Respiri freddi

di Fuca
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il momento ***
Capitolo 2: *** La volta buona ***
Capitolo 3: *** Alice vs Lara! ***
Capitolo 4: *** Partenza approvata! ***
Capitolo 5: *** Meduza ***



Capitolo 1
*** Il momento ***


Capitolo 1
Il momento


Non appena avevo fatto cenno a voler diventare un'allenatrice pokemon, le reazioni dei miei genitori furono le più inaspettate: i miei si guardarono in faccia urlando, mio padre sembrava una femminuccia e mia madre si era strozzata con l'insalata, che aveva poi tossito addosso all'altro.
Questo si tolse la foglia di lattuga dalla faccia con aria ripugnata – lo credo bene – e solo dopo parlò.
“Alice, smettila di insistere” fece una voce un po' roca, per poi continuare: “Serve solo a farci arrabbiare”.
Per quanto potesse tentare di nasconderlo col suo tono di voce cauto, era palese che fosse innervosito, così come mia madre. Secondo loro non ero in grado di gestirmi da sola, tant'è vero che non riuscivo neppure a sistemarmi per bene la camera o a cucinare, ma dal mio punto di vista la situazione era ben diversa.
Ero stufa di sottostare a loro, ero stufa di non potere uscire da sola perché subito venivo chiamata pazza, ma specialmente ero stufa di sentirmi così in trappola e sola.
Avevo solo un'amica, Lara, ma lei presto avrebbe lasciato Biancavilla per iniziare la sua 'carriera' da allenatrice. Ci conoscevamo da sempre perché i nostri genitori erano molto amici, quindi siamo cresciute insieme. Il pensiero che presto sarebbe andata via mi rattristiva moltissimo, ed era per questo che avevo chiesto ai miei genitori di farmi mettere in cammino, approfittando del fatto che presto il prof. Oak avrebbe messo a disposizione tre starter. Però, purtroppo, la risposta era stata negativa. Non che mi aspettassi altrimenti, sia chiaro, ma ero sempre stata dell'idea che bisognasse continuare a provare.
Nonostante ciò, in quel momento mi parve che non ci fosse più alcuna speranza e che sarei rimasta chiusa in questa cittadina piccola e odiosa, senza mai fare qualche esperienza decente.
A 11 anni i bambini erano già in cammino, ed io a 14 non potevo nemmeno supplicare mamma e papà che subito mi ridevano in faccia.
Alla fine, decisi di non rispondere e troncare lì il discorso per evitare di creare delle liti, ma invano. Infatti, mentre ingoiavo pezzetti di carne, notavo come mia madre mi guardasse piena di spregio e disgusto.
“Devi dirmi qualcosa?” mi sfuggì. Sapevo che quella frase stava per scatenare l'inferno.
“Perché?” rispose quella, facendo finta di niente. Odiavo quando faceva così, odiavo i suoi sguardi carichi di rancore, ma odiavo ancor di più il fatto che la situazione sarebbe rimasta la stessa ancora per tanto tempo.
“Nulla.”
“Dovresti stare coi piedi per terra. Non sei fatta per tutto questo” fece, ma io non diedi così tanta importanza a questa frase. Le rivolsi solo uno sguardo interrogativo, come per chiederle il perché di quell'affermazione.
“Dovresti essere diversa” mi disse, mentre io schiusi la bocca e la richiusi subito, shockata da quello che aveva detto.
“Diversa come?” mormorai alla fine, attendendo le sue parole, che, anche se urlate, non tardarono ad arrivare: “Più responsabile, più educata, più piacevole, più...”.
“Dovrei essere di più, ho capito, basta” affermai, ferita tremendamente da quel 'più piacevole'.
“Dovresti essere meno te stessa” si intromise mio padre.
“Mi spiegate cos'ho che non va?” dissi forte, accigliata. Con mio stupore, quelli stavano per iniziare a parlare, ma li fermai in tempo: “Non voglio saperlo, era una domanda retorica! So già di farvi schifo, ma non è di voi che mi importa!”.
Mi alzai, lasciando la cena a metà e andai in camera mia. Avrei voluto tanto uscire per prendere una boccata d'aria, ma avevo paura che potesse aumentare l'aria tesa.
Ma che me ne frega” mi dissi, “da oggi le cose cambiano”Non ero ancora neppure entrata in camera mia che mi ritrovavo già fuori dall'abitazione. Sapevo che ai miei non facevo davvero schifo, erano solo troppo esagerati ed ossessivi. In fondo ci volevamo bene, ma ero stufa di quell'andazzo.
Presi una stradina che portava fuori città, nel Percorso 1, e rimasi seduta su di un gradino ad osservare i ciuffi d'erba muoversi col vento. Poco più a destra c'era un Eevee, e la cosa era davvero insolita. Per quanto ne sapessi era un pokemon davvero raro, in quella zona sperduta non ne parliamo! Non volevo spaventarlo, così rimasi ad osservare un po' i suoi movimenti. Giocava spensieratamente a rincorrersi la coda, trasmettendomi una tenerezza enorme. Girò così tanto su se stesso che si ritrovò a traballare qua e là, stremato e confuso, per poi cadere a terra e lasciarmi scappare una risatina. In un attimo mi ero accorta di essere tornata quasi di buon umore, ma una voce rovinò tutto – no, non era quella dei miei per fortuna. Avrebbero rischiato una testata, e le mie testate erano molto pericolose: ho la testa durissima, in tutti i sensi – dicendo: “Charizard, usa lanciafiamme!”.
Inutile dire che era completamente impazzito. Non solo stava usando un attacco potentissimo, ma anche un pokemon di livello nettamente superiore a quell'Eevee che era sicuramente più debole come gli altri selvatici del luogo. Difatti quello andò subito KO, ma al ragazzo non bastò: prima si lamentò di quanto fosse debole Eevee, e poi, con scherno, ordinò a Charizard di usare fossa su di lui, ferendolo ancor più gravemente. Mi chiesi cosa ci facesse qui un allenatore del suo calibro, ma momentaneamente non mi importava. Attraversando l'erba alta ignorandone i pericoli, presi il piccolo e arrivai vicino al ragazzo fulminandolo con lo sguardo.
“Volevo catturarlo, ma era troppo debole” si giustificò.
“Mi fai schifo” dissi solo, per poi girargli le spalle e tornare indietro, nel laboratorio del prof. Oak per far curare il pokemon.
“Alice! Non mi aspettavo di trovarti qui, posso esserti u-” si bloccò, per poi posare lo sguardo sul malconcio Eevee. “Oh, ho capito. Per fortuna ho la soluzione” disse, sotto il mio sguardo sollevato.
Mentre usava una macchina e degli strumenti per medicarlo, mi incitò a raccontare cosa era successo e così feci. Lui ne rimase sconvolto e sembrò non riuscire più a parlare proprio per questo, ma alla fine ci riuscì: “È incredibile quanto la gente sia crudele”.
È incredibile che gente come questa abbia intrapreso questo cammino senza amare i pokemon” aggiunsi io, mentre quello annuiva.
Io avrei fatto di tutto pur di avere un compagno con cui condividere tutto, quindi questo mi faceva molto rabbia. Amavo quelle creaturine, così uniche e speciali, e ne ero praticamente un'esperta per via delle varie enciclopedie che erano state create in tutto il mondo grazie ai Pokèdex, e volevo accrescere il mio sapere viaggiando.

