Come andrà, andrà

di Yum_R_i
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chiaroscuro ***
Capitolo 2: *** Aria di novità ***
Capitolo 3: *** Lo Sharingan ***
Capitolo 4: *** Sketch#1 ***
Capitolo 5: *** Ciò che è stato ***
Capitolo 6: *** Passi avanti (?) ***
Capitolo 7: *** Stili di Vita ***
Capitolo 8: *** Idee geniali ***
Capitolo 9: *** Ci sono io con te ***



Capitolo 1
*** Chiaroscuro ***


“Muovetevi con quelle escargot fannulloni, i clienti stanno aspettando!” disse il capo del ristorante spalancando e richiudendo la porta della cucina.
“Occazzo, occazzo, dove cavolo sono finite le lumache, Choji?”
“Non ne ho la più pallida idea Naruto! L'ultima volta le avevi in mano tu!”
Il ragazzo biondo che stava scorrazzando per la cucina da almeno dieci minuti, si catapultò verso un ripiano poco distante con un urlo di gioia:
“TROVATE!”
“UZUMAKI!”
Un nuovo richiamo.
No, quella non era decisamente serata.
Si morse la lingua per mettere a tacere il suo solito orgoglio e richiamò tutta la concentrazione possibile. Era una portata importante di una serata importante, i suoi problemi personali sarebbero venuti dopo.
'Qualche foglia di prezzemolo, un ricciolo di burro, una spolverata di pepe. Andiamo Naruto, ce la puoi fare, solite dosi, vecchia ricetta.'
Il ragazzo si passò una mano sugli occhi, prendendo fiato: il turno, grazie al cielo, era quasi giunto al termine.

Un venticello frizzante lo accolse fuori dal locale, facendolo sentire subito meglio.
Si incamminò verso casa con un turbinio di pensieri nella testa.
'Non ho più tempo, devo trovare un nuovo appartamento il prima possibile, altrimenti mi toccherà tornare da nonno Jiraya. Speriamo che l'appuntamento di domani vada bene.'
Giunto davanti all'ingresso inserì faticosamente le chiavi nella serratura, entrò e si diresse senza alcuna esitazione verso il letto.
Non ce l'avrebbe fatta a fare qualsiasi altra cosa.
Si lasciò cadere sul materasso, e si addormentò così com'era.


La luce filtrava pallida dalle tapparelle abbassate illuminando uno spaccato di stanza: bianca, asettica, anonima.
È così che lei si sentiva. Sakura sorrise, lo sguardo perso.

Era sveglia da circa quattro ore, anche quella notte il sonno non era venuto a portarle ristoro. Sospirò, tirandosi a sedere e gettando un'occhiata veloce al calendario appeso vicino alla porta: un cerchio rosso sulla data le ricordava che oggi ci sarebbe stato un incontro con una possibile candidata a dividere con lei l'appartamento.
Si alzò con estrema calma, gesti lenti e controllati, scostando una trapunta diventata ormai quasi soffocante.
Le pantofole di Pippo la aspettavano ai piedi del letto. Si diresse in bagno, legandosi i capelli chiari in una coda alta. Non si guardò allo specchio, lo odiava con tutta se stessa.
Occhi sempre troppo verdi, volto sempre troppo pallido e scavato, occhiaie sempre troppo profonde.

Senza pensarci due volte annegò ogni pensiero sotto il getto dell'acqua ghiacciata.


Driiiiiiin.
Un suono irritante fendette l'aria di prima mattina.
Driiiiiiiin.
Un colpo di spada dritto nei timpani.
Driiiiiiiin.
Con assoluta lentezza un braccio venne allungato verso la fonte di tale rumore, le dita faticarono a chiudersi intorno all'aggeggio.
'Chi? Coshha? Che ore shon...' Non finì di bofonchiare le ultime sillabe che Naruto si alzò di soprassalto, con una scarica adrenalinica micidiale ad attraversargli le vene.
'le nove?' urlò nella stanza vuota.
Il ragazzo scese di corsa dal letto, si diresse in bagno, si lanciò nel lavandino e si lavò il viso in fretta e furia, nella speranza di far scomparire i segni orribili lasciati dal cuscino. Tornò in camera con lo spazzolino inforcato tra i denti, scelse i primi vestiti che parevano idonei all'incontro.
Cinque minuti dopo, a cavallo di una Kawasaki nera metallizzata, sfrecciò per le strade di Konoha, in direzione del luogo fatidico.

Quartiere Kurama, 27.

Scese in tutta fretta dalla moto, si tolse il casco, salì di corsa i pochi scalini dell'ingresso e suonò il campanello.
Si diede quei pochi secondi di attesa per darsi un contegno ed aspettò l'aprirsi della porta.


Sakura Haruno era tutto, si sforzava davvero di essere tutto, tranne che paziente.
Lanciò per l'ennesima volta un'occhiata all'orologio della cucina.
20 minuti di ritardo. La ragazza non partiva bene. Affatto.
Perchè Sakura Haruno non li sopportava proprio i ritardi.
Li trovava non solo una mancanza di rispetto, ma soprattutto uno spreco del suo preziosissimo tempo. Aveva una scansione della giornata molto rigida, nessun imprevisto, nessun ripensamento.
Sveglia alle 7.30, saltava la colazione sempre perchè la nausea era insopportabile al mattino, lezioni, studio, spiluccava qualcosa per pranzo e poi si rintanava nuovamente in biblioteca.
Odiava il caos, le file alle poste, i ragazzini troppo rumorosi e i voti inferiori al 28.

Un trillo acuto la interruppe dalla lettura del suo manuale di Anatomia.
Un' “innocua” mezzora di ritardo. Un sorriso di sfida le comparve sul volto.
Secondo trillo.

Terzo.
Al diavolo!” La ragazza sbattè il libro sul tavolo, percorrendo il corridoio ad ampie falcate.
Spalancò la porta di ingresso. 

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Capitolo 2
*** Aria di novità ***


Eccoci qui al secondo capitolo.
L'intenzione è di pubblicare il prima possibile, ma come tutte/i sapete, non sempre i tempi vengono rispettati. Cercheremo di fare del nostro meglio!
La cara Yumi ecc ecc mi sta guardando perplessa mentre scrivo questa mini introduzione (non so perchè, ma per me necessaria).
Abbiamo voluto evitare di metterla nel primo capitolo, per renderlo essenziale, senza altre influenze, per farvi assaggiare lo stile.
Vi rincuoro: l'animo da scrittrice è il suo, e vi assicuro che siete molto più fortunate/i, fosse stata la mia mano avreste capito la metà e pure male. Il mio contributo esiste ma è più contenutistico e rompiballistico (mi ha gia definito schiavista).
E...ciliegia delle ciliege, sono un ragazzo, che la cosa vi meravigli o meno.
Dulcis in fundo: cercheremo di portare avanti la storia con serietà e profondità.
Non mi rimane, anzi, ci rimane, di augurarvi una buona lettura.

Akkarin90 e...

Yum_R_i

 

 

 

 

Quello che si trovò davanti la lasciò interdetta.
La mano non si schiodava dal pomello di ottone, le labbra erano socchiuse per la meraviglia.
Dopo un istante di totale immobilità, rivolse il suo migliore sguardo indagatore allo sconosciuto. Le arrivò in risposta un sorriso smagliante, a trentadue denti. Un sorriso mai visto prima. Caloroso, sincero.
Senza un attimo di esitazione e senza nemmeno tante cerimonie, fece un passo indietro, sbattendogli la porta in faccia violentemente.
'E questo da dove arriva? Odio i perdigiorno'
Stava tornando allo studio quando l'immagine di un ragazzino si materializzò davanti a lei. Sakura impallidì all'istante, un giramento di testa la colse impreparata e rischiò di rovinare a terra.
-No, basta, non ce la faccio più, ti prego basta, lasciami in pace- balbettò, come imprigionata in una malsana litania. -Non dovrei più vederti, le sto prendendo quelle maledette medicine, basta-
-Presta bene attenzione, Sakura, guardalo bene- le disse invece la visione.
La ragazza si trascinò con le poche forze rimaste vicino all'uscio. Gli occhi le si inumidirono, sebbene fosse ormai abituata a quella voce che solo lei poteva sentire e che faceva comparire il suo nome sulla cartella clinica di più di uno psichiatra. A quella stessa voce che la teneva ancora in vita.
Scostò la tenda della finestra, e si decise a rivolgere lo sguardo sul ragazzo che ancora sostava davanti al suo zerbino, passandosi una mano tra i capelli biondi, palesemente incerto sul da farsi.
Occhi zaffiro brillanti, naso aquilino, fisico asciutto, spalle larghe.
Non appena si rese conto del suo aspetto, un secondo lampo la colpì.
Venne travolta da un'ondata di puro panico.
Sovrappose le due immagini, quella reale e quella della mente.
E quasi svenne.

 

Naruto rimase immobile, sul volto un'espressione perplessa.
'Ma che..?!'
Dopo un istante, scosse il capo, risoluto.
Nonno Jiraya gli ripeteva sempre che la testardaggine era inesorabilmente il marchio di fabbrica degli Uzumaki.
Suonò nuovamente.
'Non proprio il massimo come inizio, ma non posso lasciarmi scappare anche questa' pensò aggrappandosi come un forsennato al campanello.
Dopo una stoica attesa di almeno mezzora e una paralisi all'indice sinistro, finalmente sentì la maniglia muoversi.
Il volto di lei fece capolino dalla porta socchiusa.
Tutti gli improperi che il giovane si era preparato si bloccarono in gola quando la vide.
Lei era... Diversa.
Naruto non era mai stato una persona particolarmente riflessiva, la maggior parte delle volte non prestava la benchè minima attenzione e per questo era sempre stato un disastro nello studio, ma una cosa lo contraddistingueva fin da bambino, quello che il nonno definiva l' "istinto speciale".
Naruto capiva le persone, semplicemente. Gli bastava un'occhiata per sviluppare una forte empatia con chiunque avesse davanti. Sentiva sulla sua pelle, sulle sue mani, nella sua testa i brividi, le passioni, le gioie del suo interlocutore. Rideva e piangeva. Si imbarazzava o soffriva in silenzio, talvolta chiedendosi perchè proprio a lui era destinato quel fardello così difficile da portare.
Mai, però, aveva provato qualcosa del genere, ne era sicuro.
Davanti a quella ragazza esile, ai suoi occhi dilatati per la paura, ai movimenti nevrotici delle dita sottili, Naruto fu scosso da un tremito. Era un'angoscia che nasceva dal profondo, un'ansia irrazionale che sgorgava a fiotti dallo sguardo limpido di lei e lo inondava con tutto il suo impeto distruttivo.
Non fece in tempo a razionalizzare alcunchè, si schiarì la gola arsa, abbassando il capo per porre fine al contatto. Le labbra si mossero da sole.
-Si vede che qualcosa non va, se c'entro io non ti preoccupare, mi dileguo immediatamente. Non so cosa sia successo, ma ho evidentemente sbagliato a venire qui-
Il tono della voce era rotto, insicuro. Si sentiva perso in un mondo che non gli apparteneva.
Si costrinse a sollevare ancora una volta l'attenzione sulla ragazza, che era rimasta in silenzio, scongiurandola con lo sguardo di dire qualcosa, qualsiasi cosa, di fargli sentire ancora la sua voce per rompere quel malessere che si stava diffondendo e che lo soffocava, non lasciandogli scampo.
Non voleva assolutamente essere la causa di quell'espressione. Non voleva provocare tutto quel dolore.
La ragazza sgranò impercettibilmente gli occhi, e si decise a rispondergli.
-Perdonami, è solo che non mi aspettavo di vedere un ragazzo. Anzi, a dire il vero sull'annuncio avevo scritto di essere contattata solo da ragazze-
Naruto intuì al volo come sotto quelle parole di circostanza, ci fosse un intero mondo che la ragazza stava soffocando giù, in un angolo remoto del suo animo.
La assecondò, recuperò tutta la sua disinvoltura e il sorriso troppo largo, da bambino, tornò a farsi spazio sul suo volto.
-Ah davvero? Non l'ho proprio visto! Dove era scritto?-
-Alla fine dell'annuncio, poco sotto il numero di telefono-
-Che sbadato, scusami! è che c'erano talmente tanti fogli su quella bacheca che...- Mimò con le mani l'esplosione di una bomba atomica.
Se l'atteggiamento non fosse stato così puramente genuino, Sakura avrebbe davvero creduto che lui la stesse prendendo in giro.
Comunicandole il suo dispiacere per averle causato tale perdita di tempo, Naruto decise di girare sui tacchi e tornare a "casa".

