Sogno di una notte di fine estate

di Achille88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una visita a sorpresa ***
Capitolo 2: *** Fidati di me ***
Capitolo 3: *** Il giorno della partenza ***
Capitolo 4: *** Rimpatriata su Nettuno ***
Capitolo 5: *** Ritorno a Tomobiki ***
Capitolo 6: *** Cena in famiglia ***
Capitolo 7: *** L'ultimo favore di Shutaro ***
Capitolo 8: *** La resa di Megane ***
Capitolo 9: *** Sotto un albero di ciliegio ***
Capitolo 10: *** Le parole che non ti ho mai detto ***
Capitolo 11: *** Un desiderio realizzato ***



Capitolo 1
*** Una visita a sorpresa ***


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UNA VISITA A SORPRESA

"Benvenuto nella mia umile dimora, Moroboshi", disse Shutaro al suo ex compagno di classe mentre appoggiava sul tavolo un vassoio con sopra una teiera ed un paio di tazze di porcellana pregiatissima. "Gradisci una tazza di tè verde?".

"Piantala con questa commedia, Mendo!", lo rimproverò Ataru. "Per quale motivo mi hai sguinzagliato contro i tuoi mastini?!".

"Scusami, Ataru", tentò di giustificarsi il giovane Mendo mentre osservava il volto stravolto ed imperlato di sudore del suo coetaneo. "Dal mio monitor di sorveglianza ti avevo scambiato per un ladro e dal momento che i miei cuccioletti si annoiavano, ho pensato di far sgranchire loro le zampe e di aprire le gabbie. Sai com'è, con tutti i malintenzionati che ci sono in giro...".

"E questa ti sembra una scusa valida?!", urlò Ataru furioso per il trattamento ricevuto. "Per poco i tuoi cani non mi riducevano ad un colabrodo!".

"Sei sempre il solito codardo, Moroboshi", lo punzecchiò Shutaro mentre sorseggiava il suo tè. "Da anni mi chiedo come quella soave creatura che corrisponde al nome di Lamù si sia innamorata di un tipo come te...".

"Questi non sono affari che ti riguardano!", rispose il giovane Moroboshi con uno sguardo gelido.

"Non hai tutti i torti", disse Shutaro per nulla impressionato dalla reazione di Ataru. "In ogni caso, perché sei qui?".

"Ho bisogno del tuo aiuto", disse all'improvviso Ataru mentre si inginocchiò davanti al giovane Mendo. "Mi serve un lavoro".

"Mi hai forse preso per un'agenzia di collocamento?!", disse Shutaro indignato.

"No, ho solo bisogno di soldi e tu sei l'unico che possa aiutarmi", concluse Ataru.

"Questa è bella!", disse Shutaro mentre si alzava dalla sedia. "Come mai il ragazzo più pigro e sfaccendato del Giappone mi chiede un lavoro retribuito? C'è forse un motivo particolare?".

"Questo non te lo posso dire!", replicò Ataru imbarazzato.

"Capisco", disse il giovane Mendo. "Comunque, credo proprio di poterti aiutare".

"Dici davvero?!", domandò il giovane Moroboshi stupefatto.

"Sì. Tra una settimana, ossia il 4 di Agosto, dovrò partire con mio padre per un importante viaggio d'affari in Cina e dal momento che il mio assistente personale si è ammalato... tu prenderai il suo posto!".

"Cosa dovrei fare, esattamente?", chiese Ataru impressionato all'improvvisa generosità di Mendo.

"Dovrai semplicemente eseguire alla lettera tutte le mie istruzioni e alla fine del lavoro sarai ricompensato come meriti", concluse Shutaro.

A quel punto, il ragazzo più ricco del Giappone versò il tè nella tazza e la porse ad Ataru. "Affare fatto, allora?".

"Prima vorrei parlarne con i miei genitori", rispose il giovane Moroboshi.

"Va bene", disse Shutaro. "Ma attendo una risposta entro quattro giorni".

Ataru acconsentì e alla fine i due ragazzi brindarono all'accordo raggiunto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Fidati di me ***


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FIDATI DI ME

"Che cosa c'è, tesoruccio?", domandò Lamù vedendo Ataru steso sul tappeto tigrato a fissare il soffitto.

"Non preoccuparti; sto bene", rispose il ragazzo senza però incrociare il suo sguardo con quello della bella aliena.

L'ultimatum postogli da Shutaro stava ormai per scadere e Ataru avrebbe dovuto chiamarlo per confermare la sua disponibilità ad accettare l'incarico offertogli, ma il suo orgoglio, per una serie di ragioni, non riusciva ad accettare l'eventualità di dover fare da assistente al futuro capofamiglia dei Mendo.

Improvvisamente qualcuno aprì la porta della sua stanza; Ataru si voltò e vide sua madre che lo guardava con le braccia incrociate.

"C'è qualcosa che non va?", domandò il ragazzo vedendo lo sguardo accigliato della donna.

"Perché non mi rispondi quando ti chiamo?!", lo rimproverò la signora Moroboshi. "C'è qualcuno al telefono che chiede di parlare con te; perciò sbrigati a rispondere!".

Ataru si alzò da terra, scese giù per le scale e afferrò la cornetta appoggiata sul comodino vicino alla porta d'ingresso.

"Allora, Moroboshi, accetti l'incarico?", disse la voce di Shutaro dall'altro capo del telefono.

"Sì; accetto!", rispose Ataru dopo un breve silenzio.

"Sapevo che lo avresti fatto", affermò il giovane Mendo con un tono di superiorità.

"Prima però vorrei conoscere i dettagli di questo viaggio d'affari!", disse Ataru al suo coetaneo.

"Mi sembra giusto", affermò Shutaro. "Come saprai, in Cina c'è un clima di apertura verso gli Stati Uniti, il Giappone ed i maggiori paesi europei; perciò verrà organizzato a Pechino un congresso tra i rappresentanti delle principali industrie cinesi, americane, europee e giapponesi e dal momento che i Mendo sono la famiglia più ricca e potente del Giappone...".

"Capisco", disse Ataru ormai esasperato dai continui discorsi di Shutaro sull'importanza della sua famiglia. "Quando è prevista la partenza?".

"Tra due giorni alle otto dall'aeroporto di Tokyo", rispose Shutaro. "Non portare con te alcun bagaglio; penseremo a tutto noi".

"Allora ci vediamo tra due giorni", concluse il giovane Moroboshi. "Mendo... grazie mille!".

"Non devi. Lo faccio per la tua Lamù, non per te! Ci vediamo, Moroboshi", disse Shutaro prima di riattaccare.

"Chi era al telefono, amoruccio?", domandò Lamù dopo che Ataru agganciò la cornetta del telefono.

"Lamù, vuoi salire sul tetto con me un momento? Ti devo parlare", domandò Ataru alla bella aliena.

"Va bene, tesoro", rispose Lamù non senza qualche perplessità.

 

"Tra due giorni partirò con Mendo per la Cina", disse il ragazzo dopo essere salito sul tetto con Lamù.

"Perché? Non capisco...", disse Lamù spaventata all'idea di doversi separare da Ataru per chissà quanto tempo.

"Non te lo posso dire", rispose il giovane con un filo di voce. "Ti chiedo soltanto di non seguirmi e di aspettare il mio ritorno".

"Va bene, te lo prometto", rispose la ragazza dopo qualche attimo di esitazione.

Senza alcun preavviso, Ataru la abbracciò e la tenne stretta a sé.

"Mi mancherai", disse tristemente Lamù.

"Anche tu", rispose Ataru.

"Ma ti prometto che dopo questo viaggio non ci saranno più segreti tra noi; fidati di me", pensò tra sé il giovane Moroboshi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Il giorno della partenza ***


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IL GIORNO DELLA PARTENZA

"Sei sicuro che possiamo fidarci del tuo amico?", domandò perplesso il signor Mendo a suo figlio. "Avrei preferito che avessi scelto una bella ragazza come tua assistente...".

