You're not alone di kamy (/viewuser.php?uid=60751)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 Ubriaco ***
Capitolo 2: *** Cap.2 Labbra rosse ***
Capitolo 3: *** Cap.3 Fidati di me ***
Capitolo 4: *** Cap.4 Minacce al bar ***
Capitolo 5: *** Cap.5 Litigio ***
Capitolo 6: *** Cap.6 Pace ***
Capitolo 1 *** Cap.1 Ubriaco ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.1
Ubriaco
Tony
guardò il salotto vuoto, batté le palpebre e
storse il labbro.
"Jarvis? Dove sono finiti tutti?".
"La signorina Potts è in trasferta ad Atene per la
presentazione del nuovo sistema di sicurezza Stark. L'ultimo
rilevamento satellitare del capitano Rogers indica che si stava
dirigendo verso casa, secondo i calcoli dovrebbe arrivare nel primo
pomeriggio di dopodomani" rispose Jarvis.
Tony sbuffò, si sedette sul divano a gambe larghe e
guardò la bottiglia sul tavolino. Si piegò in
avanti, l'afferrò e sorrise stringendola.
< Dev'essere rimasta qui da quando è venuto Rhodey
> pensò.
Lo sguardo si scurì, rilassò le spalle piegandosi
in avanti con la schiena.
Rhodey
incrociò le braccia, lo guardò bere
metà della bottiglia e sospirò.
"Pensavo che il tuo uso
d'alcool fosse diminuito da quando stai con il Capitano Rogers" disse.
Lui sorrise,
annuì e poggiò la bottiglia sul tavolo.
"Infatti è
solo la prima da tre giorni" rispose.
Rhodey
grugnì, allargò le braccia e si alzò
dalla poltrona.
"Oh, certo! Sai, Tony,
non me l'aspettavo!".
Raggiunse il divano, si
chinò in avanti e socchiuse gli occhi scuri.
"Hai voluto aspettare
che venissi io per darti di nuovo all'alcolismo? Così il tuo
nuovo fidanzatino potrà sentirsi un grande eroe che ti ha
salvato dai tuoi problemi?".
Tony sgranò
gli occhi, aderì con la schiena al divano e strinse le
labbra. Sogghignò, socchiuse gli occhi e le iridi brillarono
di riflessi caffè.
"Detto così
sembra che Cap abbia adottato un cane" disse, sarcastico.
Rhodey si
rizzò, si voltò e girò il capo con
espressione dura.
"Perché
è quel che stai diventando, Tony. Un cane ammestrato".
Tony sospirò, finì il contenuto della bottiglia e
si alzò raggiungendo il piano bar e si chinò
buttando la bottiglia. Intravide uno stipetto aperto, si mise in
ginocchio e vide una bottiglia. La tirò fuori, si
alzò e si sedette sullo sgabello.
< Questo l'aveva portato Point Break quand'è venuto a
festeggiare > pensò.
La stappò, sentì l'odore forte fargli pulsare le
tempie e si leccò le labbra.
< Mi pare che Psycho però ci avesse proibito di berlo
> si disse.
Alzò le spalle, sogghignò e bevve un paio di
sorsi. Sentì le guance scaldarsi, vide nero e
finì di bere allargando le gambe sullo sgabello. Si
alzò in piedi, prese altre bottiglie e le strinse sotto le
braccia. Avanzò ondeggiando, raggiunse l'ascensore e vi
entrò.
"Signore, il suo tasso alcolico ha superato del 70% quello
consigliabile" disse Jarvis.
Tony ridacchiò, stappò una seconda bottiglia e la
finì in tre lunghi sorsi.
"Jarvis, non mi ubriaco con due bottiglie!" strillò, con
voce rauca.
"Le posso ricordare che essendo liquore alieno potrebbe influire
diversamente sulla sua struttura?" chiese l'A.I.
Tony uscì dall'ascensore entrando nella sala da gioco,
batté la spalla contro le slot machine alla sua sinistra e
si diede la spinta battendo la gamba contro il tavolo da biliardo. Vi
si poggiò con la mano, stappò una terza bottiglia
bevendone il contenuto e arrivò alla roulette al centro
della stanza.
"Sai Jarvis! E' strano essere un cane ammestrato con una A.I. a tenermi
a bada! Non ha senso!" si lamentò.
Si sedette sullo sgabello, poggiò sia le bottiglie vuote che
quelle piene su un secondo sgabello alla sua destra ed aprì
uno stipetto dal tavolo tirando fuori una pistola. Ne
carezzò il lato, guardò il tamburo vedendo cinque
proiettili e sorrise socchiudendo gli occhi.
"I giornalisti dicono che non posso cambiare per quante volte io salvi
la Terra. Lo pensi anche tu?" domandò.
"Ha dimostrato le sue intenzioni benigne molteplici volte, signore"
rispose Jarvis.
Tony sparò un colpo al muro, sogghignò osservando
il fumo dalla parete e poggiò la pistola a sinistra. Prese
una bottiglia, la stappò e ne finì il contenuto
in cinque sorsi veloci; tossicchiò e rise.
