Twilight (Alternative Version)

di xfeelingempty
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** I pt. 2 ***
Capitolo 3: *** II ***
Capitolo 4: *** III ***
Capitolo 5: *** IV ***
Capitolo 6: *** IV. pt.2 ***
Capitolo 7: *** V ***
Capitolo 8: *** V pt.2 ***
Capitolo 9: *** VI ***
Capitolo 10: *** VII ***
Capitolo 11: *** VIII ***
Capitolo 12: *** IX ***



Capitolo 1
*** I ***


Sono pazza. Non poteva esserci un'altra spiegazione plausibile ma in quel momento non m'importava; l'eroina avrebbe cominciato a fare effetto e mi sarei scordata di Danny, della mia famiglia e di tutta la merda che mi circondava. In quel momento ero solo un corpo morto su un materasso buttato a terra nell'appartamento ammuffito di una casa popolare in rovina, in quel momento ero il piacere. Però c'era qualcosa che non andava... perchè continuavo a pensare? Il cervello mi si spegneva sempre mentre adesso continuavo a pensare. Ma perchè? Sarà stata colpa di Danny che sbraitava dalla cucina che mi cercavano al telefono. Danny. L'unico pazzo che aveva avuto la brillante idea di tenere in casa una sedicenne in fame chimica continua, andando verso vari guai giudiziari. Mi alzai a fatica e rischiai di cadere svariate volte per colpa dello schifo che era a terra.
- Cristo santo, ce l'hai fatta. E' tua madre. - disse Danny buttandomi il telefono.
- Si? -
- Lorenza? Lorenza sono mamma. Come stai? - 
- Lo sai che sto bene. -
- Lorenza, sono preoccupata. Perchè non vai a scuola? Guarda che non ci metto niente a venire a prenderti. Magari porto anche i Carabinieri così arrestana quell'animale! -
- Ma' stai calma, è tutto okay, sono viva e non provare a venire, ti prego! -
- Allora vieni tu! Questa follia della convivenza è durata anche troppo. -
- Dio, sono solo quattro mesi! -
- E perchè non possiamo vederci?! -
- Perchè non voglio, okay?! Ciao. -
La verità? Avevo un po' voglia di tornare a casa ma ormai era troppo tardi, non volevo mi vedessero così pelle e ossa, piena di buchi e con delle occhiaie che avrebbero fatto invidia ai morti. Non volevo che mia sorella, i miei amici e vabbè, anche i miei genitori mi vedessero così perchè non ero mai caduta così in basso. 
- Che voleva la stronza? -
- Niente, le solite cose: torna a casa, ne ho abbastanza e bla bla bla... -
Danny si avvicinò e mi cinse i fianchi.
- E tu? -
- Le ho riattaccato. - 
Rise.
- Ecco perchè ti adoro. - 
E così fra un bacio e l'altro tornai su quel letto infame, tornai a scopare come se non ci fosse stato un domani e tornai, finalmente, a spegnere il cervello.
Il risveglio fu traumatico. Danny non c'era, ero sola così misi un po' di musica e preparai la prima dose del giorno. Guardai l'orologio: 8:30. Mi venne un'idea stupida, di nuovo... Mi lavai, mi inniettai la mia dose e scappai a prendere l'autobus. Dieci minuti dopo ero a scuola. Ma perchè l'avevo fatto? Perchè ero lì? Dio che casino. Entrai e tutti mi guardavano così, attuai la mia tattica di fissare il vuoto e camminare a testa alta. In classe mi guardavano come se in tre anni di scuola non mi avessero mai visto prima e visto che mancavo da due settimane avevano anche isolato il mio banco; ormai in quella classe ero sola. Le prima tre ore passarono lente, facevo il conto alla rovescia per la ricreazione e mi tremavano le mani per il nervoso. Appena la campana suonòuscii alla ricerca di Amy, la mia migliore amica, che non vedevo da una vita; ma per il corridoio vidi solo tante persone, che venivano verso di me a passo deciso...



ANGOLO AUTORE
Oh, hey. Sono la "scrittrice", volevo farvi sapere che questa è tipo la terza storia che provo a pubblicare, la maggior parte delle volte le inizio e poi non risco a finirle :( ma vi prometto che questa volta ci riuscirò anche se, la storia è ancora da finire..... 
Comunque, parlando della storia... Ho deciso di stravolgere un po' Twilight buttando in mezzo al mondo tranquillo dei Cullen 'Lorenza il terremoto'. Ovviamente le vicende saranno diverse da quelle originali ed essendo quello di Lorenza un nuovo personaggio anche tutte le sue azioni e le persone legate a lei (amici, famigliari ecc) saranno diversi; come noterete in seguito il carattere della protagonista è alquanto diverso da quello di Bella.. Bene, spero che la storia riuscirà a prendervi e se vi va recensite. Much love :)

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Capitolo 2
*** I pt. 2 ***


- Lorenza! - 
Mia madre veniva verso di me con le lacrime agli occhi.
- Cosa cazzo ci fai quì?! -
- Oddio, ma cosa ti è successo? Se prendo quella bestia... -
- Lasciami! Che vuoi?! -
- La professoressa ci ha chiamati per dirci che eri a scuola. -
- Stronza. - dissi bisbigliando.
Mio padre era rimasto indietro con due uomini che non avevo mai visto prima. I suoi occhi erano freddi = era abbastanza infuriato/sotto shock. Si avvicinò e... mi abbracciò; mi sussurrò all'orecchio.
- Devi venire con noi, tu devi ripulirti. - Mio padre piangeva, mia madre piangeva ed io continuavo a pensare a quella maledetta sigaretta che speravo di fumare durante l'intervallo. Perchè? Perchè in un modo o nell'altro io me la cavavo sempre.


