Meet the Heroes

di Chilemex
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Meet the Scout ***
Capitolo 2: *** Meet the Soldier ***
Capitolo 3: *** Meet the Pyro ***
Capitolo 4: *** Meet the Demoman ***
Capitolo 5: *** Meet the Heavy ***
Capitolo 6: *** Meet the Engineer ***
Capitolo 7: *** Meet the Medic ***
Capitolo 8: *** Meet the Sniper ***
Capitolo 9: *** Meet the Spy ***
Capitolo 10: *** Meet the Team ***



Capitolo 1
*** Meet the Scout ***


“Scout”... Mi domando ancora perché mi abbiano assegnato questo titolo così stupido. Non poteva essere qualcosa come “Fulmine della morte”? Qualcosa di più adatto alle mie capacità! Beh, immagino che i miei compagni non siano messi meglio, in fatto di titoli...

Sfrecciai fuori dalla base più velocemente di tutti gli altri, come sempre. Sarà stata la decima missione della settimana, ed ancora non avevo subito ferite. Per questo motivo mi sentivo incredibilmente forte, pronto a tutto. Ero già arrivato al secondo punto di controllo, mentre gli altri ancora arrancavano al primo, e potevo già sentire le grida di battaglia dei componenti della squadra RED. Non esitai un secondo, e proseguii imperterrito.

Pensate che roba, però. Tutti gli altri membri del Team sarebbero in grado di colpirmi e stendermi con un solo pugno in faccia, vista la differenza tra la loro stazza e la mia. Eppure... Me la sono sempre cavata benissimo contro nemici ben più grossi di me, grazie alla mia agilità che nessun'altro sembra avere. Verrebbe da pensare “che fortuna!”... Ma no. È tutta abilità, baby.

Soltanto una volta raggiunto il terzo punto di controllo, quello ancora da conquistare, mi accostai dietro ad un muro di legno e ripresi rapidamente fiato. Le voci dei nemici erano sempre più vicine, probabilmente alcuni erano già nell'area circoscritta del punto di controllo stesso, ma non ci feci caso.
Impugnai bene il mio fucile a canne mozze, la mia fedele arma primaria. Essendo leggero e maneggevole, è perfetto per correre in giro e colpire i nemici. Molto spesso i miei avversari non vedono nemmeno chi li sta uccidendo!
«Dai, su! Muovetevi!» urlai ai miei compagni di squadra, sperando che si stessero avvicinando rapidamente.

Come è facile notare, sono il più giovane della banda di mercenari. Effettivamente, potrei essere ancora definito un “teenager”. E questo potrebbe far pensare male... Gli altri, ma non me.
Io non mi sono mai minimamente pentito di aver intrapreso questa “professione” ad un'età così giovane. L'azione e l'adrenalina sono ciò che ho sempre cercato, quindi non potrei chiedere di meglio.

Contai fino a tre, dopodiché uscii allo scoperto. Avevo sentito bene: la zona era piena di componenti della squadra RED, e quasi tutti mi notarono immediatamente. Senza pensarci troppo, e naturalmente continuando a correre, mirai ad un Soldato e feci fuoco: mancato. Non mi fermai e mirai ad un Medico: colpito al braccio. Rischiai quindi di venire ferito alla gamba dal proiettile di un Cecchino, ma ce ne vuole per colpire le mie gambe. Avanzai ancora, e vidi qualcuno uscire dall'edificio principale nemico... Un Ingegnere della squadra BLU.
Non ci misi molto a capire che fosse impossibile: gli altri membri del mio team erano ancora molto indietro, e in ogni caso un Ingegnere non dovrebbe venire così avanti sul campo di battaglia.
«Spiiiiiiiiiia!» urlai con tutta la voce che riuscii a trovare, per poi spiccare un salto oltre all'individuo in questione mirando nel frattempo alla sua testa...
Un solo colpo, e l'Ingegnere cadde miseramente a terra, rivelando lentamente la sua verà identità.

Quindi perché dovrei preferire tornare a vivere una vita pacifica e fin troppo noiosa? Insomma... Voglio bene ai miei fratelli, ma con loro non posso minimamente sperare di vivere come vivo ora. In una vita semplice come quella l'unico passatempo è giocare a baseball... E per quanto questo possa essere estremamente divertente, io ho bisogno di qualcosa di più. E questo lavoro è perfetto!

Atterrai scivolando a terra, mantenendo quindi un perfetto equilibrio, e proseguii attraverso l'edificio. Nessun nemico sulla strada, per il momento.
Ma ecco che, una volta attraversata la soglia sul retro, mi si para davanti qualcuno. Non era affatto vicino a me, anzi c'era un'abbondante decina di metri di distanza tra noi... Ma questo non toglie il fatto che, in quel momento, ero nei guai fino al collo.
Era un Heavy del team RED, mi aveva visto e stava già preparando la sua enorme mitragliatrice. Ero sotto tiro. Ero morto.

E non parliamo degli altri ragazzi del team... Sono fantastici! Non potrei mai rinunciare a stare con loro. Mangiamo, beviamo, ridiamo... E collaboriamo in battaglia. A volte ho il sospetto che loro mi trovino fastidioso, in alcune occasioni. Ma d'altronde... Cosa farebbero senza di me? Io sono l'anima della squadra! Nonché uno dei più forti, parliamoci chiaro!

