Lost

di mymindfliesaway
(/viewuser.php?uid=681775)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** L'arrivo. ***
Capitolo 3: *** Il segreto. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


La pungente brezza autunnale le solleticava il viso mentre calpestava seccata le foglie sparse alla rinfusa per opera del vento tutt'intorno al viale dell'orfanotrofio.
- Dov'è che vuole che vada? -
L'aspetto di quella sottospecie di monaco le dava i brividi: aveva indosso una lunga tunica del colore del marmo in malora e il volto era un'unica macchia scura, celato dal cappuccio della sua veste.  Ad accentuare la sensazione di irrequietezza provata dalla ragazza, era il fatto che avvertisse la presenza di un qualcosa di inusuale nella figura che aveva dinanzi, proprio come le accadeva con le guardie di quel posto.
Non si preoccupi, signorina. La accompagno.
La gelida voce del monaco  - che per giunta conosceva il suo nome per intero senza che lei gliel'avesse mai detto - sembrò risuonarle nella testa, quasi come se le parole non fossero state pronunciate; eppure, non era la cosa più poco normale che avesse vissuto fino a quel momento.
L'anno prima, e poteva giurarci, durante una breve visita al negozio di libri nei pressi dell'orfanotrofio, appollaiata in un angolo vide una ragazza straordinariamente bella intenta a leggere un libro che non aveva mai visto prima. Quando si fermò, in un secondo momento, ad osservarla, notò il colore della sua pelle: blu, intenso e lucido come il riflesso del cielo notturno su di un lago. Tante altre volte aveva assistito a bizzarrie del genere, ma non se ne stupiva più: credeva di avere un qualche strano disturbo che le facesse sembrare il mondo più interessante.
- Sì, ma con l'orfanotrofio? Chi avvertirà? E quand’è che torneremo? - Cercava di tenere un tono neutro, ma probabilmente senza successo.
È già tutto risolto. Lei non vivrà più in questo posto. Andiamo.
Hazel si sentì pervadere da una sensazione negativa, come un campanello d'allarme. - Che cosa?! Dove starò? - Per un breve ed interminabile istante si vide privata del potere decisionale sulla sua vita.
Per l'Angelo! Mi segua, e taccia.
Il tono del monaco le risuonò nella testa come un ordine a cui non ci si può sottrarre; così, raccolte le poche cose che possedeva lì all'orfanotrofio, lo seguì, spaventata e titubante.







 
                                                                                                                                                                        Angolo Autrice
Ciao! Non so se qualcuno leggerà mai questa storia,
ma se stai leggendo questo, allora vuol dire che lo stai facendo.
Quindi grazie mille! Spero ti sia piaciuto, vorrei sapere cosa ne pensi.
Aggiornerò presto.
Grazie ancora!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** L'arrivo. ***


-Dove siamo diretti? – Hazel si pentì all’istante di aver posto quella domanda, ma non era riuscita ad evitarlo. Il silenzio che aveva regnato fino a quel momento la soffocava, soffocava il suo desiderio di sapere. Cosa ne sarebbe stato di lei? E se le avesse fatto del male? Nessuno sarebbe corso a salvarla, perché non aveva nessuno al mondo, non aveva alcun parente. Aveva vissuto all’orfanotrofio per molti anni, ma nonostante ciò non aveva alcun amico: non è il genere di posto in cui si fa amicizia, sono tutti in competizione per accaparrarsi finalmente una famiglia e andare via di lì. E anche lei l’aveva tanto desiderato, anche lei bramava con tutta se stessa andare via, eppure, ora che era fuori e lontana da quel posto più che mai, si era resa conto di quanto fosse per lei la cosa più simile ad una casa e ad una famiglia che avesse. Adesso era completamente sola. Tutti i ragazzi dell’orfanotrofio avevano perso i loro genitori in seguito ad un qualche incidente, incendio, o ad uno sfortunato avvenimento comprensibile per la logica umana. La morte dei suoi genitori, invece, le era sempre stata oscura: non le era mai stato raccontato, le uniche cose che conosceva sulle sue origini erano di essere stata portata lì da un conoscente dei suoi genitori e di provenire da Alicante, una città della Spagna. Almeno, così diceva il suo –ormai divorato dall’usura- adorato libro di geografia.
