L'Akatsuki in vacanza

di Kucchan_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** «Ma chi me lo fa fare?» ***
Capitolo 2: *** Che inizi la festa! ***
Capitolo 3: *** Divertimento e torture ***
Capitolo 4: *** Il ventilatore ***
Capitolo 5: *** Lavori part-time ***
Capitolo 6: *** Tutti al Maid café! ***
Capitolo 7: *** Caccia al tesoro! ***



Capitolo 1
*** «Ma chi me lo fa fare?» ***


 
Buongiorno/sera/notte/alba a tutti! ♥
Innanzitutto mi scuso per il capitolo cortissimo. Vi prego di leggere fino alla fine, dove darò le dovute spiegazioni a tutto.
Spero che questa storia non sia la solita storiella banale fatta così per caso, ma spero che riesca a coinvolgervi e divertirvi.
Grazie per l’attenzione – ceeeerto – e buona lettura!
 
                                        
 
                                      L’Akatsuki in vacanza
                                                Capitolo 1 - «Ma chi me lo fa fare?»
 
Le onde bagnavano la sabbia dorata; la brezza marina produceva una piacevole aria fresca che, passando fra i capelli, donava un’aria di giovinezza senza pari.
I gabbiani volavano alti nel cielo cantando felici.
«Senti..» iniziò una voce femminile.
«Forse era meglio..» una folata di vento gelido spettinò i capelli blu della donna.
«No! Forse un cavolo! Era meglio quella spiaggia! Ma vedi come sta bene quella gente? E.. E tu, solo per..» La donna cercò di ribellarsi, ma venne zittita all’istante con un : «Prima i soldi, poi la spiaggia. Come vedi, se anche questa non sia la migliore delle spiagge, c’è pur sempre il mare.»
Un uomo alto, con il viso mascherato, stava cercando di dare una risposta alla signorina in modo cortese, ma, per quanto si sforzasse, non ci riusciva.
«Senti, Kuzu, non puoi farci questo solo per le tue manie! – quella voce, poi, si rivolse ad un altro – E tu, capo, come puoi permettere questo? Non sei tu quello che decide?»
«Zitto, Hidan. Se ho scelto così un motivo ci sarà. Tu, per ora, stai zitto.»
«Ma..» Hidan tentò ancora di ribellarsi, ottenendo come risposta un nuovo ordine: «Fai solo quello che ti dico.»
“Aveva detto che ci saremmo rilassati.. e ci porta in un posto del genere?! Stronzo di un capo!” concluse poi, nella sua mente.
La rena era di uno strano colore, tendente al marrone, e non ricordava per nulla un’isola paradisiaca. L’acqua, invece, offriva agli occhi un panorama che, per quanto ci si potesse sforzare di vedere come uno smeraldo, era solo una distesa verdastra, con alghe che spuntavano d’ogni dove.
Un vento gelido colpiva la spiaggia senza preavviso, così da non potersi riparare a dovere, e, per finire, i gabbiani non volavano su quella spiaggia. Lì c’erano solo tanti, odiosi avvoltoi.
Quale svitato soggiornerebbe mai, in una spiaggia del genere? Ma soprattutto, perché l’Akatsuki?
Forse, è meglio fare un salto indietro nel tempo.
 
Quella mattina, Pain si era svegliato di pessimo umore.
Come puoi catturare Kyuubi e Hachibi*, se persino le tue Sei vie perdono contro loro?
Questo era uno dei pensieri che affliggeva il capo della famigerata Organizzazione Alba da diversi giorni.
Era per questo che aveva deciso di sottoporre i suoi soldati ad un duro allenamento, così da avere la certezza di vincere. Era stato solo un miracolo se si era salvato dalle grinfie di Naruto, qualche giorno prima.
Ma quando chiamò a raccolta i membri dell’organizzazione, le risposte furono negative: nessuno voleva combattere ancora, se il nemico non era un buon sacrificio, o se non fruttava soldi; e altre lamentele arrivavano da parte di membri che chiedevano quale divertimento ci fosse nel massacrare una vittima che serve solo per allenarsi, se poi non ha abbastanza chakra per sfamare Samehada**, o se non può essere trasformata in marionetta.
Molti dei membri non volevano saperne, dell’ennesimo allenamento.
Fino a quando Konan non decise di intervenire: «Capo, non crede che forse sia meglio del relax? Intendo, se forse ci rilassassimo e non fossimo più così tesi, saremmo più forti.»
Dopo svariate lamentele, si giunse ad una decisione: quella sera stessa, i ninja traditori sarebbero partiti per una settimana al mare.
Molta gente aveva optato per una spiaggetta calma, da sabbie auree e acque cristalline.
Peccato che Kakuzu, colui che avrebbe – controvoglia – pagato per la gita, si era opposto: sprecare soldi per fare una nuotata non aveva alcun senso: c’era già la vasca del bagno.
E fu così, che..
 
«..ora ci troviamo in questa spiaggia puzzolente! Ma chi me lo fa fare?» chiese esasperato Hidan, che quel giorno non trovava pace.
Ormai, la luna era calata, e anche la spiaggia accanto – quella perfetta, per intenderci – era vuota. A molti era venuta l’idea di andare a fare una capatina da quelle parti, ora che nessuno li avrebbe sgridati; ma il capo li fermò un’ennesima volta: «ragazzi, ora andate a letto.  Domattina vedremo il da farsi.»
E così, congedò tutti.
Il mattino seguente, Tendo*** chiese gentilmente a tutti di essere seguito, possibilmente senza farsi vedere.
«Kisame, puoi anche evitare di indossare il paraorecchie. Fidati, non farà così freddo.»
Arrivati al luogo prestabilito, i commenti furono all’incirca questi:
«Fantastico!»
«Questo sì che è un paradiso!»
«Non ci credo! Potrò sguazzare in acqua come un vero squalo!»
«Ma tu sei uno squalo…»
«Come? Itachi, hai detto qualcosa?»
«…»
E cose del genere.. Sì, diciamo di sì.
 
                                                                  Capitolo 1 – fine
 
Anticipazioni sul prossimo capitolo! ~
«Ragazzi.. che ne dite di un gelato?» domandò Sasori. In fondo, era quello che si faceva al mare con gli amici.. no?
«Gelato? Che roba è, si mangia?!»
«Oh.. sì, Deidara, questa volta sembra che tu ci abbia azzeccato.»
- - -
«Non mi dire che tu non fai il bagno, Konan!» osservò incuriosito Hidan.
«A.. avrò i miei problemi, no? In fondo siete tutti ragazzi, perché mai dovrei spogliarmi?!»
«Eeeh? Non voglio passare per il pervertito di turno!» esclamò il poveretto, fissando il seno di Konan.. così, tanto per immaginare quale panorama si celasse sotto quella maglia.
 
 
----------------------------------- Note ♫
Eccoci qua, con il primo capitolo de “L’Akatsuki in vacanza”!
Come già detto all’inizio, chiedo scusa se il capitolo è corto. Certo, questo capitolo è anche poco entusiasmante, ma vi giuro che farò tutto il possibile per renderlo divertente e simpatico. Ma ora passiamo alle cose serie.
Io sono Kucchan_, un’autrice in erba - si dice così? – che tenta di scrivere fiction epiche.. tenta, tenta soltanto. Per ora mi accontento di poter scrivere, ma se più avanti avrò una fama mi raccomando ragazzi, fate i lecchini o non mi soddisfo. Scheeeerzo ♥
Per chi non mi conosce ancora, sappiate che sono una tipa sociale e vado d’accordo con tutti, a parte quelli che sfottono/insultano senza un motivo preciso. Quelli proprio NO.
Ma.. c’è una cosa che dovete sapere per andare pienamente d’accordo con me. A meno che non siate ragazzi, non dovete mai e poi mai osare parlare male/elogiare troppo il mio Kakuzu. Mai. u.u
Ma, tornando a noi, spero che questo primo capitolo vi abbia incuriositi! .. Almeno un pochettino? ♥
 
 
 Passiamo alle note!
*Kyuubi e Hachibi: L’enneacoda e l’ottacoda.
**Samehada: è la spada di Kisame. Siccome seguo l'anime in giapponese, non ho idea se in italiano il nome della spada sia diverso. Se non fosse così, scusatemi.
***Tendo: Mondo Divino di Pain. Il corpo che usa maggiormente, in pratica.
 
 
Vabbè dai, non mi prolungo ancora. Spero vivamente che lascerete una recensione, per quanto piccola possa essere, almeno per darmi un parere.
Sappiate che per me le recensioni contano molto: mi fanno capire se sbaglio e dove sbaglio; mi fanno capire se devo continuare a scrivere; mi danno un’idea per migliorare.
Grazie mille per essere passati di qua.
 
Arrivederci – spero – al prossimo capitolo!
 
Kucchan_

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Capitolo 2
*** Che inizi la festa! ***


Il leader dell’Akatsuki decide improvvisamente di sottoporre i suoi ad un allenamento speciale, ma la situazione si ribalta del tutto:l’Organizzazione Alba andrà al mare!
Cosa potrà mai succedere a questa banda di svitati?
 
 
Capitolo 2 – Che inizi la festa!
 
