Crossover Dream

di Malika
(/viewuser.php?uid=91477)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Eroe per caso ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Zoo Safari ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Il piano è fallito ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Ops! ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Sembrava una giornata simile a tutte le altre, nulla pareva andare storto. E nulla, in effetti, poteva farlo, non in quel mondo, per lo meno: il mondo dei libri conclusi era immobile, nulla poteva turbarlo perché nulla poteva cambiarlo. I suoi abitanti, personaggi dei libri, vivevano continuamente la loro storia o sceglievano una quotidianità sempre uguale.
Certo, non a molti faceva piacere la prima scelta, così come ad altri non piaceva la seconda. Il problema era che l’autore sceglieva inconsciamente e i personaggi non potevano farci nulla se non obbedire a colui che li aveva creati, anche se talvolta riuscivano a sfuggire alla monotonia grazie a opere particolari, dette fanfiction. Erano storie su di loro, che stravolgevano qualsiasi cosa; a volte erano flash, altre sogni veri e propri, ma solo in pochi le avevano vissute davvero, anche se chiunque agognava di farlo.

Katniss sbuffò, mentre correva verso l’albero che l’avrebbe tratta in salvo dai Favoriti; non sapeva quante volte aveva rivissuto quel momento e, anche se come tutti gli altri non ricordava mai bene cosa sarebbe successo, sapeva che il futuro sarebbe stato molto doloroso sotto ogni punto di vista. Non voleva, non ce la faceva più, voleva morire; ma ogni volta che ci provava non riusciva mai ad andare fino in fondo.
Salì rapidamente e quasi cadde a terra quando vide tra le fronde dei rami uno squarcio.
Sapeva cos’era, gliel’avevano descritto: un portale che l’avrebbe portata lontana da quel mondo per lungo, lungo tempo, forse. Oppure qualche ora, ma le sarebbe bastato per tutta la vita, lo sapeva. Così, una volta in cima, non si fermò a pensare e ci passò attraverso.

«La vera Narnia è stupenda… non lo credevo possibile!» mormorò Susan con le lacrime agli occhi, mentre si specchiava nello stagno di Cair Paravel, osservata amorevolmente dai suoi fratelli.
«Temevamo non saresti mai arrivata, sai?» rispose Peter, mentre Lucy si sedeva al suo fianco. «Ci hai fatto così paura!» disse quest’ultima.
«Ma se sono qui da secoli!» rise leggermente la più grande.
Edmund scosse la testa: «Sai perfettamente cosa intende!»
Susan annuì, voltandosi verso i due ragazzi, ancora in piedi dietro di loro: «Mi dispi…»
«No!» esclamò il maggiore, interrompendola. «Non serve che ti scusi, ti abbiamo perdonata molto tempo fa» le svelò, anche se pensava che la sorella già lo sapeva.
«Quello che non capisco è perché? Perché hai smesso di credere?» le chiese Edmund, desideroso di conoscere le motivazioni del comportamento della sorella.
Ma Lucy li interruppe: «Ragazzi, non è il momento. Penso che a breve vivremo un’altra avventura!» esclamò felice, fissando intesamente qualcosa sotto la superficie dell’acqua.
Gli altri tre seguirono il suo sguardo e immediatamente furono contagiati dalla stessa euforia; ci fu bisogno di una sola occhiata tra tutti e quattro per decidere di saltare nel portale.

Erano di nuovo all’inizio di tutto.
A lei piaceva parecchio, agli altri un po’ meno; ma tornava giovane ed era una vera e propria pacchia! Anche non sapeva esattamente chi fossero gli altri, sapeva solo che c’erano.
«Papà, io vado! Ci vediamo tra qualche mese!» esclamò, afferrando lo zainetto in cui aveva messo il kit con le capsule e qualche abito di ricambio e del cibo per le emergenze.
«Mi raccomando, Bulma, fa’ attenzione e chiama spesso!» la salutò sua madre, mentre l’osservava partire con il marito.
«Sì, mamma, non preoccuparti! Ciao!» ed era in moto, pronta per trovare tutte le Sfere del Drago. Poco dopo la partenza, però, si accorse di uno squarcio poco lontano dalla sua moto e decise che la ricerca poteva aspettare ancora un po’.
Rimpicciolì il suo mezzo di trasporto e attraversò il portale.

Boromir sbuffò, allontanandosi dallo spiazzo in cui era stato fino a quel momento.
L’Abisso era terribile: lì ci finivano tutti i personaggi che morivano nelle opere che non sarebbero ricominciate in un ciclo infinito; spesso, le persone che incontrava in quel posto non erano le migliori, anzi il contrario.
Come quel Darken, che si divertiva a perseguitarlo ricordandogli che era uno dei pochi buoni in quel luogo; come se non se lo ricordasse da solo.
«Ti stai annoiando?» chiese Rahl, mellifluo, mentre gli si avvicinava.
«Vorrei non avere a che fare con esseri come te!»
«Quanto orgoglio in questa coppa, Sovrintendente!»
Boromir gli lanciò un’occhiata di fuoco, ma non rispose, notando dietro il baneling uno squarcio; sospirò di sollievo e superò l’altro uomo, attraversando il portale. Darken lo seguì con gli occhi e, alla vista dell’altro che scompariva capì: non sarebbe rimasto indietro.

Lord Voldemort e Harry Potter giravano in circolo, uno di fronte all’altro, mentre il silenzio all’interno della Sala Grande li avviluppava. Si fissavano negli occhi, cercando di anticipare la mossa dell’altro, nonostante continuassero a parlare; in fondo, sapevano entrambi di essere alle battute finali.
Ma, mentre discutevano di Piton, nessuno dei due si accorse di cadere dentro un portale.

Da qualche parte, in un luogo che non era il mondo dei libri ma neanche l’Abisso, dieci personaggi si risvegliarono contemporaneamente, cercando di capire dove si trovavano.
E davanti a loro arrivò una ragazza che li salutò con un sorriso: «Benvenuti nella Stanza dei Giochi di Malika!»



Malika's Room
No. Non so da dove mi sia uscita. Probabilmente è tutta colpa di colei che ha indetto la challenge.
Prendetevela con lei!! XD

