Le tre Lune

di Ele12
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un binario piuttosto strano ***
Capitolo 2: *** Arrivo a Hogwarts ***
Capitolo 3: *** Lo Smistamento dei tre ***
Capitolo 4: *** Le due ragazze e ... Annabeth ***
Capitolo 5: *** Mostri, guai e ancora guai ***
Capitolo 6: *** Luna Loveggod e le Empuse ***
Capitolo 7: *** Colpe e scelte di vera amicizia ***
Capitolo 8: *** Puzza di Empuse ***
Capitolo 9: *** Caccia al mostro ***
Capitolo 10: *** Ecate ***
Capitolo 11: *** Le tre Lune ***
Capitolo 12: *** Ritorno a Hogwarts ***
Capitolo 13: *** Non dire niente ***
Capitolo 14: *** The end of the story ***



Capitolo 1
*** Un binario piuttosto strano ***


CAPITOLO 1
PERCY
Era una normale mattina alla stazione di King’s Cross, e per normale si intende ovviamente una caotica, affollata, chiassosa, rumorosa mattinata del 1 settembre. Un ragazzo alto con una focosa maglietta arancione si faceva largo tra la folla trascinando una donna più anziana di lui e segnata da evidenti traumi passati. Al loro passaggio uomini in giacca e cravatta, donne con bimbi in braccio, ragazzi in gruppi da cinque si scostavano evidentemente infastiditi ma Percy non poteva assolutamente fare tardi : quella era la sua prima vacanza fuori dal campo insieme ai suoi due migliori amici, Annabeth e Grover. Ad un certo punto un cappello arancione con lo stesso simbolo della maglietta di Percy  sbucò tra la folla gridando: “PEEERCY, PEERCYYY, DOVE SEIII, PEEERCYYY!!!!”
Percy, sentendo gridare il suo nome con l’inconfondibile voce di Grover, si fece avanti in mezzo a tutte quelle persone e urlò di rimando:
“GROVEEER ASPETTAMI TRA LA PIATTAFORMA NOVE E DIECI QUI C’E’ TROPPA GENTE !!! PORTA ANNABETH CON TEEE!!!”
Percy vide il cappello arancione, che proteggeva due sporgenti corna da satiro, muoversi nella direzione opposta e cercò di seguirlo sgomitando tra tutti quei mortali. Distrutto, non fece in tempo ad arrivare alla piattaforma nove che venne travolto da quattro braccia amiche le quali si strinsero in un abbraccio. Dopo qualche secondo i tre ragazzi si slacciarono quando Annabeth e Grover si accorsero che la madre di Percy, Sally, era con loro e corsero a salutarla. Sally guardò l’orologio
“Scusate sono in ritardo per il lavoro, devo andare” poi aggiunse, rivolta a suo figlio “Comportati bene e se hai bisogno di aiuto sai come fare. Ricordati che tuo padre ti ascolterà ovunque tu sia, basta che ci sia un po’ d’acqua” detto questo strizzò l’occhio a Percy e scappò via.
Appena Sally si fu allontanata, Annabeth saltò al collo di Percy, poi i tre appoggiarono i loro carrelli sul muro tra il binario nove e dieci e iniziarono a parlare delle vacanze estive. In mezzo al trambusto carrelli stracarichi di bauli sfrecciavano nella loro direzione mentre i gufi appollaiati in cima ad essi emettevano versi acuti e fastidiosi. Grover rise e commentò:
“Ma dove vanno tutti questi carrelli ? E quelli non saranno mica gufi ?”
“Certo che sono gufi, Grover. Sono il simbolo della sapienza e quindi di mia madre…Ma perché sono qui, questo c’è da chiedersi”
Percy, Grover e Annabeth però non poterono fare a meno di notare che i carrelli con sopra i gufi si dirigevano verso di loro, anzi più precisamente verso il muro. I tre si spostarono perché ormai intorno alla parete erano accalcate una ventina di persone che li scrutavano con aria infastidita e minacciosa. Un attimo dopo, notò Percy, le persone dall’aria torva erano scomparse. Fece notare questo fatto ai compagni che gli risposero con un alzata di spalle e si riappoggiarono al muro in attesa del treno. Quando si udì un fischio in lontananza Percy avvertì Grover e Annabeth per prendere i carrelli ma le valigie e tutta la loro roba era scomparsa; cercarono lì intorno, convinti che li avessero rubati, ma non trovarono niente. Poi Annabeth, sfinita,disse:
“Ma com’ è possibile, erano qui, proprio in questo punto!” e appoggiò le mani al muro. Un attimo dopo, con un FLOP Annabeth scomparve dietro la parete. Percy e Grover, terrorizzati, si tuffarono con lei per riportarla indietro. Ma, quando alzarono gli occhi, si ritrovarono proiettati in una stazione completamente diversa da quella di King’s Cross, sembrava più un mondo diverso da quello che si erano lasciati alle spalle: circolavano carrelli carichi di bauli, di gufi e di civette, alcuni ragazzi indossavano una lunga mantella nera con una “H” ricamata sul petto insieme a quattro animali il leone, l’aquila, il tasso e il serpente, tutti ma proprio tutti tenevano in mano una bacchetta e, la cosa più maestosa e importante, davanti ai tre amici troneggiava un gigantesco treno rosso e nero con una scritta di lato “Espresso per Hogwarts”.
 
 
HARRY
“Ma perché dovevano fare sempre tardi, perché, perché, perché ???” pensò Harry sorridendo. Poi si voltò per vedere Ron arrivare trafelato con Hermione alle calcagna che si facevano largo in mezzo alla folla di Babbani, ovvero gente non magica. Harry non vedeva l’ora di arrivare a scuola, la sua seconda casa, farsi una scorpacciata di tutto quello che ci sarebbe stato al banchetto, parlare fino a notte fonda con Ron e scivolare sotto le coperte del suo caldo e morbido letto su, nei dormitori al secondo piano. Attraversarono la barriera senza problemi e si lasciarono trainare da Fred e George fino al treno insieme a Leotordo che cinguettava allegro e felice. Poi Harry sentì un urlo lacerante e una piccola folla di persone si mosse attorno a loro in un’unica direzione; poi l’urlo si sentì chiaro e forte:
“BABBAAAANIIII” e i maghi e le streghe scapparono via terrorizzati.
Si aprì un largo cerchio di persone intorno a tre ragazzi dell’età di Harry, in effetti vestiti come Babbani, che si guardavano attorno come se fossero stati appena Confusi. Tre attimi dopo iniziarono i commenti sottovoce, ma udibilissimi:
“Babbani …” “Come hanno fatto a entrare attraverso la barriera??” “Saranno Mangiamorte travestiti?” “No, non credo proprio” “Forse sono dei maghi da Paesi lontani…” “Sì, potrebbe anche darsi” “Proviamo a parlargli in inglese”
Il signor Weasley, che con i Babbani ci conviveva, si fece avanti in mezzo ai  maghi e chiese:
“Parlate inglese, ragazzi ?”
I tre non risposero ma all’improvviso la ragazza, bionda con occhi grigio intenso, si rivolse all’intera massa di gente:
“Non so di cosa stiate parlando signori, ma di certo non abbiamo niente a che fare con quei mortali là, fuori quel muro”
“I Babbani ?” corresse il signor Weasley
“Noi li chiamiamo mortali, ma fa lo stesso” obiettò la ragazza.
“Bene ragazzi, se non siete Babbani, e evidentemente neanche maghi allora chi, o che siete ?” chiese il signor Weasley, evidentemente confuso.
“Beh, io sono Annabeth, figlia di Atena, lui è Percy” disse indicando un ragazzo dell’età di Harry con profondi occhi azzurri come il mare “figlio di Poseidone, e lui è Grover, un satiro” rispose tutto d’un fiato.
Ci fu un mormorio di dissenso. Quasi tutti pensavano che stessero vaneggiando o inventando, ma nessuno si fece avanti per ulteriori domande. Hermione, preoccupata come al solito in situazioni di possibile pericolo, esclamò:
“Ma come avete fatto ad attraversare la barriera ???”
La ragazza rispose con un che di esasperato nella voce:
“Ci siamo appoggiati al muro e siamo stati trasportati qui”
Qualcuno parlò:
“Questo vuol dire che sicuramente non sono Babbani. Secondo me sono Mangiamorte !!!”
Ma Hermione rispose prontamente:
“Allora ci avrebbero già ucciso tutti direi”
Da uno sguardo della ragazza che diceva di chiamarsi Annabeth, si capì che era grata a Hermione. Poi l’amica riprese, notando le facce confuse dei tre nuovi arrivati:
“Molti sono diffidenti e non vi credono qua intorno” e guardò torva la folla di maghi “Pensano siate maghi malvagi pronti a uccidere se necessario” “Ma non credo lo siate perché se no saremmo già morti tutti” aggiunse notando le facce dei tre ragazzi.
Poi la ragazza disse, perplessa:
“Ma noi siamo semidei, Mezzosangue. Non siamo malvagi”
A queste parole molti fecero un sorriso di sdegno mentre il resto della gente esclamò un “Ooooooh” decisamente perplesso.
“Mezzosangue !!!” quasi urlò Hermione “Come potete definirvi così !” questa volta gridò.
La ragazza, Annabeth, domandò offesa e evidentemente ferita nell’orgoglio:
“Scusate, ma cosa c’è di male nell’essere Mezzosangue ??”
E Ron, rimasto tutto il tempo con la bocca spalancata, parlò con voce flebile e incredula:
“Miseriaccia ma è un’offesa gravissima per un mago…”
“Beh per un semidio no, è una comunissima definizione” commentò il satiro con le corna.
Hermione, ancora sconvolta, si rivolse ad Annabeth mentre Percy e Grover il satiro si guardavano ancora incuriositi dalla reazione dei maghi:
“Noi preferiremmo chiamarvi semidei, se per voi va bene, ovvio”
Poi i tre ragazzi si osservarono e fecero un cenno di assenso verso la folla di persone. Improvvisamente qualcuno osservò:
“Gente il treno sta aspettando gli studenti, dobbiamo muoverci”
E come per magia la vita ricominciò intorno a Harry, Ron ed Hermione. Ginny trascinò i tre lontani dai Malfoy perché, nella confusione, lei fu l’unica che si accorse che i ragazzi non sapevano dove andare e come uscire. Harry si ricordò che una volta passata la barriera non si poteva più uscire dopo una certa ora e quei tre dovevano muoversi se volevano tornare dall’altra parte. Disse questo a Hermione e Ron, poi corse vicino ai semidei:
“Scusa … Percy ma voi volete restare qua o ritornare dall’altra parte ?”
 
Angolo autrice:
Bene, bene, bene. Allora, inizio col dirvi che questa fanfiction continuerà, e molto ma non voglio anticiparvi nulla. In questo capitolo parliamo dell'arrivo al binario del povero Percy, completamente disorientato, e di Annabeth e Grover. Strano modo per finire nel binario, eh? Leggendo Harry Potter mi sono posta la domanda: "E se un Babbano, sia maledetto, entrerebbe per sbaglio nella barriera, come reagirebbero i maghi?" e da lì la mia contorta mente ha iniziato a elaborare la storia. Spero sinceramente che vi piaccia. Appunto per questo recensite e fatemi sapere cosa ne pensate. E' la mia prima fanfiction, abbiate pietà!!!

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Capitolo 2
*** Arrivo a Hogwarts ***


CAPITOLO 2
PERCY
Percy si guardò intorno, stordito, poi si rese conto di dove si trovava e interrogò con gli occhi Annabeth e Grover. Neanche loro volevano lasciare quel meraviglioso posto, quel misterioso universo parallelo dove si avevano tante cose in comune, lo si capiva al primo sguardo e rispose prontamente a quel ragazzo di cui, si rese conto, non conosceva il nome e affermò con certezza:
“Noi restiamo”
Annabeth e Grover lo guardarono con complicità. Poi Annabeth, col suo inimitabile senso pratico, esclamò:
“Il treno !”
Al che Hermione, Ron ed Harry corsero verso il bestione nero e rosso trascinandosi dietro Percy, Annabeth e Grover. Saltarono sul treno, giusto in tempo che quello iniziò a sbuffare e a prendere velocità. Cercarono uno scompartimento vuoto e ne trovarono uno, per miracolo, vicino alla locomotiva. Si sedettero sui sedili e Grover ricordò:
“Ma dove porta questo treno, a proposito ?”
“A Hogwarts, la scuola dei maghi. Lì andiamo per studiare le arti magiche” rispose annoiato Ron come per voler dire che aveva ripetuto quella frase migliaia di volte. Percy, rifletté, non aveva mai sentito parlare di scuole per semidei o roba simile. Al campo si allenavano e facevano attività fisiche. Ma di una scuola dove si studiava teoricamente non ne aveva mai sentito parlare. In questo sicuramente loro e i maghi si differenziavano.
Poi Ron aggiunse, più eccitato:
“Mio fratello si chiama come te” indicando Percy “Ma tu sei molto più carino, simpatico e meno rigido di lui” sorrise amichevole.
Percy pensò che doveva avere molti fratelli perché durante la corsa per arrivare al treno ne aveva viste alcune, di persone dai capelli rosso fuoco.
Dopo qualche ora, trascorsa a chiacchierare sui rispettivi mondi, i sei ragazzi riuscirono a scorgere un imponente e meraviglioso castello al che Percy chiese:
“Siamo arrivati ?”
Ron si allarmò subito:
“Di già ???”
“Sì e fareste meglio a indossare le divise voi due” aggiunse Hermione, già pronta e vestita,  rivolta a Harry e Ron che si affrettarono a vestirsi a loro volta con due lunghi mantelli neri.
Percy si chiese come avrebbero preso in quella scuola l’arrivo di estranei dal mondo esterno e se il preside li avrebbe cacciati all’istante. Sperava proprio di no perché quel luogo incantevole e allo stesso tempo misterioso lo affascinava più che mai, e poi non vedeva l’ora di vederlo dall’interno, oltre che dall’esterno. L’altra ragazza, Hermione, sembrò leggergli la preoccupazione in volto e lo rassicurò:
“Non preoccupatevi, il preside è Silente”
I tre semidei si guardarono confusi.
“Silente è il più grande mago al mondo, ma il successo non gli dà alla testa e per questo è anche molto ragionevole e accogliente” spiegò Hermione, poi aggiunse “Appena si sarà accertato che voi non siate Babbani vi accoglierà a scuola di sicuro. Forse potreste anche assistere alle nostre lezioni, che ne dite ?” aggiunse eccitata.
Annabeth sembrò decisamente entusiasta. Assistere a delle lezioni di magia avanzata non è da tutti i giorni e lei, studiosa e preparata com’era, non vedeva l’ora di imparare cose nuove. Evidentemente era eccitata dagli incantesimi perché chiese:
“Quindi potremmo fare veramente delle magie come voi maghi ?”
Hermione, dispiaciuta dalla risposta che stava per dare, disse:
“No, non penso. Le bacchette obbediscono solo ai maghi. E anche se tu, Percy e Grover non siete Babbani, dubito seriamente che riuscireste a controllare la magia” e si affrettò ad aggiungere “Mi dispiace tanto” e abbassò lo sguardo.
Percy provò a consolare Annabeth:
“Non ti preoccupare Annabeth, vedrai, al castello potremo fare un sacco di altre cose, come parlare con i quadri, conoscere maghi e streghe, fare banchetti favolosi, cavalcare una scopa, chiacchierare con il più grande mago di tutti i tempi !!!” disse, facendo affidamento su quanto gli avevano raccontato Harry, Hermione e Ron. Annabeth sembrò più contenta. Poi chiese a Hermione se poteva prestarle un libro da leggere di nuovo e la ragazza le diede un grosso volume con su scritto: “Storia di Hogwarts”.
All’improvviso il treno si fermò. Percy vide e sentì sciami di studenti scendere, eccitati quanto lui, dal bestione rosso e nero per dirigersi verso grosse carrozze senza conducente né cavalli, tanto meno centauri. Annabeth li trascinò dietro gli amici maghi mentre migliaia di occhi curiosi si giravano verso di loro e migliaia di bocche pettegole borbottavano qualcosa sul loro conto; Percy fu certo di una cosa: lì dentro, per alcuni, non erano esattamente ciò che si poteva definire “i benvenuti”.
 
