It's my life

di strambascrittricediff
(/viewuser.php?uid=589526)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La notte senza luna è complice di un'audace fuga ***
Capitolo 2: *** Tyrion POV ***
Capitolo 3: *** A new life ***
Capitolo 4: *** Nota dell'autrice ***
Capitolo 5: *** Uno strano incontro ***



Capitolo 1
*** La notte senza luna è complice di un'audace fuga ***


~~
Indossò il mantello di lana scura e si calò il cappuccio sulla testa, quindi raggiunse il muro occidentale e aspettò nascosta dietro un albero che la guardia passasse per la sua ronda. Quando si fu allontanata si arrampicò sulle rovine del muro di cinta.

Era crollato mesi prima ma dato che suo padre aveva perso al gioco o con le puttane quasi tutti i suoi soldi non aveva potuto farlo riparare.

Una pietra rotolò e cadde con un tonfo sordo, lei si accucciò e trattenne il respiro per qualche secondo ma non arrivò nessuno.
Come aveva previsto le due sole guardie che suo padre poteva ancora permettersi di pagare non potevano tenere d’occhio l’intero perimetro ed essendo pigre le loro ronde erano circa una ogni ora quindi non sarebbero tornate al lato ovest del castello lasciandole il tempo di compiere la sua scalata. In più la notte che aveva scelto per la sua fuga era una notte senza luna, in quell’oscurità e coperta da un mantello nero difficilmente qualcuno avrebbero potuto vederla.

Arrivata in cima al muro assicurò la corda a un grosso masso e si calò con lentezza, quando toccò terra sentì che la testa le girava per l'emozione.
Era riuscita veramente a scappare senza che nessuno la vedesse, se avesse avuto fortuna le guardi non si sarebbero accorte della corda che penzolava dal muro e lei avrebbe avuto tutta la notte per allontanarsi dal castello, ma anche se fossero usciti subito a cercarla le sarebbe bastato nascondersi nella foresta e poi l’indomani cercare un passaggio lungo la strada.
Inoltre era certa che nessuno l’avrebbe riconosciuta. Prima di lasciare il castello si era travestita da popolana tagliandosi i capelli all’altezza delle spalle e legandoli  con un cordino di paglia e poi aveva indossato gli abiti che aveva cucito nella settimana precedente. Così ora indossava una sottoveste di cotone bianca, sopra di essa un modesto abito di tela grezza e sopra di esso uno scamiciato di lana grigio topo.
Aveva rubato a una delle servette un paio di scarponcini marroni un po’ rovinati e le sue calze.
Nel complesso gli abiti erano caldi e comodi ma la lana e la tela pizzicavano troppo, però ci si sarebbe abituata.

“Mi abituerò a mangiare pane e cipolle al posto del montone con le patate, a strofinare pavimenti e lavare panni sporchi anziché ricamare e a dormire per terra piuttosto che tra guanciali di piume pur di non dover sposare il vecchio lord Frey” pensò mentre a piedi si allontanava dal piccolo maniero che era stata la sua casa per sedici anni.

Lo zaino che portava sulle spalle era pesante ma si sarebbe abituata anche a quello, strinse in mano il suo pugnale e continuò a camminare seguendo la strada e facendo attenzione a ogni rumore sospetto.
Sarebbe arrivata a Lannisport e si sarebbe imbarcata in una nave passeggeri per Pentos, sarebbe diventata una donna libera e nessuno le avrebbe potuto dare ordini.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Tyrion POV ***


