I'm Screaming Your Name, Sweetheart.

di MM_White
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Anche voi della capitale socchiudete gli occhi, quando vi baciate ***
Capitolo 2: *** Baciami, Effie ***
Capitolo 3: *** Una Nuova Dipendenza ***
Capitolo 4: *** Ciò di cui ha bisogno un uomo ***



Capitolo 1
*** Anche voi della capitale socchiudete gli occhi, quando vi baciate ***


Haymitch entrò barcollando nello scompartimento. - Mi sono perso la cena? - farfugliò. Poi vomitò sul costoso tappeto e ci cadde sopra.
- Continuate pure a ridere! - Esclamò Effie Trinket. Aggirò la pozza di vomito saltellando nelle sue scarpe a punta e lasciò la stanza.

 


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Anche voi della capitale socchiudete gli occhi, quando vi baciate

 

 

 

Quando Haymitch cercò di aprire gli occhi, il mal di testa che la luce accecante del sole gli provocava, lo costrinse a cambiare idea. Nessun problema, pensò, posso benissimo rimanere a letto altri due o tre giorni. Se non fosse per la voglia di alcol, si trovò a pensare subito dopo. Giusto. Alcol. Nonostante i giramenti di testa e i crampi che gli attanagliavano i muscoli, si mise a sedere. Si guardò intorno in cerca di una bottiglia. Quando cercò di afferrare quella di vodka, in bella vista sul comodino di mogano, notò la manica del pigiama che indossava. Lasciò perdere la bottiglia e abbassò lo sguardo sull'addome. Indossava un pigiama fresco, pulito e profumato. Anche lui, stranamente, profumava. Incredibile! Solo in quel momento gli vennero in mente vaghi ricordi di un Peeta che lo lavava e lo metteva a letto. Si irritò al pensiero che potessero considerarlo un poppante, dato che fino a prova contraria erano loro i poppanti da tenere d'occhio. Il filo dei suoi pensieri venne interrotto da un rumore ritmato e decisamente fastidioso.
- Haymitch, sveglia! - Effie continuò a bussare insistentemente. - Su, su, su! Sarà una grande, grande, grande giornata!
In effetti non capiva cosa fosse più irritante, se il rumore del pugno di Effie contro la porta – ad ogni bussata sentiva come se nella testa esplodesse una bomba – o la sua voce allegra e squillante, caratterizzata da quello stupido accento di Capitol City.

Quando aprì la porta, Effie ebbe un sussulto. Nonostante i tacchi vortiginosi delle scarpe, l'uomo la sovrastava con la sua figura alta e imponente. Haymitch la guardò dalla testa ai piedi con fare annoiato.
- Dolcezza, - disse avvicinandosi a lei. - Non è carino fare tanto chiasso davanti alla porta di un uomo con un tremendo dopo sbronza.
- Ecco, proprio di questo volevo parlarti, Haymitch. - La puzza dell'alito di Haymitch la costrinse a tossire, dopodichè assunse un'espressione seria. - Dovresti smetterla con l'alcol.
Haymitch rimase interdetto. Si scambiarono un lungo sguardo, dopodichè l'uomo scoppiò in una risata rumorosa e alquanto esagerata. Effie non si scompose, spinse Haymitch da una parte ed entrò nella camera.
- Insomma, guarda! - Strillò guardandosi intorno e con le braccia sollevate. Haymitch, ancora appoggiato sullo stipite della porta, sembrava non capire.
- Da questa stanza in disordine e, e... - Effie tentennò per cercare il termine giusto, e quando lo trovò lo disse con un'espressione disgustata. - Puzzolente! Da questa stanza, come dicevo, trasuda tutta la tua maleducazione, la tua disorganizzazione, la tua incompetenza, la tua...
- Ehy, ehy, ehy! - La interruppe Haymitch. Le si avvicinò e le appoggiò una mano sulla spalla. - Ehy. - Disse quasi in un sussurro e più lentamente. Dolcemente.
Quando stava in silenzio e lo guardava con quegli occhi disorientati, Haymitch sentiva di poterla quasi adorare. Sembrava più gradevole, più attraente.
- Calma dolcezza, oppure un giorno o l'altro non ti vedremo a colazione, e quando ci chiederemo come mai non sei venuta a svegliarci con quei modi gentili che solo tu conosci e ti verremo a cercare, ti ritroveremo ancora nel tuo letto. Stecchita.
Haymitch guardò divertito la reazione stizzita di Effie. Stava ribollendo dalla rabbia. Era infuriata perchè non riusciva a controllare tutto come avrebbe voluto. Non riusciva a controllare lui.
- Ci tieni così tanto ad essere promossa ad un altro distretto? - Domandò. Lei fece cenno di sì con il capo.
Come pensavo, pensò Haymitch, non gliene frega niente dei ragazzi. Vuole che io assuma le mie responsabilità come mentore solo per ricevere una promozione. Una merdosa e fottuta promozione. Ma cosa le passa per la testa?
- E va bene, - disse in tono accondiscendente. - Vorrà dire che farò uno sforzo.
E a me cosa passa per la testa? Chiese a se stesso. Perchè mai dovrei accontentare questa pazza di Capitol City? Il viso di Effie si illuminò.
- Effie, lo fai davvero solo per la promozione? - Chiese mentre la donna si allontanava dalla camera.
Voleva saperlo davvero? Sì, Haymitch voleva saperlo davvero. Insisteva per cercare in lei qualcosa che non fosse superficialità e vanità. Non pensava spesso a lei, anzi, non lo faceva mai se non durante la mietitura e i giochi, quando erano costretti a vedersi e a parlarsi, ma quando lo faceva si chiedeva se avrebbe mai visto in lei una reazione che si potesse definire umana. Emanava calore la sua pelle bianchissima? Sapevano di sale le sue lacrime? E se avesse ricevuto un bacio, lo avrebbe ricambiato chiudendo le palpebre?
Effie si voltò e trasse un lungo sospiro prima di rispondere.
- Non ti viene in mente che se ti chiedo di non bere, potrebbe essere semplicemente perchè mi importa di te?
Eccolo. Eccolo quel briciolo di sentimento che Haymitch stava cercando. Era il momento giusto per rispondere ad alcuni dei suoi dubbi. Si avvicinò velocemente a lei, le prese un polso e la fece voltare, rubandole un bacio. Le loro labbra si toccarono appena e velocemente perchè Effie lo allontanò apparentemente infastidita. Lui rise, accorgendosi che comunque non cercava assolutamente di svincolarsi dalla presa. Da quella distanza ravvicinata riuscì perfino a scorgere il rossore sul suo viso, nonostante fosse pesantemente imbiancato dal cerone.
- Allora anche voi della capitale socchiudete gli occhi, quando vi baciate - sussurrò l'uomo deridendola.
Effie divenne paonazza, sciolse la presa e percorse a passi pesanti il lungo corridoio.
- Quando ti arrabbi ti si vedono le rughe! - Gridò Haymitch ridendo.
- Ah! Le rughe! - Strillò la donna nervosamente. Prima di entrare nel vagone ristorante, con voce ancora più stridula continuò. - Di che diamine parla questo ubriacone?