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1: Eroe per caso ***


Capitolo 1: Eroe per caso
I personaggi la osservarono straniti, non capendo in pieno quello che stava accadendo; in fondo, nessuno di loro aveva la minima idea di cosa fosse la Stanza dei Giochi di Malika, né sapevano della sua esistenza o conoscevano una ragazza con un nome tanto strano.
«Su, su, tiratevi pure in piedi, non vi mangio mica!» esclamò la ragazza, prima di aggiungere sottovoce: «Per il momento».
Pian piano i dieci nuovi arrivati si tirarono in piedi, guardandosi intorno; erano al chiuso, anche se il posto era illuminato a giorno grazie alle alte finestre presenti su un lato, le cui tende erano scostate per permettere ai raggi solari pomeridiani di passarci attraverso. Affissi alle pareti c’erano numerosi quadri, ma nessuno di loro riusciva a capire cosa rappresentassero, dato che sembravano più che altro disegni a casaccio.1 L’arredamento, per il resto, non era molto sontuoso: c’erano un tappeto e dei mobili, delle credenze per la precisione, che non erano però ricoperte di soprammobili come ci si aspetterebbe.
Una volta osservata la stanza, passarono all’osservazione l’uno dell’altro, sotto lo sguardo divertito della ragazza che, con tutta calma, si era appoggiata a una delle credenze per godersi lo spettacolo.
Naturalmente, la prima a tornare a focalizzarsi su di lei fu la giovane Bulma, i capelli blu che, racchiusi nella coda alta, si spostavano alla più piccola vibrazione; guardando prima i suoi compagni totalmente sconosciuti e poi la ragazza, la giovane Brief si rese conto che benché al di fuori ci fosse il sole, esso era troppo opaco per essere reale. «Dove siamo?» chiese, un po’ incuriosita e un po’ preoccupata; in quel modo, riuscì ad attirare sulla ragazza che li aveva accolti l’attenzione di tutti gli altri.
La giovane sorrise: «Ve l’ho già detto: siete nella Stanza dei Giochi di Malika. La mia stanza!» e tornò ad osservarli divertita.
Bulma sbuffò, mentre Peter cercò di trattenere Lucy dall’allontanarsi; la più giovane dei quattro fratelli, infatti, aveva fatto un paio di tentativi per avvicinarsi alla ragazza con i buffi capelli e a quella Malika, anche lei non troppo normale, dato che aveva un ciuffo di capelli completamente verde. I suoi fratelli, il maggiore in particolar modo, si dimostravano come al solito protettivi, ma questa volta la giovane Pevensie era decisa, tant’è che si avvicinò alle altre due. «Posso sapere per quale motivo siamo qui?» chiese con gentilezza.
Malika sorrise: «Ciao Lucy! Che piacere conoscerti di persona!» disse porgendole la mano. «Per rispondere alla tua più che giusta domanda, siete qui perché ho bisogno del vostro aiuto».
Quella frase le fece guadagnare degli sbuffi, da parte di Lord Voldemort e di Darken Rahl, e delle occhiate stranite, da parte di tutti gli altri. Sapeva cosa si stavano chiedendo: in cosa mai avrebbe potuto avere bisogno di aiuto? In fondo, non si conoscevano tra loro, bensì si incontravano quel giorno per la prima volta.
Malika stava per ricominciare a parlare, quando la giovane Bulma la interruppe: «Non hai risposto alla mia domanda! Dove siamo? Quello non mi sembra il sole!»
La giovane con il ciuffo verde sorrise: «Beh, a dire la verità, questo mondo è la mia Stanza dei Giochi, un mondo fittizio creato appositamente per ricevere il vostro aiuto; vedete, dovevo scegliere dieci personaggi e far loro affrontare delle… prove? Sfide? Beh, in qualsiasi modo vogliate chiamarle, sono trentuno e vi coinvolgeranno tutti!»
A quelle parole sorse un grande vociare: i fratelli chiacchieravano tra loro, Harry si ritrovò a discutere con Bulma, Boromir e Katniss, mentre i due cattivi mormorarono sottovoce con irritazione. Tutti loro sapevano che erano in quel luogo per una fanfiction, ma che dovessero svolgere delle prove non era scritto da nessuna parte. Insomma, loro erano personaggi letterari, come avrebbero mai potuto aiutare quella ragazza in qualcosa di cui non avevano alcuna conoscenza? Sempre che fossero prove riguardo la conoscenza e non altre cose.
Il chiacchiericcio venne fermato un paio di minuti dopo dalla loro ospite: «Signori, per favore! Non temete, non vi accorgerete neanche di compiere queste prove!» esclamò, avvicinandosi alla porta, notata da tutti solo in quel momento.
«E se non accettassimo?» chiese Lord Voldemort, facendosi largo tra la folla, sempre che tale si potesse chiamare. Gli altri, vedendo il suo viso da rettile, si allontanarono rapidamente, in parte schifati e in parte spaventati; come poteva un uomo avere delle sembianze simili, anche se Katniss ponderò che, forse, qualcuno a Capitol City poteva aver deciso di trasformarsi in un essere simile a un serpente. Che anche lui venisse dal suo mondo? Se così era, però, ancora non l’aveva conosciuto.
«Avevo dimenticato che sei ancora così…» mormorò Malika, inclinando la testa sulla spalla e osservando pensierosamente il Dark Lord. «Non sono sicura se… Oh, beh, va bene così, non ho voglia di impegnarmi troppo! Bene!» esclamò, nuovamente arzilla. «Superata questa porta troverete il salotto, dove potrete passare del tempo…»
«Hai parlato di una Stanza… non può essercene un’altra!» esclamò Susan, polemica come sempre.
Malika sbuffò: «Puntigliosa come al solito, Sue! Non temere, la mia Stanza dei Giochi corrisponde a una villa con giardino ed è circondata da una barriera particolare; perché, sì, io qui controllo il bello e il cattivo tempo!» sorrise di nuovo, facendo correre con quel sorriso sinistro un brivido lungo la schiena alla maggior parte dei presenti (naturalmente, erano esclusi Darken e Voldemort, troppo cattivi per permetterselo; insomma, avevano una certa reputazione!). «Come stavo dicendo, troverete un salotto, una sala da pranzo, una biblioteca, la cucina e due bagni agli opposti lati del piano, mentre al piano successivo troverete le camere, ciascuna con il proprio bagno»
Anche a quelle parole, i personaggi cominciarono a mormorare con le stesse dinamiche precedenti, contenti di quello che era loro raccontato, ma si fermarono quando la ragazza con il ciuffo verde si schiarì la voce per attirare nuovamente la loro attenzione: «Come stavo per dirvi, le camere sono al piano di sopra; ne troverete tre da un posto, due ne hanno due e l’ultima ne ha tre; potete disporvi come volete».
Le prime a correre su furono, come era ovvio, Lucy e Bulma, nonostante la prima fosse richiamata a gran voce dai fratelli; Malika rise, ma sapeva che i suoi ospiti non si fidavano, perché tutti, chi più chi meno, avevano avuto a che fare con la malvagità. E, si sa, la malvagità è uguale dappertutto.
Nonostante fossero ancora tutti nel corridoio, riuscivano tutti a sentire le esclamazioni di stupore delle due ragazze e, dopo qualche secondo, i primi ad avviarsi furono Darken e Tom; d’altronde, loro due erano malvagi, quindi non si preoccupavano poi troppo di quello che sarebbe potuto accadere: avrebbero reagito più che prontamente. Poi tutti gli altri le seguirono, insicuri di come comportarsi.
Nessuno di loro si accorse che Malika spariva dalla porta d’ingresso, né lei desiderava che lo notassero; la padrona di casa sorrise, tirando fuori un block notes, e si fermò appoggiandosi all’uscio, leggendo avidamente, prima di tirare fuori la penna e cancellare qualcosa con un sorriso divertito sul volto.
 