"L'unica cosa che Tony Stark sa fare è costruire armi ed
elogiare se stesso!" urlò, chinandosi in avanti.
Ridacchiò, fece girare la roulette e afferrò una
pallina dallo stipetto della ruota. La lanciò,
piegò il capo all'indietro e lanciò la bottiglia
vuota in terra facendola andare in frantumi.
"Ventritré rosso!" annunciò.
Osservò la sfera girare, strinse la pistola e prese con
l'altra mano l'ultima bottiglia rimasta.
"Vediamo se almeno le armi so farle bene, Jarvis?" domandò.
Si mise la pistola in bocca guardando la sfera rallentare,
sentì il sibilo dell'ascensore che si apriva alle sue
spalle. La porta si aprì con un tonfo, Steve corse nella sua
direzione e gli afferrò il polso. Gli sollevò la
mano, strinse di più il polso facendogli cadere la pistola a
terra.
"Che cosa stavi facendo?!" gridò.
Tony mugolò, vide nero e strinse gli occhi intravedendo le
iridi azzurro scuro di Steve. Indietreggiò, sentì
il polso dolere e percepì la nausea salire.
"Cap?" biascicò.
Steve lo guardò crollare in avanti, lo appoggiò
contro la parete delicatamente, gli lasciò il polso e gli
afferrò la mano intrecciando le dita. Tony
dondolò avanti e indietro, batté i denti tra loro
e fu scosso da una serie di spasmi. Strinse la mano di Steve fino ad
arrosarsi le nocche, vomitò piegandosi in avanti; il liquido
colò sulla barba accennata lungo il mento, sporcò
la spalla del soldato macchiando anche il pavimento. Tony si
accasciò contro Steve affondandogli la testa nel petto. Tony
dondolò avanti e indietro, batté i denti tra loro
e fu scosso da una serie di spasmi. Strinse la mano di Steve fino ad
arrosarsi le nocche, vomitò piegandosi in avanti; il liquido
colò sulla barba accennata lungo il mento, sporcò
la spalla del soldato macchiando anche il pavimento. Tony si
accasciò contro Steve affondandogli la testa nel petto.
Steve gli circondò la testa con l'altra mano e se lo
appoggiò contro. Chiuse gli occhi ed espirò.
"Tony" sussurrò con voce calda.
Si leccò le labbra rosee, sentiva il respiro rauco e
irregolare dell'altro.
"Tu non sei solo".
Aggiunse gentilmente. Tony si leccò le labbra sentendole
amare, strofinò la guancia contro il petto di Steve alzando
la testa e socchiuse gli occhi liquidi e arrossati.
Sogghignò appena, i capelli sudati erano aderiti al volto.
"E tu non sei il protagonista di una pessima telenovela"
borbottò, con tono strascicato e roco.
Steve gli tolse la mano dalla testa, gliela passò sotto le
braccia e lo sollevò. Se lo appoggiò sulla spalla
continuando a tenerlo abbracciato.
"Andiamo, ti porto in bagno" gli sussurrò.
Tony gli strinse le spalle con le unghie, sentì la testa
girare e venne scosso da una serie di tremiti. Allungò la
mano verso terra, aprì e chiuse il pugno.
"Non ho controllato cos'è uscito!" si lamentò.
Dimenò le gambe, mosse i fianchi e deglutì acido.
"Jarvis! Dimmi che numero è uscito alla roulette!"
ordinò.
"Mi astengo dal rispondere, signore. Lei non è consapevole
delle sue azioni" rispose l'A.I.
Tony roteò gli occhi, gettò il capo all'indietro
e ridacchiò.
"Giusto. Mi serve l'autorizzazione del padrone per poter sapere le
cose! Sennò che cagnolino addomesticato sarei!"
protestò.
Steven si girò e si diresse verso la porta. Tony
continuò a dimenarsi, sentì la nausea salire e si
piegò in avanti; diede di stomaco sporcando la maglia blu
del capitano. Tremò, singhiozzò e si
lasciò ricadere.
"Voglio la mia pistola" sussurrò.
"Jarvis, fa sparire quell'arma" ordinò Steve.
Uscì dalla stanza, svoltò e proseguì
fino al bagno. Utilizzò la mano libera per aprire,
stringendo più forte Tony a sé. Tony gli
tirò una serie di deboli colpi sul petto, la testa gli
girava e vedeva completamente nero.
"Smettila di ignorarmi!".
Rilassò i muscoli schiudendo le gambe, fece ricadere la
testa in avanti ed espirò.
"Smettila di ignorarmi" ripeté sussurrando.
Steve gli baciò la guancia sentendola calda e
s'inginocchiò per terra accanto alla vasca, stringendolo
più forte.
"Non voglio ignorarti, sono qui con te. Stavo solo cercando di capire
da dove ti venisse un'idea sciocca come il paragonarti a un cane. Per
te non ero io il cagnolino?" chiese.