Non era ancora finita... Potevo ancora farcela.
Frugai nelle tasche e tirai fuori una bibita in lattina: il “Bonk! Pugno Atomico”. Una delle mie preferite, visti i suoi incredibili effetti.
«Vediamo se riesci a mitragliare anche questo, ciccio!» esclamai, per poi trangugiare l'intera lattina in pochi sorsi. Un'incredibile sensazione di adrenalina mi colse per alcuni secondi, quindi mi sentii pronto a proseguire.
Partii verso il mio nuovo nemico alla massima velocità, concentrato e determinato, e lui intanto azionò la sua arma.
Centinaia di proiettili mi vennero incontro... Ma non uno solo di essi sembrava colpirmi. Non so se mi stessero rimbalzando addosso o non mi stessero colpendo affatto, ma non aveva importanza... Ciò che contava era la mia incolumità.
Riuscii soltanto a vedere l'espressione perplessa dell'Heavy, prima di saltargli oltre per poi colpirlo alla nuca con la mia mazza, nell'esatto momento in cui l'effetto della bibita si esaurì. La mia amatissima mazza da baseball... Ecco un'altra cosa di cui non potrei fare a meno.
Dovette essere un colpo fatale, poiché il nemico crollò miseramente a terra e non si mosse più. Di conseguenza, corsi ancora verso il prossimo punto di controllo, conquistandolo facilmente anche da solo.
«Wohoooooooo!»

La mia vita è così: veloce. Non mi soffermo sui dettagli, non perdo tempo, e non sopporto tutto ciò che è lento e noioso. Ed è per questo che voglio usare le mie abilità per dare il mio contributo alla squadra. È la cosa che mi conviene di più... Nonché quella che mi diverte di più! E non per niente mi chiamano anche “la peste”! Riesco a contagiare tutti col mio ottimismo e la mia spensieratezza. Sono un esempio per tutti!

Io sono lo Scout. Rapido, scattante e diretto, sono sempre il primo a raggiungere la meta... E a conquistarla a nome della mia squadra.

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Capitolo 2
*** Meet the Soldier ***


Come viene chiamata di solito quella persona il cui contributo, indipendentemente dal tipo di lavoro richiesto, ha un senso soltanto se dato insieme a quello di tanti altri individui come lei? Esattamente, “Soldato”. Beh, è proprio quello che sono io. Un semplice e servizievole Soldato. Chi servo? Me stesso, e la mia squadra.

Corsi fuori dalla base non appena il conto alla rovescia fu giunto al termine. Oltre al solito Scout che partiva a tutta velocità verso il campo di battaglia, mi accorsi di essere uno dei primi della “fila”. Perfino l'Heavy mi permise di andare prima di lui, nonostante la sua artiglieria pesante potesse risultare più efficace nel contatto diretto coi nemici, rispetto al lanciarazzi o al fucile che possedevo io. Un'altra cosa che notai, però, fu il silenzio: di solito i miei compagni urlavano e gridavano prima di iniziare a combattere, e anche il sottoscritto, ma in quel momento nessuno stava dicendo niente. Mi voltai per un attimo, senza smettere di avanzare: stavano guardando tutti me, come se fossero in attesa di qualcosa.

Eppure, sono abbastanza sicuro che senza di me la squadra sarebbe molto diversa. Non necessariamente per quanto riguarda la battaglia... Ma anche e soprattutto per quanto riguarda i rapporti che ci sono tra di noi. A volte ho la sensazione che tutti facciano affidamento su di me... Per un sostegno morale, se non altro.

«Ahem!» cominciai, fermandomi e guardando in faccia i miei compagni, compreso lo Scout che sembrava essere tornato indietro apposta «Signori, ha inizio un'altra battaglia! Come sempre, devo ricordarvi di fare molta attenzione e di evitare di lasciarci la pelle. Lo so, lo so, non siete delle signorine e, in un modo o nell'altro, siete sempre qui anche se vi vedo morire davanti ai miei occhi ogni giorno, ma comunque! Date il meglio di voi e il nemico non avrà speranze! Forza, compagni!»
Finalmente tutti si animarono e gridarono, agguerriti; sembrarono molto più convinti, come se il mio “discorso” fosse stato proprio ciò di cui avevano bisogno. Magari lo era stato davvero...

È una sensazione strana... Ma mi piace, lo ammetto. Mi fa sentire molto di più di un soldato... Tipo un colonnello, un generale... È fantastico! E considerando che sono uno dei più anziani della squadra, la cosa diventa ancora più credibile! Ah, questa sì che è una cosa di cui vantarsi! Sono il colonnello della squadra RED, oh sì!

Prima di seguire tutti gli altri verso la zona nemica, alzai la voce e chiamai uno dei miei compagni.
«Scout! A rapporto, subito!»

Il ragazzo che era tornato indietro poco prima si fermò e mi guardò: «Iò?»
Mi avvicinai a lui, guardandolo severamente negli occhi: «Sì, tu... Potresti cercare di nascondere meglio il tuo accento francese, sai?»
Detto ciò, non aspettai ulteriormente: impugnai la mia fedelissima pala e diedi un colpo rapido ma fortissimo in testa allo Scout. Questo crollò a terra, e qualcosa intorno a lui sembrò sciogliersi e disperdersi nell'aria... E in un attimo, il corpo della spia della squadra blu si materializzò ai miei piedi.
«Umpf» sbuffai, avanzando per raggiungere i miei veri compagni.


Su questi campi di battaglia noi combattiamo, uccidiamo, moriamo e poi, non si sa come, torniamo nuovamente a combattere... E così succede ai nostri avversari. È davvero questa la funzione di un Soldato? Uccidere, morire e tornare? Un Soldato non dovrebbe servire la patria?

«Non li raggiungerò mai di questo passo... Devo ricorrere alla tecnica. A quella tecnica»
Ero appena arrivato al nostro secondo punto di controllo, ma gli altri erano già molto avanti. Per questo motivo, decisi di velocizzare un po' le cose: mi posizionai di fronte ad uno degli enormi muri che separavano una zona dall'altra, puntai il lanciarazzi verso il terreno, presi fiato e...
«In arrivo! ROCKET JUMP!»
Feci fuoco, e in un attimo stavo volando verso l'alto. L'impatto così diretto con quel colpo mi danneggiò un po', ma nulla di considerevole. Cercai di mantenere l'equilibrio mentre salivo verso l'alto, e quando arrivò il momento della discesa, mantenni quella che mi piace chiamare “posizione di atterraggio”. Quando i piedi toccarono la terraferma, mi guardai intorno: ero davvero sulla cima del muro, che si affacciava da una parte sulla nostra base e dall'altra su quella nemica. Ridacchiai soddisfatto, per poi accorgermi finalmente di non essere da solo, lassù.