-Non lasciarlo andare, non vedi come brilla?-
-Non ho la minima intenzione di avere un ragazzo in casa, soprattutto un tipo come lui. Impazzirei definitivamente-
-Sai che c'è qualcosa che ti lega a lui, lo senti, perchè vuoi ignorarlo?-
-Ho detto no-
-Va bene, sorellina, se ti fa stare meglio, lascialo andare.-
Lo guardò indossare il casco, salire sulla moto, e sfrecciare lungo il viale alberato.
Lo seguì con lo sguardo in un misto di sofferenza e accettazione.
Era abituata a soffrire, questo non avrebbe cambiato nulla.
Si richiuse la porta alle spalle e cercò di dimenticare l'accaduto.

 

-Lui è tornato, è tornato di nuovo-
Biascicò Sakura per l'ennesima volta.
Se ne stava stesa su un lettino immacolato, con una mano calcata sugli occhi, come per impedire alle lacrime di uscire.
- Non sono riuscita a controllarlo, è ricomparso dal nulla, le mie emozioni... Io...-
Scoppiò a piangere, il corpo scosso da violenti singhiozzi, il respiro sempre più affannoso.
Le sembrava di morire.
Il mondo le vorticava attorno, minacciava di divorarla da un momento all'altro. Si sentiva insignificante, sconfitta.
E terribilmente stanca.
Lo stridio nelle orecchie aumentava a dismisura, faticava a sentire le parole della dottoressa Tsunade. Aveva perso il filo già da tempo, temeva di perdere anche qualcosa di molto più importante, tutta se stessa.
Tra le lacrime intravedeva la donna china su di lei, con un bicchiere d'acqua in mano.
- Forza piccola, adesso passa-
Ma lei aveva voglia di lasciarsi andare, di dimenticare.
Era solo il riflesso di ciò che era stata una volta, la brutta immagine della vera Sakura.
Un burattino che rischiava veder venire meno i fili che lo tenevano ancorato al palcoscenico.
- Haruno! Non è così che si comporta un futuro medico!-
Quel tono diretto oltrepassò inaspettatamente tutte le barriere che lei stessa si era costruita intorno e la fece trasalire.
Tsunade aveva dannatamente ragione, questo era chiaro.
Si sforzò di controllare il vortice di emozioni che aveva permesso crescesse a dismisura, e trasse un profondo respiro.
Con mano tremante accettò grata il bicchiere che la psicologa le stava porgendo.
-Ricorda, stessa dose, stessi orari-
Anche quell'attacco era passato.

 

Colpi all'ingresso sempre più insistenti la fecero alzare dal letto controvoglia.
Le bastò girare la chiave nella toppa un paio di volte e la porta si spalancò di colpo, mancandola per un soffio.
- Lo sapevo che te ne stavi rintanata qui dentro, frontespaziosa!- urlò una ragazza, ignorando totalmente l'espressione infastidita dipinta sul volto di Sakura.
175 centimetri di altezza, una chioma bionda da far invidia a chiunque, due gambe da urlo e il fare da primadonna più fastidioso di tutta Konoha: Ino, la sua migliore amica.
- Com'è andata dalla strizzacervelli, cara? Ma i tuoi capelli sono un disastro! Fila a pettinarti, poi vieni qui che al trucco ci penso io. Stasera mi accompagni in un posticino e no, non mi interessa che tu sia stanca! - Precisò, notando che l'amica stava per replicare - e nemmeno che domani ci sia lezione presto o che tu debba dissezionare chissà quale povera rana- tagliò sul nascere ogni discussione la bionda.
Sakura sospirò. Quando Ino partiva così, niente poteva farle cambiare idea. Si trascinò in bagno, non voleva sapere nemmeno dove intendesse portarla.
- Sai, stasera andiamo allo Sharingan-
... Appunto.
Storse il naso.
- è un localino fuori dal centro, frequentato da rockettari e alternativi per lo più. Ma stasera si esibisce in un reading poetico uno scrittore emergente. Ho letto qualcosa di suo ed è pazzesco, è amico di Neji, quindi fortunatamente Hinata ha tenuto due posti anche per noi!-
Sakura sollevò di un altro millimetro il sopracciglio. "Amico di Neji", poteva già immaginare il tipo.
Si astenne dal fare qualunque commento per la sua incolumità.
La cosa divenne sempre più difficile durante il tragitto, mentre Ino non la smetteva per un secondo di cinguettare sulle voci che circolavano riguardo questo fantomatico poeta.
- Dicono che sia dannatamente bello, il classico tenebroso che ti fa innamorare con una sola occhiata-
Sakura ossevò l'amica congiungere le mani con aria sognante, non poteva parlare sul serio.
Il suo grado di scetticismo aumentò ancora, impresa che le pareva impossibile, una volta messo piedo nel locale. Le bastarono trenta secondi immersa in un fitto strato di "nebbia da spinello", come le definiva Neji, per pensare di mandare al diavolo Ino e le trovate geniali e far ritorno al suo appartamento. Quello era pulito, per lo meno.
L'amica, però, la prese per un braccio, indicandole due posti in prima fila. La "gentilissima" Hinata aveva tenuto per loro i migliori. Sakura appuntò mentalmente di farla fuori il prima possibile e con un sospiro cercò di farsi strada tra quei mentecatti, popolazione notturna dello Sharingan.
Appena si sedette, una voce si schiarì dal palcoscenico attirando l'attenzione del pubblico.
Le luci si abbassarono, illuminando una figura seduta dietro un leggio.

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Capitolo 3
*** Lo Sharingan ***


Eccoci al terzo capitolo! :-3
Speriamo che i primi due vi siano piaciuti, e vi abbiano acceso un po la curiosità.
Qualsiasi cosa vi stoni o non vi piaccia, fatecelo sapere mi raccomando, almeno sapremo meglio come muoverci nei prossimi capitoli ;)
Yumi mi ha appena detto – Scrivi che voglio ucciderti, così per informazione -
(delira apertamente, facendo sembrare tutto normale).
(qualsiasi commento o recensione o messaggio, lo legge lei, quindi potreste perorare la causa “Salviamo Akka”)
Per il resto non ci rimane che augurarvi nuovamente buona lettura!
Akkarin & Yumi




Una voce roca e profonda si diffuse nel locale.
Accarezzava impalpabile i versi, ora vezzeggiandoli dolcemente, ora sputandoli sfrontata.
Danzava su quelle sillabe, completamente a suo agio.
Il suo proprietario fissava impassibile il leggio che aveva di fronte a sè. Il viso levigato non tradiva alcuna emozione. I capelli spettinati gli ricadevano in disordine sugli occhi bassi, ornati da lunghe ciglia.
Teneva le mani serrate in grembo, le dita sottili e affusolate intrecciate tra loro.
Sembrava che non ci fosse nessun altro a parte lui nella stanza.
Il pubblico era teso, sospeso in una dimensione creata dalle sue parole, ma lui sembrava non accorgersene nemmeno.
Era una figura allampanata, con le spalle leggermente ricurve, chiusa su se stessa.
Vestiva dei jeans strappati in più punti, una maglietta sbiadita e una giacca.
Sedeva composto, a piedi nudi.
Non appena terminò l'ultima poesia, quella strana platea più avvezza al fumo e agli alcolici che alla letteratura, rimase rapita in un istante di silenzio.
Era come se tutti stessero trattenendo il fiato, chi in attesa di qualcosa, chi cercando di dare un nome a ciò che aveva appena vissuto.
Il ragazzo sollevò lo sguardo, svelando due polle di inchiostro, che davano l'impressione di aver già visto troppo.
Qualcuno dal fondo della sala accennò un timido applauso, in un attimo l'intero locale risuonava di grida di congratulazioni.
Il ragazzo si limitò a fare un cenno affermativo con il capo e, sospirando, si dileguò nel retro.
'Questa è fatta'
Sasuke Uchiha detestava il pubblico, in realtà, le apparizioni, le ovazioni, i complimenti scontati. A lui bastava starsene rinchiuso da qualche parte con un caffè e una presa per il portatile.
Senza degnare di uno sguardo il gruppo rock che di lì a poco si sarebbe esibito, proseguì verso l'uscita.
Ripensò alla settimana precedente, quando durante la stesura di una pagina particolarmente impegnativa fu interrotto dalla vibrazione del suo smartphone: convocazione nell'ufficio del capo prevista per il giorno seguente.
Nessuna notizia sarebbe stata peggiore di questa. Sasuke si massaggiò le tempie, riempiendosi l'ennesima tazza di caffè.


- Che c'è Orochimaru?- sbottò controvoglia il giovane, non appena varcò la soglia.
Un viscido signore di mezza età se ne stava seduto a gambe incrociate sulla scrivania, un'espressione da predatore stampata sul viso appuntito, incorniciato da lunghi e oleosi capelli scuri. In redazione giravano strane voci sul suo conto, non era più un mistero già da parecchio ormai la sua passione di correre dietro ai ragazzini. Ma era un uomo potente, e nessuno osava fare domande rischiando di perdere il posto.
- Saske caro, alla buon ora. Tutto bene? Ti ho chiesto di venire a trovarmi perchè penso che sia giunto il momento per te di comprendere la parola "pubblicità". Bisogna far conoscere al mondo il tuo bel visino. Inizieremo con delle comparse in alcuni locali, magari quelli più in voga o frequentati, poi, una volta che avrai raggiunto un minimo di popolarità, manderemo in stampa la tua raccolta. Che ne dici?
-No- si girò e si incamminò da dove era venuto.
- Non hai capito Uchiha- lo richiamò senza scomporsi - non è una richiesta, o fai come ti dico o puoi dire addio al tuo sogno di diventare scrittore. Ti ricordo che la mia agenda è piuttosto folta e posso arrivare lontano. Da quando hai firmato QUEL contratto tu mi appartieni, e questo lo sai - e sottolineò quest'ultime parole con un sibilo.
Un brivido gli percorse la schiena, un moto di disgusto l'animo.




- F.A.N.T.A.S.T.I.C.O- Scandì per l'ennesima volta Ino, con gli occhi ancora rivolti al palco, ormai vuoto - è stato una vera bomba! Così sicuro di sè, così profondo, così... -
-Così figo!- Terminò una voce maschile imitando quella della ragazza - So bene che Sasuke trova sempre parecchi consensi tra voi donne!-
La ragazza sobbalzò.
-Neji Hyuga!-
- Scusalo Ino- Biascicò Hinata tra le risate, dando un affettuoso colpetto sulla testa del cugino -Sai com'è fatto-
Il ragazzo le rivolse un'occhiataccia
- Vedo che ha fatto le sue solite stragi, comunque. Tramite una chiamata di pochi giorni fa sono venuto a sapere che il capo lo ha obbligato ad alzare il culo dalla sua poltroncina di pelle per una specie di tournee letteraria. Era da un po' che non bazzicava da queste parti, quindi ho proposto come prima tappa lo Sharingan. Lui ha accettato, anzi è un miracolo che non si sia già tagliato le vene, so quanto Saske odi tutta questa merda. E lo capisco bene-
Sakura storse il naso. Quel ragazzo non gli era mai andato particolarmente a genio, troppo borioso e pieno di sè.
In compenso adorava la cugina. Lei e Ino erano le sue compagne di banco ai tempi del liceo e da allora formavano un trio inseparabile. Per quanto ultimamente uscisse veramente poco e i rapporti si fossero un po' raffreddati, Hinata riservava sempre una parola gentile per lei. Era una ragazza d'oro, dai modi forse a volte un po' troppo diretti, ma sempre pronta ad aiutare il prossimo.
- Questa sera poi è bellissima- pensò Sakura, guardandola. I capelli corti erano legati in una coda alta, lasciando libera la linea dolce del collo. Minigonna nera, un paio di scarponcini con il tacco e una linea di eyeliner sugli occhi perla.
Perfetta nella sua semplicità.


Sakura si sbagliava poche volte nella vita. Ma quando lo faceva, lo faceva di grosso. E nella maggior parte dei casi Ino era coinvolta.
Si era rivelata un po' troppo speranzosa (e anche piuttosto ingenua) credendo che la serata sarebbe finita lì. A casa prima di mezzanotte, coperte rimboccate e camomilla in mano.
- Andiamo Cappusceeeetto Rosso, la notte è scioooovane!-
La ragazza sospirò, guardando l'amica intenta a scolarsi l'ennesimo Long Island. Ormai aveva perso il conto di quanti bicchieri avesse svuotato e di quante volte le avesse fatto presente che era Cenerentola quella che doveva scappare prima dello scoccare della mezzanotte. Cappucetto era tutt'altra storia.
- Sakuuu, ma mi shtai ascooltando? Sto andando al bancone laggiù, prendo qualcosha anche per te!-
- No, Ino, aspet...-
Sì. Come no.