Quando Katniss entrò nel vagone ristorante, Effie Trinket, con una tazza di caffè nero, le passò accanto sfiorandola. Stava borbottando qualche oscenità sottovoce. Haymitch, il viso gonfio e arrossato per gli eccessi del giorno prima, ridacchiò.
- Siediti! Siediti! - Disse Haymitch, facendo cenno a Katniss con la mano.

Fecero colazione e nonostante avesse ancora un atteggiamento scontroso, Haymitch sembrava aver cambiato idea, sul fatto di infischiarsene della sorte dei tributi. Tra un bisticcio e l'altro, dette loro dei consigli e strinse adirittura un patto: - Voi non ficcate il naso in quello che bevo e io resterò abbastanza sobrio per aiutarvi. - Dichiarò. Poi indicò Effie con un dito. - E con voi, intendo anche te, dolcezza.
Ad Effie per poco non andò di traverso il caffè che stava sorseggiando e riservò ad Haymitch uno sguardo affilato da sopra la tazza. A quella reazione Haymitch rise di gusto e continuò a discutere con i tributi sul comportamento da tenere dentro e fuori l'arena.
Katniss e Peeta si scambiarono un fugace sguardo d'intesa. Come mai Haymitch aveva deciso finalmente di aiutarli? Sarà stata Effie a convincerlo di far loro seriamente da mentore? E se sì, quali mezzi avrà mai usato per persuaderlo?

 

 

Allora, allora, allora.
Sì, mi ostino a scrivere in questa sezione nonostante mi si trascuri altamente! Forse pensate: che altro avrà mai da dire questa stupida su Hunger Games!? Possibile non capisca che rovina dei personaggi delineati meravigliosamente, che non può aggiungere alla saga niente di più bello perchè ha già provveduto a tutto la Collins? Ebbene, caro e coraggioso lettore che stai leggendo questa assurda nota, la mia risposta è un semplice sì, ne sono consapevole! La mia immaginazione non produrrà niente di spettacolare ma mi diverto a scrivere su questi personaggi... Li sento vicino a me, credo che ogni lettore della saga li senta vicini. La Collins ce li ha presentati così veri, le loro reazioni sono così realistiche che si può quasi sentire il calore del loro fiato quando parlano... Sarò impazzita, ma quando Katniss rischiava di morire di sete sentivo la gola secca anch'io!
Che centra tutto questo con il primo capitolo? Assolutamente niente, volevo solo divagare su Hunger Games dato che ultimamente non faccio che parlare di quanto mi sia simpatica la Lawrence, di quanto mi dispiaccia per Peeta quando alla fine del primo libro scopre di essere stato preso in giro e di Josh, del tenero e nanetto Josh! ^_^

Sperando di sembrarvi più lucida e seria nel prossimo capitolo ( e sperando che lo leggiate il prossimo capitolo. Suvvia, anche se l'autrice è una pazzoide spara-caz**te-senza-senso, le storie sono carine ), a presto, MM.

 

Ah, ho divagato allegramente invece di dirvi ciò che vi dovevo dire! E ciò che in realtà in queste note dovevo dire era esattamente questo:
per i meno attenti e i lettori un pò smemorati, ricordo che i periodi in corsivo sono tratti direttamente dal romanzo, anche se ovviamente sono stati un pò «adattati», ma giusto un pò. ;)
Al prossimo capitolo!

