La Duchessa di Huntington

di L S Blackrose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Trame segrete ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo


Morgawse


Non sono ancora arrivata a destinazione e già sogno di scappare.

Voglio volare lontano, libera e fiera come un’ aquila solitaria che spiega le proprie ali nel cielo limpido d’inverno.

Chiudo gli occhi e stringo i pugni, riportando la mente al presente.

Non essere stupida, Morgawse, mi ripeto per la centesima volta, nel vano tentativo di autoconvincermi. Dove altro potresti andare?

È la verità. Non ho altri parenti che mi possano accogliere.

Io e la mia governante Patricia siamo in viaggio ormai da parecchi giorni, a bordo di questa carrozza traballante foderata di stoffa color cremisi che sta diventando uno dei miei peggiori incubi. La strada che si riesce ad intravedere dal finestrino reso opaco dall’umidità è dissestata, resa scivolosa dal fango che si accumula nelle pozzanghere e piena di buche che fanno sussultare la carrozza in continuazione.
Per fortuna manca poco.
Preferirei di gran lunga scendere e proseguire a piedi, ma non posso ignorare l’occhiata ammonitrice di Patricia che mi intima di rimanere al mio posto.

Sbuffo - più per noia che per reale fastidio – e inclino la testa verso il vetro. Tutto quello che vedo non fa altro che peggiorare il mio umore.

Verde. Qui è tutto così verde.
Gli alberi e il terreno sembrano fondersi in un’unica tonalità, che potrebbe anche piacermi, se non fossi così triste.

Mi manca il mare.

Quel colore incredibile che ha solo il Mare del Nord nel bel mezzo di una tempesta.

Grigio perla e verde scuro, mescolati all’azzurro cupo delle nuvole e alle scie brillanti dei fulmini.

Mi manca la Scozia. La mia Scozia, dove ho vissuto per 17 anni, dove sono morti i miei genitori, dove ho tanto amato e sofferto. Sto lasciando la mia patria, il paese di mio padre, per andare dove? In Inghilterra, dove non ho altro che un nonno sconosciuto, fattosi vivo solo di recente per reclamare la mia tutela.

Mi sto recando in Inghilterra, il paese dove è nata mia madre, ad affrontare la nobiltà di cui non sento di far parte e da cui ho mantenuto sino ad ora le distanze.
Tutto per cosa?

Sospiro e frugo nella tasca del mantello grigio che porto avvolto attorno al corpo come una coperta. Afferro la lettera e dispiego la costosa carta di pergamena leggermente spiegazzata, per rileggere quelle poche righe secche e crudeli che mi hanno convinto a partire dalla mia isola scozzese per la fredda e umida città di Nottingham. Appoggio la fronte al finestrino ghiacciato, mentre riassumo mentalmente la mia situazione.

Io, Morgawse Greystone, figlia del grande generale scozzese Somerled Greystone, sono l’unica erede del Duca di Huntington, il padre di mia madre, che in tutti questi anni non mi ha mai degnato di una visita. Nella lettera scrive che non sapeva della mia nascita: potrebbe anche essere vero, infatti mia madre mi ha sempre parlato poco della sua famiglia, che si era opposta fermamente al suo matrimonio con uno scozzese.

Una parte di me vuole vedere i luoghi in cui lei ha vissuto quando aveva la mia età.
Voglio anche conoscere mio nonno, perché mi rifiuto di credere che sia perfido e senza cuore come l’ho sempre immaginato.

Il problema è un altro.

In quanto sua unica erede, sono di fatto una delle ragazze più ricche di tutta l’Inghilterra.

E sono minorenne.

Non esiste catastrofe peggiore di un’ereditiera in età da marito’ è una delle frasi preferite di Patricia. L’ho sempre trovata buffa, ma ora che potrebbe riferirsi a me capisco perfettamente cosa significa e ogni volta che la riporto alla mente sento un nodo in gola che minaccia di soffocarmi.