Le sistemazioni delle camere, fortunatamente, avevano occupato poco tempo. Katniss osservava il giardino dalla finestra della stanza che aveva scelto, in condivisione con Susan Pevensie; si era chiesta perché non avesse voluto stare con la sorella, ma aveva rapidamente notato che Lucy, la sorella minore di Susan, aveva legato con Bulma, nonostante avessero tre anni di differenza. Così, lei si era adattata più che volentieri, sperando che in questo modo la camera sarebbe diventata un luogo di rifugio da tutti gli altri.
Però, quegli alberi in giardino, fitti e pieni di vita, lanciavano un richiamo a cui Everdeen non riusciva a resistere; lanciando un rapido sguardo all’altra persona nella stanza, sdraiata comodamente sul suo letto, decise di uscire, per raggiungere il suo piccolo angolo di paradiso. E a chi importava, in fondo, che lei fosse appena sfuggita da un inferno del tutto simile a quello? A nessuno, quindi poteva recarcisi senza alcun problema!
Il corridoio davanti alla loro camera era pieno, illuminato dal sole che cominciava a tramontare; “Mi devo sbrigare!” si disse il giovane Tributo. “Non ho molto tempo!”. Era per questo che si avviava nell’ampio spazio davanti a una delle finestre aperte con passo rapido, il suo passo, quando un urlo la fece avvicinare al muro.
«Pista!» disse la voce di una donna e, considerando che Susan era in stanza, le possibilità erano solo due: Lucy o Bulma? In quel momento, era l’azzurra a combinar disastri: aveva scoperto di avere ancora le capsule, per cui le ci era voluto un attimo per recuperare la sua ultima invenzione, dei pattini con propulsore, e per decidere di testarli in quell’ampio corridoio. Ma, poiché era la prima volta che li indossava, non sapeva bene come utilizzarli, per cui perse rapidamente il controllo.
Aveva cercato, davvero, di schivare quella ragazza cupa e silenziosa, ma non c’era riuscita: l’aveva presa dentro a piena velocità, che si andò a sommare a quella di lei, che camminava velocemente. Katniss venne sbattuta contro la finestra e finì sul balcone che percorreva in tutta la sua lunghezza il corridoio; la ragazza, però, non riuscì a riacquistare un equilibrio e, quando sbatté contro la ringhiera, il corpo si sbilanciò all’indietro, facendola cadere di sotto sotto gli occhi inorriditi dei presenti.
Katniss lanciò un urlo e sul bancone uscirono Lucy e Edmund, che osservavano le prodezze di Brief, ma tutti furono richiamati da quel colpo. Tutti tirarono un sospiro di sollievo quando videro che la giovane era sana e salva tra le braccia di uno stupefatto Darken Rahl, che passeggiava sotto il balcone per rilassarsi un attimo e togliersi dalla testa tutto il rumore presente all’interno.
Boromir, appena raggiunto il balcone e visto lo spettacolino che gli si offriva, si girò, notando Bulma per terra intenta a togliersi i pattini, e capì immediatamente cos’era successo: «Ma vi sembra il modo di giocare in casa? Tu, poi» disse, arrabbiato, rivolgendosi a Edmund. «Dovresti avere un po’ di giudizio in più! Sei un adulto, se non sbaglio!»
Edmund lo guardò arrabbiato: «Non sei mio padre» gli disse, quasi ringhiando, ma il soldato di Gondor non lo stava più ascoltando, perché era di nuovo voltato verso i due sotto il balcone. E, nonostante il Signore del D’Hara avesse già poggiato a terra Katniss, non poté fare a meno di richiamarlo: «Ehi, Rahl! Sei proprio un eroe per caso!»
A quelle parole, Darken lanciò un’occhiata di fuoco a lui e alla povera ragazza che si chiese se non sarebbe stato meglio cadere dal balcone.


Malika's Room
Prompt: Roulette! 30) Peter Pevensie o Darken Rahl o Harry Potter diventa eroe per caso salvando la vita di Katniss Everdeen.
1 Mi riferisco ai quadri di Kandinskij. Sto male a rifermi così a quelle opere, ma nessuno di loro può riconoscerle! Forse solo Tom… ma va beh! ^^

Ed eccomi qui con il secondo capitolo di questa storia completamente pazza... sapete, non mi sembra però poi così tanto demenziale... voi che ne dite?
Beh, nel prossimo episodio, credo proprio che ne vedremo delle belle!! Volete provare a indovinare cosa accadrà? XD
Un ringraziamento a lunadistruggi per la recensione! ^^
Alla prossima!!
Bax bax, Malika.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2: Zoo Safari ***


