Bella VS Bells

di Jeenina
(/viewuser.php?uid=53356)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La partenza ***
Capitolo 2: *** Uno spiazzo di vita ***
Capitolo 3: *** L'hotel ***



Capitolo 1
*** La partenza ***


Capitolo Uno
La partenza



Il vento leggero muoveva i capelli castani di Bella che guardava già dalla scogliera, divisa come fra i suoi due mondi in quella città uggiosa e sempre oscurata da un cielo metallico, che non aumentava il colorito della pelle bianca. Gli occhi, in un misto di incompreso silenzio e gioia, mentre la morte ormai l'aveva del tutto sopraffatta, anni di assenza con l'unica scusa dell'università, di quel college lontano da tutto dove lei aveva imparato a nutrirsi con sangue di animali invece che di quello umano come la sua trasformazione in vampiro richiedeva. Le mani tenute ad abbracciarsi la vita mentre s'infondeva nel cuore un calore ormai perso con la morte e la rinascita in una di quelle fredde, forti, affascinanti creature chiamate Vampiri.
I volturi? Come sempre proposte, osservando il cielo metallico, potrebbe persino rivedere i loro volti mentre facevano proposte alla nuova Isabella Swan, nuovo membro della famiglia Cullen... nuova forza, altro anello importante della catena che li ridestava all'unione.

"Sei proprio sicura?" chiese Jane, mentre sorridendo si avvicinava, come vogliosa di vedere se quella malformazione, da parte di Bella sempre gradita ancora funzionasse sul nuovo corpo della ragazza, della giovane vampira. E quando s'avvicinò, non un battito di ciglio ricevette, se non dei canini sporgenti e luminosi vogliosi di quel liquido rosso, mentre gli occhi si facevano come voragine a voler ingoiare ogni cosa, affamata.

Le mani, vennero portate lungo i fianchi, inermi; mentre gli occhi osservavano le acque. Acque che un tempo l'avrebbero uccisa, di freddo, per la profondità, per mille cose che ora non potevano più sfiorarla, e nemmeno il terrore della morte che un tempo la spaventava ora più l'angosciava. I capelli continuarono a svolazzare, ed il vento fresco ed invernale non più punse quella pelle ora bianca che il freddo non sente ne teme... lei era più fredda. Poi, il volto voltato verso est, dalla parte di la Push ed un silenzio che di nuovo l'accolse, mentre gli alberi lì poco distanti dalla figura vennero scossi e le foglie caddero un poco diramate a terra come coriandoli a carnevale.
"Jake" un solo nome mentre la mano destra andava a stuzzicare la sinistra all'anulare dove un anello si ritrovava come pegno di un matrimonio, ma non con il licantropo bensì con il vampiro, Edward. Qualcosa a cui Jacob Black non aveva voluto assistere scappando da Forks. Un sospiro; non aveva più saputo niente di lui, ne l'aveva potuto cercare, non quando era ancora una "neonata" vogliosa solo di uccidere ed in possesso di una forza così grande che non sapeva nemmeno dominare. Alcuni passi all'indietro mentre la scogliera veniva salutata dal suo volto non più con timore, ma con semplice superiorità nello sguardo... non sarebbe più morta se si fosse tuffata ed avesse preso un masso forse avrebbe rischiato di spaccare quello...

Quel bacio sulla fronte, e la sua barba che mi pungeva un poco mentre stringevo con la mano destra le valige da viaggio e sorridendo: “Saluta anche la mamma e non preoccupatevi, vado solo a studiare un po’ più distanti da voi” poi si voltò e fu l'ultima volta che vide Charlie, da umana... senza dover sentire l'odore del suo sangue e dello stesso sangue che un tempo le apparteneva e che non se sarebbe più appartenuto, non avrebbe più visto suo padre come padre, ma come vittima, cibo, sangue con cui saziare lo stomaco, e seppur reato, un puro istinto di morte.