Patricia nota i miei muscoli tesi e si sporge sul sedile logoro per abbracciarmi goffamente. Non è mai stata una donna molto espansiva, ma l’adoro lo stesso. Mi è stata accanto in tutti questi duri anni di privazioni e non si è mai lamentata. Sento la sua mano forte e callosa stringermi una spalla.

- Sii forte, Mysie – sussurra, ed io non posso fare altro che annuire.









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Ciao a tutti! Questa è la mia prima storia, spero vi piaccia ;) Ringrazio in anticipo tutti quelli che la leggeranno, fatemi sapere cosa ne pensate! Critiche, commenti e recensioni sono tutti ben accetti a patto che siano costruttivi e non offensivi :) Dedico la FF alla mia amica Valeria, fonte continua di idee e d'avventure ;) grazie per la tua amicizia, a volte mi chiedo cosa farei senza di te, senza le nostre battute stupide e i nostri commenti potteriani che riescono a farmi sorridere anche quando sono giù di morale! Ti voglio bene <3 (ora chiudo, sennò rischio di diventare sdolcinata).
Un bacio a tutti!
Lizz

 

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Capitolo 2
*** Trame segrete ***


Capitolo 1

(un anno dopo)

Keith

Mio padre dev’essere uscito di senno.

Sa benissimo quanto io disprezzi i balli, inutili serate durante le quali i nobili non fanno altro che perdere tempo in danze e chiacchiere vuote.
Mi sembrava di essere stato chiaro in proposito.
Eppure eccolo lì, sopra il mio scrittoio di legno lucido.
Un invito scritto a mano, vergato con la bella calligrafia di mia zia Emma, che preannuncia un ricevimento che avrà luogo nel nostro palazzo tra tre giorni a questa parte.

Lo fisso per qualche istante, poi lo infilo bruscamente nel primo cassetto.
Mi avvicino all’alta finestra della mia stanza e osservo il viavai dei giardinieri che si stanno affannando a sistemare il giardino in vista dell’evento. Potano le siepi delle aiuole con scrupolosità, lucidano i marmi delle fontane e delle statue fino a farli splendere.
Tutto deve essere perfetto, ovviamente.
La famiglia Harcourt è una delle più ricche d’Inghilterra, quindi bisogna essere all’altezza delle aspettative degli ospiti.

Che assurdo spreco di energie. E di denaro.

Da quando sono tornato a palazzo, ho cercato di spiegare a mio padre il mio punto di vista, i miei ideali, che tanto assomigliavano a quelli di mia madre.
Temo sia stato del tutto inutile. Quando gli ho confessato la mia identità segreta, è rimasto sbalordito, orripilato. Riuscivo quasi a sentire i pensieri vorticare nella sua testa: ‘mio figlio! Mio figlio, un ladro?! Se si venisse a sapere, cosa diranno di noi? Che ne sarà della nostra reputazione? Diventeremo degli emarginati, nessuno vorrà più aver a che fare con la nostra famiglia!’
Si è sempre preoccupato del buon nome degli Harcourt, ma mai dei sentimenti dei suoi figli.
Proprio non riesce a cogliere la mia vera essenza, ciò che si nasconde dietro la facciata.

D’accordo, ho rubato. Ho rubato molto.
Ma non ho tenuto nemmeno una moneta per me.
Tutto quello che riuscivo a sottrarre ai nobili e ai delinquenti lo donavo ai poveri, a chi non aveva di che vivere, ai meno fortunati.

Si tratta proprio di questo, di fortuna. Nessuno decide dove o in che classe sociale nascere.

Tutti gli uomini nascono nella stessa maniera, siano essi inglesi, francesi, africani o asiatici.
Ho sempre pensato che chi ha la fortuna di venire al mondo in un ambiente agiato debba preoccuparsi in primo luogo di chi non è stato così premiato dalla vita.
A che serve possedere una fortuna, se poi la si sperpera in oggetti di lusso o dimore regali?

Prima o poi la vita presenta il conto, anche agli uomini facoltosi.

