Margherita

di AndersonL
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dolci sogni ***
Capitolo 2: *** Il compleanno della contessina Cenci ***
Capitolo 3: *** Rapimento! ***
Capitolo 4: *** Considerazioni ***
Capitolo 5: *** Parlare, Parlare. ***
Capitolo 6: *** Gravità ***
Capitolo 7: *** Fantasie. ***
Capitolo 8: *** Vi racconto la storia di Waldo Sandiego ***
Capitolo 9: *** Route 66: il Matto e gli Amanti. ***
Capitolo 10: *** Uffizi: il Carro ***
Capitolo 11: *** La pallottola: Appeso. ***



Capitolo 1
*** Dolci sogni ***


Io non posso stare fermo 
con le mani nelle mani, 
tante cose devo fare 
prima che venga domani... 
E se lei già sta dormendo 
io non posso riposare, 
farò in modo che al risveglio 
non mi possa più scordare. 
Perché questa lunga notte 
non sia nera più del nero, 
fatti grande, dolce Luna, 
e riempi il cielo intero... 
E perché quel suo sorriso 
possa ritornare ancora, 
splendi Sole domattina 
come non hai fatto ancora... 
E per poi farle cantare 
le canzoni che ha imparato, 
io le costruirò un silenzio 
che nessuno ha mai sentito... 
Sveglierò tutti gli amanti 
parlerò per ore ed ore, 
abbracciamoci più forte 
perché lei vuole l'amore. 
Poi corriamo per le strade 
e mettiamoci a ballare, 
perché lei vuole la gioia, 
perché lei odia il rancore, 
poi con secchi di vernice 
coloriamo tutti i muri, 
case, vicoli e palazzi, 
perché lei ama i colori, 
raccogliamo tutti i fiori, 
che può darci Primavera, 
costruiamole una culla, 
per amarci quando è sera. 
Poi saliamo su nel cielo 
e prendiamole una stella, 
perché Margherita è buona, 
perché Margherita è bella, 
perché Margherita è dolce, 
perché Margherita è vera, 
perché Margherita ama, 
e lo fa una notte intera. 
Perché Margherita è un sogno, 
perché Margherita è sale, 
perché Margherita è il vento, 
e non sa che può far male, 
perché Margherita è tutto, 
ed è lei la mia pazzia. 
Margherita, Margherita, 
Margherita adesso è mia, 
Margherita è mia...


Oh... Hmm... Ancora...? 
Oh! Siete di nuovo voi, mio dolce cavaliere!
Eh...? Cavaliere?
Dai, vieni da me! Non farti pregare!
Ma chi sei?
Ti prego, prendimi con te...
Ti prego, non andare via! Dimmi chi sei!
Dolce cavaliere, salvami...
Salvami...

Lo scorrere del tempo si faceva sempre più impietoso per William Wonka; erano ormai settimane che sognava una donna che cantava una splendida e malinconica canzone di cui non conosceva il significato (e la lingua sconosciuta non aiutava di certo. Era forse italiano?), ma ogni volta riusciva a ricordare sempre meno.
Si passò una mano sulla fronte madida di sudore, cercando di fissare almeno qualche verso di canzone, qualche parola, qualche particolare; ma tutto quello che gli rimase impresso erano gli occhi della donna, il suo vestito bianco, la melodia della canzone e una parola in particolare.
-"Salvami". Ma chi è quella donna? Da chi la devo salvare?
I suoi pensieri vennero interrotti da un umpa-lumpa che bussò alla porta della sua stanza.
-Signore buongiorno, mi dispiace disturbarla a quest'ora ma sono arrivati quei libri che ha chiesto.
-Hm, grazie mille Paul. Puoi metterli sul tavolo.
-D'accordo. Non sapevo fosse interessato all'elettronica, alla psicologia e alla neuroscienza! Allargare le proprie conoscenze fa sempre bene!!
-Non hai idea di quanto faccia bene, Paul!- disse Willy, abbottonandosi il cappotto e afferrando il bastone. -E adesso andiamo, ho un sacco di cose da studiare!

Deciso a non voler più perdere frammenti di quel sogno, il più famoso cioccolatiere del mondo studiò per giorni i collegamenti fra impulsi elettrici generati dalle onde cerebrali e le immagini proiettate dall'inconscio per costruire una grande macchina dei sogni capace di proiettare le immagini oniriche su carta fotografica.
In tutto questo si fece aiutare dal suo erede Charlie Bucket, che nel frattempo era diventato non solo l'amministratore delegato della Wonka Candy Company, ma anche un brillante ricercatore della Columbia University. Facoltà di Ingegneria Informatica, specializzato in nanotecnologie.
Grazie alla collaborazione di svariati medici e biologi era riuscito a realizzare una macchina in grado di rallentare drasticamente l'invecchiamento cellulare, in modo tale da rimanere esattamente uguale a quando, dieci anni fa, aveva deciso di prendere Charlie sotto la sua ala protettiva. Perchè va bene invecchiare, ma se si può rimanere sempre belli e tonici è meglio; infatti la sua pelle serica non presentava minime tracce di rughe o macchie senili, ed era rimasto scattante e agile come quando aveva vent'anni.
Roba da far felici le vecchie contesse ottantenni incartapecorite che ancora parlano degli antichi fasti prima dello scoppio della Grande Guerra.
Realizzare una cosetta del genere non sarebbe stato difficile per Charlie, si trattava solo di proiezioni mentali. E soprattutto era curioso di dare un volto alla creatura che popola i sonni del suo mentore.
"Gli deve piacere veramente tanto se è così curioso di sapere chi sia quella donna." pensava lui.
Parallelamente alla macchina, Wonka realizzò una linea di dolci che fece il botto in tutto il mondo: "Dolci sogni".
"Ritrovate le sensazioni di un bel sogno nel vostro palato!" recitava un azzeccatissimo slogan.

Giorni dopo...
-Signore, Charlie le vuole parlare. si tratta della macchina.
Wonka si affrettò a raggiungere Charlie nella Stanza delle Invenzioni. Doveva avere quella macchina a tutti i costi, ogni notte perdeva sempre un piccolo frammento di sogno, non poteva permettersi di perderne altri.
Non poteva dimenticare quella donna, il suo vestito, la sua supplica, la sua richiesta di aiuto. E la sua canzone, che aveva un unico nome ripetuto: Margherita.
Chissà se si chiamava così?
-Ehi mister Belsogno, buongiorno!! L'ho finalmente partorita!!
-E funziona?? Ti prego dimmi che funziona!!
-Va alla grande!! Ha riprodotto ogni millisecondo il sogni di tutti gli umpa-lumpa su cui l'ho provata!!
Willy afferrò al volo alcuni dei fogli su cui la macchina aveva stampato le immagini oniriche degli umpa-lumpa soggetti all'esperimento e gli diede una sbirciata. Poi li rimise a posto, convenendo che forse era meglio farsi i fatti propri.
-Ti devo avvertire però,- disse Charlie. -la macchina stampa solo le IMMAGINI oniriche, per l'audio devi andare a memoria. Non sono riuscito ad inserire un dispositivo di traduzione delle onde cerebrali in suoni o melodie.
-Tranquillo, ho qualcosa su cui basarmi. Ricordo che la canzone era scritta in lingua straniera, probabilmente in italiano, e che ricorreva il nome "Margherita". Può esserti d'aiuto??
-Assolutamente. Domani farò una ricerca su Google. Ora tu vai, attaccati con un cerotto gli elettrodi sulle tempie prima di andare a dormire, e prendi della melatonina. Ti aiuterà a dormire meglio.
-Non so come ringraziarti, Charlie. Ti sono debitore!- disse Willy, imbracciandosi la macchina (che consisteva in un ammasso di fili per elettrocardiogramma collegati ad un pc portatile e ad una stampante) e avviandosi verso la sua stanza.
-Fammi sapere come va!!

 
Siete tornato, mio cavaliere!
Eh... Posso parlarti finalmente!
Siete più vicino al mistero di quanto immaginassi... Volete salvarmi!!
Finalmente potrò sapere chi sei... Ma perchè stai popolando la mia mente? Perchè proprio io?
Perchè sei tu che addolcisci la mia vita.
Cosa??
Non posso più parlarti, devo andare adesso!! Mio padre mi sta cercando!!
No, ti prego!!
Ti prego, nobile cavaliere, porta la mia immagine nel tuo cuore!!
NON ANDARE!
Salvami!!

-NO!!
Altro risveglio brusco, ma stavolta foriero di buone notizie. Willy era ad un passo dallo scoprire il volto di quella donna.
Si girò immediatamente verso la stampante, che aveva generato centinaia di immagini.
-Oh, andiamo!!- gridò, mentre sfogliava il blocco di fotografie. Una mano, un braccio, il busto, gli occhi; tutti frammenti del corpo di quella donna.
-NON PUò ESSERE!!! NON è POSSIBILE!!- urlò, scaraventando il blocco a terra. Ed è proprio lì che Willy notò l'insperato.
Una foto a figura intera della donna.
Quella foto attrasse la sua mano come una calamita.
La raccolse e studiò incantato quella creatura. Capelli lunghi, del colore della miglior cioccolata svizzera; occhi color dell'ambra; viso da luna piena; la pelle pallida e priva di imperfezioni; una bocca piccola da riempire di baci, curvata in un amorevole sorriso; un grazioso neo vicino all'angolo destro della bocca; figura robusta ma slanciata, da donna forte e aggraziata; il vestito bianco candido e fastoso come quello di una sposa. La Margherita che popolava i suoi sogni.
Lui volle piangere, ma non ci riuscì; gli uscirono solo una serie di sospiri strozzati mentre strinse a sè quella foto.
-Ciao, piccola...
Il telefono interno squillò.
-Pronto??
-Willy, qui Charlie!! Corri alla sala computer, ho trovato la canzone!!!
-E io ho trovato la donna!!
-OMMIODDIO, PARLI SUL SERIO?? CORRI SU-BI-TO QUI!!

Nello stesso istante...
-Signorina, buongiorno, le ho portato la colazione!
-Hmm, grazie Ambrogio.- La giovane donna si sedette sul letto. Anche con i capelli scarmigliati da una notte agitata era graziosa. -Mi hai portato anche quello che ti ho chiesto, vero??
-Certo signorina.- disse il maggiordomo con un sorriso. -Come al solito.
-Grazie mille!- disse la ragazza entusiasta, afferrando l'oggetto poggiato sul vassoio d'oro bianco. Non era una che chiedeva troppo della vita, ma almeno quella cosa poteva concedersela. Tutte le mattine, assieme al caffè e a una fetta di cassata siciliana (o una ciotola di creme brulèe, dipendeva dalla giornata) si faceva portare una barretta di cioccolato Wonka. Qualsiasi gusto andava bene, purchè fosse Wonka. Era uan delle poche cose che le facevano proseguire bene la giornata. Oltre a pensare al suo sogno.
La giovane da giorni sognava sempre la stessa cosa: cantare la sua canzone preferita ad un uomo dagli occhi color ametista, che lei chiamava "nobile cavaliere".
Per lei non ci sarebbero state macchine per registrare i sogni, non ne aveva bisogno.
Occhi color ametista così belli non si dimenticano facilmente, nemmeno dopo intere settimane

 

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Capitolo 2
*** Il compleanno della contessina Cenci ***


Charlie rimase sorpreso quando vide l'immagine della donna sognata da Willy. Poteva immaginare che fosse chiunque, tranne la sorella maggiore della sua compagna di corso, Aurora.
La donna raffigurata nella foto era infatti la contessina romana Laura Cenci, figlia del conte e senatore Mariano Cenci. Charlie aveva avuto il piacere di conoscerla il giorno in cui Aurora si iscrisse alla Columbia, sua sorella l'aveva accompagnata per sistemare le questioni burocratiche, e per farle fare un giro. Era una ragazza simpatica e senza troppi grilli per la testa, ma aveva quegli occhi color ambra che incantavano. Non solo, aveva al polso un particolare bracciale, che vide addosso anche ad Aurora il primo giorno che la conobbe. Lei gli spiegò che si trattava del simbolo nobiliare della famiglia Cenci, e che ne veniva realizzato uno per ogni membro.
Charlie riconobbe proprio quel dettaglio nella foto, e stabilì fra sè e sè che si trattava al 100% di probabilità della contessina Cenci; ma non lo disse subito a Willy, anzi, si tenne il suo segreto gelosamente, visto che quella mattina stessa gli era arrivato per posta da parte di Aurora l'invito per la festa del venticinquesimo compleanno della sorella, che si sarebbe svolta per quella sera.

-Allora, hai una vaga idea di chi possa essere??
-Hm... no purtroppo. Gran bella figliola però, i miei complimenti al tuo inconscio!! Piuttosto parliamo della canzone.
-Ecco, bravo.
-Ho fatto una rapida ricerca su Google digitando "Margherita italian song", e senti cosa mi è uscito!!
Con il mouse cliccò su un link di Youtube, dove sentirono una canzone cantata da tal Riccardo Cocciante.
Sentendo la melodia Willy non aveva dubbi, era quella la canzone.
-Sì!!! Eccola!! Ma come facciamo con la donna??
-Ho un'idea. Ho ricevuto un'invito da parte della contessina Aurora Cenci. Ti ricordi, la mia compagna di corso??
-Ah sì, quella ragazza piccolina con il caschetto che di tanto in tanto viene da noi a studiare! Sì che mi ricordo, perchè??
-Lei ha una sorella che oggi fa 25 anni, e io sono stato invitato alla festa. Possiamo provare a cercarla lì la donna!!
-Meh...- Willy era molto riluttante a farsi vedere in pubblico.
-Dai, magari è l'occasione giusta per trovarla!!
-...E va bene, se la metti in questi termini, ma non mi presentare come William Wonka. Non voglio frotte di curiosi intorno a me, pure fossero nobili.
-Ok, come vuoi, allora levati la spilla dal colletto, metiti gli occhiali da sole e magari ti presento come... boh... un mio compagno di università??
-Ecco bravo così mi piace. Puoi dire che sono un laureando in lingua tedesca all'ultimo anno!
-Bella! Andiamo a prepararci!!

Nel frattempo...
-Odio le feste, pure fossero organizzate per me.
-Laura, non dire così!!- disse Aurora, mentre aiutava la sorella a prepararsi per la serata. Addosso aveva il suo migliore abito, un Saint Laurent bianco ghiaccio.
-Ma dai che stasera ci sono tutti gli studenti della Columbia!! Ho invitato anche Charlie, ha detto che porta un amico!!
-Ah l'ingegnere!! Chi porta??
-Ha detto che è un laureando in lingua tedesca un po' eccentrico e misantropo...
-A beh. Eccentrico, misantropo e parla tedesco. Ha per caso dei baffetti a spazzolino e si chiama Adolf vero??
-Ah-ah!! Spiritosa, piuttosto sembra il tipo per te!!
-Di tipo per me ce ne è solo uno, lo sai.- disse Laura con aria stizzita.
-Io direi piuttosto due!! Mister Wonka e il tuo cavaliere, no??
-Le cose possono sempre coincidere.
-Ma cosa ne sai??- disse Aurora spazientita. Sarà stata almeno la diecimillesima volta che facevano quel discorso. -L'unica cosa che potrebbe collegare il tizio che hai sognato a mister-la-Lindt-mi-spiccia-il-bagno sono gli occhi. E mi sembra parecchio poco probabile che qualcuno abbia gli occhi color ametista, non trovi??
-Non è vero che ho solo il dettaglio degli occhi!! Ricordo anche che era molto pallido e che portava i capelli a caschetto. Dio quei capelli... Mi fanno un'invidia...
Aurora scosse la testa. 
Lei era nota per essere la più razionale fra le due sorelle, e per questo che ha voluto laurearsi in ingegneria informatica. Laura invece continuò gli studi di canto, con estremo disappunto di Mariano.
Fra lei e Mariano non correva buon sangue. Lui tendeva a preferire sua sorella, in quanto gli era più simile di carattere. Laura gli ricordava invece l'amata-odiata moglie, morta anni prima in un incidente stradale.
La madre, Natalia Julianova-Cenci, era una contadina russa, una delle tante conquiste estive di Mariano. Divenne qualcosa di più quando lei rimase incinta, in quanto la famiglia Cenci obbligò Mariano a sposarla, per salvare l'onore della povera ragazza. Da quella strana unione nacque Laura, Aurora venne fuori 5 anni dopo.
Nessuno si lamentò mai delle umili origini di Natalia, anzi era piaciuta a tutti. Tranne che a Mariano. Il suo modo di fare troppo provinciale stonava con lo sfarzo di una famiglia di conti, e questo lo riteneva assolutamente inaccettabile. Era troppo diretta, troppo istintiva, troppo passionale.
E ora ritrovava quello stesso caratterino in sua figlia.
-Che intendi fare stasera?
-Meh, credo che farò una breve comparsata tanto per far scena, poi mi ritirerò nei miei giardini.
-Non riesci a resistere un paio d'orette??
-In mezzo a quell'ammasso di snob?? Che se non fosse per il fatto di chiamarsi Cenci non mi considererebbero nemmeno?? No grazie, piuttosto l'assenzio corretto col curaro.
-Fai come vuoi.- disse la sorella con tono rassegnato.-Basta che non ti ingozzi di barrette Wonka tutto il giorno!!
-Non ci contare troppo!!- disse Laura ridendo. Nonostante le differenze sostanziali, erano pronte a darsi manforte l'una con l'altra.