Capitolo 2: Zoo Safari
Susan era sdraiata sul suo letto, in quella stanza così vuota e anonima; cosa ci faceva in quel luogo? Perché li avevano portati lì? Le sembrava solo ieri di aver raggiunto la vera Narnia, quindi perché? Perché distruggere in quel modo la sua, anzi la loro felicità?
Non riusciva a capire come Lucy si fosse ambientata immediatamente; sì, sua sorella era sempre stata una ragazza simpatica e altruista, anche se piuttosto insicura, ma cos’aveva scatenato quella reazione? In fondo, si trovavano in un luogo sconosciuto, lontani da Narnia che, ormai, era tutto il loro mondo, eppure la piccola della famiglia non si era sentita toccare da quell’avvenimento, lanciandosi all’avventura.
Ricordava il tempo in cui non era così, in cui la sua sorellina si affidava a lei per molte cose, se non tutte; le mancava quel periodo, terribile e stupendo al tempo stesso. E poi, il loro regno a Narnia, durante l’Età d’Oro; spesso, tutti i giorni a dire il vero, aveva la tentazione di tentare di tornare indietro, per cancellare quello che era successo e ricominciare da capo. Ma come poteva, lei, semplice personaggio?
Notò con la coda dell’occhio che la sua compagna usciva dalla stanza, ma non ci si soffermò più di tanto: d’altronde, era la prima volta che la vedeva e anche se le sembrava una ragazza a posto non voleva darle troppa confidenza, non sapendo se davvero ci si poteva fidare. Aveva uno sguardo così strano…
L’urlo che rimbombò al di fuori della camera la fece sobbalzare, immobilizzandola per qualche istante prima di farla scattare verso la porta, preoccupata enormemente per i suoi fratelli. Sembrava tornata la Regina Susan, la Dolce, e non la giovane donna acida di Londra e dei viaggi in America.
«Cosa succede?» chiese preoccupata, notando un grande affollamento attorno a quella che sembrava una porta-finestra. Si avvicinò rapidamente, notando la giovane e nuova amica della sorella intenta a togliersi degli strani aggeggi dai piedi.
Si voltò quando avvertì un uomo cominciare a sgridarli e, per quanto fosse intimamente d’accordo, non poteva permettergli di parlare in quel modo ai suoi fratelli. «Mi scusi, ma non mi sembra il caso di gridare in questo modo…» provò a dire, ma fu malamente interrotta dall’altro.
«Signorina, avrebbero potuto seriamente farsi male! Se non ci fosse stato quel dannato di Rahl, a quest’ora la ragazza avrebbe una gamba rotta, o peggio!»
Susan annuì: «Capisco il suo punto di vista, ma non vedo alcun motivo per dare una sgridata simile a Edmund: tutti e tre hanno sbagliato!»
L’uomo di Gondor sbuffò: «È un uomo fatto! Dovrebbe essere in grado di proteggere delle fanciulle, e dovrebbe farlo!»
La Regina stava per ribattere, ma il Giusto intervenne: «Non parlate di me come se non fossi presente, per cortesia! E, signore, concordo con mia sorella: la colpa non è solo mia, per quanto mi assumi la mia responsabilità…»
«È vero!» «Ha ragione!» esclamarono contemporaneamente Lucy e Bulma, intervenendo nella conversazione.
Ma Boromir non le degnò che di un rapido sguardo: «Bambini, lasciate parlare gli adulti!»
«Ma come si permette!» esclamò Edmund, oltraggiato da un simile comportamento. In fondo, cosa interessava a quell’uomo tanto da intervenire così veementemente?
«Edmund, non parlare con quel tono!» esclamò Susan, riprendendolo dolcemente.
«Ah, quindi dovrei lasciarlo fare?»
«Che bel modo che avete di parlare a vostra sorella!»
«Fate silenzio!»
«Signore, così non mi aiutate!»
«Cosa succede qui?» chiese una voce sibilante dietro di loro.
Tutti si immobilizzarono: Boromir, Susan e Edmund nell’atto di ribattere, Lucy e Bulma nel cercare di dividerli, mentre Harry li osservava con sguardo perplesso, essendo sopraggiunto anche lui per capire cosa stesse accadendo. Ma fu proprio quest’ultimo a riprendersi per primo: sfoderando la bacchetta si mise in posizione di difesa, certo che avrebbe fatto qualcosa di scorretto.
Però, Lord Voldemort gli lanciò una semplice occhiata distratta, prima di posare lo sguardo sui tre che stavano discutendo. «Siete voi a fare tutto questo rumore? State disturbando la mia lettura» disse con tono mortifero, estraendo lentamente dalla manica la bacchetta. «Cosa potrei fare per farvi smettere?» si chiese ad alta voce, in modo da aggiungere tensione a quella già presente.
Boromir sbuffò: «Cosa ci vorrebbe fare con quel semplice legnetto?» chiese, dopo essersi tranquillizzato; non notò, però, che al suo fianco i fratelli Pevensie e il giovane Potter si erano tesi ancora di più, riconoscendo il pericolo, mentre Bulma lo osservava con sguardo perplesso.
Il Signore Oscuro fissò il Gondoriano per un attimo, poi mosse la bacchetta.
Inizialmente non accadde nulla, ma un secondo dopo al posto di Boromir, Susan e Edmund comparvero, rispettivamente, un cane, un gatto e un topo.
Harry spalancò leggermente gli occhi, stupito: “Non li ha uccisi? Perché? Cosa c’è dietro? Che sia d’accordo con quella ragazza strana, quella Malika? Che questa sia tutta una sua trappola?” si chiese; lasciare in vita persone che l’avevano irritato, o quanto meno non Cruciarli fino a farli implorare di morire, non era esattamente nello stile di Lord Voldemort. Lucy, invece, dovette trattenere con forza le lacrime: la magia era terribile! Bella, ma terribile al tempo stesso! Come avrebbe fatto senza i suoi fratelli? Alla giovane Brief, invece, brillarono gli occhi: “Oh, per il Supremo! Devo capire come ha fatto! Devo analizzare quegli animali!” pensava, ragionando sulle implicazioni di quella scoperta.
Riddle osservò con interesse scientifico (molto simile a quello della giovane Brief, a dire il vero) i tre animali, che parevano non essersi ancora accorti del cambiamento, poi spostò lo sguardo sulla sua bacchetta. «Quella dannatissima ragazza! Cosa ha osato fare? A me, il grande Lord Voldemort!» sibilò, irato.
Malika saliva le scale proprio mentre il Signore Oscuro pronunciava quelle parole, e non poté fare a meno di ridacchiare; si era chiesta, in effetti, quando i due maghi, anzi tre conteggiando quel figo di Darken Rahl, si sarebbero accorti della restrizione imposta alle loro capacità: in fondo, nessuno doveva morire in quel luogo, né, in realtà, poteva, poiché in realtà sarebbero solo tornati nel loro fandom di origine. Ma non era ancora tempo.
«Tu!» esclamò Lord Voldemor. «Come ti sei permessa?»
«Io? Io non ho fatto niente!» esclamò la padrona della Stanza, sorridendo innocentemente e non ingannando nessuno. Poi, con un cenno di saluto, si allontanò, entrando nella camera di Boromir.
«Per… per favore, signore… potrebbe… potrebbe far tornare normale i miei fratelli?» chiese Lucy, titubante e con le lacrime agli occhi.
L’uomo (o forse era meglio dire rettile) si voltò e la fulminò con i suoi occhi rossi, facendola sobbalzare e cominciare a piangere. «No» mormorò freddo e ostile, per poi allontanarsi a grandi passi e con il mantello fluttuante dietro di sé. Lucy, invece, cominciò a singhiozzare violentemente e, dopo qualche istante, corse via.
Harry rimase lì, immobile, osservando prima il punto in cui era sparita la ragazza, poi i tre animali che si dedicavano alle abluzioni… assurdi! Infine, decise di correre dietro alla piccola Lucy, immaginando che avesse più bisogno di quei tre poveracci che, tutto sommato, stavano bene.
Susan, un bel gatto rossiccio, si chiedeva cosa fosse tutto quel via vai; non capiva: perché era tutto così grande? Perché era tutto così strano? Dov’erano i colori?
Edmund, un topolino tutto nero, si grattò il musetto, mentre le sue orecchiette si muovevano da tutte le parti; avvertiva degli strani odori, i quali un po’ gli mettevano paura. Perché? Cosa gli era successo?
Boromir, un cane beige, sbadigliò, muovendosi in cerchio; gli sembrava di avere qualcosa attaccata sulla schiena, ma cosa? Chi si era permesso di trattarlo in quel modo?
Poi, uno dei giri di cane Boromir lo portò faccia a faccia con gatta Susan. I due si fissarono per qualche istante, poi cane Boromir cominciò a ringhiare, scoprendo i denti, mentre gatta Susan si inarcò completamente; topo Edmund, invece, zitto, zitto si allontanò, cercando un posto in cui rifugiarsi. Poi, gatta Susan scattò, correndo verso le scale, mentre cane Boromir la seguiva con un grande abbaiare.
Bulma sospirò e li rincorse: la giornata era cominciata male, e non sembrava migliorare. Ma avrebbe fatto di tutto per una scoperta scientifica!
 
Harry si fermò davanti alla porta della stanza di Bulma e Lucy, prendendo coraggio; poi bussò, ma non ottenne risposta. Non seppe che fare: che diritto aveva di entrare? In fondo, non la conosceva. Però, forse, poteva rassicurarla… cosa? Cosa avrebbe dovuto fare?
Si ricordò di Sirius, di Silente. All’epoca, si era sentito solo, non voleva vedere nessuno; ma riflettendoci ora, quanto ringraziava Ron e Hermione per non averlo lasciato solo. Certo, sapeva che Lucy aveva anche un altro fratello, Peter, che era in camera con lui, ma in quel momento non c’era e non voleva lasciarla sola.
Per cui, spalancò la porta: «Permesso?»