"Siate serio per una volta, padre!", gli rispose Shutaro imbarazzato per lo strano senso dell'umorismo del padre. "Conosco Ataru da tempo e possiamo fidarci di lui; ha cambiato atteggiamento mesi fa e mi ha chiesto questo favore per la ragazza più bella dell'universo".

"Molto interessante", commentò l'uomo portandosi al mento la mano destra.

"E poi ci sono sempre le nostre guardie del corpo", puntualizzò il ragazzo facendo riferimento alla nutrita scorta di guardie del corpo che si sarebbe occupata della sicurezza degli uomini della famiglia Mendo.

L'orologio dell'aeroporto segnava le 7 e 45 e dieci minuti più tardi arrivò Ataru accompagnato da Lamù e dai suoi genitori.

"I miei complimenti per la puntualità, Moroboshi!", lo salutò Shutaro con una punta di sarcasmo.

Ataru non fece caso al commento ed insieme ai suoi genitori salutò Shutaro e suo padre con un lieve inchino.

"Potete stare tranquillo, signor Mendo!", disse il padre di Ataru con la fronte imperlata di sudore per l'imbarazzo. "Sono sicuro che mio figlio non vi arrecherà alcun disturbo".

"Lo spero proprio", replicò il signor Mendo fulminando con lo sguardo il povero signor Moroboshi e sua moglie. "Ora dobbiamo andare; il nostro aereo privato sta per partire".

"Noi cominciamo ad andare; Ataru, raggiungici tra cinque minuti!", ordinò Shutaro al suo amico prima di avviarsi con suo padre.

"Fatti onore, figliolo", disse il signor Moroboshi a suo figlio dopo che quest'ultimo lo abbracciò.

"Comportati bene e non cacciarti nei guai!", ordinò ad Ataru sua madre.

"Fai buon viaggio, tesoruccio", disse Lamù con lo sguardo triste mentre abbracciava il ragazzo.

"Non fare così, Lamù!", le disse Ataru. "C'è sempre Ten a farti compagnia; e poi sono sicuro che le tue amiche verranno a farti visita mentre sarò via".

A quelle parole il volto della bella aliena si illuminò e Ataru fu ben felice di veder sorridere la ragazza.

"A proposito, saluta Ran, Benten e Oyuki da parte mia!", disse il ragazzo mentre si apprestava a raggiungere Shutaro e suo padre. "E anche Ten!".

"Lo farò, amoruccio mio!", gridò Lamù mentre vedeva il suo Ataru raggiungere l'aereo privato della famiglia Mendo.

 

"Devo proprio indossare questo abito?!?", si lamentò Ataru dopo essere uscito dal bagno dell'aereo vestito con un elegante abito scuro di foggia simile alla divisa scolastica di Shutaro.

"Ricordati che l'eleganza è di fondamentale importanza in un viaggio d'affari, Moroboshi", lo rimproverò il giovane Mendo vestito in giacca e cravatta come suo padre.

"Siamo arrivati, ragazzi", disse il signor Mendo interrompendo la discussione fra i due giovani. Dopo pochi minuti l'aereo si fermò sulla pista di atterraggio e i tre illustri passeggeri scesero dalla scaletta accolti da una piccola delegazione di importanti uomini d'affari cinesi.

"Benvenuti in Cina, onorevoli signori", disse con un inchino una graziosa ragazza cinese vestita di un elegante abito color rosso acceso.

"Siamo onorati per l'accoglienza ricevuta", rispose gentilmente il signor Mendo esprimendosi in un mandarino perfetto.

"Seguitemi, per favore", disse la ragazza indicando una lussuosa limousine che aspettava i tre ospiti. "Il convegno inizierà tra una settimana; fino ad allora sarete alloggiati nell'albergo più esclusivo di Pechino".

"Non sei contento di essere qui?", domandò Shutaro dopo aver visto lo sguardo assente di Ataru. "Scommetto che non hai mai immaginato nulla del genere...".

"Non preoccuparti per me", si limitò a dire il giovane Moroboshi mentre i suoi pensieri erano rivolti altrove.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Rimpatriata su Nettuno ***


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RIMPATRIATA SU NETTUNO

"Tirati su, Lamù!", le consigliò Ten vedendo la cugina così giù di morale.

"Non ci riesco, Ten", rispose tristemente la ragazza. "Non vedo il mio tesoruccio da quasi una settimana; mi manca tanto...".

"Perché devi sempre ridurti così per quel debosciato?!", le domandò il piccolo Oni nonostante sapesse già la risposta. "Scommetto che in questo momento ne starà combinando un'altra delle sue...".

"Ti ho detto tante volte di non insultare Ataru!", lo rimproverò Lamù. "Io lo amo!".

Ten scosse la testa davanti alla reazione della cugina, quando improvvisamente si ricordò della lettera per Lamù che era arrivata proprio quel giorno.

"Cambiando argomento, c'è una lettera per te", disse Ten mentre dava la busta a Lamù; la bella aliena lesse il messaggio tutto d'un fiato.

"Me la manda Oyuki!", affermò Lamù stupita. "Mi invita a trascorrere un po' di tempo su Nettuno insieme a Ran e Benten; sembra quasi una rimpatriata".

"Vacci subito, allora", le consigliò saggiamente il cuginetto. "Non le vedi da quasi un anno e sono sicuro che per po' riuscirai a sopportare la lontananza da Ataru".

"Hai ragione, Ten", rispose la bella aliena dopo aver ritrovato il sorriso. "Ci vado subito! Verrai con me?".

"No, grazie!", disse Ten per nulla entusiasta all'idea di dover ascoltare le chiacchiere di quelle quattro svitate per chissà quanti giorni. "Preferisco restare qui sulla Terra".

"Come vuoi", rispose Lamù. "Cerca di non combinare guai e non toccare le cose del mio tesoruccio".

"E chi le vuole?!", disse Ten imbronciato per la raccomandazione della cugina.

Subito dopo aver salutato il cuginetto, Lamù richamò la sua navicella e dopo aver superato l'atmosfera terrestre attivò la velocità luce, grazie alla quale raggiunse l'ultimo pianeta del sistema solare in pochi istanti.

La navicella atterrò su una pista di atterraggio posta a poca distanza dalla residenza della regina di Nettuno, la quale era già pronta ad accogliere l'amica insieme alle sue inseparabili guardie del corpo.

"Benvenuta sul mio pianeta, Lamù", disse Oyuki con un sorriso.

"Che bello rivederti!", rispose Lamù dopo aver riabbracciato l'amica. "Dove sono Ran e Benten?".

"Ci stanno aspettando nella sala principale del castello", rispose la regina di Nettuno. "Ti stanno aspettando con trepidazione".

Senza perdere altro tempo, le due ragazze salirono le scale che portavano alla porta d'ingresso e Lamù rivide le sue amiche d'infanzia dopo tanto tempo.

"Finalmente sei arrivata!", disse Benten ormai spazientita per l'attesa.

"Sei arrivata giusto in tempo", affermò Ran vestita con uno dei suoi abiti da bambola dell'età vittoriana. "Il tè è pronto!".

"Perché tuo marito non è con te?", domandò la dea della fortuna notando l'assenza di Ataru.

"Il mio tesoruccio è partito con Mendo per un viaggio d'affari in Cina", rispose Lamù. "Comunque vi manda i suoi saluti".

"Gentile da parte sua... fin troppo!", commentò Oyuki.

"Già!", le fece eco Ran. "Ataru non ha mai trattato le ragazze con gentilezza".

"Che ci sia lo zampino di Kurama dietro tutto questo?", disse Benten facendo ricordare a Lamù gli innumerevoli quanto inutili tentativi attuati dalla principessa dei Tengu per rendere Ataru un uomo degno - secondo i suoi parametri - di giacere con lei.

"Non dite assurdità!", disse la principessa degli Oni stizzita dalle illazioni delle sue amiche. "Se proprio volete saperlo, Ataru è cambiato molto in questi ultimi mesi... in meglio!".

