Rivoglio la mia fredda felicità.

di BeyonBday
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un risveglio doloroso ***
Capitolo 2: *** La luna è solo una spettatrice. ***
Capitolo 3: *** Decisioni importanti ***
Capitolo 4: *** Il cuore sa, anche se la mente non vede ***
Capitolo 5: *** Perdita e Guadagno ***
Capitolo 6: *** Nuova Speranza ***
Capitolo 7: *** Rise ***
Capitolo 8: *** Storie finite...dove sono iniziate ***
Capitolo 9: *** Rottura ***
Capitolo 10: *** Fine dei giochi... inizia la guerra ***
Capitolo 11: *** Oltre lo specchio ***
Capitolo 12: *** Scacco matto ***
Capitolo 13: *** Ultimo sforzo ***
Capitolo 14: *** L'eternità concessa ***



Capitolo 1
*** Un risveglio doloroso ***


Dolore.

La testa mi esplode.

Ah! La schiena mi brucia e punge.

-Al...n!-

Che cavolo?

-A...n!-

Chi è che rompe?

Lasciatemi stare...sono stanco.

-Alan!?-

-ALAN! Amico! Eddai...ripigliati.-

A- Aster?

Ma santo Rha! Che succede?

AAH! Dolorissimo dolore! Faccio fatica a respirare, mi sento, come un peso addosso.

Che sensazione inquietante, soprattutto per il fatto che le mie orecchie sono tappate e ogni rumore è ovattato: che fastidio.

E poi che ho sul viso?

-ALAN! Piccolo...dai torna qui.-

Dentolina?

Che ho?

Che qualcuno mi dice che succede...

Chiamate North! Mi sento un rottame.

-Bene! Si stà riprendendo!- la voce possente, con l'accento Russo pronunciato, di Babbo Natale mi sblocca i timpani e mi permette di sentire un tintinnio famigliare.

-Sandy è inutile che ti lamenti...non posso fare nulla per le sue costole.- si giustifica il vecchio per qualcosa, intanto il dolore però diventa lancinante, è come se qualcuno mi stesse conficcando un mazzo di spilli nel torace.

Delle scuse di Babbo, a quanto pare Gold, non se ne fa nulla, tant'è che si mette a fluttuare a mezz'aria finché i loro volti non si trovano alla medesima altezza, iniziando a fumare dalle orecchie.

La mia vista è ancora offuscata, quindi ho difficoltà nel seguire il tutto, ma l'omino si avvicina a me cospargendomi di sabbia dorata.

MERDA! CHE MALE!

PORCO INVERNO!

Preferivo farmi infilzare e schiacciare.

Gold! Sandman...fermati ti prego.

La mia gola è bloccata, non riesco a far uscire nemmeno un sibilo, ma credo che le mie smorfie di dolere rendano l'idea e la sabbia viene ritirata e stranamente...mi sento meglio.

Il mio respiro si regolarizza e due manine calde mi levano la mascherina d'ossigeno.

-Alan? Stai bene?- una voce femminile molto dolce mi coccola le povere orecchie, io la guardo e allungo una mano abbronzata per accarezzarle la guancia, affondano le dita nelle soffici piume verdi e gialle.

-Hei, colibrì... ti vedo affannata. Troppo lavoro?- cerco di sdrammatizzare, ma sono stanchissimo e faccio fatica a muovermi, mentre lei mi rivolge un sorriso per evitare di piangere.

-Ohi...Fiammifero ambulante. Come stai?-

-Stò bene. Grazie Aster. Anche se mi sento da rottamare.- sorrisi al mio peloso amico e mentre Dentolina mi salta al collo e mi riempe di bacia sulla guancia, Calmoniglio mi friziona i capelli rossissimi, spettinandomeli; lo odio quando lo fa.

-Sono felice di vedere che sei vivo e sveglio. DA BERE PER TUTTI!- Esultò North, ma Sand non era dello stesso parere, insomma, era felice di vedermi vivo, ma sul fatto di bere era contrario assai dicendo che ero ancora in convalescenza.

Grande Goldy... si fa rispettare mooolto più di Babbo.

Il mio sguardo si muove rilassato sul soffitto oro e rosso della stanza, sui mobili scuri di legno d'acero e sul camino accesso, il fuoco, al suo interno, danza fluido e senza interruzioni...Ah, quanto vorrei alzarmi da questo letto e farlo anche io.

La mia muta vista continua, finché i miei occhi eterocromici* si posano sulla soglia della porta, dove nascosto, un essere celestiale scruta la situazione all'interno della camera.

Non lo vedo bene, ma i suoi candidi capelli bianchi emanano la luce più bella e limpida che abbia mai visto.

-Jack!-

Lo chiama Aster raggiungendolo, mentre tutti i guardiani uscono dalla camera lasciandomi solo...o almeno così credo.

-Vai a salutarlo no? Che fine hanno fatto le buone maniere?-

Il ragazzo titubante entra, appoggia uno strano bastone al muro e mi raggiunge.

I suoi occhi sono azzurri... farebbero invidia, persino, al più limpido cielo estivo e la sua pelle è talmente pallida da sembrare avorio.

Ooh santo Rha...non credo di aver mai posato i miei, impuri, occhi su qualcosa di così bello..

Si scrocchia il collo sottile, sembra stanco...ma che è quello?

AAAH! Calovo! Ha già la compagna... quello è un succhiotto bello e buono.

Non mi guarda in faccia, sembra imbarazzato, ma decide ugualmente di sedersi ai piedi del mio letto, portandosi un ginocchio la petto, mentre uno rimane a penzolone, perfetto, un' altro che odia i calzali, penso mentre lui mi rivolge un saluto molto atono.

Stranamente inizio a riprendere un po' di forza, alzandomi con l'ausilio delle braccia, appoggiando la schiena hai cuscini soffici

-Ti ho fatto qualcosa?- chiedo tranquillo al nuovo arrivato, il suo comportamento non è per nulla educato, lui mi guarda sorpreso poi inizia a negare con la testa e si mette a ridere.

-No... scusa, è che sono stanco. Insomma, North non mi diceva come stavi e io ero preoccupato.- sorride raggiante, sembra un bambino.

-Ah! Ora capisco, è per quello che non entravi?- domando indicando l'uscio con cenno del capo.

-No...quello...quello era per la privaci. Mi sembrava giusto lasciarti con i tuoi amici in primis, d'altronde sono come la tua famiglia no?- risponde rilassato, sembra essersi messo a suo agio, infatti si volta nella mia direzione, incrociando le gambe e iniziando a parlare a macchinetta; ridiamo, scherziamo e il tempo non ci sembra così lungo come in realtà è... passiamo tre ore intere a discutere, venendo poi interrotti da Dentolina che ricorda a Jack che ho bisogno di riposo e mentre il ragazzo si alza dal letto e recupera il bastone, io mi rendo conto di non essermi presentato.

-Jack!-

Lui si volta.

-Dimmi...- mi sorride luminoso.

-Io... io mi chiamo Alan Burn. È stato un piacere incontrare un guardiano tanto giovane e simpatico come te. Spero di rivederti presto.-

Sul volto del ragazzo passa un'ombra quasi impercettibile, non la noto subito, ma solamente dopo che il suo sorriso mi lasciò da solo nella stanza.

 

 

 

 

Moon P.S.

*Eterocromia: è un malformazione genetica, che rende il colore delle iridi di diverso colore l'una dall'atra.

Salve a tutti, io sono BB.

Una mattina mi sono svegliato, e così, senza motivo mi sono immaginato un personaggio, compagno di bagordi di Jack Frost e così nacque Alan Burn.

Lo so, lo so, è banale, ma spero di farvela piacere ^^ se qualcuno lo vuole sapere, sì ci sarà anche Pitch... così, tanto per dare man forte.

Il primo capitolo è stato scritto dal punto di vista e psicologico di Alan, ma non sarà sempre così, mi è molto difficile immedesimarmi nei personaggi che invento, preferisco un punto di vista più...Lunare.

 

Vi saluto, alla prossima. BB

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Capitolo 2
*** La luna è solo una spettatrice. ***


Dopo tre giorni di convalescenza e due notti insonni, che gli avevano lasciato come simpatico regalino simpatiche e scure borse sotto gli occhi, Alan era finalmente riuscito a tirarsi in piedi e ora si rimirava nel lungo specchio della sua camera.
Dovete sapere, che il ragazzo, in quanto spirito dell' Estate, aveva una vena egocentrica al quanto...diciamo... pronunciata, abbastanza sopportabile certo, ma si divertiva a mettersi in mostra.
Era alto, in forma, non pompato da sembrare volgare, ma abbastanza per lasciar notare gli addominali e i pettorali allenati, visto che andava sempre in giro senza maglia, che però, ora erano ben fasciati dalle garze mediche che impedivano alle ferite sulla schiena di infettarsi.
Burn si specchiò soddisfatto nella superficie, ravvivandosi i corti capelli rossi per poi passare le lunghe dita affusolate sulle scure borse che valorizzavano le iridi bi-colore: Gialla e Argentea.
Soddisfatto di quello che vedeva, si girò su sè stesso e si incamminò a piedi scalzi sul chiaro parquet verso la porta, non prima però di aver notato delle leggere striature insolite sulla sua spalla, bollandole come ferite dovute all'infortunio e raggiungendo i Guardiani sparendo del tutto dall'inquadratura dello specchio.
 
§*§*§*§*§*
 
-Hei! Bella gente! Guardate chi è tornato a rompervi le scatole?- fece il suo ingresso il rosso, saltando giù dal secondo piano e atterrando come un felino nella stanza del globo.
-ALAN! Tesoro, come stai? OH! Alabama! Settore tredici!  Quattro incisivi, un premolare e cinque canini.- sorrise Dentolina, staccandosi per  tre secondi netti dal suo incarico, per poi associare il nome dell’amico alla stato e rincominciando ad elencare i dentini.
-Non fare lo sborone, fiammifero ambulante. Rischi  del farti del male sul serio.- lo ammonì Aster mentre colorava un’ ovetto.
-Oook…farò il bravo.  Sentite … maaa, non è che potreste spiegarmi come cavolo ho fatto a farmi mettere K.O. e soprattutto da chi?- chiese il ragazzo  appollaiandosi, rannicchiato su sé stesso, su un corrimano.
I guardiani si guardarono l’uno con l’altro per poi rivolgersi allo spirito estivo, Jack si appoggiò al bastone parlando:
-Speravamo che ce lo dicessi tu. Noi potremmo dirti cosa potrebbe essere successo, ma non chi ti ha aggredito. Dopo il nostro bisticcio qualche giorno fa, tu sei andato via senza dire nulla e…-
Alan aggrottò le sopracciglia, allungando una mano davanti al viso dell’inverno, facendogli gesto di fermarsi.
-Fe-fe-fe-fermo ghiacciolo!  Io e te ci siamo conosciuti  solo l’altro ieri. Com’è possibile che avessimo litigato prima dell’incidente?- disse sicuro di sé, mentre i quattro presenti si ammutolirono di colpo per guardare Burn esterrefatti.
-Alan…ragazzo… mi stai dicendo che non ti ricordi di Jack?- chiese il russo, avvicinandosi  e mettendoli una mano sulla spalla, mentre  anche Aster  si mise a saltellare verso l’amico, me venne bloccato da Frost mentre gli faceva “no” con la testa.
-Quando ti abbiamo trovato  eri ai piedi  di “Tears Hill”  da solo,  se non fossimo arrivati in tempo l’alta marea ti avrebbe sommerso. Ma comunque abbiamo trovato parecchi frammenti di vetro.- rispose l’albino, sedendosi sul tavolo dei comandi.
La “Tears Hill” è una collina a strapiombo sul mare, dove molti si erano levati la vita per fermare le lacrime  implacabili, ed è quello il luogo dove Manny, l’uomo della luna, aveva scelto lo spirito dai capelli fiammeggianti.
-Vetro?- domandò quest’ultimo sorpreso - che cassiopea ci faceva del  vetro tra gli scogli? Non è una zona frequentata , ed è abbastanza pulita l’acqua.-   concluse stranito.
-UN MOMENTO! Fiammifero? Come si forma il vetro?- si intromise Calmoniglio con tono supponente.
-Il vetro è sabbia surriscaldata e pressata… di che colore erano i frammenti?-
-Neri.- disse  Dentolina  preoccupata, a lei a Aster  si rizzarono penne e peli  alla risposta seguente.
-Pitch Black.- nominarono tutti.
-Ma come? Non lo avevate sconfitto?- Alan scese dal parapetto,  atterrando vicino a Sandman, rubandogli un po’ di elemento dorato e rigirandoselo tra le mani.
-A quanto pare no.- sbuffò Jack, innervosendosi e facendo volteggiare il bastone nelle sue mani.
-Che stia riprovando ad attaccare i bambini?- alla fatina stavano per cedere i nervi.
-NIET! Se cosa stesse per succedere Manny c’è lo avrebbe detto!- si pronunciò North, battendo lo stivale sul pavimento e indicando l’astro luminoso.
-La luna non dice tutto Nicholas.- interruppe Burn, seduto davanti al camino, con il signore del sogno al suo fianco incuriosito dal lavoro del ragazzo.
-Cosa intendi dire?-
-Che lei è solo una spettatrice. E noi…Noi siamo i suoi attori. Da quando mi sono svegliato mi sembra, che, mi manchi  qualcosa. E io penso che l’uomo nero ne sappia qualcosa. Se mai mi ritroverò davanti  quello quel produci polvere ambulante  gli farò sputare il rospo, insieme a  tutti quei denti da piragna.-
L’estate aprì il palmo della mano, stranamente rossa, rivelando, un ciondolo di vetro a forma di mezza luna dorata, incandescente,  fluttuargli tra le mani.
 
Moon P.S.
Buona sera a tutti.
Lo so, lo so, la sto’ tirando per le lunghe, ma non ho molto tempo per fare cose complicate, anche se mi ritengo soddisfatto del mio operato.
Vi ringrazio per il vostro sostegno.
 
Saluti Lunari da BB 

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Capitolo 3
*** Decisioni importanti ***


Pitch era rannicchiato, sul sontuoso letto di ferro battuto color oro, nel punto più buio, lontano da qualunque sorta di raggio luminoso indesiderato.
Tremava, era stanco, spossato, copriva il suo torace ferito solo dalle nere coltri che solitamente lo accompagnavano nelle lunghe notti tetre.
Un maestoso incubo puro-sangue entrò nella stanza e cominciando a nitrire piano, scalpitando irrequieto e inchinando il capo quando l’uomo nero lo fulminò con le stanche iridi ambrate.
Strinse i denti per non urlare, ma la rabbia era troppa e la sua tenebrosa voce riempì le vuote sale di pietra.
-Alan Burn..- Digrignò i denti, levandosi il tessuto leggero con un gesto teatrale, facendolo svolazzare, mentre scendeva dal giaciglio, dolorante.
-N-non può essere. L -l’ho colpito troppo forte. Non può essere vivo.-
Si appoggiò al muro con la mano, facendosi passare sotto gli occhi la pelle raggrinzita e luccicante, per via di alcuni pezzi di vetro rimasti incastonati in essa; Pitch sentì il sangue ribollire dentro di sé.
Passò una mano sana  sulla superficie opaca di uno specchio, che si mosse come acqua sotto il flebile tocco delle dita affusolate.
-Mostrami quello sputo di sole.- ringhiò, mentre l’immagine sorridente di Alan che volava, con la tavola da surf, tra le torri del palazzo dei denti, illuminava un cantone della stanza.
L’uomo nero non si resse in piedi, cadette attera.
Il dolore era troppo  forte, ma stranamente riusciva ad ignorarlo.
-Mostrami lui…-
L’immagine cambiò; dai colori pastello delle fate, al caldo sole dell’Australia.
E lui era lì; così  perso nei suoi pensieri da non rendersi conto che qualcuno bramava il suo essere, attraverso uno specchio d’ombra.
-Attendi solo un altro po’ mio piccolo e fragile cristallo. Presto cancellerò dalla faccia della terra quel fuocherello che tanto ti rende triste, avvolgendoti nel mio più nero abbraccio.-
La risata dell’uomo nero riecheggiò nella buia solitudine del castello.
 
*§*§*§*§*
-Hei! Ghiacciolo, che ci fai qui?-
Jack si era intrufolato nella tana del canguro per cercare un po’ di pace, visto che da North non ce n’era  nemmeno a pagarla oro e da Dentolina c’erano palle di piume cinguettanti a destra e a manca …quindi optò per le lande verdi dell’Australia, ritrovandosi a dover  intraprendere un discorso indesiderato.
L’albino si era appollaiato  su un albero di pesco, ma quest’ultimo si era completamente sfiorito per via del freddo emanato dal ragazzo, decorandolo con svariati ghirigori di micro-cristallo.
-Avevo bisogno di un posto tranquillo. Al polo ci sono gli Yeti e gli Elfi  che fanno baccano, Sand lavora e non voglio disturbare.- rispose l’inverno stranamente atono.
- E quindi? Vieni a rompere le uova a me?- cercò delucidazioni il Poolka, inclinando il capo tenendo un’ orecchio teso e uno appiattito alla testa.
-Non farò nulla di disastroso, lo giuro.- tentò di concludere il discorso.
Aster, scettico, decise comunque di lasciarlo solo, almeno finché non capii dove fosse il problema.
-Oooh. Capisco, il tuo curicino di ghiaccio si è sciolto sotto il suo sguardo di fuoco?- si illuminò tranquillo il peloso guardiano, tornando a guardare l’amico e sedendosi sotto il ramo.
Jack sorpreso, dapprima lo guardò non capendo, per poi arrossire di botto e ritrovarsi attaccato a testa in giù al ramo, per via dell’improvviso sbilanciamento.
-WAAAH! STUPIDO CANGURO! CHE DIAVOLO VAI A DIRE???- lo rimproverò l’albino, cercando di rimettersi in piedi, ma il bastone era caduto atterra e al suo cranio  mancavano quasi tre metri per un romantico incontro con  le rocce  coperte di viscido muschio.
Aster si mise a ridere, saltando su una roccia più in basso per guardare  l’altro negli occhi.
-Ahahahahhaha. Scusa stalattite. Ma è difficile prenderti sul serio in questo momento.-
-SMETTILA CODA DI COTONE! Tirami giù!- Jack si stava alterando; sentiva la pancia scoperta…persino la gravità lo voleva denudare e la testa stava iniziando a pesargli.
-Io ti tiro giù, se mi prometti di non scappare. Devo parlarti seriamente.- contrattò Calmoniglio porgendoli la zampa.
Frost sbuffò , ma sigillò ugualmente il patto, in seguito Aster sorrise, tirando fuori un boomerang e lanciandolo verso l’alto, il ragazzo seguì l’oggetto con lo sguardo…
-Nononononono…. WAH!-  urlò ritrovandosi dolorante al suolo –MA SEI MATTO???!!!!- gli urlò dietro.
-Tu hai detto di voler scendere…ma non hai detto come .- sogghignò, recuperando al volo l’arma.
-Ok, ma ti pare il modo??… dolore dolorissimo. – si massaggiò il sedere il signore del freddo – di che volevi parlare?- concluse sistemandosi più comodamente con la schiena appoggiata ad un” uovo guardiano” incastonato nella terra.
-Sai…in questa settimana, mi sono scervellato per capire per quale, assurdo motivo tu fossi così…- non gli veniva in mente la parola.
-così come?- alzò un sopracciglio Frost, non riuscendo a seguire il discorso.
-Freddo.- disse serio.
-Chi? io?-
-Sì. tu.-
-Mi prendi in giro?-
-No.-
-Non sei divertente.-
-Senti Ghiacciolo-man. La cosa è seria e sai perfettamente che non riguarda la tua temperatura corporea.-
L'inverno si sistemò meglio, rannicchiandosi le gambe contro il petto.
-Ci sono rimasto male. – iniziò, tenendo la voce bassa e guardo la terra, smuovendola con un dito e congelandola –Pensavo… pensavo che fosse tutto normale, ma poi… quando si è presentato… mi sono sentito... - non riusciva a trovare la parola.
Arrabbiato? Con chi? Con Alan? No…
Rinnegato? No…nemmeno quello…
-Sconsolato?- lo aiutò il coniglio che si era appollaiato di fianco a lui.
Il ragazzo annuì, incastonando la testa tra le gambe, mentre il cielo sopra la tana diveniva scuro e minaccioso, facendo iniziare a far fioccare la neve.
-EHI! Ma che ti prende? Va’ che io stavo scherzando. Senti…io non so in che rapporti eravate prima dell’ incidente, e sinceramente non mi interessa nemmeno. Ma una cosa è certa, prima di diventare c’ho che eravate vi siete dovuti conoscere, sbaglio?- suggerisce, alzando un sopracciglio.
-No, non sbagli… ma con questo che vuoi dire?- chiede non capendo Frost, alzando lo sguardo innocente.
-Che per essere tuo amico, dev’essere stato molto pazzo. Chi ti dice che ora non sia folle? Parlaci e vedrai che tornerà tutto come prima….forse. E NON FARMI NEVICARE DENTRO CASA! Diavoli della Tasmania!- conclude il discorso iniziando a saltellare per la tana, tentando di proteggere le ovette dal freddo.
Gli occhi glaciali del signore del gelo si illuminano, un sorriso, che brilla di luce propria, risplende sulle labbra sottili dello spirito, che, spronato dal discorso recupera il bastone e evocando un freddo vento vola verso il cielo ormai tornato limpido.
-GRAZIE CANGURO! QUANDO TORNO TI OFFRO  DELLE CAROTE!-  lo salutò, scattando come un fulmine.
-Quei due sono strani forti.- disse guardando la luna, visibile nel cielo ormai prossimo alla notte.
-Dì la verità… c’è il tuo zampino? Spero solo che tu abbia fatto bene i tuoi calcoli.- concluse scettico, mentre un raggio luminoso andava a colpire un ciondolo di vetro, che il coniglio portava al collo, protetto dal pelo lungo.
Estrasse la collana che rappresentava un ovetto decorato con motivi floreali.
-Dici che devo avere fiducia? Ma in chi? In te o nel fiammifero?- continuò guardando la Manny di sottecchi, il raggio si affievolì poco a poco fino a sparire, lasciando Calmoniglio da solo coi suoi pensieri.
-Ok… rimarrò a guardare. Ma non ti prometto nulla.-
 
§*§*§*§*§
 
-Alan…Al…ALAN!-
Smettila di chiamarmi… lasciami stare.
Mi bruciano i polmoni, mi manca l’aria… mi sento come in apnea.
Apro gli occhi, i colori sono abbaglianti, prevalgo il rosso e l’arancione.
Dove sono?
Ma certo, questa è la camera della sorella di Anna.
Mi pizzica la gola e i polmoni, perché sono qui?
Qualcosa mi tira per il braccio.
-ALAN! Avanti… vieni via!- una ragazzina di sì e no sette anni, dai corti capelli neri e lucenti occhi verdi tenta di ridestarmi dalla mia trans.
La prendo in braccio, iniziando a correre come un matto verso le scale che portano al paino inferiore, ma le travi infuocate per poco non ci schiacciano, cadendo lungo i gradini, facendoli incendiare e impedendoci il passaggio.
La piccola tossisce e anche io non sono messo tanto bene, di questo passo potremmo rischiare in due.
Recupero un pezzo di legno che si è salvato e con esso scivolo lungo il corrimano mezzo carbonizzato, che si spacca all’ultimo pezzo, facendoci cadere, e per evitare di schiacciare la piccola le faccio scudo col mio corpo.
-ALAN! JOHANA! –
Anna… è lei, questo vuol dire che siamo quasi fuori.
Prendo Jo in braccio e corro come un matto verso l’uscio, ma qualcosa mi dice che non ce la faremo entrambi.
Gli scoppiettii del fuoco non coprono il raccapricciante rumore che fa il legno quando si rompe, infatti guardo la mia migliore amica negli occhi e le lancio la sorella, prima di ritrovarmi schiacciato sotto il peso imponente del legno e dei mattoni.
In certe situazioni la gente dovrebbe sentire freddo, me a quanto pare io verrò consegnato alla morte coccolato dal calore delle fiamme.
21 Giugno 1873.
Il giorno in cui nel buio sono diventato luce…
 
Burn si svegliò di scatto.
Sono orami quattro notti che sogna la sua rinascita e la cosa lo turba.
Si era appisolato su un’ albero non molto lontano da Tears Hill dove vi erano ancora i resti della casa dell’amica.
Il ragazzo sbadigliò, stiracchiandosi, aveva ancora sonno, ma di fare brutti sogni non ci pensava proprio, quindi optò per un giretto verso la costa Californiana, magari andava anche a fare un saluto al Calmo.
Saltò giù dall’albero, recuperando la tavola da surf e iniziando a volere in direzione Nord, mentre da Sud un vento gelido trascinava il candido guardiano del freddo.
I due avvertirono la corrente opposta, ma non per questo si fermarono…anzi, aumentarono la velocità, mentre sui loro volti appariva un ghigno divertito.
Quando finalmente furono ad una distanza consona iniziarono a parlare…
-Hai caga Frost?!- urlò deridendo il rosso.
-Mai quanta ne hai tu di sicuro!- ribatté.
I due sfrecciavano veloci.
Aria calda e aria fredda.
Erano in rotta di collisione, se si fossero scontrati di sarebbero, come minimo, rotti l’osso del collo, ma all’ultimo: Jack salì verso l’alto, mentre Alan scese verso la terra.
Nel momento stesso in cui i due si divisero un lampo squarciò il cielo, seguito da un tuono.
L’aria si fece cupa, e mentre l’estate, a cavalcioni sulla tavola, alzava il naso verso le nubi l’inverno atterrava sulla scogliera, fissando anche lui l’operato.
-Siamo bravi…- disse Burn, avvicinandosi a Jack.
-Già…visto che non posso far nevicare… almeno rinfreschiamoli le idee con un bell’acquazzone.- ghignò lui soddisfatto.
-Hai ragione… però ora è meglio che andiamo, altrimenti….- Burn non fece in tempo a finire la frase che vennero investiti dall’acqua.
Entrambi si guardarono straniti, per poi iniziare e ridere come due matti.
 