-Un Long island e una Caipiroska alla fragola, grascie- ordinò Ino sporgendosi sul bancone e ammiccando.
Osservò le movenze sicure del barista, concentrato nella preparazione, per poi afferrare compiaciuta i due bicchieri colorati che le venivano offerti con un sorriso.
Si voltò per ritornare dal gruppo, ma investì con malcelata grazia un povero ragazzo dai capelli castani, che evidentemente si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato.
-Opsh, penscio di avere fatto una cavolata – si scusò arrossendo leggermente – e di averti lescermente bagnato la maglietta-
Il ragazzo abbassò immediatamente gli occhi sull'indumento, lo tastò e lo trovò tutto fuorchè “leggermente bagnato”. A dire il vero, quei dannati cocktail non avevano risparmiato nemmeno i pantaloni.
Una piccola vena sulla tempia sinistra iniziò a gonfiarsi e, ancor prima di guardarla in viso sbottò:
-Ma guardi o no dove cazzo vai?-
Si concesse di sollevare gli occhi verso i suoi, con l'intento di mostrarle tutta l'ira che lo stava assalendo.
Cambiò idea. In un attimo.
Pensava di trovarsi davanti una ragazza stile “Sharingan”, una di quelle volutamente trasandate, maglia larga, piercing, taglio di capelli alternativo.
Non quello schianto.
Aveva un fisico mozzafiato, il seno strabordava da una maglietta bianca con ben poca stoffa, i pantaloni scuri e stretti le fasciavano perfettamente le gambe. Scarpe rosse, tacchi alti.
Più scendeva con gli occhi, più la bocca si apriva dallo stupore.
-Shi scusha, hai rascione, ma non prendertela coshi tanto -
Detto fatto.
-Chi io? Ma no, tranquilla, scusami tu piuttosto, non volevo essere così maleducato, solo che non so contenermi a volte. Tutto bene?- le cinguettò dietro, con un sorriso smagliante.
D'altronde si sapeva: Kiba era un donnaiolo.
Ma non nel vero senso del termine.
Diciamo che era piuttosto unilaterale la cosa.
'È che sto aspettando la ragazza giusta' sosteneva continuamente.
'Dovresti accontentarti di una ragazza alla tua portata, Inuzuka' gli rispondevano di continuo i suoi amici.
-Shi tranquillo. Pensho sholo di essere un po' brilla. Oh ma guarda, ti ho bagnato i pantaloni!- Ino sgranò gli occhi, passando una mano sui jeans fradici.
-Ehi aspetta, ma cosa... ?!-
Senza dire una parola lei alzò il viso, lo guardò negli occhi e, ottenebrata dai fumi dell'alcool, lo baciò. Lo stupore di Kiba durò un solo istante.
Senza pensarci due volte rispose, schiudendo le labbra e avvicinandola a sé.


Un tocco leggero rovinò quel contatto. I due ragazzi si voltarono contemporaneamente.
- Ino, mi spieghi cosa stai facendo?-
-Sto basciando un ragazzo, non lo vedi Shakura?-
-Si, questo lo vedo, ma non mi pare tu sia in possesso di tutte le tue facoltà mentali-
- Masshi, masshi, non esscere coshi drashtica shu-
Vedendo nuvoloni neri all'orizzonte, Kiba si intromise nel discorso. Quella ragazza era troppo bella per lasciarsela sfuggire.
- Piacere, Kiba – si presentò, tendendo la mano.
Sakura rimase immobile, limitandosi a squadrarlo con freddezza.
- Immagino sia un no, almeno ora conosco il tuo nome, Ino – disse sorridente, tornando a rivolgersi alla ragazza bionda.
- Dai Shaku, non fare la scontrosha, è carino -
Sakura si soffermò sul suo aspetto: capelli castani spettinati, sguardo vispo, due lunghi tatuaggi ai lati del viso, altezza nella media. Non pareva nulla di eccezionale a prima vista, se non per quei due segni.
'Ma altri posti dove farseli no?' pensò interdetta la ragazza. Ma del resto non doveva piacere a lei, quindi rispose con un – Mh, se lo dici tu -
- Va bene, non ti piaccio, non è un problema – ingoiò il rospo Kiba con un sorriso forzato.
- Mh – non era molto in vena di avere a che fare con persone sorridenti e stupide.
Solitamente atea, dovette credere ad un aiuto dall'alto perchè grida e applausi attraversarono la sala, e tutti gli occhi puntarono il palco, dove un gruppo rock stava facendo la sua entrata. Non avrebbe nè voluto né saputo come continuare la conversazione.
- Date il benvenuto a questa fantastica band, l'Akatsuki!- annunciò il presentatore.
Tutti si alzarono dai rispettivi posti, i tavoli vennero spostati ai lati del locale, in modo che la parte centrale divenisse la pista su cui dì lì a poco si sarebbe scatenato l'inferno: avrebbero ballato fino a tardi, rimorchiato, scambiato saliva, e probabilmente altro.
Poco dopo l'inizio dell'esibizione, Ino si allontanò da Kiba e avvicinandosi all'orecchio di Sakura:
- Vedi come è shimpatico? E poi bascia benissimo – bisbigliò.
- Dai Ino, sei brilla, potrebbe piacerti anche un palo se gli disegnassi una bocca e un paio di occhi –
- Si, forsce, ma ha davvero un buon profumo -


Un ragazzo intanto si fece spazio a fatica tra la ressa, raggiunse Kiba e gli diede una pacca sulle spalle.
- Hey Kiba ma dove cavolo eri finito? Stavo diventando vecchio! É da venti minuti che ti aspetto di là. O l'alcool lo stanno distillando al momento oppure hai incontrato una bella ragazza- esclamò un giovane dalla bionda capigliatura.
- Naruto! Hai ragione, scusami – disse sorridente, accompagnando le parole con un movimento degli occhi in direzione delle due ragazze – Te le presento-
'Sia mai che riesca a togliermi dai piedi Miss ghiacciolo'
Si erano di poco allontanati a causa del viavai continuo di clienti.
Non il miglior posto per rimorchiare il bancone di un bar.
Scavalcato quindi metà Sharingan che si era accalcato lì per ordinare da bere, raggiunsero nuovamente le due ragazze. Kiba e Ino si sorrisero.
- Questo è un mio grandissimo amico, si chiama Naruto. Lei è Ino mentre lei è la sua amica Sakura- disse girandosi verso di lui.
Quell'espressione non era proprio ciò che si aspettava di vedere. Aveva perso la sua solarità, che sempre gli traspariva dal viso con naturalezza. Lo sguardo era più triste, e lo manteneva fisso negli occhi della ragazza di nome Sakura.
Stava per dire qualcos'altro quando il gruppo iniziò a suonare, e il volume esageratamente alto della musica impedì loro di comunicare.


Ino, sull'onda del suo delirio, prese per mano Kiba trascinandolo in mezzo alla pista da ballo improvvisata.
Sakura la osservò muoversi e strusciarsi sul petto della nuova conquista, sicura di sé come sempre.
Lui le cingeva i fianchi, lei allungò le braccia verso il suo collo, avvicinando il viso al suo.
La ragazza distolse lo sguardo. Se la sarebbe cavata da sola, aveva altri problemi lei al momento, maledetto karma.
-Ci spostiamo fuori a prendere una boccata d'aria, ti va? Mi pare di capire che non ti piacciano particolarmente i posti così affollati- le propose Naruto, indugiando con lo sguardo sulle mani, che lei teneva intrecciate saldamente tra loro.
La ragazza lo guardò meravigliata e accennò un sorriso di gratitudine.
- Bello scherzo del destino ritrovarci qui, vero?- Commentò lui, invitandola a sedere su una panchina poco fuori dal locale -Stai meglio? La volta scorsa mi sembravi un po' turbata-
Sakura si chiuse nelle spalle. Avrebbe dovuto immaginarsela una domanda del genere, ma lei non voleva, non poteva rispondere. Si portò una ciocca di capelli alla bocca, iniziando a mangiucchiarla, come quando era bambina.
- Ho capito, non ne vuoi parlare, non preoccuparti. Sai, ti capisco bene. Anche io non esco da un periodo facile. Fino a una settimana fa tutto era perfetto, convivevo con il mio ragazzo e stavamo bene insieme, fino a quando...-
'Un momento. Ha detto “ragazzo” ?'
- Ho scoperto che lui mi tradiva da un pezzo e io, idiota, non mi sono mai accorto di niente-
Un'ombra scivolò sui suoi occhi, oscurando il cielo azzurro che contenevano. Si passò una mano sul collo, scuotendo la testa.
- Era... Era per questo che stavi cercando una casa?-
Naruto le sorrise dolcemente, annuendo.
Lei sentì qualcosa esploderle dentro, all'altezza dello stomaco.
E, forse come non succedeva da anni, Sakura Haruno reagì d'istinto:
- Domani alle 9, l'indirizzo lo conosci già. Puntuale questa volta!-



 

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Capitolo 4
*** Sketch#1 ***



Buongiorno!
Mi è venuta la brillante idea di inserire qualche piccolo sketch simpatico durante la storia. Spero che la cosa possa piacervi, nel qual caso non sia così, fatecelo sapere!
Sono dei non sense, non curati grammaticalmente, quindi prendeteli per quello che sono.
Il linguaggio è più colorito.
Buona mini lettura.
Akkarin









-Hey kiba -
-Dimmi Naruto -
-Come sta andando con Ino?-
-Oh tutto bene, ha detto che andava un attimo in bagno! -
-Uh quindi non è quella che si sta strusciando con quei due ragazzi là in fondo, giusto?-
-...-
-...-
-Basta, da oggi mi faccio gay, solo corna ricevo, e tutte le zocc** le becco io.-
-Suvvia Kiba l'hai conosciuta da poco, non puoi definirla zocc**, non avevate sto gran rapporto -
-Ma io le avevo già dato tutto il mio cuore, sai come sono – disse in procinto del pianto
-Dai dai, non muore nessuno su, morto un papa se ne fa un altro!-
-Naruto – un tono solenne gli uscì dalle labbra
'Oddio quel tono, cosa gli starà pass..'
-Tu sarai il mio nuovo papa!-
-Eh? Cosa?-
-Si tu, sei bello, figo, atletico, fai sesso. Ho deciso, sarai finalmente il mio nuovo ragazzo-
-Te lo puoi scordare-
-Anche tuuuu, no basta non ce la faccio- si inginocchiò nel primo angolo del locale e si mise a piangere sommessamente.
-Ma dai Kiba, non sei gay lo sai, non dire cavolate. Quella volta in cui eravamo brilli e ci provai non mi calcolasti neppure su-
-Ehm si, non ti calcolai, certo-
-Che vorresti dire scusa? - chiese, abbassando il tono della voce
-No, dai, lascia perdere Naru su -
-Mo me lo dici -
-Uh guardà la -
-Cosa? - e si girò
-Kiba? Dove sei finito? Brutto cagnaccio, se ti becco te lo faccio sputare a sangue!-






Ino e Sakura poco prima di uscire per andare al locale.

-Saku, cosa ne dici? Mi sta bene?-
-Ino, sembri una prostituta, io direi di cambiarti -
-Perchè scusa? Mi sento così sobria! Va come mi slanciano le gambe!-
-Ascolta, hai una minigonna di dieci centimetri e ti assicuro che si vede tutto, delle calze a rete e una maglietta che sembra un top. Dove vedi sobrietà in questo?-
-Ma nel mio viso naturalemente, guarda qui, sono senza trucco!-
-Ma sei rincoglionita oggi? Hai un rossetto mega vistoso, un ombretto blu acceso e una quantità tale di cipria che puoi alzare il livello delle sabbie del Sahara. Parliamone.-
-Ommamma come sei rompi palle, sei troppo casa e Chiesa tu -
-A me piace avere classe, non essere una sgualdrina qualunque -
-Ah si? E quel tanga che spunta cosi bene dietro i pantaloni, tra l'altro bianchi e quasi trasparenti?-
-Oh, davvero? Cavolo qualcuno deve avermi scambiato i vestiti che avevo sulla sedia, che sbadata. Ah ah- esclamò nervosamente.
-Si, Saku, scambiato, ora si dice così-








Sasuke e il suo lavoro altamente retributivo.

-Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscur-Ahi! - Si massaggiò il capo con confusione, guardando a terra. Vedendo un pomodoro, si mise a guardarlo per qualche minuto, si chinò a raccoglierlo, lo pulì con la giacca e se lo mangiò. Con fare piuttosto provocatorio.
-Nel mezzo del cammin di nostra vita – si mise a ripetere. Odiava venire interrotto, quindi ogni volta riprendeva da capo – mi ritro-Ahi!- secondo pomodoro. Stessa scena precedente.
-Nel mezzo del cammin di nostra vi-Ahi!- terzo pomodoro. Stessa scena.
-Nel mezz-Ahi – quarto pomodoro. Idem.
-Nel me-AHIA PORCA BESTIA MA CHI CAZZO è STATO?- questo no, non era un pomodoro. Guardò verso il basso, e poco prima di svenire vide un melone.
'Uff, questa sera la cena è finita prima del previsto' e si accasciò.