Dopo quelle parole, le quattro ragazze chiacchierarono per ore su tutto ciò che avevano passato negli ultimi tempi e ad un certo punto Oyuki propose alle amiche un giro per il suo pianeta prima di cena.

Le ragazze accettarono con entusiasmo e la regina di Nettuno fu ben contenta di mostrare alle amiche le bellezze glaciali del suo pianeta; tuttavia, alla fine del giro, Lamù assunse nuovamente uno sguardo triste.

"Che cosa ti prende?", domandò Ran preoccupata.

"Nulla", rispose Lamù. "Vorrei soltanto che il mio tesoruccio fosse qui con me".

"Sei proprio senza speranza!", commentò acida Benten.

"Sei il solito maschiaccio!", la rimproverò Ran. "L'amore è un sentimento meraviglioso".

"Tu trovi meraviglioso invaghirsi di un bellimbusto senza cervello che pensa solo a riempirsi lo stomaco?!", commentò sbalordita la dea della fortuna riferendosi all'ex fidanzato di Lamù.

"Parla male di Rei un'altra volta e te la faccio pagare!", urlò Ran.

"Vedete di raffreddare i vostri bollenti spiriti o ci penserò io!", minacciò Oyuki con un tono che non ammetteva repliche.

"Ho io la soluzione!", esclamò Benten. "Un giro tra gli anelli di Saturno in sella alla mia moto è quello che ci vuole!".

"Questa è bella!", commentò sbalordita Lamù. "Non hai mai permesso a nessuno di salire sulla tua moto".

"Vorrà dire che farò uno strappo alla regola", ribatté Benten. "Allora, che ne pensi?".

"D'accordo!", rispose Lamù entusiasta all'idea di salire per la prima volta sulla moto spaziale dell'amica.

Subito dopo aver salutato Oyuki e Ran, Benten e Lamù si diressero a tutta velocità verso il pianeta.

 

"Allora, non è stato fantastico?!", urlò entusiasta Benten dopo aver effettuato una lunga serie di slalom tra gli anelli di Saturno.

"Sì", disse Lamù senza tuttavia mostrare alcun entusiasmo. "Sei stata in gamba".

"Stai ancora pensando ad Ataru?!", le domandò la dea della fortuna incredula.

"Non posso farci nulla; è più forte di me", rispose la principessa degli Oni malinconica.

"Sarà meglio tornare da Oyuki e Ran", disse Benten stanca di affrontare un argomento a lei sconosciuto. "Reggiti forte!".

"Tesoruccio, torna presto", pensò Lamù mentre stringeva con maggior vigore il corpo di Benten. "Mi manchi tanto".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Ritorno a Tomobiki ***


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RITORNO A TOMOBIKI

"Devo rendertene atto, Ataru: al congresso ti sei comportato in modo egregio!", commentò soddisfatto il signor Mendo sull'aereo che riportava a casa lui, suo figlio e Ataru dopo due settimane trascorse nella capitale cinese.

"Non credo di aver fatto nulla di straordinario...", rispose il ragazzo.

"Non fare il modesto!", lo interruppe Shutaro. "Nei primi due giorni del congresso i vari delegati non facevano altro che parlare di questioni politiche e non li sopportavo più. Il tuo intervento è stato provvidenziale!".

"In fondo ho solo ricordato loro il motivo per il quale era stato organizzato l'incontro", ammise Ataru con molta modestia. "E poi non ne potevo più di sentir parlare di pregi e difetti di comunismo e capitalismo; la politica non è il mio forte!".

"In ogni caso, ti faccio una proposta", disse il signor Mendo ad Ataru. "Desidero che tu accetti la proposta di diventare l'assistente di mio figlio a tempo pieno!".

"Dice davvero?!?", disse Ataru spiazzato dall'offerta dell'uomo.

"Sì", affermò il padre di Shutaro. "Tra qualche anno toccherà a mio figlio prendere in mano le redini della famiglia Mendo, ma prima di allora è necessario che lui impari alla perfezione le regole del mondo della finanza. Voi due vi conoscete da tempo e in queste settimane ti sei rivelato un ragazzo intelligente e di buon senso, perciò vorrei che tu accettassi la mia proposta".

"Tu che cosa ne pensi?", domandò Ataru al suo ex compagno di classe.

"Credo che sia un'ottima idea!", affermò Shutaro senza alcuna esitazione. "E poi avremo l'opportunità di viaggiare per il mondo e tu avrai un lavoro ben retribuito".

"Allora accetto!", rispose il giovane Moroboshi mentre stringeva la mano del signor Mendo.

"Manca ancora mezz'ora all'arrivo", precisò l'uomo mentre guardava l'ora sul suo orologio. "Che cosa ne dite di un brindisi?".

I ragazzi annuirono e dopo pochi minuti uno steward portò una bottiglia di sakè e tre bicchieri.

"Alla salute!", dissero all'unisono l'uomo e i due ragazzi prima di consumare la bevanda.

"Me ne stavo dimenticando!", disse all'improvviso il signor Mendo mentre estraeva dalla tasca della giacca una custodia in pelle. "Ataru, regala questo alla tua ragazza; sono sicuro che lo apprezzerà molto".

Il ragazzo aprì la piccola confezione per poi richiuderla subito dopo. "Ne siete sicuro?", domandò Ataru.

"Sicurissimo!", rispose l'uomo. "Ma fallo solo in un'occasione speciale".

Proprio in quel momento lo stridio delle ruote annunciava ai passeggeri l'arrivo sul suolo nipponico.

 

"Lamù, smettila di girare in tondo!", supplicò Ten vedendo la cugina svolazzare in aria in preda ad una grande eccitazione. "Mi stai facendo venire il mal di testa!".

"Finalmente rivedrò il mio tesoruccio!", disse Lamù impaziente per il ritorno di Ataru. "Non vedo l'ora di stringerlo fra le mie braccia!".

"Benten ha ragione: sei un caso disperato!", commentò Ten sconsolato.

"Dillo un'altra volta e ti fulmino!", disse la principessa degli Oni con uno sguardo minaccioso. "Hai capito, piccolo Rei?", concluse la ragazza apostrofando il cuginetto con il soprannome che gli aveva dato Ran.

Negli ultimi anni il piccolo Oni era cresciuto parecchio ed oltre ad aver imparato alla perfezione a volare e ad emettere fiamme sempre più alte, si stava trasformando - almeno secondo l'opinione dell'amica d'infanzia di Lamù - in un giovinetto di bell'aspetto.

"Odio quel soprannome!", sbuffò Ten per nulla contento di essere paragonato all'affascinante quanto stupido Oni.

In quel momento venne annunciato l'arrivo del volo da Pechino e senza perdere tempo Lamù si precipitò nel terminal dell'aeroporto pronta a riabbracciare Ataru.

Dopo appena dieci minuti, la bella aliena vide il ragazzo e senza dargli nemmeno il tempo di posare i bagagli, lo abbracciò con forza al collo.

"Tesoruccio mio, finalmente sei tornato!", disse Lamù sprizzando felicità da tutti i pori. "Come sono contenta!".

"Anch'io sono felice di rivederti, ma allenta la presa; mi stai strangolando!", disse Ataru mentre cercava di liberarsi dall'affettuosa quanto forte presa della bella aliena.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Cena in famiglia ***


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CENA IN FAMIGLIA

"Dimmi una cosa, figliolo: è quella la ragazza di cui mi parlavi?", bisbigliò il signor Mendo all'orecchio del figlio dopo aver visto Lamù che si fiondava tra le braccia di Ataru.

"Sì, padre", affermò Shutaro.

"Non ti sbagliavi; è davvero la ragazza più bella dell'universo!", disse l'uomo colpito dalla sensuale bellezza della principessa degli Oni. "Ataru è davvero un ragazzo fortunato".

"Però ci ha messo ben quattro anni per rendersene conto", puntualizzò il giovane Mendo con la mano vogliosa di brandire la katana ed affettare il suo futuro assistente. "Lamù, non si salutano più gli ex compagni?", domandò infine il ragazzo alla bella aliena.