Si mise a correre fra gli alberi, e come ben ricordava quando lo faceva Edward e lei gli si posava sulle spalle, pareva volasse, spiccasse il volo come un aquila, e che potente e bella come quell'animale potesse essere libera dalle leggi dell'umanità che in parte risiedevano in lei, e da quelle dei Cullen, a cui ancora si stava abituando. Giunse in pochi minuti a casa... e porto la mano alla maniglia della porta, aveva già salutato il padre, ed aveva saputo che Jacob Black non era mai più tornato, e che Bill stava morendo per la semplice mancanza di ossigeno, come accade ai pesci senz'acqua, Jake era l'acqua per quel pesce, per suo padre. Avrebbe dovuto cercarlo e riportarlo a casa, ma Sam, con quel sapeva di dove fosse, disse solo che sarebbe stato meglio, cento volte che lui non la vedesse nuova... Bella Cullen. " E, non di certo poteva andar contro ciò che Jake desiderava, inoltre l'aveva ferito troppo, abbastanza da non voler essere perdonata se non lo desiderava lui.

I primi giorni come vampira nella città in cui era stata vista umana, non ridestarono che piccoli frammentari ricordi, e semplice dolore, un dolore che almeno sul fisico non provava, e solo nell'anima tutto si manifestava. Un silenzio, battiti del cuore mentre Edward giungeva come sempre dalla finestra e l'abbracciava " a la Push non c'è il suo odore, come se non fosse mai esistito" un sospiro, le parole così veloci, parole che un tempo diceva Edward ad Alice e che lei non comprendeva mai e che ora, nemmeno ci badava più tanto gli sembrava normale. "Lo so... ma non so se sia bene cercarlo, hai sentito che dicono tutti, Sam ed anche Carlisle" indi strinse forte Bella, non gli avrebbe più fatto male non poteva, era come marmo. "Ma se non tornasse più? Se non mi perdonasse più? Edward dobbiamo trovarlo" un unica parola che mise in fermento l'adrenalina nella vampira dinanzi al compagno, marito, e questo che annuì, Bella non avrebbe di certo accettato se lui avesse detto NO. Partirono presto, solo i Cullen vennero avvisati, e Charlie con la nuova scusa venne messo a tacere... "I due sposini volevano farsi una vacanza assieme dopo gli studi pesanti del college" bella scusa, inoltre come poteva sospettare il capo del distretto di polizia di quella città dopo aver visto l'anello al dito di sua figlia ed aver assistito alle nozze? Partirono con la macchina di Edward, la grigia Volvo che aveva visto per la prima volta per la famiglia Cullen parcheggiata nel cortile della scuola il suo primo giorno, portata dal suo piccolo Pick-up. Ed ora ci saliva come moglie di quel ragazzo, uomo, vampiro, giovane e vecchio, e mille altre che non si potrebbero elencare in pochi minuti, perché dopo mille anni di vita ed oltre, si acquistano tante nomine, e quella di immortale e bello è una delle mille cose che si potrebbero dire dei Cullen così come dei volturi e mille altre casate di vampiri sparse qua e là per il mondo, fra gli umani che non vedono le differenze, e che solo di fronte al silenzio prima della morte comprendono e tacciono per la maggioranza delle volte. "Partiremo dai centri più abitati e seguiremo da lì il suo odore" tacque così Edward, e stavolta sarebbero stati loro a cercare di aiutare quell'animo libero come il vento, felino come animale, e l'avrebbero riportato dalla civiltà ad il metallico volto di Forks... sotto quel cielo che domina il sole e lo nasconde...







----------------------------------------


I personaggi appartengono a Stephenie Meyer e la Fan Fiction è stata creata solo per cercare di immaginare e scrivere come secondo me e la mia amica con cui sto scrivendo questa piccola storia potrebbe proseguire il romanzo sui vampiri e sui licantropi!^^ Spero possa piacere, vi lascio ai commenti XP


(storia a quattro mani ;))