Tony si poggiò alla vasca con le braccia,
strofinò le gambe in terra e mugolò.
"Obbedire agli ordini ti rende un cagnolino" biascicò.
"Signore, temo che il signor Stark si riferisca ad una conversazione
avvenuta ..." iniziò Jarvis.
"Muto. E apri l'acqua" ordinò duro Tony.
La vasca si aprì, l'uomo infilò la testa sotto il
getto e ricadde in avanti scivolando per metà dentro la
vasca; la maglia sporca di vomito s'impregnò d'acqua. Steve
lo afferrò per le spalle e gli tirò via la testa,
appoggiando le sue spalle contro il proprio petto.
"Così ti soffochi, amore" sussurrò.
Gli baciò la testa bagnandosi le labbra. Tony
piegò all'indietro il capo, accennò un sorriso e
socchiuse gli occhi; l'acqua gli colava lungo il viso bagnando il collo
e infilandosi sotto la maglia.
"Bugiardo" mormorò in risposta.
Steven gli baciò il collo e fece avanti e indietro,
cullandolo.
"Tu sei la persona più speciale per molte persone" rispose
addolcendo la voce mascolina.
Gli massaggiò la schiena più volte e gli
sfilò la maglietta bagnata e sporca. Tony gli
tirò uno schiaffo contro il pettorale, mugugnò
muovendo il capo a destra e sinistra; la nausea gli faceva girare la
testa.
"Sono il vostro bimbo da educare" biascicò.
Steve gli sollevò il capo e lo baciò sulle
labbra, sentì la nausea salire al sapore acido di vomito
dell'altro. Lo appoggiò alla vasca e si alzò,
prese un asciugamano e gli asciugò i capelli.
"No, amore. Vuoi fare il bagno insieme a me?" chiese.
Gli occhi gli pizzicavano e accarezzò un'occhiaia del
compagno. Tony tirò indietro il capo, soffiò tra
i denti e socchiuse gli occhi.
"Perché? Vuoi lavarmi?" domandò.
Steve gli accarezzò le labbre e sbatté un paio di
volte le palpebre.
"Di un bagno hai bisogno" gli disse.
Tony gli avvolse il dito con la bocca, spinse il capo in avanti
avvolgendo tutto il dito e lo leccò. Socchiuse gli occhi
liquidi, mosse avanti e indietro la testa avvicinando il corpo a quello
di Steve.
< Il suo cane? Un bambino da accudire? Un idiota da assecondare?
Cosa mi vede? > pensò.
Steven tirò indietro il dito e gli accarezzò la
guancia, baciandogli il mento.
"Ti aiuto a svestirti" propose.
Tony lo spintonò, ricadde all'indietro battendo la schiena
contro la vasca e stese le gambe.
"Smettila!" urlò.
Ansimò, batté le palpebre e scosse il capo
stringendo i pugni.
"Non sono solo? Ci sei tu?".
Ringhiò, sfregò i denti tra loro e
tirò un pugno alla vasca arrossandosi le nocche.
"Solo finché non sarà troppo. Solo
finché potrò essere gestito!".
Steve si morse un labbro, chinò il capo e gli prese la mano
tra le sue.
"Non ti voglio gestire, solo restarti accanto" ribatté.
Tony guardò le mani di Steve, espirò e
piegò il capo in avanti.
"Per quanto?".
Steve si sfilò la maglia che indossava, si girò e
afferrò la spugna. Si voltò, la immerse
nell'acqua, la sollevò strizzandola e la passò
sul corpo abbronzato di Stark. Tony grugnì,
allontanò le mani di Steve e si strofinò con le
spalle sulla vasca allontanandosi.
"Non ignorarmi! Smettila di ignorarmi!".
Steve gli sfilò il resto dei vestiti, lo sollevò
e lo mise dentro la vasca. Tony annaspò, dimenò
le mani in aria e batté le gambe schizzando acqua. Si
aggrappò al bordo, si tirò su e si
gettò su Steve facendolo cadere a terra. Lo
guardò, gli occhi erano liquidi e lo sguardo annaquato.
"Smettila di ignorarmi" ordinò.
Steve socchiuse le gambe, appoggiò le mani a terra e gemette.
"Non ti sto ignorando, sto sola male per te".
Ammise con voce rauca. Tony ansimò, gli premette le
ginocchia ai fianchi e lo fissò.
"Sei lì, che mi sposti a destra e a sinistra come fossi una
bambola, e dici di stare male?" domandò.
Gli premette le mani sul petto e dilatò gli occhi.
"Non sono la tua barbie, il tuo cane e men che meno tuo figlio".
Steve gli mise le mani sulle sue e le strinse.
"No! Sei il mio compagno e l'uomo che amo" ribatté.
Tony tremò, poggiò la fronte contro il petto di
Steve strofinando il naso contro la pelle liscia ed in rialzo dei
pettorali. Espirò, inspirò e deglutì.
"Andrai via, Cap" sussurrò.
Alzò il capo, accennò un sorriso.
"Non ho paura di stare solo" mormorò.
