Cappio al collo

di giallo1412
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'amico ***
Capitolo 2: *** Indagine di polizia ***
Capitolo 3: *** La caccia inizia ***



Capitolo 1
*** L'amico ***


1
L’amico
Nella caotica Milano ognuno trascorre la sua solita vita, pure un giovane ragazzo frequentante il quinto anno del liceo scientifico Einstein, uno dei più qualificati istituti non solo della città ma addirittura del nord d’Italia.
Quella mattina si alzò come suo solito, verso le sei gli suonava la sveglia, si lavava e si preparava la colazione. Davide abitava da solo in quanto i suoi genitori erano dei famosi attori che erano spesso fuori casa per lavoro, ma a lui questo non dispiaceva, anzi ne era felice, voleva dire fare quello che gli pareva senza dover rendere conto a nessuno e questo lo faceva sentire autonomo pur abitando ancora nella casa di famiglia.
Una volta uscito il freddo gelido di inizio dicembre lo avvolse completamente, si infilò di fretta i guanti in modo tale da non congelarsi le dita e con qualche brivido ogni tanto si avviò verso il “grande manicomio” come lo chiamava lui, ovvero la scuola. Sull’autobus incontrò la sua cara amica di vecchia data Giulia, si conoscevano dalla terza elementare, dopo che lui si trasferì a Milano definitivamente. Si sedette e tirò fuori dallo zaino un libro e si mise a leggerlo. Giulia lo osservò per qualche secondo poi esclamò: - Uffa, sempre dietro a questi libri, possibile che tutte le mattine ti metti a leggere e non mi degni di una parola?
- E di cosa dovremmo parlare? Di quanto faccia freddo oggi? Oppure di che materie ci aspettano? No, grazie. Preferisco starmene qui seduto a leggere. – Rispose Davide senza neanche staccare lo sguardo dal libro.
– Uffa sei impossibile! Sempre attaccato a questi libri gialli. – Sbuffò la ragazza.
Davide chiuse il libro e lo rimise a posto, poi nervosamente disse: - Ecco fatto, l’ho messo via contenta? Allora, di cosa vuoi parlare?
Giulia stette in silenzio, poi rispose sorridendo: - Non lo so, ma almeno mi hai ascoltato! – Dopo questa frase il ragazzo alzò gli occhi al cielo e per tutto il tragitto i due parlarono di varie cose tutte abbastanza stupide fino a quando non arrivarono al liceo.
Davide stava per varcare la soglia dell’aula quando un ragazzo gli sbucò all’improvviso davanti e gli urlò: - Buh! – Davide lo guardò male e poi si mise a ridere. Si trattava del suo migliore amico Lorenzo Brambilla, si conoscevano da quando erano piccoli, perché suo padre era un famoso scrittore di romanzi storici e si erano incontrati su un set.
Davide e Lorenzo si sedettero nei due banchi nella seconda fila a lato e Giulia si mise dietro di loro vicino alla secchiona della classe, Maria Di Rienzo. La professoressa arrivò appena suonò la campanella e iniziò a fare l’appello, ad ogni nome si sentiva il solito “Presente!”, quando però pronunciò il nome Mario Lotto nessuno rispose.
– Hai visto? Mario è assente pure oggi. – Borbottò Lorenzo al compagno di banco.
– Sì, ieri mi ha chiamato per chiedermi i compiti e mi sono offerto di andare da lui, dopo le lezione, a spiegarli un po’ gli ultimi argomenti. Se continua così rischia di arrivare all’esame di maturità senza sapere un fico secco.
– Dopo la morte del padre non è più lo stesso. – Si intromise da dietro Giulia. – Vi ricordate? Prima non faceva mai un’assenza ed era il primo della classe, però dopo che suo padre è stato trovato impiccato nel suo negozio tutto è cambiato.
– Già, mi dispiace per lui, anche se…
- Voi tre, piantatela di bisbigliare! – Urlò la professoressa istericamente.
Le lezioni passarono molto lentamente, un ora sembrava che ne durasse sei e all’inizio dell’ultima ora tutti speravano che la campanella suonasse in fretta in modo tale da uscire.
Lorenzo si addormentò verso la fine e fu la campanella, insieme a qualche gomitata di Davide a svegliarlo e, una volta usciti, si incamminarono verso la fermata degli autobus.