Scesa la sera...
-No, Ambrogio, non voglio scendere!!
-Su, sia ragionevole, signorina. Sono venuti tutti fin qui solo per vedere lei! Anche suo padre, che di solito non sta via da Roma per più di due giorni, ha deciso di trattenersi qui una settimana per festeggiarla come si deve!
-Eh, sai che bello... Una cosa in più da mettere nella "lista di cose che mio padre mi rinfaccerà per farmi sentire in colpa tutta la vita".
-Almeno un cenno di saluto può farlo agli invitati...
-Hmpf...

Nel frattempo i due uomini arrivarono alla tenuta americana della famiglia Cenci in perfetto orario. Da perfetto cavaliere qual era, Wonka aveva provveduto personalmente al regalo per la contessina: una scatola di barrette Wonka. 
Per nulla autoreferenziale. 
Ancora non gli aveva scritto il bigliettino, ci avrebbe pensato direttamente alla festa, magari ritirandosi in un angolo da solo per un momento.
-A proposito Charlie, Aurora sa chi sono io, se lo dicesse a sua sorella??
-Tranquillo, gli ho detto di dirle che ti chiami Richard Dawkins e che sei un compagno d'università.
-Hm bene. Spero che nessuno abbia da questionare sul mio look.- Portava il solito completo nero, cilindro e spolverino viola. Si era messo gli occhiali da sole e si era tolto il nastro con la W d'oro dal colletto. Con quegli occhiali sembrava il cieco di Milano.
La tenuta dei Cenci comprendeva tre ettari di giardino e una villa quadrifamigliare immensa. Un ettaro di giardino era interamente dedicato alla primogenita.
Consegnato il proprio invito al custode della tenuta, i due commensali vennero subito a contatto con la contessina Aurora e con Mariano, il pater familias.
-Charlie...- bisbigliò Aurora. -Ma è proprio lui?? Cioè hai portato il signor Wonka a casa mia??
-Sì ma non si rivelerà mai in pubblico. Ricordati, lui si chiama Richard Dawkins ed è uno studente.
-Sarebbe un vero peccato non rivelarsi, specie in presenza di Laura. Lei stravede per lui.
-Beh, vedremo...
Intanto Wonka-Dawkins si era intrattenuto brevemente con Mariano Cenci.
-Devo ammettere che la Columbia University è una scuola eccellente. Non per nulla le ragazze si sono trasferite da Roma fino a qui. Voglio la migliore istruzione possibile per le mie figlie, anche se una di loro.. beh.. ha scelto una strada diversa.
-Oh davvero?? Credevo che la varietà di corsi alla Columbia fosse immensa...
-Infatti è così, ma Laura voleva continuare a cantare. Così l'ho mandata a studiare lirica da Tarja Turunen, la cantante dei Nightwish.
Sentendo questo discorso, Willy non potè fare a meno di chiedere a Mariano della canzone.
-A proposito di canzone, per caso lei conosce "Margherita"? L'ha scritta un certo Riccardo Cocciante...
-..."Margherita"?- disse Mariano con aria schifata. -E come ci è arrivato qui in America quel concentrato di diabete su pentagramma?? Hmpf, sì, la conosco. Mia moglie Natalia la cantava a mia figlia Laura quando era appena nata.
-Ah!! E non è presente stasera la sua signora??
-No.- disse Mariano. -Natalia Julianova è morta 10 anni fa.
-Signore e signori...- I discorsi di tutti i convitati vennero interrotti dalle parole di un valletto in livrea. -Salutiamo tutti la nostra festeggiata: la contessina Laura Beatrice Cenci!
Gli invitati rimasero tutti attoniti, mentre lei scendeva la scalinata; specialmente William "Richard Dawkins" Wonka, che immediatamente tirò fuori la foto della dama onirica per confrontarla con Laura Cenci. L'abito, i capelli, gli occhi, il neo vicino alle labbra, il bracciale; tutto coincideva.
L'unico suono che si sentì nella sala immersa in un religioso silenzio fu quello di debolissimi singhiozzi.
Era lei, la Margherita dei suoi sogni. L'aveva finalmente trovata.
Laura osservava la sala piena di nobili e universitari con uno sguardo quasi annoiato.
"Hmpf, 'sti vegliardi. Sembra che non abbiano mai visto una donna in vita lo..."
Il flusso di pensieri si fermò appena le caddero gli occhi su uno strano tizio in mezzo alla sala con un foglio in una mano e una bustina nell'altra; sembrava quasi che stesse tremando. Era vestito parecchio strano, e aveva un grosso paio di occhiali da sole sul viso.
Ma quel cappello a cilindro, quel pallore mortale e quei capelli a caschetto li aveva visti da qualche parte. Nei suoi sogni.
"Siete forse voi, mio buon cavaliere?"

-Ehi Laura!!- la voce di sua sorella la riportò immediatamente con i piedi per terra. -Vieni che ti presento delle persone.
Con immensa sorpresa constatò che sua sorella la stava avvicinando all'uomo dai capelli a caschetto.
-Già conosci Charlie Bucket, vero??
-Certo!! Il tuo compagno di corso, no?
-Auguri, contessina!! 25 anni e non sentirli per niente!!
-Oh grazie!! Ma tranquillo che il peso dell'età me lo sento tutto, ho già i primi reumi!!
Nel frattempo Willy stava ancora tremando.
-Ma mi stavo scordando!!- disse Aurora cascando dalle nuvole. -Permettimi di presentarti un amico di Charlie... W...! Ehm... Richard Dawkins, vieni pure avanti!!
-Ehm... Tanti auguri, vostra grazia...- Aveva voglia di urlare, di piangere, di spaccare muri. Si trovava davanti alla sua dama.
-La ringrazio... Ma vedo che mi ha anche fatto un regalo!!
-Ehm... sì, ma... devo ancora scrivere...il bigliettino...
-Fa nulla! Se vuole prendersi un attimo per scriverlo si può ritirare nei miei giardini privati nel retro, poi mi darà il regalo più tardi!
-Ehm... grazie...- La voce del presunto signor Dawkins le risuonava stranamente familiare. E l'odore che emanava... era forse cioccolato?

Sotto consiglio della contessina, Willy si ritirò nel giardino privato.
"Puah! Era ora, non sopportavo più quell'ammasso di snob e quel bastardo del padre di Laura. Una così bella e graziosa fanciulla deve sicuramente aver preso dalla madre Natalia."
Si sedette su una panchina dietro un'alta siepe e cominciò a riflettere.
"Bene. Ora che ci scrivo?? Ehm... Tanti auguri alla dama dei miei sogni? Nah troppo confidenziale..."
Willy interruppe subito il suo flusso di pensieri.
Qualcuno stava cantando una canzone. E non una canzone qualsiasi.
"Oh mio dio, MARGHERITA!!"
Si alzò immediatamente dalla panchina e da dietro la siepe si ritrovò catapultato in uno dei suoi sogni.
Laura stava cantando la sua canzone.

Perché questa lunga notte non sia nera più del nero, fatti grande, dolce Luna, e riempi il cielo intero... 
E perché quel suo sorriso possa ritornare ancora, splendi Sole domattina come non hai fatto ancora...

Tra i singhiozzi, Willy scrisse rapidamente il messaggio da allegare al regalo di Laura.
-Ehi, tutto bene?- I singhiozzi erano talmente rumorosi che attirarono l'attenzione della contessina. Non era un comportamento da tenere in presenza di una nobile, ma -ahimè- di fronte all'amore il ritegno può andare bellamente a farsi fondere.
-Oh... *sniff* Vostra grazia, scusatemi...
-La prego, signor Dawkins, non mi dia del "voi". Mi chiami semplicemente per nome.- disse Laura, porgendogli un fazzolettino.
-Grazie mille... Laura...- Willy si asciugò le lacrime e si rimise rapidamente gli occhiali da sole.
-Oh, ora che è più calmo, vuole dirmi cosa è successo?
-Scusami, ma ti ho sentito cantare quella canzone e non ho frenato il pianto. Mi ha ricordato una donna che sogno da giorni...
-Ma sa che è buffo?? Anche lei mi ricorda molto vagamente un uomo che ho sognato stanotte!!
-Beh... questo è davvero buffo...
Dopo interminabili secondi di assoluto silenzio...
-Ehm... credo sia meglio che vada... Domani... ehm... devo affrontare un esame...
-Oh va bene, non mi sento di trattenerla ancora, signor Dawkins. Meglio che vada a dormire anch'io, la festa sta volgendo al termine.
-Ah ok! Oh mi stavo scordando il regalo...- Willy porse il sacchetto a Laura. -Mi prometti una cosa??
-Certo!
-Lo aprirai per ultimo?
-Hm va bene. Ci piace la suspence, vero, signor Dawkins?- detto ciò Laura scoppiò in una sonora risata. Sentendola ridere, Willy fugò anche l'ultimo dubbio: Laura Beatrice Cenci era la sua Margherita.
-Ahahah, beh.. ehm... certo. Allora... io andrei...
-Ci rincontreremo presto, vero signore??
A quelle parole Willy sentì un irrefrenabile desiderio di rapirla e portarla con sè, salvarla da quel mondo di snob.
"CI SONO ACCIDENTI!!"
-Certo, anche stanotte se vuoi.- prese la mano di Laura, la baciò e disse guardandola negli occhi (con tutti gli occhiali da sole): -Nei nostri sogni.

Poco dopo...
-Willy, dove sei stato?? Eri sparito ore intere...
-CI SONO CHARLIE!! ACCIDENTI SE CI SONO!!- urlò Willy al colmo dell'eccitazione.
-Allora era veramente Laura Cenci quella ragazza!
-Eh? Ma tu che ne sapevi?
-Io già la conoscevo!! Me l'ha fatta conoscere Aurora il suo primo giorno di università.
-E perchè diavolo non mi hai detto nulla??
-Avevo paura di aver preso un granchio...
-Va bene, perdonato!! Quel che conta è che io l'ho trovata...- la voce di Willy si fece sempre più profonda, e questo preoccupò non poco Charlie. Un cambio di intonazione vocale significava che gli stava balenando qualcosa di grosso in mente.
Con un sorriso da maniaco, disse infine: -E voglio farla mia.

Laura intanto stava scartando tutti i regali di compleanno in camera sua insieme alla sorella.
-Wow!! Una Louis Vuitton!!- disse Aurora.
-Meh, mettila insieme alle altre due.
-Un ciondolo di Tiffany!!
-E con questo fanno 5.
-Ah questo è di Charlie. Un iPod!! Che bello!!
-Oh finalmente qualcuno che ne capisce di regali fighissimi!!- Laura accese l'iPod e vide che vi era sincronizzata una sola canzone: "Margherita" di Riccardo Cocciante.
-L'idea della canzone è stata mia!!- disse Aurora, e Laura ebbe l'impulso di stritolarla di abbracci. Sapeva quanto tenesse a quella canzone
-Graziegraziegrazie a tutti e due!! Ringrazia Charlie domani se lo vedi!!
-Tranquilla lo farò... Ma vedo che è rimasto un ultimo regalo!!
-Ah!!- Laura notò il sacchetto che il misterioso signor Dawkins le aveva lasciato tra le lacrime. -Questo è di Richard; sai che piangeva mentre me lo aveva dato?? Ha detto di avermi sentito cantare e di non essere riuscito a trattenersi...
-Beh come dargli torto? Canti benissimo!!
-Dai basta con le lusinghe!! Regalo o bigliettino??
-Regalo!! Regalo!!. rispose la sorella eccitatissima.
Laura strappò via la carta.
-Ma... è una scatola di barrette Wonka!
-Machedavvero?- disse Aurora. Lei sapeva chi si celasse dietro a Richard Dawkins e rimase parecchio di sasso per il regalo; davvero troppo autoreferenziale.
-Quell'uomo è ve-ra-men-te adorabile!! Come se sapesse chi mi addolcisce la vita!! E l'ho conosciuto solo due ore fa...
-...Dai leggi il bigliettino!!
Laura prima di leggere ad alta voce la dedica diede una sbirciata, e rimase shockata. Ricollegò in un nanosecondo tutti i particolari e arrivò alla conclusione che aveva sempre sperato.
Il misterioso signor Dawkins era il suo nobile cavaliere dei sogni.
-...Laura...? Tutto bene??
-Sì...
-Che c'è scritto??
Laura prese brevemente fiato.
-"Ti salverò, e sarai mia per sempre. Firmato: il tuo nobile cavaliere."

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Capitolo 3
*** Rapimento! ***


 
Era un piano geniale il suo.
Far entrare di soppiatto due umpa-lumpa muniti di barella e di fazzolettino impregnato di cloroformio, lasciarne due fuori a guida di una limousine e, una volta entrati nella fabbrica, segregarla in una suite ariosa e sfarzosa; perchè va bene il rapimento, ma la sua principessa doveva avere tutti i comfort.
Incomprensibilmente, la reazione di Charlie alla suddetta idea, fu un misto fra sorpresa e sconcerto.
-MA TU SEI LETTERALMENTE FUORI DI TESTA!! SE RAPISCI LA CONTESSINA CENCI TI RITROVERAI UN BEL "SEQUESTRO DI PERSONA" SULLA FEDINA PENALE!!
All'insensata riunione strategica indetta dal signor Wonka era presente anche Aurora, e anche lei manifestò il suo leggerissimo disappunto.
-Non mi lacererò le corde vocali come Charlie, ma devo dirti che è un po' un'idea del menga, come dicono a Milano.
-Sentite, in sogno quella ragazza mi ha pregato di salvarla, se avete idee migliori comunicatele pure.
-E come la vorresti salvare, tirandola fuori da una prigione per portarla in un'altra?- aggiunse sensatamente Charlie.
-Voglio tirarla fuori da una prigione per potarla in un mondo fatto su misura per lei. Le allestirò un'ala tutta per lei, con sala di registrazione, sala da ballo e appartamento. Voglio che stia bene. E voglio che sia mia per sempre. Le costruirò un mondo dove finalmente potrà essere se stessa, e voi non ne sarete esclusi, specialmente tu Aurora. Allora, ci state?
Aurora ci riflettè su; sapeva quanto Laura schifasse la vita da nobile: al di là dei bei vestiti e dei costosi profumi francesi vi era solo desolazione e ipocrisia; il rapporto burrascoso con il padre non aiutava di certo, per cui non aveva veramente nulla da perdere, se non uno stock di borse di Louis Vuitton in esubero (che peraltro non aveva mai portato).
-Senti, William, il tuo intento di voler dare amore a mia sorella è lodevole, anche se ritengo che i metodi con cui vuoi ottenere il suo consenso siano parecchio discutibili. Io sono con te, e ti coprirò per quanto mi sia possibile, ma ci sono delle cose che devi far prendere ai tuoi  collaboratori; senza quelle cose mia sorella si sentirebbe persa.
-Ti ascolto, piccola.
-L'iPod; la sua boccetta di Chanel n°5, senza quello non riuscirebbe a sentirsi una vera donna; il vestito bianco ghiaccio di Yves Saint Laurent, è uno dei ricordi di sua madre. Lasciale solo queste cose della sua vita precedente, non chiedo altro.
-Siamo d'accordo, allora. Grazie per l'aiuto, Aurora.
-Fammi chiamare prima mia sorella. Devo... prepararla psicologicamente.