Ci siamo quasi, signorina.
La grave voce dello strano monaco la riportò alla realtà, smise di giocherellare con i ciottoli che costernavano il sentiero che stavano seguendo e alzò lo sguardo.
Erano giunti dinanzi un enorme stabile che ricordava una vecchia abitazione pensata per più famiglie di un alto rango sociale, ma che era completamente in rovina: i muri erano coperti di edera, totalmente distrutti da, suppose, i fenomeni atmosferici nel tempo, poiché quell’edificio aveva sicuramente almeno trecento anni e sembrava essere stato abbandonato un centinaio prima. Ad un certo punto si chiese se non fosse quella la sua nuova dimora: al solo pensiero rabbrividì, e cominciò a sperare che il monaco riprendesse a camminare. Quello però non si mosse dal punto in cui si era fermato poco prima, ovvero dinanzi a quello che una volta doveva essere l’ingresso: un enorme portone di legno pregiato ormai danneggiato irrimediabilmente.
- Mi scusi, perché mi ha portata qui? Non c’è nulla se non queste rovine. – fece un passo in avanti e affiancò la figura incappucciata che l’aveva scortata lì col silenzio e la leggiadria di un fantasma.
Su, si sforzi. Non cerchi di vedere: osservi.
Hazel cercò di concentrarsi su ciò che aveva dinanzi e strizzò gli occhi, con il risultato di sentirsi tanto ridicola quanto quella volta che andò in mensa stringendo al petto il suo orsetto di peluche perché aveva avuto un incubo. E aveva undici anni.
Così comprese che quello non era il modo giusto, e tenendo gli occhi bene aperti, cercò di focalizzare mentalmente lo stabile. Dopo minuti che le parvero passare tanto lentamente quanto le ore, finalmente vide ciò che probabilmente il monaco intendeva: l’edificio era perfettamente costruito, possente, maestoso, alto e di dimensioni più che considerevoli. Il ‘’vecchio’’ portone a cui si erano precedentemente avvicinati era una bellissima costruzione in legno, con curiose forme intagliate e dettagli eleganti. Ciò che Hazel notò era il fatto che non vi fosse alcuna serratura.
Improvvisamente questo si aprì e sull’uscio comparve un ragazzo alto, snello e di bell’aspetto che la squadrò dalla testa ai piedi con un certo disprezzo negli occhi.
- Sei una mondana. Cosa ci fai qui? Questo non è un posto per…- il ragazzo tacque alla vista della figura che era andata ad interporsi fra lui e la ragazza.
Salve, Alexander. La signorina qui è una di voi. Necessita di alloggio, istruzione e addestramento. Dovrei parlare con i tuoi genitori, è piuttosto urgente.
- Fratello Zaccaria. Prego. - il tono tanto composto e formale che aveva assunto Alexander - così l'aveva chiamato - le fece supporre che la faccenda fosse decisamente più seria di quanto avesse immaginato. Fratello Zaccaria li oltrepassò e sparì silenziosamente, lasciandola sola, in quel posto sconosciuto, con un estraneo che per di più la guardava come se avesse appena ucciso un intero esercito.
- Lascia la giacca lì sopra e stammi dietro. - Hazel fece quanto indicato e s'incamminò a testa bassa dietro di lui.
Avrebbe voluto gridare, chiedere cosa volessero farle, cosa avrebbe dovuto fare, che ne sarebbe stato della sua vita. Ma le parole le ardevano in gola come fuoco, incapaci di venir fuori, così si limitò a brancolare nella semioscurità aggrappandosi a dei passi che di familiare avevano ben poco. Anzi, un bel niente.
Ad un tratto però, decise di non poter più aspettare: doveva sapere.