Arrivati a quella spiaggia divina, i membri dell’Akatsuki quasi non credettero a ciò che si mostrava davanti ai loro occhi: la sabbia era pulita, e c’erano persino le conchiglie. L’acqua, invece, era azzurra, quasi trasparente, e una piacevole brezza leggera si alzava di tanto in tanto. La ciliegina sulla torta? Il suono delle onde che ballavano verso la spiaggia.
Quello sì, che era un paradiso terrestre!
«Allora, chi è il capo diabolico?» domandò con aria soddisfatta Pain.
«Tutti fuorché lei, Signore!» risposero quasi commossi i suoi sudditi, inchinandosi.
Tutti tranne Kakuzu, che era rimasto lì, fermo, a sbruffare. Seppur la catapecchia costasse poco, costava comunque dei soldi. E quindi, quella settimana non sarebbe stata delle migliori.
«Hey, maledetto Kuzu, inchinati anche tu! Dico, l’ho fatto io che sono un Jashinista – e tra l’altro di Pain non me ne frega niente! – e tu resti lì impalato? Almeno fingi!» Strepitò Hidan.
«No, Hidan.» Ma quella voce non era di Kakuzu, bensì del capo. «Dovete ringraziare anche lui.»
«Per averci fatto dormire in una baracca del genere? Piuttosto lo faccio saltare in aria!» Deidara si svegliò all’improvviso; fino a quel momento aveva deciso che tacere e annuire sarebbe stata la cosa migliore, ma ringraziare il tirchiaccio del gruppo.. mai!
«Spiegami perché dovrei farlo!» Urlarono all’unisono Kisame e Itachi; quest’ultimo, accortosi di aver reagito in quel modo, finse di dormire in piedi, sotto lo sguardo irritato – per essere stati presi per idioti – e stupito – per la reazione – dei compagni.
Pain, però, decise di dare spiegazioni: «Ragazzi, calmatevi. Vi ripeto che dovete ringraziare anche lui.»
In molti si domandavano ancora il perché, ma lo capirono pochi istanti dopo: a quanto pareva, Pain e Kakuzu si erano messi d’accordo sin dall’inizio. Avevano deciso di affittare quella casetta semi-distrutta perché costava poco, e fin qua ci arrivavano tutti. L’importante, diceva lo spilorcio, era che restasse in piedi e non fosse piena di insetti vari.
Più avanti, però, c’era una spiaggetta privata. E questo era molto strano: il leader aveva per caso assassinato i vecchi proprietari della spiaggia? No, assolutamente no. Li aveva corrotti? Nemmeno questo.
Fece loro segno di seguirli, per poi mostrare un cartello situato poco più avanti.
“Proprietà Uzumaki”, diceva il cartello. Come dire che la spiaggia era gratis, perché apparteneva a Pain.
«Eh? “Proprietà Uzumaki”? Siamo qui per tendere una trappola a Naruto?» Domandò lo stolto Zetsu bianco. Ma l’altra sua metà lo mise a tacere: «Il capo in realtà è Nagato. Nagato Uzumaki, per l’esattezza.»
Sotto le grida di gioia dei suoi sottoposti, Pain ricevette un abbraccio da Konan: «Grazie, Nagato.» gli sussurrò.
«Allora è pacchia, no? Che inizi la festa!» Gridò Hidan, il pazzo del gruppo.
Si tolse in fretta la maglietta, i pantaloni e l’intimo, per poi correre verso l’acqua e tuffarsi.
Sotto lo sguardo imbarazzato di Konan, che si copriva gli occhi, e quello omicida degli amici, venne ripescato in quattro e quattr’otto dai tentacoli del suo compagno di squadra; appena l’albino tornò in superficie, quasi strozzato da tutti quei "cosi" - così li chiamava - che l’avvolgevano, ricevette dei pantaloncini in faccia.
«Prima il costume, brutto idiota. Smetti di fare figure del genere.» gli ordinò Kakuzu.
«Eh?!» Hidan riprese fiato. «La religione di Jashin non me lo vieta, io posso anche continuare a sguazzare in acqua!».
Gli altri avevano deciso di mettersi d’accordo sul programma della giornata, mentre quei due litigavano. In fondo, vedere Hidan conciato a quel modo era piuttosto equivoco. Non era una bella scena da vedere.
«Hidan, Kakuzu! Venite qua! Tobi ha avuto un’idea fantastica!» chiamò il ragazzo con la maschera, qualche minuto dopo. Possibile che una testa quadra come lui avesse avuto una buona idea?
Hidan si vestì velocemente per poi correre dall’altro idiota del gruppo, incuriosito da una sua possibile “idea fantastica”. Kakuzu lo seguì.
«Tobi pensa che se prima di fare il bagno andiamo un po’ in giro, ci divertiremo di più!» Esclamò l’idiota.
«E poi Konan non ha ancora il costume. E nemmeno io, a dirla tutta.» Concluse Sasori.
Per finire, Pain aggiunse: «Ora l’acqua è fredda. Aspettiamo almeno le undici, per fare il bagno.»
Detto questo, si decise che prima dei tuffi ci sarebbe stato un giro per la città, per comprare il costume per Konan e Sasori, e in seguito per visitare un po’ il posto.
Dopodichè, sarebbero tornati tutti alla spiaggia e avrebbero giocato un po’ insieme, e poi, finalmente, si sarebbe potuto fare il bagno in mare!
 
Per le strade di quel paesino, faceva un caldo incredibile. Qualcuno si era tolto persino la maglietta, altri invece cercavano di farsi aria con le mani o giornali pubblicitari trovati in giro.
Arrivati al negozio, non ci volle molto per scegliere i costumi adatti: Konan prese un due pezzi bianco a righe azzurre, intonate con il colore dei suoi capelli. Sasori, invece, scelse un costume a pantaloncino bordeaux sobrio, senza alcun tipo di decorazione o scritta.
«Ragazzi, non so voi, ma io mi sto sciogliendo!» Disse sfinito il povero Zetsu bianco, che, stranamente, si trovava d’accordo con Zetsu nero. 
«A chi lo dici! Io non riesco più neanche a camminare!» Deidara gli dovette per forza dare ragione.
Nessuno voleva saperne di continuare a camminare, finché il genio non ebbe un'idea:
«Ragazzi.. che ne dite di un gelato?» domandò Sasori. In fondo, era quello che si faceva al mare con gli amici.. no?
«Gelato? Che roba è, si mangia?!» Chiese stupito Deidara.
«Oh.. sì, Deidara, questa volta sembra che tu ci abbia azzeccato.» Annuì Sasori, guidando poi tutti ad una gelateria. Strano ma vero, sembrava che in quel posto ci fosse già stato. Infatti, conosceva la località anche abbastanza bene.
Finalmente seduti ad un tavolo, i dieci membri dell’organizzazione stavano nuovamente discutendo: Zetsu era felicissimo di poter mangiare, ma non era d’accordo con la sua altra metà: uno voleva il gelato al fior di latte, l’altro lo voleva al cioccolato.
Tobi stava urlando da un casino di tempo, perché con la maschera non poteva mangiare. Allora, stava tentando continuamente di infilare il gelato per l’unico buco della maschera: quello per l’occhio. Quindi, continuava ad urlare: «Aiuto! Sto diventando cieco! Aiutooo!»
E cose del genere. Kisame, invece, traumatizzato dal freddo a causa di quel vento gelido che tirava alla baracca, aveva paura di leccare il suo gelato al puffo. Itachi, poi, non voleva proprio mangiare il gelato: lui amava solo e soltanto i dango*.  Kakuzu non voleva saperne di spendere altri soldi, nonostante, tutto mascherato, stava morendo di caldo anche lui.
Per finire, le bocche di Deidara continuavano a mangiare il gelato al posto del loro “padrone”, che intanto stava perdendo la pazienza.
E così, alla fine, solo cinque membri su dieci mangiarono quel tanto bramato gelato.
Tornati in spiaggia, si dedicarono ad attività tranquille quali beach volley, calcio, scavare tunnel profondissimi per poi farli sbucare dall’altro lato della spiaggia, e via dicendo.
Tutti ormai erano in costume, dato il caldo e il sudore causato da quegli esercizi.
Solo Konan, ormai, era rimasta in maglietta e pantaloncini.
«Non mi dire che non fai il bagno, Konan!» osservò incuriosito Hidan.
«A.. avrò i miei problemi, no? In fondo siete tutti ragazzi, perché mai dovrei spogliarmi?!» ribatté lei.
«Eeeh? Non voglio passare per il pervertito di turno!» Esclamò il poveretto, fissando il seno di Konan.. così, tanto per immaginare quale panorama si celasse sotto quella maglia.
«N.. non vuoi, eh?» l’immortale ricevette un pugno sulla guancia, per poi volare a due metri di distanza. «E perché diavolo mi stai guardando così?!» si infuriò Konan.
 
Se non contiamo questo tipo di eventi, potremmo anche dire che, in fin dei conti, la giornata passò tranquilla e spensierata, fra risate, pugni, tuffi, e partite di beach volley.
 
                                                                                Capitolo 2 – fine
 
Anticipazioni sul prossimo capitolo! ~
«Un ventilatore? Non credevo che esistessero cose del genere!» esclamò Kisame.
«Tobi non avrà più caldo! Evviva!» annuì poi Tobi.
«Ma siete pazzi? Mi verrà a costare una barca di soldi!» si irritò poi Kakuzu.
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«Cosa sarebbe questo gioco con le “penitenze”? Qualcuno me lo saprebbe spiegare?» domandò Deidara.
«Un gioco in cui, se sbagli, hai una penitenza. Facile, no?» gli rispose Itachi.
«Grazie infinitamente, Uchiha!» disse poi il biondo, ironicamente.
---
«Argh! E tu cosa diavolo fai qui?» chiesero stupiti tutti, persino Itachi e Pain.
«Umpf. Semplice visita, ragazzi..» rispose l’uomo sorridendo.
«Mammaiutocheppaura!» urlò Tobi, saltando in braccio a Deidara, anche lui spaventato.
 
 
----------------------------------------------------------Note ♫
Eccomi qua, con il secondo capitolo! Questa volta è più lungo, contenti? ;)
Spero che vi sia piaciuto, eh! Se non è così, vi prego di farmelo sapere con una recensione [Ma tu guarda che approfittatrice.. e.e nd. Tobi] o_o E da quand’è che mostreresti questo carattere? [Eh.. eh.. eh.. *sorriso inquietante* nd. Tobi] No aspetta. Levati dalle palle, grazie.
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Vabè, visite inaspettate a parte xD Spero che il capitolo vi sia piaciuto.. sì, lo so, l’ho già detto.
Non ho nulla da aggiungere, quindi:
 
Note:
*Dango: è una sorta di gnocco giapponese ricavato dalla farina di riso e da quella di riso glutinoso. Viene spesso servito con tè verde. Da tre a quattro dango sono spesso serviti in uno spiedo [Fonte: Wikipedia].
 