Ci avevo sperato fino all'ultimo e invece riuscirono a portarmi via; quei due uomini si erano rivelati tipo degli infermieri di una clinica privata . Mi dissero che avrei dovuto passare un mese in isolamento e solo dopo avrei potuto rivedere i miei amici e chiarire le cose con i miei.

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Capitolo 3
*** II ***


Ed ecco che il mese di agonia era passato, potevo uscire da quella gabbia. I miei erano fuori che aspettavano di riportarmi a casa; tornare a casa era strano ed era strano anche essere attaccati come estranei dal proprio gatto però okay, mi stava bene. Ad aspettarmi c'erano mia sorella ed il suo ragazzo.
- Oddio Lo, finalmente! - mia sorella piangeva, io continuavo a pensare a quella maledetta sigaretta che desideravo da un mese. C'era un clima teso, orribile.
- Dio, la smettete?! Ditemi che volete e basta! - 
- Lo stai calma, mamma e papà devono dirti una cosa.. -
Con un cenno li invitai a sbrigarsi.
- Lorenza.. - mia madre si morse la lingua ed io mi innervosivo ogni secondo di più.
- Lorè, te ne devi andare! - mio padre se ne riuscì così. Lo guardai un attimo sorpresa. Non mi avevano mai detto di andare via, io scappavo e basta. 
- E  dove scusa?! -
- Lontano da qui, in un posto sicuro! - 
- Ovvero? Ditemelo e basta! - non ero nervosa, di più.
- Te ne vai in America. - se ne riuscì mia madre in modo quasi solenne.
- Cioè, voi due piccoli grandi geni avete intenzione volete far avverare il mio sogno di andare il più lontano da qui e vivere da sola? - sparai la domanda tutta d'un fiato.
- Si, realizzerai il tuo sogno ma non sarai mai sola... - 
Li guardavo entrambi con aria interrogativa.
- Andrai da un cugino di papà che fa il poliziotto, lui ti terrà sotto controllo. -
Non volevo credere a ciò che mia madre aveva appena detto. Li guardai stupita. - Un poliziotto, davvero? Ma cosa cazzo vi passa nel cervello?! Posso vivere benissimo da sola! - 
- No, non puoi! E comunque ormai è tutto deciso, parti domani. - 
Non avevo mai visto mio padre così serio, ripensai a tutti i casini che avevo fatto e pensai avessero ragione. Uscii di casa comunque all'improvviso e me ne andai a fumare in pace quella maledetta sigaretta che aspettavo da un mese. Restai fuori fino al mattino; l'idea di scappare non mi aveva neanche sfiorato, avevo solo bisogno di un po' di tempo da sola e mi misi a gironzolare tutta la notte per il paese che avevo odiato tanto, visto che il giorno dopo sarei partita. Non mi sfiorò nenzhe l'idea di comprare droghe o cose del genere visto che all'aereoporto le avrebbero prese tutte e anche perchè non volevo passare l'inferno della disintossicazione un'altra volta. 
Tornata a casa trovai la mia "famiglia" con Jack ed Amy, i miei due migliori amici, ad aspettarmi.
- Lo, brutta stronza! - Jack si buttò a salutarmi; era una vita che non li vedevo e ovviamente quella sadica di mia madre, che non li invitava mai, li aveva invitati il giorno della mia partenza,
- Brutte merde, che ci fate qui? - dissi ad entrambi.
- Ti accompagnamo verso casa nuova. - 
- Simpatico come sempre... -
- E così, realizzi il nostro sogno senza di me? Questa me la segno. -
- Oddio Ams, sai che se fosse per me ti porterei in capo al mondo. - ci stritolammo a vicenda.
- E Danny? -
Danny, merda. Era da un mese che non aveva mie notizie.
- Gli ho parlato io - rispose Amy. - voleva riprenderti ma poi ha lasciato perdere. Ti augura una buona vita e ti manda un bacio. -
Mia madre era abbastanza disgustata così lasciammo cadere l'argomento e andai a prepararmi. Ci misi poco, l'aereo sarebbe partito in serata e poi avrei dovuto affrontare diciassette ore di viaggio, merda. Fortunatamente gli aereoporti mi avevano sempre rilassata, infatti a volte mio padre mi ci portava per farmi vedere gli aerei che prendevano quota. 
Ero calma, Amy e Jack erano con me, il resto era inutile. E così salutai la mia famiglia molto superficialmente.
- Abbraccio a tre, brutte merde. - ci abbracciamo fra le risate. - Allora ci vediamo lì? -
- Tranquilla, prendiamo il volo di domani mattina. -
E mi allontanai così, sorridendo. Durante l'imbarco continuai a pensare a tutte le persone che mi avevano accompagnato verso la mia nuova vita tutti speranzosi e mi chiesi se c'era davvero qualche speranza per chi, la speranza, non aveva idea di cosa fosse...