Il Soldato deve essere sempre al servizio degli altri... È questo che ho studiato, prima di unirmi all'esercito. E pare che l'abbia fatto per niente... Perché ho lasciato l'armata militare dopo poco tempo, nonostante la mia preparazione. A quanto pare, la strada del mercenario mi attirava di più rispetto a quella dell'ufficiale... Ed è ancora così.

Era un Ingegnere della squadra BLU, e si era accorto della mia presenza nello stesso momento in cui io avevo notato la sua. Stava progettando una torretta, la quale era ancora nella sua fase iniziale di costruzione. Al momento non fece nulla, ma dopo qualche secondo impugnò un'arma e me la puntò addosso.
So valutare quando è il momento di arrendersi e quando non lo è... E quel momento non lo era, me lo sentivo. Perciò rimasi immobile, osservando la mano tremante del nemico che faceva fuoco...
Una spara-chiodi, la cui particolare raffica di proiettili colpì in pieno il mio elmetto... Non danneggiandolo minimanente.
«Non so come tu sia giunto fin qui» dissi, facendo attenzione che il raggio d'azione dell'arma non si spostasse dall'elmetto in questione «Ma è il momento di tornare alla base, recluta!»
Impugnai il fucile e sparai un solo colpo, senza nemmeno mirare così attentamente, e l'Ingegnere crollò a terra senza forze.
A quanto pare, una volta tanto, quell'elmetto torna utile.
Dall'altra parte del muro impazzava lo scontro; presi un'ultima boccata dal sigaro che stavo consumando, quindi lo buttai via. Mi sentivo pronto a tutto.
«Haha! Adoro questa battaglia! Adoro questo lavoro! Yeee-haw!»
Distrussi la torretta prima che questa potesse entrare in funzione, dopodiché saltai giù dal muro e proseguii nella base nemica... Insieme ai miei compagni di squadra.

Già, è ancora così. Non ho mai rimpianto questa scelta che ho fatto; il concetto del soldato-mercenario è tremendamente migliore di quello del soldato semplice, ne sono convinto. Amo davvero questo lavoro, ed è grazie ai miei compagni di squadra che ho imparato ad apprezzarlo così tanto.

Io sono il Soldato. Bilanciato, determinato ed esperto, ho il dovere e la volontà di spronare la mia squadra a dare il meglio di sé... E ad aiutarli a conquistare la vittoria con la mia esperienza in battaglia.

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Capitolo 3
*** Meet the Pyro ***


La piromania... C'è chi la definisce una malattia, una patologia, una dipendenza, un disturbo mentale, un metodo di sfogo decisamente poco ortodosso... Le idee più strane, insomma. Per me la piromania non è nulla di tutto ciò... È uno stile di vita.

La situazione era a dir poco tragica. Quasi l'intera squadra era rintanata nella base, mentre i pochi coraggiosi che erano rimasti fuori rischiavano altamente di farsi ammazzare. All'interno, invece, si cercava disperatamente di elaborare una rapida strategia di contrattacco o, quanto meno, di sopravvivenza... Ma nessuno sembrava davvero convinto delle proprie opinioni. Sembrava fosse davvero la fine, per quella missione.
«Non possiamo fare più nulla, dannazione!» urlò il cecchino «Verranno a prenderci direttamente nella nostra base e ci ammazzeranno!»
Mentre lui parlava, uno Scout si materializzò lentamente nella base, con aria confusa e disorientata.
«S-sono di nuovo qui?» mormorò, scuotendo la testa.
«Già, il che significa che là fuori ti hanno massacrato» aggiunse un Soldato «Accidenti a tutto... Siamo fregati! Verranno e qui e ci faranno bruciare le chiappe dal dolore!»
Per qualche secondo regnarono ancora panico e disagio, finché qualcuno non sembrò avere un'illuminazione.
«Bruciare...» disse l'Heavy sottovoce, ma nonostante ciò tutti lo sentirono.
E in un attimo, otto paia di occhi furono puntati su di me, che me ne stavo in un angolino a giocherellare con un accendino.
«Mmph?»

Ad essere sincero, io non credo nemmeno di essere afflitto da piromania... È solo che tutti hanno iniziato a chiamarmi così dopo aver visto in che tipo di battaglia sono specializzato. Bah, non è la prima volta che la gente mi giudica od osserva per qualcosa che non sono. Ne ho sentite davvero di tutte, in vita mia: gente che sosteneva fossi una femmina (e chi lo sa?), altri che credevano non fossi nemmeno umano, mi chiamavano “alieno” o cose del genere... Neanche a dirlo, sono stati inceneriti tutti sul posto. Ah, ma forse questo non avrei dovuto specificarlo.

La loro strategia era tanto pericolosa quanto efficace, almeno apparentemente.
Il mio compito sarebbe stato quello di appostarmi accanto all'entrata principale della base, naturalmente sempre rimanendone all'interno, ed aspettare che i nemici provassero ad entrare per allontanarli con un bel po' di fuoco in faccia. Pericoloso per me, certo, ma soprattutto per gli altri. I miei compagni di squadra invece, quei codardi, avrebbero aspettato il momento giusto per entrare in azione, nascosti nella zona più sicura dell'edificio. Contenti loro...
In ogni caso, non dovetti aspettare molto tempo prima di sentire un forte rumore di passi fuori dall'entrata, che si facevano sempre più vicini. Stavano arrivando.

E non sono soltanto i nemici a speculare sulla mia identità. Una volta, origliando, ho sentito i miei compagni di squadra dire di aver trovato una borsetta a fiori contenuta nel mio armadietto. Alcuni di loro, quindi, continuavano a sostenere che fossi femmina, mentre altri passavano alla teoria dell'omosessualità. Proprio non li capisco... Che io sia uomo, donna, omosessuale, umano, vivo... A loro che importa? Sono pur sempre un membro del team, no?