 
Allora, io scappo, eh! Ci sentiamo nel prossimo capitolo, o – spero, come sempre – nelle recensioni!
Bye bye
 
              Kucchan_
 

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Capitolo 3
*** Divertimento e torture ***


 
Capitolo 3 – Divertimento e torture ♥
 
Dopo l’entusiasmante giornata trascorsa con i propri amici, l’Akatsuki non poteva che essere soddisfatta di quel paradiso.
Ma non tutto va sempre a lisce vele: un piccolo problema non era minimamente stato calcolato, dato che alla baracca – ormai veniva chiamata così – tirava sempre un vento freddo: il sole.
Già, in casa si stava bene, ma poi, in spiaggia, faceva un caldo boia – almeno così diceva Hidan.
«Ma porca puttana! Si crepa! Come possiamo noi comuni mortali sopravvivere a questo caldo? Secondo me ci scioglieremo in men che non si dica!» strepitò lui.
«Hidan, stai zitto. Ti ricordo che sei immortale!» urlò a sua volta Deidara, che ormai stava iniziando a perdere la pazienza, sempre a causa del sole.
«Ragazzi, state calmi. Prendete spunto da questo Dio che s’innalza dinnanzi a voi.»  Pronunciò l’Uchiha. Probabilmente il sole aveva dato alla testa anche a lui.
A questo punto, nessuno reggeva più il caldo. Decise allora di intervenire l’innocentino, introducendo il suo discorso con un: «PLEBEI! E state zitti, per la Madonna! Ma lo sapete o che esistono i ghiaccioli? Almeno è meglio di niente! Si può sapere con quali teste di ***** ho a che fare?!» sentendosi osservato, decise subito di tranquillizzare tutti dicendo: «Ma.. che cosa avete capito? Anche Tobi ha caldo! Suvvia, non voleva dire quelle cose!» e poi fece finta di iniziare a piangere. Infatti, sotto la maschera, nessuno poteva vedere se stesse singhiozzando davvero.  
Sotto lo sguardo allibito di alcuni suoi compagni – quelli ancora a posto, per intenderci – Kisame, Hidan e Deidara si girarono di colpo ad osservare Pain, che stava trafficando con uno smartphone ultra moderno, tirato fuori da chissà dove, mentre parlottava con sé stesso: «Questo fa al caso nostro.. Un po’ di aria fresca sarà la cosa migliore. Ventilatore.. quantità.. uno. Destinazione.. ********. Bene.» Con aria soddisfatta poggiò lo smartphone su un tavolino, accanto alla sua sdraio. Non fece in tempo a girarsi che si trovò con quattro cani ai suoi piedi.
«Un ventilatore? Non credevo che esistessero cose del genere!» esclamò Kisame.
«Tobi non avrà più caldo! Evviva!» annuì poi Tobi.
«Ma siete pazzi? Mi verrà a costare una barca di soldi!» si irritò poi Kakuzu.
«E chi ha detto che avremmo usato i tuoi soldi?» Sorrise beffardo il Leader.
Kakuzu lo guardò con una faccia, mista fra stupore e dubbio: sbruffò. Poi, domandò: «Dovrei crederti?»
Pain lo osservò con uno sguardo serio, degno dei suoi. Kakuzu, sollevato, sorrise.
Stessa cosa che fece il capo, che stranamente si sentiva malvagio, nei suoi confronti: «Perché ti calmi senza nemmeno conoscere la risposta? Ovvio che useremo i tuoi soldi! Sennò da dove li prendo?!»
Kakuzu svenne: ben 10.000 ryo* per un ventilatore ultra moderno? Ma chissene frega! Ne potevano scegliere uno più economico!
 
Superato il trauma – o meglio, gli era stato ripromesso che per farlo l’avrebbero pagato -, gli Akatsuki decisero di fare un gioco più calmo. In fondo, dopo la sudata del giorno precedente, nessuno aveva più voglia di giocare a beach volley.
«Raga.. e ora? Che si fa?» si lamentò l’uomo squalo.
«Io propongo un gioco a penitenze..» propose Itachi.
«Cosa sarebbe questo gioco con le “penitenze”? Qualcuno me lo saprebbe spiegare?» domandò Deidara.
«Un gioco in cui, se sbagli, hai una penitenza. Facile, no?» gli rispose Itachi.
«Grazie infinitamente, Uchiha!» disse poi il biondo, ironicamente.
Lui non rispose. Gli bastava aver preso per i fondelli quel narcisista di un bombarolo.
«Dai, seriamente, parli per caso del gioco della bottiglia?» si fece avanti la marionetta.
«Più o meno. Saremo disposti a cerchio, e ogni membro dovrà fare una domanda al compagno che si trova alla sua sinistra. Questo dovrà rispondere sinceramente; se non lo fa, penitenza.» spiegò il moro.
«Sì, ma se uno di noi dice qualcosa di falso, nessuno lo saprà mai.» osservò saggiamente Sasori.
Zetsu gli spiegò che si capisce palesemente se una persona sta dicendo la verità o meno dall’espressione del volto e il tono della voce che l’individuo assume – forse la storia era un po’ più complicata per Sasori stesso -.
Si decise dunque di cominciare quel gioco: i partecipanti erano disposti in questo modo.
Accanto a Tobi c'era Hidan, che sedeva accanto a Kisame, che a sua volta era seduto vicino a Zetsu. Quest’ultimo era stato posizionato a lato del leader, che a chi poteva star vicino se non a Konan? Prossimo a lei c’era Itachi, che era stato messo accanto al tirchio: Kakuzu. Per finire, Deidara era in mezzo a Sasori e Tobi: così si concludeva il giro**.
Si decise che avrebbe iniziato Tobi, che domandò – più che altro urlò - al povero Jashinista: «Tobi è un bravo ragazzo?»
In risposta Hidan, non tanto per paura della penitenza ma per schiettezza, gli urlò in faccia: «No! Tobi è un rompipalle di prima categoria!!», facendo restar malissimo quest’ultimo, che simulò di nuovo un pianto.
Tocco poi a Kisame, a rispondere alla seguente domanda, posta da Hidan: «L’hai mai fatto con qualcuno? Eeh? Su, su, sentiamo!».
Il pesce, imbarazzato al massimo, lo guardò arrossendo leggermente, per poi fingere una faccia incazzata e dire: «Per chi mi prendi?! C.. certo!» Sentendosi osservato – e in maniera inquietante, per di più –, aggiunse: «..che no..»
Hidan scoppiò a ridergli in faccia, dandogli del fallito e dell’idiota. Subito venne zittito con la sua stessa domanda: «Perché, tu?!» si vendicò Kisame.
Hidan si guardò in giro un po’ spaesato, e poi rispose, arrossendo: «B..beh, sono alla tua destra, quindi non ho l’obbligo di rispondere! Tiè!», mostrando un dito medio.
Questa reazione fece scoppiare tutti a ridere.
Fu poi il turno di Zetsu. La domanda che gli era stata posta era: «Hai mai trovato attraente Konan?», con il disappunto di quest’ultima. La risposta fu “No”, detta con una tale semplicità che era impossibile che fosse una bugia.
Zetsu, poi, domandò a Pain se provasse qualcosa per la sua compagna. Lui, senza batter ciglio, rispose di sì – facendo diventare rossa la sua compagna -, per poi interpellare a sua volta Konan, chiedendole: «E tu, ricambi?», pur sapendo di metterla in evidente imbarazzo.
Lei restò in silenzio per un po’, e poi negò sottovoce, assumendo sempre di più il colore di un peperoncino.
«Penitenza! Dai, dai, bacia il tuo tesoooooro!» urlò con tono beffardo Deidara.
Konan obbedì senza farsi troppi scrupoli: le bastò prendere il suo grande cappello per coprire la scena, mentre appoggiava le sue labbra su quelle di Pain, che prese lo stesso colore della blu.
Konan decise di vendicarsi con qualcuno. Chi, se non il suo vicino? La domanda che gli porse fu la seguente: «È vero che sei così miope da non vedere Hidan?» Itachi capì subito che, se avesse risposto in modo errato, avrebbe dovuto subire una penitenza. Decise quindi di fare la figura del cretino, e rispose: «Sì, è vero. – poi, si girò verso Kakuzu, Deidara e Sasori, che stavano alla sua sinistra – scusa, Hidan.» e sorrise, scatenando un’altra risata, questa volta anche da parte di Kakuzu, che prima se n’era rimasto zitto.
Toccò poi a Itachi, porre la domanda a Kakuzu.
«I soldi sono la cosa più importante per te o c’è anche qualcos’altro?» chiese.
Kakuzu esitò un attimo: sfilò dalla tasca del costume un mazzo di banconote, e le guardò. Restò lì per un po’, poi alzò lo sguardo verso Hidan, il suo compagno d’avventure. Continuò a spostare lo sguardo da questi due soggetti, e si soffermò un’ultima volta su Hidan, per poi rispondere: «No. Tutto il resto è inutile.» e poi lanciò uno sguardo al Jashinista, sorridendo, come per prenderlo in giro. Questo gesto, però, venne frainteso da tutti, che urlarono all’unisono: «Penitenza!», e, sotto le accuse e le minacce del vecchio, si riunirono tutti in cerchio, bisbigliando e complottando chissà cosa.
Ad un certo punto, Tobi si alzò e annunciò con tono solenne: «La tua penitenza è..» subito dopo cambiò tono, tornando a quella voce stridula tanto odiata. «Abbraccia Hidan e dagli un bacio sul collo o sulla fronte, a tua scelta!» Kakuzu osservò prima Konan con uno sguardo omicida: stava perdendo litri e litri di sangue dal naso***. Poi passò il suo sguardo al compagno, che stava di nuovo arrossendo – non pensate male, semplicemente non pensava che fosse possibile una cosa del genere.
Lui decise di obbedire, altrimenti quei rompipalle – così li definiva – avrebbero continuato per tutto il giorno.
Fece qualche passo, per arrivare dal suo collega. «Alzati.», gli ordinò.
«Perché dovrei? Abbassati tu, piuttosto!» ribatté lui.
«Non ho voglia. Muoviti.»
Hidan si alzò, per il semplice fatto che se non si fosse convinto a mettersi in piedi, sarebbero rimasti tutto il giorno a discutere.
Neanche il tempo di girarsi, che fu stretto dal compagno e ricevette un bacio sulla nuca.
Kakuzu tornò a sedersi, senza fregarsene di Konan, che questa volta era sdraiata per terra con il naso e la bocca tutti imbrattati di sangue.
Fu dopo il turno del marionettista, che alla domanda “Mi presteresti 60000 ryo?” rispose convinto di no.
A sua volta, Sasori domando a Deidara: «Lo vuoi ammettere o no che l’arte è eterna e non una fottuta bomba?!»
A questo punto scoppiò un litigio.
Quando finalmente i due litiganti smisero di malmenarsi, la domanda che Deidara pose allo scemo del gruppo, fu la seguente: «Allora, Tobi.. facci vedere cosa si cela dietro quella maschera!».
Tobi, sentendosi nei guai, iniziò a farfugliare qualcosa del genere: «Ma.. ecco, Tobi non vuole! Cioè, per carità, a Tobi piacerebbe far vedere il suo bel faccino al senpai****, però proprio non può! E quindi.. Tobi.. ecco, Tobi..»
Non fece in tempo a finire la frase, che una voce li colse all’improvviso, interrompendoli.
Una figura era seduta sul lungo e alto muro che proteggeva quella spiaggia. I suoi lunghi capelli ondeggiavano, con il vento.
Lui fece uno strano sorriso inquietante, salutando con un: «Heilà! Non vi consiglio proprio di fargli togliere la maschera. Potreste avere una brutta sorpresa.»
«Argh! E tu cosa diavolo fai qui?» chiesero stupiti tutti, persino Itachi e Pain.
«Umpf. Semplice visita, ragazzi..» rispose l’uomo sorridendo.
«Mammaiutocheppaura!» urlò Tobi, saltando in braccio a Deidara, anche lui spaventato.
«…Sparisci.» Pain riacquistò la sua serietà.
«…M.. Ma..» Konan sussurrò quella sillaba. Cos’avrebbe potuto significare?
«Oh mio Dio, sembrate delle pecorelle spaventate. Si può sapere che vi ho fatto? Semplicemente mi stavo godendo la scena, ma ho preferito avvisarvi.»
 
