccio, poi prende il cellulare e non esita a comporre il numero di quello che, teoricamente, è il suo ragazzo.

Comincia a parlare velocemente in inglese, ma capisco bene che Mika gli sta chiedendo di vederlo. Poi l'espressione di Michael muta, sembra arrabbiato e poi deluso, alla fine, senza dire niente attacca la chiamata.

Faccio per allontanarmi, immaginando che voglia stare da solo, ma mi sento afferrare il braccio. Mi giro e il mio stomaco fa un doppio carpiato all'indietro: Mika sta sorridendo, è un sorriso sincero, non come quelli che mi ha riservato poco fa!

"Allora?" chiedo impaziente.

"Mi ha mandato al diavolo" dice come se nulla fosse, "Ma ho... Com'è che si dice? Chiarito? Non vuole nemmeno vedermi" poi alza le spalle, non riesco a immaginare come faccia a reagire così.

Mi sorride, ha un sorriso bellissimo. Lo ammiro in tutta la sua altezza, ha un trench blu scuro che gli arriva a metà coscia abbinato a dei pantaloni beige, delle Converse rosse e una sciarpa altrettanto colorata.

Siamo liberi. Finalmente non dobbiamo più nascondere niente a nessuno, né ai miei genitori né ai suoi né a Robert né al resto del mondo. E chi se ne frega se Morgan ha fatto mettere quella foto ovunque, ha solo dimostrato di essere un bambino nel comportarsi così. Evidentemente aveva capito che fra me e Mika c'era qualcosa e ha deciso di vendicarsi del mio rifiuto nei suoi confronti.

"Adesso sei la mia girlfriend" sentenzia Mika sprizzando gioia da tutti i pori.

Annuisco, non ci avevo nemmeno pensato... Fino a pochi minuti fa cos'eravamo? Amanti? Sì, forse...

È tutto così assurdo che scoppio a ridere e lui con me, poi, ancora col sorriso sulle labbra mi bacia e io sento la felicità nei suoi gesti, una felicità che non avevo mai sentito.

"C'mon" mi incita tirandomi per un braccio e cominciando a correre, "Dobbiamo fare un sacco di cose"

In men che non si dica arriviamo a Milano. Ci precipitiamo a casa sua e Mika, dopo aver gettato la giacca e la sciarpa sul divano in pelle, si mette al piano.

Oddio. No, non pensavo proprio che lo facesse...

Pompapopompapopompa... Comincia a canticchiare.

Questa decisamente non è Underwater.

Everybody gonna love today, gonna love today...

"I'm happy" mi spiega alzando una spalla e continuando a far correre le dita sui tasti del pianoforte.

Sorrido e poi canticchio:

"Because I'm happy....

Lui arriccia il naso, poi fa una smorfia e smette di suonare. Lo osservo e mi sforzo di trattenere le risate, perché è troppo buffo!

Si gratta una tempia e con l'altra mano accarezza i tasti senza farli suonare, poi scaglia un pugno al cielo:

Halleluja!" esclama, poi comincia a suonare Happy canticchiando la melodia.

Io rido e mi avvicino a lui, per tenere il tempo con le mani sulla coda del piano.

"Canti?" mi chiede senza smettere di suonare.

"Assolutamente no!" rispondo prontamente.

Lui ride e dice:

"Dai... La la la la la la la" e accompagna ogni nota con un tasto diverso.

Poi fa un gesto con la mano, provo ad imitarlo:

"La la la la la la la"

Lui si illumina, forse ce l'ho fatta ad azzeccare due note consecutive.

Good” si complimenta.

“La la la la la la la...”

Questa volta la scala è più alta.

“La la la la la la la” ripeto io e lui sorride.

“Non hai mai cantato?” mi chiede.

Scuoto la testa, imbarazzata.

“Vieni” dice prendendo una sedia e mettendomi affianco a lui, poi riprende a suonare.

I wonna talk to you” dice quasi in un sussurro, comincia a cantare e io dietro di lui.

I could be brown

I could be blue...

“E' tutto vero?” chiedo alla fine con una nota di tristezza nella voce.

“Cosa?”

“Mika, questa canzone è tutto quello che sei tu, giusto?”

Annuisce.

“Anche l'omossesualità”

Lui rotea gli occhi al cielo e si alza, dandomi le spalle.

It's different” dice.

“Ma l'avrai capito, no? Sei ancora così oppure no?” adesso sono diventata insistente, voglio sapere se è ancora gay e io sono un'eccezione o se...

“Se ti amo cosa inporta!” esclama con il suo accento inglese.

“Importa eccome” ribatto, “Stiamo insieme, vorrei almeno sapere cosa ti passa per la testa”

Gli sto facendo perdere la pazienza, lo so, ma non voglio fermarmi. Adesso che è tutto a posto voglio sapere se prova ancora qualcosa verso il genere maschile.

Love is love... stop

Ecco. Se c'è una cosa che mi da fastidio sono le persone che non sanno o non vogliono dare delle spiegazioni, ma Mika è diverso, lo posso capire.

Respiro a fondo.

“P-perdonami io... credevo che almeno tu l'avessi capito”

“No e non voglio saperlo” ammette girandosi verso di me.

“Però potevi dirmelo prima” dico tirandogli scherzosamente un pugno sulla spalla.

Lui mi avvicina a sé intrecciando le mani alla base della mia schiena.

Mi sorride e dondola un po' sul posto, facendomi ondeggiare da una parte e dall'altra.

Ci guardiamo negli occhi.

“Non volevo insistere è solo che... so alcune cose di te molto personali e poi le cose più banali non le so, mi sembra solo giusto sapere se...”

“Ma quella non è una cosa banale” dice e non ha tutti i torti, “Banale è se mi chiedi se io ho un cane, qual'è il mio colore favorito...”

Sorrido.

“Ok, ok... ma so già che hai un cane, Melachi, è un labrador...”

Annuisce.

“E il tuo colore preferito?”

“Blu... anche giallo... il tuo?”

“Blu” rispondo, “E arancione”

“Bello il blu...” conferma continuando a farmi ondeggiare, poi si ferma.

“Che c'è?” chiedo.

“Non ti sembra stupido ballare senza musica?”

 

“Un po'” dice ridendo piano. La guardo bene negli occhi, concentrandomi sulla loro sfumatura di marrone, poi chiedo:

“E i tuoi genitori come sono?”

“Ehm... non so, sono genitori. Si preoccupano molto per me, per tutto quello che è successo... e anche perché solo la loro unica figlia”

“Non hai fratelli e sorelle?”

“No, so che detto a uno che ne ha quattro suona strano”

“Si” dico ridendo. Non riesco proprio ad immaginarmi una casa vuota... vorrei dire qualcos'altro, ma la mia attenzione viene catturata da una cosa più importante.

Corro alla finestra e scosto bene la tenda, in modo che anche Alex possa vedere:

Snow...” commento rapito, “Come si dice questo in italiano?”

“Neve” mi suggerisce lei.

“Neve” ripeto, ha un bel suono quella parola, “E' la prima... neve che vedo in Italia”

“Bella vero?”

“Bellissima”

Ci siamo persi così tanto a osservare i fiocchi di neve cadere che quando arriva il buio quasi non ce ne accorgiamo e ci dobbiamo preparare in fretta e furia per andare a cena dai genitori di Alex.

“Così vado bene?” chiedo osservandomi nello specchio.

Ho messo un completo blu scuro, una camicia bianca e una cravatta nera, molto sobrio.

“Ehm... è anche troppo” commenta lei che in quanto a vestire... bè, è semplice, molto semplice, ma mi piace per questo: stivaletti, jeans e maglioncino a righe blu e grigie.

 

Mentre scendiamo in ascensore Mika mi abbraccia e mi bacia, facendo aderire il suo corpo al mio.

Sento una sensazione strana alla stomaco... una sensazione molto, molto strana e l'occhio mi scende giù, a guardargli i pantaloni.

Che diamine mi sta succedendo?

Cavoli, non posso pensare a lui in quel modo... non adesso... e poi non lo voglio veramente. Non sono ancora pronta, non è ancora il momento...

Fortunatamente arriviamo al piano terra.

Scendo dall'ascensore e fortunatamente per me siamo costretti a liberarci dall'abbraccio per salire in macchina.

L'autista ci sorride cordiale e io gli dico l'indirizzo dei miei genitori.

Partiamo.

Mika è seduto da una parte, io dall'altra, lui sta guardando dalla finestra i fiocchi di neve che cadono, mentre io guardo lui e cerco di calmare i miei ormoni.

Non devo pensare a lui in quel modo.

Scuoto la testa e cerco di rimanere lucida.

Cena con mamma e papà, devo stare calma e... non devo pensare a lui in quel modo!