 
Moon P.S.
SALVE A TUTTI!
Come ve la cavate?
Come vanno le vacanze? A me non molto alla grande…ma sono cose che capitano.
Vorrei ringraziarvi per vostre visite e soprattutto quella buona anima di DarkshielDper le sue recensioni, la sua curiosità e il suo appoggio.
Spero che il capitolo vi piaccia e spero che continuerete a seguirmi.
 
Saluti BB

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Capitolo 4
*** Il cuore sa, anche se la mente non vede ***


Bagnati fradici, i due spiriti si misero a correre coprendosi, alla bene e meglio, con la tavola di Burn alla ricerca disperata di un riparo asciutto, trovando un rifugio tra gli alberi, poco distante dalla spiaggia.
-Cavolo…che corsa.- rise Alan, agitando la chioma rossastra per farla sgocciolare più velocemente.
-Concordo. Odio l’acqua.- si lamentò Jack, strizzando il bordo della felpa.
-Come? Tu…odi l’acqua?- disse sorpreso l’estate levandosi la camicia e sbattendola con forza per farla asciugare.
-Che c’è?-
-Non puoi odiare l’acqua. Sei il signore dell’inverno.-
-E allora?-
-Sai di cosa è fatta la neve? E il ghiaccio?-
-Lo so che sono fatti d’acqua…- disse con tono seccato- Ma la preferisco solida ecco tutto. Preferisco le cose dure…- Jack si bloccò di colpo ripensando alla frase appena detto e guardando l’altro guardiano che lo guardava scioccato.
-No... io… non volevo dire quello…io…-cercò di rimediare diventando tutto rosso
Burn iniziò a ridere  come un matto, tenendosi la pancia mentre si piegandosi in due.
-N-Non è divertente!- si difese Jack diventando rosso in volto per la figura di cioccolato.
-P-perdonami…ahahahaha non..ahahah… non riesco a smettere. Hai detto una frase troppo ambigua. Ahahahahahhaha.- disse avvicinandosi all’albino.
-Ora smetto. Dai levati i vestiti, vado a vedere se ci sono dei cambi d’abito.- disse sparendo nell’altra stanza.
Frost, senza pensarci, si prese i lembi della felpa, alzandola leggermente…
-Dai levati i vestiti…-  nel ricordare quelle parole, però, il ragazzo avvampò... non gli sembrava un’ottima Idea.
Era solo con Alan.
Al buio…
No…non si sentiva per nulla a suo agio.
L’estate tornò qualche secondo dopo con un completo tra le mani.
-Ho trovato solo un…-  si bloccò il ragazzo, vedendo che l’amico non  si voltava, rimanendo di spalle mentre si torturava il bordo della maglia pesante, Burn si avvicinò piano, senza far rumore, portandosi vicino al suo collo.
Una folata di vento, passò attraverso le finestre danneggiate dal tempo, portando il dolce profumo fresco di Jack al cospetto dei sensi di Alan.
Quest’ultimo si blocco, era vicinissimo alla pelle candida dell’inverno, ma la sua dolce essenza lo stordì: si sentiva strano, quasi in trance, una sensazione di nostalgia lo pervase, facendolo fremere impercettibilmente.
Ma non quella nostalgia triste e depressiva, era qualcosa di fantastico.
Si sentì lo stomaco in subbuglio, il cuore galoppava e la testa era leggera.
Felice, e senza capirne il motivo, soffiò sul collo del compagno facendolo sobbalzare.
-WWWWAAAH! SEI MATTO! Gli attacchi di cuore mi vengono anche se sono immortale sai?- ansimò, dopo aver fatto un salto di due metri, appiattendosi contro il muro e tenendosi la parte sinistra del petto.
-Tu non mi calcoli, e a me viene voglia di spaventarti.- sorrise sadico, accarezzando gli indumenti che aveva ancora in mano.
-Ti stavo dicendo che ho trovato solo un completo da pigiama. Camicia e pantalone. Io metto il sotto e tu il sopra. Che dici? Potrebbe starci?- chiese sorridendo.
Gli occhi cerulei di Jack si sgranarono compulsivamente.
-Oh… bhè…ecco… *hem hem* sai…i-io sono abituato al freddo,  quindi non ho problemi nell’andare in giro con cose bagnate. Tranquillo, vestiti pure tu.- sorrise cercando di sviare il discorso.
Alan ormai si era avvicinato al caminetto, accendendolo semplicemente soffiando vicino ai ciocchi di legno, creando le prime scintile che diedero vita all’elemento, sentendo quelle parole si voltò verso l’albino.
-Ahaha…no. Hai capito male. Non ho intenzione di curarti il raffreddore nel caso ti venisse. Quindi.. fai il bravo…vieni qui…- cantilenò il rosso, prendendo la camicia e avvicinandosi all’altro lentamente.
Per guardiani e agli spiriti era impossibile ammalarsi a causa del loro stesso potere, vabbè… dai… non si potevano ammalare in generale, ma la storia del raffreddore era solo un pretesto di Alan per stuzzicare l’amico, che si mise subito sulla difensiva.
-No... eheh. Alan… accuccia, lontano! WAH!-
Lo spirito dell’estate saltò il divano, iniziando a correre, inseguendo l’agile figura di Frost.
L’inverno, creava una patina di ghiaccio su ogni muro, mobile, o trave che toccava usandola come sponda per scappare, e Alan, di conseguenza, seguendolo scioglieva ogni singolo ghirigoro bianco, cancellando il passaggio del primo.
Nel cercare di scappare Jack si impigliò in un mobiletto, dove gli si ruppe la cintura insieme al bottone dei pantaloni, facendolo rallentare…
-Preso!- urlò il rosso, stringendo la presa sul cappuccio della felpa blu, sciogliendo anche la brina su di esso, e tirandosi addosso Jack che sbilanciandosi fece cadere entrambi; lui a cavalcioni sull’altro.
I due si guardarono per diversi secondi, facendo molta fatica a metabolizzare la situazione, soprattutto da parte di Jack, quando vide Burn alzare il busto, solo con l’ausilio degli addominali, per avvicinare le mani ai bordi della felpa blu, levandogliela senza che lui opponesse resistenza.
Il silenzio era sovrano mentre le mani dello spirito più piccolo, sfioravano in modo appena percettibile la pelle pallida dell’altro, mentre gli infilava la camicia a maniche lunghe, un paio di misure più grandi di lui, allacciandogli i bottoni in maniera lenta e precisa.
-Una volta non avresti perso tempo ad allacciarli.- sorrise l’albino, pronunciando quelle parole in un filo di voce.
-Jack… per quanto a me questa situazione piaccia… tu potresti sentirti a disagio.- disse Alan, una volta terminato il suo lavoro, placcando i suoi istinti per non levare anche i pantaloni al compagno, che però fece da se, rimanendo in mutande, lasciando basito il ragazzo sotto di lui.
-Eh? Perché scusa?- Chiese Frost innocente, appoggiando le mani sull’addome, un pelino troppo vicino ad un punto particolarmente sensibile per gli uomini.
Sembrava che la situazione per lui fosse normale, o per lo meno la cosa non lo turbava.
-Jack? Ehm: Io sono gay. Mi piacciono gli uomini…e tu sei a cavalcioni su di me, in un punto che, oserei denominarlo, “pericolante” mezzo nudo e con un’aria da bimbo innocente. Se non avessi autocontrollo saresti nei guai... ma anche alla mia pazienza e ai miei istinti c’è un limite.-
Solo allora il ragazzo di ghiaccio si rese conto della situazione.
Sbarrò gli occhi, alzandosi di scatto e cercando di tirarsi la camicia verso il basso, per coprirsi l’intimo.
-Scusa… magari dovevo dirtelo prima…- si scusò Alan, alzandosi e cambiandosi a sua volata, dando le spalle a Frost che si ridestò dai suoi pensieri.
-Ma che dici? No, figurati…non è assolutamente colpa tua. Insomma… capita che si preferiscano gli uomini. E capitano le situazioni imbarazzanti.- sorrise allegro, portandosi verso il divano davanti al caminetto e sedendosi sul vecchio sofà cigolante, perdendosi nell’armoniosa danza che le fiamme gli offrivano.
Il rosso lo raggiunse, lasciandosi cadere sul giaciglio e allungando un braccio sul poggia testa, mentre con l’altro, puntava il gomito sul bracciolo, accavallando le gambe.
-Tipica posizione “like a boss”. Non è cambiato di una virgola.-  pensò Frost guardandolo di nascosto, mentre il ricordo della prima volta che lo vide riaffiorò nella mente.
 
Tre anni prima…
 
-JACK! Ragazzo mio… vieni! Me volere presentare a te uno spirito col quale andrai di sicuro d’accordo.-
Nord mi sorrise, dandomi una sonora pacca sulla spalla, credo che me l’abbi slogata.
-Più che altro ora non ci sarà solo uno a rompere le scatole…-  dice Calmoniglio, saltandomi vicino mentre entriamo nella stanza del globo.
Dentro ci sono giù Dentolina e Sandy che parlano con qualcuno,  ma non capisco chi, la figura è coperta da entrambi.
-Jack! Che bello vederti. Vieni.- mi saluta, abbracciandomi, mentre mi trascina verso un ragazzo, seduto sul tavolo a gambe incrociate con un sorriso lucente sulle labbra, che divenne subito provocatorio mentre osservavo le sue iridi bi-colore.
-Alan Burn… ti presento Jack Frost. Il nuovo guardiano scelto da Manny.- ci presenta Calmoniglio.
-Ah… il famigerato Frost… ho sentito tanto parlare di te. Alcuni bambini reclamano la tua presenza perfino durante il periodo del mio dominio.- mi sorrise prendendomi la mano e inchinandosi per baciarmela.
Dentolina per poco non sviene alla scena, mentre io rimango sorpreso, sia per la confessione che per il gesto, ridestandomi al leggero tocco delle sue labbra.
-Ehm…grazie…- dico, mentre Nord si porta vicino al ragazzo.
-AHAHAHAH! Alan! Sei sempre così solenne. Il ragazzo è rinato centocinquant’anni fa’. È molto giovane rispetto a te, ma devo dire che non se la cava male lui. Spero che andiate d’accordo e aiuterete voi in caso di difficoltà.- finì il russo speranzoso.
Ci guardammo per diversi minuti, finché lui non ghignò sadico, leccandosi il labbro superiore.
-Sarà un vero piacere collaborare con te. –

 
 
Jack era ancora assorto nei suo pensieri, quando sentì un peso estraneo poggiarsi sulle sue gambe.
-Che…che stai facendo?- chiese, vedendo Burn appoggiare la testa sulle sue gambe.
-Non riesco a dormire se non mi sdraio… e le tue cosce sono così invitanti.- rispose tenendo gli occhi chiusi.
Frost deglutì a vuoto, cercando di smuovere gli ingranaggi del cervello, che in presenza del rosso, a volte cedevano e si bloccavano.
-Ma…io sono freddo. Ti potresti fare male.- si preoccupò l’albino, trattenendo il fiato, aspettando la reazione del compagno.
-Sinceramente? La tua temperatura corporea non mi da’ affatto fastidio. Sono stanco di superare i 70 gradi a temperatura normale e i 120 se mi concentro. Volendo potrei diventare una super nova senza dolermi in qualche modo… ma sentire la tua pelle fresca a contatto con la mia… mi fa’ tornare alla memoria, come ci si sentiva ad essere umani. A te non ti mancano quei giorni? Coprirti pesante nei giorni di neve? Scoprire sollievo in una laghetto, in una giornata torrida? Trovarsi nel bel mezzo di un temporale e tremare dal freddo? Sai mi mancano quelle cose.-
Alan parlava.
Così.
Apertamente.
Guardava Jack negli occhi, sorridendogli amaramente per via dei ricordi.
-Cosa ti piace di questa vita?- domandò il guardiano.
-Hmmm… fammi pensare. Credo che la cosa che mi piaccia di più… sia quella di aver incontrato i Guardiani. Per me l’amicizia, un semplice “ti voglio bene” , un “che bello rivederti” ti cambia la giornata… se non la vita. Anche conoscere te è stata una rivelazione.- sorrise, allungando il braccio e raggiungendo una ciocca di capelli candidi.
-Sul serio?- chiese l’inverno lasciandolo fare.
-Certo. Sei il mio opposto, ma siamo così uguali. E poi…mi fa strano… ci conosciamo da poco, ma è come se… ti conoscessi… da tempo.- concluse, perdendosi in quegli occhi così limpidi da sembrare uno specchio di ghiaccio.
Alan tese i muscoli dell’addome alzandosi di poco, per avvicinarsi al viso di Jack, il quale cedette  all’istinto di avvicinarsi al ragazzo.
-Jack? Se ora ti baciassi… ti arrabbieresti tanto?- chiese lo spirito, senza scollare gli occhi dall’angelo che aveva dinanzi.
-Dovrei… ma non lo farò. Ma non farci l’abitudine… altrimenti diventi viziato.-
Fece in tempo a finire la frase che le sue labbra vennero catturate da quelle del rosso, in un bacio casto, ma quando Alan si accorse che il sapore di Frost era un qualcosa di afrodisiaco, lo convolse in qualcosa di più morboso e passionale, prendendo possesso della sua bocca e della sua lingua.
Passarono diversi minuti a baciarsi in quel modo, ma Burn ebbe l’auto controllo di fermarsi.
-Ok… ti sei sacrificato anche troppo Fiorellino. Ora riposiamo.- detto questo si sdraiò dall’altra parte del divano, portandosi le mani dietro la testa.
Jack sentì subito la mancanza del calore dall’altro, tant’è che si avvicinò a lui, sdraiandosi di lato, ma portando la sua testa al petto del rosso.
-Che fai Fiorellino?- chiese senza capire.
-Non chiamarmi “fiorellino” e poi… ho voglia di sentire un calore diverso oggi. Ti do fastidio?- domandò innocente, pronto a levarsi nel caso di risposta negativa.
-Figurati. Dormi pure… se ti sono comodo. Buonanotte fiorellino.- lo salutò, riportandolo verso il suo addome e accarezzandogli i capelli, chiudendo a sua volta gli occhi.
 
§*§*§*§
 
Mentre i due si assopivano, cullati ognuno dalla presenza dell’altro, un’oscura e imponente figura li osservava tramite una specchio usurato dal tempo e dalla magia.
-Dormi signore delle fiamme. Goditi l’ultima notte insieme a colui che hai amato.-
Pitch rideva.
Presto avrebbe avuto c’ho che voleva.
Presto avrebbe vinto.
 
 
Moon Ps:
HEILà   bella gente come state?
Piano piano ci addentriamo un po’ nella mante del nostro Guardiano beniamino e nello spirito delle fiamme, scoprendo i loro oscuri segreti…
Eheh…porcelloni…
Ok, scherzi a parte, ho cambiato il reating da Giallo a Arancione… sinceramente non volevo fare nulla di strong, ma grazia a Syryus90 e Night Fury 96 e alle loro bellissime storie ( Jack X Hiccup intendiamoci) mi ha fatto venire voglia di scrivere, oltre a qualcosa di più dolce, aggiungere anche qualcosa di più piccante… ma quello si vedrà.
Vi ringrazio per le recensioni e per il sostegno.
Mi scuso per gli errori e continuate a seguirmi.
 
Un saluto lunare a tutti da BB.

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Capitolo 5
*** Perdita e Guadagno ***


La mattina seguente i due spiriti erano ancora abbracciati.
Le braci nel caminetto scintillavano nell’antro oscuro del caminetto.
Alan si destò piano, infastidito dai raggi del sole che filtravano da una finestra rotta, si passò una mano sugli occhi, sbadigliando e guardandosi in torno per capire dov’ era.
Jack mugugnò nel sonno, strusciandosi sul petto di Burn, che sorrise, accarezzandogli i candidi capelli, sopprimendo l’animalesco impulso di baciarlo fino allo svenimento per mancanza d’ossigeno.
Si alzò, mettendo un cuscino sotto la testa dell’inverno e accovacciandosi davanti al suo volto assopito.
-Mi colmi un vuoto che sento da quando mi sono destato dall’incidente. Chissà se un giorno potrò mai dirtelo…- sussurrò flebile, accarezzandogli la fonte, levandogli alcune ciocche limpide dal volto niveo, baciandoglielo lievemente.
Frost si mosse leggermente, sorridendo nel sonno…
-Al…- disse nel sonno, sbalordendo il rosso lasciandolo a bocca aperta e a occhi sbarrati che si alzò in piedi iniziando a saltellare come un matto per l’allegria…
Ma il suo entusiasmo andò a scemare tutto d’un colpo.
Un’ombra nera, grande quanto un cavallo, guardava dalla finestra la scena, nitrì piano per poi voltarsi e sparire tra gli alberi.
L’estate, recuperò al volo la propria tavola, spalancando la porta e cavalcando una corrente calda seguendo l’essere, schivando gli alberi e sovrastando rami.
La creatura però iniziò ad accelerare, cercando di svanire tra la vegetazione.
-Oh, no bello… tu non scappi!- si disse tra sé, concentrandosi, mentre prendeva tra le mani un giavellotto creato dalle fiamme cremisi e lanciandolo contro l’incubo, prendendolo in pieno.
Burn lo raggiunse in uno spiazzo, scendendo dal “ veicolo” per avvicinarsi alla sua preda che guaiva dolorante.
-Non mi piace giocare a rincorrersi… a meno che la preda non sia un ragazzo bono, in tal caso  il discorso è differente.-  parlò sogghignando, mentre creava un’ascia da boia col fuoco.
-Peccato che stavolta ci sei tu in mezzo.-  continuò, facendosi roteare l’arma tra le mani e guardando dinanzi a se, mentre dalle oscure tenebre del sotto bosco, emergeva la figura elegante di Pitch Black.
-È un vero piacere vederti…ancora vivo.-  lo provocò l’Uomo Nero con un’espressione truce, uscendo dal nascondiglio, rimanendo però celato, ai raggi del sole e portandosi vicino alla sua creatura.
-Potrei dire la stessa cosa di te. Vedi…dal nostro ultimo incontro, ogni volta che penso a te mi sale il nazismo...- confessò Alan con aria schifata, facendo oscillare l’arma al suo fianco.
-Parla come mangi ragazzino.- lo rimproverò l’altro, roteando gli occhi.
-Scusa… ho il brutto vizio di imparare velocemente e quest’era è talmente piena di sorprese che non riesco a trattenermi. Comunque ora traduco per il tuo cervelletto ostruito dalla sabbia.- sorrise sadico, facendo una pausa e avvicinandosi anche lui alla bestia ferita – Ogni volta che penso il tuo nome, immagino la tua figura o più semplicemente; ti vedo, mi viene una voglia incontrollata di… prenderti a botte e ucciderti.- concluse freddo. (che battuta -.-‘)
-Oh… che crudeltà. Così mi dipingi come una brutta persona.- controbatté con tono offeso potandosi, con un  gesto elegante, una mano al cuore.
-Il problema è che lo sei.- affermò il rosso, alzando un sopracciglio, mentre il cavallo ai suoi piedi nitriva dolorante.
-No… è sono una tua idealizzazione di me, rafforzata dai Guardiani che ti hanno detto che sono cattivo. E di conseguenza lo sono per te.- sorrise mellifluo.
Alan si stava innervosendo: era con Pitch, ancora fresco di una nottata di incubi, quindi ancora più forte e con uno di essi ai suoi piedi.
Si sentiva strano, dopo lo scontro del Guardiano nero si sentiva come vuoto e aveva paura di rifare lo stesso errore: doveva dimostrare di non avere paura.
Burn presa l’ascia a due mani, senza staccare gli occhi da quelli di Black e, con un colpo netto, mozzò la testa alla creatura distesa la suolo.
-A cosa devo questa violenza gratuita?-  chiese tranquillo il moro, senza muoversi.
-Mi dava fastidio, come mi dai fastidio tu d’altronde. E  ora sparisci, prima che  ti riguardi lo stesso trattamento.- concluse, voltandosi verso la tavola che fluttuava a mezz’aria.
-Ma come? Vai già via? E io che ero venuto con l’intenzione di darti un dono.- ribatte sconsolato, mostrandogli un pacchetto incartato nero con un fiocco di pizzo del medesimo colore e filamenti argentei.
Lo spirito incerto si riavvicinò all’avversario.
-Cos’è?- chiese tra il curioso e l’incerto.
-Una cosa che ti appartiene.- ghignò, avvicinandosi al ragazzo che gli arrivava sì e no a metà petto, guardandolo serafico negli occhi, prendendogli una mano e mettendovici sopra il pacchetto.
-Prego… Aprilo.-
Alan ci mise un secondo a capire il motivo di quello sguardo e del gesto; erano nemici, bhè…insomma, meno di Sandam.  Aveva motivazioni decisamente minori al confronto, ma aveva sfidato i suoi amici  di petto tre anni prima, cercando di eliminarli e riuscendoci quasi con Gold.
Il rosso decise di fidarsi, quel poco che bastava, di Black, sbuffando sciolse il fiocco e levò il coperchio rivelando che all’interno vi era un’ampolla con della sabbia azzurra al suo interno.
Il ragazzo rimase perplesso.
-Ehm… cos’è?- gli chiese inarcando un sopracciglio.
-Ricordi.-
-Menti…-
-Perché dovrei?-
-Perché i ricordi sono nei denti e vengono amministrati da Dentolina. Quindi…-
-Quindi cosa? Rispondi ad una domanda. Noi spiriti… perdiamo i denti in maniera naturale?-
Alan scosse la testa.
-Questa è la forma dei nostri ricordi. Aihmè, la nostra mente è infinita come la nostra vita e perciò è impossibile dimenticare  qualcosa dal momento della Nascita.  Indi per cui vi sono altri tipi di “Organizzazione” per certe cose, alle volte assistiamo a scene che non vogliamo ricordare,  ed è questa l’utilità di quella polvere.- spiegò pacatamente, camminando nella penombra.
-E questi sono miei? E che ricordi sono? Perché li hai tu?-
-Apri la boccetta e scoprilo.-  disse risoluto l’uomo nero.
Burn si voltò dando le spalle a Pitch, facendo sparire l’arma infuocata e rigirandosi tra le meni la fiala, indeciso sul da farsi.
-AL!- la voce preoccupata di Jack lo sorprese, vedendolo sbucare dalla vegetazione e correre verso di lui.
Il rosso si voltò nella direzione di Pitch, appena in tempo per vedere una lama opaca trafiggere  il Guardiano della neve che si era intromesso tra i due.
-JACK!!!! – Alan urlò con voce disperata, mentre con la mano creava una frusta di fuoco, tra loro e il nemico che saltò all’indietro di qualche metro.
-Jack? Jack? Avanti Fiorellino… così mi spaventi.- lo aveva preso tra le braccia, levandogli il pugnale dalla schiena, mentre il terzo in comodo rideva compiaciuto.
-Lo hai perso…- disse tranquillo – Te lo sei fatto scappare. E sì che potevate rincominciare… ma a quanto pare non era destino.- sorrise, mostrando i bianchi denti appuntiti.
-TACI! LUI NON è MORTO!- Sbraitò, trattenendo le lacrime, mentre pensava a modi sempre più cruenti di  sopprimere quel produci polvere ambulante.
-Non ho detto mica questo io.- rispose pacato mentre le sue mani si portavano dietro la schiena con tranquillità.
L’albino mugugnò, svegliandosi, portando la testa in avanti, mentre il cappuccio blu gli copriva il capo, alzandosi barcollando.
-Hei? Frost? Stai… stai bene?- chiese titubante, cercando di toccarlo , ma il suo polso venne afferrato dalla pallida mano di Jack, che nemmeno volse lo sguardo verso di lui in quel gesto.
-Che ti prende?-
Il signore dei ghiacci si voltò lentamente, mostrando il volto apatico mentre il cappuccio scivolava lasciando in piena vista i capelli neri come la pece e gli occhi chiari, che piano paino divenivano più profondi di un buco nero.
-Ja… CHE GLI HAI FATTO!- inveii contro il responsabile.
-Nulla… il pugnale era per te, ma le cose sono andate ancora meglio di quanto pensassi.- Sorrise soddisfatto.
Alan Burn non vide più nulla.
Il suo corpo divenne puro calore, la pelle si bruciò lasciando spazio ad una combustione definitiva del fisico, si scagliò a piena potenza contro Pitch Black, che non si mosse di un millimetro.
Lo spirito dell’estate stava per colpire in pieno volto l’avversario quando un raggio congelante lo colpì in pieno petto.
Il cuore si ghiacciò per alcuni secondi netti, doleva in maniera allucinante, intanto che il suo fisico tornava normale, ma il vero dolore lo provò quando vide il suo Jack inchinarsi dinanzi a Pitch chiamandolo “Maestro” e mentre quest’ultimo lo faceva alzare, portandogli un dito sotto il mento, e baciandogli dolcemente le labbra.
-No…- con voce flebile Burn, si rifiutò di crede a quella scena mentre la due figure sparivano avvolte della sabbia nera, lasciandolo da solo.
-Hai perso Burn.-
Le parole Dell’uomo nero erano veritiere e dolevano molto.
Si sentiva abbattuto, triste, debole… e col cuore spazzato.
Non gli rimaneva nulla, solo una fiala con all’interno un’irrequieta sabbia azzurra e le pesanti lacrime che aveva ancora da versare.
 