                                                                                   Capitolo 3 – fine
 
Anticipazioni sul prossimo capitolo!
~
«[…] E quindi ho deciso di spassarmela un po’.. tutto qui. Semplice, no?» Rispose ######.
«… Sei il solito guastafeste.» disse con un viso un po’ imbronciato Deidara. «Stavamo per scoprire cosa sarebbe successo se Tobi avesse tolto la..»
«Scusa, ma mi sapresti ripetere chi è il guastafeste? Sai, non credo di aver capito.» domandò in tono sarcastico, scrocchiando i pugni.
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«SUCA! Finalmente abbiamo questo dannato coso!» Esultò il Jashinista, contemplando il grande Dio, altrimenti chiamato “ventilatore”.
«Maledetto, mi è costato un occhio della testa! Anzi, un cuore.» replicò Kakuzu, poggiandosi una mano in prossimità dei restanti quattro cuori.
Hidan, per tutta risposta, girò il viso verso il ventilatore, e l’accese, mandando a quel paese il compagno, sottovoce.

---------------------------------------------------------------------------------- Note ♫
Bella ragazzi! ♥ Allora, che ne pensate? Ho allungato il capitolo di una pagina, con quel gioco della verità.
Beh, è un vero peccato che sia arrivato questo *ribalta tavolo* *lo usa come scudo* guastafeste… Sarebbe stato epico vedere le facce degli Aka xD Specie quella di Itachi. LOL
Chi mi conosce *ammicca ammicca* saprà benissimo chi è questa “new entry”…
Eh vabbè! Comunque, la scena di Kakuzu e Hidan.. *sbav* non so come mi è venuta *Q* 
Ah! Ma non è che sono una sostenitrice della KakuHida… Cioè, intendiamoci, Kakuzu è etero e lo posso dimostrare u///u
Semplicemente ho immaginato che al posto di Hidan ci fosse una ragazza e quindi m’è tornato più facile. Eheheheheh… >__>  Chiedo perdono, Kakuzu-san. ♥
Comunque ora vado! Chiedo scusa per il ritardo ;)
Ah, se vi state chiedendo perché nella scena in cui Hidan chiede.. quella cosa.. a Kisame non ho usato termini degni di Hidan.. beh, sarebbe uscito un casino XD  
Note:
*10000 ryo: Per chi ha letto “Amore a primo scontro”, sappia che stavolta mi sono informata u_u 10000 ryo equivalgono all’incirca a 70 euro.
 
**Posizione a cerchio: Ok, non si è capito niente. Faccio uno schemino che magari si capisce meglio:  

http://i61.tinypic.com/bzvpk.jpg Ok, mi scuso se non è il massimo, ma dopo aver riletto la descrizione non c’avevo capito niente nemmeno io.
 
***: In giappone, quando una persona vede o prova qualcosa di emozionante/eccitante, è solita perdere un po’ di sangue dal naso. Negli anime, tanto per ridicolizzare, mostrano quella perdita di qualche goccia come un lungo fiume che scende dal naso o addirittura come uno spruzzo. In questo caso, essendo Konan una ragazza, nell’immaginare due ragazzi dello stesso sesso in atteggiamenti simili, ha questa reazione appena descritta.
 
****senpai: compagno più anziano a scuola o al lavoro. Nell’anime, Tobi chiama Deidara “senpai”. In italiano penso che si possa tradurre come “maestro”, o qualcosa del genere, ma ho preferito restare fedele al giapponese.
 
Se il capitolo vi è piaciuto vi prego di lasciare una recensione :3
Alla prossima!
 
Kucchan_

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Capitolo 4
*** Il ventilatore ***


Piccola premessa: So bene che Madara era già defunto quando l’Akatsuki era ormai al completo. Però mi mancava il personaggio sbruffone (sarò io che lo vedo sbruffone ma.. Shh!), e poi, poteva mai mancare “Uber-Madara, Dio degli Dei, Signore dei Signori, Re dei Re” [Cit.]? No, esatto XD
Ricordate, nelle fiction tutto è possibile (?) [Nelle fiction anche Tobi è un bravo ragazzo! N.d. Tobi] Se, col cavolo.
Buona lettura! ♥

 
                                                                                 Capitolo 4 – Il ventilatore
 
L’Akatsuki aveva deciso di rilassarsi con un gioco calmo, che però avrebbe rivelato molte cose sui vari membri dell’organizzazione.
Ma proprio sul più bello, arrivò lui.
«E tu che ci fai qui?» Domandò Pain. Non voleva ammetterlo, non davanti a tutti, ma anche lui fremeva dalla voglia di scoprire cosa si celava dietro quell’orrenda maschera arancione.
L’uomo esitò. Si alzò in piedi, e con un salto arrivò lì, accanto al leader.
«Mah.. diciamo che mi ero rotto dei soliti video, e ho deciso di passare dalle vostre parti. Ob.. emh, Tobi mi ha detto che ve la passate bene.» spiegò lui.
Cadde il silenzio, che durò per pochi secondi.
«Coooooosa!? Ma.. Madara-san è un pervertito? WAAAAAAAAAH!» Tobi, che era in braccio a Deidara [vedasi capitolo precedente] tirò un urlo abbastanza forte da spaccare i timpani al povero biondo: «Tobi, stai zitto! Per la miseria!».
Nello stesso momento, Konan era svenuta – di nuovo – addosso a Pain. Nessuno osò parlare, mentre Madara osservava con un’aria un tantino stupita l’organizzazione: che aveva detto di male?
Ci arrivò poco dopo: «Ah! Già! Siete degli idioti, nessuno ve l’ha mai detto? .. Non guardo ciò che pensate voi, tranquilli».
A questo punto,  Kisame chiese: «E di che stavi parlando?», ma l’unica risposta che ottenne.. fu quella di farsi gli affari propri.
«Noi dovremmo tornare alla baracca, ora.» affermò Pain.
Dopo tante proteste da parte degli Akatsuki, riuscì a chiarire che se fosse arrivato il ventilatore, avrebbero dovuto essere preparati.
Il nuovo arrivato disse che anche lui aveva una casa da quelle parti.  Sarebbe rimasto lì per molto tempo, ma non avrebbe disturbato l’Akatsuki. In fondo, come aveva già detto, quel giorno era lì solo per una visita.
Deidara si voltò un attimo, prima di sparire in quel boschetto che separava la baracca dalla spiaggetta: «Aspetta, quindi che ci sei venuto a fare, qua?»
«Te l’ho già spiegato. Non avevo di meglio da fare e quindi ho deciso di spassarmela un po’.. tutto qui. Semplice, no?» Rispose Madara.
«… Sei il solito guastafeste.» disse con un viso un po’ imbronciato Deidara. «Stavamo per scoprire cosa sarebbe successo se Tobi avesse tolto la..»
«Scusa, ma mi sapresti ripetere chi è il guastafeste? Sai, non credo di aver capito.» domandò in tono sarcastico, scrocchiando i pugni.
«De.. Deidara, vieni qua!» intimò Sasori, prendedo il biondo per la coda e trascinandoselo dietro. 
«Danna! Mi fai male!»
«E così impari!»
«Ma..»
I due continuarono a discutere, mentre l’Uchiha li osservava, stranito, allontanarsi.
 