NOTA:
Ciao!!!!
Ho molteplici cose da dirvi, perciò procedo con ordine (che linguaggio forbito che uso oggi...)
1-questo capitolo è un po' come una paritita di tennis: punto di vista di Mika - punto di vista di Alex, e così dicendo... mi serviva per fare capire meglio i sentimenti di tutti e due.
2-Lo so che dovevo mettere la cena, ma ho allungato un sacco e quindi non ce l'ho fatta, il prossimo capitolo riguarderà tutto la serata, promesso!
3-nella biografia su mika che sto leggendo ci sono un sacco di riferimenti ad un blog che Mika aggiornerebbe costantemente di persona, di quale blog si tratta?
4- ritornando all'argomento Mika, l'altro giorno ho letto che Michael Jackson è ancora vivo e che Mika è morto un paio di giorni fa alle 11... ma perfavore! All'inizio mi sono fatta una bella risata, poi ho pensato: ma quanto sono stupidi quelli che mettono in giro certe cose???
5- Mika a Napoli il 18 Maggio, gratis!!!!! E io non ci potrò mai andare :(
E' tutto... siamo arrivati alla 50esima recensione, spero ce ne saranno molte altre :) grazie mille per tutto quello che avete fatto fino ad adesso.

Ora levo le tende, ciao!

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Sì, è tutto vero. ***


Capitolo 15-Sì, è tutto vero

“Buonasera” saluta Mika cordialmente rimanendo sulla porta.

Mia madre ci sorride, sembra colpita dalla cortesia di Michael.

“Ciao...”

“Mika” dice lui, “Mi... chiami Mika” aggiunge stupendo anche me per l'uso del lei.

“Su entrate” ci incoraggia poi mia mamma tornando ai suoi soliti modi da madre e non da fattorino del Grand Hotel.

Appena entra Mika dice:

“Grazie per averme invitato”

Sembra... non so, nervoso? Timido? Non ci sto credendo...

Gli sorrido e mi faccio dare la sua sciarpa e la giacca, che appendo all'attaccapanni dell'ingresso.

Thanks” mormora.

Mi svesto anche io e poi raggiungiamo la sala dove troviamo mio padre già a tavola.

Appena entriamo si alza e viene a stringere la mano al mio ragazzo.

E' ancora un po' sulle sue, ma spero che Mika lo convinca prima del dolce.

“Andrea” si presenta.

“Mika”

“E il tuo vero nome qual'è?”

“Michael” risponde l'inglese senza vacillare (grazie al cielo!) e poi dice, “Ma sono sempre stato Mika, tutti mi chiamano così”

“Oh...” commenta mio padre.

“Ho un fame!” mi aggiungo io, per allentare la tensione e così ci mettiamo a tavola.

Io e Mika da una parte e mia madre e mio padre dall'altra.

L'antipasto è già sul tavolo, ma Mika non osa servirsi, così mia madre è costretta a dire:

“Forza, prendete” e allora lui si mette nel piatto un po' di vitello tonnato.

“Che profumo” dice portando il primo boccone alle labbra.

“E' il vitello tonnato di mamma, una delizia” la adulo e lei sorride.

Rimaniamo in silenzio per un po' e l'unico rumore che si sente è quello delle forchette che tintinnano contro i piatti, nessuno ha il coraggio di dire qualcosa, sorridiamo e basta, visti dall'esterno dobbiamo sembrare abbastanza stupidi.

Poi, finalmente, mia madre dice:

“Oh... al diavolo tutto! Non so proprio come comportarmi con un cantante...”

Che finezza... ecco da chi ho preso.

Credevo che la situazione precipitasse e per un attimo il cuore ha smesso di battermi, ma Mika mi ha salvata con la sua risata e a rotazione mio padre, poi mia madre e infine sono stata costretta ad aggregarmi pure io.

“Non riesco a capire perché tutti dicono così... sono normale...” spiega Mika con il suo accento straniero.

“Ma non è da tutti ricevere un ospite così a cena” commenta mio padre, “Se poi è il fidanzato di tua figlia...”

Io e Mika avvampiamo nello stesso istante e quasi mi viene da ridere, ma mi trattengo.

“Papà...” dico a bassa voce lanciandogli un'occhiata eloquente.

Lui alza le spalle, come per dire: “Ma è la verità!”

Michael si pulisce la bocca col tovagliolo e poi dice serio:

“A proposito di questo: voglio scu-scusarme per la foto sui giornali”

Deglutisco, non pensavo ne parlasse e infondo non è colpa sua, ma di Morgan.

“Volevamo dirlo prima, ma...” fa una pausa, poi riprende, “E'... era... difficile. C'era Xfactor, e poi io... lo sanno tutti come... sono, ero... insomma...” inarca le sopracciglia.

Mio padre annuisce, meno male che ha capito.

“Sai cos'ha passato Alessandra, suppongo...”

“Papà non mi sembra il caso di parlarne” intervengo, ma pare che in questa stanza nessuno abbia voglia di ascoltarmi.

“Anche io sono dislessico” spiega Mika.

“Mika... non ce n'è bisogno” mormoro mettendogli una mano sul braccio.

“Lascia stare... Alessandra, è la verità” e scrolla le spalle, “Io suono e canto, ma... sono dislessico” fa una smorfia, “E... ehm... io non so leggere l'ora, sì, non posso e nemmeno gli spartiti...”

Tossicchio un po', mi hanno completamente dimenticata, c'è solo più Mika e i miei che pendono letteralmente dalle sue labbra.

“Mamma?” chiamo, “La pasta?”

“Ah... si” dice lei riprendendosi da quella specie di coma e finalmente il discorso si focalizza su altre cose.

“Pensi di rimanere ancora tanto in Italia?” chiede mamma.

“Non so” risponde Mika, “E' tanto che non passo il Natale con la mia famiglia, ma... non so, adesso è tutto diverso, poi a Gennaio ho The Voice in Paris

“Oh, sì... l'ho letto” dice mio padre, “E i concerti?”

“Inizio ad... ehm... Aprile” risponde Mika, poi ricomincia a mangiare le lasagne.

“E Alessandra?” chiede ancora papà, “Tu cos'hai intenzione di fare?”

Rimango in silenzio per un po' di secondi, cercando di bere l'acqua molto, molto lentamente per guadagnare tempo, poi dico:

“Non so”

“Potrebbe fare delle foto per il mio nuovo album” dice Mika, “Ma dobbiamo andare a Los Angeles...”

Mamma annuisce.

“Per me va bene, sarei felicissima se lavoraste insieme, siete così... Mika, davvero, io ero un po' restia, come posso dire... non so se hai capito”

Michael annuisce e mi guarda, gli sorrido.

“Sei un bravo ragazzo, ma la prossima volta che vieni non mettere la cravatta, per favore”

Mika ride nel suo modo buffissimo di ridere e così continuiamo a cenare fino a quando non finiamo anche il dolce, un'ottima crostata al limone.

“E' tardi” dice Mika, “Scusate, ma... io devo andare, domani ho un'intervista e...”

“Vengo anche io...” dico di getto, “Se non vi spiace” aggiungo poi rivolta ai miei genitori.

Loro acconsentono, così li saluto tutti e due e abbraccio forte forte mia madre.

“E' davvero un bravo ragazzo, si vede che tiene a te” mi sussurra all'orecchio.

“Sono felice che ti piaccia” rispondo e poi la libero dall'abbraccio.

Quando saliamo in macchina sento una strana sensazione, è un groppo allo stomaco, come se avessi abbandonato per sempre casa mia... ma quella non è casa mia, quella è la casa dei miei genitori e io l'ho lasciata un bel po' di tempo fa...

“Sono contento di essere piaciuto” mi dice Mika, “Vieni da me?”

Intuisco che quel “vieni da me” sottintende: “a dormire”

“Si” rispondo spontaneamente, voglio essere abbracciata da qualcuno, sento troppa malinconia per tutto quello che mi circonda, ho la sensazione che i discorsi che abbiamo fatto poco fa siano concreti. Io e Mika andremo a Los Angeles e io lo seguirò ovunque, concerto dopo concerto, intervista dopo intervista... Milano mi mancherà, l'Italia mi mancherà, la mia famiglia... In più vorrei parlare con Marco e Serena, loro devono sapere, devo chiarire... non voglio perderli.

Tutto questo mi fa sentire..., mi costa tantissimo dirlo o anche solo pensarlo, ma mi fa sentire debole.

Arrivati a casa Penniman mi tolgo la giacca e non appena se la toglie anche Mika mi butto fra le sue braccia.

“Ehi... what's up?” chiede dolcemente non aspettandosi quel gesto.

“Andrò via dall'Italia, andremo via... mi mancherà tutto questo” confesso.

Lui sorride teneramente e allenta la presa dietro alla mia schiena, poi mi mette le mani sulle spalle e scende alla mia altezza, mi guarda fisso negli occhi. E poi sorride, solo con quelli, è ancora più dolce.

“Io posso fare una cosa per... farti ricordare sempre Milano” dice, “Ma non posso da solo... devi aiutarmi” sorride ancora, non è malizioso, è semplicemente sé stesso.

No... è incredibile, mi sta davvero chiedendo di... in questo modo? Cavoli, che faccio?

“Vuoi?” mi chiede ancora.

Annuisco e mi sporgo per baciarlo, sento il sorriso sulle sue labbra.

 

Alex ride piano. E' dolcissima, ma non lo ammetterebbe mai... lei è sempre Alex la dura, Alex la forte, la sportiva, quella che non mette mai le gonne... Eppure adesso è più femminile che mai: è bella, è speciale...

Siamo in camera, non so come ci siamo ritrovati qui, il mio ultimo ricordo sfuma al primo bacio che ci siamo dati. Le tolgo lentamente il maglioncino e la sento rabbrividire sotto le mie mani, poi mi sbottono la camicia e lei mi aiuta a toglierla.