Questo era lo scopo della mia vita. Questo era il motivo dei miei sacrifici e delle mie fatiche.
Mio padre non arriverà mai a capirlo fino in fondo, ne sono certo.
Ormai sono trascorsi due anni da quando ho fatto perdere le mie tracce, da quando il misterioso ladro Rosa Nera ha cessato di rubare. Non ho notato importanti cambiamenti da quando ho gettato via la maschera, ma non che ci sperassi.

I nobili sono per loro natura egoisti e avidi. L’ho scoperto a mie spese.

Eppure sono anche io un nobile, o almeno sono tornato ad esserlo quando mio padre mi ha accolto in casa come il figliol prodigo. Ammetto di averlo sottovalutato, non è così testardo e severo come credevo. Il giorno in cui ho seguito il consiglio di Francis e sono tornato con lui a palazzo, mio padre aveva lo sguardo stralunato e incredulo di chi ha visto un fantasma. Era comprensibile, tutti credevano che fossi morto. Solo mio fratello sapeva chi ero diventato.

Mio padre mi ha lasciato senza fiato, quando si è gettato ad abbracciarmi. Continuava a stringermi, commosso, come se pensasse di vedermi evaporare se avesse smesso di toccarmi. In tutta sincerità, anche io ero contento di rivederlo.
Abbiamo caratteri diversi, ma ci vogliamo bene. Forse nessuno di noi riesce a dimostrarlo all’altro.

Sospiro. In questo momento vorrei solo avere mio fratello vicino. Da quando si è sposato con Marianne riusciamo a comunicare solo per lettera. I due sposini viaggiano molto, soprattutto per cerimonie ed eventi di beneficenza. Francis è l’unico che riesce a capirmi, forse perché abbiamo gli stessi ideali e valori.
Mi manca, anche se mi costa parecchio ammetterlo.

Chissà se anche lui pensa a Nadja qualche volta.

So che il suo amore per lei era intenso quanto il mio, ma con il tempo questo sentimento si è fatto più labile e indistinto. Non la vedo da circa quattro anni, ma non posso dire di essere ancora innamorato di lei perché non sarebbe vero.

Lei non era la ragazza giusta per me, come io non ero l’uomo a cui era destinata.
Ci ho messo un po’ a capirlo, ma sono riuscito a farmene una ragione.

Ora ho 21 anni e sono uno degli scapoli più ambiti della regione.

Questo pensiero mi strappa un sorriso.
È questo lo scopo del ballo, realizzo con qualche minuto di ritardo. Mio padre si sta dando da fare per organizzare quest’inutile ricevimento solo per trovarmi una fidanzata. Era anche troppo ovvio, non so proprio come ho fatto ad essere così stupido da pensare che non ci fossero doppi fini.

Scoppio a ridere di cuore.

Non potrei mai incontrare la mia futura moglie ad un ballo! Che idea insensata! In quale assurda dimensione potrei arrivare a sposare una nobile?

Detesto questo ambiente corrotto con tutte le mie forze, non partecipo ad alcun evento pubblico se non è strettamente necessario.

Da quando Francis è stato nominato erede universale della famiglia Harcourt ho tirato un respiro di sollievo. Se fossi stato al suo posto – neanche sotto tortura avrei dato il mio consenso – mio padre non si sarebbe limitato a cercarmi una moglie, ma avrebbe provveduto immediatamente ad un matrimonio combinato con una delle fanciulle più in vista.
Mi disgusta anche solo il pensiero.
Grazie al cielo Francis ama Marianne, quindi si è assunto tutte le responsabilità senza battere ciglio.
Lo ammiro per questo.

Ora rimango solo io qui, a palazzo, a far compagnia a mio padre. Ne stiamo approfittando per recuperare gli anni perduti. Ogni sera chiacchieriamo di politica, di cultura generale, giochiamo a scacchi o a carte. Lui mi fa spesso domande sui luoghi che ho visitato e io gliene parlo volentieri.
Tralasciando i particolari sui furti naturalmente.

Un leggero bussare alla porta mi distoglie da questi pensieri malinconici. – Avanti – esclamo, voltandomi.