 
HARRY
Harry si voltò per vedere se Percy e i suoi amici li stavano seguendo e i tre semidei più il satiro risposero con un largo sorriso. Harry, sicuro che non avevano mai visto una cosa tanto imponente e gigantesca come Hogwarts, sorrise a sua volta, pensando alle facce del satiro Grover, della ragazza Annabeth e del ragazzo Percy. Rimuginando su questi pensieri Harry non si accorse che un omone alto due metri, con barba e capelli incolti e ispidi gli stava sbarrando la strada verso le carrozze:
“Heilà, Hagrid” alzò lo sguardo il mago, accorgendosi che Hagrid era scuro in volto.
“Hey, Harry, ma chi sono quelli là ?” chiese indicando i tre semidei.
“Sono amici Hagrid, non sono Babbani, sono semidei !” si affrettò ad aggiungere Harry notando la faccia di Hagrid al pronunciare la parola “Babbano”. Infatti né Hagrid né Harry potevano dimenticare l’ultimo incontro di Hagrid con un Babbano, dal quale quest’ultimo, il cugino di Harry, Dudley, era uscito con un ridicolo codino da maiale. Harry osservò Hagrid andarsene, sospettoso, mentre borbottava parole sconnesse come:
“Silente vedrà … semidei … Babbani travestiti o del genere…da non fidarsi”
La ragazza dagli intensi occhi grigi guardò prima Harry poi Hagrid a bocca spalancata:
“Ma quello non sarà mica…”
“Un mezzogigante, sì” completò Hermione e sorrise.
Dopo l’incontro con Hagrid, Hermione e Annabeth iniziarono a parlottare fittissimo su strani eventi e fatti raccontati in “Storia di Hogwarts”. Harry cercò di ignorare i loro sussurri concitati immergendosi con Ron, Percy, Grover in un’interessante conversazione sugli sport magici e dei semidei. Così Harry scoprì che i semidei si esercitavano con spade, lance, archi e pensò che, oltre a eccitante, doveva essere anche molto pericoloso.
Le carrozze si fermarono e i sei ragazzi scesero, decisamente eccitati. Dall’espressione di Hermione, si capiva che non vedeva l’ora di raccontare e di mostrare ad Annabeth tutto di  Hogwarts. Ron e Grover discutevano fitto sulla pericolosità di lance e spade così Harry poté godersi il panorama. Hogwarts si mostrava in tutto il suo magnifico splendore: le gigantesche mura del castello nascondevano stanze, aule, saloni, segrete, cucine, ampi dormitori e perfino bagni molto pericolosi; le finestre, come al solito, erano illuminate e a volte si poteva intravedere un fantasma o un insegnate passeggiare per i corridoi. Dalle espressioni di indescrivibile stupore, e soprattutto ammirazione, Harry comprese che il castello doveva aver colpito nel profondo i loro amici. Infatti Percy, Annabeth e Grover avevano spalancato le bocche talmente che Hermione dovette richiuderle.
“E’ magnifico. Semplicemente e assolutamente magnifico !!!!”
“Lo so Annabeth. Non ho mai visto una cosa così enorme e fantastica allo stesso tempo !!”
“Calmati Grover” rise Percy “Andiamo a osservarlo dall’interno” e rivolse uno sguardo di sfuggita a Harry, Ron e Hermione.
“Prima dobbiamo presentarvi alla professoressa  McGranitt e al Preside” rispose Hermione, come sempre rispettosa delle regole.
Proprio in quel momento, in cima alla scalinata, apparve la McGranitt per accogliere gli studenti del primo anno. La vicepreside intravide tra la folla il gruppo  e scoccò a Harry un’occhiata indagatrice. Poi corse dai nuovi studenti, tenendo d’occhio Harry, Ron e Hermione. Hermione corse, a sua volta, dalla professoressa e le chiese di parlare  “Possibilmente nel suo ufficio” udì Harry. A questo puntò, Harry, portò i tre semidei dalla McGranitt:
“Professoressa le spiegheremo tutto nel suo ufficio… dovrebbe chiamare il professor Silente, per favore”
“Potter che cosa hai combinato questa volta ?” disse la vicepreside con un sospiro che assomigliava tanto a quelli della signora Weasley quando parlava a Fred e George, i fratelli maggiori di Ron.
“Niente professoressa. Sono loro” e indicò Percy, Grover e Annabeth con il dito “Che hanno bisogno di parlare con lei e con il Preside” spiegò Harry.
La McGranitt, titubante,  li scortò nell’aula di Trasfigurazione. Poi partì alla volta dell’ufficio di Silente borbottando.
Silente e la McGranitt arrivarono poco dopo e Harry spiegò loro la storia di come i tre semidei erano capitati a Hogwarts. Alla fine del discorso del mago Silente parlò rassicurante:
“Bene, allora credo che dovremmo aggiungere tre posti al tavolo di Grifondoro e, perché no, smistare questi ragazzi” si rivolse alla professoressa “Dica agli altri insegnanti che avremo come ospiti questi … semidei e di aggiungere tre sedie” dette queste ultime parole se ne andò canticchiando. La McGranitt, ancora sconvolta, guidò Percy, Grover e Annabeth vicino a quelli del primo anno, che li guardarono incuriositi, poi li scortò in sala. Percy, Grover e Annabeth erano circa il doppio dei nuovi arrivati e questo li rendeva vagamente imbarazzati. Harry e i suoi amici fecero segni di incoraggiamento ai semidei che sembravano decisamente intimoriti. Poi Harry prese posto vicino Ron e Ginny, la sorellina di Ron, con gli stessi capelli rossi.
 
Angolo autrice:
Allora, cari ragazzi, vi sta piacendo la mia storia? Vi prego di recensire, recensire, recensire per farmi capire dove sto sbagliando. In questo capitolo vediamo i poveri semidei e il povero satiro a Hogwarts! Perché poveri? Perché … lo scoprirete solo in seguito!!!
 

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Capitolo 3
*** Lo Smistamento dei tre ***


CAPITOLO 3
PERCY
Percy si guardò intorno: si trovavano in un’enorme sala con quattro tavoli rettangolari ai lati e un altro lungo tavolo che troneggiava su tutto. Vicino quest’ultimo c’era uno sgabello dove, la professoressa che li aveva accompagnati finora, li portò; sopra lo sgabello era afflosciato un vecchio cappello rotto e rappezzato, Percy non mostrò particolare sorpresa, ma Annabeth sembrava sapere cos’era perché lo guardò stralunata. E poi successe: il cappello iniziò a parlare, o meglio a recitare, una poesia:
“Benvenuti a Hogwarts, miei cari studenti
ma cosa sono questi visi spenti
in questa scuola la magia è insegnata
e una virtù vi verrà riconosciuta:
la casa di Grifondoro
vuole coraggio e cuore d’oro
la casa di Tassorosso
ha animo paziente  e mai smosso
la casa di Corvonero
ha nell’intelligenza il principio più vero
la casa di Serpeverde
possiede astuzia e ambizione da vendere.
Ed io, Cappello Parlante, felice sarò
Appena nelle varie Case vi smisterò”
“Come fa un cappello ad essere felice ?” fu il primo pensiero che passò per la testa di Percy.
Poi si ricordò che doveva essere smistato come tutti gli altri e si fece avanti insieme alla fila di ragazzini. La professoressa dal cipiglio rigido annunciava i nomi dei nuovi alunni senza cambiare posizione. Percy voleva finire nella casa dei suoi tre amici, ma non era sicuro di possedere tutto questo coraggio. Mentre la fila di ragazzi terminava, il Preside, un uomo alto con capelli, barba e vestiti lunghi e bianchi, parlò alla moltitudine di maghi e calò un silenzio carico di eccitazione, quasi palpabile:
“Cari studenti, quest’anno sarà un anno un po’ speciale. Come potete vedere questi tre semidei ci sono venuti a trovare da molto lontano e resteranno per il resto dell’anno scolastico. Assisteranno alle vostre lezioni, se non vi creerà disturbo, dormiranno e siederanno nei vostri dormitori e nella Sala Grande. Adesso assisteremo allo smistamento di questi ragazzi. Ma prima … un forte applauso !!!”
Detto questo la folla applaudì e Percy si sentì lusingato.
Il Cappello Parlante venne indossato prima da Grover. Il povero satiro tremava tutto, non era certo un tipo coraggioso, infatti il Cappello lo assegnò alla casa chiamata Tassorosso. I Tassorosso applaudirono fragorosamente, spesso la loro Casa veniva messa in secondo piano. Annabeth fece spendere molto tempo al Cappello Parlante, diventando una Testurbante, il quale decise di assegnarla, dopo un lungo ragionamento, a Corvonero, la Casa degli intelligenti. Annabeth lo era eccome. Poi arrivò il turno di Percy. Il semidio non si era mai sentito così: sentiva paura di non essere scelto mischiato a curiosità di sapere la sua virtù principale, così mise in testa il Cappello che gli cascò sugli occhi. Questa volta la riflessione dell’oggetto fu molto più lunga tanto che alcuni iniziarono a sbadigliare. Percy, per qualche attimo, già si vedeva cacciato da Hogwarts inseguito dal Cappello Parlante che urlava dicendo di non sapere dove smistarlo. Ma la tanto attesa risposta venne: il Cappello gracchiò “Grifondoro” e un attimo dopo Percy si ritrovò circondato da migliaia di braccia amichevoli e da altrettante voci curiose. Gli applausi per Percy dei Grifondoro furono i più sentiti e accompagnati da urla e gridolini. Annabeth e Grover lo guardarono trionfanti dagli altri tavoli, mentre battevano le mani e urlavano a squarciagola. E Percy sentì che quel momento, quelle emozioni non le avrebbe dimenticate tanto facilmente.
                         
Angolo autrice:
Buon pomeriggio, miei piccoli maghi e miei dolci semidei!!! Un nuovo capitolo fiammante, pronto per voi, anche se un poco corto. Questo solo perché vi sto preparando agli avvenimenti che accadranno in seguito! Lo so che tutti mi contesterete la scelta di mettere Annabeth a Corvonero, ma il povero Grover rischiava di rimanere solo soletto con i Tassorosso mentre Percy e Annabeth se la spassavano insieme e … non ce l’ho fatta, ho dovuto dividerli tutti e tre. Anche se, comunque, Annabeth di intelligenza ne ha una dose pari a quella di coraggio quindi la scelta era ardua!!!

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Capitolo 4
*** Le due ragazze e ... Annabeth ***


CAPITOLO 4
HARRY
Quindi Percy era stato smistato a Grifondoro. Avevano festeggiato fino a tardi  nel dormitorio e lui, Harry, gli aveva presentato Seamus, Neville e Dean. Tutta Hogwarts voleva sapere cos’era un semidio e questo doveva essere stato seccante anche per Percy ed i suoi amici. L’unica che sembrava infelice era Hermione: lei sperava che Annabeth sarebbe stata assegnata a Grifondoro ma non era stato così. Annabeth era finita a Corvonero dove l’intelligenza prevale sul coraggio e Hermione ne era rimasta delusa. Aveva finalmente trovato un’amica con le sue stesse caratteristiche, le stesse passioni e veder sfumare sotto gli occhi l’occasione di conoscersi meglio non doveva essere così semplice da affrontare. A Harry dispiaceva per Hermione ma lui e Ron preferivano non pensarci, soprattutto ora che Percy era dei loro. Adesso il semidio giaceva in un letto a baldacchino, esattamente come quello di Harry e Ron, opportunamente fatto comparire per lui e dormiva beato. Prima o poi Harry gli avrebbe chiesto di mostrargli come governare l’acqua con la sola mano, cosa che lo affascinava più che mai.
 
                                                                   
Il mattino seguente, a colazione, Harry notò che i Serpeverde  sembravano prendersi gioco di Percy e dei suoi amici, evidentemente perché nessuno di loro era stato smistato nella loro casa ed erano invidiosi. Comunque erano più agguerriti che mai nel mettere in imbarazzo i semidei, i quali, sorprendentemente, riuscivano a reagire molto bene alle frecciate dei Serpeverde. La prima lezione della giornata sarebbe stata Erbologia, ma Harry non sapeva se Percy, Annabeth e Grover avrebbero seguito le lezioni insieme. Il Preside aveva annunciato che i tre ospiti potevano seguire le lezioni che preferivano tranne quelle dei rispettivi coordinatori, che si dovevano svolgere separatamente. Lui e Ron salirono al dormitorio seguiti da Percy, con cui chiacchieravano allegramente del più e del meno, e da Seamus, Dean e Neville. Scesero quasi immediatamente per Erbologia ma Seamus, Dean e Neville si attardarono sopra. In quel momento dall’enorme portone entrarono ridacchiando due ragazze. La visione era spettacolare. Potevano sembrare semplici studentesse di Hogwarts ma, se osservavi attentamente i tratti del loro volto, potevi accorgerti che, in realtà, erano di una bellezza ammaliante: i capelli, lunghi e fluenti, del nero più lucente, i visi candidi come la neve, le labbra rosse e i dolcissimi sorrisi potevano incantare chiunque. Ron doveva essersi accorto delle due studentesse perché diventò talmente rosso che i suoi capelli e la sua faccia non si distinguevano più. Le ragazze si allontanarono ridendo di una risata cristallina. Quando l’orlo del loro mantello scomparve Ron sbiancò e, con espressione sognante,sussurrò:
“Sono Veela, non c’è altra spiegazione” poi svenne.
Percy esclamò:
“Oh miei dei !!!” con espressione incredula.
 “Credo che dovremmo portarlo in infermeria” disse Harry.
Poi lui e Percy sollevarono Ron e lo portarono da Madama Chips. Harry era tra il divertito e l’ammaliato. Ricordava benissimo quando Ron si era comportato così, l’ultima volta. Era stato durante il Torneo Tremaghi, dopo aver conosciuto Fleur Delacour, una ragazza che, in effetti, era in parte Veela.  Harry aveva osservato quel tipo di capelli solo con Cho Chang, una ragazza di Corvonero. All’improvviso gli venne in mente: di che Casa erano le due ragazze ?
Si voltò verso Percy:
“Tu hai visto di che Casa erano ?”
“No” rispose Percy, anche lui sotto l’effetto delle due ragazze.
Le porte dell’infermeria si spalancarono ed entrò Hermione, trafelata, con Annabeth alle calcagna:
“Dove siete stati ?? Io e Annabeth vi abbiamo cercato per gli orti, nel parco e da Hagrid”
“Percy, miei dei, ma dove eravate ???” quasi urlò Annabeth, disperata
“RON !!!” si sentì il grido soffocato di Hermione che si tuffò sull’amico.
Harry stava cercando di spiegare a Annabeth l’accaduto dato che Hermione sussurrava parole all’orecchio di Ron e ogni tanto esclamava: “Si riprenderà, vero ?”
In quel momento Ron si svegliò e Hermione si trattenne a stento dal saltargli al collo. Poi Percy provò a rispiegare a tutti l’accaduto. Ad un certo punto Harry si ricordò:
“Ron, non potevano essere Veela, loro di solito hanno i capelli biondi, quelle ragazze li avevano neri”
“Erano quasi irreali” disse Ron, poi aggiunse “Devo parlare con loro”
Hermione e Annabeth non sembrarono così preoccupate, una volta scoperto che tre ragazzi si erano fatti sopraffare dalla bellezza di due semplici alunne di Hogwarts. Hermione, anzi, ostentò un’espressione decisamente offesa. Poi soggiunse:
“Ron, Harry, Percy la Sprite vi sta cercando” e se ne andò.
Annabeth uscì e seguì Hermione col naso per aria.
 
