Together we're invincible

di Bluemuse_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Vestiti e Incontri ***
Capitolo 3: *** Déjà vu ***
Capitolo 4: *** Rivelazioni e magia ***
Capitolo 5: *** Paradisi e brutti sogni ***
Capitolo 6: *** Salvezza ***
Capitolo 7: *** Verità ***
Capitolo 8: *** Gelato e maratone ***
Capitolo 9: *** Imprevisti ***
Capitolo 10: *** Alle sorprese non c'è mai fine ***
Capitolo 11: *** Dolore ***
Capitolo 12: *** Come prima ***
Capitolo 13: *** Simply amazing ***
Capitolo 14: *** Atmosfera ***
Capitolo 15: *** Istinti ***
Capitolo 16: *** Concetti base ***
Capitolo 17: *** Piani ***
Capitolo 18: *** Foto ***
Capitolo 19: *** Esperimenti ***
Capitolo 20: *** Situazioni imbarazzanti ***
Capitolo 21: *** Mar ***
Capitolo 22: *** Scherzi del destino ***
Capitolo 23: *** Inganni ***
Capitolo 24: *** Chiarimenti ***
Capitolo 25: *** Nuovi arrivi ***
Capitolo 26: *** Strada ***
Capitolo 27: *** Indizi ***
Capitolo 28: *** Ultimo avviso ***
Capitolo 29: *** Un nuovo inizio? ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


TOGETHER WE’RE INVINCIBLE
Prologo
POV:HOPE
Avanzai un passo, poi un altro. Mi fermai e guardai attentamente davanti a me, in lontananza, alla ricerca di una macchia arancione passare veloce. Affrettai la camminata e finalmente arrivai a destinazione. Lasciai cadere la borsa sul marciapiede e mi strinsi nel cappotto leggero. Troppo leggero per questa stagione fredda e triste, mi aveva detto qualcuno un po’ di tempo fa. Diamine, quando imparerò a dare retta agli altri? L’aria gelata del mattino mi penetrava attraverso i vestiti facendomi battere i denti, il respiro mi si condensava in nuvolette di vapore che aleggiavano davanti ai miei occhi per qualche secondo per poi scomparire. Guardai distrattamente l’orologio appeso sopra la mia testa: erano le sette e quarantanove e il mio caffè non aveva ancora fatto effetto. Due fari dall’altra parte della strada mi accecarono e riconobbi il mio pullman. In orario come sempre, pensai ironica. Appena entrai, una folata di aria calda mi spazzò via tutto il freddo che avevo accumulato, facendomi sentire subito meglio. Vidi in lontananza una mia compagna di classe che mi salutò sbracciandosi. Accennai un segno con la testa, la mia mente era già altrove. Ero immersa nel mio fantastico mondo personale, la cui colonna portante era la musica che dalle cuffie mi fluiva nel cervello, riempiendolo di note colorate e leggere capaci di prenderti in mano il cuore e stritolartelo in una dolce agonia. Uh, da quando faccio questi pensieri profondi? Comunque la realtà mi richiamava sempre troppo presto, come in quel momento. Ero arrivata alla mia fermata: la scuola. Vi prego portatemi via da qui. Appena scesi dal mio solito mezzo arancione, il freddo mi riacciuffò con violenza. Attraversai di corsa il parcheggio davanti al grosso edificio giallo, passai la doppia porta d’ingresso e finalmente- se così si può dire- mi ritrovai nel noto atrio con l’albero di natale in un angolo e il profumo di brioches calde che arrivava dal bar. Mi sbrigai a salire le scale fino al terzo piano, perdendo quasi un polmone; alla prima ora avevo la Campana, la prof di matematica e dio solo sa quanto quella donna possa odiarmi.                         – Ancora in ritardo, signorina Claretti?- chiese la vecchia megera con aria stizzita. Prima o poi le sarebbe venuto un infarto, ne ero sicura.                     – Non è colpa mia, il pullman ha ritardato!- Fortunatamente mi lasciò stare, continuando con l’appello, anche se sapevo già che avrebbe trovato il modo per farmela pagare. Mi sedetti velocemente di fianco a Chiara, che mi lanciò un’occhiata come a dire: pronta per un’altra giornata sfiancante? a cui risposi sbuffando e scuotendo la testa. Ma chi me lo fa fare di venire a scuola? Ah già, è obbligatorio.
POV: NICOLAS
Arrivai al gate e controllai l’ora: era l’una in punto, avevo ancora una mezzoretta prima di partire. Mi cercai un posto libero dove sedermi e riguardai per la centesima volta il biglietto aereo. Destinazione: Milano Linate, da cui poi avrei dovuto prendere un autobus per arrivare a Monza. Guardai fuori dalle grandi vetrate, il sole di Tarragona spiccava alto nel cielo e riscaldava persino l’interno dell’aeroporto. Probabilmente era l’ultima volta che avrei visto la mia città natale, ma oltre alla malinconia per la partenza provavo anche una certa curiosità nei confronti della terra di mio padre, che fino ad allora non avevo mai visitato. Estrassi una foto sgualcita dalla tasca dei pantaloni che ritraeva una ragazza sorridente che fissava dritto nell’obiettivo. Non potei fare a meno di pensare alla signora Claretti, che tanto si era presa cura di me in quest’ultimo mese, accogliendomi in casa sua e offrendomi un posto dove stare. Ma non potevo rimanere con lei in eterno, così mi diede un indirizzo e una foto, assicurandomi che mi sarei trovato più che bene con sua nipote. L’altoparlante annunciò l’apertura del gate. È ora di partire. Dopo un respiro profondo, varcai la porta.
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ANGOLO AUTRICE:
Allooora, spero ci siano delle anime pie che leggeranno questa storia e, nel caso questo miracolo si avverasse, vi prego RIEMPITEMI DI INSULTI.
No, non sono masochista. Voglio solo migliorarmi e quindi tutte le critiche sono ben accette (naturalmente anche i commenti positivi)
Per ora vi saluto (si avete capito bene, dovrete subirvi degli altri capitoli, chiedo scusa in anticipo)
Ciao ciao <3

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Capitolo 2
*** Vestiti e Incontri ***


Cap 1
POV:HOPE
Finalmente le lezioni erano finite, stavo salendo sull’infernale mezzo di trasporto quando Chiara mi fermò, trattenendomi per un braccio.                                                   -Ehi Chiara,piano, così mi stritoli!-                                                                                          
 -Scusa, ma dato che ti conosco sono venuta a ricordarti che questo pomeriggio dobbiamo andare a prendere il vestito per la festa di natale- Oh cavolo, me n’ero completamente dimenticata! – Te lo eri scordato, vero?- alzò un sopracciglio, per poi alzare gli occhi al cielo. Mi conosceva troppo bene.
– Me lo ricordavo benissimo invece!- le feci una linguaccia e salii in fretta sull’autobus, mentre sentivo Chiara che mi urlava un “ma a chi la dai a bere!”. All’orario prestabilito ci incontrammo nel centro della città, girando vari negozi per trovare un abito adatto all’occasione. Fu solo verso sera che ci imbattemmo nel posto giusto: un vecchio magazzino in svendita grande come un capannone. Entrammo, ritrovandoci in un’unica grande sala addobbata con mobili in legno dall’apparenza antica, rischiarati dalla luce di due enormi lampadari vecchio stile, e tanti, tantissimi espositori di vestiti di ogni lunghezza,materiale e colore. Cercammo entrambe con cura l’abito che più ci si addiceva. Chiara lo trovò quasi subito: non troppo corto, di un bel rosso acceso che risaltava i suoi capelli nero pece. Per il mio ci volle più tempo, ma quando addocchiai una stoffa verde corsi subito nel camerino per provarmelo.
-Wow, Hope. Sono senza parole, questo vestito ti sta da dio!- mi guardai allo specchio, soddisfatta: era leggerissimo, di un verde smeraldo abbastanza scuro, con sottili spalline e una scollatura a cuore. Feci un rapido giro su me stessa, facendolo svolazzare al di sotto della cucitura dorata a ghirigori che lo stringeva in petto. Poi si riposò dolcemente poco sopra le ginocchia. Chiara mi scostò una ciocca rossa da davanti il viso, che ricadde a metà schiena, così da notare qualcosa di scuro.                       – Cos’hai sulla spalla? Sembra una macchiolina…-                                                              
 - Ma dove?-                                                                                                                                 
 - Qui, dietro la spalla sinistra. Sembra una voglia a forma di semicerchio!- Mi girai rapidamente verso lo specchio. Ero sicura di non averla mai avuta.                              -Magari non l’hai mai vista perché non c’era. Forse ti è venuta da poco-                      
- E’ impossibile, Chiara. Una voglia si ha dalla nascita, non ti spunta da un giorno all’altro!-                                                                                                                   -Beh allora chiedi a tuo padre no? E’ un medico, di sicuro sa cos’è- Sospirai, poco convinta. Quella cosa non era molto grande ma scurissima, troppo per essere una semplice voglia e aveva la forma perfetta di semicerchio se non per una gobbetta nella parte inferiore. Pagammo i vestiti e ci dividemmo per andare alle rispettive case.

POV:NICOLAS
Era da un po’ ormai che ero arrivato in questa nuova città e già mi ispirava un senso di tranquillità, senza sfociare però nella noia. Domani mattina mi sarei trasferito in quella casa e all’idea ero un tantino nervoso. Decisi di uscire a fare una passeggiata e prendere un po’ d’aria fresca, anche se erano quasi le otto di sera. Uscii dall’albergo e imboccai la prima strada che mi capitò, senza badare a dove stessi andando.

POV:HOPE
Arrivai davanti al cancello che conduceva alla piccola villetta. Oltrepassata quella massiccia struttura in ferro nero, si entrava in un grande giardino, attraversato da un sentierino di erba secca e sassi che si diramava in tre direzioni diverse. La prima, quella sulla sinistra, terminava dopo poco, dove c’era una piccola fontana di marmo bianco circondata da siepi e roseti. In quella stagione tuttavia l’acqua cristallina che di solito sgorgava da due fori era ghiacciata, creando una lastra simile a vetro,e le siepi erano prive di quei meravigliosi fiori che spuntavano in primavera. Un’altra diramazione portava invece sulla destra, inoltrandosi in una fitta vegetazione che in pochi sapevano nascondere un luogo tranquillo e pacifico, dove spesso mi rifugiavo per riflettere o riposarmi. Imboccai la strada centrale, che portava alla casa vera e propria. Non era grandissima, aveva solo tre stanze oltre che alla cucina,il bagno e il salotto. Aprii la porta di legno scuro ed entrai nell’atrio; come al solito ad attendermi non c’era nessuno se non il buio riecheggiante della villa deserta. Andai in cucina, lasciando il sacchetto con il vestito sul tavolo e sedendomi su una delle quattro sedie che gli erano accostate. Lo sguardo mi cadde su una foto incorniciata posta su un ripiano, di fianco a un vaso di fiori. I soggetti erano una bella ragazza dalla capigliatura ingarbugliata abbracciata ad un ragazzo castano con in mano un piccolo fagottino. Era una foto dei miei genitori sedici anni prima. Guardai con nostalgia quella giovane che sorrideva a trentadue denti. Come va,mamma? Un po’ di anni fa mia mamma mi era stata strappata da una malattia, non lasciandole via di scampo. Dopo quella disgrazia, mio padre si era chiuso in una tristezza e disperazione da cui non era più riuscito a uscire e che l’aveva costretto a buttarsi a capofitto nel lavoro, per cercare qualche distrazione, con l’unico risultato di non essere mai a casa e all’estero per quasi tutto l’anno. Ne ero contenta, per il poco tempo che ci vedevamo io e lui litigavamo soltanto. Lui mi gettava addosso tutto il suo rancore e io mi difendevo come potevo, arrivando a odiare quell’uomo troppo debole per reagire. Anche in questo momento non c’era, si trovava in Ungheria e non sapevo quando-e se- sarebbe tornato. Aprii il frigorifero, avevo talmente tanta fame che avrei mangiato anche le gambe del tavolo, ma naturalmente…vuoto! Imprecai. Ma perché ogni volta deve succedere così? Controllai l’ora sul telefono e notai che si avvicinava alla chiusura del supermercato. Cavolo, mi devo sbrigare se non voglio stare a digiuno. Salii velocemente le scale che portavano al piano di sopra e quindi alle camere, presi dei soldi da un barattolo in vetro ben nascosto e mi preparai a uscire. Da dove veniva quel denaro? Semplice, dall’ immensa fortuna che mia zia mi aveva lasciato per continuare a vivere, tra cui c’era anche quella casa. Uscii con il freddo che mi gelava le ossa e mi intorpidiva le dita; la sera era buia e un solo spicchio di luna illuminava il cielo. Entrata nel supermercato presi giusto il necessario per la cena-non avrei fatto in tempo altrimenti-e mi misi in coda alla cassa. Giusto il necessario aveva comunque occupato due sacchetti, che tenni in una mano sola mentre con l’altra rovistavo nella borsa per cercare le chiavi. Ma dove diavolo si sono cacciate? Mannaggia a quest- non feci in tempo a finire il mio pensiero che andai a sbattere contro qualcosa che mi fece cadere per terra, rovesciando il contenuto di un sacchetto. Alzai la testa per vedere cosa si fosse messo tra i piedi e rimasi di sasso. Davanti a me c’era un ragazzo che mi guardava preoccupato tendendomi la mano per aiutarmi. Ringraziai il buio che nascondeva il mio volto rosso come il sedere di un babbuino (sì, tendo a fare paragoni strani) e afferrai la sua mano per alzarmi.                                                      – Tutto bene? Vuoi che ti aiuti a tirare su le cose?-                                                            
 - N-no, grazie ce la faccio- raccolsi le ultime due mozzarelle – Scusami, ero distratta e…-
-Non fa niente, piuttosto ti sei fatta male?-
-No, è stata solo una piccola caduta! Ora devo andare, ciao!- scappai via come una pazza sclerata mentre il cuore cercava di uscirmi dal petto. Dio, si può essere così idiota, Hope? Mai che guardi dove vai! Bene ora ci si metteva pure la mia coscienza. Mangiai in fretta, andando subito a letto con ancora il ricordo confuso del ragazzo in mente.
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ANGOLO AUTRICE
Ok, lo so che speravate in qualche cataclisma universale che mi impedisse di aggiornare la storia, ma le vostre preghiere per il momento non sono state esaudite.
E quindi eccomi qui, con questo nuovo capitolo.
Come già detto mi interessano i vostri suggerimenti o commenti riguardo ai capitoli quindi:FATEVI AVANTI, NON ABBIATE PAURA!
Io vi saluto di nuovo e spero che abbiate la pazienza di leggere ancora <3

 

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Capitolo 3
*** Déjà vu ***


Cap 2: Déjà vu
POV:HOPE

Sbadigliai e mi stiracchiai un po’. Mi rigirai dall’altra parte del letto. Finalmente aprii un occhio, poi l’altro, lentamente. Guardai la sveglia blu posta sul comodino di fianco al letto: le cinque! Ancora una volta mi ero svegliata troppo presto. Mi capitava spesso ultimamente e il risultato era una stanchezza continua che mi portava ad avere un caratteraccio. Sospirando mi alzai per andare in bagno a controllare la condizione della mia faccia, che già sapevo facesse pena. Dio santo, vedendomi ti viene uno shock visivo, di quelli con cui una daltonica potrebbe anche guarire! Lo specchio mi rimandava un riflesso orribile: i lunghi capelli rossi erano tutti in disordine e pieni di nodi, gli occhi grigi sembravano quelli di un pesce lesso e la mia pelle-se possibile- era ancora più pallida del solito, risaltando le migliaia di lentiggini che avevo sparse sulle guance. A completare il quadro un bel paio di occhiaie, dovute alle poche ore di sonno. Tornai a letto, avvolgendomi nella coperta calda, ma per quanto tentassi non riuscivo più a riaddormentarmi. Guardai fuori dalla finestra, non si vedevano nuvole all’orizzonte. Magari oggi sarà una bella giornata. Mi rialzai, decisa a prepararmi e rasserenata per il pallido sole che forse sarebbe uscito.

POV:NICOLAS

Uscii dall’albergo, trovando subito il taxi che mi aspettava davanti all’ingresso. Salii in macchina e, dopo aver dato l’indirizzo al conducente, ripensai al bizzarro incontro di ieri sera. Non avevo dubbi, è lei. Certo non mi sarei aspettato di incontrarla per la prima volta così. Secondo il piano di sua zia, stamattina avrei lasciato le mie valigie in casa, per poi presentarmi a scuola alla seconda ora. La macchina si fermò bruscamente su un acciottolato, davanti a un imponente cancello nero. Eccoci. Guardai la villa in tutto il suo splendore. Non si può certo dire che non sia bella. È enorme! Estrassi dalla tasca dei jeans un mazzetto di chiavi e, dopo aver pagato la corsa, cominciai a incamminarmi verso quella che sarebbe stata la mia nuova casa.

POV:HOPE

Capii subito che c’era qualcosa di strano, non appena entrai a scuola. Ma che succede qui? Venni intercettata sulla porta da Chiara, che notai avere la stessa aria di tutti, quel giorno. Solo in quel momento la riconobbi: eccitazione.
  • Hope, Hope! Non indovinerai mai quello che sto per dirti!- di sicuro non esistevano ragazze più raggianti di lei.
  • Così mi incuriosisci..sputa il rospo!-
  • Sta per arrivare un ragazzo nuovo a scuola e indovina? Viene nella nostra classe!- ok ora la sua esaltazione stava superando ogni massimo limite. – Arriva dalla Spagna e sai che vuol dire vero?- mi lanciò un’occhiata ammiccante. Va bene, ammetto che ora mi stavo facendo prendere anche io dall’agitazione. Andiamo, tutti comincerebbero a farsi fantasie, no?
  • Si sa quando arriva?-
  • Alla seconda ora, sentendo le voci- Mi guardai in giro, nello sguardo delle ragazze c’era la stessa scintilla. Entrò la prof di italiano che mise fine alla nostra conversazione –Su ragazzi aprite il libro a pag…-
L’ora sembrava non passare più, un ragazzo venne chiamato alla lavagna mentre tutti erano intenti a guardare l’orologio sopra di lui.
Mancano due minuti: guardai in faccia Veronica, la più popolare (se capite quello che intendo), che sicuramente già pensava a come mettere le grinfie sul nuovo studente.
Manca un minuto: si sentì un sospiro da una delle sue tirapiedi/schiavette.
Mancano trenta secondi: io e Chiara ci scambiammo un’occhiata d’intesa.
Finalmente suonò la campanella e, puntuale come un orologio svizzero, la porta si spalancò facendo entrare il bidello.
  • Buongiorno, ragazzi! Vorrei presentare il nuovo studente, Nicolas..- di cognome Figo, immagino. -…che starà in questa classe per tutto l’anno scolastico-
Il ragazzo intanto era impegnato a parlare con la prof, che dopo averlo informato sulle cose basilari disse:”Bene, direi che potresti accomodarti nel banco di fianco alla finestra. Chiara vai gentilmente accanto a Mattia.” La mia amica si spostò, lanciandomi uno sguardo invidioso. Madò, se è un sogno non svegliatemi vi prego!
Guardai Nicolas incedere verso di me con passo elegante e sedersi. Aveva i capelli corvini, che risaltavano il verde -da togliere il fiato- degli occhi. La pelle era di quella sfumatura dorata tipica dei latini. Attraverso la maglia bianca si indovinavano quelli che dovevano essere addominali ben scolpiti e i jeans scuri gli fasciavano bene le gambe. Insomma, un’ Afrodite versione maschio. Tutti gli sguardi(invidiosi!) erano posati su di noi, mentre io non potevo fare a meno di osservarlo, con la netta sensazione di averlo già visto. Non dire sciocchezze, Hope. Uno così te lo saresti ricordato sicuramente!
  • Ciao, sono Nicolas. Piacere- mi tese la mano e così ricordai, come attraverso un déjà vu
  • Il tipo di ieri sera!- all’inizio parve non capire, ma poi un lampo di comprensione gli balenò negli occhi
  • La ragazza della spesa! Oggi niente sacchetti?- mi schernì ridendo
  • Ehi non è colpa mia se non ti ho visto-
  • Su, su calma. Non c’è bisogno di scaldarsi- aveva assunto un’aria strafottente che mi irritò. Cominciava a starmi sulle palle, questo tipo. Calò un silenzio tombale che durò per più di mezzora, fino a quando il mio nuovo compagno di banco non decise di romperlo, di punto in bianco, facendomi saltare sulla sedia.
  • Comunque non mi hai risposto-
  • Cosa?- chiesi con tono acido. Ok, vi avevo avvertito che quando non dormivo dopo avevo un caratteraccio.
  • Ti ho chiesto il tuo nome-
  • Non è vero!-
  • No, ma lo sto facendo ora- socchiusi gli occhi; mi stava mandando in confusione.
  • Hope, piacere- risposi sempre più infastidita. Mi girai dall’altra parte, improvvisamente catturata dalla stupenda struttura della finestra che avevo sul lato destro, decisa a finirla lì. Ma a quanto pareva, il mio amichetto non era della stessa idea.
  • Beh?-
  • Cosa vuoi ancora?!- parve ignorare il mio umore e continuò.
  • Non mi dici niente?-
  • E cosa ti dovrei dire, me lo spieghi?-
  • Non so, qualcosa su di te-
  • Sono Hope e sono in classe con te. Fine della storia- suonò la campana e teatralmente uscii dall’aula. Chiara -come pensavo- mi raggiunse subito, cominciando l’interrogatorio.
  • Allora? Com’è il tipo nuovo? Simpatico? Da vicino è ancora più bello?- dovette accorgersi della mia faccia, perché si fermò subito. –Che ti prende? Sembra che tu voglia spaccare il pavimento da quanto lo pesti forte!-
  • Ho passato l’ora più brutta della mia vita e d’ora in poi sarà così ogni giorno, capisci?- Ok, forse era un po’ melodrammatica la mia reazione, ma cavolo! Nessuno prende in giro la sottoscritta, nemmeno un dio sceso in terra!
  • Ma come! Tutte vorrebbero essere al tuo posto-
  • Guarda ve lo lascerei volentieri e senza pensarci due volte. È uno sbruffone!- Un noto e fastidioso trillo segnò la fine del breve intervallo, così tornammo in fretta in classe. Mi sedetti al mio banco senza far caso allo stuolo di galline che ne affollava metà.
  • Dai ragazze, è suonata la campana. Tornate nelle vostre classi, tanto io non mi muovo da qui- Purtroppo – Oh guarda chi si rivede! Scusa, non ti avevo notato, ero impegnato..-
  • Non ti preoccupare, ho visto come eri “impegnato”- sfoderai uno dei miei migliori sorrisi taglienti.
  • Non sarai gelosa, eh?- Per tutta risposta gli tirai uno schiaffo su quel bel visino, aggiungendo poi un “Oddio scusa! Mi è scivolata accidentalmente la mano, non ti avrò fatto male spero?”. Trattenni a stento le risate: gli avevo lasciato le cinque dita sulla guancia. Il ragazzo grugnì e non disse più niente per il resto della giornata.
                                             **********************
Uscii da scuola, andando alla fermata del pullman. Non appena si fermò davanti a me, con un fastidioso rumore di freni, salii e mi sedetti al mio solito posto. Accesi l’ ipod, ma non feci in tempo a far partire una canzone che le cuffie mi si tolsero dalle orecchie. Mi guardai incredula di fianco, notando solo ora Nicolas nel sedile accanto al mio che mi fissava. Oddio e ora che vuole questo?
  • Ecco perché non hai risposto al mio saluto- disse, giocherellando con le mie cuffiette bianche.
  • Non ti avrei salutato comunque- gliele strappai bruscamente dalle dita, rinfilandomele
  • Per caso hai qualcosa contro di me?-                                                                                                                                                                        Mi girai verso di lui, strabuzzando gli occhi e facendo una finta faccia sorpresa
  • Ma come ti viene in mente una cosa simile?-
  • Ah-ah, molto simpatica- Mi limitai ad alzare le sopracciglia e guardare fuori dal finestrino, attendendo impaziente che arrivasse la sua fermata. La mia era l’ultima e non c’erano altre case nei dintorni. Per questo mi preoccupai quando non lo vidi scendere neanche a quella subito prima. Cominciò a prendermi un senso di ansia che mi strinse lo stomaco in una morsa.
  • Non è che ti sei dimenticato qual è la tua fermata?-
  • Assolutamente. Sono sicuro che non è ancora passata, perché?- Lo guardai a bocca spalancata, non osavo pensare all’unica giustificazione che mi era venuta in mente. Andiamo, è impossibile. Vidi in lontananza il mio cancello, così mi sbrigai a schiacciare il pulsante arancione. Presi in fretta e furia la mia borsa, senza voler guardare se Nicolas mi stesse seguendo. Ma sentii i suoi passi sulla ghiaia dietro di me, e questo bastò a farmi raggelare il sangue. Mi girai di scatto, le mani che mi tremavano. – Senti, non puoi scendere qui. Devi per forza aver sbagliato, c’è solo casa mia nella zona-
  • Ooh, allora ecco chi sarà la mia nuova coinquilina!- Che cos’ha appena detto? Devo avere qualche disturbo alle orecchie.
  • Vuoi scherzare!- Fantastico, ora mi tremava pure la voce; dovevo essere proprio pietosa da vedere.
Ehi, non ti sconcentrare Hope! Questo qui dice di abitare con te!
Beh, chiamala sfortuna!
Oddio, non mi bastava una sola coscienza? Già non riesco a stare dietro ai miei, di pensieri…
  • Oh, no. È la pura verità-
Lo guardai con aria di sfida. –Provamelo-