 

 

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Capitolo 2
*** Baciami, Effie ***


Ancora un'altra notte in treno.

Dopodichè avrebbero raggiunto Capitol City.

La città che incuteva tanto timore nei due tributi del Distretto 12.

La stessa città che provocava in Haymitch un senso di amarezza e disagio e in Effie uno sgradevole stato di eccitazione.

 

 

Baciami, Effie

 

 

- Domani sarà davvero una grande, grande, grande giornata! - Esordì Effie entrando nel vagone ristorante. - Per tutti noi!
Katniss e Peeta scambiarono uno sguardo fugace. Haymitch sorseggiò un alcolico estratto dalla tasca della giacca. Data l'indifferenza mostrata nei suoi confronti, Effie si sentì in dovere di interrompere nuovamente il silenzio.
- Siete in ansia ragazzi, lo capisco. Ma ecco, Capitol City è meravigliosa, ve ne innamorerete subito!
- Effie... - Cominciò a dire Katniss, in tono seccato, ma Peeta la interruppe prontamente.
- Ne siamo certi! - Disse con lo stesso tono allegro della donna. O almeno ci provò.
Haymitch prese la parola per la prima volta dall'inizio della mattinata.
- Effie, dolcezza, ho un cerchio alla testa incredibile. Non mi importa niente di Capitol City e questo credo che valga anche per Katniss e Peeta.
I ragazzi fecero un breve cenno con la testa, lasciando Effie interdetta.
Bene, - riprese l'uomo. - Chi tace acconsente.
- Haymitch mi ferisce quando vengo trattata con aria di sufficienza, - sbraitò Effie. - Soprattutto se a farlo è gente del 12.
- Oh, scusa tanto se sono nato nel posto sbagliato, credimi, non era mia intenzione!
- Sappi mio caro, - continuò la donna, - Che anche noi di Capitol City proviamo dei sentimenti.
- Ne dubito seriamente.
- Sei solo un arrogante, non potresti mai capire!
Katniss e Peeta osservavano lo scontro con aria divertita ed Haymitch bofonchiò qualcosa quando Effie disse con atteggiamento solenne, - Che tu ci creda o no, Haymitch, quando mi sveglio ho un viso e dei capelli così ordinari che potrei essere scambiata per una di voi!
La dichiarazione, che apparì chiaramente sprezzante alle orecchie degli interlocutori, sembrò aver messo fine al battibecco. Ma quando Haymitch aprì bocca per controbattere, interrompendo quel momento di calma, Katniss si alzò da tavola.
- Vado nella mia camera.
- Vengo anch'io. - Disse Peeta alzandosi a sua volta. - Cioè no, non nella sua camera. - Si giustificò timidamente sotto gli sguardi curiosi di Haymitch ed Effie.

 

Il sole sorgeva timidamente quando Effie Trinket, l'infelice accompagnatrice del Distretto 12, aprì lentamente gli occhi al suono del suo memo elettronico.
«Bip, bip, bip!»
«Sveglia ore 5:10.»
«Bip, bip, bip!»
«Sveglia ore 5:10.»

Quando tastò lentamente le coperte per cercare il memo, sgranò terrorizzata gli occhi e scattò in piedi con un urlo stridulo. Sdraiato sul suo letto, con il corpo appoggiato solo su un gomito, c'era Abernathy Haymitch.
- Sei completamente vestito, - constatò la donna con un sospiro di sollievo. - Che ci fai qui?
L'uomo fece un sorriso malizioso. - Ero curioso di vederti come una persona normale. Ma da quello che vedo sono certo che sia impossibile per voi, sembrare normali.
- È all'argilla! - Strillò infastidita Effie, facendo riferimento alla maschera nera che le colorava il viso.
- Sei troppo buffa! - Haymitch rise di gusto. - E quella cuffia a cosa serve?
Effie tastò con tocco leggero la cuffia rosa che le copriva la testa. - Questa è per mantenere idratati i capelli.
L'uomo cominciò a ridere ancora più forte, rotolando sul letto con le mani sull'addome. Effie si sentì per la prima volta ridicola. Il memo elettronico trillò ancora.
«Bip, bip, bip!»
«Bagno agli oli essenziali ore 5:15.»
«Bip, bip, bip!»
«Bagno agli oli essenziali ore 5:15.»

