Le conseguenze delle mie azioni

di Yue_e_Yami
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** III Capitolo ***
Capitolo 4: *** IV Capitolo ***
Capitolo 5: *** V Capitolo ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


I Capitolo

** Fuji **
“Sono sicuro che era lui! Era Fuji-senpai!” mi fermo appena prima dell’angolo, sentendomi nominare ma capendo che non è il momento giusto per arrivare.
“Non dire sciocchezze, Momo! Figurati se credo alle tue visioni! Lo saprei, se Fuji avesse il ragazzo!” non posso fare a meno di sorridere, conscio di non essere visto e davvero curioso di sapere come si concluderà il dialogo tra i miei compagni di squadra.
È ancora Momo a proseguire, in risposta al mio migliore amico:
“Eiji-senpai, sono sicuro di quello che ho visto!”
“Ma, Momo..” interviene Taka-san, cercando di placare il fervore del ragazzo del secondo anno “.. L’hai detto tu stesso che pioveva e che lui era coperto.”
“Ma..” prosegue Inui e, dal suo tono di voce intuisco che non dà così per scontato che Momo abbia preso un abbaglio “.. Se quello che Momoshiro dice è vero, questo significa una cosa sola: Fuji frequenta qualcuno della Hyotei.” sospiro, abbassando la testa.
Avrei dovuto aspettarmelo. Prima o poi l’avrebbero scoperto, anche se non credevo in questo modo..
“E chi potrebbe essere?” domanda Oishi, sorprendendomi per la sua curiosità.
“Secondo me..” comincia Momo, immediatamente fermato dal mio migliore amico:
“Se Fujiko dovesse stare con qualcuno della Hyotei, quello sarebbe sicuramente Oshitari! È l’unico che può sperare di avere qualche possibilità di conquistarlo!”
“Eiji, ricordati che anche quel Jirou, da dopo il loro match, l’ha cercato spesso. Poi improvvisamente ha smesso.”
“Sciocchezze, Oishi! Fidati di me! Quello è troppo perso a dormire, come può pensare di interessarlo? Per Fuji serve qualcuno di intelligente, abile e magari anche bello!” guarda caso, esattamente le caratteristiche di Oshitari..
Sorrido, sebbene sappia che non dovrei stupirmi. È il mio migliore amico. E mi conosce bene. Da lui, cos’altro avrei potuto aspettarmi?
“E sveglio!” precisa poi il rossino, sempre più deciso, facendo cedere ogni tentativo di insistenza da parte del suo partner.
Non ho altri pretendenti e il discorso termina con la mia ufficiosa accoppiata al genio della squadra nostra rivale, dettaglio che mi lascia un po’ perplesso, ma soprattutto pensieroso.
Non pensavo di certo che qualcuno mi avrebbe visto e, ancor meno, che ne sarebbe nata una questione di tali dimensioni.
Sospiro interiormente.
Quando lo saprà, non ne sarà per niente contento..

”Tieni.” mormoro, porgendo la felpa della tuta al mio ragazzo “.. Grazie. Scusa se ti ho fatto aspettare per riaverla, ma l’ho voluta lavare, prima di restituirtela.”
“Non ce n’era bisogno.” ribatte, prendendola senza particolare indugio.
Lo guardo, senza trattenermi dal pensare che anche oggi è davvero bello e che il suo modo di vestirsi al di fuori della scuola lo risalta incredibilmente.
Da quando ci siamo messi insieme, abbiamo deciso di evitare di indossare qualsiasi cosa che richiamasse le rispettive scuole per non attirare l’attenzione, eppure non passa occasione in cui non pensi che, forse, lui darebbe meno nell’occhio con addosso la sua divisa..
“E scusa ancora per la volta scorsa..” riprendo, abbassando un pochino la voce “.. Ti ho voluto vedere all’improvviso da non darti neanche il tempo di cambiarti. E il risultato è stato solo quello di farti prendere la pioggia.” e che si togliesse la felpa per non farmi bagnare, con la conseguenza che qualcuno che ci conosce mi ha visto, scatenando quello che si è scatenato.
Perlomeno, nessuno mi ha chiesto niente e, per fortuna, nessuno ha pensato di pedinarmi!
“Non c’erano problemi, te l’avevo detto anche la volta scorsa.”
“Già..” però mi dispiace lo stesso.
Mi lancio una breve occhiata nei dintorni e, accorgendomi di quanta poca gente ci sia per strada, rifletto solo un istante su come porgli la mia domanda ma, non appena trovo il coraggio per aprire bocca, mi anticipa, prendendomi per mano con un semplice:
“Andiamo.” ci metto qualche istante a riprendermi dal mio momento di smarrimento e a seguirlo, senza nascondere un sorrisino.
Anche questa volta, mi ha anticipato.
Lo affianco immediatamente, camminando al suo fianco e notando come la maggior parte della gente che passa, si volti a guardarlo.
E non lo fanno solo le ragazze..
“Anche oggi attiri l’attenzione.” commento, a voce bassa, nascondendo quello che realmente provo dietro un tono divertito.
Non replica, se non con:
“Tks.” che, per me, vale più di ogni altra cosa.
Lo so che a lui non interessa essere guardato da chi passa. Però a me dà veramente fastidio pensare che qualcuno lo guardi, o peggio, fantastichi su di lui.
E, per sottolineare il fatto che lui stia con me, approfitto del fatto che camminiamo vicini per appoggiarmi di tanto in tanto a lui, che non protesta e mi lascia fare.
Arriviamo alla gelateria nostra meta, andando a sederci al nostro solito tavolino in un angolo e, immediatamente, controllo fuori dalla vetrina che non passi nessuno che conosco.
O meglio, nessuno del club di tennis della mia scuola.
È vero che non mi hanno chiesto niente e che nemmeno Eiji mi ha avvisato di qualcosa, però.. Non si sa mai, anch’io li conosco bene e non vorrei subire certi tiri mancini!
Come l’essere pedinato per scoprire se è vero o meno che sto con Oshitari.
“Che c’è?” sobbalzo, tornando a guardare il mio ragazzo, al momento appoggiato indietro contro il divanetto, con un braccio sullo schienale.
Accenno ad un sorriso, ma prima che possa rispondere:
“Niente!” mi anticipa, precisando:
“E non dirmi ‘niente’, perchè lo vedo che non è vero.” sorrido, ammettendo la sconfitta.
Non che io sottovaluti la sua intelligenza, ma quando è così attento mi colpisce sempre di più.
“Controllavo che non passasse nessuno.”
“Perchè?” ne rimango sorpreso e, di conseguenza, gli ricordo:
“Lo faccio sempre.”
“Non a quel modo.” ribatte, immediatamente, lasciandomi interdetto.
Cedo praticamente subito e, lasciandomi andare ad un sospiro, gli spiego:
“L’altro giorno, quando mi hai prestato la felpa.. Nel tornare a casa, Momo mi ha visto e.. Lo ha raccontato agli altri, quindi adesso temo che vogliano sapere chi frequento.” resta in silenzio qualche attimo, prima di corrucciarsi leggermente e commentare:
“Ma alla tua scuola non sapete farvi gli affari vostri?” mi metto leggermente a ridere, senza poter negare l’evidenza.
“Stai tranquillo.” lo rassicuro “.. Eiji mi ha coperto bene!” mi guarda poco convinto e, in difesa del mio migliore amico, proseguo:
“Guarda che non è così stupidotto come tu credi.” al contrario, quando vuole sa essere molto acuto!
“Se lo dici tu.” sorrido nuovamente, senza proseguire.
Ordiniamo e, nell’attesa, riprendiamo a parlare, evitando accuratamente il discorso “scuola” o “tennis”, fino a quando arrivano i nostri gelati, momento in cui mi perdo qualche secondo a guardare il mio.
“Atobe..” comincio, ma non appena sollevo gli occhi per tornare a guardarlo, tutto ciò che vedo è lui che si sporge nella mia direzione, arrivando alle mie labbra per baciarle per qualche attimo.
Ci rimango di sasso e non posso fare a meno di arrossire e, quando torna seduto come se nulla fosse, l’unica cosa che riesco a balbettare è solo un:
“C-Che.. Cosa..?” dal momento che mai si è sognato di baciarmi in pubblico.
Scrolla appena le spalle, replicando come se fosse normale:
“Ti stavano guardando.” e la cosa gli dava così fastidio? Senza contare che..
Mi corruccio leggermente, nel fargli notare:
“E come fai a sapere che guardavano proprio me?” visto che, di solito, è lui che ha sempre tutti gli sguardi?
Si acciglia leggermente, sibilando:
“Guarda che, a differenza tua, di certe cose *io* me ne accorgo. E non sto sempre a pensare che la gente guardi *me*.” non riesco a controbattere, dandogli mentalmente ragione.
Ma che ci posso fare?
Guardo alle sue spalle e, non notando nessuno che ci sta guardando ad eccezione della cameriera che sta cercando una scusa per venire a parlare con lui, sorrido, prendendogli una mano tra le mie per informarlo:
“Chiunque fosse, ha smesso.”
“Tks. Gli conveniva.” sorrido divertito, davanti all’ennesima prova della sua gelosia.
Tuttavia, riprende quasi subito la sua espressione normale, perdendo quella corrucciata di poco prima e invitandomi a proseguire con il discorso di prima:
“Dicevi?” torno serio, prendendomi qualche secondo per accarezzare la sua mano e poi dare attenzione al mio gelato, riprendendo, facendo apparire la cosa come se non mi preoccupasse poi molto:
“Mi chiedevo solo se alla tua scuola qualcuno si stesse chiedendo qualcosa.” ci pensa qualche attimo, poi sospira e, portandosi alle labbra la sua tazza di tè, ammette:
“Jirou e Mukahi.” beve un sorso, poi la riappoggia al suo posto e precisa:
“Ma a differenza della tua squadra, sono solo loro che rompono le scatole. E non tutto il gruppo.” nascondo un sorriso dietro un cucchiaio di gelato.
“E..?” domando, sperando che prosegua a raccontarmi cosa accade.
“E niente. Io sono stufo di zittirli perchè non si fanno gli affari loro, quindi a volte ci pensa Shishido.” mi metto leggermente a ridere.
“Non vuol sentir parlare di te!”
“La cosa ha i suoi vantaggi!” ribatte, con una scrollata di spalle “.. Ma non andranno avanti a lungo. Oshitari li sta convincendo che, se dovessi per forza mettermi qualcuno, quel qualcuno sarebbe solo lui.” sospira, appoggiando la testa alla mano con fare sconsolato, lasciandomi sorpreso.
Oshitari..?
“Gli altri gli credono davvero e non so se sia un bene o un male.” lui e Oshitari..
Non posso fare a meno di ripensare alle parole con cui Eiji ha convinto i nostri compagni di squadra e questo mi porta ad un sorriso tirato.
Se ne accorge immediatamente e, perplesso, domanda:
“Cosa c’è?” so di non potergli nè mentire nè nascondere come stanno le cose e, infatti, mi faccio forza e rispondo:
“A.. A dire il vero.. Anche la mia squadra pensa questo.” assume un’espressione interrogativa, chiedendo:
“Che io sto con Oshitari?” scuoto la testa, correggendolo:
“Che io, sto con Oshitari..” noto immediatamente come si irrigidisce, prima che i suoi occhi si riducano a due fessure quando sibila:
“Perfetto. E immagino anche di sapere di chi è stata quest’idea.”
“A-Atobe..” non dare la colpa a Eiji! “.. È stato il modo migliore per depistarli..”
“Sì, certo.” sbuffa, borbottando:
“Se adesso pensa davvero che glielo permetta, può benissimo smettere di illudersi.”
“Permettergli.. Cosa?” sbuffa ancora, parlando tra sè e sè qualche secondo, prima di mettermi al corrente di cosa gli frulla per la testa:
“Quel maledetto.. Mi ha detto che ci sta a coprirmi a patto che *tu* gli faccia da partner per i suoi allenamenti. Tks! Assurdo!” io?
“Perchè proprio io?” perchè non direttamente Atobe?
“Perchè *io* non gli vado bene, perchè non è alla mia altezza! Ma tu..! Sei il genio, saresti il partner perfetto!” fare da partner a Oshitari..
“Come idea, non sembra malvagia.” mi pento immediatamente di aver parlato quando mi fulmina, ribattendo senza possibilità di difesa:
“Non se ne parla neanche.” mi metto leggermente a ridere, non potendo fare nulla davanti alla sua gelosia se non arrendermi e fare come vuole.
Riprendo ad accarezzare la sua mano, almeno fino a quando è lui a stringere la mia, fermandomi e tenendola per tutto il tempo in cui passiamo nel locale.
Quando usciamo, mi sorprende di nuovo, facendo passare un braccio intorno alle mie spalle per stringermi a sè. Non mi tiro indietro, approfittando della poca gente che ancora è in giro per circondargli a mia volta la vita.
Per oggi, va bene se ci lasciamo andare..
Una volta ogni tanto, possiamo anche permettercelo..

