Half Blood

di wolfsbane97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Half Blood ***
Capitolo 2: *** Stay Alive ***
Capitolo 3: *** Gravestones ***
Capitolo 4: *** Broken Glass ***
Capitolo 5: *** The Lair ***



Capitolo 1
*** Half Blood ***


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Sono intenta a mettere in ordine le mie armi, freneticamente e disperatamente. La grande battaglia sarebbe stata domani notte. La Loba esce solo la notte, dicono i cacciatori messicani. Ma attacca solo nella notte di luna piena,  cioè domani. Ci avrebbero aiutato, ma avrebbero anche ucciso uno di noi se fosse stato necessario. 
Non so di chi fidarmi, non so dove attaccheremo, quanti saremo, che strategia abbiamo. Dobbiamo solo uccidere quel mostro. Quell'essere spietato.
Mi fermo, quando l'occhio mi cade sui coltelli di Allison e di mia madre.
Allison è morta 7 mesi fa, per mano di uno spirito maligno, un kitsune oscuro, qualcosa che ha a che fare con il giappone, penso. Non lo so e non mi interessa. Era mia cugina. Il mio unico punto di riferimento in questa famiglia così strana. L'unico parente con cui avrei voluto stare ore e ore al telefono, anche se erano poche le volte in cui parlavamo. Da quando si è trasferita qui a Beacon Hills ci siamo sentite sempre di meno. Era la mia unica amica. 
Mia madre, poi. Uccisa un mese fa, a Beacon Hills, da questo mostro senza cuore, mentre era in viaggio da zio Chris (che visitava molto più spesso dopo la morte di All). La versione ufficiale è attacco di animale, in particolare di leone di montagna, ma i sospetti sono nati quando, facendo alcune ricerche, ho notato l'elevato tasso di omicidi compiuti da questi animali  in questo paesino sperduto. Alcuni dicevano che fosse un lupo. "Che scemenza, - pensavo - i lupi non sono in California dagli anni Sessanta!". Evidentemente mi sbagliavo. 
Mia madre mi ripeteva sempre che in caso di necessità sarei dovuta andare da zio Chris (non avendo parenti a San Francisco), quindi dopo la sua morte mi sono trasferita in questo posto. Eccomi qui, quindi, a Beacon Hills, che vengo a conoscenza di un mondo soprannaturale, popolato da licantropi, coyote mannari, kitsune, giaguari mannari e quant'altro. Non mi stupirei di trovare un folletto nell'armadio in questo momento.
Volete sapere il colmo?
Nelle mie vene, scorre sangue di Argent, quindi cacciatrice.
Qual è la parte ironica?
Mio padre era un Hale. Una specie di cugino, non so in che modo imparentato con Talia. Quindi sangue di licantropo. Mio padre morì quando ero piccola, ma mia madre mi aveva sempre detto che era per un incidente in auto. Ora zio Chris mi ha spiegato tutto: è morto trafitto al cuore con una freccia, poi appeso e tagliato in due, ucciso dai cacciatori.  È la loro legge. Dice che mia madre non mi ha mai detto nulla per proteggermi, mi dice che piangeva con lui, perchè era disperata, non sapeva come fare a dirmi tutto ciò.
Da un giorno all'altro ho scoperto di avere anche un'altra famiglia, ho trovato Derek, che è ancora un po sospettoso nei miei confronti in quanto per metà cacciatrice.
Ho stretto legami forti con gli amici di All, e spero che rimarremo così legati per tutta la mia permanenza qui. Soprattutto ho conosciuto Lydia, con il quale ho stretto subito amicizia.
"Mi ricordi tanto Allison. Stessa fierezza ma anche stessa sensibilità" mi aveva detto qualche giorno fa.
Ho conosciuto bene anche Scott, il suo rag.. beh, ex ragazzo. Allison me ne parlava così tanto che in pratica lo conoscevo già da prima di arrivare qui. È molto protettivo nei miei confronti, Lydia dice che è perché io sono l'unica cosa che gli rimane di All. Lo vedo molto spesso triste, abbattuto, ma non manca mai di preoccuparsi dei suoi amici. Morirebbe per loro.
Un po come All. La mia All.
Prendo un respiro profondo, e alzo gli occhi al cielo, cercando di non far cadere le lacrime. Chiudo gli occhi ed espiro con la bocca. Devo stare calma. Finisco di sistemare i coltelli nella custodia e appoggio i polsi sul tavolo grigio, nel seminterrato di casa di zio Chris.
Mi aveva offerto di dormire nella camera di Allison, ma mi sono rifiutata. In realtà era solo cortesia, la sua. Nemmeno lui voleva toccare nulla che fosse stato della sua bambina. Mi aveva dato la stanza degli ospiti, che aveva promesso di arredare come più mi fosse piaciuto. Gli voglio un gran bene. C'è sempre stato per me, lì a San Francisco, e ora è come un padre per me.
Ho paura di sembrare la sostituta di All. Io non sono come lei. Io sono molto più fragile, emotiva, debole. Lei era perfetta, forte, decisa.. Io non sono come lei. Continuo a ripetermelo. Lei è migliore. È e continuerà ad esserlo. Sono solo vittima delle circostanze, se si possono chiamare così.
Zio Chris mi chiama, è pronta la cena. Pizza, di nuovo. Non riesco a lamentarmi, al suo posto non riuscirei nemmeno a chiamare il fattorino. Allison ha preso da lui la sua forza, si vede. Mi sorride sempre, a volte scherza anche, ma è un uomo distrutto e si vede benissimo. 
Finiamo la pizza in fretta, come al solito, e mi occupo io di sparecchiare tavola e lavare i bicchieri. Finito tutto, mi vibra il telefono in tasca. Guardo lo schermo: "Sono fuori". Devo uscire in qualche modo, quindi avviso Chris che esco a buttare la spazzatura.
"Già fatto, Juls". Bene.
"Oh andiamo Juls, fallo entrare. Lo conosco bene ormai" riprende poi, dal salotto in cui stava vedendo la partita.
"Grazie!" Gli urlo dal corridoio, mentre mi avvio all'entrata.
Apro la porta, è buio fuori, c'è solo qualche piccolo lampione. 
Riesco però a distinguere la sua macchina. La sua inconfondibile Jeep azzurra. Stiles era appoggiato allo sportello, mentre giocherellava con il telefono, facendolo girare nervosamente tra le dita. Mi avvicino a lui, tenendo le mani stretta al corpo per il freddo.
"Sai, ehm, Chris dice che-" mi interrompe improvvisamente prendendomi da dietro la schiena, e avvicinandomi a se mi bacia.
"Ciao" mi dice appena le nostre labbra si staccano.
"Ciao" rispondo io, ancora ad occhi chiusi, attaccata al suo corpo.
"Dicevo che, uh - mi è difficile pensare in momenti come questi - Chris dice che puoi salire"
"Davvero?"
"Mmh-mmh" annuisco io. 
Lo prendo per mano e lo tiro in casa.
"Buonasera signor Argent" saluta Stiles sotto l'entrata del grande salotto.
"Ciao, Stiles. Tutto bene?"
"Apparte un imminente guerra con un essere fisicamente indefinito? Direi di sì" Chris sorride.
"Non fate cose di cui potreste pentirvi, sparite" dice sorridendo.
Lo porto su per le scale nella mia stanza, mezza vuota perché la maggior parte dei mobili devono ancora arrivare.
"Oh, direttamente a letto? Ci siamo appena salutati" dice con il suo classico tono sarcastico.
"Idiota" lo spintono per una spalla.
"Seguimi" dico mentre alzo la finestra al lato dal letto. Usciamo dall'altra parte e ci stendiamo sul tetto, a fissare il nulla.
Parliamo di tante cose, ci prendiamo in giro, scherziamo, ridiamo, ma improvvisamente divento seria, ricordandomi un dettaglio abbastanza rilevante del giorno dopo.
"Stiles.."
"Mmh?"
"Ti ricordi l'episodio della prozia Jane?"
"Chi? Quella pazzoide che ti riempiva di storie sulla famiglia di tuo padre? Andiamo, era una Hale,  non penserai che-"
"È domani, Stiles" lo interrompo io. Lui si gira di scatto verso di me.
"D-domani? Così presto?"
"Ti ricordi cosa mi disse?"
"Disse che.. - sospira - che ti saresti trasformata perché nelle vene hai il sangue della famiglia Hale" risponde infastidito.
"E ti ricordi quando avrei dovuto trasformarmi?"
"Non ricordo.." O forse non voleva.
"Il terzo plenilunio dopo i miei 17 anni".
Mi giro su un lato, per poterlo vedere in faccia, e lui fa lo stesso.
"Quando è stato il mio compleanno?"
"5 settembre, perch.. Oh Dio". Dice lui chiudendo gli occhi nel bel mezzo della frase, non appena intuisce tutto.
"È domani il terzo plenilunio, non è vero?" Mi dice mentre ritorna steso e inizia a massaggiarsi gli occhi chiusi.
Mi avvicino a lui, e inizio a giocare con i suoi capelli.
"Purtroppo sì".
"Ma potrebbe essere solo un mito, non è vero? Voglio dire, Cora si trasforma da quando era piccola!" dice gesticolando come suo solito, però lasciandomi continuare a giocare con quel ciuffo strano.
"Cora aveva entrambi i genitori licantropi. Io sono.. Una via di mezzo. Sono una cacciatrice e un licantropo. Beh, non ancora.. Ma non corro pericoli. Secondo il nuovo codice degli Argent non devo uccidermi."
"Juls, i messicani! Loro potrebbero farlo se ti vedono trasformarti!"
Non ci avevo pensato.
Cerco di tranquillizzare sia lui che me.
"Stai tranquillo, troveremo un modo per.."
"No, Juls! Non c'è un modo! Ci stanno appiccicati, prima o poi lo scopriranno! Magari in questo momento ci stanno ascoltando, cosa possiamo saperne!" Si è seduto, e gesticola sempre di più.
Affonda la faccia nelle mani, piegandosi in avanti.
Si rialza.
"Non posso perdere qualcun altro. Non posso perdere te" mi dice continuando a guardare dritto difronte a lui.
È così abbattuto.
"Hey" gli dico girandogli il viso da sotto il mento.
"Guardami negli occhi"
Ci fissiamo, e devo trovare la forza necessaria per non perdermi nei suoi occhi color nocciola.
"Tu non mi perderai. Non mi farò uccidere, e anche se mi trasformerò non cambierà nulla, tranne che per una notte al mese. Consideralo come.. - giro gli occhi alla ricerca di un esempio - oh! Come un ciclo prolungato di un giorno. Resisterai per me?"
"Devi promettermi - mi dice afferrandomi il viso con entrambe le mani - che resterai viva a tutti i costi. Anche a costo di uccidere me" è così serio che mi spaventa.
Accarezzo la sua mano appoggiata al mio viso, prima che lui mi prenda e mi baci con foga.
Continuiamo così, baciandoci, finché non chiama lo sceriffo e gli ordina di tornare a casa.
"Maledizione" sussurra infastidito. Ha paura che questa sia l'ultima volta che mi vede umana. 
"Hey, ci vediamo domani mattina a scuola" lo calmo, accarezzandogli il braccio.
Lo accompagno giù alla macchina, ma prima di entrare mi afferra e mi appoggia allo sportello.
Abbiamo la fronte l'una contro l'altra, a occhi chiusi. Possiamo sentire l'uno i respiri dell'altro.
Mi bacia, con dolcezza, quasi fosse un addio. Ci stacchiamo lentamente, senza allontanare i visi e senza aprire gli occhi.
Una lacrima sta per scendermi dagli occhi, e per strozzare il pianto abbasso la testa. Lui mi prende il viso e me lo alza, asciugando con il bordo della felpa le lacrime.
"Non ti perderò" sussurra lui, per poi baciarmi la fronte. Mi appoggio completamente a lui, mentre mi abbraccia.
"Non mi perderai" di stacca leggermente.
"Ok?" Mi guarda in cerca di consenso.
Annuisco mentre con la manica della giacca grigia mi asciugo le guance.
Mi toglie una ciocca di capelli dal visto, e mi bacia di nuovo.
"Buona notte, Juls" mi dice dopo che mi sono spostata per farlo entrare in macchina. Mette in moto e parte lentamente, mentre io, nel vialetto, rimango a guardarlo allontanarsi.
Alzo gli occhi al cielo.
La luna era quasi piena, e illuminava tutto il panorama.
Un leggero ululato si sente in lontananza, e io, tra una piccola lacrima ancora e un lieve sorriso, torno in casa.
EEEEEEEEEEEEEEEEEH, sorpresa finale, ho creato il poster per Juls!

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Capitolo 2
*** Stay Alive ***