– Allora, adesso vai da Mario giusto? – Chiese Lorenzo tra uno sbadiglio e l’altro.
– Sì, vedo di fargli recuperare qualche cosa, anche se credo che sia impossibile superare l’esame solo con le mie spiegazioni.
– Certamente, tu sei una capra a spiegare! – Ribatté scherzoso l’amico.
– Ah ah, come sei divertente! Io vado a piedi, tanto casa sua non è molto lontana. Ci vediamo domani!
Dopo aver salutate i due amici si incamminò verso la casa del compagno. Le nuvole diventavano sempre più scure e sembrava che dovesse nevicare da un momento all’altro, così affrettò il passo e in un quarto d’ora si trovava all’ingresso del palazzo. Provò a chiamarlo col cellulare, ma si attivò la segreteria telefonica, così provò a citofonare, ma dopo averci riprovato più volte non riceveva nessuna risposta.
In quel momento uscì dal palazzo un signora anziano che, con sguardo allegro gli chiese: -  Giovanotto vuoi entrare?
- Sì grazie, è molto gentile! – Esclamò sorridendo.
Fece le scale fino al quinto piano, aveva sempre provato odio per gli ascensori, una volta, da piccolo, era rimasto chiuso dentro per due ore, così non volle più prenderlo nemmeno ora che era cresciuto. Non gli ispirava sicurezza.
Si mise davanti alla porta e suonò il campanello, ma da dentro l’appartamento sembrava non esserci nessun segno di vita. Riprovò, questa volta bussando, ma ancora non sentì nessuna risposta. Allora pensò che magari l’amico avesse avuto qualche impegno improvviso e che non avesse fatto in tempo ad avvisarlo, così fece per andarsene, quando, per pura curiosità, non provò a girare la maniglia della porta. Non immaginate che stupore ebbe quando si accorse che la porta d’ingresso era aperta. Si sentiva come in uno dei libri gialli che leggeva, sperando che non avesse la stessa fine che hanno tutti quelli a cui succedeva una cosa del genere.
La casa era completamente al buio, lui fece qualche passo per entrare, dicendo: -  Permesso? C’è qualcuno in casa? – Purtroppo anche queste domande furono vane dato che non rispose nessuno.
Alla fine si decise ad entrare, aveva il cuore in gola, dopotutto era appena entrato in una casa senza permesso, si trattava di una violazione piuttosto seria, ma per qualche strano motivo non tornò sui suoi passi, anzi, andò avanti. Entrò nel corridoio e con molto calma arrivò alla camera da letto dall’amico, chissà per quale motivo si diresse immediatamente verso quella stanza senza prendere in considerazione le altre. La porta era chiusa, lui fece un grosso sospiro e mandò giù la saliva. Il cuore gli batteva a mille, non sapeva cosa aspettarsi, poi si decise ad aprirla, chiuse gli occhi e lo fece.
Quando gli riaprì davanti a lui c’era uno spettacolo agghiacciante, il corpo di Mario era appeso al lampadario con una lunga corda che gli stringeva il collo. Occhi e bocca aperti formavano un’espressione sul suo volto che avrebbero fatto accapponare la pelle a qualsiasi uomo sulla faccia della Terra, persino al meno pauroso di tutti. Davide rimase per qualche secondo ad osservare quel corpo senza vita pendere dal soffitto, poi estrasse velocemente il cellulare e chiamò la polizia, a malapena riusciva a parlare ma per fortuna l’agente che rispose capì al volo cosa fosse successo e gli disse di rimanere calmo a di aspettare gli agenti fuori dall’appartamento. Ma come faceva ad andarsene, era completamente pietrificato, certo, aveva assistito mille volte ad una scena del genere, ma nei film o nei suoi amati libri, in quel momento invece si trovava davanti con un vero cadavere, il corpo senza vita di un suo amico per giunta.
Davide lo osservò ancora per qualche secondo, poi uscì dall’appartamento sperando che la polizia arrivasse presto.
Per il giovane Davide questa era l’opportunità di mettere alla prova il suo intuito di cui si era vantato più volte di avere grazie ai libri letti.