Tyrion POV
 
Il vento inizia a diventare freddo e ad entrare nelle ossa e stare su questo maledetto cavallo di certo non aiuta la mia povera schiena. Più ci avviciniamo al nord e più mi viene voglia di rinchiudermi in un bordello a bere vino e scaldarmi un po’ tra le braccia di una puttana
-Lord Tyrion!- mi chiamò qualcuno, mi voltai di lato e vidi uno dei  miei tanti cugini, quale era il suo nome?  Bah non ha importanza
-Cugino a cosa devo la vostra visita?- decisi di ignorare il fatto che a soli dodici anni il ragazzo era più alto di me anche da seduto
-La regina mi ha mandato a chiamarvi, vuole parlarvi immediatamente- disse lui e io sospirai
-E di cosa desidera parlarmi la mia cara sorella?- le chiesi con finta dolcezza
-Non conosco la ragione, mi ha solo chiesto di  riferirvi il  messaggio- rispose il ragazzo
-Allora sarà meglio che vada, voi venite con me?
-La casa su ruote e già troppo affollata- rispose il ragazzo evitando di guardarmi
-Allora ti saluto cugino-  dissi in tono cortese e quindi  tirando le redini feci voltare il mio cavallo e mi diressi verso la fine del convoglio
-Sorella- dissi entrando nella casa su ruote e trovando Cersei seduta con un’aria da funerale
-Tyrion, vedo che Lion è riuscito a trovarti questa volta- rispose lei con la sua solita aria altera
-Volevi vedermi?
-Siamo quasi arrivati a Grande Inverno. Questo posto è una landa desolata piena di zotici, ma comunque gli Stark sono dei nobili e niente meno che i protettori del Nord
-Ne sono al corrente cara sorella- le dissi prima di versarmi un bicchiere di vino
-Allora ti comporterai di conseguenza. Mio marito può umiliare se stesso e la corona che porta se vuole, ma tu no. Nostro padre vuole che ti ricordi che sei sempre un Lannister e  non gradisce che tu continui a disonorare il nome della nostra casata, specialmente di fronte agli Stark.
-Nostro padre non desidera che la mia nomea si diffonda anche al nord?- risi divertito
-Non è uno scherzo Tyrion!
-D’accordo sorellina, ho compreso. Ora chiedo il permesso di congedarmi- conclusi con un inchino
-Vattene!- sbottò lei irritata
Quando uscì dalla carrozza tirai un respiro profondo, appena arrivato a Grande Inverno avrei cercato un bel bordello!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** A new life ***


nbsp;
Lisbeth osservò le sue mani, fare la lavandaia era un lavoro duro e le sue mani si stavano rovinando. Presto sarebbero giunti a Grande Inverno ma lei non era preoccupata. Aveva visto gli Stark una sola volta quando era bambina, suo padre passava la maggior parte del suo tempo ad approdo del re e non si era mai preoccupato di introdurla in società. Avrebbe fatto i salti mortali per un figlio ma una figlia era un fardello inutile, quindi lei era cresciuta a Silverstone e non ne conosceva nessuno.
Aveva sempre pensato che sarebbe morta zitella o sarebbe diventata una septa ma il destino si era rivelato peggiore.
Al castello era arrivata una lettera di suo padre, non si era nemmeno degnato di tornare a casa per parlare con lei e dirle che aveva deciso di darla in sposa a quel vecchio bavoso di lord Frey. Doveva essere pronta a partire in due settimane.
A quella notizia Lisbeth aveva sentito il sangue andarle al cervello, aveva distrutto la sua camera scagliando le sue cose ovunque, il vecchio maestro che stava al loro servizio le aveva dato del latte dei sogni per calmarla.
La mattina dopo stava già preparando tutto per la sua fuga, era strano ma non aveva avuto esitazione o paura. Lei non conosceva nulla del mondo esterno, sapeva solo quello che le aveva narrato il suo maestro, eppure non aveva avuto incertezze ed era scappata. Per questo quando aveva visto un uomo con l’armatura dorata accompagnato da un nano era stata in grado di riconoscerli come Lo sterminatore di re e il Folletto.
“Non voglio dividere il letto con un vecchio, non voglio e non lo farò. Piuttosto mi taglierei la gola” pensò lavando i panni.
-Ehy Maya, hai finito con quei panni?- le chiese Marya
-Si- disse lei strizzando il vestito che aveva appena finito di lavare
-Allora vieni a mangiare ragazza
Lisbeth sorrise, anche oggi avrebbe mangiato minestra di patate con carne sotto sale ma non le importava. Era libera e questo era quello che contava.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Nota dell'autrice ***