- Senti, tu – sbottò furiosa per il contrattempo che si era venuto a creare, - esci immediatamente da qui! Sei diventato d'un tratto mattiniero? Io ho un programma da seguire!
Haymitch smise di ridere e si mise a sedere, osservandola.
- Non mi dire che ti sei svegliato prima di me solo per vedermi senza trucco!
- Non farei mai una simile assurdità. - Si alzò e fece qualche passo in avanti. - Non riesco a dormire e così sono sempre in cerca di qualche passatempo notturno.
Effie indiettreggiò, impaurita. - Haymitch, stai intralciando il mio meticoloso programma, se ritardo anche solo di un secon...
- Ah sì, scusa Effie. - L'uomo le si avvicinò ancora di più. - Cosa diceva quel coso? Bagno agli oli essenziali, giusto?
- S-sì. - Balbettò mentre con gli occhi cercava disperatamente una via di fuga.
- E che oli usi?
I loro visi erano ormai vicinissimi ed Effie rimase impietrita. - Ma-man-mandarino e ca-cannella. - Farfugliò. Haymitch sorrise e le dette un bacio rapidissimo sulle labbra. Effie fu talmente sconvolta da quel secondo bacio che non si accorse di essere stata sollevata dal pavimento. La prese come fosse un sacco di patate, mentre lei scalciava e gli ordinava di farla scendere.
Con la mano libera Haymitch aprì la porta del bagno e poi il rubinetto della vasca. Si avvicinò ad una mensola e prese una boccetta arancione.
- Dicevi scusa? Mandarino e...?
- Cannella. - Rispose Effie in un sussurro, ormai rassegnata a rimanere a testa in giù. - E ti pregherei di spostare la tua manaccia dal mio fondoschiena!
- Oh, scusa dolcezza! - Disse Haymitch sistemandola meglio sulla spalla e versando il contenuto delle boccette nell'acqua tiepida. All'ennesima richiesta di Effie di essere messa giù, Haymitch l'accontentò lasciandola cadere nella vasca piena di schiuma.
- Allora vediamo un pò... - Sussurrò contento, in ginocchio vicino alla vasca. - ...com'è Effie senza tutte queste schifezze.
Nonostante la donna opponesse resistenze, Haymitch fece volare la cuffia e iniziò a strofinarle il volto con una spugna. Effie continuava a strillare indiavolata, con le mani a coprirle il viso.
- Togli quelle mani dalla faccia.
- No, mai!
- Toglile, Effie.
- No, Haymitch. Non puoi farmi questo, ti preg... - La frase fu strozzata da un singhiozzo. Le lacrime a rigarle il volto. Haymitch sospirò e le afferrò i polsi. Lentamente, riuscì a scoprire il volto.
- Oddio... - Riuscì a dire appena. Sbigottito.
- Sono orribile, non è vero? - Disse la donna fra i singhiozzi, senza guardarlo.
- Sei bellissima, - Haymitch appoggiò il mento su un braccio. Le mani ancora strette intorno ai polsi di lei. - Nonostante la mia fervida immaginazione, non avrei mai creduto fossi così bella.
Effie sollevò lo sguardo e lo scrutò con i suoi occhi color del mare. I capelli biondi, contornavano gocciolanti il viso fino a raggiungere le spalle. La pelle rosea e liscia, le ciglia folte, il naso minuto, le labbra a formare il disegno di un cuore. Nel suo viso non c'era niente che Haymitch non avrebbe definito meraviglioso. Si avvicinò a lei, ritrovandosi l'uno negli occhi dell'altro e rimase in attesa. Non era in grado di spiegarsi ciò che stava accadendo. Inizialmente voleva solo stuzzicarla, ridere di lei, ma adesso riusciva a pensare solo che voleva il suo consenso. Voleva che fosse lei, a desideralo. Che fosse lei a coprire quei millimetri di distanza tra le loro labbra per completarle con un bacio. Ma la donna si limitò a guardarlo allibita, non riuscendo a pensare ad altro se non che la stesse prendendo sicuramente in giro. Si scrutarono ancora per qualche secondo, poi Haymitch bofonchiò un «Oh, al diavolo!» e mosse il capo verso di lei.
«Bip, bip, bip!»
«Trucco e acconciatura ore 5:30.»
«Bip, bip, bip!»
« Trucco e acconciatura ore 5:30.»

Il memo elettronico trillò un momento prima che riuscisse a baciarla. Haymitch sospirò.
- Quel coso è odioso quasi quanto la tua voce.
- Non mi sembra che ne disprezzassi la proprietaria, fino a qualche secondo fa. - Disse Effie destandosi improvvisamente.
- È perchè ti preferisco quando stai in silenzio. - Raccolse il memo e lo rigirò tra le mani. - Come funziona? Vorrei aggiungerci una nota.
- No, stà fermo! - Lo intimò Effie sollevandosi e lasciando Haymitch estasiato dai contorni del suo corpo, delineati perfettamente dal pigiama bagnato.
Spinto da una forza irrefrenabile scattò in piedi e puntò i pugni contro le piastrelle dietro di lei, ingabbiandole le spalle tra le sue braccia.
- Baciami.
- Non scherziamo, Haymitch. - Disse Effie con un sorriso timido, distogliendo lo sguardo. Lui le prese il mento con una mano e voltò nuovamente il volto.
- Baciami, Effie.
Avvicinò lentamente le sue labbra a quelle di Haymitch. Lui le socchiuse e la baciò. Dopodichè appoggiò le mani sui suoi fianchi, provocando in entrambi una frenesia mai provata prima. Il contatto con la sua pelle bagnata lo fecero eccitare e la strinse a sè. Il bacio divenne più intenso, ed Effie gli strinse il viso tra le mani, accarezzandolgi dolcemente i capelli.
- Haymitch, - Fu lei a interrompere l'assurda situazione.
- Non provarci, - bofonchiò Haymitch continuando a baciarla. Una mano cadde lentamente sul collo e poi su un seno, - Non pensarci neanche a farmi smettere.
- Haymitch! - Effie lo allontanò. L'uomo indietreggiò sconcertato e spostò le ciocche di capelli caduti sul volto.
«Bip, bip, bip! Svegliare i tributi ore 5:50.»
«Bip, bip, bip! Svegliare i tributi ore 5:50.»