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ANGOLO AUTRICE:
Ok, so cosa state pensando. Perchè questa qui la fanno ancora scrivere sul sito?
Coooomunque, venendo al capitolo, come vi è sembrato? Come al solito ripeto che mi fanno molto piacere i vostri commenti e quindi vi invito a dirmi che ne pensate ^.^
Saluto le povere anime che stanno leggendo questa storia, ci vediamo al prossimo capitolo <3

 

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Capitolo 4
*** Rivelazioni e magia ***


Dal capitolo precedente:
-Ooh, allora ecco chi sarà la mia nuova coinquilina!-
-Vuoi scherzare!-
-Oh,no. È la pura verità-
Lo guardai con aria di sfida.-Provamelo-
                                                                                 CAP.3: Rivelazioni e magia
POV:HOPE
 
Tirò fuori una lettera e me la porse. –Questa me l’ha data tua zia-
Presi quel pezzo di carta, cominciandolo a leggere, sempre più incredula. Era indirizzata a me e diceva espressamente che aveva mandato Nicolas alla villa perché ero l’unica parente rimasta di cui si fidasse. Aggiungeva poi di prendermi cura di lui, che mi avrebbe spiegato meglio tutto al suo arrivo. Alzai gli occhi dalla lettera, fissandolo. –E questo che significa?-
-Se mi fai entrare, ci sediamo e ti spiego tutto-
Mi arresi e insieme varcammo il cancello.
***************
-…tua zia attualmente vive in Spagna, per questo la conosco- cominciò Nicolas.
Eravamo in sala, io seduta su un divano bordeaux e lui sulla poltrona di fronte a me, di un verde bottiglia.
-E sentiamo, come sei arrivato a casa mia?-lo guardai in cagnesco.
-Se mi lasciassi parlare una buona volta! Dicevo..io e la mia famiglia eravamo molto amici di tua zia, ci frequentavamo spesso. Era come se fossimo parenti, capisci? Per questo..- prese un respiro profondo, per poi continuare a tono più basso-…quando i miei furono uccisi un mese fa e io rimasi solo, si offrì di tenermi a casa sua-
-I tuoi genitori sono morti un mese fa?- Oddio. Ero sconvolta, sapevo bene cosa si provasse nel perdere i genitori. In qualche modo sentii che mi stavo avvicinando a lui.
-Già..io ero a casa mentre loro quella sera erano usciti per andare a teatro. Quando stavano tornando, un folle ubriaco in macchina li investì, lasciandoli in mezzo alla strada in una pozza di sangue, senza avere il coraggio di chiamare anche solo un’ambulanza- Le sue parole erano cariche di amarezza;capii che la ferita era ancora aperta.
-Beh, tua zia mi prese in casa con se, ma non ci si stava bene in due. Così mi disse di avere una nipote in Italia che aveva una situazione simile alla mia. Era sicura che avresti capito.- L’ultima frase era..una supplica?
-Allora perché ieri sera non sei venuto direttamente qui?-
-Me l’ha detto lei. Pensava che sarebbe stato meglio se mi avessi conosciuto prima in classe, per rimandare la sorpresa a dopo aver fatto amicizia-
-Quindi tu per tutto questo tempo sapevi che sarei stata la tua coinquilina e non mi hai detto niente, prendendoti gioco di me alle spalle!- Avete presente quando ho detto che mi stavo avvicinando a lui? Beh mi rimangio tutto!
-Ehi,ehi calma! Non mi sono mai preso gioco di te, ho semplicemente seguito le istruzioni di tua zia-
Ci guardammo per un po’, in silenzio. Va bene, ora mi sono definitivamente rassegnata. Sbuffai. –Immagino di non poter dire nulla allora- Ehi, aspetta.-Ma la tua roba dov’è?-
-Ho portato tutto qua stamattina dall’hotel dove ho passato la notte. Per questo sono arrivato alla seconda ora- disse con molta naturalezza, tirando fuori un mazzetto di chiavi dalla tasca. Quindi la cara zietta gli ha dato le chiavi di casa. Dovevo aspettarmelo.
-Ok, non so tu ma io mangio- mi diressi in cucina, mentre Nicolas mi seguiva.
Tanto vale cercare di andare d’accordo no? Stringi i denti e sii carina!
-Hai già messo via tutto o hai bisogno di una mano?-
-No, ho mollato tutto in camera mia, altrimenti non facevo in tempo ad arrivare a scuola- Ma senti questo, “camera mia”, spero per lui che non abbia avuto la felice idea di prendersi la mia.
-Vuoi che ti aiuti?- Dovrebbero darmi un premio per la pazienza! Cercai una mela nel cesto di vimini posto al centro del tavolo.
-In effetti…mi servirebbe un aiutino- di nuovo quello sguardo ammiccante. Ma stavolta non l’avrebbe passata liscia. Gli lanciai addosso la mela, centrandolo in fronte e lasciandogli un segno viola. Ok, forse il premio non me lo merito. Scoppiai a ridere vedendo la sua faccia sorpresa e dopo poco si aggiunse anche lui, con una risata che superava ogni canto angelico mai sentito. Ehi,Hope! Che cavolo pensi! Non appena finimmo di spiluccare qualcosa dal frigo, salimmo le scale di legno, io in testa, anche se probabilmente Nicolas sapeva già la strada. Il piano superiore era occupato da un unico lungo corridoio, rischiarato da potenti lampade da muro, su cui si affacciavano tre porte. La prima era quella della mia stanza, mentre la seconda era quella del mio nuovo coinquilino. Dio,non mi sono ancora abituata all’idea. L’ultima, infine, era quella dei miei genitori ma ormai,da anni, nessuno ci metteva più piede. Entrammo in quella di mezzo. La camera aveva le pareti tinteggiate di un azzurro pallido, riposante, che con la luce che penetrava dalla grande finestra-posta al centro del muro di fronte alla porta- sembrava schiarirsi ancora di più, diventando quasi bianco. Davanti alla finestra c’era un tavolino basso, fiancheggiato da due sedie dall’aria abbastanza stabile. Sulla parete di sinistra era appoggiato un grande armadio molto capiente. Un’anta era semiaperta, mostrando i pochi vestiti che Nicolas ci aveva messo fino a quel momento. Accanto all’armadio c’era una struttura a ripiani su cui c’erano libri, cd e tante piccole statuine –indiane penso- dalla forma insolita e elaborata. Ma più di tutti spiccava l’enorme baldacchino che capeggiava sulla destra. La struttura era in ferro nero, molto sottile e con una linea sinuosa, mentre le cortine erano di una stoffa leggera e aranciata, quasi trasparente. Era identico a quello che c’era in camera mia, se non per le tende –le mie erano azzurre- e nella struttura, che nel mio caso presentava dei fregi nella parte superiore.
-Sei rimasta incantata dalla mia camera,vero?- mi chiese ironico. Ma che è scemo, questo?
-E perché dovrei? È quasi uguale alla mia, anzi, la mia è più bella!- Va bene, lo ammetto. Livello: prima elementare.
-Ah davvero? Perché non me la fai vedere allora?-
-Perchè....-
-Non nasconderai qualcosa,vero?-
-No, ovvio, solo che…-
-Eddai su, è solo una camera!- cercai di ribattere ma si era già dileguato ed era entrato nella mia stanza.
-Almeno aspettami!- gli corsi dietro urlando, ma appena vidi la sua faccia rimandai giù tutti gli insulti che mi erano saliti sulle labbra. È..sorpreso? –Che ti prende? Perché quella faccia?-
-E’ solo che..voglio dire..wow- lo scrutai attentamente, per cercare sul suo viso qualche traccia di scherno, ma non vidi altro che ammirazione.
-Non credevo avresti reagito così. Insomma, è solo una camera no?-
-No..cioè, sì ma..non so come spiegarlo. Ha qualcosa di magico, ecco tutto-
Ok, ora si che sono sbalordita. La verità è che avevo pensato proprio a dare quell’effetto nel momento di decorarla. Volevo che chiunque entrasse lì, si lasciasse tutto il mondo alle spalle e si ritrovasse in un luogo di spensieratezza dove poter smettere di pensare a tutti i problemi della vita. Non pensavo di esserci riuscita. O almeno, con me funzionava. Ogni volta che litigavo con mio padre mi rintanavo subito lì, sfuggendo alla tristezza che mi attanagliava, ma non pensavo che a un estraneo potesse fare lo stesso effetto. Era a pianta quadrata, così come quella di Nicolas, ma le pareti erano bianche, non azzurre. Anche io avevo una grossa finestra di fronte alla porta, ma più grande e a bovindo, che si affacciava sul magnifico giardino sottostante. L’armadio era sempre a quattro ante ma blu, e i ripiani di fianco erano zeppi di libri e fotografie. Sulla destra c’era il baldacchino azzurro, che in quel momento aveva le tende chiuse. Di fianco ad esso c’era un comodino in legno, a cui era accostata una sedia su cui c’era una felpa grigia. Sul soffitto un grosso lampadario con cristalli trasparenti, che riflettevano la luce come diamanti, donava al tutto un’atmosfera speciale, così come le migliaia di stelline fluorescenti attaccate nello spazio restante. Ma non era nell’arredamento in sé che quella stanza era sognante. Era per la disposizione di ogni singolo libro, per quelle stelle che al buio illuminavano a giorno, era per i cristalli del lampadario che tremolavano al vento. Era per il baldacchino che riportava all’epoca dei castelli, per il profumo di fiori di campo che aleggiava nella stanza. Era per il bovindo, simile ad un pensatoio, dove ci si sedeva quando si voleva stare soli, a crogiolarsi nei propri pensieri. Un posto che parlava di nostalgia, dove ci si poteva rintanare per ammirare la meraviglia della natura. Un posto per le persone come me, che hanno sempre un tocco di malinconia nello sguardo, che passano tutto il tempo a sognare. Era l’insieme di tutti questi elementi a renderla così speciale. E finalmente avevo qualcuno con cui condividerla.
-Perché non mi ci volevi far entrare?-
-Non è che non volevo, solo che nessuno è mai entrato qui dentro, a malapena i miei genitori. Mi sembrava strano che tu la vedessi.-
-Capito. Beh comunque hai ragione. È stupenda- mi sorrise. Rimasi un po’ interdetta, ci pensai un po’ su e alla fine dissi: -Sai, sto cominciando a rivalutarti. Forse non sei così male come pensavo- Ora ti metti pure ad arrossire, Hope? Ripigliati, su!
-Oh la dea della morte mi ha dato un’altra chance!- scherzò lui, e ci mettemmo a ridere.
-Non farmi ridere, che ti odio!-
-Ecco la Hope che conosco!- cominciammo a ridere di nuovo, fino alle lacrime.
Va bene, va bene. Lo ammetto. Forse comincia a starmi simpatico. Ma non mi illuderei troppo se fossi in voi.
-Ora direi di cominciare ciò per cui siamo saliti. Al lavoro!-   
-------
ANGOLO AUTRICE:
Eh già, sono ancora qua. Purtroppo per voi ho pubblicato un nuovo capitolo (sorry!)
Cosa ne pensate? Non penso di dover ripetere che mi fanno piacere le vostre opinioni e quindi di recensire :)
Nel prossimo capitolo ci sarà un colpo di scena...quale? leggere per scoprirlo!
Ora vi lascio (lo so che state esultando)
ciao ciao <3

 

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Capitolo 5
*** Paradisi e brutti sogni ***


CAP. 4: PARADISI E BRUTTI SOGNI
POV: HOPE

 Trascorremmo il pomeriggio sistemando tutta la roba in camera di Nicolas, arrivando a sera stanchi morti e sudati.
-Vuoi andare prima tu a farti la doccia?- gli chiesi con pazienza, buttando uno scatolone vuoto. L’ultimo, per fortuna.
-Se per te non è un problema..-
-No, non ti preoccupare. Ah vieni, ti faccio vedere dove sono gli asciugamani- lo condussi in salotto, dove c’era la porta del bagno. Era sistemata tra due librerie alte quasi fino al soffitto e, di fronte, era come osservata da un divanetto. Entrammo in bagno, dove aprii un armadietto contenente diversi asciugamani . –Ecco, qui c’è tutto- gliene posai due in mano. –E vedi di sbrigarti, che non voglio marcire ad aspettarti sul divano, ok?- dissi scherzando mentre uscivo.
-Agli ordini capo!- si chiuse la porta dietro le spalle. Salii in camera mia, prendendo un cambio-optai per il mio comodissimo pigiama grigio- e scesi, accoccolandomi sul divano, aspettando.

POV:NICOLAS

Mi spogliai in fretta, abbandonando i vestiti sul tappetino vicino alla vasca. Ho proprio bisogno di un bagno caldo. Aprii il getto bollente, che generò tantissimo vapore e appannò i vetri. Mi posizionai sotto l’acqua, che con il suo calore mi scioglieva i nervi e leniva la stanchezza. Dopo essermi passato il sapone su tutto il corpo e aver risciacquato, mi decisi a togliere il tappo della vasca e uscire. Mi misi una tovaglia in vita, aprendo la porta. Sei incorreggibile, Hope. Mi avvicinai alla ragazza addormentata sul divano, cercando di destarla delicatamente.

POV:HOPE

Mi trovavo in un campo. Uno di quelli con l’erba verde smeraldo e tanti fiori colorati, che vivacizzavano la collinetta su cui ero seduta. In lontananza si vedevano dei ciliegi in fiore, i cui petali rosa tenue venivano trasportati dalla dolce brezza che mi solleticava il collo nudo. All’improvviso un’ondata di paradisiaco profumo al cocco mi investì mentre una voce dall’alto mi chiamava. –Hope- Di chi è questa voce soave che accarezza così il mio nome? In un batter d’occhio tutto cominciò a farsi più confuso, trasportandola via da quel luogo magnifico. No, no! Chi mi sta strappando da questo paradiso? Aprii gli occhi, trovandomi davanti Nicolas che mi toccava una spalla. E figurati se non era lui il guastafeste! Sbattei velocemente le palpebre, cercando di riacquistare lucidità. Quando fui completamente sveglia notai due particolari: primo, Nicolas mi era appiccicato e indossava solo un asciugamano, mostrando in bella vista gli addominali. Secondo, il profumo al cocco proveniva da lui. Giuro che se mi ha finito il sapone al cocco lo uccido.
-Finalmente ti sei svegliata!-
-Da quanto dormivo?-
-Non da molto, penso. E comunque il bagno è libero- così dicendo se ne andò in camera sua. Entrai nella piccola stanza, che aveva tutti i vetri appannati per il vapore. Il calore era appiccicoso, quindi mi svestii in fretta e mi immersi nell’acqua piena di bolle e schiuma. Gli è andata bene, stavolta. Mi presi molto tempo per me, sfregandomi la pelle con la spugna fino a farla diventare rossa, per mandare via tutto lo sporco e il sudore. Restai ammollo per più di un quarto d’ora, godendomi l’acqua calda, poi finalmente decisi di uscire. Mi misi il pigiama morbidoso- dei semplici pantaloni grigi con una maglietta colorata- e aprii la porta, facendo entrare un po’ d’aria fresca in bagno. Un forte odore di cibo mi riempì il naso, facendomi venire l’acquolina in bocca. Andai a indagare e quando arrivai in cucina vidi Nicolas che, proprio in quel momento, stava servendo a tavola dei piatti fumanti. Ok, se questa roba è buona hai un punto a tuo favore.
-Ce l’hai fatta a uscire dal bagno, pensavo fossi affogata!- dovette accorgersi della mia faccia stupita perché disse: -Beh? Credevi che non sapessi cucinare?-
-In effetti..-stavo già cominciando a gustare quei deliziosi tortellini. Anche se mi costa ammetterlo, Nico: 1. –Sono squisiti!-
Li divorammo in un attimo, il lavoro del pomeriggio ci aveva sfiniti. Riuscivo a malapena a tenere gli occhi aperti e notai che anche Nicolas sbadigliava di continuo.
-Io vado a dormire, altrimenti mi addormento sul piatto- mi alzai e lui mi seguì a ruota.
-Già, anche io. Sono esausto!- salimmo le scale, ritrovandoci davanti alle due porte.
-Allora buonanotte- ehi perché all’improvviso sono imbarazzata?
-Buonanotte, Hope- si avvicinò, schioccandomi un bacio sulla guancia, per poi andarsene con il suo solito sguardo ammiccante, mentre io rimanevo lì imbambolata, arrossendo violentemente. Finalmente riacquistai il controllo sulle mie gambe ed entrai in camera mia borbottando tra me e me.

***********
Quella notte non riuscii a dormire, per i soliti incubi che mi infestavano la mente e che la mattina non riuscivo a ricordare. Mi svegliai per la terza volta ansimando, con i capelli appiccicati alla fronte per il sudore. Guardai la sveglia e notai che come al solito mi ero svegliata all’alba. Mi alzai, decisa a sciacquarmi la faccia e mangiare qualcosa, nonostante fossero le cinque. Andai in bagno, ad accogliermi il solito riflesso osceno. Stavo per aprire il rubinetto quando un rumore mi bloccò. Proveniva dalla cucina. Un ladro? Mi guardai intorno circospetta, mentre andavo verso la sala da pranzo. Calmati Hope. Non ti succederà niente, mi dissi cercando di calmare i battiti. Ci sono quasi. Avevo la pelle d’oca e continuavo a essere percorsa da brividi lungo la schiena. Ripassai mentalmente tutte le mosse di karate che avevo visto in alcuni film d’azione, pronta a difendermi. Mi sporsi un po’ dalla porta e vidi la sagoma scura di un uomo di spalle. Contai fino a tre, feci un respiro profondo e mi avventai su di lui. Gli fiondai addosso, gettandolo a terra e colpendogli ripetitivamente la schiena con dei colpi incerti, mentre l’altro si dibatteva e gemeva sotto di me. Cercai un oggetto per colpirlo alla testa e, trovando solo una piccola padella, la agguantai a due mani pronta a sferrare un altro attacco. Girai la testa del ladro pronta all’azione e mi bloccai di colpo. L’arma mi cadde, facendo un fracasso indescrivibile. La bocca spalancata dimostrava la mia sorpresa. L’uomo sotto di me non era un ladro. Era mio padre. 
------
ANGOLO AUTRICE:
TADADADAAAAN!
ecco che entra in scena il padre! Come andrà a finire? MAH ;)
ringrazio sempre tutti quelli che hanno letto la storia fino a qua, quelli che l'hanno messa tra le seguite, preferite e da ricordare.
PER FAVORE RECENSITE così posso avere un parere su come sta andando :)
Alla prossima <3

 

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Capitolo 6
*** Salvezza ***


Dal capitolo precedente:
Girai la testa del ladro pronta all’azione e mi bloccai di colpo. L’arma mi cadde, facendo un fracasso indescrivibile. La bocca spalancata dimostrava la mia sorpresa. L’uomo sotto di me non era un ladro. Era mio padre. 
CAP: 5
 
POV:HOPE
 
-Papà?!- chiesi incredula guardando quel signore sdraiato sul pavimento. Non era cambiato dall’ultima volta che l’avevo visto: occhi marroni e capelli dello stesso colore, fisico robusto e non un gigante in altezza.
-Hope, ma che diamine..-
-Scusa avevo sentito un rumore..pesavo fossi un ladro-
-Si ma ora fammi alzare però!-
-Scusami, davvero non..- ero mortificata, in più vedevo che mio padre si stava innervosendo e non avevo voglia di litigare con lui a quell’ora.
-Si,si. Lascia perdere- disse lapidario. Sapevo cosa sarebbe successo di lì a poco. L’aria era già tesa e sicuramente tra non molto tempo avrei detto qualcosa, lui avrebbe compiuto un gesto e sarebbe scoppiata la scintilla. Avremmo cominciato a urlarci addosso, e dio solo sa quanto saremmo andati avanti. Da un po’ di anni a questa parte ormai succedeva e ci avevo fatto l’abitudine.
-Mi vuoi dire perché sei qui alle cinque di mattina? Mi hai fatto prendere un colpo!-
-L’aereo per tornare in Italia oggi c’era solo a quest’ora- No aspetta,cosa? Questo torna a casa dopo un anno quasi che non si fa vedere e non mi invia neanche un messaggio?
-Perché non mi hai avvisato prima?- ora sì che la rabbia montava anche a me.
-Ti devo rendere partecipe di tutto quello che faccio, per caso?-
-Non so, vedi te, sono tua figlia!-
-E con questo? Dovrei aggiornarti su ogni cosa?- No ma stiamo scherzando!
- E’ quello che fa che fa un padre responsabile con una famiglia che lo aspetta- ecco, stavamo litigando di nuovo. Come ogni santa volta.
-Ah e quindi tu saresti la mia famiglia.-
-Vuoi metterlo in dubbio?-
-Bella famiglia che mi ritrovo: una piccola sgualdrinella che si crede chissà chi!-
Il primo pugno mi arrivò senza che me ne accorgessi. Mi schiantò al muro, alzando una mano pronto a tirarmi un altro schiaffo, mentre con l’altra mi teneva per la gola con le spalle alla parete. Avevo le guancie rigate di lacrime, sia per la paura che per il dolore: mi stava quasi soffocando. Mi arrivò il secondo colpo, così forte che mi mozzò il fiato e mi fece sbattere la testa contro la superficie dura dietro di me, appannandomi la vista. Caddi in ginocchio, le mani strette sulla guancia viola mentre cercavo a fatica di respirare e di recuperare la vista. La testa mi batteva come se fosse colpita a ripetizione da un martello e le lacrime non smettevano di scendermi sul viso. In quel momento entrò Nicolas, che dopo avermi vista accasciata per terra quasi priva di sensi, si avventò su quell’uomo. Guardavo la scena senza aprir bocca, il ragazzo per fortuna stava avendo la meglio. A un certo punto si fermò, girandosi verso di me. Mi si avvicinò, sollevandomi delicatamente per poi prendermi in braccio. Ce ne stavamo andando via quando mio padre disse: -Sono venuto a prendere una cosa e poi non mi vedrai più. Mai più-
Mi voltai a guardarlo con sdegno, gli occhi che mi bruciavano per il pianto. –Era ora- fu l’unica cosa che dissi.
 
POV:NICOLAS
 
Ero in sala, seduto sulla poltrona verde che neanche ventiquattro ore prima avevo occupato mentre raccontavo a Hope il perché della mia improvvisa apparizione. L’avevo portata in braccio fino alla sua camera, dove l’avevo adagiata sul letto con più delicatezza possibile. Ripensai a ciò che era successo poco prima, ancora incredulo. Mi svegliai, colpito dal frastuono che arrivava dalla cucina. Scesi velocemente le scale in legno e lo spettacolo che mi si parò davanti era l’ultimo che avrei mai pensato di vedere. Hope quasi senza sensi per terra, il viso viola per dei lividi che stavano per formarsi sulle sue guancie, rigate di lacrime. La sovrastava un uomo che- senza dubbio- doveva essere suo padre, con il pugno carico per un altro colpo. Persi completamente la mia lucidità, scagliandomi addosso alla persona che era stata capace di compiere una simile violenza. Mi avventavo su di lui senza far caso minimamente ai graffi che ricevevo, al labbro che mi si spaccava. L’unica cosa a cui pensavo era di ripagare quell’uomo per tutto il dolore che aveva recato a sua figlia. Mi fermai solo quando vidi che era inerme sotto di me, finalmente arreso. Guardai Hope, ancora scossa per tutto ciò di cui era stata vittima. I suoi occhi stupendi, che di solito erano irruenti e passionali come il mare in tempesta di cui portavano il colore, erano spenti, vacui. Mi avvicinai a lei, prendendola con un braccio sotto le ginocchia e con l’altro dietro la schiena e trascinandola via da quel luogo intriso di violenza. Salii le scale cercando di farla ondeggiare il meno possibile e, una volta arrivati in camera sua, la depositai sul baldacchino, mentre lei era ancora immobile e silenziosa. Le tirai su le coperte e uscii.
 