Rufus, il mio cameriere personale, entra e fa per inchinarsi, ma io lo blocco con un gesto della mano. – Sono spiacente di disturbarla, signore, ma vostro padre desidera che vi rechiate nel suo studio al più presto – dichiara in tono gentile e cordiale.

Alzo un sopracciglio. – Che strano. Credevo avesse ospiti - .

- E’ così, signore. Ma vuole ugualmente che lo raggiungiate -.
Rufus sta per inchinarsi di nuovo, ma il mio sguardo lo dissuade ed esce dalla stanza, lasciandomi perplesso.

Che vorrà mio padre? Solitamente quando un ospite va a trovarlo, si assicura di tenermi a distanza.
Alcuni nobili non gradiscono la mia presenza, altri tacciono di colpo quando mi vedono arrivare.
Mio padre assicura che non lo fanno per cattiveria, ma perché li metto in soggezione.
Non sono sicuro di cosa voglia significare, ma rispetto i suoi ordini.

Indosso la giacca nera fresca di sartoria sopra una camicia immacolata e mi avvio lungo il corridoio, diretto verso lo studio del Duca di Harcourt.
Quando ero bambino, questo tragitto significava lunghe prediche e punizioni.
Ora sono solo curioso di sapere perché mai mio padre mi abbia fatto chiamare con urgenza nel bel mezzo del pomeriggio.

Quando arrivo alla fine del corridoio, la porta dello studio è semiaperta e la tiepida luce del sole filtra attraverso la fessura.
Dall’interno provengono due voci concitate. Mi fermo prima di bussare e ascolto per capire di chi si tratta.

- … per il suo bene, Ferdinand. Siamo amici da molto tempo, credo che tu possa capire i miei sentimenti -, sta dicendo un uomo dal tono profondo. Credo di aver già sentito la sua voce, ma non riesco a ricordare in che occasione.

- Certo che sì, Ruben – risponde mio padre, conciliante. – Ma perché questa decisione così…drastica? -.

- Va avanti da un anno, ormai la situazione è insostenibile. E’ mia nipote, Ferdinand. L’unica mia discendente. Non sopporto di tenerla prigioniera come un uccellino in una gabbia! Ci ho pensato molto e questa è l’unica conclusione a cui sono giunto -.

Mio padre rimane in silenzio per alcuni secondi. – E chi avresti in mente? – chiede poi. Usa quel tono incalzante solo quando ha in mente qualcosa e non promette nulla di buono.

L’altro uomo sospira. – Proprio per questo sono venuto da te. La nostra amicizia è salda, per cui so di potermi confidare con te senza correre rischi. Ho bisogno di un consiglio, non voglio agire in fretta e furia come se avessi commesso un crimine -.

- Sei sempre stato saggio, Ruben. È una delle tue migliori qualità – replica mio padre, alzandosi in piedi. Vedo il suo profilo attraverso la fessura. – Perciò sono onorato che tu mi chieda consiglio. Anche perché ho una perfetta soluzione al tuo problema -.

L’ospite misterioso deve essere rimasto spiazzato da quella risposta trionfante come lo sono io.
Non ho mai udito quella nota allegra nella voce di mio padre da quando mia madre è morta.
Mi sporgo in avanti per cogliere il resto della conversazione.
Un po’ mi vergogno ad origliare, ma sto solo cercando di capire l’argomento di quell’incontro.

Mio padre si schiarisce la voce prima di riprendere a parlare.
Quando lo fa, le sue parole mi colpiscono come uno schiaffo in pieno viso.

– Che ne dici di mio figlio? -.

Ecco perché mi ha fatto chiamare così all’improvviso.

Uno dei miei peggiori incubi si sta tramutando in realtà.

Sta davvero organizzando un fidanzamento combinato.

Il mio.

 
 
 





 
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Ciaooooo a tutti!!! Sono tornata con un nuovo cap, spero che lo apprezziate ;) è scritto dal punto di vista di Keith, spero di aver reso bene i suoi sentimenti e conflitti interiori… fatemi sapere cosa ne pensate ;) scrivetemi pure, anche poche parole, sono sempre ben accette!!
Un bacio, alla prossima
Lizz

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