Continua..

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


II Capitolo

“Co.. Come è andata?” mormora Eiji, decisamente titubante e appoggiandosi leggermente al mio banco.
“Perchè me lo chiedi con quel tono?” non è da lui!
“Co.. Così..” replica, convincendomi davvero poco.
Infatti, lo studio solo per qualche secondo ma, non capendo dove voglia arrivare, posso solo rispondergli un semplice:
“Bene.” che lascia trapelare il fatto che non dovrebbe avere dubbi. Tutti i miei incontri con Atobe, che siano di nascosto oppure no, vanno sempre bene.
“E.. Non gli hai detto niente?” è quello il suo problema?
Mi metto leggermente a ridere, ammettendo:
“Sì.”
“E..?”
“Niente!” lo rassicuro, allegramente “.. Ha reagito esattamente come pensavo avrebbe fatto! E come credo che anche tu ti aspettassi.” sospira, lasciandosi andare ad un lamento e appoggiando la testa alle braccia, sul mio banco.
“Lo sapevo!” ridacchio nuovamente e, accarezzandogli brevemente i capelli, riprendo:
“Non preoccuparti, Eiji. Non ce l’ha con te.”
“Questo lo credi tu..”
“È la verità.” lo tranquillizzo, sfoderando il migliore dei miei sorrisi per fargli capire di aver fiducia in me.
Atobe non lo odia e non ce l’ha con lui. Semplicemente, è geloso!
Mi guarda ancora con un musino leggermente preoccupato, prima di cambiare argomento e chiedermi:
“Vi vedete anche questo sabato?” annuisco, raccontandogli:
“C’è un film che vorrei vedere e ha deciso di accompagnarmi. Poi credo che andremo a bere qualcosa, per parlare un po’.”
“Presumo nella solita gelateria.” annuisco, senza stupirmi particolarmente di come abbia già intuito i nostri programmi.
Riflette qualche istante, ma non ha il tempo di replicare, anticipato dall’ingresso del professore, che lo costringe a raggiungere il suo posto.
Lo fa, approfittandone per dirmi:
“Sai, ho sentito che questo week-end il cinema verrà preso d’assalto da un sacco di persone. Sarà davvero un inferno, girare là dentro.” lo guardo, rimanendo sorpreso quando, ricambiando il mio sguardo, conclude:
“E in quella gelateria, sembra che siano stati avvistati dei topi.” to..?
Capisco immediatamente il senso delle sue parole e, sorridendogli, sussurro:
“Grazie.”
“E di cosa? Ho solo detto le cose come stanno.” sorrido leggermente di più, specialmente quando anche lui fa altrettanto, appena prima di essere costretti entrambi a concentrarci sulle lezioni.
Le sue parole, però, rimangono ben fisse nella mia mente e approfitto immediatamente della prima occasione per chiamare il mio ragazzo, con il risultato che sabato, al posto di andare al cinema come i nostri programmi, ci ritroviamo dalla parte opposta della città.
“Spiegami un po’ perchè sono dovuto venire fin qui.” borbotta, portando una mano sul fianco, in quella classica posa che assume quando qualcosa lo irrita.
Accenno ad un sorriso per cercare di alleggerire l’atmosfera e, approfittando del fatto che non ci sia nessuno, mi appoggio al suo braccio, stringendolo appena e mormorando un po’ incerto:
“Ho.. Ho semplicemente cambiato idea riguardo a quel film..” mi fissa in silenzio un paio di secondi, prima di domandare, scettico:
“E non bastava semplicemente non andare al cinema?” non riesco a rispondere per qualche istante e, non sapendo come spiegarglielo, mi limito a replicare:
“No.” appena prima di sporgermi appena nella sua direzione affinchè mi baci.
Non lo fa e, quando torno a guardarlo, non mi sorprendo di vederlo con un’espressione leggermente accigliata, con la quale mi fa capire che questa volta non funziona e che è meglio per me se mi decido a dirgli la verità.
Proprio per questo sospiro, allontanandomi da lui per confessargli con un po’ di timore:
“Diciamo che Eiji mi ha fatto capire i programmi dei nostri compagni di club per oggi e ho pensato che..” farsi vedere in giro non sarebbe stato il caso, nè per me nè per lui.
“Che fosse meglio evitare di essere visti insieme, giusto?” conclude al posto mio, leggermente irritato.
Cerco di non farci caso e, dopo aver riflettuto per un po’, riesco a trovare cosa replicare:
“Non volevo crearti problemi.”
“Crearmi problemi?” ripete, alzando un sopracciglio per niente convinto “.. Ti ricordo che a *me* non dà alcun problema la *nostra* storia! E non mi darebbe alcun problema, se *qualcuno* venisse a scoprirlo!” cos..?
Non riesco a ribattere, troppo confuso dalla sua reazione.
Non è la prima volta che abbiamo una discussione simile, ma.. Non è da lui arrabbiarsi in questo modo.
“Atobe..”
“Hai intenzione di dirglielo?” mi interrompe, lasciandomi di sasso.
D.. Dirglielo?
“I.. Io..” credo che gli basti la mia titubanza per capire da solo la risposta e, prima che possa difendermi, riprendere:
“Qual è il problema? Non dovresti essere più innamorato di lui o sbaglio?” ma..
“Q.. Questo cosa c’entra?”
“Per quanto ancora hai intenzione di nasconderti da lui? Sarebbe anche ora che tu lo affrontassi!”
“Questi..” non sono..
“Non sono affari che mi riguardano?” sì.
Cioè, no. È solo che..
“Sei ancora innamorato di lui?” non riesco a rispondere.
Io..
“Me ne vado.” afferma, prima di voltarsi e andarsene davvero, senza darmi la possibilità di spiegargli.
“Atobe, aspetta!” ci provo, muovendo un passo per seguirlo ma, percependo chiaramente la sua più che decisa intenzione a non voltarsi e non avendo voglia di litigare con lui dove possano sentirci tutti, desisto immediatamente, limitandomi a guardarlo lasciare sul serio la stazione.
Sospiro interiormente, passandomi una mano tra i capelli.
Vorrei sapere che gli è preso, anche se la risposta è più che scontata.
Ma io non sono ancora pronto. Ho bisogno di un po’ più di tempo.
E credevo che questo lo avesse capito e accettato!
Maledizione!
Ho ben poco da fare, se non tornare a casa a mia volta, chiudendomi in camera per lasciarmi cadere sul letto, con lo sguardo fisso sul soffitto a pensare.
Temo che abbia ragione.. Eppure..
Mi volto su un lato, abbracciando il cuscino e prendendo il cellulare, fissandone lo schermo.
Vorrei chiamarlo. Ma era così arrabbiato che.. Che non ne risolverei niente..
Sospiro di nuovo.
Forse è meglio aspettare qualche giorno che gli passi.
Poi lo chiamerò e, magari, comincerò a valutare l’idea di fare qualcosa..”Che brutta faccia..” commenta Eiji, sporgendosi leggermente di più nella mia direzione per studiarmi meglio “.. È successo qualcosa?”
“Abbiamo litigato.” ammetto, con un sospiro sconsolato.
“Eh?! Perchè?” perchè?
Perchè sono uno stupido, ecco perchè! Perchè ho paura di affrontare la realtà da solo e questo finisce con il ferire anche lui!
“Abbiamo..” comincio, ma non sapendo molto bene come proseguire, devo prendermi diversi secondi, prima di riuscire a concludere:
“Abbiamo avuto uno scostamento di vedute..”
“Eh? Ma.. Farete pace, vero?” accenno ad un sorriso, mormorando:
“Certo..” o almeno.. Lo spero..
Cerco di cambiare argomento e, indicandolo con un cenno del capo, gli chiedo:
“Tu, piuttosto, che hai fatto in viso?” capisce immediatamente che mi riferisco al livido che ha sotto l’occhio e, assumedo un’espressione indispettita, borbotta:
“Ah, lascia perdere!”
“Ma stai bene?” annuisce deciso, insistendo:
“Ti racconterò! Pensa piuttosto a far pace con il tuo ragazzo!”
“Sì..” è il mio pensiero principale..
Tuttavia, trascorrono un paio di giorni, prima che io riesca a trovare il coraggio per chiamarlo ma, quando finalmente si decide a rispondermi, l’inizio non è sicuramente dei più promettenti:
“Dovresti fare attenzione a come e quando mi chiami. Qualcuno potrebbe sentirti.” non riesco a controbattere, riuscendo solo a rimanere in silenzio e a rannicchiarmi sul letto per avvolgermi le ginocchia con il braccio libero, già pentito di aver chiamato.
Se avessi saputo che mi avrebbe risposto così, avrei evitato almeno questa batosta..