Ciò che non sapevo, però, era che il momento fosse davvero vicinissimo.

Il professore terminò le sue cure, così mi diede Eevee in braccio. Dopo averlo ringraziato sinceramente, uscii dall'edificio per liberarlo di nuovo nello stesso percorso di prima. Poi, sorridendo, mi girai e tornai indietro.
“Eevee~” sentii poi, prendendomi uno spavento e inciampando dunque su una pietra con la faccia per terra.
“Vee?~”
Mi girai di dietro, capendo che il pokemon mi aveva seguita fino a quel momento, forse perché mi era riconoscente di averlo soccorso. Mi rimisi in piedi, per poi accovacciarmi e accarezzarlo: era davvero tenero, e mi dispiaceva dovermene separare, ma i miei non mi avrebbero mai permesso di tenere un pokemon in casa. Poi, un'illuminazione: “Forse è proprio grazie a questo piccoletto che lascerò Biancavilla”.

Per prima cosa mi recai a casa di Lara, la quale era letteralmente impazzita non appena vide quella dolce palla di pelo. Mi toccò raccontare ancora una volta cosa fosse successo, quindi le chiesi di tenere Eevee fino a quando non avessi convinto i miei a tenerlo a casa. Per fortuna disse di sì, così andai da mamma e papà. Indovinate quale fu la risposta? Esattamente, anche questa volta non ne vollero sapere niente.
“Va bene... Comunque, Lara mi ha detto che prima di partire vorrebbe che rimanessi da lei a dormire per qualche giorno, vado a prepararmi” mentii, per poi prendere uno zaino e metterci dentro qualunque cosa mi capitasse a tiro. Il mio pokègear, dei cambi di vestiti, il mio portafogli... che era vuoto. Meno male che nel mio salvadanaio c'erano abbastanza soldi che potei passare nel borsellino! Quando finii di prepararmi tornai da Lara per riprendere Eevee.
“Come mai hai lo zaino?” mi chiese, perplessa.
Rimasi zitta un secondo. Maledizione a me che ero così stupida! Avrei dovuto lasciare lo zaino fuori e solo dopo andare da lei... 
“Sto andando al pokemon market di Smeraldopoli per comprare degli strumenti” dissi, senza mentire del tutto. Non le avevo detto, però, che non sarei tornata indietro. A dire il vero avevo un po' paura: in fondo Eevee non aveva nemmeno la propria pokeball e avrebbe potuto abbandonarmi da un momento all'altro, e io per ora non potevo comprarne una perché non avevo molti soldi e dovevo risparmiarli.
“Ho sempre voluto un amico che non se ne fosse mai andato” spiegai al piccolo.
“Tu non te ne andrai, vero?” chiesi subito dopo, e quello mi fece energicamente cenno di no con il capo. Gli sorrisi e lo coccolai, ma mi chiesi se quel gesto bastasse per assicurarmi la sua compagnia.
“Eev~?” fece quello, chinando leggermente la testa di lato.
Io scossi la testa, come per dire che non aveva bisogno di preoccuparsi. Non credevo che i pokemon potessero capire gli umani così appieno. Forse per ingenuità, ma iniziai a pensare che quello fosse l'inizio di una grande amicizia. Contenta, inalai una grande boccata d'aria.

Respirai.

Per la prima volta dopo tanto tempo, respirai l'odore della libertà.

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Ecco qui il primo capitolo! Lo so, non è niente di che e forse è venuto anche un po' troppo depresso, ma dovevo per forza far qualcosa per fare iniziare il viaggio alla povera Alice :c
Mi piacerebbe sapere se vi piace o se dovrei avere migliorie a parte le mie sopracitate, altrimenti potrei non continuare la storia. Speriamo bene! :3

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Capitolo 2
*** La volta buona ***