Affondo le mani nei suoi capelli rossi e la bacio, poi le tolgo gli occhiali, li appoggio da un lato e mi corico sopra di lei. Sento il calore dei nostri corpi che si mescola e crea un tepore unico sotto le coperte del mio grande letto.

Mi mancava dormire con qualcuno... sentire davvero quel contato... cosa che con Robert e con qualsiasi altro uomo era impossibile.

Quando il ritmo dei nostri corpi che si muovono cambia, diventa più lento, siamo stanchi... è allora che io mi corico affianco a lei e mi limito ad accarezzarle le dita della mano destra, facendole scorrere fra le mie e tenendo gli occhi socchiusi.

Non ho parole...

Dire che è stato bellissimo è banale; dire che è stato unico è stupido, perché ogni volta sarà unico... la stessa cosa vale se dicessi che è stato speciale, eppure fare l'amore con Alex è stato tutte queste cose.

Adesso però io ritorno nel mondo reale, devo essere sincero, almeno con me stesso. Aspetto che lei si sia addormentata e vado in cucina.

Metto una sedia vicino alla finestra e guardo la neve che continua incessantemente a cadere sopra Milano.

Perché... perché dev'essere così difficile... e se... no, è un'idea idiota e senza senso.

* * *

Devo essermi assopito con la faccia contro il vetro e ora ho la guancia destra completamente congelata. Mi rimetto seduto e la massaggio, per scaldarla e anche perché la sento un po' intorpidita a causa della posizione.

No, infondo non è una cattiva idea... è possibile che abbia mentito a me stesso per trent'anni. Ho semplicemente fatto quello che volevano gli altri, per una volta. Dicevano che ero gay? Ho fatto in modo da sembrarlo.

Sì, è tutto vero.

E' così... mi fa schifo, ma è così... ho bruciato tutta la mia vita. Io che seguivo i miei ideali, io che ho sofferto perché gli altri mi dicevano che ero una femminuccia, un frocio... io che avevo fatto a botte con un ragazzo di due anni più grande di me perché aveva detto che ero grasso, ed ero grasso veramente, ma non volevo accettarlo... Io che ho detto “no” a un sacco di persone perché mi volevano omologare, volevano fare la copia europea di Robbie Williams... e io, quello che ha sentito tanti “no”, perché il pop che faccio è troppo diverso da quello commerciale... io che ho sempre cercato di andare controcorrente alla fine ho mentito a me stesso sulla cosa più importante, ho finto per trent'anni e l'ho capito solo ora.

Mi alzo e torno a letto.

Alex si gira nel sonno e appoggia il suo capo sul mio petto. La accarezzo.

Ecco, è così che le cose devono andare.

Lei sta bene qui vicino a me e io sono davvero felice solo con lei affianco, magari fra qualche giorno inizierò anche a dormire... dopo una vita intera finalmente dormirò tranquillo.




NOTA:
Vi sto stressando con i nuovi capitoli, lo so... ma devo farmi perdonare in anticipo per quelli che non riuscirò a postare ritornando a scuola. Intanto vi annuncio che ho creato apposta un account Twitter che in un attacco di originalità ho chiamato CrazyFantasyWriter, quindi cercatemi!!!!

Spero che il capitolo vi piaccia, alla prossima

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Preparativi natalizi ***


Capitolo 16- Preparativi natalizi

No... i'm not... no”

E' poco più che un mugugno, ma mi sveglia.

Mi giro un po' di lato per vedere se Mika è sveglio, ma dorme ancora, sta parlando nel sonno. Ha le sopracciglia aggrottate e la fronte corrucciata e imperlata di sudore.

“Mika” lo chiamo sottovoce accarezzandogli i capelli.

Lui non mi sente.

No... I lied to myself ... yes, I lied ... I'm sorry”

Non riesco a capire di cosa parla. Ha mentito a sè stesso? Su cosa?

Continuo ad accarezzargli la fronte, mi spiace tantissimo vederlo così, avevo letto qualcosa riguardo al fatto che soffrisse d'insonnia e da bambino fosse sonnambulo, ma non pensavo arrivasse a questo punto.

“Mika” dico ancora cercando di tenera la voce ferma e lui continua a non sentirmi.

I'm sorry...” dice ancora.

Yes, I'm sorry too” gli rispondo, colpita da un attimo di ispirazione.

Lui sembra calmarsi, il suo respiro diventa più regolare. Lo vedo deglutire, poi si passa una mano sul viso e capisco che si è svegliato. Mi giro velocemente, facendo finta di dormire.

Stringo forte gli occhi, ho paura della sua reazione se scoprisse che ho sentito tutto... forse perché non saprei cosa dirgli e cosa fare per consolarlo.

Sento le coperte muoversi e Mika sospirare.

Devo fare qualcosa, non posso fare finta di niente.

Coraggio, coraggio Alex...

Mi giro piano e lo vedo con una mano sulla fronte e gli occhi semichiusi.

“Mika?” lo chiamo dolcemente.

Lui si passa la mano sul volto e mi guarda.

“Hai parlato nel sonno” spiego.

“Non volevo svegliarti”

“Tranquillo, è già mattina” rispondo senza smettere di guardarlo, preoccupata, “C-cosa...”

“Niente”

Abbasso lo sguardo, non me lo vuole dire e non so il perché.

“Mika, ho sentito che hai mentito a te stesso... se io centro qualcosa...”

“Si, centri” annuisce,poi dice tutto d'un fiato: “Stanotte ho capito che è con te che devo stare e che ho fatto coming out solo perché tutti dicono che sono gay”

“Quindi non è vero che eri... sei stato... si insomma, mi hai capita... e pensi di aver mentito a te stesso” concludo.

Yes

Rimaniamo un po' in silenzio io persa fra i ricordi confusi di quello che è successo stanotte e il brusco risveglio di stamattina e lui probabilmente sugli ultimi ricordi del sogno appena fatto.

“Devi fare qualcosa per dormire bene. Non puoi andare avanti così” dico spezzando il silenzio.

“Dormirò bene” dice lui deciso, “Non preoccuparti”

* * *

Mika è stato un po' giù di morale tutta la mattina, non abbiamo fatto nessun riferimento a quello che è successo quando siamo tornati da casa dei miei, ma posso capirlo. Alle undici siamo usciti tutti e due da casa, lui deve fare un'intervista e io ho deciso di andare a parlare con Marco e Serena.

E' sabato mattina, sono certa di trovarli in Piazza Duomo, ci andavo ogni sabato anche se pioveva o nevicava. Era il nostro rito. C'era chi andava a ballare nel weekand e noi andavamo a fare un giro mattutino in centro, quando i turisti aumentavano ed era pieno di cinesi.

Sorrido al solo pensiero.

Marco spesso diceva che c'era del sangue cinese dentro il mio corpo, perché andavo sempre in giro con la fotocamera... in effetti lo faccio ancora adesso.

Faccio due scatti ai portici affianco al Duomo e poi comincio la mia ricerca.

Attraverso la piazza, costeggio la grande chiesa, passo davanti al bar nel quale ci siamo incontrati parecchie volte io e Mika, ma niente... a quanto pare la magia del nostro rito si è spezzata quando io mi sono staccata dal gruppo e abbiamo smesso di sentirci.

Cammino delusa davanti alla Feltrinelli, proprio come quando ho letto l'annuncio del posto libero a Xfactor, quando finalmente li vedo.

Sono lì, a non più di cinque metri da me. Serena con un cappello blu e Marco con in mano un libro, stanno chiaccherando felici, magari parlano di dove trascorreranno il Natale.

Corro fino alla panchina dove sono seduti, poi mi blocco.

Loro non mi notano nemmeno, in giro che un sacco di gente intenta a comprare gli ultimi regali.

Faccio un paio di passi avanti e dico:

“Ciao”

I loro sguardi si alzano meccanicamente, poi Serena mi sorride, Marco invece sembra deluso, si alza e comincia a camminare velocemente tra la folla.

Perché? Perché i maschi devono essere così?!

Lancio uno sguardo di scuse a Serena e lo rincorro.

“Marco!” chiamo, la gente si gira, ma non me ne frega nulla, voglio parlare a tutti i costi con il mio migliore amico.

Vedo i suoi capelli castani e folti svettare in mezzo a un gruppo di turisti che dall'aspetto mi sembrano tedeschi.

“Scusate... ops... mi scusi... permesso” dico sgomitando in mezzo alla folla, poi finalmente, lo raggiungo.

Siamo usciti dai portici, sono certa che se non l'avessi raggiunto adesso non l'avrei più trovato.

Ci guardiamo un istante negli occhi. Forse sta pensando a cosa sono diventata... un mostro. Perché ho abbandonato i miei amici e mi sono fidanzata con un cantante, perché non ho più dato mie notizie e perché l'ho rifiutato nel peggior modo che ci possa essere.

Di getto lo abbraccio e lui rimane completamente spiazzato.

Lo stringo a me, incurante della folla che abbiamo intorno.

Finalmente anche lui ricambia la stretta e lo sento ridere vicino al mio orecchio.

“Sei diventata pazza” dice poi e ci dividiamo.

“Mi sei mancato”

“Sì, sei diventata completamente pazza” ride ancora.

Rido anche io.

“Scusa per la foto, per...” si ferma vicino a noi un uomo di colore con collane e borse appese alle braccia.