Siamo solo io e lui, in camera sua, seduti sul pavimento, con i libri davanti. Fuori è buio, la luna è alta, e noi parliamo da ore.
"Ti dico di no!"
"Te lo giuro! L'ho sentito bene!"
"Juls, sono in panchina da.. Praticamene da sempre. L'unica occasione per cui Finstock mi prenderebbe come titolare sarebbe per il giorno del contrario"
"Stiles, ti ho detto che l'ho sentito! Stava parlando con qualcuno, e, uscito fuori il discorso della squadra di quest'anno, ho sentito dirgli 'e da questo trimestre Stilinski passa a titolare'. Lo giuro sul-" mi interrompe, scaraventandosi addosso a me, facendomi stendere per terra. Mi tiene per i polsi e mi fissa. Le sue labbra si allungano in un lieve sorriso, un misto tra sexy da far venire i brividi e inquietante quanto basta. Si avvicina con cautela al mio collo, e inizia a baciarmelo. Sento ogni suo movimento, anche quello più impercettibile.
Sono sopraffatta dall'estasi, non controllo più le mie emozioni.
Inizia a fare caldo.
Molto caldo.
Gli occhi quasi mi bruciano. Anzi, mi bruciano davvero. Mi sento le guancie diventare bollenti. I battiti aumentano, sono sempre più veloci, inizio a sudare. Mi sento soffocare, c’è qualcosa che non va. Per quanto eccitante Stiles possa essere, questo è troppo. Che mi sta succedendo?
Mi stacco velocemente da lui, e mi precipito in bagno, sbattendomi la porta dietro e chiudendola velocemente a chiave.
Mi appoggio al lavandino, ho il respiro affannoso, mi manca l'aria. Alzo lo sguardo, e mi vedo allo specchio.
I miei occhi. Sono.. Sono dorati. Li apro con due dita, per vedere meglio, quando noto che dalle dita iniziano a uscirmi degli artigli, perforandomi la carne dei polpastrelli, che iniziano a sanguinare. Cerco di non urlare, ma dalla mia bocca escono lamenti di dolore.
I miei denti. Le gengive mi bruciano, sento il sapore del sangue sulla lingua.
Apro la bocca. I miei canini, sono cresciuti, sono lunghissimi. Mi allontano dallo specchio, terrorizzata, e sbatto contro la porta.
"Juls! Juls, apri! Tutto ok??" Stiles è preoccupatissimo.
"Stiles, va via! Vattene!" La mia voce è più roca, e non riesco a parlare con questi denti. Striscio via dalla porta, in preda al dolore allucinante, e arrivo dall'altra parte del bagno gattonando, appoggiandomi a un armadietto. Il respiro si fa sempre più corto, e il dolore insopportabile. Perdo sangue dalle dita, dalla bocca, non riesco a vedere chiaramente, è come se intorno agli occhi ci fosse uno strano alone rosso che impedisce di mettere a fuoco bene.
"Juls!" Continua a battere alla porta, con colpi molto forti.
Ecco che la porta si spalanca, spinta da un grosso calcio.
Una figura in tuta nera e incappucciata è ferma sotto la porta.
"È ciò che facciamo" dice fissandomi con uno sguardo serio, un pò compiaciuto.
"Allison, ti preg-" non riesco nemmeno a finire di parlare, che lei impugna la sua balestra e scocca una delle sue frecce d'argento, che mi arriva dritta nel mezzo del petto.
Mi sollevo di colpo.
Sono a letto, nel mio letto, completamente fradicia di sudore. La sveglia fa quel rumore assordante, vorrei scaraventarla a terra. Dalla finestra accanto al letto entra molta luce. Sono le 6:30.
Era un sogno. Solo un sogno. Allison, Allison mi aveva.. Non ci voglio credere.
Mi butto in avanti, affondando la faccia nelle mani e strofinandomi gli occhi.
Ho davvero bisogno di farmi una doccia. Scappo in bagno, mi lavo, e con ancora l'asciugamano in testa scendo a fare colazione. Zio Chris non c'è, come aveva detto ieri sera. Era da Derek, a discutere del piano per.. Ah, già. Stasera. Mi blocco nel bel mezzo della cucina, non appena realizzo che cosa sarebbe dovuto accadere. Non ci voglio pensare, non finché.. Beh.. Sono ancora me stessa.
Mi riempio una tazza di latte, ci metto un po' di cereali, e mi trasferisco sul divano per vedere un po' di tv, prima di iniziare a prepararmi per scuola. 
Lascio i capelli sciolti, non li ho fatti lisci come al solito, oggi sono mossi alle punte. Mi infilo i jeans con ancora lo spazzolino in bocca, cercando di non cadere come il pezzo di legno che sono. 
Metto una canotta e una giacca di jeans, un paio di anfibi e una collana con un ciondolo strano, l'unico ricordo che ho di mio padre. Nulla di troppo pretenzioso, anche se secondo Lydia potrei provare a mettere una gonna ogni tanto.
Forse, un giorno.
Un filo di trucco, prendo lo zaino e esco di casa. Entro in macchina, la mia piccola city car nera, metto in moto e arrivo a scuola.
Sembra tutto così normale, per ora.

