Guai per Mitsuhashi!

di rospetta92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1 ***
Capitolo 2: *** Parte 2 ***



Capitolo 1
*** Parte 1 ***


“Din Din Dan Don”
La campana della scuola aveva appena annunciato la fine delle lezioni. Fiumi di ragazzi e ragazze si riversavano all’esterno per tornare a casa o uscire con gli amici. Chiacchiericci e risatine rendevano frizzante l’atmosfera.  Solo un grugno pensoso appariva tra la folla: Takashi Mitsuhashi. Dove camminava si apriva un varco e qualcuno addirittura si zittiva.
“Mpf…quello scemo di Ito è sparito! Se la svigna prima per vedere Kyoko!” brontolava tra sé e sé Mitsuhashi.
“Ehiii! Mitsuhashi!”
“Come osa non dirmi nulla, io sono il grande Mitsuhashi!” continuava a pensare Mitsuhashi.
“Ehiii! Aspettami!”
“Quando lo vedo gliela faccio pagare!” rimuginava nella sua testa.
“Insomma ti ho detto di aspettarmi! EHI!”
Sdeng!
Mitsuhashi era accasciato per terra con un grosso bernoccolo sulla testa.
“Ehi, che cavolo fai idiot…” urlò Mitsuhashi voltandosi indietro, ma rimase bloccato perché vide Riko.
Se ne stava ritta in piedi con le mani sui fianchi e un viso imbronciato.
“Ma che esagerato. Ti ho solo dato un colpetto sulla spalla” disse Riko.
“Si può sapere che cosa vuoi da me?” rispose Mitsuhashi rimettendosi la cartella sulle spalle e procedendo il cammino.
“Ti ho detto di aspettarmi. Facciamo la strada insieme” disse Riko accennando un sorriso e allungando il passo per raggiungerlo.
Mitsuhashi  emise un verso sprezzante  ma non disse di no. Continuava a camminare senza voltarsi. Riko lo prese come un sì e gli camminò a fianco. Troppo timido e spaccone per dirle di si, ma contento perché lei glielo avesse chiesto. Mitsuhashi era fatto a suo modo, e Riko lo sapeva. La ragazza lo guardò e un sorriso sincero comparve sul suo viso.
Fecero la strada insieme, ma Mitsuhashi non spiccicò una parola. Riko era morsa dalla curiosità di sapere cosa frullava nella testa a Mitsuhashi.
“Ehm…Mitsuhashi a cosa pensi? Te ne stai così zitto” tentò Riko.
Ma non ebbe successo, Mitsuhashi camminava imperterrito. Riko sbuffò “uff!”.
A un certo punto Mitsuhashi si fermò e Riko quasi non gli andava a sbattere sulla schiena. Pochi metri avanti  un gruppo di teppisti dell’Akehisa cappeggiato da Sagara sogghignava sinistramente.
“Ti stavamo aspettando biondino!” sbraitò Sagara.
Il volto di Mitsuhashi si oscurò e si fece serio. “Ma non mi dire, mi risparmi la fatica di cercarti”.
Poi, rivolgendosi a Riko: “Ora la strada dovrai fartela da sola fino a casa, io ho un piccolo impegno”.
“Mitsuhashi, sei sicuro? Forse dovresti chiamare Ito” disse lei.
“Macchè! Posso sistemarli da solo questi ceffi!” disse il ragazzo con un sorrisetto sfacciato.
Riko aggrottò le sopracciglia in segno di disapprovazione: “Non so se hai notato, ma hanno le spranghe di metallo”.
“Certo che ho visto scema!” ribattè Mitsuhashi e di nuovo guardandola in faccia: “Che c’è?! Credi che io sia così debole? Vedrai rimpiangeranno di aver cercato rogne con me!”. Il volto di Mitsuhashi era determinato, ma Riko era preoccupata. “Ora vattene a casa. Non voglio gente fra i piedi” proferì il biondo.
Riko restò impalata con lo sguardo ansioso. Poi pensò: “E se andassi a cercare Ito? Sono sicura che accorrerebbe”. Riko si mosse nella direzione opposta e in poco tempo sparì dalla vista.
Intanto Mitsuhashi, apparentemente calmo e controllato, aveva la  testa che ribolliva di rabbia e il pugno nascosto sotto la tasca tremava nell’impazienza di scagliarsi contro il muso di Sagara.
“Allora testa ossigenata, stasera noi ti daremo una bella lezione. Tutte quelle arie che ti dai mi danno sui nervi. Ti farò capire una volta per tutte che l’Akehisa è il liceo più forte in circolazione” sentenziò Sagara brandendo la stanga.
“Uh uh uh…” ridacchiò ironicamente Mitsuhashi. “Credi davvero di potercela fare? Forse non ricordi che ti ho già steso tre volte, ma ti rinfrescherò la memoria volentieri!”.
Mitsuhashi ripensava alle seccature che Sagara e i suoi scagnozzi avevano causato a Riko. “Maledetto bastardo!” pensò. Il pugno nella tasca era talmente stretto che le nocche gli dolevano. Aveva una gran voglia di prendere a cazzotti quella brutta faccia da idiota.
“Basta blaterare! Fatti sotto!” urlò Sagara, e si lanciò con il tubo di metallo verso Mitsuhashi. Quest’ultimo schivo l’attacco e caricò un calcio che si proiettò sul fianco di Sagara. Quello finì a terra, ma si rialzò poco dopo stringendo ancora più deciso la spranga. Mitsuhashi gli andò incontro con un colpo sul naso e Sagara barcollò all’indietro. “E’ veloce il bastardo biondo” pensò il teppista dell’Akehisa. Ma nel mentre in cui Mitsuhashi era pronto a colpire un’altra volta, un fendente arrivò sulla sua spalla ed egli, colto da dietro, si piegò  sulle ginocchia con una smorfia di dolore. “Pezzo di…” sussurrò Mitsuhashi, stringendosi  la parte colpita e dolorante.
“Eh eh eh…” fece Sagara, “non ti sei accorto di quanti siamo? Creperai qui Mitsuhashi.”
Il tizio dell’Akehisa  che l’aveva colpito alle spalle aveva un ghigno arrogante dipinto in faccia. Mitsuhashi si rialzò e guardò i suoi avversari, erano una decina.
“Maledizione…”
Mitsuhashi  con un’aria sicura disse: “Non cantare vittoria così in fretta. Sei solo un verme Sagara.”
Un gemito rabbioso uscì dalla bocca di Sagara e così la lotta proseguì…