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Capitolo 4
*** III ***


Quasi non mi accorsi della lunga traversata passata con le cuffie alle orecchie e con lo sguardo perso nel vuoto. Mi sentivo leggera. Arrivata in aereoporto cominciai a ridere da sola... Perchè? Bhè perchè non avevo la minima idea di chi fosse Charlie. Poi però notai un tizio fra i trenta ed i quaranta, in divisa e con la faccia da poliziotto. Mi avvicinai e per un attimo pensai di avere un punto di domanda gigante al posto della testa.
- Hey, salve. Tu sei.. Charlie? -
- Tu sei Lorenza? -
- Ti prego fammi un favore, chiamami solo Lo. -
Charlie sorrise imbarazzato. - Certo, andiamo! -
Fuori ad aspettarci c'era una macchina della polizia tirata a lucido per l'occasione. Per arrivare a Forks ci avremmo messo una mezz'oretta così Charlie attaccò a parlare.
- Allora, com'è andato il viaggio? -
- Tutto okay, tralasciando i due bambini più fastidiosi della Terra seduti dietro di me. -
Charlie rise.
- Bene... Charlie... Tu esattamente, che fai? -
- Sono lo sceriffo. -
- Ah, bene. -
Passammo il resto del viaggio in silenzio. Poi arrivammo a Forks: tremilacento abitanti, considerata la città più piovosa ed umida degli Stati Uniti o come l'aveva definita Amy 'il posto perfetto per me'. Effettivamente quei contrasti fra il cielo plumbeo ed il verde degli alberi e tutto quel freddo non mi dispiacevano affatto. La casa di Charlie poi mi ricordava troppo una di quelle delle favole: era a due piani con il tetto in legno ed era circondata da un boschetto meraviglioso; all'interno non deludeva affatto.
- La tua stanza è di sopra. -
Seguii Charlie che mi portò in una camera sul viola con una grande finestra che dava sul bosco. Mi incantai un attimo.
- Era di mia figlia prima che io e mia moglie divorziassimo... Ti piace? -
- Oh sì, è bella. -
- Bene. - Dopo qualche minuto di silenzio imbarazzante Charlie si decise a lascirmi sola. 
Rimasta sola spalancai le finestre e mi misi a fumare, godendomi la pace di quel posto. Mi feci una doccia e andai a dormire senza cenare.
Il risvegli (all'una di pomeriggio) fu abbastanza traumatico. La casa era vuota; Charlie mi aveva lasciato un biglietto con scritto che era a lavore e che poi sarebbe passato a scuola per sistemare le ultime carte. Merda, la scuola. Non ce la potevo fare. Mi ributtai a letto demoralizzata.
- Lo, hey Lo... Vieni a cena. - Charlie mi svegliò che erano circa le sei del pomeriggio.
- Oh fanculo, non voglio. -
- Lo è da quando sei arrivata che non mangi! Domani mattina devi andare a scuola. -
- Oddio, di già? - 
- Bhè siamo a metà semestre; prima vai meglio è. -
- Okay allora lasciami dormire, mangio domani a colazione. -
- Davvero? -
- Sì! -
Charlie se ne andò demoralizzato ed io risprofondai subito in un sonno profondo.

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Capitolo 5
*** IV ***


Alle sei di mattina Charlie venne a svegliarmi. Non credo di aver mai tirato giù tante bestemmie in vita mia. Mi alzai a fatica, mi lavai e scesi a fare colazione. Sulla tavola c'erano delle omelette dall'aspetto rivoltante.
- So che non mangi carne... -
- Ow Charlie non c'era bisogno, mi sarei preparata io qualcosa... -
Si rattristò così mi feci coraggio e iniziai a mangiare. Alla fine il sapore non era tanto orribile così la finii. Charlie non voleva credere che io fossi davvero a posto così e continuava ad insistere che dovevo mangiare ancora. Lo ignorai e gli dissi che andavo di fretta così rimase in silenzio. Fuori casa si gelava; Charlie mi accompagnò a scuola. Ci fissavano tutti (l'auto della polizia non passava molto inosservata) e soprattutto fissarono me appena uscii dalla macchina. Attuai la mia tattica di fissare il vuoto, mi accesi una sigaretta e continuai ad andare per la mia strada. Scuola del genere in Italia ce le sognavamo, era come entrare in un film.

- Ciao! - Un tizio mi fece prendere un infarto piantandomisi davanti. Lo guardai scocciata. - Ow non capisci l'inglese? -
- Si che lo capisco, mi hai spaventata. -
- Ah scusa. Io sono Eric e tu sei Lor.. Lore.. - 
Lo fermai prima che compiesse il disastro. - Sono Lo. -
- Bene, questi sono per te. - Mi mise in mano una decina di fogli con spiegazioni e mappe della scuola. - Se hai bisogno di qualcosa, io sono qui! -
- Lo apprezzo, ma sono un tipo molto indipendente quindi... ciao. - 
Scappai via da quel tipo che ci rimase palesemente male. Mi diressi verso l'aula di spagnolo dove il professore mi fece sedere vicino ad una ragazza che era praticamente il mio opposto: era così solare e colorata da stonare con l'uggiosità generale del luogo. Si chiamava Angela e mi invitò a pranzare con lei ed i suoi amici (yay). Nell'aula d'inglese mi ritrovai Eric che cominciò a parlare senza sosta. L'ora di educazione fisica fu la peggiore; ero così scoordinata da fare invidia ad un animale morente. Per sbaglio tirai anche una pallonata ad un povero tizio chiamato Mike. Aveva la faccia da pesce lesso così mi allontanai subito dopo essermi scusata. Negli spogliatoi le ragazze fissarono i miei tatuaggi come se non avessero la minima idea di cosa fossero. Una di loro, Jessica, mi si avvicinò e per poco non la picchiai. 
- Quindi sei una dura? - disse saracastica.
- A quanto pare. - risposi secca.
- Ti va di venire a pranzo con me ed i miei amici? -
- No ho già da fare, scusa. - risposi secca e me ne andai.
Fuori dalla palestra trovai Angela, Eric e Mike.

- Lo, hey Lo! - Mike sbraitava e mi snervava ma non potevo ignorarli. 
- Hey. -
- Pronta per il pranzo? -

- Certo, andiamo? -
- Oh si un attimo, aspettiamo Jessica e andiamo. - disse Mike alquanto eccitato.
Ovviamente appena Jessica uscì gli si illuminarono gli occhi.
- Ah, quindi sei dei nostri? - non avevo mai visto un sorriso più finto.
- A quanto pare... -
Ci dirigemmo verso la mensa dove io presi solo una mela; tutti mi guardarono come se fossi stata un'aliena.
- Davvero? - disse Jessica guardando il mio 'pranzo'.
- Non ho molta fame. -
- Cavolo Lo, sei pelle e ossa! -
- E quindi?! -
- Dovresti mangiare. - 
- Sentite, dovete capire che il mio organismo ha vita propria. -
Tutti mi lasciarono perdere e si persero in chiacchiere e risate che io non seguivo. Mi fermai un attimo...