Scendo dalla macchina e mi avvio verso l'entrata, dove vengo raggiunta da Lydia, che mi prende sotto braccio.
"Buon giorno, bellezza!"
"Buon giorno a te, splendore!" Dico sorridendo.
"Allora.." Eccolo. Il tono di voce. Quel tono che non volevo sentire oggi. Il tono da 'cosa ha intenzione di fare oggi che sarà il tuo ultimo giorno da persona normale?'.
"Lydia, so cosa stai per dire. E la risposta è 'niente'" ho l'aria scocciata, ma cerco in ogni modo di non sembrarlo. È solo che non voglio che l'atteggiamento degli altri nei miei confronti cambi.
"Beh, allora non ti dirò che avevo in programma di andare a rifarti il guardaroba con i soldi che mi ha regalato papà.." Dice allontanandosi, quasi offesa.
La prendo per un braccio "Sai che ti adoro, vero?" dico scherzando.
"Ok, ti perdono, ma solo perchè.." 'Perchè i tuoi miserabili giorni da umana sono finiti' i miei occhi sembrano captare questo.
"Beh perchè ti voglio bene. Quindi, niente scuse, non accetterò un ‘no’ come risposta. Appena uscite da scuola, sei mia"
"Sissignora!" Dico portandomi la mano alla fronte come i militari. Metto un braccio sulla sua spalla e andiamo verso i nostri armadietti, che sono ai lati opposti del corridoio, ma corrispondenti.
Ci stacchiamo per aprire le ante, e dal mio armadietto cade un bigliettino piegato in due. Lo raccolgo, mi guardo alle spalle per controllare se fossi osservata, e leggo: "Raggiungimi nell'aula di spagnolo". Un sorriso mi si forma sul viso, ma continuo a tenere gli occhi bassi.
"Uhm, Lydia, mi sono ricordata di dover andare a parlare con un professore per.. Beh sai, i soliti problemi di iscrizione.. Ci vediamo.. ehm.. Ci vediamo a pranzo!" Dico chiudendo l’armadietto e  allontanandomi, camminando all'indietro, poi le mando un bacio volante e giro l'angolo. Dio, sono pessima a mentire. Corro dall'altra parte della scuola, finchè finalmente non raggiungo l'aula di spagnolo. Apro la porta, me la richiudo alle spalle, e mi appoggio alla cattedra per riprendere fiato. Non sono certo molto atletica, e si direbbe dal fatto che sto quasi per avere una crisi respiratoria.
"Sei ancora viva?" Dice una voce dietro di me. Mi volto. Era appoggiato al muro accanto alla porta.
"Uhm.. Quasi.. Spero.." Ho ancora il fiato corto.
Si avvicina a me a passi lenti.
"Sai, non penso che oggi dovremmo essere a scuola.." Mi dice serio e tremendamente elettrizzante.
"Ah, davvero?" Dico io, tentando di ricompormi. Non penso di essere così sexy dopo aver corso per 5 minuti ininterrottamente (penso sia il mio nuovo record, comunque). "Già" dice lui facendosi sempre più vicino.
"E sentiamo, mister party planner, cosa dovremmo fare oggi?"
"Beh.." È difronte a me, mi prende per i fianchi e mi gira completamente, facendomi appoggiare al bordo della cattedra, fino ad avere i nostri nasi a meno di un millimetro di distanza. Tutto intorno a me sparisce. È questo l'effetto che mi fa.
"Posso darti un'anticipazione, se vuoi".
Annuisco timidamente, fissandogli le labbra. Si avvicina ancora di più, mette le mani intorno al mio viso, e mi da un bacio lentissimo, perfetto, riesco a sentire perfettamente le sue labbra sulle mie, che si staccano a fatica, quasi volessero rimanere unite per sempre.
"Stiles.." Riesco a sussurrare io, ma lui mi interrompe.
"So già che Lydia ti rapirà a fine giornata, ma tranquilla, penso che per le cinque avremo finito.." Continua a sfiorarmi le labbra con le sue, ci cerchiamo, ma per qualche strana tortura non ci incontriamo.
".. Credo" dice sorridendo, mentre i miei occhi si perdono nei suoi, così perfetti. Mi prende per mano, e usciamo da scuola. Arriviamo alla sua macchina, lui mi apre lo sportello e mi fa salire, da vero cavaliere. Sale anche lui, mette in moto e ci avviamo verso casa sua. Nel tragitto lo guardo spesso. È così preso dalla strada, così concentrato. Ha lo sguardo quasi corrucciato. Il suo naso all'insù mi fa impazzire, è perfetto. Sente che lo sto guardando, e appoggia una mano sulla mia coscia, allungando un sorriso. Appoggio la mia mano sulla sua, e mi volto verso il finestrino, guardando il bosco intorno a noi.
Arriviamo a casa sua e lui apre frettolosamente la porta, corre su per le scale, spalanca la porta della sua camera, lo tiro dentro, richiude la porta con un calcio, e in due secondi siamo sul suo letto. È incredibile la velocità con cui ci siamo ritrovati lì, ma poco importa.
Butta tutti i cuscini per terra, si stende sopra di me, e inizia a baciarmi il collo freneticamente. Dio, sono al settimo cielo. Forse però dovremmo rallentare. Forse. Dovremmo? Mmh, purtroppo penso di sì. Voglio rallentare? Probabilmente no.
"Hey.. hey, abbiamo tutta la mattina ancora.." faccio fatica anche a parlare, non vorrei staccarmi da lui per nessuna ragione.
Si ferma e mi guarda negli occhi, un po' deluso e imbarazzato. Si solleva e si siede, appoggiando la schiena al muro.
"Uhm.. Uh okay.. Sì, hai.. Hai completamente ragione, scusa, io.."
Ma guardalo. È così desolato. Così.. Goffo. Ma in fondo è questo che mi piace di lui.
È strano, ma mi ritorna sempre in mente la prima volta che ci siamo visti, fu al reparto di polizia. Mi ero appena trasferita, e zio Chris parlava con lo sceriffo riguardo l'omicidio di mia madre. Si chiamava Sloan, Sloan Argent. Capelli biondo scuro, corti fino alle spalle, occhi marroni, un fisico impeccabile, e aveva il cuore più grande che si potesse immaginare. Non avrei mai potuto sospettare che la sua fosse una famiglia di cacciatori. So che suo padre, Gerard, amava la caccia, che aveva trasmesso questa passione ai suoi figli, ma non a lei. Era pacifica, amava divertirsi e odiava la violenza.
In ogni modo, zio Chris e lo sceriffo parlavano di come le indagini si stavano svolgendo, o probabilmente, alla luce dei fatti che conosco ora, di come insabbiare l'accaduto in modo da farlo sembrare l'ennesimo attacco di animale nei boschi. Ero seduta su una panca di legno, dietro il vetro coperto da persiane che ci separava dall'ufficio. Giocavo con l'elastico che avevo al polso, lo intrecciavo tra le dita, giusto per perdere tempo. Ero cupa, triste, e arrabbiata con il mondo. Non volevo avere contatti di nessuno tipo, con nessun essere vivente. Faccio così, quando sono giù di morale. Mi chiudo in me stessa
In realtà, lo faccio tante altre volte. Non direi di essere una persona socievole, anzi ho sempre fatto fatica a fare amicizia o a fidarmi di qualcuno
È strano, ma con Lydia, Scott e Kira avevo legato subito invece. Mi sento.. a casa, con loro. Riescono a farmi sentire amata. E poi beh, con Stiles.. con Stiles è tutta un’altra cosa. Con lui tutto il mio mondo scompare. Sto.. sì, sto bene.
In ogni modo, lui entrò, precipitandosi goffamente all'interno dell'ufficio dietro di me.
"Stiles, non è il momento" una voce aveva detto, sicuramente lo sceriffo.
"Ma papà, DEVO dirtelo, altrimenti sento che mi marcirà dentro!" Era il ragazzo che era appena entrato. Quindi il suo nome era Stiles. Ed era il figlio dello sceriffo Stilinski. Ma che razza di nome era Stiles Stilinski? Continuavo a ripetermelo così tante volte che iniziai a farci l'abitudine. Uscito fuori dall'ufficio con l'aria abbattuta, si appoggiò al banco delle denunce. Iniziò a guardarsi intorno, finchè non incontro il mio sguardo. Fui subito colpita da lui. Non era un ragazzo bellissimo, da modello in copertina, ma aveva qualcosa che mi attraeva incredibilmente. Mi sono sempre piaciuti i ragazzi strani, non nella norma. E lui di certo non smentiva la regola.
Distolsi subito lo sguardo, essendo ancora depressa per la morte di mia madre e per.. Beh, tutta la situazione che si era venuta a creare. O forse questa era solo una scusa per giustificare la mia infinita timidezza. Abbassai lo sguardo e continuai a giocare con l'elastico, sempre più velocemente, presa dal nervosismo.
"Fai che non mi abbia notato, fai che non mi abbia notato.." Mi ripetevo in testa. Ma può Juls Argent (sì, ho il cognome di mia madre, è stata una sua decisione dopo la prematura morte di mio padre. In realtà, non ho mai chiesto molto di mio padre, non essendo abituata alla sua presenza, ma mia madre ogni tanto mi parlava di lui), sfortunata com'è, ottenere ciò che spera? Direi di no.
Infatti, Stiles mi fissava, cercava di capire chi fossi. Ogni tanto facevo 'casualmente' passare un'occhiata su di lui, per vedere se mi stesse ancora scrutando. Che situazione imbarazzante. Non speravo altro che zio Chris uscisse da quella stramaledetta porta. Odio sentirmi osservata.
Probabilmente notò che lo avevo scoperto, e girò il collo frettolosamente, fingendo una naturalezza che però non riuscì a ottenere. Mi conosceva? Aveva capito chi fossi? Lo zio mi aveva detto che le voci in paese girano veloci, ma non pensavo che qualcuno sapesse chi fossi due giorni dopo il mio arrivo.
Finalmente Chris uscì dall'ufficio, strinse la mano allo sceriffo, al quale io feci un timido cenno di saluto, al quale lui rispose con un sorriso molto accogliente, e uscimmo dalla stazione, mentre io continuavo a voltarmi indietro per tentare di rivederlo ancora. Stiles. Che nome ridicolo.
Vengo distolta dai miei pensieri quando squilla il suo telefono. È un messaggio. Stiles lo legge, ma non risponde.
"Fammi indovinare.."
"Oh, andiamo-"
"Malia, vero?"
Silenzio tombale.
"Stiles, non me la prenderò se vi parlate, lo sai. Siete amici. Perchè siete solo amici.. – faccio una pausa, visibilmente preoccupata - .. vero?" La mia voce passava da 'quello che dico è così scontato che fa ridere' a 'ti prego dimmi che è come dico io'. Ciò che era accaduto tra lui e Malia qualche mese prima, nel bel mezzo del suo 'trauma da possessione', non era irrilevante, lo capisco. Capisco anche che ha significato qualcosa per entrambi. E probabilmente, il loro rapporto si è fatto più intimo con l'avanzare del tempo, ma voglio sperare che sia finita. Non per essere il suo unico e solo interesse, la luce della sua vita o cose così. È solo una questione di.. Rispetto. In me. In noi, se esiste ufficialmente. 
Stiles si volta verso di me, con la sua aria da cucciolo irresistibile.
"Hey, stai tranquilla, ok? Quello che è successo tra di noi.. È passato. Ora ci sei tu – ci guardiamo negli occhi, ma i miei sono sensibilmente tristi e preoccupati – e non potrei essere più contento di così". Mi aveva preso le mani, e intrecciava le sue dita alle mie. Ora siamo seduti sul letto, una di fronte all'altro. I nostri discorsi, fatti da battute pessime, commenti provocatori e stupidaggini si interrompevano ogni tanto in un intervallo, in cui ci guardiamo fissi. Non è più imbarazzante, come la prima volta. Ora è quasi naturale, e non penso ci sia cosa più bella.
Mettiamo in chiaro: non sono romantica. Odio tutte quelle smancerie. Odio il rosa, non mi piacciono gli unicorni e non ho una collezione di bambole di porcellana. Non sono così. Sono una femmina, questo è chiaro, è solo che tendo a non mostrarlo mai così tanto.
Ma con lui è diverso. Con lui sono diversa. Non mi dispiace guardarci per anche cinque minuti, non mi dispiace rimanere abbracciati per tanto tempo. Certo, la velocità con cui possiamo passare da una gara di rutti allo stare insieme a letto è incredibile. Ma questo è ciò che mi piace di noi.
Ok, prometto che ho finito con il monologo amoroso, giuro
Continuiamo a parlare del più e del meno, quando tocchiamo un tasto abbastanza dolente.
"Quindi.
Sai..
Mi chiedevo se hai mai..
Beh..
Se hai.." Mi dice lui con lo sguardo basso, a fissare le nostre mani.
"No, Stiles. Sono ancora vergine." Dico un pò imbarazzata. "E tu..  voglio dire.. sei..”
"Oh sì. Sì, totalmente, incredibilmente vergine. Puro come l'acqua" dice lui guardandosi intorno. Sta evitando il mio sguardo.
"Pensi che noi.. Voglio dire.. Potremmo mai.."
"Stiles.."
"Oh, oh, no, oddio, dio, scusami.. No no no, dimentica quello che ho detto. Gesù Cr.."
"Hey, hey! Calmo, va tutto bene. Non ti ho detto di no. È solo che stiamo insieme da così poco.. Voglio essere sicura di essere pronta, e che tu ti senta a tuo agio con me. Voglio essere sicura che facciamo la cosa giusta"
"Sì, lo so.. Dio, mi dispiac-" lo interrompo con un bacio.
La mattina prosegue così, quando verso il pomeriggio Lydia passa a prendermi da casa sua. La sua macchina bianca è fantastica, così elegante, così.. Lydia.
Bacio Stiles, esco da casa quasi delusa ed entro nella macchina. Lydia parte, e in due minuti siamo al centro commerciale.
Mi trascina da un negozio all'altro, mi costringe a comprare un sacco di abiti. È la sua terapia. Entriamo in un negozio di abiti da ballo, di quelli di raso e pieni di paiette (esattamente ciò che odio), perchè lei insiste a dire che nel mio armadio non può mancare un abito del genere. Come faccio a dirle di no?
Mi fa provare più o meno una decina di abiti, passando dal rosa shocking al verde smeraldo. I miei occhi però si posano su un abito color celestino chiarissimo, con un corpetto a impero bianco drappeggiato. Mi ero innamorata. Lydia mi manda subito in camerino a provarlo e obbedisco agli ordini, questa volta senza esitare.
Apro le tendine, appoggio l'abito su uno sgabello, le richiudo e mi sfilo subito l'abito che avevo addosso. Metto facendo estrema attenzione questo vestito stupendo, infilandolo dalle gambe per non rovinarlo. Una volta messo, mi alzo la zip laterale. Mentre la alzo, la testa inizia a girarmi. Sarà la stanchezza. Continuo ad alzarla a piccoli scatti. Beh, il dolore aumenta, ma è normale.
Uhm, sì. Dovrebbe essere normale. Penso. Wow, diventa bello forte. Forse è meglio sedermi.
Inizio a sudare freddo, la testa mi scoppia, mi stringo la fronte tra le mani. Lancio un verso di lamento. Sono quasi le stesse sensazioni.. sì, le stesse del sogno. Il dolore è insopportabile. No, non potrà mica essere.. dio, no. Ti prego. Alzo lo sguardo allo specchio difronte a me.
I.. I miei occhi.. Sono.. Sono dorati.. Sono.. Proprio come.. No, non è possibile. Strizzo gli occhi, e quando li riapro sono normali. Grazie a Dio. Doveva essere una specie di allucinazione. Maledetta prozia Jane.
Decido di sfilarmi il vestito di dosso e correre a casa per stendermi. La testa mi gira sempre più forte, mi sento debole, sempre di più, sento dolore ovunque, non ce la faccio più. Mi rivesto lentamente, data la mia debolezza, esco dal camerino, afferro Lydia e la porto fuori.