“Vuoi...” comincia.

“No grazie” dico io.

“Per la tua ragazza” dice allora a Marco.

Ci guardiamo e scoppiamo a ridere, il mondo deve davvero girare al contrario.

“No grazie” dice allora il mio amico prendendomi sotto braccio, “Devo andare a comprare un anello per la mia ragazza” poi abbassa un po' la voce, “Sai... sarebbe una sorpresa... ma non posso spendere altri soldi, mi capisci?”

E così, ridendo torniamo in piazza.

“Allora amore, dove andiamo a comprare l'anello?” chiedo con una vocina smielata, poi torno seria, “A proposito... scusami per quella volta. Ormai... bè, lo sai, no? Siamo su tutti i giornali, fortunatamente poca gente si ricorda di me”

“La Rossa Nazionale!” esclama lui, non sembra affatto arrabbiato, probabilmente il fatto che mi ha rivisto ha cambiato tutto.

“Shh...” lo zittisco, “Non voglio che escano pure delle foto su me e te”

“Già... adesso che hai messo la testa a posto e sei fidanzata è cambiato tutto” commenta amaramente.

“Non dire così” lo fermo, “Ti ho chiesto scusa e se... se mi ami davvero come dici dovresti solo essere felice per me”

Annuisce.
“E' vero, scusa, ma... prova a capirmi e io proverò a dimenticarti”

Adesso è il mio turno di fare sì col capo.

“Ma, parliamo di cose allegre” dice, tornando felice, “Ti tratta bene?”

“Si lui è...”

“Ok, ok, ok... non voglio i particolari”

Ridacchio un po', Marco è sempre il solito.

“Ascolta” comincio, seria, “Non lo sa praticamente nessuno, ai miei abbiamo accennato qualcos ieri sera, ma... non ne abbiamo parlato nemmeno fra di noi... comunque, credo che andrò via da Milano. Michael” dico, usando il suo vero nome per non attirare sguardi indiscreti, “Deve andare a Parigi per la voro e ad Aprile comincerà il tour in America... credo che lo seguirò”

“E' giusto così” risponde Marco comprensivo.

“Ma tornerò in Italia!” esclamo, “Mi manca già tutto... se solo penso a come si mangia fuori da qui...” rido, “E la cosa brutta è che i ristoranti italiani all'estero non sono nemmeno gestiti da persone italiane”

Ride anche lui.

“Si, è davvero brutto...”

Ritorniamo da Serena e riprendiamo a camminare per le vie Milanesi, come abbiamo sempre fatto. Racconto un quello che è successo, parliamo dell'articolo e poi ci salutiamo promettendoci di tenerci in contatto.

* * *

“Ho incontrato Marco e Serena” dice Alex mangiando gli spaghetti, sembra felice, “Hanno capito”

Annuisco.

“Gli hai detto tutto?” chiedo.

“Si e Marco è stato davvero... non so, mi è sembrato che non fosse cambiato nulla.

Sorrido e poi chiedo la domanda che mi frulla in testa da quando l'hanno fatta a me all'intervista, un paio d'ore fa:

“Dove vuoi andare a Natale?”

“Non so” risponde, sembra un po' imbarazzata.

“Sai... ho pensato di andare a Londra a casa mia”

Mi sorride.

“Dev'essere bellissimo”

“Così conosci la mia famiglia. Io conosco la tua, tu conosci la mia”

“Si, per me va bene”

Quando mi riponde mi sento felicissimo, quasi da gridare a squarcia gola. Primo, tornerò a casa; secondo, rivedrò la mia famiglia; terzo, starò con lei.

E finalmente dormirò tranquillo, ne sono certo.

* * *

E' il ventidue Dicembre, oggi partiamo per Londra. Ieri sera sono andata a salutare i miei amici e i miei genitori, perché staremo via un paio di settimane.

Non sono mai andata a Londra, dev'essere bellissima.

Non sono per niente nervosa di incontrare la sua famiglia, più che altro sono preoccupata di come si comporterà lui e di come dovrò vestirmi... mi sa tanto che il vestito è d'obbligo il giorno della vigilia.

Salgo in macchina e chiudo la portiera.

“Sicura di aver preso tutto?” mi chiede Mika.

Faccio mente locale e rispondo:

“Si”

E così ci inoltriamo per le vie piene di luci colorate in contrasto con la neve che è caduta per quasi tutta la settimana.

In lontananza sento risuonare delle canzoni natalizie, ma non so se siano dei cori sparsi per il centro o se sia solo frutto della mia immaginazione.

Mi mettono felicità ed è questo che conta.




NOTA:
non mi piace.
Non so perché, ma rileggendolo non era proprio quello che pensavo di aver scritto. Vabbè... ormai è fatta, perciò ve lo posto.
Il prossimo capitolo parlerà del Natale! Mi sembra buffo scrivere di Londra o Milano coperta di neve e parlare di abeti natalizi quando è appena passata Pasqua XD il prossimo capitolo è fortemente ispirato dalle foto di Natale che Mika a pubblicato su Twitter *-* perciò aspettatevi qualsiasi cosa :)

A presto!
 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Londra ***


Capitolo 17- Londra

Siamo arrivati ora a Londra. Qui la neve è molto più abbondante di quella che c'era a Milano e sembra già la notte di Natale anche se la vigilia sarà domani.

Sono attratta così tanto dal paesaggio che mi circonda che quando arriviamo a casa di Mika lui mi deve chiamare per farmi scendere dalla macchina.

"Oh... Si" dico distratta, poi vedo la casa... O meglio, la villa e rimango letteralmente a bocca aperta.

È enorme, grande, esagerata. Ci si potrebbe vivere in dieci.

"C'mon" mi incoraggia con un sorriso e mettendomi una mano dietro la schiena mi fa entrare nel giardino.

La neve ricopre tutto e mi verrebbe da camminare qua e là per lasciare le mie impronte.

In mezzo alla coltre bianca svettano un grosso abete decorato con le luci e un Babbo Natale gonfiabile.

Mi chiedo chi sia stato a decorare tutto, visto che siamo arrivati solo in questo momento.

"Yasmine si diverte a fare l'albero" mi spiega Mika in inglese, come se avesse letto nei miei pensieri.

"Quando..." comincio a chiedere, voglio sapere quando andiamo dai suoi genitori.

"Stasera" mi risponde serio, non ha più sentito sua madre, è normale che sia un po' teso.

Bene, ho un intero pomeriggio per calmarmi.

Michael mi fa fare un tour della casa, poi mi porta nella camera da letto che condivideremo stanotte e le notti a venire.

C'è un grosso letto matrimoniale con le lenzuola lilla accanto al quale ci sono due bei comodini dello stesso legno chiaro dell'armadio e della cornice della specchiera.

La prima cosa che noto sono le foto. Tante, tantissime foto di Michael e i suoi fratelli e di lui con uno sconosciuto dal bell'aspetto.

Prendo un portafoto in mano. C'è Mika seduto al piano e l'altro ragazzo appoggiato sulla coda dello strumento, sorridono entrambi.

"Robert" dico e non posso evitare che il mio tono prenda qualcosa di amaro.

"L-le tolgo subito" dice velocemente Mika prendendo un paio di cornici e poi raggiungendomi.

"Lasciale, davvero non è un problema" dico posando la foto che ho in mano.

"Devo toglierle" afferma lui posando le cornici che ha in mano sul letto.

"Adesso lascia stare, dobbiamo prepararci per dopo. Io non so ancora cosa mettermi"

Michael mi sorride e poi dice:

"No problem"

***

Finalmente sono arrivati! Ho ordinato dei vestiti per Alessandra e me li ha portati ora un fattorino. Li ho comprati tutti, ma sono certo che sarà già un miracolo se ad Alex ne piacerà uno.

"Alex!" la chiamo.

"Mika, la sfilata non la faccio" dice con voce cantilenante raggiungendomi in salotto.

"Please..." chiedo, voglio davvero che impari a vestirsi da donna, anche se mi piace il suo essere alternativa. Prima o poi dovrà accompagnarmi ad un festival, e allora cosa indosserà?

Poso la mole di abiti sul divano e mi avvicino a lei.

"Per favore" dico cercando di imitare al meglio l'accento italiano.

Rotea gli occhi al cielo e poi sbuffa.

"Ok... Ma questo non mi vieta di mettere i jeans stasera, ok?"

"Ok..." la assecondo.

Comincia a provare un vestito dopo l'altro, ma sono tutti troppo seri per lei, sembra finta, non piace nemmeno a me, devo ammetterlo.

"La verità è che io con i vestiti faccio proprio schifo" commenta togliendo il quinto abito inadatto.

Comincio a guardare i vestiti sul divano, dev'esserci qualcosa di adatto a lei.

"Voilà!" esclamo porgendole un semplice scamiciato blu.

"Sicuro?" chiede lei.

Annuisco super convinto.

"And... This" aggiungo, dandole una maglia bianca a maniche lunghe.

Quando torna è perfetta. Ai piedi ha messo un paio di ballerine e ha tolto gli occhiali.

"Sai che ti dico? A me piace" dice facendo una piroetta.

"Anche a me, lady"

Non riesco a baciare la pelle chiara della sua mano che mi arriva uno schiaffo sulla spalla.

"Scemo" dice Alex.