~~Ciao a tutti, sono stata un po’ impegnata e non ho più avuto il tempo di finire questa storia, ma oggi ho deciso di riprendere a scrivere. Sono stata ispirata nuovamente.
Vi starete chiedendo di sicuro cosa sia successo di così importante oggi.
Oggi un ragazzo che ho conosciuto a casa di amici mi ha scritto per chiedermi di uscire con lui a cena.
Io ora sto lavorando e studiando tantissimo e  la sera, studio, lavoro o sono troppo stanca per uscire, quindi gli ho detto che non avevo tempo di uscire la sera.
Avrei potuto dirgli di si e vederlo sul tardi, ma non avevo voglia di correre dal lavoro a casa per cambiarmi solo per uscire con lui. Non ricordo nemmeno bene che faccia abbia, l’ho visto una volta sola. Inoltre volevo vedere cosa proponeva. Ho pensato che se voleva davvero uscire con me avrebbe trovato un’alternativa alla cena.
E questo che fa? Mi scrive una cosa tipo “va beh, se non vuoi uscire basta dirlo, non mi offendo”
E io allora ho scritto “no, è che non ho sere libere questo mese”
E lui anziché proporre qualcosa di alternativo come un caffè, una passeggiata, un pranzo  …. che ne so … qualsiasi cosa ha semplicemente chiuso con un “ci si vede”.
A questo punto spero proprio di no!
Quindi visto che il romanticismo è morto e che gli uomini che combattono per conquistarti non esistono più, mi è venuta voglia di scrivere qualche riga zuccherosa.
Vedremo come andrà.
XOXO Strambascrittricediff

Torniamo alla nostra storia….Lisbeth Katarina Silverstone è una lady del nord. Suo padre ha dilapidato la sua fortuna al gioco e per recuperare un po’ di denaro ha arrangiato il suo matrimonio con il vecchio lord  Frey.
Lisbeth decide di scappare, si taglia i capelli, cambia il suo nome in Maya e si unisce al corteo regale che sta andando a Grande Inverno come lavandaia. In questo modo spera di poter guadagnare abbastanza denaro da pagarsi un passaggio in mare verso le città libere.
Cosa le riserva il futuro? Nessuno lo sa, nemmeno io! 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Uno strano incontro ***


~~Lisbeth stava attraversando il cortile con una cesta piena di panni da lavare, un gatto inseguito da un cane le tagliò la strada facendola ruzzolare a terra con tutto il bucato.
-Oh ci mancava solo questa!- esclamò lei alzando gli occhi al cielo, poi all’improvviso si sentì afferrare alle spalle da un paio di mani forti e rimettere in piedi.
Lisbeth si voltò e vide un uomo alto, dai capelli biondi che torreggiava su di lei.
-Vi ringrazio dell’aiuto ser- disse facendo una piccola riverenza. L’uomo non sembrava un popolano, lei non ne era sicura perché non lo conosceva ma comunque era meglio ostentare reverenza.
Lui la fissò e non disse nulla per qualche secondo, quindi scosse il capo come se si fosse appena accorto di lei.
-State attenta la prossima volta- le disse in tono duro
-Si mio signore- disse Lisbeth quindi raccolse rapidamente la biancheria e corse via