Credo che si renda conto anche lui di quanto ci sia rimasto male, dato che, dopo aver sospirato, mi chiede un po’ meno bruscamente:
“Cosa c’è?” indugio ancora qualche secondo, prima di riuscire a mormorare un flebile:
“Ne possiamo parlare?”
“Di cosa?” sospiro interiormente e, avendo intuito che davvero non ha capito a cosa mi riferisco di preciso ma non avendo il coraggio di ammetterlo nemmeno con lui, bisbiglio:
“Lo sai..” gli basta per capire e non mi sorprendo di ricevere in risposta diversi secondi di silenzio, prima che parli di nuovo, chiedendomi:
“Domani sera va bene?” domani?
Non possiamo fare prima?
Vorrei chiederglielo ma, conscio di quanto sia tardi, mi faccio andar bene, senza stupirmi nemmeno quando è lui a decidere il posto, nei pressi di casa mia.
Ci salutiamo e, una volta di nuovo con gli occhi sul telefono, sospiro, lasciandomi ricadere di lato ad occhi chiusi, stanco e per nulla contento.
Voglio solo che domani passi in fretta..

 

Continua..

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Capitolo 3
*** III Capitolo ***


III Capitolo

Picchietto nervosamente le dita sul braccio, prima di guardarmi intorno, poi l’orologio e infine di nuovo nei dintorni.
È in ritardo..
Lo so che non dovrei stupirmi, visto che ha scelto un posto che non mi costringa a fare molta strada e io sono pure in anticipo, eppure.. Vorrei solo che aggiustassimo le cose alla svelta.
Faccio appena in tempo a concludere il pensiero, prima che il rumore di una portiera che si chiude attiri la mia attenzione e, tempo pochi secondi, vedo finalmente Atobe venirmi incontro.
Approfitto immediatamente dei passi che percorre nella mia direzione per studiarlo, ritrovandomi a pensare che anche oggi è davvero bello.
Si è vestito semplice, probabilmente per il poco tempo che passeremo insieme, eppure.. Ogni volta che lo vedo, non posso non pensare che è bello. E che mi piace guardarlo.
E che non voglio perderlo..
Mi avvicino a lui e, quando gli sono di fronte, accenno ad un sorriso, mormorando:
“Ciao..”
“Ciao.” replica, più tranquillo di me.
Mi stringo nelle braccia, non sapendo bene come proseguire ma, prima di trovare una soluzione, mi anticipa, chiedendomi:
“Hai freddo?” scuoto la testa, appoggiandomi appena al suo braccio “.. Sicuro?” annuisco.
“C’è..” comincio, leggermente incerto “.. C’è un parco, qui vicino.” capisce dove voglio andare a parare e, facendomi un cenno con la testa, prosegue al posto mio:
“Andiamo.” annuisco, ma prima di potermi muovere è lui a prendermi per mano, facendo strada nella direzione in cui gli ho indicato.
Arriviamo a destinazione in silenzio, situazione che rimane tale anche quando ci sediamo sulle due altalene, io nella posizione corretta e lui a cavalcioni nella mia direzione.
Rifletto ancora qualche istante su come cominciare e, mentre io penso, lui rimane a guardarmi, senza fare domande o mettermi fretta.
Alla fine, riesco ad esordire solamente con la cosa più banale, ma anche quella a cui ultimamente penso con la maggior frequenza:
“Non mi piace quando sei arrabbiato con me. Anche se hai ragione.. Eppure.. Non mi piace..”
“Non sono arrabbiato con te.” replica, come se per lui davvero non fosse successo niente.
“Ah no?” mormoro, non del tutto convinto.
“No.” conferma “.. Sono arrabbiato, ma non lo sono con te.” mi volto nella sua direzione, vedendolo appoggiato alla catena, verso di me.
“E allora..?” tutto quello che è successo è stato perchè..?
“È la situazione in generale che mi fa arrabbiare. Il fatto che nella tua scuola vogliate sempre ficcare il naso negli affari altrui e..” si interrompe e, curioso di sapere cos’altro c’è, insisto:
“E..?” mi osserva in silenzio per alcuni secondi, con quell’espressione che assume quando vorrebbe che capissi le cose senza che me le dicesse lui, ma poi si arrende, ammettendo senza la minima incertezza:
“Mi fa arrabbiare il fatto di doverti tenere nascosto.” devo prendermi qualche attimo per pensare a cosa rispondere, riuscendo alla fine a mormorare un semplice:
“Scusa.”
“Non importa.” non è vero. A lui importa e importa eccome!
Eppure, per colpa della mia indecisione è costretto a vivere una situazione, questa situazione, che non gli piace!
“Fuji.” mi riprendo dai miei pensieri, tornando a dargli la mia attenzione “.. Non devi fare qualcosa che non ti senti in grado di fare.” ma io.. Io non voglio che ci vada di mezzo lui.
Non voglio che stia male, per causa mia.
Non rispondo, abbassando lo sguardo e facendolo sospirare.
Rimaniamo in silenzio per diversi secondi, fino a quando è ancora lui a riprendere, chiedendomi:
“Allora, c’è altro che volevi dirmi?” a parte che non voglio che mi lasci?
Rifletto per qualche istante, cominciando a dondolarmi leggermente e, non avendo altro modo per testare il suo umore, mi azzardo a dirgli:
“Credo che Eiji abbia qualche problema ma che non me ne voglia parlare.” rimane in silenzio, ma prima che io possa voltarmi a guardarlo, ribatte:
“Questa è proprio l’ultima cosa che voglio sentire.” mi metto a ridere.
Direi che è tornato ad essere l’Atobe di sempre!
Mi appoggio con la testa alla catena, chiudendo gli occhi e, sentendomi rincuorato dalla facilità con cui si sono sistemate le cose, non posso fare a meno di mormorare:
“Glielo dirò, prima o poi. Ho solo bisogno dell’imput per affrontare la situazione.”
“Dell’imput?” annuisco.
Partendo dal nulla per me sarebbe praticamente impossibile arrivare all’argomento, ma se riuscissi in qualche modo ad introdurlo mentre parliamo d’altro, forse potrei..
Torno parzialmente alla realtà quando avverto le sue labbra sfiorare appena le mie, in quel suo modo dolce che mi fa dimenticare il resto.
Le socchiudo appena, lasciando che sia lui ad approfondire il gesto e abbandonandomi a lui, al punto che quando si allontana, non posso fare a meno di sussurrare:
“Ancora..” non se lo lascia ripetere, sebbene questa volta non sia così dolce come prima, ma più passionale.
Attendo anche questa volta che sia lui ad indietreggiare, rimanendo vicino a me.
“Scusa.” sussurra, con un filo di voce.
Non gli chiedo spiegazioni, non solo perchè non sono del tutto sicuro di averlo sentito, ma anche perchè non vedo motivo per cui debba scusarsi.
Se mai.. Dovrei essere io, a farlo.
“Va meglio?” mormora, a voce bassa.
Annuisco, sussurrando:
“Sì. Grazie..” mi appoggio a lui, restando ad occhi chiusi per qualche minuto.
Non aggiunge altro e così nemmeno io, con il risultato che restiamo in silenzio per diverso tempo, fino a quando torno alla realtà, spostandomi in modo da poterlo vedere per fargli notare:
“Si sta facendo tardi e domani avrai la scuola.”
“Già.”
“Forse è meglio.. Andare..”
“Sì.” tuttavia, non accenna a muoversi, con il risultato che tocca ancora a me alzarmi, ritrovandomi a pochi centimetri da lui.
“Grazie per essere venuto fin qui per me.” mormoro, appoggiando una mano al suo torace per farlo indietreggiare.
Si oppone, facendomi leggermente ridere.
“Atobe..” lo riprendo, abbassando leggermente il capo.
Non replica, approfittando della posizione in cui siamo per schioccarmi un bacio leggero sulla tempia, dopo il quale sussurra:
“Non devi preoccuparti di niente. Io sono qui.”
“Lo so.” e ne sono davvero sollevato.
Infatti, mi concedo di indugiare qualche secondo ancora così accanto a lui, prima di ripetere, spingendolo leggermente indietro:
“È meglio se vai.” visto che ha sicuramente più strada di me da fare, per arrivare a casa.
“Ci vediamo domani.” annuisco, lasciando che mi accompagni all’angolo vicino a casa mia dove ci separiamo, non prima che lui mi abbia dato un altro bacio, veloce e leggero, a fior di labbra.
Lo osservo allontanarsi fino a quando rimane nel mio campo visivo e, una volta di nuovo solo, non posso fare a meno di sospirare leggermente.
Domani sarà sicuramente un bel giorno.