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Uno spiazzo di vita ***


Capitolo Due
Uno spiazzo di vita



La Volvo grigia segnava i 90 kilometri orari quando Edward sterzò lungo una strada poco abitata a New York.
L'idea di ricominciare dai centri più popolati solo per verificare che Jacob non avesse scelto di mimetizzarsi fra i suoi simili, perché di certo non era del tutto umano, qualcosa di nuovo, diverso, forte, e pericoloso.
Il finestrino dalla parte del passeggero venne aperto e Bella si affaccio; il vento le scompigliava i capelli ma il freddo non le pungeva il volto e fra questo che dolcemente la accarezzava solo un odore desiderava captare senza risultato. "Il cane non c'è!" lo chiamava così anche lei adesso che sentiva l'odore, che da umana apprezzava per poi guardare Edward che come risposta annuì alla moglie.
Il viaggio in macchina durò alcune ore e una leggere musica venne accesa a cullare quei due mentre lo sguardo di Bella era in parte affranto da un totale senza di colpa, non perso nella sua trasformazione da umana a qualcosa di nuovo ed oltre la morte, e le fece dure un unica frase quasi sussurrata. " E' colpa mia, come sempre... è solo colpa mia" un singhiozzo al seguito ed una lacrima subito dopo a rigarle il volto bianco e diafano da vampira, e la mano di Edward ad accarezzarla ed asciugarle quell'unica lacrima che ora la rigava prima delle altre, che entrambi sapevano, sarebbero presto giunte. "No amore mio, no mia adorata non piangere..." un sospiro quasi disperato dalle labbra di lui mentre il volto si voltava verso di lei trascurando con cura la guida senza però perder mai il senso della strada od altro. E, Bella da quel contatto semplice ne trasse quell'amore e quel conforto semplice che bastarono a calmarla un poco, una gioia semplice nel sapere che ciò che desiderava da sempre il suo amore la stava ancora una volta ridestando da quelle tenebre in cui la sua mente osava tuffarsi a ritmi irregolari ma frequenti. Quindi ad Edward sorride, portandosi poi con le labbra alle sue, freddo su ghiaccio, ma amore, così ardente che quelle due labbra freddissime potevano quasi prender fuoco di passione. "Sì, scusami " poi di nuovo silenzio e come se potessero continuare la loro discussione in pace fra silenti sussurri così veloci che avvolte nemmeno fra loro si rendevano comprensibili.
La macchina continuò a muoversi mentre sempre più i due si avvicinavano all'Hotel che Edward prima della partenza aveva contattato per riferire che una copia di giovani sposi desideravano una stanza in settimana... ed ad accoglierli alla destinazione, un enorme cancello aperto, fronteggiato da salici piangenti, ciliegi fioriti di quel rosa confetto e rosso fuoco il frutto a tratti maturo a tratti acerbo che si presentava fra la fioritura. Poi, meli, peri, ed oltre quel giardino curato e quel vialetto di ghiaia, un orto estremamente curato, si poteva sentire l'odore di erba appena tagliata, rumori di animali non visibili, forse in qualche stalla dietro all'edificio enorme che ci avrebbe ospitati insieme a mille altri.
Un posto così bello al centro della popolazione e del commercio...
Scesero dalla macchina ancora prima che il portiere potesse giungere e far strada ai nuovi sposini, ed i due vampiri subito si presentarono alla reception dell'hotel. Nessun bagaglio con loro se non una piccola borsa di Bella che avrebbe contenuto l'indispensabile per non annoiarsi nei due giorni... e qualcosa di nascosto dentro la macchina per non dover patir la fame mentre avrebbero proseguito le ricerche in città, una scorta, piccolissima per evitare che sarebbe andata a male. "Buon giorno" entrambi sorridenti si presentarono, "buon giorno a voi" risposta di rimando dall'uomo che già prendeva i registri per far firmare chi di dovere per dar in acconto ogni comodità i due avessero da richiedere.
"Vorremmo una stanza, la numero 6 se possibile " Edward come se avesse già potuto visitare l'Hotel con esattezza sapeva dove si sarebbe trovata la stanza rivolta al boschetto interno all'Hotel stesso per poter osservare meglio ogni movimento.