Impugnai saldamente il mio fedele lanciafiamme e mi preparai. A quanto pare, l'esito della missione dipendeva solamente da me. Presi fiato (per quanto sia possibile farlo con una maschera come la mia addosso) e feci un passo avanti.
In quel preciso istante, la saracinesca si aprì; davanti a me c'erano probabilmente tutti i nove componenti della squadra nemica, e forse anche le loro tre riserve. Riuscii a notare un Demolitore, un Heavy, un Soldato della squadra rossa (evidentemente una Spia travestita), un Medico e non solo. Tuttavia, cercai di non farci caso, e mi concentrai sul mio lavoro.
Le facce stupite e sorprese degli avversari furono l'ultima cosa che vidi, prima di premere il grilletto. E nel momento esatto in cui lo feci, dimenticai tutte le preoccupazioni di prima... In quel momento c'eravamo solo io ed il muro di fuoco che stava bruciando vivi i nemici.
Sentii delle urla, delle disperate richieste di aiuto, dei forti colpi di tosse che si interruppero improvvisamente... Ma tutto ciò che vedevo era il fuoco, la mia essenza. Non potei fare a meno di ridere in una maniera che si avrebbe potuto definire isterica, anche se sapevo che tutto ciò che si poteva sentire da fuori era un mormorio a malapena simile ad una risata.
A differenza di quanto accadeva di solito, non ricevetti alcuna ferita o danno. Forse la “difesa a sorpresa” era stata più efficace del previsto. In ogni caso, ad un certo punto, interruppi il getto di fuoco e mi guardai intorno.
I corpi incendiati dei miei nemici giacevano a terra, perfino quello dell'altro Pyro, incapaci di muoversi. Guardai oltre, e vidi che l'unico sopravvissuto a quel massacro era stato uno Scout, che stava cercando di svignarsela verso la propria base.

Nonostante ciò, però, credo che provino comunque una certa stima per me. Alla fine di ogni battaglia vinta, c'è sempre qualcuno di loro che viene a darmi una pacca sulla spalla o a battermi il cinque, anche se lo fa con un certo timore ed una certa esitazione. Dopo le battaglie perse, invece, qualcuno viene da me e mette insieme qualche impaurita parola di incoraggiamento. Loro non possono vederlo, ovviamente, ma io in quei momenti sorrido e sono felice. E rispondo pure, sebbene loro non possano sentire altro che qualche “Mmph”. Ed è questo che mi fa sentire bene all'interno della squadra, anche se per me è difficile dimostrarlo.

Potevo lasciarmelo sfuggire? Certo che no. In qualche minuto, tutti i componenti dell'altro team che avevo appena sconfitto sarebbero tornati in azione, e quello Scout sarebbe stato avantaggiato poiché avrebbe ricordato a tutti della mia presenza (dopo esser stati sconfitti, si dimentica tutto ciò che si ha visto nell'azione precedente). Doveva andarsene anche lui, ma ormai era troppo lontano per poter utilizzare il lanciafiamme.
Non per nulla possiedo anche delle altre armi.
Impugnai la pistola lanciarazzi, presi minimamente la mira e feci fuoco un paio di volte. Il primo colpo andò a vuoto, mentre il secondo (con molta fortuna) andò a segno. Il bersaglio prese fuoco, il che aumentò ulteriormente il suo panico, e nel frattempo io iniziai a correre verso di lui. L'avevo quasi raggiunto, ma proprio in quel momento lui si tuffò nel piccolo corso d'acqua che divideva in due quella zona del campo di battaglia.
L'acqua. Inutile dirlo, detesto quella roba. Rende tutte le mie armi completamente inefficaci.
O meglio, quasi tutte.
Lo Scout nemico stava vagando nel fiumicello per “spegnersi”, e c'era riuscito, ma non avrebbe potuto resistere a qualcos'altro. L'acqua, infatti, non l'avrebbe certamente aiutato a curare i danni ricevuti fino a poco prima, ma soltanto ad arrestare il continuo flusso di dolore.
Aspettai che fosse abbastanza vicino alla riva, dopodiché sollevai la mia accetta sopra alla testa. L'ultima cosa che quello Scout vide fu la lama che gli si avvicinava alla fronte, mentre a me bastò un solo colpo ben assestato in mezzo agli occhi per farlo fuori.
Non riuscii a trattenermi e scoppiai nuovamente a ridere, mentre i miei compagni di squadra uscivano dalla base e correvano ad invadere quella nemica. La situazione si era improvvisamente ribaltata.

Insomma, non mi importa se a volte i miei compagni si prendono gioco di me e contemporaneamente sembrano temermi, io sto benissimo con loro. E se proprio devo rassegnarmi all'idea di esserne afflitto, sto benissimo anche con la mia piromania. D'altronde, senza di essa, non potrei dare il mio particolare e significativo contributo in battaglia. Però, più che un piromane, mi piacerebbe essere definito “uno a cui piace giocare con il fuoco”. Io e il fuoco siamo una cosa sola, è vero, ma non ne sono dipendente... Soltanto un amante.

Io sono il Pyro. Temuto, misterioso e senza pietà, colpisco il nemico con l'ausilio del pericoloso elemento del fuoco, non lasciandogli via di fuga ed impedendogli perfino di tornare indietro a curarsi... Poiché fiamme e bruciature eseguono il loro lavoro anche da sole, e in poco tempo.

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Capitolo 4
*** Meet the Demoman ***


Essere un Demolitore non è affatto facile, sai? Devo far esplodere le cose... E le persone. E non è sempre un bello spettacolo a cui assistere, soprattutto nel secondo caso. Ok, molto spesso invece io mi diverto, ma quella è un'altra storia! Io sono io, e probabilmente sono l'unica persona al mondo che si diverte a far saltare in aria la gente... Escludendo i miei compagni di squadra, certo. E qualche altro pazzo assassino. Ma io non sono un assassino! Nessuno di noi lo è davvero! Lo capisci?