Rido, è sempre la solita.

"Vedrai, piacerai a tutta la famiglia"

***

E Mika non sbagliava affatto. Sua madre mi è sembrata molto più simpatica di quanto mi aspettassi. Pensavo avesse una mentalità chiusa, infondo aveva litigato col figlio perché si era trovato una ragazza. Anche agli altri sono piaciuta. Yasmine è simpaticissima e si occupa di design. Si è interessata molto a me quando ho detto che avevo fatto la fotografa per XFactor.

Ho parlato poco durante la cena, la famiglia di Mika ha chiacchierato tutto il tempo in francese e in inglese, perciò non sapevo bene come inserirmi nei discorsi.

Ovviamente a casa Penniman abbiamo trovato una sorpresa chiamata Melachi e Mika ha deciso di portarsela a casa.

Da fan quale sono, sapevo dell'esistenza della sua cagnolina, ma non avevo pensato alla possibilità di portarla a casa con noi.

Siamo tornato adesso a casa e Melachi si è avvicinata alla ciotola con l'acqua che c'è nell'ingresso.

"Mel, lei è Alex" dice in inglese Mika, "E devi obbedire anche a lei"

"Hi, Mel" dico grattandola dietro le orecchie, "È bellissima" aggiungo poi, rivolta a Michael.

Lui sposta lo sguardo dal cane e mi guarda negli occhi.

"Cosa vuoi per Natale?" mi chiede come se nulla fosse.

Rimango stupita. Non so cosa voglio per Natale, mi sembra già bellissimo essere a Londra con la persona che amo.

"Nulla" rispondo con un'alzata di spalle.

"Ma devo regalarti qualcosa" dice col suo buffissimo accento.

"Non è vero... E tu cosa vuoi?"

"Niente" risponde facendomi comparire un sorriso sulle labbra.

"Visto!" esclamo, "Siamo pari"

***

Ovviamente io ho intenzione di preparare segretamente una sorpresa a Michael e lui, ne sono certa, vorrà fare qualcosa per me.

Chissà che cosa... Basta che non mi compri altri vestiti, ne ho già troppi. Io invece so già cosa regalargli, non è nulla di che, ma è sempre un regalo.

È la mattina della vigilia e Mika ha un appuntamento con quelli della sua casa discografica, perciò io sono sola.

Prendo dalla borsa la macchina fotografica e comincio a guardare tutte le foto che ho fatto negli ultimi due mesi a XFactor. Si, è vero... In teoria non dovrei tenerle io, ma nessuno mi ha detto che ai tecnici servivano le originali, perciò gli ho dato delle copie e le foto originali le ho tenute io.

Voglio fare un album con le sue foto migliori e voglio aggiungerci delle foto di Milano, giusto per ricordargli che mi piacerebbe tornarci tra un' intervista e una registrazione di The Voice.

Esco di casa e cerco il centro Kodak più vicino, un oretta dopo sono già di ritorno con l'album stretto fra le braccia.

Apro la porta e trovo le scarpe di Mika lì vicino.

“Mika!” chiamo, ma non risponde, in compenso Melachi viene a salutarmi scodinzolando qua è là.

Accompagnata dalla cagnolina cerco Michael per tutta la casa e finalmente lo trovo in camera da letto, intento a nascondere qualcosa dietro la schiena.

“Cos'hai lì?” chiedo subito senza nemmeno salutarlo.

Nothing

“Tsè...” commento, “Fammi vedere, dai!”

“No. E tu?” chiede, “Cos'è quello?”

Stringo a me l'album e lo scruto, torva, lui inarca un sopracciglio e io scoppio a ridere.

“Ok, al mio tre...” concedo, “Uno, due... tre”

Ci scambiamo i regali.

Scarto svelta il mio pacco e sorrido vedendo la foto che è stata copertina e prima pagina di molti giornali europei incorniciata per bene con tanto di autografo di Mika e dedica a me in un angolino.

“Così è decisamente più bella” dico girandomi per mettere la cornice sul comodino, “Ma... oh...” mi sono accorta solo ora che tutte le foto di lui e Robert sono state tolte, “Tu non sei andato a parlare con nessun discografico” dico con tono canzonatorio.

“E tu hai tutte le foto di Xfactor!” esclama con una risata sfogliando l'album.

Poso il mio regalo e raggiungo dall'altra parte del letto.

“Ci siamo fatti un regalo simile, ma mi è piaciuto lo stesso, grazie” dico schioccandogli un bacio sulla guancia.

* * *

La sera arriva presto.

Un po' sono dispiaciuta di aver già aperto il mio regalo, perché non avrò niente da fare aspettando la mezzanotte.

“Guardiamo un film?” propone Mika accendendo la tv della camera.

“Se ne guardiamo uno in italiano”

“Come?” chiede confuso e io gli sorrido.

“Porto sempre dietro il dvd di Pretty Woman” dico poi andando a prendere il disco dalla valigia che non ho ancora disfatto.

Metto il dvd e passiamo un'ora accoccolati sul letto a guardarlo, poi l'abbaiare di Melachi ci ridesta.

“Mel?” chiama Mika alzandosi dal letto per vedere cosa sta succedendo, lo seguo nell'ingresso e troviamo Melachi che abbiaia furiosamentre contro quello che sembra una pallina di peli oltre il vetro della porta-finestra.

“Oddio, guarda...”mormoro indicando il povero micio nella neve.

Mika porta via Melachi e io posso aprire la porta e fare entrare il gatto.

E' piccolo e bianco, sono certa che se fosse rimasto fuori ancora un po' sarebbe morto congelato.

“E' il gatto dei vicini?” chiedo quando Michael torna.

“Non so” dice, poi sparisce di nuovo e ritorna con una ciotola di latte.

Poso il gattino a terra e lui, tremando un po', comincia a bere.

Passiamo tutta la sera ad accudire il trovatello e non ci rendiamo conto che tutti e due abbiamo ricevuto la nostra sorpresa di Natale solamente quando il pendolo del salotto suona la mezzanotte.



NOTA:
volevo mettervi l'immagine di Mika con il gattino sotto l'albero, ma... come cavolo faccio a mettervi un immgine da Twitter??? Se qualcuno sa come fare mi scriva, sono disperata... :(


  Spero che il capitolo vi piaccia anche se per me è troppo dolce...

Alla prossima

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capodanno ***


Capitolo 18-Capodanno
Il primo pensiero che mi balena davanti agli occhi è la visione dei miei genitori che stanno ancora mangiando il dolce.
Mi sento un groppo alla gola e gli occhi mi si inondano di lacrime. Mika é pronto ad abbracciarmi e io mi perdo con il viso contro il suo petto.
Sono cambiate tante cose, troppe cose... Mika era solo il mio idolo e adesso... E poi sono a Londra, amo e sono ricambiata dall'uomo che in questo momento mi abbraccia e non chiede niente, perché sa quello che sto passando e non mi vuole pressare.
Lui capisce.
Finalmente qualcuno mi capisce, mi sembra un sogno.

Alex ha ceduto un'altra volta. Non si è messa a piangere, ma ho visto i suoi occhi castani luccicare più del solito quando l'ho abbracciata.
Sono cambiate troppe cose per lei, devo cercare di renderle tutto più semplice... E io che volevo chiederle di lasciare la sua casa a Milano per venire a vivere con me. No, non è ancora pronta e io pretendo troppo, ho quasi dieci anni in più di lei, è normale che le nostre priorità siano differenti.
"Alex devo ancora darte il mio regalo" dico lasciando scivolare via i brutti pensieri, "Il mio vero regalo" mi correggo, poi la lascio andare e mi siedo al piano.
Comincio a suonare le note della canzone di cui mi aveva parlato a Beirut.
Underwater mi piace, non è uno dei miei pezzi preferiti, ma è uno dei più maturi. Non volevo un brano commerciale, volevo qualcosa di vero, come sempre, d'altronde.

Put you lips on me
And I can live underwater...