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Capitolo 5
*** Ciò che è stato ***


- Alla prossima, Gaara- il dispiacere era visibile in quegli occhi che racchiudevano un mare in tempesta.
- Ti prego Naruto, ti ho già detto che mi dispiace e che non lo rifarò più - implorò l'altro ragazzo - non potresti ripensarci? Solo per un po' – la voce spezzata, lo sguardo basso.
- Mi spiace, ci ho riflettuto a lungo, è l'unica soluzione-.
Guardò ancora una volta la figura del suo (ormai) ex ragazzo: capelli color del fuoco, occhi acquamarina, fisico muscoloso. La natura era stata generosa nel donargli quell'aspetto, ma piuttosto avida nei modi di fare.


Ce l'aveva messa tutta per dargli una mano.
Ripensò a due anni prima, quando si erano incontrati.
Lo trovò in un giorno di pioggia, accasciato in un vicolo nei pressi del ristorante. Si era avvicinato con un po' di paura, gettando alle ortiche quel briciolo di buon senso che possedeva.
Eppure era più forte di lui: non poteva lasciare qualcuno senza aiuto, in qualsiasi stato si trovasse, soprattutto quando il suo istinto urlava a gran voce.
Era una figura raggomitolata su se stessa, infagottata in un giaccone evidentemente troppo grande, con il viso rivolto verso il muro. Aveva una bottiglia vuota di vodka ancora in mano e un paio di siringhe giacevano poco lontano.
Si era allungato verso di lui per poter intravedere il volto: era spento, troppo bianco per essere naturale. Si chiese il perché alcune persone dovessero passare tali sofferenze, tali stati di abbandono e sregolatezza. Non gli pareva giusto. Si sentì responsabile di tutto quel dolore, del caos del mondo e qualcosa scattò dentro di lui.
- Hey – lo sfiorò dolcemente sulla spalla.
Nessuna risposta.
- Hey, amico – disse, premendo con più forza.
- Mmmmh – un lento spostamento della gamba accompagnò il verso.
- Svegliati dai – stavolta senza toccarlo.
Il ragazzo spalancò gli occhi poco dopo, si prese pochi secondi per rendersi faticosamente conto di dove si trovasse e del perché qualcuno lo stesse chiamando. Guardò lentamente la bottiglia di alcool vuota, mosse le dita ancora intorpidite dal sonno e dalla pioggia, e lasciò malamente la presa. Con l'altro braccio, poco prima incastrato sotto di lui, cercò di mettersi a sedere, ma riuscì a malapena ad alzare il fianco, un conato di vomito lo colse. Molto di quel fastidioso liquido gli finì sulla mano d'appoggio.
Naruto cercò di dargli sostegno, lo aiutò ad alzarsi almeno parzialmente da terra, e lo fece appoggiare al muro.
- Ascolta, adesso chiamo qualcuno che possa darti una mano, piove e non puoi stare qui in questo stato -
- Ma non dire cazzate - rispose affannosamente – lasciami stare e vattene -
- Non ci penso nemmeno -
Sfoderò il telefonino dalla tasca dei pantaloni, ma non fece in tempo a terminare il numero dei soccorsi, che lo sconosciuto glielo fece cadere di mano con un movimento scoordinato.
- Ti prego, ti ho detto di lasciarmi in pace, vattene – sibilò, guardandolo in viso.
Naruto ricambiò risoluto lo sguardo, incontrando due occhi arrossati, ammalati, le pupille quasi inesistenti. I classici sintomi degli effetti della droga.
- Quanti anni hai? -
- Che te ne frega? -
- Rispondi -
- 27 -
- E ti pare il caso che a 27 anni te ne stia qui a vomitarti addosso? C'è gente che è messa decisamente peggio, eppure dimostra molta più voglia di vivere. Dovresti darti una svegliata – gli urlò quasi addosso, mentre si abbassava a raccogliere il dispositivo.
- Ma che cazzo vuoi saperne tu? Non sai nulla, proprio nulla, e ti permetti anche di giudicare, sparisci! -
- Eccone un altro che pensa che sia capitato tutto a lui, sempre la stessa storia-
Naruto alzò gli occhi al cielo, riportando poi l'attenzione sul cellulare infangato.
- Non sono un randagio, per cui ti devi sentire in obbligo di chiamare l'accalappiacani- Gaara strisciò sul muro nella speranza di alzarsi sulle gambe- Nessuno mi ha hai cagato finora, perché dovresti farlo tu? Sei ben vestito, probabilmente con una famigliola felice ad aspettarti a casa e una ragazza amorevole che cade ai tuoi piedi, torna alla tua perfetta vita e vattene affanculo- gli sputò addosso.
Naruto non ebbe bisogno di sentire altro.
Caricò un pugno e glielo sparò in pieno addome, facendolo vomitare e accasciare nuovamente a terra.
Non si sprecò nemmeno a parlare. Compose il numero del centro, comunicò la via e aspettò l'arrivo dei soccorsi.
Nell'attesa decise di raccontargli parte della sua storia.
- Tanto per mettere in chiaro, sia mai che la cosa ti faccia pensare durante il periodo in cui sarai rinchiuso in quel posto, i miei genitori sono morti quando avevo cinque anni. Non avendo alcun parente sono cresciuto in un orfanotrofio. È stato un vero inferno, venivo picchiato solo perché ero più vivace degli altri ragazzini e non mi sottomettevo alle regole. All'età di undici anni sono stato violentato da un inserviente del collegio “solo perchè gli era venuta voglia guardandomi”, e nessuno mi ha mai creduto. Ero solo, solo e senza amici. La mia salvezza giunse quando un signore anziano, vedendomi, decise di adottarmi. E non pensare che per me sia stato facile fidarmi di nuovo. Eppure l'ho fatto. Non ho mai creduto nemmeno un istante che tutto il mondo fosse cattivo-
Il rosso rimase ad ascoltarlo a carponi, senza altre forze per tirarsi in piedi, e mentre l'altro parlava, un'ondata sempre più grande di incertezza lo invadeva, facendolo sentire stupido e inadeguato. Si era scontrato con nemmeno la metà dei problemi di quel ragazzo.
Anche lui aveva perso i genitori molto piccolo, ma almeno aveva ancora due fratelli e una nonna, che lo aspettavano a casa, in una casa vera, non un marciapiede fangoso o un cartone umido.
Ma lui era troppo impegnato a sentire l'intero peso del mondo sulle sue spalle per dare loro retta e se ne stava lì a drogarsi, a bere e a buttarsi via, solo per uno stupido lavoro e uno stupido ragazzo.
Arrivò l'ambulanza e parcheggiò dove Naruto si stava sbracciando per attirare l'attenzione.
- é sotto l'effetto di stupefacenti – disse uno dei due pionieri all'altro -prepara un sedativo-
-Prenditi cura di te, vali più di questo- Naruto gli rivolse un sorriso, poco prima che lo infilarono nell'abitacolo posto sul retro del veicolo.
-Vieni a trovarmi, e insegnami- fu la risposta, mentre le porte già iniziavano a chiudersi.


Durante i sei mesi necessari per la disintossicazione Naruto fece quello che gli era stato chiesto. All'inizio era stato difficile, non sapevano come comunicare, il più delle volte Gaara rispondeva male o perdeva le staffe, incolpandolo per essere finito in quel posto. Al termine di ogni visita, però, quando il ragazzo biondo stava per lasciare la stanza, lui lo pregava di tornare. E puntualmente Naruto gli prestava ascolto.
A lungo andare si stabilì una forte intesa, parlavano per ore di tutto e di nulla in particolare. Gaara recuperò la salute, le forze e il sorriso. Il suo salvatore gli mostrò una visione diversa del mondo, molto più colorata di quella a cui era abituato, e gli fece imparare a credere: alle persone, al destino. Gli diede speranza.
A poco a poco Gaara capì che non poteva restare senza di lui, lo attendeva con trepidazione, amava i primi minuti in cui stavano insieme perché sapeva che sarebbe rimasto con lui per un po' di ore, e odiava gli ultimi poiché non lo avrebbe visto per molte di più.
Arrivò ad amarlo, di un amore troppo morboso forse, ma divenne la sua aria, il suo sole, il suo cielo.
Pochi giorni prima della dimissione dall'ospedale, infatti, guardandolo negli occhi, gli aprì il suo cuore – Ti amo Naruto, non posso spiegarti quanto perchè non so farlo, so solo che sei tutto quello di cui ho bisogno. Ti va di stare con me? - confidò imbarazzato, ma con un vero sorriso.
Si misero così insieme, e si frequentarono per altri sei mesi, fino a quando, presi dalla felicità, decisero di comune accordo di andare a vivere sotto lo stesso tetto.


Erano stati bene insieme. Erano.
Fino a quel fatidico giorno in cui Naruto, uscendo dalla cucina con una ciotola di ramen fumante tra le mani, rispose al cellulare che Gaara aveva dimenticato a casa.
-Si?-
-Gaara mi manchi, ho voglia di te, passa stasera ti prego- disse eccitata la voce dall'altro capo.
Il biondo si bloccò un attimo, il cervello completamente staccato.
-Gaara ci sei? Pronto?-
-Posso sapere chi sei?- chiese con voce spezzata.
Il suo cuore era appena andato in frantumi.
Dall'altro capo del telefono calò il silenzio. Sentì solo un -Cazzo- prima che la chiamata gli venisse chiusa in faccia.


Sconvolto recuperò una sedia, le gambe tremavano visibilmente e minacciavano di non sorreggere più il suo peso. Si immobilizzò con il cellulare in mano, gli occhi rivolti allo schermo, ma senza realmente guardarlo. E si perse nel suo mondo.
Rimase in quello stato fino al ritorno di Gaara, che, dal rientro dal lavoro, lo salutò come tutti i giorni.
-Ciao amore, sono tornato. Come è andata oggi?- appoggiò il giubbotto sull'appendiabiti, posò le chiavi nella ciotola a lato della porta e si diresse in salotto. Non vedendolo lo chiamò di nuovo – Naru, dove sei? Ti devo raccontare cosa mi è successo al lavoro! - andò quindi in cucina e lo trovò lì seduto.
Intuì immediatamente il motivo di quello sguardo vitreo, ma non lo diede a vedere.
-Amore eh?- Veleno dalle labbra di lui -spiegami allora chi è che ti scopi-
-Ma cosa stai dicendo Naru? Cosa è successo?-
-Non so, prova a dirmelo tu. Oggi ha chiamato un tizio sul tuo telefono e voleva espressamente te, nel senso fisico del termine-
Non aveva più senso fingere, non di fronte all'evidenza. Gaara fu costretto a dirgli la verità, chiedendogli ripetutamente scusa.
-Perchè?- si limitò a chiedere.
-Eri... Sei... Tutto, forse troppo. Mi annebbi il cervello, non faccio che sentirmi legato a te. Non riuscivo più a pensare a me stesso senza la tua ombra di fianco. Era diventata pura morbosità, io non ci respiravo più in questo amore. Avevo bisogno di slegarmi, di distruggere queste catene. Agendo in quel modo era come se... Come se mi sentissi nuovamente padrone di me stesso, come se dimostrassi a Gaara che da solo poteva farcela, che poteva sopravvivere senza l'aiuto continuo del suo salvatore. Ero terrorizzato, non potevo rischiare di ricaderci. Questa volta non erano né le siringhe né le pasticche il problema, questa volta eri tu la mia droga- un fiume di parole lo travolse.
Naruto rimase ad ascoltare l'intero discorso, senza proferire parola, per poi alzarsi e dirigersi verso l'ingresso con le lacrime a rigargli il viso.
Due giorni dopo tornò in casa e comunicò a Gaara che non aveva la minima intenzione di continuare quella finzione. Sarebbe rimasto lì fino a quando non avrebbe trovato casa, poiché non voleva disturbare il nonno adottivo.