Poco dopo...
-
Pronto, chi è?
-Laura, sono tua sorella...
-Oh Aurora!! Come mai mi chiami a quest'ora?? Non avevi i corsi all'università?
-Lascia stare l'università, devo dirti una cosa importante.
-Oh... Beh , dimmi tutto!
-Laura... Sii forte ok?? Sii forte e vivrai la più bella delle vite possibili. Ti voglio bene sorellona.
Detto ciò il telefono all'altro capo venne agganciato, lasciandola attonita e preoccupata.
Laura ricordò quella notte come la più profonda della sua vita.
Dormiva talmente bene che il suo orecchio assoluto non percepì alcun suono strano in camera sua. Non sentì nemmeno l'odore medicinale del cloroformio che un umpa-lumpa le aveva fatto inalare. Non fece nemmeno caso all'altro che frugava nei suoi cassetti per cercare l'iPod, lo Chanel n°5 e l'abito di Yves Saint Laurent. Non sentì il freddo pungente della notte mentre la portarono in barella nella limousine.
Non fece caso al nuovo materasso su cui la poggiarono arrivati nella suite. Nemmeno alle manette che la attaccarono alla testiera del letto.

Benvenuta nel mio mondo, principessa.
Oh, mio buon cavaliere! Siete venuta a salvarmi?
Meglio, sono venuto a darti una nuova vita! E attenta ai polsi, si stanno graffiando!
Eh, cosa, i polsi?

Che strano sogno, che aveva fatto!! Il suo cavaliere che la avvertiva di stare attenta ai suoi polsi che si stavano graffiando! Ma, sia ringraziato il cielo, ora si stava svegliando in camera sua, aspettandosi di trovare Ambrogio con la sua tazzina di caffè e una tavoletta di cioccolato Won...
-AAAAAAAAAH!!! AIUTO!!! AMBROGIO!! AURORA!!! DOVE SONO??? AIUTO!!
Come aveva fatto a ritrovarsi lì, attaccata alla testiera di un letto che non era il suo, in una stanza che non era sua e, al 100% di possibilità, in una casa che non era sua? E chi le aveva ammanettato i polsi?
-QUALCUNO MI AIUTI!! DOVE SO...Ah, ho i polsi lacerati... Mamma, aiutami tu, dove sono?? Ti prego....
Mentre Laura cercava aiuto nel suo nuovo ambiente, da qualche parte in America un simpatico cameriere urlava terrorizzato piangendo la scomparsa della sua adorata contessina.

Ore dopo, un umpa-lumpa entrò per verificare se la contessina stesse bene e per portarle una buona dose di zuccheri firmati Wonka, non senza essere accolto dalle urla della ragazza.
-AAAAH!! UN NANO DI TWIN PEAKS!!! CHI CAVOLO SEI?? DOVE SONO?? MA NON VEDI CHE SONO IN CAMICIA DA NOTTE? DATEMI QUALCHE VESTITO, DANNAZIONE!!
-Ehi, signorina Cenci, si calmi! Sono venuto per vedere come sta!
-Come sto?? COME STO?? TE LO DICO IO COME STO!! SONO LEGATA A UN LETTO CON SOLO LA CAMICIA DA NOTTE E IL BRACCIALE DI FAMIGLIA E UN NANO IN CAMERA MIA CHE MI CHIEDE SE STO BENE CON UN VASSOIO DI CIOCCOLATO WONKA IN MA... Fermo lì, quella è tutta roba Wonka?
-Beh, sì signorina Cenci. Diciamo che qui la cioccolata Wonka è di casa.
-Allora sei perdonato, ma fammi assumere zuccheri prima di impazzire.
L'umpa-lumpa sciolse i polsi della contessina e poggiò il vassoio sul letto.
-Hmmm, ci voleva proprio un risveglio del genere.- Laura parve più rilassata. -Ah scusami per la brusca accoglienza, non volevo spaventarti...
-Si figuri, contessina. Convengo con lei che la situazione, beh, non è delle più rosee.
-Dove sono?
-Siete a casa vostra, signorina Cenci. Il nostro anfitrione ha allestito a casa sua un'ala tutta per lei.
-Beh... pare fico, ma perchè rapirmi, perchè ammanettarmi alla testiera del letto?
-Misure di sicurezza.- A quest'ultima affermazione Laura rimase di sasso, ma non riuscì a replicare. -Bando alle ciance, se ha finito di mangiare, la farò vestire con calma prima e poi le rimetterò le manette con mio sommo rammarico. Provvederà il nostro anfitrione a liberarla.
Nell'unico armadio presente nella suite Laura trovò dei pantaloni neri, un top nero, uno spolverino viola e -con sua immensa sorpresa- il suo vestito di Yves Saint Laurent. Insieme all'iPod e alla boccetta di profumo Chanel. Optò per il completo e si cambiò rapidamente dietro il separè. Dopo venne nuovamente ammanettata alla testiera del letto.
"Chissà se Aurora sta bene..."

Nel frattempo...
-TROVATE QUELLA DANNATA RAGAZZINA!! CERCATELA OVUNQUE!!- La voce di Mariano tuonò verso la tenuta e oltre.
-Sinceramente signor conte, non trovo alcuna ragione per la scomparsa di vostra figlia. Lei è nobile, dalla vita ha avuto tutto, non capisco perchè debba essere scappata.- disse il detective Waldo Sandiego. Per quanto riguardava le persone scomparse era il migliore. -No, qui si tratta di rapimento, signor Cenci.
-Rapimento? E chi mai dovrebbe rapire mia figlia?
-Beh tante persone sono attirate dall'idea di un cospicuo riscatto per la vita di un nobile, signore. Ma andiamo in camera della ragazza, magari troveremo qualcosa.
Il detective Sandiego si avvicinò al letto di Laura e, oltre a un pungente odore di Chanel n°5, trovò anche un leggero sentore di cloroformio, che lo stordì momentaneamente.
-Allora? Trovato qualcosa?
-Sua figlia è stata stordita con del cloroformio, così che durante il sonno non potesse udire suoni sospetti, i suoi 5 sensi saranno stati completamente intorpiditi.
-Ah beh, altrimenti se ne sarebbe accorta subito. Mia figlia ha il dono dell'orecchio assoluto.
-Allora si spiega tutto. Qualcuno sapeva di questa sua dote e ha sfruttato le proprietà del cloroformio. Ha per caso qualche idea di che genere di persone frequentasse? Magari nei luoghi in cui studia, o amici comuni...
-Aspetta aspetta...- Mariano si ricordò subito di come quel Richard Dawkins guardava sua figlia la sera della festa. -C'è un figlio di puttana che si chiama Richard Dawkins che studia tedesco alla Columbia. Tipo parecchio strano. Appena ha visto mia figlia si è messo a piangere come una donnicciola.
-Reazione abbastanza singolare, ma abbiamo un punto di partenza. Datemi qualche giorno di tempo e vedremo come rintracciare questo Dawkins.
 
Ore dopo un umpa-lumpa entrò nella suite con una boccetta di collirio in mano.
-Ehi tu, ma cos'è quella boccetta?
-Collirio, contessina. Il nostro anfitrione vuole mantenere un po' di mistero, così mi ha ordinato di farvi mettere questo collirio. Il suo effetto durerà poco meno di un'ora, non deve temere nulla.
-Beh ma a che pro? Non capisco... Oh diavolo, che ci devo capire? Sono alla mercè di un pazzo. Meglio assecondarlo. Mettimi il collirio e chiudiamo la faccenda.
Quel liquido bruciava come mille inferni messi assieme. Dopo 30 secondi la sua vista cominciò a vacillare, dopo un minuto non riuscì più a vedere nulla. Anche il cuscino di fronte a lei sembrava completamente sfocato, non riusciva più a cogliere i dettagli di nulla.
-Riesce a vedere qualcosa??
-Non vedo più ad un palmo dal mio naso.
-Bene, faccio entrare il padrone.
Per cercare di rinfrancare il morale, Laura cominciò a cantare.

Io non posso stare fermo con le mani nelle mani, tante cose devo fare prima che venga domani...
-Ricordo la prima volta in assoluto che ho sentito quella canzone...- disse una voce suadente alle spalle di Laura. -Sì, era stata una giornata massacrante e mi ero addormentato sulla scrivania. E ti ho sognata mentre cantavi proprio questi versi. Da quel momento non hai smesso di popolare le mie notti.
-Ma cosa...! Ma lei...! SIGNOR DAWKINS!! GRAZIE AL CIELO, MI FACCIA USCIRE DI QUI!!
-Oh, mia principessa, come posso farti uscire?? Proprio io che qui ti ci ho fatto entrare!!
-Cos...? Mi ha rapita lei?
-Oh, rapire... Che termine improprio!! Ti ho semplicemente costruito un mondo attorno!! Un mondo dove potrai essere te stessa.
-Mio padre potrebbe uccidere per cercarmi.
-Se lo vuoi avvertire ti faccio usare un telefono pubblico.
-E mia sorella?? Dov'è Aurora?
-Aurora sta bene; anzi, è stata lei a darmi il suo consenso per portarti qui.
Sentendo quelle parole, Laura cominciò a pensare: Aurora ha lasciato che le mettessero le mani addosso per portarla Dio solo sa dove, in casa di un pazzo semi-sconosciuto che la ammanetta a letto. Troppo irrazionale per una come lei. Ma se gliel'ha lasciato fare sicuramente ci doveva essere qualcosa sotto, qualcosa che nemmeno lei immaginava. Aurora sapeva qualcosa che a lei sfuggiva
E perdio ce l'avrebbe messa tutta per scoprire di che si trattava.

"Laura sta bene e sta con me. Smettila di preoccuparti. Ti voglio bene." era un sms di Aurora.
Quelle parole, al posto di tranquillizzare Mariano, lo fecero infuriare ancora di più: da una figlia in pericolo sono diventate due.
Nel mentre, il telefono squillò.
-Pronto, villa Cenci?... Oh, siete voi mister Sandiego. Un momento che vi passo il signor Mariano... Signor conte, è per lei. Il detective vuol parlarle.
-Waldo, la prego, dica che ha trovato qualcosa...
-Beh sì. Abbiamo scoperto che alla Columbia non si è mai iscritto nessuno con il nome di Richard Dawkins...
-CHE COSAAAAA?
-Eh già, il signor Dawkins non si è mai iscritto alla Columbia, e probabilmente nemmeno esiste. Di Dawkins ce ne è solo uno, ed è uno scrittore ultrasettantenne.
-Maledetto figlio di troia!! Non sapremo mai chi diavolo è e cosa vuole dalle mie figlie!!
-Mi serve un altro sopralluogo in camera della contessina, le dispiace??
-Forse non ha capito: lei deve fare L'IM-POS-SI-BI-LE per recuperare le mie figlie, chiaro?? Vuole fare un sopralluogo? E LO FACCIA!! PORTI LE SUE LURIDE CHIAPPE QUI ALLA TENUTA IM-ME-DIA-TA-MEN-TE!
-Oh ma che dia...! Come vuole, signor Cenci.
"Dannato Dawkins o come cazzo ti chiami. Se scopro chi sei finirai a far da concime ai miei vigneti."

-Adesso io ti toglierò le manette. Sarai libera di vagare per tutto l'edificio e di curiosare per cercare di scoprire chi sono veramente.
-Perchè, lei non si chiama Richard Dawkins?
-Mia principessa, siete così ingenua!! Mai sentito parlare di pseudonimi? Ho semplicemente preso in prestito il nome di un famoso scrittore per non far sapere al mondo chi veramente sono!! HAH! piano geniale, nevvero?
-Oh cavolo...!
-Ma torniamo a noi; io ti libererò, ma non provare ad uscire da qui.
-E se uscissi? Cosa mi accadrebbe?
-Oh, mia dolce principessa,- disse quell'uomo dalla voce suadente accarezzandole le braccia. Il tocco della mano guantata irrigidì i suoi muscoli per un microsecondo, prima di rilassarli completamente. Sentiva il suo respiro contro il collo, che le scompigliava i ciuffi ribelli. La mano guantata le accarezzò la guancia, mentre le labbra le lasciarono un piccolo segno rosso sul collo. Lei non poteva far altro che emettere piccoli gemiti di sconcerto e piacere al tempo stesso. La mano libera, nel frattempo girava la serratura delle manette. -sono sicuro che non vorrai più uscire da qui.
Liberatasi dalla presa e con la vista annebbiata dal collirio, Laura rotolò via dal letto per precipitarsi verso una qualsiasi uscita. Sbandò più volte prima di trovare il percorso di esodo da seguire in caso di emergenza, segnalato da apposite lucine verdi fluorescenti.
Alla fine di quel percorso si trovò in un grande corridoio cupo, con una grossa porta con su scritto "EXIT".
Percorse tutto il corridoio, fino a toccare quel grande maniglione.
Ma alla fine non aprì quel portone. Sentiva che c'era qualcosa di più, qualcosa che doveva sapere, e decise che sarebbe stato meglio trattenersi per un po'.
Nel frattempo l'effetto del collirio era svanito del tutto.

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Capitolo 4
*** Considerazioni ***


 Tornando indietro, Laura si rese conto di aver perso non solo quel poco che le rimaneva di sanità mentale -prendendo la decisione di rimanere lì dentro-, ma anche il senso dell'orientamento: non riusciva a ritrovare la porta da dove era arrivata a quel corridoio. C'era solo una strana porticina davanti a lei, e non aveva un'aria molto rassicurante; piccola com'era, non ci sarebbe mai entrata.
-Oh beh, tanto vale provare.
Avanzando per quel corridoio le vennero in mente due cose:
  • si stava restringendo lo spazio fra soffitto e pavimento,
  • lei era cresciuta a dismisura.
Qualunque fosse la risposta, la cosa si stava facendo sempre più surreale.
-Meh, piuttosto proviamo a passare da 'sto dannato buco...
Spingendo la porticina, si era resa conto di essere stata vittima di un'assurda illusione ottica, in quanto si era aperta una porta ancora più grande.
E quello che c'era dentro... Dio... il sogno di ogni bambino. O di un golosone.
Alberi di zucchero, erba alla menta, fiumi di cioccolata, fiori di caramelle e pasta di mandorle e chi più ne ha più ne metta.
Assaggiò un fiore di pasta di mandorle e le sembrava di essere tornata in Sicilia, a Noto; bevve un po' di cioccolata dal fiume e pensò che al confronto quella svizzera fosse da discount; e l'erba alla menta le fece ricordare di quando, da piccola, si strafogava di After Eight (= cioccolatini ripieni di crema alla menta, NdA). Ma quello che le saltò alla mente era una casupola sgangherata in mezzo a quella meraviglia.
Per curiosità, provò a bussare, immaginando di trovarsi davanti la strega di Hansel e Gretel; invece si trovò una donna con al fianco suo marito, che quasi infartarono constatando il fatto che non era un umpa-lumpa, ma una vera donna. Una delle poche estranee mai entrate lì dentro.
-Ah ciao piccol...AH!!
-Oh, mi scusi, signora! Non volevo spaventarla...
-N-non si preoccupi signorina, solo che... beh... noi non siamo abituati a... ricevere... ospiti?
-Beh... comprendo...? Piuttosto avete idea di dove sia finita?
-Questa è casa Bucket, signorina...?
-AH! Scusatemi, non mi sono presentata! Io mi chiamo Laura Beatrice Cenci, per tutti Laura.
-Ah ma sei la sorella dell'amica di Charlie!! Io sono la mamma, Helena Bucket, e lui è mio marito Noah!
-Amica di Cha... AURORA!! La prego, mi dica che è qui!!
-Certo che è qui!! Sta facendo compagnia a mio figlio, al piano di sopra, te la chiamo se vuoi!!
-Oh, grazie al cielo!!
-AURORAAAA!! TI VUOLE TUA SORELLA!!
Aurora e Charlie scesero di corsa le scale, inciampando quasi nel letto dei nonni.
-Ah, questi giovinastri. Vanno sempre di fretta!- borbottò nonno George.
-Ma a me piacciono le noci!!- disse nonna Georgina.
Laura si rilassò sapendo che era in compagnia di facce amiche in quel trionfo di nonsense.
-Oh sorellona!!! Stai bene?? Ma hai tutti i polsi graffiati...!
-Beh, sai com'è... Mi hanno ammanettata a letto!
"Ok, questo non faceva parte del piano..." pensò fra sè e sè Charlie.
-E 'sti vestiti??
-Lasciamo stare va. Sono gli unici che ho trovato nell'armadio nella mia camera.
"Che gusti monotoni..." pensò ancora Charlie.
-E QUESTO SEGNO SUL COLLO??
-Ehm...- Lei ancora sentiva lo schiudersi di quelle labbra sul collo. L'odore pungente di cioccolato che invase i suoi sensi. Il tocco delicato di quella mano guantata. Il bruciore del collirio.
Ma tutto questo continuava a non avere senso.
-"Qui si sta passando il limite!" Ehm... ragazze, io mi allontanerei un attimo...- disse Charlie. Doveva fare un discorsetto a un certo presunto signor Dawkins.