*Jaime POV
Osservò la ragazza che raccoglieva i panni in fretta e furia e poi correva via, chissà dove.
La memoria gli stava giocando brutti scherzi perché avrebbe giurato che la ragazza assomigliava alla povera Elia Martell.
Certo la sua carnagione era più chiara, ma comunque non così chiara come quella delle donne del nord e i suoi occhi non erano scuri come il carbone ma di un color caramello dorato.
Anche i capelli erano castani con dei riflessi ramati e non neri come lo erano stati quelli della povera Elia, ma il suo viso. Jaime non aveva mai potuto scordare il viso di Elia Martel per via della terribile fine che le era toccata per mano di uno degli uomini di suo padre.
Non riusciva ancora ad accettare che ser Gregor Clegane potesse stare libero a corte dopo quello che aveva fatto.
Ma com’è possibile che una ragazzina del nord le somigli tanto? Che un dorniano sia arrivato fino a qui e abbia generato una figlia bastarda?
Tornò nella sua stanza e strappò una manica di una delle sue tuniche, quindi chiamò una serva.
-La mia tunica si è strappata- le disse
-La riparerò subito mio signore- disse la serva
-No, c’è una domestica qui. Una ragazzina, quindici anni circa, capelli castani, occhi nocciola dorati. Dovrebbe essere una delle lavandaie, mi piace come cuce. Portala qui, sarà lei a riparare la mia tunica
-Si milord- disse la serva prima di scappare via
“Devo vederla meglio” si disse sedendosi sul davanzale della finestra in attesa che la ragazza arrivasse
Quando mezz’ora dopo la ragazzina fu al suo cospetto si disse che non si era inganato.
-La riparerò entro stasera mio signore- disse la ragazza prendendo la camicia per andare via
-No, fallo qui. Ora, ho bisogno di quella tunica. Tu invece puoi andare- disse all’altra serva
Jaime osservò gli sguardi che le due si erano scambiate in quel momento, sapeva esattamente cosa stavano pensando ma non gli importava. Fece sedere la ragazza, accese un paio di candele perché vedesse meglio e le ordinò di iniziare il lavoro.
-Da dove venite ragazza?- chiese Jaime
-Porto bianco mio signore
-E’ lontano da qui. Come sei arrivata a Grande Inverno
-Con dei mercanti per cui lavoravo. Quando ho sentito del corteo reale ho deciso di cercare un nuovo lavoro. Come lavandaia mi pagano meglio, il cibo è migliore e il corteo è diretto al sud.
-E la tua famiglia?
-Non ho una famiglia ser
-Un’orfana dunque. I tuoi genitori erano del nord?
-Mio padre si, mia madre veniva dal sud. Dalla capitale
Dopo questo scambio di battute Jaime lasciò che la ragazza finisse il lavoro in silenzio. Le sue mani non erano rovinate come dovevano essere quelle di un’orfana. Il suo modo di parlare non lo convinceva.
-Ho terminato. C’è altro che posso fare per voi?- chiese la ragazza
Jaime prese la tunica e la esaminò-
-Hai fatto un buon lavoro, ora va
La ragazza fece una piccola riverenza che tradiva la sua storia, era troppo aggraziata e ben fatta per essere un orfana. Ma a Grande Inverno nessuno la conosceva, nessuno sapeva chi fosse o aveva notato la ragazza.

Maya tornò nelle cucine, Marya l’aspettava.
-Dunque cosa voleva lo sterminatore di re?- chiese la donna
-Oh cucito la sua tunica, dovevi vedere come ha esaminato la cucitura. Punto per punto. Un tipo strano- disse lei con un sospiro
-Ha esaminato solo quella?- chiese la donna
-Si, solo quella!- disse lei capendo dove volevano andare a parare- e mi ha fatto un sacco di altre domande.
-Domande di che genere?- chiese una delle serve
-Sui servitori del castello, da dove venivano, cosa dicevano del re. Se conoscevo qualcuno che volesse nuocerli- buttò li lei
-Sembra che lo sterminatore di re questa volta abbia intenzione di fare il suo lavoro e proteggere il sovrano- rise il cuoco
-E tu che hai risposto?- chiese Marya
-Che il re è la nostra ultima preoccupazione, con tutto il lavoro che abbiamo da fare!- esclamò lei esasperata
-Ha chiesto a te perché pensava che non gli avresti mentito, sei troppo giovane e innocente- disse Marya accarezzando il capo della ragazza che aveva preso sotto la sua ala protettiva.
-Perché avrei dovuto mentire?- sospirò lei osservando la zuppa di cereali che aveva davanti. Quanto avrebbe voluto un pezzo di montone alla brace, del formaggio con noci e miele e un bicchiere di latte dolce.
Un giorno avrebbe avuto tutto ciò che desiderava, si disse affondando il cucchiaio nella zuppa.

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2604991