- Oddio sono terribilmente in ritardo!
- E dagli un pò di tregua a quei poveri ragazzi! - Sbraitò Haymitch, esasperato.
- Non capisci! - Inizò a strillare Effie, uscendo di corsa dal bagno e lasciando una pozza d'acqua ad ogni passo. - Alle 7 dobbiamo fare colazione! Oh, cielo, non ce la farò mai a preparare tutto in tempo!
- Sembri un orologio impazzito, - Disse Haymitch divertito. - Ricordati delle rughe!
Effie ringhiò imbestialita qualcosa e prese in mano il memo.
- Oddio, e adesso come si disattiva questo?
Haymitch si chiese perchè mai Effie volesse spegnere il suo prezioso memo quando trillò improvvisamente, facendola sussultare,
«Bip, bip, bip! Svegliare il bifolco ore 5:55.»
«Bip, bip, bip! Svegliare il bifolco ore 5:55.»

- Scuuuusa... - Disse a denti stretti Effie, notando il sopracciglio sollevato di Haymitch.


Nel vagone ristorante, quella mattina, regnava uno strano silenzio.
- Come mai non bisticciate, voi due? - Chiese Peeta, rivolto ad Haymitch. Poi si voltò verso Effie. - E tu perchè hai la parrucca spettinata e hai usato poco trucco?
Haymitch ed Effie si cambiarono uno sguardo fugace.
- Che ti importa, ragazzo. - Sbottò il mentore. - Pensa a restare vivo, piuttosto.

 

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Capitolo 3
*** Una Nuova Dipendenza ***


Effie fu svegliata improvvisamente dal suono del suo memo elettronico. Al buio, il suo primo pensiero fu: «Strano, non ricordo di aver impostato una nota nel cuore della notte!», ma dopo aver sentito il messaggio pre-registrato, spense seccata il memo e si portò la coperta fin sopra la testa. Nonostante gli sforzi per prendere sonno, riuscì ad addormentarsi soltanto con le prime luci dell'alba. E il messaggio, pronunciato da una voce a lei fin troppo familiare, continuava a tornarle in mente.
«Bip, bip, bip!»
«Ti aspetto in camera mia, dolcezza.»
«Bip, bip, bip!»
«Ti aspetto in camera mia, dolcezza.»

 

 

Una nuova dipendenza

 

 

 

Pensava che Haymitch si divertisse a prenderla in giro. Per questo non faceva davvero caso ai suoi gesti e non dava molto peso alle sue parole. Come avrebbe potuto prendere sul serio un ubriacone del distretto 12? Se il bacio nella vasca era vero, se era stato mosso da un sentimento d'amore perchè prima di allora non si era mai interessato a lei?
E poi Haymitch in pubblico la trattava come un'insulsa capitolina. Effie era convinta che non la stimasse assolutamente, che la considerasse sciocca e frivola. Più ci pensava e più se ne convinceva. E quando finalmente si convinse che lui non provasse nessun sentimento romantico nei suoi confronti, si rese conto che ne era delusa. Voleva che Haymitch l'amasse? Forse, o forse voleva soltanto qualcuno che l'amasse.
Per la prima volta, nella sua testa non c'erano solo gli Hunger Games, le feste, lo shopping, un meticoloso programma da seguire. Lentamente si fecero spazio anche i pensieri su Haymitch, sulla sua situazione sentimentale e i ricordi dei loro approcci. E sempre lentamente, questi ultimi iniziarono a prevalere su tutti gli altri. Effie rimase certamente Effie, con il suo accento stridulo, le sue parrucche e la sua passione per la moda, ma un occhio più attento avrebbe notato qualcos'altro in lei. Modi più gentili, colori meno sgargianti e un sorriso delicato a illuminarle il volto ogni volta che guardava Haymitch.
- Non toccare mai più il memo, Haymitch. - Lo ammonì Effie. - Per cancellare la tua stupida nota adesso ho due minuti di ritardo.
La donna sorseggiò dalla tazza mentre Haymitch allungava la sua colazione con dello scotch. Stavano aspettando i tributi che quel giorno avrebbero iniziato gli allenamenti.
- Questo significa che per recuperarli dormirò di meno, stanotte.
- Tanto non credo che tu stia dormendo molto, in questo periodo. - Osservò Haymitch alzando lo sguardo e notando le occhiaie che la donna aveva cercato di nascondere con il trucco. - Troppi pensieri, Effie?
- Il lavoro come accompagnatrice non è una passeggiata, mio caro.
- A cosa pensi durante la notte?
- A niente, dormo. - O almeno cerco di dormire, pensò, tornandole in mente la nottata passata.
- E sogni?
- Certo che sì! - Rispose la donna, stizzita.
Haymitch sorrise, divertito dai generi di sogni che potrebbero animare le notti di una capitolina. Feste, comparse in tv, promozioni. Sospirò mestamente al pensiero che di certo non aveva incubi e che per questo non avrebbe mai compreso i suoi.