- Mi scusi, Alexander – esordì, ma fu immediatamente interrotta dal tono brusco e seccato del ragazzo.
- Alec, sono Alec. E per l’Angelo, siamo coetanei! Dammi del tu.- svoltarono in un corridoio che le ricordò l’interno di un castello medievale, illuminato da lampade alte appese ai muri e che dava su una serie di porte tutte uguali. 
- Va bene, scusami, Alexan… Alec. Dove mi stai portando? Cos’è questo posto? Mi sarà fatto del male?- Hazel si chiese se non avesse esagerato.
-Ehi, datti una calmata. Questo posto sarà, almeno finché non troverai un altro posto dove alloggiare, la tua casa. Non ti sarà fatto del male… finché saprai difenderti.- le sue parole le diedero i brividi. Si fermarono dinanzi ad una di quelle porte e Alec vi diede un colpo sordo.
Un altro. Un altro ancora.
-Sì, per l’Angelo, arrivo!- una voce femminile si affrettò a rispondere dall’interno. La porta si aprì e sull’uscio apparve una ragazza bellissima, alta, snella e con dei meravigliosi capelli corvini. I due si scambiarono una rapida occhiata ed Hazel si chiese se non fossero imparentati: le somiglianze erano evidenti, tranne per gli occhi. Quelli di Alec erano di un azzurro intenso.
-Isabelle, lei è…-
-Hazel. Ho sedici anni.-
-Hazel. L’ha portata qui Fratello Zaccaria e ha detto che dobbiamo occuparcene. Sta discutendo con mamma in biblioteca, probabilmente dovremmo raggiungerli. Ah, comunque, Hazel, noi siamo i Lightwood. Benvenuta all’Istituto di New York.- Isabelle la guardò proprio come aveva fatto Alec all’ingresso: doveva essere una cosa di famiglia.
- Okay. Andiamo. – le fecero strada fino alla biblioteca e quando entrarono Hazel credette di essere finita in paradiso. Centinaia e centinaia di libri, caminetto, divani, la scrivania piena di scartoffie. Sembrava un posto d’altri tempi.
Una voce adulta ed irritata si levò dal centro della stanza.
- Con la situazione in cui tutti noi riversiamo in questo momento, non possiamo occuparci di una Shadowhunter che non ha neanche idea di cosa sia il Mondo Invisibile! Fratello Zaccaria, lei comprenderà che…-
Maryse, non avete altra scelta. La ragazza deve stare qui. Deve essere addestrata e istruita come una vera Nephilim, e allora potrà essere utile per la battaglia.
Alec tossì, attirando strategicamente l’attenzione su di loro. Maryse si ricompose.
- Sei tu, dunque? - la ragazza annuì. – Qual è il tuo nome? – Hazel provò a rispondere, ma le parole le si strozzarono in gola. Cominciava a sentirsi tremendamente confusa. Nephilim? Shadowhunter? Mondo Invisibile? Istituto? Ma di che diamine blateravano?
-Hazel. Si chiama Hazel e ha sedici anni, mamma. - Alec rispose per lei e in quel momento si sentì invadere da uno strano senso di gratitudine.
-N-non so nulla d-delle mie origini.- Hazel cercò di ricomporsi, reprimendo il senso di impotenza che avvertiva. –So soltanto di essere stata portata all’orfanotrofio in cui ho vissuto fino a poche ore fa da un conoscente dei miei genitori e di provenire da Alicante. – Maryse le rivolse uno sguardo stupito.
-Alicante?-
-Sì, Alicante. E’ una città della Spagna.- Isabelle e Alec alle sue spalle tentarono di soffocare delle risatine.
- Vedi, Hazel, non provieni da quella Alicante. L’Alicante da cui provieni tu, così come tutti noi  qui dentro, è la capitale di Idris.- La confusione che vigeva nella mente di Hazel cresceva minuto dopo minuto.
-Idris? Che posto è? Dove si trova? Sulle cartine non l’ho mai visto…-
-Non c’è sulle cartine. Non sulle tue. –ribattè Isabelle.