 
 
PERCY
“Ma a Hogwarts sono tutte così ?” chiese Percy.
“No, certo che no” gemette Ron “Dovresti vedere Eloise Midgen” e detto questo soffocò una risatina “Ma quelle ragazze erano proprio stupende, meglio di una Veela !!!” aggiunse riprendendo la sua aria sognante.
Percy pensò che Ron doveva proprio essere cotto di quelle due o non avrebbe parlato così.
“Ragazzi credo che dopo pranzo le andrò a cercare nelle sale di ritrovo delle Case” disse Ron.
 Percy non ci trovò nulla di strano ma Harry sobbalzò:
“Ron, sai benissimo che le sale di ritrovo sono vietate agli studenti di altre Case” poi riprese “Ti beccherai una punizione delle peggiori!!”
Percy fu distratto dai loro battibecchi perché davanti a lui si stagliavano circa quattro gigantesche serre e, sorpresa delle sorprese, da una di esse uscì Grover! L’amico stava discutendo con una tarchiata professoressa, ricoperta di terriccio da cima a fondo, che li guardava torva e allo stesso tempo mostrava al satiro le qualità speciali di una pianta che teneva in mano. La professoressa tarchiata puntò verso di loro e si rivolse a Harry e Ron:
“Potter, Weasley si può sapere dove siete stati durante la mia lezione ?” urlò furiosa la donna. “Venti punti in meno a Grifondoro perché vi siete assentati senza preavviso né segnalazione !!!” detto questo girò sui tacchi ed entrò in una delle serre. Harry e Ron non avevano una bella faccia, ma Percy già iniziò con le domande a Grover:
“Che cosa ci facevi con quella donna tarchiata ?” lo affrontò un po’ aggressivo.
“Percy, quella è la professoressa Sprite di Erbologia” poi aggiunse “Mi stava insegnando le proprietà speciali di questa pianta” e Grover mostrò un vaso nel quale era piantato un grosso ciuffo d’erba.
 “Mandragola: guarisce da veleni e da ogni tipo di incantesimo, compresa la pietrificazione”
Fece una piccola pausa, poi si rivolse a Harry:
“Mi ha anche raccontato della vostra avventura al secondo anno”
Poi, un po’ incerto:
 “Siete stati grandiosi, davvero !!!”
Percy conosceva molto bene la passione per la natura di Grover e non ne fu sorpreso. Poi gli raccontò nel dettaglio il loro incontro con quelle bellissime ragazze. Grover li guardò:
“Oh e di che casa erano ?” aggiunse “Sarebbe bellissimo se fossero di Tassorosso” sospirò.
Ma le ragazze non si fecero vedere né quel giorno né nei giorni seguenti e neanche Ron riuscì a trovarle negli altri dormitori, però in compenso si beccò una punizione dalla McGranitt, la professoressa di Trasfigurazione. Percy fu molto felice di assistere alle lezioni, che seguiva insieme ad  Annabeth e Grover, tranne quelle dei coordinatori delle Case, ovviamente. Grover, come tutti i Tassorosso amava Erbologia e Annabeth andò pazza per Incantesimi, infatti ne parlava ammirata ogni volta che si discuteva dell’argomento. Percy sviluppò una certa predilezione per Trasfigurazione e per Difesa Contro le Arti Oscure, che seguì con molta attenzione osservando attentamente le magie degli studenti e provando un moto d’invidia ogni volta che vedeva uno studente riuscire in un incantesimo. Ma, insieme a queste altre cose, le settimane passarono e, a metà ottobre, Percy si era ormai abituato a tutte le stranezze della scuola, per non dire affezionato. L’unica cosa negativa di Hogwarts erano i Serpeverde che Percy imparò presto a disprezzare, soprattutto Draco Malfoy, scontroso con Percy perché, sin dai primi giorni, ebbe tutte le attenzioni degli altri studenti e questo lo faceva imbestialire. Però, fortunatamente, Percy riuscì a tenere a bada l’altra Casa mostrando cosa sapeva fare con l’acqua, e questo sembrò spaventarli a sufficienza.
Il semidio continuava a notare che Ron non la smetteva di pensare alle due ragazze incontrate nel parco del castello e questo, credeva a ragione, faceva impazzire Hermione. Invece, una mattina presto, passando vicino ad un’aula sentì sussurrare parole praticamente senza senso da qualcuno, evidentemente disperato. Ad un certo punto udì una voce molto familiare:
“Perché non funziona, ma perché ???” e poi lamenti e singhiozzi.
“Annabeth ?” sussurrò Percy.
“PERCY !!!!!!!!” esclamò Annabeth scaraventando a terra qualcosa. Era seduta a terra e singhiozzava con in mano una bacchetta che sprizzava scintille rosse e azzurre.
“Annabeth … stavi provando a fare una magia ?” chiese Percy in un tono forse troppo stupito che mise sulla difensiva Annabeth.
“Sì, e allora ? Volevo solo provare ma evidentemente queste …” e indicò un mucchietto di bacchette sparse sul pavimento “… Non funzionano con me”. E scoppiò in lacrime e singhiozzi:
“Ti rendi conto di cosa sanno fare loro che io non posso ???” e si asciugò gli occhi con rabbia. “Controllare l’acqua, il fuoco, pietrificare e tantissimo altro”.
Percy approfittò della pausa e riprese:
“Non è vero che tu, noi non sappiamo fare niente. Sappiamo combattere, abbiamo vissuto tante di quelle avventure che è un miracolo se siamo ancora vivi !!!” esclamò incredulo che la sua amica così intelligente potesse crucciarsi per tanto poco.
“Scusa, Percy, sono un disastro. È che sono invidiosa delle cose che sa fare Hermione con la bacchetta”
“Non preoccuparti tu sai fare molte altre cose e possiamo comunque osservarla mentre usa la magia. Intendo Hermione, sai lei è molto brava, l’ho vista”
“Sì l’ho vista anche io. Adesso torno in Sala Grande e ti prego Percy, non dire a nessuno quello che hai visto. E io ti prometto che non proverò mai più a fare magie.” E se ne andò asciugandosi gli occhi.

Angolo autrice:
Piccoli maghetti e semidei, che vi è successo? Ho notato un enorme calo di visite alla mia storia e anche poche recensioni!!! Se la mia storia non vi piace o volete migliorarla scrivetemelo e io cercherò di migliorare il continuo!!! Comunque, non so voi, ma io Annabeth ce la vedevo invidiosa di fare magie, e, lo ammetto, l'ho messa un pò ... in ridicolo, se la vogliamo mettere così ...
Ah, e quasi mi dimenticavo ... RECENSITE, RECENSITE, RECENSITE!!!

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Capitolo 5
*** Mostri, guai e ancora guai ***


CAPITOLO 5
HARRY
Harry aveva l’impressione che Annabeth, da qualche tempo fosse più giù di quanto volesse far credere, così approfittò per parlarle prima di scendere per il pranzo. Erano appena usciti dai gelidi sotterranei di Pozioni e l’umore di Harry non era dei migliori. Si era guadagnato un sabato di punizione con Piton. E non solo lui ma anche Percy, che non aveva fatto niente, ma a Piton era immediatamente risultato antipatico, assillante con le sue domande e “decisamente troppo arrogante”. Ma Annabeth, che passeggiava per i corridoi pensierosa,  non disse niente che potesse tirar su di morale sia lui che lei. Harry credeva, a ragione, che tra i tre semidei c’era un’affinità particolare come tra lui, Ron e Hermione. Hermione e Annabeth passavano la maggior parte del tempo insieme perché le sale di ritrovo delle quattro Case erano aperte per i semidei quando lo desideravano. Ma Percy, Annabeth e Grover decisero fin dal primo giorno che in quella di Serpeverde non ci sarebbero nemmeno entrati, e i Serpeverde erano contenti così. Addirittura quella faccia da carlino di Pansy Parkinson aveva insultato Annabeth nei corridoi definendola “stupida ibrida” aumentando il malumore della ragazza. Alla fine, Harry optò per il parlare con Hermione dell’umore di Annabeth.
 
La mattina del giorno dopo era scura e grigia “Perfetta per una lezione di Astronomia” pensò Harry a malincuore. Astronomia non era una delle sue materie preferite ma a Hermione risultava decisamente interessante, quindi pensò che avrebbe copiato gli appunti da lei. E con questo pensiero rassicurante Harry si avviò in Sala Grande lasciando a poltrire Ron. In Sala Grande Harry trovò Percy al tavolo dei Grifondoro che mangiava con aria preoccupata il suo porridge e gli andò incontro sorridendo.  Percy masticava lentamente lanciando, di tanto in tanto, occhiate sospettose alle sue spalle tanto che sussultò quando Harry gli rivolse la parola:
“Come va, Percy ?”
“Benissimo” mugugnò lui in risposta.
“A me non sembra proprio. Hai un’aria talmente preoccupata che sembra stia per arrivare un’orda di troll assassini!!!”
“Non lo so” disse in modo vago che assomigliava molto a quello di Luna Lovegood “Credo di essere in pericolo. In grave pericolo. Ho questa sensazione” disse alzando le spalle all’occhiata perplessa di Harry.
Harry si allontanò dal tavolo con, improvvisamente, meno fame del solito e si avvicinò al tavolo dei Tassorosso dove un paio di zampe da capra spuntavano in mezzo alla folla di gambe e una risata simile al belare risuonava sopra tutte le altre:
“Grover!” urlò Harry tra le risa
“Chi mi chiama?” urlò Grover di risposta.
“Sono Harry” disse lui facendosi largo in mezzo alla folla “Potresti venire un attimo?”
“Certo”
Harry e Grover uscirono dalla Sala Grande e si diressero verso la Sala d’Ingresso.
“Grover,  Percy ha spesso strane sensazioni, come presagi, di pericolo?”
“Si, perché me lo chiedi?”
“Aveva un’aria un po’ strana stamattina e mi ha detto che sentiva il pericolo avvicinarsi”
“Forse era uno scherzo” si chiese Grover, perplesso.
“Sono sicuro che non scherzava” disse Harry un po’ irritato e uscì dalla Sala per dirigersi verso la Torre di Astronomia.
Sulle scale incontrò Hermione e Ron che discutevano degli appunti di Storia della Magia:
“No, Ron non ti do i miei appunti perché non stai mai attento e agli esami sarai bocciato se continui così”
“Giuro che starò attento a tutto che quello che Ruf dirà, Hermione, te lo giuro” disse disperato Ron
“Oh, ciao Harry” esclamò Hermione evidentemente sollevata “Ehm, come va con i semidei? Io e Annabeth siamo diventate grandi amiche” aggiunse soddisfatta.
“Percy mi ha detto che crede che noi siamo in grave pericolo” disse Harry riflettendo sulle sue parole.
“Oh, che sciocchezza” riprese Hermione con il suo miglior tono da saputella “A Hogwarts nessuno è in pericolo” e iniziò a salire velocemente le scale che portavano alla Torre di Astronomia.
La lezione fu noiosa come la maggior parte delle volte, inoltre Harry continuò a tenere d’occhio Percy, quindi i movimenti di Giove e Saturno gli interessarono ben poco in quel momento. Alla fine dell’ora Percy uscì dalla classe e Harry, Ron e Hermione lo guardarono scendere le scale. Harry aveva giusto riposto l’ultimo appunto nella cartella, che Edvige iniziò a picchiettare alla finestra. Le penne erano tutte arruffate e la civetta continuava a tubare imperiosa.
“Edvige!” esclamò Harry preoccupato dalla condizione dell’animale.
La civetta salì sul braccio di Harry e iniziò a morsicargli la veste freneticamente. Harry guardò attentamente Edvige e non trovò traccia di ferite o altro. I tre amici scesero circa una decina di scalini quando due voci acute e taglienti si levarono dalla Torre.
“Ti avevo detto di non fare rumore” diceva la prima
“Non è così facile come sembra, dentro questo polveroso castello antiquato”
Harry bloccò Ron che stava diventando bianco. Poi iniziò a risalire le scale con Ron che sussurrava pianissimo:
“Non credo che dovremmo entrare, Harry”
Ma Harry, imperterrito, continuò a salire fino a trovare una nicchia dalla quale si riusciva a vedere cosa succedeva dentro l’aula. Ma la porta era aperta solo a metà, così che le persone le quali avevano appena parlato rimanevano nell’ombra. Harry avrebbe giurato di vedere un luccichio all’altezza delle gambe di una delle due figure, che, però, erano di spalle. Dalle voci sembravano donne. Forse una era più giovane dell’altra, rifletté Harry.
“Qui, in questa antica struttura mortale, non possiamo portare a compimento la missione”
“Colui che cerchiamo è ancora nel castello, non possiamo lasciarcelo sfuggire”
“La nostra padrona non sarà contenta se non gli portiamo chi vuole vedere” disse una con una lieve nota di terrore nella voce.
“Lo so, ma per ora il bersaglio è ancora troppo difficile da rapire, dobbiamo aspettare”
“Non ne posso più!!! Pazientare e pazientare. BASTA!!! SONO STUFA!!!”
Si sentì il rumore di un oggetto infranto a terra.
“Vorresti dubitare della mia parola? Oppure disubbidisci alla nostra padrona?”  chiese l’altra con l’ira nella voce.
“Questo mai!!!”
A quel punto, Ron, terrorizzato, emise un breve gemito di paura che li tradì entrambi. Le due donne si voltarono scoprendo una scena terrificante: le figure emerse dall’ombra, dalla vita in su, erano due bellissime donne dai folti e lucenti capelli nero corvino, ma, per il resto del corpo, avevano una gamba grigia e pelosa mentre l’altra era di bronzo luccicante. Ma la cosa più spaventosa era il volto, sfigurato da due affilatissime zanne bianche che sibilavano e soffiavano. I sibili delle zanne macchiate di sangue divennero sempre più forti e irati. Poi una dei due mostri si scagliò sui tre amici con foga e rabbia.
“Avete profanato il segreto delle Empuse, la pagherete per questo!!!” urlò l’altra.
Il mostro iniziò a lottare contro Harry e Ron, che scagliavano incantesimi a caso per difendersi:
“Expelliarmus”  gridò Harry ma l’incantesimo gli riuscì solo per metà scagliando un braccio del mostro lontano, il quale trascinò anche il corpo.
Ron lanciava maledizioni contro i due mostri senza sapere se li centrava o se li mancava, per lui contava solo proteggersi. Poi a Harry venne in mente: se i mostri erano fatti di ombra, quindi se erano dei demoni allora serviva …
“Expecto Patronum!!!” Harry lanciò il suo cervo bianco contro una dei due mostri che stava tentando di mordere Ron al collo, ma, anche questa volta, il cervo fece la metà del suo lavoro cioè colpì il mostro e lo scagliò contro l’altro ma non fece svanire le terrificanti apparizioni. In quell’attimo di pausa dal combattimento Harry notò che Ron era scomparso. Ma non ebbe il tempo di rifletterci su che un paio di braccia morbide e flessuose lo bloccarono a terra mentre un altro paio di zanne si facevano strada tra i capelli per affondargli nel collo le punte acuminate.
“E’ finita” pensò, disperato, Harry.
Ma, in quell’attimo, un rumore di passi affrettati si fece strada nella mente di Harry e una voce familiare chiese:
“Potter, cosa sta succedendo?”
A quelle parole le due donne, in uno stridio irato, scomparvero, lasciando nella stanza il lampo di rabbia dei loro occhi.
“Potter, si può sapere che cos’è tutta questa confusione?” chiese la McGranitt  in piedi davanti alla porta della Torre   “E sai anche perché il signor Weasley è corso nel mio ufficio urlando che eri in pericolo?”
Harry farfugliò pezzi di spiegazione col fiatone e ancora scosso da quello che gli era successo. Poi, però, un pensiero gli balenò  nella mente ,per questo decise di mentire:
“Professoressa era solo caduto un telescopio di quelli più grossi su di me bloccandomi a terra, la bacchetta mi era scivolata lontano” aggiunse a mò di scusa.
“Potter, mi auguro che cose così … deplorevoli non accadano più. O sarò costretta a riferire alla professoressa Sinistra che hai rotto un suo strumento lavorativo”
“Scusi professoressa. Non accadrà più” sorrise Harry, cercando di sembrare convincente.
La McGranitt uscì dalla stanza ordinando a Harry di rimettere tutto a posto prima del pranzo. Harry, rialzando telescopi e mappe lunari da terra, cominciò a riflettere ad alta voce:
“I mostri stavano cercando qualcuno. E se quel qualcuno fossi io?”
Harry sentì una goccia di sudore freddo scendere dietro la schiena.
“E se il professor Silente lo venisse a sapere? Mi caccerebbe dalla scuola? Gli altri genitori si lamenterebbero? Sicuramente sì” si rispose Harry. Ma il terrore che Silente lo cacciasse da Hogwarts dicendogli di tornare dai Dursley lo attanagliava più della paura che aveva provato sentendo che i mostri volevano rapire qualcuno. Perché Harry era sicuro di essere lui quella persona. Con tutte le avventure che aveva passato , quelle figure potevano essere benissimo delle servitrici di Voldemort.  Harry decise di non parlare a nessuno dell’incontro con i mostri. Anzi, doveva avvertire Ron di tacere anche con Hermione. Meno persone sapevano meglio era.
Harry trovò Ron in biblioteca che sussurrava qualcosa a Hermione e previde il peggio. Infatti, appena si sedette tra loro, i due lo guardarono preoccupati.
“Ron, hai detto tutto a Hermione???” lo affrontò Harry aggressivo.
“Senti Harry, credo di essere abbastanza matura da sapere cosa succede ai miei amici, sai” rispose a tono Hermione.
“Non sto dicendo che è colpa tua, Hermione”
“Allora è colpa mia vero? Se non arrivava la McGranitt tu saresti morto!!!”
“Nessuno deve più sapere questa cosa, va bene?” urlò di rimando Harry.
Ma Madama Pince, la bibliotecaria, non gradì il rumore e cacciò i tre fuori dalla sala.
La discussione terminò là, ma Harry e Ron continuarono a scambiarsi sguardi cupi durante tutto il pranzo.

Angolo autrice:
Bene, oggi doppia capitolata!!! So che l'orario è un pò prestino ma volevo assolutamente aggiungere questo nuovo capitolo!!! E' una delle parti principali! So che questa volta sarò breve, ma, anche se scommetto che vi sto annoiando o torturando, RECENSITE!!! Poi potrete cruciarmi ...