 

Haymitch ed Effie non parlarono molto, durante i 74esimi Hunger Games. Sembrava non fosse successo niente tra loro, ma i loro sguardi e soprattutto i lunghi silenzi, tradivano un certo imbarazzo. Riuscivano a non pensarci grazie ai giochi. Alla loro voglia di riuscire a tenere in vita almeno uno dei tributi. Si impegnarono entrambi a trovare sempre più sponsor, a fomentare il pubblico con delle trovate pubblicitarie, a risultare competenti e fiduciosi durante le interviste. A volte Haymitch cercava di avvicinarsi a lei, di aprire un dialogo. Desiderava accarezzarla, guardarle di nuovo il viso. Baciarla. Ma qualcosa lo frenava, forse la consapevolezza che una relazione sentimentale fra di loro non avrebbe avuto un futuro. O forse aveva solo paura, paura di innamorarsi sul serio. E innamorarsi sarebbe stato un errore. Anche Effie la pensava come lui?
Una notte, assalito da questo pensiero, iniziò a bere. Lo faceva sempre, per non avere gli incubi, ma quella volta non riusciva a fermarsi. Iniziò con una bottiglia di vodka, poi ne seguì un'altra e un'altra ancora, finchè crollò per terra. Il suo fegato avrebbe ceduto per sempre, se lo sentiva. Lo avrebbero trovato sul tappeto rosso sporco di vomito, circondato da un orrendo fetore di alcol e morte. Ma non accadde. Si svegliò il pomeriggio dopo e si rialzò. Un doposbronza come tante altre dopotutto, eppure stavolta avvertiva una strana sensazione, uno strano calore. Pensò ad Effie e improvvisamente non si sentì più solo. Ma non bastava, voleva di più. E quando si accorse amaramente che non riusciva ad avere ciò che desiderava, prese di nuovo in mano una bottiglia. Con la mente poco lucida ogni pensiero sembrava così maledettamente coerente, che uscì dall'appartamento che Capitol City gli aveva riservato (in quanto mentore) e si dirise a casa di Effie. Aprì la porta una Effie visibilmente agitata.
- Ha-Haymitch! Cos'è success...
La interruppe con un bacio e nonostante la puzza di alcol Effie ricambiò.
- Scusa dolcezza, ne avevo bisogno. - Prese in mano una ciocca bionda. - Vedo che hai smesso con le maschere e le cuffie.
- Oh, l'ho fatto da quando un uomo mi ha quasi affogata per farmele togliere. - Ribattè Effie con una smorfia. - Dai entra, saranno due gradi là fuori.

 

- Scoppiato qualche altro cannone? - Chiese Haymitch curiosando in salotto. Prese in mano una cornice che ritraeva Effie con i suoi genitori. Nella foto doveva avere circa dodici anni e scartava radiosa un pacco regalo. Anche nei distretti, a dodici anni, ricevevi un regalo. Il tuo nome in bella grafia su un bigliettino. - Katniss come sta?
Effie gli porse una tazza di cioccolata calda e lo invitò a sedersi sul lussuoso divano.
- Katniss sta bene, sono rimasti in sei.
- Bene, bene sono contento. - Mormorò sollevato.
Con un balzo, Effie mise un sottobicchiere sul tavolino prima che Haymitch potesse appoggiarci la tazza bollente. - Attento, è mogano! - Lo ammonì.
Il gesto lo fece sorridere, alleviando la tensione pressante che si avvertiva nella stanza.
- E Peeta? - Chiese poi, più per curiosità che per apprensione.
Effie strabuzzò gli occhi incredula. - Come non lo sai? E' stato ferito gravemente da Cato.
- Ah davvero? Non ho seguito molto i giochi in questi giorni...
- E io che pensavo te ne stessi occupando tu! Sta combattendo tra la vita e la morte, povero caro!
Effie gli rivolse un'occhiata accusatoria. Non stava svolgendo correttamente il suo lavoro, pensando solo a bere.
- Mi dispiace... - Cercò di scusarsi.