"Devi portarmi a casa. Non so cosa mi sta succedendo, ma ho bisogno di stendermi. E ho bisogno di Scott. Al più presto".
Corriamo a casa, mi appoggio su di lei per camminare, quando prima di aprire la porta con le mie chiavi, lo zio la spalanca, prendendomi in braccio e portandomi in camera mia. Non capisco nulla di ciò che mi accade intorno. Sto sudando molto. La testa mi gira fortissimo. 
Cosa mi sta succedendo?
Passano altri dieci minuti, e io sono ancora in queste condizioni. Sento solo le voci di Chris e Lydia. Sono confuse, non riesco a capire.. Vedo sfocato, sento come un peso su di me che non mi permette di muovermi. Vedo sempre di meno, fino a quando crollo, come in un sonno profondo.
"Juls?" È Lydia. Mi accarezza la fronte.
Apro gli occhi lentamente, sono stesa sul letto, nella mia camera. Sono sudatissima, e Lydia è seduta accanto a me, stringendomi una mano.
La testa mi fa malissimo,non riesco nemmeno a muovermi.
“Stai tranquilla, ok?” la voce di Lydia è terapeutica.
Mi volto lentamente, e distinguo sotto la porta Scott che mi guarda.
Si avvicina a me.
“Juls, come stai?
“Stiles.. dov.. dov’è Stiles?” riesco a fatica a sussurrare
“È da Deaton, Juls. Stai calma, è tutto ok” mi aveva preso l’altra mano. Di fronte al letto appare anche Kira. E dietro di lei Derek
C’erano tutti. Sono quasi felice. Certo, non di sentirmi in punto di morte, ma di vedere tutti quanti intorno a me. Non pensavo si sarebbero preoccupati tutti così tanto
Ci sono tutti, tranne Stiles.
.. e Malia. Sono andati insieme a parlare.
Non so cosa pensare, ma in questo momento non ho nemmeno la forza di pensarci.
Chris rimane sotto la porta, non si muove da lì. Mi fissa, però. Non stacca gli occhi. È visibilmente terrorizzato. Si allontana poi insieme a Derek. Gli “adulti”, insomma (anche se non sono sicura dell’età effettiva di Derek). In effetti sono sorpresa che Derek sia qui. Era così.. distaccato. Sin dal primo momento in cui mi ha vista, e ha saputo che eravamo imparentati.
Aveva detto “Altri parenti? A saperlo avrei organizzato una festa o qualcosa del genere. Grazie, ma non ho bisogno di una famiglia allargata”. Si percepisce subito che non gli vado molto a genio, ma poco male, in fondo nemmeno ci parliamo.
A rifletterci, sarei una mezza parente anche di Malia. Non che la cosa mi entusiasmi più di tanto.
Basta pensare, il dolore prende il sopravvento. Continuo a lamentarmi, ho delle forti fitte alla testa, sono quasi regolari.
Lydia e Scott si guardano, preoccupati.
“Juls, penso tu debba sapere..” mi dice Scott preoccupato.
“..cosa?” sussurro.
“Mentre eri svenuta, ti ho aperto le palpebre e i tuoi occhi..”
“Erano dorati, non è vero?”
“..come lo sai?” dice Lydia sconvolta.
“Perché l’ho sognato stanotte. E nel camerino, oggi, stavo per.. beh, sai..”
Tutti si voltano a guardarmi, increduli.
Stiles entra nella stanza di corsa, quasi inciampando sotto la porta, e si precipita a letto, scansando Scott e stringendomi la mano molto forte. “Juls, mio Dio, stai bene? Cosa è successo?”
Faccio un lieve sorriso, e tento di rispondergli il più serenamente possibile “Stai tranquillo. Sto bene, ok? Sto bene” e con tutta la forza che ho in corpo appoggio l’altra mia mano sulla sua, che tiene forte stretta le mie dita. Sorride anche lui.
Sento dei passi avvicinarsi, e sotto la porta appare Malia. Rimane lontana, un po’ indecisa e imbarazzata, poi si avvicina e mi chiede timidamente come sto.
Sorrido anche a lei, e credetemi se vi dico che con lei è molto raro. Non abbiamo mai avuto tutto questo gran rapporto, sin dall’inizio. Forse perché non abbiamo mai parlato, forse perché in realtà siamo simili, caratterialmente: timide, chiuse, preferiamo cavarcela da sole, e incontriamo un enorme difficolta a instaurare rapporti di alcun genere.
Mi dicono di dormire, di riposarmi in modo che la notte sarei stata in forze. Nonostante tutto, le mie abilità da cacciatrice erano richieste, trasformazione o meno.
La prima volta che avevo preso in mano un arma era stata dopo la morte di mia madre: Chris mi aveva rivelato le origini di Sloan, e di conseguenza le mie, e avevamo iniziato subito l’addestramento. Sapevo ormai come impugnare un arma, avevo affinato la mia mira e avevo persino imparato alcuni trucchi da cacciatrice. Chris mi aveva anche insegnato a usare l’arco e la balestra, ma ogni volta che le impugnavo mi salivano i brividi dietro la schiena. Era come sentire Allison lì, accanto a me, che aggiustava la mia postura, migliorava la posizione delle braccia, insomma, sembrava che fosse ancora con me. Eppure tutti insistevano che io usassi la balestra. Chris me ne aveva comprata una completamente argentata,e mi aveva allenato ore e ore ad usarla al meglio, e in effetti ero abbastanza brava. Ma non volevo prendere il posto di Allison. Non voglio essere lei, non voglio sostituirla, no, non posso.
Ho dormito per circa tre ore (penso sia il mio sport preferito, dormire), e al mio risveglio sto già molto meglio. Stiles è addormentato sulla poltrona all’angolo della stanza, con la bocca spalancata. Che idiota.
Riesco ad alzarmi,lo raggiungo e lui si sveglia di colpo.
“Eh?? Che c’è?? Chi è??” inizia a sbraitare.
“Calmo, sono io” dico ridendo.
“Stai meglio?” mi chiede premuroso.
“Sì, sto meglio. Sto.. sto bene. In ogni modo.. cosa.. ehm.. cosa ti ha detto Deaton?” non sono sicura di voler sentirmelo dire, a dire il vero. Sono terribilmente spaventata.
“Oh, ehm.. ha.. ha detto che prima che la luna sia, sai, al culmine, devi ingerire dello strozzalupo, così si potrà tentare di bloccare la trasformazione”. Non mi guarda negli occhi. È più terrorizzato di me.
Mi siedo per terra, difronte a lui.
“Funzionerà?”
“Deaton dice che al 90% funzionerà”“E.. e quel 10%?”
“Non voglio nemmeno pensarci” affonda il suo viso nelle mani, e si massaggia le tempie.
“Ha detto che ciò che ti è accaduto non è altro che il corpo che si prepara alla trasformazione. In pratica, sei pronta..” si massaggia la fronte, sempre più forte, poi si alza di scatto e tira un calcio alla poltrona, facendola cadere all’indietro. Mi alzo alla vista di un gesto così pieno di rabbia. Non lo avevo mai visto così.
Si porta le mani alla faccia, fa un respiro profondo, poi si avvicina a me e mi abbraccia forte.
“Mi dispiace.. scusami, non volevo.. Dio, perdonami..” lo stringo forte a me.
“Ti prometto che non succederà niente. E se accadrà ti giuro che nulla cambierà tra di noi. Ma tu devi promettermi che farai qualsiasi cosa per rimanere vivo, stanotte. Qualsiasi cosa” gli dico prendendogli il viso tra le mani.
Lui annuisce, e mi abbraccia di nuovo.
“Uhm, scusatemi.. ehm.. oh dio, Scott vuole che scendiate” Malia era appena entrata nella mia stanza, ed era paralizzata dall’imbarazzo, un po’ come me. Io e Stiles ci stacchiamo immediatamente, e mi porto la mano dietro la nuca, vergognandomi tremendamente. Non proprio difronte a lei, diamine.
“Arriviamo” dice Stiles, e Malia si dilegua.
Scendo lentamente le scale, essendo ancora un po’ debole, e tutti ci aspettano in salotto, seduti ai divani e alle poltrone, con una mappa del bosco di Beacon Hills, con tracciati i percorsi di strada battuta, i fiumi, le colline, tutto. Era piena di segni, linee, numeri. Stavano discutendo dell’attacco.
Scott era così cambiato dalla morte di All. Era più combattivo, più determinato, più Alfa. Ma non perdeva mai, e dico mai, il suo obbiettivo: mantenere tutti in vita. Stavolta, nessun eroe doveva cadere. Non se lo sarebbe mai perdonato.
Passiamo un’altra ora a trattare ogni dettagli dell’attacco, e secondo il piano Kira sarebbe dovuta venire con me dal lato Est del bosco, portando con se lo strozzalupo. Essendo un kitsune, lo strozzalupo non l’avrebbe ferita in alcun modo. Aveva fissato il timer per le 23:17, ovvero un minuto prima del culmine della luna piena, e mi avrebbe legata a un albero forzandomi a ingerire quei diamine di fiori. Le catene erano una precauzione in caso mi fossi.. trasformata. Wow, fa così strano pensarla come una vera e propria possibilità.
Sono le 21:00, tutti sono a casa a prepararsi. Afferro la balestra, le freccie, i coltelli, le pistole elettriche e le sistemo addosso a me. Coltelli negli stivali, pistola appositamente posta in una specie di “porta pistola” elettricamente isolato per sicurezza, balestra in mano e freccie pronte dietro la schiena.
“Vestitevi di scuro, la Loba non vi deve vedere nel buio”.
È incredibile dover pensare a cosa mettersi in occasioni come queste. Come richiesto mi vesto completamente di nero, e i capelli scuri aiutano la “mimetizzazione nella notte”.
È tutto così drammaticamente triste. Questa potrebbe essere la mia ultima notte da umana. Le mie ultime ore. La mia vita cambierà radicalmente. I miei affetti, i miei sentimenti. Tutti cambiati.
Penso anche a mia madre. E improvvisamente le mie preoccupazioni svaniscono. Sto andando a combattere, a combattere contro un mostro. Il mostro che ha ucciso mia madre, che ha distrutto la mia famiglia, la mia vita. Ha distrutto me.
Lo farò per lei. Per Sloan.
Passo a prendere Kira da casa, con la mia macchina. Ci avviciniamo alla nostra postazione nel bosco, dal lato del fiume. Ci mettiamo dietro a un albero. Ormai sono le 22:30. Tutti sono al loro posto. Stiles ci avrebbe raggiunto di lì a poco, non avevo capito ancora bene il motivo. Forse per controllare che l’ “esperimento” sia andato a buon fine. Forse perché Scott in fondo, sapeva cosa voleva dire veder scivolare tra le mani la persona più cara che si ha, e non voleva questo per il suo migliore amico.
Stiles arriva 30 minuti più tardi, sono le 23 passate.
“Uhm Kira, potresti.. sai..” dice Stiles nervoso.
“Oh, certo, non ci avevo pensato, scusatemi”. Kira quando è nervosa parla velocemente, ma è adorabile.
“Allora..” dico io..
“Allora..” risponde lui. E tutto così buio intorno.
“Ci siamo” non riescoa guardarlo, sento che scoppierò a piangere.
“Ci siamo..” nemmeno lui mi guarda.
I nostri sguardi si incrociano. Come la prima volta che ci siamo visti, per caso. Veniamo rapiti l’una dall’altro.
Non ci diamo nemmeno il tempo di pensare, ci saltiamo addosso e ci baciamo. È un bacio triste. Sembra un bacio d’addio. Nessuno di noi sapeva come questa serata sarebbe finita, e non sapere faceva più male che sapere.
Non vogliamo staccarci, ma dobbiamo. Rimaniamo vicini, a occhi chiusi.
“Devi rimanere vivo. Promettimelo” dico mentre una lacrima mi riga la guancia.
“Solo se tu mi prometti che domani potrò vederti, sana e viva. Licantropo o non.” gli trema la voce.
Annuisco, prima di baciarlo di nuovo. Rimaniamo abbracciati, quando Kira, cupa e triste ci interrompe.
“Ragazzi, interrompervi è l’ultima cosa che vorrei ma..”
“Tranquilla Kira, va bene” dico asciugandomi la guancia con la manica della felpa nera.
Mi avvicino all’albero, mi faccio legare strettissima da Kira, mentre Stiles, a qualche metro di distanza mi guarda fisso, con le braccia conserte.
Kira esce dal suo zaino una boccetta piena di una strana polvere viola. Eccola, l’arma che mi avrebbe salvato la vita. Forse.
Controlla l’orario. 23:16. Ci siamo.
Apre la boccetta e si avvicina a me, attenta a non far cadere il contenuto. Procede  a passi lenti, e questa cosa mi uccide ancora di più.
Un colpo sordo si sente da dietro Kira. Si volta, e io riesco a guardare dietro di lei.
“STILES!” urlo terrorizzata. Stiles è a terra, svenuto. Il cuore inizia a battere forte.
Kira si guarda intorno a scatti, cercando di capire chi avesse colpito Stiles, ma non vede nessuno. Una figura nera passa velocemente dietro di lei, e anche lei con un suono sordo cade a terra, svenuta.
Il cuore va sempre più veloce, sono terrorizzata. Che succede?
“Chi c’è??
CHI SEI??”
Urlo senza controllo.
Eccoli, i sintomi di oggi pomeriggio: sudore, mal di testa, battiti velocissimi, e inizio a sentire il sapore del sangue in bocca.
“JULS!” Scott, da lontano, corre contro di me, è terrorizzato.
“PRENDI LO STROZZALUPO!” mi urla più forte che può. Ok, mi devo liberare, devo prendere la boccetta che è caduta a terra. In testa ho troppi pensieri, la Loba, mia madre, Stiles, Kira, Scott, Allison, lo strozzalupo.
Non riesco a liberarmi, non.. non posso. Inizio a piangere mentre tento di togliermi le catene, e la rabbia mi pervade.
Devo farcela. L’ho promesso a tutti. Devo liberarmi.
22:17. La sveglia del telefono di Kira, caduto a terra suona. La luna è al culmine. Per liberarmi devo.. devo farlo. Non devo respingerlo. Devo trovare un modo per prendere quel dannato strozzalupo.
Tutti i miei pensieri, tutta la rabbia, riesco a incanalare tutto in una forza disumana, mai provata prima.
Riesco finalmente a rompere le catene e mi butto sulla boccetta, che però sparisce improvvisamente, portata via da quella maledetta ombra. Scott è poco lontano da me ormai, corre ancora disperatamente, quando viene bloccato da qualcosa. È lui, è la figura scura. Non lo riesco a distunguere, e come coperto da qualcosa. Mette il braccio intorno al suo collo, mentre lui tenta di liberarsi per non soffocare. La figura scura estrae la boccetta e versa il contenuto dentro la bocca di Scott. Sta soffocando, ha ingerito strozzalupo mentre era trasformato.
“SCOTT!” urlo in preda al panico prima di vederlo cadere a terra.
Stiles si riprende, si rende conto della situazione e corre da Scott.
Ma ecco di nuovo i sintomi. Sta accadendo. I canini si allungano, sento il sangue in bocca,dalle mani escono gli artigli, perdo sangue a grosse goccie. Sento dei peli fuori uscire in prossimità delle orecchiè, lungo tutto il viso, mi fa malissimo, il dolore aumenta sempre di più, riesco solo a pensare a quanto sto soffrendo, ho caldo, non respiro. Cado in ginocchio, esausta e torturata, lanciando un urlo di dolore. Stiles lo sente, e si avvicina correndo.
Mi volto di scatto verso di lui.
“STAI LONTANO!” lui si ferma di colpo, spaventato a morte, e indietreggia.
Mi specchio nel telefono di Kira, ancora per terra.
I miei occhi sono dorati, ho peli ovunque, sono un mostro. Sono diventata il mostro che ha ucciso mia madre.
È troppo tardi.