Kisame indossava il paraorecchi, Konan una sciarpa -ovviamente in tinta con il trucco e il colore dei suoi capelli -. Persino Hidan si era ritrovato costretto ad indossare una maglia.
Esattamente. Come sempre, in quel luogo maledetto tirava un vento freddo, tanto che, a parere dell’unica ragazza dell’organizzazione, l’inverno e la neve erano più caldi e confortanti.
Ad un certo punto, uno strano rumore, simile a quello di una trombetta, rimbombò in tutta la casa. Probabilmente era il campanello.
Pain si alzò scocciato dal divano -l’unico accanto al camino, occupato interamente da lui -, sul quale era comodamente sdraiato a leggere il suo giornale preferito: “La gazzetta di Konoha”*.
Quando aprì la porta, si ritrovò un uomo davanti: il poveretto, pensò, doveva avere molto freddo: aveva persino la brina sulle ciglia.
L’uomo, senza fiatare, poggiò un pacco molto grande sullo zerbino della baracca, per poi scrivere su un foglietto la seguente frase: «Sono 55000 ryo**, grazie.»
Pain sorrise all’uomo, chiedendogli gentilmente di aspettare sulla soglia. Quando tornò, aveva dietro sé un altro uomo, più alto e mascherato: Kakuzu.
Il leader invitò quest’ultimo a pagare la somma scritta sul foglietto.
Kakuzu, soltanto leggendo la cifra esposta sullo scatolone, tirò un lacerante urlo di puro dolore, per poi accasciarsi sulle ginocchia, toccandosi il petto.
Restò immobile in quella posizione, finché il capo non decise di parlare: «Beh? Ti muovi a pagare?».
Colpo di grazia: il tirchio svenne, restando immobile, sotto lo sguardo incuriosito del postino.
«Lo scusi, è solito fare queste scenate.» Si scusò subito Tendo, che intanto si stava chinando sul suo compagno, infilando una mano nella tasca del pantalone e tirandone fuori il portafogli. Presi i contanti richiesti, li porse al fattorino, che si girò e andò il più velocemente possibile verso l’uscita.

Una volta rianimato, Kakuzu tirò fuori tutta la voce e la rabbia che possedeva:
«Stramaledettissimo capo! Come ti salta in mente di fottermi tutti quei soldi per uno schifoso ventilatore?! Chiedo il risarcimento, con tanto di interessi e un nuovo cuore!»
Intanto, noncurante, il capo stava spegnendo il caminetto e invitando i suoi sottoposti a togliersi qualsiasi indumento superfluo, quali cappelli, cuffie, sciarpe e simili.
Ignorando ancora le urla del vecchio, alle quali si aggiunsero ben presto quelle del suo compagno che gli intimava di “non usare quei fottutissimi vocaboli, perché appartenevano solo e soltanto a lui e al sommo Jashin, cazzo!”, chiese a tutti di seguirlo, per tornare in spiaggia.
Lì avrebbero potuto godersi il tanto amato ventilatore, che grazie al cielo andava a batterie; di conseguenza, non sarebbero servite prese né altre cose che in spiaggia non si trovavano.
Arrivati alla spiaggetta, Pain spiegò tutto: «Se il ventilatore l’abbiamo pagato questa mattina, come avrebbe potuto arrivare nel giro di un pomeriggio?» domandò con un tono che lasciava intendere di non rispondere. Subito proseguì soddisfatto: «Il prezzo originale era di soli 5000 ryo, ma, grazie ad un servizio efficiente che costa solo 50000 ryo***, sono riuscito a convincere l’azienda a portare la merce in pochissimo tempo.»
«Questa si chiama corruzione…» Commentarono sussurrando i due artisti, all’unisono.
Tendo poggiò il tanto amato aggeggio su un tavolino, accanto a una sdraio. Poi, assieme alla sua compagna, andò a fare una passeggiata sugli scogli, stranamente levigati dall’acqua di mare.
«SUCA! Finalmente abbiamo questo dannato coso!» Esultò il Jashinista, contemplando il grande Dio, altrimenti chiamato “ventilatore”.
«Maledetto, mi è costato un occhio della testa! Anzi, un cuore.» replicò Kakuzu, poggiandosi una mano in prossimità dei restanti quattro cuori.
Hidan, per tutta risposta, girò il viso verso il ventilatore, e l’accese, mandando a quel paese il compagno, sottovoce.
«Guarda che ti sento, idiota.» chiarì nuovamente il vecchio.
Hidan, però, rispose semplicemente: «E lasciami stare, cazzo! Ho solo esultato, non rompere.».
Dopo qualche istante di silenzio, dovuto dal fatto che il Jashinista era troppo impegnato a godersi quell’affare super tecnologico, questo si girò: «Come mi hai chiamato?!»
Il ragazzo saltò addosso a Kakuzu, continuando a minacciarlo di morte e sacrifici, mentre Tobi gli rubava il ventilatore da sotto il naso e rideva divertito alla vista di quella scenetta, seguito a ruota dai compagni.
 
                                                                                               Capitolo 4 – fine
 
 
*AVVISO*
Ho deciso di levare le anticipazioni sul capitolo successivo, in quanto mio fratello – che segue la storia senza essere iscritto.. e così mi perdo una recensione çwç – mi ha fatto notare che così spoilero un po’ di cose.
Fatemi sapere se siete dello stesso parere, magari nelle recensioni. ♥
 
--------------------------- Note ♫
Olè! Qui è Kucchan! Inizio chiedendovi perdono per il capitolo corto quanto il coso di Tobi. No, aspetta.. Almeno il capitolo non è inesistente. Vabbè, torniamo a noi.
Dopo infinito tempo aggiorno, neh? Devo dire che la fic mancava anche a me! [Solo a te, cretina. /nd Tutti]  …
Mboh, mi rompo di scrivere delle note decenti, perché mi manca l’ispirazione xD
Chiedo perdono per la mia idiozia.
Come sempre, spero che il capitolo sia stato apprezzato, e vi chiedo una piccola recensione per farmi capire che cosa ne pensate. 
 
Note:
*La gazzetta di Konoha: so che Pain è un ninja del villaggio della Pioggia, per carità. La gazzetta di Konoha è un sito creato per dare notizie sul manga di Naruto, ovviamente sfottendo. Se vi va fateci un salto!
**55000 ryo: sono all’incirca 410 euro.
***5000 ryo: sono all’incirca 50 euro;  50000 ryo: sono all’incirca 360 euro.

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Capitolo 5
*** Lavori part-time ***


 
 
                                                                                           Capitolo 5 – Lavori part-time
 
 
Oramai, il tanto atteso ventilatore era arrivato. Certo, forse il costo era un po’… caro?
Numerosi litigi erano stati causati proprio da quel marchingegno!
«Pain.»
«Dimmi tutto, Kakuzu.» rispose il capo, comodamente disteso sulla sua sdraio, intento a sorseggiare una strana bevanda.
«Qui c’è bisogno di soldi. E in fretta.» rispose l’altro.
L’Uzumaki, nonostante la sua innata intelligenza, non ne riusciva a capire il motivo: «E come mai? Sei ancora arrabbiato per la storia del ventilatore, non è vero? Eppure vedo che anche tu ti sei arreso al caldo.» Gli lanciò un’occhiata veloce, squadrandolo per bene. I primi due giorni di vacanza, infatti, si era solo limitato a levare quell’ingombrante maschera. Ora, invece, aveva ceduto anche lui, e, a costo di essere perennemente preso in giro da Hidan, indossava un costume da bagno lungo fino alle ginocchia, completamente grigio scuro.
Kakuzu, senza batter ciglio, ribatté: «Non è per quello. Qua c’è gente che vuole comprarsi delle tende per dormire in spiaggia – disse indicando Tobi e Hidan -, mentre qualcun altro vuole un copricostume… - questa volta indicò Konan – e altri, invece, vogliono lavorare e creare arte per essere famosi ed ingannare il tempo.» Detto questo, indicò i due artisti, che stavano facendo a gara per l’opera d’arte migliore. Sasori si stava cimentando in un grande castello di sabbia, che occupava uno scoglio intero, rifinito da conchiglie e strani riccioli, impossibili da creare senza una grande esperienza nel campo.
Deidara, purtroppo, aveva deciso di creare un’arte che unisse l’esplosione al tema “mare”. Aveva creato delle esche per la pesca fatte interamente di argilla esplosiva. Appena pescava un pesce, lo faceva saltare in aria, godendosi quella scena: fumo, esplosioni, pezzi di pesce che ricadevano in mare.
Ad un certo punto si voltò a guardare l’opera del rivale: rimase a bocca aperta per pochi istanti, per poi assumere un’aria di disappunto.
«Che c’è, sei forse rimasto senza parole? Mph. Lo so, la mia arte è migliore, e finalmente l’hai capito anche tu, Deidara.» commentò Sasori.
Deidara, senza aprire bocca, decise di vendicarsi a modo suo: creato uno di quei piccoli uccellini di argilla, lo fece piombare sul castello di sabbia, per poi farlo esplodere.
«Vedi, danna? Anche il tuo castello è caduto. L’arte non è eterna… Questa è arte! – creò subito un altro uccello, per farlo esplodere su quella poca sabbia rimasta – QUESTA!».
La sabbia rimasta si sparse intorno a Sasori, facendolo sparire. Quando la nuvoletta di sabbia creatasi si dissolse, il rosso era pieno di granelli dorati, dalla testa ai piedi.
Guardava verso il basso, senza mostrare il viso. Lentamente si scrollò la sabbia di dosso e puntò il suo sguardo sul biondo: «Va bene.».
Deidara lo osservò incuriosito e stupito: si era finalmente arreso alla verità? L’arte era veramente un’esplosione?
«Vuoi la guerra?» domandò il suo rivale. Lo sguardo del marionettista si fece sempre più inquietante. «Guerra avrai!» Evocò subito una marionetta, lasciando l’altro spiazzato; ma proprio mentre stava per trafiggerlo con un potente attacco della sua marionetta preferita – quella del Terzo Kazekage, per intenderci -, si udì un suono.
Una voce, più che altro.
«Shinra Tensei!». Esatto, era proprio il loro leader, che notando le pazzie che stavano per fare, aveva deciso di fermarli.
«Deidara. Sasori. Vi pare il momento? Siamo qua per rilassarci, smettetela di parlare sempre di arte! Anzi, ora sparite.»
«Cosa?!» esclamarono i due contemporaneamente.
«Esatto. Kakuzu mi ha parlato del problema delle compere che volete fare e della vostra noia… Se è vero che volete lavorare per passare il tempo, andate. Ora.» ordinò Tendo.
«Che cazzo succede? C’è stata per caso la quarta guerra ninja?! Ma non si può fare un fottuto bagno in pace, e che cazzo!» urlò Hidan, appena arrivato.
Appena vide che i due artisti si stavano avviando verso il cancello – distanziandosi sempre di più, uno verso sinistra e l’altro verso destra – gridò nuovamente: «Cosa? Li hai esiliati?»
Pain, scocciatosi delle solite idiozie che diceva il Jashinista, annuì semplicemente.
«Eh, ma porca puttana! Allora ci vai pesante, eh? Non ti pare troppo?» commentò l’albino.
Il capo lo ignorò. Poi, si girò nuovamente: «Fila a lavorare anche tu.»
«E torna con un bel po’ di soldi.» specificò il suo compagno.
I due, ignorando le lamentele di Hidan, tornarono da dove erano arrivati: uno sulla sdraio, accanto a Konan, l’altro a setacciare il fondale marino in cerca di pepite o simili. Secondo il suo sesto senso, qualcosa c’era.
 