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Capitolo 2
*** Indagine di polizia ***


2
Indagine di polizia
- La vittima si chiamava Mario Lotto, di diciotto anni. È morto tra le dieci e le dodici di questa mattina e è stato rinvenuto dal qui presente Davide Leonardi, che era stato incaricato dalla vittima di venire a spiegarglii gli ultimi argomenti trattati a scuola, dati i suoi giorni d’assenza. – Commentò l’investigatrice Bianchi. – La vittima è stata ritrovata impiccata nella propria stanza, non vi è nessun segno di scasso che possa far pensare alla presenza di un assassino alla vittima sconosciuto.
- Ci sono biglietti d’addio? – Chiese il possente investigatore Merighetti.
- No, nessun foglio con su scritte frasi d’addio.
- Molto interessante. Il medico legale ha stabilito la causa della morte?
- Secondo lui il ragazzo è morto per soffocamento.
- Quindi ha avuto una lunga agonia prima di andarsene, povero figliolo. – Borbottò l’ispettore osservando il corpo senza vita poggiato sul pavimento.
L’ispettore Merighetti era ormai abituato a trovarsi davanti a scene del genere, era infatti uno dei più longevi ispettori della omicidi, anche se la maggior parte delle volte veniva aiutato nelle sue indagini da un giovane detective privato.
Una volta dopo aver distolto lo sguardo dal cadavere si diresse nel salotto, dove c’era Davide pensieroso.
- Buonasera, sono l’ispettore Colombo Merighetti. Lei è il signor Davide Leonardi? – Chiese porgendoli la mano.
- Sì, buonasera. Sono anche il povero mal capitato che ha scoperto il cadavere.
- Mi dispiace per lei. Comunque passiamo alle cose che mi interessano, lei era in buoni rapporti con la vittima?
- Eravamo compagni di classe, ci parlavamo, ma non eravamo amiconi. – Disse Davide guardando l’ispettore dritto negli occhi. Avrebbe tanto voluto distogliere lo sguardo da quel volto serioso, ma sapeva che, se soltanto avesse indirizzato gli occhi verso un altro posto, l’ispettore avrebbe potuto pensare che stesse mentendo.
- Ha per caso litigato con lui ultimamente? – L’ispettore tirò fuori dalla tasca dell’impermeabile un taccuino e si mise a scrivere.
- Mi sta per caso chiedendo se avessi avuto un motivo per ucciderlo? – Chiese il ragazzo alterandosi leggermente.
- Oh no, io… - Venne bruscamente interrotto.
- Ispettore, guardi che leggo un sacco di romanzi polizieschi e sono perfettamente a conoscenza del fatto che, di solito, il primo ad essere sospettato è colui che ritrova il cadavere, ma le posso assicurare che non l’ho ucciso io! – Si alzò bruscamente da dove era seduto e fece per andarsene quando venne preso alla spalla dall’uomo.
- Senta, si calmi, altrimenti sono costretto a portarla in questura. – Finita la frase, l’ispettore, si girò verso la porta d’ingresso, dove era appena comparsa una donna sulla cinquantina con le lacrime agli occhi. Lui si avvicinò e le chiese: - Lei è la madre di Mario?
- Sì, sono stata avvertita da un agente che si è presentato in negozio. È una cosa terribile, prima mio marito e dopo mio figlio. – Scoppiò a piangere, l’ispettore le porse un fazzoletto. La donna si asciugò le lacrime e tra un singhiozzo e l’altro chiese: - Posso sapere chi lo ha trovato?
Davide si avvicinò a lei: - Io signora Carla, si ricorda? Sono Davide.
La donna quando lo vide cercò di abbozzare un sorriso mal riuscito: - Oh Davide, che spettacolo orribile hai visto. Mi dispiace tanto.
- Non si deve dispiacere per me, signora. Anzi, sono io a dispiacermi per lei, sappia che se ha bisogno di qualsiasi cosa io ci sarò sempre.
- Come sei gentile. – Borbottò la signora Carla asciugandosi le lacrime.
L’ispettore si intromise bruscamente nella conversazione: - Sono spiacente di interrompervi, ma ho un indagine da portare a termine. Se volete sedervi vi farò qualche altra domanda.
I due si sedettero sul divano e incominciarono a rispondere a tutte le domande fatte dall’ispettore, una di queste fu: - Mi saprebbe dire, signora Casadei, se suo figlio avrebbe avuto un buon motivo per suicidarsi?
La donna lo osservò per qualche minuto senza rispondere, poi disse: - Mio figlio avrebbe avuto un motivo certo per suicidarsi e si tratta della scomparsa del padre risalente a qualche mese fa. Per lui è stato un duro colpo, ma ultimamente era riuscito ad uscire dall’oscuro tunnel in cui si era perso.