Capitolo 2
La volta buona

Avevo finalmente lasciato Biancavilla, quando – dopo aver attraversato dei ciuffi d'erba alta – mi ritrovai di fronte ad un dislivello della strada, lo stesso “gradino” dove ero precedentemente rimasta ad osservare Eevee e la sua giocosità.
Intrattenendomi a guardarlo non mi ero accorta di ciò che il paesaggio regalava, ma adesso mi trovavo a scrutare ogni dettaglio del luogo con attenzione, perché pensai che non avrei rivisto quel luogo per un pezzo.
Spostandomi dalla pungente erba alta, presi a camminare sopra una fetta di prato, fino a sedermi su quel dislivello.
“Hey, Eevee” chiamai il piccolo, facendogli una carezza sotto il muso, e quello si voltò verso di me.
“È proprio questo il punto in cui prima ti ho visto” aggiunsi, sotto lo sguardo contento del pokemon. Ero davvero felice di averlo incontrato.
Mi fermai ad osservare il vento che soffiava debolmente sopra i fiori rossastri vicini all'erba alta e, più lontano, cominciai a guardare la ringhiera che partiva da due estremità opposte, fino a lasciare un punto aperto nella zona centrale e continuando verso il basso per sboccare a Biancavilla.
Fotografai quell'immagine con gli occhi, conservando il suo ricordo dentro di me. Dopodiché presi in braccio Eevee e fui pronta a partire.
Il viaggio fu abbastanza lungo e mi persi più volte, in mancanza di una mappa. Temetti di dovermi accampare fuori per la notte, ma fortunatamente giunsi a destinazione. Superai un piccolo vialetto che aveva degli alberi ai lati, così da raggiungere Smeraldopoli. Ciò che vidi sin da subito fu il tetto rosso del Centro Pokémon, che mi aveva rassicurata molto. Mi sarei fermata a guardare bene la città, ma si era fatto tardi, tanto che il Market era chiuso. Dunque mi recai subito nell'edificio, mentre una donna dietro il bancone – l'infermiera Joy – mi dava il benvenuto, chiedendomi cosa potesse fare per me.
“Sono appena arrivata da Biancavilla e si è fatto tardi, quindi mi chiedevo se potessi fermarmi qui per la notte” dissi sorridendo, dando spiegazioni superflue com'era mio solito fare.
“Certamente! Aspetta, ti accompagno nella tua camera” rispose cordialmente, facendo il giro per raggiungere il mio posto. Mi fece cenno di seguirla, quindi usammo le scale mobili per salire al primo piano, ossia un lungo corridoio con diverse porte. La mia camera era la quarta sul lato destro, così mi aveva detto l'infermiera dai capelli rosa. Dunque mi cedette le chiavi e si congedò.

Entrai, e dopo aver acceso la luce guardai un po' in giro. Era una camera un po' piccola forse, ma andava bene per una notte. Aveva una forma quadrata e le piastrelle sul pavimento avevano immagini di fiori marrone scuro, sopra uno sfondo del medesimo colore, ma in una tonalità più chiara. Le pareti erano semplicemente bianche, anche se guardando con attenzione capii che erano tamponate con un beige molto chiaro. A sinistra della stanza vi era un letto dal lenzuolo rosso, che ben si abbinava ai colori del piccolo ma accogliente luogo. Proprio accanto c'era una finestrella, mentre all'altra estremità della camera c'era la porta del bagno.
Notai un comodino e una sedia, entrambi in legno di ciliegio. Tirai fuori dal mio zaino un quadernetto e una penna, ci annotai qualcosa, e poi tentai di disegnare me e Eevee.
Esatto, tentai, perché tutto ciò che ne uscii fu una specie di scarabocchio peggiore di quelli che fanno i bambini all'asilo.
Guardandolo, il pokemon emise un versetto strano, un gridolino acuto, ma aveva un'espressione divertita. Ci misi un po' per capire che quella era un po' come una risata.
“Non si ride delle grandi opere!” dissi scherzosa, per poi fargli dei grattini sotto la pancia. Con stupore, scoprii che soffriva il solletico. Lo guardai sorridente, ma non era un riso di gentilezza, anzi, direi più di... malignità, forse. E in effetti mi ero decisa a lasciare Eevee letteralmente senza fiato.
Dopo aver giocato un po' iniziavamo a sbadigliare entrambi, così proposi di andare a dormire, mentre la dolce creaturina si accucciava vicino a me sul letto.


Il mattino dopo fu proprio lui a svegliarmi, strusciando il naso contro la mia guancia. Socchiusi piano gli occhi, e avendolo notato mi saltò piano sopra la pancia, allargando le zampe fino a sopra le mie spalle e leccandomi la faccia per salutarmi.
Sinceramente? Mi aveva fatto abbastanza impressione quel gesto, ma lo accettai. Alla fine, voleva solo dimostrarmi che era felice o qualcosa del genere, credo.
 
Mi alzai e andai in bagno per prepararmi, ma decisi anche che sarebbe stato opportuno fare un bagnetto a Eevee. Meno male che non reagì male! Anzi, sembrava proprio che gli piacesse il contatto con l'acqua, e adesso ci giocava allegramente, facendola zampillare qua e là.
“Certo, tanto sarò io a mettere tutto apposto, non è vero?” dissi, fingendo di essere scocciata, ma non sembrò prendermi sul serio.
Quando anche io fui pronta uscimmo dalla stanza, per poi scendere al piano sottostante.
“Buongiorno” mi salutò l'infermiera, gioiosa come sempre, mentre io ricambiavo il saluto e le davo le chiavi.
“Be', credo che per noi sia ora di andare. Grazie di tutto!” feci, contenta, lasciando l'edificio mentre lei mi augurava un buon viaggio.
Prima di partire, però, mi sarei fermata al market per comprare qualche pozione. Avrei comprato una pokeball ma sapevo di dover risparmiare i soldi, e poi credevo che Eevee non mi avrebbe abbandonata.
Sapevo anche che in quella città ci fosse un capopalestra, ma preferii passare avanti. Avrei solo procurato tanto dolore al mio pokemon: non eravamo ancora pronti.
Dopo aver comprato l'occorrente uscii dal market, scontrandomi contro qualcuno.
Cercai di giustificarmi: “Oh, scusami tanto, non ti avevo-”.
'vista'. Non ti avevo vista, dovevo dire quello, ma appena misi a fuoco la persona in questione rimasi con gli occhi sbarrati.
“Lara! Non dovevi partire tra tre giorni?” domandai, palesemente agitata. Di certo non era un bene che mi avesse scovata, perché io non volevo tornare a casa, non dopo aver intrapreso il mio cammino! In quell'attimo si erano appena spezzati tutti i miei sogni e avevo una voglia matta di gridare. Voglia che sparì quando la mia amica mi abbracciò. Era stata in ansia per me?
Quando si sciolse dall'abbraccio stette un momento in silenzio, cercando le parole adatte.