Aprì gli occhi. Poi, li richiuse. Stava cercando di realizzare cosa stesse succedendo.
«Tanto non mi raggiungerai nuotando così, Itachi!» urlò qualcuno, che dal tono sembrava Kisame.
«Mph.» commentò l’altro.
Pain aprì gli occhi definitivamente, per osservare la scena. Si trovò davanti il balcone della sua compagna, che intanto gli sorrideva: «Buon pomeriggio, Pain. Sono tre ore che dormi… Ti dispiace se abbiamo pranzato senza te? Sai, Deidara, Sasori e Hidan erano tornati, più stanchi che mai… E poi ci hai sempre raccomandato di non svegliarti mentre riposi.»
Tendo arrossì leggermente, e socchiuse gli occhi: «Spostati, Konan.» A quell’ordine, la blu sorrise.
«Com’è possibile che siano già tornati, quei perditempo?» chiese lui.
«Beh…» Konan fece cenno con la testa verso i tre poveretti, che, costretti ad inginocchiarsi, stavano subendo la ramanzina del tirchio del gruppo.
«Ma come osate tornare in queste condizioni? Siete stati fuori sì e no quattro ore. Solo quattro ore! E tornate conciati come dei poveri cani bastonati?! Ma vi rendete conto della gravità della situazione?».
In effetti, i tre erano conciati piuttosto male.
Sasori, stando alle sue parole, voleva diventare un impiegato della falegnameria che si trovava in centro città, ma il dirigente prese le sue parole come una ‘donazione’: aveva cercato di rubargli il legno di cui era composto, e ora si ritrovava con un braccio segato.
Deidara, invece, aveva cercato più volte di entrare in una ditta che costruiva bombe, per proporgli la mitica argilla esplosiva, senza però trovarne nemmeno una – sì, era piuttosto scontato trovarne una in una località di mare, non trovate? -.
La cosa più strana, però, era che delle donne avevano cercato di accalappiarselo come dipendente in un Maid café*. Per fortuna, il biondo era riuscito a tornare tutto intero alla spiaggia, però era stato truccato piuttosto ridicolmente.
Per finire, Hidan aveva cercato di derubare un povero vecchio per evitare di lavorare.
Quello, però, l’aveva steso e buttato in un bidone della spazzatura che odorava di pesce.
Alcuni gatti poco raccomandabili gli avevano sbranato i fianchi e un braccio.
«Siete inutili. Fate come me.» concluse Kakuzu, per poi sparire dalla spiaggia.
 
Quella stessa sera, tutti erano riuniti sulla spiaggia a grigliare pesce.
«Hey, Kuzu non torna! Non siete preoccupati? E se fosse stato stuprato?» domandò Hidan preoccupato.
«Hidan, modera i termini. Kakuzu starà bene.» lo rassicurò il capo.
«Cos’è, ora ti preoccupi per lui? Quel bacio ti ha fatto cambiare idea sul suo conto, non è vero?» domandò Kisame, suscitando un litigio con il Jashinista. 
Intenti a litigare, si udì una leggera risata: «Bella idea, quella di arrostire così il pesce.»
L’ombra osservò Itachi e Konan ancora per qualche istante – Konan infilava il pesce sui bastoncini, mentre Itachi lo pescava con il Susanoo e abbrustoliva gli spiedini con l’Amaterasu -, finché tutti non si voltarono spaventati verso quella figura.
Era buio, e non si riusciva esattamente a capire chi fosse quell’uomo.
Un’altra risata, e ora le ombre erano due.
Zetsu aggiunse legna al fuoco, così da crearne di più e illuminare la zona.
Ora quelle due figure erano chiare: il primo era Kakuzu, che aveva con sé due sacchi pieni di ryo: «Visto? Questo si chiama lavorare.» poggiò i sacchi sulla sabbia, e poi si scostò, facendo notare il suo accompagnatore: Madara Uchiha.
«Ancora tu?!» Urlarono tutti. Deidara si nascose d’istinto dietro Sasori.
Kakuzu spiegò tutto: «A quanto pare questo modesto ci mentiva.».
Gli sguardi di tutti si fecero più interessati.
«Madara non ha solo una casa, qui. Ne ha cinque. Ed è proprietario di molti negozi e azioni varie, fra cui il Maid café che ha cercato di assumerti, Deidara.» concluse.
Tutti iniziarono a scambiarsi commenti vari, quando poi Madara li zittì: «Deidara, eh? Noi due abbiamo un conto in sospeso.»
Il biondo rabbrividì.
«Danna, a… aiuto.» implorò lui.
«Mph. Questa volta te la caverai da solo.»
 
 
                                                                                   Capitolo 5 – fine
 

 
-------------------------------------- Note ♫
Olè di nuovo! Come sempre sono io, Kucchan_. Scusate se pure questo capitolo è corto. Scusate davvero, ma preferisco tenermi sui capitoli corti corti.

Vorrei scrivere delle note per chi segue "Amore a primo scontro":
è ormai un mese che non l'aggiorno, e per questo vi chiedo immensamente perdono! Il punto è che ho perso l'ispirazione per scriverla. Già, ho scoperto di essere più portata per le storie demenziali e per le parodie. Comunque, fra qualche giorno vorrei riscriverla da zero. Cioè, mantenendo le stesse scene ma usando lo stile di scrittura che ho adesso, dato che quello che avevo ai tempi - sarà passato solo qualche mese e parlo come un'anziana ._. - non mi soddisfa. In più, fra qualche capitolo (3/4/5 all'incirca) la concluderò. Chiedo ancora scusa.

Comunque... quest’oggi avevo un’improvvisa voglia di scrivere e.. beh, ecco cosa ne è uscito! xD
Solo un piccolissimo spoiler sulla storia… se vi va leggete, lo metto fra parentesi.
Massì, dai, leggete pure xD  Anche se rivelo la “trama” del prossimo capitolo, son dettagli.
[E nel prossimo capitolo… I nostri eroi (ma dove?) andranno tutti al Maid Café di Madara-san! *^* E tra scenette pervertite, vecchie conoscenze… Ok, basta.]
Io mi dileguo! Come sempre gradirei una recensione :)
 
 
Note:
*Maid café: Sono dei bar che esistono solo in Giappone. Lì, le cameriere si vestono con minigonne solitamente nere molto sexy, coperte poi da un grembiule bianco.
 
 
Kucchan_, mentre guarda i fuochi d'artificio. ♥
 

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Capitolo 6
*** Tutti al Maid café! ***


 
                                                                              Capitolo 6 – Tutti al Maid café!
 
 
«Deidara, eh? Noi due abbiamo un conto in sospeso.»
Il biondo rabbrividì.
«Danna, a… aiuto.» implorò lui.
«Mph. Questa volta te la caverai da solo.»
 
«Ma che diamine! Perché? Perché?!» Deidara continuava a gridare, guardandosi allo specchio di quel camerino.
«Deidara, smettila. Sei tu che hai osato…»
«E stai un po’ zitto, Madara! Ti ho soltanto chiamato ‘guastafeste’, okay? Sei davvero permaloso!» si ribellò il biondo.
«Da che pulpito…» commentò Madara.
Una voce, probabilmente quella dell’altro artista, arrivò dal corridoio: «Madara! È pronto il nostro Deidara-chan?».
Subito si aggiunse un'altra voce, più profonda. Era probabilmente quella del malefico tirchio, che tra l’altro aveva organizzato tutto: «Muovetevi, allora. Voglio vedere che ne esce fuori, probabilmente faremo soldi a palate. Ah, e ricordati che voglio il 50% dei guadagni.».
Dopo aver ricevuto una sbrigativa risposta dall’imprenditore, i due si zittirono.
Poco dopo, nel salone principale, alcune ragazze indossavano dei carinissimi abiti. Uniforme da maid, si potrebbe dire.
Il bar era ancora chiuso, ma alcune persone erano già radunate al suo interno: oltre alle dipendenti, c’erano anche, seduti attorno a due tavolini, Pain, Konan, Zetsu – che guardava con aria affamata le cameriere -, Tobi, Kisame con il suo compagno Itachi, Hidan e Kakuzu, e per finire Sasori: l’organizzazione al completo. Ormai mancava solo Deidara.
Madara entrò nella sala, tenendo qualcosa per mano. Un’altra mano, pareva.
«Non ci vengo! Maledizione!» urlò quello che sembrava il proprietario della mano.
L’Uchiha spinse nella stanza il biondo, facendolo cadere sul pavimento in marmo.
Alcuni si misero a ridere, altri, invece, commentavano ironici, prendendo in giro la povera vittima.
In fondo, era stato conciato piuttosto male. Madara e Kakuzu si erano alleati e avevano insistito affinché tutti avessero potuto ammirarlo in quel vestitino: il primo voleva semplicemente vendicarsi, alludendo alla “potenza divina di Madara Uchiha”, mentre il secondo pensava che se Deidara avesse lavorato come uno schiavetto in quel posto, i soldi non sarebbero di certo mancati.
Il malcapitato era, a parer degli altri, piuttosto sexy: indossava un abitino con una minigonna nera, che aveva un orlo di raso bianco. Il tutto era coperto da un grembiulino bianco, con due fiocchetti neri all’altezza della vita.
Una ragazza si avvicinò a lui, abbassandosi sulle ginocchia: «Tu.. tu devi essere…De.. Deidara, giusto?» chiese timidamente lei.
Quando Deidara alzò lo sguardo, si ritrovò un enorme seno davanti agli occhi. Si scostò subito, rispondendo: «Sì, sono io…». Poi lesse il nome della ragazza sul cartellino che aveva appeso al grembiule: «Hinata Hyuga, eh?».
Lei annuì. Così timida e gentile, avrebbe potuto di sicuro fare colpo sul biondo. Peccato che si tradì con una semplice frase: «Ben.. Benvenuta. Sei davvero molto carina…».
A quel punto, l’artista non poté più rispondere delle sue azioni. Si alzò arrabbiato, urlando: «Io sono un ragazzo! Stramaledizione!». Subito dopo estrasse dal nulla due ragnetti di argilla esplosiva, per farli nascondere da qualche parte nel locale: «Il primo che si azzarda a commentare nuovamente, faccio saltare tutto in aria!».
La Hyuga lo osservava incuriosita: «Scusa! Non.. non lo potevo immaginare! Ma.. se non sono troppo invadente… Come mai ti hanno vestito in questo modo?».
«Vallo a chiedere a quel coglione di Madara!» sbraitò nuovamente lui, ricevendo un’occhiataccia dal proprietario del café.
«Tu pensa solo a lavorare, Deidara. Te la prenderai con lui alla fine della giornata.» ordinò Pain, che come al solito ignorava il disagio altrui.
Fu così che Deidara, rassegnato, accettò di lavorare fino alla chiusura del maid café.
 