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Allora? Che ne pensate? Ci ho messo davvero tanto, tanto impegno, e devo ammettere di esserne abbastanza orgogliosa.
E' strano, ma penso di aver trovato la canzone ideale per l'ultima parte della storia, subito dopo che Juls si riprende dallo svenimento. Si chiama "Beautiful Nightmare", di Skylar Grey. La ascoltavo mentre scrivevo, e mi ha dato tutta l'ispirazione necessaria per concludere il capitolo.
Spero questa storia vi piaccia quanto sta piacendo a me scriverla.
Fatemi sapere che ne pensate, mi raccomando.
Un abbraccio, S.

Ah, ho anche creato le prime "scene" di Juls, sta a voi capire quali siano. Ditemi se vi piacciono, mi raccomando ;)


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Capitolo 3
*** Gravestones ***





Cerco di realizzare dove sono: sono stesa, l’aria è fredda sulla pelle bagnata di sudore, e nella bocca impastata sento ancora il sapore ferreo del sangue. Apro con fatica gli occhi, appesantiti come da blocchi di cemento. Metto a fuoco ciò che vedo dalla mia posizione: il tetto giallino, il lampadario azzurro..lo conosco.. ma certo: è quello che ho comprato da ebay la settimana scorsa. È la mia stanza. Apro completamente gli occhi, e cercando di muovere la testa per vedere intorno a me, un lampo di dolore attraersa velocemente il collo fino ad arrivare ai lati della fronte. Come con una scossa elettrica, lancio un lamento veloce e intenso, suscitando la reazione di chi è intorno a me. Ritorno a non capire più nulla, vedo sfocato e mi gira la testa. Qualcuno corre a mettermi una mano dietro il collo e una sulla fronte.
Apro lentamente gli occhi e tento di mettere a fuoco: è Stiles. Riesco a concentrarmi solo su una piccola porzione di spazio, mentre tutto intorno è sfocato. Il mio sguardo si sposta confusamente, passando dalle sopracciglia corrucciate , al naso, alla bocca, che così insicura, mi fa un piccolo sorriso.
“Stiles..” riesco a mala pena a pronunciare. Mi manca il fiato e la lingua è troppo debole per formare delle parole.
“Ssh ssh, non fare sforzi di nessun tipo” gli occhi ruotano nella direzione opposta a Stiles, che è piegato su di me, accarezzandomi la fronte. Chris è sotto la porta, con le braccia incrociate, che mi fissa. Sulla poltrona c’è Lydia, e ai suoi piedi Kira, entrambe addormentate. Scott è ai piedi del letto ed ha un’espressione preoccupata, come se mi stesse studiando. Voglio muovermi, voglio alzarmi.
Qualcosa però me lo impedisce, sono come bloccata. Abbasso lo sguardo: ai polsi e alle caviglie ho dei lacci, legati molto stretti. Ci sono macchie di sangue ovunque, i vestiti sono a tratti strappati, sporchi di terra e fango. Le mani sono insanguinate in corrispondenza delle unghie. Cosa è successo? Perché sono legata? Entro in uno stato di panico, gli occhi diventano improvvisamente super vigili, iniziano a guardare senza controllo ovunque intorno a loro, il cuore inizia ad accelerare molto velocemente, il respiro si fa corto, alzo il busto cercando di liberarmi da questi maledetti lacci, che sono più stretti di quanto pensassi. Guardo Chris e poi Stiles, con disperata. Liberatemi, maledizione!
Chris si precipita al letto, spingendomi le spalle verso il basso per farmi stendere, mentre Stiles mi prende le mani con la sua solita dolcezza, cercando di mantenermi calma.
“Mi dite cosa sta succedendo??” riesco a dire, anche con un tono di voce abbastanza alto. Da dove ho preso questa forza?
“Chris ti ha sparato un potente sedativo, questa notte, nel bosco” dice Scott. Si è messo le mani in tasca, e mi guarda serio e cupo. Sembra quasi arrabbiato. “Ti abbiamo portato qui, ancora addormentata e ti abbiamo bloccata”. Nonostante la forza di Chris nel tenermi ferma, tento in ogni modo di alzarmi. Lydia e Kira mi avranno sentita urlare, sono sveglie e sono ai lati del letto, ad aiutare a tenermi ferma.
“Durante la notte ti svegliavi di colpo, in preda alla rabbia, tipica della prima trasformazione, e hai tentato in ogni modo di liberarti, ma ogni volta ti abbiamo iniettato il sedativo. Hai tentato di mordere chiunque. Eri.. come impazzita. Non mai visto una furia così”. Ha lo sguardo fisso sui lacci ai miei polsi, non riesce nemmeno a guardarmi. Devo aver fatto qualcosa di grave. Ho fatto del male a qualcuno?
Devo calmarmi. Prendo un respiro profondo, chiudo gli occhi e cerco di regolare i battiti cardiaci. Inspiro dal naso e espiro dalla bocca. Ci sono. Apro gli occhi.
“Quanto tempo ancora devo stare così?” chiedo a Chris.
“Ancora una mezz'ora. Devo essere sicuro che i tuoi valori siano completamente nella norma”. Lo sguardo di prima, quello freddo e distaccato, diventa più dolce quando mi parla. Faccio un lieve sorriso e annuisco.
“Ehm.. pensate di.. di poterci lasciare sole?” Lydia dice guardando Chris, il quale risponde con un piccolo cenno, per poi guardare Stiles e Scott e uscire. Non appena la porta si chiude, Lydia mi toglie di fretta quei lacci e mi aiuta ad alzarmi. Si siede accanto a me, ci guardiamo per un istante e ci abbracciamo. Sono terrorizzata. “Devo smetterla di svegliarmi circondata da persone” dico cercando di rompere il ghiaccio, e lei accenna una risata.
“Cosa diamine ho fatto stanotte?” chiedo, ancora attaccata a lei, mentre i miei occhi diventano lucidi.
Si stacca e mi prende le mani, tutte di sangue. Non le importa nulla di sporcare la gonna a fiori che tanto le piace. Mi vuole bene, e Dio solo sa quando io ne voglio a lei.
Ha lo sguardo triste, di chi sta per comunicare a qualcuno che ha una qualche malattia.
“Questa notte.. dopo aver visto Stiles subito dopo esserti trasformata sei scappate nel cuore del bosco. Non appena Kira e Scott si sono ripresi ti hanno cercata. Ti hanno trovata pronta ad attaccare un ragazzo che si era allontanato dal suo gruppo di campeggio. Gli stavi saltando addosso, e Scott ti ha buttata a terra. Lo hai spinto via, e sei scappata verso la città. Ti hanno persa per circa un’ora, e ti hanno trovata nel cimitero. Hai distrutto la lapide di .. –fa una pausa, guardando verso il basso, incredula anche lei delle parole che sta pronunciando – di Allison. Ti stavi per avventare su quella di tua madre. Chris ti aveva seguito con la macchina, ed è lì che ti ha sparato. Sei caduta proprio sulla sua tomba. Ti ha raccolta e  ti ha portata qui. E la Loba.. non è apparsa per niente. Eravamo così sicuri..”
Continua a esprimere il suo stupore per non aver visto l’essere a cui stiamo dando la caccia, ma ho lo sguardo perso nel vuoto mentre parla, cercando di raccogliere qualche ricordo, completamente distrutta e persa a sentire le sue parole.
“Ho.. distrutto la tomba di Allison” dico interrompendola, mentre una lacrima scorre sulla guancia. Mi porto una mano sulla bocca, per soffocare il pianto. Inizio a tremare. No, non All. Mi alzo di scatto e vado a farmi una doccia. Entro, metto l’acqua molto fredda, data la mia temperatura interiore abbastanza alta. Mi appoggio a una parete della doccia. Sono un mostro, un fottuto mostro. Ho distrutto la lapide di Allison. La mia All. Come posso perdonare me stessa per un atto del genere? Come farò a farmi vedere in faccia da Scott dopo aver distrutto l’unica cosa materia che gli rimaneva della ragazza che ha amato di più in tutta la sua vita. Mia madre.. stavo per distruggere anche la sua. La tomba di Sloan.
Urlo. Sfogo tutta la mia rabbia, sperando di essere coperta dal rumore dell’acqua che colpisce il pavimento freddo della doccia. Tiro un pugno alla parete di marmo dietro di me, dove si forma un’incavatura in corrispondenza della mia mano, dalla quale partono delle piccole crepe. Le nocche sono insanguinate, ma guariscono velocemente, e il sangue viene pulito dall'acqua corrente. Non posso nemmeno farmi del male. Basta, devo stare calma, per il bene di tutti. Basta rabbia, nervosismo, ora devo solo concentrarmi sul bene degli altri.
Esco, raccolgo dei vestiti a caso, asciugo i capelli molto velocemente e torno in camera. Lydia è ancora seduta sul mio letto, con le lacrime agli occhi.
La sollevo e la abbraccio. Devo averla spaventata a morte, e per giunta ho anche distrutto la lapide della sua migliore amica.
“Mi dispiace.. Dio, Lydia, scusami..” sono davvero un mostro. Lei mi stringe ancora più forte, mentre singhiozza silenziosamente. Mi stacco, stringendole le braccia. “Ascoltami, devo andare al cimitero. Devo sistemare le cose. Vuoi venire con me?” non so se avrebbe voluto. Tornare da Allison le metteva tanta tristezza, e non volevo vederla stare male. Ma lei annui, mentre con le dita si asciugava le lacrime.
“Ok, allora. Prendo il telefono e andiamo”
“Oh, già, il tuo telefono.. deve esserti caduto nel bosco, ma quando ti abbiamo trovata non lo avevi più con te”. Perfetto, ho anche perso il telefono.
“Non fa nulla allora”. Ci avviciniamo alla porta, ma prima di aprirla mi fermo.
“C’è, ehm, c’è una cosa che vorrei fare” dico senza voltarmi. Lydia mi guarda con aria interrogativa. Mi avvicino alla finestra, esco sul tetto sottostante e salto, atterrando senza nemmeno un graffio, e con una grazia che non ho mai avuto. Davvero, mai. Mi alzo, e guardo verso la mia stanza, dove Lydia si è affacciata.
“Come hai fatto?” è incredibilmente stupita.
“Beh, credo siano i vantaggi di essere un mostro. Allora, vieni?”
Lydia mi guarda sorridendo e abbassa lo sguardo, con gli occhi leggermente lucidi. “Penso che prenderò le scale” mi dice prima di allontanarsi dalla finestra.
La aspetto vicino alla mia macchina. Non voglio parlare con nessuno se non con lei. Non appena sento la porta aprirsi entro. Da dietro a Lydia escono tutti gli altri, sorpresi del fatto che stia già uscendo dopo tutto ciò che è accaduto. Probabilmente hanno ragione. Lydia entra in macchina, mentre gli altri si avvicinano. Mi volto giusto in tempo per incrociare lo sguardo di Stiles, sconvolto, poi parto, a velocità molto elevata. Ho dei riflessi elevatissimi, un altro dettaglio che non mi è mai appartenuto. Sì, prima di trasformarmi ero fisicamente imbarazzante: qualcosa di buono lo ha fatto alla fine, questa trasformazione. Il cimitero è abbastanza lontano da casa mia, quindi Lydia coglie l’occasione per parlarmi.
“Sai ehm.. al cimitero..”
“Dove mi avete trovata?”
“Sì, ehm, lì.. non ti ha trovata Chris”.
Chi avrebbe potuto essere?
“È stata.. è stata Malia. Ti ha inseguita dal momento in cui hai scaraventato via Scott, fino al cimitero. Chris l’ha vista correre e l’ha inseguita, ero in macchina con lui. Ti ha spinta a terra, ti ha bloccata in tempo prima che tu distruggessi la lapide di tua madre, ed è lì che Chris ti ha sparata. Ti ha salvata lei dal fare il danno dal quale non ti saresti mai perdonata”.
Malia. Perché aiutarmi? Non abbiamo mai avuto questo gran rapporto. Non riesco a crederci. Anzi, non riesco nemmeno a immaginarlo. Beh, ci penserò dopo.
Siamo arrivate al cimitero, parcheggio e scendiamo velocemente. Corriamo alla tomba di Allison, che è ancora in pezzi. Lydia rimane dietro di me, mentre io mi avvicino lentamente, fissando i pezzi di pietra sparsi a terra insieme ai vasi rotti e ai fiori coperti di polvere.
Se ci penso, ancora non riesco a credere che l’abbiano.. che non ci sia più. No, non riesco a dire quella frase.
La mia All, l’unica cosa positiva in tutta la mia vita. La mia confidente, la mia consigliera. Era sorprendente come con una telefonata riuscisse a risollevarti l’umore. E ancora più sorprendente era che mentre parlava al telefono era sempre alle prese con una quale missione contro il soprannaturale, e soprattutto come riuscisse a far sembrare che tutto nella sua vita fosse calmo e normale. Era forte, bella, coraggiosa e buona. In un certo senso sono contenta che sia.. che se ne sia andata in questo modo: combattendo per il bene dei suoi amici, della sua famiglia, di tutto coloro che le stavano intorno. È morta facendo quello che le riesce meglio: prendersi cura di chi ama.
E poi arrivo io, in preda a una qualche follia animale, e distruggo la sua lapide. Quale strano essere maligno dentro di me mi aveva portata qui? E quale pessimo intento aveva di farmi distruggere una delle poche cose che mi sia rimasta della mia migliore amica? Sì, la mia migliore amica.
-Oh, andiamo, non la solita storia della ragazzina asociale che si trasferisce e trova gli amici di una vita- lo so, vi sento, sapete? A San Francisco non ho mai avuto fortuna nelle amicizie, sin da quando ero piccola: le altre bambine mi usavano da schiavetta, e, più grandi, venivo spesso e volentieri lasciata sola e cercata all'occasione. Il fatto è che io avevo amici, è solo che io non ero mai per loro ciò che loro erano per me.
E quindi passavo ore e ore al telefono con lei, parlando di qualsiasi cosa ci passasse per la testa. Potevo urlare, piangere, ridere, potevo fare tutto con lei. Certo, via telefono, ma questo non cambiava il rapporto stupendo che avevamo. Sono un anno più piccola di lei, eppure il mio sogno è sempre stato quello di diventare come All. Bella, intelligente, coraggiosa.
Guardateci ora. Lei, due metri sotto terra, coperta da terra e pietra infranta, e io in ginocchio sulla tomba, in lacrime, chiedendomi il perché di tutto questo. Non posso pensare che non sentirò più la sua voce, non rideremo più, non la potrò più abbracciare forte a Natale, o il giorno del mio compleanno. Lei non c’è più, non tornerà più.
Mi piego sulle ginocchia, affondando il viso nelle mani. Inizio a singhiozzare, mentre nella mente mi passano tutti i nostri momenti insieme, le passeggiate quando lei ancora viveva a San Francisco,  le feste passate insieme, tutto. Le lacrime sono tante, troppe. Riempiono le mani come fa un fiume in piena, non riesco a controllarle.