“Tuo padre è venuto dicendomi di volerti parlare perché credeva fossi con me, così abbiamo capito. Ho preso il mio pokemon e sono partita in anticipo per cercarti” spiegò, indicando il Charmander accanto a sé.
Stavo per riferirle che non sarei tornata, ma mi interruppe avvertendomi che mi avrebbero lasciata ripartire.
Aveva un tono di voce piuttosto stressato. Si erano preoccupati tutti. e mi aveva anche detto che sarei ripartita, quindi non c'era motivo di opporre resistenza. Scelsi di tornare con lei a Biancavilla.
Questa volta il viaggio fu decisamente più corto, perché a differenza mia lei aveva avuto il buonsenso di procurarsi una mappa. Certo che ero stata decisamente stupida a procurarmi tutto tranne che quello!
Ad ogni modo, nonostante questo il tempo sembrava passare molto lentamente a causa dell'aria tesa che si era creata tra di noi. Eravamo state in silenzio quasi tutto il tempo e le poche volte che dicevamo qualcosa eravamo diverse, tanto che a volte pensai di essere con una falsa Lara. Iniziai a rendermi conto di aver combinato un gran casino, ma questo fu niente a confronto di quando arrivai davanti alla porta della mia abitazione: tremavo, ma alla fine trovai il coraggio di bussare, e i miei genitori aprirono. Felici di vedermi, mi saltarono subito al collo e mi fecero entrare con Eevee, mentre Lara – capendo la situazione – era tornata un po' a casa sua.

“Noi volevamo che tu partissi, Alice” disse mamma in lacrime, mentre ci sedevamo in cucina.
Aggrottai le sopracciglia, ma fui pronta a ribattere: “Ma avete fatto di tutto per farmi restare qui”.
“Volevamo farti una sorpresa. Avremmo preso il tuo starter preferito dal prof. Oak al posto tuo e ti avremmo fatto questo regalo per il compleanno, che sta per arrivare. Quando sei arrivata con Eevee non sapevamo che fare: il nostro progetto era andato in frantumi, e abbiamo risposto di no impulsivamente. In questo abbiamo sbagliato, ma tu scappando hai sbagliato più di noi” spiegò mio padre, apparentemente tranquillo, anche se non lo era affatto.
Subito mi vennero gli occhi lucidi. Avevo fatto un torto enorme ai miei. Non avevano cattive intenzioni, tutt'altro, e io avevo reagito molto male. Quando iniziai a piangere, il mio pokemon mi saltò sulle ginocchia e iniziò a spingere la testolina contro il mio addome, come per consolarmi, mentre io lo accarezzavo.
“Scusatemi” dissi piano. “Non credevo che dietro ci fosse questo”
Eevee scese, così potei alzarmi e abbracciare i miei genitori, che si erano messi in piedi anche loro.
Mi chiesero di rimanere con loro fino al giorno del mio compleanno, ossia due giorni dopo. Pensai non fosse una cattiva idea. Dovevo farmi perdonare in qualche modo, perché loro mi avevano già scusata, ma io mi sentivo ancora in colpa.
Decidemmo di far finta che non fosse successo nulla e incominciammo a parlare normalmente, fino a dare le nostre attenzioni a Eevee. Era incredibile come avessimo cambiato argomento così in fretta!
“Dimmi, in cosa lo farai evolvere? Hai tante possibilità” chiese entusiasta mia mamma.
“A dire il vero non ci ho ancora pensato. A me non importa, va bene qualunque cosa. Piuttosto, tu cosa vuoi diventare?” mi rivolsi al pokemon, per poi nominargli alcune delle possibilità. Alla parola 'Jolteon' si mise a saltellare tutto contento.
“Allora, non appena troveremo una pietra tuono, sarai proprio quello!” sorrisi.
Mio padre intanto era andato a prendere qualcosa nel ripostiglio, tornando con una Pietrastante.
“Non abbiamo lo strumento adatto, ma così potrai prevenire l'evoluzione per felicità in Umbreon o Espeon” sorrise, e io lo ringraziai.

Ero felice di essere tornata a casa. Non ero in pace con me stessa per averli abbandonati in quel modo, ma volevo recuperare dando loro tutto l'affetto che non gli avevo dimostrato prima.
Così, come il giorno prima, mi concentrai sul mio respiro. Mi resi conto che, in fondo, nemmeno l'aria di casa era tanto male.


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Eh già, sono stata assente per molto tempo! Chiedo venia çwç
Purtroppo in estate ho pochissimo tempo, perché vado in campagna dai miei nonni e lì non ho internet. Che dire, adesso sono tornata, scusatemi tanto ancora.
Dopo essermi parata il sederino (ehm) con questo avvertimento, vi dico qualcos'altro.
Scusatemi se la storia ancora non è emozionante blablabla depressione sigh sob uf, ma ci stiamo addentrando solo adesso nel contenuto, e mi servivano degli "sprint" iniziali.
Devo ancora caratterizzare bene Lara e ho intenzione di far lo stesso per Charmander, ma data la situazione per adesso non ho potuto far trapelare le loro personalità, perdono :<
Anyway, spero di aver fatto un buon lavoro, ma a voi i giudizi. Se ci sono cose che non vanno non fatevi problemi a dirmelo: sono ottimi spunti per migliorarmi e potrei solo ringraziarvi.
Tra l'altro, io credo che le critiche costruttive, positive o negative, siano importantissime!
Grazie mille in anticipo a chi mi aiuterà e a chi recensirà in generale c: ♥
PS: La parte dove si parla delle evoluzioni di Eevee potrebbe sembrare superflua, ma più in là capirete perché l'ho messa~

 

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Capitolo 3
*** Alice vs Lara! ***


Capitolo 3
Alice vs Lara!


Quando in quella calda mattinata mi svegliai – ancora ad occhi chiusi per via del sonno –, cercai di togliermi il lenzuolo. Tuttavia, avendo notato che ci fosse un peso sopra, mi fermai. Si trattava di Eevee, che si era accucciato vicino a me. La testolina era comodamente appoggiata sulla sua morbida coda e aveva un'espressione serena e felice mentre dormiva.
Mi alzai facendo attenzione a non svegliarlo, sgusciando via dall'altro lato del materasso, poi scesi in cucina. Papà era andato a lavoro al Vivaio Xanadu, quindi potei salutare solo mia mamma.
Stetti un po' in sua compagnia e guardammo la televisione insieme, fino a quando qualcuno non bussò alla porta.
“Buongiorno” disse con aria truce Lara quando le aprii, per poi continuare: “Il professor Oak vuole parlare con noi. Ah, dovresti portare Eevee”.
Annuii, facendole cenno di aspettare, e salii di nuovo in camera mia per svegliare il pokemon, che poi era già in piedi. A smembrare il cuscino.
La stanza era un vero e proprio campo di battaglia: piume ovunque, abiti vecchi – fortunatamente inutilizzati – scuciti e tappeto rovinato. Lo stesso tappeto che Eevee, dopo aver notato la mia presenza, usò come rifugio.
A metà tra l'urlare e il piangere decisi di contenermi, dunque tirai fuori il piccoletto da lì sotto e mi accovacciai per guardarlo più da vicino.
“Credo che dovremmo mettere qualche regola” sorrisi rassegnata, accarezzandolo.
Me lo misi in braccio, dunque scesi di nuovo, dicendo a mia madre che avrei pulito quel macello appena tornata a casa. Dopodiché, insieme a Lara presi a camminare per un viale circondato da prato e alberi per andare dal professore, seguite da uno stormo di pokemon volanti che si innalzava nel cielo, quasi come se stessero sfidando le nuvole.
Il cancello era aperto, per cui salimmo le scale fino a ritrovarci all'interno dell'edificio.