Nell'ufficio direzionale...
-MA TU SEI FUORI!! LA RAPISCI, LA AMMANETTI E LE LASCI PURE I SEGNI SUL COLLO? MA HAI MANGIATO CIOCCOLATO AVARIATO PER CASO?
-Non ho saputo resistere...- disse Willy, succhiandosi il labbro inferiore per catturare il sapore della pelle della ragazza. Sapeva di donna. O al limite di Chanel n°5.
-Sono contento che tu abbia finalmente deciso di avere una sana vita sessuale; la cronologia del mio computer ringrazia.
Wonka decise di astenersi dal commentare quest'ultima affermazione.
-Ma non è questo il modo!! Rapire le  ragazze, ammanettarle e approfittarsene non è manifestazione d'amore; è bondage!! E nemmeno consensuale...
-Da come sospirava sembrava tutt'altro che non-consensuale.
-Ah, diavolo. Con te non si può parlare... Poi perchè le hai fatto una sala da ballo disseminata di specchi?
-Cosa ti aspetti da una sala da ballo??
-Si ma da quello che vedo dai progetti ci dovrebbe essere una parete di vetro... Vuoi che ci veda??
-Nah.
-E allora perchè hai messo una parete di vetro?
-Quello è vetro a specchio. Io vedo lei, lei non vede me.
-Dio, anche voyeur ora...

Nel frattempo, Laura e Aurora si avviavano verso l'ala privata di Laura con l'ascensore di cristallo.
-Piuttosto, parliamo di questo posto, dove sono??
-Beh questa è casa W... Dawkins!
-Aurora, lui ha ammesso senza problemi di non chiamarsi Richard Dawkins... Dove diavolo sono??
"Razza di idiota, mi hai rovinato la sorpresa!" Aurora mandò tacitamente a quel paese il padrone di casa e disse:
-Se te lo dicessi non sarebbe più una sorpresa!!
-Senti, ho mangiato caramelle a tutto spiano in una stanza tutta fatta di zucchero. Credi che ci sia altro che mi possa sorprendere?
-Beh, sorella, mi sa che ancora non hai visto nulla.
-In effetti sto viaggiando su un ascensore che può andare in tutte le direzioni... E che ha una parete tappezzata di pulsanti... Dio ma quanto è grande questo posto??
-Nemmeno ne hai idea!!
-E quanti tasti!!! Vediamo... "Strawberry Pumpkin Candy", "Rock Candy", "Chocolate Birds"... Il nostro padrone di casa deve amare molto i dolci!! Poi che altro c'è? Hm.. "Whipple Scrumptious Fudgemellow Delight Room", "Chilly Chocolate Creme Room", "Triple Dazzle Caramel Room", "Nutty Crunch Surprise Room"... Ehm... Aurora?
-Dimmi!
-Ma perchè ci sono tutti nomi di dolci Wonka? E poi qua c'è scritto "Beatrice Wing", "Ala Beatrice"...
-Ah! Quella è la tua ala personale! Ti ha fatto fare una suite, che è quella dove peraltro hai dormito stanotte, una sala di registrazione e una sala da ballo particolare.
-E cosa avrebbe di particolare?
-Riesce a proiettare illusioni olografiche che corrispondono a quello a cui stai pensando mentre balli! Ad esempio, pensi ad un cigno? Ti appare un cigno!
-Ma che immensa figata! Ma cosa ballo, che nell' iPod ho solo "Margherita"?
-Ti ho messo un po' di canzoni col pc di Charlie. Ti ho messo Zucchero, gli Stadio, Phil Collins, eccetera.
-Ehi, grazie!! Piuttosto, vorrei parlare al padrone di casa... Come faccio?
-Hai un interfono vicino al letto; è collegato alla stanza del nostro anfitrione, puoi usare quello. Ecco, siamo arrivati nella tua stanza. Ceni con noi stasera??
-Nah credo che per stasera passo. Troppi dolci. Vado a dormire.
-Ok, allora buonanotte!!
-Buonanotte...
Appena sua sorella uscì dalla stanza, Laura afferrò l'interfono.
-Ehm... Ehilà? Qualcuno mi sente?
*silenzio tombale*
-Ehm... sì... perdonami per l'ora tarda, ma grazie per... ehm... l'ospitalità. Addirittura allestirmi un'ala privata, mi sembra davvero troppo... Scusami ancora per stamattina, non volevo scappare via in quel modo. Piuttosto, so che sei il mio cavaliere che viene a farmi visita nei miei sogni, ma non so il tuo nome... Se non sei Richard Dawkins chi sei? Mi piacerebbe dare un'identità a chi mi ha "salvata". Sai, non so nemmeno di che colore hai gli occhi. Io ho sognato due occhi ametista, tu di che colore li hai? Poi spiegami perchè su quell'ascensore ci sono tutti nomi di dolci Wonka... Possibile che tu sia...? Naaah, ma che vado a pensare? Grazie anche per i vestiti. Me li hai scelti tu?? Se sì, hai veramente buon gusto! Anche se viola e nero fanno leggermente funerale... Va beh, buonanotte, signor Dawkins o chi per lui.
E Laura andò a dormire, non immaginandosi che un certo signor cioccolatiere ha ascoltato tutto il suo discorso. E che ora lui stava piangendo abbrancato a un cuscino, sentendosi uno schifo.

Nel frattempo, a Villa Cenci...
-"Ti salverò e sarai mia per sempre. Firmato: il tuo nobile cavaliere." Cavolo, abbiamo una traccia che scotta!!
-Chi gliel'ha scritto?
-Così su due piedi non glielo posso dire, signor conte. Dovrei cercare delle impronte digitali sulla dedica e sul regalo. Anche se, chi cavolo potrebbe averle regalato una scatola di barrette Wonka per compleanno?? Bel tirchio!
-Da noi a Roma si dice "purciaro". Comunque ha interrogato qualche testimone?? Ci sarà pur qualcuno che potrebbe dirci qualcosa...
-Ho interrogato il suo maggiordomo Ambrogio, mi ha detto che fra voi due non corre buon sangue, vero??
-Beh...- disse Mariano, un po' rammaricato. -Non ha tutti i torti. Io e Laura ci siamo sempre guardati in cagnesco...
-Sa perchè gliel'ho chiesto?? La mia è solo una congettura, ma credo che sia tutta una macchinazione per attirare la sua attenzione su di lei.
-E ma la dedica?? E il cloroformio?
-Ci pensi, potrebbe averle messe lei per depistarci, per confondere le idee. E nel frattempo sua figlia starà vedendo se lei si sta preoccupando; perchè è preoccupato, vero??
Mariano ribolliva di rabbia, ma dovette ammettere che le idee di Waldo non erano del tutto idiote. Aveva colpito proprio nel punto debole della famiglia: l'ostilità fra lui e sua figlia. E ora che pensava alla teoria del detective, cominciava a pensare di rimettere a posto le cose con Laura, riconsiderare il loro rapporto padre-figlia. L'aveva persa mentalmente, ora che l'ha persa anche fisicamente gli sembrava troppo.
E poi c'era sempre Aurora in mezzo a quel macello.
-Signor Mariano, stia tranquillo. La mia era solo una teoria. Fra una settimana farò analizzare le impronte digitali sulle prove trovate e vedremo a chi corrispondono. Lei nel frattempo si faccia una bella dormita. Buonanotte.
-Buonanotte signor Sandiego...
Mariano prese la foto di famiglia, dove c'erano lui, Natalia, Laura e Aurora di fronte alla torre di Tokyo, sospirò e disse:
-Scusami, bambina mia... 

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Capitolo 5
*** Parlare, Parlare. ***


Una settimana passò, veloce come una Ferrari sul circuito di Maranello.
Mentre il detective Sandiego si dava da fare per scoprire il mistero della contessina scomparsa; Laura girava quel posto enorme in cui si era ritrovata per capire chi fosse l'uomo misterioso che la teneva prigioniera, il tutto sotto lo sguardo vigile dello stesso padrone di casa, che nel frattempo non si era fatto più vedere.
E nei ritagli di tempo provava nella sua stanza (l'unica senza telecamere, la privacy di una donna è sacra) una divertente coreografia sulle note dei Talk Talk.
In quel lasso di tempo, William Wonka scoprì che la donna dei suoi sogni era molto più di quello che aveva sperato: non solo era una bellissima ragazza dall'ugola d'oro, ma era anche molto altruista, con i piedi per terra e acculturata. Inusuale background per essere quello di una contessa.
Amava la musica, la letteratura e le lingue straniere; amava l'Italia e Roma, e ne parlava con entusiasmo a Charlie e agli umpa-lumpa, che erano curiosi di sapere da dove venisse la loro ospite d'onore; amava la lingua latina, e di tanto in tanto declamava satire di Lucilio e Orazio, epigrammi di Catullo, orazioni di Cicerone. Il latino era un po' la lingua di famiglia, a giudicare dalla frase incisa sul braccialetto dei Cenci: Nil Difficile Volenti, "Nulla è difficle per chi vuole", il motto della casata.
Wonka sentiva che quel sentimento che aveva per la ragazza andava oltre la semplice ammirazione, oltre il mero possesso: era innamorato. Innamorato follemente.
Laura, dal canto suo, mostrava una curiosità sempre più crescente verso il suo "carceriere": girando per la fabbrica scopriva sempre una cosa diversa, un angolo della sua mente, un sogno realizzato, un desiderio celato. Quelle invenzioni che aveva visto le avevano mostrato l'immagine di un uomo folle e divertente, rimasto bambino dentro; ma allo stesso tempo geniale, sensibile e soprattutto dolce.
Ma soprattutto, aveva il sospetto sempre più crescente del fatto di trovarsi nella Maison Wonka; ogni qual volta le veniva questo sospetto però lo accantonava subito, constatando il fatto che era un'idea troppo irreale e che magari era solo un pasticcere amatoriale. Che aveva idee geniali però.
Sbaglio enorme accantonare quei sospetti.

Ora che quella settimana era passata, decise di provare a mettere in scena il suo spettacolo nella sala da ballo, a cui il padrone di casa volle assistere a tutti i costi.
-Vedo che finalmente ti sei decisa a provare la sala da ballo!!
-EH! Chi parla? Dove sei?
-Sono dietro a uno degli specchi!!
-Quale??
-Girati di 180 gradi!
-Ah... Sei lì dietro? E come fai a vedermi?
-Vetro a specchio, mia cara.
-Mah... Comunque come hai fatto a inventare un dispositivo per le proiezioni olografiche?? Cioè, puoi vedere tutto quello che penso mentre ballo o canto, è davvero fico!
-Ho semplicemente apportato delle modifiche all'invenzione del Thanatoscopio (= strumento di fantasia in grado di catturare l'ultima immagine fissata dalla retina, NdA), solo applicandola alle prioezioni mentali.
-Fortissimo!!
-Bando alle ciance, cosa vuoi ballare oggi?? Dimmi, ci penso io a mettere la canzone.
-Ah grazie! Cerca nell'iPod "Talk Talk".
-Hm... Eccola! Fammi vedere quello che sai fare!

All you do to me is talk, talk. Talk, talk, talk, talk. All you do to me is talk, talk.

Movimenti sinuosi e scatenati si alternavano in quel turbinio di tastiere e percussioni.
Willy rimase impressionato dalle movenze della ragazza, a suo giudizio lei avrebbe cominciato a ballare sin dalla più tenera età, così come a cantare. Infatti oltre alle belle movenze aveva anche una buona resistenza respiratoria, se si poteva pemettere di ballare come una scatenata e cantare allo stesso tempo.
Ma quando cominciarono ad arrivare le prime prioezioni mentali, rimase di sasso: lei stava immaginando di ballare insieme ad uno identico a lui.
Cappello a cilindro calato, capelli a caschetto, alto, vestito elegante, bastone a forma di caramella: era proprio lui.
Era un'ulteriore comferma del fatto che era lei la donna che aveva sognato. Era commosso, non sapeva che dire, che fare, che pensare.
Laura non poteva immaginare che il suo padrone di casa piangeva come un bambino, guardandola ballare con la proiezione di sè stesso.
"Dio, ma quello sono io!! Oh, cosa ho fatto??  Ti prego, scusami! Ti ho fatto del male... TI ho strappata dalla famiglia... Ti ho imprigionata qui, e non sai nemmeno chi sono..."
Laura, mentre ballava con il doppione del suo padrone di casa, pensava: "Chissà se lo spettacolo gli piace... Chissà se gli piaccio io... Perchè non parla con me?"

Dopo lo show..
-Ehm... Ti è piaciuto lo spettacolo??
*silenzio di tomba*
-Ehm... Sai, è da una settimana che lo provo...
*silenzio di tomba*
-...Tutto bene...?
-Sei bellissima.
Ora era il turno del silenzio di tomba di Laura.
-Balli e canti benissimo, sei curiosa, hai studiato, sei intelligente, sei bella da morire, sei altruista, dolce e simpatica. E sei di famiglia nobile.
*silenzio di tomba*
-E comunque anche i miei vestiti ti stanno benissimo.
-Ah, quelli che stavano nel mio armadio erano i tuoi vestiti?
-Sì, li ho adattati alle forme di una donna. So che ti sono piaciuti, anche se "fanno leggermente funerale".
-Allora mi hai sentito quella sera!!
-Sì. Ho sentito tutto.
Laura rimase per le sue un attimo, poi disse: -La parete era questa, vero?
-Sì, perchè?
-Hai un pennarello indelebile tipo uni posca per caso?
-Te lo faccio portare subito.

Tempo 10 secondi e alla porta bussò un umpa-lumpa con un uni posca in mano.
-Cosa vuoi farci?
Lei si avviò verso lo specchio da dove la guardava il padrone di casa e, alzandosi sulle punte, disegnò un qualcosa sul vetro.
L'immagine di Laura salzata sulla punta dei piedi, appiccicata allo specchio col ventre scoperto e il collo teso era ingenuamente erotica: erotica perchè risvegliava i suoi desideri, ingenua perchè era inconsapevole di suscitare tale reazione.
-Ecco, ho disegnato una cosa sullo specchio, così mi ricordo da dove mi guardi! Adesso io vado, ho ancora tanto da girare, ci si vede!!
Detto ciò la ragazza volò fuori dalla stanza.
Wonka guardò con un sorriso commosso cosa aveva fatto sullo specchio la ragazza: gli aveva disegnato un cuoricino.

Il detective Sandiego, nel frattempo, guardava preoccupato i risultati delle impronte digitali trovate sulla scatola e sul bigliettino, prima di comunicarle al conte: corrispondevano solo al profilo delle due sorelle Cenci.
"E ora cosa gli dico a quella bestia di Mariano?"
-Caro Waldo, so benissimo cosa mi vuole dire.
"Oh cavolo, mi farà sbranare dai cani."
-Quelle impronte combaciano con quelle delle mie figlie e non si sa dove sono finite.
-Beh... sì, in sostanza è quello... Mi dispiace, non so più dove aggrapparmi, non ho idee su chi potrebbe essere stato, su dove siano...
-Sa, ieri ho riflettuto sulla sua congettura.
-Ah, quella della fuga? Ma era solo una congettura, non ci sono prove!
-Ma non ci sono prove nemmeno per dire che fosse un rapimento.
-Ha ragione.
-Ho riflettuto e aspetterò che le mie figlie tornino da sole. Sono maggiorenni e vaccinate, hanno tutte e due un bel cervello e sono sicuro al 100% che se la sappiano cavare da sole. Nel frattempo lavorerò su me stesso, per cercare di ripristinare il rapporto fra me e loro, soprattutto quello con Laura. Tenga l'anticipo che le avevo versato, le farò avere un extra per il disturbo.
-Grazie signor Cenci. Comunque sa che ha delle belle figlie?
-Grazie, Waldo.- disse Mariano guardando la foto di famiglia. -Hanno preso dalla mamma. 