"Scusami tanto, Shutaro", si giustificò la ragazza. "Ero così ansiosa di riabbracciare il mio tesoruccio che non mi sono accorta della tua presenza. Com'è andato il viaggio?".

"Bene, anche se rivedere il tuo dolce viso è stata sicuramente la parte migliore", le disse il giovane Mendo con parole così gentili e galanti che avrebbero fatto breccia nel cuore di qualunque ragazza, Shinobu in primis.

"Guarda quel bellimbusto come se la mangia con gli occhi!", pensò Ten mentre osservava disgustato la scena. "Ataru, perché non fai niente?".

"Non c'è bisogno di preoccuparsi", rispose tranquillo Ataru. "Shutaro sa bene che Lamù ama soltanto me".

"A proposito, hai conosciuto qualche bella ragazza in Cina?", domandò il piccolo Oni cercando di mettere il giovane Moroboshi con le spalle al muro.

"Se proprio lo vuoi sapere, io e Shutaro abbiamo avuto a disposizione una ragazza molto carina e gentile che ci ha fatto da guida per le strade di Pechino", disse Ataru senza scomporsi.

"Che cosa vorresti dire con questo?!?", urlò contrariata Lamù pronta a colpire Ataru con una delle sue scosse elettriche.

"Tranquillizzati, Lamù!", disse Shutaro prendendo inaspettatamente le difese dell'amico. "Una ragazza ci ha fatto da guida nel nostro soggiorno, ma ti giuro sui miei antenati che Ataru si è comportato più che bene!".

Alle parole del giovane Mendo Lamù si tranquillizzò immediatamente e tornò a sorridere.

"Dove sono i miei genitori?", domandò Ataru chiedendosi il perché dell'assenza di suo padre e sua madre.

"Sono a casa, tesoruccio", rispose Lamù. "Ti aspetta una bella sorpresa!".

 

"Sono tornato!", disse Ataru dopo aver varcato la porta d'ingresso e aver deposto i bagagli sul pavimento.

"Bentornato a casa, Ataru", disse la signora Moroboshi dopo aver abbracciato il figlio. "Ho preparato il tuo piatto preferito!".

"Il Sukiyaki?!", disse il ragazzo mentre pregustava il delizioso piatto.

"Proprio così", rispose la donna con un gran sorriso stampato sul volto. "Lamù mi ha aiutata a cucinarlo".

Ataru passò in un colpo solo dalla gioia alla disperazione e non osava nemmeno immaginare con quali terribili spezie piccantissime Lamù avesse contaminato la pietanza.

"Non devi preoccuparti, tesoruccio; ho solo tagliato la carne e le verdure", affermò la ragazza mentre Ataru tirava un grosso sospiro di sollievo.

Senza farselo ripetere due volte, Ataru corse nella sala da pranzo e i suoi occhi si illuminarono alla vista della grande pentola che troneggiava sulla tavola imbandita dove le verdure e le fettine di manzo galleggiavano nel brodo in attesa di essere mangiate.

Mentre i commensali si sedettero a tavola, il ragazzo prese la sua parte, ma anziché ingurgitare il tutto a gran velocità come suo solito, Ataru stava fissando il suo piatto con espressione enigmatica.

"C'è qualcosa che non va, amoruccio?", domandò preoccupata Lamù.

"Non è niente", rispose il ragazzo tranquillizzando la principessa degli Oni.

Subito dopo aver mandato giù il primo boccone, Ataru iniziò a narrare ai presenti le bellezze architettoniche che aveva visitato durante il suo soggiorno in terra cinese: la Città Proibita, Piazza Tian'anmen, la Grande Muraglia Cinese, il grande esercito di terracotta e il Mausoleo del primo imperatore cinese Qin Shi Huangdi.

Mentre il ragazzo continuava a raccontare, Lamù iniziò a volare con la fantasia e immaginava quanto dovesse essere bello visitare quei luoghi affascinanti insieme al ragazzo che amava.

 

"Che bella serata!", commentò soddisfatto Ataru mentre si sdraiava sul letto con la pancia piena e il cuore sereno.

"Com'è bello vederti di nuovo in questa stanza", ammise la ragazza con la sua solita sincerità. "Non puoi immaginare quanto mi sei mancato".

"Lo posso capire", disse il ragazzo mentre il suo corpo reclamava il giusto riposo dopo due settimane vissute così intensamente.

"Però c'è una cosa che non capisco; perché sei andato fino in Cina con Mendo?", domandò la principessa degli Oni; ma la sua domanda era destinata a restare senza risposta dal momento che Ataru aveva chiuso gli occhi e dormiva beato fra le braccia di Morfeo.

Senza fare rumore, Lamù si avvicinò e gli stampò un tenero bacio sulla fronte.

"Dormi bene, tesoruccio", sussurrò dolcemente la ragazza prima di raggiungere Ten a bordo della navicella.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** L'ultimo favore di Shutaro ***


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L'ULTIMO FAVORE DI SHUTARO

Dopo aver finalmente trascorso una meritata notte di riposo, Ataru aprì gli occhi e benché fosse ancora intorpidito dal sonno, notò sua madre che stava aprendo la finestra per far entrare la luce solare nella stanza.

"Finalmente ti sei svegliato!", disse la donna dopo essersi voltata in direzione del letto. "La colazione è pronta".

"Dov'è Lamù?", domandò Ataru mentre con lo sguardo cercava per la stanza il volto angelico della principessa degli Oni.

"La madre di Ten si è presa un periodo di ferie dal lavoro e quindi è scesa sulla Terra per portarlo con sé", disse la signora Moroboshi motivando così l'assenza della ragazza. "Lamù è uscita poco fa insieme al cuginetto e dovrebbe tornare fra qualche ora", concluse infine la donna.

"Capisco", si limitò a rispondere il ragazzo mentre si avviava in direzione del bagno senza battere ciglio.

 

Ataru aveva da poco finito di fare colazione e si stava vestendo per uscire, quando qualcuno suonò alla porta.

"Vado io!", disse ad alta voce il giovane Moroboshi mentre si avviava ad aprire la porta dopo aver indossato una maglietta a maniche corte.

Non appena aprì, Ataru rimase di sasso vedendo una ragazza dai capelli scuri che lo guardava sorridendo.

"Ciao, Shinobu!", la salutò Ataru. "Che cosa ci fai da queste parti?".

"Ciao, Ataru", rispose la giovane. "Poco fa ho incontrato Lamù e ho pensato di venire a trovarti".

"Ne sono felice", ammise il ragazzo. "Vuoi entrare?".

"Veramente, che cosa ne diresti di fare una passeggiata con me?", propose Shinobu. "Ho voglia di camminare un po'".

"Con piacere!", rispose il ragazzo dopo aver preso le chiavi di casa ed aver chiuso la porta. "Andiamo, allora!"

 

"Non dovresti studiare così tanto", disse Ataru dopo che Shinobu gli aveva raccontato degli interi pomeriggi trascorsi sui libri per prepararsi all'esame di ammissione dell'università Meiji.

"Certo che devo farlo!", rispose prontamente la ragazza. "E poi il giorno dell'esame si sta avvicinando".

"Sono sicuro che lo supererai", ribatté Ataru. "In fondo ti sei diplomata con un punteggio inferiore solo a quello di Shutaro!".

"A proposito, ho saputo del viaggio in Cina", disse all'improvviso Shinobu. "Non riesco ancora a credere che diventerai l'assistente di Shutaro; mi sembra impossibile!", ammise la ragazza ricordando le continue diatribe fra i due ragazzi ai tempi del liceo.

"In fondo era ora di smetterla con le nostre incomprensioni", rispose Ataru mostrando una maturità fuori dal comune.

"Bravo, Ataru!", pensò la ragazza commentando sodisfatta il comportamento del ragazzo che fino a pochi mesi fa pensava solo a riempirsi lo stomaco e ad importunare le belle ragazze.

I due ripresero la loro passeggiata, quando improvvisamente un uomo dalla corporatura robusta interamente vestito di nero si parò davanti a loro.