 “In città eravamo tutti in pensiero, Alice!” disse allibito non appena varcai la soglia della porta. Mi limitai a guardare in basso, sinceramente dispiaciuta e pentita, e lui sembrò comprendermi perché decise di cambiare discorso venendo verso di me e accarezzando Eevee, che come al solito tenevo in braccio.
“Ha continuato a seguirti senza una pokeball? Di sicuro vi state affezionando molto in fretta!”
Era vero, gli volevo già molto bene. In fondo era l'unico amico che avevo, a parte Lara. Tra l'altro, da quando lo avevo incontrato ero decisamente più allegra: prima la mia routine quotidiana era decisamente più monotona e non me ne ero nemmeno resa conto, ma mi era bastato poco tempo per capirlo, e adesso stavo rimediando. Tutto grazie a lui.
“E allora, gli hai già dato un soprannome?” mi chiese subito dopo, quasi senza darmi il tempo di rispondere alla prima frase.
“In realtà no, ma... forse Denki* andrà bene?” domandai, più a me stessa che ai presenti, e Lara mi chiese se fosse perché si sarebbe evoluto in Jolteon. In effetti quella sarebbe stata la sua prossima forma, ma non era per questo che volevo dargli quel nome. Mi era venuto in mente perché la nostra amicizia era stata inaspettata come un fulmine, ma preferii non dirlo. Il pokemon parve entusiasta, perciò si sarebbe chiamato proprio così.

Il professore ci porse dei pokédex, sostenendo che ci avrebbero aiutato durante il nostro viaggio in quanto già completati per merito di Red, il campione di Kanto, e Green, il nipote di Oak. Quasi non svenni quando scoprii che il primo dei due lo avesse aiutato nel suo lavoro.
“Siete stupite, eh? Ma ora sto affidando questi oggetti a voi e dovrete farne buon uso!” disse allegro, mentre io annuivo energicamente. Poi ci congedò, e mentre uscivamo io e Lara ridiventammo entrambe silenziose.
“Non sono morta, sono tornata! Adesso basta!” strillai, battendo i piedi con fare infantile, mentre quella iniziò a ridacchiare.
“Allora, per rompere il ghiaccio, ti va di lottare un po'?” propose con un sorriso di sfida, mentre io iniziavo ad agitarmi. Di sicuro il suo Charmender era già stato allenato, mentre il mio Eevee fino ad ora non aveva partecipato a nessuna lotta.
Con un gesto automatico presi il pokédex per controllare il livello di Denki e una voce disse il numero quattro.
“Benissimo. Il mio è ancora al livello cinque: stranamente non c'erano molti pokemon prima di Smeraldopoli.” spiegò, e di conseguenza mi mostrai d'accordo.
Una cosa, però, mi aveva alquanto stranita: in effetti nemmeno io avevo incontrato selvatici, ma perché? Avrebbero dovuto esserci tanti Rattata e Pidgey da dar fastidio! In ogni caso decisi di indagare non appena fossi ripartita, perché in quel momento dovevo concentrarmi solamente sulla lotta.
 Sapevo le mosse utilizzate da un Eevee ancora agli inizi, e il mio non avrebbe dovuto impararne nessun'altra ancora, infatti non mi feci molti problemi per quello.
Charmander fu chiamato dalla sua sfera e Denki si posizionò davanti a me, pronto alla lotta. Ad iniziare però fu l'altro, in quanto più veloce, attaccando con Graffio. Capii che era impossibile schivarlo: la lucertola era già troppo vicina. Fu questo il motivo per la quale dissi di usare 'Ruggito'. In questo modo, il danno fu ridotto e Eevee si sentiva ancora benissimo.
“Perfetto, adesso usa azione!” continuai, e quello colpì Charmander, che nonostante si fosse fatto male reagì con un altro Graffio approfittandone della vicinanza.  Subito dopo, Denki si allontanò un po' per sicurezza.

Con due mosse andate a segno, ora il mio pokemon era giunto a poco più di metà vita, ma notai che godeva di un attacco più alto. Considerato questo elemento pensai fosse inutile avvicinarsi, dato che che avrei potuto usare Colpocoda per diminuire la difesa e poi attaccarlo di nuovo per finirlo. E in effetti furono queste le mie direttive, ma all'udire di quella mossa il piccoletto si girò verso di me con aria perplessa. Capii che probabilmente conosceva una mossa uovo che andava a sostituire Colpocoda, ma non sapendo di quale si trattasse avrei dovuto sbrigarmela in un'altra maniera.

Ad ogni modo, quella reazione lo distrasse, così la lucertola attaccò nuovamente. Stavo iniziando a preoccuparmi perché sarebbero bastati due attacchi per finirlo, o solo uno nel caso in cui fosse stato un colpo critico, per cui decisi di agire difensivamente. Non potevo rischiare che Denki andasse KO.

“Adesso usa ruggito!” dissi, cercando di mantenere la calma, mentre l'altro stava per attaccare di nuovo.
“Saltalo e usa azione”
L'eevee gli balzò sulla testa, e così facendo non solo riuscì ad evitare la mossa, ma quando gli arrivò alle spalle quello cadde, quindi riuscì a colpirlo nuovamente.