Lydia corre verso di me, si inginocchia anche lei e mi abbraccia da dietro, appoggiando la sua testa sulla mia spalla. Come fa a non piangere? A non essere distrutta? Forse avrà pianto tutte le lacrime che aveva, forse avrà passato tutte queste notti a piangere. Forse ha sofferto più di quanto il suo corpo permettesse. Il mio di corpo, invece, è più masochista: non sembra avere un limite alla sofferenza. Ricordo ancora quando la mattina alle 4 zio Chris chiamò la mamma. Sentii il telefono squillare, e mia madre correre per rispondere. Mi alzai dal letto, ancora mezza addormentata, e raggiunsi mia madre. Quando entrai nella sua stanza era in piedi, con una mano a mantenersi la fronte, mentre con l’altra teneva il telefono. Tremava, le mancava il respiro, e aveva lo sguardo fisso nel vuoto. Corsi subito da lei, le misi un braccio intorno alla schiena e lei si aggrappò a me, mentre le sue gambe cedevano. Da telefono sentivo zio Chris che gridava il suo nome, preoccupato dal fatto che lei non riuscisse più a parlare. “Arriviamo” disse prima di chiudere la chiamata. “Cosa è successo? Mamma?” non parlava, era traumatizzata. “Mamma??” ero preoccupatissima. Si voltò a guardarmi, non trovava le parole. “Tesoro..” mi strinse a se, appoggiando la mia testa sul suo petto. “Mamma, dimmi cosa è successo” mi prese il viso tra le mani, aveva le guance bagnate dalle lacrime.
“Tesoro, Allison è morta” disse con la voce rotta. Ricordo di aver spalancato gli occhi, come trafitta da una lama. “No, no no!” ripetevo. “È uno scherzo? Mamma non mi piacciono gli scherzi. Mamma.. mamma!” mi strinse di nuovo a lei. Soffocavo. Non avevo nemmeno la forza di piangere, ma le lacrime arrivarono senza fatica. Urlai. Urlai tanto quella notte. In quel momento, una parte di me se n’era andata, e non sarebbe mai tornata indietro.
Prendemmo il necessario e scappammo a Beacon Hills. Quando arrivammo, Allison era ancora in ospedale per gli ultimi controlli, mentre i ragazzi erano impegnati alla centrale di polizia. Zio Chris era in ospedale, in attesa di vedere la sua bambina. La mamma gli corse incontro, lo abbraccio, ed entrambi scoppiarono in lacrime. Si stringevano forte, sembrava quasi si facessero male. Quando Chris mi vide in fondo al corridoio, stanca e con gli occhi rossi, completamente sconvolta, mi corse incontro e mi abbracciò. Sapeva e sa quanto Allison fosse importante per me. La notte passò in attesa che autopsie e controlli vari finissero. La polizia lo classificò come omicidio compiuto da soggetto non identificato. Chi avrebbe potuto spiegare che dei maledetti spiriti giapponesi la avevano trafitta?
Il giorno dopo ci fu il funerale. La avevano vestita come piaceva a lei: una gonna, degli stivaletti e un maglioncino. Sembrava addormentata, bella come al solito. Tutto intorno, i suoi amici, che però non volevo guardare. Ero così concentrata su ciò che era successo che nulla intorno a me valeva di più. Ricordo solo di aver visto Scott, passare davanti alla bara, e poi scoppiare in lacrime. Il ragazzo di cui tanto mi parlava, eccolo, distrutto in migliaia di pezzi.
Mi rialzo, aiutata da Lydia, mi asciugo le lacrime, raccolgo i fiori che ripulisco per quanto posso e li posiziono sulla terra, lontani dai pezzi di pietra rotta. Erano delle margherite, i suoi fiori preferiti. Ci allontaniamo, entrambe, dirette verso la tomba di mia madre, che le avevo chiesto di vedere. Ci vado spesso, e, cosa abbastanza inquietante, parlo con lei. Sì, parlo con Sloan: mi confido, mi sfogo, le racconto la mia giornata. Chissà quante persone mi hanno preso per pazza, ma non mi importava. Certo, in altre occasioni sì, non mi fa onore, ma mi importa di ciò che la gente pensa di me, essendo abituata ad essere giudicata in tutti i modi sin dalla mia infanzia. Ma con lei no, non mi importava. La sua tomba non dista molto, dato  che gli Argent sono tutti vicini.
Arriviamo, e rimango colpita. Qualcuno aveva disegnato un simbolo sulla lapide di mia madre. Un simbolo strano, a tre code. Più o  meno così:
Era stato disegnato con del rosso. Mi avvicino, e il mio naso riconosce l’odore: sangue. È  il primo odore che il mio naso da licantropo ha avuto modo di conoscere per bene. Qualcuno aveva marchiato la tomba di mia madre con del sangue. Cosa vorrebbe significare? E soprattutto, chi è stato?
Lydia e io scrutiamo bene quel simbolo, quando siamo interrotte da due uomini in divisa da poliziotto. “Scusate, ragazze, ma dovete allontanarvi da qui, sono in corso delle indagini”
“Che indagini?” chiede Lydia.
“Non posso parlarvene mi dispiace. Ora per cortesia, spostatevi da questa tomba”
“Agente” interrompo io “in qualche modo, in queste ‘indagini’ è coinvolta la tomba di mia madre, ho il diritto di sapere. Quindi, non ce ne andremo finché non ci avrà detto cosa sta succedendo”. L’uomo ci guarda con espressione infastidita, ma alla fine cede.
“È stato trovato un cadavere nel bosco, poche ore fa. Il cadavere di un campeggiatore, che si era allontanato dai suoi amici. Gli hanno staccato la testa, e a quanto pare, quello che state osservando su questa tomba è il suo sangue” io e Lydia ci guardiamo sconvolte. Era il ragazzino che ho tentato di uccidere questa notte. “Ora dovete proprio andarvene” ci dice l’agente spingendoci dalle spalle. Entriamo in macchina, e prima di partire facciamo mente locale.
“Qualcuno ha ucciso il ragazzo che stavo per uccidere io stanotte. Quel ragazzo è morto.”
“E considerando che questa persona ha utilizzato il suo sangue per ‘marchiare’ la tomba di tua madre, penso che chi è stato, lo abbia fatto come.. come una consegna. Lo ha fatto per te, ha fatto ciò che volevi fare tu e poi ti ha dato la conferma del suo atto con quel simbolo..”
“O con la sua firma..” la interrompo. “Dobbiamo andare da Derek.” Accelero e parto, ci vuole solo qualche minuto per arrivare al suo loft. Scendiamo dalla macchina e di corsa saliamo le scale che portano all'enorme porta del suo locale semi abbandonato. Entriamo, e come al solito insieme a lui c’è Peter, sempre presente per punzecchiarlo, giudicarlo e fare commenti sarcastici su qualsiasi cosa gli accada intorno. Davanti a me, Lydia entra per prima. “Cosa significa questo simbolo?”
“Buongiorno a te, principessa” dice Peter dalla sua poltrona posta in un angolo scuro del loft, giusto per essere inquietante quanto basta.
“Non abbiamo tempo per gli scherzi? Cosa significa?” dice Lydia agitando in mano un foglietto su cui aveva disegnato il simbolo sulla tomba di mia madre. Derek si sposta dal tavolo, su cui era appoggiata la mappa del bosco, la stessa usata da Scott la sera prima. Prende il foglietto in mano e percorre il disegno con il dito, tentando di capire cosa potesse significare. “È un’altra forma di triscele. C’è quella degli alfa, c’è la mia, e c’è anche questa”
“Un branco, quindi” dice una voce femminile proveniente da dietro di noi. Malia era sbucata da non so dove, e aveva sentito la nostra conversazione. Mi sorride, e io le rispondo allo stesso modo. “Oh, bene, altri amichetti con cui giocare. Fantastico” dice Peter chiudendo gli occhi e appoggiando la testa sullo schienale della poltrona.
“Un altro branco?” dice Lydia voltandosi verso Derek. Ci raggiunge anche Malia, che si mette accanto a me.
“Forse. So cos'è, ma non so se appartenga a un branco né che branco sia” Derek alza lo sguardo dal foglietto, e guarda dritto a me. “Dove lo avete trovato?”
“Al cimitero. Andiamo, posso portare te e Malia” dico voltandomi verso Malia. Non avevamo mai parlato davvero in questi mesi.
“Beh, grazie dell’invito, ma preferisco stare qui a godermi il silenzio” la sua voce inizia a dare davvero fastidio.
“Nessuno ti ha invitato, Peter” dice Lydia. L’odio che lei prova nei suoi confronti è enorme. ‘Sono la scintilla che ha acceso il tuo fuoco, tesoro’. Sì, ma a quale prezzo? Ogni tanto provo a pensare come deve sentirsi, una banshee. Voglio dire, sentire le voci di migliaia di morti, ritrovarsi in luoghi sconosciuti senza sapere come ci si è arrivati, per altro trovando puntualmente cadaveri. Deve essere estremamente inquietante, specialmente per una ragazza solare come Lydia.
Usciamo e ritorniamo al cimitero, dove la tomba di mia madre era stata circondata da un nastro giallo. Derek, dopo essersi assicurato che nessuno ci stesse guardando, passa sotto il nastro e si avvicina al simbolo, annusandolo e toccandolo, mentre Lydia gli spiega a quando risale e le teorie che avevamo formulato in macchina. Mi volto, e noto che Malia è sparita. Devo trovarla.
Deve essere da sua madre e sua sorella.. o quelle che credeva essere sua madre e sua sorella. Il suo cognome, prima di scoprire di essere una Hale, era Tate, quindi mi aggiro alla ricerca della zona dei Tate. Non sembra, ma questo cimitero è incredibilmente grande. È proprio vero che Beacon Hills cela un lato tetro, pieno di morte: ci sono tantissime tombe, la maggior parte di persone che non superano i trenta.
Eccola: anche lei, come me poco tempo fa, inginocchiata sulla tomba di sua sorella, sulla cui lapide è appoggiato il suo bambolotto preferito, uno di quelli senza capelli, occhi che sembrano di vetro eccetera.
Accarezza i fiori, e sorride ogni volta che posa gli occhi sulla foto. Per sbaglio calpesto una foglia secca, che, facendo rumore, fa voltare Malia.
“Oh, ehm, scusa, non volevo disturbarti, stavo solo..” dico indicando dietro di me, facendo qualche passo all'indietro. Lei mi fa un accenno di sorriso, e ritorna a concentrarsi su sua sorella.
Devo dirglielo. Coraggio, Juls, non ti mangerà o altro. Chiudo gli occhi, prendo un respiro e mi avvicino di un paio di passi.
“In realtà..” si gira verso di me “volevo chiederti una cosa”
“Cosa?” non sembra affatto innervosita dalla mia interruzione, per fortuna.
Inspiro dal naso. Perché sono così nervosa?
“Perché  mi hai salvata? Intendo, sai, ieri notte.” ok, sono visibilmente a disagio.
Sorride, abbassando lo sguardo, per poi ritornare su di me.
“Sai, ho passato sette anni sotto forma di coyote, e in questi sette anni non ho fatto altro che pensare a me, o a mia sorella. Ho pensato che aiutare qualcuno mi avrebbe fatta sentire meglio, per una volta.” Si alza in piedi, sbattendosi i pantaloni con le mani per togliere la terra. “E in effetti, mi ha fatta sentire bene.”
“Sì, ma perché io? Scott era stato appena sbattuto non so dove, e Kira si doveva ancora riprendere del tutto. Stiles non so nemmeno dove sia stato. C’erano tante altre persone da aiutare, ma tu hai voluto impedire che distruggessi anche la tomba di mia madre. Perché tutto questo?” non capisco.
“Come penso tu già sappia, ho ucciso io la mia famiglia, e so fin troppo bene che tipo di rimorso si possa provare dopo un atto del genere. È una sensazione orribile, un dolore permanente, viscerale, che ti logora tutto il tempo. Non volevo che tu commettessi lo stesso errore, anche se in misura minore.”
Mentre parla mi sorride. Devo ammettere che è una ragazza migliore di quello che mi aspettassi, e di sicuro non pensavo a lei come una ragazza così torturata dai sensi di colpa.
“Sai, Juls, vedo molto di me in te, cioè, alcuni aspetti di me che però sono anche in te..” si ferma, si è imbrogliata con le parole. Ridiamo entrambe. Ci guardiamo.
“Sai, Malia, devo dire che ti ho immaginata in modi peggiori. Cioè, non che ti abbia mai immaginata in maniera così brutta da.. oddio, ok, fammi riprendere” scoppiamo entrambe a ridere. Siamo entrambe imbranate nel parlare: almeno qualcosa in comune. Beh, apparte il fatto di non avere una famiglia, certo.
“Forse dovremmo andare, Lydia e Derek ci staranno aspettando” dice lei. Annuisco e ci incamminiamo insieme verso la tomba di mia madre. Non era esattamente un bel posto per fare amicizia, il cimitero, ma di certo mi aveva permesso di scoprire un lato di Malia che andava oltre il ‘è andata a letto con il mio quasiragazzo’.
Riaccompagniamo Derek e Malia al loft, porto Lydia a casa e finalmente posso tornare nel mio let.. forse è meglio il divano. Arrivo a casa, esco le chiavi dalla tasca del giubbotto di jeans e apro la porta. Ad aspettarmi, in salotto, Chris e Stiles, che si alzano subito non appena sentono la porta chiudersi.
“Come stai? Tutto bene? Ti gira ancora la testa?” Stiles è preoccupatissimo, e mi mantiene da dietro la schiena, come se avesse ancora paura che io cada. Chris rimane a qualche metro di distanza, lasciando che Stiles si occupi di me.
“Hey, sto bene, rilassati. Da quanto tempo non dormi?”
“Uh, ehm.. questa.. stanotte non ho dormito, ho fatto il turno con Lydia e Kira. Ma non fa nulla, io..”
“Devi immediatamente tornare a casa, farti una dormita molto lunga, e poi parleremo di cosa è accaduto, ok?” gli do un bacio sulla guancia “Ora, dritto a letto!” mi sorride, mi prende da dietro la schiena e mi bacia. Mi mancava questa ‘tranquillità’. Questa giornata mi è sembrata la più lunga della mia vita, dopo tutto quello che è successo. Stiles è andato via, e io mi avvicino al salotto. Chris è sotto l’arco che porta in cucina, gli passo accanto e gli do una pacca sulla spalla. Finalmente posso mettermi sul divano e staccare un po’.
“Ehm, Juls, c’è.. c’è un pacco, per te” dice zio Chris prende prende del gelato dal frigo. Mi porta la vaschetta insieme a un cucchiaino. “Se questo pacco non è il gelato, non mi interessa” dico scherzando.
“Juls” è serio, e mi guarda da sopra il divano. Prende un respiro ed esce un pacchetto azzurro con fiocco bianco dal cassetto del mobile vicino alla tv. Me lo porge. “è arrivato stanotte, meno di un ora dopo che ti abbiamo portata qui. C’era un bigliettino per me, diceva solo tu potevi aprire il pacchetto, nessun altro.” Riempio il cucchiaio di gelato e metto la vaschetta via per un secondo, mentre mi allungo per prendere questo pacchetto. Tolgo il nastro e apro la scatola: dentro c’era il mio telefono, con lo schermo graffiato e con una spaccatura che attraversava tutta la sua lunghezza. Premo il tasto centrale, sotto il touch-screen: funziona ancora.
“1 nuovo messaggio” appare scritto sullo schermo. Lo apro: è di un numero privato.
“Non c’è di che.
p.s.: gira il telefono.”
Giro delicatamente il cellulare, e dietro trovo un simbolo inciso.
Lo stesso simbolo presente sulla tomba di mia madre.
“Non c’è di che.”
È lui.
È l’assassino del ragazzo. Lydia aveva ragione, lo ha ucciso per me. Che razza di malato mentale aveva potuto compiere un atto del genere? Quale mente contorta aveva programmato tutto ciò?
“Cosa diavolo è quel simbolo?” dice Chris strappandomi il telefono dalle mani.
Mi siedo per bene sul divano.
“Chris” gli dico cosciente di quanto spaventosa e inquietante sia ciò che gli sto per dire.
“Dobbiamo parlare”.