"Lei è il signor Ataru Moroboshi?", domandò l'uomo con una voce che ammetteva soltanto risposte convincenti.

"Sì, sono io", ammise Ataru con un filo di voce. Dopo aver sentito la risposta, lo strano individuo sorrise e consegnò un pacco agli allibiti ragazzi.

"Questo è per lei", disse l'uomo ad Ataru.

"Spero che non si tratti di uno dei soliti tiri mancini di Ryoko!", disse minacciosa Shinobu dopo aver riconosciuto nell'uomo uno dei fedeli kuroko della sorella minore di Shutaro.

"Non sono qui per volere della signorina Ryoko, ma per ordine del signorino Shutaro", rispose l'uomo prima di dileguarsi nel nulla lasciando interdetti i due ragazzi.

"Che cosa dice il messaggio?", domandò Shinobu notando un cartoncino attaccato al pacco.

Ataru lo afferrò e lesse il messaggio riportato:

Fai ciò che devi fare, Ataru; per la tua Lamù... e per te stesso!

Shutaro Mendo

Senza dar retta al misterioso messaggio, Ataru aprì il pacco e non appena ne svelò il contenuto, Shinobu rimase incantata alla vista dell'abito più bello che avesse mai visto.

Ataru teneva fra le mani un raffinato abito da sera in seta di color blu scuro e Shinobu intuì immediatamente chi avrebbe dovuto indossarlo.

"Ora è tutto chiaro; questo vestito è per Lamù!", affermò la ragazza sicura delle sue parole.

"Sei sicura che le piacerà?", domandò Ataru perplesso.

"Stai scherzando?!?", commentò Shinobu sbalordita dalla domanda del ragazzo. "Le piacerà sicuramente!".

A quel punto, Ataru rimise l'abito nella confezione e non si lasciò sfuggire un commento a favore di Shutaro. "Devo ammetterlo; Shutaro è un vero signore!", disse il ragazzo commosso per la generosità di colui che fino a poco tempo prima considerava solo uno snob presuntuoso e pieno di sé.

"Che cosa ne dici di tornare indietro?", propose infine Shinobu. Il ragazzo annuì e i due si avviarono verso la casa di Ataru, del tutto ignari di essere stati spiati per tutto il tempo da una loro vecchia conoscenza.

"Che cosa avrà in mente quello stupido di Ataru?", si domandò Megane dopo aver assistito di nascosto a tutta la scena. "Devo scoprirlo!", disse sottovoce il ragazzo mentre maneggiava una macchina fotografica di ultima generazione che aveva appena acquistato con i suoi risparmi.

"Mi sento come una spia sovietica in azione fra le montagne deserte dell'Afghanistan", pensò Megane mentre continuava a pedinare Ataru e Shinobu fino ad arrivare a pochi metri dalla casa del giovane Moroboshi.

"Credi che stasera possa andare bene?", domandò Ataru alla ragazza.

"Certo!", ribatté convinta Shinobu. "Non è il caso di aspettare oltre".

Dopo quelle parole, Shinobu salutò Ataru con un bacio sulla guancia e si allontanò mentre il ragazzo rientrava felice in casa.

"Questo è davvero troppo!", disse adirato Megane dopo aver scattato l'ultima di una lunga serie di fotografie. "Non solo quello sciagurato ha abbandonato Lamù per due settimane per andarsene in Cina con Mendo, ma ha perfino organizzato una serata con Shinobu a sua insaputa!".

Senza ulteriori indugi, Megane corse in cerca di un fotografo per far sviluppare il rullino. "Questa volta non la passerai liscia!", pensò il ragazzo mentre si sistemava gli occhiali.

"Lamù ti lascerà per sempre e a quel punto lei sarà soltanto mia!", affermò Megane mentre pregustava il momento in cui la principessa degli Oni avrebbe fulminato Ataru e si sarebbe fiondata fra le sue braccia in cerca di conforto.

 

Nota dell'autore: dal momento che la Takahashi lavorò alla serie "Urusei Yatsura" fra gli anni '70 e gli anni '80, ho pensato di far rievocare nella mente di Megane il conflitto che vide impegnati i soldati dell'Armata Rossa in territorio afgano tra il 1979 e il 1989.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** La resa di Megane ***


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LA RESA DI MEGANE

"Sbrigati, Ten!", ordinò la vigilessa del fuoco più zelante dell'universo al figlio mentre lo aspettava all'ingresso dell'astronave messa gentilmente a disposizione dai genitori di Lamù.

"Arrivo subito!", disse il piccolo Oni mentre si apprestava a salutare la cugina prima di partire con la madre per un periodo di vacanza. "Io vado, ma ricorda; se Ataru dovesse combinare un'altra delle sue, chiamami e lo sistemerò io!".

"Pensa a divertirti, piuttosto!", rispose Lamù.

A quel punto, i due si salutarono e dopo che Ten raggiunse la madre, l'astronave decollò per perdersi dopo pochi istanti nell'infinità dell'universo.

"E ora di corsa a casa dal mio tesoruccio!", disse Lamù mentre volava sopra le case di Tomobiki.

Proprio mentre si apprestava a raggiungere la casa di Ataru, la principessa degli Oni notò Megane che usciva da un negozio di articoli fotografici e ne approfittò per salutarlo.

"Ciao, Megane", disse Lamù con la sua consueta allegria. "Che cosa fai da queste parti?".

"Ciao, Lamù!", rispose il ragazzo cercando di mantenersi il più naturale possibile. "Ho da poco comprato questa macchina fotografica e ho appena ritirato le foto che ho scattato questa mattina", concluse Megane mentre mostrava con orgoglio l'oggetto che gli era costato tutti i suoi sudati risparmi.

"Posso vederle?", domandò Lamù spinta dalla sua incredibile curiosità.

"Ma certo!", rispose Megane riuscendo malapena a nascondere un sorriso di compiacimento; il ragazzo consegnò immediatamente le fotografie alla bella aliena e non appena questa le vide una ad una, digrignò i denti per la rabbia ed assunse uno sguardo così carico di odio che Megane stesso temette di rimanere fulminato da una delle sue terribili scariche elettriche.

Senza degnare di un saluto il ragazzo, Lamù spiccò il volo stringendo fra le dita quelle fotografie che ritraevano Ataru in compagnia di Shinobu.

"Il piano ha funzionato alla perfezione", pensò Megane mentre osservava soddisfatto l'oggetto dei suoi desideri che si allontanava da lui. "Ataru, questa volta non sfuggirai alla punizione che meriti!".

 

"Perché ci sta mettendo così tanto?", domandò preoccupato Ataru mentre osservava l'orologio da salotto posto all'angolo della sala da pranzo.

"Rilassati, Ataru", consigliò tranquilla sua madre. "Arriverà a momenti".

Pochi minuti più tardi, i due sentirono la porta aprirsi e Ataru si diresse verso l'ingresso, ma non appena vide Lamù con quegli occhi pieni di astio, il ragazzo si fermò.

"Che cosa c'è?", domandò il giovane Moroboshi.

Non appena Ataru pronunciò quelle parole, Lamù scagliò contro di lui una scarica elettrica ad altissimo voltaggio che lo investì in pieno.

"Come hai potuto farmi questo?", urlò la ragazza in preda ad una folle gelosia. "Ho aspettato con ansia il tuo ritorno per due settimane e non appena ho abbassato la guardia, tu ne hai subito approfittato! Sono stanca di essere presa in giro da te! STANCA!!", gridò la bella aliena mentre le lacrime cominciarono a sgorgare abbondanti dagli occhi.

"Che sta succedendo qui?!?", domandò la signora Moroboshi chiedendosi il perché di quella confusione.

A quel punto Lamù mostrò alla donna le foto. "Ecco cosa è successo!", disse la bella aliena con la voce strozzata dalle lacrime.

"Che cosa ho fatto di male per meritarmi un figlio del genere?", sospirò la donna esasperata dopo aver visto le fotografie.