- Posso sapere in che modo è morto suo marito? – L’ispettore sembrava particolarmente interessato a questo dettaglio.
- Si è suicidato. Impiccato nel suo negozio. – Dal volto della donna rincominciarono a scendere diverse lacrime.
- Molto interessante. E, per quale motivo si sarebbe suicidato?
- Aveva dei problemi di denaro. Vede, qualche mese prima rischiavamo di perdere il negozio, non avendo abbastanza soldi ci siamo rivolti ad un aguzzino che si era offerto d’aiutarci prestandoci del denaro. Purtroppo però dopo qualche settimana ha incominciato a chiedere di restituirgli i soldi prestati, con addirittura degli interessi molto elevati, anzi, troppo. Eravamo perseguitati giorno e notte, così mio marito sentendosi talmente in colpa per ciò che aveva fatto, decise di togliersi la vita.
- Non avevate nessun parente a cui chiedere i soldi?
- Si, mio suocero è il proprietario di vari supermercati, infatti decidemmo di chiedere a lui di aiutarci. Ma si rifiutò, disse “Dovevate chiedermeli prima, non dovevate rivolgervi ad un aguzzino . avete voluto fare di testa vostra e ora ne pagate le conseguenze”.
- Mi dica, perché non vi siete rivolti subito a suo suocero quando eravate in difficoltà? – Chiese l’ispettore molto preso dal racconto.
- Io avevo in mente di chiederglielo, ma mio marito me lo ha impedito. Tra lui e il padre non c’erano mai stati buoni rapporti, anzi mio suocero lo definiva un fallito. Per questo motivo non volle chiedere nulla al padre, per dimostrargli che sapeva cavarsela benissimo da solo.
- Capisco. L’orgoglio vi ha fatto fare la scelta sbagliata. – Commentò l’ispettore. – Senta, ad un primo esame sembrerebbe un suicidio quello di suo figlio, ma ci sono alcune cose che mi lascano perplesso, come ad esempio la porta d’ingresso aperta. Mi potrebbe dire chi sono le persone vicine a suo figlio?
- Un omicidio? – La donna sgranò gli occhi. – E crede che il colpevole possa essere un conoscente?
- La porta d’ingresso è stata indubbiamente aperta da suo figlio o da qualcuno che possedeva la chiave. – Rispose l’ispettore indicando l’ingresso.
- Ah, capisco. Dunque, le persone vicine a mio figlio oltre a me sono la sua fidanzata Linda Arrigoni, il suo migliore amico Luca Madaro e mio suocero Domenico Lotto.
L’ispettore aguzzò le orecchie sentendo pronunciare il nome del suocero e chiese: - Suo figlio era in buoni rapporti con suo suocero? Insomma, non c’era nessun tipo di rancore tra i due?
- Assolutamente nessuno, anzi, Domenico adorava Mario, gli faceva un sacco di regali e lo trattava sempre bene. Alcune volte mi stupivo del suo comportamento nei confronti di mio figlio. – Rispose la donna.
- Capisco, mentre a scuola, signor Leonardi? C’era qualcuno che aveva particolarmente legato con la vittima?
- Sì, la sua ex fidanzata, Maria Di Rienzo. Si sono lasciati poco dopo la morte del padre, dopo ben due anni di fidanzamento, tutta la classe è rimasta stupita. Soprattutto dopo la litigata che avevano avuto in classe. – Rispose deciso Davide.
- Molto interessante, ci sono ben sei sospetti. – Esclamò l’ispettore compiaciuto.
- Come mai sei? Io ne ho contati solo quattro. – Lo corresse la signora Carla non capendo quali altre persona avesse aggiunto l’ispettore.
Davide guardò l’ispettore, poi si rivolse alla donna e con tono seccato disse: - Ma è ovvio, ha aggiunto anche noi tra la rosa dei sospettati.
- Ma questa è una cosa scandalosa. Io non le permetto di… - Esclamò bruscamente la madre di Mario.
- Mi dispiace signora, ma i sospetti si concentrano su tutti i più stretti conoscenti della vittima e su chi ha ritrovato il corpo. Bene, signor Leonardi, lei può andare, ma si tenga a disposizione. Invece lei signora Casadei deve avere un po’ di pazienza che dobbiamo finire i rilievi.
Davide arrivò a casa, gli squillò, sia il telefono fisso, che il cellulare varie volte, ma lui non rispose. Era assorto nei suoi pensieri, non riusciva a mettere in ordine tutte le cose che aveva sentito chiedere all’ispettore. Si trattava di un suicidio quello di Mario? Ne dubitava, era stato Mario stessa a chiedergli di venire a casa sua per portargli i compiti, non avrebbe mai chiesto una cosa del genere se aveva intenzione di suicidarsi. Allora si trattava di un omicidio? Ma perché qualcuno avrebbe voluto ucciderlo? E soprattutto chi può aver commesso un atto tanto ignobile? Le domande aumentavano ogni secondo di più, il bello era riuscire a trovare le risposte.