“Che diamine... Ma l'ha spinto per terra?! Forza, rialzati” fece Lara in ansia. In effetti, adesso ne aveva motivo anche lei: un altro attacco, uno solo, e avremmo vinto. Tuttavia non potevo permettermi di abbassare la guardia, così chiesi a Eevee di continuare a muoversi a debita distanza e usare ancora ruggito.
Anche quello attuò la stessa mossa, ma questo non era abbastanza per mettermi totalmente in crisi, così gli dissi di usare un'altra volta il medesimo attacco.
Feci bene, perché poco dopo i due si ritrovarono ad andarsi contro in contemporanea per usare rispettivamente graffio e azione, ma la ferita inferta dalla lucertola fu praticamente nulla a causa del considerevole calo dell'attacco. Dopo una situazione di difficoltà da entrambe le parti, Charmander si trovò esausto.
Contento, il mio pokemon mi balzò in braccio in cerca di coccole, ed io lo premiai con tanti complimenti e affetto. In seguito andai verso Lara, che aveva già fatto rientrare la lucertola nella sfera, e le diedi la mano.
“Sei stata brava. Mi sono divertita!”
“Anche io, ma adesso dovremmo tornare dal professore a farci curare i pokemon” mi sorrise sospirando, per poi farmi cenno di seguirla.

Quando finimmo, accompagnai la mia amica fino alla sua abitazione: un cottage di medie dimensioni dal tetto color ebano. Poco prima di andar via mi chiamò per farmi girare, poi mi chiese: “Che ne dici di iniziare il viaggio insieme?”. Ero davvero felice che me lo avesse chiesto, infatti risposi affermativamente prima di andarmene. Qualcosa ci aveva aiutato a ristabilire il nostro rapporto: forse quella mia reazione sconsiderata in seguito al silenzio, forse la lotta, o magari entrambe le cose. In ogni caso, non avevo intenzione di rovinarlo di nuovo.

Tra quei pensieri mi diressi a casa, certa di aver dimenticato qualcosa.
“Oh, sei tornata! Su, vai a sistemare la tua camera adesso” fece mia madre. Ecco cosa era. Ma avrei preferito non ricordarlo...

 

*Denki: elettricità in giapponese.

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Eccoci con un altro capitolo! Avrete capito che il campione sarà Red.
Avverto che durante il corso della storia cambieranno alcune cose, come i percorsi in cui si trovano i vari pokemon selvatici. Questo perché più che assecondare il gioco mi baserò sui loro habitat c:
Come al solito, siate sinceri e non fatevi problemi. Accetto ogni critica costruttiva!

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Capitolo 4
*** Partenza approvata! ***


Capitolo 4
Partenza approvata!

 

“Svegliati, Alice!” chiamò mia mamma, dandomi un bacio sulla guancia. Subito dopo si spostò, perché sapeva che chiunque mi disturbasse dopo un sonno profondo rischiava la sordità. Infatti, per tutta risposta, io mi girai dall'altro lato urlando come un'ossessa. A quanto pareva, però, aveva deciso di passare al piano B: “Devi alzarti, razza di nullafacente! Sono le dieci passate!”.

Sbarrai gli occhi: era tardissimo, io dovevo prepararmi per partire e per giunta non avevo ancora fatto la valigia!
Mi alzai di scatto e la salutai, mentre lei rideva sotto i baffi. Rimasi un momento a fissare il pavimento, dubbiosa, poi rialzai lo sguardo verso di lei.
“In realtà è ancora presto, non è vero?” dissi sbadigliando, ma quella non sembrò essere intenzionata a rispondere, quindi scrutai fuori dalla finestra.
Notai con dispiacere che il cielo non era ancora molto luminoso. Potevano essere le sette o le otto al massimo.
Iniziai a mugugnare qualcosa di incomprensibile, poi scesi le scale per andare in cucina, rischiando di inciampare ad ogni gradino: i miei occhi erano ancora semichiusi e mi impedivano di capire dove mettevo i piedi.
 Dopo aver superato quel grande ostacolo feci colazione con un buon cappuccino, e avendo sentito delle voci provenienti dall'esterno dell'abitazione uscii, nonostante fossi ancora in pigiama. Si trattava di Denki e di mio padre, che giocavano a rincorrersi.
Rimasi qualche momento ad osservarli poggiando le spalle al muro, fino a quando papà non mi vide e non mi chiamò.
All'udir del mio nome, l'Eevee iniziò a controllare a destra e a manca, per poi venirmi incontro saltandomi in braccio. Lo accarezzai tutta sorridente. A volte però pensavo che quello non bastasse, per dimostrargli il mio affetto.
 Papà mi invitò a giocare insieme a loro, così io tornai subito dopo essermi lavata e vestita.
Passò poco tempo e ci raggiunse anche mia mamma, trasformando quell'amichevole acchiapparello in un campo di battaglia decisamente confusionario. Tanto che finii per scontrarmi contro mia madre, che si premette il naso dolorante.
“Questa è la mia vendetta!” commentai scherzosa, riferendomi al mio cattivo risveglio. Continuammo così per un po', ma presto avrei dovuto lasciare definitivamente Biancavilla ed io non ero pronta, così andai a preparare tutto ciò che mi sarebbe servito.
 I miei dissero che mi avrebbero inviato dei soldi ogni qual volta mi fossero serviti e inoltre mi cedettero una bicicletta nera sul retro della casa. Era vecchia e impolverata, ma funzionava benissimo. Era anche piuttosto comoda perché aveva una piccola cesta incorporata dove potevo comodamente mettere Denki!
Li ringraziai, mentre mia mamma iniziava a farmi raccomandazioni di ogni genere e mio padre tratteneva a stento le lacrime. Potrebbe sembrare strano, ma il piagnucolone della famiglia era proprio lui!
Ad ogni modo, arrivò il momento di lasciare quella casa. I miei genitori mi sarebbero mancati di sicuro, quindi li abbracciai, come per imprimere quell'ultimo momento dentro di me.