Malika's Room
Prompt: 17) Zoo Safari! Boromir, Susan e Edmund Pevensie diventano animali..


Ed eccomi qui con il secondo capitolo di questa storia completamente pazza... mi sono divertita tantissimo a muovere Voldy! *_* Immagino non sia molto OOC, ma dovrei riuscire a spiegare tutto nel prossimo episodio!
E a proposito di prossimo episodio... secondo voi, cane Boromir, gatta Susan e topo Edmund riusciranno a tornare normali? XD
Un ringraziamento a lunadistruggi per la recensione! ^^
Alla prossima!!
Bax bax, Malika.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3: Il piano è fallito ***


Capitolo 3: Il piano è fallito

Harry rimase fermo sull’uscio, il braccio ancora alzato per bussare, mentre i suoi occhi si immobilizzarono sulla figura della dolce Lucy, stesa sul letto con il viso seppellito nel cuscino. Dalla sua posizione, il Grifondoro poteva notare molto facilmente che le spalle della giovane si muovevano a scatti, scosse dai singhiozzi. “Voldemort, sei un vero mostro!” imprecò mentalmente, avvicinandosi.
«Ehi…» mormorò, avvicinandosi. Era in imbarazzo, non sapeva come comportarsi, di solito era sempre Hermione a sbrogliarsela in quelle situazioni; del resto, la sua migliore amica ripeteva spesso che lui e Ron avevano la sfera emotiva di un cucchiaino.
«Va’ via, Bulma!» disse lei, la voce attutita dal cuscino.
«Ehm… non sono Bulma.»
Lucy sollevò di scatto la testa e si voltò verso di lui, spalancando gli occhi spaventata, poi lo riconobbe e si rilassò leggermente. Si alzò a sedere, asciugandosi gli occhi ed evitando il suo sguardo.
Il silenzio si protrasse nella stanza per diverso tempo, finché fu il giovane a romperlo, che man mano che i minuti scorrevano diventava sempre più a disagio.
«Senti, so che sei sconvolta» esordì. «Scoprire che la magia esiste in un modo simile…»
«Io ero già a conoscenza dell’esistenza della magia!» lo interruppe Pevensie, rimanendo immobile a fissare il cuscino su cui erano rimaste le chiazze bagnate per le sue lacrime.
«E allora perché fai così?» chiese allora l’altro, sorpreso.
«Perché? Ma perché adesso sono degli animali e non so… non so…!» scattò a sedere, ma non riuscì a continuare, la piccola Lucy, perché fu di nuovo travolta dal pianto, mentre si lasciava cadere contro Potter, che nel frattempo si era seduto sul bordo del letto.
«Ehm… ecco… sai, in realtà, non è così male! Insomma, possiamo sempre annullare l’incantesimo! Poteva andare peggio!» provò a consolarla Harry, battendole piano una mano sulla spalla.
«Annullarlo? E tu sai come si fa?» chiese Lucy, allontanandosi da lui quanto bastava per afferrarlo per le spalle e scuoterlo un po’.
Il moretto si grattò la testa, imbarazzato dalla situazione. «In realtà no…»
«Oh…» si abbatté nuovamente la Regina, poi però si illuminò: «Ma possiamo chiedere a Malika!»
«Direi di sì!»
«Oh, grazie! Grazie!» esclamò, finalmente sollevata, mentre si lanciava su di lui per abbracciarlo; così facendo però, caddero a terra, una sopra l’altro. «Ops, scusa!» sorrise Lucy, imbarazzata.
«Ehi, Lu, hai visto… cosa ci fai tu qui?». La porta, senza alcun preavviso, si aprì, lasciando entrare il maggiore dei fratelli Pevensie che, una volta focalizzata la scena, si immobilizzò con il volto incupito.
Harry spalancò gli occhi, stupefatto; ecco, quello non andava per niente bene! Perché stava accadendo tutto a lui? Avrebbe preferito morire nella Foresta Proibita se avesse saputo che un ragazzo come Peter Pevensie l’avrebbe guardato in quel modo solo perché aveva sua sorella tra le braccia. “Certo, posta così è una situazione equivoca… ma non l’ho voluto io, miseriaccia!” si ritrovò a pensare. “E poi, Harry, hai affrontato Ron e i suoi fratelli… cosa vuoi che sia un Pevensie?”
«Peter!» esclamò Lucy, alzandosi di scatto e correndo ad abbracciare l’unico fratello che le era rimasto, per lo meno in forma umana. «Peter… quell’uomo, Voulavent1 o qualcosa di simile… ha trasformato Ed e Su in due animali!» gli raccontò, seppellendo il viso nel suo petto mentre le lacrime, inevitabilmente, tornavano a presentarsi sul suo viso.
«Che cosa?» chiese di rimando il biondo, sbigottito da quelle parole. Era a conoscenza dell’esistenza della Magia, grazie a Narnia, ma non avrebbe mai immaginato che una cosa simile fosse possibile.
«Lord Voldemort è un mago oscuro, uno dei più potenti dell’ultimo secolo, e i tuoi fratelli lo stavano infastidendo; probabilmente voleva Cruciarli e poi ucciderli, ma penso che Malika abbia bloccato loro questa possibilità» spiegò Harry, mettendosi a sedere.
Immediatamente gli occhi dell’altro giovane si posarono su di lui, ponderando le sue parole. Se davvero quello che Potter gli stava dicendo era la verità, Peter sapeva che avrebbero dovuto parlare con Malika, in modo da sistemare la questione.