«Hahahahahaha! Un altro giorno, un'altra serie di esplosioni! E sono appena le dieci del mattino! E io... Sono già... Hehehe! Sento che oggi mi divertirò un mondo!»
Stavo barcollando a pochi metri dalla base, parlando praticamente da solo mentre tutti gli altri mi superavano. Naturalmente, sorseggiavo un po' del mio Scrumpy circa ogni dieci secondi, e ad ogni sorso mi sentivo sempre più carico e pronto a lottare.

Non posso combattere se non sono ubriaco; ci ho provato una volta, ed è stato molto doloroso... Per me.

«Allooora, che dobbiamo fare oggi di bello? Spingere un carrello? Hah! Sarà più facile che bere un bicchiere di... Beh, di qualsiasi cosa!»
Notai che, senza accorgermene, avevo finito l'intera bottiglia. Leggermente frustrato, la lanciai con forza dietro di me... E capii immediatamente che non aveva colpito il terreno, ma qualcos'altro. Anzi, qualcun'altro, poiché subito dopo sentii un urlo di dolore. Mi voltai con aria confusa, e vidi un Medico della mia squadra che si massaggiava goffamente la fronte, mentre la bottiglia andava in frantumi a terra.
«Oh accidenti... Mi dispiace davvero, Medico! Beh, avrai certamente un cerottino da qualche parte per... Hey, un attimo...»
Lo osservai per qualche attimo, mentre continuava a coprirsi la ferita e mi guardava con occhi pieni di odio.
«Se fossi della mia squadra... Quel colpo non avrebbe dovuto farti così male... Mi pare»
Lo costrinsi a spostare il braccio dalla fronte, ed ogni mio sospetto fu confermato: oltre alla pelle, si poteva intravedere un particolare tessuto... Un passamontagna.
«Maledetta Spia!» gridai, prima di raccogliere rapidamente uno dei pezzi di bottiglia da terra e stamparglielo in faccia. Schizzò un bel po' di sangue, poi la Spia Blu cadde a terra e non si mosse più.
«Hahaha! È sempre un piacere fare fuori voi sporchi traditori! Al lavoro, ora!»
Ricominciai a correre, intenzionato a raggiungere il nostro carrello.

Ribadisco ciò che ho detto prima: non è facile fare il Demolitore. Ci sono molte più cose da calcolare e sapere, in confronto alle altre “professioni” di questo team. Con tutto il rispetto per loro... Ma con un fucile basta premere il grilletto e sparare. Boom. Finisce tutto lì, e si continua a fare fuoco finché non si colpisce il bersaglio. Un Lanciagranate, invece... Beh, innanzitutto bisogna tenere in considerazione il tempo che la granata impiega per esplodere, e non è facile come sembra. In altre parole, se ti trovi faccia a faccia con un Heavy o con qualsiasi altra classe ottima negli attacchi da vicino... Beh, puoi veramente fare affidamento solo sulle armi da mischia. Se gli lanci una bomba in faccia, ha tutto il tempo di spostarsi ed evitarla prima che questa esploda... E nel frattempo tu sei morto. Fanno eccezione i casi molto fortunati, ad esempio quelli in cui una bomba esplode non appena colpisce violentemente un bersaglio. A volte succede, ed aiuta molto!

Arrivai nel punto in cui si trovava il nostro carrello senza alcun problema. Lì, oltre a me, c'erano anche un Pyro, un Cecchino, un Soldato e un Heavy (tutti della mia squadra, ovviamente).
«Allora, siamo pronti a spingere questo macigno? Forza, sento che oggi i miei muscoli potrebbero lanciarlo direttamente fino alla destinazione!»
Iniziammo a spingerlo. La forza di cinque persone permise al carrello di muoversi abbastanza rapidamente, tanto è vero che dopo una decina di secondi avevamo già percorso poco più di una decina di metri. Non sembrava esserci nessun nemico nei paraggi. Ma era troppo presto per esserne sicuri...
Non appena svoltammo un angolo, qualcosa sparò immediatamente nella nostra direzione. Io riuscii a schivare in tempo e a rifugiarmi dietro l'angolo stesso, ma gran parte dei miei compagni venne colpito e uno di essi, il Cecchino, ci lasciò le penne.
«Dannazione» sbottai, affacciandomi per un secondo per vedere cosa ci avesse colpito: era una torretta nemica, con tanto di Ingegnere che la sorvegliava e rinforzava.
«Questo è un gran problema! Finché quella cosa è lì, non possiamo spingere oltre il carrello!» fece notare il Soldato.
«Che cosa fare noi ora?» aggiunse l'Heavy. Ma io avevo già un'idea... O qualcosa del genere.

In ogni caso, credo di svolgere molto bene il mio lavoro. Le esplosioni sono sempre state la mia passione, soprattutto quando sono io a causarle e per mio puro divertimento. Per questo l'idea di lasciare il team non mi ha mai nemmeno sfiorato. Cosa farei se me ne andassi? Farei esplodere casa mia? Non sarebbe conveniente... E infatti non intendo farlo! Hahahaha!

«Lasciate fare al ciclope scozzese, cari e sobri amici!» dissi, per poi voltarmi verso la torretta evitando però che questa rilevasse la mia presenza per colpirmi. Osservai l'area circostante: poco più a destra c'era un muro che sembrava esser stato messo lì apposta per noi. E come se la cosa non fosse già abbastanza facile, l'Ingegnere nemico era distratto e stava lavorando su un Dispenser non molto lontano da lì. Senza aspettare ulteriormente, mirai al muro che avevo inquadrato e sparai tre granate una dopo l'altra. Tutto andò esattamente come avevo calcolato: le bombe rimbalzarono e presero un'angolazione diversa da quella di partenza, atterrando proprio alla base della torretta, vicinissime tra loro.
«Boom! Boom! Boom!» urlai a ritmo con le esplosioni che si verificarono un paio di secondi dopo, quindi uscii allo scoperto. Della torretta rimaneva solamente un mucchio di metallo distrutto, e l'Ingegnere sembrò accorgersene solo in quel momento. Gli altri compagni si occuparono di lui, quindi ricominciammo a spingere il carrello a velocità elevata.