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Capitolo 6
*** Gravità ***


Un'altra settimana dopo...
"Sono tornato a Roma per questioni di governo, se non si fa la legge elettorale non sapremo più a che santi appellarci. Tu stai continuando ad andare all'università? Dalla festa di Laura non ti ho più vista. Lei sta bene? Immagino di sì, è in gamba come te. Abbi cura di tua sorella. Vi voglio bene. Papà."
-Cosa sta succedendo? Di solito finisce gli sms con il suo nome... E non si è mai preoccupato per Laura...
-Ma non parla con lei?
-Laura non ha un telefonino. Si è sempre rifiutata di averne uno.
-Oh. Beh, donna singolare tua sorella...
-Abbastanza. Forse è proprio per questo che piace al nostro padrone di casa.
-Ehi, non ti considerare inferiore a lei! Anche tu a modo tuo sei singolare...- disse Charlie, abbracciandola da dietro, poi le sussurrò nell'orecchio: -Ed è proprio per questo che a me piaci tanto.
Un attimo; quello in cui le labbra di Aurora e Charlie si unirono era stato l'attimo più lungo del mondo.
-Hmm... Sai, io e mia sorella siamo ancora vergini...
-Beh da parte tua lo posso capire, ma tua sorella ha 25 anni! Possibile che nessun uomo le sia caduto fra le braccia??
-Ah figurati, pure troppi. Tutti regolarmente respinti.
-E perchè mai?
-Lei è convinta di riuscire a conquistare il padrone della Maison Wonka. Vuole solo lui. E nessun altro.
-...Seriamente...? Cavolo, Willy ha trovato pane per i suoi denti, in fatto di stranezza...
-Ma lei lo sa che è ospite di casa Wonka, no??
-Ehm...
-E che aspetta a digli chi è, quell'altro trimone (= "idiota" in barese, NdA)?
-Non so... Aspetta, mi è arrivato un sms... Willy?
-Che dice??
-"Sono un pazzo. Vado a rivelarmi a lei." Cavolo, parli del diavolo!!
-Accidenti!! Mia sorella sarà la signora Wonka!!
-E tu, mia cara, sarai la signora dell'amministratore delegato.- disse Charlie con un ghigno di soddisfazione stampato in faccia, prima di baciarla ancora.

La settimana appena trascorsa è stata costellata di chiacchierate con il suo anfitrione, per Laura.
Ogni volta scopriva qualcosa di nuovo riguardo al suo misterioso cavaliere onirico: a parte l'evidente amore per la pasticceria, amava anche lui la musica ed era un grande fan dei Coldplay, amava la scienza e il cinema, amava la cultura asiatica -a giudicare da quanto sapeva delle usanze dei popoli asiatici-, amava viaggiare ed era curioso di scoprire parti del mondo che non conosceva.
-Senti, mi spieghi una cosa?- disse quel giorno Laura, rintanata nella sala da ballo.
-Dimmi pure.
-Sono rinchiusa qui da due settimane e ancora non ti ho visto in faccia... Cioè, mi ricordo di quando eri venuto alla festa, ma avevi due occhiali da sole talmente grossi che ti coprivano metà della faccia. Capisco il "non volersi far vedere in pubblico", ma qui siamo noi due...
-Ehm...- Wonka cominciò a tentennare.
Laura si avvicinò allo specchio da dove lui poteva vederla e appoggiò una mano sul vetro.
-Tu mi piaci.
Wonka sgranò gli occhi.
-Va beh, magari non sarai chi-penso-io, ma chissenefrega. Sei una persona splendida, quanto di meglio avrei potuto sperare di conoscere, che senso ha continuare a nasconderti da me? Almeno, se non mi vuoi dire chi sei, fatti vedere.
Un commosso William Wonka, di rimando, appoggiò la sua mano sopra quella di Laura, e con voce rotta dal pianto disse:
-Hm... va... va bene... però, prima che tu mi veda in faccia, voglio che ti metta una benda sugli occhi. E che balli con me.
-...Beh, si può fare...- Di tutta risposta, lei si tolse dai capelli la bandana e la legò agli occhi.
-Bene. Ora metterò la base della mia canzone preferita. Tempo 10 secondi e sarò li dentro.
Prima di entrare mandò un sms a Charlie e selezionò una ben definita canzone dalla libreria dell'iPod.
"Gravity" dei Coldplay.
L'odore di cioccolata che pervase la stanza era segno che il suo misterioso cavaliere era entrato dentro.
Lei non sapeva che dire, che fare. Come faceva a ballare con un uomo BENDATA?
-Eccomi.
La abbracciò, la prese per mano e le disse:
-Non temere, lasciati guidare, ci sono io qui.
La canzone era partita da un po', ma Laura -da fine intenditrice- sentiva che c'era qualcosa di strano in quella canzone.
La voce, non era quella di Chris Martin.

I can hear your heart beating, I can hear that sound,
*but* I can't help thinking. And I won't look now.

Cantava con un ardore che mai aveva sentito prima. Nemmeno nella voce di Martin.
Era una voce calda, rassicurante, si sentiva che ci stava mettendo il cuore.
Laura era appoggiata al suo petto, sull'orlo delle lacrime. Non aveva mai sentito nulla del genere prima, era eguagliabile solo alla voce di sua mamma che le cantava "Margherita" per farla addormentare da bambina.
-E comunque anche tu mi piaci da morire.
"Cosa...?"
-Ma che dico...! Tu non mi piaci...
"Ma che succede...?"
Lui le prese il volto bendato fra le mani.
-Ti amo da morire.
Non si sentirono più voci in quella stanza. Solo una serie di strumenti che facevano da sottofondo a un momento indimenticabile.
Mentre assaporava le labbra della ragazza, le asciugava via quelle lacrime che le rigavano il volto con il tocco delicato della sua mano guantata.
E lei non fece altro che sottostare a quel bacio; anzi, di tutta risposta cominciò ad accarezzargli delicatamente il viso, per poi scendere sul collo, fino ad arrivare al colletto della camicia.
Lì notò qualcosa di vagamente familiare: una spilla, a forma di W, con un andamento grafico che lei ben conosceva.
Mentre Laura faceva scorrere le dita sulla sua spilla, Willy pensò "Beh, ormai c'è arrivata. Togliamole la bandana.".
La musica continuava ad andare.
Lei sbattè le palpebre per qualche attimo, riabituando gli occhi alla luce, si toccò le labbra ed esclamò:
-Oh per l'amor del cielo... No, non puoi essere lui, non è possibile...!
-Invece sono io.
-Non... può... essere... William Wonka...?
-Benvenuta a casa mia.
La testa della povera ragazza era talmente confusa e disordinata che sembrava uno dei migliori flussi di coscienza di James Joyce.
"cavoli non può essere ho appena baciato william wonka accidenti accidenti accidenti e io che ho girato tutta la fabbrica c'erano i nomi dei suoi dolci nell'ascensore tipo quelli delle barrette che mangiavo a colazione a casa ma chissà ambrogio come sta sarà preoccupatissimo per me bravo ragazzo e papà sarà tornato a roma che pigliasse a calci nel sedere quell'idiota del premier se lo merita gli italiani con 80 euro in più ci si soffiano il naso altrochè comunque ambrogio si merita una brava moglie gliene dovrò trovare una prima o poi e tanto lo so che aurora e charlie stanno insieme lo vedo come guarda mia sorella cioè io sono stata circondata da cioccolato per due settimane e non mi è mai venuto in mente che era lui il padrone di casa ma cavolo mi ha allestito un'ala per me mi sognava la notte profuma di cioccolato mi ha baciata sul collo ora che lo guardo è veramente bono e l'ho sognato intere notti dio mio dio mio dio mio ho portato i suoi stessi vestiti veste davvero bene dovrebbe fondare una casa di moda ora che ci penso quel nanetto aveva detto che la cioccolata wonka era di casa e come ho fatto a non capirlo ma io gli ho appena detto che mi piace mi ha baciata dio dio dio ha delle labbra favolose gliele prenderei a morsi e ha degli occhi stupendi come le ametiste che mamma portava dall'isola d'elba mamma mamma guardami ti voglio bene lo amo lo amo lo amo."

-Ti senti bene, principessa?
*silenzio tombale*
-Dio mio... Ti prego, dì qualcosa...
Lei rialzò la testa, lo guardava con occhi che grondavano lacrime.
-...Grazie...
-"Grazie"?
Laura, con voce rotta dal pianto, cominciò a parlare.
-Ricordo ancora il primo giorno in cui ho toccato una barretta Wonka; primo perchè sentivo che era la cosa più buona che avessi mai mangiato in vita mia, secondo perchè era stato il giorno del funerale di mamma.
Wonka trasalì.
-Ricordo quanto ero arrabbiata col mondo, quel giorno. Odiavo il prete che fece seppellire la bara, odiavo papà che non seppe mai starle vicino, odiavo me stessa, perchè sentivo di non averle mai detto abbastanza quanto le volevo bene. Mi ritirai in un angolo, per prendere a pugni un albero cavo lì vicino; un mio amico si avvicinò con una barretta di cioccolato in mano, una delle tue. Mi disse "prendi questa, è una mano santa, ti tirerà un po' su". Non so quanto mi abbia tirato effettivamente su, ma vidi la cosa con occhi diversi, come se la mamma avesse voluto prendersi delle ferie a tempo indeterminato, ma sentivo che presto o tardi l'avrei rivista per raccontarle tutto quello che avevo fatto nel frattempo. La sensazione che ebbi quando ingoiai quel pezzo di cioccolato ancora non so descriverla, era come se qualcuno mi stesse consolando. E attenzione, non ho detto "qualcosa", ma proprio "qualcuno". Fatto sta che mi ero sentita bene, e da quel momento in poi non avrei rinunciato ad avere una di quelle barrette almeno una volta al giorno. Mi alleviavano il dolore della perdita di mamma, e sentivo come se qualcuno, tramite il gusto del cioccolato, volesse dirmi qualcosa. Ovviamente triplicai gli sforzi in palestra.
Wonka ridacchiò a quella rivelazione.
-E, beh, questo è quanto. Ecco perchè "grazie". Non avrei mai immaginato che dietro a un'impresa come quella si celasse un uomo tanto meraviglioso. Cioè sei simpatico, folle, curioso e generoso; ami la musica e ami viaggiare, veramente non avrei mai potuto immaginare che mister Wonka fosse tanto straordinario... Quindi... Grazie...
Lui non seppe cosa dire, aveva un magone pazzesco che gli bloccava le corde vocali e la trachea. Seppe solo rimanere a bocca aperta senza dire nulla.
-...Beh, ora... ora che.. si... fa...?
Dopo un silenzio tombale, lui si accasciò in ginocchio sul pavimento, singhiozzando silenziosamente.
Laura gli corse vicino, si inginocchiò vicino a lui, gli tolse il cappello dalla testa e lo strinse forte al petto.
La canzone continuava ad essere riprodotta, forse era stata messa in loop.
-Comunque devo ammettere che anche tu canti benissimo.- gli disse Laura, visibilmente più rilassata.
-Ma... quello che mi hai detto prima... di fronte allo specchio...?
-Non rettifico nemmeno una parola di quello che ho detto.
-Oh mio dio parli sul serio??
-Mai stata tanto seria in vita mia.
-Ma...- un dubbio atroce pervase la mente di Wonka. Lei lo amava per COME era o per CHI era?
-Te l'ho detto, poco importa chi sei; sei una persona straordinaria, ecco cosa conta.
-Ma dicevi sempre che volevo sapere chi ero...!
-Magari mi sono espressa male e mi scuso, volevo dire che ci tenevo a dare un volto alla persona che mi ha salvato, in breve, io le persone che amo le voglio guardare in faccia.
-Oh...!
-Piuttosto, tu...?
-Non temere.- Lui la baciò con ardore, e disse: -Nemmeno io rettifico una parola di quello che ho detto.

-Oh-oh!! Aurora cara, ci siamo!!- disse Charlie entusiasta, dall'ascensore di cristallo. I due erano diretti alla sala degli uccellini di cioccolata, il quale percorso per raggiungerla passava *guarda caso* sopra la sala da ballo.
-"Ci siamo" cosa?
-Guarda lì!!- Charlie indicò un punto in cui si poteva vedere la sala dall'altra parte del vetro a specchio.
-Oh cielo! Ce l'hanno fatta!! Ce l'hanno fatta!!- Aurora non poteva credere a quello che vedeva.
Dall'ascensore vedeva due piccole figure, abbrancate l'una all'altra.
Non ci voleva uno Stephen Hawking per capire che quei due figuri erano Laura Beatrice Cenci e William Wonka, e che si stavano dicendo a suon di baci tutto quello che si erano tenuti dentro per due settimane.

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Capitolo 7
*** Fantasie. ***


Quattro mesi dopo...
Un corridoio erboso di una serra, disseminato di lucciole.
Laura in camicia da notte di seta bianca.
Willy in kimono e pantaloni di raso nero. Il kimono rigorosamente aperto, lasciando scoperto il busto scolpito.
Un prato in una stanza chiusa.
Un carro di legno.


Ehi... Ma perchè c'è un carro?? E ha il simbolo della route 66...
Non saprei... Ma quella pistola dentro ce l'hai messa tu? C'è anche il distintivo di un poliziotto dentro...
*sniff* ...Si sente puzza di etere dietilico, e di polvere da sparo.
*sniff* Sento anche odore di benzina.
Ma tu guarda...!
Ehi, sveglia!

-Ehi, sveglia!- Aurora svegliò Laura saltandole sul letto; lei, di tutta risposta gli sferrò una pedata sugli stinchi.
-Ahio!! Ma che cacchio!!
-Così impari a svegliarmi mentre sto sognando, "jena frignans"!
-La finisci di usare quel vecchio soprannome?
-La finirò quando tu la pianterai di zomparmi sulla cassa toracica per svegliarmi.- Quello di saltare sul petto di Laura era un vecchio vizio di Aurora. -Mi hai fatto sputare i polmoni!!
-Allora,- Aurora si sedette sul letto di Laura. -Sarà passato quache mesetto da quando tu e Wonka vi siete impegnati, no??
Laura arrossì.
-Beh... sì... E allora?
-Non sarà ora di fare quella "vecchia cosa" di cui mi avevi parlato??- Aurora sfoggiò un sorriso malizioso, e Laura divenne viola dall'imbarazzo.
-Beh.... magari... ma ecco... vedi.... non ho i mezzi per farlo...
-E che ci sta fare il mio regalo???- disse Aurora, porgendo una busta chiusa a Laura.
Prima che tutti voi fraintendiate *maliziosi :P*, la "vecchia cosa" a cui le contessine alludevano, è una fantasia che Laura aveva sin da adolescente: lei desiderava fare in cabriolet tutta la route 66, andata e ritorno, al ritmo della miglior musica elettronica e synth-pop mai composta. E l'avrebbe voluto fare con l'uomo della sua vita. Il regalo in questione erano le chiavi di una macchina, una Aston Martin Vanquish cabrio blu elettrica con impianto stereo Bose Dolby Atmos e dock per l'iPod.
-Te l'ho parcheggiata al garage della tenuta!
-MA COSA!!! Non dovevi, dai!! Sei partita di cranio completamente!!
-Invece dovevo. Piuttosto vai da lui e parlagliene. La sa questa cosa, no??
-Ehm... no... ma credo sia l'ora, no??
-Muoviti allora!!