Ataru, ripresosi dalla scossa ricevuta, si sentì vittima di una vera e propria congiura e decise di prendere in mano la situazione.

"Adesso basta!", disse il ragazzo riuscendo a zittire le due donne. "In questi vent'anni non sono di certo stato un ragazzo modello, ma questa volta non ho fatto niente di male; perciò vi prego di tacere e di ascoltare ciò che ho da dirvi!", concluse Ataru mostrando un'autorità che in quella casa era sempre stata saldamente nelle mani della signora Moroboshi.

La donna non sapeva cosa pensare; da un lato avrebbe voluto punire il figlio per quella che a prima vista sembrava una semplice dimostrazione di arroganza giovanile, mentre dall'altro era orgogliosa per la dimostrazione di carattere mostrata dal ragazzo.

Dopo aver ottenuto una seppur fragile tregua, Ataru cominciò a narrare per filo e per segno tutto ciò che aveva fatto quella mattina con Shinobu fino ad arrivare al momento del ritorno a casa.

"E ora vi dimostrerò che ciò che ho appena detto corrisponde al vero", concluse Ataru sicuro di sé prima di andare in camera sua per poi tornare con un grosso pacco.

"Questo è per te", disse il ragazzo mentre posava l'oggetto ai piedi di Lamù.

Dopo essersi asciugata le lacrime, la ragazza stracciò la carta che avvolgeva il pacco e rimase senza parole alla vista dell'abito da sera.

"Ma è bellissimo!", commentò sbalordita la signora Moroboshi.

"Tesoruccio...", mormorò Lamù a metà strada fra la gioia e il rimorso; senza aggiungere altre parole, ripose l'abito nella confezione e si diresse verso la porta.

"Dove stai andando?", domandò Ataru.

"Da Shinobu", si limitò a dire la principessa degli Oni.

"Ora è tutto chiaro!", pensò Lamù mentre si dirigeva verso la casa di Shinobu. "Megane ha voluto ingannare me e il mio tesoruccio; ma non la passerà liscia!".

Dopo aver raggiunto l'abitazione, Lamù bussò violentemente alla porta. "Shinobu, sono Lamù", disse la bella aliena.

"Che cosa desideri?", domandò Shinobu dopo aver aperto la porta.

"Vieni con me!", disse Lamù prendendo per mano l'amica. "Ti spiegherò tutto strada facendo!".

 

"Forse ho esagerato questa volta", pensò Megane mentre cercava in tutti i modi di non ascoltare la propria coscienza. "Ma non importa; in amore, come in guerra, tutto è lecito!", concluse il ragazzo.

Megane stava camminando per i vicoli di Tomobiki e non appena girò l'angolo, vide uno spettacolo che non gli piacque affatto: alla fine della strada c'erano Lamù e Shinobu e vedendo i loro sguardi truci, il ragazzo intuì immediatamente che il suo piano era fallito.

"Forza e coraggio, Megane!", pensò il ragazzo con gli occhiali cercando di non apparire in preda al panico. "Prendi esempio dai trecento spartani di Leonida alle Termopili".

Ricordando quel gesto estremo di coraggio, Megane si avvicinò alle due ragazze e senza neppure rivolgersi la parola, Shinobu gli strappò la macchina fotografica con un rapido gesto della mano.

"Questo è per avermi fotografata di nascosto senza il mio permesso!", disse la forzuta ragazza dopo aver sbriciolato la macchina fotografica come se fosse un biscotto secco.

"Questo è per aver osato tramare alle spalle del mio tesoruccio!", affermò Lamù investendo il ragazzo con una scarica elettrica ad alto voltaggio che lasciò Megane a terra.

"E questo è per insegnarti l'educazione!", concluse Shinobu dopo aver colpito Megane con un pesante bidone della spazzatura situato fino a pochi minuti prima all'angolo della strada.

Soddisfatte per la lezione impartita, le due ragazze si allontanarono lasciando il povero ragazzo a terra.

"Anche il più ostinato dei guerrieri sa quando è il momento di arrendersi", affermò Megane dopo essere riuscito a rialzarsi tra mille difficoltà. "Ataru, hai vinto; Lamù non sarà mai mia!", concluse mestamente il ragazzo mentre si dirigeva verso casa con le ossa doloranti e i vestiti impregnati da un terribile fetore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Sotto un albero di ciliegio ***


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SOTTO UN ALBERO DI CILIEGIO

"Credi che Ataru riuscirà a perdonarmi questa volta?", domandò preoccupata Lamù mentre camminava in compagnia di Shinobu dopo la spedizione punitiva contro Megane.

"E perché non dovrebbe?", rispose Shinobu stupita dalla domanda che le era stata posta. "Non è di certo la prima volta che Ataru subisce un trattamento simile da te!".

"Ma questa volta è diverso!", osservò la bella aliena. "Nelle occasioni precedenti l'ho fatto solamente per indurlo a smetterla con i suoi atteggiamenti da maniaco sessuale, ma stavolta lui non ha nessuna colpa", concluse Lamù.

"Non dovresti porti questo problema", le raccomandò Shinobu. "In questi ultimi mesi Ataru ha dimostrato una grande maturità e sono convinta che non ti serberà alcun rancore".

"Ne sei sicura?", domandò Lamù poco convinta delle conclusioni dell'amica.

"Certo che ne sono sicura!", rispose Shinobu con fermezza. "Ataru non è mai andato d'accordo con Shutaro durante gli anni del liceo, ma nonostante questo si è recato a casa sua per chiedergli un grosso favore e si è recato con lui fino in Cina per un affare che riguardava unicamente la famiglia Mendo; tutto questo lo ha fatto solamente per te!", affermò la forzuta ragazza con parole che colpirono Lamù direttamente al cuore.

"Sarà vero ciò che ha detto Shinobu?", si chiese la principessa degli Oni dentro di sé non accorgendosi di essere ormai giunta a casa di Shinobu.

"Io sono arrivata!", affermò la ragazza interrompendo i pensieri di Lamù.

"Smettila di tormentarti!", le ordinò Shinobu con parole ferme e gentili allo stesso tempo. "Tu sei l'unica che possa fare felice Ataru", disse alla fine con una punta di rammarico.

"Hai ragione!", disse Lamù finalmente convinta dai discorsi di Shinobu.

"Allora buona fortuna!", le disse Shinobu mentre raggiungeva la porta d'ingresso.

Non appena la porta si chiuse, Lamù spiccò il volo per raggiungere la casa di Ataru più velocemente, ma durante il tragitto il rimorso ricominciò a serrarle il cuore.

"Sono stata una stupida!", si rimproverò Lamù. "Il mio tesoruccio ha ragione: a volte sono veramente insopportabile!", affermò la ragazza mentre entrava nella stanza di Ataru dalla finestra come suo solito.

Come temeva, la stanza era vuota e Lamù si sedette sulla sedia della scrivania mentre pensava ad un modo per risolvere quella situazione che lei stessa aveva creato.

Proprio in quel momento la porta della stanza si aprì e Lamù si voltò immediatamente con la speranza che fosse Ataru, ma al posto del suo amato c'era la signora Moroboshi che la guardava con una strana espressione.

La bella aliena abbassò lo sguardo per la vergogna e cominciò a formulare alcune parole di scusa: "Mi dispiace per la scenata di prima... non avrei dovuto...".

"Che cosa ci fai ancora qui?", le domandò la signora Moroboshi con parole che non suonavano affatto come una nota di rimprovero. "Ataru ti aspetta di sotto; vai!", la incoraggiò la donna.

Senza farselo ripetere due volte, Lamù uscì dalla stanza e in fondo alle scale vide Ataru che la stava aspettando vestito con l'elegante abito scuro che aveva indossato in occasione del congresso di Pechino e con un grande mazzo di rose rosse fra le mani.

Lamù rimase come pietrificata e non riusciva a credere ai suoi occhi; non si sarebbe mai aspettata di vedere Ataru vestito così elegante, soprattutto dopo quello che era appena successo.