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Spazio autrice:
Bam! Sorpresi? Chi sarà questo killer maniaco? Vi piace? Vi annoia? Vorreste qualcosa di diverso?
Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione, se vi va.
Un abbraccio forte, S.
p.s.: scusate il ritardo per questo capitolo, ma la scuola mi ha mangiata viva.  .. E ho creato la copertina ufficiale di Halfblood! Che ne pensate?? 

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Capitolo 4
*** Broken Glass ***



BROKEN GLASS


È passata una settimana da quando ho trovato quel simbolo sulla lapide di mia madre, e non ci sono stati risvolti importanti. Chris è impegnato con Derek, con il quale a quanto ho capito ha stretto in particolar modo rispetto al passato, ad elaborare teorie e soluzioni al problema della loba, ma è anche seriamente intenzionato a scoprire la provenienza e il significato della triscele sulla tomba di sua sorella. Come dargli torto?
Ho usato 130 dollari del conto per la mia università per far rifare la tomba di All. Tutti avevano insistito per fare una colletta, ma il senso di colpa mi logorava, e non avrei accettato soluzioni diverse dalla mia. Ogni notte, quando ci penso, mi agito: una notte, mi sentii così male che fui probabilmente sul punto di trasformarmi di nuovo.
Con Malia va tutto inspiegabilmente bene. Dopo quell’imbarazzante conversazione al cimitero siamo leggermente più unite: parliamo, certo non sempre, quando capita l’occasione, stiamo da Kira a mangiare pizza tutte insieme, e in più, siamo in un progetto di letteratura insieme. A quanto so, seguirà i corsi come tutti noi, anche se con qualche difficoltà. È decisa a recuperare quanto può, aiutata da tutti noi. Stiamo cercando di inserirla, di farla adattare, anche se io ero e continuo a essere un po’ diffidente, chiamatelo sesto senso. Chissà, magari col tempo passerà. Comunque, dicevo, siamo in questo progetto insieme, e una volta a settimana è a casa mia, a fare ricerche sull’argomento del giorno. Oggi pomeriggio verrà da me, dobbiamo fare una ricerca su usi e costumi francesi dopo la rivoluzione industriale, e come è già successo le ultime due volte, farò tutto io mentre lei giocherà con i suoi artigli, i suoi nuovi giocattoli. È ancora una bambina, in realtà, e Stiles la sta aiutando molto ultimamente: passano molto tempo insieme, cerca di insegnarle che le regole del regno animale non si applicano alla vita da umano, che certi istinti vanno frenati, che non si può dire tutto, o almeno non ad alta voce. Non posso dire di non essere disturbata dalla quantità di pomeriggi che passano insieme, ma so che lo sta facendo per una buona causa, e come al solito è sempre disponibile ad aiutare gli altri. Sono orgogliosa di lui, e per quanto posso, tenterò di aiutarla anche io.
Malia entra nella stanza, butta lo zaino verso la scrivania e si abbandona sul letto.
“Casa tua puzza” dice fissando il soffitto, senza nessun rimorso.
“Come dici?” mi giro con la sedia, facendo finta di non aver sentito.
“Ho detto, casa tua puzza. Ed è grave, perché casa mia era una tana scavata sotto un masso” dice lei ancora impassibile.
“Sai, questa è una di quelle cose che non dovresti dire” dico cercando di nascondere una punta di offesa.
Si rialza e si mette seduta “Ieri sono stata con Stiles tutto il pomeriggio, sai?”
Mi volto verso la scrivania, facendo finta di organizzare gli appunti, cercando di sembrare del tutto disinteressata. “Oh, davvero?”
 “Mh-mh”.
“E cosa.. cosa avete fatto tutto il pomeriggio?” dico mordendo il labbro inferiore, sfogandomi sulle carte difronte a me.
“Oh, il solito, sai, mi aiuta in varie situazioni..”
Beh, buon per lei.
“..poi arrivata la sera, abbiamo visto un film in camera sua”.
Un film.
La sera.
In camera sua.
Inspiro dal naso, espiro lentamente dalla bocca e mi giro verso di lei.
“Davvero? Un film? Che cosa carina.” Ho un sorriso forzato, ma lei,ingenua com’è non se ne accorgerà mai.
“Sì, un horror. Beh, lui lo ha definito ‘splatter’, penso voglia dire uno di quei film che ti portano al mal di stomaco” faccio una smorfia di finto interesse. “.. Ecco perché a metà film è andato a vomitare”.
Sorrido. È così.. Stiles.
In effetti, perché starci  male? Ha passato una serata con Malia, e allora?
Mi fido di lui. Non ho motivi per stare male.
“Beh, che dici, iniziamo a lavorare?” dico dopo aver preso un bel respiro, forzandomi di dimenticare ciò che mi ha appena detto.
“Oh, Juls, io..”
“Ok, ok. Faccio io” come previsto.
“Grazie” dice venendomi a dare un bacio sulla guancia, per poi scendere le scale. Probabilmente si sta intrufolando nel frigo, come la settimana scorsa. Maledizione.
Mi alzo per seguirla, quando inciampo su qualcosa. Tipicamente da me. Controlla su cosa sia caduta, e vedo il telefono di Malia, caduto dal suo zaino. Lo raccolgo, per controllare di non averlo rotto. Sembra tutto apposto, accendo lo schermo per vedere che funzioni.
Bene, funziona. Noto il suo sfondo.
Una foto di lei.. e Stiles. Lei gli sta baciando una guancia, e lui sta scattando la foto, con un sorriso a 32 denti.
Fisso lo schermo, non riesco a trovare le parole.
Stavo per farlo. Lo avrei fatto davvero? Non lo so.
Oppure sì? Purtroppo sì.
Sblocco lo schermo, che come prevedevo era senza codice. Apro la galleria immagini. Scorro dalle prime, foto strane, forse fatte per testare la fotocamera. Poi eccole. 5, 10, 20, 50. Foto con Stiles. In camera sua, a scuola, in giro. Abbracciati, con faccie strane, mentre camminano, mentre vedono un film.
Io e Stiles non usciamo molto spesso, e abbiamo visto un film solo una volta, obbligati da Lydia. E tra l’altro c’era anche lei.
Di certo non ci facciamo foto, o almeno, lui dice che non gli piacciono così tanto.
Con lei sembra così spensierato. Così.. felice.
In effetti, non siamo una coppia vera e propria: ci baciamo, passiamo il tempo necessario insieme, ma nient’altro. Sto iniziando a riflettere, e non voglio. È quando rifletto che faccio cose di cui mi pento puntualmente.
Forse è meglio lasciar perdere, lasciar andare le cose come devono andare.
Purtroppo, non penso sarà più come prima.
Appoggio il telefono dove lo avevo trovato, e scendo le scale per fermare quella ingenua bambina chiusa nel corpo di una ragazza.
Il pomeriggio continua come previsto, e dopo aver cenato insieme, lei torna a casa. Torno nella mia camera, esco dalla finestra e mi stendo sul tetto, come faccio ogni sera da quando sono qui. Fa abbastanza caldo da poterlo fare tutto l’anno, quindi perché no? Mi aiuta a pensare, a rilassarmi, a staccare.
Fisso la luna, che ora è a metà. Ogni sera è lì, a ricordarmi cosa sono diventata e cosa sarò per sempre. È come se mi dicesse “hey, vedi? Manca poco, tra una settimana sarà piena! Ti stai preparando alla trasformazione? Perché sei lì a fissarmi e a non fare niente?”.
Il telefono nella mia tasca vibra. Lo tiro fuori, un messaggio di Stiles.
“Com’è andata con Malia?”
Si preoccupa dei progressi di Malia. Nulla di strano, se non fosse che è il suo primo messaggio da due giorni. Ieri pensavo non fosse nulla di preoccupante, voglio dire, con tutto quello che succede a Beacon Hills è normale che un giorno qualcuno dimentichi di avere il telefono. Il secondo giorno pure, anche se un po’ più raramente. Ma il tempo di scrivere lo ha trovato. Peccato che lo ha usato per chiedermi di Malia.
Ultimamente non stiamo più tanto tempo insieme, lo sento più distante. Forse è preso dalla situazione della Loba. Non so, sono confusa. So solo che le cose sono diverse. E sono diverse da quando i suoi incontri con Malia si sono evidentemente ‘intensificati’.
Ok, fermi tutti. Sto facendo la.. gelosa? No, non sono così. Non voglio e non posso esserlo. Sarebbe un problema in più di cui non ho davvero bisogno. E poi no, Stiles non è il tipo di ragazzo che se la farebbe con due persone contemporaneamente.
Giusto?
È passata una settimana, e con Stiles sempre meno contatti. È anche in parte colpa mia: manca una settimana alla luna piena, e sto passando molto tempo con Scott ad allenarmi, a imparare a controllarmi. Con mia grande sorpresa, anche Derek viene molto spesso ad aiutarmi, anche se non mi è chiaro il motivo. Che sia istinto di solidarietà tra Hale? Sapete, a volte dimentico di avere parte del DNA appartenente agli Hale.
Ed è ancora più strano sapere che l’altra parte è Argent. Infatti, Chris ha insistito perché imparassi le tecniche da cacciatrice, per potermi difendere al 100 % in qualsiasi situazione. Quindi sì, sei giorni a settimana sto buttata una volta nel loft di derek, una volta nel seminterrato di casa mia, tra freccie, pistole, artigli e occhi brillanti. Inutile dire quanto mi senta costantemente esausta. In compenso, so come scoccare una freccia, la mia mira migliora di giorno in giorno e sto iniziando a capire come gestire alcuni aspetti dell’essere un licantropo: riesco a ‘comandare’ gli artigli, so come incanalare la rabbia per ottenere la giusta forza. Insomma, sto imparando come difendermi, e con ciò ne deriva una fiducia in me stessa sempre maggiore. Sento finalmente di avere il controllo di qualcosa, da dopo la morte di mia madre. Sto lentamente uscendo dal caos in cui ho vissuto per molto tempo, e, pensavo che non lo avrei mai detto, ma devo ringraziare la mia trasformazione.
“Allora, ‘matricola’, non so qui per perdere tempo. Ti sei allenata come ho detto?” Derek è appoggiato al tavolo dietro la finestra, mi parla mentre apro la porta. “Certo, ho fatto tutto ciò che tu e..” vengo scaraventata a terra da Scott, sbucato non so da dove. “I reflessi sono ancora pessimi” dice Derek, allungando un sorriso. Scott è difronte a me, leggermente incurvato, con le dita tese a mostrare gli artigli e lo sguardo basso. Alza il volto lentamente, mostrando i suoi occhi rossi brillanti, e ulula forte, riuscendo nell’intento di terrorizzarmi. Ok, devo riprendermi. Mi tolgo la tracolla di dosso, mi alzo, prendo un bel respiro, chiudo gli occhi, mi concentro e quando li riapro riesco a sentirli brillare. Butto le mani in avanti, facendo uscire gli artigli, e mi scaravento contro Scott, che mi schiva e mi spinge per terra, di nuovo, col petto rivolto a terra. Mi volto verso l’alto, tento di rialzarmi ma Scott mi tiene ancora ferma a terra.
“Juls, sai fare di meglio!” non vuole farmi del male, i suoi occhi sono dispiaciuti. Preferisce farsi fare del male che vedermi annientata in quel modo.
“Andiamo! Fai uscire la forza!” sta praticamente urlando, ma si vede che vuole aiutarmi.
Si stacca da me, si allontana e mi fissa. Il suo respiro si fa più veloce, sempre di più, quando inizia a corrermi incontro. Stavolta, però, non ho paura. Mi incurvo, sento i canini allungarsi, i pelli spuntarmi ai lati del viso, il respiro farsi sempre più corto, il battito cardiaco sempre più veloce. Anche la mia vista sta cambiando: vedo tutto in ombre di rosso, e trovo subito gli occhi brillanti di Scott infondo alla stanza. Il mio petto si alza e si abbassa sempre più velocemente, a ritmo del mio respiro, il cuore è impazzito. Sento la rabbia viscerale salirmi dalla bocca dello stomaco fino al cervello. Inizio a ringhiare a tempo del respiro, aumentando sempre di più l’intensità. Scott è sempre più vicino, muove il braccio per graffiarmi. Lo blocco, con una freddezza spaventosa, con ancora lo sguardo basso. Alzo il viso e gli ringhio in faccia. Mi sorride.
“Ora ci divertiamo” dice lui, impedito dai canini affilati, visibilmente soddisfatto.
Lo spingo via, e approfitto della distanza per prendere la rincorsa, saltare e graffiargli lo stomaco, mentre è ancora a terra, atterrando dietro di lui, in perfetto equilibrio sul ginocchio. Mi alzo immediatamente, schivo un graffio in faccia abbassandomi e gli tiro un calcio sulle gambe, facendolo tornare a terra. Mi piego su di lui, gli blocco un braccio con una mano e con l’altra la testa, premendola contro il pavimento.
“Basta così” dice Derek ancora appoggiato al tavolo. Mi alzo e sento i peli, gli artigli e i canini ritirarsi. Gli occhi però, sono ancora dorati. Aiuto Scott a rialzarsi, tirandolo per le mani.
“Stai facendo progressi!” abbassa lo sguardo sulla maglietta strappata in corrispondenza delle mie dita, sporca di sangue, ma con la pelle completamente intatta. “Enormi progressi” rialza il viso, sorridendomi.
Sono molto orgogliosa di me, ma come al solito, Derek è lì pronto per buttarti giù.
“L’energia c’è, la tecnica è scarsa e approssimativa. Ho visto poco, ma potevi fare di più”. Ha le braccia incrociate, lo sguardo serio e corrucciato, come al solito.
Mi fa piacere, però, sentire queste parole. O almeno, sentire DELLE parole: alcune volte non commentava nemmeno, tanto era pessima la mia situazione. Le tre ore successive passarono tra lotta e consigli, e come al solito volarono. Scott si propose di accompagnarmi a casa con la sua moto, come faceva le volte in cui ero completamente distrutta. Negli ultimi tempi, però, lo faceva di sua spontanea volontà, anche se ero illesa. Io accettavo volentieri tutte le volte: abbiamo stretto molto, a scuola è sempre vicino a me, mi appoggia in tutto ciò che dico. È come se.. mi proteggesse.
Penso sia per Allison. Una volta invece di chiamarmi Juls mi disse All, per poi iniziare a scusarsi all’infinito. Il mio cuore cedette per un istante. Posso solo immaginare il suo dolore. Forse è proprio questa la ragione che lo spinge ad essere così protettivo, a trattarmi come se fossi una sorella minore, specialmente negli ultimi tempi dato che mi fa da tutor.
Non vuole perdermi. E di certo io non voglio perdere né lui, né Lydia, né Chris. Sono le mie ancore, in questo periodo.
Arrivata a casa, trovo Stiles sotto la porta ad aspettarmi. Scendo dalla moto di Scott, mi sfilo il casco, lo ringrazio del passaggio e lui mi abbraccia, come suo solito. Scott fa un saluto con la mano in alto a Stiles, al quale lui risponde con un cenno e un sorriso. Lo saluto mentre se ne va sulla sua moto, e mi avvicino alla porta di casa.
“Dove sei stata? Ti chiamo da ore.”
“Stai calmo! Sono stata da Derek, ad allenarmi, e Scott si è offerto di darmi un passaggio” dico infilando le chiavi nella serratura.
“Beh ho visto” c’era una punta di amarezza nella sua voce.
Mi volto verso di lui con aria turbata da come mi parla, mentre apro la porta e entriamo. Chris, come al solito, non c’è. Probabilmente impegnato nelle sue ricerche.
Saliamo le scale e entriamo in camera mia. Mi butto sulla poltrona, sfinita da tre ore di allenamento. Stiles si siede sul letto, e inizia a tormentarsi le mani, segno tipico del suo nervosismo.
“Noi.. ehm.. noi dobbiamo parlare” dice guardando verso il basso.
“Eh okay”. Parlare? Perché dobbiamo parlare?
“Dimmi” mi siedo composta, visibilmente preoccupata dalle sue parole.
“Mio.. mio padre.. siamo distanti. Troppo. Penso mi stia nascondendo qualcosa.”
“Oh Dio.. Cosa pensi che sia?”
“Non ne ho idea..” si porta una mano sulla fronte, massaggiandosi l’attaccatura dei capelli per poi tornare a intrecciare le dita.
“Posso fare qualcosa per.. sai, aiutare?” so quanto sia importante per lui suo padre, e se posso fare qualcosa per entrambi non esiterò a farlo.
“Juls, non è questo il punto..” si gira verso di me. Lo guardo con aria interrogativa, non comprendendo ciò che intende.
“Vedi.. penso che.. Oh, mio Dio, pensavo fosse più semplice.”
“Hey” mi alzo dalla poltrona e mi siedo accanto a lui, mettendogli una mano sulla spalla, tentando di dargli forza. “Che succede?”
Non riesce a guardarmi in faccia.
“Stiles” gli prendo il volto da sotto il mento, e lo giro verso di me.
“Che cos’hai?” mi sta facendo stare male, maledizione.
Mi sposta la mano dal mento, e la ripone sulla mia gamba.
“Dobbiamo rompere” dice ad occhi chiusi.
Sento già le lacrime negli occhi, mi allontano da lui.
“Come rompere? Cosa.. Perché?” tutta la forza uscita meno di mezz’ora fa sembra sparita. Mi sento malissimo.
“Okay, ascoltami. Non hai fatto nulla, non è accaduto nulla tra di noi. È solo che.. ho.. bisogno di concentrarmi su mio padre. È molto importante per me, e lo sai” Mi alzo e gli do le spalle, per non fargli vedere la lacrima che lentamente solcava il mio viso. Lo sento alzarsi dietro di me, mi prende per un braccio e tenta di girarmi, ma io mi libero dalla presa e torno a dargli le spalle.
“Juls, sai che quello che provo per te.. quello che abbiamo.. non cambierà mai. Ti voglio infinitamente bene, e lo sai. Non cambierà nulla tra di noi, okay? Hey” si mette difronte a me, e mette le mani sulle mie spalle.
Ho lo sguardo basso, non voglio vederlo. So benissimo che non si tratta di suo padre. Voglio solo.. voglio solo che sparisca.
“Vattene” sussurro.
“Juls, ti prego-“ lo interrompo “ho tetto che te ne devi andare” dico con voce più ferma.
“Non dire così, sai che io-“
“VATTENE VIA!” avevo uscito gli artigli, i canini e gli occhi da.. mostro. Stiles balza indietro, terrorizzato, e senza staccare gli occhi da me, camminando all’indietro, si avvicina alla porta. “Mi.. mi dispiace.. Non voglio..” balbetta sotto la porta. Mi guarda un’ultima volta, poi, arreso, sparisce al piano di sotto.
Mi rendo conto di cosa ho fatto solo dopo che sento la porta di casa chiudersi. Cosa ho fatto? Ho usato il mio lato peggiore contro la persona a cui tengo di più in assoluto. Che razza di essere rivoltante sono?
Presa dalla rabbia, tiro un pugno allo specchio, facendolo cadere a terra in mille pezzi. Soffocata dalle lacrime, gli artigli scompaiono, come anche i denti affilati e le iridi dorate. Scoppio in un pianto silenzioso, appoggiata al bordo del letto, circondata da migliaia di pezzi di vetro rotto, con le nocche sane ma ancora insanguinate.
La porta di casa si apre, e un suono di tacchi si fa sempre più vicino.
“Hey, splendore, ho portato il DVD di-“ Lydia è sotto la porta, con una busta in mano e la borsa nell’altra. È vero, avevo dimenticato che stasera avremmo dovuto vedere un film. “Oh mio Dio”. Scioccata, guarda tutto il vetro rotto per terra, per poi abbandonare borsa e busta per terra e correre da me. Sposta i taglienti pezzi di specchio e si inginocchia accanto a me e mi stringe a sé, mentre io continuo a piangere senza sosta e col fiato corto. “Shhhh, hey, shhh, non piangere”.
Avevo appena perso la cosa più cara che avevo, e l’avevo mandata via nel peggiore dei modi:
con il mio lato assassino.




*****************************

Salve a tutti! Scusatemi davvero per l'infinito ritardo del quarto capitolo, spero di aver soddisfatto l'attesa per lo meno!
Cosa ne pensate di ciò che è accaduto? Avete critiche di qualsiasi genere? Fatemelo sapere in un messaggio privato o in una recensione, come al solito.
Ringrazio chi mi segue con tanto, tanto amore, e ci vediamo al prossimo capitolo!
Un bacio enorme, la vostra S.

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Capitolo 5
*** The Lair ***





“Odio Chimica” dico sfogliando le pagine del libro del professor Hault, rendendomi conto della mole di argomenti da studiare.
“È solo perché non riesci ad apprezzarla” Lydia, stesa sul mio letto, non stacca gli occhi dal suo quaderno di appunti, che subito dopo chiude  e mette via. “Sai, stavo pensando al fatto che lo scorso mese, la Loba non ci abbia attaccati. Ne eravamo così convinti..” è assorta nei suoi pensieri mentre parla, capisco che non riesce davvero a darsi una spiegazione plausibile. “Possiamo ritenerci fortunati comunque. O almeno, per me è stato un bene” dico sottintendendo la mia trasformazione.

“Non c’erano nemmeno i Calaveras, e a loro piace essere sempre presenti. Intendo molto, molto presenti” mi fa notare Lydia. In effetti è strano, le poche volte che abbiamo parlato con questi cacciatori sembravano seriamente impegnati a trovare questo essere, costi quel che costi. Hanno detto anche chiaramente che avrebbero ucciso uno di noi se ci fossimo messi sulla loro strada. Dicono di averla vista, di sapere bene come è fatta, ma che per un qualche strano motivo, esce solo durante una notte di luna piena, probabilmente perché al massimo delle sue forze. Sappiamo che si tratta di un mutaforma, una donna, ma non abbiamo ancora bene in mente che tipo di mutaforma sia, o meglio, in cosa si trasformi. Nonostante i Calaveras la chiamino la Loba, non pensiamo si tratti di un semplice licantropo. Per quanto ne so io, dato che sono arrivata qui a Beacon Hills un po’ dopo la sua prima apparizione, non ha mai attaccato direttamente qualcuno. Sembra una fuggitiva, una nomade, che per qualche motivo, si è sentita attirata a Beacon Hills. Un po’ come tutti gli esseri maligni a quanto pare. “Forse la Loba non ci ha attaccato proprio perché non c’erano i Calaveras” dico a Lydia, che guarda fissa davanti a se, impegnata a pensare.

“Hai ragione. Forse vuole divertirsi, e non le bastiamo noi” dice Lydia rigirandosi una penna tra le dita.

Sospiro, soffocata dall’angoscia. “Sai, Chris ha trovato delle novità riguardo ilsimbolo sulla tomba di mia madre” Lydia esce dal suo stato di trance, portando la sua attenzione a me. “Ha chiesto aiuto allo sceriffo Stilinski, che quando ha saputo cosa è accaduto è stato più che felice di poter aiutare. Hanno fatto delle ricerche, e hanno scoperto che questo simbolo è stato ritrovato su molte altre tombe nel paese” Lydia, stupita, sgrana gli occhi. “E non è nemmeno questo il dettaglio inquietante” dico con una finta soddisfazione. “Le tombe su cui il simbolo è stato trovato appartengono a parenti stretti di assassini. Ma non assassini normali: tutti quelli che sono riusciti ad arrestare sono persone malate, tipo cannibali o persone che credono di essere animali. Eeeeeee non è finita qui”
“Gli altri simboli sono tracciati con il fango” dice Lydia ritornando nella sue freddezza originale.

Mi giro di scatto verso di lei, confusa. “Come.. come fai a saperlo?”

“Perché l’ho visto” mi guarda.
“L’ho sognato stanotte.”

“Cosa? Cosa hai visto?” sono agitata, il suo parlare da Banshee è preoccupante.

“Ho visto un omicidio. Una ragazza, più o meno della nostra età, era nel cortile della sua scuola, di notte, con un’amica. L’aveva portata lì, al buio, con la scusa di una scommessa. Ha iniziato a morderla, staccandole pezzi di pelle con i denti. Dopo qualche minuto, la ragazza era morta, e l’assassina era scappata. L’unica cosa che ho visto dopo era questa ragazza, inginocchiata su una tomba, che guardava la triscele dipinta con del fango”. Parla con una calma inquietante.

“È solo che non capisco perché col fango, mentre con te si trattava di sangue di quel povero ragazzo..” si sta tormentando alla ricerca di una spiegazione.
Alzo la testa, illuminata da un ipotesi.

“Perché io non sono riuscita a ucciderlo” Lydia si volta verso di me. “Lo ha ucciso lui per me, e quello era un modo per farmelo sapere”.

“Ti avrebbe fatto.. un favore?”

“Penso di sì”

“Ma gli altri assassini erano.. voglio dire.. licantropi?”