“Avete fatto pace?” mi domanda a bruciapelo il mio migliore amico con un sorrisetto furbo, non appena riusciamo a stare da soli per più di due minuti.
Sorrido al meglio, chiedendogli:
“Da cosa lo hai dedotto?” ridacchia di rimando, ribattendo:
“La tua espressione parla da sola.”
“Lo so.” ammetto, senza poter e voler far nulla per nasconderlo.
“Alla fine si è trattato solo di uno stupido malinteso.” lo informo, piegando leggermente la testa di lato “.. Ma siamo riusciti a parlarne e prima o poi metteremo una pietra sopra tutto.”
“Prima o poi?” replica, leggermente incerto. Annuisco, spiegandogli:
“C’è ancora una cosa che dobbiamo sistemare, ma..” al momento richiede ancora un po’ di tempo..
Mi studia per qualche secondo, prendendosi il mento tra le dita, prima di commentare:
“Non è da te titubare così a lungo.”
“Lo so.” ma visto il passo da fare, non riesco a figurare come la cosa potrebbe svilupparsi e l’idea di affrontarla impreparato non mi incoraggia per niente.
Non riesce a ribattere, anticipato da una nostra compagna di classe che, avvicinandosi, ci interrompe.
Mi guarda, mormorando velocemente:
“Ti cercano.” guardo oltre lei, verso la porta, sorridendo quando i miei occhi si posano su Tezuka.
“Torno subito.” mormoro al mio migliore amico, che annuisce, mentre io mi alzo per raggiungere il nostro capitano.
“Ti serve qualcosa?” domando, senza cambiare espressione.
“Hai un momento?” annuisco e, dopo un suo cenno del capo, lo seguo, fino ad arrivare in terrazza.
Rimango leggermente sorpreso, ma aspetto che sia lui a esordire, appoggiandomi al parapetto per guardarlo. Mi porge un libro che riconosco solo in un secondo momento essere il mio dizionario, con un semplice:
“Avrei voluto restituirtelo prima.” ci resto più sorpreso di prima, prendendolo e facendogli notare:
“Non c’era bisogno di arrivare in terrazza, per ridarmelo.” senza contare che avrebbe tranquillamente potuto farlo una volta al club! “.. Comunque, grazie ugualmente.” rimaniamo in silenzio per qualche minuto e, dato che non pare esserci altro, mi allontano da dove sono, facendo per muovere il primo passo per rientrare.
Mi blocco prima, quando è ancora lui a parlare, glaciandomi con un neutro:
“Tutti avrei creduto, tranne Atobe.” in cui, però, non avverto tutta questa indifferenza.
“Co.. Come?” domando, non certo di aver capito bene.
O meglio.. Sperando di aver capito male.
Perchè lui non può.. Non..
Tuttavia, mi basta come la sua espressione si faccia decisamente più fredda del normale per avere la mia risposta, ma questo non pare avere importanza, dato che ci tiene a replicare, fintamente disinteressato:
“Ho sentito che giravano delle voci su di te e qualcuno della Hyotei, ma, trattandosi di te, non credevo che fossero vere.” fa una piccola pausa, durante la quale non distoglie lo sguardo dal mio, per poi concludere:
“E invece ieri..” i-ieri?
“Ero passato a ridarti il vocabolario.” riprende e, sebbene mi basti questo per capire tutto il resto, non pare intenzionato a volersi fermare.
“Tezuka..” mormoro, cercando di sciogliere il nodo che avverto allo stomaco.
“Hai fatto in fretta.” mi paralizzo.
In.. Fretta?
Chiudo gli occhi per qualche secondo, cercando di ragionare e di non far tremare la mia voce quando gli chiedo, più incerto di quanto vorrei:
“Cosa intendi?”
“Quello che ho detto.” ribatte, fintamente non curante, ma lasciandomi percepire appieno la sua decisione, avvicinandosi di un passo “.. Credevo che mi avresti aspettato. Che, una volta tornato, la situazione sarebbe cambiata. Cambiata tra noi due.” fa una piccola pausa, per dar maggior peso all’ultima frase che si è premurato di sottolineare, per poi riprendere:
“All’inizio è rimasto tutto uguale ma, anche se la cosa mi ha lasciato un po’ perplesso, ho pensato che avessi bisogno di tempo. Invece, nulla è cambiato e io mi chiedevo perchè. Poi alla fine ho capito.” assottiglia leggermente gli occhi, sibilando:
“Hai trovato alla svelta qualcuno con cui sostituirmi.” qualc..
Qualcuno con cui sostituirlo?
“Atobe..!” non è assolutamente qualcuno con cui sostituirlo!
Inoltre.. Non può certo dire che sia stata una cosa veloce.
Io..
“Non è così?” io..
Non trovo la forza di ribattere e quasi non ne ho il tempo, a causa sua che si avvia verso la porta, concludendo con un lapidario:
“Credevo di aver capito com’eri fatto.” com.. “.. Evidentemente mi sbagliavo.”
“Che..” balbetto, cercando di ignorare il nodo alla gola che mi si è formato “.. Che intendi dire?”
“Quello che ho detto.” ribatte secco, guardandomi da sopra una spalla.
Fa per andarsene e, forse proprio a causa della confusione in cui il tono con cui ha affrontato il discorso mi ha mandato, riesco solo a domandare:
“Che cosa avrei dovuto fare?” non risponde a parole, ma mi basta il suo sguardo per capire la risposta.
Non ho il tempo di giustificarmi, sempre a causa sua che fa di nuovo per andarsene, fermandosi sulla soglia della porta giusto il tempo per concludere con un lapidario:
“Mi hai davvero deluso.” dopo il quale se ne va, lasciandomi senza parole e, soprattutto, facendomi sentire uno schifo.
Non riesco a reagire per alcuni minuti ancora e, non appena quanto mi ha detto termina di arrivare completamente alla mia mente, non posso fare a meno di chiudere gli occhi, nascondendo il volto dietro le mani.
Lui..
Allontano una lacrima con un gesto nervoso.
Io..
Non..
Mi rendo conto benissimo anche da solo di quanto mi abbiano fatto male le sue parole e non mi rimane che sedermi e appoggiarmi alla rete, nascondendomi contro le ginocchia per lasciar sfogare il mio pianto silenzioso, stringendo più che posso il mio dizionario.
Non volevo che andasse così.
Non volevo che affrontassimo il discorso in questo modo.
Io.. Temevo che non avrebbe capito. Ma non mi aspettavo di certo che reagisse in questo modo.
È uno stupido..
Ora mi chiedo solo che ne sarà di quel legame che credevo speciale e che ci univa..
Lascio passare qualche minuto dopo il suono della campanella, in modo da essere sicuro di non incontrare nessuno per i corridoi quando mi alzo, dirigendomi verso il mio armadietto.
Lo apro ma, non sapendo bene a cosa ciò mi serva, lo richiudo quasi subito, per poi uscire dall’edificio e tornare a casa.
Non credo di poterlo affrontare di nuovo.
Salgo debolmente le scale, sentendo solo di sfuggita mia madre chiamarmi e chiedere:
“Shusuke? Va tutto bene?”
“Sì..” no.. “.. Non mi sentivo molto bene e..” mi chiudo in stanza, affinchè non mi veda, pregando che non venga a controllare le mie condizioni.
Per fortuna è così, dato che la sua voce mi arriva da oltre la porta:
“Ti porto qualcosa?”
“No.. Grazie.. Ho solo bisogno di..” smettere di pensare “.. Riposare un po’. Poi starò bene.”
“Sicuro?”
“Sì.” non insiste ulteriormente ed io posso finalmente infilarmi sotto le coperte, nel mio letto, rannicchiandomi più che posso mentre le parole di Tezuka tornano a riecheggiarmi nella mente, fredde e spietate.
Forse ho sbagliato io..
Avrei dovuto parlargliene..
No. Forse più semplicemente non avrei dovuto fare niente..
Mi giro sull’altro fianco, massaggiandomi debolmente le tempie a causa del mal di testa.
Sto cominciando a pensare ad un sacco di sciocchezze. Devo smetterla. Smetterla e calmarmi..
Provo inutilmente ad asciugarmi gli occhi con il dorso delle mani, ma mi arrendo ben presto, tornando nella posizione originaria.
Devo solo aspettare che passi, no? Perchè.. Prima o poi passerà, vero?
Cerco di consolarmi con questo pensiero, senza riuscire neppure ad addormentarmi, sebbene sia perfettamente conscio che questa sarebbe la soluzione migliore ai miei problemi, tornando alla realtà parecchio tempo più tardi, quando il mio cellulare comincia a vibrare per la terza volta.
Di malavoglia, allungo una mano fuori dalle coperte per prenderlo, irrigidendomi quando mi accorgo dell’ora che si è fatta, dettaglio che mi toglie ogni dubbio su chi possa essere a cercarmi.
Che diamine di fine hai fatto?
Atobe..
E come dargli torto? Dovevamo vederci più di un’ora fa ed io, oltre a non essermi presentato e non averlo avvisato, non ho nemmeno risposto alle sue chiamate.
Sospiro interiormente.
Eppure..
Scusa, ma.. Stasera non me la sento.
Non riesco a trovare altro con cui spiegargli la situazione e, non ottendendo risposta, suppongo che quello che gli ho scritto sia stato sufficiente.
Non è uno stupido.. Sicuramente capirà che ho qualcosa che non va e stare da solo non può che farmi bene.
Eppure, passa solo poco più di mezz’ora prima che io avverta qualcuno bussare alla mia stanza.
“Non ho bisogno di niente.” rispondo “.. Non preoccuparti, mamma.”
“Potresti almeno dirmelo guardandomi in faccia?” sobbalzo, riconoscendo immediatamente la persona dietro la porta.
Q-Quel tono irritato, con q-quella particolare cadenza..
Mi alzo e, per prima cosa, mi asciugo velocemente gli occhi, per poi affrettarmi ad andare ad aprire, socchiudendo appena l’uscio per confermare anche visivamente ciò che temo.
E.. E lui..
“Che ci fai qui?” mormoro, decisamente sorpreso.
Si acciglia leggermente e, mentre apro completamente la porta, ribatte:
“Mi hai liquidato con un messaggio praticamente vuoto. Non credere che mi accontenti.”
“Scu.. Scusa..” mormoro, abbassando immediatamente lo sguardo, mentre indietreggio di un passo per farlo entrare.
“Cos’è successo?” domanda, tornando a parlarmi con quel tono dolce e premuroso che usa solitamente con me ma che in questo momento non mi aiuta a farmi sentire meglio.
Infatti, tutto ciò che riesco a rispondergli è un semplice:
“Tezuka..” prima che il ricordo dello scontro avuto con il diretto interessato torni a farsi vivido nella mia mente, portandomi di nuovo a piangere.
No.. Io non voglio.. Piangere davanti a lui..
Eppure è troppo tardi ed io attendo solo pochi secondi prima di venire avvolto dalle sue braccia che mi stringono dolcemente.
Questo mi fa sentire decisamente meglio, tanto che mi aggrappo completamente a lui, sfogandomi:
“Lui.. Lui..! L’altra sera ci ha visti e..! E..! E adesso..! Io..! Noi..! Lui..!” mi odia!
Sicuramente mi odia e mi allontanerà da sè!
E io non voglio che mi allontani da sè!
Non risponde, limitandosi a tenermi stretto ma, non avvertendo da parte sua alcuna sorpresa in merito, mi allontano leggermente, per osservarlo in viso e rendermi così conto di qualcosa che avrei preferito non vedere.
“Tu..” mormoro, scosso “.. Lo sapevi!” non nega ed è proprio questo a darmi conferma nei miei timori.
“Lo sapevi!” esclamo, allontanandolo da me con una spinta.
“Fuji..”
Scusa.
Quel.. Quel bacio..
“L’hai fatto apposta!” lo interrompo, ben deciso a non volerlo ascoltare “.. Come hai potuto?!” io mi fidavo di lui! Credevo avesse capito che non ero pronto ad affrontarlo!
“Fuji.” ci riprova, più deciso di prima ma mi ritraggo prima che possa prendermi per un braccio.
“No!” tenta di nuovo ma, ancora, glielo impedisco, senza potermi frenare dal dirgli:
“Vattene.” si acciglia leggermente e, sebbene percepisco la sua voglia di ribattere, non lo fa immediatamente, dandomi la possibilità di approfittare del suo indugio e, di conseguenza, spingerlo fuori dalla porta, che chiudo immediatamente con un:
“Non ti voglio vedere!” mi aspetto una risposta, a giudicare dalla sua espressione di poco prima anche piuttosto acida, che però non arriva e, non avvertendo più la sua presenza fuori dalla mia stanza, non posso fare a meno di lanciare il cuscino contro il legno.
Stupido Atobe!
Come..?! Perchè l’ha fatto? Io credevo..! Io pensavo..!
Mi lascio cadere a terra e, passandomi una mano tra i capelli, sospiro, chiudendo gli occhi mentre le lacrime tornando a rigarmi il viso.
Stupido Atobe..
E adesso come faccio a sentirmi meglio se l’unica persona che vorrei che mi abbracciasse in questo momento sicuramente non verrà da me?
Raggiungo il cuscino, abbracciando quello come ripiego, in cerca di consolazione, affondandoci il volto per continuare il mio sfogo e proseguire il mio pianto.
Altro che bella giornata.. Questa è davvero da dimenticare..

