Il castello dei misteri

di giallo1412
(/viewuser.php?uid=589096)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** PARTENZA ***
Capitolo 3: *** IL PASSATO CHE RITORNA ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


PROLOGO
Cara Jessica,
Come stai? È da molto tempo che non ci sentiamo e questa lettera potrebbe farti pensare che io ti scriva solo per interessi, ma non è così.
Dopo la morte di Jason, come ben saprai, ho viaggiato molto in cerca di un luogo pacifico e sereno dove passare gli anni della mia pensione e, dopo tanto girovagare, mi sono stabilita in Scozia, dove ho acquistato un vecchio castello ad un prezzo veramente ridicolo, solo 15000 sterline, un affarone non pensi?
In un primo momento ho pensato che ci fosse qualche cosa sotto data la sua grandezza ma alla fine l’ho comprato e dopo averlo ristrutturato mi ci sono stabilita insieme ai miei tre figli e le loro rispettive famiglie. Tutto questo è successo un anno e mezzo fa. Ora mi chiederai “Cosa c’entra questo con quello che ti ho scritto nelle prime righe?” la cosa è semplice, una volta finiti i lavori sono successi dei fatti inspiegabili: stoviglie che cadono, strani rumori la notte e addirittura dei singolari incidenti.
 Così dopo tutto ciò sono venuta a sapere da un vecchio della zona che questo castello una volta era la reggia di un ricco miliardario che, la sera del suo settantesimo compleanno è stato trovato morto nella biblioteca con una spada conficcata nel petto. Da allora gli abitanti del paese pensano che la reggia sia maledetta, insomma, che il fantasma del povero uomo giri ancora tra le mura del castello pronto a prendere la vita del nuovo padrone al suo settantesimo compleanno. All’inizio non credevo a queste sciocchezze, ma i rumori nelle tenebre si sono fatti più frequenti ultimamente e in un mese ho avuto circa sei incidenti domestici, insomma sono terrorizzata pure dalla mia ombra ultimamente. Così ho pensato che te hai risolto numerosi casi e che forse avresti potuto darmi una mano nel chiarire questa situazione.
Il mio settantesimo compleanno si terrà settimana prossima, per cui ti aspetto questo sabato, ho proprio bisogno di un’amica vicina in questo periodo.
Ti aspetto con ansia, baci
Claire Evans

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** PARTENZA ***


Capitolo 2
 
Partenza
 
Era una giornata come le altre nella ridente Cabot Cove, tutti i cittadini erano riuniti nella piazza principale, dove ogni giovedì mattina si teneva il mercato, tutti tranne una che da una settimana era rinchiusa nella sua villetta come se fosse una malata infettiva, non vedeva nessuno e non voleva essere vista.
 