Gli carezzò la guancia, sospirò e gli
baciò le labbra.
"Però mi lascio gestire da te. Ed io non voglio essere quel
tipo di persona".
Steve sporse il basso ventre, gli afferrò le mani e gliele
mise sui fianchi.
"Sono io che mi lascio gestire da te" ribatté.
Tony mugolò, gli strinse i fianchi e stese le gambe
sfregandosi su Steve; sogghignò piegando il capo di lato.
"Chi è che stava venendo trasportato come una bambola ed
ignorato come un bambino viziato?".
Rise, sfregò la fronte contro quella di Steve e
addolcì lo sguardo.
"Io, Cap".
Steve baciò ripetutamente le labbra dell'altro e sorrise.
"Perdonami se non sono capace di farti capire quanto io ti amo" disse
rendendo più alto il tono.
Tony grugnì, guardò il sorriso dell'altro e
ridacchiò. Scosse il capo, rilassò le spalle e
sentì una sensazione di calore all'altezza del petto.
"Lo trovi così divertente?" si lamentò.
Prese aria chiudendo gli occhi, rimase immobile e sentì
tutti i muscoli tremare. Riaprì gli occhi, si stese su Steve
e sorrise.
"Ed evita di dire cose da telenovella romantica" sussurrò.
Steve gli accarezzò la testa con una mano e con l'altra lo
strinse.
"Perdona il mio stile vintage" gli rispose.
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Capitolo 2 *** Cap.2 Labbra rosse ***
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Cap.2
Labbra rosse
Steve sdraiò Tony sul letto e gli
baciò il petto all'altezza della cicatrice. Alzò
la testa e osservò il corpo abbronzato dell'uomo coperto
dall'accappatoio.
"Non pensavo che andandomene ti avrei di nuovo fatto sentire male"
sussurrò.
Un sottile soffio di vento entrava dalla finestra facendo oscillare i
capelli castano scuro dell'uomo. Tony si portò un braccio a
coprire gli occhi, sentiva gli arti pesanti e i muscoli tremare
leggermente; la nausea gli faceva prudere la gola e percepiva l'acido
in bocca.
"Ho già detto di non averlo fatto per quello"
borbottò.
Steve si morse le labbra rosee facendole diventare rosse.
Osservò gli occhi liquidi di Stark, le iridi castane liquide
brillavano di riflessi cioccolato.
"Jarvis stava per dire qualcosa. Vuoi dirmelo tu?" domandò.
Tony alzò un dito, glielo premette sulle labbra osservandole
arrossarsi e sorrise piegando il capo di lato.
"Hai le labbra rosse come quelle di una ragazzina e ti comporti con la
dolcezza di una madre. Vuoi anche castrarti?" chiese.
Steve intrecciò le dita in quelle della mano dell'altro, se
la portò alle labbra e la baciò ripetutamente. Le
sue labbra erano gelide rispetto all'arto del miliardario.
"Per perdermi tutto il piacere che mi fai provare? Non sono
così privo di passionalità Mr. Stark, dovreste
saperlo" sussurrò con voce roca.
Tony si sporse puntellandosi con un gomito, avvicinò le
proprie labbra a quelle dell'altro e socchiuse gli occhi.
"Ti faccio provare piacere?" domandò, con tono caldo.
Steve si mordicchiò il labbro ripetutamente, si
piegò e gli avvicinò la bocca all'orecchio.
"Con il tuo ... attrezzo sì" bisbigliò con voce
inudibile.
Tony gli morse il labbro, lo tirò verso di sé e
lo succhiò. Sentì una fitta alla gola, la nausea
gli fece pulsare le tempie e deglutì tirandosi indietro.
"Jarvis, aggiungi schiavo sessuale alla lista delle cose che sono per
Cap!" strillò.
"Quindi per tutti gli schiavi sessuali è normale stare ore a
disegnare i loro tratti, a scrivere poesie o a condividere i miei cd di
musica di violino? Oppure con ognuno di essi mi prendo a pugni su un
ring di boxe?" domandò Steve.
Si coricò su un fianco accanto a lui e gli mise la testa sul
petto. Tony gli portò una mano tra i capelli biondi, li
sentiva sporchi di sudore e polvere sotto i polpastrelli.
"E ricevere piacere da quelle tue belle labbra rosse? Quello
sì che mi farebbe passare tutti i problemi" disse.
Scese con la mano sulla guancia di Steve, gli sfiorò il
mento e sogghignò.
"O sono troppo qualsiasi cosa tu possa inventarti per meritarlo?".
"Per me va bene se ne trai piacere fino alla prossima alba" rispose
Steve.
Gli baciò la pelle lasciandogli un filo di saliva. Tony
mugolò, lo tirò piano fino a sé e
poggiò le labbra su quelle di Steve. Si scostò,
le leccò e sogghignò.
"O per tutta la vita" mormorò in risposta.