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Capitolo 6
*** Luna Loveggod e le Empuse ***


CAPITOLO 6: “Luna Lovegood e le Empuse”
PERCY
Harry e Ron continuarono a scambiarsi sguardi cupi durante tutto il pranzo. Cercavano di essere gentili e cordiali con Percy ma lui sapeva che c’era qualcosa che non andava tra loro. Sentiva che c’era un che di non detto e pensò di parlarne con Grover, se aveva saputo qualcosa da Ron.
Ma Grover era a lezione di Erbologia e Percy non poté entrare.
Deluso, passeggiò nel castello osservandone tutto fino a tardo pomeriggio. Ormai il semidio era affezionato a quelle vecchie mura, al parco, ai quadri che volevano sapere tutto su di lui, al Preside, del quale nutriva grande stima, e persino alla Foresta Proibita anche se non ci era mai entrato.
Percy decise di andare a trovare Annabeth nella Sala Comune di Corvonero. Ma, arrivato al battente a forma d’aquila, non seppe rispondere alla domanda per entrare e dovette aspettare un’altra Corvonero. Dal corridoio sbucò una ragazza con in mano un libro aperto all’incontrario, lunghi capelli biondo sporco e un’aria vaga come chi non sa dove si trova. La sua voce era sognante:
“Salve semidio” disse avvicinandosi “Immagino che tu sia qui per vedere la tua graziosa compagna”
“Ehm … sì, volevo vedere Annabeth”
“Naturalmente so tutto di te. La mitologia greca mi ha sempre molto affascinata”
“Ehm … sì è molto affascinante” ammise Percy.
“Tu sei il figlio di Poseidone, il Dio del Mare”
“Ehm … sì sono io” disse Percy non sapendo aggiungere nient’altro.
“Scommetto che tu non sai chi sono io” la ragazza aprì la porta rispondendo correttamente.  “Dopotutto, non in molti lo sanno”
“Ehm … io …”
“Piacere, io sono Luna Lovegood” tese la mano la ragazza.
“Ehm … sì io sono …”
“Ma naturalmente io so benissimo come ti chiami Percy Jackson”  disse battendosi la mano sulla fronte.
Poi prese in mano il suo libro all’incontrario e se ne andò sventolando la mano. Proprio in quel momento alle spalle di Percy apparve Annabeth:
“Ciao, Percy”
“O miei dei !!!…  Ah, ciao Annabeth” sospirò di sollievo Percy.
“Scusa ti ho spaventato. Strana ragazza eh?” disse Annabeth notando che Percy continuava a fissare Luna Lovegood.
“Eh? Ehm … sì, forse un po’” poi aggiunse  “Ha detto che conosce tutto di me ma io non l’ho neanche mai incontrata prima!”
“Lo so, anche con me ha fatto così. Ma prego: accomodati!!” esclamò ad un certo punto Annabeth indicando due sedie vicine al fuoco.
Percy notò che la Sala Comune di Corvonero era decisamente elegante e spiccava, dalle ampie finestre, un paesaggio straordinario che comprendeva tutta Hogwarts e dintorni. Percy ne rimase ammaliato.
“Ma è bellissimo!!!” esclamò tutto a un tratto
“Lo so, è la cosa che mi piace di più di questa stanza” sospirò Annabeth estasiata.
“Voi Corvonero siete veramente molto fortunati” disse Percy sinceramente colpito.
 
Il giorno dopo scoppiò la lite tra Harry e Ron. Avevano tenuto la rabbia troppo a lungo dentro ed entrambi sentivano il bisogno di scaricarla su qualcuno. Purtroppo Percy dovette assistere alla scena, decisamente imbarazzato. La lite scoppiò nel dormitorio di Grifondoro, quando Seamus, Dean e Neville, i nuovi compagni di stanza di Percy erano già scesi per la colazione. Percy, Harry e Ron stavano tranquillamente parlando dell’amore mentre infilavano le divise della scuola sopra i vestiti. Secondo Ron innamorarsi era una cosa da femminucce, amanti di quegli sdolcinati film  d’amore dei mortali:
“Dai ragazzi, veramente pensate che esista il vero amore?” continuava a prenderli in giro Ron.
“Io credo di sì”  disse sicuro Harry “E scommetto che lo pensavi anche tu quando, l’anno scorso, ti sei innamorato di Fleur Delacour”
Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso di Ron.
“Brutto traditore, spiffera-segreti-altrui!!!” urlò Ron a voce sempre più alta.
“Non sono io quello che spiffera le cose degli altri ai quattro venti!!!” urlò di rimando Harry.
“Era soltanto Hermione!!!” gridò esasperato Ron.
“Scommetto che adesso però lo sa mezza scuola!!!” detto questo Harry corse via infuriato dal dormitorio.
“Brutto frignone” iniziò a dire Ron, tutto rosso dall’imbarazzo.
“Credo proprio che gli dovresti parlare” iniziò Percy con uno strano tono di voce.
“Lo so, ma è lui che non mi vuole ascoltare” e con questo Ron mise fine alla conversazione.
 
Percy era veramente dispiaciuto per Harry, un po’ meno per Ron, dato che non voleva nemmeno provare a parlare con il suo migliore amico. Mezz’ora dopo la lite, Percy si diresse solo in Sala Grande, ma sulla scalinata incontrò Hermione.
“Ehilà, Hermione” salutò Percy.
“Ciao Percy. Sai perché ho appena visto Harry scappare infuriato in Sala Grande?” chiese lei.
“Beh …” Percy non sapeva che dire, non voleva litigare con i due, non dopo quella mattina.
“Vabbè se non lo sai non fa niente, Percy” disse Hermione incuriosita.
“No … è che Harry e Ron hanno litigato a causa … tua, credo” spiegò Percy titubante.
“Non dirmi che Harry è ancora arrabbiato perché Ron mi ha detto quella cosa!!!” esclamò con tono a metà tra il divertito e l’esasperato.
“Quale cosa?” chiese Percy. Sentiva che sotto tutto quello che era successo c’era ancora qualcosa in sospeso tra lui e i maghi.
“Come, non lo sai???” si stupì Hermione.
“Veramente no” poi Percy aggiunse, incuriosito “Perché?”
“Perché …”
Si capiva benissimo che Hermione era combattuta tra il suo spirito di ragazza un po’ “pettegola” e il mantenere il segreto del suo amico. Ma alla fine optò per la prima.
“Percy, promettimi che se Harry verrà a sapere che l’hai saputo, promettimi che se lo saprà non dirai che te l’ho detto io, ok?”
“Lo giuro” disse Percy solennemente.
“Bene. Devi sapere che Harry, qualche giorno fa, è stato attaccato da un mostro, dopo essere andato alla Torre di Astronomia per la lezione. Adesso, non so perché, non ne vuole parlare con nessuno e non vuol che nessuno ne parli”
“E perché?”
“Perché, almeno secondo me, ha paura di … di … Oh, insomma ha paura che lo caccino dalla scuola, da Hogwarts!!!”
Percy non riusciva a capire. Gli avevano sempre parlato di Silente come un mago buono, giusto e leale. Come avrebbe potuto Silente cacciare Harry dalla scuola?
“Scusa, Hermione, ma Silente non credo che lo caccerebbe da scuola, o almeno da quanto mi avete raccontato non credo che lo farebbe!!!”
“Lo so Percy ma Harry si sta facendo dei pregiudizi sbagliati su Silente, soprattutto dopo un’udienza al Ministero della Magia quest’estate. Da quell’incontro Silente non ha più parlato a Harry e viceversa” sospirò Hermione.
Dopo una pausa, durante la quale i due arrivarono in Sala Grande, Hermione riprese:
“Secondo me Harry ha paura che se si saprà dei mostri molti genitori non iscriveranno i figli a scuola e Silente sarà costretto a cacciarlo”
“Ma … Hermione … che tipo di mostri erano?” chiese Percy, già con un’idea non molto piacevole in testa.
“Ron mi ha detto che erano due ragazze bellissime fino al ventre. Da lì in giù avevano una gamba di bronzo e una d’asino. E al posto dei canini due zanne da vampiro!!!”  esclamò disgustata Hermione.
“EMPUSE!!!”  urlò Percy, guadagnandosi cento occhiatacce irritate.


Angolo autrice:
Ele12 vi augura un'ottima fine della scuola!!!
La mia è stata un pò triste...ma non stiamo parlando di me in questo momento! Allora ringrazio moltissimo chi ha inserito la storia tra le ricordate, le preferite e le seguite!!! Particolarmente ringrazio i recensori tra cui Lily_3,  Hufflepufforever_5, Inathia Len e anche Delta_Mi e Lilyluna97!!!
Un bacione a tutti e continuate a recensire!!!

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Capitolo 7
*** Colpe e scelte di vera amicizia ***


CAPITOLO 7:  “Colpe e scelte di vera amicizia”
HARRY
Harry era più che arrabbiato. Molto più che arrabbiato. ERA FURIOSO!!!
Persino Ron, il suo migliore amico, aveva iniziato a spifferare segreti ai quattro venti. Harry non poteva crederci. Non voleva crederci.
Ron, il suo primo amico a Hogwarts, l’amico che lo faceva ridere sempre, il bambino che si abbuffava di cibo in Sala Grande, il ragazzo che aveva scoperto il segreto di Sirius insieme a lui, colui che l’aveva sostenuto per la maggior parte del Torneo Tremaghi ora era diventato un traditore, un Malfoy di seconda mano. E adesso che lo aveva raccontato a Hermione e a chissà chi altro, Silente lo sarebbe venuto subito a sapere e lo avrebbe espulso!
“Però Silente non ti ha espulso neanche al secondo anno o adesso che Voldemort ti cerca!” sussurrò maligna una vocina nel suo inconscio. Harry lo sapeva, si fidava di Silente ma aveva avvertito, dopo l’udienza al Ministero, un non so che di non detto tra lui e il Preside. Ormai Silente non lo considerava più il ragazzo speciale e dotato di un tempo, ma un alunno come tanti e forse credeva anche che Harry avesse utilizzato la magia in presenza di un Babbano apposta!
“Allora perché mi avrebbe difeso?” si domandò Harry.
“Per pietà” sussurrò sempre la solita vocina della verità.
Harry si sentiva sempre peggio. Non ne poteva più di tutti questi pensieri, doveva riversarli in qualcosa che li eliminasse per sempre.
“Il Pensatoio” disse la vocina, che, mano a mano, acquistava forza in Harry.
Ma se Silente non lo voleva nemmeno vedere, Harry aveva ben poche speranze  di entrare nel suo studio. La soluzione arrivò, ben più tragica e immediata del Pensatoio, ma arrivò. Arrivato al bagno del settimo piano, Harry rovesciò la sua mente e il vortice di immagini e frasi nella tazza del water. Mirtilla sembrava non apprezzare, infatti iniziò a strillare e a gemere con la sua solita voce stridula:
“Harry, dopo tutte le vacanze mi sei venuto a trovare, ma non immaginavo in questo modo!!!”
Harry ricominciò a prendere conoscenza del luogo in cui si trovava; si ripulì la bocca con la mantella e si sciacquò il viso.
“Scusa Mirtilla, non so che mi è preso …”
“Beh, te lo dico io: hai –rovesciato i tuoi pensieri- nel water del mio bagno!!!” esclamò Mirtilla disgustata.
“Ma comunque, nonostante tutto, sono felice che tu mi sia venuto a trovare, per una volta …” aggiunse il fantasma.
“Beh, sai lo studio, i compiti … Scusa Mirtilla, devo proprio andare!” detto questo Harry scappò via alla Sala Comune per prendere i libri. Piton lo avrebbe ucciso quel giorno.
Ma in Sala Comune lo accolse una sgradevole sorpresa: Ron che chiacchierava allegro con Seamus e Neville mentre Percy lo osservava da lontano. Harry non aveva nessuna voglia di incontrare Ron, quindi si diresse verso Percy.
“Ehilà Percy” lo salutò Harry.
“Ciao Harry” rispose Percy, lanciando occhiate da Harry al gruppetto dall’altro lato della Sala.
Harry fece finta di niente.
“Oggi Piton, eh?” ruppe il silenzio Harry.
“Harry, ti volevo chiedere una cosa, siediti” disse Percy preoccupato.
“Che è successo, Percy?”
“Nulla. Ti volevo solo parlare dei mostri che hai incontrato alla Torre di Astronomia l’altro giorno”
“Ah. Chi te l’ha detto?” domandò Harry, con una calma non sua.
“Hermione, ma non arrabbiarti con lei, l’ho dovuta convincere a dirmelo” si affrettò ad aggiungere Percy.
Adesso Harry si sentiva ancora peggio. Ma non doveva arrabbiarsi con Hermione, che non centrava niente, ma con Ron.
“Va bene. Continua” lo incitò Harry.
“Dalla descrizione che mi ha fatto lei sembrano molto dei mostri del mio … mondo, ecco” disse tutto d’un fiato Percy.
“In che senso?”
“Quelle due donne, che possono sembrare vampire sono, in realtà, le ancelle di una divinità di nome Ecate, dea della magia, della Luna calante e Custode delle Chiavi del Cosmo” elencò Percy, sempre più preoccupato.
“Mi sembrava strano il fatto di  non averle mai viste prima nel nostro … mondo” osservò Harry.
“Allora cercherò di arrivare dritto al punto: le Empuse, così si chiamano, stanno cercando noi tre, io Annabeth e Grover, non te, Harry”
“Cosa???” urlò Harry.
“Lo so, è strano ma è così, credimi” sussurrò Percy.
“Ma perché quelle due … Empuse dovrebbero volere te?” chiese Harry, sempre più confuso.
“Beh … sono del mio mondo quindi immagino che sia così. Perché dovrebbero volere te, allora??” controbattè  Percy cercando una scusa.
“Non lo so, ma a me capitano sempre guai, sembra quasi che i guai cerchino me! Persino Voldemort mi cerca, cosa vuoi di più?” disse Harry cercando di metterla sul sarcastico. Ma Percy non rise. Sembrava piuttosto preoccupato, invece.
“Senti Harry, non so perché due Empuse cerchino me e i miei amici, ma sappi che voglio trovarle e sconfiggerle, se necessario” affermò sicuro Percy.
“No Percy, non ti permetto di mettere a repentaglio la tua vita, soprattutto a causa mia!!!”
“Perché a causa tua Harry? E’ me che le Empuse cercano, non te!”
“Lo so, ma se io non le avessi incontrate, tu adesso non saresti così preoccupato e non saresti neanche così deciso a morire!!!” esclamò Harry.
“Ma per favore, non diciamo sciocchezze, Harry!”
“Sto dicendo la verità, Percy!”
“No, ti stai solo addossando la colpa. Mettiamola così, la colpa non è di nessuno perché non abbiamo deciso noi il comportamento di Ecate”
“Ehm … puoi ricordarmi chi è Ecate???”
“Ecate, la dea della magia, della Luna calante e Custode delle Chiavi del Cosmo, Harry!!!”
“Ehm … ma non è un po’ lunghetto come soprannome?”
 