 
Moon Ps:
Salve a tutti! Sono tornata alla carica… e con un colpo di scena… forse.
*sente puzza di bruciato*
ALAN! CHE CAZZO FAI! *si spegne i capelli*
Al: Crepa *torna nell’angolino depresso*
Ooook… torniamo a noi.
Jack Version Black, non è una mia creazione, ci tengo a sottolinearlo prima che a qualcuno  dica “ è un mia idea, sei una ladra” ok?
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento e scusategli errori.
 
Saluti lunari BB
 
Al: Ti odio…
BB: PIANTALA! O TI CASTRO!
 

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Capitolo 6
*** Nuova Speranza ***


 
-Il buio impone la sua supremazia,
il silenzio è sovrano,
la solitudine la fa da padrone e
la paura domina in eterno.
In un luogo così piccolo ci possono essere così tanti Re?-
Jack ragionava nell’attesa che Lui tornasse da una notte fruttuosa di Incubi,  sdraiato, per quello che si poteva ,con la testa appoggiata ad un bracciolo di un trono di pietra nero con venature dorate che si innalzava verso il soffitto della caverna, come se fosse un’enorme stalattite.
Frost aveva abbandonato il suo fidato bastone lontano da lui, dimenticato in un antro oscuro, a cosa mai poteva servigli in un posto come quello?
Pitch emerse dalle ombre con le sua infinita eleganza, mentre si osservava il braccio; stava guarendo, la sua sabbia stava aumentando e di conseguenza lui si faceva più forte.
Sì avvicinò piano al suo prezioso diletto mentre quest’ultimo scendeva dal soglio, come un bambino di cinque anni scende dal divano per correre in contro al padre di ritorno dal lavoro,  ritrovandosi vicinissimi a guardarsi negli occhi, mentre l’uomo nero si sedette al suo posto, porgendo la mano al signore della neve e tirandoselo a cavalcioni su di sé.
-Ti sono mancato?- sorrise tirando, stancamente, le sottili labbra nere, accarezzando i neri capelli del guardiano e accorgendosi che alcune ciocce, alla base dalla nuca, stavano ritornando candide.
Gli occhi dorati di Pitch si spalancarono con sgomento accorgendosene.
-Maestro?-  Jack si spaventò sentendosi stringere i polsi dalla presa ferrea di Black, che lo alzò di peso, arretrando nell’oscurità mentre lo trascinava con sé per riapparire nella stanza da letto.
Il più giovane venne sbattuto sul morbido giaciglio e sovrastato del signore degli incubi.
-No… tu rimani qui hai capito?- Pitch affondò il volto nel collo di Jack, lambendone un pezzo di pelle e succhiando tanto forte da farlo gemere di dolore.
-Questo è il tuo posto… tu sei mio! E SOLO MIO CHIARO!- la sua voce tonava, mentre le sue mani esploravano la pelle candida di Frost, svestendolo con foga dalla felpa e dalla camicia del pigiama del giorno prima.
Il loro rapporto continuò così: Pitch si imponeva e Jack subiva senza ribellarsi, o per lo meno, senza sapere che cosa stesse succedendo a sé stesso.
Il silenzio ormai era un sovrano dimenticato, mentre gli ansimi dei sue si mischiavano, come il loro calore e un flebile tintinnio di un campanello ignorato risuonava innocente.
 
*°*°*°
Poche ore dopo Frost si sveglio intontito, nudo sotto le leggere coperte nere del sontuoso letto di Black, mentre quest’ultimo riposava tranquillo tenendo abbracciata l’esile figura pallida del Guardiano del divertimento.
Frost scese dal letto, principalmente per cercare i propri vestiti, ma anche per poter guardare l’enorme specchio sporco appoggiato alla parete.
Nell’avvicinarsi il ragazzo, coperto solo da un lenzuolo, sentì un tintinnio che aveva già udito tempo addietro, senza farci caso ovviamente e senza riflettere sulla causa del suono, continuò a camminare e il rumore si ridestò, placandosi  al suo fermarsi sul posto.
Il moro si guardò in giro, non capendo, finche non mosse un piede che rifece partire la nota; si guardò la caviglia notando un sottile braccialetto rigido su di essa con un campanello che pandeva.
Si portò dinanzi alla superfice opaca, che rifletteva malamente la sua immagine, guardandosi il gioiello al suo piede, mentre lo alzava e lo muoveva per farlo tintinnare.
-Alan…- sussurrò, mentre le iridi diveniva pian piano sempre più chiare.
-Cosa ci faccio qui? Che cosa ho fatto? Io…io…-  disperato si voltò per andare via,  ma, a pochi passi dall’uscita, “l’indumento” venne afferrato e trattenuto, Jack si voltò spaventato mentre Pitch si guardava le unghie interessato e con il piede bloccava l’angolo della coltre.
-Credevo di averti già detto molte volte di non pronunciare il suo nome in mia presenza.- disse serio, portandosi le mani al bacino.
-Io…Faccio quel che mi pare.- rispose a tono, tirando lo strascico liberandosi e lasciando il signore degli incubi sbigottito.
-Ti sei liberato. Che strano… - disse tranquillo avvicinandosi al ragazzo, che faceva fatica a distogliere lo sguardo dal petto di Pitch.
-Razza di… E mettiti una maglietta? Ti costa tanto?- pensò tra sé cercando di non arrossire, mentre l’occhio cadeva sul bordo dei pantaloni neri aderenti.
-P-perché è strano? Lo sia che sono un’avversari tenace.- cercò di riprendere quel poco di fiducia  che aveva di solito, ma svanì quando il respiro caldo di Black gli sfiorò la pelle fredda delle orecchie.
-Perché quello che abbiamo fatto poco fa, mi avrebbe aiutato a tenerti sotto controllo ancora per un po’… Tsk, mi sbagliavo a quanto pare.- rispose, giocando con alcune ciocche corvine di Jack.
-Non mi toccare.- ringhiò scattando all’indietro.
-Perché? Perché appartieni a Burn? Perché solo quella lampadina ambulante ti può toccare? Credi ancora che verrà a salvarti? Non lo farà, non ricordi? Per lui non sei più nulla.- sorrise avvicinandosi piano al ragazzo.
-Menti…lui me lo ha promesso.- rispose convinto, mentre l’uomo spariva davanti a lui.
-Se non credi alle mie parole, credi alle sue e ai tuoi occhi.- riapparse con un sorriso mellifluo sulle labbra, indicando lo specchio, Jack ci si portò davanti, tentennante e guardandovi dentro.
Conosceva il luogo che vi era raffigurato: era la tana di Calmoniglio.
Frost non capendo, stava per aprire bocca, quando la voce del Guardiano della speranza lo interruppe.
-Fidati, faresti meglio a dimenticartene. Ogni cosa che riguarda Lui fa solo rattristare. E non voglio che tu soffra ancora.-  Aster parla con qualcuno, ma il moro non lo vedeva, era fuori dall’inquadratura… o almeno, così sembrava.
-Forse hai ragione. Non ho bisogno né delle sue parole, né dei suoi ricordi, anzi sono sicuro che conclusa la faccenda sarò sollevato da non rivederlo mai più.-  Rispose Burn dando ragione al coniglio, riemergendo dalle sue braccia.
-Ben detto piccolo. E ora fammi un bel sorrisone… se  ti demoralizzi tu mi ritrovo mondo sotto sopra.-  scherzò Calmoniglio, mentre si sorridevano complici.
Jack assisteva, da lontano, invisibile ai loro occhi, ma osservava.
Stavano parlando di lui? A nessuno importava nulla della sua esistenza?
Il suo mondo gli crollò addosso, cadendo sulle ginocchia per il peso di tutto, tutto quello in cui credeva si era rotto, l’unica corda a cui si stava tenendo si era spezzata.
-Sì Jack… così. Lasciati andare, stai qui. Con me. Nessuno ti toccherà più. Noi sappiamo quanto il ghiaccio può essere freddo, ma allo stesso tempo fragile. Rimani con me, dimmi sì Jack. Un semplice sì e avrei la barriera più forte di tutto il mondo a difenderti…la Paura.- le parole di Pitch erano come quelle di un diavolo che tenta la sua vittima nel suo istante più debole e mentre Frost osservava ancora i due nello specchio che ridevano, lui si sentiva distaccato, come tirato fuori dalla realtà con una forza tale da essere trascinarlo sull’orlo di un baratro pronto a cadere.
Gli occhi si riempirono di lacrime, mentre l’iride destra tornava  come un’ opale prezioso.
Guardò Alan, da lontano, da distaccato, da rinnegato, da sconsolato.
Chiuse gli occhi pronunciando la parola bramata da Pitch…
-Sì. Rimarrò qui con te.- rispose serio, mentre riapriva le palpebre  mostrando anche l’iride sinistra nera come l’amino del sovrano della paura.
*°*°*°*
 
Con la scomparsa di Jack, lo spirito dell’estate corse subito in cerca d’aiuto, ritrovandosi a raccontare tutto a Calmoniglio.
-Pitch? QUELLA SCHIFOSA OMBRA! – il coniglio era furente, continuava a scrocchiarsi le zampe e a camminare avanti e in dietro per il nervoso, guardando poi l’amico depresso.
-Al? Ti prego… non… non fare così. Vedrai che lo recupereremo.- cercò di consolarlo, mettendogli una zampa sulla spalla.
-Ma lui era lì… tra le mie braccia… e io… non ho fatto nulla per aiutarlo.- si accusò, mentre tremava di rabbia e le sue ginocchia cedevano.
Il coniglio di pasqua si rattristò tremendamente vedendolo così afflitto, cercò nella sua mente tutte le parole più confortanti, tutte le battute più ridicole per riuscire almeno a strappare un sorriso all’amico, poi si rese conto che non era bravo in certe  cose… lui non era Jack.
Giusto! Era il Guardino della Speranza non del Divertimento… Lì serviva poter crede in qualcosa… non di riderci sopra.
Aster si avvicinò al suo ospite, accovacciandosi dinanzi a lui e sorridendogli.
-A… Che devo fare?- chiese Alan, tra una lacrima e l’altra.
-In primis… asciugarti quelle lacrime da coccodrillo- propose, portandogli una zampa pelosa al viso e sciugandoglielo – e poi dimenticare.-
Burn lo guardò scioccato…
Il Guardano capì che il ragazzo aveva capito male.
-non credo che tu abbia capito… devi lasciarti alle spalle quello che hai fatto, quello che è successo, vivi come se lui fosse ancora al tuo fianco, batti Pich e tutto tornerà come prima. Ma prima cancella tutto.-
Il ragazzo di fuoco ascoltava, l’idea era buona…no! Anzi. Perfetta.
Abbracciò di slancio l’amico ringraziandolo.
-Dimenticherò quel pomeriggio e Pitch…finché non lo riavrò davanti.-
-Fidati, faresti meglio a dimenticartene. Ogni cosa che riguarda Lui fa solo rattristare. E non voglio che tu soffra ancora.-  confessò.
-Forse hai ragione. Non ho bisogno né delle sue parole, né dei suoi ricordi, anzi sono sicuro che conclusa la faccenda sarò sollevato da non rivederlo mai più.-  rispose Burn dandogli ragione, riprendendo fiducia in sé stesso.
-Ben detto piccolo. E ora fammi un bel sorrisone… se  ti demoralizzi tu mi ritrovo mondo sotto sopra.-  scherzò Calmoniglio, mentre si sorridevano complici.
-Ora però devo fare un’altra cosa.- decise risoluto Alan prendendo la fiale.
-Vuoi davvero credergli?- chiese scettico, poggiando una zampa sul contenitore per distogliere lo sguardo dell’amico.
-Devo sapere…-
Aster non disse nulla, solo ritrasse l’arto e si mise in attesa.
L’estate aprì la boccetta, rovesciandosi la sabbia sui fulvi capelli, aspettando qualche effetto, che non tardò ad arrivare…
 
Le coperte si spostavano a seconda del movimento delle sue gambe, creando nuove increspature sulla chiara copertura.
La luce, che filtrava delle finestre gli disturbava il riposo,  infrangendosi sull’iride argentea, richiudendo subito la palpebra.
Alan si tirò subito a sedere, stiracchiandosi e stropicciandosi gli occhi .
In seguito la mano destra, andò ad accarezzare una nivea capigliatura.
-Buongiorno signorino. Ha riposato bene?- chiese il rosso, sorridendo mellifluo mentre si rispecchiava in quei occhi cerulei.
-Ti avverto, chiamami ancora “signorino”  e ti lascio a stecchetto per un’ anno.-
-Come se tu potessi resistere un’ anno senza farti toccare da me…Jack.-
Il Guardiano del divertimento ghignò divertito, saltando addosso al compagno, bloccandolo sotto di sé.
-Scommettiamo?-  domandò tranquillo, mentre le loro labbra si avvicinavano fino ad annullare la distanza, per incontrarsi dolcemente.
Freddo contro caldo.
Per Burn era la sensazione più bella e eccitante, sentire quel corpo sopra di sé.
 
Lo scenario cambiò, questa volta si trovò a fluttuare su un laghetto, abbracciato a Frost che guardava nervosamente la superficie dell’acqua limpida.
-N- non lasciarmi… io- io non so nuotare.- confessò preoccupato.
-Non temere… non ti lascio, appoggiami una mano sulla spalla e dammi l’altra. Vedrai che andrà tutto bene fiocco di neve.-
Jack deglutì, ubbidendo mentre Alan saldava il suo braccio destro al bacino dell’amante e iniziava a muoversi seguendo una melodia immaginaria.
Si tennero stretti per ore, la luna era la loro unica compagna in quel momento, testimone di sguardi carichi di amore e venerazione, di parole dolci e di baci rubati.
 
I luoghi cambiavano veloci nella mente del signore dell’estate: San Pietroburgo, Cairo, Londra, Timbuctu, Roma, Parigi, Tokio e molti altri luoghi di cui non ricordava i nomi al momento.
Diversi posti e paesaggi, ma sempre un personaggio come protagonista: Jack Frost.
Sorride, corre, vola, pattina, infastidisce la gente, piange nel vedere il dolore della gente, congela cose…
Lo bacia, lo abbraccia, litigano, fanno la pace, si amano…
Ed ecco che di nuovo un ricordo che si fa più nitido degli altri.
 
Jack che fluttua a pochi metri da Alan, una parola riecheggia ancora sulle labbra del rosso…
-Ti amo.-
Frost sembra essere sul punto di girare i tacchi ed volare via spaventato, ma prima di farlo parla.
-Come puoi dirlo? SIAMO DUE UOMINI! Siamo troppo diversi. Tu sei il Sole e io il Ghiaccio… ci uccideremmo a vicenda solamente a sfiorarci…-
-E allora?-  chiese il rosso in piedi sulla sua tavola da surf.
-Come? Davvero non capisci… è innaturale! È…-
- Cosa? Il fatto che siamo due spiriti o che io, un ragazzo, possa amare te, un’ altro uomo?- domandò accigliato.
Jack era sconvolto…
-COME!? N- non è la stessa cosa!- davvero quel ragazzo non riusciva a capire cosa stesse dicendo?
-Dove la vedi la differenza? Tu sei morto annegato nell’acqua congelata…- a quel ricordo Frost rabbrividì alla terribile sensazione – io sono morto schiacciato da una trave e bruciato vivo… per così dire… ero mezzo cosciente.- ragionò tra sé, pensieroso, nemmeno minimamente curante delle sue parole  – Il punto è che noi dovremmo essere morti da tempo. Eppure…- fece una pausa, avvicinandosi di poco all’albino.
-Eppure?- fece eco l’altro.
-Eppure tu sei qui, che fluttui su una corrente fredda e parli con me e volendo potremmo scendere più giù e parlare con dei bambini e giocare con loro. Questo non è innaturale?-
L’Inverno non sapeva cosa rispondere, rimase scombussolato dinanzi alla verità.
-Il fatto che io possa amarti è così strano? Cosa devo fare per dimostrarti che non posso più fare a meno di te?- le domande erano troppo dirette e rimasero in sospeso.
Alan si avvicinò di più al compagno, abbastanza da invitarlo a salire sulla superficie liscia della tavola, inchinandosi una volta presa la mano pallida dello spirito più grande.
-Signorino Jack Frost. Non mi interessa se lei è di ghiaccio, ma piuttosto che continuare a guardarla da lontano, preferisco farmi considerare un pazzo e  confessarle tutto ciò che provo per lei. Voglio stare con lei, ridere con lei, piangere con lei, coccolarla, viziarla…baciarla. Voglio donarle il mio eterno cuore e il mio tempo infinito. Non mi aspetto che lei li accetti subito entrambi,  ma desidero solo che lei mi rivolga quei sorrisi tanto luminosi paragonabili sono al gioiello più prezioso. Non mi interessa se siamo entrambi uomini, siamo “morti” ormai quegli status sociali non sono più importanti per noi, non m’importa se siamo diversi e sinceramente… se toccandola io dovessi rischiare di morire, accetterei quel dolore in tutte le sue sfaccettature, perché morire per mano sua mi andrebbe benissimo. Mi dia la possibilità di per farla innamorare di me. Mi permetta di avere l’onore… di poterla amare liberamente.-
Alan aveva sempre tenuto la testa china, e quando alzò gli occhi, le sue palpebre di sbarrarono per lo stupore: il volto di Frost aveva assunto un colorito violaceo ( il suo arrossire è leggermente diverso dal nostro XD), mentre le lacrime iniziavano a far capolino dall’estremità degli occhi.

-Scemo… così ti rendi solo ridicolo. Ho provato in tutti i modi… di convincermi che non potevamo stare insieme. Poi arrivi tu; bello tranquillo e ti dichiari come se fossi la principessa Sissi. Bhè sappi bello mio, che se hai scelto me, come tuo compagno, con cui passare la tua vita… ti sei trovato un gran da fare.-  rispose Jack tra i singulti, gettandosi sull’amante e baciandolo in maniera quasi ossessiva.
Era come se entrambi avessero aspettato quel momento da troppo tempo…
 
L’ultima immagine che Burn vide fu il dono che fece a suo amata, per festeggiare il loro primo anno insieme: una cavigliera rigida, ornata di sporadici diamantini che formavano piccoli fiocchi di neve, con un campanello come ciondolo ove vi erano incise le lettere AJ.
-Allora? Visto qualcosa?-  Calmoniglio non si era mosso, ma vedendo gli occhi di Alan riprendere vita non poté far altro che domandare.
-Tu lo sapevi che avevo una relazione con Jack?-
I due si guardarono…
-Tu… voi… - Aster non riuscì a completare la frase che quasi svenne.
-HEI! Ripigliati e rispondi.- 
Calmoniglio si riprese …
-No… sinceramente è la prima volta che sento questa rivelazione… sono scioccato e allo stesso tempo felice per voi. La tua prossima mossa?-
Alan non rispose, ma diede un leggero colpo alla sua tavola facendola alzare per prenderla in mano e assottigliare lo sguardo pronto per dare battaglia.
 
 
 
Moon Time:
*suono di trombe*
ME TORNATA! * sente di nuovo odore di bruciato*
WAAAAAAAAAAAHHHHH LA MIA MAGLIA NUOVA! ALAN! PIANTALA!
AL: che figure da pappamolle mi fai fare? E secondo… QUANTO CA-
BB: ALAN! Le parole…
AL: CAaavolo di tempo c’hai messo?
BB: ero impegnata.
AL: a fare che? A fantasticare sul cavaliere di Draghi…
BB: SPARISCI! * molla un pedatone nel sedere del rosso* torniamo a noi. Salve a tutti, scusate per l’attesa, ma ho fatto il più in fretta che ho potuto. Spero che il capitolo vi piaccia e per quanto riguarda i ricordi ho tenuto il narratore esterno come nel film. Scusate per eventuali errori. 