"Ma certo firmate qui ed ecco la chiave" non se lo fece ripetere due volte il signor Cullen che firma subito nel rigo vicino alla scritta numero sei e quindi sorridendo porse di novo la penna usata per la firma ed i due vennero scortati alla stanza con l'ascensore... verso il piano attico il più costoso, ma Edward ad ogni cosa che Bella osava dirle diceva solo "Oh suvvia, ho una vita intera davanti e tantissimi soldi, fammeli godere" e semplicemente con quelle parole riusciva a metterla a tacere. Osservarono la stanza, ricca, ed addobbata in ogni misero dettaglio, bella, sul colore miele del colore degli stessi occhi del marito amato...
Ci sistemammo per i tre brevi giorni da passare lì. Non un giorno di più, eravamo abbastanza veloci da poter perlustrare ogni luogo - dove speravamo (o almeno speravo!) di trovare qualche traccia di Jake. Edward si era accomodato sulla poltrona, e nonostante per me si fosse aperto un nuovo mondo davanti ai miei occhi - non riuscivo ancora a non rimaner stupita da tanta magnificenza -, Edward stava lì seduto, fermo come una bella statua da ammirare e mi guardava silenzioso. Mi scrutava con un filo di sorriso sulle labbra, tentando di non ridere per la mia espressione.
"Sei bellissima amore mio" mi sussurrò velocemente con quella nota dolce di ogni sua parola.
Sentii i muscoli rilassarsi a quelle parole, fino a quel momento non mi ero accorta di quanto fossi tesa - per tutto il viaggio non avevo fatto altro che pensare a Jacob. Con un passo elegante, quasi danzante lo raggiunsi e mi lasciai andare in braccio a lui, lasciandomi cullare dalla sua dolce ninna nanna, quella che tempo prima aveva scritto solo per me.
Il sole era alto in cielo e un filo di luce filtrava dalle tende scure.
"Hai pensato a tutto" sorrisi guardando le tende, e l'arredamento raffinato.
"Se aspettavo che scegliessi tu.." disse sarcastico, mentre mi passava una mano sulla schiena accarezzandola e lasciando in me un leggero brivido che mi infondeva sicurezza - nonostante non fossi più quella di una volta -. Notando che non ribattevo, Edward mi guardò preoccupato e ricambiai lo sguardo e un sospiro scivolò via così - involontariamente avevo trattenuto il respiro - e i suoi occhi dorati continuarono in silenzio a leggermi, anche se non potevano.
Mi alzai per sfuggire a quella lettura del pensiero - impossibile - e scrutai dalla finestra la vegetazione verde, i roseti che prevalevano nel giardino, una grande fontana la cui acqua usciva da due angioletti, la gente che passeggiava tranquilla e chi stava seduto nei prati poco prima dell'orto.
Involontariamente tornai a pensare a Jacob, al male che gli avevo fatto e che la causa della sua scomparsa ero soltanto io.
"Dopo il tramonto" mi sussurrò Edward - che si era alzato nel frattempo - accingendomi con le braccia lungo la vita. Osservavo la nostra pelle bianca brillare ai flebili raggi del sole che riuscivano a penetrare oltre le tende scure. L'accarezzai disegnando con le dita dei cerchi, e mi lasciai andare a quel contatto freddo della sua pelle. "Vorrei poter andare, adesso" mormorai insoddisfatta, mentre mi voltavo leggermente per vedere la sua espressione che come sempre era indecifrabile.
"Sai che non possiamo" il suo tono era risoluto, non ammetteva obiezioni.. e mi limitai al silenzio, sapendo in cuor mio che al crepuscolo sarebbero partite le ricerche per trovare il mio sole scomparso.
Più tardi.
Seduta su un divanetto mi guardavo con aria assorta intorno, un poco annoiata. Edward aveva deciso di andare a dar un'occhiata alla doccia - il che significava che aveva voglia di fare una bella doccia calda.
Accigliata, infastidita dalla lunga attesa mi decisi, ormai mancava un'ora al tramonto e non potevo aspettare un momento di più. Presi la giacca e uscii, consapevole del fatto che Edward non avrebbe ammesso quell'uscita improvvisa - e per giunta senza un minimo di spiegazione -, attraversai il corridoio raggiungendo velocemente la porta dell'ascensore che si stava richiudendo. E l'attraversai quasi per un pelo, la porta si richiuse alle mie spalle.