 
 Un fantoccio era seduto sulla comoda sedia a dondolo, quando una figura incappucciata si avvicinò alle sue spalle, le fece scivolare una mano sulla bocca disegnata col pennarello e, con un coltello nella mano sinistra, vibrò un fendente che gli trapassò il punto esatto dove si sarebbe dovuto trovare il cuore.
Dopo di che la figura si tolse il passamontagna e ne uscì il simpatico volto di Jessica Fletcher “Almeno è teatrale come morte” pensò, poi si diresse verso la scrivania, dove era posizionato il suo nuovo computer acquistato pochi mesi prima. Era pronta a mettersi a scrivere quando il campanello suonò una, due, tre volte. Con suo grande rammarico si dovette alzare e, con passo pesante si trascinò alla porta d’ingresso.
Dietro alla porta c’era il suo vecchio amico Seth Hazlitt, il medico del villaggio, che entrando nella casa borbottò: - Jessica, si può sapere che cosa stai facendo rintanata in casa da una settimana? Ormai pure i fiori in giardino stanno appassendo e non è da te!
- Oh Seth, hai ragione. Ma vedi, sono molto indietro col mio romanzo e se non lo finisco entro quindici giorni il mio editore mi sbatterà in mezzo ad una strada. Inizio a scrivere all’alba e finisco a mezza notte passata, ormai non riesco neppure a dormire sonni tranquilli. – Gli fece cenno di accomodarsi nel salotto.
L’uomo, con la sua stazza massiccia, sprofondò nel divano e fu in quel momento che vide una fetta di torta sul tavolino. Con velocità sorprendente la afferrò e lo addentò: - Che schifo! È possa! – Borbottò mandando il boccone giù a fatica.
Jessica si sedette alla scrivania e incominciò a scrivere sulla tastiera nervosamente: - Ci credo, è lì da tre giorni!
Seth sgranò gli occhi, appoggiò il piattino in grembo e con tono di rimprovero aggiunse: - Jessica cara, non ti riconosco più. Dove è andato a finire il tuo ordine?
- Se n’è andato insieme alla fantasia, sono talmente stressata che non riesco a scrivere! – Schiacciò ripetutamente il tasto per cancellare.
L’uomo si guardò intorno, scorse i piatti in cucina che aspettavano di essere lavati, i gattini di polvere che invadevano casa e  tre dita di polvere sui mobili. A quel punto decise di alzarsi e di avvicinarsi all’amica, le mise una mano sulla spalla e disse: - Tu non stai bene, avresti bisogno di una vacanza. – Ma sembrò che quella frase non fosse nemmeno giunta all’orecchio della donna che continuava a scrivere. – Ah, prima di dimenticarmi, ti ho preso la posta. Quella povera casella era strapiena, non ci entrava più nulla. – Ma anche questa volta non ricevette nessuna risposta. – Jessica, mi ascolti?
- Sisi, ti dispiacerebbe leggermi l’emittente delle varie lettere?
- Uff, come vuoi. – Sospirò il dottore. – Dunque, bolletta… bolletta… bolletta… questo sembrerebbe un invito, viene dal comune di Cabot Cove, t’interessa?
- No, vogliono che vada alla festa di beneficenza a firmare autografi, ma purtroppo non ho tempo. – Rispose secca.
- Ah, ok. – Continuò. – Bolletta… altra bolletta…. Ancora bolletta… Oh, questa è bella! – S’interruppe bruscamente.
- Che cosa? – Chiese disinteressata.
- Questa lettera viene dalla scozia, è firmata Claire Evans.
- Che? – Jessica staccò bruscamente lo sguardo dallo schermo del computer e posò gli occhiali sulla scrivania. – Quella Claire Evans?
- Tu quante ne conosci? Vuoi che la apra? – La donna gli fece un cenno di acconsenso.
Seth lesse tutto il contenuto della lettera, facendo delle smorfie qua e la. Poi posò il foglio sul tavolo e aggiunse: - Certo che ha una bella faccia tosta, chiedere il tuo aiuto dopo tutto quello che ti ha fatto.
Jessica rimase pensierosa per qualche istante, poi alzò lo sguardo verso l’uomo e ripose: - Mmh, non so. Dopotutto è…
- Era tua amica! – La interruppe lui. – Ma ti sei già dimenticata che cosa ti ha fatto? Ti ha incolpato per la morte del marito e ti ha fatto passare le pene dell’inferno. Telefonate nel bel mezzo della notte, minacce, pedinamenti, aveva persino assunto un detective privato per cercare delle cose compromettenti da usare per rovinarti la carriera. Era diventata un incubo. – Esclamò Seth agitando le mani a destra e a sinistra.
- Oh sì, lo so. Ma è una conoscente che chiede il mio aiuto e non me la sento di abbandonarla, persino dopo tutto ciò che mi ha fatto.
- Tu sei completamente impazzita! – La insultò lui.
- Ah ah ah, forse. E poi, non sei stato tu a dirmi che mi serviva una vacanza? Ecco l’occasione, andrò in Scozia a terminare il mio romanzo. L’ultima volta che ci sono stata mi ha dato talmente tanta ispirazione che ho scritto uno dei miei più bei best sellers. – Rispose di tutto punto la donna.
Si alzò e cominciò a fare su e giù per la casa preparando le valige per la partenza, Seth la osservò sbalordito e borbottò: - Ma non hai neanche prenotato il volo, come farai? Ci arriverai a nuoto? E poi sii ragionevole, sei proprio sicura di volerla rivedere? – Era come se la stesse pregando di non partire, come se potesse sentire già la sua mancanza: - E poi chi mi preparerà le torte?
- C’è una buonissima pasticceria che ha appena aperto in centro, vai da loro e per quanto riguarda il volo prenderò un low cost. Ah, già che ci sei passa qualche giorno ad annaffiare i fiori e dì allo sceriffo che Jessica Fletcher parte per la fredda Scozia!
Seth rimase impietrito per qualche secondo “ che diamine è un volo low cost”, poi rincorse la donna per tutta la casa. Purtroppo però le preghiere del dottore non servirono a nulla, ormai Jessica aveva deciso, non soltanto era interessata ai fatti che accadevano in quel vecchio castello ma voleva anche risolvere la faccenda della morte di Jason una volta per tutte!
 