Ed eccoci di nuovo a Smeraldopoli, questa volta insieme a Lara. Ci eravamo subito dirette al market, dove acquistai alcune pokeball e dei rimedi. Alla fine ero riuscita a catturare effettivamente Denki, anche se un po' tardi.
La luce del giorno andava scomparendo, così pensammo che fosse il momento di recarci al Centro Pokemon.
Joy mi aveva riconosciuta e ci aveva salutate gioiosamente, e immaginando i nostri bisogni ci consegnò subito delle chiavi e ci mostrò la nostra stanza.
Era di forma rettangolare, con il pavimento in finto parquet e le mura color beige chiaro. Sopra un grande tappeto c'era un letto a castello e, appena accanto, un armadio di legno.
Non vidi nient'altro di importante lì dentro, ma tanto dovevamo solo dormirci, quindi non vi era alcun problema.
Lara non riusciva completamente ad addormentarsi per via della contentezza ed io non avevo sonno, per cui restammo sveglie a parlare per un po'.

“Sarebbe bello poter sfidare Red, il campione di Kanto, un giorno” dissi con espressione sognante ad un certo punto del discorso.
“Io preferirei partecipare al Gran Festival!” controbatté lei. Allora voleva essere una coordinatrice! Mi era sempre piaciuto assistere alle gare, quindi sarei stata felice di accompagnarla ovunque.
A quanto capii dalle sue parole, aveva anche iniziato a preparare un'esibizione per Charmander, pensando ad ogni mossa che il pokemon avrebbe imparato lungo la strada. Doveva avere proprio molto talento!
Mi spiegò le sue idee, ed io rimanevo incantata ad ascoltarla. Saremmo rimaste a parlare per tutta la notte, ma ci aspettava una giornata faticosa: dovevamo attraversare il Percorso 2 e il Bosco Smeraldo. Per questo decidemmo di darci la buonanotte, chiudendo gli occhi per riaprirli solo al mattino, a causa di un piccolo grido.
Era stata Lara, inquietata dal mio braccio che penzolava dal letto a castello. Mi venne voglia di spaventarla ancora di più, così aprii con forza il palmo della mano, avvicinandolo alla mia amica, che ora tremava in preda al panico.
“Che c'è, hai paura degli zombie?” dissi, sporgendo la mia testa e ridendo. Lei mi tirò il cuscino in pieno viso, forse per ripicca, ma me lo ero meritato.
Appena scesi provai ad abbracciarla per farmi perdonare, ma lei mi respingeva, scocciata.
Iniziai a fissarla facendo smorfie e facce buffe, e lei non riuscì a trattenere una fragorosa risata.

Dopo aver scherzato un po' andammo a prepararci e facemmo uscire dalle sfere anche Denki e Charmander e andammo al pian terreno.
Prima di uscire, l'infermiera ci aveva avvertite di stare attente durante il viaggio perché nel Bosco Smeraldo erano stati inspiegabilmente radunati tutti i selvatici del Percorso 1 che, infuriati, avevano iniziato ad attaccare in massa chiunque si fosse avvicinato.
Ringraziammo la donna per l'informazione e ci congedammo, leggermente nervose per ciò che avremmo potuto incontrare.
Uscimmo dalla città, pronte a sfidare gli allenatori che avremmo incontrato lungo la strada, ma la nostra determinazione cessò quando i nostri pokemon si sentirono attirati da qualcosa di ignoto, a tal punto da sembrare in stato di ipnosi. Stavano per allontanarsi, quindi fummo costrette a farle rientrare nella pokeball e rinunciare alle lotte.
La situazione si stava infittendo parecchio ed io ero davvero curiosa. Chissà cos'era successo!


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Hello! Eccoci qui col quarto capitolo. Scusatemi se è un po' noioso, ma per me è stato molto difficile parlare di qualcosa che poi alla fine Alice ha già fatto. Infatti avrete notato che mi sono dilungata sulla partenza e che ho saltato il viaggio per il Percorso 1, anche perché quella stramaledettissima stradina l'ha già percorsa tre volte e.e Tra l'altro, proprio per questa ragione, il capitolo è uscito un po' più corto degli altri. Su word occupa quattro pagine, quindi credo sia anche per via della pagina di EFP che è decisamente più larga, pardon.
Va be', come al solito, se avete consigli blablablaeinwfoew ditemelo. Ormai lo sapete c:

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Capitolo 5
*** Meduza ***


Capitolo 5
Meduza

 