--------------------------------------------------------
Ed ecco il secondo capitolo della piccola storia sul seguito di Eclipse come io e l'amica con cui scrivo questa storiella si immagina. Buona lettura ragazzi e ragazze e ringrazio Giulia per la recensione del primo capitolo.. ecco il secondo ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** L'hotel ***


Capitolo Due
L'hotel



Il passo affrettato mentre le chiavi della macchina venivano strette nel mio palmo bianco e freddo, duro e potente, un palmo che un tempo aveva visto così tante steccature che forse quella nuova pelle che indossavo che e mi proteggeva tutta, era per me e per i medici un bene.
I capelli che svolazzavano leggeri, fluttuavano in aria mentre raggiungevo il parcheggio coperto e prendevo la Volvo grigia di mio marito per dirigermi verso il centro di quell'enorme città... alcune strade, meno abitate mentre passavo quasi dal centro di una semi campagna un poco fuori dalla città, mentre uscivo da quella natura sputata lì per caso nel centro di New York.
La macchina segnava i 100 kilometri orari in una stradina piccolissima, non camminavo mai veloce, ma ora era un record da quando ero, "nuova".
Alcuni uomini, barboni mentre vedevano la mia macchina sfrecciare volevano montare e facevano gli scemi, ma non avevo di certo voglia di andare nei casini, poi, la mia forza credo che non l'avrei mai usata per far del male. Ohhh Bella non cambi nemmeno adesso che sei morta e semi risorta con questo nuovo aspetto che Jacob sicuramente odierà a morte.
Infine, giunsi all'entrata di un Night Club... mostrai la mia carta d'identità ancora valida perché passati solo pochi anni dal mio compleanno e dal compimento della maggiore età, e poi perché il mio aspetto era mutato così poco, solo il colorito della pelle, una volta bronzeo lievemente ed ora del tutto bianco come petali di rosa candida.
"Posso passare?" dopo aver mostrato la carta, i buttafuori lì alla morta con un gesto la fecero entrare seguendo la figura della giovane per qualche metro mentre iniziava a disperdersi fra la folla.
"Forse qui non verrebbe, ma dato che era cos'ì allegro credo che il sabato sera potrebbe divertirsi a venir in queste zone, d'altronde non credo che vada al cinema, non lo vedo il tipo" sussurrò così veloce, tanto che sembrava un brontolio, una tosse leggera morta in gola. Mi feci largo dando di tanto in tanto spintoni leggeri ai presenti per poi ritrovarmi in uno spazio di sole poltrone e gente che si baciava o che beveva. Mi sedetti, e poco dopo un uomo si avvicino a me... "Ma salve bella signorina" lo guardai e lo fulminai con lo sguardo per quanto sapessi e per quanto mi fosse possibile per poi sorridere fredda e mostrare i denti allungati, non volevo fare la vittima volevo mostrare una volta tanto che ero oltre la bella signorina, ed alzai la mano con la fede " Signora... signora " ripetei per poi alzarmi da quel posto già battezzato come quello delle coppiette per raggiungere una parte più affollata dove la musica aumentava sempre più, senza darmi poi tanto fastidio. La folla volle per me ciò che il mio corpo da tempo desiderava, fare l'unica cosa per cui ora da vampira ero aggraziata a poter fare senza nessun ostacolo o qualcuno che mi tenesse testa se non Alice... danzare, muovere il corpo sinuoso veloce e danzare semplicemente ad un ritmo musicale un poco alto, ma non nuovo alle mie orecchie che tutto captavano anche con il volume al massimo.
Fu nella folla però che sentii un odore di umido, pulito, e non un odore schifoso tutt'altro... pur da vampira potevo essere diversa nei gusti in confronto a mille altri? Sarei stata diversa anche quando avevo molto più in comune con quella mia nuova razza? L'amavo tanto da non sentir il suo fetore? Forse sì forse no, nessuna risposta è data per scontata ma l'odore parlava da solo...
Mi fermai di colpo ed annusai l'aria... nessuno mi vide, ero al centro nascosta dagli occhi indiscreti di chi non sapeva o capiva o chi semplicemente avrebbe potuto vedendo questa mia scena. Socchiusi gli occhi neri dalla fame e mi guardai attorno seguendo la scia.
Lui, semplice Jacob Black mi condusse verso una strada, povera, misera, tutto ciò che i Cullen non erano...
tristezza che mi invase l'animo placido e tormentato, mentre vedevo una bambina fra le braccia della mamma a trovar riposo... io non l'avrei più fatto, semplicemente perché avrei rischiato di mangiarla... Bells, come mio padre mi chiamava, era morta quella notte d'estate sotto il sole freddo d'Alaska, e quella promessa fatta nel giorno d'eclissi era scomparsa per sempre prima che io potessi veramente rivelare i miei piani... non avevo detto la cosa più importante che potessi fare e la più pericolosa trasfomandomi in qualcosa che Jacob Odiava.
Non si mostrò ma sapevo che mi vedeva, e lasciai cadere una lacrima, ed un altra ancora a capo chino per poi voltarmi e tornare alla mia Volvo, Edward?
Come Jacob era il mio sole, lui era la mia luna e senza sole e luna non si vive, non c'è distinzione fra notte e giorno, e per me, morte e vita.
Ma non potevo andare da lui, avrebbe capito anche senza poter leggere nitidamente nella mia testa... avrebbe compreso e non volevo che soffrisse nel capire che soffrivo Jake abbastanza da poterlo ancora amare pur che mio marito m'avesse dato tanto.
Così camminai a lungo per le strade a piedi, non so quanto feci, ma la notte servi per dimenticare, placare, far sognare qualcosa di, mai più irraggiungibile.
La velocità servi solo per far freddare le mie lacrime sulla pelle diafana mentre avanzavo, ed alle prime ore dell'alba montai di nuovo sulla Volvo per tornare all'Hotel, calma, rilassata abbastanza perché non potesse comprendere, avevo già fatto abbastanza male, per me, per loro, era meglio dar tregua a quel vampiro dal cuore fermo che però mi amava ed amavo.