“Fujiko!!!” non reagisco in tempo e ci manca veramente un soffio perchè io cada sotto il peso del mio migliore amico che, di slancio, si è letteralmente buttato sulla mia schiena “.. Cos’è successo? Sei sparito e hai pure saltato gli allenamenti! Tezuka era furioso, faceva davvero paura!” si interrompe un attimo, per poi continuare sottovoce:
“Per fortuna che non l’hai visto..” dopo di che riprende con il medesimo tono di prima:
“Mi hai fatto preoccupare! Perchè non mi hai detto niente?”
“Scusa, Eiji..” mormoro, non sapendo cos’altro dirgli.
Ieri non ho fatto altro che piangere, combattuto sul chiamare Atobe o meno oppure se chiamare Tezuka e provare a parlargli.
Alla fine non ho portato a termine nè l’uno nè l’altro obiettivo e oggi non so come affrontarli..
Dopo il modo in cui l’ho trattato, non credo proprio che Atobe sia così incline a fare come se nulla fosse o, peggio, a discutere immediatamente della questione.
Sospiro interiormente, tornando alla realtà a causa del mio migliore amico che, distraendomi, riprende:
“Ma mi dici cosa è successo?”
“Ecco.. A dire il vero..” non so molto bene come spiegarglielo..
Lo capisce da solo, chiedendomi:
“C’entra Tezuka?” annuisco, specificando:
“E non solo.” si fa pensieroso, ma non aggiunge altro, se non qualche minuto dopo quando, passandomi un braccio intorno alle spalle, esclama:
“Non preoccuparti! Vedrai che troveremo una soluzione!” già..
Ma tra quanto?
Io.. Vorrei solo riavvolgere il tempo ed evitare tutto questo.
Oppure.. Mandare avanti i giorni, fino a situazione risolta.
Perchè non c’è un modo per farlo?