«Deidara-senpai! Sai che sei davvero figo vestito così? Dovremmo usare quell’abbigliamento come divisa dell’Akatsuki!» disse, o meglio… gridò Tobi.
Deidara semplicemente non rispose. I clienti continuavano ad arrivare, e ormai aveva deciso di spacciarsi per una ragazza: se qualcuno avesse scoperto che in realtà un maschio era conciato così… “Brr! Non oso immaginare che succederebbe!” pensò quest’ultimo.
Zetsu, intanto, era seduto accanto a Tobi. Ogni volta che il biondo passava lì vicino, sbavava. Probabilmente lo trovava appetitoso, o, forse, non era abituato a vedere così tante bevande e pasticcini su un solo vassoio.
«Deidara, posso mangiarti con tanto di vassoio e dolcetti?» domandò Zetsu nero.
Come sempre, lui non rispose. L’affamato lo prese come un ‘sì’, e allungò una mano.
Zetsu bianco, però, lo fermò: «Non ci provare! Deidara ci serve! Mangiati qualcos’altro. O meglio, qualcun altro.» concluse indicando Tobi, lì accanto a lui.
L’altro, però, si rifiutò: aveva paura che mangiando un essere come quello avrebbe avuto problemi di stomaco, in seguito.
Dopo qualche discussione, le due metà si misero d’accordo in questo modo:
«Dieci porzioni di Sacher, torta al limone e pasticcini vari!» ordinarono alla prima cameriera che passò di lì.
Mentre la pianta mangiava e Kakuzu la rimproverava per l’assurdo costo di quei dolci, Pain si mise a guardare fuori dalla finestra. Gli era bastato un caffé, e ora si stava leggermente annoiando.
Spalancò gli occhi, girandosi subito verso il tavolino: «Konan, è meglio se andiamo. Deidara ripagherà l’insulto in qualche altro modo.» comandò.
Con questa frase suscitò la curiosità di tutti gli altri: che diavolo poteva intimorire così il capo dell’organizzazione?
Itachi si alzò dalla sedia. «Vado a controllare.», disse. Uscito dalla porta, rientrò pochi secondi dopo.
Kisame gli domandò: «Embè? Che c’è lì fuori?».
Itachi, senza aprire bocca, indicò la porta, che si stava aprendo lentamente. Quando si fu spalancata del tutto, la campanella appesa alla porta suonò.
Deidara si fiondò subito all’entrata: «Benvenuto, padro..*» si fermò all’istante quando riconobbe quella figura. Si voltò verso il capo osservandolo scosso.
«Deidara? Oh… Ci siete tutti.» disse la figura voltandosi verso sinistra. Poi sorrise: «Pain! Konan! Quanto tempo! Cosa fate in un posto del genere?», chiese.
Nessuno rispose. Ad un certo punto, Konan decise di rompere il ghiaccio: «Beh… Niente di che… siamo in vacanza, ma a causa di un piccolo inconveniente, Deidara deve… Oh! Piuttosto – decise di cambiare discorso, notando la faccia dell’artista – cosa ci fa lei qua, sensei?»
Già. Era proprio Jiraiya.
Questo rispose imbarazzato che doveva condurre una delle sue ricerche per i suoi romanzi.
Pain e Konan, però, capirono che in pochi minuti l’anziano si sarebbe ricordato che entrambi facevano parte dell’Akatsuki, e avrebbe cercato di fermarli all’istante.
Itachi, guardandoli, capì all’istante. Fermò una cameriera per chiederle: «Il conto, grazie.».
Quando tutti ormai stavano uscendo, Jiraiya fermò Deidara, osservandolo per bene: «Dove vai? Quell’abito ti dona davvero molto! Non credo che ci sarà un’altra occasione per vederti così! Ci facciamo una foto?».
Come si suol dire, quella fu la goccia che fece traboccare il vaso: Deidara squadrò per bene l’uomo dai capelli bianchi, e, unite le mani, urlò: «Ora avete rotto tutti quanti! KATSU!**».
I due ragnetti nascosti nel locale esplosero, facendo cadere una parete – fortunatamente senza ferire nessuno – e ribaltando due tavolini.
Sentendosi osservato, tornò nel camerino, per poi uscire pochi secondi dopo vestito normalmente.
Pain lo fissava arrabbiato, mentre altri dei suoi compagni fingevano di non conoscerlo.
 
Tornati alla spiaggia, tutto sembrava tornato alla normalità.
C’era chi faceva il bagno, chi mangiava gelati su gelati, chi seppelliva il proprio compagno con la sabbia e chi prendeva il sole, leggendo una rivista.
Itachi, intanto, si guardava intorno con aria sospetta.
Piano piano, si avvicinò alla sdraio di Kisame, che stava dormendo beato. Prese la sua maschera cercando di non farsi sentire, la indossò e si tuffò in acqua, mentre Sasori lo osservava piuttosto interessato.
Il moro uscì dall’acqua pochi minuti dopo, con uno strano oggetto fra le mani.
Un uomo si avvicinò a lui: Kisame. A quanto pare, si era svegliato proprio in quel lasso di tempo.
Subito, gli chiese: «Che hai lì? E perché mi hai fottuto la maschera?».
Itachi lo osservò. I due restarono per qualche istante a fissarsi, poi l’Uchiha si decise a parlare: «Kisame…» iniziò. L’altro rimase ad ascoltarlo. «L’ho presa per un semplice motivo. – continuò lui – Tu non ne hai bisogno.» concluse serio Itachi.
La faccia di Kisame, da un volto interessato e incuriosito, si trasformò in qualcosa di simile ad un’espressione incavolata: «Ma per chi mi prendi?! Ovvio che non la uso! E ti pare un buon motivo per rubarmela? I miei genitori me la regalarono quando ero ancora piccolo!» disse lui, con gli occhi lucidi.
Itachi si alzò, gli poggiò una mano sulla spalla, e, scusandosi, gli porse la mascherina. 
I due continuarono a guardarsi negli occhi, quando Hidan e Kakuzu si avvicinarono a loro.
«Non vorrei rovinare l’atmosfera…» disse il primo con un sorriso.
«…ma, Itachi.. Cosa hai lì? Dev’essere qualcosa di prezioso, considerato che luccica e ha strane pietre incastonate sopra.» concluse il secondo.
Itachi fece un cenno con le spalle, come per intendere: ‘e chi lo sa?’.
Radunati tutti i membri intorno al cofanetto, l’Uchiha decise di aprirlo.
Una strana luce si sprigionò dal piccolo scrigno.
«Wow! Deve essere qualcosa di estremamente raro! Mi bruciano gli occhi, tanto che brilla!» commentò Hidan alla vista di quella luce.
Il moro socchiuse gli occhi, prendendo ciò che c’era al suo interno.
«Tranquillo, Hidan.» Itachi toccò qualcosa, e la luce incessante si fermò istantaneamente. «Era solo una torcia, per fare effetto… Presumo.» lo rassicurò. Poi, lanciò la torcia dietro di sé.
Finalmente, il vero tesoro uscì fuori: uno stupendo, antichissimo…
Pezzo di carta.
«Eeeh? Ma a che cazzo ci serve questo coso?» urlò deluso il Jashinista.
Kakuzu lo zittì, e, allungata una mano verso Itachi, gli soffiò il foglietto.
«Vediamo…» dopo qualche attimo di silenzio, disse: «Come pensavo. È una mappa!».
«Quindi faremo una caccia al tesoro?» esultò Tobi.
«Certo…» gli rispose Zetsu, che ormai conosceva molto bene Kakuzu, e aveva già capito le sue intenzioni.
«Evviva! Evviva!» si mise ad urlare l’idiota.
Preparate le bibite, solo alcuni vollero andare a cercare questo fantomatico tesoro: Tobi, Kakuzu, Deidara e, per finire, Itachi.
 