Laura abbracciò sua sorella e corse da Willy, che nel frattempo era impegnato nel concept di una nuova linea di dolci insieme a Charlie. Laura, prima di farsi vedere, origliò il discorso da dietro la porta.
Sempre stata impicciona.
-Beh dai bro, la "Dolci sogni" e la "Be My Valentine" stanno andando benone!! Di cosa ti lamenti??
-Mah, sento come se mi mancasse qualcosa... Voglio qualcosa che faccia veramente il botto, ma non riesco a trovare l'ispirazione!!
-Cambiando discorso, hai deciso di dare quella cosa a Laura??- disse Charlie tutto eccitato.
-L'ho deciso da un pezzo, ma voglio creare l'occasione giusta.
E, prima che fraintendiate ancora, la cosa in questione sarebbe un bracciale di raso nero con un inserto d'oro bianco a forma di W, identico alla spilla che lui aveva al colletto.
-A-EHM!!!- Laura si schiarì rumorosamente la voce, per far notare la sua presenza.
-AH!! Ehm, buongiorno principessa!!
-'Giorno, Laura!!- Charlie sempre sbrigativo come al solito.
-Cosa avete che siete tutti concitati??
-Dovrei chiedere la stessa cosa a te, amore. Hai gli occhi spiritati, sembra che tu abbia appena commesso un omicidio!
Laura guardò perplessa Willy. Che razza di uscite aveva?
-Non raccolgo. Devo parlarti di una cosa, piuttosto. Ci tengo tantissimo.
-Oh, beh in questo caso... Charlie, puoi lasciarci da soli un momento??
-No problem, bro!! Vado da Aurora, dobbiamo mettere a punto dei nuovi processori grafici per un progetto universitario.
Charlie si allontanò dagli uffici con uno degli ascensori di vetro.
-Beh, ora siamo soli. Di cosa vuoi parlarmi, stella del cielo??- Aveva delle uscite a volte allucinanti, ma Laura dovette ammettere che lui ci sapeva fare con le belle parole.
-Beh.. tu hai mai avuto delle fantasie da adolescente??
-Sì, ed eccone il risultato!!- Aprì le braccia come per indicare che quella fabbrica, dove lei attualmente viveva, fosse il risultato dei viaggi mentali di Willy Wonka.
-Beh sì, a parte questa...
-Hmm... non so dirtelo, purtroppo. Sai, io ho sempre vissuto per i dolci, questa è stata la mia fantasia.
-No, vedi, te lo chiedo perchè volevo che tu facessi parte della mia.
-Oh ne sono lusingato, confettino mio!!- disse Wonka, saltellando e battendo le mani come un bambino. -Dimmi qual è e io te la realizzerò!!
-Hai presente la route 66?
-Beh, certo, chi non conosce la Strada Madre?
-Ecco. Io ne sono sempre rimasta affascinata, e, fin da quando ero adolescente, mi sono messa in testa che non sarei dovuta morire senza prima aver fatto la route 66, andata e ritorno, in cabrio e con la miglior musica elettronica a far da colonna sonora al viaggio.
Wonka sorrise a quella rivelazione. I viaggioni on-the-road sono sempre stati la sua passione.
-Sembra molto fico, ma io cosa c'entro??
-Beh, ho giurato a me stessa che l'avrei fatto con l'uomo della mia vita. E. Nessun. Altro.
Wonka trasalì. In un momento di crisi creativa non poteva permettersi di lasciare la fabbrica, poi l'idea di soggiornare magari in tenda da campeggio, o peggio ancora in squallidi motel stile "Psycho" lo facevano rabbrividire. Lui, che aveva sempre preferito gli ambienti totalmente asettici e che girava con i guanti per non sporcarsi le mani, non si sarebbe mai potuto vedere in una squallida camera d'alberghetto di decima classe.
Ma doveva farsi forza, si trattava della sua principessa, e *perdio* avrebbe sopportato qualsiasi intemperia per farla felice. La prospettiva di un bel viaggio on-the-road lo allettava; chissà, magari l'avrebbe aiutato a superare la sua crisi.
-Henf... D'accordo. Ci sto. Facciamolo!!
-Ma sei un GRAAAAANDE!!!- Laura stritolò di abbracci il povero cioccolatiere. -Dai partiamo subito!! Ho anche il mezzo!!- disse la ragazza mentre sventolava di fronte agli occhi di Willy le chiavi della sua Aston Martin, trionfante.
-Beh fammi prendere dei vestiti di ricambio...
-Fermo lì! Non penserai mica di partire così!! Creperai di caldo con quei vestiti, mettiti qualcosa di comodo, e non portarti il cappello se ci tieni, potrebbe rovinarsi.
-Hm, forse hai ragione. Andiamo in camera mia, dovrei avere dei jeans e qualche t-shirt. Ma il mio pigiama-kimono di raso me lo porto!!
-Affare fatto!! (Basta che poi mi rimani a petto nudo...!)

La suite di Wonka era quanto di più lussuoso si potesse immaginare. Era tutta arredata in stile Art Nouveau, ghirigori e inserti di ferro battuto la facevano da padrone ovunque, insieme ad aggiunte di seta viola, nera e rossa.
Lui intanto frugava nei suoi armadi per cercare qualcosa di comodo da mettersi e da portare in viaggio e, nel frattempo, parlava con un umpa-lumpa, dandogli disposizioni sull'attrezzatura da campeggio da portare -zaino, borracce, fornelletti, ferraglie varie, tenda e sacco a pelo-. Le avrebbe fatte portare nel primo ascensore di cristallo libero, destinato alla tenuta dei Cenci, ad Evanston.
Alla fine trovò delle vecchie t-shirt dei Genesis, Pink Floyd e Guns 'n' Roses di quando era adolescente, insieme a qualche paio di jeans Gas e a delle scarpe da corsa che metteva la mattina per allenarsi; corse dietro al separè per cambiarsi e ne uscì completamente trasformato. Le t-shirt e i jeans vestivano molto aderenti addosso a lui, definendo perfettamente ogni muscolo del suo corpo. Willy decise che senza la sua spilletta addosso non si sentiva lui, così la attaccò ad un nastro di raso nero che si legò al collo, tipo collare. Sembrava un modello di Abercrombie & Fitch, ma con i capelli a caschetto.
Infilò tutti i vestiti di ricambio e il nècèssaire in un borsone da palestra e accompagnò Laura (che nel frattempo cercava di trattenersi dallo sbavare come una pazza indemoniata. Ormoni impazziti o meno, era comunque una contessa, e il ritegno è una componente fondamentale dell'essere nobile.) nel suo appartamento.
Lei aveva t-shirt di tutt'altro genere (che si era fatta portare da umpa-lumpa in incognito dalla tenuta, tanto Ambrogio era tornato a Roma con Mariano, e Aurora aveva una copia delle chiavi), dove spadroneggiavano Skrillex, Bastille, Xilent, Daft Punk e Caparezza. In compenso indossava solo shorts, o al massimo jeggings. Anche lei si cambiò nel separè, optando per un top dei Bastille e degli shorts denim, Superga ai piedi. Vestita così non sembrava per niente figlia di nobili, e la cosa le piacque molto. Anche lei infilò vestiti, ricambi e nècèssaire in un borsone e partirono tutti e due nell'ascensore di vetro, alla volta di Evanston. Non senza prima aver salutato i ragazzi e gli umpa-lumpa.

Arrivati alla tenuta, Wonka parcheggiò il suo ascensore nel giardino privato di Laura combinando un macello. I reattori avevano bruciato la metà delle siepi.
Laura scosse la testa e andò al garage tutta contenta, dove la aspettava la sua Aston Martin Vanquish.
Era una belva di due metri e mezzo, con 5 posti a sedere, tettuccio apribile, ampio portabagagli *meno male* e, soprattutto, impianto stereo Bose Dolby Atmos. Roba da frantumare i finestrini delle altre auto in coda. Sul cofano c'era un messaggio di Aurora: "Buon Viaggio!!"
Caricarono i bagagli, montarono in macchina e, al ritmo di "Levels" di Avicii, partirono alla volta della loro meravigliosa avventura.
Ma *ahimè* erano talmente eccitati dall'idea del viaggio che non si accorsero di una strana auto nera che li osservava ascosta fra le fratte.
Quella Ford Fiesta nera, targata PI570LA, era l'auto del detective Sandiego, appostato per il solito giro di ronda per la ricerca della contessina Cenci.
E osservava i due giovani amanti con un ghigno da maniaco.

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Uff, caro mi costa questo viaggio mentale!!!
Restate sintonizzati su questa stazione per scoprire nel prossimo capitolo cosa avesse da ghignare Waldo Sandiego, e sul perchè continua ad indagare sul caso della contessina Cenci, nonostante la polizia lo abbia archiviato come "fuga"!
Nella prossima puntata avremo un bel flashback che ci spiegherà come mai Sandiego sia così preso dalla vicenda, poi si riprenderà con il viaggio sulla strada madre dei nostri giovini protagonisti!!^_^

Stay tuned!!
Laura. 

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Capitolo 8
*** Vi racconto la storia di Waldo Sandiego ***


Waldo Sandiego tornò nel suo squallido appartamentino-ufficio, posando le foto che aveva scattato ai due giovani ragazzi nel raccoglitore riservato al caso Cenci.
Ogni volta che si trattava di donne e ragazze scomparse per lui era sempre una festa: si faceva affidare il caso, faceva le sue indagini, raccolgieva le sue prove e le mandava tutte alla polizia federale. Ma, chissà perchè, delle ragazze non vi era più traccia comunque. Lui consegnava dei passaporti di paesi stranieri intestati alle ragazze e finiva lì. Fuggite, sparite, volatilizzate.
Solo lui sapeva che fine facessero; ad esempio Vicky Smith era stata gettata in un canale, Lindsay Harris giaceva placidamente in un baule nella cantina di una birreria abbandonata e Deborah Barret aveva trovato la sua pace in un bosco vicino al lago Michigan. Peggio andò alla piccola Elaine Carter, uccisa a sprangate a soli 15 anni.
Del resto, cosa ci si deve aspettare da un detective appassionato di Jeffrey Dahmer e Ted Bundy?
Waldo Barry Sandiego nacque a Nashville nel 1957; sin da bambino sviluppò una passione per l'investigazione, aiutando la mamma a cercare degli oggetti che venivano dimenticati per casa, usando un set da piccolo detective per gioco.
Detta così parrebbe una cosa normale, ma le prime difficoltà nacquero quando, a 17 anni, venne rifiutato da una sua compagna di classe -di cui lui si era innamorato perdutamente-, e addirittura venendo deriso da tutti, che lo additarono come "un secchione fallito".
Erano gli anni in cui Ted Bundy cominciò ad uccidere giovani donne, e Waldo seguì il caso con interesse maniacale, specie sulle modalità con cui l'assassino uccideva le ragazze che gli capitavano a tiro. I genitori, preoccupati, lo fecero seguire da uno psichiatra, che etichettò la cosa come "normale"; tanti ragazzi hanno una passione per il mondo del crimine, e riteneva che questo interesse avrebbe fatto di lui un buon detective.
Cosa anche abbastanza vera, poichè Waldo si laureò alla Yale in Criminologia a 26 anni con il massimo dei voti e trovò immediatamente un posto alla F.B.I. nel reparto dedicato ai casi irrisolti.
I colleghi lo descrivevano sempre come un "uomo placido e tranquillo, ma attento ai dettagli in maniera maniacale, un uomo a cui non sfuggiva nulla".
Dopo 10 anni di onorato servizio decise di aprire uno studio investigativo privato, occupandosi dei più svariati casi, dalle rapine agli omicidi.
Ma le scomparse, specie se di giovani donne, erano la sua specialità.
Andava nel luogo in cui la vittima era stata vista l'ultima volta, raccoglieva le sue prove, traeva le sue conclusioni e correva a casa ad analizzarle. Eventualmente trovava la ragazza, la salvava, la conquistava e, con la scusa di andare a casa sua per un drink aveva un rapporto con loro. Poi le uccideva. Nel caso la vittima non venisse conquistata, prima la uccideva e poi la squartava, come per darle una lezione.
Dopo tutto questo alterava le prove trovate e le mandava all'F.B.I. per "farsi dare una mano". Le foto delle ragazze scomparse venivano poi attaccate ad una specie di "bacheca dei trofei", sulla testiera del letto.
C'era del metodo nella sua follia, poichè le ragazze uccise assomigliavano tutte a Patricia Logan, quella che lo rifiutò a 17 anni: more, occhi marroni-ambra e studiavano canto, se non assomigliavano a lei le restituiva semplicemente ai loro famigliari, intascandosi la sua bella ricompensa e il buon prestigio.
I federali non sospettavano minimamente di lui, può succedere che qualche ragazza scompaia dalla circolazione, magari scappando in altri paesi.
Waldo sorrideva quando i federali non riuscivano a raccapezzarsi di qualcosa, voleva dire che le prove erano state falsificate a regola d'arte.
Un buon detective ed un eccellente serial killer. Connubio pericoloso in una persona sola.
Ora le era capitata fra le mani la contessina Cenci, e la cosa divenne ancora più pericolosa, poichè interrogando il cameriere si era fatto un'idea di che persona fosse Laura: avventurosa, viaggiatrice, onesta, generosa, bella voce: l'esatta copia di Patricia Logan.
Ormai la bacheca dei trofei di Sandiego contava 9 ragazze.
Elaine Carter, 15 anni.
Deborah Barret, 27 anni.
Vicky Smith, 21 anni.
Lindasy Harris, 30 anni.
Barbara Rooney, 25 anni.
Samantha Lee, 35 anni.
Jiang Bailey, 23 anni.
Fumiko Acosta, 19 anni.
Frida Bell, 29 anni.
Anche Laura finirà su quella bacheca, ma non come immagine votiva.
Sandiego avrebbe sposato quella ragazza, l'avrebbe fatta sua per la vita, volente o nolente.
E chiunque si fosse messo fra lei e lui avrebbe fatto una brutta fine.
Ad esempio quel tizio con i capelli a caschetto che se la sbaciucchiava; a giudicare dalle descrizioni che Mariano Cenci gli aveva fornito si trattava del presunto Richard Dawkins che avevano visto con lei alla festa.
Beh, gli avrebbe riservato un trattamento speciale: sarebbe stato il primo uomo ucciso da Waldo Barry Sandiego. 

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Capitolo 9
*** Route 66: il Matto e gli Amanti. ***


Il viaggio proseguì senza intoppi per tre giorni. I due piccioncini si fermavano ad ogni città che incontravano sulla route (per rifornimenti, riposo o semplice curiosità) divertendosi come matti.
L'impianto stereo della Vanquish faceva sì che la colonna sonora del loro viaggio si sentisse fino all'interstatale che costeggiava la Strada Madre, facendo ballare tutti gli automobilisti e incuriosendo quei *pochi* che hanno mantenuto le loro piccole attività su quella vecchia strada.
Vangelis, Mike Oldfield, Skrillex e Xilent erano i loro compagni di viaggio, nessun altro.
Laura e William finalmente si sentirono liberi dalle loro preoccupazioni, liberi una volta per tutte.
Lui si rivelò una persona giocherellona e spiritosa, spogliato degli abiti formali; lei invece sembrava un'autentica scout: sapeva maneggiare alla perfezione l'attrezzatura da campeggio e usava le sue abilità nelle arti marziali per procurarsi legna per i falò.
-Ma come diavolo fai a montare una tenda così?? Sembra un palazzo per quanto è fatta bene!!
-Ero campionessa di bivacco nei boy scout, caro!
-Hm... E questa ricetta? Roba nuova? Buona da morire! Come si chiama?
-Si chiama "pasta alla carbonara", pasta, uova, pepe e pancetta; è un piatto tipico romano. La cucinavo sempre assieme ai miei compagni di squadra; è buona, economica e non richiede cibi con scadenza a breve termine; perfetta per i campeggi!
-Ma per quanto tempo sei rimasta negli scout?
-Solo 4 anni. Mio padre diceva che frequentare dei selvaggi che si nutrono di bacche nei boschi non era roba da contesse.
-...Ma, senza offesa, tuo padre è un gran bastardo!!
-Lo so, purtroppo. Meno male che c'era mamma...
-Tua madre sembra una persona straordinaria.
-Beh, calcola che lei è stata cresciuta nelle campagne russe, e ha sposato un conte. Lei capiva sia le esigenze mie che quelle di mio padre, era una perfetta mediatrice. Mio padre non l'ha mai sopportata per questo, voleva imporre la sua autorità su tutto. Quando è morta ho capito che sarei rimasta da sola, e che avrei dovuto farmi forza per imporre le mie idee, e Aurora mi ha dato una mano per quel che poteva fare. E comunque sì, mia madre era una vera forza.
-Sai, io non ho mai conosciuto la mia...
-Ah davvero? Come mai?
-Lei è morta dandomi alla luce.
-Ahi... Mi dispiace.
-Papà era legatissimo a lei, anche se si sono sposati molto giovani, avevano tutti e due 18 anni. Infatti non si è mai risposato. Mamma voleva chiamarmi come suo padre, papà come suo fratello. Quando lei morì, lui decise di darmi il doppio nome, anche se mi ha sempre chiamato Willy.
-Ah! Quindi non ti chiami solo William!
-Eh già, il mio nome completo è William Philip Wonka.