- Non serve essere dispiaciuti, Haymitch. Datti da fare per tenere in vita quel ragazzo!
- Effie, non serve a nulla tenerlo in vita. Alla fine ne vincerà solo uno e io punto sul più forte. E da quello che mi hai detto Peeta ha già un piede nella fossa.
- Come puoi dire certe cose? - Strillò Effie contrariata. - Oh, senti, non mi interessa nulla che Katniss sia la tua preferita! Domani svegliati presto e cerca degli sponsor per provvedere a Peeta.
- Katniss vincerà e tu avrai la tua stramaledetta promozione, Effie, tranquilla! - Ringhiò irritato.
- No, Haymitch, non te lo sto chiedendo perchè voglio la promozione. - I suoi occhi diventarono intensi. - Te lo sto chiedendo perchè non voglio che muoia!
Haymitch distolse lo sguardo, sconcertato.
- Ti sembra tanto strano che mi stia impegnando non per me ma per loro? - La voce divenne un sussurro. - Che ci posso fare, mi sarò affezionata.
Haymitch sollevò di nuovo lo sguardo.
- Sei davvero una bella persona, Effie.
- So benissimo che mi stai prendendo in giro Haymitch. - Disse la donna, risentita. - Voi... Voi ci disprezzate soltanto.
- No, no, dico sul serio. - Il suo sguardo si posò sul ritratto che aveva osservato poco prima. - Ho capito finalmente che l'unica tua colpa è stata nascere qui.
Effie trattenne il respiro mentre Haymitch le prese le mani.
- Mi sono lasciato guidare dai pregiudizi e dal disprezzo. Hai ragione tu, sono un bifolco. - Disse, facendola ridacchiare. Forse era solo una sua impressione, ma ad Haymitch sembrò che Effie avesse gli occhi lucidi. - La verità è che sei migliore di me, Effie. Perdonami se in tutto questo tempo non sono riuscito ad ammetterlo.
Effie si limitò a rimanere in silenzio, sorridendo.
- Oddio non ci posso credere, sono riuscito a zittirti finalmente!
- Scemo! - Disse Effie ridendo e lanciandogli un cuscino contro.
- No davvero, se avessi saputo che due paroline romantiche hanno questo effetto su di te, te le avrei dette molto prima!
Si contesero il cuscino e risero, finchè Haymitch non si ritrovò steso sopra Effie.
- Allora dolcezza, sei sempre convinta che ti stia prendendo in giro? - Le accarezzò i capelli con il dorso della mano.
- Sono ancora molto indecisa....
Haymitch le si avvicinò e la baciò. La mano scese lentamente dai capelli al collo, e poi ancora più in basso, sollevando la canotta per cercare il contatto con la pelle. Le dita fredde di Haymitch sui suoi fianchi, provocarono in Effie un brivido piacevole. Poi la mano salì di nuovo e la donna trattenne il respiro. Avvertì tutta la passione e il desiderio di Haymitch. Cosa sarebbe successo? Effie decise che questa volta lo avrebbe lasciato fare e si lasciò scappare un sospiro di piacere quando lui iniziò a baciarle il collo e appoggiò la testa fra i seni.
- Cosa vuoi, Haymitch? - Chiese accarezzandogli i capelli.
- Tutto quello che vuoi tu. - Alzò lo sguardo. - Cosa vuoi, Effie?
- Svegliarmi con te accanto, domani mattina.
Haymitch sorrise. - Sarà difficile su questo divano.
- Andiamo in camera mia, stupido. - Ridacchiò. - Vuoi dell'altra cioccolata?
- No. Adesso voglio solo te. E sai che ti dico? Quando stiamo insieme non sento neanche il desiderio di bere.
- È qualcosa di buono? - Chiese Effie.
- Una nuova dipendenza non è mai qualcosa di buono, dolcezza. - Fu la sua risposta.
Si alzarono e salirono le scale per raggiungere la camera da letto. Si scambiarono carezze e baci ed Haymitch convinse Effie a non accendere la tv. Dormirono abbracciati fino al mattino dopo, quando trillò il memo di Effie. Ed Haymitch si accorse stupito di non aver avuti incubi.