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Capitolo 6
*** IV. pt.2 ***


... a pensare ad Amy, Jack e gli altri. Pensai anche a Danny, alle nostre feste, le nostre corse...
- Lo, hey! - Mike mi risvegliò.
- Eh? -
- Come mai sei qui? -
- E perchè vivi dallo sceriffo? - intervenne Eric.
Non so perchè ma decisi di dire la verità a quei quattro ragazzi, così iniziai.
- Vivo dallo sceriffo perchè è il cugino di mio padre ed i miei hanno deciso di mandarmi il più lontano possibile da casa. -
Angela mi guardava confusa.
- E perchè? -
Sospirai. - Bhè, diciamo che non sono la figlia perfetta; scappavo spesso di casa per andare a rave e cose del genere... poi sono andata a vivere quattro mesi da un tizio e poi mi hanno presa, rinchiusa in una clinica per un mese e mandata qui. -
Tutti mi fissavano sbalorditi. Diedi un morso alla mia mela così, per fare qualcosa.
- Wow, che figo. - Mike se ne uscì così e tutto lo guardammo sconcertati. Jessica si 'riprese'.
- Angie guarda, i Cullen non smettono di fissarla. -
Seguii lo sguardo di entrambe che puntava dietro di me e mi misi a guardare quesi ragazzi che sembravano appena scappati da una passerella di Givenchy.
- Chi sono? -
Jessica si risistemò ed iniziò a parlare sotto voce. - Sono arrivati all'inizio dell'anno dall'Alaska; sono i figli adottivi del dr. Cullen e sono tanto belli quanto irragiungibili. Tipo vedi la biondona? Quella è Rosalie e sta con quello tutto palestrato, Emmett. La piccoletta invece, Alice, sta con quello dall'aria sofferente, Jasper e poi... -
Angela si intromise. - E poi c'è Edward... è così solo, ma a quanto pare nessuna di noi gli sta bene. -
Entrambe sospirarono.
- E fatemi capire, sono tipo degli... aristocratici? - 
- Per la loro bellezza sì sennò se ne stanno sempre in disparte. -
Tirai un'occhiata e vidi che Edward e Jasper continuavano a fissarmi. Mi scrollai la tensione di dosso.
- Bene ragazzi, in questa scuola c'è... non so, un gruppetto di drogati o qualcosa del genere? -
Tutti mi guardarono accigliati.
- Sono quelli. - Mike indicò con un cenno un tavolo che era nell'angolino estremo della mensa dove erano seduti quattro ragazzi incappucciati.
Mi alzai e andai verso di loro; mi sedetti senza dire niente, tutti e quattro alzarono le teste per fissarmi.
- Hey, ciao! -
- Tu sei quella che vive dallo sceriffo? -
Sbuffai. - Già. -
- Che vuoi da noi? - 
- Calamtevi, sono una di voi! -
- Oh ma davvero?! -
- Si, davvero! - Mi alzai la manica per far vedere i buchi sul braccio.
- Ma chi cazzo sei?! -
- Una persona che ha bisogno di aiuto. Allora, cosa si trova da queste parti? -
- Solo erba e se siamo fortunati qualche pasticca. -
- Merda, non mi aspettavo una situazione tanto tragica. -
- Parla con il tizio che ti porta a scuola. -
Riabbassarono tutti la testa.
- Sentite, io ho bisogno di un po' di tutto. -
- Tipo? -
- Eroina, pasticche, erba... quasi tutto. -
Mi guardarono a bocca aperta.
- Roba del genere la trovi solo a Seattle... -
- E come ci vado io a Seattle?! -
- Non credo che lo sceriffo ti faccia venire con noi. - risero tutti insieme.
- Merda, non mi lascerà mai andare a Seattle da sola. -
- Ti accompagno io! -
Una voce alle mie spalle mi fece sobbalzare e vedendo le facce sotto shock di quei quattro, pensai al peggio. Quando mi giarai invce, mi trovai dietro Edward Cullen... 







ANGOLO AUTORE
Ciaociaociao. Finalmente i Cullen sono entrati in scena e *rullo di tamburi* sono arrivata a scrivere il capitolo X, cosa mai successa.
In caso di errori di battitura vi chiedo perdono, ma ho la febbre a trentanove ed è già tanto se non svengo sulla tastira :(
Anyway, recensite se vi va vivibi.