Continua…

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Capitolo 4
*** IV Capitolo ***


IV Capitolo

*-* Atobe *-*
“Ti dai una mossa?” sibilo, lanciando una fulminata ad Oshitari che non pare intenzionato a sbrigarsi.
“Siamo nervosetti, eh.” commenta, leggermente ironico e con un sorrisino a cui rispondo con un’altra occhiataccia.
Lui non lo sarebbe?
E comunque non sono ‘nervoso’. Sono letteralmente infuriato e se non vuole essere lui la prima vittima della mia ira, gli conviene veramente muoversi!
“Datti una mossa!” sbotto, al limite della pazienza “.. Ti ricordo che sei stato tu a voler venire con me!”
“Calma, calma. Mi sono offerto di accompagnarti per evitare che *tu* ti metta nei casini più del necessario.” lo studio per qualche secondo, fino a quando ammette:
“E poi vorrei tanto vedere la scena!” gli basta uno sguardo per capire quello che deve fare e, per fortuna, finalmente accelera il passo, così da arrivare alla nostra meta in un orario accettabile.
Bene. E adesso, vediamo di farla finita.
Mi avvio abbastanza deciso lungo i corridoi, verso la mia meta più che chiara, senza curarmi di essere seguito o meno e, quando la raggiungo, non ci metto molto a mettere a fuoco il mio obiettivo.
Tuttavia, pare non notarmi, dettaglio che mi irrita maggiormente e, ignorando i suoi compagni di classe che man mano si zittiscono, lo raggiungo, fermandomi praticamente di fronte a lui.
Ancora, non mi degna della sua attenzione e non riesco a mascherare completamente la mia rabbia quando lo metto al corrente della mia presenza, tirando un calcio al suo banco, che si muove giusto di quei pochi centimetri per finire contro il muro, facendo sobbalzare il suo proprietario che, finalmente, mi guarda.
Pare sorpreso di vedermi ma, prima che possa in alcun modo dire qualcosa che sicuramente mi urterà maggiormente, lo anticipo, informandolo:
“La prossima volta che hai intenzione di dire qualcosa che ferirà il *mio* ragazzo, abbi il coraggio di farlo in *mia* presenza.” mi guarda confuso per qualche istante, prima di capire a cosa mi riferisco e assumere di conseguenza un’espressione decisa nel ribattere:
“Non credo che questi siano affari tuoi.”
“Oh, invece lo sono.” Fuji è esattamente affar mio! Più che suo!
“La cosa non ti riguarda, non intrometterti.” intromettermi?
“Sei tu quello che non doveva intromettersi.” assottiglia leggermente gli occhi, alzandosi per fronteggiarmi meglio e, incurante delle persone attorno a noi che ci stanno osservando, ribatte:
“Lui doveva mettersi con me.” a questo non mi freno, rispondendo irritato:
“E chi l’ha deciso? Tu, come sempre? E lui che ne pensava?” non replica, dando conferma alle mie supposizioni.
“Se pensi di conoscerlo così bene, ti consiglio di rivedere le tue convinzioni.” riprendo, davvero scocciato.
“Se tu non ti fossi messo in mezzo, al mio ritorno noi..!”
“Al tuo ritorno?” lo interrompo “.. E cosa pretendevi che facesse? Aspettarti senza sapere quando saresti tornato senza neanche avere la certezza del dopo? Gli avevi almeno accennato qualcosa?”
“Non credevo ce ne fosse bisogno.” ribatte, a voce bassa ma decisa “.. Evidentemente mi sbagliavo.”
“Su questo siamo d’accordo.” attendo qualche secondo, così che possa focalizzare meglio le parole con cui concludo:
“Ti avviso: feriscilo un’altra volta e non te la faccio passare liscia.” non risponde, limitando a sfidarmi con lo sguardo.
Se crede di incutermi timore, si sbaglia di grosso. Non ho paura, tanto meno di lui.

** Fuji **
Sospiro, allungandomi sul mio banco e chiudendo gli occhi, nel tentativo inutile di allontanare da me quel senso di nausea che mi sta accompagnando da stamattina.
Non voglio andare al club.
Non è ancora cominciata la prima ora, ma già non voglio andare al club.
Vengo distratto dai miei pensieri da un brusio piuttosto fastidioso proveniente dal corridoio e, indispettito da ciò, borbotto:
“Si può sapere che perchè fanno tutto questo chiasso?” avverto il mio migliore amico accennare ad una risatina, mentre azzarda:
“Forse sta passando Oishi per venire a vedere come stai.” già.. Ci manca solo un incontro con il vice-capitano e il suo seguito di adoratrici.
Non sono proprio in vena..
Mi riprendo quando sento un’altra voce interrompere i miei pensieri, che non è quella del vice-capitano, ma nemmeno quella di nessun altro membro del club di tennis. O per meglio dire: di nessuno studente di questa scuola.
“Buon giorno.” sollevo leggermente il capo, mentre Eiji si lascia sfuggire un miagolio di sorpresa ed è lui a domandare ad un Oshitari sorridente sulla soglia della nostra classe:
“E tu che ci fai qui?” sorride leggermente di pù, raggiungendoci e, sedendosi sulla sedia davanti a me, spiega:
“Accompagnavo un amico e ho pensato di passare a salutare il mio dolce e prezioso ragazzo.” infine mi guarda, concludendo:
“Ciao, Fuji.” c.. Che..?
Riesco a rispondere con un “ciao” a malapena bisbigliato, quasi coperto dalla voce del mio vicino che fa notare al nuovo arrivato:
“Quello è il mio posto!” non ottiene replica, se non un sorriso che a parer mio non vuol dire nulla, poi l’attenzione del genio della scuola nostra rivale torna su di me.
“Non fare quella faccia sorpresa, dai!” mi riprende, divertito “.. Un Re ha sempre un servitore, specialmente quando corre in soccorso della sua bella Principessa.” cos..?
Ci metto un po’ ad interpretare la sua affermazione e, quando ciò avviene, non posso fare a meno di spalancare gli occhi.
A.. Atobe è..?
Ne ho la conferma quando sorride ancora e, con un velo di malizia, prosegue:
“Non credo debba spiegarti cosa lo ha spinto a venir qui. Nè dove sia in questo momento.” lui..
Non ci posso credere. Non ci voglio credere!
Non sarà da..?!
“Esatto.” quello è pazzo!
Vengo distratto dal sospiro plateale del ragazzo di fronte a me, che conclude:
“Deve essere una scena divertente a cui assistere, non lo credi anche tu?” no!
“Si può sapere di che diavolo stai parlando?” borbotta Eiji, avvicinandosi al mio banco, con un’espressione per metà indispettita e per metà curiosa.
Non gli do tempo di rispondere e, alzandomi, guardo il mio migliore amico, dicendogli un semplice:
“Andiamo.” che lo manda maggiormente in confusione.
“Eh? Dove?” non rispondo, avviandomi verso la porta, seguito immediatamente dal rosso e, con passo più controllato, anche da Oshitari.
“Fujiko! Spiegami che sta succedendo!!” ignoro le proteste che giungono alle mie orecchie, preferendo prendermela con il più alto, a cui chiedo:
“Si può sapere perchè non gli hai impedito di venire qui?”
“Avrei dovuto?” che domande!
“Certo!”
“Perchè?” perchè?
E lo chiede?
Se lo scoprissero, cosa che sicuramente accadrà, visto che nella nostra scuola la loro divisa non passa certo inosservata, ci saranno delle conseguenze e se queste dovessero ripercuotersi su di lui, io..! Io..! Non glielo perdonerei mai!
“Non poteva rimanere impassibile, dopo quello che è successo.” dopo quello che..?
Si riferisce a.. Ieri?
Beh, certo, a cos’altro potrebbe riferirsi? Però.. Io credevo.. Temevo.. Che la sua rabbia si sarebbe sfogata su di me, non su..
Arriviamo nei pressi della classe di Tezuka, al cui esterno si è già formata una discreta folla di curiosi, ognuno con la propria teoria su quanto sta accadendo.
Perfetto! Ci manca solo l’arrivo di un insegnante!
Riesco a sgusciare tra le persone, arrivando più o meno nelle vicinanze della porta, quel che mi consente di riuscire a sbirciare all’interno e avere così conferma di quanto detto da Oshitari nella nostra classe.
Atobe..
“Maledizione..” mormoro, venendo sentito solo dal mio migliore amico e da Oshitari che, leggermente diverito, commenta:
“Non dirmi che non ci credevi.”
“…” non volevo crederci, è diverso.
“Potevi aspettartelo. O hai ancora dubbi su come potrebbe reagire, se qualcuno ti ferisce e lui non può proteggerti?” no, non ho dubbi..
Ma non credevo che per lui fosse così importante da venire addirittura nella mia scuola per.. Per?
Per mettersi nei casini!
Faccio per muovere un passo nella loro direzione per intervenire e, magare, cercare di calmarli, ma prima di potercela fare, è Atobe che aggiunge qualcosa in direzione di Tezuka, per poi voltarsi e dirigersi verso l’uscita.
Mi vede e i nostri sguardi si incrociano un istante solamente, prima che mi passi accanto, senza dirmi una parola, ma sfiorandomi appena una mano, senza farsi vedere.
“Andiamo.” ordina poi in direzione del suo compagno di scuola che, accennando ad un sorriso, sospira arreso, sapendo di non poter fare diversamente.
Tuttavia, si volta a guardarmi e, sorridendo, mi fa l’occhiolino, congendandosi con un semplice:
“Ci vediamo.”
“Esibizionista.” borbotta sottovoce Eiji, alle mie spalle, mentre io sono troppo pietrificato per reagire.
Quei due.. Non sono per niente normali!
“Andiamo, Fujiko!” prosegue, offeso, prima di prendermi per mano e prendere la via per la nostra aula “.. Non perdiamo tempo con questi e torniamo in classe! Tra non molto cominceranno le lezioni!” non mi oppongo, sebbene mi appunti mentalmente di chiedergli il motivo di tanta risolutezza.
Lancio per un breve istante un’occhiata in direzione di Tezuka, che a sua volta guarda verso di noi, con il risultato che i nostri occhi si incrociano.
Io.. Credo che sia il caso di fare due parole, alla prima occasione..