Può darsi che a volte sia stato un po' giù di morale a causa di qualche fallimento, ma a chi non è successo? Sicuramente non sono mai arrivato a pensare cose come “sto facendo la cosa giusta?” o robaccia simile. E sono sicuro che neanche ai miei compagni è mai capitato! Al 100%! D'altronde, anche quando perdiamo, ci ridiamo sopra e ci auguriamo che la prossima battaglia vada meglio. E se non va a finire così... Ripetiamo la stessa cosa alla battaglia successiva! È lo spirito perfetto per uno come me, il cui unico vero problema è la mancanza di Scrumpy nel frigorifero!

Purtroppo, dopo qualche altro metro, ci rendemmo conto che le cose non stavano andando bene come speravamo. Il carrello dei Blu era decisamente molto più avanti del nostro, e se non avessimo trovato un modo per fermarlo avrebbe raggiunto la destinazione in men che non si dica. Fortunatamente, nel momento in cui noi lo avvistammo, nessuno lo stava spingendo.
«Ho un'altra idea. Potrebbe non funzionare, ma al contempo potrebbe risultare più efficace del previsto. Heh!» dissi agli altri, dopodiché impugnai la mia seconda arma: il Mortaio a Bombe Adesive.
Controllando ancora una volta che non ci fosse nessun'altro nei dintorni, ne sparai cinque ai piedi del carrello nemico, abbastanza nascoste in modo che non potessero notarle facilmente.
«Perfetto. Ora via!»
Invitai gli altri a nascondersi dietro ad un enorme masso non molto lontano da lì e ad aspettare. Nel frattempo, tenni un dito sul detonatore e non persi di vista l'area in cui si trovava il carrello, pronto ad agire.
Il momento giusto non tardò ad arrivare: grandissima parte della Squadra Blu si avvicinò al proprio carico e si preparò a spingerlo.
«Ka-booooooom!» urlai nuovamente nello stesso istante in cui azionai il detonatore ed uscii dal nascondiglio.
L'esplosione non fu enorme, differentemente però dal numero di vittime che causò. Quasi tutti i nemici presenti andarono K.O. in seguito a quell'enorme onda d'urto, e ai pochi superstiti fu dato il colpo di grazia dagli alleati che mi seguivano.
«Hahahahahaha! Questo li rallenterà per un bel po'! Avanti, mi sto divertendo fin troppo e non sono ancora completamente ubriaco!»
Tornammo a spingere il nostro carrello, sterminando nel frattempo tutti coloro che cercavano di fermarci.

Perciò non ho intenzione di smettere di far esplodere cose e persone, e questo mi sembra più che chiaro! Dovessi rimetterci anche l'altro occhio, continuerò a combattere per questo team e a far saltare in aria tutto ciò che mi ritrovo davanti! Ci aiuta molto in battaglia e io mi diverto come un matto! Potrei chiedere di meglio? Sì, forse soltanto un'altra bottiglia di Scrumpy!

Io sono il Demolitore. Allegro, distruttivo ed imprevedibile, faccio sparire tutto ciò che cerca di ostacolarmi a suon di esplosioni, ricordando ai nemici che i loro unici problemi non sono fucili e polveri da sparo... Ma anche granate e bombe.

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Capitolo 5
*** Meet the Heavy ***


Mi chiamano spesso “Grosso”, ma io preferisco il titolo “Heavy”. Nessuno dei due giova molto alla mia reputazione o all'idea che qualcuno potrebbe farsi sulla mia forma fisica, ma “Grosso” non posso proprio sopportarlo. E poi... Sono io il grosso, o sono loro i piccoli?

«Lalalalalaaa, oggi Sandvich e io picchiamo persone, dadadadaaa!»
«Oh, per l'amour del cielo, smettila di cantare» mormorò una Spia della mia squadra passandomi accanto «Oltre al farci scoprire, rischierai anche di farmi perdere definitivamente l'udito!»
«A Spia non piace inno nazionale di Heavy?» replicai io «Io non ho bisogno di nascondermi come Spia per vincere, io attacco!»
«Tu non puoi avere un inno naz-... Bah, lasciamo stare. Proseguiamo!» disse ancora lui, per poi superarmi ed avanzare.
Feci spallucce, dopodiché seguii la sua stessa strada diretto verso il centro del campo di battaglia. Non feci in tempo ad affacciarmi oltre la seconda saracinesca, però, che qualcuno mi arrivò addosso. La persona indietreggiò un po' dopo avermi visto, quindi riuscii a capire chi fosse. Era uno Scout della squadra BLU.

So già cosa stai pensando, anziché concentrarti sulla storia che ti sto raccontando ora. Stai pensando “Ma come mai l'Heavy parla così bene? Di solito ha quel fastidiosissimo accento russo e non conosce mezza regola grammaticale!”. Beh, ti dirò un segreto... C'è una differenza tra saper parlare e saper pensare. E quando io penso, non lo faccio certamente nello stesso modo in cui parlo, ma in modo più comprensibile! Che c'è, ci sei rimasto male perché credevi fossi soltanto uno stupidotto che non sa parlare? Oh, mi dispiace!

Mi sono ritrovato faccia a faccia con degli Scout moltissime volte, ed ho imparato una cosa: mai cercare di colpire uno Scout con la mitragliatrice pesante. I proiettili sono veloci, ma lui lo è di più... Purtroppo. Contro quei mingherlini è meglio lo scontro corpo a corpo, anche perché di solito sono loro che si ostinano ad attaccarti con stupide mazze da baseball.
«Yo bello, anche tu da queste parti?» disse il nemico prendendomi evidentemente in giro, per poi iniziare a corrermi incontro. A quel punto sollevai i pugni, pronto a reagire.
Non fu affatto facile, quel codardo continuava a schivare e ad attaccare con la sua maledetta mazza, ed io a malapena riuscii a sfiorarlo.
«Ora di morire, amico» fece lui all'improvviso, fermandosi per un attimo e caricando il suo ultimo colpo. Era il momento giusto.
Mi lanciai letteralmente addosso a lui, nella speranza di riuscire a colpirlo con un bel gancio destro alla testa... E in un modo o nell'altro, il mio attacco andò a segno. Lo Scout urlò di dolore e rimase stordito per un secondo, dandomi il tempo di caricare un altro pugno. Anche questo lo prese dritto nell'occhio, e a quanto pare fu abbastanza per mandarlo definitivamente K.O.
Ero riuscito a vincere uno scontro diretto con quel diavolaccio, sebbene un po' difficilmente.