-Perché, cos’hanno le mie che non va?- chiese, leggermente infastidita. La geografia era da sempre la materia che preferiva in assoluto, e aveva studiato così tante volte il planisfero che le parve assurdo non aver mai notato questa Idris da nessuna parte.
-Sono cartine mondane. Ovvero, cartine dei semplici esseri umani. Non rappresentano la patria degli Shadowhunters.- le spiegò Alec.
-Che diamine sono gli Shadowhunters? E i Nephilim? Voi siete tutti matti. State delirando. Voglio andare via di qui.-il cuore le martellava in petto come se a momenti volesse spaccare tutto e scappare via prima di lei.
-Ti è mai capitato di vedere, avvertire o udire cose inusuali? Ombre, fate, esseri dalla pelle blu…- Hazel sgranò gli occhi. Sì che le era capitato, e non una volta soltanto.
- Sì, so già di essere un po’ suonata. E allora?- il suo tentativo di recuperare un po’ di integrità fu alquanto vano. Alec ed Isabelle risero.
-No, non sei suonata. Sei solo diversa. Speciale. Vedi, Hazel, sei una Shadowhunter: una cacciatrice di demoni. E le strane figure che vedi, esistono davvero e sono gli abitanti del Mondo Invisibile. Tieni a mente: tutte le storie sono vere.-  il tono di Maryse, improvvisamente gentile e pacato mirava a non spaventarla, ma fu inutile: la ragazza vide tutto ciò che la circondava girare vorticosamente. -E adesso mi direte che esistono i vampiri, e che il vostro animaletto domestico è un lupo mannaro.-
-No, che schifo. Peli ovunque. E la luna piena, poi! Sarebbe un disastro.- Hazel guardò torva Isabelle.- Sì sì, non allarmarti, sta’ tranquilla. Andrà tutto bene. Studierai e imparerai a difenderti e combattere e noi – anche se non è che ne abbia questa gran voglia, visto il gran casino in cui siamo tutti – ti aiuteremo, anche se non hai molto tempo. Tutto chiaro? – Isabelle le agitò una mano davanti al volto. – Ehi, mi sa che è andata! -
-No, no. Sto bene, credo. – Hazel fermò lo sguardo su Maryse. – Demoni? Io non sono capace neanche di impugnare correttamente un coltello da burro.- pronunciate quelle parole, si sentì avvampare.
- Non preoccuparti, avrai abbastanza tempo per imparare a farlo.- Maryse guardò entrambi i suoi figli.- Datele una stanza non troppo lontana dalle vostre e fatela ambientare. Dato che qui non esiste più un tutore, vi alternerete nel seguire sia il suo studio che il suo addestramento. Alec, dalle una copia del Codice. –il ragazzo annuì e si diresse verso uno degli scaffali dall’altro lato dell’enorme stanza. Quando ritornò, aveva fra le mani un volume rilegato con la copertina di pelle blu, che pareva essere molto antico. Glielo porse e lei lo afferrò, stringendoselo al petto, come a cercare conforto. – Bene, Hazel, quel libro ti darà le conoscenze base di cui necessiti. Appena avrai terminato di leggerlo, ti sarà mostrato il Libro Grigio. Chiaro?- Hazel annuì, pur non avendo la minima idea di cosa fosse il Libro Grigio.
Perfetto. Adesso, per favore, lasciateci soli. Ho ancora molto da dire sulla ragazza.Confido che saprete prendervene cura nel modo corretto e che tu imparerai e presterai attenzione al Codice. Arrivederci.
Congedati da Fratello Zaccaria, i tre ragazzi uscirono dalla biblioteca richiudendosi lentamente la porta alle spalle.
- E adesso? -
- Adesso Haz…- ehi, ti spiace se ti chiamo El? Hazel mi sembra troppo lungo!- la ragazza scosse la testa. – Bene, El, adesso ti sistemi nella camera che si trova a due porte dalla mia e ti studi per bene quel bel volume che ti stringi forte al petto. Intesi?-
-No Izzy, aspetta. Guarda com’è vestita. – per la seconda volta nel giro di dieci minuti le guance le divennero del colore del fuoco ardente.