Iniziò da lì una ricerca forsennata. Trovandosi vicino al centro, poche erano le case a prezzo contenuto, e ancora meno quelle che lo convincevano. Poi era incappato nell'appartamento di quella ragazza: Sakura. Iniziali peripezie a parte, aveva deciso infine di accoglierlo come nuovo coinquilino.
E ora si trovava sulla soglia, valige alla mano, e occhi colmi di tristezza. Tante scene gli passarono per la mente: tutte le volte in cui avevano fatto l'amore, avevano riso, giocato. Il loro primo viaggio, la sincera felicità di entrambi.
'Dove avrò sbagliato?' pensò.
Gaara si avvicinò a lui – Ti prego, non andartene, sai che ti amo davvero - lo pregò prima con le parole, poi con gli occhi, e lo baciò.
All'inizio Naruto rimase immobile, ma l'iniziale fermezza scemò e con le lacrime agli occhi rispose al bacio. Lo amava, non sapeva spiegarsi perché e per questo si sentiva terribilmente idiota, ma non poteva fare diversamente.
Gaara gli passò le mani dietro la schiena, e si fece strada sotto la maglietta, ma a quel contatto Naruto si ridestò immediatamente. Gli tornò in mente la telefonata, e il tono voglioso di quella voce. Si staccò quindi malamente, lo spinse indietro, prese le valige e, senza nemmeno salutare, uscì.












Eccoci qui al quinto capitolo.
Speriamo vi sia piaciuto. Naruto si è svelato ancora un po'. Inoltre è entrato in gioco Gaara: per tutti gli amanti di questo personaggio (io sinceramente lo adoro (Akka)), non preoccupatevi, ci sarà ben altro, non è così stronzo come sembra.
E...sappiamo che sembra una storia tragica, ma così non sarà, semplicemente sono le vicende iniziali che faranno avvicinare tutti i vari personaggi.
Portate pazienza :)
Qualsiasi cosa vi passa per la testa, o qualsiasi commento, comunicatecelo!


A presto! :)


Akkarin e Yumi









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Capitolo 6
*** Passi avanti (?) ***




Una vena cominciò a pulsarle pericolosamente sulla tempia.
Prese fiato e:
- NARUTOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!-
Se ne stava in piedi in mezzo alla stanza, un' All Star nera in una mano, una ballerina rosa nell'altra. Dove diavolo erano finite le sue scarpe?
Nell'appartamento regnava il caos più totale e lei ancora si chiedeva come contro ogni aspettativa riuscisse a mantenere quel poco di sanità mentale che le restava. E tutto per colpa di quel...
-Shakura-shaaaan, mi hai chiamato?-
Una testolina bionda fece capolino sulla porta della cucina. Voce impastata dal sonno, capelli spettinati, faticava a tenere gli occhi aperti.
La ragazza si voltò arrossendo vistosamente: - Razza di idiota, fila a metterti qualcosa addosso, quante volte ti ho detto di non girare per casa nudo?! E poi sono le sette, la colazione è già pronta, le mie scarpe scomparse, le chiavi della macchina le avevi tu l'ultima volta e spiegami quando hai intenzione di pulire tutto questo porcile!-
Naruto sobbalzò. In effetti la mattina era il momento più difficile della giornata.
Lui si svegliava sempre troppo tardi e dopo aver distrutto altre tre sveglie in quel mese di convivenza, Sakura si era decisa a prendere in mano la situazione e risolverla alla buona vecchia maniera, con qualche strillo. Un paio di volte era addirittura ricorsa all'acqua gelida.
Lei d'altra parte era troppo ansiosa, metodica come pochi si alzava sempre alla stessa ora, consueta doccia calda, vestiti preparati dalla sera prima e caffè nero. Pronta con 25 minuti di anticipo.
E poi... Ogni mattina si ripeteva la stessa storia.
Il dramma aveva inizio appena lei varcava la soglia della porta della sua camera: iniziava a urlare, per il troppo disordine, per qualche ciotola di ramen sbafata durante la notte e abbandonata sul tavolo, per un paio di jeans dimenticati.
Il ragazzo scosse il capo, quella Haruno si faceva prendere dal panico un po' troppo facilmente.


Naruto, preso posto al tavolo, la osservava mentre si muoveva leggera per la cucina, era dotata di una grazia innata. Sembrava danzasse, i movimenti erano impalpabili, quasi eterei, eppure affatto studiati.
Sakura si sedette, dopo avergli messo davanti una tazza enorme di latte e cereali al cioccolato, i suoi preferiti. La ringraziò con un sorriso radioso, ma presto quell'espressione venne oscurata da una smorfia preoccupata.
-Andiamo, Saku, mangia qualcosa-
Lei non lo degnò di un'occhiata, continuando imperterrita a sorseggiare il suo caffè amaro.
Naruto si chiedeva come fosse possibile passare da momenti di pura ansia e adrenalina, come quello di pochi istanti prima, al vuoto più assoluto. Sapeva che la ragazza frequentava una psicologa, ma non ne avevano mai parlato apertamente e lei gli aveva fatto capire di non insistere sull'argomento. Era uno dei loro taciti accordi. Stavano imparando a conoscersi l'un l'altra e, tranne in quegli istanti in cui lei si rinchiudeva nel suo mondo, sembrava iniziasse a nascere una certa sintonia. I primi tempi erano stati abbastanza complicati, lui troppo disordinato e alla giornata, lei maniacale e abitudinaria, andava cercato il giusto compromesso. Il ragazzo si era sforzato di imparare a mettere i boxer nei panni sporchi invece di lasciarli in giro, lei fingeva di non vederli quando lui se ne dimenticava. A volte, però, diventava talmente fredda e lontana, che Naruto non sapeva nemmeno come rivolgerle la parola, le sembrava imprigionata in un'altra dimensione, unica spettatrice di eventi che solo lei poteva vedere. Era capitato che lui si precipitasse in camera sua a notte fonda, sentendola singhiozzare, solo per ricevere una porta in faccia come risposta. Erano quei momenti in cui il ragazzo si intristiva e pensava non ce l'avrebbe fatta ad andare avanti con quella strana convivenza.
Un lieve colpo di tosse lo fece destare dai suoi pensieri. Naruto alzò lo sguardo e incontrò quello di lei, ancora seduta dall'altra parte del tavolo. Sakura, senza interrompere il contatto visivo, prese una manciata di biscotti dal barattolo e si mise a sgranocchiarli sonoramente.
Il biondo la guardò sorpreso, lei gli sorrise dolcemente.
'cos'è quello? Un sorriso? un sorriso vero! è il primo da quando sono arrivato qui!'
Soffocò in gola una risata di pura gioia, gli occhi gli brillavano. Allora una speranza per loro c'era!
 

Sakura camminava per strada di buon passo, doveva passare in libreria a prendere un testo necessario per il corso del professor Hatake e poi filare a lezione di istologia avanzata.
Aveva le cuffie calcate nelle orecchie, una tracolla piena zeppa di appunti evidenziati le sbatacchiava di continuo contro il fianco e i capelli erano legati in una coda fatta rapidamente prima di uscire.
La ragazza raggiunse la libreria, storcendo il naso davanti all'insegna colorata.
"L'Accademia di Konoha city"
Pacchiano.
Ogni volta in cui entrava lì dentro pensava di chiedere chi fosse quel genio del marketing che aveva scelto il nome, ma finiva sempre per lasciar perdere. E poi era un punto vendita davvero fornito e non le sembrava il caso di mettersi a litigare con i commessi.
Con un sospiro si mise in fondo alla coda di clienti che aspettavano di essere serviti.
Erano per lo più studenti. Ed erano rumorosi. Anche troppo.
La ragazza attese pazientemente il suo turno.
- Buongiorno, vorrei...-
- Mi dia una copia de "Sumidawara" di Basho, per cortesia-
Sakura, indispettita si voltò.
- Scusi, c'ero prima io- disse senza alzare lo sguardo, cercando di mantenere ferma la voce.
'Ma guarda che cafone'
- Non muori ad aspettare un secondo in più- la voce le arrivò sprezzante, tagliente come una lama affilata.
Piuttosto incredula si costrinse a guardare in viso colui che sembrava aver fermamente deciso di rovinarle la giornata, assumendo la sua espressione più stoica e distaccata.
-Prego?-
'Un momento, ma io questo sbruffone lo conosco'
-Ma io ti conosco- la anticipò il ragazzo alto, dai capelli neri -Sei una mia fan, mi ricordo di te. Sharingan, prima fila-
Sakura rimase per un attimo senza parole, ci saranno state almeno un centinaio di persone a quel dannato reading.
Si ricompose in attimo:- devi avermi scambiata per qualcun'altra- e fece per voltarsi e ordinare il libro.
-Io non sbaglio mai-
La ragazza alzò un sopracciglio.
-Mi ci hanno trascinata in quel buco, buona giornata- troncò la conversazione lei. Per i suoi gusti era già andata fin troppo per le lunghe.
 

Sasuke rimase a fissare la ragazza scendere le scale del negozio, per poi dileguarsi lungo la via. Aveva recuperato in fretta e furia il libro che le serviva per poi sorpassarlo senza nemmeno rivolgergli la parola. Solo il suo orgoglio gli aveva impedito di richiamarla a sè. Istintivamente avrebbe voluto fermarla, anche solo per guardarla nuovamente negli occhi, talmente profondi da poterci quasi cadere dentro.
Ripensò ai suoi modi freddi, alla fretta con cui lo aveva allontanato.
Era una ragazza strana, nessuno lo aveva mai trattato così. Doveva esserci un motivo dietro quell'atteggiamento.
'Un fidanzato geloso?'
Ma Sasuke sentiva che non era quella la risposta giusta, sulle sue esili spalle pareva gravare un peso ben maggiore. Glielo comunicava il suo sguardo, così vuoto e allo stesso tempo così espressivo. Quello sguardo che sfortunatamente aveva incrociato il suo solo per pochi secondi.
Aveva ormai raggiunto la sua utilitaria blu, comprata l'anno prima per pochi spiccioli da Jugo, una sua vecchia conoscenza, quando gli squillò il cellulare. Qualcuno gli aveva lasciato un messaggio nella segreteria telefonica.
- Oh, stronzetto, come ti gira?-
Sasuke ghignò sentendo la voce squillante di Suigetsu, il suo compare di sempre. Veramente una grandissima testa di cazzo, che, però, si faceva in quattro per gli amici.
"L'amicizia e l'onore prima di tutto" era solito dire.
- Ti ho chiamato perchè fa in tempo ad atrofizzarmisi il culo prima che tu possa degnarti di un cazzo di sms, Principino! Stasera si va all'Hebi, ci si vede là! Ah e... Ci sarà anche Karin-
A Sasuke sfuggì un sorriso provocante.
Ottimo, la giornata andava assumendo una piega migliore.
 

 


Ciao a tutti!
In questo capitolo il fato ha voluto che due dei nostri protagonisti si incontrassero nuovamente, anche se secondo la nostra Sakura non pare sia stata proprio una grande trovata ;)
Abbiamo inoltre uno stralcio di convivenza con Naruto, che da bravo cavaliere (sì, più o meno) pare essere riuscito a conquistare almeno un pochino il gelido cuore della principessa.
Riuscirà nell'impresa?

Vogliamo ringraziare tutti coloro che seguono la nostra storia:
Egoica
Luciaasc
Vbeuglemtaa
Yuko_ichi

Un grazie particolare anche a chi ha anche recensito:
NekoKya
Tigrotto 1999

Un abbraccio e alla prossima,

Yumi e Akka

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Capitolo 7
*** Stili di Vita ***