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Capitolo 2
*** Parte 2 ***


Riko ansimava per lo sforzo della corsa, ma non cedeva a fermarsi. Non aveva ancora trovato Ito.
Camminava per le vie quando a un certo punto notò dei ragazzi del suo liceo in una sala giochi, si affrettò per raggiungerli. “Scusate, avete per caso visto Ito da queste parti?”. Quelli fecero segno di no. “Accidenti…” pensò Riko uscendo dal locale.
Camminò ancora. Andò alla stazione ma non lo trovò, andò ai giardini vicino alla scuola ma nulla. “Forse è tornato a casa” riflettè la ragazza. Cominciava a perdere la speranza, quando una voce conosciuta le giunse all’orecchio: “Ciao Riko, mi stavi cercando?”. Lei si girò e corse verso di lui: “Ito! Mitsuhashi…”. Quando Ito vide la sua espressione preoccupata si fece serio. Lei gli raccontò che quelli dell’Akehisa volevano picchiare Mitsuhashi ed erano venuti in molti con le spranghe. Riko era in pensiero per Mitsuhashi e così era venuto a cercarlo. Non persero un secondo e si diressero verso il luogo dello scontro.

***
 
Arrivati sul posto trovarono quelli dell’Akehisa stesi a terra. Mitsuhashi era in un angolo con la schiena appoggiata a un muretto. Sagara aveva due sbarre di ferro nelle mani e si asciugava il rivolo di sangue dalla bocca con la manica. Era ridotto piuttosto male. Mitsuhashi ansimava e la faccia era piena di lividi, un taglio rosso vivo luccicava sulla guancia.
Ito andò dritto verso Sagara, quest’ultimo si accorse di lui e si girò: “Ma bene, c’è anche la testa di porcospino! Sei venuto a farti bastonare?”.
Ito strinse i pugni. “Mpf! Quello che si metterà a tacere sarai tu e ora!” disse, caricando un destro. Sagara fu colto in pieno viso e cascò all’indietro. “Schifoso…” borbottò.
Riko non appena vide Mitsuhashi così malconcio corse da lui. “Oh no, Mitsuhashi! Stai bene?” disse chinandosi su di lui e asciugandogli con delicatezza il sangue con un fazzoletto.
“Non ti avevo forse detto di tornartene a casa, eh piccola?” pronunciò lui. “Sto benissimo, non c’è bisogno che mi fai da crocerossina” ribadì cercando di rimettersi in piedi. Riko sospirò. “Non devi sempre fare il duro. Ero preoccupata per te” gli disse dolcemente.
Mitsuhashi per tutta risposta si voltò di lato per non incrociare il suo sguardo. Troppo timido e troppo orgoglioso per farle capire che in realtà aveva apprezzato il suo gesto.
Intanto Ito stava sistemando Sagara, ormai privo di ogni forza, e altri due o tre dell’Akehisa che si erano rialzati. Con un calcio alla tempio Sagara fu messo al tappeto e gli altri lo tirarono su per portarlo via. Le uniche parole che riuscì a proferire furono: “Non finisce qui…”.
Ito si avvicinò a Mitsuhashi: “Ma guardati, ti ha dato del filo da torcere eh?”. “A me pare che ci hai messo un bel po’ di tempo per finire Sagara, non è che stai perdendo colpi eh nonno?” replicò Mitsuhashi ironicamente al suo compare. Entrambi scoppiarono a ridere. Erano fatti così, sempre a prendersi in giro l’un l’altro.