                                                        Capitolo 6 - fine
 
 
 
-------------------- Note ♫
Buon pomeriggio. Qui è la vostra Kucchan :3
Come sempre il capitolo è cortissimo! Ma… perdonatemi.
Non riesco davvero ad allungare. O meglio, qui avrei potuto benissimo farlo, ottenendo 6 pagine al posto di 3 e mezza… Ma ho deciso di fare un capitolo a parte per la “Caccia al tesoro”.
Chiedo scusa ai fan di Deidara, ma non potevo non maltrattarlo così x’D
Poi ho amato anche scrivere la parte “Kisame e Itachi si comportano alla Gai e Lee”.
Bwahahah, amo sfottere questi tesori. ♥
 
Ora vi lascio con le note! ↓
 
*Bentornato/Benvenuto, padrone: è l’espressione che le maid pronunciano quando un cliente entra nel café.
**Katsu: Come sempre, seguo l’anime in giapponese. Deidara usa quest’espressione (Pronunciata come un certo termine volgare, però senza la “o” finale xD) per far esplodere l’argilla. Credo che in italiano non abbia una traduzione, ma nel manga lo interpretano come “Esplosione!”.
 
 
Vi lascio con Deidara in versione maid! XD  Scusa, Deidei! :’)
http://dkstudios05.deviantart.com/art/dei-sexy-maid-92129384
 
Kucchan_  ♥

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Capitolo 7
*** Caccia al tesoro! ***


Capitolo 7 – Caccia al tesoro
 
Una grande distesa di alberi copriva quel prato verde, punteggiato da fiori colorati di blu, lilla, rosso e giallo.
Solo, il cinguettio degli uccellini era coperto da una voce maschile che continuava a lamentarsi.
«Uffa! Perché devo cercare un tesoro insieme a un Uchiha, un rincoglionito e uno che parla meno delle piante?» si lagnava Deidara, che, come al solito, trovava insopportabile qualsiasi cosa.
«Infatti Zetsu-san sa parlare!» ribatté Tobi.
Deidara si portò una mano sul viso, pensando: “Io non lo conosco, io non lo conosco…”.
 «Deidara-senpai, che cosa fai? Non sarai mica una di quelle persone che si massaggia il viso ogni dieci minuti per tenere la pelle morbida!»
«Tobi…» chiamò Deidara.
«Dimmi, senpai!»
«Smettila di dire idiozie! Io ti ucciderò, un giorno!»
Mentre i due litigavano, Kakuzu continuava a consultare la mappa: «Destra, sinistra… ora avanti e poi di nuovo a destra…», parlottava tra sé. «Cavolo, questa carta è tutta rovinata; ora… dove sarebbe il nord?»
Itachi lo osservò, poi si avvicinò ad un albero, toccandolo. Lo studiò per bene, poi indicò un sentiero: «Per di là» affermò, quasi, con un sussurro.
Tobi subito gli piombò addosso: «Itachi-san, Itachi-san! Come hai fatto?»
«Semplice: il nord si trova nella direzione del muschio sugli alberi.» spiegò soddisfatto il moro. «Piuttosto… come mai quel cerotto sulla maschera?» domandò, sempre lui, incuriosito.
«Il senpai me l’ha graffiata!» chiarì l’idiota del gruppo.
Itachi si portò una mano sul viso, mentre Tobi commentava: «Ma come? Va così di moda massaggiarsi le guance?», e prese ad accarezzarsi la maschera.
“Io non lo conosco, io non lo conosco.” Si disse fra sé Itachi.
Ormai era all’incirca un’ora e mezza che camminavano.
Kakuzu esaminò un’ultima volta la mappa, poi dichiarò: «È qui.»
Prese la pala, che per sicurezza si era portato dietro, ed iniziò a scavare.
Proprio nel mezzo dei lavori, una figura si pose davanti a Deidara.
«È inutile scappare. Come vedi, ti ho trovato, Deidara.» scandì quel nome con un tono sicuro ed inquietante.
«Oh… Buongiorno, Madara!» salutò Deidara, cercando di sembrare il più possibile tranquillo.
«Qual buon vento ti porta qua?»
L’interrogato non rispose, ma fece per tirare un potente pugno sulla guancia del biondo.
«Senpai! No!» urlò Tobi.
Tutto accadde in pochi secondi: lui si lanciò nella direzione di Deidara, subendo quel destro al posto suo.
Si ritrovò accasciato per terra, fingendo di tossire. Madara lo osservava stupito, domandandosi il perché di quell’azione. Poi capì: doveva reggere la finta.
«Tobi! Ma sei stupido?» domandò retoricamente l’artista. Non poteva arrivare a questo punto, non poteva!
Gli si avvicinò lentamente, piegandosi sulle ginocchia, ma venne subito respinto dalla mano del ragazzo mascherato… che ormai non lo era più: dei piccoli frammenti arancioni erano sparsi per terra, insieme a qualche goccia di sangue.
«Ce la faccio», gli spiegò Tobi. «Non preoccuparti, senpai! Piuttosto, Madara-san, ti prego! Lascia stare Deidara-senpai!» urlò poi. Probabilmente avrebbe voluto aggiungere “Mi serve per i miei piani”, ma decise che quella frase era troppo inopportuna.
Madara annuì e gli intimò di seguirlo, spiegandogli che sarebbero tornati più tardi.
Il biondo, per quanto cercasse di sembrare calmo, stava nuovamente maledicendo l’Uchiha più anziano per avergli impedito per la seconda volta di scoprire cosa si celasse sotto il travestimento.
 
Intanto, Kakuzu e Itachi continuarono le ricerche, mentre Deidara, come era solito fare, continuava a crucciarsi, seduto sul ramo di un albero.
«Che palle», diceva. «Che noia!» aggiungeva dopo un po’.
«Che ci sei venuto a fare?» gli domandò piuttosto seccato Itachi.
Deidara fece spallucce, come per dirgli che nemmeno lui conosceva la risposta.
Erano passati diversi minuti da quando i due lavoratori avevano iniziato a scavare. Ma proprio quando Deidara stava per girare i tacchi e tornare ai suoi amati tuffi, tirarono fuori un grande scrigno bordeaux.
Tornati alla spiaggia, notarono con grande (dis)piacere che anche Tobi era tornato, vivo e vegeto, e per di più con la maschera intatta, come se nulla fosse successo. Questo si mise a salutare con le mani, tutto allegro.
Gli altri lo ignorarono, depositarono lo scrigno sulla rena, quando ormai il sole stava tramontando, e lo aprirono.
Con un debole clack la forzatura si aprì, senza né chiavi né altro che non fosse un piccolo colpetto.
La visione che si mostrò dinnanzi agli occhi dell’Organizzazione fu stupenda: oro, monete, i raggi del sole riflessi fra tutto quello splendore; Sebbene questa volta non ci fossero torce, la luce emanata da quel ben di Dio era quasi paragonabile a quella del sole.
Kakuzu per primo si commosse: prese due pugni di denari luccicanti; prima li baciò, poi li strinse fra i pugni.
Mossa sbagliata: del… liquido?, marrone e denso, gocciolò giù per i suoi polsi. Hidan lo guardò esterrefatto: «Kuzu, non mi dirai che grazie al tuo magnifico sesto senso hai preso un granchio?»
Sasori lo seguì a ruota, commentando a sua volta: «Quando si dice ‘chi troppo vuole, nulla stringe’… o forse hai stretto troppo?», seguì una risatina.
Il tirchio era lì, immobile. Era mai possibile? Era mai possibile che quelle fossero monete di…
«Cioccolato! Tanto cioccolato! Uno scrigno pieno di dolcissimo cioccolato! Chocolate ♫ chocolate ♫ Tobi likes chocolate!», canticchiò Tobi, leccando i polsi di Kakuzu.
Quest’ultimo, per l’ennesima volta, svenne.
Durante l’attesa, Pain propose di versare tutto quel dolce – ormai sciolto – in una grande ciotola, per poi aspettare la sera.
 
Notte; le stelle brillavano nel cielo, punteggiando tutta quell’oscura distesa.
I fuochi d’artificio scoppiavano allegri in quel cielo d’estate;
Konan si divertiva, seduta sulla spiaggetta, a guardare quelle scintille luminose e colorate, mentre mangiava il suo lecca-lecca al cioccolato. Già: il capo, come sempre, aveva trovato l’opzione migliore per sfruttare tutto quel cioccolato, e aveva preparato dei gustosi dolcetti; per finirli, ovviamente, invitò tutto il vicinato, permettendogli di fargli gustare quei dolci osservando quei fuochi scoppiettanti.
Erano rimaste ormai solo le carte delle monete di cioccolato: l’unica cosa veramente dorata, anche se, di oro, non aveva effettivamente nulla se non il colore.
Zetsu tentò di assaggiarle, ma venne fermato dalla blu, che sosteneva che quella roba non fosse digeribile. I due decisero di smaltirle con l’Arte del Fuoco di Itachi.
 
Tutto sommato, fu una sera diversa dalle altre. Tutti si divertirono, c’era chi dormiva galleggiando in acqua, chi faceva scoppiare piccoli petardi, chi cantava a squarciagola e chi continuava a sbafarsi quei lecca-lecca di cioccolato.
Perfetta, per stare un po’ in compagnia.
 
Kakuzu si risvegliò solo quarantotto ore dopo: il trauma fu troppo forte anche per lui.
 
                                                      
Capitolo 7 - fine
 
-------------------------------------------- Note ♫
 Buondì! Qui è nuovamente Kucchan_! Vi chiedo scusa se non ho pubblicato per intere ere geologiche [cit.], ma l'hard disk s'era fuso e ho rischiato di perdere tutto, per la barba di Asuma! (?)
E dunque, se sono riuscita a recuperare (quasi) tutto, è solo fortuna. TANTA fortuna.
Anyway, che ve ne pare di questo capitolo? Secondo me Deidara starà ancora bestemmiando contro Madara x'D

*Fatti che non interessano a nessuno time* Ieri ho incontrato la mia Tata *--* Giuro, sono così felice che potrei morire! Devo dire che è una persona bellissima, dolcissima e anche molto simpatica. Ah, spero che lei mi aiuterà a superare il trauma scolastico... Nella mia classe avrò solo tre femmine. E ventiquattro maschi. Evviva, sto morendo di felicità...
*Fatti che non interessano a nessuno finiti*

Okay, come sempre gradirei una recensione, ma se non ce l'avete... (?) beh, pace e amore.

Jaa ne!

         Kucchan_ :3

 

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