Katniss si era allontanata a grandi passi dall’uomo che, accidentalmente, l’aveva salvata, maledicendo interiormente quel tornado dai capelli azzurri che l’aveva messa in quella situazione. Insomma, non faceva altro che chiedersi se quello fosse un comportamento usuale, nel suo mondo, e se qualcuno le avesse insegnato abbastanza educazione da convivere pacificamente con gli altri.
Un rumore la fece voltare e non poté fare a meno di spalancare gli occhi vedendo correre davanti a lei tre animali, un topo, un gatto e un cane, che rumoreggiavano per raggiungersi. Si chiese a chi appartenessero, ma poi non poté fare a meno di sbuffare vedendo comparire la ragazza dai capelli azzurri.
«Ehi!» la richiamò. «Cosa sta succedendo?» le chiese, facendola bloccare nella sua corsa.
Bulma si voltò verso di lei, respirando affannosamente per tutto quel movimento. Si lasciò cadere a terra, ben sapendo che ormai aveva perso i tre di vista, e alzò una mano per far capire all’altra di aspettare un attimo: doveva recuperare tutta l’aria che era sparita, d’altronde. «Sono Edmund, Susan e Boromir.» le disse. «Quell’essere, quello con la faccia da rettile, li ha trasformati. Non so come abbia fatto, ma ha agitato un bastoncino e puff!, sono diventati degli animali!»
Katniss spalancò gli occhi: non aveva mai sentito parlare di un fenomeno simile, anche se probabilmente Capitol l’avrebbe tenuto nascosto. «Ma perché l’ha fatto?» chiese.
«Perché? Boh, a quanto ho capito stavano discutendo su quello che era successo e al tipo dava fastidio. Vallo a capire! Solo per un’inezia del genere trasformare delle povere persone in degli animali!» esclamò Brief, arrabbiata. «E ora dobbiamo tenerli distanti tra loro, perché potrebbero farsi molto male!»
«Dobbiamo fare qualcosa?»
«E cosa?»
«Non lo so!» esclamò, girando i tacchi e correndo verso casa.
Salì rapidamente le scale, alla ricerca di qualcosa che le desse un minimo indizio su cosa fare. Odiava stare con le mani in mano se qualcuno a cui teneva soffriva; ogni volta che accadeva, al Distretto, usciva e rientrava solo dopo essere riuscita a prendere qualcosa nel bosco. Ora, in quel luogo, la sua famiglia non c’era, ma poteva comunque aiutare chi, come lei, era oppressa da qualcuno di troppo potente e apparentemente infallibile. Basta, doveva finire!
Arrivata al piano superiore, si guardò intorno, cercando di individuare la stanza dell’altra Pevensie e di Bulma, immaginando che la prima potesse essere molto abbattuta da quanto era successo. Non avendo indizi su quale potesse essere, decise di tentare per logica; “La casa sembra essere perfettamente simmetrica, quindi la loro stanza dovrebbe essere simmetrica alla nostra.” Si disse, osservando la disposizione delle porte e, quando pensò di averla individuata, si avviò con un po’ di titubanza.
Bussò rapidamente e aprì, lasciando entrare solo la testa per una ritirata veloce in caso si fosse sbagliata. Sospirò di sollievo ed entrò nella stanza quando vide che, invece, aveva indovinato: erano presenti gli altri due fratelli Pevensie e il ragazzo con gli occhiali.
«Ehm, ciao…» salutò, vedendo che era al centro dell’osservazione. «Ho saputo cos’è successo e mi dispiace. Posso aiutare in qualche modo?»
Il biondo scosse la testa: «Ti ringrazio, ma no, stiamo andando alla ricerca di Malika: siamo sicuri che lei possa fare qualcosa.»
Darken Rahl stava tornando nella propria camera e passava davanti alla porta lasciata aperta proprio mentre il Re pronunciava quelle parole, quindi non poté fare a meno di fermarsi e osservare gli altri. «Malika se n’è appena andata.» rivelò con un sorrisetto.
I ragazzi spalancarono gli occhi, voltandosi verso di lui, mentre un unico pensiero rimbalzava nella loro mente: cosa avrebbero fatto adesso? Non potevano certo lasciare le cose come stavano!
Il Signore del D’Hara allargò il sorriso, mentre una luce malefica brillava nei suoi occhi: «Sono sicuro, però, che troverete qualcosa in libreria… sarà un buon modo per passare il tempo! Ma sperate che quegli animali non si siano ammazzati a vicenda nel frattempo!» rise, dicendo quelle parole, mentre si avviava nuovamente verso la sua camera.
Lucy dovette trattenere il fratello per evitare che compisse gesti impulsivi che avrebbero potuto portarli in una situazione ancora peggiore. Lasciò passare l’uomo, poi sospirò, lasciando vagare rapidamente lo sguardo prima su Harry, poi su Peter e infine sulla ragazza di cui però ancora non aveva afferrato il nome.
Potter scosse la testa: «Non so a cosa possa servirci una libreria… è impossibile trovare il contro-incantesimo, perché Voldemort non aveva alcuna intenzione di trasformarli, bensì di uccederli…».
Il biondo sospirò: «Non possiamo arrenderci, però: non voglio che Su e Ed siano obbligati a rimanere in quello stato fino alla fine dei loro giorni!»
«Nessuno lo vuole, Peter, dobbiamo solo rimanere lucidi.» disse Lucy, lasciandosi cadere sul letto.
Katniss scosse la testa: «Io non ci capisco molto, di queste cose, ho sempre creduto che la magia non esistesse…». La tristezza permeava la stanza, ma improvvisamente il Tributo spalancò gli occhi: «Però nelle storie che mi raccontavano da bambina le streghe non facevano solo magie, ma creavano anche strani intrugli! Potremmo crearne uno anche noi, no?» chiese agli altri, che – lo aveva intuito – sicuramente sapevano molte più cose di lei al riguardo.
Mentre i due fratelli negavano con un cenno la sua idea, Harry annuì: «Ma certo! Sei un genio! Le pozioni! Nella libreria ci deve essere una pozione che faccia tornare qualcuno o qualcosa al suo stato originario!» esclamò.
Immediatamente, Katniss afferrò il ragazzo per un braccio, poi prese anche Lucy: «Andiamo! Non possiamo perdere tempo, i vostri fratelli hanno bisogno di aiuto!» disse. Una volta uscita dalla stanza, lasciò andare i due e cominciò a correre giù dalle scale, mentre gli altri la seguivano rapidamente.
«Ehi!» Bulma entrava in quel momento nell’ampio salone d’ingresso e li vide arrivare. «Come sta andando? Avete scoperto come fare?» chiese, sinceramente preoccupata; d’altronde, non poteva fare a meno di sentirsi in colpa, perché i tre erano stati trasformati a seguito di un incidente che aveva provocato lei.
«Stiamo andando a fare ricerche in libreria, Bulma.» le spiegò Lucy, senza smettere di correre. «Magari riusciamo a trovare qualcosa!»
«Perfetto! Uno di voi nel frattempo mi aiuta a cercare quei tre e ad assicurarsi che non si facciano male? Li ho persi di vista da dieci minuti!» chiese lei, facendo immediatamente fermare Peter che, semplicemente, annuì al suo indirizzo.
Harry, Lucy e Katniss potevano sentirli parlare del recupero di alcune capsule, mentre si dirigevano velocemente verso la biblioteca.
La terza, una volta entrati, si rivolse all’unico ragazzo presente: «Dove dobbiamo cercare?» chiese.
Una volta individuati gli scaffali, i tre afferrarono una pila di libri a testa e cominciarono a sfogliarli, cercando qualcosa di utile, finché non fu proprio Katniss a esclamare che aveva trovato qualcosa e immediatamente i tre concordarono di fare quella pozione il più rapidamente possibile.
«Dove andiamo?» chiese Lucy, realizzando solo in quel momento che non sapevano se ci fosse un posto adatto per quanto volevano fare, né se avevano gli ingredienti necessari.
Gli altri due si immobilizzarono, lanciandosi uno sguardo preoccupato, prima che Everdeen scrollasse le spalle: «Cominciamo con la cucina, magari troviamo qualcosa!» propose, afferrando il libro e dirigendosi verso il suo obiettivo.
La cucina era piuttosto grande, con un’isola a sei posti nel mezzo e tre pareti completamente ricoperte da mobili e scaffali, in cui i tre cominciarono a rovistare.
«Ah!» urlò Lucy, saltando all’indietro. «Ci sono degli occhi lì!» esclamò, indicando terrorizzata uno sportello che aveva appena aperto sulla parete di destra, che aveva un legno leggermente più spesso rispetto agli altri.
Gli altri si avvicinarono, poi Harry sorrise: «Sono occhi di salamandra, ci servono per la pozione! Abbiamo trovato gli ingredienti.»
Si misero al lavoro, preparando una pentola abbastanza grossa e un mestolo, poiché non avevano trovato un calderone, e in fila sul tavolo sistemarono tutti gli ingredienti e una bilancia. Poi cominciarono, coperti fino ai gomiti per evitare che qualche sostanza nociva potesse far loro del male.
«E adesso, tre occhi di salamandra!» lesse Lucy, lieta di essere finalmente arrivata alla fine. «Poi bisogna mescolare sette volte in senso antiorario e ci siamo!»
Katniss eseguì le istruzioni, mentre tutti e tre si chinavano sulla pozione, che cominciò a gorgogliare.
«Dovrebbe fare così?» chiese la Regina, dubbiosa, mentre Harry si avvicinava nuovamente con il libro in mano, cercando di capirci qualcosa.
«Qui non c’è scritto nulla, solo che dovrebbe essere diventata verde muschio – cosa che non è – e che bisogna lasciarla riposare per dieci minuti. Ma questa roba bolle sempre di più!» esclamò Katniss, irritata: nulla sembrava andare come doveva!
Harry spalancò gli occhi, afferrando il vasetto con gli occhi e osservandolo più da vicino. «Miseriaccia!» esclamò. «A terra!» urlò, afferrando Lucy e trascinandola dietro l’isola mentre l’altra cercava di ripararsi alla meglio, appena prima che la pentola esplodesse, lasciando che il suo contenuto si spargesse per tutta la cucina.