 
PERCY
Il semidio si aggirava nel castello senza una meta, cercando qualcuno che potesse capirlo. Istintivamente i suoi passi lo fecero arrivare vicino alle cucine, all’ingresso della Sala Comune di Tassorosso. Poi Percy si accorse che non sapeva come entrare, girò su sé stesso e andò a cercare aiuto. Non trovò nessun Tassorosso nelle vicinanze, ma il semidio, al ritorno dalla ricerca, trovò l’ingresso della Sala Comune aperto.
La Sala Comune dei Tassorosso era calda e accogliente. Le pareti erano drappeggiate di giallo e nero, mentre sul muro portante della Sala c’era un gigantesco arazzo di Tosca Tassorosso che ammiccava e dava consigli a chi aveva qualche difficoltà nello studio. Seduto in un angolo c’era Grover, circondato da lattine, mentre ne masticava una con gusto. Percy sorrise e si sedette su una delle basse ma comode poltrone della Sala. Non c’era un camino, la stanza veniva riscaldata dal calore proveniente dalle cucine.
Grover, dopo aver finito la sua lattina, salutò l’amico:
“Ciao Percy, come va tra i Grifondoro, eh?”
“Non molto bene in verità. Harry e Ron hanno litigato.”
Grover, al sentire il nome di Ron si rallegrò, per poi rabbuiarsi subito:
“Perché?”
“Perché … Grover è difficile da spiegare, cerca di capirmi …”
Grover aspettò pazientemente.
“Grover … due Empuse sono entrate al castello. Credo che Ecate ci stia cercando” disse Percy, cercando di usare un tono tranquillo.
Grover sembrava non capire la situazione. Rimaneva lì, seduto in poltrona, occhi e bocca spalancati, senza muovere un muscolo. Ad un certo punto il satiro si riprese e disse:
“Percy, amico mio, STAI SCHERZANDO VERO???????”
“Grover non sto scherzando e smettila di urlare che ci stanno fissando tutti” aggiunse Percy più piano.
Grover fece un cenno nervoso con la mano rivolto ai suoi amici Tassorosso e riprese la discussione.
“Senti Percy, devi aver capito, visto o sentito male. Percy siamo nel mondo magico, non al Campo Mezzosangue, per tutti gli dei!!!”
“Grover, sono sicuro di ciò che ho sentito. Harry è stato attaccato da due Empuse dopo la lezione di Astronomia!  All’inizio non voleva raccontarmelo, poi me lo ha detto. Anche per me non è stato facile accettarlo, pensavo che i mostri visti da Harry fossero Vampiri, poi però ho capito che Harry non mi aveva mentito riguardo all’aspetto dei mostri e che, in effetti, le due donne che lo hanno attaccato  sono Empuse, mandate da Ecate” raccontò Percy senza prendere fiato.
Grover continuava a essere titubante.
“No, Percy, com’è possibile??? Non può essere, ti sarai immaginato tutto!!!”
“GROVER!!!”
“Ok, scusa amico, ma continuo a non capire perché delle ancelle mandate da Ecate vogliano proprio Harry!”
“E’ questo il punto Grover!!! Le Empuse non cercano Harry ma noi tre: io, Annabeth e te!!! Come devo fartelo capire!!!”
“COSAAAAAAA??????? Cercano NOI???”
“Sì Grover, cercano proprio noi” esclamò, alla fine, un esasperato Percy.
“Ma allora, molto probabilmente, ci vorranno portare negli Inferi!|”  osservò Grover.
“Già …”  confermò Percy, con uno strano sorrisetto sulle labbra.
“OH NONONONONONONONO PERCY, NO!!!!”
“Grover non sai neanche cosa ti sto per chiedere!!”
“E invece lo so: tu vuoi esplorare il castello per trovarle e poi vuoi farti portare da Ecate! No, Percy, no!!!”
“Ma dai, Grover!!! Quando le troveremo sapremo cosa vuole Ecate da noi e se hanno cattive intenzioni caccio fuori Vortice, ok?”
“No che non è ok Percy!!! Io non posso rischiare la pelle a causa di due mostri imbestialiti liberi per il castello!!!”
“Non rischierai la pelle! Non ti preoccupare!”
“Percy, mi dispiace ma non voglio venire a fare la ronda del castello per un paio di canini affilati!!!”
Percy, avvilito e contrariato, uscì dalla Sala Comune mentre l’arazzo di Tosca Tassorosso gli chiedeva come stava. Il semidio adesso sapeva dove andare. Annabeth, a quell’ora era sicuramente in biblioteca o nella sua Sala Comune. Percy si diresse prima verso la biblioteca, più per non incontrare Luna Lovegood che per altro, e lì trovò Annabeth immersa in “Storia di Hogwarts” che rileggeva per la quarta volta.
“Annabeth!”
La ragazza sobbalzò dalla sorpresa.
“Percy!!! Sono piacevolmente sorpresa di trovarti qui!!!”
“Non sono qui per studio Annabeth!”
“Ah, allora non più”
“Scusa è che ti devo parlare di una cosa. È importante!”
“Allora dobbiamo andare in Sala Comune. Qui, anche se non sembra, circolano voci e orecchie indiscrete” disse Annabeth, infastidita. Infatti due ragazze dell’ultimo anno avevano iniziato alle loro spalle i soliti pettegolezzi.
 
Percy amava la Sala Comune di Corvonero per la sua bellissima vista su tutta Hogwarts e per l’eleganza che la caratterizzava. I Corvonero erano sempre tranquilli e gentili con tutti nella loro Sala Comune dove regnava la calma. Quel posto era molto diverso dalla Sala Comune di Grifondoro, dove si faceva chiasso tutto il giorno e dove accadeva sempre qualcosa di divertente o di nuovo. Ma, anche se la Sala Comune di Corvonero era calma e pacifica, Percy preferiva di gran lunga quella di Grifondoro.
“Allora Percy, da dove vogliamo iniziare?” domandò scherzosamente Annabeth.
“Annabeth, questa è una cosa seria …” cominciò Percy. Odiava fare la parte del saputello, soprattutto con Annabeth, ma quella era una questione veramente importante.
“Ti ascolto” disse Annabeth, questa volta seria.
“Allora … spero che almeno tu mi capirai …”
“Non preoccuparti Percy, sono qui che ti ascolto”
“Si tratta di Harry. È stato attaccato qualche giorno fa alla Torre di Astronomia e …”
“Percy questa storia me l’ha già raccontata Hermione. E so già cosa vuoi fare. Percy sei sicuro che sia una buona idea?” chiese Annabeth, seriamente dubbiosa.
“Annabeth … sono più che sicuro!” affermò Percy.
“Allora va bene …”
“Va bene cosa?”
“Va bene, verrò con te!”
“Dici davvero, Annabeth???”
“Certo Percy, sono una tua amica e non voglio lasciarti da solo. Dopotutto sono anche io una semidea e se in questa questione centri tu, centro anche io!”
“Oh, grazie Annabeth, grazie davvero!”
“In questi ringraziamenti sento puzza di capra … Percy, che fine ha fatto Grover?”
“Ehm … lui … ehm”
Percy si sentiva molto imbarazzato a dire che il suo migliore amico si era rifiutato di collaborare.
“Fammi indovinare: non è voluto venire?” domandò Annabeth con enorme perspicacia.
“Già …”
Percy non sapeva più cosa dire così lasciò finire Annabeth.
“Ci voglio proprio parlare io con quel caprone!!!” sbottò l’amica.
Due secondi dopo, Percy non sapeva nemmeno come avevano fatto, i due erano abbracciati e piegati in due dalle risate, fresche e cristalline.
 

Angolo autrice:
Lo so, lo so, questo capitolo è un pò lunghetto! Ma ci sono cose importanti da dire e quindi...beh il resto lo sapete già!!!
ringrazio AlwaysFPI per le recensioni ma anche Delta_Mi (di nuovo) e Marauder11. Ringrazio anche chi ha aggiunto la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate!!!

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Capitolo 8
*** Puzza di Empuse ***


CAPITOLO 8
HARRY
Harry era veramente sconvolto. Cercava di mettere ordine ai suoi pensieri ma non ci riusciva. Si sentiva malissimo, anche più di prima, quando Percy non sapeva ancora niente. Perché i guai capitavano sempre a lui, perché? Se Percy non scopriva come le Empuse erano entrate al castello, non si sarebbero mai messi nei guai, sia Percy, che adesso voleva scoprire a tutti i costi dove si nascondevano le Empuse, sia Harry, che si sentiva in colpa per aver cacciato il suo amico in questo guaio più grande di lui. Anche se Harry sapeva benissimo che la colpa non era la sua. Ma stava male comunque. Era più forte di lui!
 
In Sala Grande la folla di studenti era in fermento. Infatti tra pochissimi giorni sarebbero iniziate le vacanze di Natale e la popolazione studentesca si sarebbe dimezzata. Harry sapeva che la signora Weasley aveva pregato Ron di invitare Harry a Natale alla Tana e Harry non poteva trascorrere gli ultimi giorni di scuola con prospettiva migliore. L’unico problema restavano i semidei. Harry non credeva che Percy, Grover e Annabeth sarebbero rimasti per le vacanze Natalizie a Hogwarts, forse volevano tornare in America a salutare i loro parenti o forse volevano terminare la loro avventura a Hogwarts là. Stranamente Harry si sentiva triste e depresso a questo pensiero. Aveva sperato con tutto il cuore che Hogwarts piacesse ai semidei e così era accaduto, ma adesso non poteva prevedere che cosa avrebbero fatto i semidei per Natale. Se non avevano programmi potevano venire alla Tana! Poi, però, Harry si accorse che non ci abitava lui in quella casa e che le decisioni spettavano alla signora Weasley.
In quel momento Percy e Annabeth entrarono  in Sala Grande ridacchiando e chiacchierando allegramente. Harry pensò che potevano sembrare una coppia perfetta, se solo non li avesse conosciuti bene. Harry notò che i due non si dirigevano verso i tavoli delle rispettive Case, ma verso quello di Tassorosso. Grover sembrava proprio aspettarli. Ad un certo punto, però, Harry fu distolto dai suoi pensieri dato che un Ron tutto solo stava entrando mogio, mogio in Sala Grande. Harry gli andò incontro.
“Ciao Ron”
“Ah, Harry” rispose con disprezzo Ron.
“Senti Ron … volevo dirti che mi dispiace di essermela presa con te per il fatto dello spiffera-segreti e, sinceramente, non mi va di finire come l’anno scorso” disse tutto d’un fiato Harry.
“Neanche io, amico” sorrise Ron, riconoscente.
“Allora … per le vacanze tutti a casa tua?”
“Certo, viene anche Hermione”
“Festa grande allora!!!” esclamò felice Harry.
“Già!” disse Ron.
“Sai come passano le vacanze quei tre?” domandò ad un tratto Ron, alludendo chiaramente ai semidei.
“No, me lo stavo appunto chiedendo” rispose Harry.
“Penso che dovremmo proporgli di venire alla Tana. Come dice quel detto Babbano?? Ah, sì: più siamo e più ci divertiamo!”
“Lo penso anche io”  confermò ridendo Harry.
Intanto, dal tavolo di Tassorosso, si levavano alte urla e rimproveri, provenienti nientemeno che da Annabeth! La ragazza pareva decisamente infuriata e se la stava prendendo con Grover. Dopo un’ultima esplosione di avvertimenti sull’incolumità del satiro, Annabeth tornò al tavolo di Corvonero e riprese a mangiare come se niente fosse. Percy, dal canto suo, la guardava ammirato e leggermente impaurito.
 
La mattina del giorno dopo il cielo era chiaro e senza nuvole. Tutti erano decisamente eccitati: quel giorno gita a Hogsmeade! E l’ultima prima delle vacanze! Nessuno sarebbe mancato, solo quelli del primo e secondo anno! Harry era già felice all’idea. Niente compiti, niente interrogazioni e preparazioni delle valigie per la Tana … cosa volevi di più dalla vita?
A colazione la Sala Grande fremeva; tutti chiacchieravano su cosa avrebbero fatto una volta da Mielandia e alcuni discutevano di farsi notare da Madama Rosmerta, famosa per la sua bellezza e per le sue meravigliose Burrobirre.
Harry si sedette al tavolo di Grifondoro e, come da alcuni mesi era ormai abituato a fare, salutò Percy, poi rivolse un cenno di saluto in direzione di Grover e Annabeth. Appena Harry prese in mano un uovo sodo, Percy si alzò e se ne andò. Il mago decise di seguirlo a debita distanza. Fuori le porte Percy si appoggiò al muro in attesa di qualcuno, che, a quanto pareva, tardava ad arrivare.
“Ehi, Percy!”
“Oh … ehm … ciao Harry”
L’amico si guardò intorno nervosamente senza smettere di muovere gli occhi da una parte all’altra dell’atrio.
“Percy, che cosa succede?”
“Senti Harry … oggi io, Annabeth e Grover non andiamo a Hogsmeade perché … beh dobbiamo fare dei lavori importanti …”
“Ditemi cosa e vi aiuterò”
“No … sono affari del Campo… è meglio se non ti immischi…scusa…”
“Caro Percy, scusami ma qua sento puzza di Empuse! Spara o ti affatturo!”
“Oh Harry NO! Non puoi venire! Io e gli altri dobbiamo trovare quei mostri e sconfiggerli, non dobbiamo coinvolgervi, lo abbiamo promesso a noi stessi!!!”
“Ma qui sono io che voglio aiutarvi!”
“NO, NO, NO, NO, non ci pensare sai!”
“Percy se non la smetti giuro che ti pietrifico, capito??? Io vengo e tu non sei mia madre o la signora Weasley, quindi non puoi dirmi cosa devo fare, chiaro? Io verrò e al diavolo le precauzioni!!!”
“Va bene ma se muori sarà tutta colpa tua…”  borbottò il semidio.
Ad un tratto una figura uscì dal portone e si diresse verso di loro.
“Veramente pensavate di andare a cercare quelle due? No perché se è così vengo anche io!”
 
 
Angolo autrice:
Maghi, Semidei!
Ho notato che ci sono state molte meno visite, rispetto ai primi capitoli! Vi prego se sto sbagliando qualcosa ditelo!!! Ok, non vorrei spoilerare ma se questo serve a rendervi più attivi allora lo farò U.U Mi dispiace ma...quei tre semidei potrebbero avere...diciamo...un problemino con una dea (di cui non dirò il nome, anche se credo che tutti già lo sappiate) mentre i maghi perderanno qualcuno...e scopriranno una cosa necessaria ma terrificante! I prossimi capitoli saranno un pò speciali e cercherò di migliorare la mia scrittura se questo mi assicurerà la vostra promessa che recensirete!!!
Ele12, triste ma determinata!

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Capitolo 9
*** Caccia al mostro ***


CAPITOLO 9: “Caccia al mostro”
PERCY
“Oh-miei-dei! Hermione stavo per cacciar fuori Vortice!!!”
“Ehm..scusate! Ma vi ho visti discutere e…beh ho ascoltato tutta la conversazione e voglio assolutamente venire anche io! Insomma se Percy non riuscirà a proteggerti, ci sarò io, no?”
“Ma come siamo incoraggianti, Hermione!!! E comunque perché ti preoccupi così tanto per me?”  disse Harry sarcasticamente.
“Tu sei il Prescelto Harry!!! Non ti può accadere qualcosa! Se muori tu morirò anche io, V-v-v-oldemort dà la caccia ai Mezzosangue, ricordalo!!!”
“Quindi se questo Vo?…vo?…volescort ci trova, mi ucciderà????”  chiese Percy, con la faccia pallida.
“Sì ti ucciderà ma non perché sei un semidio. Semplicemente perché gli dai fastidio. E poi si dice Voldemort!”  rise il mago.
“Ma che gli ho fatto?”  chiese Percy, ancora più confuso.
“Niente, ma sei mio amico e quindi sei un suo nemico!”
“Certo che frequentare te sta diventando pericoloso!!! Ahahahahahahahahah, ovviamente stavo scherzando però che faccia hai fatto, Harry! Ormai sono tuo amico, non dimenticarlo!!!”
A quelle parole Harry sembrò decisamente più rilassato. Intanto dal portone erano usciti Ron, Grover e Annabeth, disgustata dai discorsi sul cibo dei due.
“Percy, Hermione, Harry, vi prego liberatemi da questi due! Non fanno altro che parlare di cibo!!!”
“Annabeth…vengono anche loro”  annunciò Percy.
“COSA??? Percy ci siamo ripromessi che non li avremmo coinvolti per nessuna ragione! Potrebbe essere fatale per loro questa -caccia al mostro-“
“Lo so, ma questa è una loro decisione e dobbiamo rispettarla”  dichiarò il semidio in tono solenne al che Ron e Grover sghignazzarono.
“Allora va bene”  sospirò Annabeth.
 
Iniziarono le ricerche separatamente.
“Così faremo più in fretta”  aveva detto Hermione e li aveva divisi in coppie.
Percy stava con Harry e il loro compito era esplorare la Torre di Astronomia da cima a fondo. Harry era rimasto giù, in un’aula abbandonata, mentre Percy era salito verso l’osservatorio. Ad un certo punto…
Una voce. Fredda e tagliente come il ghiaccio. Si rivolse a lui in greco antico.
Un colpo. Forte e assestato con energia. Cercava di stordirlo ma non ci riusciva. Non ancora.
Le zanne. Veloci e potenti. Cercavano invano di affondare nella carne ma non ci riuscivano. Non ancora. Erano quattro. Quattro strumenti di morte.
Buio. Tutto buio. I raggi del sole scomparvero per lasciar posto all’oscurità.
Prima di cadere a terra privo di sensi, Percy vide una lente. Una grande e pesante lente di telescopio.
 