POV:HOPE
 
Odiavo essere debole. Non sopportavo l’idea di soccombere al potere degli altri e, sinceramente, non capivo come molta gente riuscisse ad abituarsene. Venire privati della libertà, era una delle cose che più mi facevano imbestialire. Ed ora eccomi qui, buttata su un letto e svuotata dentro. Avevo già litigato innumerevoli volta con mio padre, ma mai – e dico mai- aveva osato alzare le mani su di me. Lo odiavo, e non c’erano dubbi su questo. Ma allora perché queste lacrime non la smettono  di scendermi? Lo odiavo, dal profondo del mio animo, e non lo dicevo tanto per dire. Non dovrei piangere per un uomo così schifoso. Lo odiavo, eppure provavo un dolore dentro che mi lacerava il cuore, lo infilzava con la forza di tanti piccoli aghi e lo calpestava senza riguardo. Non dovrei soffrire per lui. E invece eccomi lì, che ogni secondo che passava piangevo più intensamente. Ogni secondo che passava il mio corpo era scosso più violentemente dai singhiozzi, che mi mozzavano il respiro ogni volta che cercavo di trattenerli. Ogni secondo che passava i capelli mi si imbrattavano di lacrime, la testa mi girava di più. Non so quanto passò prima che finalmente riuscii a calmarmi, rimanendo stesa sul materasso come una carcassa senza vita. Ero sdraiata sul letto, a fissare immobile la parte superiore del baldacchino, avvolta nel buio. La mia testa, non era mai stata così vuota.
 
POV:NICOLAS
 
Aspettai un po’, prima di decidermi ad andare in camera a vedere come stava. Non ne avevo il coraggio, in realtà. Perché sapevo che l’avrei trovata ancora immobile, nella stessa identica posizione in cui l’avevo lasciata, e mi sarei sentito inutile, più di quanto non pensassi già, perché incapace di tirarla su di morale. Salii nuovamente le scale, strascicando i piedi, fino a fermarmi davanti alla sua porta. Sospirai, sapendo già cosa avrei visto. Aprii lentamente la porta, con la vana speranza che si fosse ripresa. Ma vidi con tristezza che era ancora lì, a fissare con lo sguardo perso nel vuoto il baldacchino sopra di lei. Nel buio intravedevo il luccichio di qualche lacrima seccata ancora sul suo viso. Gemetti, non ce la facevo proprio a vederla in quello stato. Lei, che era sempre allegra e metteva tutta sé stessa in quello che faceva; che quando litigava con me non riusciva a celare lo splendido sorriso che le spuntava a tradimento. Lei, sempre arsa dentro da un fuoco, ora era spenta, smorzata. Mi avvicinai al letto.
-Come va? Ti senti un po’ meglio?-
Nessuna risposta.
-Hope?-
Di nuovo mi rispose il silenzio. Mi sporsi verso di lei, sedendomi vicino al suo corpo abbandonato sul materasso.
-Ehi, Hope. Prima o poi ti dovrai alzare da questo letto-
Di nuovo non ricevetti risposta. Mi disperai mentalmente per la mia inutilità un’altra volta mentre, sospirando, mi girai per uscire da quella camera buia. Una debole stretta al polso, però, mi fermò, facendomi voltare.
-Resti qui con me per un po’?- era un sussurro, quasi impercettibile. Un guizzo di gioia folle mi percorse il corpo, attivandomi. Finalmente potevo fare qualcosa.
-Certo- sorrisi, stendendomi di fianco a lei.
Rimanemmo in quella posizione, in silenzio, fino a quando non si girò verso di me, guardandomi per la prima volta.
-Grazie, Nicolas-
-Di nulla, dolcezza- le depositai un leggero bacio sulla fronte, facendola poi alzare insieme a me. -Ora però scendi, che ti preparo un pranzo degno di Gordon Ramsay!-
La presi per mano, accompagnandola in cucina e facendola sedere a tavola mentre io cominciavo a preparare da mangiare. Mentre rovistavo in cerca di una pentola pulita, lo sguardo mi cadde su un sacchetto argentato.
-E questo cos’è?- chiesi sollevando un vestito verde.
-L’abito per la festa di Natale…-
-Ci sarà una festa di Natale? Del tipo che si vedono nei film americani?- ero abbastanza perplesso. Non esistevano solo negli stati uniti?
-Proprio così- annuì col capo.
-Ma bisogna andarci accompagnati?-
-esatto-
-Pensavo che in Italia non esistessero cose come balli di fine anno eccetera-
-Infatti è il primo anno che succede-
-Capito. Comunque è pronto!- dissi soddisfatto
-Cosa propone oggi la casa?- chiese lei scherzosamente
-Lo chef ha preparato, solo per questa occasione speciale, una calda omelette accompagnata da carne e insalata di lattuga e pomodori!- risposi, stando al gioco.
La guardai mentre si gustava con aria felice ciò che avevo cucinato, sentendomi finalmente pacificato. Ero riuscito a farla stare meglio.
 
POV:HOPE
 
Il pomeriggio trascorse lento, e la sera arrivò pigra. Ero uscita a fare la spesa, lasciando Nicolas a mettere un po’ di ordine in casa. Quando tornai, subito dopo aver lasciato le borse del supermercato sul tavolo, passai per il soggiorno decisa ad andare in bagno per lavarmi. Non sentendo il getto dell’acqua, dedussi che Nicolas fosse in camera sua e così aprii la porta. Restai a bocca spalancata. Sia per la sorpresa che per la stupenda vista, lo ammetto. Mi trovai di fronte il ragazzo appena uscito dalla vasca e completamente nudo se non per l’asciugamano in vita. La sua pelle bronzea era cosparsa di piccole goccioline trasparenti che la facevano brillare, mentre il mio sguardo stava contemplando l’addome muscoloso e la stupenda V che…
-Madonna Hope! Mi hai fatto prendere un colpo-
-Oddio scusa! La porta non era chiusa a chiave e..ehm…non ho sentito i-il rumore dell’acqua e..- arrossii fino alla punta dei capelli (se si può dire così, dato che sono già rossa di mio), mentre cercavo una spiegazione.
-Non ti preoccupare, dai. Non è successo niente- mi rassicurò.
-Okay..scusa ancora-
Mi girai l’ultima volta per scusarmi, quando notai qualcosa di strano sul suo petto.
-Ehi, un momento…cos’è quella macchia che hai lì?-
-Quale macchia?- mi chiese sconcertato. Gli toccai con un dito il punto sul petto in cui la sua pelle si schiariva, diventando bianca. –Questa qui-
Si voltò verso lo specchio, notandola. –Che strano..non mi sembra di averla mai avuta.-spalancai gli occhi.  Oh, cazzo. Scusate la finezza, ma questa scena mi è fin troppo familiare. Ripensai a quel giorno, nel camerino con Chiara.
-Sei sicurissimo di non averla mai vista? Possibile che…-
-Possibile cosa?-
-No, sarebbe una coincidenza troppo assurda..-
Mi afferrò per le spalle, fissando i suoi smeraldi nei miei occhi. –Hope, mi vuoi dire di cosa stai parlando?-
-Il fatto è che due giorni fa, mentre compravo il vestito verde, Chiara mi ha visto una macchia nera dietro la spalla. Era similissima ad una voglia, eppure ero sicura di non averla mai avuta prima di allora-
-E...?-
-Ed era uguale alla tua, ma nera e girata al contrario-   
--------
ANGOLO AUTRICE:
Allora? come sta andando? in questo capitolo si ha un colpo di scena non da poco per i nostri due protagonisti! Come andrà a finire? come al solito leggere per scoprirlo ^.^
Spero vi stia piacendo e come al solito vi chiedo di recensire, se avete consigli e suggerimenti (e perchè no anche complimenti magari ;)

Vi lascio per ora, ciao ciao <3

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Capitolo 7
*** Verità ***


CAP 6
 
POV:HOPE
 
Mi girai di spalle, abbassandomi il colletto della camicia che indossavo per fargli vedere la mia macchia. Certo se in questo momento fossi tu ad abbassarmi la…Ma che cavolo stai pensando! Da quando fai questi pensieri da pervertita?
Nicolas mi si avvicinò toccando leggermente la mia spalla sinistra con un dito.
-In effetti è veramente una stranissima coincidenza-
-Che cosa potrebbe essere?-
-Non ne ho la più pallida idea- mi rispose sconcertato. Presi un respiro profondo. Per quel giorno di emozioni ne avevo vissute anche troppe. Ci mancava solo questa macchia strana ora. I miei pensieri furono interrotti dalla nota suoneria del mio telefono (you won’t get much closer until you sacrifice it all, all…). Guardai la schermata: Chiara. Oddio mi sono dimenticata di dirle che oggi non andavo a scuola! Risposi a quello che doveva essere il suo terzo squillo.
-Pronto, Chiara?-
-Hope! Cominciavo a preoccuparmi, dov’eri finita? Di solito mi avverti subito quando…-
-Si, lo so. Scusa, davvero!-
-Va beh dai, comunque non sai che ti sei persa oggi a scuola!-
-Racconta, racconta- questa ragazza è sempre al settimo cielo, non c’è che dire.
- Parto dicendo che oggi non avresti dovuto sopportare il tuo compagno di banco,  perché non c’era-
-Ah, davvero?- cercai di usare il tono più sorpreso che fossi in grado di fare. Naturalmente non le avrei mai detto che il ragazzo in questione era il mio nuovo coinquilino. Notai che Nicolas mi guardava con aria divertita, e per tutta risposta gli feci una linguaccia.
-Già..peccato. Comunque la notizia bomba è che faremo una gita la settimana prossima! È stato deciso all’ultimo momento, ma fortunatamente la Campana ha trovato un’offerta per due giorni a Roma e si è prenotata come accompagnatrice-
I miei pensieri che già stavano vagando dal pantheon agli archi di trionfo si frantumarono all’istante. Ma perché, perché tra tutti i professori disponibili mi doveva capitare quella vecchia zitella acida? Parlammo ancora per dieci minuti, finchè la mia amica non si decise ad attaccare.
-Devo ripetere o hai sentito quello che ha detto Chiara?-
-Come potevo non sentire, urlava talmente tanto!- fece una finta faccia esasperata, poi continuò: -E cosa voleva dire con “oggi non avresti dovuto sopportare il tuo compagno di banco”?- alzò un sopracciglio, assumendo un’espressione davvero sex..Basta fare questi pensieri! Solo perché ce l’hai di fronte mezzo nudo non vuol dire che..-Oddio ma tu sei ancora bagnato! Ti devi asciugare se non vuoi prenderti la febbre- mi avvicinai all’armadietto degli asciugamani, ma la sua presa ferrea sul braccio mi bloccò.
-Prima rispondi alla mia domanda- mi girai a guardarlo. I suoi occhi si erano induriti, il verde sembrava nero. Ma che gli prende?
-Cos’è, una minaccia?-
-No, solo una semplice domanda- la sua voce era roca, cosa che in un’altra situazione mi avrebbe sicuramente attratta. Ora mi faceva solo paura.
-Significa quello che hai capito- da dove mi uscisse tutto quel coraggio di rispondergli così non saprei proprio. Perché non me ne sto mai zitta? Imprecai mentalmente, prima di tornare a guardarlo. I suoi occhi erano ancora più duri di prima, se possibile. Cominciò ad avanzare verso di me, tenendo sempre lo sguardo fisso sulla mia figura, mentre io a ogni suo passo indietreggiavo. Un freddo improvviso mi gelò la schiena attraverso il tessuto leggero della camicia. Merda, sono in trappola. Arrivò di fronte a me e mi chiuse con le braccia tra il muro e il suo corpo. Inchiodò i suoi occhi ai miei, mentre pian piano accorciava la distanza tra i nostri visi, fermandosi a un centimetro dalle mie labbra.
-Ah si? Ne sei proprio sicura?- sostenni il suo sguardo e annuii intrepida. Mannaggia al mio orgoglio.
-Sembra che qualcuno qui non voglia ammettere l’evidenza- fece una finta faccia pensierosa prima di rivolgere di nuovo la sua attenzione su di me, con un ghigno stampato sulla bocca. –Mi sa che allora dovrò usare la forza…- si avvicinò ancora, arrivando a un soffio dalle mie labbra, ma io fui più veloce. Gli tirai uno schiaffo in piena faccia con tutta la forza che avevo, sfuggendo alla sua gabbia.
-Vaffanculo Nicolas. Vienimi ancora vicino e sei morto- salii le scale e mi chiusi in camera, sbattendo la porta dietro di me con violenza, mettendo in quel gesto tutta la rabbia che provavo in quel momento. Come cazzo si permette quel deficiente di trattarmi così, giuro che lo faccio fuori. Ma poi, cosa gli era preso tutto ad un tratto? Non si era mai comportato così con me, anzi tutto il giorno mi era stato vicino per tirarmi su il morale e ora se ne usciva con queste scenate! Mi misi a letto e senza volerlo mi addormentai, esausta.
 
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La mattina dopo mi svegliai con la pancia che mi brontolava come un gatto che fa le fusa. Avevo un buco allo stomaco pazzesco e quando mi ricordai la ragione per cui non avevo cenato, mi salì un nervoso che mi fece prudere le mani. Avevo bisogno di prendere a pugni qualcosa. O meglio, qualcuno. Dopo essere andata in bagno –fortunatamente non avevo incrociato quel deficiente- tornai in camera per vestirmi. Optai per una felpa oversize bordeaux e un paio di jeans scuri attillati. Mi misi le mie fedelissime vans dello stesso colore della felpa e mi truccai leggermente. Presi la borsa di scuola, ci ficcai dentro il necessario per quel giorno e scesi le scale, pregando Poseidone –sono una persona alternativa io- di non vedere neanche l’ombra dello spagnolo. Purtroppo le mie preghiere non furono esaudite – la prossima volta prego Ade- perché a metà strada tra le scale e il frigorifero mi accorsi di una persona dalla chioma nera seduta al tavolo. Decisi di prendermi qualcosa da mangiare a scuola, quindi uscii di casa, ignorando bellamente la sua presenza. Notai che voltò leggermente la testa verso di me, ma me ne andai prima che potesse aprire bocca. Accesi l’ipod, facendo partire micro cuts, che al meglio rappresentava il mio umore in quel momento. Ci sono due categorie di presone: quelle che quando sono tristi, arrabbiate o depresse ascoltano una canzone allegra, che possa tirarle su di morale; altri invece ascoltano quelle che rispecchiano i sentimenti che provano nel preciso istante. Io facevo parte di questi ultimi. Salii sul pullman, senza pensare a Nicolas che probabilmente sarebbe arrivato tardi, dato che l’aveva perso. Mi fiondai in classe e, non appena vidi Chiara, la abbracciai con slancio. Ebbene sì, signore e signori, la persona che non sopporta le effusioni d’affetto si è appiccicata come una cozza allo scoglio a una sua amica. Da segnare sul calendario.
-Ehi, tesoro tutto bene?- mi chiese lei apprensiva, senza sciogliersi dalla mia morsa mortale. Feci segno di si con la testa per poi chiederle se quel giorno poteva sedersi vicino a me.
-Va bene, ma mi devi spiegare cosa ti è successo- annuii, dicendole solo che non avrei sopportato di stare un giorno intero di fianco a Nicolas. Capì che c’era qualcos’altro sotto, ma se c’era una qualità di Chiara che adoravo, era che non ti assillava chiedendoti spiegazioni e quindi sorvolò l’argomento. Ero arrivata presto a scuola –stranamente- quindi avevo ancora un po’ di tempo prima dell’inizio delle lezioni. Mi alzai, decisa ad andare a prendermi qualcosa da mangiare, ma mentre attraversavo la porta andai a sbattere contro qualcuno che veniva dalla direzione opposta. Alzai la testa, sbiancando. Strinsi i denti. -Nicolas-
Lui mi fissò a bocca aperta, per poi rivolgermi uno sguardo a metà tra il triste il dispiaciuto. Troppo tardi, carino. Gli riservai un’espressione velenosa, sputandogli in faccia un: -Se ti togli da in mezzo ai coglioni, magari riesco a passare!-
Me ne andai, per affogare i miei dispiaceri nel cibo (in quel caso una buonissima brioches al cioccolato) che mi portai in classe. La prof era già arrivata -indovinate chi avevo alla prima ora? Si,proprio lei- e naturalmente mi guardò male, mentre era impegnata a distribuire dei fogli. Mi sedetti di fianco a Chiara, prendendo quel pezzo di carta che scoprii essere l’autorizzazione per la gita.
-Allora ragazzi- cominciò la prof -partiremo lunedì, ovvero tra due giorni, alle 6 di mattina dalla stazione di Milano e arriveremo a Roma per le 10. Torneremo martedì con il treno delle 21.35, qualche domanda?-
Chiara alzò la mano, chiedendo in quale hotel avremmo passato la notte e poi un altro ragazzo domandò come sarebbero state divise le camere. La vecchia si limitò a dire che avremmo deciso tutto al nostro arrivo e cominciò la sua spiegazione. Le ore passarono lente, mentre continuavo a ripetermi di non guardare il ragazzo che aveva preso il posto della mia amica, di fianco a Mattia. Lui d’altro canto  a volte si girava verso di me, senza però incontrare i miei occhi.
Troppo tardi, ora. Troppo tardi.

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ANGOLO AUTRICE:

hola :)
eccomi con un nuovo capitolo! Come vi è sembrato?
Ringrazio sempre tutte le persone che stanno leggendo questa storia, che l'hanno messa tra le preferite, seguite eccetera ^.^ Vi ricordo di recensire se ne avete voglia e se avete suggerimenti o commenti da farmi:)

Da questo momento in poi non so ogni quanto riuscirò ad aggiungere i capitoli (contenetevi, lo so che ne siete contente ahahah), perchè si sa : MAGGIO STUDENTE FATTI CORAGGIO. e io me ne dovrò fare veramente tanto.
Detto questo, alla prossima <3

 

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Capitolo 8
*** Gelato e maratone ***


CAP. 7
POV: NICOLAS
 
Cazzo, cazzo, cazzo. Sono veramente un deficiente. Pensavo che ormai quell’aspetto del mio carattere fosse morto e sepolto, invece ecco che di nuovo usciva allo scoperto. Era dalla morte dei miei genitori che non saliva alla luce la mia parte più oscura e, cazzo, doveva farlo proprio ora, dopo che finalmente Hope mi aveva socchiuso la porta del suo cuore. Dio, che casino. Adesso non mi guardava neanche più in faccia, ed era solo colpa mia. Dopo l’incidente, c’era stato un periodo in cui ogni notte mi portavo a letto una ragazza diversa, senza badare a niente, e avevo cominciato a frequentare brutti giri. Poi fortunatamente Esmeralda, la zia di Hope, mi aveva messo la testa a posto e io avevo detto addio a quel brutto momento. Non pensavo che parte di quell’esperienza mi si fosse radicata dentro così a fondo da diventare parte di me. Ora come diavolo facevo a farmi dare un’altra opportunità da lei? Non si fidava più di me, e ne aveva tutte le ragioni. Ma ero deciso a farle capire che quello non ero io, che il vero Nicolas era quello che l’aveva aiutata a superare la cosa di suo padre, quello gentile. Non il playboy del cazzo che aveva visto ieri sera. Si, ma come?

POV:HOPE                                                                        

Quel giorno non tornai a casa. Rimasi con Chiara tutto il giorno e la sera decisi di dormire da lei. Non era solo perché a casa ci sarebbe stato Nicolas. Era da tanto che io e Chiara non stavamo insieme come si doveva, per un motivo o per l’altro, e quindi dovevamo recuperare. Vedendo che ero giù di morale, sparò a tutto volume una delle mie canzoni preferite, prendendo anche una vaschetta di gelato al caffè. “Così riusciamo a stare sveglie per la super maratona di film che ci aspetta stanotte!” aveva detto. Gelato e film: la mia combinazione preferita. Se poi si aggiungeva la meravigliosa “Follow me” che stava riempiendo la camera di Chiara in quel momento, era il massimo. Ci sistemammo sul suo letto, mentre decidevamo con quale film partire. Optammo per Peter Pan, che aveva affollato la nostra infanzia. Mi ricordai di tutte quelle volte che, da piccole, guardavamo quel figo di Jeremy Sumpter solcare i cieli, commuovendoci sempre nel finale, quando Peter e Wendy si dividevano. C’era modo migliore per iniziare una maratona? Nope. Cominciai a gustarmi quel buonissimo gelato. Mi chiedo come faccia ad avere questo effetto su anima e corpo. Riesce con una sola cucchiaiata a scioglierti i nervi, grazie al gelo che ti scorre giù nella gola, lentamente… Mmm, decisamente il gelato è meglio di qualsiasi altra cosa. Passammo così la notte, da peter a harry potter, e poi ancora a Mulan e shadowhunters, commentando tutte le cose che erano state omesse rispetto al libro. Quanto mi mancava tutto questo.

POV:NICOLAS

Dovevo aspettarmi che non sarebbe tornata a casa quel giorno, ma lo stesso avevo sperato il contrario. Anche se pensandoci bene, forse era meglio così. Non avevo ancora trovato un modo decente per farmi perdonare, sembrava una situazione senza uscita. Lo sapevo che lei era una di quelle che ci metteva tanto prima di fidarsi veramente di qualcuno, e che offriva la sua amicizia solo a chi riteneva degno. Così una volta che la tradivi era finita per sempre, ti potevi scordare di riavvicinarti a lei di nuovo. Quindi ora come cazzo facevo?

POV:HOPE

Mi svegliai con il sole già alto nel cielo, doveva essere mezzogiorno o giù di lì. Mi scrollai di dosso Chiara, che dormiva a peso morto in una posizione da contorsionista sopra di me. Avevamo dormito nello stesso letto, come ogni volta, e come ogni volta era andata a finire che lei nel sonno mi si era stesa sopra. Come facesse, soprattutto in quella posizione, solo lei lo sapeva. Si svegliò con un grugnito per poi lanciarmi un cuscino addosso per ripicca, dato che l’avevo fatta ruzzolare per terra nell’alzarmi. Andammo a fare la colazione nella sua spaziosa cucina, che era sempre la stessa dalla prima volta che l’avevo vista e poi, dopo essermi vestita, tornai a casa. Decisi di andarci a piedi, così magari sarei riuscita a calmarmi durante il tragitto e avrei evitato di uccidere una certa persona appena l’avrei vista. Aprii la porta di casa, ma nell’atrio non c’era nessuno. Avendo via libera salii in camera mia, cominciando a preparare la valigia per la gita del giorno dopo. Al pensiero mi assalivano due emozioni contrastanti: pura felicità e irritazione. Potrebbe sembrare un’esagerazione, ma la Campana era veramente capace di tutto e sospettavo che avrebbe trovato il modo per rendermi il viaggio un inferno. Si sentiva del rumore dall’altra parte della parete, che avvicinandomi con l’orecchio capii essere musica. Ma non una semplice canzone. Era LA canzone, quella di cui non potevo fare a meno, che superava per le emozioni che mi trasmetteva tutte le altre. Unintended. Oddio, questa è la canzone più dolce, triste e malinconica che esista al mondo. Mi accasciai al muro mentre grosse lacrime mi solcavano le guancie, uno degli effetti che mi procurava sempre. Fui tentata di entrare nella stanza di fianco, insomma, uno che ascoltava quella canzone non poteva essere una cattiva persona, però poi ci ripensai e mi trattenni. Non sarei stata io a fare il primo passo, no. Lui si era comportato di merda con me. Ora doveva rimediare.