Malika's Room
Prompt: 24)Oh no, Katniss Everdeen! Il tuo piano è fallito. Ora ti tocca pulire.
1Citazione da Harry’s New Home di kbinnz..


Questo è il terzo capitolo! ^^ Spero che adesso si capisca perché Voldy non ha fatto fuori i tre, ma li ha trasformati! Malika non poteva permettere che morissero... per il momento! XD
Nel prossimo capitolo vedremo come se la cavano gli animali... e il risultato del disastro creato da Katniss!!
Un ringraziamento a lunadistruggi per la recensione! ^^
Alla prossima!!
Bax bax, Malika.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4: Ops! ***


Capitolo 4: Ops!

Topo Edmund si guardava freneticamente in giro, cercando di cogliere tra l’erba alta segnali d’arrivo di quel gatto strano o di quel cane chiacchierone con cui, in tutta franchezza, non voleva avere nulla a che fare. Si trovava in ombra, in quel momento, e il suo colore scuro gli permetteva di mimetizzarsi bene, ma non poteva fare a meno di sentire che il pericolo incombeva.
Dopo un’ultima occhiata in giro scattò in avanti, dirigendosi a tutta velocità verso la casa, mentre dietro di sé avvertiva i fruscii dell’erba che si spostava al suo passaggio. Ma probabilmente gatto e cane non erano troppo distanti. Era una fortuna che il muro si avvicinasse, perché più lo faceva più velocemente notava il buco che lasciava accesso alla casa; la sua salvezza.
Il miagolio del gatto, dietro di lui, lo raggiunse appena riuscì a entrare nel buio del piccolo buco; guardandosi indietro poteva vedere gli occhi della gattaccia sbirciare, cercando di vederlo, ma lui non perse altro tempo e cominciò ad arrampicarsi su per i tubi, che erano molto comodi.
Il suo nasino si muoveva freneticamente, annusando i dintorni; l’odore più vicino non era buonissimo, sapeva di stantio, di acqua marcia e di muffa, ma in lontananza c’era qualcos’altro, molto più buono e appetitoso. “Formaggio!”
Corse rapidamente verso quell’odore, salendo verso l’alto; per ogni fessura che incontrava usciva un pochino, cercando di capire se il suo obiettivo si trovasse da quelle parti, ma ancora non aveva trovato nulla, per cui continuò nella sua veloce camminata.
Poi, finalmente, vide il buco da cui arriva l’odore e gli sembrò quasi una luce alla fine del tunnel: aumentò il passo, volendo arrivare il prima possibile perché tutto quel movimento gli aveva messo appetito e il suo piccolo stomaco brontolava. Mise fuori solo il naso, però, per capire se c’era qualcuno in quella stanza e ritirarsi di conseguenza, o se poteva uscire tranquillamente.
In effetti, era presente qualcuno, ma a giudicare dall’odore che emanava non sembrava essere un problema per lui; doveva fidarsi? Decise di uscire piano piano, cercando di capire come raggiungere il formaggio senza farsi notare.
Guardandosi in giro, vide che il formaggio l’aveva un uomo dalla pelle dorata e i capelli scuri, con uno sguardo che incuteva molto timore. Non voleva che lo scoprisse, per cui cominciò a correre verso quella che sarebbe diventata la sua tana, ma si ritrovò tra le mani dell’uomo prima che potesse fare più di un paio di passi.
Squittì, spaventato, e si agitò, cercando di liberarsi dalla presa d’acciaio che gli stritolava il corpo.
«Ehi, tranquillo, piccolino, non voglio farti male!» disse l’uomo, con una voce stranamente gentile, mentre con l’altra mano gli accarezzava la testolina. Inoltre, la presa cominciò ad allentarsi, permettendo a topo Edmund di respirare meglio. «Scommetto che hai fame!» disse l’uomo, porgendogli un pezzo di formaggio.
Topo Edmund lo annusò per qualche secondo, insicuro: che fosse tutto uno scherzo? Ma, poiché non sembrava esserlo, decise di afferrare il cibo e immediatamente cominciò a mangiare.
Qualche secondo dopo, una forte esplosione li fece sobbalzare entrambi.

Doveva trovare quel topo. E poi se lo sarebbe mangiato! Questo era il pensiero di gatta Susan, che camminava quatta quatta tra l’erba, seguendo la pista che quell’esserino le aveva lasciato.
Però, qualcosa all’improvviso le fu addosso e lei si agitò rapidamente, cercando di liberarsi da quella presa che le faceva molto male. Nel voltarsi, vide che era quel cagnaccio a farle male e immediatamente alzò la zampa, graffiandogli il naso.
Il cane guaì e lei fu finalmente libera; non perse tempo e in un attimo corse lontano, miagolando a tutto spiano. Sapeva, però, che quel cagnaccio non le avrebbe dato tregua, così si rifugiò sui rami di un abete. Da quella posizione piuttosto privilegiata poté perfettamente vedere l’animale arrivare, sollevando dietro di sé una nuvola di polvere e erba secca. Gli soffiò contro, agitata: ma non poteva lasciarla in pace? Lei voleva solo papparsi quel gustoso topolino!
Fu solo dopo molti minuti che il cane si allontanò, ma gatta Susan aspettò ancora un po’ per essere tranquilla, prima di scendere dal palco e ritrovare la pista dell’esserino.
Finalmente lo vide, fermo con il naso per aria, così si acquattò, pronta per prenderlo. Quando scattò, così fece anche la sua preda che, veloce, riuscì a nascondersi in un buco nel muro. Miagolò, stizzita, e osservò all’interno dell’apertura: cercò di infilarcisi, ma dopo qualche tentativo decise di lasciar perdere e tornò sull’albero, al sicuro dal cagnaccio. Avrebbe preso il topo un’altra volta. Ora preferiva farsi un bel sonnellino al sole.
Si era addormentata da qualche minuto quando un’esplosione la sveglio, facendola quasi cadere dal ramo.