 
HARRY
“Peeeeeeeeeeeercyyyyyyyyy, Percy, Percy, PERCY DIAVOLO MA DOVE TI SEI CACCIATO??? Appena lo trovo lo affatturo, giuro!!!”
Harry stava gridando come un forsennato. Salì all’osservatorio dove di solito avevano lezione di Astronomia e non trovò nessuno. Ma a terra c’era un ciuffo di peli grigi. Intuendo cosa significasse, Harry iniziò a correre, infastidito da alcuni studenti del primo anno che lo guardavano come se fosse pazzo, e raggiunse la biblioteca. Hermione e Annabeth stavano ispezionando alcuni scaffali. Madama Pince non c’era, evidentemente era a Hogsmeade anche lei.
“HERMIONE!!! ANNABETH!!!” urlò, senza preoccuparsi dei pochi sguardi incuriositi che si posarono su di lui. Ma Harry non se ne curò. C’erano problemi più grossi a cui pensare.
“Hermione, Annabeth…Percy è scomparso!!!”
“COSA???”  gridarono all’unisono.
“Scomparso. Rapito dalle Empuse. Ho trovato questo alla Torre quando l’ho cercato!”
E mostrò il ciuffetto di peli di asino.
“Oh miei dei!! Madre aiutami!”  invocò Annabeth,  pallidissima.
“Harry e tu non hai visto niente?? Niente di niente??”  chiese Hermione, anche lei frustrata.
“Non ho visto nulla perché ero al piano di sotto…ma ho sentito un tonfo gigantesco e sono corso di sopra!”  esclamò Harry, disperato.
“Dobbiamo dirlo a Grover e a Ron!”  si riprese Annabeth.
Le due ragazze iniziarono a correre verso le cucine e i sotterranei, dove sapevano c’erano Grover e Ron. Harry rimase ancora un po’ in cima alla scalinata a causa della corsa appena fatta.
Grover, Ron, Hermione e Annabeth ricomparvero poco dopo agitatissimi.
“E adesso come faremo?? Dobbiamo decidere cosa fare!” continuava a ripetere il satiro, nervoso.
“Propongo di dividerci in coppie, ma diverse da prima, e di cercare Percy nel castello!”  propose Ron, come ultima risorsa.
“Va bene. Basta che proviamo a fare qualcosa”  disse Hermione, con fare incoraggiante.
Harry si ritrovò con Annabeth. La semidea aveva una brutta cera e i capelli le ricadevano flosci e spenti sulle spalle. Non osava aprire bocca. Allora Harry fu il primo che prese parola.
“Senti Annabeth…”
Harry si sentiva un poco imbarazzato dal fatto che stava per la prima volta veramente da solo con la ragazza, ma cercò di eliminare il disagio iniziando la conversazione.
“Sì, Harry?”
“Io…beh ecco io….io non penso che Percy si trovi qui, a Hogwarts!”  disse Harry
Il mago si aspettò dalla ragazza commenti increduli o sbuffi, ma non successe niente di tutto questo.
“In verità lo penso anche io. Oh insomma, perché due mostri vorrebbero nascondere una vittima nel posto del rapimento?? Hanno un posto dove andare, secondo me lo nasconderebbero là!!!”
“Hanno un posto dove andare?? Hanno una casa??”  domandò Harry, incredulo.
“Sì, non una casa ma sì. La loro padrona è Ecate, dea della Magia, che vive negli Inferi. Negli Inferi, di conseguenza, vivono anche le Empuse. Io penso che Percy si trovi lì.”
“Ah, beh direi che è ovvio che le Empuse lo abbiano portato là piuttosto che a Hogwarts. Allora direi anche che dobbiamo avvisare gli altri!” 
Harry e Annabeth si misero a correre, ma poco dopo sbatterono la testa contro il portone dell’ingresso, dove trovarono Hermione, Grover e Ron che discutevano.
“Ragazzi, io e Annabeth abbiamo pensato che…”
“Smettila Ron, ti ho già detto che è impossibile!!!”
“Non è vero Hermione, giuro che l’ho visto! Perché non mi vuoi credere?”
“Perché non esiste!!! Esiste solo nella tua stupida testa!”
“Io…eeeeeeeehm…io anche credo di averlo visto…”  intervenne Grover, intimorito dalla furia di Hermione.
“Oh, fantastico, due studenti di Hogwarts con le allucinazioni! Dov’è Madama Chips??”
“No Hermione, io credo sia possibile!!! Nel mio mondo esiste qualcosa di simile!”  esclamò Grover al limite dell’esasperazione.
“Scusate, ma che cosa è possibile?”  chiese Annabeth.
“Niente Annabeth, non far caso a loro. Hanno le allucinazioni…”
“Ho detto di no, Hermione e se te lo facessi vedere?” propose speranzoso Ron.
“BASTAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!” urlò Annabeth infuriata.
Nella sala calò il silenzio.
“Possiamo sapere cosa sta succedendo?”
Ma appena Harry chiese questo tutti e tre i ragazzi iniziarono a parlare contemporaneamente e la confusione si triplicò,
“Hermione, parla tu! Dopo anche tu, Ron! E anche tu Grover!” elencò Annabeth, cercando di ristabilire la calma.
“Dice Ron che, mentre ispezionavamo i confini della Foresta Proibita, ha visto una specie di scintillio, come di una luce al neon! Ma gli ho già spiegato che è impossibile!!!”
“So benissimo che c’era, e se adesso non c’è più vuol dire che qualcuno gli ha fatto un incantesimo o qualcosa del genere” affermò con sicurezza Ron.
A quel punto Grover si avvicinò all’orecchio di Annabeth e iniziò a bisbigliare parole incomprensibili; sembrava molto preoccupato.
Anche Annabeth aveva una faccia, se possibile, ancora più pallida, bianca cadaverica, e annunciò agli altri:
“Ragazzi, forse sappiamo come raggiungere gli Inferi. Ma non sarà una bella esperienza…”
 



Angolo autrice:
Ehilàààààà-àà-àà-àà...c'è qualcuno-uno-uno...proprio nessuno???
Va bene, credo che accetterò la cosa! Vogliamo passare ai ringraziamenti che forse è meglio? Ok...allora...ringrazio:

MikiPika (che ha inserito la storia tra le preferite)

Delta_Mi   (che non centra niente ma continua a contattarmi e a recensire, per questo la stimo)

Reika_Stephan (che ha recensito il primo capitolo)

AlwaysFPI (perchè la stimo e perchè è una mia carissima amica)

Kiara_def (sempre un'altra mia carissima amica che anche sta volta non centra proprio niente ma la voglio citare)

Sì, oggi avevo voglia di citare molta gente...
Comunque il prossimo capitolo sarà più breve, ve lo prometto
*si ritira dalla sua postazione e saluta tutti*
Ele12

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Capitolo 10
*** Ecate ***


CAPITOLO 10

 
 
PERCY
Il semidio si trovava in una sala. Una gigantesca sala. Era steso a terra con gli occhi chiusi e non osava aprirli.
Ad un certo punto, da molto più lontano, giunsero delle voci e poi il rumore di un vaso infranto.
Percy si costrinse ad aprire gli occhi per un attimo. Perché vedeva tutto bianco?
Il semidio si trovava in un posto che non riusciva a vedere. La nebbia era presente in ogni angolo e offuscò gli occhi di Percy, che lacrimarono.
Appena il semidio si rese conto che quella non era affatto Hogwarts, saltò in piedi con Vortice sfoderata davanti. Ma il punto era proprio questo: Vortice non c’era. Scomparsa, volatilizzata. Una volta in piedi Percy si accorse che la nebbia che vedeva fino a poco prima non era nebbia ma vapore. Bianco vapore che sembrava salire dal pavimento stesso della sala.
Ad un certo punto una porta da qualche parte si aprì ed entrarono due figure alte e snelle.
“Semidio, la nostra padrona, Ecate, ti sta cercando!”  annunciò una, con l’ira nella voce.
Le voci erano acute e taglienti, come una lama di coltello.
Percy iniziò a indietreggiare, non voleva finire i suoi giorni nel mondo antico di una dea, dirigendosi nella parte opposta a quella da dove provenivano le voci. Andò a sbattere contro qualcosa di freddo e gelato.
“Eccoti qua! Non puoi sfuggire alle Empuse, sappilo!”
Oh, divino Zeus, era andato a sbattere nientemeno che contro un’Empusa! La solita sfiga…
I due mostri presero Percy per le braccia e lo trascinarono, con forza inumana, verso un antico portone di pietra. Il semidio poteva notare che era finemente intagliato, con immagini di piccoli uomini e donne che avevano in mano bastoni di legno, dai quali usciva uno strano fascio di luce. Poi Percy se ne rese conto: quella era una pessima rappresentazione della magia degli studenti di Hogwarts!
Per poco non scoppiò a ridere. Ecate doveva essere veramente informata male!
Le due Empuse lo trascinarono verso un ampio ingresso, o almeno così sembrava.
Al centro della stanza campeggiava un’altissima colonna, dietro la quale si poteva appena scorgere una porticina, che sicuramente doveva portare alle stanze della dea.
Attorno alla colonna aleggiava un velo, riflettente i colori dell’arcobaleno, che evidentemente doveva essere una forma di protezione.
L’Empusa più, se così si può definire, anziana, cioè una donna, sussurrò parole incomprensibili in greco antico e la colonna sprofondò nel sottosuolo mentre il velo scomparve, lasciando libero accesso alla porticina.
I mostri lo trascinarono dentro.
La sala era circa tre volte la precedente, gigantesca. Le pareti sembravano d’argento puro e, una di esse, era interamente ricoperta di bacchette. Ecate sembrava decisamente interessata alla cosiddetta “magia mortale”.
Un’Empusa chiamò:
“Padrona..?”
Ed Ecate comparve, meravigliosa. I capelli sembravano fili d’argento intrecciati, di un bianco pallido, del colore della Luna. Raccolti in una gigantesca treccia toccavano terra. La pelle, anch’essa di un pallore argenteo, ricordava la Luna. La dea vestiva con semplici abiti neri, il colore della notte e blu, il colore della sera. Intorno alla vita e alle spalle portava drappi e scialli color bianco lunare, che la facevano apparire ancora più bella. Ma la cosa inquietante erano gli occhi, senza iridi, completamente bianchi, che scrutavano Percy con indifferenza.
“Semidio”
La voce era soave, candida, pura. E al tempo stesso misteriosa e roca.
“Sei venuto”
“Diciamo che non avevo altra scelta”  ghignò Percy.
“Già, non l’avevi. E non ce l’hai.”
La dea non sorrise. Però si voltò a guardare Percy, che tenne lo sguardo ben alto, come per far capire che non aveva paura di lei, anche se non era vero.
“Adesso potrei sapere che ci faccio qua?”
“Ma certo! Stella, Astria, potete andare!”
Le due Empuse si inchinarono alla loro padrona e uscirono dalla porticina.
“Perché ha fatto venire due Empuse a rapirmi??? Che bisogno c’era???”
“Non saresti mai venuto”
Percy ne era sicuro ma cercava di non mostrarlo.
“Beh, adesso sono qui, che cosa vuole da me????”
“NON RIVOLGERTI PIU’ A ME IN QUEL TONO!!!!” sbraitò Ecate, con la voce molto meno soave.
Percy rimase zitto, a guardare impotente.
“Stavi rischiando di rimetterci la pelle, sai?” sussurrò la dea tra un respiro profondo e l’altro.
Percy deglutì e una goccia di sudore freddo gli scese giù per la schiena.
“E allora perché non l’ha fatto?”  borbottò Percy.
“Perché mi servi, semidio. E poi io e tuo padre abbiamo un conto in sospeso”
“Che cosa dovrei fare? Servirti per sempre?”
“Ho detto che mi servi, quindi non ti ucciderò. Ma non è detto che non possa farti del male. Molto male”
Percy tacque.
“Riguarda me. Non solo me ma anche le dee, Selene e Artemide. Soprattutto loro”
“Che cosa dovrei fare?” ripeté Percy per la seconda volta.
“Vieni, seguimi, ti devo parlare”
“Ehi…aspetta…dove sono i miei amici???”
“Non lo so. A me interessavi tu non i tuoi stupidi amici mortali”
“Ma veramente loro sono maghi. Questo dovrebbe interessarti!”
Ecate parve perdere l’aspetto indifferente per un momento. Un lampo guizzò nei suoi occhi. Poi ritornò alla solita freddezza.
“Non ho niente a che fare con loro”
Ma a Percy non era sfuggita la lacrima che adesso solcava il viso della dea.
 
 
HARRY
“Che cosa???” urlò Hermione, incredula. “Stai veramente dando ragione a…a…A QUESTI DUE???”
“Sì Hermione, anche se mi dà leggermente fastidio ammetterlo…” disse Annabeth lanciando un’occhiata a Grover che la guardava compiaciuto. “Sì, hanno ragione. O almeno ce l’ha Ron!” aggiunse la semidea, cercando di nuovo lo sguardo del satiro con espressione trionfante.
“Visto Hermione??? Che ti avevo detto?”  gongolò Ron eccitato.
Nessuno aveva fatto caso all’avvertenza di Annabeth, prima.
“Ma…Annabeth…cioè…insomma…stiamo parlando di Ron!!!”  esclamò Hermione,
Ron, notò Harry, aveva una faccia decisamente delusa e offesa.
“Dai Hermione, quando vuole Ron sa essere un ragazzo intelligente!”  lo difese Harry.
“Ron??? Ron??? Stiamo parlando dello stesso Ronald Bilius Weasley???”  chiese Hermione, molto ironicamente.
A quel punto Ron si infuriò di brutto, prese Hermione in braccio e si allontanò con lei, che gli dava pugni e calci nello stomaco.
“Smettila Ron, dove mi stai portando???”  gridava Hermione in preda al panico e all’imbarazzo.
“A farti vedere quella luce che ho visto!!!”  urlava di rimando Ron.
“Non ci voglio venire con te, no, no, no!!!” si impuntò Hermione.
“E invece ci verrai. Se non c’è vuol dire che hai ragione tu, ma se c’è…allora dovrai ammettere che avevo ragione e dirmi che sono la persona più intelligente che tu abbia mai  conosciuto!”
“Non lo dirò mai!!! Anche se ci fosse quella maledettissima luce non direi mai quello che mi hai proposto!”  continuava Hermione, ormai con il sangue alla testa, dato che Ron l’aveva presa al contrario.
Harry, Grover e Annabeth seguirono i due estremamente divertiti fino alla Foresta Proibita.
“Ecco è qui che ho visto la luce, poco fa”  disse Ron, guardandosi intorno curioso.
Anche se non l’avrebbe mai ammesso, persino Hermione era curiosa di scoprire chi dei due aveva ragione. Dopo cinque minuti, seppur a malincuore, Harry dovette ammettere che non vedeva proprio un bel niente.
“Scusa, Ron…sei sicuro che il posto sia questo??? Io non vedo proprio niente!!!”
“Ah-ah! Lo sapevo! E adesso Ron, dimmi, chi è il più intelligente e quello con la vista migliore tra i due???” domandò Hermione, trionfante.
Ron ormai era rosso di rabbia.
“Giuro che era qua, da qualche parte. Ho visto lo scintillio e poi…”
“Oh-miei-dei!!!”  sillabò Grover.
“Wow!” esclamò Annabeth.
“Ron, insomma…SEI UN GENIO!” disse Grover, rivolto all’amico.
“V-V-Veramente???”  chiese Ron ancora più confuso.
“Ma certo! Come abbiamo fatto a non vederlo! Che stupidi!” continuava a ripetere Annabeth.
“Ehm…scusate? Io qua non vedo proprio niente di interessante tranne un paio di ossa e tante foglie!” disse Hermione, ormai preoccupatissima di aver perso contro Ron.
“Sì…”  disse Annabeth, ignorando completamente Hermione.
“Ron, tu hai ufficialmente trovato la strada per gli Inferi!!!”  esclamò Grover, cupo.
“Okkei…quindi come facciamo a entrare? E perché avete quelle facce serie e preoccupate?”  chiese Ron.
“Beh…la strada l’abbiamo trovata…ma sarà pericolosissimo arrivare a…destinazione, se vogliamo chiamarla così!” annunciò Annabeth, scura in volto.
 Grover iniziò a tremare e a fare segno di no con la testa. Ron, invece, sussurrò a Hermione:
“E adesso chi è il più intelligente tra noi due? Avanti, dici che sono il più intelligente dei due, forza!”
“Mi dispiace Ron ma…non posso dire bugie!” esclamò Hermione, con un sorrisetto malizioso.
Ron rimase completamente spiazzato. Non si aspettava niente del genere. Ci mise un po’ a capire, ma quando lo fece, mise il broncio e non parlò più.
“Ok, basta litigare ragazzi!!! Qui dobbiamo salvare Percy dalle Empuse!!!” gridò Annabeth.
Nella Foresta Proibita calò il silenzio. I ragazzi si erano ricordati perché erano là e adesso il loro obiettivo primario era quello di salvare Percy.
Ma,improvvisamente, si sentirono dei fruscii nella boscaglia proprio mentre Annabeth diceva:
“Ragazzi, ce l’abbiamo fatta! Questo è l’ingresso per il Labirinto!”
Un attimo dopo si sentirono cinque tonfi assordanti e altrettanti adolescenti caddero svenuti a terra.
 