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ANGOLO AUTRICE:
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eccomi qui
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non uccidetemi vi prego! spero che comunque questo capitolo vi sia piaciuto, nonostante il ritardo :')
ringrazio sempre quelli che stanno leggendo la mia storia e vi prometto che proverò a caricare il prossimo capitolo più velocemente ^.^
ciao ciao <3

 
 
 
 
 

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Capitolo 9
*** Imprevisti ***


CAP.8
POV:HOPE
Erano le sei quando Chiara mi chiamò al telefono. Avevo appena finito di fare le valigie per il giorno dopo -ok lo so cosa state pensando: questa va via due giorni e ci ha messo un pomeriggio intero a scegliere due straccetti. Che dire, volevo essere sicura di portarmi le cose più belle. In quel momento stavo ascoltando a tutto volume Sleeping Sun, quando sentii i Muse intonare la mia solita suoneria del cellulare. La telefonata non fu molto lunga, mi ricordò solo che mi avrebbe portato lei alla stazione e quindi di essere prontissima alle cinque, quando sarebbe passata con la macchina. Ah, e naturalmente di dirlo a Nicolas.
Ebbene si, alla fine le avevo dato la grande notizia. Potete immaginarvi la sua reazione: prima strabuzzò gli occhi, poi divenne viola in faccia –quasi pensavo le stesse venendo un infarto- e infine si mise a urlare con una voce così stridula che i delfini l’avranno scambiata per una loro compare nel periodo dell’accoppiamento. Quindi ora mi toccava avere un dialogo con Nicolas ed era l’ultima cosa che volevo. Lanciai il telefono sul letto, uscendo velocemente dalla mia camera. Prima inizi, prima finisci. In quel momento mi sembrava di avere una squadra di cheerleader nella testa che mi incitava di tenere duro. Forse stavo diventando pazza. Bussai alla sua porta, ma non mi arrivò nessuna risposta. Riprovai con più forza, senza risultati. Senti coso, mi devi aprire la porta ORA. Bussai a mano aperta, violentemente, fino a quando non mi decisi ad aprire la porta ed entrare senza il suo permesso. Lo trovai a letto, con gli occhi chiusi e le cuffie nelle orecchie. Mi avvicinai prendendo il suo mp3 per vedere che cosa stesse ascoltando: I wish I had an angel. Mm, non male i gusti del ragazzo. Se non fossi incazzata con te ti saresti già guadagnato mille punti. Lo scossi bruscamente, facendolo svegliare di soprassalto. Mi fissò stralunato, probabilmente sorpreso che io fossi lì per parlare con lui. Ringrazia Chiara per questo onore, plebeo. Gli dissi velocemente quello che dovevo e poi andai verso la porta che avevo lasciato aperta per uscire. Ma un tocco caldo che conoscevo mi fece fermare.                                                                                           
-Scusa-
Mi girai e lo guardai negli occhi. In quel momento avevano un colore stupendo, due smeraldi così intensi da non riuscire quasi a sostenerne lo sguardo. Ma Hope non si faceva abbindolare da due occhioni,no no. Anche se sono veramente stupendi, non c’è che dire. Mi rimproverai mentalmente, come spesso accadeva negli ultimi tempi.                                                                                                     
-Ci vuole ben altro, Nicolas. Non basta un semplice scusa per rimediare- me ne andai, scendendo in cucina per mangiare qualcosa, e poi tornai nella mia stanza, impostando la sveglia ad un orario impossibile per me.
*****
Mi svegliai con qualcuno che mi toccava leggermente la spalla. Socchiusi un po’ un occhio, guardando la sveglia. Le quattro?! Ma stiamo scherzando! Mi riavvolsi nelle coperte, bofonchiando quello che doveva essere un “lasciatemi dormire, per l’amor del cielo”. Per tutta risposta mi si strapparono le coperte di dosso, congelandomi all’istante. Allora mi decisi a svegliarmi completamente, fissando il ragazzo che teneva la trapunta tra le mani con uno sguardo assassino.             
-Se stai cercando di morire, ci stai riuscendo-                                                                                                
-Scusa, ma pensavo che non ti volessi perdere la gita- Oh cavolo, la gita! Possibile che non avessi sentito la sveglia? Faceva un casino infernale! Dovevo cadere proprio in letargo quando mi addormentavo. Consumammo in silenzio la colazione, senza calcolarci di striscio se non per passarci lo zucchero o cose simili. Puntuale come un orologio svizzero, alle cinque Chiara citofonò per farci uscire di casa. Avreste dovuto vederla quando si accorse di Nicolas dietro di me. Probabilmente ancora non riusciva a credere che io e lui vivessimo insieme. D’altra parte quasi non ci credevo nemmeno io. Quando salii in macchina salutai il padre della mia migliore amica, sistemandomi poi nei sedili dietro. Chiara naturalmente si sedette davanti, lanciandomi uno sguardo molto eloquente dallo specchietto. Le mimai uno “stronza” con le labbra prima di sprofondare nel più completo silenzio misto a sonno non appena Nicolas si mise di fianco a me e la macchina partì. Ci voleva più o meno mezz’ora per arrivare alla stazione e mi accorsi di essermi addormentata solo quando lo spagnolo, per la seconda volta in due ore, mi svegliò scuotendomi un braccio. Spero di non aver fatto le bavette. Ero decisamente in imbarazzo: non ero un bello spettacolo mentre dormivo. Prendemmo le valige dal baule della macchina e incontrammo gli altri compagni di classe al binario 17. Mancava solo la vecchia megera con i biglietti e poi saremmo finalmente partiti. La vidi arrivare da lontano, di corsa, vestita da zingara come al suo solito. Dio, ci si può vestire peggio di lei? Ci sistemammo nella carrozza del treno e, guarda guarda, finii di fianco a Nicolas.
****
Sentii una superficie morbida e allo stesso tempo solida che sosteneva la mia guancia destra. Si sentivano tante voci allegre sovrapporsi e un profumo molto buono che non seppi riconoscere mi invadeva le narici. Aprii gli occhi di scatto. No, non di nuovo! Alzai lo sguardo, capendo come temevo che mi ero addormentata di nuovo, e per di più sulla spalla di Nicolas.
-Ben svegliata, bella addormentata!- mi sorrise -Stavo per svegliarti io, tra poco arriviamo-
Mugugnai, per poi stiracchiarmi e guardare in giro. Per fortuna nessuno stava ridendo di me, altrimenti sì che sarei sprofondata.
Uscimmo dalla stazione e cercammo il nostro hotel, che non era molto distante dalla stazione. La Campana ci fece aspettare nella hall mentre lei parlava alla reception con un giovane biondo molto carino. Tornò dopo pochi minuti, con molte chiavi in mano.                                                                                                                       -Ok, ragazzi. Ora vi dirò come vi disporrete nelle camere.- ci scrutò tutti negli occhi, fissandosi particolarmente su di me, per poi sorridermi malignamente. -Ci ho pensato molto e per evitare polemiche ho deciso che ognuno si sistemerà con il compagno di banco-
Cosa. Cazzo. Hai. Detto? La prof guardò vittoriosa la mia faccia scioccata. Anvedi questa stronza. Lo sapeva benissimo che non andavo d’accordo con Nicolas! Sapevo che avrebbe trovato il modo per farmela pagare, ma così era esagerato! Nessuna prof sana di mente avrebbe permesso ad un ragazzo e una ragazza di stare nella stessa camera. Ovviamente una che si vestiva da zingara non poteva essere sana di mente…
Mi voltai verso Chiara che tutto sommato non era molto imbarazzata all’idea di dover stare con Mattia, erano amici da un po’ di anni e quindi era già capitato che dormissero insieme. Notò che la stavo fissando e mi fece l’occhiolino. La fulminai con lo sguardo, cercando poi il mio compagno di stanza. Sembrava pensieroso. Lasciammo le valigie nel deposito, che poi avremmo portato nelle camere la sera.
Uscimmo dall’albergo, cominciando finalmente la gita.
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Scusaaateeeee lo so che ci ho messo moltissimo per aggiornare questo capitolo e v chiedo umilmente perdono, sperando che almeno sia all'altezza delle vostre aspettative!
ringrazio sempre tutti quelli che stanno seguendo le vicende dei nostri due protagonisti e in particolare eowyn_26 che ha recensito i capitoli (spero ti piaccia questo nuovo capitolo!) 
alla prossima <3
         

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Capitolo 10
*** Alle sorprese non c'è mai fine ***


CAP.9
POV:HOPE

Era da due ore ormai che mi trascinavo per le vie di quella meravigliosa città. Vi starete chiedendo perché ho usato il verbo trascinare. Guardai con la coda dell’occhio la figura che ormai mi faceva da ombra. Ecco il motivo. Nicolas-il-deficiente. Era stato deciso che oltre a stare insieme nelle camere, saremmo anche andati in giro per Roma con il nostro compagno di banco, così da tenerci d’occhio tutti quanti. Naturalmente la fantastica idea è stata della vecchia strega, inutile dirlo. Quindi ora potete immaginarvi la scena: io che camminavo in testa come uno zombie con una presenza costante alle mie spalle che sembrava aver perso la facoltà di parlare.
E per fortuna.
Sì, dici tanto così quando in realtà te lo vorresti fare qui in mezzo alla strada.
Oddio che coscienza porca che ho. E bugiarda pure.
Ma fammi il piacere che per le cose che pensi ti dovrebbero rinchiudere in prigione.
Sei tu la ninfomane qui, cara.
Oh sì, ma indovina indovina? Io sono parte di te idiota!

Finito quel delirio interiore mi fermai, facendo quasi sbattere Nicolas contro la mia schiena.
-Ho un po’ fame, andiamo da qualche parte a mangiare?-  Fece segno di si con il capo, quindi cominciammo a vagare per quella città immensa alla ricerca di un buon posto per pranzare. Alla fine trovammo un bar molto carino, dove ordinammo una specie di pizza-panino che si rivelò essere molto buona. Consumammo il pasto in silenzio, che Nicolas ruppe improvvisamente.
-Hope..-
-Cosa vuoi?-
-Come posso farmi perdonare da te?-
Oh, ma io ti ho già perdonato!
Smettila, coscienza idiota!
-Pensaci da solo, Nicolas- liquidai in fretta il discorso, che a dire la verità mi imbarazzava un po’. Quando uscimmo dal bar, notai che il tempo era peggiorato molto, c’era molto vento e si presagiva neve. Ebbene sì, neve a Roma. Dopo aver passato un’oretta nelle stradine, eravamo decisamente congelati. Io non mi sentivo più le mani, il mio fedele compagno di avventure aveva il naso rosso peggio della renna di Babbo Natale.
Ovviamente sei guapissimo anche così, babe!
Cominci a esagerare, veramente. Dovresti andare da uno bravo a farti curare.
Sei consapevole di star parlando a te stessa, vero?
-Senti Hope, forse ci conviene andare a comprare qualcosa di caldo, se non vogliamo morire assiderati!- annuii con il capo, decisa. Avevo le ossa gelate. Entrammo in un negozietto di cinesi e comprammo il primo cappello che ci capitò. Erano osceni, ma almeno ci tenevano le orecchie e la testa coperte. Guardai il copricapo arcobaleno che aveva comprato Nicolas e, per quanto mi sforzai, non riuscii a trattenere del tutto una risata. Mi guardò con una smorfia, per poi scoppiare a ridere a sua volta; facevamo veramente pena con quei cosi in testa.
Le sei di sera arrivarono tutto sommato velocemente, più di quanto mi aspettassi (chissà perché…) quindi, dopo essere arrivati in hotel e aver preso le valigie, ci sedemmo nella hall per aspettare gli altri. Eravamo soli per il momento, a farci compagnia solo un silenzio imbarazzante.
-Quindi stanotte ci tocca dormire nella stessa stanza..- fu quella la prima frase che mi venne in mente.
-Già..-  Conversazione molto accesa, devo dire. -Senti Hope. So che probabilmente non servirà a niente, ma almeno ci provo. So di essermi comportato da perfetto idiota, deficiente..-
-Sì esatto-
-…ma voglio dirti che mi dispiace veramente. Non so come fare per farmi perdonare, te l’ho già detto, ma ci tengo a farti sapere che non mi sono comportato così con te di proposito. Non capiterà di nuovo, quindi potresti per favore darmi un’altra possibilità?- avevo ascoltato in silenzio il suo monologo, restando più incredula ad ogni parola. Ero decisa a perdonarlo, ormai, ma non senza una mia piccola vendetta personale. Feci la finta indifferente, quando gli risposi con un semplice “vedrò”, ma il sorriso che gli spuntò mi destabilizzò parecchio.
Ha davvero un bel sorriso…
Finalmente lo ammette!
Scacciai i pensieri poco casti che la metà maiala di me stava facendo in quel momento, per guardare verso la porta che si stava aprendo, facendo entrare Chiara e Mattia. Quando furono più vicini mi accorsi che si tenevano per mano, così lanciai un’occhiata molto eloquente alla mia amica, con la frase sottointesa “adesso mi racconti tutto quanto in ogni minimo particolare”. Era da molto che le dicevo che insieme sarebbero stati una bella coppia, finalmente si erano decisi! C’era già stato qualche bacio tra di loro, niente di definitivo però.
Si sedettero di fianco a noi sui divanetti color panna dell’albergo, mentre gli altri pian piano arrivavano. Naturalmente l’ultima fu la zingara. Ci potrebbe mai essere una prof meno responsabile di lei?
Dopo aver consumato una breve cena nel ristorante annesso all’hotel, la Campana ci consegnò le chiavi, intimandoci di andare subito nelle nostre stanze e non fare casino.
Salii le scale insieme a Chiara, che mi guardò con pietà mentre ci avvicinavamo sempre di più a quello che io consideravo un incubo. Scoprii che avevo la camera di fianco la sua, almeno quello! Aspettai Nicolas, che si era attardato a parlare con Mattia, ragione per cui anche Chiara era fuori dalla porta in mia compagnia. Quando arrivarono, aprimmo la porta per far entrare prima i ragazzi, mentre io trattenevo la mia amica.
-Allora con Mattia?- le feci l’occhiolino, tutta sorridente. Ero davvero felice per loro!
-E’ successo all’improvviso, quando eravamo davanti alla fontana di Trevi! Dopo aver lanciato la monetina mi ha guardata intensamente negli occhi e poi mi ha baciata! Ma non è stato come le altre volte..è stato tremila volte meglio- ormai mi stava parlando con gli occhi a cuoricino
-Sono davvero contenta. Sembra che a qualcuno farà piacere la decisione della Campana..- alzai le sopracciglia, la tipica espressione da “if you know what I mean”. Fece una faccia stranita, non aveva capito.
-Cercate di non fare troppo rumore stanotte, mi raccomando- l’aiutai, entrando in camera mia mentre Chiara scoppiava a ridere. Sorrisi anche io, ma appena mi guardai intorno, il sorriso mi si cancellò.
 Un solo letto.
 Un solo letto matrimoniale.
Un solo FOTTUTISSIMO letto matrimoniale.
Vidi Nicolas,in piedi, sconcertato quanto me. Ma porca Dolores, prima o poi uccido quella megera!

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ANGOLO AUTRICE
wow, siamo già a dieci capitoli, non mi sembra vero! inutile ripetere che sono grata a tutte quelle persone che stanno leggendo questa storia, senza voi non avrebbe senso continuare a scrivere! credo che questa settimana riuscirò ad aggiornare più spesso (finalmente ho finito i miei impegni con la scuola, ESULTIAMO!)
vi saluto, un bacio <3

 

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Capitolo 11
*** Dolore ***


CAP.9

POV:HOPE

-…non è possibile, no. Deve esserci stato per forza uno sbaglio. Ora vado dalla Campana e le dico che c’è stato un errore. Si, proprio così. Solo un errore, solo un errore..- era da dieci minuti buoni che andavo avanti e indietro in quella camera maledetta, borbottando tra me e me. Sembravo una pazza sclerata a vedermi da fuori, sicuramente. Per non parlare poi della situazione mentale in cui mi trovavo. Sentivo dei cori che urlavano a ripetizione cose come “fustigatela! Mettetela al rogo! All’agogna!..” e un’altra lista infinita di torture medievali. Decisamente una pazza, si.
-Hope dai, calmati. Troveremo una soluzione- era probabilmente la quinta volta che Nicolas provava a farmi stare calma, mentre mi osservava da quel letto. Evidentemente però non ci era ancora riuscito.
-Calmati tu, Nicolas! Non capisci che quella vecchia bastarda sta cercando di rovinarmi in tutti i modi possibili la gita?-
-Ascoltami bene. Lo vedi quel letto?- lo indicò con una mano. Cosa pensa, che sia cieca?!.
-Ovvio che lo vedo, purtroppo!-
-Bene, se lo guardi attentamente vedrai che è abbastanza grande da starci tutti e due senza problemi e senza stare appiccicati, se questo è il tuo problema. Così quella non ti rovinerà la gita- aveva pronunciato le ultime tre parole con una smorfia. Possibile che si fosse offeso? Ma per cosa poi? Ci pensai su un po’, per poi capire la sua reazione.
-Aspetta Nicolas, non intendevo dire che…-
-Non ti preoccupare, ho capito benissimo invece. A quanto pare non riesci proprio a passarci sopra, eh? Neanche dopo che sono venuto a scusarmi più volte. E allora sai che ti dico? Ne ho abbastanza di te e del tuo caratteraccio. Non mi importa di farti capire come sono andate le cose, ormai. Non ti assillerò più. Contenta ora?-
Detto questo si sdraiò sul letto, il più lontano possibile da me, girato dall’altra parte. Io ero ancora in piedi, immobile. Mi sentivo un enorme peso addosso, che non ne voleva sapere di andarsene, mentre un forte dolore al cuore mi trafiggeva. Sentii gli occhi pizzicare per delle lacrime che stavano per scendermi sulle guancie, e non feci niente per fermarle. Mi sdraiai anche io sul materasso duro, di spalle al ragazzo, mentre ormai il mio viso era fradicio e salato. Stavo tremendamente male, di un dolore sordo che mi opprimeva e contraeva la mia espressione mentre cercavo di non far sentire i singhiozzi che mi scuotevano. Mi schiacciai una mano sulla bocca per soffocarli, cercando di regolarizzare il respiro. Nicolas aveva completamente ragione. E la cosa che più mi faceva stare male, era sapere che era colpa mia.

POV:NICOLAS

Sapevo di avere ragione. Eppure mi pentii subito delle cose che le avevo detto, perché l’avrebbero ferita ed era l’ultima cosa che volevo. Repressi l’istinto di girarmi e abbracciarla di slancio nel sentire i suoi singhiozzi. Dio, se mi dispiace. La sentii piangere per molto tempo, sentendomi peggio ogni secondo che passava, e senza riuscire ad addormentarmi per l’eco dei suoi singhiozzi che mi rimbombavano nelle orecchie e nel cervello. Finalmente si addormentò, lo capii per il respiro regolare. Mi girai verso di lei, cercando di muovere il meno possibile il materasso. Le avvolsi un braccio in vita, stringendola delicatamente. Era esausta, non si sarebbe svegliata nemmeno con le cannonate. Sorrisi, ripensando a quando ero andato a svegliarla quella mattina. L’avevo trovata rannicchiata, con la bocca un po’ aperta e un’espressione rilassata in viso. Era bellissima, anche se non sapevo come facesse a non svegliarsi con un rumore assordante piantato nelle orecchie. Senza volerlo mi addormentai, con un braccio che ancora la cingeva.

POV:HOPE

Era una bella sensazione. Mi sentivo protetta, al caldo. Percepivo un respiro tranquillo che mi muoveva leggermente i capelli, e le gambe intersecate con quelle di un altro corpo. La mia testa era appoggiata su una superficie morbida, che si alzava e abbassava a ritmo regolare. Non mi sarei mai voluta svegliare, ma una luce forte mi colpiva le palpebre, sfidandole ad aprirsi. Quando alla fine cedettero e rivelarono le iridi grigie ancora appannate, mi accorsi della posizione in cui mi trovavo. Alzai lentamente la testa, cercando di non muovermi troppo, per vedere se Nicolas stesse ancora dormendo. Fissai lo sguardo sul suo viso rilassato e mi incantai nell’osservare i lineamenti perfetti del ragazzo. Mi sfilai dalla sua presa, dirigendomi in bagno per lavarmi. Solo quando mi trovai davanti al piccolo specchio tondo sopra il lavandino mi chiesi una cosa: come ci eravamo finiti in quella posizione se eravamo uno all’estremo dell’altro?

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ANGOLO AUTRICE:
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Allora, che ne pensate? Spero vi piaccia ^.^
Naturalmente vi ricordo di recensire se ne avete la voglia o il tempo :)
Avete visto che stavolta ho aggiornato più velocemente? ;)
Ci vediamo il prima possibile, ciao belle <3

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Capitolo 12
*** Come prima ***


CAP.11

POV:HOPE

Come ci eravamo finiti in quella posizione? Accantonai quella domanda, troppo complicata e richiedente di troppe energie per essermi appena svegliata, e mi concentrai nel prepararmi e sistemarmi. Mi sciacquai la faccia, notando attraverso lo specchio che Nicolas si stava svegliando. Mi venne la solita fitta allo stomaco, pensando a come avrei dovuto affrontarlo. La verità era che non avevo il coraggio di guardarlo in faccia, dopo quello che era successo la sera prima, cosa molto strana per me perché di solito affrontavo tutto a testa alta, senza problemi. Mi avvicinai lentamente al letto mentre il ragazzo si stiracchiava. Non appena mi vide si alzò, distogliendo lo sguardo. Fantastico, mi vuole evitare. E come sempre è colpa tua e del tuo stupido orgoglio. Ma non volevo finisse così stavolta. Volevo veramente rovinare tutto? Dio, no. Presi un respiro e mi feci coraggio. Chiedere scusa era una cosa che non mi veniva per niente bene, ne’ tantomeno naturale. Odiavo chiedere scusa, come si sarà capito, ma ero decisa a sistemare le cose e per riuscirci dovevo mettere la testardaggine da parte. Mi posizionai di fronte a lui, obbligandolo a guardarmi negli occhi. Mi fissò, mentre io cercavo le parole giuste per iniziare il discorso.
-Nicolas, mi disp..- non feci in tempo a finire la frase che mi ritrovai stretta in un abbraccio caldo, confortante.
-Scusami, Hope. Scusami davvero.- rimasi letteralmente senza parole, l’unica cosa che riuscii a fare in reazione a ciò che aveva detto, fu stringermi ancora di più nel suo abbraccio. Poggiai la testa sul suo petto caldo -e che petto!- ascoltando il battito del suo cuore, che pulsava forte come il mio. Qualsiasi cosa sarebbe stata superflua in quel momento, non servivano discorsi inutili o frasi da romanzo. No, in quell’abbraccio ci stavamo scambiando tutte le emozioni che provavamo, stavamo mettendo a posto tutto ciò che per delle stupidaggini avevamo rotto. Non so dire quanto rimanemmo in quella posizione, solo che fu una sensazione fantastica.

POV:NICOLAS

Dopo quelle che mi sembrarono ore, allentai la presa e la lasciai libera dalle mie braccia. Mi staccai lentamente da lei, ammirando quegli occhi di ghiaccio stupendi che fissavano i miei. Le sue guancie erano lievemente arrossate, cosa che mi fece ridere tra me e me. Hope si avvicinò alla finestra e, dopo aver visto qualcosa che evidentemente l’aveva stupita e rallegrata a dismisura, si aprì in un grande sorriso cominciando a saltellare per tutta la stanza. Guardai il suo slancio infantile con un sorriso, per poi guardare a mia volta fuori dalla finestra. Quello che vidi mi colpì molto: neve. Neve a Roma! E non qualche centimetro, ma un bello strato di mezzo metro!