Mitsuhashi, non appena fece un passo, si piegò su un fianco e si toccò nel punto in cui c’era la milza. “Cavolo…” si disse. “Forse dovresti andare all’ospedale” suggerì Ito. Mitsuhashi fece una smorfia: “Tse…figurati! Sto benone, è solo una fitta al fianco”.
“L’ospedale forse no, ma casa mia non è lontana. Devi medicarti quella ferita, continua a sanguinare” disse decisa Riko. Mitsuhashi la guardò sbigottito: “Che dici?! Io non ci vengo a casa tua”. Non voleva certo andare a casa di una ragazza per farsi curare come un mollaccione. Stava benissimo e se la sarebbe cavata.
Passarono una decina di minuti ed erano giunti davanti alla casa di Riko. Mitsuhashi aveva ceduto.
“Venite” disse avanzando Riko. Ito aiutò Mitsuhashi a mettersi sul tatami, appoggiato alla parete. Riko si accostò al biondo con una valigetta di primo soccorso. Ito sorrise vedendo la premura di Riko nei confronti di Mitsuhashi. “Tu non lo vuoi capire amico, ma a Riko stai veramente a cuore” pensò. Poi disse: “Beh Mitsuhashi, ora sei in ottime mani; io tolgo il disturbo. Ci vediamo!”.
Mitsuhashi esclamò: “Cosa? Te ne vai?!”. Riko si riscosse dai suoi pensieri e gli aprì la porta. Lo ringraziò e lo salutò. Mentre era lì sulla porta le venne in mente che era sola in casa con Mitsuhashi. A quel pensiero arrossì, ma scosse la testa per tornare in sé.
Mitsuhashi aveva una strana espressione: un miscuglio tra contrariato e timido. Riko prese una garza e delicatamente gliela passò sul taglio insanguinato. Un’altra botta sulla fronte versava sangue e in altri punti c’erano gonfiori e abrasioni. Riko le osservò angosciata.
Mitsuhashi invece non la guardava, aveva ancora quella strana espressione dipinta in faccia. “Perché sei venuta a cercarmi?” le disse il ragazzo.
“Mi sembra ovvio perché: ero in pensiero per te” gli rispose lei un po’ seccata dal suo comportamento scostante.
“Avrebbero potuto prenderti di mira; potevano anche picchiarti. Per questo che ti avevo detto di restarne fuori e filare a casa. Se ti avessero messo le mani addosso…io…io…” disse Mitsuhashi, con la mano stretta in pugno che fremeva al solo pensiero che ciò fosse potuto succedere.
Riko restò un attimo a bocca aperta, sorpresa da quelle parole. Pian piano il suo volto diventò dolce come non mai. Sotto quella scorza dura e spessa c’era un ragazzo gentile e pronto a difenderla a qualunque costo. Con una mano accarezzò il volto di Mitsuhashi.
Il biondo restò impietrito da quel gesto amorevole nei suoi confronti e un alone rossastro gli colorò il viso. Non fece in tempo a ribattere qualcosa che la ragazza gli appoggiò con leggerezza le labbra sulla guancia e gli schioccò un bacio.
Mitsuhashi, il bastardo, sleale, ipocrita Mitsuhashi, si sciolse sotto quel bacio.
Riko si ritrasse e rossa per l’imbarazzo chinò la testa. Mitsuhashi la guardò ancora incredulo di ciò che era appena successo. Gli batteva il cuore. Senza guardarla negli occhi le disse: “Grazie per esserti presa cura di me”. Poi pensò: “Ne sono molto felice”. Quest’ultima frase non riuscì a pronunciarla, però Riko sapeva benissimo che lo era. E sorrise.

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