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Capitolo 7
*** Rise ***


Aaah…Parigi.
La città dell’amore, piena di luci, di vita e profumi.
L’emblema assoluto dell’alta classe e della raffinatezza.
-Vedi Jack? Questa è Parigi… la conosci vero? Certo che sì… ti ci aveva portato quel termosifone ambulante.- disse l’Uomo nero, emergendo dall’oscurità insieme al suo nuovo  pupillo, che meno di qualche giorno addietro  proteggeva nei bambini quel senso di divertimento e spensieratezza che serviva a battere la paura… ma ora di quel potere, non vi era rimasta nemmeno una minima traccia.
Jack guardava tutto dall’alto di una radura; luci, parole, persone… ogni secondo che passava a guardare tutto ciò, una strana sensazione di vomito gli saliva per la gola, facendogli contorcere le labbra chiare in una smorfia disgustata.
-Guardali… loro si divertono, consapevoli di avere qualcuno accanto, fieri di vivere nella loro bambagia pieni di sogni e aspirazioni. Eppure… tu non hai più nulla Jack… perché loro devono essere così felici, mentre tu… - fece una pausa, accarezzando la spalla del ragazzo, coperta dal pesante tessuto della felpa nera –Tu non hai più niente…- quelle parole furono dette con così tanta malizia, che persino Lucifero in persona non avrebbe potuto fare di meglio.
Frost gemette, sbarrando gli occhi, stringendo le dita al suo bastone, i destrieri di sabbia scalpitavano, il loro nuovo padroncino li avrebbe nutriti rendendoli più forti e loro questo lo sapevano.
-Ora Jack… dimostragli che la vita... Non. È. Benevola.-
Il signore dell’inverno, fece un balzo, atterrando sulla sua arma in perfetto equilibrio, ergendosi in piedi.
-Distruggete tutto.-
La sua voce si manifestò cupa e vuota con un’ombra di tristezza in essa, ma allo stesso tempo decisa e pressante.
Quella non era la voce di un bambino pieno di voglia di vivere come lo era lui… ma bensì di chi non aveva più nulla in cui credere.
L’orda implacabile di cavalli caricò verso la città, quasi sommergendola.
-Ben fatto, mio piccolo cristallo. Ora però, ascoltami.- Pitch attirò la sua attenzione, facendolo voltare interessato.
-Questo è un’oggetto molto importante. Lo affido a te visto che è essenziale per il tuo futuro.- disse l’uomo evocando la cavigliera di Alan.
-Che ci devo fare?- domandò prendendola in mano tra due dita, come se fosse un’a cosa recuperata dall’ immondizia.
-Proteggilo. Se si rompesse e non fossi lì in quel momento a proteggerti…non me lo perdonerei mai. Chiaro?- concluse il signore degli incubi, accarezzandogli il collo con le lunghe dita grigiastre.
-Si maestro.- rispose il più giovane.
-Bravo bambino…- si complimentò, portando la mano sotto il suo mento e baciandolo dolcemente, per poi invitarlo a creare caos insieme a lui in quella sfavillante città.
La gente correva, incapace di vedere i cavalli di sabbia o i due spiriti, ma la terra tremava, la gente cadeva schiacciata da un peso inesistente, i lampioni esplodevano… e i bambini urlavano.
Urlavano forte, svegliandosi dai loro incubi e capendo che anche da svegli ne erano imprigionati.
E mentre Pitch Black, si sfogava emanando l’elemento nero, Jack ghiaccia ogni cosa avesse dinanzi, persino la sabbia alle volte, creando sculture acuminate che persino all’occhio degli adulti erano visibili.
L’ex-albino rideva nell’essere l’artefice di quella scena, godendo in quello che faceva…
La candida neve ormai era stata insozzata da un sentimento più nero del catrame: L’odio.
                          *§*§*§*§*
 
-Se questa è la situazione… siamo proprio messi male.- la possente voce di Nord scandiva quelle parole con grande preoccupazione, mentre la sua figura continuava a fare avanti e indietro per tutta la sala del globo.
Erano tutti lì, tutti e quattro i guardiani più lo spirito dell’estate, decisi nel dover dare battaglia.
-Pitch l’ha infettato, Gold…tu lo puoi guarire vero?-  domandò Alan supplicante a Sandman, che lo rassicurò con un cenno della testa e uno sfolgorante sorriso.
-Sì, ma prima dovremmo trovarlo… non credete?-  Dentolina era infuriata, continuava a volare a destra e a sinistra… era stranamente frenetica.
-Credo che quello sarà il meno…-  disse Burn indicando il maxi mappamondo, mentre a tutti gli altri veniva un infarto nel vedere la Francia spegnarsi tutta in un colpo.
In uno stato intero i bambini avevano smesso di credere all’unisono, travolti dalla paura raggelante.
-Sono loro.- Calmoniglio guardò Nord, che senza dire nulla girò i tacchi verso le gallerie ghiacciate con tutti noi alle costole.
-Dobbiamo sbrigarci…- concluse il russo, saltando sul mezzo mentre i compagni prendevano posizione, persino Aster si sedette vicino al rosso, seriamente convinto di intraprendere il viaggio su quella trappola  invece che utilizzare le sue preziose gallerie, tutto per stare vicino all’amico e mentre Alan sfogava lo stress e la frustrazione stringendo una mano sul lembo dei pantaloni facendosi venire le nocche bianche, il coniglio gli posò una zampa su di essa, guardandolo sicuro.
-Lui sta’ bene, ne sono certo, ma una volta là... toccherà a te affrontarlo. Nessuno di noi lo può contrastare. Abbi fiducia e credi.-
-Io credo in solo due cose A…-  il silenzio era pesante, tutti lo ascoltavano anche lui non ci fece caso.
-In cosa di preciso?- chiese la fatina, curiosa.
-Nella Luna e nella Libertà… e non sopporto che a qualcuno venga sottratto il diritto di viverle entrambe.-
Nicholas ghignò,  scoccando le redini, facendo partire le renne verso l’uscita e quando l’aria fredda li travolse, Alan si sentì pronto… per tutto.
Era pronto a farsi del male e addirittura odiare…ma lo avrebbe salvato.
E questa era una promessa.
*§*§*§*§*
 
Nell’arco di una notte, le luci erano state spente con irruenza, le voci allegre trasformate in urla disperate, lasciate poi in balia del silenzio e i profumi furono rapidamente smorzati.
Le strade, rese scivolose dal ghiaccio, scintillavano sotto la luce opaca della luna coperta dalle nubi, davano alla città un’ aspetto tetro.
Persino la maestosa reggia di Versailles era coperta di sfavillanti gemme nere e azzurre, con stalattiti appuntite che uscivano del terreno, che proteggevano l’entrata, impedendo l’accesso a chiunque avesse avuto l’intenzione di attaccare il Re degli incubi e quello del gelo, ove in un tempo remoto regnava un Re Sole.
La sala del trono era tutto uno scintillio freddo di raggi lunari,  che risplendevano grazie a specchi di sottile brina sulle pareti, il soglio era ornato di sabbia nera e ghirigori ghiacciati e su di esso l’Uomo Nero sedeva, orgoglioso e vittorioso, mentre il suo compagno gli si era appollaiato sulle gambe.
-Ben fatto Jack.- lo elogiò accarezzandogli una tempia giocando con i neri capelli, portandoglieli dietro l’orecchio .
-Mio signore?- il ragazzo portò la testa all’indietro per immergersi nelle iridi dorate del più grande – ci attaccheranno, vero?- domandò, ma sapendo già quale fosse la risposta.
-Sì, mio piccolo cristallo. Lo faranno…ma noi saremo più forti e pronti…- sorrise, posando una mano sulla guancia pallida, sorridendo quasi malinconico, Jack si avvicinò alle labbra sottili e nere dell’uomo baciandolo dolcemente.
-La difenderò io, la seguirò ovunque…ora e per sempre.- Frost pronunciò quelle parole come una promessa potente, lasciando felicemente spiazzato lo spirito.
Un fragoroso colpo alle porte attirò l’attenzione di entrambi, Pitch trattenne l’ex-albino sulle sue gambe, stringendolo a sé.
Un secondo colpo, fece tremare i lampadari, creando singolari tintinnii tra i gioielli appesi, con un terzo colpo la parete del portone si incrinò, creando polveri dovute all’intonaco cedevole.
Black con un’movimento della mano mandò avanti dei destrieri di sabbia, mentre Jack li irrobustiva con corazze di ghiaccio.
Al quarto colpo la grande porta cedette , schiacciando i cavalli, creando un polverone, che, una volta diradato, rivelò la figura di Alan con i pugni incandescenti ancora in posizione di attacco con accanto i quattro guardiani.
-HEI! PRODUCI POLVERE! GIÙ LE MANI DAL MIO RAGAZZO!-
 
 
MOON PS:
Ebbene sono tornata signore e signori…
Al: finalmente! Ora lo posso prendere a botte come si deve…
BB: calma fiammifero! Nel prossimo capitolo ti potrai sfogare quanto vuoi…te lo prometto.
Al: FINALMENTE! Non ne potevo più * và in giro tutto gasato*
Ahahahahaha…La scelta della Francia comunque non è stata casuale… io DETESTO i Francesi, perdonatemi, ma da qualche parte dovevo far accadere una calamità naturale…più o meno Bwuahahhahahahha.
Grazie a tutti quelli che mi seguono e recensiscono… alla prossima, saluti lunari.

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Capitolo 8
*** Storie finite...dove sono iniziate ***


Alan percorse il lungo salone a grandi falcate, fermandosi a pochi metri dal trono.
-Allora Pitch… la tua risposta?-  chiese tranquillo.
-Sparisci sgorbio!- rispose Jack, assottigliando lo sguardo.
-Taci… sei troppo di parte ultimamente e anche da quella sbagliata dovrei aggiungere.- contro ribatté il rosso puntandogli in dito contro.
Il gelo ammutolì, spalancando gli occhi, mentre il moro alle sue spalle, riprendendosi dallo shock della frase, untò un gomito su un bracciolo portando la mano a sorreggere il mento appuntito, sghignazzando.
-Scusa? Mi hai detto di stare zitto?- chiese confuso, alzandosi lentamente dalle gambe di Black –CHI TI CREDI DI ESSERE A DIRMI DI STARE ZITTO!- sbraitò, sbattendo con irruenza il bastone a terra, creando una patina di ghiaccio spessissima sul pavimento, lanciando schegge del medesimo elemento contro l’avversario.
Alan portò il bracciò destro davanti alla sua figura, come se si stesse difendendo con uno scudo, ed ogni colpo che vi entrava in contatto, esplodeva in scintille rossastre e azzurrine, ma i colpi erano forti e rischiò di scivolare a terra molte volte.
-HO FATTO TUTTA LA MIA VITA A NON ESSERE ASCOLTATO E VISTO! NON RIMARRÒ ZITTO SOLO PERCHÉ  A TE NON VANNO A GENIO LE MIE PAROLE!- Frost era furioso, ed ad ogni parola che scandiva nuovi raggi azzurri si scagliavano contro l’avversario, che si difendeva incapace di contrattaccare… quella furia bianca non l’aveva prevista.
Sandman a quella scena cercò di separare i due, cogliendo l’occasione di guarire sul posto Jack, colpendolo con una delle sue fruste, ma l’arma venne magistralmente parata da Pitch. Che con estrema lentezza e classe si levò dal soglio guardando l’omino e facendogli no col dito:
-Lasciate che i bambini, risolvano le loro faccende da soli.- sorride malefico,  evocando la sua fedele falce per affrontare i quattro guardiani.
-Prima però ho bisogno di sapere una cosa…- Aster si portò in prima linea, tra i due signori dei sogni.
-Che vuoi coniglio?- chiede seccato l’uomo nero, facendo cadere le braccia per l’esasperazione, roteando gli occhi.
-Perché Jack? Di tutti gli spiriti, di ogni genere, tipo e in questo caso anche di orientamento sessuale… perché proprio lui? Cos’hai contro la felicità di quei ragazzi?- il guardiano espresse quella domanda con un’espressione quasi supplicante di una risposta , non riusciva a comprendere tutto quell’accanimento contro i suoi amici, una risposta gli ronzava nella testa…ma un’azione del genere sarebbe stato troppo.
-Cosa te ne importa? Tu non…-
-Non dirmi che è perché anche tu volevi essere felice, perché giuro che dopo questa potrei seriamente pensare di staccarti tutti i denti a furia di pugni.-
Black non si mosse, solo abbassò lo sguardo.
-Sarebbe così strano? È COSÌ SBAGLAITO DESIDERARE LA FELICITÀ?- lo spirito esplose, attaccando apertamente Aster, che venne sbattuto fuori dalla finestra.
-A!- Alan lo aveva visto volare fuori, e nel preoccuparsi si distrasse, beccandosi un dardo nello stomaco.
-Sono io il tuo cavaliere bellezza…non ti distrarre.- Jack sorrise maleficamente trionfante, mentre l’altro si levava l’oggetto aguzzo dalla ferita, cicatrizzandosela con il fuoco.
- Fammi capire bene… mi stai dicendo che fra i due tu saresti l’uomo? Mi dispiace deluderti fiocco di neve…ma con me non starai mai sopra.- rispose, portando una mano al suolo, iniziando a girare su sé stesso, creando un’ anello di fuoco all’estremità delle sue gambe.
-Ora si cambia musica bello… KAPOEIRA!-
Il fuoco prese vita, ed ogni movimento delle gambe di Alan venivano crete falci di luce che andavano a colpire lo spirito del gelo, che però si difese magistralmente.
-Credi veramente che un giochetto pirotecnico del genere possa battermi?- lo derise Jack.
Il rosso si fermò, rimentendo in equilibrio sulla verticale, guardandolo al rovescio.
-Non ti distrarre…il trucco non è finito!-
Una lama di fuoco tronò in dietro come un boomerang, colpendo l’avversario.
-AAHGGG. Maledetto frocio.-
-Guarda che insulti anche te stesso e il produci polvere.-  sorrise mellifluo, tirandosi in piedi mentre altre quattro lame si fondevano creando un’enorme cerchio, che Alan iniziò a far volere, riprendendolo al volo.
-Congela all’inferno!- un raggio di luce azzurra partì aggressiva contro Burn, travolgendolo con violenza e colpendo inavvertitamente Nord, che cercava di colpire Pitch, facendoli volare fuori dalla finestra vicino al coniglio rintontito per il volo.
-AHI… ragazzi siamo messi male.- Alan dovette stringere i denti per non imprecare, ritrovandosi Dentolina e Sandman a fare da scudo ai tre.
-Al… come stai?-  domandò la fatina, preoccupata.
-Bene…ma non posso tenere qui Jack…un altro colpo come quello e potrei rischiare di travolgere te e ucciderti. Finché stanno vicini è un problema.-
-Già…Pitch sa di avere Jack sotto controllo e lui sà che Black lo proteggerebbe in qualunque situazione. Siamo nella cioccolata.- Aster si era rialzato, componendo una sinfonia di scricchiolii con le ossa poco rassicurante.
A quel punto Burn ebbe un’idea, era molto rischiosa per lui…ma non aveva altri assi nella manica.
Pich intanto aveva iniziato a parlare, dando tempo al rosso di riorganizzarsi la mente.
-Perché vi ostinate? Voglio solo il mio compenso da questo mondo ingiusto. La felicità. Non vedo il motivo per essere così astiosi.-
-Sai Pitch… sinceramente io non ho nulla contro di te e la tua felicità. Te la puoi prendere. Sei libero di fare quel che ti pare.- sorrise malinconico, sapendo a ciò che si riferiva -Ma non capisco il motivo per cui tu debba prenderti quella degli altri.-
-Che diavolo intendi dire? Che ti dovrei restituire una cosa che già era mia? LUI MI APPARTENEVA DA SEMPRE! SE TU NON FOSSI ARRIVATO QUEL GIORNO, LUI SAREBBE STATO MIO! Perché dovrei ridarti ciò che a tua volta mi hai rubato...-
 
 
Da quando ho avuto quell’ultimo scontro coi guardiani, mi sentivo ancora più depresso e stanco, la paura nei bambini andava e veniva, così come le mie forze.
Ero rimasto di nuovo da solo, in compagnia dei destrieri di sabbia che crescevano ogni giorno grazie a me e questo scandiva il tempo, mentre rimanevo rannicchiato nell’angolo più buio del mio covo.
Un giorno però, Lui è venuto da me.
Non mi sorrideva, teneva gli occhi cerulei bassi e tirava le labbra sporadicamente.
Non volevo la sua pietà, quindi nemmeno li parlavo quando…
-Ho imparato un gioco di prestigio con le carte.-
Con quella frase si sedette davanti a me, mescolandole, mi diede in meno il Joker, dicendomi di tenerla ferma con due dita con il retro rivolto verso l’alto, io lo assecondai, poi mi fece vedere l’altro Joker, e scambiò le carte, infine mi rimise la prima carte in mano.
Lo guardai come per dire “ e allora?”
-Girale.- mi disse solamente.
Io lo feci e vidi che le due carte erano divenuti due K uno di picche e uno di quadri *.
La mia faccia dev’essere stato uno spettacolo esilarante, perché l’albino rise come un matto per diversi minuti.
Ogni giorno da quella volta, Lui tornava con nuovi trucchi o giochi, un a volta provammo persino a giocare a scacchi…congelò e distrusse la scacchiera.
Piano piano, col passare delle stagioni, mi accorsi di provare qualcosa per quel piccolo impiastro…rendendomi conto di essermi erroneamente innamorato di lui.
Quando non era lì con me, lo tenevo d’occhio con lo specchio e un giorno li vidi.
Alan Burn sulla sua stramaledettissima tavola da surf e Jack a pochi metri da lui che parlavano.
Mi sentì il cuore come un macigno, il respiro era spezzato, gli occhi bruciavano…
Il fiammifero si era avvicinato a lui troppo. Erano entrambi sulla tavola.
Io pregai che Jack non ci cascasse, che qualcuno o qualcosa li fermasse…
-JACK! JACK! TI PREGO! NO! NO!-
E accadde…
Un bacio… e il mio intero mondo cadde.
Le ginocchia mi cedettero e colpii mollemente la superficie riflettente, dando sfogo, per la prima volta, alle mie lacrime.
 
-Mi chiedi il perché? Mi sembra ovvio. Perché lui ha scelto me.- Alan  respirò dal naso stringendo le mani  – perché se ora avesse la possibilità, sceglierebbe ancora me. LUI HA LA LIBERTÀ SULLE PROPRIE DECISIONI! E se un giorno decidesse di mollarmi per stare con te o con Dentolina o chessò anche con  Aster…io lo lascerei andare. Perché lo amo… e non voglio vederlo soffrire. Perciò restituiscimela.-
Pitch non capii l’ultima parola.
-“restituiscimela”? Che intendi dire?-
-Ridammi la mia fredda felicità.-
E con un movimento secco, il ragazzo sprigionò fiamme vive, che colpirono i due sfidanti, dividendoli momentaneamente.
I quattro guardiani saltarono addosso all’ Uomo nero, mentre Frost volò, scappando delle fiamme.
Trovò riparo sotto la Tour Eiffel creando una spessa patina di ghiaccio, tra i quattro pilatri per ripararsi dall’attacco.
-Ho sempre odiato questa città.- la voce di Burn lo fece sussultare.
-Ti ci avevo portato la prima volta perché mi sembrava carino farti fare un giro nella città romantica… in quel momento questo luogo ha preso un significato del tutto differente, si è riempito di luci nuove e profumi diversi. Tutto d’un tratto, il fatto che la gente non mi vedesse non mi interessava…l’unico da cui volevo essere visto mi stava tendendo la mano e mi bombardava di domande su tutto.- sorrise, tenendo le braccia lungo il corpo, sorridendo e guardandolo in maniera così nostalgica e triste.
- Immagino che queste per te siano solo parole al vento.-
-Hai capito bene.-
Lo spirito sorrise.
- È  un buon posto dove concludere una storia…- disse, levandosi la camicia e sciogliendosi i muscoli del collo.
- Tutte le storie dovrebbero fine…nel posto dove sono iniziate.-  concluse il guardiano, mentre il suo bastone diveniva di ghiaccio nero all’estremità dell’uncino, creando una specie di ascia da boia.
-Ti amo.-
-io no.-
 
 
P.s. Moon:
Che faticaccia.
Maremma saremo anche in vacanza, ma non ho nemmeno avuto il tempo di capire da che parte ero girata, vabbè.
AUGURI A TUTTI (anche se in ritardo) BUON ANNO! Spero che questo 2014 vi porti tanto bene a tutti.
Vi saluto che son stanca.
Saluti a tutti dalla vostra BB
 
*K di picche e quadri: i due simboli non sono stati scelti a caso, quello di picche indica Pitch, mentre quello di quadri indica Jack, in America i quadri delle carte vengono chiamati diamanti… 

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Capitolo 9
*** Rottura ***


Orami erano rimasti da soli.
Loro quattro contro un Re.
Magia, speranza, sogni e fantasia contro paura e angoscia.
Una lotta eterna, che non si sarebbe finita mai, nemmeno se quella battaglia si fosse conclusa in maniera positiva per i guardiani.
-Tu sembri avere difficoltà…non vero Pitch?- chiese North, puntandogli contro una sciabola.
L’uomo era accovacciato su un ginocchio solo, teneva la falce con una mano, usandola come appiglio per tirarsi in piedi; ansimava.
I sottili occhi dorati scrutavano gli sfidanti, rialzandosi elegantemente, maneggiando la sabbia nera.
-Io? In difficoltà? No...tutt’altro. ho sottomesso un’intera nazione, non solo emotivamente, ma anche materialmente, ho piegato uno degli spiriti preferiti di Manny. Ho abbastanza forza per affrontarvi tutti e quattro contemporaneamente. Quelli in difficoltà sembrate voi…- sorrise malefico,  sferrandogli contro la rena nera, ma l’oro li proteggeva mentre l’opaco li avvolgeva.
-Sei un po’ antiquato con questi giochetti.- li urlò dietro Dentolina, sovrastando il rumore dello scontro.
-Stavi dicendo Madama Multicolor?- la lama della falce apparì alle loro spalle, ferendo la fata alle ali e facendola cadere a terra.
-Meno una…ne mancano tre.-  ghignò, voltando la testa, come se fosse divenuta pesante, verso Sandman.
L’omino dei sogni, corrucciò lo sguardo, avanzando verso l’avversario, muovendo i polsi in maniera quasi impercettibile, per poi far fluttuare le fruste spasmodicamente e violentemente.
L’uomo nero le bloccò, facendole avvolgere sull’asta della sua rama, attirandoselo vicino, tanto da sfiorarsi il naso.
-Bwu.- la voce tetra del re lo scosse, venendo poi fatto volare contro il muro stordendolo.
-Meno due.- sorrise , evitando immediatamente un boomerang, scomparendo in un antro di tenebra, lasciando visibile il ghigno perlaceo per pochi effimeri secondi.
-PITCH! VIENI FUORI BRUTTO MALATO DI CLEPTOMANIA!-  sbraitò Calmoniglio, passando lo sguardo in tutta la stanza in maniera frenetica.
-Io non ho rubato proprio nulla coso spelacchiato.- 
Il Guardiano della Speranza fu sbattuto al tappeto da un calcio in piena schiena, ricevendo inseguito una poderosa gomitata tra capo e collo.
-Allora North… ti arrendi o devo tagliarti la testa.-
Il russo non si mosse, sotto la sua gola era apparsa la lama ossidiana della falce.
-Arrendere? Io?  Non hai ancora imparato lezione? –
-Come desideri…- l’arma della morte si levò, scintillando alla luce della luna…
-Ho vinto… - ringhiò Pitch.
-NORTH!- chiamò Dentolina., allungando una mano verso l’amico.
La scure calò, placandosi a pochi centimetri  dal suo obbiettivo.
Gli occhi dorati si allargarono, volti verso un punto impreciso, guardando verso una torre di ghiaccio.
-Jack…cosa hai fatto?-
*§*§*§*§*
 
Respiri affannosi, scandivano il tempo.
Gocce di sudore la fatica.
Il tremare di muscoli lo stress.
Il cervello lavorava freneticamente, aspettava…
Aspettava il momento giusto per dare uno straccio di ordine ad ogni singola fibra del corpo.
I polmoni di entrambi si contraevano.
Le tempie di entrambi erano madide.
I muscoli di entrambi fremevano.
Il cervello di entrambi si arrovellava…
Ma un solo cuore piangeva…
Alan era stremato… non solo perché Jack fosse forte, ma anche perché ogni colpo che sferrava contro quel ragazzo lo faceva morire.
Ogni volta sperava che le fiamme non andassero a segno…non voleva colpirlo.
Ma non aveva scelta.
Frost no… lui non attaccava per ferire, lui lo faceva per uccidere.
-PERCHÉ NON TI ARREDI E BASTA FAMMIFERO!?-  sbraitò il moro rabbioso, saltando e facendo calare la scure addosso all’avversario, il quale la scansò gettandosi di lato tempestivamente.
-Non ti lascerò a Pitch… fosse l’ultima cosa che faccio…- rispose ansimante.
-Allora muori nel tentativo… TRADITORE!- 
Una bufera azzurra e nera si abbatté sullo spirito del fuoco, che, col cuore straziato rispose all’attacco.
Dalle sue mani sprazzi di fiamme blu fecero capolino lasciandosi poi andare,  scoppiando di potenza una volta allontanate dal corpo dominate.
L’impatto fu dissestante… nubi di condensa si levarono, appannando la vista ad entrambi, il calore aumentò…Alan non aveva mai affrontato una sfida simile perciò, senza rendersene conto, perse il controllo dei suoi poteri.
Jack indietreggiò, la potenza era troppa e non accennava a diminuire, si ritrovò schiacciato contro uno dei muri di ghiaccio, incrinati per il troppo calore.
-Non voglio perdere….Non DEVO perdere. NON CONTRO DI LUI!- la stanchezza iniziò a farsi sentire sul serio… le ginocchia cedettero in balia di essa.
-Pitch… aiutami… ti prego.- pensò, mentre una lacrima faceva capolino dalle iridi nere…
“Posso darti una mano, se lo vuoi…” una voce oscura si fece largo nella testa Frost.
-Chi sei?-
Io? Sono un’ amico… forse il tuo unico alleato.”
-Non capisco… -
Io sono te… non dirmi che non ti fidi nemmeno di te stesso? Avanti… non sei stato tu a dire che non volevi perdere? Io ti posso aiutare. Posso darti la forza necessaria per batterlo, rompi quella cavigliera e ti darò la forza per renderti …libero…
-Libero?-
Ahahahah …sì. Libero...indipendente…  felice. Nessun tradimento, nessun incomprensione… solo tu e il mondo ai tuoi piedi. Sono gelo e paura.”
-Io e Pitch…-
No. Solo tu. Perché una volta che avrai battuto la Salamandra qui, col mio aiuto ovviamente, sarai più potente persino di lui…
-Ma lui mi vuole bene. Ha detto…-
AH! Non vorrai mica credergli? SVEGLIA! Ti sta usando per la sua vendetta…
-No!-  il guardiano cedette… smise di contrattaccare , facendosi avvolgere dalla fiamme.
-JACK!- Alan corse verso il ragazzo, disperdendo le fiamme e accorgendosi che l’amante si era protetto in un bozzolo di ghiaccio.
 