Tornando a noi, non posso certo dire di trovarmi male in questa squadra. Anzi, sarò onesto... Credo che gran parte del team faccia affidamento soprattutto su di me nei momenti di maggiore difficoltà. Un po' come quando i nemici conquistano quasi tutti i nostri punti di controllo e noi dobbiamo cercare di recuperarli sbaragliando l'altra squadra. In queste situazioni tutti si nascondono dietro di me e mi stanno vicini mentre avanzo, soprattutto gli Scout. È una cosa... Simpatica. Mi fa sentire piuttosto importante. Una volta ho anche sentito qualcuno dire che io sono l'icona della squadra, il primo a cui si pensa quando si sta parlando di noi... Se non è un onore questo, allora cosa lo è?

«Hahahaaa! Torna a giocare in tuoi stupidi campi di sport, stupido!» esclamai, soddisfatto. Subito dopo, però, mi resi conto di essere in pericolo; la mazza dello Scout, per quanto possa sembrare sciocca come arma, può fare davvero male. E in quel caso mi aveva lasciato con pochissima salute, un taglietto sarebbe stato abbastanza per farmi morire dissanguato.
«Dannazione... MEDICO!» urlai, sperando che il guaritore del nostro team potesse sentirmi e raggiungermi. Ma proprio in quell'istante sentii una serie di suoni provenire da un'area non molto lontana da dove mi trovavo: un lanciarazzi che spara, il suo razzo che colpisce qualcosa e un urlo di dolore seguito da uno “SCHWEINHUNDS!”.
«Oh, questo è male. Ora che fare?» mormorai tra me e me, preoccupato. Se non avessi recuperato le forze, sarei morto ancor prima di affacciarmi sul campo di battaglia. Ma senza un Medico o un kit di pronto soccorso... Cosa avrei potuto fare?
Ripensai alla breve conversazione avuta con la Spia qualche minuto prima, e di colpo ebbi un'illuminazione. Misi la mano in tasca, e la ritirai fuori con in mano ciò che rappresentava la mia salvezza.
Il Sandvich. Il delizioso, morbido e gustoso sandvich.
Lo gettai in bocca e lo masticai rumorosamente, per poi mandarlo giù tutto in una volta. Fu come rinascere.

Però c'è anche chi mi considera solo una specie di orso stupido e senza cervello. Non membri nella mia squadra, intendo, ma di quelle che affrontiamo di solito... Credono che la mia vita consista soltanto nello sparare con una mitragliatrice più pesante di me, e che quindi sia abbastanza facile superarmi in intelligenza ed astuzia. Forse è vero, non sono certamente un genio, ma non possono giudicarmi senza nemmeno conoscermi... È una cosa piuttosto cattiva da fare. Perciò il mio scopo vitale non è sparare e basta... Ma dimostrare agli altri che si sbagliano sul mio conto.

Pieno di energie come non mai, impugnai saldamente la mia mitragliartice pesante e mi preparai ad uscire allo scoperto.
«Tu pronta, Natascha? Sandvich ha fatto prima parte del lavoro, ora è nostro turno! Andiamo!»
Uscii dall'area chiusa in cui mi trovavo, e subito mi ritrovai in mezzo a quello che si poteva definire il cuore della battaglia. Alleati e nemici si affrontavano senza tregua, ciascuno con le proprie armi; alcuni morivano, alcuni arrivavano... Una confusione inimmaginabile.
Io mi trovavo su un punto sopraelevato, più in alto rispetto a tutti gli altri che combattevano in quella zona. Sembrava l'occasione perfetta per attaccare come solo io so fare.
Iniziai a far ruotare le canne dell'arma, mentre mi avviavo lentamente verso un punto da cui avrei potuto avere una visuale più completa. Non appena lo trovai, iniziai a fare fuoco.

Questo però non vuol dire che non mi piaccia sparare con le mitragliatrici pesanti! Heh!

Nessuno si era accorto di me, quindi furono molti i nemici a cadere per mano dei miei proiettili. Uno dopo l'altro, come se fossero stati legati tra di loro da una corda.
«Huaaahahahahahaha! Io mangio Sandvich, voi mangiate proiettili! Hahahahahaaa!»
Mi riesce difficile non ridere o non urlare mentre butto giù i miei avversari in questo modo. È una sensazione fin troppo soddisfacente, soprattutto se di solito sono i tuoi nemici a prendersi gioco di te.
Con l'aiuto dei miei alleati che combattevano laggiù, riuscii ad eliminare tutti i membri della squadra BLU presenti in quella zona, e perfino una loro torretta.
Abbracciai amorevolmente la mia arma, come ero abituato a fare nei momenti di maggiore successo, quindi saltai giù e seguii gli altri attraverso la base nemica.

Ah, ma in fondo loro possono pensare quello che vogliono su di me. Tutti sono capaci di giudicare liberamente una persona, finché non si trovano faccia a faccia con essa. E sono sicuro che molti di quelli che mi giudicavano stupido avranno cambiato idea dopo avermi incontrato di persona... E prima di avere la testa piena di proiettili di Natascha.

Io sono l'Heavy. Grosso, resistente ed energico, distruggo le difese nemiche e mantengo impenetrabili quelle alleate, impedendo all'altra squadra di scappare senza assaggiare i proiettili della mia amata mitragliatrice pesante.