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Capitolo 3 *** Cap.3 Fidati di me ***
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Cap.3 Fidati di me
Steve mise una coperta sul corpo nudo di Tony e si sedette accanto a
lui sul divano. Tony strinse i lembi della coperta, avvicinò
le ginocchia al petto poggiandovi sopra il mento e si morse il labbro.
"E' stato patetico" borbottò.
Steve mise le mani sulle cosce nude.
"Ora te la senti di darmi fiducia e di dirmi cosa ti ha ridotto
così?" domandò.
Tony gli poggiò la testa sulla spalla chiudendo gli occhi.
"Non si tratta di fiducia. E' solo una cosa stupida, Cap".
Steve si sporse, lo cinse tra le braccia e lo cullò contro
di sé.
"Lo sai che anche io dico sempre un sacco di cose stupide"
mormorò.
Tony si rilassò contro il suo petto, espirò e
scosse il capo.
"Ho ... pensato a Rhodey" ammise, con tono inudibile.
Steve piegò di lato il capo facendo oscillare il ciuffo
biondo cenere.
"Lo so che è tuo amico, ma che ti ha detto questa volta?"
domandò.
Tony strinse le labbra socchiudendo gli occhi.
"Solo che mi sto facendo addestrare come un cane".
Sbuffò, si passò la mano tra i capelli e
sogghignò.
"E solo perché avevo provato ad offrirgli da bere!".
Steve gli baciò la testa sui capelli e gli
accarezzò la spalla.
"Non c'è niente di male a offrire da bere a un amico, ma lui
vuole che tu stia sul confine per poterci dividere" borbottò.
Tony gli tirò uno schiaffo sul braccio, grugnì e
alzò il capo.
"Mi ha detto che non avrei dovuto aspettare lui per tornare
alcolizzato. Forse avrei dovuto chiedergli quando ho smesso" rispose.
Sogghignò, strinse le gambe attorno ai fianchi di Steve
aderendo con il petto a quello del soldato.
"Nonostante gli innumerevoli tentativi di mamma chioccia".
"Tony, noi Avengers rendiamo il mondo un posto migliore, non posso
arrendermi finché non avrò reso un luogo sicuro
anche la nostra casa" sussurrò.
Baciò il lobo dell'orecchio del compagno.
"Perché tu non ti arrendi quando la paura dei ricordi delle
guerre diventano troppo reali per me". Aggiunse indurendo il tono.
Tony sospirò socchiusengo gli occhi, carezzò i
fianchi di Steve sentendo la pelle liscia sotto le dita callose,
sogghignò piegando il capo di lato.
"Quello sei tu, Cap. Io combatto per vendetta e autocompiacimento da
manuale" rispose, sarcastico.
Gli strinse le mani, addolcì lo sguardo.
"E qualcuno dovrà pur ricordarti che vieni dalla preistoria,
mio eroe dalla testa microscopica".
Steve sollevò la coperta e si mise sotto di essa,
strofinando il proprio corpo nudo contro quello senza vestiti del
miliardario.
"Non sei un cane, non sei una bambola. Sei solo irritante, sarcastico,
privo di piani, nanico, figo" sussurrò.
Gli mordicchiò la spalla e inspirò, sentendo
l'altro odorare di olio di motori e sudore.
"E io non ho la testa piccola" brontolò.
Tony sogghignò aderendo a lui, gli passò le mani
sulla schiena e alzò il capo.
"Pff. Meglio dell'uomo con un piano. Vuoi che porti la chitarra
elettrica, nonno?" domandò.
Gli baciò il mento, gli sfiorò le labbra e
strofinò il naso contro quello di lui.
"E' stato sconforto momentaneo misto ad alcool asgardiano, Cap. Niente
di serio. Non davvero".
"Alla prossima missione tu vieni con me, che tu lo voglia o no"
ordinò Capitan America. Alzò il capo sporgendo il
mento e gonfiò il petto.
Tony rise forte, scosse il capo e assottigliò lo sguardo.
"Ed obbedire agli ordini?" chiese.
Afferrò le spalle di Steve, si sporse e lo fissò
sogghignando.
"Mai" sibilò.
Storse la bocca, piegò il capo di lato e allargò
le braccia facendo scivolare la coperta sulle spalle nude.
"Ma se me lo chiedi per favore, potrei accompagnarti con la manina".
Steve gli afferrò entrambe le mani e ridacchiò.
"Accompagnami ora" sussurrò seducente.
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Capitolo 4 *** Cap.4 Minacce al bar ***
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Cap.4 Minacce al bar
Steve si chiuse la giacca che indossava, scese dalla motocicletta e
mise le chiavi nella tasca.
"Grazie di essere venuto" disse secco.
La sua voce coprì il brusio intorno a sé. Una
cameriera gli passò di lato tenendo un vassoio con sopra
delle tazze sporche di caffé. Guardò il
colonnello dalla pelle nera seduto a un tavolino davanti a lui con la
schiena appoggiata al
sedile di metallo. Rhodey strinse le labbra, spostò il peso
sulla sedia e annuì.
"Ha detto che era per Tony. Ho pensato fosse importante" rispose, a
bassa voce.