"Tesoruccio, che significa?", domandò la bella aliena con parole che le uscivano a fatica dalla bocca.

"Queste sono per te", disse il ragazzo mentre porgeva le rose alla ragazza. "Spero che ti piacciano".

"Tesoruccio, non dovevi...", mormorò Lamù mentre teneva il mazzo fra le mani.

"E invece sì!", la interruppe Ataru. "Non devi sentirti in colpa per ciò che è accaduto e se c'è una persona che deve farsi perdonare, quella sono io!", ammise il ragazzo memore dei suoi ormai vecchi atteggiamenti da donnaiolo incallito.

"Non è vero!", affermò Lamù con molta onestà. "Questa volta ho davvero superato il limite e vorrei farmi perdonare".

"Un modo ci sarebbe", ammise il ragazzo. "Potremmo fare insieme una passeggiata per il centro di Tokyo...", propose Ataru.

Senza nemmeno far finire la frase, Lamù si diresse nella camera di Ataru per farsi bella. "Arrivo subito!", disse infine la ragazza al culmine della felicità.

 

Dopo soli dieci minuti, Lamù si contemplò allo specchio dopo aver indossato l'abito che Ataru le aveva regalato.

"Mi sta proprio bene!", commentò soddisfatta la principessa degli Oni mentre si passava le dita sull'orlo del vestito. "Però manca ancora qualcosa...", disse la ragazza mentre estraeva dal cassetto della scrivania un piccolo bauletto in legno di noce.

Lamù lo aprì e tirò fuori il nastro giallo fabbricato dal monaco Sakurambo in grado di bloccare i suoi poteri che Ataru le aveva regalato anni prima per non dover subire le sue scariche elettriche.

"Questa volta nulla andrà storto!", pensò Lamù mentre si sistemava il nastro fra i capelli.

"Posso entrare?", domandò Ataru dopo aver bussato.

"Entra pure, tesoruccio", disse Lamù con voce squillante.

Il ragazzo entrò e rimase a bocca aperta vedendola con quel vestito che metteva in risalto le sue forme generose.

"Sei... bellissima!", riuscì a dire Ataru dopo alcuni minuti di silenzio.

"Grazie, amoruccio!", disse Lamù mentre cingeva il braccio di Ataru. "Andiamo!".

 

Dopo aver camminato per le strade della capitale nipponica, i due ragazzi si sedettero ai piedi di uno dei tanti alberi di ciliegio che si trovavano nei parchi della città; benché l'estate stesse ormai per finire, la chioma rosea dell'albero era ancora folta e Lamù osservava incantata quello spettacolo della natura.

"Adoro gli alberi di ciliegio!", commentò la ragazza.

"Già!", rispose Ataru. "Però questi alberi offrono il meglio di sé soltanto in primavera".

Senza badare all'osservazione del ragazzo, Lamù appoggiò la testa sulla sua spalla e chiuse gli occhi.

"Vorrei che questo momento non finisse mai...", sussurrò la principessa degli Oni a voce bassa.

"Lamù, c'è qualcosa che vorrei farti vedere", disse improvvisamente Ataru.

"Davvero?", domandò la bella aliena mentre guardava Ataru con occhi pieni di curiosità.

"Sì", rispose il giovane Moroboshi. "Però c'è bisogno della tua navicella!", disse Ataru lasciando Lamù interdetta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Le parole che non ti ho mai detto ***


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LE PAROLE CHE NON TI HO MAI DETTO

"Perché abbiamo bisogno della mia navicella?", domandò Lamù stupita.

"Perché il luogo che voglio farti vedere si trova a centinaia di chilometri da qui e non possiamo certo andarci a piedi!", rispose Ataru.

La principessa degli Oni non riusciva ancora a carpire le intenzioni del ragazzo, ma decise di stare al suo gioco e con un comando vocale ordinò alla sua navicella di atterrare.

Dopo pochi minuti l'ufo dalla carrozzeria a strisce gialle e nere atterrò nel parco fra lo stupore delle persone presenti e dopo che i due giovani entrarono al suo interno, Lamù prese il comando della navicella.

"Dirigiti verso est e fermati quando te lo dirò io", le ordinò Ataru con parole decise.

La ragazza abbassò una leva e dopo pochi minuti l'astronave si alzò da terra e spiccò il volo lasciandosi dietro le luci della capitale giapponese.

Il viaggio proseguì tranquillo finché Lamù non notò sul monitor una strana costruzione in pietra che non aveva mai visto in vita sua.

"Tesoruccio, che cos'è quel serpentone di pietra?", domandò la bella aliena mentre indicava con il dito il monumento che appariva sullo schermo.

"Quella è la Grande Muraglia cinese", rispose Ataru senza troppi giri di parole. "Ora però dobbiamo atterrare; quel punto mi sembra perfetto!", commentò il giovane Moroboshi mentre indicava un piccolo spiazzo ai piedi di una delle torrette di osservazione che costituivano la muraglia.

Lamù eseguì un atterraggio perfetto e non appena l'astronave toccò terra, le porte si aprirono automaticamente e i due ragazzi si trovarono di fronte al maestoso monumento.

Lamù non riusciva a credere ai suoi occhi; benché costruito con un materiale così primitivo come la pietra, il monumento la impressionò non poco. "La Terra è davvero il pianeta più incredibile dell'universo!", affermò la giovane.

"Sapevo che ti sarebbe piaciuto!", disse Ataru soddisfatto. "Ma questo non è ancora nulla".

A quel punto il ragazzò la invitò a seguirla e senza farsi pregare, Lamù prese la mano di Ataru e dopo aver salito le scale, i due arrivarono in cima alla muraglia.

L'atmosfera era a dir poco suggestiva: dal momento che il monumento di notte era chiuso al pubblico, soltanto poche torce poste a distanza regolare l'una dall'altra illuminavano il sentiero con la tenue luce del fuoco e agli occhi della bella aliena la muraglia assumeva l'aspetto di un serpente infuocato che strisciava fra le buie colline circostanti.

Impressionata dallo spettacolo, Lamù strinse con maggiore forza il braccio di Ataru.

"Non devi preoccuparti di nulla", la rassicurò Ataru. "E poi ci sono io al tuo fianco!".

Rincuorata dalle parole del suo amato, Lamù si tranquillizzò e camminò al suo fianco guardandosi attorno; ad un certo punto i due giovani salirono in cima ad una delle torrette di osservazione e dall'alto della costruzione, Lamù alzò lo sguardo e contemplò la volta celeste illuminata dalla luce delle stelle e della luna.

"Chiudi gli occhi!", le disse Ataru all'improvviso.

"Perché dovrei farlo?", protestò Lamù. "Qui è tutto così bello...".

"Si tratta di una sorpresa", ammise il ragazzo.

"Mi chiedo che cosa abbia in mente...", si domandò la ragazza mentre abbassava le palpebre.

Dopo qualche istante, Ataru estrasse dalla tasca della giacca la custodia in pelle che il padre di Shutaro gli aveva regalato durante il viaggio di ritorno da Pechino. "Il momento è arrivato!", pensò il ragazzo mentre ricordava le parole pronunciate nell'occasione dall'uomo.

Il ragazzo aprì la custodia e tenendo l'oggetto che si trovava al suo interno ben saldo fra le dita, disse a Lamù di aprire gli occhi.

La ragazza obbedì e rimase senza parole mentre vedeva Ataru che teneva in mano una collana di rara bellezza.

Il gioiello consisteva in un disco d'oro sul quale erano incisi due dragoni di giada con due piccoli rubini al posto degli occhi sorretto da una sottile striscia di seta.

"Non potevo certo tornare dalla Cina senza un piccolo pensiero!", ammise Ataru con falsa modestia.

Senza alcun preavviso, Lamù gli cinse il corpo con le braccia mentre appoggiava la testa sul suo petto. "Tesoruccio, sei meraviglioso!", disse la giovane al settimo cielo per la felicità.

Nonostante quella dimostrazione di affetto, Ataru si staccò bruscamente da lei in preda ad uno strano sentimento di rimorso.