-Hai indumenti di colore nero?- le chiese il ragazzo.
-Sì, sì ne ho. Abbastanza da vestirmi completamente di nero per cinque giorni consecutivi. Bastano?-
Isabelle annuì. – Cambiati, poi vieni da me. Cercherò di darti un aspetto decente. -
-Ma perché, cos’ha il mio che non va?- chiese infastidita El.
-E’ da mondana. E tu non lo sei, anche se ti comporti come tale. Quindi vedi di rimediare.- con queste parole Alec si allontanò ed Isabelle si chiuse in camera sua.
Una. Due.
Questa deve essere la mia.
Hazel aprì la porta, ma quel che si trovò davanti non fu una camera singola e pronta ad accogliere un ospite, bensì un’ampia stanza con fila di letti come quelli che si trovano negli ospedali; difatti era entrata nell’infermeria. Su due letti, uno di fronte all’altro, vi erano due ragazzi. Uno dai capelli biondi come fili di grano, dalla figura possente e con le braccia ricoperte di simboli proprio come Alec ed Isabelle; l’altra con i capelli rossi come il fuoco,  occhi verdi, l’espressione triste ed un bellissimo maglioncino celeste.


 
Angolo Autrice
Abbiate pietà, non ho riletto, è tardi e sono stanca, lo farò domani sera e correggerò gli errori.
Grazie per aver seguito anche questo capitolo!
Come sempre da ora in poi, vorrei conoscere i vostri pareri.
Ave, Nephilim e Nascosti!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il segreto. ***


-Oh, scusatemi tanto…-mentre stava per andare via fu chiamata dalla ragazza che, non essendo di spalle alla porta, l’aveva vista entrare.
-No! Aspetta! Tu chi sei?- Hazel maledisse la sua sbadataggine e rientrò nella stanza, avanzando timidamente.
-Mi chiamo Hazel. Sono nuova di qui. Sono una Shadow-qualcosa, ma non ho idea di cosa significhi tutto ciò e devo studiare questo libro. – Indicò il Codice che ancora teneva stretto a sé.- Scusatemi, tolgo il disturbo.- Ora entrambi i ragazzi la guardavano. Lui aveva un paio di occhi dorati che parevano bruciare di un fuoco tutt’altro che terreno.
-No, non preoccuparti. Sai, mesi fa ero nella tua stessa situazione. Andrà bene, vedrai. Sono Clarissa, ma chiamami pure Clary.- Hazel le sorrise. Era la prima persona a comportarsi gentilmente con lei da quando era arrivata lì, e questo servì a darle un po’ di conforto.
-Il mio nome è Jace. Non sono messo bene, come puoi vedere, ma sono figo lo stesso. – El trattenne una risata. In effetti era vero: era davvero un bel ragazzo. Ma qualcosa in lui le era terribilmente familiare. Probabilmente assomigliava a qualche bambino dell’orfanotrofio che era stato adottato e che non aveva più rivisto.
Sì, ecco: somigliava a James.
-Come mai sei qui?- le chiese la ragazza dai capelli rosso fuoco, invitandola con un impercettibile cenno del capo ad avvicinarsi a loro.
-Fino a poche ore fa la mia casa era un orfanotrofio. Sono stata portata lì quando avevo soltanto due anni e sono nata ad Alicante, che proprio pochi minuti fa ho scoperto essere non una città della Spagna, ma la capitale di questa Idris da cui discendete tutti.  Discendiamo tutti. – Hazel abbassò lo sguardo, sentendo nascere dentro di sé un’improvvisa voglia di scoppiare in lacrime. – Fratello Zaccaria è venuto a prendermi, e adesso vivo qui.- Clary e Jace l’ascoltavano con interesse.
-Chi si occuperà del tuo addestramento?- le domandò poi Jace, tenendo un tono neutro e quasi formale.