POV:HOPE

Neve. Neveneveneveneve! Tantissima neve! Amavo la neve –non l’avreste mai detto vero?- e vedere tutta la città ricoperta da un soffice manto bianco per me era un’emozione unica. Le strade erano sommerse, tutti i tetti erano carichi di neve e lo spettacolo era mozzafiato. Mi sembrava di essere appena stata catapultata in una di quelle cartoline che ritraevano paesaggi innevati da sogno. Guardai il cielo bianco, soffermando lo sguardo su ogni singolo fiocco di neve che cadeva. Notai con la coda dell’occhio che Nicolas mi stava osservando con un sorrisino stampato sulla bocca per la mia reazione, ma anche lui era palesemente rapito nell’ammirare ciò che si trovava al di là della finestra. Proprio quando ero al culmine della mia gioia, qualcuno decise di interrompere quell’incanto aprendo la porta di scatto. E chi poteva essere se non lei. E te pareva! Ma li mortacci.. la permanenza a Roma si faceva già sentire. Entrò tutta trafelata in quella che speravo fosse la sua mise da notte, perché andare in giro conciata così sarebbe stato troppo anche per i suoi standard: maglietta aderente viola e nera che metteva in risalto i bellissimi rotoli di grasso che aveva sulla pancia, leggins verdi fosforescenti che si intravedevano dalla gonna arancione lunga fino ai piedi, magari se li era messi per non farsi stendere -purtroppo- dalle macchine. Il tutto era completato da un paio di meravigliosi stivali da cowboy marroni, probabilmente risalenti al XVI secolo -chissà,magari la sua data di nascita.
-C’è un problema ragazzi- disse dopo aver notato la smorfia che mi si era dipinta in faccia -per la neve i treni sono fermi. Dovremo restare qui un altro giorno, il tempo per liberare le strade-
Cercai di nascondere un’espressione di esultanza, con scarsi risultati. Mi fiondai fuori dalla porta, aprendo quella adiacente. Dovevo assolutamente dirlo a Chiara, insieme a molte altre cose…   
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ANGOLO AUTRICE
*si nasconde per non essere presa a sassate in faccia*
scusate se ci ho messo così tanto per aggiornare, ma sono stata via per una settimana e in più facendo l'animatrice all'oratorio arrivo sempre a casa morta la sera!
comunque a parte questo, come vi è sembrato il capitolo? spero sempre che vi sia piaciuto e MI RACCOMANDO non abbiate paura a insultarmi a criticarmi o darmi suggerimenti per migliorare la storia! (naturalmente se avete anche complimenti da fare...)
vi saluto, al prossimo capitolo <3

 

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Capitolo 13
*** Simply amazing ***


                      CAP.11

POV.HOPE

Aprii la porta con slancio, senza pensare a quello che mi sarei potuta trovare davanti. La camera era essenziale e identica alla nostra, se non per un particolare: il caos. I vestiti erano sparsi dappertutto, sul pavimento, sulle sedie e sul piccolo tavolino; due corpi giacevano abbracciati in un groviglio disordinato di lenzuola non più molto candide. A quanto pare qualcuno si è divertito questa notte.
- Oddio, Hope!- la mia amica si tirò su a sedere di scatto, coprendosi con la coperta
- Lo sai che scherzavo quando dicevo di non fare troppo rumore, vero?- scherzai, ma poi mi ricordai del motivo per cui ero entrata nella loro stanza - Oh no, vi dovete muovere! La Campana sta avvisando in tutte le camere che il ritorno è rimandato, tra poco sarà qui!- mi fiondai sulla porta, chiudendola a chiave, mentre Chiara e Mattia si alzavano in fretta e furia, mettendosi i primi vestiti che capitavano a tiro e sistemando i rimanenti. Quando sentii la Campana cercare di forzare l'entrata mi avvicinai e aprii.
- Oh prof non si preoccupi. Qua ho già avvisato io, vada pure avanti con l'altra stanza- dissi, appoggiandomi allo stipite della porta coprendo il più possibile l'interno. La guardai allontanarsi, tirando un sospiro di sollievo.


Consumammo una lunga e abbondante colazione nella rispettiva zona dell'hotel, durante la quale io, Nicolas, Chiara e Matteo decidemmo di trascorrere la giornata insieme. Ci preparammo in fretta, vestendoci con i capi più pesanti che avevamo portato - compresi guanti e cappello del giorno prima- e uscimmo. Appena fuori in strada cominciammo a lanciarci palle di neve, sembrando probabilmente dei bambini delle elementari, ma ehi, è la neve! Quando per sbaglio colpii un passante innocente con un cumulo di neve e ghiaccio capimmo che era ora di smetterla e cominciare a visitare per davvero la città, quindi ci avviammo verso il pantheon, che resta sicuramente uno tra i monumenti più belli di tutta Roma. Durante la strada io e Nicolas camminammo dietro alla coppia, che passò il tempo mano nella mano a sussurrarsi paroline dolci. Sia chiaro, ero contentissima per loro, ma diciamo che per me erano un po' troppo zuccherosi. Dal canto mio, parlai per l'intera mattinata con Nicolas; dopo aver risolto i nostri problemi, infatti, avevamo ricominciato a parlare come prima, riaffermando il nostro legame. Mi piaceva molto discutere dei vari argomenti con lui, era un ragazzo intelligente, che aveva opinioni su ogni cosa e che fortunatamente smentiva il paradigma "bello ma stupido". 

Ammetti quindi che ti piace, eeeh?
Oddio no, ancora tu!
Sempre presente, cara. Allora, adesso hai capito che provi qualcosa per lui?
Certo che provo qualcosa per lui: una sconfinata S I M P A T I A
Ma tu credi ancora di farmela? Sono io quella intelligente tra le due qui
Ceeeerto...


- Ehii, Terra chiama Hope! Allora che ne pensi?-
- Ehm, di cosa scusa?-
- Non mi stavi proprio ascoltando eh?- disse con una smorfia buffa
- Mi sono distratta un attimo..- ammisi un po' imbarazzata
- Ho detto che secondo me dovremmo lasciarli soli, tanto adesso non ci stiamo neanche parlando. Così almeno possono sbaciucchiarsi in mezzo alla strada senza che mi venga il diabete!- aggiunse con una risata, a cui mi unii anche io. Capivo benissimo cosa intendeva. Annuii con il capo e di soppiatto -anche se non se ne sarebbero accorti comunque- ci allontanammo. 

 POV. NICOLAS 

Ci eravamo fermati e seduti su alcuni gradini, da dove avevamo tolto della neve, ed ora Hope mi stava facendo ascoltare dal suo iPod "madness", una canzone che io conoscevo molto bene perché del mio gruppo preferito. Eravamo molto vicini, costretti dalla poca lunghezza delle sue cuffiette bianche, e i nostri respiri si condensavano all'unisono creando nuvolette leggere. Mi girai ad osservare il suo profilo. In quel momento aveva la testa rivolta verso il cielo ad ammirare i fiocchi neve. Doveva piacerle veramente tanto. Abbozzai un sorriso e lei distolse lo sguardo per posarlo su di me. I suoi occhi in quel momento erano semplicemente stupendi, risaltati dal bianco che ci circondava. Mi persi per qualche istante ad osservare i suoi boccoli rossi e la bocca screpolata per il freddo e, in quel momento, pensai che era davvero bellissima.


ANGOLO AUTRICE:
Prima che mi lapidiate ci tengo a scusarmi per il ritardo, ma sono segregata in uno sputo di terra senza computer ne internet, sono riuscita a scrivere questo capitoletto miracolosamente sulle note del telefono e non so neanche come sia venuto complessivamente. A parte questo, spero che vi piaccia e, come al solito, se avete voglia recensite:)
A presto(spero)
Bluemuse_

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Capitolo 14
*** Atmosfera ***


CAP.13

POV:HOPE

Stavo ammirando il cielo, quando notai che Nicolas mi stava osservando. Distolsi lo sguardo per rivolgerlo a lui, arrossendo un po’. Non riuscii subito a staccarmi da quel contatto visivo, occhi grigi in occhi verdi, perché persa a contemplarli. Con la neve che ci attorniava risaltavano come lampadine, e si potevano distinguere le variazioni di colore che contenevano. Quando finalmente trovai la forza di volontà per puntare lo sguardo altrove, ero certa di essere diventata dello stesso colore dei miei capelli. Fa che pensi sia per il freddo, o Zeus misericordioso. Mi alzai improvvisamente, guardando l’orologio di sfuggita.
-Accidenti sono già le sei passate! Dobbiamo subito correre in albergo,Nico!-
Cominciai a correre a perdifiato, con il ragazzo che nonostante la sorpresa mi si affiancò subito. Eravamo completamente dalla parte opposta rispetto al nostro alloggio, ma il tempo era volato e non ce n’eravamo resi conto. Arrivammo che era buio pesto, io avevo un polmone a fuoco e l’altro ormai già scoppiato per la fatica. Guardai Nicolas, anche a lui il petto si alzava e abbassava velocemente e la sua fronte era imperlata di sudore. Ricontrollai l’orario: sette e venti.
-Dio, ora quella ci fucila!- scoppiammo a ridere, mentre ancora eravamo fuori dal portone d’ingresso dell’hotel. Mi fermai quando il dolore allo stomaco fu troppo intenso da sopportare e mi asciugai le lacrime che mi scendevano sempre quando ridevo troppo. Calmai il respiro, quando sentii che l’aria tra me e Nicolas si stava caricando di una certa aspettativa. Lo guardai, mentre lentamente si avvicinava a me. Mi posò dolcemente una mano sulla guancia, accorciando gradualmente la distanza tra i nostri visi. Si avvicinò ancora, arrivando a un soffio dalle mie labbra..
-Claretti! Martinez! Che diamine ci fate fuori al freddo? Per non parlare del ritardo! L’incontro era fissato per più di mezz’ora fa!-
Mi girai verso quella sporca, lurida megera bastarda -abbiamo capito!- con gli occhi che dovevano lanciare fuoco e fiamme provenienti direttamente dall’inferno. La strega sostenne il mio sguardo, ormai era abituata alle occhiate che le rivolgevo, ma questo non toglieva il fatto che aveva rovinato uno dei momenti più perfetti mai esistiti.

Eccola, signore e signori, la ragazza che finalmente ammette la propria attrazione per quel gnoccone che si ritrova in camera!

Ed era ora! Scommetto che ora sta vagando con il pensiero direttamente a quando si ritroveranno nel letto

Oddio porc-oscienza ti sei portata un’amica?

Nel frattempo eravamo entrati in albergo e subito in stanza, dato che quella maturissima prof che mi ritrovavo ci aveva fatto saltare la cena per punizione. Ma che siamo all’asilo?
Sentii bussare alla porta e andai ad aprire, trovandomi di fronte la mia migliore amica.
-Tra quindici minuti ci troviamo sulla terrazza all’ultimo piano. Non fare domande e porta una giacca mi raccomando!- veloce come era arrivata se ne andò, senza lasciarmi spiegazioni. Riferii tutto a Nicolas e -ormai senza chiederci più niente- salimmo le scale fino al quarto piano. Usciti sul grande spiazzo lo spettacolo che ci si parò davanti era stupendo. Non eravamo molto in alto, ma riuscivamo comunque a vedere una buona parte della città, sommersa di neve e accesa di migliaia di luci che sembravano riflettere quelle che si trovavano in cielo. Alzai lo sguardo, ammirando la spettacolare luna che padroneggiava nel manto nero della notte. Mi appoggiai alla ringhiera in ferro che contornava la terrazza dove ci trovavamo e Nico fece lo stesso. Contemplammo il tutto per qualche minuto in silenzio, quando la sentii di nuovo. Quell’atmosfera che avevo percepito non molto tempo prima. E pure lui a quanto pare, perché si voltò a guardarmi con un’espressione che avrebbe fatto sciogliere addirittura il metallo. Nei suoi occhi riuscivo a leggere desiderio, amore ma anche dolcezza, uno dei tratti che preferivo in lui. Come quando eravamo davanti all’hotel si avvicinò, lentamente, facendo sfiorare i nostri nasi.
-Ah siete già qua, perfetto. Io e Mattia abbiamo pensato di stare qua per un’oretta ad osservare la città dall’alto, che ne dite? Vi piace l’idea?-
No, non di nuovo!
In quel momento avevo solo voglia di urlare, altro che guardare la città. Possibile che ci fosse qualcuno che mi metteva sempre i bastoni tra le ruote?
Dio ti prego, giuro che tratterò meglio la Campana, farò qualsiasi cosa ma ti prego..

-Hope, perché ti sei messa in ginocchio a pregare?-
-Eh? Ah niente, niente…- mi tirai su, sospirando.
Ci sedemmo vicini, in un punto in cui la neve non era riuscita ad arrivare, e guardammo ciò che in due giorni avevamo visitato a piedi. Inutile dire che dopo soli venti minuti, mi ritrovai già nelle braccia di Morfeo, con la dolce sensazione di star ondeggiando lievemente, stretta in un abbraccio caldo.

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ANGOLO AUTRICE:
allora ragazzuoli! So che non è un capitolo molto lungo, ma spero vi piaccia comunque
Prima di lasciarvi però, vorrei dare un ringraziamento speciale a Sayami e frecciadelmiocuore, che hanno recensito tutti i miei capitoli, e anche a tutte quelle persone che hanno aggiunto la mia storia tra le preferite/seguite/da ricordare. Grazie a tutti per il supporto :)
Alla prossima,
Bluemuse_

 

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Capitolo 15
*** Istinti ***


 
CAP.14

POV:NICO


Sentii un peso improvviso sulla spalla destra e mi accorsi che come al solito Hope si era addormentata. Non riuscii a soffocare una risata, era veramente un caso perso.
-Scusate ragazzi, devo portare in camera questa squinternata. Ci vediamo domani- li salutai con un cenno del capo e presi la ragazza in braccio. Fortunatamente pesava poco. Appena arrivati la adagiai sul letto, ricordando quando l’avevo fatto la prima volta dopo la visita di suo padre. Beh, erano cambiate un po’ di cose da quel giorno. Ripensai a quando, quella sera, avevo quasi baciato Hope. Per ben due volte. Mi coprii con una mano il sorriso da ebete che stava per spuntarmi sulla bocca. Dovevo smettere di pensare a queste cose. Sapevo che se avessi affrettato le cose, lei si sarebbe solo allontanata da me. Mi sedetti sul bordo del letto, accarezzando distrattamente i suoi riccioli rossi. Mosse leggermente la testa e si raggomitolò su se stessa. Ritrassi la mano dai suoi capelli per togliermi la maglietta e mettermi a dormire. Un bel sonno ristoratore mi avrebbe distolto dal pensiero costante delle bellissime labbra vellutate e morbide…Basta! Mi misi sotto le coperte quasi con foga, per smettere di pensare alla persona che si trovava a meno di un metro da me. Dovevo decisamente dormire. E il giorno dopo avrei soppresso tutti gli istinti che mi venivano al solo guardarla.

POV:HOPE

Mi svegliai di soprassalto, la mattina seguente, per poi notare che mi trovavo nel mio –o meglio mio e di Nicolas- letto. La seconda cosa che notai fu proprio la sua assenza. Dove si sarà cacciato, adesso? Recuperai i miei vestiti (non pensate male, non ho dormito nuda a quanto pare), ricordandomi che la Campana mi aveva detto che saremmo partiti verso le 11. Controllai la sveglia. Bene, ho ancora due ore. Rimisi le poche cose che avevo tirato fuori nella valigia e poi scesi a fare colazione. Vidi da lontano il tavolo a cui erano seduti i miei amici, quindi andai in quella direzione. Salutai tutti,  che ricambiarono. Tranne Nicolas. Forse non mi aveva sentito?
-Ciao anche a te Nico- lui si girò nella mia direzione, guardandomi a malapena e concedendomi un semplice saluto biascicato. E ora che gli prende? Va bene, non mi aspettavo un buongiorno riverente a trentaduemila denti con tanto di rose rosse, ma almeno non un ciao scazzato! Mi sedetti un po’ imbronciata, sbuffando nella mente.
Ma guarda questo! Il giorno prima quasi mi bacia e il giorno dopo non mi calcola neanche
Ti da’ fastidio eh?
Certo che mi da fastidio, è ovvio! Ferisce il mio orgoglio femminile, così
Naturalmente non è delusione la tua, giusto Hope? Perché OVVIAMENTE tu non volevi baciarlo ieri
Pf, ovvio che non lo volevo
Quando la smetterai di mentire a te stessa?
-Hope, perché mi stai facendo la linguaccia?- mi chiese una Chiara alquanto stupita.
Oddio, la devo smettere di manifestare i miei deliri interiori, prima o poi mi rinchiudono altrimenti
Ne avresti bisogno, cara.
-Niente, niente..-
***
Feci scattare la chiave nella serratura e aprii la porta di casa. Mi era piaciuto moltissimo il viaggio, certo, ma mi aveva anche sfiancato. Erano stati tre giorni impegnativi, sia fisicamente che psicologicamente. Feci una smorfia. Quello ancora non si decideva a spiccicare parola. Appena tornati a Monza, mi aveva cercata giusto per dirmi che sarebbe rimasto da Mattia. Bah, che se ne stia nel suo brodo. Io intanto mi faccio una doccia. Presi un elastico dal polso per raccogliermi i capelli, ma appena sfiorai la spalla sinistra con una mano, una leggera scossa mi pervase. Fu così che mi ricordai di quella piccola macchia scura che avevo archiviato in un angolo recondito del mio cervello. Reclamava la sua presenza, quella dannata. Mi girai verso lo specchio; si, c’era ancora.
Andai nella grande libreria stracolma di libri che occupava tutte le pareti del soggiorno. Tra tutti quegli scaffali erano presenti anche pesanti tomi di medicina appartenenti a mio padre. Lì ci sarebbe sicuramente stata la prova scientifica dell’apparizione di quella macchia. Osservai con desolazione l’enorme quantità di libri che avrei dovuto consultare. Sarebbe stato un pomeriggio molto lungo.
Inutile dire che dopo tre ore ero ancora lì, sdraiata sul tappeto persiano del soggiorno, sfogliando libri su libri, con gli occhi che ormai mi si incrociavano. Rimisi a posto il volume che avevo appena finito di leggere, sconcertata. L’ultimo libro e poi mollo, per oggi. Cercai tra i ripiani un altro libro che mi sarebbe potuto servire, imbattendomi però, in uno che mi attirò particolarmente. Era vecchio e consunto, ma aveva mantenuto perfettamente il colore della copertina, un bel blu notte che sfociava nel viola scuro. Guardai di lato per leggere il titolo, senza trovarlo. Sul davanti aveva solo il disegno di una luna in argento e qualche puntino qua e là –probabilmente delle stelle. Aveva proprio l’aspetto di un libro di magia. Risi mentalmente, che assurdità. Lo aprii solo per curiosità, volevo vedere che cavolate ci sarebbero state scritte.

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scusate per il ritardoooo, ma sono in un paesini che non si può neanche chiamare così per le sue dimensioni minuscole! comunque spero che questo breve capitolo vi piaccia:)
a presto (spero)

 

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Capitolo 16
*** Concetti base ***


CAP.15
POV.HOPE

Aprii curiosa quel libro e cominciai a sfogliarne le pagine, scritte con una calligrafia molto elaborata. Le prime, come avevo immaginato, erano piene di strane formule e pozioni da alchimista. Spiegavano come preparare sieri e filtri in ogni minimo particolare, dagli ingredienti al tempo necessario. Inoltre descriveva anche gli effetti di alcune polveri e essenze su esseri umani e animali. Più avanti, le miscele lasciavano spazio ad antiche leggende su vari fenomeni e sulla luna, in particolare quella piena. Seguivano i vari poteri dei quattro elementi principali -vale a dire fuoco, acqua, terra e aria- e le loro proprietà. Continuando la lettura, si arrivava alla quintessenza e a diverse teorie dell’equilibrio. Fu proprio in queste ultime che qualcosa catturò la mia attenzione. Si trattava di un antico concetto base della filosofia cinese, di cui avevo già sentito parlare molte volte. Lo yin e lo yang. La luce e il buio, il giorno e la notte, la vita e la morte. Lessi paragrafetto relativo a questo argomento in quanto, inutile negarlo, mi ricordava in maniera spaventosa la mia voglia e quella di Nicolas:

"Lo yin (nero) e lo yang (bianco) sono due metà uguali con la maggior concentrazione al centro e sul rispettivo lato; quando lo yang raggiunge il suo massimo apice, comincia inevitabilmente lo yin. Questi si uniscono in modo armonioso, infatti si rappresenta con un cerchio con le due metà separate da una linea curva. In ogni metà è presente una piccola quantità del rispettivo opposto: nello yin è presente un po' di yang e nello yang un po' di yin.Il concetto di yin e yang esprime l’ambiguità umana, la sempre crescente ricerca della perfezione, ma, nel contempo, il bisogno di una vita imprecisa, non impeccabile, sempre legata alla voglia di imperfezione interiore da cui l’umanità stessa è segnata sin dall’inizio dei tempi." 

Più in basso, erano elencati alcuni principi basati su queste due entità:
  1. Lo yin e yang sono opposti: qualunque cosa ha un suo opposto, non assoluto, ma in termini comparativi. Nessuna cosa può essere completamente yin o completamente yang; essa contiene il seme per il proprio opposto.
  2. Lo yin e lo yang hanno radice uno nell'altro: sono interdipendenti, hanno origine reciproca, l'uno non può esistere senza l'altro.
  3. Lo yin e lo yang diminuiscono e crescono: sono complementari, si consumano e si sostengono a vicenda, sono costantemente mantenuti in equilibrio. Però ci possono essere degli sbilanciamenti che creano problemi; la loro unione perfetta costituisce l'entelechia dell'universo.
  4. Lo yin e lo yang si trasformano l'uno nell'altro: a un certo punto, lo yin può trasformarsi nello yang e viceversa, ma senza una netta distinzione.
Sbuffai. Quella lettura non mi aveva dato nessuna notizia in più sull’improvvisa apparizione delle nostre voglie. Certo non potevo negare la somiglianza con la rappresentazione dello yin e dello yang, ma poi? Non avevo scoperto niente di nuovo rispetto a quanto già sapevo prima, ma almeno era qualcosa da cui iniziare. Chiusi il libro e lo portai su nella mia stanza, dove mi preparai per uscire; avrei riportato le informazioni a Nicolas. Prima di aprire la porta di casa mi misi un pesante cappello di lana in testa e una sciarpa attorno al collo. Sì, aveva nevicato anche lì per la mia gioia, ma c’erano almeno cinque gradi di differenza. Uscii nell’aria fredda, ma non feci in tempo a richiudermi la porta alle spalle che qualcuno mi afferrò da dietro, stringendomi le braccia per non farmi muovere. Mi appoggiarono violentemente un fazzoletto sul naso e sulla bocca e una benda sugli occhi, mentre io cercavo di dimenarmi il più possibile e fuggire. Cercai di respirare, ma quel pezzo di stoffa me lo impediva, facendomi inalare una sostanza che mi diede subito alla testa. Strattonai ancora una volta il braccio, ma per tutta risposta sentii un dolore lancinante dietro la spalla sinistra che mi fece gemere. Provai un ultimo tentativo di fuga, prima di cadere nell’oblio.

POV.NICO

Ero tranquillamente sdraiato sul divano, a casa di Mattia, quando sentii una fitta fortissima al petto che mi fece accovacciare su me stesso. Mi portai una mano all’altezza del cuore, sentendolo battere all’impazzata. Veloce come era arrivato, il dolore sparì, lasciandomi però una brutta sensazione addosso. Non sapevo come mai, ma avevo un presentimento. Abbandonai in fretta e furia quell’appartamento per dirigermi verso casa mia. Ti prego, fa’ che non sia successo niente a Hope, ti prego…
Arrivato davanti alla porta di legno, vidi del sangue sui gradini di marmo. Lo toccai, colorandomi i polpastrelli di rosso. Quel sangue era ancora fresco.
Entrai velocemente e perlustrai con gli occhi tutto l’interno, cercando la prova che Hope stesse bene, che quel sangue non fosse suo. Salii le scale quasi volando, aprii tutte le porte. Ma della ragazza neanche l’ombra.  
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ANGOLO AUTRICE:
Ebbene eccomi qua con un nuovo capitolo! Ho trovato il modo per far funzionare il mio pc che era svampato, quindi sono riuscita a scrivere la nuova parte della storia abbastanza velocemente ^.^
Non so quando riuscirò a continuare la scrittura, anche se spero presto
Ringrazio tutti quelli che stanno leggendo la mia storia, che l'hanno aggiunta nelle varie categorie e recensita, grazie veramente. Senza il vostro sostegno questa mia prima storia non so neanche se sarebbe arrivata al secondo capitolo!
Vedrò di aggiungere il prossimo capitolo il prima possibile, un bacio <3
Bluemuse_

 

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Capitolo 17
*** Piani ***


CAP.16

POV.HOPE

Quando riaprii gli occhi, la prima cosa che vidi fu il buio. Buio completo, nero assoluto. Mi accorsi quindi di essere ancora bendata. Sentii anche il sapore della stoffa in bocca. Quel cavolo di panno che mi avevano ficcato tra i denti mi faceva un male cane, perché costringeva le mie mascelle a stare semiaperte e mi impediva quasi di respirare. Provai a muovere le mani ma, come pensavo, erano state legate dietro la mia schiena, che era appoggiata scomodamente a una sedia dura come la pietra. Tentai anche con i piedi; la situazione era analoga. Cominciai a farmi prendere dal panico, le mani iniziarono a sudarmi e capii di essere sull’orlo di una crisi di pianto. Passai dieci minuti buoni facendo respiri profondi cercando di calmarmi, ma le lacrime scesero inesorabilmente sulle mie guancie. Calma Hope, calma. Respira. Brava così: inspira, espira. Mi ripetei quel mantra mentre pensavo ad una soluzione, ad un piano per scappare. Caddi nello sconforto. Ma chi volevo prendere in giro? Non sapevo neanche dove mi trovavo, cosa potevo mai fare? In più non sapevo neanche se nel posto in cui ero ci fosse qualche specie di guardiano. Che senso avrebbe avuto liberarsi se poi mi avrebbero subito rilegato? Provai a captare ogni singolo rumore ma non sentii niente. Che mi avessero lasciato temporaneamente sola? Bene, mi decisi. Non mi sarei lasciata sfuggire quell’occasione.