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Capitolo 7
*** V ***


- Tu cosa? - io ed i ragazzi lo avevamo detto quasi in coro.
- Ti accompagno io a Seattle. - disse lui serio e deciso.
Lo guardavo stupita. - Io non... io non so neanche chi sei. -
- Si invece, te l'hanno detto prima le tue amiche. - disse sogghignando.
- Okay allora, perchè dovrei fidarmi? -
- Perchè lo sceriffo sa chi sono e si fida di me, o almeno dovrebbe. -
- E perchè vuoi aiutarmi?! -
- Regalo di benvenuto. - sorrise.
Diedi un'occhiata in giro. Al mio tavolo avevano tutti il fiato sospeso, mentre i fratelli di Edward, forse preoccupati per la reputazione del fratello, sembrava digrignassero i denti. Lo guardai ed i suoi occhi ambrati sembravano urlarmi 'fidati'.
- Okay, ci sto. Però ti avviso, partiamo oggi dopo scuola. - 
Annuì. - Ti aspetterò fuori. - disse sogghignando, di nuovo... per poi tornare verso il suo tavolo.
Il pranzo era ormai quasi finito così mi feci lasciare qualche nome dai tizi e volai a riprendere il mio zaino.
Jessica attaccò subito. - Che voleva Edward Cullen? Perchè si è allontanato dai fratelli? -
- Già, è strano... - concluse Angela.
- Niente di che, si è solo offerto volontario per accompagnarmi a Seattle. -
- Quando?! - chiesero in coro.
- Oggi, dopo scuola. -
- Cosa?! - se ne riuscì Mike (ed io che pensavo non stesse ascoltando)
- Perchè? Ow vabbè, ci vediamo. - Me ne andai verso l'aula di biologia, dove scoprii che anche Mike, sfortunatamente, seguiva il corso ed anche Edward. Il professore mi fece sedere vicino a lui. Visto che avevamo già parlato e visto che mi avrebbe dovuto accompagnare fino a Seattle per comprare la roba mi aspettavo che mi parlasse, come minimo... invece non fece altro che allontanarsi sempre di più così decisi di ignorarlo. Appena suonò la campana non feci in tempo ad alzare lo sguardo che lui era già uscito fuori. Chiamai Charlie per dirgli che non sarei tornata; era titubante ma dopo aver usato il trucco del  'se vuoi passiamo lì' accettò dicendomi che era tranquillo solo perchè conosceva il dr. Cullen.
Le ore successive passavano lente finchè non arrivò finalmente il momento di uscire. Davanti la porta trovai Edward che mi fece cenno di seguirlo; arrivammo vicino ad un'enorme Volvo con i vetri oscurati e ai lati c'erano altre due auto con i fratelli di Edward pronti a partire. Partì la prima guidata da Jasper e poi la seconda, guidata da Rosalie, che per poco non investì il fratello che scoppiò a ridere.
- Simpatica. - dissi sarcastica.
- Non immagini quanto. - disse Edward sogghignando (ancora, ma perchè?)
Finalmente partimmo; il silenzio era un po' imbarazzante ma feci finta di niente. Edward sembrava non avere intenzione di parlare così attaccai io.
- Perchè hai deciso di accompagnarmi? Dico davvero, sai che è pericoloso? -
Si mise a ridere. - Ed io? Io non posso essere pericoloso? Andiamo non ci siamo neanche presentati ma sei comunque in viaggio con me... -
Ci pensai un po'. - Piacere io sono Lorenza ma mi faccio chiamare Lo perchè quando pronunciate il mio nome mi viene il voltastomaco. -
Mi guardò stupito e sorrise. - Davvero? Non hai paura? -
- Dovrei? -
- Si. - disse serio.
 Sospirai. - Bhè anche se volessi ormai è troppo tardi per scappare. - 
La sua risata era delicata e silenziosa mentre io promisi a me stessa di non ridere sgauaiata come mio solito. 
- Non sai cosa derei per sapere cosa ti passa per la testa. - 
- Bhè, mettiti in fila. - dissi sarcastica.
- Sai, per me è strano stare con qualcuno al di fuori della mia famiglia... -
- E credo che tu non vada tutti i giorni a Seattle per fare rifornimento di droghe. -
- Bhè si, lo ammetto. - Continuammo a ridere poi calò il silenzio. 
- Perchè io? -









ANGOLO AUTORE
Ciao belle personcine. A quanto pare per me la scuola è finita visto che mi sono beccata la polmonite (yay). 
Che ve ne pare di questi due? Io li shippo già aw
Molto probabilmente posterò anche la seconda parte di questo capitolo in giornata bhò, vedremo...
Bene, recensite se vi va e godetevi la storia. Tanto amore per voi xx

 

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Capitolo 8
*** V pt.2 ***


- Cosa vuoi dire? - chiese Edward confuso.
- Perchè hai voluto accompagnarmi? Jessica ha detto che finora non hai neanche sfiorato una ragazza ed ora, perchè io? -
- Non lo so, mi incuriosisci... e sappi che tutti i miei fratelli ce l'hanno con me. -
- Per la storia della droga? -
- No, perchè sono solo con te. -
- Viva i pregiudizi. - dissi seccata.
Lui ridacchiò. - Non è per te, non si fidano di me. Hanno paura che possa fare qualcosa di... spiacevole... -
- Ow credimi, ho vissuto per quattro mesi con un uomo che approfittava di me, quindi... -
- No, no ti prego, non pensare in quel senso! -
- Ow. - ridemmo entrambi.
Lo guardai; era davvero bello con quei capelli ramati alla rinfusa e quel colorito pallido lo faceva sembrare appena uscito da un vecchio dipinto. Avrei tanto voluto sapere di cosa si preoccupavano lui ed i suoi fratelli e avrei voluto anche capire perchè non mi preoccupavo delle mie azioni. Infatti in pochi secondi ero a cavalcioni su di lui, a baciarlo con foga. All'inizio sembrava opporsi poi si arrese; dopo un po' mi spinse per allontanarmi e farmi tornare al mio posto. La macchina era ferma al lato della strada, Edward si era femato giusto in tempo.
Entrambi respiravamo affannosamete; lui fissava il vuoto. A un certo punto iniziai a preoccuparmi.
- Hey, stai bene? -
- Sei impazzita?! Potevi morire! -
- Oddio scusa, stai calmo! Non so che mi è preso. -
- Dovresti riflettere un po' di più su ciò che fai! -
- Si okay scusa, stai calmo. - dissi sbuffando. 
Il resto del viaggio lo passammo in silenzio ma per fortuna il tragitto era breve. Seattle era davvero una bella città; io ed Edward decidemmo di muoverci a piedi. Camminavamo in silenzio, lui era ancora nervoso per ciò che avevo fatto così lo lasciai perdere.
- Va' da lui. - Edward si fermò all'improvviso per indicarmi un uomo che era buttato all'angolo della strada.
- Perchè? Che ne sai tu? -
- Fidati di me, vai da lui. - Edward era convinto di ciò che diceva così decisi di fidarmi, di nuovo... 
Mi avvicinai lentamente. - Hey, hai qualcosa da mangiare? -
L'uomo mi squadrò. - Non uccido i bambini. - 
Sbuffai e gli veci vedere il braccio. 
- Bhè in questo caso... sì, ho il cibo migliore della città. -
- Dammi tutta l'eroina che hai e degli acidi. -
Mi guardò e si mise a ridere. - Vuoi morire? -
- E se anche fosse?! Dammi tutto e basta. -
Riuscii a concludere la vendita. 
- Hey scricciolo, attenta con tutta quella roba. -
- Ci vediamo. -
Tornai verso Edward sorridendo. 
- Cos'è, devi sedare un orso? - mi chiese serio.
- No, è per me... così non ti disturberò per un po'. -
Ci rincamminammo verso la macchina per ripartire. Iniziai a manovrare la roba.
- Che fai? -
- Devo assaggiare. -
- Cosa? Adesso? -
- No, aspetto e la provo a casa con Charlie. - risposi secca.
Preparando la siringa notai che Edward stringeva così tanto il manubrio che sembrava lo avrebbe deformato da un momento all'altro.
- Ho capito... eri un tossico anche tu ed ora il dottore ti sta aiutando a smettere. -
Scoppiò a ridere. - E questa come ti è venuta? - disse nervoso.
- Tu mi hai detto dove comprare la roba ed ora sei super agitato, quindi... -
- Quindi sei completamente fuori strada. Ti ho detto da chi comprarla perchè posso... - si bloccò.
- Tu puoi? -