Angolo autrice:
Cari, carissimi ragazzi (e con questo intendo semidei e maghi)
Ho aggiornato prestino, a dire la verità...ma non me ne pento perchè è questo il capitolo che aspettavate dall'inizio della storia,quello, finora, centrale!!!
Dedico interamente tutto questo capitolo alla mia amica Kiara_def che è una meravigliosa figlia di Ecate e la ringrazio per....beh per tutto!!!
Passando ad altri ringraziamenti ecco quelli del giorno:


mari_berti (perchè è una mia amica potteriana e spero che legga questo capitolo)

tonks_flamel (che ha recensito lo scorso capitolo)

Inathia Len (che ha scritto la fanfiction più stupenda di tutto EFP e per questo la ringrazio e la stimo con tutto il mio cuore<3)

Delta_Mi (che, nonostante i nostri "litigi" sulle coppie Malandrine migliori, continua a contattarmi, instancabilmente e la ringrazio, tanto <3)

Roxi_HP (che ha aggiunto la storia tra le seguite)

Savannah Anastasia (anche lei che ha inserito la storia tra le seguite)

E, beh, per ora basta direi!!! Se volete  comparire nei miei famosi (un cavolo) ringraziamenti, recensite là sotto (e non là sopra), poi aggiungete la mia storia tra le preferite, seguite, ricordate ecc. ecc.
Ma non voglio fare pressioni...
Bene, e anche con questo abbiamo finito, non aggiornerò tanto presto dato che ho gli esami ma ci proverò.
Ah e vorrei lasciare ancora uno spazio "memoria" per la fottuta genia: Kiara_def

La vostra commovente,
Ele12



 

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Capitolo 11
*** Le tre Lune ***


CAPITOLO 11
HARRY
Il mago si svegliò dentro una sala enorme. Aprendo gli occhi, essi iniziarono a lacrimare e non ci vide più niente. Quando constatò che anche i suoi compagni si erano risvegliati, socchiuse di nuovo gli occhi e cercò di localizzare la stanza. C’era nebbia ovunque! Ecco cosa aveva fatto lacrimare Harry!
Annabeth e Grover giravano sul posto, cauti cercando di non farsi scoprire dalle Empuse. I due cercarono di tirar fuori le loro spade ma, evidentemente esse erano state rubate dai mostri, perché quando si protesero a mani giunte, pronti a uccidere, non avevano proprio niente in mano.
“Che cosa??? Dov’è finito il mio pugnale???”  esclamò Annabeth, pallida.
“Come faremo a difenderci dalle Empuse senza le nostre armi???” si lamentò il satiro.
“Ehi, ma non avete pensato che evidentemente sono state proprio le Empuse a trascinarci qui??? In quel caso mi pare abbastanza ovvio che ci abbiano tolto ogni meccanismo di difesa!” affermò Hermione, con tono da saputella.
“Hermione…mi duole dirlo ma…hanno preso anche le nostre bacchette!”  annunciò Harry frugandosi nelle tasche della mantella.
“CHE COSA??? LA MIA BACCHETTA???”  gridò Hermione, iniziando a perlustrare ogni centimetro del suo abito in cerca della bacchetta.
“Eh già! Ecate conosce il tipo di magia di Hogwarts, quindi avrà avvertito le Empuse di sottrarvi anche le bacchette!” annuì Annabeth, seria.
“Oh Godric, e adesso come faccio??? La mia vita è incentrata su quel piccolo strumento di legno!!!”
“Chiederemo a Ecate se ce le può restituire. Adesso cerchiamo in questa ehm, credo sia una stanza, una porta che ci conduca dalla dea!” ordinò Grover.
Harry si mise subito in moto e, dopo accurate ricerche, sbatté con la testa vicino a una grossa incisione. La nebbia non gli faceva vedere niente! Solo in quel momento se ne rese conto: quella non era nebbia ma vapore, che, a quanto pareva, saliva dal pavimento! Un scoperta geniale!
Il mago si accostò alle incisioni su pietra e un grosso portone si spalancò davanti a lui.
“Ragazzi ho trovato il portone!” esclamò Harry.
“Magnifico!”
“Finalmente!”
“Non ne potevo più di cercare!”
“Cosa c’è scritto, Harry?”
“Ehi Annabeth, come facevi a sapere che c’erano delle incisioni?”
“Ho supposto che, siccome tu…” iniziò la semidea.
Ma poi ci ripensò.
“Ho buttato a caso” disse alla fine, rassegnata al fatto che nessuno l’avrebbe capita.
Ad un certo punto Hermione iniziò a ridere.
“Ron, Harry guardate qui! Venite a vedere, è ridicolo!”
Ron ed Harry si affrettarono verso l’amica che ormai era piegata in due dalle risate.
“Guardate, guardate questi piccoli omini!”  rideva Hermione.
Ron si chinò a guardare, poi cominciò anche lui a lasciar spazio alle risate. Harry era piuttosto infastidito: dovevano salvare Percy, non osservare piccoli omini su un portone di pietra, ma si chinò ugualmente a guardare.
“Tosca e Priscilla! Ma questi siamo…noi!”
“Esatto! È una pessima rappresentazione della magia di Hogwarts!”  disse Ron, che si scompisciava dalle risate.
Anche Annabeth e Grover si chinarono a guardare. Dopo poco erano tutti stesi a terra, scossi dalle risate, che lacrimavano di gioia.
 
 
PERCY
“Prego semidio!”
Ecate indicava una porticina ancora più minuta della precedente, nella quale fece segno a Percy di entrare.
Il semidio, seppur titubante, accettò la richiesta e seguì la dea in un corridoio oscuro ma punteggiato di lucine, che davano un aspetto inquietante e contemporaneamente magnifico al posto.
All’improvviso la dea scomparve nell’oscurità e, poco dopo, uno spiraglio di luce si fece strada nel corridoio. Percy lo seguì e si ritrovò in un’altra stanza, gigantesca, circa sei volte la precedente.
Il semidio rimase completamente spiazzato.
Ecate se ne accorse e si rivolse a lui nel tono più comprensivo che riuscì ad adottare.
“Ehm, semidio…so bene che la Stanza delle Notti è grande e che il soffitto è magnifico ma adesso concentrati, per favore!”
Percy sussultò dalla sorpresa. La dea aveva proprio ragione, il soffitto era veramente magnifico.
Gigantesco, e nero come la notte, si stagliava sopra le loro teste potente e immenso. Sembrava non finire mai. Ma la cosa ancora più stupefacente era che in mezzo a tutto quel buio si affacciavano milioni di lucine luminose, che illuminavano la stanza. Non sembravano quelle degli alberi di Natale ma quelle di tante lucciole, insomma luci quasi naturali!
Poi Percy capì: quel grande buio punteggiato di lucine era la rappresentazione della notte! Ma non la notte di questi tempi, le stelle erano troppo luminose, quella era la notte come si vedeva miliardi di anni fa, quando non esistevano le candele, la luce elettrica, i fanali delle auto, i lampioni...
Per questo il buio era così intenso e le stelle così vivide negli occhi del semidio.
In effetti Percy a quel pensiero, non da lui, si stupì enormemente.
“Ma questo…questo è il cielo di tanto tempo fa!”
“Esatto semidio, adesso ci sei arrivato?” rispose Ecate, sempre gentile.
“Ma…ma…ma è pazzesco! Come ha fatto?”
Poi Percy si rese conto della stupidità della domanda: era una dea maledizione!
Infatti la dea non rispose, ma si limitò ad alzare gli occhi al cielo.
“Allora…perché mi vuole, se mi è concesso chiederlo?” chiese Percy, rompendo il silenzio che si era creato.
“Ho…abbiamo un grosso problema. Come ti ho già detto riguarda non solo me ma anche Artemide e Selene.”
“Sì, me l’ha già detto.”
“Bene…noi, come ben sai, siamo le dee della Luna: Selene è la dea della Luna nuova, o piena, Artemide della MezzaLuna e io della Luna calante. Questi tre –tipi- di Lune sono chiamate dagli dei Le tre Lune. Fino ad ora Artemide, Selene ed io abbiamo vissuto in pace dividendoci il compito di proteggere e venerare la Luna ma…”
Si capiva che da questa parte in poi la dea aveva difficoltà a parlare. Ma questa era anche la parte incisiva, importante.
“Beh…Selene si è…diciamo che si è ribellata. Vuole avere solo lei il titolo di Dea della Luna, non vuole condividerlo con nessuno. Questo perché in origine era solo lei la Dea della Luna e poi questo compito si è diviso fra noi tre; Selene si è sentita offesa e disonorata, ma ha cercato di nasconderlo fino ad oggi. Nessuno sa perché adesso non è riuscita a controllarsi e ci ha detto tutto, a me e ad Artemide, su come si sentiva e le solite cose. È capitato qualcosa che le ha fatto perdere il controllo, fino a spingersi a litigare e a dividersi da noi due. Per farla breve tu, semidio, devi scoprire cosa è successo alla divina Selene” terminò Ecate.
Percy era rimasto a bocca spalancata tutto il tempo e non riusciva a richiuderla.  
“Che cosa??? Vuole che io faccia questo??? Ma come faccio? Scavo nel profondo inconscio di Selene e trovo il motivo? Che cosa devo fare? Mi dia delle indicazioni, un aiutino, neanche quello???”
“Mi dispiace ma io non ne so niente. Però, se ti posso dare un consiglio, vai prima a trovare Artemide, forse lei ti potrà spiegare di più di quanto ho fatto io!”
“Ma dove la trovo Artemide? Non mi può dare un suo sospetto su quello che secondo lei pensa Selene???”
Ecate non parlava. Percy, capendo che era tutto inutile, uscì dalla Stanza delle Notti deluso.
“Bene allora farò quello che lei vuole. Addio!”
Giunto a circa dieci metri di distanza dal posto in cui si trovava Ecate la dea gli gridò dietro:
“I-i-i-io non ne so  niente!!!”
Ma la sua voce era tremante. E a Percy non sfuggì neanche l’eco del singhiozzo che era appena uscito dalla sua bocca.
 
Il semidio era poco più che furioso. Doveva trovare una dea con seri problemi di gestione della rabbia e chiederle che cosa nascondeva nel suo più remoto inconscio, senza avere neanche un indizio o un’indicazione da colei che doveva conoscerla meglio di tutte.
Facile, insomma!
Aperta la porticina da cui era entrato nel buio corridoio, si ritrovò nella stanza piena di bacchette. Però c’era un problema: il portone era bloccato. E scivoloso.
Il primo istinto che venne a Percy fu di urlare “Aiuto!” ma poi pensò che così quelle maledette Empuse lo avrebbero trovato di sicuro.
Bene, un’altra cosa da far pagare a Ecate: averlo bloccato negli Inferi. Magnifico!
 
 
HARRY
Quella era sicuramente la cosa più divertente degli ultimi dieci anni.
Harry non riusciva a smettere di ridere.
Com’era iniziato, contemporaneamente, tutti i ragazzi si alzarono e si asciugarono gli occhi nelle magliette.
“Meraviglioso…” disse Ron, ancora scosso dalle risatine.
“In una parola: ridicolo!”  rideva Hermione.
“Ti do ragione!” annuì il satiro divertito.
“Ehi ragazzi proviamo ad aprirlo” propose Annabeth.
Harry si asciugò anche lui le lacrime e aiutò Annabeth ad aprire il portone.
Nella stanza davanti a loro campeggiava una gigantesca colonna, avvolta da una specie di velo protettivo, che sembrava fatto di magia pura.
Grover provò ad attraversarlo ma fu respinto. Così anche Annabeth.
Poi provò Harry, assolutamente deciso a non fermarsi per nessun motivo. E successe il miracolo: passò facilmente dall’altra parte, senza fatica.
Annabeth e Grover erano paralizzati dallo stupore.
“Ma come hai fatto???”
“Non ho fatto niente, semplicemente sono passato!”
“Penso di sapere come” disse Hermione, che intanto era passata anche lei.
“Soltanto le persone che hanno un potenziale magico possono oltrepassare il velo. Cioè noi ed Ecate” disse indicando sé stessa, Ron e Harry.
“Quindi noi dovremmo rimanere qui e aspettare?”  chiese Grover.
“Pare di sì Grover” affermò Annabeth, tranquilla.
Harry scorse una porticina in fondo alla stanza.
“Di là!”
E lui e i maghi entrarono.
Ma subito dopo sbatterono contro qualcosa o meglio qualcuno.
“PERCY!!!” ululò Harry di gioia.
I due amici si abbracciarono, poi Percy salutò anche gli altri.
“Annabeth? Grover??” domandò preoccupatissimo.
“Stanno bene ma sono dall’altra parte del velo!” annunciò Harry.
“Oh no! Anche io sono bloccato qua dentro!” esclamò il semidio, pallido.
“Non credo. Forse l’incantesimo funziona solo al contrario. Dai prova Percy” lo esortò Hermione.
Percy uscì dalla stanza delle bacchette ed entrò nella stanza della colonna.
Grover e Annabeth si sbracciavano per salutarlo dall’altra parte del velo.
“Groveeeeer!!! Annabeth!!!” urlò Percy.
I due risposero.
“Peeeeercyyyyyy!!! Sei vivo!”
 “Ma certo! Adesso credo che Hermione farà un incantesimo per aiutarmi a passare!”
“No Percy. Tu devi solo provare a passare dall’altra parte del velo. Io non faccio proprio niente!”
Esclamò Hermione.
Percy si tuffò contro il velo di protezione ma fu respinto molto violentemente.
Harry era spaventato. E se Percy non sarebbe riuscito ad attraversare il velo? Sarebbe rimasto lì per sempre?
Non ci voleva neanche pensare.
Alla fine fu Hermione che trovò la soluzione.
“Harry evoca il tuo Patronus!” gridò.
“Perché?”
“Fallo e basta!”
Un grosso cervo argenteo spuntò fuori dalla bacchetta di Harry, che ne rimase molto fiero.
“Adesso, Percy sali su quel cervo!” ordinò Hermione.
“Hermione cosa vuoi fa..”
“Sali!” gridò la strega.
Percy intimorito salì titubante sul grosso cervo.
“Adesso Harry manda il tuo Patronus al di là della barriera!”
“Sei un genio Hermione!” esclamò Harry.
Il cervo si tuffò nel velo, che si aprì magicamente, e riuscì a passare dall’altra parte con Percy in groppa.
“Ma…ma…ma come hai fatto???” balbettò Ron ormai al massimo dello stupore.
“Beh il Patronus è una forma di magia, quindi non c’erano dubbi che sarebbe riuscito a passare!” si schermì Hermione.
“Hermione, tu sei un genio!” esclamò Harry, che intanto mandava il suo Patronus di qua e di là con Percy terrorizzato sopra.
“Fammi scendere subito!” gridò.
“Detto fatto!”
Il Patronus scomparve e Percy cadde al suolo su un fianco.
“Stupido mortale! Ahiahiahia!” gemeva Percy, ridendo allo stesso tempo.
Subito Annabeth gli si mise al fianco.
“Poteva farsi male!!!”
“Tranquilla, non l’avrei mai permesso!” rise Harry.
“Adesso Percy, potremmo sapere che pluffa voleva Ecate da te???” domandò Hermione.

 
 

Angolo Ele12:

Maghi, semidei...
Finalmente la vostra Ele12 è libera di presentarvi la cosiddetta...
FREEDOM!!!
Meglio chiamata: libertà post-esami!
Eh sì, avete capito bene! Ieri è finito l'Inferno, non ho mancato di mandare tutti i professori al Tartaro (non perchè ho preso brutti voti sia chiaro) e...ho premiato le mie meritate vacanze con questo bel capitolo. Anchge questo molto richiesto, come da recensioni. Dedico questo capitolo a Kiara_def e a Mari_berti perchè anche per loro la libertà è finalmente arrivata e spero leggano questo capitolo!
Ringrazio TOTI TOTI i santi che ascoltano i miei scleri e che hanno recensito!