POV.NICO

Tirai un pugno allo stipite della porta con tutta la forza che avevo in corpo. E poi un altro. E un altro ancora, finché mi trovai con le nocche rosse di sangue. Chiusi gli occhi per ritrovare la concentrazione e la calma. Se non mi davo una regolata subito sprecavo solo del tempo utile. Perquisii con lo sguardo la stanza di Hope, in cerca di qualche indizio caduto dal cielo miracolosamente che mi avrebbe potuto dare un indizio sul luogo in cui si trovava. Non trovai niente se non le stesse cose che c’erano sempre state, ad eccezione di uno strano libro sul comodino. Uscii di casa, standomene lì non avrei risolto nulla. Andai diretto a casa di Mattia, per chiedergli aiuto, e contattai anche Chiara, che sicuramente non ci avrebbe pensato su due volte prima di aggregarsi nella ricerca della sua migliore amica. Ci dividemmo subito, così avremmo cercato in più zone della città contemporaneamente, decidendo poi di rincontrarci verso le sette nel punto di partenza. A sera inoltrata però, nessuno aveva trovato niente. Neanche uno straccio di pista da seguire. Li invitai a stare a casa nostra, e loro accettarono volentieri, affermando che la mattina seguente avremmo ripreso le ricerche. Dopo qualche rassicurazione a Chiara -era molto scossa- ci addormentammo di botto, stanchi per le lunghe ricerche del pomeriggio.

POV.HOPE

Cercai di sollevare le gambe della sedia per far scivolare sotto le corde che mi tenevano legati i piedi. Dovetti fare diversi tentativi prima di riuscire nel mio intento, ma una volta libera non mi persi in entusiasmi. Non dovevo perdere tempo. Un po’ a fatica mi alzai, avevo le gambe intorpidite per la lunga inattività, e provai a sfilare la corda che avevo stretta ai polsi dallo schienale della sedia. Appena mossi le braccia dietro la schiena e tirai i muscoli, però, una scossa di dolore mi colpì la spalla sinistra. Digrignai i denti mentre la muovevo, cercando di non badare alle fitte che mi toglievano il fiato. Sentii scendere delle goccioline di sudore dalla mia fronte; cominciavo ad avere la vista appannata per lo sforzo. Finalmente con uno scatto finale delle braccia, che mi costò un urlo che a stento riuscii a soffocare, mi ritrovai con le mani meno limitate. Mi accasciai a terra in preda agli spasmi, il dolore non voleva saperne di affievolirsi. Dovevo aver riaperto la ferita stirando le braccia, cosa che certo non aiutava visto la situazione in cui mi trovavo. Restai in quella posizione finché non trovai la forza di muovermi; nel frattempo pensai a come strappare le corde. Per quelle alle caviglie bastò usare le mani, perché seppur legate dietro alla schiena, stando seduta sulle ginocchia non fu un’impresa difficile, ma per queste ultime? Provai a muovere i polsi e, con mia immensa gioia, trovai un errore nel modo in cui erano stati legati. Mi venne da piangere per lo spiraglio di speranza che aveva cominciato ad animarmi. Ringraziai mentalmente il manga che avevo letto che mi aveva insegnato ad aggirare qualcuno che ti voleva legare, spiegando in che modo tenere la parte del corpo interessata, e mi liberai. Finalmente potei togliermi la benda che avevo sugli occhi e guardarmi intorno. Mi trovavo in una di quelle tipiche cantine in cui di solito, nei film, vengono rinchiusi i poveri ostaggi. Mi venne quasi da ridere. Una situazione decisamente da clichè. Mi portai la mano alla spalla e come mi aspettavo me la imbrattai di sangue, che sentivo anche scendere copioso lungo la mia schiena. Purtroppo non avevo il tempo per curarmi la ferita, dovevo anzi cercare una via di fuga. Abbassai la maniglia dell’unica, piccola porta arrugginita che c’era in quello spazio angusto, ma naturalmente era chiusa. Mi feci di nuovo prendere dallo sconforto. Non c’era nessuna finestra, nessun buco da cui poter scappare. Mi sedetti affranta sulla sedia, quando sentii una voce. Allora mi venne un’idea folle. Non funzionerà mai. È impossibile che riesca a farlo. Ma ci dovevo almeno provare. Avevo il fiato corto dalla paura, mentre sentivo la chiave girare nella serratura.
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ANGOLO AUTRICE:
Ehilà belle ragassuole! Dopo un po' di tempo (mi scuso per questo, ma non ho mai avuto mai un minuto libero per continuare la scrittura) ho finalmente aggiornato la storia, come vi pare che stia andando? Che ne dite della piega che sta prendendo? Ci terrei molto a sapere il vostro parere quindi, naturalmente solo se ne avete voglia, recensite :)
Ringrazio tutti quelli che stanno leggendo i miei capitoli, spero di riuscire ad aggiungerne presto altri!
Un bacio,
Bluemuse 

 

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Capitolo 18
*** Foto ***


CAP:17
 
POV.HOPE

La porta si aprì di scatto, e tutti i piani di Hope si dissolsero come un fantasma alla luce del sole. Quello che si trovò davanti era più di quanto si sarebbe mai potuta immaginare. Più osceno, più terribile, più agghiacciante. Non era possibile definirlo un essere umano, nonostante avesse la lontana parvenza di uno di essi. Gli arti erano innaturalmente allungati, le braccia in particolare sfioravano il suolo, mentre le gambe terminavano in sproporzionati piedi trattenuti a stento da delle scarpe spaiate e logore. Il corpo grassoccio era coperto da resti lacerati di quelli che un tempo dovevano essere pantaloni, lasciando il busto scoperto. Man mano che si avvicinava a me, notavo altri particolari raccapriccianti, come la miriade di cicatrici che erano cosparse sul petto e sullo stomaco, ma soprattutto la faccia. Era la cosa più orribile che avessi mai visto. Deforme, con la pelle cadente sotto gli occhi e dalle guancie, aloni rossi intorno alle labbra di cui non volevo sapere l’origine, completava alla perfezione quel mostro che mi trovavo di fronte.  Strinsi il pugno attorno al pezzo di metallo che avevo raccattato da terra, per farmi forza e non farmi prendere di nuovo dal panico. Si avvicinò ancora di più a me, cominciando a squadrarmi e girarmi attorno. Dovetti attingere a tutta la mia volontà per non scoppiare a piangere o vomitare per l’odore che emanava. Quando mi fu di spalle lo colpii con violenza alla nuca, intontendolo per una manciata di secondi. Manciata di secondi in cui mi fiondai alla porta aperta per scappare. La fortuna però non doveva essere proprio dalla mia parte, perché andai a sbattere contro qualcuno che mi afferrò per le spalle e mi fece sbattere la testa contro qualcosa di duro. Subito venni inghiottita dal buio.
 
POV:NICO
 
Fui il primo a svegliarmi la mattina dopo, così scrollai un po’ i due amici per rimetterci subito alla ricerca di Hope. In meno di mezz’ora eravamo pronti e già alla porta per uscire nel gelo di dicembre. Sospirai; non avevamo né indizi né tracce da seguire, avevamo girato tutto il pomeriggio precedente senza trovare nulla. Ogni minuto che passava lei era più in pericolo e noi non avevamo uno straccio di idea su dove potesse essere. Chiara fu la prima a mettere piede fuori da casa, e quasi non scivolò giù dai gradini, se Mattia non l’avesse afferrata per un braccio. Aveva appoggiato la scarpa su un foglio che ora giaceva un po’ più in là. Corsi a raccoglierlo e, come pensavo, si trattava di una foto. Dallo sconforto scalciai per terra, sollevando polvere e gridando per poi inginocchiarmi sulla ghiaia. Mattia mi venne accanto e mi strappò la foto di mano, imprecando. Inutile dire che il soggetto era Hope, accasciata per terra con una ferita molto slabbrata in fronte e piena di lividi e graffi su tutto il corpo. Non c’era nessun messaggio, solo una risata scritta in rosso in un angolo. Maledetti bastardi!
 
POV.HOPE
 
Quando rinvenni notai di non essere nella stessa cantina di prima. Ero in quello che si poteva dire uno studio, con tanto di scrivania e poltrona di pelle nera. Io ero stesa su un tappeto bianco, chiazzato di rosso in corrispondenza della mia testa. Mi toccai la fronte, seguendo la linea di un taglio molto lungo che mi doleva da impazzire. Le tempie mi battevano e la ferita alla spalla mi faceva ancora male. Dovevo essere uno spettacolo osceno a vedermi dall’esterno, e mi sentivo uno straccio. Le mie considerazioni furono interrotte dall’entrata di una ragazza bionda. Cercai di mettere a fuoco la sua immagine; era abbastanza alta e slanciata, con i capelli legati in una coda alta e gli occhi grandi di un intenso color nocciola. Era molto bella, sì, e non capivo cosa ci facesse in quel posto.
Se sapessi qual è, questo posto.
Si avvicinò alla poltrona che, come nei film, si girò mostrando un giovane uomo che assomigliava in modo impressionante alla bionda. Dovevano sicuramente essere imparentati.
-Marisol, ora puoi andare- la ragazza chinò leggermente il capo, eseguendo l’ordine e sbattendo la porta dietro di sé. Guardai la persona che mi trovavo di fronte, cercando di dare un’età al ragazzo. Lui fissò gli occhi verde marcio nei miei, cominciando a parlarmi.
-Ciao, Hope-

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ANGOLO AUTRICE:
ehilà bella gente! eccomi qui con un nuovo -anche se breve- capitolo. cosa ne pensate? mi sa che sto facendo soffrire un po' troppo la mia piccola Hope e devo dire che mi dispiace...
comunque passando ad altro, oggi ho riniziato la scuola e già non ne posso più! non so quindi con che frequenza riuscirò a scrivere, ma spero di non essere troppo impegnata. nel caso qualcuno volesse contattarmi e non mandarmi solamente messaggi su questo sito, ho lasciato il mio link di fb(spero funzioni!)
detto questo, ringrazio come sempre i miei lettori e chi sta seguendo la mia storia, chi l'ha recensita o aggiunta nelle varie categorie :)
un bacio,
Bluemuse <3

 

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Capitolo 19
*** Esperimenti ***


CAP.18

POV.HOPE

-Ciao, Hope-
-Chi diavolo sei tu? E come fai a sapere chi sono? Cos’è questo posto, dove mi trovo?- cominciai a sparare domande a raffica sotto lo sguardo fisso di quel giovane, che mi incuteva un certo timore.
-Calma, calma. Ogni domanda a suo tempo.- appoggiò i gomiti sulla scrivania, e posò il mento sulle mani intrecciate. Continuava a fissarmi, mettendomi a disagio. -Io mi chiamo Damiàn e come penso tu abbia già capito, sei nel mio studio.- notai che parlava con un forte accento spagnolo.
-Sì, ma questo studio dove si trova? Dove siamo?-
-Zitta! Come stavo dicendo…- si alzò dalla poltrona girevole, cominciando a camminare per la stanza-..questo è il mio studio, e tu sei qui per essere sottoposta ad un mio esperimento-
-Che cosa?!-
Lui continuò imperterrito con il suo discorso, come se io non avessi aperto bocca: -Hai avuto modo di notare, non molto tempo fa, i risultati di un progetto che decidemmo di applicare ad un essere umano.- storsi la bocca. Di sicuro si riferiva a quell’uomo -se così si poteva definire- che era entrato nella mia “cella”.
-Gli effetti su di lui sono stati eccezionali, proprio come ci aspettavamo! Abbiamo inserito un gene maligno nel suo corpo e lo abbiamo fatto entrare in contatto con radiazioni molto potenti, che hanno generato la creatura che hai visto prima. Così, visti gli eccellenti risultati, abbiamo attuato la stessa procedura su altri uomini, formando un numeroso gruppo di quelli che saranno i miei soldati.- spalancai ancora di più la bocca.
-Ma tu sei completamente pazzo! Vai in giro a rapire gente per farci strani esperimenti e crearti delle macchine da guerra usando metodi barbari! E comunque non capisco la mia presenza qua! Io non sono un uomo su cui poter attivare i tuoi strani progetti, quindi che ci faccio qui?-
-Oh, te lo spiego subito, mia cara- si avvicinò pericolosamente a me. –Non so se sei a conoscenza delle tue, come dire..capacità-
-Eh?-
-Come credevo. Beh, meglio per me! Se non ne sei al corrente vuol dire che non sei in grado di utilizzarle- mi poggiò una mano sulla spalla sinistra, per poi stringermela con violenza. Lanciai un urlo di dolore, la ferita non aveva ancora smesso di sanguinarmi. Lui sorrise, perfido. Quel sorriso aveva un che di malato. Mostrava il suo godimento nel vedere una persona soffrire. Fu quello a farmi reagire. Con le poche forze che mi rimanevano gli tirai uno schiaffo, alzandomi il più in fretta possibile e uscendo dalla stanza. Corsi a perdifiato, senza guardarmi indietro, attraverso corridoi, salendo o scendendo scale, aprendo porte. Con la vista annebbiata, facevo andare avanti le gambe con l’ultima forza che avevo in corpo: la disperazione. Non seguivo una direzione precisa, ma continuavo a salire, salire e ancora salire. Le gambe cominciavano a cedermi, sempre più stanche e quando aprii l’ultima porta,che mi mostrò una notte serena, caddi in ginocchio. Il vento gelato mi sferzò le guancie, ed io piansi. Piansi per la gioia, per la paura, per il sollievo, per la disperazione. Cercai di avanzare ancora un po’ a gattoni, per mettere più distanza tra me e quel posto infernale, ma la stanchezza ebbe la meglio. Mi accasciai a terra, sfinita.

POV.NICO

Come accadeva da tre giorni a quella parte, ero alla ricerca di Hope, che anche quella volta non aveva dato frutti. Come accadeva da tre giorni, mi avviai verso casa sconfortato e senza speranza. Fu un colpo dal cielo quando vidi una chioma rossa riversa a terra. Corsi nella direzione della ragazza, girandola di schiena. Non appena vidi lo stato in cui si trovava mi uscì un ringhio di rabbia dalle profondità della gola. Rispetto alla foto che avevamo ricevuto, era messa molto peggio. Oltre ai lividi su ogni parte del corpo, aveva una spalla completamente bagnata di sangue, che continuava a colare copiosamente da una ferita molto grave. Il suo viso era costellato di graffi, il labbro era spaccato e la fronte era attraversata per la lunghezza da un grosso taglio slabbrato. Sulla testa riportava i segni di vari colpi violenti. Strinsi i denti a quella vista e la presi in braccio, per riportarla a casa. Non appena varcai la porta vidi Mattia e Chiara, che non appena si accorsero di Hope mi vennero subito incontro, aiutandomi. Chiara grondava lacrime, sia di felicità che di preoccupazione, mentre il suo ragazzo cercava di rassicurarla. Portammo la ragazza ferita nella sua camera, dove la depositai sul letto, come molte volte avevo fatto. Avvicinammo tre poltrone al baldacchino, e tutti e tre ci addormentammo di colpo, stanchi ma un po’ più pacificati.
**
-Damiàn, ma la lasci andare via così?-
-Non preoccuparti, Marisol. Possiamo benissimo riprendercela quando vogliamo, e magari la prossima volta la porteremo qui insieme al suo amichetto-
-Non vorrei che venisse fatto del male a Nicolas, se possibile-
-Ancora, Mari? Ho capito, non c’è bisogno che continui a ripetermelo-
-E’ per ribadire il concetto, fratellino-
-Lo so, lo so. Ma non pensarci ora. Ne riparleremo quando saranno qui anche loro-
Sorrise maligno al monitor del computer, dove una lucina rossa pulsava a intermittenza. Che quella sciocca creda pure di essere al sicuro, per il momento.

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ANGOLO AUTRICE:

Salve, bellissima gente! Chiedo umilmente scusa per il ritardo, sono pronta a essere presa a sassate in faccia per questo. Come vi sembra il capitolo? Secondo voi ci sarebbe qualcosa da cambiare nel procedimento della storia? Sono aperta a tutti i pareri:)
Detto questo, passiamo alle novità: Damiàn, questo personaggio subdolo che non si presenta certo in maniera positiva. Nel caso vi chiedeste il perchè di questo nome, l'ho scelto perchè significa dominatore, e mi ispirava per questo ragazzo. Che motivi avrà Marisol per non voler fare del male a Nico? Quali sono queste capacità che a quanto pare Hope possiede? Lo scoprirete, lo scoprirete...
Come al solito concludo ringraziando tutti quelli che seguono la mia storia, che l'hanno aggiunta e sperando che qualcuno recensisca il mio capitolo!
Un bacio,
Bluemuse_

 

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Capitolo 20
*** Situazioni imbarazzanti ***


CAP.19

POV.NICO

Quando aprii gli occhi, e vidi Hope sdraiata davanti a me, tirai un profondo sospiro di sollievo. Per un attimo avevo pensato che tutto potesse essere solo un sogno. Ma lei era lì in quel momento, ed era l’unica cosa che importava. Mi alzai per andare a prendere il kit di pronto soccorso in bagno; la sera prima per la stanchezza non avevo potuto medicarle le ferite. Non vidi i miei amici per casa, dovevano essere a scuola. Salii le scale con la piccola valigetta bianca in una mano, attento a non fare troppo rumore. Mi sedetti sul letto, accanto a lei, tirando fuori dalla scatola del disinfettante e passandolo sui suoi tagli. Cominciai dalle braccia, poi passai alle gambe. Quando arrivai al viso mi fermai.  Osservai le sue guancie, un po’ più scavate rispetto al solito e insanguinate; le sue labbra carnose, spaccate; la sua fronte, segnata da un unico e profondo taglio. Tamponai il più delicatamente possibile la sua pelle, strappandole comunque mugolii di sofferenza. Si svegliò quando toccai la sua fronte con il batuffolo di cotone. Mi guardò con gli occhi semichiusi, e quando i suoi occhi mi inquadrarono sorrise.
-Tranquilla, ti sto medicando le ferite-la rincuorai

POV.HOPE

Mi svegliai per un forte bruciore alla fronte, e pensai di trovarmi ancora in quella cantina buia dove ero stata legata. Invece non appena aprii gli occhi, vidi Nicolas davanti a me. Non potei fare a meno di sorridere, per quanto i lividi e le ferite me lo permettessero. Lui sorrise di rimando, e Dio solo sa la felicità che provai nel rivedere quelle fossette agli angoli della sua bocca.
-Tranquilla, ti sto medicando le ferite-
Io annuii, sotto il suo tocco lento e delicato; il suo andamento aveva un che di ipnotico.  Su e poi giù, su e poi giù…
Mi ritrovai a socchiudere gli occhi per il piacere.

Oh sì Nico, è così che si fa..
Ti prego, non tu di nuovo!
Ricordati che io sono la parte più profonda di te, quella che dà ascolto ai pensieri e desideri più reconditi della tua mente...

Quando mi mise l’ultimo cerotto sul labbro, lo vidi farsi titubante, incerto.
-Ehm..Nico? C’è qualcosa che non va?-
-Cos..ah no niente. Solo.. potresti girarti di schiena e sollevarti la maglietta?- avvampai all’istante, e lui se ne accorse. -Devo solo curarti la spalla- aggiunse in fretta, vedendo la mia reazione.

Purtroppo…
Stai un po’ zitta!

Mi sdraiai a pancia in giù, con le guancie dello stesso colore dei miei capelli. Fortuna che gli davo le spalle! Trattenni il respiro, mentre lui mi alzava la maglietta fino alle spalle. Il cuore mi era partito in una corsa folle -e ora chi lo ferma più- ma cercai di calmarmi.

Andiamo, Hope. In fondo è soltanto quel figo di Nicolas che ti sta praticamente spogliando, cosa vuoi che sia…

Sussultai quando appoggiò una sua mano calda sulla mia schiena.
-Scusa..ti ho fatto male?-
-N-no, non ti.. non ti preoccupare- balbettai come una scema. Cosa mi prendeva? Sembravo in preda a un turbine ormonale degno di una tredicenne in calore! Un po’ di contegno, insomma!
Prese il batuffolo imbevuto di disinfettante e continuò l’operazione di prima, mentre io mi ripetevo mentalmente di mantenere la calma. Quando finì, presi una profonda boccata d’aria come se fossi stata in apnea per cinque giorni. Lui si alzò in fretta, dandomi le spalle e riportando la valigetta in bagno. Aspettai un po’ e, non vedendolo tornare, decisi di scendere in cucina. Mi alzai piano dal letto -ero ancora debole- e a fatica feci le scale. Trovai Nico in salotto, con il telefono in mano. Fissava lo schermo, allibito.

POV.NICO

Mentre scendevo le scale, tirai un sospiro di liberazione. Era stato imbarazzante, molto imbarazzante, chiederle di alzarsi la maglietta. Certo non potevo negare che in qualche modo la situazione mi fosse piaciuta..
La suoneria di un messaggio distolse la mia attenzione da quei pensieri.

“ Hola, Nik.
Tutto bene? Ho una notizia fantastica da darti! Non ci crederai, ma domani sarò lì con te! Ho finalmente ottenuto il permiso de venir a Monza, il mio aereo parte alle dieci. Non vedo l’ora di rivederti!
Hasta pronto <3
Mar”

Quel messaggio mi spiazzò completamente.
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ANGOLO AUTRICE:
Ebbene, eccomi ancora qua! Dopo due settimane di scuola (qualcuno mi salvi per favore!) ho trovato il tempo di continuare con la mia storia. Come vi sembra? Ma soprattutto, la persona che ha scritto questo messaggio a Nico è proprio chi pensate voi? Eeh, miei cari, lo scoprirete presto!
Come ogni volta ringrazio tutti i miei lettori e quelli che recensiscono le mie storie, mi fa piacere sapere le vostre opinioni! :)
un bacio,
Bluemuse

 

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Capitolo 21
*** Mar ***


CAP.20

POV.HOPE

Mi avvicinai a lui, arrivandogli alle spalle. Cercai di guardare da sopra la sua spalla lo schermo del telefono, ma lui lo bloccò prima che io potessi leggere una sola parola. Cosa c’era scritto di così sconvolgente da farlo restare di sasso?
-Era un messaggio tanto strabiliante? Hai una faccia…-
-No,no..niente-
La mia curiosità ebbe la meglio sulla discretezza, quindi non demorsi.
-Eddai, si vede che sei rimasto scioccato!- gli tirai una leggera gomitata nelle costole, con tanto di occhiolino.
-Non sono cose che ti riguardano, Hope!-
-Eh va bene, scusa! Non c’è bisogno di prendersela tanto..- borbottai, più perché non aveva saziato la mia sete di dettagli che per il tono che aveva usato.
-Lascia perdere..è un argomento, come dire..off limits per me, ecco tutto-
-Ma riguarda un’ altra persona?- forse dovevo tapparmi un po’ la bocca. In fondo era la sua vita privata…oh al diavolo! Io sono curiosa.
-Diciamo di si..-
-Come, diciamo?-
-Fatti bastare questo, scricciolo- mi scompigliò i capelli e se ne andò, lasciandomi lì imbambolata.
Lentamente cominciai ad avvampare. Scricciolo mi piace, constatai con un sorriso.

POV.NICO

Mi allontanai in fretta da lì, sapevo che altrimenti Hope mi avrebbe tartassato di domande fino a tirarmi fuori la verità. Salii in camera mia, deciso ad ascoltarmi un po’ della mia adorata musica. Presi il telefono, rileggendo un’ultima volta quel messaggio prima di prendere le cuffie e far partire la riproduzione casuale. Tra una grintosa survival e la lenta explorers, tirai fuori un blocco da disegno e cominciai a tracciare schizzi. Era una cosa che facevo spesso, mi rilassava. E in quel momento avevo decisamente bisogno di distogliere la mente dalla notizia che avevo appena ricevuto, e da tutto ciò che implicava. Ripensai a quella ragazza, che era stata importante in un certo periodo della mia vita. Mi buttai sul letto, passandomi una mano tra i capelli. La situazione si complicava.

POV.HOPE

Decisi di prendere una giacca e uscire in giardino. Le mie condizioni erano ancora precarie, ma sentivo il bisogno di prendere un po’ d’aria fresca, possibilmente sola. Ed io conoscevo perfettamente il posto che faceva al caso mio. Aprii la grande porta d’ingresso e fui fuori.
 