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Capitolo 9
*** VI ***


- Niente, lascia perdere. -
- Sbrigati. -
- Posso fidarmi del mio istinto! - urlò.
- Okay... bhè allora... hai problemi con il sangue? -
- Ma cosa?! -
- Voglio solo sapere perchè sei così nervoso! -
- Ti stai per drogare nella mia auto, fatti due domande! -
Decisi di rimanere in silenzio; la roba era quasi pronta. All'improvviso Edward accostò e scese dalla macchina sbattendo la portiera. Lo guardai mentre si allontanava e poi senza pensarci due volte mi sparai la roba.
- Lo? Lo? -
- Oh, che vuoi?! -
- Avevi perso i sensi maledizione! -
- Ma cosa?! Stavo solo godendo... -
- Si certo... -
Mi rimisi a sedere e ripartimmo. 
- Comunque ho capito, sai? -
- Cosa? -
- Perchè eri nervoso. - parlavo a fatica.
- Sentiamo... -
- Secondo me sei tipo quei serial killer a cui piace il sangue e quindi quando ne vedono anche solo una goccia sentono la necessità di vederne altro e compiono le loro stragi. -
Edward guardava dritto davanti a se; cominciò ad annuire sogghignando. 
- Complimenti, ci sei andata vicino. -
- Ow. -
- Cosa? Hai paura? -
- No, amo il sangue. E' così caldo e... deciso bhò è il mio opposto. Il suo odore, il suo colore, sono una della mie tante dipendenze. - sospirai.
Edward si girò e mi studiò a lungo. 
- Davvero? Non sei spaventata? Non credi possa farti del male? - chiese frenetico.
- Perchè dovrei? Non so perchè ma, mi fido di te. -
- Cavolo Lo, non mi conosci neanche da un giorno. Di me sai solo che sono il figlio di un medico, che sono disponibile come corriere della droga e che mi piace il sangue. E' il mio aspetto esteriore che ti porta a fidarti di me! - disse arrabbiato.
- No! - sgranai gli occhi e mi girai verso di lui. - Mi fido di te per il tuo carattere, per i tuoi occhi e poi, perchè aspettare così a lungo per uccidermi eh? -
- Non mi conosci... - disse malinconico. - E se venissi a scoprire che io sono... il cattivo? -
Ci pensai su. 
- Bhè sarebbe un punto a tuo favore, sono sempre stata... affascinata dai cattivi ragazzi. -
Edward mi guardò sorridendo ed io ricambiai; poi mi addormentai.
Edward mi svegliò poco dopo. - Siamo arrivati. -
Eravamo davanti casa di Charlie, la macchina della polizia era al mezzo del vialetto.
- Ow... - mi ritirai su e mi stiracchiai. Edward si mise a ridere.
- Cosa?! -
- Niente, è che non avevo mai incontrato una persona come te. -
- Già, sono unica nel mio genere. - gli feci l'occhiolino e scoppiamo a ridere. Stavo per scendere quando Edward mi bloccò.
- Senti Lo, ti va di promettermi una cosa? -
- Oddio no, non sono pronta per prometterti fedeltà e amore eterno. - dissi fingendomi disperata.
Mi sorrise. - No, di solito queste cose le chiedo al secondo incontro. -
- Wow, non pensavo sapessi essere sarcastico! -
- Te l'ho detto, non mi conosci... comunque, promettimi che quella roba ti durerà per oltre due mesi. - disse tornando serio.
- Cosa? Perchè?-
- Bhè perchè... non voglio riaccompagnarti a Seattle. -
- Ah, okay. - iniziai a scendere.
- Ah Lo, posso prometterti una cosa? -
Ci pensai. - Ma si, perchè no. -
- Bene... ti prometto che non riuscirai mai a finire quella roba. -
- Perchè?! -
- Perchè io ti salverò. -