Lungo la strada spiegammo ad ogni pigliamosche che voleva sfidarci del perché fossimo costrette a non farlo, e per questo loro cercavano di far uscire i loro pokémon per controllare che le nostre parole fossero veritiere.
Non ce l'avrei fatta a spiegare ancora una volta le stesse cose ed anche Lara sembrò pensarla allo stesso modo, infatti cercammo di non farci notare da nessun altro allenatore fino al nostro arrivo al Bosco Smeraldo.
C'era buio, decisamente, perché la luce del giorno si perdeva dentro le chiome verdi e rigogliose degli alberi che circondavano la zona, e questo mi faceva davvero paura. Ogni nostro passo su quel prato così poco curato svegliava rumori che, nella mia immaginazione, si rivestivano di ombre e terrore.
Era sempre stato uno scenario da me odiato: tanti alberi e tanta oscurità. Nessuna via di scampo in un labirinto tanto grande.
Dispersivo lo era per davvero, effettivamente: proprio per questo io e Lara ci ritrovammo nello stesso punto da cui avevamo iniziato.
“Siamo già stati qui!” disse la mia amica, leggermente preoccupata. Sì, preoccupata, ma mai quanto me. Difatti, in preda al panico più totale, mi forzai a trattenere un pianto dettato dal terrore.
Praticamente shockata, rimasi ferma al mio posto, come per attendere qualche miracolo. Non volevo perdermi, non lì, non con il buio più totale.
Poco dopo, Lara mi mise una mano sulla spalla e mi guardò comprensiva. Mi conosceva benissimo, quindi sapeva anche della mia paura: i posti bui e sconosciuti.
Poi sentii un altro tocco, più viscido, più deciso, che mi stringeva forte una gamba. Guardai in basso e notai una strana liana bluastra che spuntava da dietro un tronco vicinissimo a noi.
Ancora più spaventata, non riuscii più a trattenermi dal piangere. Ora a ricoprirmi c'erano più di cinque liane e in quelli che mi sembrarono pochi attimi queste mi trascinarono indietro, sino a finire dietro l'albero da cui provenivano.
Notai che in realtà si trattava di un pokémon: una Tangela che, probabilmente, stava solo provando a difendersi da ciò che aveva percepito come una minaccia.
Mi asciugai le lacrime sollevata e rimasi seduta per terra, in silenzio, ad osservarla.
Sembrava intenzionata ad attaccarmi, ma notando il mio comportamento si era frenata.
“Avevo più paura di te” dissi solo, ridacchiando, mentre quella mi liberava dalla sua presa.
“Tu conosci questo posto, no? Se ti va, potresti aiutarci a...”
Non finii di dire la mia frase che quella fu di nuovo pronta ad attaccarmi: che avessi detto qualcosa di sbagliato? Probabilmente si era fatto molto schivo per via dei tanti pokémon che erano arrivati lì. Era solo perplessa e confusa, magari.
Lara mi raggiunse preoccupata e voleva aiutarmi, ma io le avevo detto che andava tutto bene. Se avessi catturato quel selvatico ci avrebbe guidato verso l'uscita, e questo per me significava avere meno paura.
Feci uscire Denki dalla sfera, e per fortuna non si sentì più attratto da nulla. Forse perché il punto di attrazione era proprio il Bosco Smeraldo.
Il Tangela, per prima cosa, utilizzò Radicamento. Quella mossa l'avevo sempre trovata stupenda, anche se comunque meno di Parassiseme. In ogni caso, iniziai a pensare che potesse darmi del filo da torcere.
Il mio Eevee, essendo limitato per via di quella mossa che lo teneva attaccato al terreno, non riusciva a colpire con abbastanza potenza.
Non sapevo bene cosa fare: anche se gli avessi fatto usare Ruggito, presto si sarebbe trovato nei guai!
“Denki, usa... l'altro attacco!” dissi leggermente confusa, riferendomi alla mossa uovo che sostituiva Colpocoda.
Il pokémon sembrò capirmi e agì in fretta usando Sbadiglio. Questo fu un gran colpo di fortuna, perché contro il Tangela poteva esserci molto utile. Infatti, subito dopo aver frustato l'Eevee con una delle sue liane, si addormentò.
Mi bastò che usasse due volte Azione per essere certa che fosse arrivato il momento di lanciare una sfera.
Avevo catturato il pokémon liana, quindi sarebbe stata anche lei una mia amica!
“Esci fuori, Meduza
*!” la chiamai con fierezza, mentre Lara mi applaudiva tutta sorridente.
Usai alcuni dei rimedi acquistati a Smeraldopoli sia per lei che per Denki, quindi fummo pronti per ripartire.
Meduza adesso sembrò volere aiutare ed era diventata davvero amichevole: non appena si svegliò, difatti, aveva iniziato ad abbracciarmi con le sue liane blu. Già, mi abbracciava, anche se io per un attimo avevo pensato che stesse cercando di attaccarmi ancora.
A questa causa mi misi a strillare e mi fermai solo dopo aver notato il suo sguardo triste, intuendo che in realtà si trattava di una morsa affettuosa.
Mi scusai con il mio nuovo pokémon e feci rientrare Denki, dunque iniziammo a camminare sotto la guida della Tangela.
Eravamo quasi giunte alla fine del Bosco, quando notammo un allenatore lottare contro una moltitudine di selvatici, compresi quelli del Percorso 1.
Lara decise di dargli una mano e per questo si avvicinò di fretta, mentre io la seguivo. Tuttavia, non appena accorciai la distanza abbastanza da poter riconoscere la figura dell'allenatore, mi fermai.
Capelli a punta e un po' corti, castani e leggermente spettinati, occhi scuri e leggermente a mandorla ed una bandana rossa attorno al collo. Si trattava dello stesso ragazzo che aveva attaccato il mio Eevee.
Avvertii anche Lara, la quale strabuzzò gli occhi allibita. Questo però non la fermò, infatti continuò a camminare ancora nella sua direzione.
“Sei stato tu ad attaccare questi pokemon? Ti credi tanto potente, vero?” chiesi in maniera un po' brusca, e quello notandomi prese a ridacchiare.
“Ti sbagli, sono stati loro ad attaccare me” disse, mentre una folla di Rattata si gettava contro il suo Feraligatr.
Io strinsi le braccia e lo guardai con fare scocciato, mentre Lara stava per lanciare la pokéball di Charmander per aiutarlo. Ma giusto qualche momento prima che ci riuscisse, il pokémon acquatico utilizzò Surf, riuscendo non solo a sconfiggere ogni selvatico lì intorno, ma anche ad inzuppare me e la mia amica da capo a piedi.
Lui sorrise beffardo, osservando in particolar modo la mia amica perché aveva una maglietta bianca. Lei, capendolo, rimase quasi paralizzata per la vergogna.
Mi stava davvero facendo arrabbiare: ero convinta che fosse stato lui ad attaccare quei selvatici, e in più adesso si era fermato a guardare Lara compiaciuto.
Purtroppo per lui, non riuscii a trattenermi dal dargli uno schiaffo. Doveva ringraziare che non lo avessi pestato gravemente!
Però, grazie a dei riflessi più che pronti, mi afferrò il braccio prima che potessi colpirlo.
Rimase in silenzio, spostando lo sguardo fino a farlo incrociare col mio. I suoi occhi erano truci ed indifferenti, come se niente potesse scalfirlo lievemente, ed ora mi stavano penetrando dentro l'anima mettendomi inquietudine.
Iniziai ad agitare l'arto nel tentativo di liberarlo, ma senza nessun risultato. Meduza, che era stata lì sin dall'inizio, lo frustò sulla gamba con quanta forza bastava per fargli lasciare la presa.
Ci allontanammo di qualche passo mentre lui faceva ritornare nella sfera il Feraligatr, poi parlò. “Credo che ci rivedremo presto”. Disse solamente, prendendo da terra una teca con uno uovo dallo strano e irregolare motivo blu sopra uno sfondo nero.
Ci guardò ancora per un istante, abbozzando un lieve e forzato sorriso, per poi allontanarsi dal luogo.
Lui sosteneva che ci saremmo rincontrati, ma io sperai di tutto cuore che si stesse sbagliando. Non avrei potuto sopportare un simile elemento un minuto di più!


Meduza*: Inizialmente si pensava di dare questo nome all'attuale Tangela per via della somiglianza con Medusa in mitologia. E io ho semplicemente fregato l'idea c:

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