§*§*§*§*§
 
Frost aprì gli occhi, ritrovandosi in un luogo bianco e azzurro, candida neve copriva il terreno mentre quella che cadeva frammentava giochi di luce calda per tutto il luogo, rimanendo però distante da una striscia nera, non molto lontano da lui.
-Bello il posto vero? La tua testa non è mai stata molto affollata o complessa…-
Jack si voltò di scatto, ma non vi trovò nessuno.
-Lasciami stare!-
-Perché? Per non sentire la verità?-
-TACI!-
-Pitch ti usa…come ti hanno utilizzato in precedenza gli altri, è così…i giocattoli vecchi si buttano.-
-NON VOGLIO ASCOLTARTI!- si rannicchiò su sé stesso, tappandosi le orecchie, impaurito.
- Ma io posso aiutarti…- la voce divenne più dolce, mentre un tepore rassicurate gli avvolgeva le mani facendogliele lavare dalla testa.
-Posso darti il potere per non aver più bisogno di nessuno.-
-Come?- chiese alzandosi.
-Oh, Jack… è facile. Ahahahaha…-
Il calore continuò a tenergli la mano destra, tirandolo, portandolo verso l’orlo di un burrone oscuro.
-È qui piccolo…tu devi solo sporgerti e prendere ciò che tu hai sempre avuto dentro di te…Avanti.-
Il ragazzo si sporse, sentendosi mancare il respiro, una volta osservata l’oscurità che quel luogo racchiudeva.
-Ma tu chi sei?- domandò senza distogliere lo sguardo.
-Io sono te.-
Un respiro freddo si abbatté sul collo del ragazzo, mentre i suoi piedi persero il contatto con la terra, dopo aver percepito due mani posarsi sulla sua schiena spingendolo giù.
 
°§°§°§°§°
-Jack?! JACK!! Rispondi!-
Alan colpiva la lastra di ghiaccio cercando si svegliare di il ragazzo, caduto in un apparente stato di trance, tenendo legati agli arti catene di fuoco per dare più potenza ai colpi.
-Ti prego… ti prego…- implorò, appoggiando la fronte al bozzolo, reprimendo le lacrime mentre cercava di ristabilire il respiro.
-Perché piangi, piccolo?-
Sentendo quella voce, Burn si irrigidì, scattando lontano dall’involucro azzurro e nero, guardandosi intorno.
-Fatti vedere!- sbraitò, alzando la guardia, girandosi su s’è stesso, tornando davanti a Jack pronto a proteggerlo.
-Non voglio affrontarti… -  rispose mellifluamente.
-E allora che vuoi?-  rispose il ragazzo –Scusa  bello… non mi fido di quelli che non vedo.-  concluse sbattendo i pugni nocche contro nocche, creando scintille frizionando le catene tra di loro.
-In realtà volevo conoscerti meglio, prima di invitarti a cena…- rispose, sospirando la voce, facendosi più consistente.
-Mi spiace… sono già fidanzato.-
Da dietro alle spalle di Alan, il ghiaccio si incrinò…
-Che peccato… vuol dire che… Dovrò prenderti con. La. Forza.-
La fredda lastra si distrusse, lasciando due braccia libere di prendere Burn alle spalle bloccandogli il movimento del collo.
-J-Jack…- lo spirito faticava a respirare, tentò di liberarsi calciando furiosamente, ma il suo aggressore era ancora protetto dallo scudo si ghiaccio.
-Shh…sei al sicuro piccolo. Riposa, ora ci penso io a te.- lo coccolò con la sua voce melliflua e ben presto il rosso si sentì troppo debole, le braccia divennero troppo pesanti da sostenere, il collo non resse più il capo e il ragazzo svenne inerme, ma non prima di aver avuto l’opportunità di immergersi in due accattivanti iridi dorate.
-Bravo il mio Draghetto…-  sorrise leccandogli la guancia, assaporandone una goccia di sudore.
Il Guardiano scavalcò quella barriera di acqua solidificata, prendendo in braccio l’avversario come fosse una principessa, pronto per andarsene.
-JACK!- la voce di Pitch riecheggiò all’ interno della torre di ferro congelato.
-ALAN! Oddio! – Dentolina era subito dietro il re degli incubi, con le mani dinanzi alla bocca e gli occhi sbarrati dallo stupore.
-Frostbite…che cosa hai fatto?- Aster era incredulo dinanzi a quella figura tetra, tanto simile al suo amico, mentre quest’ultimo creò un ripiano rialzato di ghiaccio, stendendovici sopra l’estate e voltandosi con paca lentezza.
Pitch Black si irrigidì…
I suoi occhi scrutarono le figura esile del ragazzo…era di sicuro lui, ma qualcosa nei suoi occhi era cambiato…ora c’era qualcosa di diverso…qualcosa che non doveva esserci.
-Cosa hai fatto? DOV’ È  LA TUA CAVIGLIERA!- urlò, portando la falce di lato per impedire alla fata del dentino di avvicinarsi a quella figura più del dovuto.
-Rotta.- rispose semplicemente, sogghignando.
Ecco cosa non doveva esserci in quei occhi… Pitch la vide molto da vicino, prima di essere avvolto del freddo che lui stesso aveva spronato.
Paranoia… ormai quei occhi erano stati contaminati.
 
 
 
MOON P.S:
Tan tan taaaan… e con elegante ritardo sono tornata a smaronarvi gli zebedei XD.
*Una padella le sfiora la testa*
ALAN! PEZZO DI FIAMMIFERO…. Schizzato…
Comunque avete visto? Ve lo aspettavate? Spero di no così mi diverto a sapervi basiti XD
Recensite e ditemi se vi annoio…io cercherò di andare avanti il più presto possibile.
Perdonate gli errori…se ce ne sono verranno coretti il prima possibile ^^.
 
Saluti e abbracci lunari XD
 

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Capitolo 10
*** Fine dei giochi... inizia la guerra ***


ATTENZIONE! ATTENZIONE! ATTENZIONE!
 COMUNICAZIONE DI SERVIZIO: Capitolo a Reating rosso, strong dedicato a Syryus90, Spiriti e Guardiani avvisati, mezzi salvati.
 
 
-Solo io.-
Jack continuava a ripeterlo, senza sosta,  osservando dal tetto di Versailles tutto ciò che ora gli apparteneva.
Alzò le braccia la cielo, richiamando a sé nuvole nere e un freddo vento, che al solo sfiorarti poteva congelarti il cuore.
-Tu avresti dovuto impedire tutto questo… ora non ne avrai più l’opportunità.- si rivolse all’astro argenteo  -Addio Manny.- nella sua voce leggermente contorta c’è una nota più dolce,  quasi malinconica,  che fu seguita però da uno stiramento perfido delle labbra, quando le nubi coprirono aggressivamente la Luna.
-Solo io regnerò.  Solo io.- i denti bianchissimi del signore del freddo fecero capolino trionfanti.
Saltò con eleganza nel vuoto, facendosi trasportare dalla corrente fino alla sala del trono, dove cinque enormi pilatri di ghiaccio nero occupavano tutta la parete est.
-Cosa ne faccio di voi ora?-
Il ragazzo si rivolse alle cinque figure incastonate nelle fredde prigioni, erano vivi sì, Jack non aveva ancora intenzione di ucciderli, ma erano bloccati, inerti in balia di un nemico, come avevano potuto constatare sulla loro pelle, ancor più temibile di Pitch.
L’ albino sospirò.
-Magari…Chissà se riuscirete a resistere.- la mano candida andò a toccare una delle basi dei pilastri, rilasciandovi all’interno di essi un liquido rosso, talmente scuro da sembrare nero.
-Ora vi lascio… spero vivamente che voi sopravviviate.- sorrise tra sé e sé lasciandosi la sala alle spalle e iniziando a volteggiare lungo i sontuosi corridoi, creando spuntoni appuntiti qua e là, con un semplice movimento delle mani.
Da quando aveva preso il controllo sulla mente di quel bamboccio di Frost, quel corpo era diventato decisamente più forte, si era disintossicato dalla sabbia nera di quel permaloso di Pitch e ormai il bastone era diventato un accessorio superfluo.
Sfiorò con la punta delle dita fredde la maniglia di una porta intagliata con fiori e foglie, entrando nella stanza con un movimento fluido, chiudendosi poi la porta alle spalle.
Rimase per alcuni secondi per guardare la stanza: le tende pesanti di velluto blu erano tirate, in modo che nessuna luce esterna entrasse dalle grandi vetrate, vicino ad esser vi era appoggiato uno specchio sporco e di poca bellezza estetica, il fuoco era acceso nell’enorme camino di marmo bianco con venature blu, che illuminava il piccolo divanetto accogliente.
La stanza era piena di candele , soprattutto ve ne erano tante vicino all’enorme letto a baldacchino Blu e Argento, dove sopra di esso vi riposava una figura immobile.
Il signore del gelo si avvicinò al suo tanto agognato giocattolo, cercando di accarezzagli la guancia…
-Non mi toccare.-  la voce di Alan fu lapidale.
Jack di tutta risposta gli diede uno schiaffo, facendo divenire la guancia dell’ostaggio rossa.
-Questo contatto ti aggrada di più?-  domandò sereno, mentre saliva maliziosamente sul letto, per portarsi sul bacino di Burn sedendosi sopra –O preferisci questo?-
Alan tentò di mettergli le mani addosso, ma il risultato fu molto  controproducente, perché il ragazzo si rese conto di essere ammanettato al letto.
Controllò i suoi polsi rendendosi conto che non erano manettine del cavolo o di ghiaccio, nooo signore… erano ferri belli e buoni.
-E meno male che volevi solo offrirmi una cena, immagina se mi volevi scopare.-  cercò di sdrammatizzare, tirando ancora le catene facendole tintinnare.
-Oooh…tranquillo. A quello ci arriverò.- sorrise, passando le dita affusolate sul petto del rosso, marcando con grande precisione ogni singola definizione dei muscoli, passando poi a stuzzicare leggermente i capezzoli.
-Giù le mani ninfomane.-
Nel sentire il nomignolo affibbiato, Jack rise, avvicinandosi pericolosamente alle labbra sottili di Burn, leccandogliele.
A quel contatto Alan non resistette e con uno scatto furioso li morse la lingua, facendolo allontanare.
-AH! Brutto…- la reazione del ragazzo fu molto diversa da quella che il rosso si aspettava, l’albino infatti, con una mano lo prese per i capelli tirandoli con forza, mentre l’altra andò ad aggrapparsi ai ferri che vennero congelati a tal punto da causare ustioni da freddo sui polsi del prigioniero.
Alan trattenne un’ urlo a denti stretti e il suo torturatore si accorse che sarebbe bastato pochissimo per farlo cedere, voleva fagliela pagare e allora decise di ricambiargli il favore affondano i bianchi canini nella carne morbida della giugulare.
Il rosso urlò, fu più un singhiozzo per la sorpresa che un vero e proprio urlo, ma al ragazzo sopra di lui parve bastare.
-Devo ammetterlo sei un osso duro.- sussurrò, leccando un rivolo di sangue che usciva dalla ferita che gli aveva appena imposto.
-Non sai quanto…- fu la risposta .
-Ahahahhahha…senti… ho una proposta da farti.-  sorrise innocente, strusciando i bacini uno contro l’altro.
-No.-
-Ma non sai nemmeno cosa volevo chiederti…- disse mettendo un finto broncio.
-La risposta è comunque no.- insistette, voltando lo sguardo per evitare di guardarlo negli occhi, così facendo però lasciò un orecchio scoperto.
-Nemmeno se la ricompensa è il tuo adorato Jack Frost?- soffiò caldo, riacquistando l’attenzione del rosso.
-Aaah…ora ho la tua attenzione?-  sogghignò,  sdraiandosi lentamente al suo fianco, iniziando a disegnare col dito sul petto nudo dell’estate, guardandolo di soppiatto.
-Io potrei farti parlare col tuo adorato Frost…- soffiò mellifluo, iniziando a giocare con capelli ramati.
-Dov’è la fregatura?-  domandò tenendo lo sguardo verso il drappo del baldacchino, aguzzando lo sguardo, cercando di individuare un filo, evitando di perderne le tracce a causa degli intrecci.
-Devi fare una cosa per me… Una cosettina da nulla…- la sua voce si era fatta stridula, come quella di un bambino che dice una bugia.
-Sputa il rospo ninfomane.- girò di scatto la testa Alan, trovandosi ad osservare quelle magnetiche e subdole iridi dorate da vicino.
-Fammi divertire…- soffiò caldo all’orecchio di Alan, passando il contorno con la lingua.
-Non sono bravo in certe cose. Hai sbagliato Spirito.-  deviò la risposta il rosso, capendo al volo quello che voleva, ma non gli avrebbe mai dato una tale soddisfazione.
-Sai cosa intendo.- ribatté l’albino, scendendo con le dita bramose, andando slacciare il fiocco dei pantaloncini da basket di Burn.
-Scordatelo… di te non mi fido. Chi mi assicura che poi mi farai parlare con Jack? E se anche fosse, io sono suo. Non ho intenzione di tradirlo.- concluse, contraendo i muscoli divenendo, con molta fatica, per alcuni secondi una fiamma umana.
L’avversario saltò giù dal giaciglio con grande velocità, atterrando , accovacciato sullo schienale del divano, guardando il rosso in maniera truce.
-Tu sai che Frost è in un punto ben preciso della mia mente? Che se volessi potrei decidere di farlo sparire, come se lui non fosse mai esistito in questo corpo? Lui è qui…- disse con tono aggressivo, puntandosi un punto preciso della testa – in una piccola zona dove i sogni e l’immaginazione prendono vita. Se solo io lo volessi potrei trasformare Frost in un’ illusione, gettandolo in uno stato di eterno sogno fantasioso. Essendo lui la personalità dominante non posso ucciderlo, ma ti posso assicurare che potrei fare in modo di non farlo più uscire da dove lo tengo ora. Quindi Alan Burn… se vuoi avere l’occasione di salutarlo ancora una volta…- deglutì, corrucciando il volto angelico in una smorfia disgustata, continuando con un tono autoritario –conviene che tu inizi a fare in modo che mi venga voglia di saltarti addosso… o la prossima volta: né chiederò il permesso, né ci potrebbe essere ricompensa.-  concluse, affondando le unghie nella stoffa cerulea.
Alan non si era mosso.
Aveva ascoltato, ma non aveva osservato.
Cercava quel piccolo filo che prima aveva notato con tanta facilità, non era intrecciato come gli altri e seguiva un suo schema: due fili sopra, cinque sotto, tre sopra, uno sotto e così via…
Quel filo solitario e libero gli ricordava qualcosa.
Libertà…
-Ti do cinque secondi per scegliere…cinque.-
Il SUO Jack…lui era libero.
-Quattro.-
Ma ora era in trappola.
-Tre.-
Quella forse sarebbe stata la sua unica occasione per poterlo aiutare.
-Due…-
-Un…-
-Accetto.-
Jack si fermò a pochi centimetri dalla gola di Burn, ritirandosi di qualche centimetro per guardandolo sbalordito.
-Sul serio?- chiese quasi felice.
-Sì… ma devi promettere che mi fari parlare con lui.-
-Caro il mio draghetto… sono un ricattatore, ma di certo non un bugiardo.- sogghignò, leccandosi il labbro superiore, pregustandosi già la passione che avrebbe consumato da lì a poco.
-Slegami…-
L’albino divenne subito serio.
-Vuoi un valido motivo per portarmi a letto? Se non mi sleghi non posso mostrarti le mie doti.-  sbuffò il rosso, sollevando i polsi, mostrandogli le manette che, con un movimento fluido, l’altro gli tolse.
L’estate si alzò dal baldacchino, recuperando un leggero pezzo di stoffa azzurro dal divano, mentre il signore del gelo attendeva con impazienza il suo dono.
-I giochi sono fatti Alan…ora puoi solo vincere.- sussurrò tra sé e sé, sapeva di poter vincere in questo duello, non c’erano storie, ma forse in cuor suo desiderava tanto che qualcosa andasse storto…
Alan Burn, spirito del fuoco e dell’estate, portato per gli sport di forza e agilità, eccelleva, con magnificenza in un campo in  particolare: la danza.
Burn seguì una musica tutta sua nella sua mente e iniziò a muoversi con una fluidità tale da esternare quella composizione col corpo stesso, ogni muscolo, ogni movenza, ogni piccolo movimento  inferto al pezzo di stoffa, portava chi lo osservava a riconoscere una melodia, riproducendola silenziosamente nell’aria.
Non ballava mai, anche se l’adorava, perché in vita quell’arte lo aveva messo nei guai più di una volta:
La sua bravura lo aveva indotto ad allenarsi giorno dopo giorno, anno dopo anno, rischiando di perdere amicizie e famiglia, portandolo poi ad ammalarsi gravemente, oltre ad ricevere su di sé attenzioni non richieste e poco consone.
Al si distanziava dal mondo in quei momenti e l’ultima volta che lo aveva fatto da spirito era per compiacere il capriccio di un certo guardiano dagli occhi azzurri.
La melodia silenziosa si placò, lasciando fermare il ragazzo col fiatone.
Jack lo guardava, le iridi dorate dilatate, la bocca leggermente aperta per lo stupore…
-Ho vinto…- sussurrò il rosso, ritrovandosi disteso sul letto col l’albino che lo sovrastava tenendogli i polsi bloccati.
L’albino si chinò sul collo già ferito del ragazzo, iniziando a baciarglielo e leccarglielo lascivamente, decidendo di lasciare chiari segni del suo passaggio sul petto, torturando in seguito i capezzoli, mordicchiandoli e leccandoli.
Alan si fece violenza per non sospirare, ma non ci riuscì, la figura che lo stava dolcemente torturando era troppo uguale a Jack, ma sapeva che non era lui…ma questo non gli impedì eccitarsi.
Quelle movenze, quei gesti, quella smania di voler dominare il gioco… tutto era esattamente come quando sopra di sé c’era LUI…
-Jack…- biascicò il prigioniero, sicuro che l’altro non lo sentisse; ma si sbagliò.
-Lo hai sussurrato un po’ troppo lascivamente…- constatò serio, appoggiando la mano fredda sul fianco di Alan, stringendo talmente forte da permettere alle unghie corte di penetrare la carne tesa.
-Che te ne frega? Mi sono ceduto a questa tua pagliacciata, ma se pensi che non cercherò di camuffare questa… “COSA” con il pensiero di star facendo l’AMORE con Jack… Allora ti sbagli di grosso, ninfomane.- sibilò a denti stretti per non gemere di dolore.
L’albino si alzò lentamente sulle ginocchia, leccandosi le dita tinte di rosse, con lascivi movimenti, facendo guizzare  la lingua tra esse, gustando si il sapore ferroso del sangue.
-Ian…-
-Come?- si accigliò Al, alzandosi sui gomiti.
-Il mio nome è Ian. E se sentirò un’altra volta il nome di quel ghiacciolo…- con un gesto fluente della mano, le dita si costrinsero in una struttura di ghiaccio nero omogeneo, che prese la forma di artigli lunghi e acuminati  -il dolere che potresti provare, potrebbe superare il piacere.- e con un movimento fulminio, i pantaloncini di Alan vennero fatti a brandelli.
-Ora mi hai stancato!- cercò di  ribellarsi, venendo però bloccato nuovamente sul materasso da un freddo artiglio che gli penetrò la mano.
Ian lo guardò trucido, premendo con possesso le labbra su quelle del rosso, evitando si farlo urlare dal dolore mentre con le mano libera andava a massaggiare l’organo di quest’ultimo.
Alan sotto quelle attenzioni, per quanto non gradite, non riuscì a non rilassarsi, ritrovandosi a gemere e tremare quando sentì il sesso caldo dell’albino a contatto col suo.
Le labbra si scontrarono in un ritmo insolito: restio e aggressivo, ma questo portava la seconda personalità di Jack a volere di più da quel suo Draghetto, lo voleva sentire gemere, chiamarlo, invocarlo…amarlo.
Burn resistette poco a quelle manesche attenzioni, scoprendosi ansimante, con la mano che gli doleva tremendamente mentre veniva con un gemito sommesso.
-Scusa cucciolo…ora le mani mi servono entrambe.- sogghignò Ian, prendendo il foulard con il quale Alan aveva ballato in precedenza, legandoglielo ai polsi.
Il rosso non si ribellò vedendo il ragazzo scendere verso il inguine, disseminando baci su tutto il petto, mentre con  un artiglio prese a stuzzicargli gentilmente un capezzolo, rendendolo turgido, ponendo fine alla tortura solo quando l’albino non sentì il sesso caldo del signore del fuoco tra le labbra.
Ian iniziò a giocare col pezzo di carne, facendolo tornare turgido e una volta completata la sua opera alzò lo sguardo verso il volto di Alan, bordeaux e sudato per l’eccitazione, scoprendovi una gocciolina di sangue scendergli delicata dalle labbra.
Il ragazzo sorrise tra sé, risalendo leccandogli il rivolo rosso.
-Devo dedurre che il trattamento che ti sto riservando non ti sia del tutto pessimo.- sorrise, accarezzandolo e portando due dita a sfiorare, leggere, le labbra rosee di Alan, forzandole di poco, facendole entrare delicate leccandole inconsciamente, trattenendo i gemiti mentre veniva girato di schiena.
-Bravo… ora sentirai un po’ di fastidio…-  sussurrò dolcemente, baciandogli la spalla e facendo drizzare il peli della nuca del rosso  col il respiro freddo, nel mentre che le dita si inserirono  l’intima entrata tra le natiche.
Alan ringhiò per la sorpresa e il fastidio.
-Fottiti… altro che piccolo fastidio…- si lamentò a denti stretti, sentendo in seguito un dolore ancor più allucinante, rischiando di perdere il controllo dei suoi poteri a causa della sorpresa e di bruciare le coltri scure.
-Figlio di…-
-Ah ah ah… Attento a che mamma rivolgi i tuoi insulti. Chiaro draghetto?- concluse, passando le dita artigliate sulla schiena bronzea di Alan, lasciandogli graffi rossi non molto profondi ma ben visibili, iniziando a spingersi poderosamente in lui.
Al strinse le coperte con tutta la forza che ancora aveva nelle mani, ormai quasi paralizzate dalla mancanza di circolazione del sangue per colpa di quello stupido pezzo di stoffa, le spinte erano sempre più forti e animalesche, quel ninfomane del cazzo lo stava distruggendo e non mancava occasione che quelle unghie da rapace gli si conficcassero o solo lacerassero la carne.
Ian d’altro canto si divertiva come un matto… aveva vinto e si stava godendo a pieno il suo premio, ma sfortunatamente, il pensiero del suo draghetto e di Frost insieme li faceva partire l’embolo, rendendolo violento.
Non ci volle molto all’albino per svuotarsi dentro al rosso, il quale quasi svenne nel tentativo di non respirare per non dare la sensazione a quella brutta copia di Jack di aver fatto un buon lavoro.
Alan sentì i polsi liberi dalla presa del foulard, si sistemò meglio sui cuscini, rannicchiandosi su sé stesso e addormentandosi, fregandosene delle conseguenze.
§*§*§*§*
 
Quando l’estate aprì gli occhi erano passate diverse ore dal misfatto, si tirò a sedere dolorante e più stanco di quanto non lo fosse quando si era addormentato.
Si guardò in torno; la stanza era completamente avvolta nell’oscurità, il fuoco si era spento e Ian dormiva della grossa vicino a lui, con un braccio sulle gambe dello spirito.
Un singulto fece scattare la schiena di Alan.
Qualcuno stava piangendo…
Un bambino?
No…improbabile, la zona era stata evacuata in un  raggio di parecchie miglia.
I gemiti di disperazione continuavano, rivelandone la provenienza al ragazzo, il quale si alzò, con qualche difficoltà oserei aggiungere, dal letto verso uno specchio coperto.
La mano forte del ragazzo scoprì la superfice rivelandovi al suo interno una figura, sdraiata nella medesima posizione di Ian che piangeva.
Era magro, pallido, coi capelli candidi e gli occhi cerulei pieni di dolore…
-Jack?- Alan non riuscii a credere che il riflesso dell’altr’ego del suo amato rispose al suo richiamo.
-Al? AL! MI VEDI! TU MI VEDI!?!?- gli occhi del Guardiano del divertimento divennero ancora più grandi per lo stupore, mentre un sorriso tremendamente sollevato, faceva capolino sulle labbra sottili.
-AL! Ti prego… vattene. Vattene via ora che puoi. Prendi i ragazzi e scappa. Questo è folle. Tu non sai cosa ha in serbo per te e per gli altri, ma soprattutto per te. Alan… è ossessionato da te. Ti prego vattene.- lo implorò, alzandosi e portandosi vicino alla superficie riflettente.
-Non me ne vado senza di te.- rispose il rosso, appoggiando la mano su quella aperta di Frost.
-Io sto bene… e me la caverò. Lo hai sentito, no? Lui non può uccidermi. Ma il mio cuore non reggerebbe a vederti un’altra volta in una situazione come quella di prima… ne morirei. E non sai che cosa potrebbe farti, se un giorno decidessi di andargli contro.-
Burn si bloccò…Jack aveva assistito a tutto?
Dall’inizio?
Un conato di vomito gli salì in gola.
-Alan… guardami.-
Le iridi Eterocromatiche si posarono sulla figura angelica che avevano dinanzi.
-Ti amo… perciò ti chiedo di andartene.-
Il ragazzo tremò, troppe emozioni in un lasso di tempo così breve: paura, angoscia, vergogna, riluttanza, indecisione… il gusto della bile gli si rigirava in  bocca, sapeva che avrebbe sboccato di lì a poco.
Tornò a guardare l’amante che gli sorrideva malinconico, mentre le lacrime avevano riiniziato a scorrere sulle guance.
-Hei, fiorellino…perché piangi?- sussurrò, indeciso se chiedere.
-Perché hai mantenuto la promessa. Sei tornato a prendermi.-  Sorrise radioso.
Il cuore dello spirito del fuoco si fermò per la seconda volta in tutta la  sua vita, per poi avvicinarsi allo specchio e appoggiando le labbra su quelle de Jack riflesse nello specchio.
-Io per te ci sarò per l’eternità… Aspettami e scusami ancora. Ti amo.- concluse, respirando con difficoltà mentre appoggiava la fronte sullo specchio.
-Anche io.-
Jack si chiese se la schiena del suo ragazzo fosse sempre stata così grande, perché persino quando si allontanò, per recuperare i ferri utilizzati per bloccare Ian al letto per poter guadagnare del tempo, quella schiena non sembrò divenire più piccola e nemmeno storta, sotto il peso di una decisione tanto sofferta, come lasciare indietro la persona che sia ama.
§*§*§*§*§
 
Alan corse come un matto per tutta la reggia, ma qual momento di gloria  e fugace libertà durò poco, perché un latrato furioso riempì i corridoi.
-ALAAAAANNNNN!!!!-
La vera battaglia stava per cominciare…
 
P.s. MOON:
Visto che brava sono stata veloce questa volta.
*Alan sparito*
Che strano…di solito è sempre pronto a fare danni…
Scusaste per questo capitolo Strong…ma non ho saputo resistere.
Come no  ho potuto far a meno di dare un nome differente alla seconda personalità di Jack…
Non so perché… Ma Ian ha un suono da poco di buono… a voi piace come nome?
Spero che non ci siano errori tremendi.
 