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Capitolo 3
*** La caccia inizia ***


3
La caccia inizia
 
Il giorno seguente alla disgrazia Davide non andò a scuola; non aveva dormito un solo secondo per tutta la notte e non aveva alcuna intenzione di andare a seguire delle noiosissime lezioni. Si era fissato, doveva risolvere il caso, era come se avesse fatto una promessa a Mario e che non la volesse infrangere per nessuna ragione al mondo.
Restò ore e ore a pensare a come avrebbe dovuto procedere, dopotutto non conosceva nessuno dei sospettati, a parte Maria e la madre.
 
Verso le quattro e mezza del pomeriggio il campanello di casa iniziò a suonare come se fosse impazzito, il giovane cercò di non farci caso, ma a un certo punto sentì sbraitare da fuori: - Ehi Davide, sono Lorenzo! Lo so che sei in casa… su aprimi questa porta!
Davide fece un lungo e seccato sospiro, poi si diresse verso la porta d’ingresso. Lorenzo si precipitò all’interno appena la porta fu aperta, si sfregò le mani sulle braccia e esclamò: Oh, finalmente. Credevo di diventare un ghiacciolo nell’attesa!
- Che cosa ci fai qui? – Chiese sedendosi sulla comoda poltrona in pelle nel salotto.
- Ma come? Un amico viene a trovarti perché preoccupato e tu lo accogli così? Offrimi una cioccolata calda piuttosto! – Sorrise lui.
- Ti prego non ho voglia di mettermi a scherzare.
- E va bene. Ho saputo di quello che hai passato ieri, ti senti bene? – Borbottò Lorenzo sdraiandosi sul divano di fronte a Davide.
- Sono ancora un po’ scioccato. Non mi sarei certo immaginato di trovarmi Mario a penzoloni dal soffitto.
– Eh ti capisco. – Allungò la mano verso i cioccolatini sul tavolino e li azzannò uno dopo l’altro. – Allora, cosa hai intenzione di fare signor Detective? Hai già qualche idea su chi possa essere il colpevole?
- Nemmeno una. – Sospirò Davide. – È da questa mattina che penso a cosa dovrei fare, ma arrivo a un certo punto e mi blocco!
- Bèh, prima di tutto bisogna andare a interrogare i sospettati, Hercule Poirot farebbe così, no?
Davide si alzò di scatto in piedi e portò via il vassoio coi cioccolatini prima che l’amico gli finisse tutti: - Sì, ma Poirot era un detective, io invece un liceale. Se mi presentassi a casa di queste persone dicendo “Salve sono qui per indagare sull’omicidio di Mario” mi riderebbero in faccia.
Lorenzo, disperato per i cioccolatini, si sedette a gambe incrociate e esclamò: - Io farei un tentativo. Se va bene ti aiutano, se invece va male nel minore dei casi di pigliano per il culo a vita, no? – Fece l’occhiolino sorridendo.
- Non sei molto rassicurante sai? – Poi stette fermo immobile per qualche secondo. – Però forse hai ragione, devo superare questo blocco.
Il ragazzo si alzò, si mise il cappotto e spalancò la porta: - Bene, allora andiamo! Ci aspetta una dura indagine per svelare quel maledetto assassino che ha fatto fuori il nostro amico! – Questa volta il suo volta era serie e severo.
Davide all’inizio era un po’ titubante, ma poi si fece trascinare dalla spavalderia dell’amico e decise di iniziare questa sua prima vera indagine.
Dopo qualche passo Lorenzo inchiodò di colpo, si girò verso l’amico e con sorriso ebete chiese: - Emm… da dove incominciamo?
- Io direi di fare visita a sua madre, anche perché così ci potrà dire gli indirizzi delle altre persone, dato che noi non li conosciamo.
- Hai perfettamente ragione… allora marsch
 