“No, solo malati. Sai, sto iniziando a pensare che.. no, è stupido”

“Juls, a questo punto non mi stupirei di vedere un unicorno fuori dalla finestra. Andiamo, dimmi”

“Penso si tratti della Loba.” Dico con lo sguardo basso.

“Insomma, è nomade, è come se stesse cercando qualcuno” continuo.

“Potrebbe essere..” Lydia è più confusa di me. “Ah, basta soprannaturale per oggi”.

“Hai ragione” dico prendendo in mano il libro di scienze, “anche perché il DNA non aspetterà certo i Calaveras!” per quanto odi questa materia, è sempre meglio che pensare all’opprimente minaccia sopra le nostre teste.

Passano un paio di ora tra DNA, enzimi e proteine quando senti Kira aprire la porta, salire le scale di corsa e entrare nella mia camera spalancando la porta.
“Hey” ha il fiatone.

“Kira, tutto bene?” chiedo soffocando una risata.

“Sì, è solo che, voglio dire, ho avuto una specie di idea, cioè pensavo che forse-“

“Oh Dio, Kira, prendi un respiro e parla!” dice Lydia.

Kira prende un respiro e poi finalmente si spiega. “Potremmo invitare i ragazzi a vedere il covo!”

Il covo non è altro che un vecchio magazzino abbandonato, il nostro Fight Club per donne soprannaturali: ci incontriamo lì quasi tutte le sere, e ci alleniamo. Siamo io, Lydia, Kira e Malia, e ognuno affina le proprie abilità: mentre Kira si esercita con katana e nunchaku, Lydia si impegna per diventare una hacker professionista, dato che i suoi poteri da Banshee non sono sempre utilizzabili all’occorrenza. Poi ci siamo io e Malia, che ci alleniamo a vicenda, per migliorare le capacità da licantropo; ultimamente però, data la particolare situazione in cui entrambe ci troviamo, ci alleniamo ognuno per conto proprio.

“Cosa?? Ma sei impazzita? È l’unico luogo in cui possiamo allenarci da sole, con i nostri tempi, le nostre regole.. No, uh-uh, assolutamente no, non se ne parla”
“Oh, andiamo Juls” Lydia appoggia Kira “non sarebbe bello far vedere quanto stiamo migliorando? E tu potresti mostrare a qualcuno in particolare quanto sei brava..”
“Non ci pensare nemmeno, Lyd” la interrompo “Non ho intenzione di parlare di lui, pensare a lui, nemmeno sentir parlare di lui” Lydia alza le mani in segno di resa “Ok ok, allora.. allora fallo per noi! Dai, pensa alla faccia che potranno fare! E poi, voglio divertirmi un pò..” Kira si avvicina a me e mi abbraccia “Andiamo Juls! Ti prego, ti prego, ti prego!” Mi sento tanto una mamma che nega un cucciolo ai suoi figli.

“OK! Vedremo, va bene?” dico cedendo, con un lieve sorriso.
Le sera stessa, ci vediamo al covo, e dati i miei tre allenamenti quasi giornalieri (uno con Chris, un con Derek e Scott e uno al Covo), faccio fatica a dare il meglio. Per questo, decido di iniziare con le armi, aiutando Kira: è un allenamento che facciamo le volte in cui Malia non c’è (ultimamente manca un bel po’ di volte), e consiste in me che lancio freccie con la balestra o pallottole di plastica con la pistola, mentre Kira deve schivare i colpi, con i nunchaku, la katana o delle volte anche a mani nude.
Lydia è impegnata al computer a digitare codici incomprensibili a una velocità spaventosa, e io e Kira, dopo un’ra di colpi di pistola e spade giapponesi ci prendiamo una pausa.

“Dove diamine è Malia?” dico rivolgendomi a Lydia. Non fa in tempo ad aprire la bocca, che il portone del covo si apre. “Sono qui” dice lei prima di entrare.
Mi volto a Lydia, lanciandole un espressione scocciata, alla quale lei risponde con un lieve sorriso di comprensione.

Malia si volta “Beh? Non entrate? Oh, maledizione” esce  dal portone, e rientra spingendo Scott in avanti, e.. tenendo per mano Stiles. Dietro di loro, anche Derek.
Stiles guarda l’enorme stanza in cui si trova, quando il suo sguardo cade su di me. Allunga le labbra in un piccolo sorriso, quasi dispiaciuto, al quale però io non riesco a rispondere. Distolgo infatti lo sguardo, guardando in basso. Sto ancora troppo male.

I ragazzi si siedono su delle sedie, con cui io e Malia ci alleniamo di solito con salti e relativi atterraggi, ansiosi e eccitati. Tranne Stiles: è teso, muove gli occhi senza un apparente controllo e la sua gamba trema.

“Beh” Malia rompe il ghiaccio “Direi di iniziare con Kira”
Kira, soddisfatta, si posiziona a qualche metro di distanza da me, mentre io preparo la balestra e la pistola. Più velocemente che posso, inizio a scoccare freccie e a sparare pallottole di plastica, che lei schiva con una facilità impressionante, tra salti, colpi di katana e nunchaku. Finita la sua ‘esibizione’, fa un inchino tipicamente giapponese, per poi andare da Scott, che dal lato della stanza la accoglie con un abbraccio e i suoi soliti commenti rincuoranti. Sono così carini insieme. E sono contenta che Scott stia riuscendo ad andare avanti dopo.. Allison. Oh, Allison. Mi accorgo di star guardando i ragazzi da troppo tempo e poso gli occhi sulla ragazza dai capelli biondo fragola all’angolo della stanza, circondata da computer e altre materiale informatico.

“Ora tocca a me!” dice Lydia, ancora seduta alla sua postazione. Si mette composta, e inizia a digitare velocissimamente. Contemporaneamente, nella stanza le luci si spengono e riaccendono, scatta l’allarme anti incendio e squillano tutti i telefoni presenti l. Sembra davvero un film horror. Istintivamente tutti controllano i cellulari, e ritroviamo un messaggio anonimo: “xx, Lydia”. Aveva fatto tutto dal suo computer, in meno di 5 secondi. Tutti applaudiscono, mentre sulla sua faccia è stampata un espressione compiaciuta.

“La parte migliore!” dice Malia alzandosi da terra.  Capisco che è il nostro turno. Il MIO turno. Sarebbe stato un “uno contro uno”, solo io e Malia. Sono così nervosa, speravo che non avrei mai dovuto affrontare una situazione del genere, o almeno, non davanti a Stiles, che iniziava a sudare.
Ci posizioniamo al lati opposti della stanza, mentr Kira si mette al centro, pronta a darci il via.
Nell’intervallo di tempo in cui Kira alza il braccio, la mia mente passa in rassegna tutti i momenti che mi hanno ferita, ma che ora non fanno altro che provocare rabbia, una rabbia quasi assassina, mista a una forte quantità di adrenalina. Ci incurviamo entrambe, pronte a partire, fissandoci. I suoi occhi sono già di un blu brillante, e sulla sua faccia c’è stampato un sorriso compiaciuto.

Per me non è lo stesso. Penso a mia madre, ad Allison, a Stiles.. e i respiri si fanno sempre più brevi, accompagnati sempre da un ringhio, che si intensifica sempre di più. È come se tutte le cose negative che ho vissuto si stessero trasformando in rabbia, in voglia di fare del male. Normalmente, sarei stata spaventata, e avrei cercato razionalmente un modo con cui calmarmi, ma ora no. Ora riesco solo a pensare alla vendetta, anche se in pratica non avevo nulla di cui vendicarmi. O forse, non ancora. I canini si allungano, gli artigli spuntano dai polpastrelli, i miei occhi si accendono di un oro brillante, e lo sguardo si alza, incrociando il suo, desideroso di iniziare a combattere.

Kira abbassa il braccio, e entrambe ringhiamo forte, l’una contro l’altra, prima di correrci contro.
Mi spinge via, facendomi cadere a terra, ma mi riprendo subito, alzandomi, e sferrandogli un colpo in faccia, che la fa piegare, e ne approfitto per darle una ginocchiata in faccia, per poi vederla cadere a terra in ginocchio e rialzarsi, pulendosi dal sangue dalla bocca, accennando un sorriso.
Mi si butta contro, tirandomi un calcio nella pancia, facendomi cadere in ginocchio e colpendomi poi da dietro al collo, riducendomi quasi al tappeto. Si allontana, per darmi la possibilità di riprendermi. Il combattimento continua tra pugni, calci volanti, graffi e ringhi. Dopo circa dieci minuti di lotta, ci allontaniamo ancora, per riprenderci. È  li che ho iniziato a perdere la testa.

I ringhi aumentavano di intensità, e a testa bassa tutta la rabbia che avrei potuto raccogliere stava salendo, dallo stomaco fino al cervello. L’adrenalina, come anche il respiro, aumenta di intensità, e ad occhi chiusi tutti i pensieri, le regole da seguire, si trasformano in voglia di fare del male, incontrollabilmente. Malia ringhia forte dall’altro lato della stanza, e a quel suono di sfida, la scintilla si accende. Alzo lo sguardo lentamente, mentre sento i tratti del mio volto deformarsi, un po’ come quando vedevo Scott trasformarsi. Era la prima volta. Gli occhi si accendono di nuovo, ma sta volta sono più brillanti. La mia vista, di solito confusa e rossastra, ora era di un rosso sangue, e perfettamente nitida. Ringhio, più forte di quanto abbia mai fatto in vita mia, e lei inizia a corrermi contro, mentre io rimango immobile.
Mi arriva di fronte, e alza le braccia, pronta a colpirmi in viso. Le blocco i polsi, con una freddezza spaventosa, bloccandole qualsiasi tipo di movimento. Giro la testa, ancora ringhiando e con il respiro corto, verso Stiles, che mi guarda terrorizzato. Riporto lo sguardo su Malia, ringhiandole forte in faccia, per poi spingerla via, circa tre metri più avanti di me, anche se lei si rialza subito. Le corro incontro, le do un colpo in faccia, molto forte, facendola cadere a terra. Mi butto sopra di lei, sedendomici sopra, mentre continuo a colpire la faccia.

“Juls..” dice preoccupata Lydia, ma mi sembra di non ascoltare nemmeno la sua voce, così continuo a colpirla, ignorandola.
Alzo il braccio, questa volta con la mano aperta e gli artigli pronti a affondare nella gola.
“JULS! BASTA!” urla Scott, che corre a bloccarmi il braccio, mentre sento lentamente il mio viso tornare normale. Mi rendo conto di cosa stavo per fare: l’avrei uccisa, strappandole il collo. La rabbia era diventata tale che l’avrei uccisa.

Stavo per ucciderla. Mi alzo, sconvolta, fissandomi gli artigli, mentre tutti gli altri corrono a soccorrere Malia, sanguinante e quasi priva di sensi.
“Mi.. mi dispiace” dico guardandola accasciata a terra, sofferente.  “Mi dispiace” sussurro, con la voce rotta dall’imminente pianto. Incontro lo sguardo di Stiles, prima di afferrare la borsa sulla sedia vicino all’entrata, e correre via. Entro in macchina, e prima che qualcuno mi possa raggiungere, parto e al massimo della velocità me ne vado.

Istintivamente, vado al cimitero, e come mio solito, mi metto vicino alla tomba di mia madre, e le racconto tutto. Dopo una buona mezz’ora, sento una mano poggiarsi sulla mia spalla. Sussulto, ma voltandomi, vedo che è Derek.  Si mette accanto a me, rimanendo in piedi, mentro io ero seduta a gambe incrociate.
“Sloan Argent” dice lui, rompendo il silenzio.

“L’ultima volta che l’ho vista, è stato ai tempi di Kate. Aveva due anni in più di lei.” È serio, come al solito, e fissa la lapide di fronte a noi.
Non riesco a dire nulla, mentre le scene di qualche ora prima mi scorrevano ancora in testa.
“Ho visto cosa hai fatto, oggi. E non era qualcosa di normale per una ragazza appena trasformata. Stacca gli occhi dalla lapide, guardandomi con gli occhi color ghiaccio.

“Derek, lo so. Sono un mostro, io.. Ero presa dalla gelosia, dalla rabbia per mia madre, e..” mi interrompe “No, Juls. Non è andata così. Sarebbe meglio parlarne nel mio loft, con Peter”.
“Peter? Scherzi?” mi alzo di scatto, preoccupata al suono di quel nome. Come può Peter aiutare in tutto questo se non con qualche battuta di pessimo gusto e commenti fuori luogo?

Ci avviamo verso il loft, senza dirci una parola, mentre io contino a passare un dito sul simbolo inciso dietro al mio telefono.
Scendiamo dalla macchina, e saliamo. Troviamo Peter, di spalle, che guarda fuori dalla grande finestra.

“Bene bene” dice senza muovere un solo muscolo, “Ecco qui la nostra piccola Hale”.
Rimango ferma sotto la porta, confusa da quel saluto imbarazzante, mentre Derek chiude l’entrata. Ci sediamo al tavolo, su cui Peter appoggia solo le mani, guardandoci dall’alto verso il basso. Tipico.

“Io e Chris abbiamo fatto lunghe ricerche su questo simbolo, nell’ultimo periodo. A dire il vero, già da prima che tutto questo accadesse. Questo è il simbolo di un branco, uno dei più violenti che la nostra razza abbia mai conosciuto. E sono famosi per..” incrocia il mio sguardo, visibilmente preoccupato, e ritorna al suo discorso. “Per il fatto che il loro Alfa non si sia mai fatto vedere.  Non si sa come si chiami, quale sia il suo aspetto, le uniche persone che lo abbiano mai visto sono morte subito dopo. Ma ci sono voci che dicono che..” lo interrompe Peter, stanco di vederlo dubitare. “Che sia un Hale”.

“Ok, aspettate, cosa state cercando di dirmi? Che la vostra.. nostra famiglia già abbastanza disastrata contenga un omicida malato che uccide gente per farmi contenta?” sono confusa, e guardo prima uno e poi l’altro, senza riuscire ad arrivare al punto.
“Non esattamente” dice Peter con un mezzo sorriso stampato sulla faccia.
“Chris.. mi aiutato molto, e grazie alle sue passate esperienze, siamo arrivati a un nome” è quasi incerto se dirmelo o meno. Ma muoio dalla voglia di capire qualcosa in questa situazione fin troppo complicata.
“Il ‘Dark Wolf’” Derek è terrorizzato solo a pronunciare il nome.
“ ‘Dark Wolf’? Davvero? Cos’è, il lupo cattivo di Cappuccetto Rosso?” sto quasi per mettermi a ridere, anche se la situazione proprio non lo permette. Butto la testa indietro, troppo stanca per fare e sentire qualsiasi cosa.

“.. O anche conosciuto come Adam Hale” A quel nome, la mia testa si rialza di scatto, in preda al panico.
“Mio.. Mio padre?”
 
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Ok, prima che mi uccidiate, volevo solo dirvi che ci ho messo così tanto per una serie di motivi che non sto qui a spiegarvi, ma principalmente perché stando a mare non avevo internet per pubblicare la storia dal computer. Spero che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto!
Come sempre, lasciate una recensione se vi va, sono tutte ben accette!
Un abbraccio, S.

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