Si guardò intorno osservando due ragazze ad un tavolo di
distanza dal loro, si voltò verso il bancone occupato da
alcuni uomini e strinse le mani.
"Ma se erano questioni riservate, forse era meglio un luogo
più riservato". Aggiunse.
Steve raggiunse il tavolino e negò con il capo.
"Voglio solo fare una chiaccierata con te" disse.
Si sedette dall'altra parte del tavolino e strinse le ginocchia.
Corrugò la fronte e incrociò le braccia.
"Devi smetterla di offendere Tony. Usare la vostra amicizia per fargli
del male è una cosa che posso solo biasimare"
sibilò.
Rhodey sgranò gli occhi, si alzò facendo
strofinare la sedia in terra e sfregò i denti tra loro.
"Tony è mio amico. Non gli farei del male"
ringhiò.
Guardò due uomini fissarlo, inspirò e si sedette.
"Sono duro con lui, forse, ma è sempre molto instabile e io
voglio il suo bene" aggiunse.
Steve abbassò il capo e si sporse in avanti.
"Dovresti ammettere che con lui non fai altro che sbagliare. Quello che
voglio sapere è: lo fai apposta o no?" domandò
con voce rauca.
Rhodey strinse i bordi del tavolo avvolgendo la tovaglia con le dita,
dilatò le narici ispirando e si piegò in avanti.
"Se lei conosce la formula esatta per queste cose mi fa piacere,
Capitano, ma io non so sempre cosa fare" rispose.
Strofinò le ginocchia tra loro, inspirò ed
espirò facendo tremare le medagliette sul petto.
"Con Tony potrò sbagliare, ma lo faccio per aiutarlo".
Steve sciolse le braccia, afferrò un tovagliolo e lo
piegò più volte. Le iridi azzurre si erano
scurite.
"Allora mettiamola così. Se lei gli darà di nuovo
del cane, della
bambola o dirà qualsiasi altra cosa denigratoria all'uomo
che amo, le
staccherò la testa con il mio scudo" ringhiò.
Rialzò la testa di scatto, le narici erano dilatate e le
labbra strette.
"Sono stato chiaro?" sibilò.
Rhodey indietreggiò con la sedia, scosse il capo.
"Pensavo volesse aiutare Tony, non minacciare un suo amico" disse duro.
Si alzò, abbassò il capo e lo rialzò
voltandosi.
Steve guardò l'origami a forma di cigno che aveva fatto.
Tolse l'accendino dalla tasca e diede fuoco alla sua creazione.
"Sposta quei mattoni ...". " ... irruzione ...". "Cosa le porto?". Si
sentirono delle voci sopra il resto del brusio.
Steve mise una mano sulla gamba guardando la cenere rossastra sopra il
tavolino di ferro.
"Se vuole aiutarlo smetta di offenderlo. E io non l'ho minacciata, le
ho detto una verità oggettiva. Non le ho neanche messo le
mani addosso" disse atono.
Rhodey socchiuse gli occhi guardandolo dare fuoco all'origami, scosse
il capo e si allontanò dal tavolo. Si voltò,
rizzò la schiena e gonfiò il petto.
"Di certo non ha bisogno di un altro folle accanto. Arrivederci" disse
secco.
Si girò e avanzò oltre una serie di tavoli
dirigendosi verso la strada.
< Ho perso un amico. Non ho saputo salvare la sua vita >
pensò.
Scosse il capo, sospirò e socchiuse gli occhi infilandosi
tra la folla nei marciapiedi.
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Capitolo 5 *** Cap.5 Litigio ***
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Cap.5 Litigio
Tony strinse la bustina, sorrise alzando il capo verso il balcone di
casa propria su cui spiccava la 'A' illuminata d'azzurro;
avanzò lungo la stradina secondaria e socchiuse gli occhi.
< Spero che a Cap piaccia la granita alle more. Quando ho
portato quella alle fragole a Pepper mi ero scordato fosse allergica
> pensò.
Intravide dei giornalisti davanti alla porta della casa,
accentuò il sogghigno.
< Oh. Mi chiedevo quanto ancora c'avrebbero messo a notare la A
fosforescente sul tetto > si disse.
Ridacchiò, passò dietro uno dei camion della
televisione e vide alcuni giornalisti additarlo, il suono delle loro
voci gli giungeva come un fruscio confuso. Arrivò alla
porta, si voltò e sogghignò inarcando un
sopracciglio.
"Se aveste aspettato ancora qualche giorno, vi avrei mandato il mio
indirizzo con tanto di numero" disse.
Sentì delle risatine, vide dei microfoni avvicinarsi e ai
suoi lati le telecamere farsi avanti.
"E' vero che la sua fabbrica rischia il fallimento?" chiese un
giornalista dalla pelle abbronzata aranciata. Tony tirò
fuori una ciambella dalla bustina, la ondeggiò in aria e
sogghignò salendo sul secondo gradino della piccola
scalinata.
"Sarebbe la quinta volta in un mese!" esclamò.