Il viaggio proseguì senza difficoltà, a parte il caldo torrido. Un giorno provarono persino a cuocere un uovo sul cofano della macchina -usando la padella, ovviamente- come si vedeva nei film. L'uovo si bruciò dopo 3 minuti.
Arrivati verso Joplin, dopo 2 giorni di viaggio, Laura notò due figure all'orizzonte, vicino a una moto in panne.
-Oh cavolo!- esclamò Willy. -Andiamo a dargli una mano! Mi intendo di motori, magari posso fare qualcosa.
-Aspetta che accosto.
La Aston Martin accostò vicino a un uomo e una donna, che guardavano attoniti quel macchinone spettacolare.
-Ehi ragazzi!!- esclamò Laura. -Possiamo fare qualcosa per voi?
-Ma ciao!!- salutò la ragazza con entusiasmo. -Magari, guarda. Ci si è ingolfata la moto e non riusciamo più a ripartire!
-Ah dei biker!- disse Willy saltando fuori dalla macchina. "Avrà bevuto litri di olio Cuore" pensò Laura. -Capisco qualcosa di motori, posso vedere dov'è il problema.
-Vi ringrazio!- disse il ragazzo.
Dando un'occhiata alla marmitta, Wonka diede un giudizio insindacabile: il filtro antiparticolato era andato e si era intasato il collettore; o rimane ferma o esplode.
-Porco cane!- esclamò la ragazza. -Ora come ci arriviamo a Los Angeles?
Laura e Willy si guardarono e annuirono, poi lui parlò: -Ragazzi, anche noi siamo diretti a Los Angeles, se volete potete viaggiare con noi! Abbiamo spazio nella tenda e viveri a sufficienza. Ci state?
-Eccome se ci stiamo!- esclamò il ragazzo. -Ah scusatemi, non ci siamo presentati! Io mi chiamo Ashton!
-E io sono Daryl!
-Dai ragazzi, saltate su!!- esclamò Laura.
I due giovani saltarono sulla Vanquish e, al ritmo di "Dervish D." di Vangelis, partirono alla volta di Los Angeles.

Il gruppo si divertì molto durante il tragitto.
Daryl e Ashton erano due studenti universitari con la passione per gli anni 60 e per il mondo dell'occulto; specialmente Daryl, che amava scrivere oroscopi e giocare con i tarocchi. Erano diretti a Los Angeles per visitare gli studi cinematografici e *chissà* per beccare qualche star.
Laura si accorse che, durante tutto il tragitto prima e dopo l'incontro con i due ragazzi, Willy prendeva appunti su un blocco note; e che ogni volta che si presentava l'occasione, si rintanava da qualche parte da solo con uno strano pacchetto in mano.
"E io che pensavo che il viaggio gli avrebbe fatto bene..."
Una sera, mentre si erano fermati in un motel nei pressi di Albuquerque, durante la cena Willy cominciò a gridare come un pazzo.
-HO TROVATO!! HO TROVATO!!
Laura guardò perplessa i suoi compagni di viaggio.
"Va beh che è il mio ragazzo, ma che ne so cosa gli passa per la testa?"
Willy si rese conto che i suoi compagni di viaggio lo guardavano straniti e si ricordò che, nonostante non fosse in abiti formali, era pur sempre il proprietario della più grande industria dolciaria del mondo, e si ricompose.
-Ehm... scusatemi...
I giorni che mancavano all' arrivo li trascorsero all'insegna di grigliate, canti al falò e musica dei Daft Punk.

Arrivati a Los Angeles, davanti all'Hotel Excelsior...
-Ah, eccoci alla fine della route!- esclamò Willy tutto contento. -Noi ci si ferma qui per stanotte.
-Che sei matto?? Ma costa un occhio della tes...!
-Ssh! Voglio il meglio per la mia principessa!
-Awwww! Che doooolci!- esclamarono Daryl e Ashton. -Noi comunque andiamo ad alloggiare nei sobborghi, come gli scapestrati degli anni 70! Grazie mille per lo splendido viaggio, ve ne siamo molto grati.
-Ma grazie a voi, ragazzi! Ci siamo divertiti un mondo.- disse Laura.
-Per sdebitarci posso provare a leggere i tarocchi per voi!- propose Daryl.
Willy si limitò a scuotere la testa con un sorriso, era sempre stato un po' scettico su queste cose. Laura lo guardò, alzò le spalle e disse: -Ma sì, per me va bene! Magari sarà pure divertente!
Daryl battè le mani eccitata. -Grandioso!! Vi farò il gioco del presente e del futuro, i 22 arcani vi riveleranno chi siete, lo stato attuale elle cose, il futuro immediato e a lungo termine e il vostro consiglio per una vita col botto.
La giovane autostoppista mischiò le carte, ne mise alcune sul terreno e le altre rimanenti in un sacchetto ornato d'oro.
-Allora... Vediamo che tipo di persone siete...
Girò due delle carte che aveva disposto sul terreno.
-L'Eremita... e la Papessa. Questa carta rappresenta la forza dell'intuizione e della conoscenza occulta. La Papessa non agisce a livello materiale, ma al livello più profondo della psiche. È calma e distaccata, sa aspettare il tempo giusto per agire, la sua purezza interiore le permette di non essere contaminata dalle emozioni negative. L'Eremita, invece, è solitario e riflessivo. Dal punto di vista materiale è povero, mentre sotto il profilo spirituale ha accumulato nel tempo una enorme ricchezza, e questo lo rende un faro e una guida per chi è pronto ad ascoltarlo.
-Avrei da dissentire su un paio di cosette,- ridacchiò Willy. -ma a grani linee ci hai preso!! Continua!
-Bene, vediamo cosa lega queste due personalità... Ma bene!! Abbiamo gli Amanti!
-Ma guarda...!- disse Laura, arrossendo.
-Questa carta ci ricorda la forza del potere dell'Amore, che sia verso un'altra persona, un'idea o un qualsiasi obiettivo che ci appassiona. Di fronte al vero amore dobbiamo essere nudi, cioè sinceri e autentici, pronti a donarci interamente. Al tempo stesso, la decisione di abbandonarci all'amore richiede sempre una scelta da parte nostra, la scelta di non cedere alla paura ma seguire ciò che il nostro cuore realmente desidera.
I due amanti si guardarono con complicità.
-Hai visto signor scettico?- disse Daryl.
-E va bene, 2 a 1 per te, vai avanti!
-Vediamo lo stato attuale delle cose... Uh, è uscito il Carro!
-Cosa vuol dire?- chiese Laura.
-
Questa carta insegna a perseguire gli obiettivi con determinazione e piena fiducia in sè stesso. Il viaggio che il Carro compie rappresenta il percorso da un punto A (la tua condizione attuale, dove sei adesso) a un punto B (il tuo obiettivo). Questo è il tempo di iniziare il viaggio e realizzare i propri sogni.
-Eh, però... Mica male come previsione cara!- osservò Ashton.
-Vediamo cosa accadrà nell'immediato futuro... Oh mamma...
-Che succede?- disse Willy.
-L'Appeso...
-Ricordo qualcosa dei tarocchi.- disse Laura. -Mi ricordo che non era proprio di buon auspicio.
-No no no, non che sia un brutto segno, cioè non è peggio della Morte o della Torre, ma vuole dire che sta per succedere un qualcosa. Le parole chiavi dell'Appeso sono "sacrificio" e "attesa". Potrebbe accadere qualcosa che porterà uno di voi a sacrificarsi per il bene dell'altro.
Messa da questo punto di vista non sembrava una cosa malaugurale, ma era uno spunto di riflessione per Laura. Da un po' sentiva che stava per accadere qualcosa, aveva dei brutti presentimenti, faceva incubi in cui trovava pistole e sentiva odore di gas medicinale anestetico. Si sentiva presa di mira, osservata. E aveva paura che la cosa potesse ripercuotersi su William. Lei non era una di quelle fifone, che avevano paura di tutto, ma temeva una cosa più di ogni altra: che facessero del male al suo cavaliere. Nessuno doveva toccarlo, avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggerlo, persino morire se necessario.
-Laura...!- la voce di Willy interruppe il suo flusso di pensieri. -Tutto ok?
-AH! Ehm... sì sì, scusatemi. Ero sovrappensiero.
-Bene.- disse Daryl. -Continuiamo. Vediamo cosa vi riserva la vita... uh! Il Mondo!!
-Weeeh!! Sono il re del mondooooh!!- urlò Willy. Tutti risero come pazzi.
-Oh noi qui ridiamo e scherziamo, ma è questo che la carta dice, in sostanza.Il Mondo rappresenta il compimento, la realizzazione, la conclusione positiva di un ciclo di esistenza o di un progetto. È il momento di celebrare e danzare, assaporando pienamente il qui e ora.
-Woow!- esclamò Ashton. -Io stapperei il Moet et Chandon!
-Vediamo i vostri consigli di vita... Il Matto!
-Bella, amore!! Ha fatto uscire la tua carta!!- esclamò Laura.
-Gne gne gne!! Parla per te!
-La carta rappresenta un individuo che sta per iniziare qualcosa di nuovo che potrebbe portarlo ovunque. L'innocenza e la freschezza del suo atteggiamento lo metteranno al riparo da possibili pericoli. La scelta di buttarsi in qualcosa di nuovo non è dettata dalla ragione, ma piuttosto dall'istinto e dallo Spirito che lo guida.
-Torno a ripetere: è proprio la tua carta.
-Bene, ragazzi, le nostre strade si separano! Seguite i miei consigli, e vedrete che avrete la vita più ricca e bella possibile, quella che vi meritate! Siete persone speciali e non vi dimenticherò mai. E sentiamoci su Facebook!
-Ti ringrazio carissima.- disse Laura abbracciando Daryl. -Auguro tanta fortuna anche a te ed Ashton!
-Oh comunque sei un bel tipo fratello!- disse Ashton dando il cinque a Willy. -Anche se con quel collare ti avevo scambiato per un goth!
-Ehm.. eheh grazie fratello!
-Ma una cosa.- disse Daryl. -Quello che hai al collo non è il logo della cioccolata Wonka?
-Eh già! Noi andiamo nella nostra stanza, vi auguro un buon viaggio!!
-Anche a voi ragazzi, a buon rendere!
Daryl e Ashton si guardarono per un momento.
-Ma vuoi vedere che quello è...!
Si guardarono attoniti.
-NAAAAH!
E andarono verso i sobborghi ridendo come pazzi.
Laura e Willy ridacchiarono senza ritegno, quei due giovani autostoppisti non avrebbero mai immaginato che i ragazzi in giro per la route che gli avevano dato uno strappo fossero un potente industriale e una contessina.


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Chi sarà mai questo Philip di cui il nostro eroe porta il nome?
E che idea geniale avrà mai avuto?
Preparatevi all'onda travolgente di eventi che arriverà fra breve, e troverete anche una grande celebrità *con l'età leggermente modificata xD*

Stay Tuned!!^_^

Laura.

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Capitolo 10
*** Uffizi: il Carro ***


-Riguardo a quell'idea che mi era venuta in mente qualche giorno fa...- disse Willy, al sicuro da orecchie indiscrete nella camera dell'Excelsior.
-Eh, dimmi, che son curiosa!!
-Pensavo di aprire anche una casa di moda!
-Che???
-L'idea mi era venuta quando ti ho vista con i miei vestiti addosso. Ti stavano talmente bene che, da quel giorno, ho cominciato a disegnare abiti di quel genere. Poi mi sono allargato e ho disegnato anche cose di altro tipo.
-...Ecco perchè ti rinchiudevi sempre in ufficio!!
-Ed ecco perchè durante il viaggio prendevo appunti. Il look di Daryl e Ashton mi ha incuriosito talmente tanto che ho voluto fissarne i dettagli.
Laura ci pensò su.
-E io che pensavo fosse per la mia idea del viaggio!!
-Davvero pensavi che fosse colpa tua??
-Beh, so che non eri uscito per parecchio tempo dalla tua fabbrica...
Le parole di Laura furono interrotte da un rombo assordante e dal suono di una pioggia scrosciante capitata lì all'improvviso.
-WOH! Cavolo, mi è preso un infarto!- urlò, avvicinandosi alla finestra insieme a Willy.
-Non sapevo che da queste parti potesse piovere tanto.
I due si guardarono dritti negli occhi, studiandone ogni guizzo, ogni minima esitazione.
"Non ho mai visto occhi ametista tanto belli..."
"Dio guarda... Quegli occhioni ambra sgranati... Sembra un gattino."
Per sbaglio si accese la radiosveglia dell'hotel, che stava mandando in onda "Kiss the Rain" di Yiruma, ma i due non ci avevano fatto molto caso; erano ormai persi l'uno negli occhi dell'altro.
Com'è che aveva detto Daryl?

"Di fronte al vero amore dobbiamo essere nudi, cioè sinceri e autentici, pronti a donarci interamente. Al tempo stesso, la decisione di abbandonarci all'amore richiede sempre una scelta da parte nostra, la scelta di non cedere alla paura ma seguire ciò che il nostro cuore realmente desidera."

E, infatti, ecco che i due giovani amanti si abbandonarono in un lungo bacio appassionato, a cui poi ne seguì un secondo, poi un terzo, poi un altro meno casto dei primi tre.
Seguirono poi sinapsi impazzite, capacità di giudizio ottenebrata dalla libido, carezze rese esitanti dalla scarsa esperienza dei due ragazzi, sospiri e sguardi complici velati di pura passione. Il tutto accompagnato dalle note di Yiruma e dalla pioggia scrosciante.
Il seguito, beh, ve lo potranno raccontare le lenzuola del letto della camera 237, hotel Excelsior, Los Angeles.
E, mentre accadevano cose amene nel resto del mondo, un detective di nostra conoscenza vagava sotto la pioggia scrosciante, furioso; non era riuscito a oltrepassare le barriere che proteggono il database dell'F.B.I., e aveva ormai deciso di affidarsi al caso.

Il giorno dopo...
Laura si svegliò per prima, frastornata come se, la sera prima, avesse ingollato ettolitri di rum. Le sinapsi collegavano con difficoltà, aveva mal di testa e la vista sfocata. Tentando di alzare la testa, si rese conto che un certo "qualcuno" si era addormentato sul suo petto.
Guardandolo dormire tanto placidamente, non poteva fare a meno di pensare che quel tipo dolcissimo, giocherellone e folle, con i capelli a caschetto e gli occhi ametista che sprizzavano curiosità come quelli di un bambino, era il grande e potente William Philip Wonka; il magnate dei dolci, il creatore della più grande e prestigiosa industria dolciaria del mondo. Lui. Quel folle giocherellone dagli occhi ametista. Quel pazzo visionario. Che avrebbe protetto anche a costo di spaccare due o tre universi paralleli, una sporta di transatlantici, una fabbrica di tv Samsung Curved (bè? Sono di una figaggine galattica! -NdA-). Anche a costo di perdere la vita.
Gli passò una mano fra i capelli e premette la sua testa contro il petto. In corpo sentiva scorrere una forza pari a quella di un'esplosione atomica, di una Seconda Guerra Mondiale, di una magia potente. Eh, sì, avrebbe fatto qualsiasi cosa, pur di non veder mai quegli occhi ametista inondati di lacrime amare. Era lui la sua forza, il suo respiro, la sua vita. Era tutto. E tutto avrebbe fatto, per lui.
Pensando tutto ciò, le tornarono in mente quei presentimenti riguardo a qualcuno che li stesse perseguitando.
"Ti prego, chiunque tu sia. Fai di me il cavolo che vuoi, ma non torcergli un capello. Ti prego, lascia stare lui."
In tutto questo, lui si svegliò e, dopo aver dato il buongiorno alla sua principessa con un bacio, si rifugiò nella toilette per darsi una rinfrescata. Ci voleva, del resto, dopo l'attività fisica della scorsa notte. Lei nel frattempo aveva trovato un foglio e una penna con il marchio dell'hotel, ci vergò qualcosa sopra e poi lo mise nel suo zaino da campeggio. Glielo avrebbe fatto leggere a tempo debito.
-Comunque, tornando al discorso di ieri..., disse Willy, uscendo dalla toilette, si era appena fatto la doccia, e con i capelli bagnati sembrava un modello che posava per Arena. -Cosa ne pensi della mia idea??
-Ah! Ehm... sembra molto fico! *nonguardarenonguardarenonguardare* Grandioso! *èdavveroficoèdavveroficoèdavverofico* Perchè no!
-E avrò anche bisogno di una modella che posi con i miei abiti... Ti spiacerebbe?
-Beh in Italia abbiamo delle splendide modelle, guarda quelle che posano per Armani!- disse Laura con nonchalance.
-No, mi sa che non hai capito... Ti spiacerebbe se ti affidassi quella parte?
-Eh, cosa?? Io modella per la tua casa di moda??
-Sì, tu sarai il volto della Wonka Couture. Ma presentarti come la contessina Cenci, hm, mi sembra poco appropriato.
-...Probabilmente hai ragione. Questo vuol dire che mi devo scegliere uno pseudonimo!
-Eh già, dimmi, hai già un nome in mente?
-Hm... Shae? Femminile ed etereo. Che ne dici?
-Shae! Mi piace! Torniamo alla fabbrica e annunciamo la nascita del brand!- Willy baciò Laura. -Sei grandiosa!