Alla prossima,

Ele12

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Capitolo 12
*** Ritorno a Hogwarts ***


CAPITOLO 12
PERCY
“Sì, però prima dobbiamo uscire da qui!!!” disse preoccupato Percy.
Hermione sussurrò qualcosa a Harry e Ron poi si rivolse ai semidei e al satiro.
“Certo ragazzi, allora tenetevi per mano e formiamo un cerchio. Proverò a vedere se funziona la Smaterializzazione congiunta!”
“Cosa??? Ma non siamo neanche maggiorenni! Il Ministero ci troverà!” negò concitato Ron.
“Beh sì ma se restiamo qua saranno le Empuse a trovarci e sarà tipo…la fine?” spiegò Percy ironicamente.
“V-v-v-va bene allora, se è l’unico modo…mia madre mi ucciderà…” sussurrò Ron memore della sua sgridata al secondo anno con una Strillettera da parte della signora Weasley.
Percy aveva saputo della storia da Harry e si era rotolato a terra dalle risate, mentre Harry lo guardava divertito.
Hermione prese per mano da una parte Ron e dall’altra Grover. Si concentrò sulla destinazione, il parco di Hogwarts, e girò su sé stessa.
In quel momento Percy sentì tutti gli urli di Annabeth e i belati di Grover nelle orecchie, mentre si sentiva soffocare da un tubo di gomma.
Quando arrivarono sani e salvi nel parco di Hogwarts si accorsero subito che qualcosa non andava.
Tutti i professori correvano nel punto in cui adesso si trovavano i semidei, il satiro e i loro amici maghi. Gli studenti, terrorizzati, rimanevano all’interno del castello per assistere alla scena, sconvolti. Silente si dirigeva a grandi passi verso di loro, la voce calma e tranquilla, ma con la freddezza negli occhi.
“Venite con me” il Preside ordinò loro.
Per il semidio era come stare in un sogno. Non sapeva neanche che cosa aveva appena fatto e come era arrivato lì!
Harry, Hermione e Ron subito seguirono il Preside all’interno delle mura della scuola e Percy fece un cenno agli altri di andargli dietro.
“Secondo te che cosa abbiamo fatto?” bisbigliò Grover a Percy.
Non ne aveva idea. Fu Annabeth a parlare.
“Ci siamo Smaterializzati. Ho letto tutto sull’argomento in Storia di Hogwarts. La cosa strana è che ci siamo Smaterializzati esattamente dentro i confini della scuola e questo è…beh è impossibile!”
“E perché, sentiamo?” chiese Grover.
“Perché intorno ai confini del castello c’è una specie di barriera invisibile che protegge, o dovrebbe proteggere, da eventuali attacchi! E gli oggetti mortali impazziscono all’interno della barriera. Poi essa protegge anche da Smaterializzazioni. Soltanto il Preside può abbassare la difesa eliminando la barriera e deve essere solo per un motivo veramente importante!!!” bisbigliò Annabeth concitatamente.
“Non ho capito niente!” saltò su Percy, che non aveva proprio ascoltato.
“Annabeth…non potresti spiegare meglio e non così velocemente?” domandò Grover, anche lui completamente rimbambito dal profluvio di parole della semidea.
“Allora…intorno a Hogwarts c’è una barriera che non ti fa Smaterializzare al suo interno e che protegge il castello da eventuali attacchi. Solo il Preside può farla scomparire. Puuuuuuf!” aggiunse come se quei due fossero bambini di quattro anni.
Ma almeno avevano capito.
Il Preside li aveva condotti nel suo studio, dove nessuno dei tre amici era mai stato.
“Wowwww….” si era lasciato sfuggire un Percy decisamente incredulo.
La stanza del Preside era piena di giochini, oggetti in vetro, cristalli, orologi, piccoli oggettini da collezione…o almeno Percy non sapeva spiegarlo meglio.
“Sono contento che ti piaccia, Percy”
Il Preside aveva parlato con voce calma e senza una nota di fastidio ma Percy sussultò lo stesso.
“Sa…sa il mio nome?”
“Ma certo! Quando ti ho accolto a Hogwarts a settembre non ero completamente rimbambito!”
Poi sorrise e si sedette alla scrivania di mogano scuro.
“Harry, Hermione, Ron, Grover, Annabeth, Percy…mi volete spiegare per quale strano motivo avete lasciato Hogwarts ieri mattina?”
A ogni parola il suo volto diveniva sempre più oscurato dalla penombra finché il Preside non diventò serio.
“Ho anche abbassato la guardia, pensando che qualcuno di voi avrebbe avuto la brillante idea di usare la Smaterializzazione”
Non si capiva se il suo tono era serio o sarcastico. Ma Percy era troppo occupato a osservare la barba di Silente per pensarci.
 
 
HARRY
“Ehm…l’ho avuta io professore…” disse Hermione arrossendo come un peperone.
“Semplice e geniale...ma Hogwarts è protetta, come ha pensato che io avessi abbassato la guardia?”
Silente sembrava semplicemente incuriosito.
“Beh ho pensato che, siccome lei tiene molto ai suoi alunni e alle loro vite, avrebbe quasi sicuramente fatto di tutto per trovarli”
Questa volta Hermione era color pluffa.
“Questo mi fa onore signorina Granger ma la prossima volta deve essere più prudente! Lei e i suoi amici potevate rimetterci un arto o, in casi gravissimi, addirittura la vita!”
Il Preside aveva pronunciato queste ultime parole con solennità.
“In ogni caso…parlerò io con Cornelius, non preoccupatevi e tornate nei vostri dormitori”
“Ma come professore, non ha neanche chiesto dove eravamo?” esclamò incredulo Ron.
Cinque occhiatacce irritate squadravano infastidite Ron.
“Ne parleremo in avanti. Sono veramente molto curioso in merito a questo. Ma, come ho già detto, me lo spiegherete più tardi. Buonanotte!”
Appena il gruppo di maghi e semidei, più il satiro, uscirono dallo studio di Silente, Grover esclamò:
“Buonanotte???”
Tutti quanti si girarono a guardare le finestre. Era notte fonda!
“Oh dei, abbiamo veramente trascorso un mucchio di tempo là dentro!” disse Annabeth, guardando l’orologio.
“Beh allora buonanotte ragazzi!”
Grover e Annabeth si avviarono ai rispettivi dormitori mentre Percy salì alla Torre di Grifondoro insieme a Harry, Hermione e Ron.
Arrivati al ritratto della Signora Grassa, Hermione disse la parola d’ordine e…
“GODRIC SONO QUI!!!”
Un mucchio di gente, tra cui i fratelli Weasley e  Neville con Dean e Seamus, era stipata nella Sala Comune, gli sguardi apprensivi e preoccupati puntati sul gruppetto.
“Si può sapere che diavolo…” iniziò Ron.
“Oh Ron!!!” singhiozzò Ginny che lo abbracciò in una stretta micidiale.
La ragazza alzò gli occhi tremante per vedere la reazione del fratello, immobile come una statua.
“Ehm…Ginny…non ti preoccupare io sto bene! Nessuno di noi è ferito o morto, perché ci fissate??”
“Ci hanno detto che alcuni studenti erano scomparsi, ma non volevano dirci i nomi. Allora abbiamo pensato di venirvelo a dire ma non vi trovavamo, allora abbiamo fatto solo 2+2!” esclamò Dean, gli occhi bassi.
“Beh sì eravamo noi…” affermò il semidio.
“Allora? Volete dirci o no dov’eravate???”
La solita finezza dei gemelli…
“Noi…noi non possiamo!” disse Hermione.
Dal canto suo Harry avrebbe volentieri raccontato tutto ma era troppo stanco.
“Sentite ragazzi se ci daranno il permesso di farlo, tra un po’ vi diremo tutto. Ma adesso siamo tutti stanchi, non sappiamo neanche che ora è e domani abbiamo lezione. Insomma vorremmo dormire, quindi risparmiatevi le domande per…per dopo!”
Harry aveva detto tutto quindi i ragazzi iniziarono, lentamente, a salire nei loro dormitori, compresi Harry, Hermione, Ron e Percy, il quale cadde a terra dalla stanchezza.
“Ehi Percy…non ci hai ancora detto che cosa è successo con Ecate!” si ricordò Harry, quando ormai erano tutti a letto.
“Ve lo racconterò domani, promesso!”
Poi si sentì un gran russare, segno che Ron si era addormentato.
“Va bene…allora buonanotte Percy!”
Ma anche Percy dormiva.

 
 
Angolo Ele12:

MAGHI, SEMIDEI, BABBANI E SANTI CHE LEGGETE LA MIA STORIA

ANNUNCIO IMPORTANTE:
La settimana prossima non ci sarò perchè andrò a fare un campo estivo a Pescasseroli, quindi aggiorno con due capitoli: uno per questa settimana e uno per sabato prossimo...
Non potete contattarmi ma non mancate ai vostri doveri di recensitori (si dice così, vero?)!!!

No veramente continuate a recensire anche perchè noto dei grossi cali nelle visite... e questo non va bene!!!
Vi lascio al ritorno dei nostri audaci avventurieri,
La vostra spiacente ma felice,
Ele12

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Capitolo 13
*** Non dire niente ***


CAPITOLO 13 “Non dire niente”
HARRY
Il giorno dopo fu un vero inferno. Tutti, e dico tutti, gli studenti di Hogwarts volevano sapere dov’erano andati i sei ragazzi. Harry, Hermione, Ron, i semidei e il satiro erano ormai esasperati. Per questo, alla prima ora, Hermione si fiondò dalla professoressa McGranitt a chiederle un colloquio con Silente. Ma la professoressa non sopportava interruzioni durante la lezione, anche se urgente, quindi rispose che il Preside era molto occupato al momento.
“Mi dispiace signorina Granger ma il Preside attualmente sta avendo un incontro con Cornelius Caramell nel suo ufficio, e non ammette visite”
Poi lanciò ai quattro, dato che Annabeth e Grover avevano la lezione dei loro coordinatori, uno sguardo che era tutto dire. Hermione abbassò il capo. Poteva sembrare dispiaciuta o affranta ma in realtà stava solo bisbigliando qualcosa a Harry, Ron e Percy.
“Per me Caramell ci vuole espulsi!”
La faccia della strega era cadaverica. Harry sapeva molto bene che la sua più grande paura era finire espulsa da Hogwarts e riusciva anche a capirla. Lui non avrebbe avuto la minima idea di dove andare, una volta fuori dalla scuola. Non riusciva neanche a immaginare.
“Già, anche per me. E secondo me vi considera…delle specie di animali molto rari” aggiunse Ron additando Percy.
“Scusa e tu che ne sai?” sussurrò Percy, sconvolto.
“Mio padre lavora al…”
“Weasley, Jackson venti punti in meno a Grifondoro! Non la smettete di bisbigliare dall’inizio della lezione! E, oltre ai punti vi beccate anche una punizione! Sabato, in quest’aula!”
La McGranitt sembrava molto arrabbiata. E anche abbastanza nervosetta.
“Ci scusi professoressa!” dissero in coro Ron e Percy, irritati.
 
“Basta non ne posso più! Occhiatine per i corridoi, bisbigli in Sala Comune, chiacchiericcio alle nostre spalle in Sala Grande, e persino i professori ci lanciano occhiate irritate o curiose! Non posso vivere a Hogwarts così!” si infuriò Ron, una volta usciti dalla classe alla fine dell’ora.
“Non preoccuparti Ron, ci sono passato molte volte anche io. Devi solo ignorarli. E poi oggi ho intenzione di raccontare tutto ai nostri compagni Grifondoro.”
“Dici davvero Harry? Ma sei sicuro che capiranno? Io non credo proprio…per me non è una buona idea!”
“Ron, Harry sta cercando di farti capire che racconteremo loro una grossa balla!” esclamò Percy.
“Ah!!! Santo Godric ma perché non l’hai detto subito??”
“Dei Ron!!! Ce ne vuole a farti capire una cosa!! Oggi pomeriggio, in ogni caso, andrò dal Preside a parlargli!” esclamò Percy.
 
 
PERCY
“Ma professore! Ci stanno tartassando!”
“La mia risposta è comunque no, signor Jackson. Dovrete aspettare. Caramell è convinto che voi semidei potreste essere pericolosi e, finché la situazione si manterrà stabile, voi ragazzi dovrete mantenere la parola data che non direte niente in giro!”
“Ma noi non abbiamo dato nessuna parola, non abbiamo fatto nessuna promessa”disse Percy con un sorriso da far invidia ai Malandrini.
“Credo che i suoi amici le abbiano raccontato delle mie capacità magiche in merito a duelli signor Jackson, quindi le sconsiglio vivamente di mettersi contro la mia autorità in questo castello. Grazie, può andare”
 
“Comincio seriamente a odiarlo!” esclamò Percy stizzito, appena uscito dallo studio di Silente.
Ma purtroppo non c’era nessuno ad ascoltarlo.
“Dove sono Harry, Ron e Hermione? E Annabeth e Grover? Perché non c’è nessuno a consolarmi?” pensò il semidio con rabbia.
Poi si rese conto di quanto egoista fosse il suo pensiero e se ne vergognò.
Tornato in Sala Comune ancora più infuriato per la scomparsa dei suoi amici, trovò proprio Harry seduto nelle poltrone vicino al fuoco.
“Ehi Percy! Allora? Che ha detto Silente?” domandò il mago a voce appena udibile.
Già cento occhi li stavano osservando con fare molto curioso, non volevano esporsi ancora di più.
“Bene, purtroppo non possiamo dire niente a nessuno! A meno che non vogliamo sfidare Silente a duello, da quanto ho capito” sbuffò il semidio.
Ma Percy, per la rabbia che gli cresceva in petto, annunciò quest’ultima frase a voce troppo alta. Tutta la Sala Comune di Grifondoro iniziò a bisbigliare di Silente, maghi e duelli mentre Percy, ancora più sconsolato, si accasciava su una poltrona.
“L’unica speranza è che non abbiano capito male!” si disperò Harry, cercando invano le ultime speranze rimaste.
In quello stesso istante entrarono dal ritratto un gruppetto di bambine del primo anno che parlavano di un duello tra Percy e Silente. Sembravano decisamente eccitate e discutevano della data che, a quanto dicevano alcune di loro, era alquanto dubbia.
“Secondo me dovrebbe vincere quel semidio! Silente non ha il diritto di sfidarlo così apertamente! È pur sempre un ospite del castello e poi è così carino!”
“Maya tu pensi solo ai ragazzi! Io invece dico che vincerà il Preside. È un mago così potente che neanche Grindelwald l’ha sconfitto!!!”
“E tu che ne sai?” esclamò ammirata una di loro.
“Nella mia famiglia si parla molto di queste cose e una volta…”
“Si può sapere perché state parlando di me?”
Percy era sgusciato fuori della sua poltrona e si era avvicinato furtivo alle ragazze, che sobbalzarono.
“E’ vero che tu e Silente vi scontrerete a duello?” chiese la bambina dalla famiglia loquace.
“No, non è affatto vero e vi proibisco di dirlo in giro!!!” gridò Percy, a voce altissima.
“Allora perché sei così nervoso?” interferì la bambina che si chiamava Maya.
“Perché siete voi a farmi innervosire!!!”
Ma a quel punto un’altra ragazzina scivolò fuori dalla massa di gente che si era accalcata attorno a Percy e gli lanciò uno Stupeficium, dritto nella schiena. Percy cadde a terra rovinosamente, svenuto.
“PERCY!!! Si può almeno sapere perché l’avete fatto???” gridava Harry furente.
Individuata la bambina dalla buona mira, Harry si rivolse direttamente a lei, che tremava come una foglia.
“Che cos…”
Ma non fece in tempo a finire la frase, che un altro Stupeficium da parte della stessa ragazzina lo centrò al petto. A quel punto comparve la McGranitt dal buco del ritratto.
“Potter! Jackson! Chi è stato???”
La massa di Grifondoro indicò la bambina, ma essa era svenuta, annientata dalla paura e dall’emozione.
 
 
E fu così che il giorno dopo, un iper-attivo Percy Jackson si svegliò in infermeria con accanto Annabeth, Grover, Hermione e Ron, che guardavano lui e un’altra persona,di cui Percy non riusciva a distinguere i contorni.
“Annabeth? Grover? Ragazzi ma che ci fate qui? Che è successo? E perché accanto a me trovo...Harry mezzo morto e dall’altro lato…una bambina??? Cosa?”
“Percy! Sei vivo!”
Annabeth abbracciò stretto l’amico, soffocandolo.
“Sì, ma adesso mi dovete delle spiegazioni. E molto serie!”
“Che cosa? Non ricordi niente? Il duello, lo Stupeficium, la bambina….niente???” esclamò Grover incredulo.                                                
“Certo che no! Gli ho somministrato una Pozione apposta!”
In infermeria comparve una donna grassottella di mezz’età, che scacciò fuori rabbiosamente gli amici di Percy.
“Adesso non ricordi più niente di quello che ti è successo. Ed è meglio così, perché se no adesso staresti aggredendo quella piccola laggiù”disse Madama Chips,indicando la ragazzina.
“Quella lì? Perché che mi ha fatto?”
“Non ti ho fatto perdere la memoria perché mi andava di farlo!!!”
Detto questo Madama Chips somministrò a Percy un intruglio disgustoso, che il semidio mandò giù tutto d’un sorso come questa storia della bambina assassina…o cose del genere!

 
 

 

Angolo Ele12

*si ripara dai pomodori con una pila di libri che cade rovinosamente a terra e che viene ben presto sostituita dal computer*
Vi prego non uccidetemi. Lo so, ho aggiornato tardissimo ma avevo le mie buone ragioni. Come ad esempio il mare, la spiaggia e un campo estivo.
In ogni caso non posso dirmi completamente in colpa perchè allo scorso capitolo vi avevo avvertiti, tutti. Spero in ogni modo che apprezzerete come prima i miei capitoli, anche se questo è uno schifoso capitolo di passaggio.

Ringrazio tutte le sante anime che hanno recensito gli scorsi capitoli e la nuova aggiunta akumetsu.

Recensite in massa, perchè se vedo che non ottengo almeno un'altra recensione non aggiorno.
Ele12

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Capitolo 14
*** The end of the story ***


Allora signori e signore!
Mi dispiace non sapete quanto ma devo abbandonare questa storia perchè, a quanto pare, a nessuno interessa.
Ma non vi preoccupate perchè ne sto scrivendo altre due, di cui una sulla Jily.
Inoltre questa storia stava scocciando anche me, quindi un motivo in più per abbandonarla.
Mi dispiace per le persone a cui piaceva ma vi dovevate far sentire all'ultimo capitolo.
Vi ho avvertiti che senza recensioni la storia non andava avanti!
Bene, ho detto tutto quindi vi saluto.
E dite bye bye alla storia.

La vostra Ele12

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