 

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Capitolo 4
*** Ciò di cui ha bisogno un uomo ***


Haymitch si svegliò in preda ad un incubo.
Affannato, si guardò intorno ma la stanza era completamente al buio.
Dove mi trovo? Pensò, ma una mano sul petto e una voce rassicurante lo fecero calmare.
Baciò dolcemente la mano della donna e accese la tv.
A volte dimenticava di non essere più solo.

 



Ciò di cui ha bisogno un uomo

 



Una nuova regola prevedeva due vincitori purchè dello stesso distretto ed erano rimasti in tre: Cato, Katniss e Peeta. Haymitch e mezza Panem avrebbero scommesso tutto sugli sfortunati amanti del distretto 12, e avevano ragione. Quando Cato finì tra le grinfie degli ibridi, Haymitch balzò dal letto e urlò dalla gioia.
- Ce l'hanno fatta! - Urlò, svegliando la donna sdraiata al suo fianco. Ormai dormivano a casa di Effie. - Ce l'hanno fatta, Effie!
Lei aprì gli occhi ma rimase intontita per un pò. Quando riuscì a mettere a fuoco ciò che stava accadendo, le scappò un gridolino e abbracciò Haymitch.
- Non ci posso credere, non ci posso credere! - Disse fuori di sè dalla gioia.
- Questi ragazzi sono eccezionali, sapevo ce l'avrebbero fatta! - Affermò l'uomo sdraiandosi di nuovo accanto ad Effie.
Dalle casse si potevano udire le grida strazianti del ragazzo e i commenti di Claudius Templesmith. Rimasero in silenzio, poi Haymitch spense la tv.
- Ce l'hanno fatta. - Sussurrò ancora.
Effie gli accarezzò un bacio e lo baciò. - Adesso possiamo stare più tranquilli. - Disse.
- E possiamo vivere questa storia.
- Quale storia? - Chiese Effie sconcertata.
Haymitch rimase interdetto. Stava forse negando che tra di loro ci fosse una storia? - Cosa sono per te, Effie?
- Il mentore dei tributi del distretto 12. - Rispose apertamente, senza pensarci sù.
- Solo? Oddio, non posso crederci! - Haymitch si alzò e si mise una mano fra i capelli. La donna non disse nient'altro, limitandosi a guardarlo con un'espressione che voleva intendere: «Cosa ho fatto di male?»
- Effie, non ti viene in mente che finiti gli Hunger Games io vorrei rimanere con te?
- Non ci avevo pensato... - Rispose la donna con aria mortificata. Haymitch scosse deluso il capo e si alzò per uscire dalla stanza. Aveva sbagliato a sopravvalutare una donna di Capitol City. Ma Effie lo fermò tra le lacrime.
- No, Haymitch, ti prego! - La voce sembrò più stridula del solito. - Non te ne andare.
Continuò a parlare con lo sguardo rivolto verso il basso. - Io non sono brava in queste cose. In tutta la mia vita sono uscita solo con una persona della capitale.
I muscoli di Haymitch si rilassarono ed Effie mollò la presa. Quando proseguì, arrossì dall'imbarazzo. - Abbiamo vissuto insieme per quasi un anno. Era gentile con me e mi ha insegnato come si ama un uomo.
Haymitch provò una strana sensazione. Gelosia?
- Mi ha insegnato come avessi dovuto curarlo e viziarlo. Gli preparavo la colazione, tenevo in ordine la casa per lui e facevo tutto quello che più gli faceva piacere. Di solito consisteva nello stare muta a guardarlo mentre finiva il lavoro che portava a casa o nel ridere alle sue battute, anche se spesso non le comprendevo.
- Oh, dolcezza. - Mormorò Haymitch sollevandole il viso con la mano. - Non so come consideriate l'amore qui a Capitol City, ma non è di questo che ha bisogno un uomo. Non è così che si dimostra di amare qualcuno.
Appoggiò un ginocchio sul letto e le accarezzò le mani. - Le donne nascono per servire l'amore non per fare da serve. Siete... Siete gli esseri viventi più delicati ma incredibilmente anche i più forti. Sapreste riscaldare il cuore di un uomo con un sussurro. Tra le vostre braccia noi uomini ci sentiamo a casa, anche se casa è lontana migliaia di chilometri. Insomma guardami! - Esclamò aprendo le braccia. - Mi sono rammollito e tutto questo per colpa di una donna!
Effie ridacchiò. - In effetti non avrei mai creduto di sentirti dire certe cose.
- È esattamente questo l'effetto che fate. Ci scomponete il cuore in mille pezzi per ricomporlo come vi pare. - Haymitch sorrise. - Dovremmo essere noi a imparare ad amarvi e non il contrario...
Ecco perchè sono rimasti impressionati dai sentimenti di Peeta. Pensò l'uomo scioccato. Per noi due ragazzi che si amano è adirittura qualcosa di banale.
Effie gli si avvicinò e lo baciò, intenerita dal discorso. - Ma io voglio ancora imparare ad amare un uomo. - Bisbigliò.
- Eccolo un sussurro capace di riscaldarmi il cuore. - La fece stendere sul letto e le si appoggiò sopra. - Allora, quel capitolino a che lezione è arrivato su come ci si comporta a letto?
- Intendi sul fatto che non dovrei russare?
Haymitch rise di gusto. - No, non intendevo quello, dolcezza. - Sollevato, capì che forse a Capitol City non ci si baciasse neanche, prima del matrimonio. La gelosia cominciò a placarsi ma gli fece capire quanto gli importasse di lei. Qualche mese prima non lo avrebbe mai detto.
- Spogliami, Effie.
Ad Effie tornò in mente un altro episodio in cui invece Haymitch le ordinava di baciarlo e arrossì.
- Oddio, mi fai impazzire quando arrossisci!
Quella frase la imbarazzò ancora di più ed Haymitch rise. Iniziarono a spogliarsi lentamente, le mani a toccare pudiche il corpo dell'altro. Si baciarono a lungo mentre l'alba iniziava ad illuminare la stanza, ignari di quello che sarebbe successo fra qualche istante nell'arena. Caddero per terra anche gli ultimi pezzi di stoffa che li coprivano. Haymitch le accarezzò i fianchi, provocandole un brivido e permettendole di apparire meno rigida. Aveva vergogna e forse anche un pò di paura. Forse non sapeva neanche ciò che di lì a pochi secondi sarebbe successo. Per questo Haymitch, nonostante il desiderio diventato ormai irrefrenabile, cercava di fare tutto lentamente. La sfiorava in alcuni punti, quasi a chiederle il permesso di poter continuare e solo quando credeva di aver avuto il suo consenso, aveva il coraggio di continuare con più impeto. Quando la passione e la frenesia presero il sopravvento, quando avevano imparato a conoscere ognuno il corpo dell'altro, quando i sospiri e i gemiti si sovrapposero e le mani si intrecciarono, Haymitch ed Effie divennero una cosa sola.

 

 

 

Note dell'autrice:

Perchè Effie è così frigida? Non lo so, forse non riesco a vederla passionale, a differenza di Haymitch.
Oppure, molto più probabilmente, sono inluenzata dalla lettura di 1984 di Orwell.
Amo quel romanzo, e credo sia stato fonte di ispirazione anche per la Collins.
Quale scrittore in fondo, dopo averlo letto, non ne sarebbe inevitabilmente influenzato?
Bhè per chi non lo avesse letto, in 1984 si fa sesso solo per procreare (detto papale papale e.e )
Non è concepito che si faccia sesso per passione, che ci si sposi per amore...
Ovviamente non è questa la trama del romanzo, che contiene temi molto più forti,
ma descrivendo questa scena ho immaginato che anche a Capitol City dovesse esserci una concezione simile.
Volevo informarvi che questo capitolo chiude la "prima parte" della storia.
Spero quindi che vi sia piaciuta e che continuerete a seguirla anche quando deciderò di proseguire con le pubblicazioni della seconda parte.
Baci da emmEmme,
alla prossima, ciao!

- MM

 

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