-La signora Lightwood ha espressamente chiesto a voi tutti di alternarvi nel farmi da tutori. Mi ‘spiace tanto, ho sentito che la situazione al momento non è delle più rosee.- El sperava di aggiudicarsi qualche informazione su quanto stava accadendo, ma il risultato non fu quello sperato.
-Immaginavo. Beh, io al momento non sono nelle condizioni per poter seguire il tuo addestramento efficientemente, quindi suppongo sia una faccenda riguardante esclusivamente Alec ed Isabelle.- Clary lo fulminò con lo sguardo.
-Grazie tante per avermi dato considerazione! Io non sono una Shadowhunter esperta come loro tre, ma posso darti un aiuto per tutto ciò che riguarda i Marchi.- Hazel la guardò con aria interrogativa.
-I Marchi?-
 Clary le indicò le braccia di Jace, completamente ricoperte di quei simboli che aveva già notato in precedenza e la sua attenzione cadde su uno in particolare.
- Cos’è quello? Cosa rappresenta?- stavolta fu Jace a risponderle.
-Oh, questo è il Marchio parabatai. Capitolo 2 del Codice, pagina 65.- El aprì velocemente il volume che aveva con sé e lesse la pagina indicatagli poco prima da Jace.
-Oh, è meraviglioso. Chi è il tuo parabatai? Clary?- Clarissa sorrise debolmente.
-No, non sono io. I legami sentimentali fra parabatai sono proibiti. – Hazel annuì, sentendosi improvvisamente un’inguaribile ficcanaso. Lei era l’incomoda lì, e doveva farsene una ragione.
- Alec. Alec ed io abbiamo pronunciato il giuramento anni fa.- La ragazza decise che fosse ora di levare le tende. Si era trattenuta già abbastanza e quei due Nephilim erano stati fin troppo gentili con lei, una semplice estranea proveniente per giunta dall’universo dei mondani.
- Scusate, vado in camera mia a studiare. Credo di aver recato abbastanza disturbo. Grazie per essere stati gentili con me. – si voltò e si avviò verso la porta a grandi passi. Desiderava soltanto trovare la sua camera, sistemarvisi e fare ciò che doveva, soprattutto perché aveva bisogno di capire qualcosa di più. Forse, se si fosse trovata in un luogo ‘’suo’’, dove gli altri Nephilim residenti in quel posto non fossero stati costretti a tollerarla e accogliere fra loro una per metà mondana, si sarebbe sentita un po’ meno a disagio.
- ‘’Scusa’’, ‘’Grazie’’, ‘’Prego’’, ‘’Mi ‘spiace’’.  Okay che siamo fighi – direi stra fighi – ma non siamo il re e la regina d’Inghilterra. – La novellina si sentì avvampare. Forse era ora di imparare il modo in cui rivolgersi a quelli della sua età, perché prima di allora non aveva mai parlato con qualcuno che non fosse un adulto.
- Lo terrò a mente!- disse senza muoversi, poi fece leva sulla maniglia della porta che aveva dinanzi e se la richiuse alle spalle. Camminò in direzione opposta a quella intrapresa la prima volta che l’aveva poi portata  in infermeria e finalmente trovò la modesta camera che le era stata assegnata in precedenza dalla signora Lightwood.
Le pareti erano scure e completamente spoglie, se non per la finestra che dava sulla città, ma il pavimento in legno più chiaro conferiva all’ambiente un aspetto più accogliente. Il letto, figura troneggiante nell’intera stanza, era composto da una spalliera di legno massiccio ed un materasso evidentemente progettato per due persone che non era stato rivestito. Hazel individuò alla sua destra un guardaroba di materiale simile a quello della spalliera e lo aprì, cercando delle coperte che trovò riposte in alto a sinistra; poi, dopo aver messo in ordine il – adesso suo – letto vi si accomodò, tenedo la copia del Codice in equilibrio sulle ginocchia.