- Naruto, che c'è?- chiese Sakura, vedendo l'espressione del coinquilino cambiare in un battibaleno.
Il ragazzo rimase a fissare il cellulare per alcuni secondi, senza proferire parola.
Erano seduti in cucina a sorseggiare del buon thè, ma la conversazione era appena stata interrotta dalla vibrazione del telefono del biondo.
- é Gaara- disse solamente, spegnendo lo schermo e posando l'aggeggio sul tavolo.
- Ah. E... Cosa dice? Sempre che tu abbia voglia di parlarne- chiese con calma la ragazza, usando un tono insolitamente dolce per lei.
- Vuole incontrarmi di persona – lo sconforto era visibile in quegli occhi così limpidi.
Sakura si era ormai abituata a vedere quel ragazzo sorridere quasi sempre, poche erano le cose che gli facevano perdere la sua solita solarità, una di queste aveva nome e cognome: Sabaku no Gaara.
Istintivamente iniziava a dagli un po' fastidio la questione, non sapeva spiegarsi bene il motivo, ma qualcosa alla base del suo stomaco si agitava quando quel viso diventava triste.
Qualche giorno prima Naruto aveva deciso di aprirsi con lei. Le aveva raccontato la sua storia, il suo passato e la sua recente relazione, fonte di tutti i problemi che aveva dovuto affrontare nell'ultimo periodo.
'E ora questo qui ricompare, come per magia. L'insistenza di certe persone non la capirò mai' pensò storcendo il naso.
- Tu lo vuoi incontrare? -
- In tutta sincerità non lo so, da una parte voglio sentire cosa ha da dirmi, dall'altra non ho voglia di vederlo e stare di nuovo male - si mise una mano sugli occhi e si lasciò andare ulteriormente sulla sedia.
La ragazza sentì il cuore stringersi in una morsa. Voleva, doveva aiutarlo.
-Dipende da come ti senti in questo momento. Se ti sembra che sia tutto concluso evita, ma se hai ancora qualcosa in sospeso è meglio chiarirlo, ora che è trascorso del tempo ed entrambi avete riflettuto sulla vostra situazione. Certo è che non devi nemmeno rispondere subito. Pensaci un po', risponderai quando te lo sentirai – disse rassicurante.
Il ragazzo alzò lo sguardo sorpreso. Certo conosceva Gaara e si aspettava una mossa del genere da parte sua (era anche piuttosto sorpreso che avesse aspettato tutto quel tempo), ma nell'effettivo le parole di lei lo avevano confortato. Le era davvero grato, forse aveva proprio bisogno di sentirsi dire ciò che già in cuor suo sapeva.
-Seguirò il tuo consiglio, Sakura, grazie dell'aiuto-
Il telefono riprese a suonare interrompendo il silenzio imbarazzato che si era creato. Entrambi saltarono sull'attenti: questo non era un messaggio, ma una chiamata.
Vedendo il nome che lampeggiava sul display, il ragazzo alzò gli occhi al cielo,
- Va al diavolo Kiba, mi hai fatto venire un infarto- Rispose.
- Ciao anche a te Naruto! É così che si saluta il tuo migliore amico? -
- Ho appena ricevuto un messaggio di Gaara, e pensavo fosse ancora lui. Non appena ci vediamo ti racconto meglio – il tono di voce era diventato improvvisamente stanco.
- Ecco bravo, ti volevo parlare proprio di questo. è da un po' che non ci vediamo e soprattutto è da tantissimo che non andiamo a ballare, quindi la mente diabolica qui presente ha deciso che stasera andremo in quel localino che ti piaceva tanto. Tanto per essere chiari, non è una domanda, so già che stasera non hai il turno di lavoro-
'Maledetto Choji'
- Sicuro che non ci sia qualcos'altro che mi devi dire? Non tirarla per le lunghe - ormai riconosceva perfettamente qualsiasi tono dell'amico.
- Ehm, in effetti si. Sai quella Ino? L'amica della tua coinquilina? Ecco, ci sto uscendo, e..- Incertezza.
- E cosa? - Nervosismo.
- Ho raccontato un po' la tua situazione sentimentale e, come dire, sessuale, a Ino. Ha detto che bisognava assolutamente portarti fuori. Scusami scusami, ma sai come sono, ero un po' brillo, e mi ha chiesto di raccontarle di te – La confessione.
Silenzio.
- Kiba- proferì gelido.
'Ahia, qui la vedo male'
- Questa volta ti ammazzo – e riattaccò senza aggiungere altro.


Sakura lo aveva fissato per tutta la telefonata un po' perplessa, cercando di nascondere il mezzo sorriso che le stava spuntando.
- E tu non ridere –
- Io? Assolutamente no, odio ridere, non lo farei mai – Bugia, voce incrinata.
Si guardarono negli occhi per alcuni secondi. Pareva facessero il gioco del “chi ride prima”, entrambi cercarono di mantenersi stoici e impassibili.
- Non è possibile, capitano tutte a me – esordì lui, sospirando – pare che il mio carissimo migliore amico abbia spiattellato tutto alla tua carissima migliore amica, e stasera mi vogliano, si, esatto, entrambi, portare a ballare. In un locale. Gay.-
Per la prima volta sentì Sakura ridere. E di gusto anche. Non poteva crederci.
In quel momento se ne fregò di tutto e rimase ad ascoltare la sua risata, rapito.
Era un po' roca forse, non era per niente abituata a farlo e si sentiva, ma lui la trovava speciale. Contento di averle fatto questo effetto, scoppiò a ridere anche lui.
Sakura si ricompose quasi subito, si sentiva stranamente bene.
- Dai richiamalo, è stato carino in fondo, ti diverti e ti svaghi un po' – gli propose con un sorriso.
Lui la guardò incerto, tutti i suoi dubbi erano dipinti in quello sguardo.
- Non vai mica per rimorchiare nessuno, solo per rilassarti con i tuoi amici -
Il biondo si fermò un attimo a pensare e un'idea geniale lo folgorò.
- Sakura? - tono di aspettativa.
- Si? - Brivido lungo la schiena.
Sentiva che stava per cacciarsi di nuovo in guai grossi. Un po' come quella serata dello Sharingan.
- Ti va di accompagnarmi? Così ti diverti un po' anche tu e potrebbe giovarti. Mi hai già detto che per ora non sei in cerca di un compagno, quindi vedila così: in quel locale sono tutti gay, nessuno ti importunerebbe! Che ne dici? Dai, dai- e sfoderò uno di quei sorrisi splendenti che illuminano l'aria.
'Malvagio subdolo uomo, mi sta incastrando'
- Poi c'è anche Ino!- eccola, l'ultima carta.
'Come faccio ora a dirgli di no?'
- Domani ho da fare in università- Tentativo.
- Sakura, domani è sabato, e l'università non è aperta- Pessimo tentativo.
'Avrei dovuto pensarla un po' meglio'
- D'accordo – Game over.
Dieci minuti dopo Naruto si era accordato con Kiba: sarebbe passato a prenderli lui alle 22.30.

 
***


-Sei arrivato finalmente, Principino. Anche se con i tuoi cazzo di 20 minuti di ritardo come al solito-
- Chiudi quella bocca, Squalo. Il pass?-
Suigetsu gli rivolse uno sguardo carico di sufficienza, dandosi pacche sul taschino del giubbotto in pelle.
- E me lo chiedi, Principino?-
Sasuke scosse la testa e, facendosi  strada tra la calca di giovani, lo seguì all'ingresso secondario.
Non appena l'amico mostrò i pass al buttafuori, un omone calvo in giacca e cravatta, entrarono senza problemi all'Hebi, una delle discoteche più conosciute e "sconsigliate" della città.
Furono subito investiti dalla musica ad altissimo volume.
Era buio pesto, se non per le stroboscopiche che illuminavano la folla di tanto in tanto.
Tutti ballavano come impazziti, fumando, bevendo, baciando.
C'era anche chi se ne stava apppoggiato al bancone del bar, troppo ubriaco perso anche solo per tentare una manovra di qualunque altro tipo o chi se ne stava in disparte a fumare una canna.
Saske gettò un'occhiata all'angolo fumatori e subito un ghigno gli comparve sul volto pallido.
Seduto sul tavolo a gambe incrociate, come fosse su un trono, c'era lui, il re della Cannabis: Shikamaru Nara.
Il Nara era un ragazzo flemmatico, bazzicava sempre nei parchi con qualche bustina di erba a portata di mano, lo si trovava spesso disteso su un prato, con gli occhi perennementi arrossati rivolti verso il cielo. Portava i capelli lunghi e malamente raccolti, nessuno sapeva quanti anni in realtà avesse, nè come tirasse a campare. Nell'ambiente però era conosciutissimo, sempre ben fornito e con i suoi pantaloni alla turca rattoppati, lui era il più fricchettone di tutti.
Ai più risultava piuttosto irritante parlare con lui: era solito rispondere a monosillabi o biascicare, quando era di buonumore (e quindi sotto l'effetto di stupefacenti). Se lo si beccava con la luna storta, però, era in grado di liquidare chiunque avesse davanti con una rispostaccia calibrata in meno di due secondi. Era saccente, esasperante, pignolo, ... Geniale.
Aveva un quoziente intellettivo di oltre duecento punti, ma preferiva tacere al riguardo, e le malelingue affermavano che era troppo pigro anche solo per usarlo il cervello.
Ma forse a Sasuke piaceva proprio per questo, si erano sempre stimati a vicenda da quando si erano sfidati a scacchi poco più che ragazzini: una partita lunga ore, terminata in parità.
- Uchiha, è da un po' che non ti si vede in giro- gli fece lui con un sorriso sghembo, invitandolo a sedere e offrendogli la canna che reggeva tra le dita sottili.
Il ragazzo gettò un'occhiata a Suigetsu, che ancora scavalcava gente per riuscire a recuperare qualcosa da bere, e accettò di buon grado la sigaretta dell'amico.
- Scrivo, quello stronzo non mi dà tregua. Mi ha obbligato a fare un tour per locali per "aumentare la popolarità"-
- Non pensavo fossi diventato un animale da esposizione, bello!-
Sasuke lo guardò torvo - e tu che mi dici? Come girano gli affari?-
-Come al solito, stessi posti, stesse conoscenze- Shikamaru fece roteare gli occhi con fare annoiato- A proposito di conoscenze...- terminò la frase con un cenno del capo.
Sasuke si voltò in quella direzione.
- Il lavoro chiama, Nara! Ci si becca-
Il ragazzo con i capelli raccolti scoppiò a ridere sommessamente.
- Vai vai, bastardo, e buona scopat... Serata!-

 
***


Il campanello di casa suonò, erano arrivati.
Sakura andò ad aprire la porta, e lasciò entrare i due ragazzi, facendoli accomodare in salotto.
- Ciao frontespaziosa, fantastico, vieni anche tu! - esclamò Ino, tutta radiosa.
Aveva i capelli sciolti, stirati per bene, un vestito viola corto, scarpe lilla con tacco alto e una pochette nera a chiudere il quadro. Kiba invece aveva i capelli spettinati, un paio di jeans scuri, e una camicia bianca. Tutto sommato facevano una bella coppia.
- Tanto so che puntavi anche a me, Ino-pig-
Ino cercò di fare buon viso a cattivo gioco, cambiando immediatamente discorso.
-Devo dire che questa volta ti sei messa un pochino più d'impegno mia cara- esclamò, osservandola dalla testa ai piedi – stai bene per una volta. E non hai nemmeno avuto bisogno del mio aiuto. Avevo anche portato il kit “salva-Sakura”, ma non sarà necessario – disse, mostrando un cofanetto di metallo.
Capelli raccolti in una coda alta, trucco leggero, camicetta verde chiaro che metteva in evidenza il seno e due pantaloni aderenti neri. Sembrava quasi un'altra.
-Ok sono pronto, possiamo andare- disse Naruto, uscendo dal bagno.
I tre ragazzi, che erano seduti al tavolo, si girarono, e rimasero momentaneamente interdetti.
Si fermarono a guardarlo qualche secondo, cosa che imbarazzò il ragazzo.
- Che vi prende? -
- Che ci prende? Sei uno schianto, baby! E io temo di aver preso il partito sbagliato- disse senza peli sulla lingua Ino, ammiccando al giovane.
- Hey, guarda che sono presente! - la ammonì Kiba, leggermente offeso.
'Non ha tutti i torti però, da tempo che non lo vedevo mettersi in tiro'.
Ino scoppiò a ridere e lo raggiunse:- Sai che mi piaci tu – gli sussurrò a fior di labbra per poi stampargli un bacio.
Sakura invece non aveva ancora staccato gli occhi dal ragazzo. Non si era mai accorta di quanto fosse bello.
Capelli spettinati con la cera, camicia azzurra con scollo alla coreana che metteva in mostra i muscoli, pantaloni bianchi. La sua carnagione veniva esaltata da quei colori chiari, e gli occhi spiccavano vistosamente.
- Certo che se ti vesti così, ci proveranno di sicuro. Poi non venirmi a dire che ti senti in colpa– commentò lapidaria Sakura.
- Lo devo prendere come un complimento? - rispose sorridente Naruto.
- Mh. Io ti ho avvisato -
'Questa ragazza è un disastro nel comunicare' pensarono contemporaneamente sia Ino che il biondo.