Canticchia anche lei con me, mi sorride.
Quando finisco di cantare e suono le ultime note mi applaude.
"Un'altra!" esclama divertita.
E così io ricomincio:

We are not what you think we are
We are Golden


Finita anche We Are Golden passiamo a My Interpretation, poi a Relax, Celebrate e dopo sono io a dover dire che è troppo tardi per andare avanti.
Il pendolo infatti suona l'una e mezza. Ho fatto l'investimento migliore della mia vita quando l'ho comprato, se non posso leggere l'ora almeno conto i rintocchi.
"Allora andiamo a letto" sospira lei e va in camera, il tempo di chiudere il piano e la raggiungo.
Ha già i pantaloncini a scacchi rossi e una canottiera bianca con le spalline strette. Mi piace il suo "abbigliamento notturno" non è un pigiama, è buffo.
Io mi svesto e mi sdraio in boxer sotto le coperte, avrei voglia di fare due chiacchiere, ma prima che trovi le parole giuste per incominciare il discorso mi addormento.
***
Le vacanze sono quasi finite, ci rimane solo più da festeggiare il capodanno. Mika mi ha portata a Parigi! Siamo arrivati ieri e abbiamo avuto poco tempo per visitare la città, abbiamo fatto solamente una passeggiata nella via del nostro hotel e poi siamo andati a fare cena.
Oggi è il trentuno, Mika mi vuole portare in un locale "chic" come ha detto poche ore fa, ma io non sono molto entusiasta. È un paio di giorni che Mika é pieno di lavoro. Ha scritto un paio di testi per il nuovo album e adesso sta cercando di comporre la musica, è molto stressato.
"Fuck..." lo sento dire mentre entro nella camera dall'hotel.
Mi avvicino al piano e gli chiedo:
"Tutto bene?"
Scuote la testa, bè... Ho fatto una domanda abbastanza stupida.
Sospiro.
"What's the problem?" gli chiedo.
"Non riesco, non riesco..." mormora confuso passandosi una mano fra i capelli.
"Non buttarti giù... Prima o poi troverai le note giuste" lo rassicuro ammiccando.
Lui alza un sopracciglio.
"Pensi che è così facile?" mi chiede col suo italiano un po' incespicato.
"Ehi... non fare così..."
"Pensate tutti che è semplice solo perché sono io, ma è difficile... Proprio perché sono io"
Mika é arrabbiato e deluso da se stesso, ma non può prendersela con me.
"Se vuoi puoi benissimo rimanere ad autocommiserarti da solo" commento acida voltandomi per andare via.
Mika mi ferma trattenendomi da un braccio.
"No... I'm... Sorry" sembra tornato in sé adesso, mi abbraccia.
"Niente" dico sospirando, "Ma adesso smettila di lavorare"
Annuisce e poi cerca di sorridermi.
"Dico sul serio... Songbook sta andando alla grande!" provo a tirarlo su.
"In Italy" borbotta.
Si, in effetti quello è un cd che è uscito solo in Italia, ma cosa importa?
"Due anni da Origin of Love" constata.
Io sbuffo, non lo capisco quando si strugge in questo modo.
Mika si alza e comincia a camminare avanti e indietro parlando fra sé in inglese. C'è una parte di me che vorrebbe strozzarlo all'istante, l'altra che vorrebbe abbracciarlo e farlo stare meglio.
Non faccio né una cosa né l'altra.
"Dobbiamo cominciare a prepararci o non riusciremo ad uscire in tempo" dico, cambiando discorso.
"Non voglio andare, rimaniamo qui" mormora.
"O-ok" concedo, "Ma voglio divertirmi stasera, quindi togliti quel muso lungo e sorridi"
Lui mi guarda accigliato, poi fa una smorfia che mi fa ridere e mi segue a ruota, arricciando il naso in quel modo unico che lo contraddistingue.
***
Mi sento decisamente meglio, quel pizzico di acidità con la quale mi ha trattato Alex mi è servita a tornare in me. Non voglio rovinarle il capodanno, perciò quando lei va a farsi la doccia io chiamo un paio di camerieri per rendere più "festaiola" la nostra suite.
Adesso ci sono dei dolci e degli stuzzichini su un carrellino da un lato, affianco al pianoforte che mi è stato concesso di usare è stato messo uno stereo.
L'unica condizione è spegnere la musica alle tre, all'inizio sono rimasto un po' deluso, solitamente a quell'ora io comincio a divertirmi, ma non posso lamentarmi... È già tanto se ci hanno portato uno stereo.
***
Sono appena uscita dalla doccia e sto cominciando ad asciugarmi con un grosso asciugamano di spugna quando sento qualcuno urlare:
"The party is here?!"
Esco dal bagno con l'asciugamano avvolto addosso e mi ritrovo davanti al Mika che si vede ai concerti, pieno di vita e solare... Anche un po' pazzo a dirla tutta.
"Cosa prendi per essere così?" chiedo.
Lui mi guarda un istante, poi mi schiocca un bacio sulle labbra, sorridendo.
Rido.
"Sei completamente fuori" commento e cerco di divincolarmi, "Fammi almeno vestire" aggiungo poi, visto che lui non da segno di volermi lasciare.
"Ok" dice appena, fingendosi offeso, così io posso andare a vestirmi e ad asciugarmi i capelli.
"La festa aspettava te" urla Mika.
"Ssh..." lo zittisco con una risatina, "Sei pazzo... Si lamenteranno tutti..."
Lui si avvicina a ne e mi prende le mani per ballare, ciondoliamo a tempo di musica.
"Ho il permesso fino alle tre" mi spiega, poi si ferma e mi guarda intensamente negli occhi.
"C-che c'è?" chiedo, leggermente imbarazzata.
Lui fa un sorriso dolce, poi mi sposta i capelli su una spalla e mi abbraccia, lasciandomi leggermente spiazzata.
"Perché?" chiedo con il mio solito tatto, "Cosa succede?"
Lui si separa svelto da me.
"Puoi stare zitta una volta!" esclama col suo accento inglese.
Scoppio a ridere e mi accoccolo fra le sue braccia.
"Ok, scusa, non dico più niente"
Sospira e mi accarezza la testa.
Sto bene vicino a lui, mi sento sicura, tranquilla... Diversa, più donna, più matura e più... Non so, mi verrebbe  da dire "unica", ma non vorrei dire una cazzata. Forse sto impazzendo anche io e questo è l'effetto Mika. Sì, dev'essere così... Bene, allora il 2014 sarà un anno fantastico.



NOTA: ecco il nuovo capitolo ;) Spero che vi piaccia anche se non succede niente ed è abbastanza corto, ma non potevo allungare di più. Dovevo prendermi una pausa, no? Basta colpi di scena... tsè... come no... XD basta, non voglio fare spoiler :) Per l'immagine non so come fare >< sono riuscita a fare lo screen, ma non riesco a metterla nel capitolo, viene sempre danneggiata >< uffa!!!  Se qualcuno sapesse il motivo me lo faccia sapere... non so proprio come fare :(


rettifico ce l'ho fatta!!! Yeeeee Grazie mille a tutti quelli che mi hanno seguita fino ad adesso, siete sempre di più!!!
 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Cambiamenti ***


Capitolo 19-Cambiamenti

Vorrei tirargli qualcosa dietro, ma non ho nulla a portata di mano.

“Perché sei sempre insopportabile prima di un'esibizione!” esclamo esasperata, “Cazzo, cosa vuoi che succeda?”

Mika mi guarda truce.

“Se sbaglio, se stono, se dimentico le parole...”

Lo guardo un istante negli occhi, poi mormoro un “vaffanculo” fra me e me ed esco dal camerino.

Sono stufa. E' la seconda volta che fa così. Tra pochi minuti comincia il primo live di The Voice e Mika mi ha trattata malissimo. Non pensavo si potesse comportare così, invece l'ha fatto. Era da quattro giorni non ci vedevamo, io sono tornata in Italia per salutare i miei genitori e i miei amici, quando sono tornata non mi ha nemmeno considerata.

I'm late” ha detto svelto, poi si è rintanato nel camerino. Quando sono riuscita ad entrare e stare un po' sola con lui non ha fatto altro che ripetere velocemente le parole di quella canzone che deve cantare con gli altri giudici tra poco. Ho provato a baciarlo e mi ha rifiutata. Non voglio tutta la sua attenzione su di me, ma almeno un po' di considerazione... non mi sembra di chiedere molto.

Non lo capisco più.

 

Merda. Sono uno stronzo... ma come faccio. Non sono perfetto come pensa Alex. Non ho nemmeno i super poteri per cantare senza stonare una volta. Sono troppo stressato e tutto questo stress lo scarico su di lei. Non devo più farlo, devo cercare di trattenermi. Le voglio bene, non voglio perderla. E' già la seconda volta che mi capita... adesso basta. Alessandra è più importante di The Voice, è più importante di ogni cosa.

“Mika? In scena” mi avvisa in francese un tecnico bussando alla porta del camerino.

Annuisco appena.

Mi guardo un'ultima volta allo specchio.

Prendo un bel respiro profondo.

Provo a sorridere, faccio pena. Ripeto la scena. Ora va meglio.

Quando la puntata finisce non mi perdo al solito banchetto di fine serata, ma corro nei corridoi alla ricerca di Alex. Non la trovo, così provo a chiamarla, niente. Ha il cellulare spento.

“Hai visto Alessandra?” chiedo in francese quando quasi mi scontro con la truccatrice.

“No” risponde lei.

Faccio un cenno di saluto ed esco di corsa. Sono certo di aver dimenticato qualcosa, ma chi se ne frega. Probabilmente ho già fatto una cazzata lasciando andare via Alex prima della puntata, dovevo fermarla.

Devo trovarla. Mi sono accorto troppo tardi di aver esagerato. Se io che ormai sono nel mondo dello spettacolo da un bel po' di anni non mi sono ancora abituato alla tensione figuriamoci lei, che si è ritrovata qui in mezzo all'improvviso. E poi non dovevo scaricare la mia agitazione su di lei. So com'è fatta e lei sa quale sono i miei limiti, poteva capirmi e tranquillizzarmi, invece... No, stop. Ha già detto una volta che non devo autocommiserarmi. Devo trovarla e chiederle scusa.

Esco velocemente dagli studi e non appena chiudo la porta alle mie spalle due agenti della sicurezza mi fermano dicendo che la mia macchina arriverà a momenti.