Saluti a tutti e alla prossima da BB
 
*Intanto: Alan in terapia da uno strizzacervelli*
 

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Capitolo 11
*** Oltre lo specchio ***


Ian congelò le catene tirandole in seguito con forza rompendole, per poi alzarsi dal letto furioso.
-Lascialo stare Ian… lui non ti vuole. Nessuno ti vuole.- lo ammonì Jack, stringendo i pugni e assottigliando lo sguardo.
-Come quando nessuno ti vedeva e avanzavano pregiudizi sulla  tua persona? La differenza tra me e te è che io Voglio vincere.-
Jack a quell’insulto non cedette, anzi alzò il volto fiero.
-Non ho bisogno di combattere, perché io già vinto molto prima di te. Ho conquistato amicizia e amore… che per inciso, tu non avari mai.-
Ian lo guardò tetro, con un movimento delle braccai il suo corpo si rivestì con pantaloni neri aderenti e una camicia del medesimo colore mentre le braccia e le gambe venivano coperte con protezioni di ghiaccio, facendo poi retrofront verso la porta e chiedendola con forza, quasi incrinando il legno.
Marciò furioso verso la sala del trono… Alan sarebbe stato suo in un modo o nell’altro.
 
§*§*§*§*§
 
Lo spirito del fuoco entrò tutto trafelato nella sala grande , bloccando la porta alla sue spalle col suo stesso corpo, respirando affannosamente.
-Ragazzi! –
Il rosso si diresse verso i pilastri, scosso da quello che i suoi occhi videro: sui cinque corpi, rinchiusi in quei cilindri freddi, si espandevano venature rossastre per tutta le pelle.
-Avanti Raga…. Dobbiamo filarcela.- Urlò cercando di attirare la loro attenzione, ma non vedendo nessun cambiamento si avvicinò alle porte,  sciogliendo i cardini, pochi secondi prima dell’arrivo di Ian, che iniziò a colpirla con fervore.
-Alan…Apri la porta. Non farmi arrabbiare.- la usa voce passava ovattata attraverso la barriera di legno, ma si riusciva a sentire la punta di falsa gentilezza che fece vibrare la spina dorsale di Burn, che, in tutta risposta diede un calcio alla porta per poi tornare dai suoi compagni.
-North…mi hai sempre rotto le scatole perché non ti parlavo del mio centro. Ora apri gli occhi, se non vuoi perderti lo spettacolo…- Alan aprì le labbra in un sorriso sghembo, per poi chiudere gli occhi…
-Al? Che stai facendo?- da dietro la porta l’albino urlava, un calore insolito iniziava a fuori uscire dal portone allarmandolo.
-ALAN! LASCIA STARE I GUARDIANI! APRI!- Ian perse le staffe, richiamando due destrieri di rena e ghiaccio, che però produssero rumori insoliti al loro minimo movimento, ma a quanto pare il ragazzo non se ne accorse.
-Sfondatela!- ringhiò, ma gli animali divennero di vetro non appena si avvicinarono di qualche passo, distruggendosi inseguito.
Una vampata di calore si era espansa pericolosamente in tutto il corridoio, sciogliendo l’armatura dell’albino, facendolo indietreggiare, mentre essa si rigenerava autonomamente.
-ALAN!- l’alter ego di Jack si avvicinò alle porte, spalancandole con forza quasi disumana, rimanendo immobile dinanzi all’immagine che gli si parava  dinanzi.
Lo spirito del fuoco era inginocchiato davanti alle colonne sciolte, aiutando i guardiani a rialzarsi, mentre un paio di maestose ali facevano bella mostra sulla sua schiena.
Parevano disegni tribali colorate di pura luce rossa e arancione, con sfumature bluastre sulle punte, uniti per creare maestose ali eteree.
-Al…che diavolo hai sulle spalle?- domandò Aster, sfiorandole, che però sparirono esplodendo delicatamente, lasciando piume del colore del fuoco, come tracce della loro presenza.
-Ali di libertà.- sussurrò North riprendendosi, mentre la sua pelle tornava rosea.
-Libertà? Che stronzata…- gli interruppe Ian disgustato, mentre la sua armatura iniziava a coprire le pallide dita, con gli artigli neri.
-Chi diavolo è quello?- alzò un sopracciglio il coniglio gigante – Assomiglia a Jack, ma…-
-Non è Jack. Si chiama Ian è de una seconda personalità creata dalla mente di Frost.- lo delucidò Burn.
-COSA???- tutti rimasero basiti.
-Co- co- come può essere successo?- chiese basito Babbo Natale.
-Credo che si sia sviluppato nel periodo in cui Jack era sotto il controllo di Pitch.
Tutti guardarono l’uomo nero, persino Ian.
-Cosa c’entro io ora?- si difese il signore degli Incubi.
-Cretino… è SEMPRE colpa tua.- lo insultò Alan, ricordandosi perché si trovavano in quella scomoda situazione.
Una risata cristallina li interruppe: era la brutta copia di Jack.
Si teneva la pancia, ridendo come una matto.
-La cosa ti sembra comica?- lo sgridò Dentolina tirandosi in piedi.
Il ragazzo si sciugò le lacrime, cercando di parlare tra le risate.
-Sì… è divertente. Povero, lui non ha fatto nulla di male. Perché io ho fatto in modo che Jack andasse da Pitch dopo la sua dipartita, sono stato io ad aggredire Alan alla scogliera, io gli ho rubato i ricordi. Non ero abbastanza forte per prendere il controllo completo, ma per alcuni effimeri minuti sì.- era inconcepibile la quantità di parole sporche potessero uscire da quel sorriso candido.
-Il problema è che QUALCUNO…- continuò assumendo un’espressione infastidita – Ha dovuto mettermi i bastoni tra le ruote. Vero Black? Non te ne potevi stare al tuo posto? No… hai dovuto incantare la cavigliera per evitare di darmi campo, vero?- ringhiò,  battendo un piede per terra.
-Quando mi sono trovato la sabbia azzurra coi ricordi del fiammifero, mi sono reso conto che c’era qualcosa che non andava. Dovevo rendermene conto fin dall’inizio che Frost non poteva essere così magnanimo nel voler portare conforto a me... Anche se per poco ci ho creduto davvero. Mi hai indotto all’affezionarmi a lui…Perché?-
Nemmeno lui riusciva a capire, nelle sue iridi dorate si poteva leggere perfettamente la spaesante confusione che provava.
-Perché ti conosco…sei avido. E quando vuoi qualcosa te la prendi. La sabbia nera dei tuoi incubi mi avrebbe dato la possibilità di diventare così forte da prendere il controllo di tutto…-
-LA DOMANDA È UN’ALTRA!- si arrabbiò la fatina, stringendo i pugni, Ian la guardò facendola tremare.
-Perché Alan? Perché ti sei accanito su di lui? - chiese Aster, parandosi dinanzi a lei.
L’albino si fermò, rilassandosi, mostrando un’espressione così docile da farlo sembrare un bambino.
-Perché lo volevo… sapete cosa vuol dire essere una piccola fantasia? Vedere tutto quello che il “dominate” vuole e rendersi conto che una di quelle fantasie esiste davvero e si trova nel mondo reale? No, nessuno di voi lo sa. Perciò non vi può minimamente interessare.-
Ian fendette l’aria con gli artigli, creando stalagmiti dal pavimento che si diressero verso gli avversari che si misero al riparo dietro le loro ex celle.
-Gran bella mossa ragazzi! Complimenti…farlo incazzare era il vostro piano? Fidatevi già non è simpatico da tranquillo, se poi lo fate innervosire siete dei geni.- li rimproverò Alan uscendo dal nascondiglio, lanciando sfere di fuoco contro i dardi del Guardiano, schivandone tre di fortuna.
-In che senso? Vuoi dire che i lividi e i tagli te li ha fatti lui?- domandò Pitch scettico.
Alan lo guardò perplesso come per dire “ ma ci fai o ci sei?”
-Ma va? Capitan ovvio è tra noi.- ribatté rialzandosi per contrattaccare.
-Ma Jack dov’è? Che fine ha fatto?- chiese Dentolina preoccupata.
-Sta bene… forse è l’unico che è veramente al sicuro.-
La nera mano di Black andò ad afferrare il polso del rosso, facendolo voltare verso di sé.
-Dov’è? Ch’ai parlato?-
-Sì…tramite uno specchio mal ridotto. –
Gli occhi dorati del re degli incubi si spalancarono.
-Ho un’ idea… Sandman… mi devi aiutare però.-
Tutti lo guardarono basiti.
-Perché dovremmo fidarci di te?-  chiese North, indicandolo.
-Già, potrebbe essere un altro dei tuoi tiri mancini…- si aggiunse Aster.
Un attacco potente gli fece sobbalzare.
-UÈ ZABETTE! O LA PIANTATE O VI ARROSTISCO. NON HO INTENZIONE DI TORNARE NELLE GRINFIE DI QUELLO PSICOPATICO, QUINDI FIDATEVI DI LUI.-
-Ma se prova a ….- la fatina fu bloccata prima della fine della frase.
-MA SE POROVA A FARE CASTRONATE CI PENSO IO… Gold vai con lui… noi teniamo impegnato la regina delle nevi con le paturnie.-
Tutti sembrarono d’accordo col piano del ragazzo, e mentre i due spiriti sparivano coperti dalla sabbia oro e nera,  Aster lanciò i sui boomerang  contri Ian, dando il tempo ai suoi compagni di uscire allo scoperto per contrattaccare.
-Avete deciso di giocare a c’è l’hai al posto di nascondino allora?-  sogghignò l’albino, correndo verso North, incrociando gli artigli con le sue sciabole, affrontandolo con maestria.
-Vecchietto…Non è ora di andare in pensione?-  sorrise malefico, cercando di colpire il volto del russo.
-Soldo di cacio.-  ribatté, dando un calcio nello stomaco all’avversario, facendolo volare per alcuni metri, venendo colpito da Dentolina ancora in volo, ritrovandosi scaraventato violentemente contro il muro.
Ian scivolò lungo la parete, ma venne inghiottito da una voragine nera, che si richiuse, facendo apparire il Guardiano della speranza dal sottosuolo.
-Dovremmo averlo bloccato per un po’…- sospirò il coniglio, venendo raggiunto dagli amici, ma il suolo sotto di loro divenne completamente bianco.
I Guardiani guardarono il pavimento preoccupati, per poi osservarsi tra di loro, prima di essere buttati a terra per via dell’esplosione che avvenne sotto i loro piedi.
-Le ultime parole famose, A…- gemette Alan, ritrovandosi le gambe di Ian tra lui e il volto del compagno.
-Ora mi avete stancato…- la sua voce era velenosa e la frangia copriva lievemente l’espressione trucida, ma Burn vide lo stesso un’iride rossa.
-Ok… ora… siamo nella merda.- proclamò, prima di essere preso per il collo e alzato di qualche metro.
-Tu restane fuori… - sbottò a pochi centimetri dal volto del rosso.
-Scusa… ma non posso.- rispose l’interessato, posando le mani sulle braccia dell’aggressore e iniziando a prendere fuco, costringendolo a mollarlo.
-BRUTTO…!-
-IAN!-
La voce di Pitch Black si profuse per tutta la sala.
-Che vuoi matusa?- chiese trasformando le gli occhi in due fessure.
-Lo riconosci?- domandò l’uomo, che insieme a Gold, levò il telo dallo specchio, rivelando l’immagine di un Jack molto arrabbiato, al posto di quella di Ian.
Il Guardiano fece un passo indietro stupito, mentre le iridi tornavano dorate, per poi iniziare a ridere…
-Bravi… avete trovato la finestra…il problema è che non sapete usarla…- gesticolò dispiaciuto.
Alan e Jack si guardarono per qualche minuto, sorridendosi leggermente,  l’albino però distolse lo sguardo per guardare la sua brutta copia e Burn capì...
Lo raggirò senza farsi notare, portandosi alle sue spalle prendendo la rincorsa per spingerlo in avanti, ma il ragazzo se ne accorse, bloccandogli le mani nelle sue mani.
-Ch’ai provato Draghetto.-
-Dici? Per me ci sono riuscito invece…-
Spinse con tutta la forza che aveva, Ian sarà anche stato potente, ma in quanto a forza fisica non lo poteva battere…
Arrivo al limite, Sandman tese una corda di rena dorata, facendo lo sgambetto ai due e aiutando a far  volare dentro allo specchio Ian, che creò delle increspature come se fosse caduto in acqua.
Il rosso sospirò, voltandosi verso i ragazzi…
-Pewu… un problema in meno…-
I suoi amici tirarono un sospiro di sollievo, acclamando lo spirito per l’ottimo lavoro.
-Tu sei mio.-
Gli artigli neri si conficcarono nella pelle ramata, tirandolo indietro.
Oltre lo specchio.
 
 
P.s MOON…
PI: SEEEEEE UNA CHE MI FA FARE LA PARTE DELL’EROEEEE *inizia a ballare la conga*
BB: ahahahhahah te lo meriti, tutti dicono che si cattivo, ma a pensarci bene, se c’è un nemico comune posti essere un’ ottimo alleato ^^
Pi: GRAZIIIIIIEEEEEE
BB: ok, c’è un party da queste parti, quindi sarò breve, sono stata veloce ne? In effetti mi sto’ concentrando prevalentemente su questa storia che su altre, altrimenti non me la cavo più. Spero che vi piaccia il capitolo, non dovrebbero esserci erroracci perché sono stata brava e l’ho riletto ^^.
Bene, vi saluto…ho un party a cui partecipare… *si mette il cappellino*
 
Saluti da BB

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Capitolo 12
*** Scacco matto ***


“È tutto bianco e fa freddo.
Ma porco inverno… non sono abituato a questo clima. E dulcis in fundo… non riesco a utilizzare, come Rha comanda i miei poteri.”
Burn inveiva contro quella scomoda soluzione, senza però trovare la concentrazione adeguata per poter trovare una via di fuga.
I piedi scalzi affondavano nella neve candida, sciogliendola con quel poco calore che quel corpo stanco riusciva a produrre.
Lo scontro con l’albino, che aveva avuto in seguito all’utilizzo delle ali della libertà e la mancanza di sonno stava generando una stanchezza troppo grande, che lo stava stremando.
-IAN! BRUTTO FILIBUSTIERE! SO CHE CI SEI! FATTI VEDERE!- la sua voce per quanto potentemente irritata, si perse in quel luogo.
-Che pessima acustica…- sdrammatizzò tra sé e sé.
Un tintinnio attirò la sua attenzione.
Una leggera scarica si fece strada sotto i suoi piedi, aprendo un enorme buco a pochi passi da lui, la cosa lo lasciò perplesso, ma non indifferente.
Si avvicinò con cautela, inclinando in avanti la testa per prima, rimanendo il più possibile lontano dal bordo col corpo.
Era un pozzo.
Rannicchiato in quell’antro di tenebra, c’era una figura con le testa incappucciata, appoggiata alle ginocchia rannicchiate contro il petto.
Sembrava così piccola, indifesa e impaurita, eppure… la luce fioca che emanava era chiara e rassicurante.
Alan per poter inebriarsi ancor di più di quella luce vivente, si sporse ancor di più, sorridendo leggermente.
Un freddo improvviso si impossessò della sua mano, facendolo piroettare, per ritrovarsi a preme la schiena contro qualcosa.
Il ragazzo provò una sensazione a dir poco spiacevole, irrigidendosi…
-Ti sono mancato?- chiese una dolce voce divertita.
Tutta l’ansia, lo stress e la preoccupazione svanirono, soprattutto quando le sue lebbra incontrarono a stretto contatto con quella di Jack, intrappolando le loro lingue in una danza possessiva.
Ma un gusto ferroso pervase la bocca del rosso, e fu proprio quello a riportarlo alla realtà, facendogli aprire gli occhio, per guardare la sua figura riflessa in iridi di rubino.
Lo spirito, tempestivamente, spinse via la figura con forza, quasi facendolo cadere.
-Ian.- ringhiò sotto tono, passandosi l’avanbraccio sulle labbra, come per levarsi via la sensazione sgradevole che la labbra dell’albino gli aveva lasciato.
-Quanto fervore… se volevi le coccole, ti conveniva rimanere a letto con me. Al posto di andare in giro a fere casini.- sorrise angelico, cercando di accarezzarlo, ma Burn non fu dello stesso avviso, allontanando la mano di Ian con un gesto rude della mano.
-Dove sono?- domandò Al guardandolo duramente.
-Mmmh…Mhà… Chi lo sa? Magari potresti farmi tornare la memoria in qualche modo.- mise il broncio, ondeggiando lascivamente verso la sua ossessione.
Il rosso indietreggiò, ritrovandosi seduto sopra ad una poltrona, basito si guardò in torno, sconcertato dal fatto che lo spazio bianco che fino a due secondi prima li circondava, era stato rimpiazzato da una camera molto simile a quella di Versaille; grande, lussuosa e tetra.
-Sorpreso? L’ho creata io… posso modificarla se vuoi, sai?- lo informò salendo sulle sue gambe a cavalcioni.
-Non hai risposto alla mia domanda.- sibilò Alan, posando le mani sulle spalle dell’ albino per allontanarlo, sentendosi però i polsi costretti…
-MMMH…. C’è l’hai su con 'sti cosi.- disse sbuffando spazientito – Abbiamo capito che hai un complesso da prima donna da far paura, ma grazie a te ora se vedo una catena mi viene male al fegato.- concluse abbassando le palpebre a mezz’asta.
Ian rise , la situazione non poteva andare meglio.
Niente guardiani, niente Jack, nessuna via d’uscita, finalmente poteva godersi ciò che desiderava.
-Perché sorridi come un’ ebete?- lo spirito della Libertà si accorse di quel piccolo sorrido che nacque sulle labbra sottili… non era sadico e nemmeno predatore.
Era un sorriso semplice, quasi malinconico.
Alan l’aveva visto sul volto di molte persone… Su madri che guardavano i loro figli giocare, vedendoli cadere e rialzarsi per continuare a correre, su ragazze che aspettavano il proprio moroso come se, o anche fosse stato il primo appuntamento, su coppie anziani che camminano nei parchi, tranquilli e innamorati ancora chissà da quanto tempo.
-Ian…cosa vuoi da me?- chiese cautamente… non poteva fare altro.
Doveva evitare altri scatti d’ira, il suo corpo non avrebbe retto altre cicatrici indelebili.
Il ragazzo rimase sorpreso, tanto che lo liberò dalle manette, avvicinandosi a lui dolcemente, posando delicatamente le sue labbra su quelle di Alan, ritirandosi quasi subito, senza provare ad approfondire quel contatto con malizia, passione o possessione.
-Rimani con me… ti prego.- chiese, posando la testa al petto dell’estate, respirando in modo tremolante.
Alan sospirò, afferrando i polsi sottili dell’albino.
-Mi dispiace… ma io non posso. E tu lo sai. Io sono di Jack. E non ci sarà tortura o minaccia che tanga, per farmi cambiare idea.- concluse sicuro di sé, dolce, ma forte.
Si aspettava di tutto da quel ragazzo ora; un sospiro spezzato, un piagnisteo bello e buono, uno scatto d’ira aggressivo…
Ian alzò gli occhi, lucidi per la verità, ma non felici… presto su quel volto apparve una maschera di puro odio.
-No. O mio o niente.- ringhiò a denti stretti, avvicinando le candide mani al collo bronzeo, stringendo spasmodicamente, ribaltando il trespolo.
Alan rimase fermo, non provò nemmeno a combattere, la stretta doleva, ma mancava di convinzione, non voleva fargli del male…era solo disperato.
-Jack…- disse solamente.
Ian si fermò, spalancando gli occhi, notando che quelli oro e argento di Burn guardavano un punto preciso oltre le sue spalle, voltandosi non si accorse nemmeno di cosa lo colpì.
Il ragazzo venne scaraventato pochi metri più in là, dolorante.
-Giù le mani specie di…- la voce di Jack era furente, si rigirò il candelabro, che aveva appena utilizzato come mazza da baseball sulla testa del nemico, tra le mani, avvicinandosi con passo calcato.
-No! Fermo! Non c’è n’è bisogno.- lo fermò Al prendendolo per il braccio.
-STAI SCHERZANDO VERO??? DOPO QUELLO CHE TI HA FATTO?!? DOPO QUELLO CHE Ci ha…- le parole si gli si smorzarono il gola, insieme alla furia che lo invadeva, complice un dolce e caldo bacio che gli era mancato come l’acqua nel deserto.
Le labbra dolci, il profumo della sabbia, i capelli ispidi e corti, il corpo teso contro il suo, le braccia sicure…
-T’è l’ho mia detto quanto sei sexy quando ti incazzi come una iena? – sorrise col fiatone abbracciandolo, rimpossessandosi nuovamente delle sue labbra.
-Ruffiano… - soffiò allegro prima di tornare a gustarsi il suo ragazzo.
-FROST! LASCIALO!- Ian si rialzò, barcollando, tamponandosi la nuca dove gli doleva, rivelando un grumo di sangue viscido sul palmo della mano.
-Perché doveri? È mio!-  rispose, portandosi Alan dietro la schiena per proteggerlo, ma quello non bastò, dal terreno, aculei di ferro iniziarono a circondare il rosso, che, senza perdere tempo allontanò da se il suo amato.
-ALAN!- il Guardiano si rialzò correndo verso di lui, allungano la mano per provare a tirarlo fuori, ma una lama si intromise, ferendo l’albino che iniziò a colpire quella prigione d’acciaio.
-Jack… Basta Calmati! Rischi di farti solo male!- lo richiamò lo spirito.
-Me ne sbatto! Ti farò uscire!- il calcio che seguì fu talmente forte da ferirlo e fargli sanguinare lo stinco.
-Jack.. Calmati. Ti prego…-
-Al…ho bisogno di te. Non…non c’è la posso fare da solo. Io… ho bisogno di te.- singhiozzò, scivolando a terra in ginocchio.
-No. Non hai bisogno di me, sei in grado di batterlo. Sei forte e più furbo, più di lui. Battilo. Vinci. Io ti aspetterò.- 
Jack respirò, voltandosi di scatto verso Ian.
-Spero che tu sia soddisfatto. Mi stai rovinando l’esistenza.- lo attaccò , avvicinandosi.
-Ma guarda com’è karmico il mondo. Una volta, ti servivo per non diventare pazzo per colpa della solitudine.- sorrise beffardo.
-Tu non mi servi più da molto tempo.- erano vicini, i loro nasi quasi si fioravano.
-Non ti puoi sbarazzare di me.-
-SPARISCI DALLA MIA TESTA!- l’urlo di sfogo di Jack creò una bufera improvvisa che spazzò via, non solo lo sfidante, ma persino la sua illusione, riportando quel luogo come era in precedenza.
Il ragazzo dagli occhi rossi si rialzò, ciondolando, passandosi una mano sul collo per farlo scrocchiare, fermandosi a pochi metri dall'albino sorridendo.
-Tu vorresti buttarmi via? Jack… non puoi. Tu sei debole. Non hai speranze di battermi, io so tutto di te… perché io sono te.-
Ian si mise a camminare, ed a ogni passo che compiva il terreno sotto i suoi piedi cedeva, creando voragini che fecero svanire tutto il candore regnate.
Frost barcollò, cercando di rimanere in equilibrio sul sottile ponte di terra e neve che era rimasto in piedi.
-Non sei in grado di proteggere nessuno, figuriamoci te stesso.- continuò avanzando.
-Non è vero!- cercò di difendersi, guardandolo in cagnesco.
-Ah sì? Che mi dici di tua sorella?-
Tasto dolente.
-IO L’HO PROTETTA! L’ho salvata!-  sbottò, sbattendo il piede sano contro il suolo.
-Certo...le hai salvato la vita, ma poi? L’hai abbandonata Jack… l’hai lasciata sola, dimenticandola persino. –
Gli occhi azzurri del ragazzo si spalancarono a quelle amare parole.
Un pilastro poco lontano da loro si illuminò, lasciando visibile una piccola figura, dai lunghi capelli castani, che piangeva, singhiozzando il nome di Jack.
-No…non è vero…- cercò di tenersi sveglio con voce flebile, non poteva cedere a simili giochetti.
-OH! Aspetta! Ma mica è finita qui. E i tuoi amici? Hai abbandonato anche loro quando sei scappato da Pitch, ricordi? Gli hai voltato le spalle, mentre loro volevano solo aiutarti.- continuò tentatore, schioccando le dita, accendendo altri quattro piedistalli, uno per ogni Guardiano.
-SMETTILA!- si tappò le orecchie, cadendo in ginocchio.
-No…perché non ho ancora finito. C’è qualcun altro che hai ferito…qualcuno a cui hai voltato le spalle nella maniera più dolorosa…- continuò, prendendo il polso del ragazzo e strattonandola via dall’orecchio per sibilarci dentro parole velenose.
-Alan… lui, lo hai tradito a mani basse. Lo hai perso quando hai baciato Pitch al suo cospetto. Non hai più nulla ragazzo.- sorrise , spingendo via il braccio di Jack  con forza, facendolo barcollare, per poi allontanarsi.
-No…lui è venuto a prendermi. Era qui. Lui…-
Ian rise, iniziò a ridere divertito.
-Quello era la tua immaginazione. Avevi bisogno di una fune a cui aggrapparti, invece hai fatto apparire un palo unto d’olio. Questa è la tua mente. Qui le fantasie sono MIE, perché oramai la tua testa è MIA!-
E con un gesto della mano pesanti catene iniziarono a coprire le braccia di Jack…
Jack…” la voce di una bambina si fece largo nei suoi pensieri.
Da adesso tu sei e sarai per sempre…un Guardiano.” Il vocione si North la seguì.
Il sorriso di Dentolina, le facce buffe di Sandman e i battibecchi col canguro.
Io ti aspetterò.” La promessa di Alan…
-Se…- la sua voce fu flebile, ma udibile, tanto che Ian si voltò verso di lui – Se le fantasie sono tue…allora…perché Alan ti ha rifiutato?- alzò la testa, con gli occhi che brillavano di una nuova forza.
L’albino indietreggiò.
-Perché non ti ha aiutato quando ti ho colpito? Perché avrebbe deciso di farsi uccidere da te? Perché mi ha baciato? Per quale motivo mi ha fatto quella promessa? –
Ian tremò.
Jack si alzò, trasformando gli anelli di ferro in fine polvere.
-Sai…forse io sarò anche debole in confronto a te, ma se i miei amici credono in me… bhè forse vuol dire che non sono così disperato, da prendere uno scacco matto da te.-
Frost strinse la mano in una morsa ferrea, scagliando un pugno in pieno volto a Ian, facendolo volare per un paio di metri, sulla piattaforma dove prima vi era la figura della sorellina di Jack.
Il Guardiano del divertimento tornò verso la prigione di ferro, sciogliendola come aveva fatto in precedenza con le catene.
Burn, alla sua vista, sorrise, allungando le braccia per stringerlo a se.
-Sapevo che avresti vinto.- sussurrò , intrecciando le dita nelle ciocche chiare.
-Pensi che sia finita così?- Ian interruppe quel momento magico, ritrovandosi pochi secondi dopo bloccato contro il pavimento, sovrastato da una tonnellata di catene.
-Io credo di sì… Guarda tu stesso.- rispose sicuro Frost, prendendo per meno lo spirito del fuoco, incamminandosi verso la pianura bianca.
Moon P.s.
ooooh…e anche questo è finito.
Al: Rha…
Ia: che…
Ja Parto.
BB: MMMMH….se siete noiosi, è già tanto che l’ho finito ora, non era nemmeno nei miei programmi e non so nemmeno se l’ho fatto come volevo, si è praticamente scritto da solo.
Al: l’importante è che è finito e devo dire che sei stata brava… * tiene per mano Jack*
BB: teneri loro… ma la risposta è no.
Ja. Ma non sai nemmeno cosa volevamo chiederti.
BB: Secondo voi sono nata ieri?
Ja, Al, Ian: Sì.
BB: Andate a bruciarvi i neuroni!
 