INTRODUZIONE

Benvenuto e congratulazioni. Sei stato scelto per diventare uno dei Nephilim. […] Noi siamo perennemente dediti alla lotta contro le forze dell’oscurità che insidiano il nostro mondo. Inoltre, conserviamo la pace nel Mondo delle Ombre – le società occulte di magia e le creature magiche plasmate dai demoni contro cui lottiamo– e lo teniamo celato a quello dei mondani. E d’ora in poi questo sarà anche il tuo compito.[…]La tua sarà una vita spesa alla ricerca dell’angelico contrapposto al demoniaco. E quando morirai, morirai con gloria.



Hazel si immerse nella lettura del volume finché le forze non le vennero a mancare, per poi crollare in un sonno profondo.
Il mattino seguente, fu svegliata da una serie di colpi sordi dati alla sua porta; le ci volle un attimo per realizzare che non era al dormitorio dell’orfanotrofio e per elaborare tutti gli avvenimenti verificatisi il giorno precedente.
-Sì, arrivo!- si vestì il più in fretta possibile, cercò di domare la sua chioma bionda e diede una rapida occhiata al suo riflesso allo specchio.
Una ragazzina alta poco più di un metro e sessantotto, magra e dalla carnagione chiarissima la fissava con un paio di stanchissimi occhi grigi.
Hazel decise di ignorare il disastro che era la sua faccia e corse ad aprire, trovandosi dinanzi un Alec pimpante, ben sveglio e pronto ad affrontare l’incombente giornata.
L’esatto contrario di lei in quel dato momento.
- Non sei più andata da Isabelle ieri, ma vedo che il tuo abbigliamento è decisamente più idoneo oggi. A che punto sei con il Codice? -
Diamine, ecco cosa aveva scordato: doveva andare da Isabelle. Pazienza: almeno per il momento Alec non aveva espresso pareri negativi sul modo in cui era vestita.
- Bestiario parte II: I Nascosti – rispose El, citando a memoria il paragrafo del Codice, sentendosi orgogliosa di se stessa. Aveva studiato fino a tardi, e le era sembrato piacevole almeno quanto le sue adorate lezioni di geografia.
-Oh, noto che apprendi velocemente. Bene, questo ti sarà piuttosto utile.- Il ragazzo dagli occhi azzurri le porse il suo braccio, indicando con il dito indice dell’altra mano una runa incisa sull’avambraccio. –Dunque, se sei al Bestiario, sarai sicuramente in grado di dirmi cos’è questo.- Hazel  lo riconobbe immediatamente.
- Questo è il Marchio parabatai. Unisce due Nephilim per la vita ed è il sigillo del  giuramento. I parabatai non sono semplici compagni di battaglia: si impegnano a rinunciare alla propria vita per l’altro, ad andare dove va l’altro, e ad essere sepolti nello stesso luogo dell’altro. Hanno dunque dei legami molto forti, ma è proibito ogni genere di legame sentimentale.- Alec la guardò stupito, riconoscendo che le parole pronunciate dalla ragazza erano quasi uguali a quelle scritte nella versione originale del Codice.
-Benissimo- disse, poi le fece cenno di seguirlo. –Adesso, prima che tu inizi a tempestarmi di domande, andiamo all’armeria. Necessiti di uno stilo e di una stregaluce. In tempi del genere è bene dotare degli strumenti base anche i Nephilim praticamente incapaci. –Alexander aprì la serratura di una porta di dimensioni maggiori rispetto alle altre che dava su di una sala enorme e rettangolare completamente ricolma di armi. Ogni genere di arma esistente le sembrò trovarsi lì dentro. Si avvicinarono alla parte della parete dov’erano riposti accuratamente su degli scaffali file e file di stilo, tutti diversi, e stregaluce di forme e dimensioni differenti.
- Posso scegliere? – chiese, spostando lo sguardo velocemente da uno scaffale all’altro.