"Non importa" dico loro, "Faccio da solo"

I due uomini non insistono e io posso andare fin sotto alla Tour Eifel. Alex dev'essere qui. Non può essere andata da un'altra parte. Mi aveva detto che voleva visitare la torre, ma io le ho detto che non potevamo andarci, perché avevo tanto lavoro. Che stupido... L'ho trascurata, l'ho trattata malissimo. Non so cosa mi sia preso. Se dei giornalisti scoprissero che abbiamo litigato e lei è scappata via prima della diretta farebbero bene a metterlo in prima pagina. È la punizione che mi spetta, così tutti finalmente la smetteranno di pensare che sono un genio, un uomo perfetto...

Sono stufo di questa maschera che mi hanno messo tutti. Io non sono così, non mi sento così...

Le luci di Parigi brillano tutte intorno a me. È pieno di coppiette che si baciano. Mi viene la strana voglia di ridere: Alex non vorrebbe mai farsi baciare qui, davanti a tutti e nemmeno in modo così appassionato come i due alla mia destra. Cammino fra i fidanzati, è notte, non possono riconoscermi e poi in questo momento hanno tutti di meglio da fare.

Finalmente la vedo.

Alex è lontana dalla coda allo sportello dei ticket per salire alla torre, in una zona dove non c'è nessuno. Sta facendo delle foto. Mi avvicino cauto e le sfioro la spalla.

''Mademoiselle, excusez-moi, pour l'Arc de Triomphe?''

Lei si gira. Mi guarda un secondo, poi rotea gli occhi al cielo e si allontana.

''Aspetta!'' esclamo rincorrendola.

Lei non si ferma, dev'essersela presa davvero.

''Alex!'' grido ancora, alcuni si voltano e altri iniziano a mormorare qualcosa fra di loro.

Alessandra corre lontano, è piccola, ma veloce, riesco a raggiungerla solo perché i suoi capelli rossi spiccano fra la folla.

''Che vuoi ?'' mi chiede scontrosa.

''Talk to you'' rispondo fermandomi di fronte a lei, ho il fiatone.

''Bene. Io no'' risponde e riprende a camminare spedita.

Stiamo andando verso l'hotel.

''Cosa vuoi fare ?'' chiedo, ma so già la risposta.

''Tornare a Milano'' risponde infatti.

E' come se mi colpisse una secchiata di acqua gelida.

''No... I'm... Alex, I...'' non so cosa dire, perché ha ragione a comportarsi così. Le ho fatto rinunciare a un sacco di cose per seguirmi e quando è qui ho sempre qualcos'altro da fare al posto di stare con lei.

''A-ascolta'' dico, ho la voce roca... non dev'essere per niente bello ascoltarmi in questo momento.

Alessandra si ferma. Incrocia le braccia al petto e mi fissa negli occhi.

''Scusa'' dico.

''Tanto sarà sempre così, vero?'' mi chiede, è arrabbiata, tanto, ''Ogni volta io dovrò sopportarti prima di uno spettacolo... di un concerto. Pensavo fossi diverso, Mika''

 

Michael mi guarda come se fossi un'estranea.

Non sposto il mio sguardo dai suoi occhi, è la verità: pensavo fosse diverso, credevo sapesse gestire l'ansia. Lui è un cantante, uno famoso... sì, è vero, è dislessico, ma questo non cambia le cose, credevo fosse davvero invincibile e quasi perfetto.

Ma non è il fatto che anche lui ha dei difetti che mi ha offesa, mi ha offesa il suo modo di reagire. Non mi parla, non mi dice nulla... non può pretendere che io capisca tutto dai suoi sguardi.

''Non volevo... è lo stress'' dice ancora, si passa una mano fra i capelli, spettinandoli.

''Non è questo'' rispondo fredda.

''Allora cosa?'' chiede ancora, è triste, stanco, probabilmente se scappassi di nuovo non mi rincorrerebbe nemmeno più. Forse non gli interesso più. Forse ero una da una botta e via, ha visto che non sono tagliata per stare in mezzo a tutto questo e ha deciso di lasciarmi.

''Non... volevo'' dice per l'ennesima volta.

Mi sta esasperando.

''Mika, lasciami stare'' dico e mi allontano da lui.

Sento gli occhi pizzicare, ma non piango.

''Devo parlarte''

''Non voglio ascoltarti'' sentenzio sensa guardarlo.

Cammino sempre più velocemente.

''Ma io non ti lascio'' dice ancora.

Quanto avrei voglia di tirargli uno schiaffo... voglio stare sola e pensare.

Siamo quasi arrivati all'hotel e Mika cammina affianco a me, non ha più detto niente, ma mi ha seguita tutto il tempo.

''La vuoi fare fin...'' non riesco a concludere la frase che me lo trovo addosso. Mi sta baciando in mezzo ad altre centinaia di persone. E' completamente pazzo.

Cerco di divincolarmi, ma lui mi tiene stretta e continua a baciarmi.

''Ma... sei scemo?'' riesco a dire quando smette di baciarmi, finalmente.

Lui mi guarda serio.

''So che vuoi una vita normale, so che... sono insopportabile... sorry''

Nel frattempo attorno a noi si è creata una folla di spettatori.

Io e Mika ci dividiamo.

''Quest ce que vous voulez?'' grida Michael.

Alcune ragazze si fanno avanti per chiedergli un autografo, lui si gira verso di me, mi guarda comprensivo, non sorride.

Fa un paio di firme, poi saluta tutti con un gesto della mano e mettendomi una mano dietro le spalle riesce a farci tornare all'hotel.

* * *

Scosto la tendina della porta del balcone e guardo fuori, ci sono ancora delle persone che aspettano Mika per strada.

''Ti adorano'' dico.

Michael mugugna una risposta dalla poltrona dove è seduto. Non l'ho mai visto così silenzioso. Lui avrà perso le staffe, ma anche io l'ho combinata abbastanza grossa. L'ho lasciato senza dire niente allo studio e mi sono fatta venire a cercare in pieno centro, in più gli ho urlato in mezzo alla strada, tutti hanno notato che stavamo litigando, chissà cosa diranno i giornali.

''Alex?'' mi chiama dopo un po'.

Mi giro e lo raggiungo a testa bassa.

Mi sorride leggermente e mi fa sedere sulle sue gambe.

''I'm not perfect'' dice.

''Si, ma... potevi dirmelo. Potevamo parlarne. Invece non mi hai nemmeno considerata'' dico caparbia, ma non uso l'enfasi di poche ore fa. E' tardi, forse sono le tre, sono stanca anche per litigare.

Mika comincia a giocarellare con una ciocca dei miei capelli.

''Non so se...'' sorride, ''L'ho detto di già... Ti amo, completamente''

Sorrido anche io e mi appoggio al suo petto.

''Scusa'' dico beandomi del suo odore.

Mi abbraccia.

''Io devo chiederte scusa''

''Ok, come vuoi, ma adesso andiamo a dormire'' dico.

Lui ride.

''Siamo sui giornali domani'' constata quando passa davanti al balcone per andare a letto.

Alzo le spalle.

''Non sei perfetto, no?'' dico svestendomi.

Lui scuote la testa e si mette sotto le coperte, quando mi raggiunge mi abbraccia e mi sfiora le labbra con le sue. Stiamo accoccolati senza parlare e poi ci addormentiamo. Va tutto bene.




NOTA:
Ciao, ho detto che avrei postato domani mattina ma ho anticipato... non ce la facevo proprio a vedere quello schifo che si dovrebbe chiamare partita... non ho visto un solo pallone in più di mezz'ora di diretta... ma siamo in Italia, no?
Lasciando perdere questo...
Il capitolo è un po'... non so, ci sono alcuni aspetti che mi piacciono, altri no, forse ho sforato un po' dal carattere di Mika... ditemi voi :)

A presto e grazie mille per tutte le recensioni avute fino ad adesso, sono proprio tante!

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Non è la perfezione, ma è casa ***


Capitolo 20- Non è la perfezione, ma è casa

Negli ultimi giorni mi chiedo sempre più spesso cosa voglia dire per me ''casa''. E' strano che non me lo sia mai chiesto, contando il fatto che ho passato mesi senza tornare a Londra. Non mi manca, è strano. Forse nemmeno ad Alex è mancata l'Italia... no, a lei è mancata, poco negli ultimi tempi, ma è mancata le mancherà sempre, ogni volta che andremo via da qui. E' per quello che ho deciso, finalmente, di acquistare un appartamento a Milano. Quello che avevo affittato quando avevo cominciato a fare Xfactor ho deciso di lasciarlo mesi fa, non faceva per me e poi non era abbastanza grande per due. Sì, io e Alex viviamo insieme. Non ufficialmente, perché lei continua ad avere la sua piccola casetta, ma dormiamo sempre sotto lo stesso tetto.

Ho pensato molte volte (e sono sicuro che lo penserò anche in futuro) che tutto quello che sto facendo è sbagliato, stare con una ragazza, intendo, ma ogni volta che mi deprimo un po' Alex mi dice due parole, mi sorride, oppure è semplicemente in un'altra stanza e impreca perchè gli è caduto qualcosa di mano e allora mi fa sorridere... bè, è in questi momenti che capisco di aver fatto la scelta giusta, perchè non c'è una persona migliore con cui potrei stare, soprattutto ora che è diventata una donna. Non si veste più da maschiaccio, tutti gli incontri importanti che ha avuto con me le hanno insegnato a comportarsi da adulta, a vestirsi da donna e a portare i tacchi... ovviamente, però, appena può torna la Alex spaccona con le Converse, ma mi piace anche per questo.