Saluti a tutti XD

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Capitolo 13
*** Ultimo sforzo ***


Il paesaggio stava iniziando a stancare entrambi.
Erano ore che camminavano in quel deserto bianco, riposandosi di tanto in tanto su divani immaginati da Jack.
-Stiamo girando in torno…- ammise l’albino, ricurvo su sé stesso, con la testa a ciondolante tra le ginocchia e le mani molli.
-Puoi far apparire un Tom Tom?- propose Alan, spaparanzato sul divanetto con le braccia lungo il poggia testa, concentrato a scrutare ciò che sarebbe dovuto essere un cielo limpido, riposando gli occhi di tanto in tanto.
-Un che? – domandò basito, guardandolo.
-Un navigatore satellitare. Così troviamo la strada, no?- rispose senza muoversi, portando le iridi bi-colore sull’immagine dell’inverno.
Frost iniziò a ridere, alzandosi e strofinandosi nervosamente il volto con le dita pallide.
-Tranquillo fiorellino. Un modo lo troviamo.- lo rassicurò il rosso, portando le braccia sulle gambe.
-No! Voglio uscire! Dobbiamo uscire! Le tue ferite hanno bisogno di cure che qui non ci sono!  Io…io… PORCO RHA!- era frustrato, Alan si sorprese nel vederlo in quello stato, di solito era lui quello con la pazienza pari a zero –Magari…se provo a immaginare l’uscita…- continuò, cercando a tentoni la soluzione.
Burn schioccò la lingua sul palato.
-Non credo che sia così facile. E poi ho come l’impressione che il casino in cui siamo sia un ultimo regalino di Ian. Tanto per farci ammattire.-
 I due si guardarono sospirando all’unisono.
-Comunque le tue ferite si sono riaperte…dobbiamo velocizzare l’azione almeno per quello.- dichiarò il Guardiano aguzzando la vista.
-Il primo soccorso me lo posso fare da solo.- rispose tranquillo, esaminando il buco che li trapassava la mano.
-E come? QUI NON C’È NULLA!- sbottò stanco.
-Jack? – lo chiamò tranquillo l’amante.
-Che c’è?!-
-Potresti, gentilmente, immaginare una cassetta del pronto soccorso?- chiese con naturalezza e pochi secondi dopo il ragazzo, sbuffando, gli passò una valigetta arancio fluo.
-North e Dentolina, sarebbero stati in grado di medicarti sul posto usando solo una camicia, io nemmeno quello. Non sono in grado di fare ‘ste cose.- continuò ad auto criticarsi, mentre Alan lo ascoltava fasciandosi la mano con le bende alla bene e  meglio.
-Calmoniglio invece ha sempre dietro quei suoi rimedi naturali. CAVOLO! Ma perché devo sempre essere allo sbaraglio?-
-Parchè non saresti in grado di organizzarti nemmeno se lo volessi.- rispose lo Spirito a denti stretti, legandosi la fasciatura del braccio trovando, in seguito, una certa difficoltà nel medicarsi il busto e la schiena.
-Mi dai una mano?- chiese porgendo le garze bianche al ragazzo distratto, che iniziò a medicarlo in maniera abbastanza consona.
-E questo mi porta ad essere inutile!- decretò allacciando l’estremità della benda, rendendosi conto di ciò che aveva appena contribuito a fare.
-Oh… ehm…- l’albino era paonazzo.
-Non sei inutile come credi. La ringrazio infermiera.- ghignò l’estate, rubando un bacio alle labbra fini di Jack.
I due rimasero in silenzio, mentre il rosso concludeva il suo operato, volgendo poi lo sguardo a Frost.
-Dammi i polsi e le caviglie, almeno ti disinfetto le lacerazioni.-  prendendogli delicatamente la mano e portandola sul grembo.
-Nessuno più le chiama più lacerazioni…solo i tizi che fanno le autopsie sui cadaveri, nelle serie tv.- sorrise Jack, gemendo di dolore nel sentire il contatto con l’alcool.
-I Coroner? Può darsi, ma dimentichi che sono ancora bene educato alle volte.- sorrise seducente, passando a medicare l’altro braccio.
-Educato? Tu? Ma se ho sentito uscire dalla tua bocca, parole che nemmeno ho mai sentito pronunciare.- 
Alan lo guardò, alzando un sopracciglio e stringendo la persa sulla gamba del moroso, facendolo urlare.
-WAAAH! Stramaledettissimo figlio di…-
-Ah, ah, Ah…Jack, modera i termini.- sorrise trionfante lo spirito, mentre l’albino si mordeva la lingua per non finire la frase.
Burn continuò il suo operato, concentrato sul da farsi, mentre si occupa dello stinco dell’amato, il quale  lo osservava  quieto, domandandosi da dove derivasse la bravura del compagno.
Insomma, i ballerini prima di riuscire a completare un esercizio in maniera decente, alle volte, si fanno anche del male, ma di sicuro non così tanto da richiedere certe cure.
-Cosa mi nascondi?- la voce di Frost era bassa, sembrava stesse parlando più a sé stesso che ad altri, tant’è che Alan alzò il volto verso di lui.
Le iridi celesti di sbarrarono nello stesso istante in cui si immersero in quella argentea e dorata, sorprese che il proprietario avesse intercettato la voce.
-Cosa?-  il rosso non si mosse, allontanò le mani dalla palle candida e Jack tremò per la separazione, voleva sentire di nuovo quel calore.
-Io… nulla… parlavo tra me e me. Eheh- sorrise isterico grattandosi la nuca.
Alan non si mosse, portando sul suo viso una maschera di indifferenza.
Il Guardiano ci rimase malissimo, abbassò lo sguardo e iniziando a torturarsi le dita parlò:
-Mi chiedevo se… tu mi avessi detto tutta la verità sulla tua vita. Insomma, che io ricordi… non mi hai mai parlato di aver intrapreso lezioni di primo soccorso. Perché queste non sono cure qualsiasi vero?- chiese, accarezzandosi i polsi, tornando a guardare il rosso, che però si era seduto  con la schiena ricurva e la frangia rossa che gli copriva gli occhi.
-Ti basti sapere che ho imparato tutto a mie spese. – rispose freddo, tornando a guardare il signore del Gelo  – Non ho intenzione di dirti altro. Non oggi. Non in questo momento.-  concluse serio, per poi scoccare un sorriso ammaliante a Jack.
-C’ha io vorrei uscire. Ho bisogno di una doccia.- sdrammatizzò, tirando in piedi il compagno.
-Faccia strada Milady.- si inchinò, facendolo passare, approfittandone per mollargli una sonora pacca sul nobile deretano.
-HEI!- urlò scandalizzato l’albino.
-Quanto mi è mancato.- 
-Cosa? Il mio sedere?- chiese incrociando le braccia, vedendolo andare avanti.
-No…Lo SCHOK che fa quando lo colpisco.- confessò, iniziando a correre, vedendo Jack dietro di lui, pronto a stenderlo con un pugno.
*°*°*°*
Le ore passavano e nulla cambiava.
Frost marciava spedito verso l’orizzonte, mentre alle sue spalle Alan iniziava a tentennare,camminava dietro il Guardiano, ma ricurvo, trascinando di tanto in tento i piedi, rischiando di inciampare.
-Al? Sei silenzioso… che succede?- l’albino voltandosi incontrò gli occhi stanchi del ragazzo, al quale cedettero le gambe, abbracciandosi mentre tramava come una foglia.
-ALAN! Che ti succede?- Jack scattò verso di lui, scivolando al suo fianco, prendendolo tra le braccia prima che la sua testa toccasse terra.
Era freddo.
Per la prima volta in tutta la sua vita, l’albino sentì quel corpo che tremava spasmodicamente per il troppo freddo.
-Scusa. – ansimò il rosso, sprigionando una nuvoletta di condensa dalle labbra violacee.
Frost lo abbracciò, guardandosi in torno spaesato , cercando la via d’uscita.
 
*°*°*
 
Calmoniglio prese la rincorsa e, per l’ennesima volta, andò contro lo specchio venendo sbalzando di nuovo indietro.
-Ci riprovo io…- propose, appoggiandogli una manina sulla spalla, per poi scattare verso la superficie riflettente, ma l’uomo nero si mise in mezzo parando l’oggetto col suo stesso corpo, placando il cammino della Guardiana.
-Così rischiate di rompere l’unica possibilità di riportarli indietro sani e salvi. Se non appare Jack, o nelle peggiori delle ipotesti, Ian. Non possiamo fare nulla.- cercò di farli ragionare e fortunatamente ci riuscì.
-Dove hai trovato lo specchio?- la voce di Nord era dura e i suoi occhi erano freddi messaggeri di pensieri violenti degni solamente del pericoloso Nicholas Nord.
Il Re degl’ incubi lo guardò, portandosi un braccio dietro la schiena mentre con la mano libera andava a massaggiarsi la tempia destra, chiudendo gli occhi dorati.
-L’ho…- iniziò la frase a fatica, continuando con voce più sicura e aprendo gli occhi – l’ho trovato in un antico castello. Pensai che fosse un comune specchio ornamentale, non sapevo che avesse in se una magia tanto complicata.-
Aster incrociò le zampe anteriori, sbuffando.
Sandy si avvicinò a Pitch, creando con la sabbia d’orata tre forme: un castello, un piccolo planisfero e un punto di domanda.
L’uomo comprese la muta domanda, rispondendo di non ricordare l’ubicazione della reggia.
-Quindi? Ora che facciamo? Mi state dicendo che dobbiamo giraci i pollici finché non avviene un qualche miracolo?- domandò il coniglio gigante sbigottito, ma alla sua domanda non venne data una risposta, perché la cosa era assai palese e allo stesso tempo molto snervante.
Il Guardiano della speranza allora si allontanò dal gruppo, avvicinandosi ad una finestra rotta, voltandosi verso la luna pallida che faceva capolino tra le nuvole diramate.
-Avevi detto che dovevo aver fiducia. Io credo ancora. Ma se non sistemi le cose, e anche in fretta oserei dire, le sistemo io. –
-Hei coniglio…- la voce vellutata di Black s’insinuò nei suoi pensieri, facendolo voltare, per ritrovarsi a pochi centimetri da quelle iridi di oro liquido, che lo osservavano con tanta indifferenza.
-Che vuoi acaro?- rispose secco, tornando a guardare la luna.
Pitch si sedette, elegantemente, su un pezzo di colonna vicino a lui, accavallando le gambe.
-Posso dirti una cosa?- iniziò l’uomo osservando il cielo a sua volta.
-Se proprio devi…- fu la risposta.
-Ho bisogno di una mano per capire dei passaggi che a me mancano. Ti dispiacerebbe aiutarmi?-
Il Poolka lo guardò quasi confuso.
-Perché sei venuto da me? È Nord quello dei piani e dei ragionamenti contorti. Hai sbagliato Guardiano.- sbuffò, accovacciandosi.
-Nord al momento non è al massimo delle sue capacità. Tu invece sei avido di verità e so anche che vuoi capire da dove è uscito quel malato di Ian. Ci sono troppe incongruenze in questa storia… sono sicuro che c’è qualcosa che non quadra neppure a te. Avanti… insinua anche a me i tuoi dubbi. –
Aster sospirò prima si voltarsi verso Pitch, il quale si era posizionato su una maceria bella grossa che gli dava la possibilità di essere più alto, rispetto al viso del Guardiano della Speranza, di un bel po’ di centimetri.
- Se è stato Ian ad attaccare Alan… perché lui non se ne ricorda? Eppure abbiamo trovato del vetro e della sabbia nera sulla scogliera in cui vi siete dati battaglia, ma tu sostieni anche di non aver mai preso il ricordi di Alan se non erro. Come potrebbe essere stato possibile? C’è qualcosa che non mi convince.- 
Il Guardiano fissò l’esile mano di Black andare a posizionarsi sotto il mento come per riflettere.
-Io non ho mai intrapreso un simile scontro. Non in quel luogo almeno. Ricordo di aver sfidato il giovane Burn, ma anche Jack vi era presente. In quell’occasione io mi procurai una seria ustione…- con un gesto della mano fece sparire un bel bezzo delle tunica nera, mostrando la pelle del  braccio e del petto leggermente raggrinzita – e prima ero decisamente messo peggio. Ringrazio che i bambini siano così malleabili.-
Calmoniglio osservò quella ferita incuriosito.
-Te l’ha fatto Alan? Non lo facevo capace di tanto.-
-Ovviamente l’ho messo nella condizione di farlo. Probabilmente abbiamo risolto il tuo dubbio.-
-L’ho pensato anche io: se Jack era presente, probabilmente Ian si è approfittato della situazione recuperando le schegge e con te momentaneamente K.O. ha agito indisturbato usando il tuo nome e la tua mala fama.-
Pitch lo guardò sorpreso, stirando un sorriso e rivestendosi.
-Noto che l’intelligenza non ti manca, è solamente non sfruttata.-
Sulla fronte del Poolka apparve una vena pulsante, visibile anche al di sotto della pelliccia.
-Se voleva essere un complimento ti è venuto male, acaro di polvere.-
Il silenzio piombò tra i due…
-Coniglio...-
-Che c’è ancora?-chiese seccato.
-Ti si illumina il pelo. – rispose pacato, allungando una mano affusolata verso il patto del Guardiano, affondando delicatamente le dita leggere nella pelliccia bianca estraendo da esse il ciondolo a forma di Uovo che pulsava di una luminosa luce arancione.
-Che…Che hai fatto?- gli occhi verdi erano attoniti dinanzi a quello spettacolo.
-Perché dev’essere sempre colpa mia?- domandò esasperato, ma rimanendo sempre nella sua composta eleganza.
-CALMONIGLIO!- la voce dalla Guardiana lo richiamò tra essi, mostrandogli, una volta vicino a loro, che il suo gioiello non era l’unico brillare.
Il braccialetto di Sandman.
Gli orecchini a lobo di Dentolina.
L’anello di Nord.
Pitch si sorprese.
-Dove li avete presi?-
-Questi? Sono regali…- rispose la fatina levandosi i gioielli.
-Di chi?-
-Alan…- lo stupore di Babbo Natale era quasi eclissato dalla felicità, se quelle piccole creazioni reagivano forse vi era ancora speranza per salvare i loro giovani amici.
-Mettetevi davanti allo specchio. Forse il fiammifero riesce a trovare la strada di casa. –
Aster si sorprese nel sentire quelle parole e percepì anche il tono sollevato con cui erano state pronunciate, poi si rese conto che si trattava di Pitch e bollo quella sensazione come un’effimera impressione.
 
°*°*°*°*°
-Non ci provare… ti prego, resisti.-
Jack era in crisi, il rosso stava peggiorando e più lui si agitava, più il tempo peggiorava.
Ma non riusciva a tranquillizzarsi.
Cosa avrebbe fatto se avesse perso il suo ragazzo?
Probabilmente si sarebbe depresso, lasciandosi andare e forse lasciando di nuovo capo libero ad Ian.
Non poteva permetterlo, non lo avrebbe perso, non sarebbe riuscito a tollerarlo.
-Jack…- Burn ansimò, accarezzandogli il volto per riportarlo alla realtà.
-Dimmi…-
-Lo senti anche tu…questo leggero calore?-
L’albino strabuzzò gli occhi: lo sentiva.
Era molto flebile, ma c’era.
Forse…
-L’uscita!-
Frsot prese sotto braccio Alan , aiutandolo ad alzarsi anche se a fatica.
-Resta sveglio…tra poco sarai al caldo.-
-Grazie…- rispose dolcemente, portando una mano su quella di Jack che gli stringeva la vita saldamente.
-E di cosa?- rispose dolcemente – Guarda… ci sono delle luci rosse.-
-Le vedo… e il calore aumenta.-
Arrivati al loro cospetto, il Guardiano del divertimento cercò di afferrare una delle lucciole, ma si ritrovò a sbattere contro un superficie invisibile.
-No…nononono.- il panico lo stava nuovamente invadendo, e la bufera, che con la scoperta dei piccoli bagliori si era placata, ora stava diventando ancora più violenta.
-Non è possibile…-
-Jack… calmati ti prego. Così peggiori solo la situazione.-
Le mani bronzee di Alan si posarono sulle gote pallide del compagno, facendo pressione giusto quel poco che serviva per far si che il ragazzo riprendesse fiato, incrociando le iridi oro e argento dell’amante.
-Ora… con calma troviamo la soluzione. So che sei agitato… ma ti prego, calmati.- disse pacato, strofinando il pollice sotto l’occhio per raccogliere una lacrima fuggiasca.
-Perché piangi ora?-
-Perché? Mi chiedi perché? PERCHé STAI MALE ALAN! E SE NON USCIAMO POTRESTI ANCHE PEGGIORARE!- sbottò iniziando a piangere – tu hai scatenato una mezza apocalisse per salvarmi. E io sono riuscito solamente a metterti in un guaio ancora più grande.- finì asciugandosi le lacrime.
Alan sospirò, portando la mano dietro la nuca di Frost, tirandolo verso di sé, portando la sua fronte sulla propria spalla.
-Tu hai fatto tanto per me. E te ne sono grato, mi dai la forza per andare avanti solamente per il fatto che respiri. Ogni volta che cadevo durante il combattimento con Pitch, mi rialzavo perché sapevo che tu dopo mi avresti sorriso. Sono riuscito a sopportare tutto c’ho che Ian mi faceva perché sapevo che tu eri ancora vivo e che mi stavi aspettando…perciò, che non ti senta più insultare il mio ragazzo è chiaro?-
Alan sorrise, baciando la testa candida di Jack, che si rialzò, tirando su col naso, ma sprigionando in seguito uno dei suoi sorrisi più candidi.
I due si rialzarono.
-Portami vicino allo specchio e allontanati.-
Il rosso si appoggiò alla superficie invisibile con entrambe la mani, ma sentiva ancora su di sé la presa del Guardiano.
-Allontanati Fiorellino. Rischio di farti male.-
-Non ti lascio cadere.-
Alan respirò profondamente, raccolse tutto il poco calore che aveva in corpo e in alcuni effimeri secondi le sue mani divennero di puro calore, incrinando lo spazio intorno ad esse.
Ma sembrava essere inutile, perché più veniva danneggiato, più lo specchio tornava integro, avevano una sola possibilità… non dovevano sprecarla.
-Jack… tra poco potrei farti male, ma qualunque cosa accada non mi mollare.-
Il ragazzo diede un cenno d’approvazione deciso.
Burn aumentò la potenza allo stremo delle forze, la superficie danneggiata…
-ASTER! SPACCA LO SPECCHIO!-
Quello che accadde in seguito non fu molto chiaro…
Pezzi di vetro frantumato, un calore particolare che lo avvolse, il bianco che veniva sostituito dal giallo delle prime luci dell’alba…
Tante parole… incomprensibili ovviamente.
Ma poi la stanchezza vinse e il buio avvolse lo spirito del fuoco.
 
 
Moon Ps:
Ja: MA SEI PAZZA!
Bb: Mmh? Che?
Ast: è un mappazzone di capitolo.
BB: e allora? Più roba da leggere U.u
Tutti: Sfruttatrice…
BB: Tacete… salve a tutti, spero di non essere in troppo ritardo ^^, Spero che il capi…
Al: mappazzone…
BB: Mappaz… HEI! Spero vi piaccia comunque… Buona Uggiosa pasquetta a tutti.
 
Saluti da BB
Tutti:E da uno staff moooolto stanco.
 