ANGOLO DELL’AUTORE:
Ciao,
dunque, mi rendo conto che questo capitolo è piuttosto corto, ma secondo me contiene molte informazioni utili e interessanti. Che cosa sarà successo tre la nostra amica Jessica e questa misteriosa Claire? Beh, lo scoprirete nel prossimo capitolo che spero di pubblicare il più presto possibile.
Grazie per aver letto questa avventura, della famosa Jessica Fletcher, che è solo all’inizio. Spero che questa storia vi piacerà, un saluto!
Giallo1412

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** IL PASSATO CHE RITORNA ***


Capitolo 2
Il passato che ritorna
 
L’auto sfrecciava tra le strade deserte della campagna scozzese, Jessica ormai era sprofondata nei sedili posteriori di quella vecchia vettura in cui si trovava.
Al volante c’era un uomo che ormai aveva raggiunto i settant’anni, i capelli bianchi e le sottili rughe sul volto lo facevano sembrare uno di quei nonni delle soap opere, quelli che avevano sempre una buona parola per tutti e che rassicuravano i protagonisti dopo una pena d’amore.
La donna si chinò in avanti e chiese: - Mi scusi, lei è il maggiordomo della signora Evans?
- Esattamente Miss. – Rispose senza distaccare lo sguardo dalla strada, come se potesse incrociare una macchina in quella landa desolata.
- Mi potrebbe ripetere il suo nome?
- Sebastian, miss Fletcher.
- Oh, è vero… me lo aveva detto prima! – Sorrise lei. – Mi dica, è molto lontano dalla città il castello?
- Si trova a venti chilometri da un piccolo villaggio di pescatori, ma non si preoccupi, abbiamo luce, acqua corrente e anche la tv via cavo.
- Oh non ne avrei dubitato. – “è tipico di Claire non farsi mancare nulla” – E mi dica, è da tanto che lavora per la signora?
- Da quando si è trasferita qui, ma mi dica Miss, perché tutte queste domande? – Chiese l’uomo guardando Jessica dallo specchietto retrovisore.
- Oh semplice curiosità, non l’avrò mica offesa? – L’uomo fece un cenno di dissenso. – Oh molto bene, non vedo l’ora di arrivare al castello. – Riappoggiò la schiena sullo schienale molliccio e si mise a scrutare il verde panorama: - Ci sono molti castelli nelle vicinanze?
- Soltanto uno Miss. Si trova a due chilometri da quello della signora Evans e il proprietario è stato tanto gentile con la signora che sono diventati amici.
- Oh, mi fa piacere. – Jessica capì che con quell’uomo non c’era molto da chiacchierare, così per tutto il tragitto rimase a fissare fuori dal finestrino, cercando gli animali della fredda campagna.
 
Arrivati a destinazione, Jessica, si trovò davanti ad una costruzione enorme, la colpì soprattutto la torretta su cui si trovava solo una piccola finestrella “ottimo posto per commettere un delitto!” poi estese lo sguardo al resto della costruzione “Altro che la mia casa di Cabot Cove, questa è gigantesca”.
Il maggiordomo scese dall’auto e aprì la portiera a Jessica, la quale ne uscì con il naso all’insù, per finire di vedere la loggia. Dopo di che, il maggiordomo, prese dal bagagliaio le valigie, fece qualche passo e poi disse: - Gliele porto nella sua stanza. Se vuole seguirmi la signora la sta aspettando nel salottino.
Jessica incominciò a camminargli dietro, notò un uomo accovacciato su un cespuglio di rose “Hanno pure il giardiniere”.
Pensò di fare un cenno di saluto, ma poi decise di non volerlo disturbare.
 