Otto giorni dopo tornarono alla fabbrica, fra il giubilo di Charlie, sua sorella e gli umpa-lumpa.
Nel frattempo tutti i giornali accoglievano con sorpresa la notizia dell'apertura della Wonka Couture, e il sindaco di Firenze mise subito a disposizione un'ala della galleria degli Uffizi per l'allestimento della sfilata inaugurale, che si sarebbe tenuta una settimana dopo.
Willy e Laura lavorarono giorno e notte per preparare gli abiti e la colonna sonora adatta, aiutati dai fedelissimi umpa-lumpa, Aurora e Carlie si occuparono dell'organizzazione dell'evento e delle pubbliche relazioni con la stampa.
Quella settimana volò via veloce come un Boeing.
Alla sfilata parteciparono le autorità italiane e le più grandi personalità internazionali. Fra cui anche alcuni vecchi amici di Mariano Cenci e qualche collega senatore.
-Oh ma hai saputo delle figlie di Cenci?
-Sì, dicono che siano scappate per andare a Chicago.
-Secondo te perchè? Con tutto il lusso che hanno attorno, non dovrebbero essere felici?
-Boh, dicono che ci siamo di mezzo degli universitari...
La sfilata cominciò con Laura-Shae, che indossò prima dei completi street-style, poi da biker e infine degli abiti con motivi optical concepiti diretamente dal grande capo. Il gruppo di senatori guardava meravigliato.
-Ah però!! Se la sono scelta bene la modella!
-Sì, ma c'è solo lei?
-Beh? Lei è talmente bona che fa per dieci!!
Laura decise di ignorare i commenti di quei bifolchi, e andò negli spogliatoi, dove la attendeva il grande capo in persona.
-Allora... "Shae"... Pronta per il gran finale??
Laura ridacchiò.
-Non vedo l'ora di vedere che faccia faranno tutti!
Da degli altoparlanti giunse una voce metallica.
-Signore e signori, per Wonka Couture, SHAE!
Laura uscì vestita come quando si ritrovò per la prima volta rinchiusa nel quartier generale della Wonka Industries: spolverino prugna, cappello a cilindro, completo nero con delle catenine che spuntavano da sotto la giacca, bastone a forma di caramella e scarpe nere col tacco. Si fermò a tre centimetri dalla fine della pedana sulla quale sfilava, e, con un sorrisetto compiaciuto, aspettò.
Poco dopo, la stessa voce metallica di prima, annunciò:
-Signore e signori, per Wonka Couture, WILLIAM WONKA!
Tutti rimasero atterriti, qaulcuno bofonchiò.
-William Wonka?? Il grande capo in persona?
-Ma che forza!! Finalmente vedremo chi è il grande Wonka!!
Willy uscì vestito esattamente come Laura, del resto erano gli stessi vestiti, solo adattati anche alle forme di una donna. Arrivato dietro di lei, le prese la mano, la fece girare e la baciò.
Tutti rimasero doppiamente atterriti.
Lui poi le prese il polso (dove lei teneva il bracciale di famiglia) e le drappeggiò una fascetta ornata. La famosa fascia di raso con la W d'oro. Lei sorrise commossa.
-Quindi la modella e il capo stanno assieme!!
-Hai visto che forza?? Erano vestiti identici!!
-Sì, vero...- disse un senatore amico di Mariano. -Ma quel bracciale dorato...!
-Bracciale dorato??
-Io lo conosco quel bracciale!! Ragazzi, è lo stesso che porta sempre Mariano!!
-Giura!!! Cavolo è vero!! Vorrai mica dire che...!
-Shae è una delle due figlie scomparse di Mariano Cenci! Dobbiamo avvertirlo!
Nel frattempo, Waldo Sandiego stava seguendo la cerimonia in diretta streaming e, riconoscendo il bracciale della modella, gli balzò il cuore in gola: la sua Laura prigioniera di un potente magnate. Non gli ci volle molto per trovare l'indirizzo del quartier generale della Wonka Industries.
Prese una pistola, la caricò con un proiettile d'argento inciso e sorrise soddisfatto. Domani avrebbe fatto una bella sorpresa a quel bastardo.
Intanto gli arrivò un sms. Di Mariano Cenci.
"Sono all'aeroporto, domani sarò a Chicago. Andiamo a riprenderci mia figlia. Porta due o tre uomini di scorta, ci vediamo davanti alla fabbrica."

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Capitolo 11
*** La pallottola: Appeso. ***


-Ti prego, non uscire fuori. Quei lupi vogliono portarti via da me.
-Lo so, ma non permetterò che questo accada. Io ti amo, e Aurora ama Charlie. Non ci arrenderemo facilmente.
-Fai come credi, io ti aspetterò di fronte al cancello.
Laura e Willy si avviarono all'uscita della fabbrica, dove la aspettavano giornalisti, Mariano e Waldo, nascosto dietro uno stabile, sarebbe uscito fuori al momento opportuno.
Lei, nel frattempo, aveva messo il foglio che aveva scritto a Los Angeles in tasca.
Uscì dai cancelli e andò verso Mariano, tenendosi a debita distanza. Aurora, Willy e Charlie la aspettavano davanti al cancello in ferro battuto.
Lei era stanca morta di sottostare al volere del padre. Era solo la sua bambola da esibire nei momenti di *nemmeno tanto* orgoglio. A che pro avere tra i piedi una che non sopporti? A che pro parlarne se la ritieni una sconfitta personale? A che pro tutto questo?
Mariano, dal canto suo, era sorpreso di vederla uscire dalla sede della Wonka Industries. Aveva sempre ritenuto sua figlia Laura una buona a nulla ma, con la sua intelligenza e il suo altruismo, aveva fatto perdere la testa all'uomo più importante del mondo. Aurora invece l'aveva fatta perdere all'amministratore delegato, suo braccio destro. Aveva sempre creduto che Laura valesse poco, che nessuno avrebbe mai voluto avere a che fare con lei. Ma l'aveva vista abbrancata a Willy Wonka, fotografata sui più importanti giornali di moda del Belpaese; qualcosa avrebbe voluto dire, no?
-Come ti sei permessa di sparire...?
-Mi sono permessa in quanto sono maggiorenne, ho abbastanza cervello per decidere per conto mio e ho abbastanza soldi per permettermi di cavarmela da sola. E mi sono stancata di te, e dei tuoi amichetti snob da quattro lire.
-Non in quel senso, volevo dire come ti sei permessa di sparire senza nemmeno avvertirmi? E ti sei portata dietro tua sorella! Potevate essere in pericolo!
-Sapevo che ti importasse della sorte di Aurora, ma non della mia. Cos'è quest'inversione di tendenza?
-Sono sempre tuo padre, signorinella!
-E TE NE ACCORGI DOPO 25 ANNI!!!
Mariano sospirò. Non immaginava di averla ferita tanto.
-Senti, mi dispiace. Mi dispiace per tutto quanto. Volevo solo il meglio dell'educazione, delle compagnie e della vita per te. Ma ho solo peggiorato le cose. Avrei dovuto lasciare le decisioni a te, limitandomi a qualche consiglio, ma sono stato troppo autoritario. E... no che fai? Non sfilarti il braccialetto! Sei pur sempre mia figlia! E, anche se ho sempre affermato il contrario, sono fiero di quello che sei diventata. Vorrei solo una seconda chance.
-...E sei venuto da Roma fino a qui solo per chiedermi... una seconda chance?
-Sì.
Laura ci pensò su.
-Beh... Ecco... Marian... ehm... Papà, so che volevi il meglio per me e per Aurora, e mi dispiace che le cose siano andate cone sono andate. Il fatto di venire fino a qui per chiedermi una seconda possibilità per il nostro rapporto ti fa molto onore, te la concederei volentieri ma...- Lei si voltò per guardare Willy, Charlie e sua sorella. -Io e Aurora non torniamo a casa. Qui abbiamo trovato persone davvero speciali. Che ci amano per quello che siamo dentro, non solo perchè siamo nobili e ricche. E noi a loro volta amiamo loro per lo stesso motivo. Per cui, voglio darti una seconda possibilità, ma noi non torneremo a Roma.
Mariano sospirò, poi disse:
-Henf... D'accordo. Sono molto felice per chi avete trovato. Ma potrò venire a trovarvi, di tanto in tanto?
-Beh...- Laura si girò e, guardando Willy che teneva le braccia aperte con un sorriso amichevole, capì che aveva ottenuto il suo benestare. -Sì. Si può fare, perchè no!
Mariano aprì le braccia con un sorriso smagliante, e Laura gli corse incontro.
-De', papà, vieni dentro, che ti presento la brigata!!
-EH NO CARINA!! NON VAI PROPRIO DA NESSUNA PARTE, TRANNE CHE NEL MIO LETTO!!
-Eh, Waldo??? Dove sei???- disse Mariano.
-Qui dietro. Mollami la ragazza e non ti succederà nulla.
-Laura, corri da William.
Lei si avvicinò a Willy, ma Waldo alzò la pistola.
-Sandiego, che cavolo vuoi fare??
-Tranquillo, mi sto solo sbarazzando di un rivale.
Willy rimase atterrito.
"Cavolo, vuole uccidere William!!" pensò Laura, che dava la schiena al suo aguzzino. Ripensò a tutto quello che le correva per la mente a Los Angeles.
La loro prima notte d'amore.
Tirò un sospiro profondo e si girò.
Waldo, intanto, premette il grilletto.
Si sentì solo un tonfo sordo, poi il silenzio.
...
"Sono ancora vivo...! Ma dov'è Laura...?"
Guardandosi intorno, vide dei giornalisti con gli occhi sbarrati, Waldo che si disperava e Mariano che tremava come una foglia. Laura era lì, davanti a loro,
 statuaria.
-L-Laura...?
Lei si girò lentamente, barcollando. La mano, tinta di rosso, copriva un foro del diametro di un cavo per computer, all'altezza del cuore.
-Oh mio dio, no...!- Willy tremava come una foglia, piangeva e balbettava.
Laura alzò la testa, sorridendo.
-P...Perdonami...
Detto questo, si accasciò a terra. Poi il buio.
Il resto passò velocemente, come fosse stato un flash.
William che si stracciava la camicia per fermare l'emorragia.
Sandiego che si dimenava dalla presa dei poliziotti, urlando come un ossesso.
Aurora, che piangeva fra le braccia di Charlie e del padre.
La sirena dell'ambulanza. Il viaggio in ospedale. Camera 237. Come quella dell'hotel di Los Angeles.
...
-Non ci sono alternative, dobbiamo operare d'urgenza.- disse la dottoressa Brennan.
-La prego, mi dica che starà bene!!- disse Mariano, supplichevole.
-Stia tranquillo, signor Cenci. Il proiettile non ha trapassato punti vitali, come l'aorta o il miocardio. E, per fortuna, non avete tentato di estrarlo per conto vostro, e non avete pressato troppo il bendaggio temporaneo. Se la caverà, una bella anestesia totale a base di sevoflurano e passa la paura. Laura è in buone mani. Ah, prima che andiamo nella sala operatoria volevo darvi questo foglietto. Gliel'abbiamo trovato in tasca, è destinato a un certo William...!
-William sono io.- disse Wonka, ancora sconvolto.
-Allora prenda pure. Meglio cominciare ad operare. Infermieri, muovete la barella. Comunque sua figlia è stata fortunata, singor Cenci. Hanno arrestato quel Sandiego, e hanno scoperto che aveva ucciso altre 9 ragazze, con caratteristiche simili a quelle di Laura, ed erano tutte date per scomparse.
La dottoressa Brennan uscì dalla camera, e tutti i presenti rimasero di sasso.
...
Laura si alzò dal lettino della sala operatoria, vedendo i medici che stavano operando il suo corpo. Voltò le spalle alla barella e si librò nell'aria.
Dopo un lungo volo, raggiunse un bellissimo spiazzo di marmo, perennemente illuminato dal sole, dove una signora dall'aria distinta stava ballando.
Lei atterrò e si avvicinò a quella signora, con il cuore in gola.
-M-mamma...?
La signora si girò, stupita.
-Oh! Piccola mia, ma non è un po' troppo presto per venire qui??
-Come "troppo presto"? Non è un sogno?
-Vieni qui, piccola, devi raccontarmi tante cose!

"Probabilmente, se starai leggendo questo foglio, è perchè i miei più oscuri presentimenti si sono realizzati.
Nessuno dovrà torcerti un capello, nemmeno per sbaglio, almeno finchè avrò fiato per respirare.
Finchè avrò forza per reagire, nessuna calunnia potrà scalfirti; nessuna lacrima deve solcare il tuo volto.
Ti amo, e so che faresti lo stesso per me; ma nulla mi rende più felice del saperti vivo e vitale, come sei sempre.
Per cui, se mai dovessi beccarmi una pallottola nel petto, perdonami. Ma sappi che lo faccio per te.
Farei di tutto per te, anche morire.
Ti amo, William.
Laura."

Avrebbe comsumato quel foglietto, a furia di leggerlo.
Una pallottola piantata a ridosso del cuore, e ancora respirava. Una voglia di vivere senza precedenti. Uno spirito di sacrificio encomiabile. Una voglia d'amare che non poteva essere quantificata.
Lei aveva la forza di una Guerra Mondiale in corpo. E l'aveva spesa tutta per lui. Come sua mamma quando lo diede alla luce.
"Mamma... Eri per caso bella come Laura?? Se la vedi, ti prego, dille di tornare. Ho un bisogno disperato di lei, di sentirla vicina..."
L'operazione era ormai giunta al termine. il sevoflurano aveva fatto il suo dovere, addormentando il corpo di Laura. I medici operarono con tranquillità, estraendo un proiettile inciso d'argento dal suo petto. Il cuore e altri punti vitali erano rimasti intoccati. Lei ce l'aveva fatta.
Un uomo alto dall'aria elegante e distinta, accompagnato da un altro che aveva l'aria da rocker, un rocker 70enne, si avvicinarono a Willy.
-Mi dispiace per quanto è successo, figliolo.
-Ehi ragazzo mio, fatti forza, lei è uscita dalla sala operatoria. Aspetta solo te al tuo risveglio.
Lui alzò il viso segnato dal pianto.
-Papà... Nonno Phil... Sono felice che siate venuti...

Due giorni dopo...
-Bene, i parametri vitali sono stabili. Dobbiamo solo aspettare che si risvegli.
-Ma il sevoflurano non aveva tempi rapidi di smaltimento?- chiese Wilbur Wonka. Anche se era odontoiatra, aveva comunque abbastanza conoscenze per dire che il sevoflurano, uno degli anestetici più leggeri, aveva tempi abbastanza rapidi di smaltimento. E Laura dormiva da due giorni.
-Beh, lo smaltimento del sevoflurano è abbastanza soggettivo, lei magari ci mette di più perchè gli epatociti sono appesantiti da qualco...!
-DOTTORESSA BRENNAN!!- si avvicinò un infermiere dall'aria trafelata. -è SUCCESSO UN GUAIO ALLUCINANTE!
-Parla pure, Gregory.
-IL SEVOFLURANO... ERA UNA PARTITA GUASTA!!
Wilbur si alzò dalla sedia, allarmato.
-Papà, cosa è successo??
-Calmo, Willy. Ora ci faremo spiegare tutto.
-Non mi intendo di medicina,- disse Phil. Aveva un viso conosciuto. -ma mi sa che non è nulla di buono.
-Infatti è così.- disse il giovane infermiere, più rilassato ma allarmato come prima. -Le molecole di Fluorometossipropano sono decadute, senza influire sull'azione anestetizzante certamente, ma allungando i tempi di depressione del sistema motorio. Credo che lei sia tutt'ora cosciente, ma i suoi muscoli volontari sono paralizzati.
-Oh cavolo no...- disse Wilbur. -La "sindrome locked-in"...
-Papà,- disse Willy, sull'orlo della disperazione. -Laura si risveglierà, vero?- Lui prese la mano di Laura, stringendola. -Lei è forte come una roccia, non cadrà in stato vegetativo, vero?
-Non so, figliolo... Dobbiamo solo sperare che si risvegli.

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