Mi incamminai verso le tre diramazioni del sentierino di terriccio e sassi, prendendo quella di destra. Era la più lunga e tortuosa, ma lo spettacolo che rivelava alla fine valeva tutti gli sforzi per arrivarci. Evitai tutti i rovi e le radici che spuntavano dal suolo -anni di esperienza- e dopo dieci minuti buoni, giunsi alla mia oasi. Tra cespugli e alberi incolti, fuori dallo sguardo di tutti, c’era un piccolo gazebo di marmo bianco, di forma circolare e con una cupola in cima. Sotto la sua protezione, riparati dalle intemperie, c’erano un alto tavolo sempre nello stesso materiale, posto al centro, e panchine disposte per tutto il perimetro della struttura. Per me quello era un luogo speciale. Aveva quel tocco di malinconia e solitudine che tanto mi piaceva, se poi si aggiungeva un pezzo classico di sottofondo, l’insieme era magnifico. Mi accomodai e tirai fuori dalla borsa un bel libro per passare il tempo. Presto la mia mente però, si ritrovò su un altro pianeta…
Aveva per caso il nome Nicoland?
Stai zitta, per favore
I miei pensieri si soffermavano su cose futili, come il soprannome “scricciolo” per esempio -sì mi era piaciuto veramente tanto-  o sulla bellezza di Nicolas, sulle sue fossette quando rideva, i suoi occhi magnetici e penetranti…
Terra chiama Hope! O forse dovrei dire i suoi ormoni…
 
Quella sera passò tranquilla, con me e Nico sul divano, a vedere una commedia che passavano alla televisione. Ad una certa ora, stanca morta, mi congedai e andai a dormire, lasciandolo solo e immerso nei suoi pensieri.

POV.NICO

Non dormii niente. Passai la notte rigirandomi nel letto, tra le coperte, pensando e ripensando a come mi sarei dovuto comportare il giorno seguente. Alla fine, verso le quattro, il sonno ebbe la meglio, sebbene leggero e non riposante. La mattina mi svegliai più stanco di quando ero andato a dormire, ma con un caffè ripresi un po’ di energie. Guardando l’orologio notai che era piuttosto tardi, e che quindi il suo aereo stava per atterrare. Sarebbe venuta direttamente a casa? No, non sapeva dove abitavo. O almeno credevo. Neanche l’avessi evocata, mezz’ora più tardi me la ritrovai fuori dalla porta. Non era cambiata per niente, aveva i soliti lineamenti perfetti e altezzosi, i capelli forse un po’ più lunghi e si era alzata di un paio di centimetri.
-Ciao, Nik!- mi salutò con trasporto, saltandomi con le braccia al collo come faceva sempre. La lasciai fare, ero abituato alla sua espansività.
-Mar! Quanto tempo..- andammo in cucina, sistemandoci sulle sedie e parlando del più e del meno, lei mi aggiornò su quello che era successo nella nostra città dopo la mia partenza, e io le raccontai della mia nuova vita in Italia. Vidi con la coda dell’occhio Hope arrivare con un bicchiere d’acqua in mano, così mi girai verso di lei per presentarle Mar.
Un fracasso di vetri però mi precedette. La guardai incredulo, era completamente sbiancata e tremava vistosamente. Indietreggiò un po’, guardandomi impaurita e spostando lo sguardo da me a Mar apparentemente spaesata.

POV.HOPE

Il bicchiere mi cadde senza che me ne accorgessi. Non calcolai minimamente le schegge sul pavimento. No, la mia attenzione era rivolta alla ragazza che era seduta di fianco a Nicolas. Boccheggiai, ritrovandomi senza fiato.
Cosa ci fa lei qui?

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ANGOLO AUTRICE
Ehilà! eccomi ancora qui con un nuovo capitolo, in cui si può dire che succedono varie cose. innanzitutto questa ragazza, che ancora non si sa bene che rapporto abbia avuto con nico, ma soprattutto con Hope (anche se intuibile). per la descrizione del gazebo invece devo ammettere che ho tratto spunto da un manga (ebbene si mi piacciono, e anche tanto). 
concludo dicendo che mi dispiace per la poca lunghezza di questo capitolo, solo che non ho molto tempo per scrivere da quando è iniziata la scuola T.T
Ringrazio come sempre le nuove ragazze che hanno aggiunto la mia storia nelle varie categorie, in particolare clarissaj e bellarose che hanno recensito i miei ultimi capitoli:)
ricordo per chi fosse interessato il mio profilo di instagram: eletomains e il mio facebook: elena tomaino
un bacio,
Bluemuse <3

 

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Capitolo 22
*** Scherzi del destino ***


CAP.21


POV:HOPE

Non era possibile. Doveva essere tutto un maledetto scherzo. Lei non poteva essere in casa mia.
-Hope, voglio presentarti Marisol. È una mia vecchia amica di Tarragona-
Nicolas la conosceva? Conosceva una persona così losca e meschina?
La ragazza mi si avvicinò con un sorriso, porgendomi la mano. Arretrai istintivamente, finendo sui cocci di vetro.
-Ahia, cazzo!- imprecai a mezza voce, chinandomi per esaminarmi il piede tagliato.

 Mannaggia a me e alla mia fissa di stare a piedi nudi!  

Abbassai il viso cercando di trattenere le lacrime, il piede mi faceva un male cane. Per non parlare del resto del corpo. Ritornai con il pensiero a due giorni prima, in quella cantina buia e fredda dove ero stata maltrattata; mi passarono davanti agli occhi i ricordi vivissimi dello strano essere creato per i perversi desideri di un ragazzo psicopatico, poi di uno studio ed infine di una ragazza bionda con l’accento spagnolo. Sollevai lo sguardo su quella stessa persona che mi aveva rinchiusa per giorni, fissandola con odio e rabbia repressa. Lentamente mi alzai da terra, cercando di non sbilanciarmi troppo sul piede ferito, e zoppicando risalii le scale fino alla mia stanza.
Mi buttai sul letto, cercando un cerotto nel cassetto del comodino-fortunatamente ero attrezzata bene- e dopo essermelo attaccato mi sdraiai sul materasso, in preda a sentimenti contrastanti e distruttivi.

Erano passati forse cinque minuti, quando Nico entrò in camera mia e si sedette di fianco a me. Sapevo cosa doveva chiedermi, e ne aveva tutte le ragioni. Dopo un attimo di silenzio carico di imbarazzo, infatti, arrivarono le domande.
-Cosa ti è preso prima?-
Sbuffai, infastidita. Cosa potevo dirgli?
 Ehi, lo sai che la tua amica mi ha torturata per tre giorni? oppure : Sai che la tua cara Marisol ha un fratello psicopatico malato di mente?
-Non ci crederesti-
-Dimmelo-
Lo guardai negli occhi per un paio di secondi, prima di alzare le spalle con fare distaccato.
-Bene. La tua amica è la colpevole di tutto quello che mi è capitato in questi giorni-
Come mi aspettavo, lui strabuzzò gli occhi, incredulo.
-Come, scusa?!-
-Hai capito bene. Marisol è una delle persone che mi ha ridotta così- mi indicai con un gesto della mano, riferendomi ai vari tagli e lividi che costellavano il mio corpo.
-Hope..-
-Lo so. Non mi credi-
-Non è che non ti credo…solo che conosco Mar da tanto tempo. Non sarebbe capace neanche di pensare certe cose-
Lo guardai con un sorriso sconfitto. Sapevo che sarebbe finita in questo modo.
-Comunque volevo dirti che le ho permesso di stare qui per un po’. Sai, finché non trova un posto..-
-Che cosa?!- avevo capito bene? Aveva intenzione di farla stare qui? Quella?
-So che non ti fa piacer..-
-Non mi fa piacere? È colpa sua se mi fa male anche solo respirare, cazzo!-
-Calmati, Hope. Non ti lascerò sola con lei, se è ciò che ti preoccupa-
-Eh, sai com’è. Non vorrei morire a sedici anni!-
-Sbagli a giudicarla così!-
-Tu non c’eri quando mi ha quasi ammazzata!-
-Ti stai sbagliando!-
-So quello che ho visto, Nico-
-Sei solo confusa- detto questo se ne andò, sbattendo la porta. Osava pure fare l’incazzato, adesso.
Mi ributtai sul materasso, sbuffando.
Non ne andava bene una.

POV:NICO

Me ne andai sbattendo la porta. Hope era solo confusa. Non era neanche lontanamente possibile che Mar l’avesse torturata. La conoscevo da parecchio tempo e sapevo che genere di ragazza fosse.
Quando tornai in cucina la trovai nella stessa posizione di quando l’avevo lasciata, seduta su una sedia. Faceva differenza solo il telefono, che si precipitò a rimettere in borsa appena le fui vicino.
Mi soffermai un attimo ad osservarla.

Nah, non è possibile.


****
A: Damiàn
DA: Marisol
Infiltrazione riuscita. La ragazza mi ha riconosciuta, ma Nicolas sembra non saperne niente. Ti aggiornerò più avanti.
Besos.

........
ANGOLO AUTRICE:
Allora, prima di tutto scusate per l'ENORME ritardo, ma in questo periodo sono sommersa di verifiche, tanto che in teoria dovrei star studiando per un test su Dante. Ma a parte questo. Per la stessa ragione appena citata questo capitolo non è molto lungo e non ho neanche avuto la possibilità di revisionarlo bene, motivo per cui siete liberi di tirarmi blocchi di cemento in testa. Detto questo, ringrazio le nuove ragazze che hanno aggiunto la mia storia nelle varie categorie e che recensisce i miei capitoli. Ci terrei a conoscere le vostre opinioni quindi non siate timidi! Ricordo (per chi volesse dare un volto a questa "scrittrice" sclerata) il mio profilo instagram: eletomains
Al prossimo capitolo:)
Bluemuse

 

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Capitolo 23
*** Inganni ***


CAP.22

POV:HOPE

Nico se ne era appena andato dalla mia camera, sbattendo la porta, mentre io ero ancora ferma sul letto a rimuginare sulle coincidenze della vita. Chi non vorrebbe avere il proprio carceriere in casa, per di più invitato dal tipo per cui si ha una quasi sbandata?
Come come come?
Eccola che ritorna…sapevo che avresti subito commentato
Finalmente hai aperto gli occhi, sorella!
Mi fermai appena in tempo per non battere il cinque all’aria –dovevo seriamente smetterla di manifestare i miei deliri interiori- e ricominciai a maledire la mia sfortuna. Improvvisamente mi si presentò un nuovo particolare su cui inveire: dove aveva intenzione di dormire quella dannata?
Le possibilità che mi si pararono di fronte erano una peggio dell’altra. Nicolas avrebbe potuto pensare di sistemarla nella camera dei miei, ma mi sarei opposta con tutte le mie forze. Doveva passare sul mio cadavere prima di far stare quella dov’era stata mia madre.
Questo significava che sarebbero stati nella stessa stanza? Nello stesso letto? Odiavo ammetterlo, ma era quasi peggio della prima opzione.
Mi forzai a distogliere la mente da quell’argomento e, con un incredibile forza di volontà, decisi di scendere a controllare il territorio. Posai piano il piede per terra e feci le scale di legno, fino ad arrivare al salone. La scena che mi ritrovai davanti agli occhi mi fece rimpiangere di non essere rimasta in camera mia. Sul mio divano c’era una Marisol mezza nuda intenta a scambiarsi amabilmente litri di saliva con il mio coinquilino che, non appena mi vide, pensò bene di lanciarmi uno sguardo di sfida e superiorità. Cercai di non far trapelare le mie emozioni e, ostentando finta indifferenza, passai davanti a loro per dirigermi in bagno. Non appena Nicolas incontrò i miei occhi, sbiancò di colpo e si staccò immediatamente dalla bocca di lei, cominciando a sparare scuse a raffica.
-Oh, continuate pure. Non badate a me, sto solo andando in bagno- lo zittii, sbattendomi la porta alle spalle.
Sbattei con violenza le mani sul lavandino, fissando il mio riflesso nello specchio. La piccola luce al neon gettava ombre inquietanti sul mio viso e lo impallidiva oltre l’immaginabile. Trattenni l’impulso di urlare e mi gettai nella vasca, per farmi un bagno rilassante che reprimesse gli istinti omicidi che mi assalivano.

POV:NICO

-Perché l’hai fatto, Mar?-  ero seduto sul divano con lei di fronte, intento a massaggiarmi le tempie dal nervosismo. Ciò che era appena successo non faceva che peggiorare la relazione già difficile che avevo con Hope.
-Mi andava di farlo-
La fissai incredulo. –Ti andava di farlo? Dovresti pensare prima di fare qualcosa! Non hai idea del casino che hai appena combinato!-
-Perché? È la tua ragazza, quella?-
-No, ma questo non cambia le cose- sospirai, calmandomi. –Pensavo che ormai avessimo chiarito questa faccenda, Mar-
Si avvicinò a me, facendo aderire il suo corpo sul mio.
-Che male c’è nel provare un ultimo tentativo?- mi sussurrò nell’orecchio, con voce suadente.
Mi allontanai velocemente da lei, ritornando con la mente ad un episodio passato.
-Abbiamo già chiarito questa faccenda, non c’è più niente da dire. Non ho intenzione di fare due volte lo stesso errore-
Finalmente Marisol parve capire e si alzò dal divano, rinunciando di fronte al mio rifiuto.
-Dove sono le camere?-
-Su al primo piano. La mia è la seconda, puoi stare lì-
Senza una parola, si voltò e salì le scale.
Mi presi la testa tra le mani. Un altro problema da risolvere.

POV:MAR

Salii rapidamente le scale e aprii piano la prima porta. Sbirciai dentro e trovai la conferma che fosse quella della rossa, così entrai. Guardai in tutti i cassetti, in tutte le ante dell’armadio, ma non trovai niente che manifestasse una qualche conoscenza del potere di cui era dotata.

Ma si sta almeno impegnando a cercare delle risposte, quella tonta?

Perquisii la camera con lo sguardo, fino a notare un piccolo libro violaceo sul comodino. Non appena lo presi in mano, capii che era ciò che stavo cercando.
Lo misi nella borsa e uscii dalla stanza.

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ANGOLO AUTRICE:
*si inginocchia e si prepara ad essere presa a mattoni in faccia*
CHIEDO UMILMENTE SCUSA PER QUESTO RITARDO ESAGERATO e provo a promettervi che non ricapiterà più. Questa volta ho superato il limite, lo so.
Il problema è che in questo periodo mi devo impegnare moltissimo a scuola per un progetto che voglio portare a termine e che richiede una media alta a scuola. Per questo non ho molto tempo per scrivere ed è quasi un miracolo che io sia riuscita a farlo.
Passando al capitolo, non ci sono molte novità, ma mi serviva per collegare ciò che verrà dopo.
Detto questo, come al solito mi farebbe piacere ricevere i vostri commenti e giudizi, anche solo per farmi capire se la storia sta prendendo una piega che vi interessa :)
Ringrazio tutte quelle persone che l'hanno aggiunta nelle varie categorie e che continuano a seguirmi!
lascio il mio instagram nel caso qualcuno fosse curioso di darmi un volto: eletomains
Al prossimo capitolo <3
Bluemuse_ 

 

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Capitolo 24
*** Chiarimenti ***


CAP.23

POV.HOPE

Stavo riempiendo la vasca da bagno, con il bussare insistente di Nico come sottofondo.
-Hope apri questa porta!- lo sentii gridare
-Smettila, lasciami in pace-
-Ti devo parlare, per favore!-
-Aspetterai-
Finalmente mi immersi nell’acqua bollente; sprofondai fino alle orecchie, attutendo ogni rumore proveniente dall’esterno. Chiusi gli occhi per godermi quel tepore e inalai il dolce aroma alla violetta dei sali da bagno. Riuscii a ritrovare la calma e smisi di pensare a ciò che era appena successo.
 
Due forti colpi mi fecero tornare alla realtà. Stavo per addormentarmi nella vasca e non mi sembrava il caso. Mi vestii in fretta e aprii di slancio la porta, trovandomi Nicolas lì davanti, ad un soffio da me. Lo guardai fiera.
-Bene e ora dimmi. Cosa c’era di così importante da non potermi fare un bagno in santa pace?-
-Prima..-
-Nik!- ci girammo entrambi a guardare la ragazza che lo aveva interrotto, che -come notai con un misto di incredulità e disappunto- aveva indosso solamente un paio di pantaloncini striminziti e una canottiera semitrasparente.
Dico io, ma questa non ha un minimo di pudore? Non sente qualcosa chiamato freddo? Siamo in inverno e va in giro vestita da spiaggia..
La guardai con sguardo ammonitorio mentre Nicolas le rispondeva seccato.
-Cosa c’è Mar?-
-Mi chiedevo se potevi portarmi a fare un giro per la città. Sai no, per conoscerla meglio..- gli fece gli occhioni dolci per implorarlo, e io trattenni a stento una smorfia.
Puah! Ma come stiamo messe qua..
Il ragazzo sbuffò, ma poi acconsentì. Un po’ mi dispiaceva, nonostante mi stesse liberando di una certa presenza sgradita.
Non appena furono usciti mi catapultai in camera mia. Mi stesi sul letto, osservando le cortine azzurrine che mi circondavano. Delineai con lo sguardo tutta la superficie di tessuto sopra la mia testa, fino a scendere e ad arrivare alle tende, che segnavano il perimetro del letto, di fianco al comodino. Lo guardai per venti secondi buoni prima di accorgermi che c’era qualcosa che mancava. Quando capii cosa mi era stato preso, immaginai subito chi poteva essere stato.
Questa volta non l’avrebbe passata liscia.
 
 
Tornarono che era quasi sera. Notai che Marisol aveva una borsa al braccio, così grande da poterci infilare un elefante, e di sicuro abbastanza spaziosa per nasconderci un libro. Avevo cercato per tutto il pomeriggio nella stanza di fianco alla mia, senza trovare nulla. In più, quella non avrebbe rischiato di lasciarlo incustodito. Perciò doveva per forza averlo con sé. La osservai mentre saliva le scale con il sedere in fuori, e mi venne da ridere dall’incredulità. Possibile che non potesse evitare neanche per due secondi di mettersi in mostra? Scossi la testa per scacciare quella visione indesiderata e mi concentrai su Nicolas. Mi avvicinai a lui, gli presi la mano e lo condussi fino ai divani. Non appena si sedette, lo incitai a raccontarmi quello che era successo.
-All’inizio era tutto normale..eravamo seduti sul divano a parlare tranquillamente quando ad un certo punto…
“-Vado un attimo in bagno, ti dispiace?- la guardai distrattamente e le feci segno di andare con la mano. Aveva cominciato a parlare a raffica ma io non la stavo ascoltando, perso nel flusso dei miei pensieri. Hope mi aveva detto che chi l’aveva rinchiusa per tre giorni, era la stessa persona che mi stava davanti. Sapevo che lei non era una bugiarda, ma se da una parte c’era la mia completa fiducia in lei, dall’altra c’era Mar, una ragazza che conoscevo da molto tempo e che mi era stata vicina quando nessun altro l’aveva fatto. Con quei ragionamenti in testa, abbandonai il capo contro lo schienale del divano verde e chiusi gli occhi, come se servisse a farmi trovare una soluzione. Sentii la porta del bagno aprirsi ma non me ne curai, avevo altro a cui pensare. All’improvviso sentii due labbra a me note scontrarsi duramente con le mie, e non appena aprii gli occhi mi accorsi di due cose principali: Marisol mi si era appiccicata addosso mezza nuda e Hope stava guardando la scena sconvolta quasi quanto me, nonostante poi avesse ostentato una finta indifferenza. Scansai brutalmente quella sanguisuga da me e mi precipitai alla porta del bagno, cominciando a tempestarla di pugni per poter spiegare la situazione a Hope”

-Quindi è così che è andata- ero ancora più incredula. Sembrava che quella ragazza non avesse limiti. Ogni cosa che faceva mi suscitava incredulità. E ribrezzo, rabbia, istinti violenti…
-Ci tenevo a farti sapere come erano andate realmente le cose. Non volevo che si creassero altre incomprensioni e problemi tra di noi, dopo tutto quello che abbiamo passato..- abbozzò una mezza risata, probabilmente per smorzare la tensione che entrambi stavamo provando.
Abbassò la testa, cominciando a torturarsi le mani. Mi avvicinai, alzandogli la testa delicatamente con una mano e fissandolo dritto negli occhi. Le sue iridi azzurre si incatenarono alle mie, facendo partire il mio cuore in una corsa folle.
-Hope, io..-
-Cosa c’è da mangiare?-
NO. No! Non di nuovo…
Mi girai per guardare in cagnesco quella biondina che si intrometteva di continuo, racimolando tutte le mie energie interne per non ucciderla -per quanto lo desiderassi- all’istante.
 
La cena passò sotto le chiacchere estenuanti di Marisol, che non chiuse la bocca nemmeno per un minuto. Quando finalmente si decise ad andarsene, tirai un sospiro di sollievo. Era stata l’ora più estenuante della mia vita.
Dopo altri due minuti di silenzio imbarazzante, mi decisi ad esternare un pensiero che mi aveva accompagnato per tutta la sera.
-Nico, la ragazza starà nella tua stanza a dormire?-
-Si, le ho detto che poteva stare lì-
-E tu dove dormirai?- chiesi con le guance che lentamente si arrossavano.
-Avevo pensato di mettermi sul divano. Perché?-
-No, ecco..è che..avevo pensato..-
-Avevi pensato?-
Abbassai la testa, ormai ero diventata dello stesso colore dei miei capelli.
-Beh, che se volevi potevi dormire..da..me?-
La faccia che fece peggiorò ulteriormente l’incendio che mi bruciava sul viso.
-Non guardarmi così! Non pensare male, era solo per cortesia-
Lui in risposta allungò una mano e mi scompigliò i capelli.
-Tranquilla, scricciolo. Accetto volentieri la tua offerta- mi sorrise. Avete presente quei momenti in cui sembra che dal cielo scenda un fascio di luce divina, con tanto di cori angelici in sottofondo che intonano un’ Alleluja? Bene, questo era più o meno ciò che succedeva ogni volta che Nicolas sorrideva in quel modo. Cercai di riprendermi e di non farmi scendere della bava dalla bocca.
 
 
Quando furono circa le undici e mezza, decidemmo di salire in camera per dormire. All’improvviso un senso d’ansia mi contorse lo stomaco, neanche dovessi essere giustiziata da un momento all’altro. Mi sdraiai sul letto, avvolgendomi nelle coperte calde mentre Nicolas spegneva la luce. Sentii il materasso muoversi per il peso del suo corpo e poi, il silenzio più totale. Mi girai verso di lui; osservai il suo bellissimo profilo, illuminato dalla tenue luce lunare che irrompeva dalla finestra. Come mossa da una forza esterna, la mia mano cominciò a percorrerlo. Con i polpastrelli gli toccai la fronte, scendendo poi sugli zigomi e arrivando all’angolo della bocca.
Mi fermai, consapevole e imbarazzata per ciò che avevo appena fatto. Quando stavo per ritrarre la mano, Nicolas me la strinse con la sua, lanciandomi uno sguardo che avrebbe fatto sciogliere il metallo. Lentamente si avvicinò a me, e quando fu ad un soffio dal mio viso, congiunse le nostre labbra in un bacio dolce e passionale.

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ANGOLO AUTRICE:
Lo so, lo so. Avete tutti i diritti per infliggermi le pene peggiori dell'inferno per il mio ritardo inaudito ed esagerato. Spero però che questo capitolo vi sia piaciuto, visto che..*rullo di tamburi* finalmente questi due si sono baciati! Sinceramente mi facevano un po' pena, li ho fatti penare abbastanza prima che potessero finalmente farlo.
Comunque, non avranno vita facile, ci sono ancora tanti aspetti del passato di Nicolas da chiarire e misteri da svelare.
Piccola semi novità: ho in mente una nuova storia da scrivere, solo che non so se pubblicarla in contemporanea a questa o aspettare fino a che non finisco con questi due squinternati. In ogni caso, spero vi piaccia pure quella!
Come al solito ringrazio tutti quelli che seguono la mia storia e chiedo scusa per il probabile ritardo futuro per i mille impegni che affliggono la mia povera vita di studentessa.
Lascio poi il mio profilo instagram nel caso qualcuno fosse interessato a darmi un volto: eletomains
Al prossimo capitolo!
Bluemuse <3 

 

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Capitolo 25
*** Nuovi arrivi ***


Dal capitolo precedente:

All’improvviso un senso d’ansia mi contorse lo stomaco, neanche dovessi essere giustiziata da un momento all’altro. Mi sdraiai sul letto, avvolgendomi nelle coperte calde mentre Nicolas spegneva la luce. Sentii il materasso muoversi per il peso del suo corpo e poi, il silenzio più totale. Mi girai verso di lui; osservai il suo bellissimo profilo, illuminato dalla tenue luce lunare che irrompeva dalla finestra. Come mossa da una forza esterna, la mia mano cominciò a percorrerlo. Con i polpastrelli gli toccai la fronte, scendendo poi sugli zigomi e arrivando all’angolo della bocca.
Mi fermai, consapevole e imbarazzata per ciò che avevo appena fatto. Quando stavo per ritrarre la mano, Nicolas me la strinse con la sua, lanciandomi uno sguardo che avrebbe fatto sciogliere il metallo. Lentamente si avvicinò a me, e quando fu ad un soffio dal mio viso, congiunse le nostre labbra in un bacio dolce e passionale.