Si annoiava. Aveva perso di vista quella gattaccia puzzolente da tempo e non aveva voglia di andare a cercarla. E poi, aveva voglia di giocare!
Cane Boromir abbassò il muso, cercando di distinguere tra i vari odori se ci fosse qualcuno nei dintorni disponibile a intrattenerlo, dato che da solo era noioso. Si avviò, quindi, con il muso nell’erba, finché non trovò nuovamente la scia lasciata dalla gattaccia. Immediatamente, la prospettiva gli piacque e corse dietro alla gatta, riuscendo a prenderla di sorpresa.
Era riuscito ad afferrarla, ma quella gattaccia continuava ad agitarsi! Lui voleva solo giocare un po’! E lei invece gli aveva graffiato il naso! Guaì e la lasciò andare immediatamente l’altro animale, che corse via, mentre lui cercava di far passare il bruciore agitando il muso. Poi cominciò la sua corsa per inseguirla: voleva fargliela pagare!
La rincorse, incurante del polverone che sollevava al suo passaggio, fin sotto un albero dove, anche saltando, non riusciva ad arrivare alla stessa altezza del ramo su cui quella malefica gatta si era rifugiata. Qualche minuto dopo, passato interamente ad abbaiare, si stancò; rimase seduto sotto l’albero ancora un po’, nella speranza che si decidesse a scendere, ma non successe, così dopo un semplice ringhio se ne andò alla ricerca di qualcosa da fare.
Tornò in casa e, dopo una rapida esplorazione, si ritrovò in una stanza un po’ buia, piena di sedie vuote, mentre solo una di esse era occupata da un uomo strano, senza naso né peli e con gli occhi rossi. Coraggioso com’era, non si fece indietro nonostante la paura che provava, così gli si avvicinò, annusandogli la lunga veste.
«Finito di dar fastidio, moccioso?» chiese la voce sibilante dell’uomo; cane Boromir non si disturbò a guardarlo, preferendo continuare con quello che stava facendo. Però, in quel modo non si accorse che l’uomo aveva nuovamente estratto quello strano bastoncino e lo puntava verso di lui. «Imperius
Improvvisamente, ogni pensiero lo abbandonò, solo quello che voleva il Signore Oscuro aveva importanza, ormai. Non fu neanche preoccupato per l’esplosione che rimbombò in tutta la casa qualche minuto dopo.

Peter aveva aspettato pazientemente fuori dalla stanza di sua sorella e delle sua nuova, strana, amica; non aveva capito esattamente cosa volesse recuperare, ma aveva sperato che lo facesse in fretta, cosa che però così non era stato, perché Bulma era uscita di corsa dalla camera dopo un quarto d’ora.
«Mi spiace!» aveva detto. «Non riuscivo a trovarle.»
Il ragazzo non voleva immaginare in quale disordine si trovasse la camera.
«A cosa ci servono?» aveva chiesto, ma l’altra gli aveva semplicemente lasciato in mano una capsula spiegandogli come aprirla e dicendogli che si sarebbero rivisti entro un’ora, per aggiornarsi sui tre che, presumibilmente, ancora si rincorrevano per tutta la casa. E lui era rimasto sulla porta d’ingresso, basito quando la capsula si era trasformata in una motocicletta; era una fortuna che sapesse più o meno – molto meno che più – come guidarla.
Solo dopo un paio di minuti, pensando a Ed e Su, si era ripreso ed era saltato in sella, cominciando a girare rapidamente nel parco fuori la villa, osservandosi in giro.
Ormai era quasi passata un’ora, ma ancora non aveva visto nessuno dei tre e si stava dirigendo velocemente verso l’ingresso, dove immaginava avrebbe rivisto l’azzurra. Era distante qualche centinaia di metri quando il suono di un’esplosione si sparse rapidamente nell’aria.

In cucina, subito dopo l’esplosione, si sollevò un gran polverone in cui i tre ragazzi si ritrovarono immersi senza poter vedere a un palmo dal loro naso. Quando finalmente si diradò, cosa che successe abbastanza velocemente, Katniss vide che Harry e Lucy erano riversi sul pavimento e respiravano pesantemente, senza avere alcuna intenzione di alzarsi.
«Ragazzi, va tutto bene?» chiese, chinandosi verso di loro e scuotendoli un po’. «O mio Dio!» si ritrovò poi a esclamare, quando gli altri due si girarono al suo richiamo.
Harry, ora, aveva i capelli più lunghi, i lineamenti più femminili e un seno che prima non aveva, mentre a Lucy si erano allargate e irrobustite le spalle, mentre i muscoli si erano formati rendendola più mascolina e anche più alta. I due avevano definitivamente cambiato sesso.
«Katniss, va tutto bene?» chiese Harry, massaggiandosi la testa. «Non ti è successo niente, vero?»
«Mamma mia, che mal di testa…» mormorò invece Lucy.
L’altra ragazza li guardò per un istante con occhi spalancati, poi esclamò: «Mi spiace, non so cos’è successo, ma…!»
«Te lo spiego io!» esclamò Malika, entrando velocemente nella cucina. «È successo che hai sbagliato un ingrediente, Katniss! Per questo è successo tutto ciò!»
«Cosa? No, io…»
«Katniss.»
La ragazza scoppiò a piangere e immediatamente Harry corse a consolarla, mentre Lucy osservò la proprietaria arrabbiato: «Non trattarla in questo modo, non l’ha fatto apposta! E poi, non è successo nulla, solo un’esplosione che non ha fatto male a nessuno!»
Malika sospirò: «Tu e Harry avete cambiato sesso, anche se non ve lo ricordate.» spiegò. «E tutto solo per sistemare la situazione di Boromir, Susan e Edmund. Sapevo avrei dovuto occuparmene immediatamente!» esclamò, schioccando le dita. «Siete fortunati che io abbia bisogno di Boromir! Ecco fatto! Ora, Harry, Lucy, venite con me. Katniss, tu invece pulisci qui!»
Tutto era deciso. Malika sorrise internamente vedendo i ragazzi annuire: per quanto effettivamente avesse fatto tornare i tre animali in forma umana, quello che non sapevano era che Edmund si trovava in braccio a Darken Rahl in una posa molto osé, Susan era aggrappata al ramo di un albero e richiava di cadere, mentre Boromir era in ginocchio davanti a Lord Voldemort. E tutti e tre erano nudi.

Malika's Room
Prompt: 13) Gender Bender! Lucy Pevensie e Harry Potter cambiano sesso, ops! Tutta colpa di Katniss Everdeen.


Allora, non sono molto sicura di questo capitolo. Insomma, non mi piace per niente il modo in cui è scritto, ma considerando che sono animali i suoi protagonisti principali... va beh!
Allora, ditemi voi chi vorreste vedere nel prossimo capitolo, a parte Boromir! Perché non so se materialmente riuscirò a trattare tutte le ghiotte scene!
Ringrazio lunadistruggi per la recensione! Prometto che risponderò a tutte entro fine mese! XD
Bax bax,
Malika.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2433841