Oggi sono quattro anni esatti che stiamo insieme, è una data importante, anche perché stasera c'è il primo Live di Xfactor 2017 e io faccio di nuovo il giudice, mi hanno assegnato gli Over e ho paura come la prima volta che sono entrato in quel teatro, ho fatto solo un'edizione dopo la prima e mi hanno richiamato l'aprile scorso. ''L'Italia non può fare a meno di te'' hanno detto.

Sono cambiate un bel po' di cose.

Prima fra tutte le altre c'è il miglioramento della dislessia di Alex, quando eravamo in America per il mio tour ha studiato molto e adesso legge benissimo anche ad alta voce. Io invece, purtroppo, sono al solito livello zero, ho solo migliorato il mio italiano, resettando completamente quel poco di spagnolo che ricordavo.

Il secondo cambiamento importante è il mio sonno. Dormo otto ore filate, ok, mi sveglio spesso tardi, è vero, ma almeno dormo. Niente più incubi o strane esplosioni durante il sonno, mi sembra di vivere le notti di un altro.

Inoltre, ho pubblicato un altro album e sto registrando i primi brani di quello nuovo, spero che piaccia ai miei fan, ad Alex piace un sacco, perciò sono soddisfatto anche io.

Dopo tutti i mutamenti che ha subito la mia vita, comunque, continuo, irrimediabilmente, ad essere in ritardo.

Guardo l'ora sullo schermo del cellulare ed emetto un gemito. Sono le undici e io devo essere pronto fra dieci minuti!

Ho deciso di passare tutto il tempo prima delle prove del programma con Alex, ma lei non lo sa, voglio farle una sorpresa. E' andata dai suoi genitori e siccome io ieri sera ho fatto tardi per le prove al teatro non ho nemmeno avuto l'occasione di salutarla ho ancora più voglia di farle una sorpresa.

Mi butto letteralmente giù dal letto e corro in bagno. Mi lavo velocemente il busto con l'acqua corrente del lavandino (non ho tempo di fare la doccia), ritorno in camera e indosso i pantaloni blu che ho appoggiati su una sedia di fronte al letto, quando è ora di tirare sù la cerniera li tolgo e metto quelli rossi che sono ai piedi del letto.

Dio, quanto siamo disordinati io e Alex...

Saltellando su un piede e poi sull'altro metto i calzini, poi mi infilo velocemente una maglia bianca e prendo la giacca blu dall'attaccapanni. Riesco addirittura a indossarla e a prendere la tracolla, quando passo davanti allo specchio del corridoio e oltre a notare che sono senza scarpe, vedo che ho dei capelli spaventosi. Sembro un pazzo maniaco appena uscito da un night club. Rido, perché in queste situazioni è l'unica cosa che riesco a fare, poi torno in bagno, metto un paio di mocassini (almeno non perdo tempo a legare i lacci) e mi do una sistemata ai capelli aiutandomi con le mani.

Mentre scendo in ascensore guardo l'ora: le undici e un quarto.

Complimenti a me, sono solo in ritardo di cinque minuti.

Frugo nella borsa, trovo gli occhiali e li metto, visto che, stranamente, oggi c'è il sole. Raggiungo a piedi la casa dei genitori di Alex, poi le telefono.

''Che ci fai qui?'' mi chiede una volta uscita.

Alzo le spalle.

''Non potevo lasciarti sola proprio oggi'' dico schioccandole un bacio sulla fronte.

''Decisamente no'' risponde lei con un sorriso, ''A proposito: non ti ho fatto niente, io...''

''Relax'' la interrompo, ''Nemmeno io''

Mi guarda intensamente con i suoi occhi castani, sembra delusa.

Sorrido.

''Non è vero!'' esclamo, ''Non è un... present, ma spero ti piaccia. Dai, andiamo''

Non le ho fatto un vero e proprio regalo, è più una proposta... un'idea che mi frulla in testa da parecchio, a dire la verità, ma spero che reagisca bene.

Andiamo fino al vecchio bar dove ci incontravamo quando eravamo ancora amici, quello di Piazza Duomo.

La nostra saletta è vuota.

Ci mettiamo ad un tavolino per due e ordiniamo.

''Alex... io ho trentaquattro anni'' comincio mentre aspettiamo che ci portino i toast.

Lei annuisce, incuriosita.

''Tu ventiquattro'' prendo un respiro, scapperà e non mi darà una risposta, lo so, ma devo dirglielo, voglio dirglielo, non posso farne a meno, ''Abbiamo dieci anni di differenza... sono tanti. Quando io avrò quarant'anni, tu ne avrai trenta... quando a me spunteranno i primi capelli bianchi, i tuoi saranno ancora rossi; quando non potrò più fare i concerti perché non mi reggerò in piedi tu...''

''Mika, sembra una scena di Vent'anni di Meno'' mi interrompe, ''Falla breve''

Ok. Socchiudo gli occhi. E' stata una fortuna aver imparato così bene l'italiano, altrimenti come le avrei spiegato tutte quelle cose?

''Il fatto è che... Ti ricordi la mia lettera che avevano pubblicato sulla...''

''Mika, arriva al dunque!'' esclama.

''Oh... sorry'' mi scuso, poi sorrido e torno immediatamente serio: ''Cosa ne dici di avere dei bambini? Tanti bambini... Potremo venire anche a vivere qui in Italy, forse... mi piace... magari andiamo a prendere Mel e la portiamo con noi. Pubblico il nuovo album e poi faccio un tour tutto qui in Italy così non ci muoviamo tanto... Possiamo... non so...''

 

Michael ha il brutto vizio di parlare in continuazione, basta dagli il la, e poi dice a me...

Lo guardo fare progetti per il futuro e parlare con il suo accento inglese. Sorrido, non è una cattiva idea, sapevo che prima o poi me l'avrebbe chiesto.

''And... so?'' mi chiede alla fine, nervoso.

''And so'' ripeto, ''In italiano si dice: e allora''

''Allora?'' chiede.

Alzo una spalla e sorrido, come faccio a dirgli di no?

''Si'' rispondo.

''Si?!'' esclama euforico.

''Yes''

Non so cosa gli sia preso quando mi ha sentita rispondere in inglese, dev'essere stato un attacco di ''mikafrenia'', perchè mi ha raggiunta velocemente dall'altra parte del tavolo e mi ha fatta alzare, poi mi a stretto come non aveva mai fatto in quattro anni.

''Scusate...'' ci interrompe la voce del cameriere.

''Oh... ci spiace'' dice Mika liberandomi dall'abbraccio, poi prende il portafoglio, lascia un paio di banconote da cinque euro sul tavolino e mi prende per mano, facendomi uscire dal bar.

Il povero cameriere deve aver pensato che siamo dei pazzi, perché è rimasto imbambolato con il vassoio dei toast in mano e non ci ha detto nulla.

Rido. Mika è un pazzo, non ho la più pallida idea di dove mi voglia portare.

''Ehi... calmo'' dico quando non riesco più a tenere il suo passo, infondo ha le gambe che sono il doppio delle mie.

Lui mi guarda con l'euforia negli occhi. Poi mi sorride dolcemente.

''Scusa... ma voglio mangiare la pizza. Dobbiamo festeggiare''

Scoppio a ridere. Se c'è qualcosa che motiva Mika tanto quanto lo motiva la musica quella cosa è il cibo. Mangia un casino e non ingrassa mai, mai!

Raggiungiamo un chioschetto sotto i portici e prendiamo un trancio di pizza ciascuno, poi lo mangiamo passeggiando per la piazza.

''Lo so che forse è presto, ma mi piacerebbe provarci presto'' dice Mika con aria pensierosa, quando ha finito la sua pizza. Finalmente è tornato in sè.

''Non è presto'' dico, ''E poi se mai... se mai succedesse abbiamo nove mesi per abituarci all'idea, no?''

Lui ride scuotendo i ricci scuri.

''Sei pazza''

''Ah... tu no, vero?'' commento.

Lui alza un sopracciglio.

''Avremo un bimbo pazzo'' constata.

Sospiro.

''Si... mi sa che hai ragione. Pazienza'' dico con una finta aria afflitta.

Ci fermiamo e ci guardiamo negli occhi. Sorridiamo. Poi mi alzo sulle punte e lo bacio. Lui affonda una mano nei miei capelli rossi, l'altra la poggia sul moi fianco.

''Oh... merda'' commenta con un sussurro, sulle mie labbra.

Mi separo da lui e mi giro.

Click!

Qualcosa mi dice che domani saremo sulle copertine dei giornali di gossip più importanti... avevate dubbi?



NOTA: Ciao. Si, questa è la conclusione... mi verrebbe da dire "la fine" XD ma suona davvero male.
Ho riletto parecchie volte, ma non assicuro a nessuno di non aver fatto errori... non mi funziona la correzione automatica TT-TT
La battuta di Mika, quella: "sembro un pazzo maniaco uscito da un night club" non ho la più pallida idea da dove mi sia uscita, però è completamente folle e secondo a me si addice a Mika.
Nonostante tutto trovo che questo capitolo sia patetico :( non so perché... smentitemi, vi prego!!!

Grazie a tutti quelli che mi hanno sostenuta fino ad oggi, vi aspetto a "Sing for a Dream"

Valeria

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2516591