 
***


Lei era magnifica. Sapeva muovere quel corpo, così abbondante nei punti giusti, divinamente.
Si dimenava al ritmo di musica, ora scatenata, ora lasciva, sensuale.
Indossava un top che lasciava davvero poco all'immaginazione e una minigonna che metteva in bella vista le gambe lunghe. Teneva le labbra socchiuse e si portava le mani ai capelli in modo così provocante che lo faceva impazzire.
Sasuke la stava letteralmente spogliando con lo sguardo.
Si avvicinò al cubo: - Ehi Karin, sono qui-
La ragazza si fermò, rivolgendogli un sorriso seducente: - Era ora, iniziavo ad annoiarmi-
Senza tanti indugi scese dal cubo e si fiondò sulle labbra di lui.
Era aggressiva, famelica.
Sempre disinibita, sfociava spesso nel volgare. Ma a Sasuke questo non importava, non quando lei aveva quelle curve. L'aveva conosciuta un paio di anni prima, erano stati anche insieme per pochi mesi, ma non aveva funzionato. Troppo diversi, due lunghezze d'onda completamente fuori fase. Il rapporto non era terminato lì, però. L'attrazione fisica era innegabile e i due erano finiti a letto insieme più volte dopo l'epilogo della loro relazione. Adesso era diventata un'abitudine, lo sapevano tutti: sesso per sesso, senza alcun coinvolgimento emotivo. O per lo meno era così per Sasuke, che aveva messo le cose in chiaro fin dal'inizio.
Continuarono a baciarsi appassionatamente, le lingue  si intrecciavano senza sosta.
Fu lui il primo a interrompere il contatto. Senza nemmeno guardarla negli occhi la prese per il polso e la trascinò tra la folla, fino a raggiungere il corridoio che conduceva ai bagni.
Qui ripresero a baciarsi con sempre maggior foga, Sasuke aprì la porta dei servizi degli uomini con un calcio e la spinse contro le piastrelle fredde, senza alcun riguardo.
Si dedicò al collo, sollevandole il mento quando...
"Devi avermi scambiata per qualcun'altra"
"Mi ci hanno trascinata in quel buco, buona giornata"
Due occhi smeraldini si sovrapposero a quelli nocciola di lei, ricoperti di mascara, un'aria fredda e distaccata prevalse su quella provocante di Karin.
'Ma cosa... ?'
-Suka-Suke, perchè ti sei fermato?- Chiese lei con una nota di disappunto nella voce.
Il ragazzo scosse il capo. Cosa diavolo andava a pensare in un momento simile?
Si dette dell'idiota, cercando di cacciare giù negli angoli remoti del cervello l'immagine della ragazza di quella mattina.
Senza alcuna esitazione prese Karin in braccio e la fece sua sulle piastrelle sporche di quel bagno maleodorante.

 
***

-Dai Sakura, entra in pista anche tu! - le urlò Naruto, prendendola per la mano. Il volume in quella discoteca era esageratamente alto, e l'unico modo per comunicare era alzare all'inverosimile il tono della voce.
Ino e Kiba stavano già ballando, e la ragazza faceva di tutto per tenere lontano i molestatori dal suo ragazzo, arrivando addirittura a tirare qualche “non voluto” calcio negli stinchi.
- Ma non sono capace Naruto, sono andata pochissime volte in discoteca nella mia vita, e tutte le volte non ho minimamente ballato -
- Allora ti insegno io -
Aiutata dal ragazzo prese a muoversi a caso, e il biondo le mimò qualche “tecnica”.
Naruto muoveva il bacino a ritmo di musica, le gambe accompagnavano il movimento, e le mani tenevano il ritmo: aveva del talento. Molti ragazzi si misero a guardarlo con interesse, ma lui, senza degnarli di una singola occhiata, continuò a impartire ripetizioni all'amica, che piano piano iniziò a lasciarsi andare.
Dopo più di tre ore di ballo i quattro ragazzi sfiniti saltarono in macchina per tornare a casa. Durante il tragitto risero come idioti, soprattutto ripensando alla “grande cuccata di Kiba”, che fu baciato da un energumeno che lo prese quasi in braccio.
- Mai più li dentro, al diavolo Naruto, mai più, che schifo, quanta barba, oddio quanta barba, tutto quel pelo- continuava a ripetere, facendoli schiattare dal ridere.
- Oh, suvvia, non far finta ti sia dispiaciuto- disse malizioso Naruto.
- Brutto imbecille- di nuovo risate.
-Scherzi a parte, grazie ragazzi ci voleva- disse felicemente il biondo.
- Operazione 00Kiba portata a termine brillantemente!-

 
***


- Le dico che è vero-
Sottolineò Sakura con un sorriso davanti all'espressione perplessa della dottoressa Tsunade.
La donna aveva osservato la sua paziente in silenzio durante tutto il racconto.
Nonostante la sua professionalità e il suo bagaglio di una decina di anni come psicologa, era davvero rimasta senza parole.
Quella Haruno non era la stessa ragazza di qualche mese prima, come svuotata di ogni energia, quella Haruno rispondeva, sorrideva, alzava il tono della voce.
Si era cimentata in un resoconto dettagliatissimo della serata che aveva trascorso con gli amici, era andata a ballare, si era divertita e aveva "riso come una pazza".
Tsunade scosse la testa, quel caso aveva del miracoloso.
-Sakura...-
-Sì, lo so, nonostante mi senta meglio non devo avere la pessima idea di sospendere la terapia-
La dottoressa le rivolse un sorriso: quella ragazza sarebbe diventata un grande medico.
- Però le posso assicurare che mi accorgo di cambiare, di evolvermi in meglio ogni giorno che passa ora che...-
Sakura si zittì di colpo, arrossendo violentemente.
'Ora che c'è Lui con me' completò la frase la sua testa.
Deglutì rumorosamente, portandosi una ciocca di capelli davanti alla bocca.
Tsunade si intenerì davanti a quella scena, ora sì che tutto iniziava a spiegarsi. Decise di toglierla dall'impiccio di dover dare una spiegazione e, assumendo la sua aria più professionale:- Va bene, Sakura. Per oggi abbiamo finito, ricorda le medicine. Ci vediamo la prossima volta-
La ragazza scattò in piedi, evidentemente persa tra i suoi pensieri.
-A-a-arrivederci- Balbettò prima di correre fuori.


Sakura chiuse la porta alle sue spalle, facendo un enorme sospiro.
-Bel lavoro, Sak, bel lavoro davvero-
Si concesse di passare in bagno per sciacquarsi il viso, ancora arrossato.
Lasciò per un paio di secondi i polsi sotto l'acqua gelida e gettò un'occhiata allo specchio.
Ultimamente non le faceva più così paura. Il volto era ancora troppo pallido, ma sembrava meno scavato, meno stanco. Si passò una mano tra i capelli, che fosse il caso di cambiare look? Tutto sommato forse Ino-pig aveva ragione, non le avrebbe fatto male rinnovarsi un po'.
Interruppe il getto dell'acqua e il corso dei suoi pensieri e uscì dai servizi.
Appena fece ritorno nella saletta d'aspetto si paralizzò.
'Come-come cavolo è possibile?'












Ed eccoci giunti alla fine anche di questo luuungo capitolo :3
Speriamo sia venuto bene questo parallelismo tra la serata di Naruto/Sakura e quella di Sasuke e speriamo di essere riusciti a mostrarvi le nette differenze dei due ambienti con cui hanno a che fare.
Come avete potuto vedere abbiamo fatto sbilanciare un po' di più Sakura, Sasuke è stato maggiormente delineato e sono comparsi nuovi personaggi. Naruto infine è il solito cucciolo pacioccoso (ci ammazzerà tutti!)

Fateci sapere se vi è piaciuto e alla prossima ^^


Ringraziamo ancora chi ha messo la storia tra le seguite!
egoica
karter
luciaasc
NekoKya
Vbeuglemtaa
yuko_ichi


E un grazie particolare a chi continua a recensire!
Grazie NekoKya e tigrotto1999!


Akka e Yumi

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Capitolo 8
*** Idee geniali ***


Castano?
Castano scuro, castano chiaro, mogano, cioccolato, caffè.
Nah, troppo complicato.
Andiamo sul biondo.
Biondo platino, cenere, grano? Colpi di sole?
Sakura chiuse con un gesto di impazienza l'enorme depliant che teneva sulle ginocchia, facendolo rovinare a terra e guadagnandosi un'occhiataccia dalla parrucchiera. Piantonata lì, alle sue spalle, le sembrava un avvoltoio, pronto a calarsi sulla prelibata preda. Riusciva a intravedere persino dal riflesso nello specchio i lampi di impazienza che le lanciava di tanto in tanto.
Con un sospiro si affrettò a raccogliere le pagine plastificate da cui parevano squadrarla centinaia di super-modelle in grado di rubarle anche la piccola manciata di autostima che era riuscita a costruirsi negli ultimi tempi. Bloccò la mano a mezzaria, sgranando gli occhi su un'immagine.
- Penso di aver deciso!-
La parrucchiera sollevò lo sguardo verso l'alto, probabilmente ringraziando qualcunque dio si fosse ritrovato a prestare ascolto alle sue silenziose preghiere, e si avvicinò.
Guardò la pagina, poi la ragazzina pallida, poi di nuovo la pagina, poi di nuovo lei.
- Signorina, ne è sicura?-
 
Un altro punto da aggiungere alla lista di Naruto "cose che Sakura odia", pensò la ragazza cercando di defilarsi tra la folla di turisti, mamme con passeggino, perditempo e ragazzini forniti di zaini decisamente troppo ingombranti che popolavano la via principale.
Da un paio di settimane a quella parte l'elenco capeggiava sul suo frigorifero.
"Così mi ricordo ogni giorno prima di fare colazione tutte quelle cose che ti fanno innervosire ed eviterò di farle" si era giustificato il suo coinquilino, mano sul cuore e sorriso radioso.
Man mano che i giorni passavano i punti aumentavano: i ritardi, i brutti voti, le domande indiscrete e adesso anche "attraversare il centro di corsa con un vistoso ritardo di mezzora per colpa di una stupida parruchiera, rischiando di essere investita ogni tre passi e trovando tutti i semafori rossi, mentre Ino, che per inciso ha il serbatoio della pazienza grande quanto la capocchia di uno spillo, sta aspettando".
- Sempre che non svenga prima per la sorpresa- si lasciò sfuggire la ragazza ad alta voce portandosi una mano tra i capelli.
Sentì un trillo provenire dalla sua tracolla, l'amica era stata fin troppo clemente secondo i suoi standard.
- Sto arrivando- rispose senza nemmeno guardare il numero che lampeggiava sul display.
- Ma dove diavolo ti sei cacciata? Saranno almeno due ore che ti aspetto!-
"Esagerata"
- Tra un po' mi assumono qui come cameriera full time! Se non ti dai una mossa Haruno, io... -
Sakura si risparmiò gli spergiuri e le minacce, spingendo il telefono nella tasca posteriore dei jeans e lanciando un'occhiata di gratitudine all'insegna rosso fiammante di Ichiraku. Davanti all'ingresso una chioma bionda scalpitava attaccata a un cellulare. La raggiunse, sperando di uscirne viva, magari un po' malconcia, ma viva. Lo sapeva tutta Konoha che era meglio non fare aspettare quella primadonna di Ino Yamanaka.
- Ciao! Sìsonoinritardoscusalosoèche...-
- TUUUUU!-
Esplosione bomba Ino-Pig tra 3... 2...
Ma non successe proprio niente di tutto ciò. Il fiato le si smorzò in gola, gli occhi cerulei si sgranarono per lo stupore e le labbra disegnarono una O perfetta. Dopo almeno una decina di minuti di immobilità totale, in cui Sakura temeva le venisse un infarto, un collasso, un ictus, Miss Calma&Controllo iniziò ad annaspare, dandosi delle pacche sul petto e mimando il bisogno di bere dell'acqua.
- Sei ... Sei ... Incredibilmente...-
- Bella?- Suggerì Sakura.
- ROSAAAAA!-
No, non l'aveva presa bene.
 
Era sbagliato, tutto dannatamente sbagliato, ma a lui non importava. Non quando aveva quelle labbra a pochi centimetri dalle sue, non quando la voglia di torturare maliziosamente ogni centimetro di quella pelle diafana lo assaliva così vorace.
Si erano dati appuntamento da Shukaku, un bar piuttosto conosciuto che aveva aperto qualche anno prima proprio sotto il palazzo in cui abitava Gaara. Naruto dopo la serata in discoteca con gli amici, aveva trascorso un paio di giorni pensando a una risposta da dare a quel maledetto SMS. La curiosità aveva poi preso il sopravvento, nonostante fosse consapevole che tutti i buoni propositi sulle "precauzioni di distanza", come le aveva definite Sakura, sarebbero andati bellamente a quel paese una volta che si fosse trovato Gaara davanti. Aveva sempre avuto uno strano ascendente su di lui, un magnetismo che non riusciva a contrastare. E quando il suo ex gli aveva proposto un innocente "vuoi salire un attimo?" dopo il drink e le chiacchiere di circostanza che si erano concessi, a Naruto era perfettamente chiaro dove volesse andare a parare e nonostante tutto, aveva risposto con un "si" deciso, quasi sfacciato, trafiggendolo con lo sguardo.
Non avevano fatto in tempo a entrare nell'appartamento prima di iniziare a baciarsi con foga. Si erano spogliati con urgenza, gettando a terra i vestiti senza alcun riguardo, faticando a staccarsi l'uno dalle labbra dell'altro.
Era stato eccitante, smanioso.
Il corpo di Naruto, la testa, il suo animo erano divisi in due: gli sembrava di tornare a respirare dopo tanto tempo, di regalare ai suoi polmoni nuovo ossigeno, ma d'altro canto sapeva che quella sarebbe stata l'ultima volta. C'era una nota di malinconia nel modo in cui i loro corpi si scontravano, brividi di piacere, accompagnati da una spiacevole sensazione di freddo. Un'urgenza che in Naruto si riassumeva nella voglia di possedere e di essere posseduto da Gaara, ma allo stesso tempo nel bisogno fisico di andare via, lontano da lì.
Era un addio quello. Avevano bisogno di disintossicarsi, e questa volta una clinica specialistica non era sufficiente.
 