L'auto scorreva veloce sull'autostrada, mantenendo un andatura sui 160 km/h. Non vedevo l'ora di riabbracciare Edward, farmi confortare tra le sue forti e fredde braccia. La vegetazione ai piedi dell'autostrada scorreva veloce, ma riuscivo comunque a coglierne la bellezza, l'intensità.
Un lampo, un pensiero fugace che mi prese in contro piede. Nuovamente Jake nella mia testa e tirai un sospiro disperata. Non potevo tornare all'hotel con in testa un uomo, che non era mio marito.
-Marito - ancora non ci avevo fatto l'abitudine di quanto fosse reale, ogni volta mi coglieva in imbarazzo. Mi faceva sentire ridicola, per quanto essere sua moglie fosse meraviglioso e sensazionale.
Il mio cuore non batteva più freneticamente al vederlo, ma comunque provavo emozioni come "le farfalle" nello stomaco. Ancora qualcosa la provavo.
E se con il tempo avessi dimenticato anche io quelle emozioni?
Quelle emozioni che mi tenevano umana.. le uniche cosa a cui attaccarmi nella mia nuova vita.
Salii lentamente le scale, nonostante avessi potuto prendere l'ascensore. Ma stranamente non avevo voglia di sentirmi sotto analisi, tra l'altro Edward sarà certamente stato furioso.
Varcai la porta e lo trovai tranquillo, sdraiato sul lettone matrimoniale con le gambe accavallate.
Trattenni a stento un sorriso per lo stupore, e lui lo notò. "Sono arrabbiato." annunciò per la mia felicità Lasciai che proseguisse, sapevo che non aveva terminato.
"Tuttavia.. non posso vietarti di cercarlo. So quanto conta per te."
Quel suo cambio di umore m'indusse a guardarlo e i suoi occhi dorati - leggermente più scuri del giorno prima - mi fissavano a loro volta.
"No non puoi.."
Poi mi fermai, rendendomi conto che con quelle parole gli stavo facendo più male di quanto credessi, mentre rialzavo gli occhi vidi Edward nuovamente tormentato da dolori passati. Dolori per lui ricorrenti..








------------------------------------------------------------ Grazie per le piccole recensioni *____* ed ecco il terzo capitolo seppur in ritardo spero sia una buona lettura ^^

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=259847