CAP.24
POV.HOPE
 
Muoveva le sue labbra sulle mie con passione, togliendomi il fiato. Il mio cuore era partito in una corsa folle, mentre le nostre lingue si incontravano in una danza scandita dai nostri battiti. Nicolas mi prese il volto tra le mani, approfondendo sempre più quello scambio di sentimenti che mi stava portando in paradiso. Lentamente smise di intrattenere le mie labbra in quella dolce tortura, allontanandosi e rimanendo a guardarmi. Toccò la mia bocca arrossata accennando un sorriso, ed io avvampai all’istante. Solo lui riusciva a farmi sentire in quella maniera, a far crollare tutte le mie difese. Riusciva a rendermi indifesa, io che non mi facevo sopraffare da nessuno. Mi accoccolai al suo petto caldo, felice di poter percepire il suo cuore battere veloce quanto il mio. Lui mi cinse con le braccia e, cullata dall’alzarsi e abbassarsi del suo corpo, mi addormentai felice come forse mai ero stata fino a quel momento.
 
Quando mi svegliai la mattina dopo, colpita da un tenue raggio di sole, la prima cosa che vidi fu il viso di Nicolas vicino al mio. Come sempre rimasi incantata davanti alla sua bellezza, decisamente troppa da concepire. Ripensai alla sera prima e come una stupida sorrisi di felicità, non riuscendo a trattenermi. Guardai nuovamente il ragazzo che mi stava a fianco, ammettendo che sì, cominciava a piacermi veramente. Mi rallegrai, capendo che questo non mi metteva paura, ma anzi riusciva a farmi vedere tutto sotto una diversa luce.

Ma sentila, fa già discorsi da ragazzina innamorata. E pensare che è tutto merito mio.

Probabilmente la mia coscienza aveva ragione, ma non potei fare a meno di sorridere di nuovo.
Un gemito mi impedì di alzarmi dal letto, facendomi invece girare verso il materasso, dove un decisamente troppo magnifico Nicolas si stava svegliando. Mi risedetti, aspettando che aprisse finalmente gli occhi.
Quando le sue palpebre rivelarono le iridi verdi, che si posarono su di me, diventai dello stesso colore dei miei capelli, chiedendomi come avrebbe reagito dopo la notte precedente.
Stava per proferire parola ma il campanello di casa lo precedette. La sveglia segnava che erano le nove di mattina.
-Chi può mai essere a quest’ora del mattino?- domandai, guardando il ragazzo in una muta richiesta che rispose con un’alzata di spalle.
Di malavoglia scesi le scale per andare ad aprire la porta, ritrovandomi davanti una vista piuttosto inaspettata. Sulla soglia c’era una donna sulla cinquantina, non troppo alta e con un bel fisico. Aveva una bocca abbastanza carnosa e gli occhi di uno splendido azzurro, risaltato dalla folta chioma nera, che rendevano quella signora ancora più bella. Quando la vedemmo, rimanemmo a bocca aperta ed esclamammo all’unisono:
-Esmeralda?!-
Lei si aprì in un sorriso furbo, rivelando il noto carattere esuberante.
-Ebbene sì, miei cari. Ho deciso di farvi una sorpresa e approfittarne per vedere come va tra di voi- disse ammiccante facendomi l’occhiolino. Alzai gli occhi al cielo, sospettando che si stesse immaginando già chissà quali sviluppi.
Non che non sia vero…
-Oh cielo, tesoro! Come ti sei conciata così?- mi chiese preoccupata, osservando i vari lividi che costellavano la mia pelle candida.
-È una lunga storia, zia…- cercai di eludere il discorso, ma l’arrivo di Marisol distolse in ogni caso la sua attenzione da me. La fissò, cambiando immediatamente espressione.
-Chi è questa?-
-È una mia vecchia amica, Esmeralda. Le ho offerto momentaneamente ospitalità- spiegò Nicolas, mentre le due si studiavano in maniera indecifrabile.
-Piacere, mi chiamo Marisol- disse allora la spagnola, allungando una mano.
La donna la ignorò completamente, continuando a osservarla in malo modo.
Nonostante mi facesse piacere che la mia nemica fosse in imbarazzo, cercai di smorzare la tensione, riportando l’attenzione della zia su di me.
-Allora, per quanto ti fermerai qui?-
-Oh, non molto cara. Massimo due giorni. Ho cose importanti di cui occuparmi- mi lanciò uno sguardo strano, tornando poi ad essere allegra come al suo solito.
 
Con una scusa, Marisol si defilò subito, uscendo in fretta e furia di casa. Noi tre, invece, ci sistemammo in soggiorno, dove Esmeralda ci chiese di aggiornarla su tutto ciò che era accaduto dall’arrivo di Nico in Italia. Raccontammo l’inizio della nostra amicizia travagliata, della bella gita a Roma fino ad arrivare a una settimana prima. Il ragazzo mi guardò, indeciso se doverle dire o meno cosa mi era stato fatto. Ripensai all’occhiata che aveva lanciato alla colpevole non troppo prima, e constatai che avrei potuto confidarle tutto. Feci segno di lasciarci sole con la testa, così lui, capendo l’antifona, abbandonò i divani salendo al secondo piano.

POV.MAR


Non ci voleva, non ci voleva proprio. Composi velocemente il numero di mio fratello, attendendo impaziente che rispondesse al telefono. Al quarto squillo finalmente riuscii a sentire la sua voce.
-Cosa c’è, Mar? Ti avevo detto di non chiamarmi-
-Lo so, ma è un’emergenza-
-Cos’è successo?- si allarmò allora Damiàn
-Ancora niente, ma ci sono complicazioni. È comparsa quella donna..- sospirai affannosamente
Dall’altro capo del telefono non giunse risposta.
-..e mi ha riconosciuta-

-----
ANGOLO AUTRICE:
Ehilà gente! Ok, avete tutto il diritto di infliggermi le peggiori torture ma sono stata impegnata T-T
(e in più era il mio compleanno settimana scorsa, yee)
Comunque ho una notizia abbastanza importante! Ho deciso dopo luuunghe riflessioni di pubblicare una nuova storia contemporaneamente a questa, di cui ho già inserito i primi due capitoli. Quindi se avete voglia passate a leggerla sul mio profilo (dato che non riesco a mettere il link diretto:(  )
Detto questo, spero che il capitolo vi piaccia -devo ammettere che mi ero bloccata ad un certo punto e non riuscivo ad andare avanti, ma per fortuna è stata momentanea come cosa- e quindi vi invito a recensire nel caso ne abbiate tempo e voglia :)
Ringrazio tutti quelli che stanno leggendo la mia storia e che l'hanno aggiunta nelle varie categorie!
Ci vediamo al possimo capitolo <3





 

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Capitolo 26
*** Strada ***


CAP.25
 
POV.HOPE

Quando rimasi sola con mia zia, cercai le parole giuste per raccontarle ciò che mi era capitato senza allarmarla. Non feci in tempo ad iniziare un discorso però, perché come al solito lei mi precedette.
-Cosa ci fa quella ragazza qui?- chiese con tono guardingo quanto..allarmato?
-Ecco..è una lunga storia. Sono successe varie cose nell’ultima settimana, cose che non ti ho ancora raccontato e…-
-È stata lei, vero?- domandò a bruciapelo. La osservai abbastanza stranita; che lei sapesse qualcosa? Ma soprattutto, in caso contrario, come poteva nutrire sospetti su una ragazza appena incontrata? Mille domande, mille considerazioni e ipotesi mi frullavano per la testa, ma decisi di giocare la carta dell’ingenua.
-Di cosa parli, zia?-
Mi rivolse un sorriso, alzando le sopracciglia. -Non fare la finta tonta, sai che con me non funziona. Mi riferisco a tutti i lividi e tagli che hai sul corpo- con un dito mi indicò le varie ferite -So che è colpa sua, è inutile che menti-
La guardai ancora più sgomenta. -Come fai a esserne così sicura?- sussurrai flebile. Non ci capivo più niente; ormai era certo che Esmeralda conoscesse Marisol, il che spiegava anche la reazione che aveva avuto non appena l’aveva vista. Cosa era successo però, da farle avere una così bassa opinione di lei? Fissai i suoi occhi blu in attesa di parole esplicative, che non sembravano tuttavia in arrivo. Con lo sguardo la incalzai, e lei si mosse inquieta sulla poltrona. Alzai un sopracciglio, assetata di risposte. Alla fine sbuffò, roteando i suoi zaffiri.
-Sei cocciuta, eh?-
-Ho preso dalla migliore- ammisi io, facendo sorridere entrambe.
-Già…anche tua madre non me la dava mai vinta- guardò verso il basso, mesta. -Immagino che vorrai delle spiegazioni. Purtroppo però, non sono io la persona che può e deve dartele. Con il tempo capirai, cara- si avvicinò a me, sedendomisi di fianco. -So che è una situazione difficile, non sai quanto vorrei poterti essere d’aiuto! Ma devi riuscire a trovare la strada da sola, per quanto a volte ti sembri impossibile- mi accarezzò dolcemente la testa, in un gesto un tempo frequente che mi fece inumidire gli occhi. Nonostante ormai fossi abituata a vivere in quella grande casa senza una presenza familiare costante, non potevo dire di non soffrire tremendamente di solitudine. C’erano stati periodi dopo la morte di mia madre in cui vedevo tutto nero, in cui non riuscivo a credere all’insensibilità e codardia di mio padre, che aveva scelto di sua spontanea volontà di abbandonare una bambina già debole psicologicamente. Mi aveva costretta a crescere e ad imparare a cavarmela da sola, e forse per questo dovevo ringraziarlo; ma non avrei mai potuto perdonarlo per avermi lasciata completamente sola. Un lampo accese però i miei occhi di una scintilla nuova: dovevo pensare al presente, e in quel momento non ero l’unica ad abitare quella casa. Avevo qualcuno che mi teneva compagnia e che riusciva a tirarmi su di morale; qualcuno che, con il tempo, aveva cominciato a significare molto per me e la cui presenza mi rassicurava. Velocemente mi strofinai gli occhi, per non mostrare segni di debolezza, ma la zia sembrava avermi letto nel pensiero. Mi sollevò il mento, mi accarezzò una guancia e sorrise.
-È un bravo ragazzo, vero?- disse poi. Annuii, curvando leggermente le labbra in un sorriso. Guardò verso la parete che dava sulle scale, dove Nicolas era appoggiato con le spalle al muro.
Alzai scherzosamente un sopracciglio, fissandolo. -Adesso mi spii pure?- lui abbozzò una smorfia con le labbra, che lo rese se possibile ancora più bello. Arrossii e spostai lo sguardo di lato, per non incrociare i suoi magnifici smeraldi fissi su di me. Esmeralda rise sguaiatamente, alzandosi poi dal divano per uscire dal salotto. La sentii dire qualcosa sui “giovani d’oggi e l’amore”, ma ero troppo impegnata ad osservare Nicolas incedere verso di me per preoccuparmene. Lo seguii con lo sguardo mentre mi si avvicinava e mi sedeva di fianco. Passammo qualche secondo con gli occhi incatenati, perdendoci uno nella profondità dell’altro. Mai i suoi erano stati così luminosi e -constatai, arrossendo nuovamente- pieni di amore e desiderio. Finalmente si allungò verso di me, facendo incontrare le nostre labbra ed esaudendo il mio tacito volere. Le nostre labbra si scontravano avidamente, portò le mani sulle mie guance mentre io gli cingevo il collo con le braccia, tirandogli alcune ciocche nere. Emise un gemito gutturale che mi fece andare fuori di testa, e fui costretta a staccarmi dalle sue labbra morbide per riprendere fiato. Osservai le sue iridi infuocate e mi morsi il labbro, volendo riprendere quel fantastico contatto. Misi però a tacere i miei istinti da dodicenne in calore, sapendo che avevamo cose di cui parlare che avevano la precedenza.

POV.MAR

Avanzai a passo veloce nello studio del grande edificio grigio, chiudendomi la porta alle spalle. Mi avvicinai alla scrivania, da dove immediatamente Damiàn mi guardò scocciato. Picchiettava nervosamente con le dita sul piano di legno, tradendo la sua inquietudine.
-Per quanto starà qua?-
-Da quanto ha detto due giorni- risposi brevemente.
Per qualche minuto stette in silenzio, recuperando poi il sorriso. Lo guardai interrogativa.
-Possiamo sfruttare la situazione a nostro vantaggio- spiegò -così potremo prenderci finalmente la nostra vendetta sulla quella puttana!- rise malvagio, facendomi rabbrividire. Pur essendo mio fratello, certe volte metteva paura perfino a me, che ero sua sorella. Ripresi un contegno; avevo scelto di appoggiarlo, dovevo seguire ciò che mi diceva. In più non avrei dovuto sentirmi male al pensiero di uccidere quella donna, che ci aveva arrecato tanto dolore. Rafforzai il mio sguardo.
-Dimmi cosa devo fare-

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ANGOLO AUTRICE:
Ebbene sì, dopo un sacco di tempo (perdonatemii T.T) sono finalmente tornata con un nuovo capitolo! Succedono un po' di cosine, e la maggior parte non sono chiare. Cosa sa la zia? Come fa a conoscere Marisol e soprattutto, cosa ha fatto a lei e suo fratello? Cose che non so ancora quando vi farò sapere, dovrete pazientare ancora un po' ;)
Passando ad altro, ringrazio tutti quelli che leggono la mia storia e che la recensiscono. Mi fa veramente piacere vedere così tante persone interessate a ciò che scrivo, grazie!
Ricordo che sto scrivendo un'altra storia, Aderyn nella terra di Metis, e vi invito a fare un salto sul mio profilo per dare un'occhiata:)
Lascio il mio instagram come al solito, nel caso qualcuno fosse interessato a darmi un volto: eletomains
Al prossimo capitolo!
<3

 

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Capitolo 27
*** Indizi ***


CAP.26

POV.HOPE:

-Abbiamo delle cose importanti di cui parlare, Nico- affermai decisa, allontanandolo dal mio viso. Presi un respiro profondo; sapevo già che ciò di cui avremmo discusso non gli sarebbe piaciuto.
-Si tratta di Marisol, anc..-
-Oh, non ancora con questa storia. Hope, per favore..- mi interruppe lui, scuotendo la testa.
-Ascoltami, Nico- lo presi per le spalle e lo costrinsi ad ammutolirsi. -Ho parlato con zia Esmeralda prima…- mi morsi un labbro, non sapevo come formulare il concetto senza scatenare in lui una reazione negativa. -Avrai notato anche tu come la sua espressione sia cambiata non appena ha visto Mar e…beh, la conosci anche te, sai che non avrebbe mai reagito così senza una motivazione-
Lo fissai, cercando nel suo sguardo un silenzioso consenso. Ricevetti in risposta solo due iridi verdi inaspettatamente attente, quindi continuai.
-Avevo intenzione di chiederle spiegazioni, ma lei mi ha preceduto. Appena siamo rimaste sole mi ha guardato le ferite e…- mi fermai ancora una volta, nervosa per ciò che dovevo riferirgli. Alla fine respirai profondamente e terminai il mio discorso. -Insomma, senza che io le dicessi nulla ha sostenuto che fosse state lei a procurarmele, dimostrandomi anche che avevano già avuto occasione di conoscersi!-
Il ragazzo mi guardò incredulo e stranito.
Beh, almeno non è rimasto impassibile.
-Come è possibile che si conoscano? Le hai fatto qualche domanda?-
-Ci ho provato, ma ha subito cambiato discorso- affermai sconsolata, sospirando.
-E non è tutto. Sembrava sapere anche molto riguardo alle cose che stanno accadendo: cause, motivazioni…-
-E immagino che non te le abbia dette, giusto?-
Scossi la testa, ripensando alle stranezze che affollavano le mie giornate in quell’ultimo periodo.
-Mi ha solamente spiegato che non poteva essere lei a darmi delle risposte, ma che avrei “trovato presto la strada”- dissi accentuando le ultime parole, che assomigliavano terribilmente a quelle di certi romanzi rosa.
Nicolas si alzò in piedi di scatto, con una nuova risolutezza nello sguardo. -Possiamo sempre chiederle qualche indizio, no?- mi chiese, facendomi l’occhiolino e tendendomi una mano. Fortunatamente era di buon umore.
 
Eravamo riuniti al tavolo della cucina: da un lato io e Nico, dall’altro zia Esmeralda. Eravamo decisi ad ottenere qualche risposta e speravamo che lei fosse in vena di fornircele. Mi guardai le mani intrecciate sulla tovaglia, in imbarazzo; non volevo che quello sembrasse un interrogatorio, né tantomeno costringerla con le spalle al muro. Ma avevo bisogno di ottenere quelle informazioni, con le buone o le cattive maniere.
-So già cosa volete chiedermi, miei cari. Purtroppo però non posso dirvi niente, non spetta a me farlo- iniziò la zia, con una nota di sincero dispiacere nella voce. Il ragazzo di fianco a me si mosse inquieto sulla sua sedia.
-A chi spetterebbe, sentiamo? Nessuno sembra in grado di risponderci, neanche chiedessimo qualcosa di impossibile!- disse infervorato, contraendo la mascella per il nervoso.
-Calmati, Nicolas caro. Arrabbiandoti non cambierai la situazione- lo ammonì dolcemente la donna. -Capisco il vostro smarrimento, credetemi- posò lo sguardo sul ragazzo, accarezzandogli piano il capo. Era evidente l’affetto che provavano l’uno per l’altro; sorrisi tra me e me, rasserenata momentaneamente da quella tenera immagine.
-Non sapete quanto vorrei aiutarvi…-
-Non c’è neanche una minima informazione che puoi darci, un indizio?- chiesi per la prima volta. Sembrò soppesare la mia domanda per svariati secondi, poi un guizzo passò nei suoi occhi chiari.
-Posso dirvi questo: per risolvere i vostri quesiti dovete tornare alle origini della storia. Pensate a come tutto ebbe inizio e…- si interruppe un momento per rovistare nella sua inseparabile borsa rossa, da cui sarebbe potuto spuntare di tutto per quanto ne sapevo. Finalmente sembrò trovare ciò che le interessava, quindi estrasse un monile, che capii essere una collana di corda con una grossa pietra nera a pendente. -…a quali furono le cause prime. I pezzi si metteranno a posto da soli- mi porse il gioiello, che era molto più leggero di quanto mi sarei aspettata, visto le dimensioni della pietra. Me lo rigirai tra le dita, chiedendomi a cosa sarebbe mai potuto servire. Guardai la zia con aria smarrita, ma lei si stava già alzando dal tavolo.
-Beh, miei cari. Credo di aver fatto la mia parte. Penso che partirò prima del previsto-
-Ma come, te ne vai così?- chiedemmo straniti dalla improvvisa comunicazione della donna.
-Il mio compito è stato portato a termine- sospirò, alternando lo sguardo da me a Nicolas. I suoi occhi non erano mai stati così carichi di malinconia mista ad orgoglio. Ci si avvicinò, stringendoci in un abbraccio che sapeva di casa, affetto. Famiglia. Per entrambi Esmeralda rappresentava un forte legame, l’ultimo e l’unico che potesse ancora definirsi tale. Ci strofinò i capelli, dando poi un bacio sulla fronte a tutti e due.
-State crescendo così in fretta…- scosse la testa lentamente, per poi battere le mani e riprendere il suo noto carattere allegro. -Beh, confido in voi ragazzi. Sono certa che riuscirete a risolvere la questione. Ora è il momento che io vada! Ci rivedremo presto, non temete-
Così come era arrivata, irruente e impetuosa se ne andò.

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ANGOLO AUTRICE:
Ehilà! Come promesso (per fortuna) sono riuscita ad aggiornare oggi, dopo un luuuuungo periodo di pausa.
Passando al capitolo: perchè la situazione sembra così delicata/complicata? Cos'è quel gioiello? Cos'è stato a scatenare tutta la catena di eventi? 
Ringrazio tutti coloro che decideranno di continuare a seguire la mia storia nonostante i ritardi! Nel caso abbiate voglia, tempo o cose da dirmi (che siano critiche, chiarimenti o, perchè no, complimenti) sentitevi liberissimi di scrivermele:)
Ricordo che quando avrò l'occasione comincerò una revisione totale dei primi capitoli perchè, rileggendoli, mi sono accorta che fanno abbastanza schifo ahahah.
Per quanto riguarda il nome della protagonista non ho ancora deciso se cambiarlo o no.
Vi saluto ringraziandovi ancora una volta e lasciando come sempre il mio instagram, nel caso qualcuno volesse darmi un volto: eletomains e perchè no, il mio weheartit: Bluemuse_
Al prossimo capitolo!

 

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Capitolo 28
*** Ultimo avviso ***


Ultimo avviso:
Eccomi di nuovo qua, su efp, oggi per l'ultima volta. Ebbene si, avete capito bene. Sono cambiate molte cose nella mia vita, ne sono successe molte altre e io stessa sono cambiata. Sono "cresciuta", non solo fisicamente ma anche mentalmente. È giunto il momento che io pensi a cose più importanti nella mia vita. Si potrebbe dire che sono quasi al punto di svolta! Ho deciso, perciò, di terminare con la scrittura della mia storia, per quanto il pensiero possa dispiacermi in qualche modo. Già da un po' di tempo vi avevo detto che non la sentivo più mia, che qualcosa era sbagliato; ho provato a continuare ma alla fine la realtà ha lampeggiato chiaramente davanti ai miei occhi. Questo è dunque il mio addio, sperando che la mia storia vi abbia almeno in piccola parte appassionato! Non potete nemmeno immaginare quanto fossi felice ogni volta che leggevo le vostre recensioni! Non eliminerò "together we're invincible" anche per questo, oltre ad essere una parte rilevante dei due anni passati:)
Mi dispiace lasciarvi così, ma sono sicura che sia per il meglio. Grazie di tutto ragazze ❤️


ps: se qualcuno fosse interessato a sapere la fine della mia storia, si senta libero di mandarmi un messaggio e rivelerò le idee, per quanto abbozzate, di tutto ciò che sarebbe successo

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Capitolo 29
*** Un nuovo inizio? ***


DING DONG!

Guess who's back?
Ebbene sì, dopo più di un anno dall'ultimo vero capitolo di "Together we're invincible", ho deciso di fare di nuovo un salto su questo sito!
E questo per darvi giusto due notizie: innanzitutto, mi sono diplomata :") quindi, visto che ho finalmente tempo di respirare, ho pensato *rullo di tamburi*: perché non rileggere ed editare i già esistenti capitoli della mia storia?

Come sapete bene, il problema principale che ho incontrato durante gli ultimi updates fu quello di non sentire la storia MIA; questo perché mi sono resa conto di più cose.
Visto che continuare come avevo iniziato mi risultava impossibile, la abbandonai. In questo periodo, però, ne ho sentito la mancanza e quindi sono giunta alla conclusione che un nuovo inizio è giusto ciò che mi serve.

Da qui, la decisione di editare i capitoli. Vi avviso che sarà un procedimento lungo, perché io stessa ancora non ho ben chiaro quale sia il mio stile, e aggiornerò la mia storia solo quando sarò sicura di non avere rimpianti su ciò che ho scritto. Probabilmente aggiornerò un capitolo alla volta.

Dovrò irrimediabilmente cambiare molte cose, quindi non aspettatevi che tutto rimanga uguale; se tutto va come previsto, i cambiamenti saranno in meglio, quindi non disperate! Tra le cose che cambieranno, e questo ve lo posso già assicurare, c'è anche il nome della nostra protagonista.

Ecco che entrate voi nel quadro, però! Mi piacerebbe sapere se avete qualche scena in mente che vorreste rimanesse intatta (seppure più o meno), soprattutto dei primi capitoli, che sono quelli che subiranno le maggiori modifiche. Non vi posso garantire niente, ma terrò in considerazione le vostre proposte!

Detto questo, un saluto a tutte voi e (spero) a presto!

Bluemuse_

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