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Capitolo 10
*** VII ***


Rientrata in casa ignorai quasi completamente Charlie che mi faceva dieci domande al secondo: 'com'è andata? Hai fatto uso di sostanze?' ecc ecc...
- Senti ne parliamo domani, ora sono stanca. -
- Okay, però domani voglio sapere tutto. -
Salii le scale a fatica. Arrivata in camera mi buttai sul letto e non feci altro che pensare a quello che mi aveva promesso Edward. Quel 'io ti salverò' mi aveva lasciata senza parole; e così mi addormentai pensando a quelle maledette parole. Il mattino seguente avevo il cervello a pezzi così buttai giù qualche pasticca; dopo una lunga doccia aka pausa di riflessione scesi ad affrontare l'interrogatorio ed un altro degli omicidi culinari di Charlie.
- Buongiorno Lo! - Charlie alle sette del mattino sprizzava già una specie d'iperattività cronica.
- 'Giorno. -
- Allora, com'è andato il primo giorno di scuola? -
- Bene, ho conosciuto già un po' di persone... -
- E Edward Cullen? -
- Ow, sì... è il mio compagno a biologia quindi appena ha saputo che non ero stata a Seattle ha insistito per accompagnarmici. - ripensai al viaggio e a tutto ciò che era accaduto.
- Si, a quanto pare è un bravo ragazzo... - 
La conversazione finì lì. Poco dopo sentimmo un clacson e Charlie si precipitò fuori euforico. Lo sentii parlare e salutare altri uomini e infatti, poco dopo, mi ritrovai un uomo, costretto su una sedia a rotelle, ed un ragazzo dalla pelle scura in cucina che mi guardavano sorridenti mentre facevo colazione.
- Lo, loro sono Billy Black e suo figlio Jacob e sono praticamente di famiglia. -
- Ah, parla la nostra lingua? - se ne riuscì così l'uomo in carrozzina che Charlie aveva presentato come Billy.
- Sono italiana, non stupida. - dissi secca; Charlie si irrigidì.
- Che bel caratterino. - disse sempre Billy. Il figlio, Jacob, era rimasto imbambolato.
- Sono molto indipendente. - dissi sorridendo.
- Abbastanza... - disse Charlie ridendo e contagiando gli altri due.
- Bene... vado a prepararmi. Hey tu, Jacob, in che corso sei? -
- I-i-io? Io vado a scuola nella riserva. -
- Ow, figo... E' stato un piacere conoscervi. -
- Anche per noi. -
- Già, anche per noi. - disse Jacob prima di abbassare lo sguardo imbarazzato dalla sua affermazione.
Quando tornai di sotto gli amici di Charlie erano già andati via.
- Credo che tu abbia fatto colpo. - disse Charlie divertito.
- Eh? -
- Jacob sembrava molto... colpito da te. -
- Bene, io no. Andiamo? -
Charlie ridacchiò ed uscimmo. La giornata trascorse lenta; avrei voluto parlare con Edward di quella stronzata della promessa ma lui ed i suoi fratelli non c'erano. Aspettai un mese; non perchè non c'era, ma perchè mi ignorava o meglio, mi evitava. Ogni volta che provavo a guardarlo negli occhi i suoi scattevano verso il vuoto, così pensai di rinunciarci e pensai anche di rinunciare a quelle stupide promesse.
Passavo nottate intere sveglia ad impasticcarmi. Ero furiosa ed ero sicura che un giorno la mia furia omicida si sarebbe riversata tutta su Edward Cullen (sempre se fossi riuscita a sopravvivere). Quel che non capivo era: perchè aveva fatto una promessa che non poteva mantenere? 'Io ti salverò' ma dacosa?! Mi aveva abbandonato per un mese intero dopo avermi promesso di salvarmi entro due mesi. Non concepivo la sua idea di salvataggio. Addirittura alcune volte mi ritrovai a piangere o a sognare quel maledetto ragazzo. Una cosa era sicura: tutti, da Charlie a quell'idiota di Mike, avevano notato che qualcosa non andava. Stavo risprofondando nell'oblio e tutto per colpa di Edward Cullen. Era strano perchè ogni volta lo facevo perchè ero arrabbiata con me stessa, ero il mio bersaglio principale e non capivo perchè in quel caso il mio obbiettivo era cambiato, era diventato lui. Perchè distruggersi per qualcuno che mi ignorava e senza un motivo ben preciso mi faceva soffrire? Tuttavia un 'bel' giorno tutto cambiò...




ANGOLO AUTORE
Oh, hey. (a quanto pare) sono viva yay 
bene, i Black sono entrati nella storia e Lo ha iniziato a capire che qualcosa non va con i suoi sentimenti......aw
niente, vi chiedo perdono se aggiorno dopo tipo dieci giorni (imploro pietà se ci sono degli errori di battitura) ma davvero, sono stra impegnata fra prove di danza, serie tv e libri che damn, è già tanto se sono ancora viva.
spero di aggiornare presto, come sempre recensite se vi va... tanticuori per voi xx