I due ragazzi andarono a casa di Mario, per Davide era strano tornare in quel luogo dopo quello che era successo ieri, ma il fatto di essere con l’amico lo rassicurò e lo fece diventare più determinato nel voler risolvere il caso.
- Cosa volete dare una mano nelle indagini? – Esclamò meravigliata la signora Carla.
- Sì, vede vorremmo dare il nostro contributo nello scoprire l’assassino. Dopotutto Mario era un nostro compagno di classe.
- Oh siete davvero fantastici, ma io non penso che mio figlio sia stato ucciso. È già abbastanza terribile pensare che si sia suicidato a causa della scomparsa di suo padre, se invece fosse stato ucciso sarebbe ancora più orribile per me dato che vorrebbe dire che esiste una persona in grado di provare così tanto rancore nei confronti di mio figlio.
- Comprendiamo perfettamente, però deve ammettere anche lei che ci sono alcune cose che non quadrano, come ad esempio la porta di casa aperta e poi lei stessa aveva detto che Mario si stava riprendendo dalla depressione in cui era caduto.
- Sì, su questo avete ragione. – La donna si sedette su una sedia. – Allora, come posso esservi d’aiuto giovani detective?
- Vorrei sapere se in questi giorni ha notato qualche persona sospetta girarsi nei dintorni della casa.
- Come ad esempio uomini tutti bardati di nero e cose simili. – Si intromise Lorenzo, che della stoffa del detective non ne aveva la ben che minima traccia.
- Ora che mi ci fai pensare sì, anzi, ho notato ben due figure sospette. – Lorenzo e Davide aguzzarono le orecchie. – Una era un persona con cappotto lungo, cappello con visiera abbassato, occhiali da sole e una sciarpa che gli copriva il volto fina al naso.
- Il classico profilo del serial killer. – Borbottò Lorenzo.
- L’ho notato spesso aggirarsi nei dintorni verso le sette di sera, quando torno dal negozio. – La signora notò lo sguardo incuriosito di Davide e proseguì: - Ma non saprei dirvi nemmeno se fosse un uomo o una donna, figuriamoci darvi un nome. Mentre l’altra è l’ex fidanzata di mio figlio… come si chiamava?... ah sì, Maria se non sbaglio.
Sul volto dei due giovani si dipinse uno sguardo più che sorpreso, sconvolto: - Ne è proprio sicura? – Chiese timoroso Davide.
- Sì, ne sono certa. Mio figlio mi aveva detto che ultimamente lo perseguitava. Non riusciva più a distaccarsene e che una volta è riuscita a fare una scenata in pubblico supplicandolo di tornare insieme a lei.
- Wow! – Lorenzo fu capace di esprimersi solo in questo modo, mentre Davide fece un ragionamento leggermente più complesso: - Quindi non aveva accettato la separazione. Potrebbe essere un valido motivo per uccidere una persona, sarebbe un delitto passionale. – Rimase qualche secondo fermo immobile a massaggiarsi il mento, poi proseguì: - Oltre a queste utilissime informazioni sarebbe in grado di dirmi se negli ultimi giorni Mario si era lamentato di qualcuno e aveva litigato con una persona in particolare?
La donna rifletté scrupolosamente: - No mi dispiace, l’unica cosa che mi viene in mente è quella storia di Maria. È l’unica volta che si è lamentato, ma forse gli era successo qualche cosa in questi ultimi giorni, vedete io lavorando al negozio, ora che mio marito non c’è più, mi alzo presto la mattina e torno tardi la sera, quindi le mie conversazioni con mio figlio si erano ridotte praticamente a zero. – Una lacrima gli scese in volto.
- Molte grazie signora, ci è stata di grande aiuto. – Si alzò. – Ah un ultima cosa, ci potrebbe scrivere su un foglietto gli indirizzi di tutti gli altri sospettati nominati dall’ispettore ieri? Vorremmo fare delle domande anche a loro.
La donna  annuì, prese un pezzo di carta e scrisse velocemente quello che gli chiesero i due ragazzi. Dopo di che gli accompagnò alla porta e disse: - Se esiste un assassino vorrei che foste voi a trovarlo. Scommetto che Mario sarebbe contento se fossero i suoi amici a fare luce su quanto successo. – Poi richiuse velocemente la porta e mentre Lorenzo e Davide si allontanarono riuscirono a sentire il pianto straziante della donna.
 
Una volta in strada Lorenzo si parò davanti all’amico: - Allora chi è stato? Il misterioso uomo in nero, oppure la nostra compagna Maria, che in un attacco di follia lo ha strangolato e ha fatto in modo che sembrasse un suicidio?
- Non lo so, Lorenzo. – Lo scansò e procedette verso la fermata dell’autobus. – Questa indagine è ancora lunga e noi siamo solo all’inizio!

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