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Capitolo 14
*** L'eternità concessa ***


-Allora è deciso.-  Nord si alzò dalla sua sedia, posando le mani sul legno scuro del tavolo in torno alla quale si erano radunati i cinque Guardiani e il Signore degl’incubi.
-Pitch e Sandman si occuperanno di nascondere lo specchio, sigillandolo in una delle gallerie più profonde create da Calmoniglio, in modo che nessuno per errore o volontariamente lo possa raggiungere.-
Tutti erano d’accordo, conclusero la seduta e decisero che era ora di tornare ognuno a casa propria a riposare.
Parigi era tornata si e no alla normalità, a parte il clima insolitamente rigido, e i bambini al momento erano quasi tutti sotto l’effetto della sabbia di Sandy; una pausa era dovuta.
 Black rimase seduto, guardando Jack che portava le mani piene di garze sullo schienale della sedia, spostandola nel tentativo di farsi spazio per alzarsi.
-Spero, che tu ora abbia l’auto controllo adeguato per evitare altri danni.-
I due si guardarono duramente, prima che l’uomo nero si potesse alzare per andarsene, seguendo l’esempio dei Guardiani.
Uno solo, però, rimase sulla porta, voleva essere testimone di quella conversazione… voleva evitare spargimenti di sangue futile.
-Sono in grado di difendere la mia mente da me stesso. Grazie per l’interessamento.-
Pitch alzò un sopracciglio per poi sorridere.
-Ooh Jack. Ma non è di te che mi preoccupo.- lo raggiunse per mettergli una mano sulla spalla – Ma del tuo spasimante. Io lo terrei d’occhio Frost.- concluse, allontanandosi per avviarsi verso la porta.
-Hai  intenzione di fargli del male? No, perché se questa è una minaccia sappi che stavolta ti metto sotto ghiaccio.- lo minacciò Jack, puntandogli contro un dito completamente fasciato nelle garze,
toccare Alan quando usa il suo potere, non era esattamente un beneficio per il fisico ragazzo.
L’uomo nero iniziò a redire leggermente, coprendosi la bocca con la mano.
-Il mio è solo un consiglio… - alzò lo sguardo verso il piano superiore – Controlla che riposi come si deve di notte. Non fa bene ai malati non dormire.- la sua voce era pacata, quasi dolce, l’albino nemmeno gli rispose, sembrava realmente un consiglio da amico…ma parlando di Pitch Black la prudenza non è mai troppa.
L’uomo in seguito rivolse a Aster, che stava sullo stipite  della porta con le zampe incrociate, un sorrisetto appena accennato.
-A presto…coniglio.-
-Quando vuoi…acaro.-
E l’Uomo Nero sparì in una nuvola di sabbia nera.
-Mai una volta che usi l’entrata.- si lamentò Nord, salutando subito dopo Dentolina, con un bacio sulla guancia, che prese il volo verso il suo palazzo, ma non  prima di aver abbracciato Jack ed essersi raccomandata di salutare Alan da parte sua.
Sandy tintinnò allegro seguendo l’esempio del signore degl’Incubi.
-Ci vediamo Nord… rimettiti.- salutò il Guardiano della Pasqua.
-Hei canguro!-  la voce di Frost lo fece girare in tempo, per fargli prendere al volo una manciata di carote. – Te le dovevo. Avevi ragione. Ora non è matto…. È completamente Folle.- Sorrise il ragazzo, facendo un balzo e raggiungendo il piano adibito alle camere da letto.
Aster, alzò trionfante il cibo, sorridendogli.
-È Folle di te amico.- proclamò, aprendo una galleria per sparirci dentro.
*°**°**°*
Alan sudava, si agitava, gemeva e poi si svegliò di colpo.
Si guardò un paio di volte intorno, rendendosi conto che l’incubo era finito, che sopra di lui non c’era più Ian e che poteva tornare a respirare regolarmente ora; ma non ci riusciva.
Nella penombra sentì un rumore, che lo portò a creare un pugnale di fuoco puntandolo verso quella direzione, da dove apparve l’esile figura di Jack.
-Non ti avvicinare…- soffiò il rosso, puntandogli contro l’arma.
L’albino appoggiò il bastone contro una poltrona, alzando le braccia per far vedere che era disarmato, per poi parlare -Chiedi.-
Nord, da quale intenditore dell’animo e della psiche umana, lo aveva avvertito di una reazione simile perché spesso, quando si subisce un trauma, si ha difficoltà nell’accettare e/o riconoscere le persone.
Burn non tentennò e continuò a brandire il pugnale con mano ferma.
-Come…come abbiamo festeggiato il nostro primo anno insieme?-
La sua domanda era quella?
Di tutte le domande che Alan Burn potesse fare per autenticarsi che lì dinanzi avesse effettivamente il SUO Jack Frost, Lui aveva scelto uno dei ricordi più belli che avessero mai condiviso…
-Eravamo Burgess… mi diedi appuntamento lì per le undici e mezza, arrivasti in elegantissimo ritardo…eri tutto trafelato, ed ebbi persino il coraggio di dirmi di aver fatto tardi perché Sandy si era addormentato mentre ti aiutava a realizzare una cosa. Quella sera parlammo tanto, tu non mi toccasti però, ti tenevi a distanza da me, ma non sembravi diverso. Poi a mezzanotte, mi hai rubato il bastone e lo hai gettato via, prendendomi per mano. Il calore che emanavi era troppo intenso, per poco non mi facevi male, ma poi mi resi conto che stavamo fluttuando sul pelo dell’acqua senza la tua tavola o il mio bastone. Eheh, avevi passato tutto il pomeriggio a caricare i tuoi potere per riuscire a fare quel trucchetto, alla fine siamo tornati qui e sei crollato dal sonno sulle mie ginocchia.-
Alan ascoltò senza muoversi, l’arma sempre in mano, lo sguardo fisso su chi aveva dinanzi e poi scattò; scese dal letto fulmineo, gettando il coltello, che divenne fumo non appena la mano lo mollò.
Jack si ritrovò sul materasso, disteso sotto il peso del rosso che lo abbracciava, affondando il volto nel suo collo.
-Scusa… io..io. - Burn non riusciva a parlare, era dispiaciutissimo, come aveva fatto a non riconoscere subito il suo Fiorellino.
Come poteva aver avuto anche solo l’esitazione di non trovarsi al cospetto di colui che amava; quel profumo di sottobosco bagnato dalla candida neve, non era nemmeno lontanamente possibile scambiarlo con quello di Ian pesante e quasi acido.
No, il profumo del suo Jack era unico… e solo lui poteva donargli quella sensazione di Amore, solo nell’abbracciarlo.
-Tranquillo. Lo farei anche io se fossi stato al tuo posto.- gli accarezzò la fulva chioma, guardando il soffitto.
Alan si ritrasse, alzandosi sulle ginocchia e fissandolo shoccato.
-No… a te non capiterà mai. Non…non ho intenzione di farti…di farti provare una…un’angoscia del genere. Non lo sopporterei. T-tu per quanto mi riguarda… non ti meritavi neppure l’agonia della morte nel laghetto. – tremava e con sé il suo respiro.
Frost lo guardò basito, sorridendogli si alzò a sua volta, abbracciandolo forte.
-Grazie Al. – soffiò, baciandogli il collo, prendendogli il viso tra le mani e passando le labbra sulla fronte, sfiorandogli occhi e la punta del naso per poi posarla con una leggere pressione sulle labbra.
-Ti amo… e la mia eternità è tua.-
Sorrise, notando lo stupore nelle iridi eterocromatiche del suo ragazzo, sollevandosi dal letto per lasciarlo riposare, ma la mano del rosso fu veloce…troppo veloce.
-Mi ami davvero?- chiese, afferrandogli il polso.
La domanda prese in contro piede il Guardiano del Divertimento che si voltò verso di lui sorpreso.
-Certo. Che domande fai?- 
-Allora… potresti esaudire un mio desiderio?- gli occhi di Alan erano neutri, limpidi e chiari come quelli di un bambino a cui però mancava poco per perdere la speranza nei grandi.
-Ovvio. Chiedimi tutto c’ho che vuoi.- Jack si inchinò dinanzi all’amante, che stava seduto sul bordo del letto.
Il rosso deglutì, portandosi le mani sulle gambe; una muta richiesta per poterle congiungere a quelle di Frost.
-Fai l’amore con me… come se fosse la prima volta.-
A Jack saltò un battito del cuore.
Alan non era mai stato così… romantico, certe parole non gli erano mai uscite dalla bocca e ciò significava che gli avvenimenti legati a Ian lo avevano turbato.
L’ennesimo sorriso luminoso stravolse la vita di Alan, che non poté far altro che accennare un sorrido a fior di labbra.
L’albino non sapeva che dire, solo disse di sì con il capo, allungandosi verso le sottili labbra rosee di Alan, lambendole con timore; ad entrambi parve che quel bacio, rispecchiasse molto il primo che si scambiarono.
*°*°*°*
Il respiro di Jack era divenuto irregolare, la temperatura nella stanza era diventata così insopportabile da fargli levare la felpa in maniera spasmodica, tant’è che si impigliò nel tentativo di levarla.
-Che impiastro.- il respiro di Burn era rovente sul suo petto, ancor di più quando la sua voce raggiunse le orecchie del ragazzo, che lasciò sfuggire un sospiro nel sentire le labbra morbide del rosso sul suo petto, mentre le mani andavano ad aiutarlo nel levargli la felpa.
-Taci…- ripose una volta libero, corrucciando le labbra in un infantilissimo broncio.
Alan scoprì i denti in un sorriso, mentre le sue mani andavano ad accarezzare il busto dell’albino sotto di sé; il petto gracile e poco allenato, i fianchi esili dove si potevano sentire con precisione ogni attaccatura delle ossa, ogni singola fibra di ogni muscolo teso…
Lo  spirito del fuoco, ormai, conosceva a memoria quel corpo, adorava toccarlo e sentirlo tremare per la sorpresa quando passava il dito in mezzo al petto, Frost era molto sensibile in quel punto, oppure iniziare a ridere quando invece pizzicava leggermente i fianchi.
Adorava il modo in cui quel ragazzo rideva, sospirava, tremava, ansimava, deglutiva, lo baciava, lo abbracciava… lo amava. E senza di lui si sentiva vuoto.
Il Guardiano si alzò sui gomiti, arrivando a baciare nuovamente le labbra dell’amante, che si erano gonfiate a furia di incontrare le compagne.
Brun spinse, gentilmente, Jack verso il materasso nuovamente, per poi iniziare a scendere verso il basso baciandogli la mandibola, passando per il petto, lambendogli con estrema cura ogni pezzo di carne minimamente sensibile, facendo apparire su di esso dei segni violacei, passando in seguito a vezzeggiare i capezzoli dell’albino, mordendoli dolcemente, baciandoli e torturandoli con la lingua.
Quest’ultimo strinse i denti, ma la sensazione di quel corpo sopra il suo gli era mancata così tanto che non riuscì a resistere e ansimò d’approvazione.
La discesa di Alan non incontrò altri ostacoli, se non quella del fastidioso intimo che ancora racchiudeva il sesso già bellamente turgido del compagno, infilando le dita affusolato oltre la stoffa.
Frost ansimò per la sorpresa, tremando… quanto gli era mancato quel contatto.
Ma…
-Alan…- lo chiamò flebile, incontrando quasi subito lo sguardo limpido del rosso.
-Cosa c’è Jack?- chiese, tornando vicino al suo volto.
-P- prima di continuare ho bisogno che tu faccia una cosa per me. –
Burn si mise in ginocchio, sempre sovrastando il Guardiano, guardandolo tranquillo e impaziente di sapere di cosa si trattasse.
-Voltati.-
Lo spirito si irrigidì.
-Come?- domandò deglutendo a vuoto, nei suoi occhi era apparsa una scintilla di terrore.
-Tranquillo… non ti farò nulla. Sono io. –
Le mani fresche si posarono sul volto igneo , accarezzandolo dolcemente, passando poi sul collo rigido.
Alan ci mise un po’, ma poi si voltò, dando la schiena a Jack.
Il signore del gelo osservava la bende e trovando il lembo iniziale, le sciolse e furono subito lì; le cicatrici inferte da Ian erano dinanzi a lui, beffeggiandolo, mentre la fastidiosa voce del suo alterego gli vorticava nella testa.
“ Ho vinto… l’ho marchiato come mio… ho vinto…ho vinto…”  continuava così, una cantilena infantile fastidiosissima, fino all’infinito.
Ma quel clone mal riuscito non aveva vinto.
Magari le ferite sarebbero rimaste per sempre, ma non ci sarebbe stato lui al fianco di Alan per l’eternità.
Frost si avvicinò alle ferite, baciandole, leccandole, accarezzandole, strappando allo Spirito singulti e piccoli sospiri di godimento.
-Grazie Jack… mi… mi sentivo veramente… Sporco in quei punti.-
I due si guardarono, sorridendosi, mentre incatenavano le loro labbra in un bacio di pura possessione ricadendo sul giaciglio.
 
§*§*§*§*§
 
Quando Jack si svegliò, trovò il letto vuoto e freddo, la cosa lo dispiacque molto, certo alle volte la temperatura che Alan emanava era insopportabile, più di una volta si era ritrovato a dover cambiare stanza per poter sopravvivere, ma in quell’occasione non fu così.
L’albino si guardò intorno, scostando le coperte, facendo cadere qualcosa su cui vi era stato appoggiato in precedenza.
Era un fiore…un Amaranto per la precisione.
Il ragazzo sorrise, prendendolo da terra e recuperando il bigliettino allegato, era una scrittura insolitamente ben fatta… non se lo sarebbe mia aspettato.
 
Ti aspetto al laghetto per mezzanotte.
Devo parlarti.
 
Ti amo.
                                 A.


Frost sorrise portandosi il fiore al volto e annusandolo.
Guardò la sveglia sul comodino: 23.30
Se prendeva un corrente veloce, e faceva nevicare su tutto lo stato del Canada, forse arrivava all’appuntamento in tempo.
Spostò le coperte con vigore, scendendo dal letto e recuperando al volo i pantaloni senza trovare però la sua felpa, dove diavolo fosse finita non se lo ricordava e non aveva tempo nemmeno di pensarci, recuperò una camicia che era sulla poltrona, infilandosela e sfrecciando fuori da una finestra aperta, felice come non mai urlando alla lunga un grazie che riecheggiò per le lande di ghiaccio.
*°*°*°*
Alan era sulle sponde del lago.
I piedi immersi nell’acqua fino a metà polpaccio, gli occhi chiusi, le orecchie tese, il respiro quasi annullato dalla serenità che quel luogo gli conferiva.
La sua concentrazione era su tutto ciò che lo circondava, il vento dolce che accarezzava le foglie e le fronde degli alberi, il pigolio degli uccellini in attesa della madre che torni col cibo, il gufo che decide che è l’ora di svegliarsi…tutto sembrava fermo però, nonostante quei minimi rumori, quel silenzio era quasi…opprimente.
Mancava qualcosa, aprì gli occhi guardando il suo riflesso, aveva levato le garza, ma portava comunque la sua camicia gialla preferita, Dentolina si era raccomandata di non uscire a torso nudo per un bel po’, o almeno, finché le ferite non si fossero accuratamente richiuse.
Era quasi mezzanotte, e di Jack nemmeno una traccia, Burn pregò che il ragazzo si svegliasse in tempo, era stanco, ma parlare al laboratorio di Nort non gli piaceva, troppi occhi e orecchie, le notizie sarebbero state subito divulgate ancor prima di essere pronunciate con certezza e poi voleva che la cosa fosse speciale.
Prese la collanina di conigli e legno che aveva al collo e se la portò alle labbra, iniziando a mordicchiarla, affondando i canini ne pezzi si sughero che creavano quell’alternanza tra il marrone e il bianco.
-Nervoso per qualcosa?-
Alan scattò, muovendo l’acqua sotto di sé, facendole produrre quel suono sordo che solo ella sa fare.
Guardò Jack che se ne stava con le braccia conserte contro il tronco d’un albero, con le gambe accavallate.
-È da tanto che non te lo vedevo fare.-  sorrise.
-Lo faccio se ho un collana addosso.- ribatté, uscendo dal lago – Allora? Guarda che l’albero rimane su anche da solo, sai?-
L’albino si spinse la testa in avanti, quasi per darsi lo slancio per raggiungere l’amante.
-Non dovresti essere in giro. Eri conciato male.-
-Lo so. Ma… questa avventura… mi ha messo ansia. E ho deciso che prima lo facevo e meglio era.- spiegò enigmatico, tirando un sorriso, mentre le dita si attorcigliavano con la marea di braccialetti multicolor che portava ad entrambi i polsi.
-OH! Già! La…la tua felpa. Scusa. Nel prendere la camicia mi sono portato via anche la tua.-
Jack prese l’indumento, mettendosela sopra alla maglia.
-Per punizione mi tengo la tua. – disse deciso, proteggendosi il petto come per evitare che gliela portassero via.
-Ahahahha… come vuoi. Così quando la metterò di nuovo, saprà di te. – Sorrise seducente.
-SE… la riavrai.-
-Giusto…hem… dobbiamo parlare di quel “se”.- annunciò il rosso, grattandosi la nuca, la sua voce era particolarmente seria.
Jack si rabbuiò.
-Cosa vorresti insinuare?-
Alan sentì un brivido l’ungo la schiena, getto lo sguardo ai piedi del ragazzo, accorgendosi che stava iniziando a ghiacciare tutto il suolo.
-Ma… che diavolo stai facendo?-
Frost non rispose.
Gli occhi erano coperti dalla frangia irregolare, ma la temperatura stava drasticamente scendendo, in altre circostanze Alan non ne avrebbe risentito, ma non era ancora in forze, quindi il gelo lo assalì tutto d’un colpo.
-Jack! Piantala!-
Silenzio.
Alan non sopportava certe scenate senza senso, perciò si avvicinò al ragazzo e gli diede uno schiaffo, distraendolo dai suoi pensieri mentre gli portava via il bastone.
-Ma che ti è preso?- chiese l’estate gettando via l’oggetto, mentre il tempo tornava normale.
Burn si accorse che la mano con cui aveva leso l’amante era umida.
Stranito dalla cosa portò le dita sotto il mento dell’albino, alzandoglielo; le lacrime solcavano il pallido volto, mentre uno zigomo si faceva più scuro dell’altro per via del colpo subito.
-Hei? Che ti prende?-
Il ragazzo lo scacciò, allontanandosi per recuperare la sua arma, ma venne ripreso per il braccio dal rosso, che, strattonandolo lo portò sulla sua tavola da Surf, prendendo il volo.
-HEI! Parlami… ti prego. Che ti prende fiorellino?- chiese supplicando, prendendolo saldamente per le spalle.
-Lasciami! Se vuoi mollarmi dimmelo così la facciamo finita no? Che bisogno c’è di trattenermi?-
Il Guardiano sputò quelle parole insieme alle lacrime, ritrovandosi poi ad ascoltare la fragorosa risata del compagno che lo portò stretto al suo petto.
-Che diavolo vai dicendo…ahahahh… Mai, e dico MAI in vita mia potrei lasciarti. Tu sei MIO. Ok?… fiaccatelo nella tua testolina decolorata.- gli puntellò le dita sulla fronte, come per aiutarlo a memorizzarlo.
-E allora…perché hai detto che dovevamo parlare di quel “se”,con quel tono serio?-
-Non era serio…era… imba…razzato.- abbassò lo sguardo sentendo il volto in fiamme.
Alan era diventato tutto rosso per la vergogna.
-Innanzi tutto volevo ridarti questa…- un tintinnio soave riecheggiò, nello spiazzo, lo spirito aveva ricreato la cavigliera di Jack, perfettamente identica e dopo averlo aiutato a rimettersela, tornò a guardare l’amato.
-E ora il discorso serio. Però devi lasciarmi parlare ok? Se mi interrompi non la finiamo più…-
-Sono tutto orecchi.- si tranquillizzò Jack, mimando la zip sulle labbra e gettando via la chiave.
-Ok.- Alan sospirò – Ieri sera, quando ho avuto l’attacco di panico, ti ho chiesto di raccontarmi del nostro primo anniversario, ecco, tu alla fine hai detto che siamo tornati alla fabbrica di Nord e questo mi ha fatto riflettere…-
L’albino, corrucciò le sopracciglia scure, aprendo la bocca per dire qualcosa, ma il compagno gli chiuse la mascella zippandogli le labbra.
-Mutati, non ho finito. Alle volte, ti sono sempre venuto a raccatare  in Antartide nella tue giornate …mmmh… diciamo buie. Ma il fatto è che… né io né te abbiamo effettivamente un luogo a cui far  ritorno. Certo ovviamente tu bazzichi molto spesso da Nord e io da Dentolina, entrambi andiamo a dar fastidio a Aster quando ci capita…ma… non è la stessa cosa. Capisci cosa voglio dire?-
Frost, sempre tenendo la bocca chiusa, fece no con la testa, il suo sguardo sembrava ancora più confuso.
-Tsk… non aiuti.- lo rimproverò, mentre il compagno alzava le spalle. –Ok… carte in tavola.
Jack io… volglioandareavivereconte.- sputò tutto d’un colpo e a quel punto l’inverno non  riuscì a trattenersi.
-CHEEEEE?!??! Riavvolgi! Non c’ho capito nulla.-
Alan divenne rosso di botto.
-Oh santo Rha…dammi la forza.- respirò profondamente, per poi inchinarsi sul poco spazio che c’era sulla tavola da surf e prendendo la mano sinistra del compagno.
-Jack Frost… ti ho giurato di amarti e di donarti la mia eternità. Il mio desiderio più grande in questo momento è quello di poter… vivere con te. Ti prego, aiutami a scegliere un luogo per noi.
Niente più fabbriche, castelli o grotte di altri. Solo la NOSTRA fabbrica,  il NOSTRO castello, la NOSTRA grotta, la NOSTRA casa. –
Alan chiuse gli occhi, levando le mani dalle sue, portando alla luce un piccolo anello d’oro bianco con al centro un disegno di una fiammella nella quale spiccava un minuscolo brillantino rosso.
Il suo sguardo saettò rapido dal dito al volto del rosso, seguendo la traiettoria un paio di volte.
-Al…ma questa è una proposta di mat…-
-WAAAAH! MUTATI PORCO INVERNO!- lo spirito portò subito le sue mani sulla bocca dell’albino, ritrovandosi a deglutire ripetute volte.
-Diciamo che potrebbe essere uno step successivo per la nostra relazione… io ho solo chiesto. Quell’anello non è incollato al tuo dito. – si affretto a spiegare, camuffando l’imbarazzo con una nota di saccenza mal intonata. – Se la cosa non ti aggrada. O se è troppo affrettata, lo posso tenere da parte e…-
-Ma io lo voglio.-
Burn osservò Frost, il ragazzo si stava ancora guardano il dito, portandoselo al petto e donando un radioso sorriso al suo amato.
-Io… Voglio vivere con te. Lo voglio. Desidero rimanere al tuo fianco per sempre. Puoi esaudire questo mio desiderio?- domandò il Guardiano avvicinandosi all’altro.
Le loro mani si unirono e Jack notò che sulla mano di Alan era comparso un anello simile al suo, ma al posto della fiamma c’era un fiocco di neve con incastonato un diamantino azzurro.
-Tu hai appena esaudito il mio. Ora passerò la vita ad esaudire il tuo.-
Ed eccoli lì.
Abbracciati, in una lenta danza, nel luogo dove avevano festeggiato per la prima volta il loro amore.
Nel luogo dove la luna gli aveva benedetto la loro unione.
 
 
 
 
 
Ps moon:
Al: BB!?? Hei! Qualcuno ha visto il boss?
*tutti fanno no con la testa*
Ja: sarà in camera sua?
Pi: quella pazza ha una camera in sala registrazione?
No: ha insistito U_U
Tutti: BB!!!!! VIENI FUORIIII
*BB appare tutta impettita*
BB: slave colleghi….
Al: che ti sei fumata?
BB; nulla…
Ja: che Hai?
*BB non resiste più e si mette a piangere come una fontana*
BUWAAAAAAAAAAAAAA…era l’ultimo capitolo!!! IL MIO BAMBINO è cresciuto e si è sposato….. WAAAAAA…. Non lo posso sopportare!!!! *lacrime a dirotto*
Pi: è pazza
As: solo? Senti… saluta bene.
Ok… *tira su col naso* bene cari amici…questo era l’ultimo capitolo di “rivoglio la mia fredda felicità” spero che tutto sia stato di vostro gradimento, e spero in futuro di risentirvi.
Al: improbabile…
BB: chi lo dice? Io no…perché ho un regalino per voi.
*Tutti tremano*
Fate bene  cari miei, perché… non appena avrò terminato quest’ultima sessione di studi… ho intenzione di andare avanti con la storia…. SEQUIEL BOOM BABY!
Ehehehe…li ho ammutoliti…    
 A PRESTO GENTEEEEEE XD
Ps, ps: i disegni sono una gentile concessione di Syryu90.. che adoro con tutto il cuore <3 grazie per essermi stata vicina.
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