Aggrottò le sopracciglia, mosse il capo a destra e a
sinistra.
"Ogni volta che qualcuno pronuncia questa frase, le mie azioni
aumentano il loro valore del 32%" annunciò con tono solenne.
Diede un paio di morsi al dolce, le briciole caddero sulla maglia senza
maniche nera.
"Pensa che essere diventato Avengers la redimerà?".
"Cosa dice di coloro che dicono che lei non è più
credibile essendo sessualmente deviato?".
"Lei pensa che salvare il mondo sia un gioco?"
Le domande degli altri giornalisti si accavallarono in un brusio di
voci. Tony indicò una serie di giornalisti con il resto
della ciambella, la finì e si leccò le labbra.
"Comprate un vocabolario a chiunque abbia associato la parola
'Vendicatori' alla parola 'Redenzione' " disse, sarcastico.
Incrociò le braccia, alzò la testa sporgendola e
arricciò il naso.
"Penso che molte delle giornaliste qui presenti possano parlare della
mia situazione sessuale più approfonditamente di me".
Ghignò, socchiuse gli occhi e allargò le braccia.
"Penso che sia dannatamente divertente".
Si ticchettò con l'indice sul auricolare, piegò
il capo di lato.
"Ora qualcuno mi faccia una domanda nuova e intelligente, di grazia".
"Si è divertito a strangolare nella sua lussuria anche il
simbolo dell'America?" domandò un uomo dalla voce rauca.
Aveva la testa incassata nel collo e le spalle larghe.
"E' per caso il suo principe azzurro?" domandò una
giornalista.
Tony strinse la presa sulla bustina, sentì una fitta allo
stomaco e accentuò il ghigno socchiudendo gli occhi.
"Usi il termine tecnico. Si dice 'scopare con' il simbolo dell'America"
disse, con tono arrogante.
Sporse le labbra aggrottando la fronte, guardò fisso davanti
a sé e abbassò il capo di scatto.
"E' il mio ragazzo. Per le signore interessate, mi dispiace deludervi;
ma sono io l'attivo".
Due giornalisti ridacchiarono, una arrossì e il giornalista
che aveva fatto la domanda digrignò i denti.
Tony strinse le labbra, sentiva i propri muscoli tesi e le gambe rigide.
"Volete anche chiedermi se mia madre approva la nostra relazione o
abbiamo finito?" domandò, sarcastico, con tono alto.
"Vuole diventare anche Papa visto che ormai domina l'America?"
domandò un giornalista dal naso allungato.
Due si diedero delle gomitate cercando di avvicinargli il microfono al
viso. Tony fece un passo indietro, roteò gli occhi.
"Se la domanda è 'Intende ancora infrangere tutte le norme
etiche, morali, civili e sociali esistenti?' la risposta è;
naturalmente, finché lo ritengo giusto" disse.
Ghignò, le iridi gli brillarono di riflessi caffè.
"Se la domanda è 'Si sente vicino a Dio?', la risposta
è che conosco due alieni che dicono di esserlo; e non sono
questo granché".
Allargò le braccia, le mosse in aria e le abbassò.
"Infine, se la domanda era se intendo compiere atti blasfemi quali
comparare la religione al potere terreno, la risposta è
ovvio che no".
Una giornalista rischiò di cadere davanti, le ciocche dei
capelli biondo platino corti le finirono sulle guance gonfie.
"Cosa ne pensa della querela che il colonnello Rhodey ha fatto al suo
'passivo'?" domandò.
Tony sentì i muscoli tendersi, ispirò di botto e
si chinò in avanti. Sogghignò alla giornalista,
le fece l'occhiolino.
"Penso che ci rivedremo presto in tribunale, se è questo che
volete" dichiarò.
Si rizzò, si voltò ed entrò in casa.
"Jarvis, isola la torre. Ora" ordinò, duro.
Ci furono dei sibili, i vetri divennero scuri e Tony lanciò
la bustina contro il divano.
"Lo sapevo che l'avrebbe fatto!" ringhiò.
Si sfilò le scarpe, tirò un calcio a quella
destra facendola andare a sbattere contro una parete di vetro.
"Sai cosa? Comincio a capire Loki e la sua mania per cucirsi le labbra"
borbottò.
Steve si affacciò dalla porta della cucina e sporse il capo.
"Appena tornato e già di cattivo umore?" domandò.
Tony lo guardò, lo raggiunse e afferrò i bordi
della maglia del Capitano attirandolo verso il basso con uno strattone.
"Ora guardami e dimmi con che cazzo di coraggio parli di fiducia"
ringhiò.
Lo lanciò all'indietro, si passò la mano tra i
capelli e sbuffò aria dal naso dimenando le mani.
"Sai, quando voglio far sapere qualcosa alla stampa, lo dico in
diretta!".
Steve sgranò gli occhi e uscì fuori dalla stanza,
strofinando le mani tra loro.
"Non parlo con la stampa veramente dagli anni quaranta!"
urlò.
Tony raggiunse il piano bar, afferrò una bottiglia e la
stappò.