"C'è qualcosa che ti turba?", domandò preoccupata la principessa degli Oni.

"Lamù, devo dirti una cosa importante!", esordì Ataru.

"Dimmi tutto!", lo esortò la ragazza.

"Sai, questa muraglia venne costruita oltre duemila anni fa per proteggere l'impero cinese dalle tribù nomadi del nord", disse il ragazzo mentre osservava il paesaggio circostante in cerca delle parole giuste da dire.

"Non capisco...", lo interruppe la bella aliena perplessa.

"Il punto è che anch'io ho eretto una barriera intorno al mio cuore", disse infine Ataru.

"Cosa vuoi dire?", gli domandò Lamù.

"Per tutta la vita ero convinto di essere il bersaglio prediletto della sfortuna e dal momento in cui sei arrivata sulla Terra ho creduto che la sorte avesse voluto tirarmi un altro tiro mancino", continuò il ragazzo.

"Come puoi pensare una cosa del genere?", disse Lamù infastidita dalle parole di Ataru.

"Mi sembrava impossibile che una ragazza bella come te si fosse innamorata di uno stupido pervertito come me!", ammise Ataru mentre si toglieva dal cuore un peso grande come un macigno.

"Tu non sei affatto uno stupido", gli disse Lamù con parole dolci.

"Credevo che correndo dietro le altre ragazze e ignorandoti sarei riuscito a sfuggire ai colpi della sorte", affermò Ataru. "In realtà non ho fatto altro che fare del male a me stesso... e a te".

"Tesoruccio...", mormorò Lamù mentre gli teneva le mani.

"Molte ragazze hanno catturato il mio sguardo in questi anni...", continuò Ataru. "... ma solo tu hai rapito il mio cuore!", concluse il ragazzo mentre guardava negli occhi la donna che lui amava più di tutte.

"La verità è che io ti amo con tutto me stesso e ti chiedo di perdonarmi per tutto il male che ti ho causato per colpa della mia stupidità", disse Ataru dopo aver finalmente dichiarato i propri sentimenti dopo quattro anni di tira e molla.

Dopo aver ascoltato quelle parole, gli occhi di Lamù si bagnarono di lacrime di gioia e senza farsi più pregare, Ataru la abbracciò e la baciò come non aveva mai baciato nessun'altra nella sua vita, con tutta l'energia che gli sgorgava dal cuore mentre lei gli cingeva il collo con le braccia.

"Ho aspettato da tanto tempo questo momento!", pensò commossa Lamù mentre rimaneva attaccata ad Ataru sotto il cielo stellato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Un desiderio realizzato ***


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UN DESIDERIO REALIZZATO

"Hai visto, tesoruccio?", disse Lamù ancora abbracciata ad Ataru. "Alla fine sono riuscita a farti dire quelle parole".

"Già!", ammise il ragazzo. "Però c'è ancora una cosa che vorrei chiederti".

"Di che si tratta?", chiese la bella principessa degli Oni incuriosita da ciò che aveva appena detto Ataru.

"Quando ti sei accorta per la prima volta del fatto che mi sia innamorato di te?", domandò il giovane Moroboshi in attesa di conoscere la risposta.

Lamù impiegò alcuni minuti per formulare la risposta e infine si ricordò di un episodio rilevante.

"Ti ricordi il giorno in cui ho dovuto momentaneamente lasciare la Terra per rinnovare il passaporto?", domandò la bella Oni facendo rievocare nella mente del suo amato uno dei giorni più tristi della sua vita.

"Non potrei mai dimenticarlo!", rispose il ragazzo sospirando. "Quel giorno temetti di averti perduta per sempre e misi nel taschino della camicia la bambolina con le tue sembianze come ricordo. E poi...".

"E poi il tuo volto si è illuminato di gioia non appena sono tornata!", lo interruppe la ragazza.

"Hai ragione", disse Ataru con leggero imbarazzo.

"Non appena ho visto i tuoi occhi illuminarsi, ho capito subito che mi amavi con tutto il cuore... anche se eri troppo orgoglioso per ammetterlo!", concluse Lamù assumendo un tono di rimprovero mentre pronunciava le ultime parole.

"Sai, ero convinto che avresti risposto così!", disse Ataru soddisfatto per aver sentito dire dalle labbra di Lamù ciò che lui già sapeva. "Anche perché ho scoperto una cosa interessante sul conto della bambolina!".

"Che vorresti dire con questo?", domandò la principessa degli Oni con l'atteggiamento tipico di coloro che fanno finta di non capire.

"Che hai piazzato un microfono all'interno della bambolina per sentire tutto ciò che dicevo!", affermò il ragazzo a metà strada fra l'offeso e il divertito.

"L'ho fatto solo per avere la conferma dei tuoi sentimenti per me!", tentò di giustificarsi la ragazza.

"Ma io non sono arrabbiato con te!", disse Ataru notando l'imbarazzo di Lamù. "E poi, dopo tutti i tiri mancini che ti ho giocato in questi anni, me lo sono meritato".

Piacevolmente colpita da quella ammissione, Lamù portò le mani al volto di Ataru e riprese a baciarlo.

"Sapevo che in fondo non eri lo stupido depravato che tutti ti consideravano!", disse la ragazza.

Continuando a tenersi per mano, i due innamorati alzarono lo sguardo e fissarono il cielo carico di stelle e in quel preciso istante, una stella cadente fece la sua comparsa nella volta celeste.

"Esprimi un desiderio, tesoruccio!", lo esortò Lamù.

"Io desidero avere per sempre al mio fianco una bella ragazza!", disse Ataru focalizzando lo sguardo verso la coda dell'astro.

"Ma non pensi mai ad altro?!", esclamò la principessa degli Oni contrariata.

"Peccato che l'abbia proprio davanti ai miei occhi!", scherzò il giovane Moroboshi.

"Non cambierai mai!", disse Lamù sorridendo.

Sebbene fosse felice per la serata trascorsa, Ataru non riuscì a trattenere uno sbadiglio; la luna stava ormai per tramontare e il suo corpo reclamava il giusto riposo. "Che cosa ne dici di ritornare a casa?", propose il ragazzo.

"D'accordo!", esclamò Lamù senza protestare. "Anch'io sono piuttosto stanca".

Detto questo, i due giovani fecero ritorno all'astronave e in breve tempo si lasciarono alle spalle la Cina e le sue meraviglie.

 

"Buonanotte, allora!", disse Ataru dopo che la navicella lo aveva lasciato nel giardino di casa.

"Aspetta un momento, amoruccio!", lo fermò Lamù. "Devo darti una cosa".

Mentre il ragazzo si domandava cosa mai potesse essere il mistrerioso dono, Lamù tirò fuori un anello e lo consegnò ad Ataru.

"Ma questo è la Stella di Tigre!", esclamò il giovane Moroboshi mentre teneva con un certo terrore l'anello fra il pollice e l'indice.

"Proprio così!", rispose la bella aliena mentre i ricordi relativi a quell'oggetto affioravano con prepotenza nella mente di Ataru.

"Perché me lo vuoi dare?", domandò il ragazzo incapace di comprendere il significato di quel gesto.

"Ormai mi posso fidare di te; perciò lo lascio nelle tue mani!", rispose Lamù prima di salutare Ataru con un bacio sulla guancia e ritornare nella sua astronave.

Troppo stanco e sorpreso per chiedere ulteriori spiegazioni, Ataru infilò l'anello nella tasca dei pantaloni e si diresse in camera sua.

Dopo essersi messo il pigiama ed essersi infilato sotto le coperte in attesa di prendere sonno, Ataru fissò con intensità la superficie levigata della gemma tigrata e mormorò a bassa voce: "Lamù, prima o poi sarò io stesso a darti questo anello che sancirà ufficialmente la nostra unione... ma è ancora presto!".

Dopo aver pronunciato quelle parole, Ataru mise il gioiello nel taschino del pigiama e chiuse gli occhi in attesa di dormire e sognare la sua Lamù... e tante altre belle ragazze!

FINE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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