Sakura infilò le chiavi nella toppa del suo appartamento. Trovando tutte le luci spente e non udendo alcun vociare provenire dall'interno pensò che Naruto non fosse ancora tornato.
Ma allora che ci faceva la porta aperta?
Era sicurissima di averla chiusa, una volta uscita nel primo pomeriggio. Una morsa le attanagliò lo stomaco. Ladri?
Con cautela entrò, avanzando verso il salotto e trovandolo tutto in ordine.
- Naruto?-
Si diresse verso la camera dell'amico. E lì lo trovò, seduto sul letto, le ginocchia contro il petto. La ragazza tirò un sospiro di sollievo.
- Ma allora sei qui!- esordì appoggiando la borsa sulla sua scrivania perennemente in disordine e accendendo la luce - Pensavo avessimo avuto un'incursione dalla banda Bassotti- scherzò.
Subito si rese conto che qualcosa non andava: non un saluto, non il solito "Sakura-chan", nemmeno un'occhiata. Lo sguardo di Naruto era perso nel vuoto, il corpo totalmente immobile.
La ragazza si allarmò, si avvicinò chiamandolo piano e sfiorandogli il braccio.
- Lo abbiamo fatto- Sentenziò lui, lapidario, con la voce che si rompeva neanche a metà frase, incerta. Colpevole.
Sakura non proferì parola, trattenne il fiato per minuti che sembravano interminabili. Un mondo caduto addosso, una pugnalata alla schiena. Portò una mano alla tempia, la testa aveva iniziato a girarle, la nausea ad assalirla. Riconosceva bene i sintomi.
Si allontanò dal letto, da quell'impostore che tanto si proclamava suo amico e che con tre parole era riuscito a farla cadere nell'ansia più totale.
Avvertì lo sguardo di Naruto, che aveva girato il capo dalla sua parte, su di sè. Gli occhi che tradivano tutti i sentimenti che combattevano in lui. Scorse una nota di preoccupazione, ma non se ne curò minimamente.
-...Sakura?-
Aria, aveva bisogno di respirare.
 
 
 


 
Buongiorno!
Eccoci tornati dopo una quasi interminabile pausa, ma come potete vedere non demordiamo! ;)
Scherzi a parte, ci scusiamo del ritardo.
Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto: seppur breve, è importante.
Se volete, fateci sapere cosa ne pensate! Soprattutto se qualcosa non è chiaro, o magari non viene spiegato bene! (nella mente di chi scrive pare sempre tutto così ben delineato che a volte non si rende ottimamente).
Grazie mille a chi ci segue e recensisce! (e intendiamo proprio tutti quelli che leggono, anche solo di sfuggita).
Akka e Yumi

 

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Capitolo 9
*** Ci sono io con te ***


Ed ecco a voi che...dopo 123948282 anni, torniamo ad aggiornare!
Ci spiace davvero molto, ma la vita universitaria e problemi vari ci hanno tenuto lontano per un po! 
Speriamo che il capitolo possa piacervi, fateci sapere cosa ne pensate!
Yumi & Akkarin


Il mondo si stagliava oltre le sue iridi chiare, ma non riusciva proprio ad afferrarlo. 

Tutto continuava ad esistere, lei ne era certa, la sua testa cercava di urlarglielo addosso, ma Sakura non le prestava ascolto e il suono dei pensieri appariva sempre più flebile e lontano. Si sentiva scivolare in una dimensione grigia, dove non esisteva il tempo, e dove forse avrebbe finito per smaterializzarsi persino lei. 
Scivolava lungo il marciapiede, come un'ombra divisa tra due mondi che non sa cos'altro fare se non trascinarsi in avanti. I pochi passanti, reduci da una giornate lavorativa che era andata troppo per le lunghe, non la notavano nemmeno. 
Un'anima di pioggia e mediocrità.
Perchè quello era il suo personale After. Dopo una delle sue crisi, semplicemente lei non esisteva. Conosceva a memoria l'iter che era programmata a seguire. Prima l'ansia improvvisa, l'adrenalina di una fine vicina, poi l'emicrania, la nausea, i respiri strozzati e il mondo che spariva dietro una coltre di nebbia.
La studentessa modello avrebbe saputo snocciolare i sintomi con estrema facilità davanti a un'intera commissione insegnanti, la vera Sakura Haruno se li sentiva addosso tutti, uno dopo l'altro, un temporale che lasciava segni evidenti del suo passaggio. E infine l'ultimo stadio: l'apatia. Il gradino che era più difficile scalare, una gabbia l'avvolgeva grigia e morbida, fino a non lasciarle più lo spazio necessario per respirare. Poteva limitarsi a guardare il mondo esterno, cercando di ignorare i segnali che il suo corpo le mandava. In quello stato avrebbe potuto uccidersi con la spontaneità e la delicatezza di un petalo di ciliegio trascinato dal vento. Sorrise tra se, il volto ridotto a una maschera di cera. Suonava tutto così profetico, vero bambolina? 
 
Un tocco sulla spalla, una mano troppo calda rispetto alla sua temperatura corporea. Si voltò di soprassalto, come scottata, due macchie di inchiostro a fissarla. -Cosa ti è preso?- 
Una vocina le diceva insistentemente di risvegliarsi, di tornare a vivere il mondo e di smetterla di limitarsi a guardarlo dall'esterno. Ecco, era così che si sentiva. Un personaggio dimenticato dall'autore, un pensiero sbagliato, appena abbozzato a cui mancavano ancora tutte le caratteristiche per essere, non solo un protagonista, ma anche semplicemente una comparsa. Lei nella trama della sua vita al momento non compariva neppure. 
-Sakura!- Erano due mani quelle che scuotevano il suo corpo con violenza, le mani di ... -Akira?- Chiese la ragazza con un filo di voce, inclinando lievemente il viso, la testa persa in ricordi lontani, ma ancora dannatamente troppo vividi. 
-No, sono io, Naruto! E se questo per te è un gioco, sappi che non è divertente- La ragazza a quel nome riemerse istantaneamente dal suo torpore. Naruto, la causa di tutto, il traditore. 
-Allontanati subito da me- Gli occhi ridotti a due frammenti di ghiaccio. Il biondo fece un passo indietro, come colpito da una barriera invisibile. Scosse il capo amareggiato e...
-... ORA BASTAAA! Sono stanco dei tuoi modi di fare, stanco delle tue manie! Guardi tutti dall'alto verso il basso, non mi dai mai una spiegazione e ti chiudi in un silenzio tombale per giorni, mi credi forse troppo stupido per capire? Gironzolavi per casa senza nemmeno guardarmi in faccia all'inizio, sbattevi le porte per non farmi entrare, ma pensavo iniziassi a valere qualcosa di più per te-
La ragazza rimase immobile, lo sguardo fisso negli occhi di lui. Parole di fuoco, che avevano il potere di ucciderla, gli occhi tornarono ad appannarsi. 
-E smettila, smettila di piangerti addosso, non sei più una bambina, povera piccola Sakura- 
Sakura non seppe cosa la fece scattare, se il riferimento alla sua infanzia o sentire il suo nome pronunciato così, sputato, quasi con ribrezzo. Qualcosa si mosse in lei.
-Ma chi ti credi di essere? Non mi conosci, fino a qualche mese fa per me non esistevi neppure, quindi smettila di sparare sentenze! Non ti permettere di giudicare me quando nemmeno il tuo comportamento è così irreprensibile. Fai tanto l'eroe, ma alla prima occasione ti riveli esattamente come tutti gli altri!- 
- Io.. Cosa?- 
-SABAKU NO GAARA! Giorni e giorni persi a parlare, ad ascoltare tutti i tuoi dubbi. è bastato vedersi una volta e siete tornati insieme? Così, di punto n bianco. Va benissimo, ma la prossima volta non commetterò lo stesso errore. Torna a prendere le tue cose e vattene da casa mia!-
 
Jiraya- sama aveva sempre avuto un unico motto nella sua vita, ricordò Naruto, "Non c'è niente di più imprevedibile di un sufflè e di una donna". Lo aveva sentito snocciolare centinaia di volte episodi a favore della sua tesi, e finora aveva sempre pensato che la maggior parte fossero tutte storie inventate. Eppure, iniziava quasi a ricredersi. 
E questo perchè Sakura Haruno era ... Spaventata. 
Nulla di più incredibile, di più inatteso. Aveva semplicemente paura di tornare sola, si sentiva tradita perchè credeva che, dopo avergli aperto non solo le porte di casa, ma anche il suo animo, lui le avesse voltato le spalle. Era una questione di fiducia, per Sakura Naruto ne era degno, e non c'era altro di cui discutere. Ora era tutto chiaro. Non appena lei aveva iniziato a urlare, infrangendo la barriera che si era costruita intono, il potere speciale del ragazzo si era riattivato e adesso percepiva chiaramente i sentimenti contrastanti che si animavano in lei.
- Io non ti lascio Sakura-chan- le disse solamente, regalandole un sorriso -e poi quell'appartamento deve essere una vera noia senza di me, in effetti i vicini potrebbero ringraziarti se me ne andassi forse, ma noi non gliela daremo vinta così facilmente- Scoppiò a ridere. 
Le gettò un'occhiata: sul volto era dipinta un'espressione incredula, confusa, tremava leggermente. 
Il ragazzo vedendola così vulnerabile, fece la cosa più sconsiderata, più stupida e più da Naruto Uzumaki che potesse fare: la abbracciò. Il corpo di lei era gelido e si era irrigidito per quel contatto fisico imprevisto, ma Sakura non si spostò, le braccia senza vita abbandonate lungo i fianchi, il viso nascosto nella felpa arancione di lui. 
-Sai, ha scelto lui il mio nome, l'ha scelto Akira- bisbigliò la ragazza dopo un tempo indefinibile. Naruto si ricordò del nome con cui lei lo aveva chiamato poco prima. -Amava i fiori di ciliegio, sembrava che tutta la primavera danzasse nel suo sguardo. Ha combattuto contro mamma e papà per mesi prima ancora che io venissi al mondo per convincerli a chiamarmi così- 
-Sakura, Akira è....-
-Sì, Akira era mio fartello-
 
E la ragazza raccontò. Per la prima volta, stretta in quell'abbraccio, con la pioggia a sfiorarle il viso, sentì il bisogno di condividere con qualcuno i suoi ricordi. Erano ormai tre anni che aveva seppellito tutto dentro di se. Ma Naruto meritava di conoscere la storia, ad Akira Naruto sarebbe piaciuto, ne era sicura. 
- Io e lui eravamo molto legati, fin da quando ero piccola è sempre stato il mio punto di riferimento. Mi trattava da adulta, mi prendeva sul serio. Era il compagno di giochi, ma anche la persona più fidata. I nostri genitori erano spesso in viaggio per lavoro, e io sono cresciuta con lui e il suo sorriso radioso. Era innamorato della vita e e aveva una parola gentile per tutti. Eppure... Pare che ciò non sia bastato...-
La ragazza ebbe un sussulto e Naruto istintivamente la strinse a sè più forte. 
- Me l'ha strappato via un incidente d'auto...- riuscì a balbettare lei tra i singhiozzi. -Dopo un coma di pochi giorni, è scappato da questo mondo, abbandonandomi qui da sola. I primi tempi furono durissimi, non riuscivo a vivere senza di lui, non mangiavo, non dormivo, quasi non parlavo. I miei genitori mi spedirono da decine di specialisti, ma lo vedevo da come mi guardavano che non erano convinti che io potessi farcela. Poi incontrai Lady Tsunade, mi iscrissi a medicina e in qualche modo la mia vita riprese il suo corso, anche se... Ancora adesso a volte io...-
Sakura interruppe il discorso staccandosi dal corpo caldo di lui e passandosi una mano sul volto, inondato dalle lacrime. 
-Grazie- le disse semplicemente. 
La ragazza annuì, non c'era bisogno di altro, leggeva tutto il resto in quegli occhi blu di universo. 
- E tu scusami- riuscì a sussurrare, distogliendo lo sguardo per l'imbarazzo. 
...
-No che non ti scuso! Non puoi uscire di casa e tornare la sera con dei capelli rosa senza nemmeno avvisareee!-

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