Mi ridesto al suono dell’ultima campanella, a cui sussegue poco dopo la voce del mio migliore amico che commenta:
“È ora.” lo guardo, trattenendomi dal sorridere e dal fargli notare che, dei due, dovrei essere io quello che dovrebbe aver paura di incontrare Tezuka. Mi limito unicamente a radunare le mie cose e, accennando ad un sorriso, lo incoraggio con un cenno del capo:
“Andiamo.”
“Nyaa!” così facciamo e, nonostante le nostre presupposizioni, il nostro capitano si rivela più tranquillo di quanto non credessimo.
Mi faccio coraggio, avvicinandolo poco prima della fine degli allenamenti, per chiedergli:
“Possiamo parlare?” mi studia in silenzio una manciata di istanti, con quel suo tipico sguardo che ha quando mi legge dentro e, poco dopo, mormora un semplice:
“Sì.” quasi impassibile.
Faccio un respiro profondo.
Ce la posso fare.
Ci allontaniamo di poco dai campi, quel che consente a lui di tenere d’occhio la squadra ma anche sufficientemente lontano da orecchie indiscrete.
“Allora?” mi faccio coraggio, buttandomi:
“Non ti chiederò scusa per il comportamento di Atobe.” perchè farlo significherebbe essermi vergognato di lui e questa è proprio l’ultima cosa che sono.
Io sono davvero colpito dalla passione che per l’ennesima volta ha dimostrato di avere per me.
E questa volta, tocca a me.
Ignoro lo sguardo glaciale con cui mi guarda, che si vela di sorpresa per un istante quando affermo:
“Io lo amo. E lo amo sul serio.” poi torna immediatamente quello di sempre, sebbene intraveda qualcosa di diverso quando domanda:
“Davvero?”
“Davvero.”
“Perchè?” e come spiegarlo..
“Per tanti motivi.” e forse, il maggiore di tutti è che mi è stato accanto in un momento per me difficile.
E anche se sono stato io il primo ad accusarlo di essere un approfittatore, ora tutto questo non ha più importanza.
Importa solo quello che percepisco che prova per me, ogni volta che siamo insieme.
La sua gelosia.. La sua possessività.. E anche la sua cocciutaggine.
“E non cambierò idea.” lo avviso, serio.
Mi guarda di nuovo arrabbiato, sibilando:
“Sbagli.”
“Non importa.” se davvero sto commettendo un errore, beh.. Ben venga, ne pagherò le conseguenze e ne trarrò qualche insegnamento, ma fino a quando non me ne accorgerò da solo voglio continuare a sbagliare.
“Lui non è adatto a te.” questa volta è il mio turno di cominciare ad arrabbiarmi e replicare, irritato:
“Perchè?” perchè non è lui?
È la stessa risposta che trovo nei suoi occhi, ma che decido di ignorare, insistendo:
“Perchè è arrogante? Altezzoso? Egocentrico e viziato? Non mi interessa! È dolce e premuroso e..! E geloso!” tanto geloso! “.. È fatto così e anche se non mi capisce solamente con uno sguardo, ci prova! A volte sbaglia, ma cerca sempre di fare quello che crede sia meglio per me! E quando sbaglia.. Trova sempre un modo per rimediare.” e non ha paura di perdermi perchè non ha intenzione di lasciare il mio fianco.
“E a te va bene così?”
“Sì.” Tezuka era la persona con cui sentivo di poter scalare una montagna.
Ma ora quella montagna voglio scalarla con Atobe.
Perchè se dovessi incespicare, so che se gli chiedessi una mano, lui lo farebbe. E non mi sentirei inappropriato a farlo.
Mentre con Tezuka, cercherei sempre di essere al suo livello, per poter stare accanto a lui.
“Bene. Se questo è quello che avevi da dirmi, direi che abbiamo finito.” conclude, voltandosi e facendo per riavviarsi verso i campi.
“Tezuka!” lo fermo, correndogli dietro.
Smette di camminare e, guardandomi da sopra una spalla, rimane in silenzio, attesa che sia io a proseguire.
Non ho il coraggio di farlo subito, con la conseguenza che trascorriamo qualche attimo senza parlare.
“Noi..” mormoro, interrompendomi subito dopo, non trovando le parole.
Eppure, capisce esattamente la mia domanda e, girandosi completamente nella mia direzione, torna di nuovo vicino a me, troppo vicino a me, tanto da riuscire a prendermi il mento tra le dita e incatenare lo sguardo al mio quando sussurra:
“Non sono felice per te e non sarò felice per te. Il nostro rapporto non tornerà come prima. E quanto a noi.. Non intendendo lasciarti a lui.” non riesco a replicare, avendo inuito perfettamente il significato delle sue parole ma, per fortuna, non si spinge oltre, lasciandomi andare e tornando ai campi.
Mi lascio cadere a terra, leggermente confuso dalla piega che questa situazione ha preso.
Quelle parole da lui non le accetto!
Mi rialzo immediatamente, seguendolo e raggiungendolo prima che sia troppo tardi.
“Questo tuo modo di fare non mi piace per niente.” lo rimbecco, piazzandomi davanti a lui “.. Perchè devi sempre decidere tu per entrambi?” se le altre volte poteva andarmi bene, questa volta no!
Lui per me è importante ed io non voglio perderlo per un motivo così..! Stupido!
Riduce la distanza che ci separa, portando il viso vicino al mio per domandarmi:
“Hai capito quello che ti ho detto?” c.. Che domande!
“Certo che l’ho capito. E non starmi così vicino.” mormoro, indietreggiando di un paio di passi.
Peccato che anche lui avanzi, con il risultato che la distanza tra di noi rimane pressochè la stessa.
“Tezuka, tu.. Sei ancora importante per me. E non sceglierò tra te e Atobe.”
“Non puoi avere entrambi.”
“Chi lo dice?” lo interrompo, non volendo ascoltarlo “.. Questa volta non ti permetterò di scappare da me.” resta sorpreso ed io approfitto di questo suo momento di smarrimento per voltarmi e andarmene, raggiungendo gli spogliatoi per cambiarmi.
E adesso, ho ancora una cosa da fare..

continua…

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Capitolo 5
*** V Capitolo ***