Il salottino, come lo aveva chiamato il maggiordomo, non era poi così piccolo come si era immaginata Jessica, era più grosso di quello di casa sua ed era pieno di quadri splendidi.
Da una delle poltrone si alzò una donna sulla sessantina e aprendo le braccia esclamò: - Oh Jessica, che piacere vederti! – Si trattava della padrona di casa, la signora Claire Evans.
- Claire, non sei cambiata affatto dall’ultima volta! – Esclamò Jessica.
- Nemmeno tu, per questo. – Fece una piccola pausa e poi continuò. – Allora, come è andato il viaggio?
- Ho trovato facilmente un aereo che mi portasse a Londra e poi ho preso per un pelo il treno per arrivare alla stazione più vicina.
La donna fece cenno a Jessica di accomodarsi sul comodo divano in pelle, ella accettò molto volentieri quell’invito e si accinse a sedersi, fu interrotta da una figura che passò davanti alla porta.
Jessica lo guardò per qualche secondo, poi si rimise in piedi e disse: - Tommy, come se cresciuto!
Il ragazzo, che doveva avere bene o male trentacinque anni, si arrestò davanti all’ingresso della stanza, i suoi occhi erano come ghiaccio e scrutavano la scrittrice con fare minaccioso.
- Alla fine l’hai chiamata. – Borbottò lui. – Non so cosa ti sia saltato in mente, vuoi che questa donna rovini ancora una volta questa famiglia?
- Thomas, come… - Cercò di ribattere la padrona di casa, che però fu subito interrotta.
- Signora Fletcher, non si azzardi a ficcare il naso in faccende che non la riguardano. Ci ha già rovinato una volta, non permetterò che succeda la seconda. – Detto questo scomparve dietro lo stipite della porta.
Jessica rimase a fissare lo spazio vuoto, dove prima si trovava il ragazzo, poi si sedette lentamente.
Claire la fissò per qualche secondo, poi borbottò: - Lo posso biasimare, vedi…
- No! Non lo biasimo, non è colpa mia quello che è successo. – Ribatté con gentilezza, ma duramente.
- Jessica, tu hai fatto morire mio marito.
- Claire, io voglio chiarire una volta per tutte questa storia. – Prese un lungo respiro e proseguì. – Io non sono responsabile della morte di Jason, ti ricordo che è stato lui a scavarsi la fossa da solo.
- Se tu non avessi… - Fu interrotta nuovamente.
- Se io non avessi detto nulla? Ti rendi conto che si è macchiato del più grande peccato del mondo? Ha ucciso un uomo, Claire. – La donna fissò Jessica con gli occhi spalancati. – Lo ha brutalmente accoltellato e poi ha nascosto il suo corpo nella discarica di Cabot Cove.
- Oh non me lo ricordare! – Una lacrima scese sul volto della donna facendoli sbavare il trucco.
- Mi dispiace ma devo ricordartelo, sembra che quanto successo sia solo colpa mia, io ho soltanto indagato e sono arrivata alla conclusione, cioè che tuo marito Jason aveva ucciso il suo datore di lavoro per vendetta.
- Ma per colpa tua è andato in prigione e lì si è suicidato! – La lacrima iniziale si tramutò in una vera e propria cascata.
- Secondo te dovevo tacere? Dovevo lasciare che un assassino girasse per le strade di Cabot Cove e vivere nel timore che uccidesse una seconda volta? – Jessica stava iniziando a innervosirsi, ma restò calma come suo solito.
- Non avrebbe mai ucciso ancora! – Esclamò Claire alzandosi di scatto.
- Uno che ha già ucciso una volta prima o poi lo farà una seconda. Claire, io non ho nulla contro di te, anzi, sono venuta qui proprio per aiutarti.
- Forse hai ragione, - La donna si risedette accanto alla scrittrice – forse è meglio così. Ero talmente innamorata di quell’uomo che gli avrei perdonato qualsiasi cosa; pure l’omicidio. – Le lacrime continuarono a scenderli a catinelle. – Dio solo sa perché era dalla sua parte, ho sempre creduto che fosse colpa tua, Jessica, se Jason si era ucciso. Ma lui ormai aveva confessato il fatto, ed è stato così codardo che piuttosto di pagare per ciò che aveva fatto ha preferito suicidarsi. Che stupida! – Dopo queste parole scoppiò in un pianto pieno di dolore e forse, sì, forse anche di odio. Odio verso il marito, verso di lei che aveva tradito una sua amica per proteggere l’uomo che credeva di amare e questo la faceva stare tremendamente male.
 
ANGOLO DELL’AUTORE:
Ciao,
Dunque, questo capitolo secondo me è particolarmente significativo, anche se corto ( Non mi riesce proprio di farli più lunghi), perché finalmente si scopre che cosa successe tra la nostra affezionata scrittrice e la donna di nome Claire.
Spero che vi sia piaciuto e spero che continuerà a piacervi anche nei prossimi capitoli!
Un saluto
Giallo1412

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2608887