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Capitolo 11
*** VIII ***


Ero a scuola, era l'ora di pranzo. Mi ero fatta di lsd e a giudicare da quello che dicevano gli altri, dovevo sembrare una specie di zombie che si trascinava a fatica.
- Lo, Lo? -
Mi risvegliai di scatto. - Eh? -
- Edward Cullen ti fissa da quando siamo entrati in mensa. - disse Jessica maliziosa.
- Ow, che si fotta. - dissi secca.
- Si può sapere cos'è successo quando ti ha accompagnata a Seattle?! - continuò lei insistente.
- Niente. - spensi la sua curiosità e sbuffai. - Vado a prendere una mela. - mi alzai a fatica per poi trascinarmi verso i banconi pieni di cibo. 
Mi persi ad osservare tutto quel cibo e m'incantai a guardare un'enorme mela rossa, mi sbilanciai un po' per prenderla e persi l'equilibrio. Mi immaginavo già a terra invece, una grande mano fredda mi reggeva per il polso.
- Non stai tenendo molto la tua promessa. - disse Edward accigliato.
Lo guardai sconcertata. - Oh perchè tu sei molto fedelealle tue stupide promesse, non è vero?! - dissi brusca liberandomi dalla sua presa.
- Lo, non dovremmo essere amici. -
- Allora fanculo, nessuno ti ha chiesto di esserlo. -
- Ma io... io voglio essere tuo... amico. - 
Continuai a guardarlo sorpresa. - Stai scherzando, vero?! -
- No. -
- Bhè, allora sei proprio un amico di merda! -
Rise e si guardò intorno, mi prese per mano e mi portò ad un tavolo vuoto. Sentivo gli occhi di tutti bruciarmi addosso. Rimasi in piedi.
- Siediti. - mi disse calmo.
- No. -
- Lo ti conviene sederti, il tuo polso è irregolare e se non ti siedi a... mangiare potresti svenire. -
Continuai a stare in piedi così mi tirò per il polso e mi fece sedere di fronte a lui. 
- Dio, tu sei pazzo! -
- No, ma potrei diventarlo standoti dietro. - disse sarcastico.
- Ti ripeto che nessuno ti ha chiesto di farlo e... non devi farlo solo perchè l'hai promesso, a me non importa. - dissi secca.
- A me si. - replicò lui serio.
Sbuffai. - Allora perchè mi hai ignorata per un mese? -
- Te l'ho detto. -
- Fammi capire... perchè non possiamo essere... amici? -
- Ti ho detto anche questo, ricordi? -
Ripensai al nostro viaggio a Seattle. - Ancora con questa storia? Io non ho paura di te. Tu dovresti aver paura di me. -
- E ce l'ho, sei un suicidio ambulante. -
- Ah... grazie. - dissi stupita. Tornai seria. - No davvero, perchè ti importa di me? -
- Lo, non sei l'unica che ha preso delle decisioni sbagliate nella vita e che sta provando a ricostruirsene una nuova. Io ho avuto qualcuno che mi riportasse a galla tu no ed io... io voglio salvarti. Ho questo... istinto protettivo... nei tuoi confronti. -
Edward mi guardava fisso negli occhi, era come se mi stesse ipnotizzando; mi veniva da piangere.
La mensa era ormai quasi vuota. Sospirai e chiusi gli occhi.
- Vabbè, devo andare. Ci vediamo. - dissi alzandomi lentamente per andare via. 
Sarei dovuta andare al corso di biologia ma, visto che c'era anche Edward decisi di non andare...





ANGOLO AUTORE
PERDONATEMI (se potete). Non aggiorno da una vita e mi sento in colpa damn 
non ho avuto tempo e per fortuna sono riuscita ad aggiornare oggi visto che la settimana prossima non ci sarò (mia madre mi trascina in vacanza con lei) *piange* 
il prossimo capitolo sarà un po' BAAM, dovevo dirvelo lal
recensite, screvetemi, leggete fate quello che vi va... vivibi, a presto (spero)

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Capitolo 12
*** IX ***


Mi chiusi in bagno e scoppiai a piangere. I suoi occhi. Non avevo mai visto qualcuno preoccuparsi tanto per me. Era strano, mi innervosiva e mi faceva sentire fragile. Ma perchè pensarci su? Avevo bisogno di spegnere il cervello; ingoiai tutte le pasticche che avevo con mee lentamente sprofondai a terra. Sentii qualcuno entrare in bagno.
- Lo, apri subito la porta! - Era Edward, che bussava come un dannato. 
- Lo! Apri questa maledetta porta! - iniziò ad urlare.
Eravamo a meno di un metro ma lo sentivo distante e le palbebre si facevano sempre più pesanti.
- Lo, maledizione! -
- Vai via. - dissi a fatica.
- No. Apri. -
- Non ho b...bisogno di ness...nessuno. -
- Lorenza, il tuo battito aumenta e poi rallenta sempre di più. Se non vuoi farmi entrare ti prego, vomita quella roba! -
- Che vuoi da me? - sussurrai.
- Se non vuoi essere salvata da me almeno salvati da sola.
Le lacrime continuavano a scendere. Perchè mi sentivo in colpa? Non potevo sentirmi in colpa. Perchè quel ragazzo mi stravolgeva il cervello?
Poi ci fu il silenzio. Pensai che Edward fosse andato a chiamare aiuto così iniziai a singhiozzare.
- Shhh. - una mano che sembrava di porcellana uscì da sotto la porta; mi spaventai e mi spinsi verso l'angolo.
- Lo, non ti lascio da sola. Prendi la mia mano. -
Lui era ancora lì. Mi avvicinai. La sua presa decisa e fredda mi fece venire la pelle d'oca.
- Mi dispiace. -
- Non ho bisogno della tua compassione. -
- Mi dispiace per non esserti stato accanto. Ogni giorno mi sarei voluto avvicinare a te; sentivo che il tuo organismo era di nuovo assuefatto e... bhè si notava anche all'esterno però... avevo paura. -
- Di cosa? -
- Di me. -
- Vaffanculo Edward, questa storia mia ha stancata. -
Ridacchio'. - Tutto sarebbe più semplice se solo... -
- Cosa? - dissi senza fiato.
- Se solo tu sapessi. -
Cominciai a lasciarmi andare. Edward strinse la mia mano.
- No, non lo fare. Non costringermi a buttare giù la porta, vomita! -
- Perchè dovrei? -
- Ti prometto che manterrò la mia promessa. - disse deciso.
- Come se potessi fidarmi... -
- Vomita. - quasi mi stritolò la mano; poi la lasciò.
Mi misi due dita in gola e vomitai. Non l'avevo fatto per me, l'avevo fatto per lui. C'era qualcosa in quel ragazzo; nessuno riusciva a controllarmi come faceva lui. Mi rialzai a fatica e aprii la porta.
- Grazie. - disse sincero.
- Dovresti tornare in classe. -
- Non ti lascio da sola. -
- Vai...devi andarre. -
E poi, il nulla...







ANGOLO AUTORE
Finalmente sono riuscita a postare il capitolo che è uno dei miei preferiti idk why
Devo avvisarvi che è da un po' ho smesso di scrivere la storia e ho un abbastanza paura ma vi prometto che la finirò (?)
Spero di riuscire ad aggiornare presto; voi leggete, recensite, piangete, fate quello che volete tanto vivibi lo stesso (?)
much love xx

 

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