"Sei andato a parlare con Rhodey. Conoscendoti l'avrai invitato a
prendere un caffè, mnh?".
Sbuffò, bevve il liquore fino in fondo e sbatté
il contenitore sul tavolo.
"Sai che qui fuori c'erano una trentina di giornalisti che mi hanno
assaltato nemmeno avessi tentato di radere al suolo gli USA?".
Steve sbatté un piede e ringhiò.
"Fanculo, i giornalisti assediano la casa e tu te la devi anche
prendere con me" sibilò a bassa voce.
Tony sbuffò, si sedette sullo sgabello e afferrò
una seconda bottiglia, la ondeggiò passandola da una mano
all'altra.
"I giornalisti assediano la mia vita. Me la prendo con te per esserti
precipitato a sgridare Rhodey".
Steve si massaggiò il collo e si appoggiò con un
fianco alla parete.
"Mi guardava come se fossi uno del circo o una mascherina di carnevale.
L'ho fatto perché quell'aglomerato di ruggine di War Machine
non mi rispetta, non per te" si lamentò.
Tony grugnì, incrociò le braccia.
"L'hai invitato per parlare di me. Non mentire, non sai farlo".
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Capitolo 6 *** Cap.6 Pace ***
Ringrazio anche solo chi legge.
"Partecipante
a "Superhusbands: Music Challenge" indetto dalla pagina Our Curious,
Furious, Fantasist Code:. "
https://www.facebook.com/OurFuriousCuriousFantasistCode
Pacchetto C: Heroes - David Bowie
Cap.6 Pace
Steve si staccò dalla parete, raggiunse Tony e mise le mani
in tasca.
"Lo ammetto, non mi aspettavo di fare così schifo nelle
interazioni sociali" sussurrò con voce rauca.
Tony strinse le labbra tra loro assottigliando gli occhi, si
chinò in avanti poggiando le mani sullo sgabello tra le
gambe divaricate.
"Mi stai dando ragione?" chiese.
Gettò il capo all'indietro, sogghignò piegandolo
di lato.
"Non avrai solo paura di un'altra sbronza?" domandò,
sarcastico.
Steve lo raggiunse, s'inginocchiò e gli mise le mani sulle
spalle.
"Vorrei che ti ubriacassi solo di me" sussurrò.
Lo baciò, gli socchiuse le labbra con la lingua e gli
accarezzò la sua.
"Sei solo basso" ribatté Steve.
Gli appoggiò la fronte sulla e strinse più forte
la presa sulle sue spalle.
"E noi siamo eroi insieme. Possiamo sconfiggere anche quelle malelingue
là fuori insieme".
Aggiunse con la sua voce forte. Tony gli passò le mani tra i
capelli, scese verso le spalle e sorrise.
"Non mi serve battere le malelingue là fuori, Cap. Sono
l'idolo delle folle".
Si vantò. Sogghignò, si piegò in
avanti e gli morse il lato del labbro.
"Ma non di certo un eroe. Solo un vendicatore".
Gli leccò la parte morsa, succhiò e socchiuse gli
occhi.
"Tu fai l'eroe meglio di me. Quando non vuoi avere interazioni sociali,
ovviamente".
''Non mi amano solo perché è un dato di fatto che
sono l'amante del loro splendido idolo '' sussurrò Steve con
voce roca.
Sfilò la maglietta di Tony e guardò il petto
muscoloso e abbronzato dell'altro. Tony tirò indietro la
schiena poggiando le mani sul sedile, sporse in avanti il petto
avviciandolo al volto di Steve e sogghignò.
"Se continui con i complimenti, penserò che hai fatto di
peggio che insultare il mio migliore amico, Capiscle".
Piegò il capo di lato, si leccò le labbra.
"Guarda che se divento re del mondo, non ti faccio fare la regina"
disse, sarcastico.
Steven gli baciò la cicatrice all'altezza del cuore.
''Il peggio sarebbe farti andare via da me'' sussurrò con
voce seducente.
Tony lo guardò, sorrise e gli occhi divennero liquidi.
< Si china sempre e va sempre a toccare quel punto.
Più che una regina, somiglia a un cavalier servente >
pensò.
Sogghignò appena, afferrò le spalle di Steve
spingendolo all'indietro; facendo pressione anche con le gambe.
< Il periodo storico è giusto, in fondo >.
Steven si stese sul pavimento aprendo le gambe.
''Ti amo'' disse con voce roca e vibrante.
Tony aderì all'altro, addolcì lo sguardo e lo
baciò stringendogli le mani. Scostò il capo,
accennò un sorriso.
"Sono qui per questo" mormorò.
Lo baciò nuovamente infilando la lingua tra le labbra
dell'altro, gli strinse più forte le mani.
< Il cavalier servente e la segretaria devota. Tutto sommato,
forse posso fare l'eroe > pensò.
Si scostò prendendo a baciare il collo di Steve,
inspirò il suo odore socchiudendo gli occhi.
< Almeno per un po' >.
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