-Sì, ma fai in fretta. Non abbiamo mica tutto il giorno. -
Hazel optò per uno stilo non troppo lungo, perché altrimenti sarebbe stato difficile da maneggiare; l’adamas di cui era composto emanava una luce flebile, di un tenue blu, ed il manico era ampiamente decorato;  per quanto riguarda la stregaluce, prese quella che le sembrava avere delle dimensioni intermedie.
- Sai a cosa servono e come si usano, giusto? – le chiese poi Alec.
- Capitolo 1, paragrafo ARMI. – El ci trovava gusto a ripetere ciò che aveva imparato.
- Okay, okay. Ma adesso smettila di citare a memoria il Codice, sta diventando irritante. Questa è una cosa che fa Jace. Ora andiamo, Fratello Zaccaria è tornato e vuole parlare con te.-
-Okay. Mi scusi, Alexander.- disse in tono ironico Hazel, beccandosi un’occhiataccia da quest’ultimo.

Entrarono nell’ascensore dell’Istituto e quando le porte si aprirono erano giunti all’ingresso. Fratello Zaccaria sostava dinanzi all’enorme portone perfettamente immobile, quasi fosse una statua messa lì per decoro.
-Salve, Fratello Zaccaria.- Hazel lo salutò cordialmente ed Alec fece lo stesso.
Salve, giovani Nephilim. Jace è ancora in infermeria?
-Sì, è ancora lì. La situazione è ancora la stessa di qualche giorno fa.- la punta di amarezza nel tono di Alec la portò a chiedersi cosa avesse Jace: quando l’aveva visto il giorno prima in infermeria, a parte le bende sul petto, le era sembrato abbastanza in forma.
Capisco. Avrei bisogno di parlare con voi tutti. C’è una cosa di Hazel di cui non siete a conoscenza. E non lo sei neanche tu, signorina.
Il cuore della ragazza cominciò a battere all’impazzata. Altri segreti? Cosa sarebbe successo adesso? Non era abbastanza essere stata sottratta alla sua normalissima e monotona vita per poi scoprirsi una Shadowhunter, una cacciatrice di demoni? Si chiese quante situazioni ancora dovessero cambiare e quanto altro ancora avesse da scoprire su se stessa.
Il suo sguardo si posò su Alec, visibilmente turbato, che batteva nervosamente sul pavimento il piede destro.
-D’accordo, allora andiamo.-
Quando fecero il loro ingresso in biblioteca accompagnati da Fratello Zaccaria, vi trovarono già lì ad aspettarli Isabelle e Jace.
-Beh, cosa c’è di così importante riguardo questa mondana da interrompere il mio allenamento?- Isabelle era ragionevolmente irritata, ma Hazel fu infastidita dalle sue parole.
-Isabelle, innanzi tutto, non sono una mondana. Sono una Nephilim così come lo siete voi. Inoltre, mi sono già infinitamente scusata per aver fatto irruzione nelle vostre vite durante un periodo complicato, ma non l’ho di certo voluto. Credimi, preferirei di gran lunga essere al dormitorio dell’orfanotrofio piuttosto che qui, con persone che non conosco, catapultata in una vita che non è la mia.- Isabelle fece roteare gli occhi e sospirò.
-Smettetela.- il tono di Jace era piuttosto seccato. – Fratello Zaccaria, saremmo lieti di ascoltare ciò che è venuto a riferirci.-nell'enorme stanza l'atmosfera s'incupì, diventando carica di tensione.
Chiedetele qual è il suo nome per intero.
-Che cosa? Mi chiamo Hazel Elisabeth Jonson. Qual è il problema?-
Sui volti di tutti i presenti si dipinse un’aria interrogativa.
Hazel, non è quello il tuo cognome.


 
 Angolo Autrice
Ehilà!
Sono tornata a seccarvi con il secondo capitolo
di questa storia concepita senza un apparente motivo valido.
Chiedo scusa per eventuali errori che non ho individuato,
rileggerò in secondo momento e rimedierò.
Sarei lieta di conoscere le vostre opinioni! Grazie mille per aver letto.
Ave Nephilim, Nascosti e mondani!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2606230