V Capitolo

Ci possiamo vedere?
 Devo attendere qualche secondo, prima di ottenere una risposta:
Quando?
 A dire il vero.. Vorrei vederlo in questo momento..
 Tuttavia, mi sforzo di rispondergli un semplice:
Appena puoi.
 Sospiro interiormente.
Non è stato esattamente il modo migliore per dirgli che avevo voglia di stare con lui. Ma non sapevo com’altro fare..
 E così, ho giusto il tempo di arrivare al parco vicino a casa mia e di sedermi su una delle altalene presenti, prima di vedere il mio ragazzo scendere dalla macchina, ancora con la divisa del club.
 Mi alzo, raggiungendolo, ma non gli lascio il tempo di dire niente, passandogli immediatamente le braccia intorno al collo.
 Rimane un attimo sorpreso, dettaglio che avverto chiaramente nel modo in cui accenna a stringermi e, immediatamente, mi chiede:
“È successo qualcosa?” mi stringo un po’ di più a lui, attendendo che faccia altrettanto, intanto che rispondo:
“No.” attendo qualche attimo, per poi confessare:
“Ma.. Ho parlato con Tezuka.” si irrigidisce e non prova nemmeno a nasconderlo.
 Sorrido.
 Ancora una volta, si preoccupa davvero troppo.
 Nascondo il viso contro il suo collo, sfregandomi appena quando, rafforzando nettamente la presa su di me, domanda:
“Che ti ha detto?”
 “Lui niente.” semi-mento “.. Sono io che avevo qualcosa da dire a lui.”
 “Che cos..? E cosa gli avresti detto?” mi allontano leggermente, quello che mi basta per guardarlo quando, semplicemente, gli dico:
“Che ti amo.” e che voglio stare con lui.
 Non riesce a nascondermi quanto rimanga spaesato dalle mie parole e, nonostante poi provi ad assumere quella sua aria leggermente corrucciata, non mi convince che ne sia rimasto totalmente indifferente quando borbotta:
“E non potevi dirlo direttamente a me?” mi trattengo dal ridere, sporgendomi appena un po’ di più nella sua direzione e ribatto:
“Tu dovresti saperlo bene. È lui che doveva capirlo.” non gli do il tempo di replicare, appoggiando le labbra alle sue.
 Non mi allontana, ma aspetta che sia io a farlo, per poi riprendere:
“Seriamente, Fuji.”
 “Uhmm.. Te lo dico solo se mi baci.” e prometti di non arrabbiarti.
 Indugia qualche attimo, studiandomi, ma poi mi accontenta così che, finalmente soddisfatto, possa andare a sedermi accanto a lui su una delle panchine presenti.
 Intreccio le dita e, guardando a terra, non mi freno dal mormorare:
“Prometti che non ti arrabbi?” porta un braccio sullo schienale oltre le mie spalle, replicando:
“Se questa è la premessa, allora no.” rimango in silenzio, lanciandogli una breve occhiata.
 Indossa ancora la tuta..
 Glielo faccio notare, ma tutto ciò che ottengo in risposta è un netto:
“Perchè non mi dici quello che devi senza giri di parole?” sospiro interiormente.
 Credo che sia meglio fare come vuole, prima che si arrabbi sul serio..
“Io vorrei che le cose tra di noi fossero chiare.. Io.. Non posso fare a meno di Tezuka.” mi blocco subito e, qualche istante di silenzio più tardi, replica:
“Non puoi o non vuoi?” preciso come sempre..
“Non voglio.” ammetto “.. Perchè.. Lui continua ad essere importante per me. E il tipo di rapporto che ci lega non è così facile da trovare o da creare. Non voglio che si rompa.”
 “Sei ancora attratto da lui?”
 “A livello tennistico.” come potrebbe essere diversamente?
 Mi volto verso di lui, così che mi guardi negli occhi quando affermo:
“Ma non è lui la persona che ho scelto. Io voglio stare con te. Non intendo scegliere tra voi due. Tu sei il mio ragazzo e lui l’alteta che devo superare. Questo è quanto.” mi fissa in silenzio, assimilando le mie parole, infine si acciglia leggermente e ribatte, con il suo tono che vuole passare per irritato ma che in realtà cela solo una mal tenuta gelosia:
“Come se mi facessi mettere da parte da lui.” sorrido.
 Sono contento che abbia capito.
 Mi rilasso, appoggiandomi con la testa alla sua spalla e chiudendo gli occhi, informandolo:
“Non dovresti aver timore di niente.” ha solo un momento di smarrimento, prima di intuire cosa sto per dirgli e, di conseguenza, avvisarmi:
“Scegli con cura le tue prossime parole.” lo ignoro, riprendendo:
“Sei stato l’unico che è davvero riuscito a metterlo da parte.” e a me va bene così.
 Va davvero bene così.
“Fuji.”
 “Tutti quelli che ci hanno provato prima di te..!” hanno miseramente fallito!
 Non riesco a concludere, interrotto da una spallata che mi fa alzare di colpo la testa e, soprattutto, mi fa ridere.
“Sei contento?” di vederlo geloso? Sì.. “.. Evita almeno di farmi l’elenco, grazie.” gli sorrido, appena prima di sporgermi nella sua direzione, quel che gli serve per fargli capire che voglio essere baciato.
“Non te lo meriteresti.” mi sporgo un po’ di più.
 Lo dice, e forse è anche vero! Ma ciò non toglie che io lo voglia.
 E anche lui, a giudicare dal modo in cui mi accontenta.
“Grazie.” sussurro, ad un filo dalle sue labbra quando si allontana da me “.. Per avermi dato l’imput di affrontare la situazione.”
 “Ma sentilo.” mi riprende, sebbene mi baci ancora prima di farmi notare:
“Chi era quello che si è arrabbiato tanto, mi ha fatto aspettare più di un’ora, mi ha liquidato con un messaggio e quando sono andato a vedere come stava mi ha pure buttato fuori dalla sua stanza?” sorrido, fingendo di pensarci.
“Non lo so!” un io che aveva preso il sopravvento.
 Ma di certo non io.
 Lo guardo, solo per non perdermi la sua espressione scettica, che copro io annullando la distanza che ci separa.
 Dopo di che mi alzo e, guardandolo, domando:
“Devi andare?” se non si è ancora cambiato i motivi sono pochi.
 Anche se non dubito che uno di questi possa essere io.
“Ho una cosa da fare.” ammette e, prendendomi per un braccio, mi tira verso di sè, facendomi sedere sulle sue gambe “.. Ma può anche aspettare.” sorrido, passandogli le braccia intorno al collo.
“Atobe..?” lo chiamo, indietreggiando e bloccando il suo tentativo di baciarmi.
“Hn?” attendo che mi guardi, per dirgli:
“Adesso.. Credo che tu non debba più nascondermi.” rimane interdetto per qualche secondo poi, finalmente, accenna ad un sorriso, facendomi notare:
“Adesso credo proprio che farò sfoggio, di te. Specialmente davanti a qualcuno.” sorrido.
 Non ho difficoltà ad immaginare chi!
 Torno ad appoggiarmi a lui, passandogli le braccia intorno al collo e nascondendomi contro di esse quando sussurro:
“Mi dispiace.”
 “Di cosa? Di distrarti facilmente?”
 “No.” mormoro, seriamente “.. Di come ti ho trattato l’altro giorno.” torna serio anche lui e mi costringe ad allontanarmi da lui per guardarmi e replicare:
“Ci stai ancora pensando?” annuisco appena, facendolo sospirare “.. È vero che non è stato un gesto molto romantico, da parte tua, ma.. Vista la situazione, forse potrei anche passarci sopra.” forse?
 Glielo faccio notare, facendogli accennare un sorriso, che sparisce quando mi fa tornare contro di sè, bisbigliando:
“Smetti di pensarci.” posso davvero?
 Credo che capisca da solo la mia muta domanda, a giudicare da come mi stringe, sfiorandomi appena i capelli con le labbra.
 Chiudo gli occhi, lasciandomi completamente andare.
 Vorrei poterlo tenere qui con me. Almeno ancora per qualche minuto..
 Tuttavia, mi fa alzare poco dopo, spiegandomi:
“Devo andare.”
 “Già..” mormoro, indietreggiando per dargli lo spazio sufficiente per tornare in posizione eretta “.. Qualunque cosa tu debba fare.. Dacci dentro.” sorride e, chinandosi a darmi un bacio sulla tempia, replica:
“Ovvio.” dopo di che si allontana ed io lo seguo con lo sguardo, studiando come sempre la sua figura e ripensando a quanto accaduto oggi.
“Atobe..!” si volta a guardarmi e, facendo appello a tutto il mio coraggio, confesso:
“Oggi.. Sei stato figo.” quando ha affrontato Tezuka.
 Non so cosa gli abbia detto, ma a me è bastato il fatto che ci fosse.
 Sorride, assumendo quella sua inconfondibile espressione di vittoria che ha quando deve giocare una partita e ribatte:
“Non lo sono sempre?” sorrido di rimando.
 Sì, lo è.
 Ed io sono fortunato ad averlo al mio fianco.
 E difenderò anche questo legame. A tutti i costi.

** Fine **

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