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Capitolo 6
*** Meet the Engineer ***


Parliamoci chiaro: fare l'Ingegnere non è un lavoro divertente. E nemmeno la fatica ed il duro lavoro che ci vogliono per poter arrivare a definirsi Ingegnere sono divertenti. Chi mai potrebbe trovare così intrattenente fare calcoli, progettare, collaudare, rifare dall'inizio, passare notti su notti a studiarsi a memoria le formule...?
Eppure, c'è una grande differenza tra il divertire e l'appassionare. E questo lavoro mi appassiona più di quanto potrebbe mai fare qualsiasi altra professione.

«Ok, questo posto andrà bene. Voi andate avanti!»
Avevo trovato un bel posticino un po' “nascosto” dietro ad un piccolo angolo nel quale avrei potuto sistemare tutto ciò che mi serviva. Non era molto lontano dal punto di controllo centrale, il che avrebbe potuto rendere il mio lavoro ancora più efficace del previsto.
Mentre i miei compagni correvano ed avanzavano verso l'effettivo punto di controllo, io presi il mio buon vecchio PDA da costruzione e mi misi all'opera. Avevo già un'idea molto chiara di ciò che volevo costruire in quella zona, a cominciare (come andrebbe sempre fatto) da un dispenser. Presi tutto l'occorrente, lo misi insieme e, grazie al PDA, in pochi attimi l'aggeggio fu già in fase di auto-costruzione. Nel frattempo, mi affacciai per controllare la situazione intorno al punto di controllo.

E oltre all'essere appassionante, quello dell'Ingegnere è anche un lavoro utile. Dai, prova a negarlo. Negalo guardandomi direttamente negli occhiali, anzi... Negalo guardando direttamente tutte le torrette che probabilmente, in passato, ti hanno lasciato una bella cicatrice all'altezza della coscienza. È ancora un lavoro inutile? Ecco, bravo.

Non c'era ancora nessuno, e il punto era stato conquistato dalla nostra squadra. Bene, questo mi avrebbe potuto dare più tempo per fare ciò che avevo intenzione di fare.
Velocizzai il processo di costruzione del dispenser aggiustandolo qua e là con la chiave inglese, e dopo che questo fu pronto iniziai a raccogliere tutto il ferro che rilasciava. Quando ne ebbi abbastanza, presi nuovamente il PDA e questa volta mi preparai ad erigere la struttura più importante e temuta: la torretta.
La posizionai un po' più allo scoperto rispetto al dispenser, in modo che il suo raggio d'azione potesse essere più ampio. Anche questa iniziò a costruirsi da sola, così andai subito a dedicarmi alla mia ultima mossa. Raccolsi un altro po' di ferro dal dispenser, quindi maneggiai ancora il PDA per costruire un'entrata del teletrasporto. Soltanto un'entrata, che cominciò ad auto-costruirsi dopo che l'ebbi posizionata vicinissima al dispenser. Proprio in quel momento la torretta fu finita, e cominciò a “guardarsi intorno” alla ricerca di nemici da colpire.

Torrette, dispenser, teletrasporti... Sono poche le battaglie in cui almeno una di queste strutture non si sia rivelata utile o addirittura essenziale per la vittoria. Le prime difendono che è una meraviglia, i secondi possono rifornire perfettamente i compagni senza che questi ritornino fino alla base e i terzi permettono di raggiungere velocemente le aree più “interessanti” senza perdere troppo tempo. Forse non sarò un asso nel combattimento diretto, ma finché ho tutta questa roba ad aiutarmi... Non ho nulla da temere!

Dopo che tutte le strutture furono pronte, arrivò il momento di perfezionarle ed aumentarne la capacità. In questi casi, se si ha già un dispenser pronto, conviene iniziare dalla torretta; quel gioiellino può salvarti la vita a costo di quella degli altri, e per questo deve essere perfetto. Mi rifornii al massimo di ferro, quindi iniziai a colpire la struttura con la chiave inglese, a girarne qualche bullone, a metterla a posto... E la torretta raggiunse il cosiddetto livello 2 in pochi secondi. Non mi riposai neanche un secondo e ripetei lo stesso procedimento, arrivando al livello 3 senza alcun problema. Ora la torretta era seriamente pronta ad uccidere.
E a quanto pare non aveva intenzione di aspettare: poco più avanti, un Cecchino si presento nell'area intorno al punto di controllo. La torretta emise un breve suono, quindi sparò una serie di missili che il malcapitato non ebbe nemmeno il tempo di vedere prima che lo facessero esplodere.
«Brava, piccola» dissi, dando una leggera pacca a quell'adorabile macchina assassina. Quindi, mi dedicai al perfezionamento delle altre due strutture che avevo costruito.

Mio nonno mi ha insegnato bene, eccome... Ricordo ancora quando studiavamo insieme come progettare un macchinario per creare giocattoli tutti per me. A quest'età mi rendo conto che forse faceva soltanto finta di progettare quella roba per rendermi felice... Ma non importa, perché ora i miei “giocattoli” sono altri. E se so costruirli così bene è solo grazie a lui, il più geniale degli ingegneri. E poi, secondo me, quel fabbricatore di giocattoli può esistere davvero...

Fortunatamente non fui disturbato mentre il dispenser ed il teletrasporto raggiungevano il livello 3. L'unico a raggiungere la zona in cui mi trovavo era stato un Heavy BLU, gravemente ferito, che si era accovacciato per qualche secondo accanto al dispenser dicendo: «Tante grazie, Ingegnere. Avanti è molto pericoloso e Medico non si trova, tu nostra unica salvezza!» per poi tornare da dove era arrivato nel pieno delle forze.
Ebbi qualche secondo di pausa e pace, durante i quali bevvi un sorso di BLU Streak, quindi sentii di nuovo la torretta emettere un suono e poi sparare. Mi affacciai, e vidi che aveva appena colpito un Soldato della squadra RED, che però era riuscito a rifugiarsi dietro ad un ostacolo appena in tempo per non rimanerci secco.
Almeno che dietro a quella cosa non ci fosse un kit medico, quel Soldato doveva essere ancora in pessime condizioni dopo il colpo subito. Decisi quindi di farmi coraggio, impugnai la mia Giustizia di Frontiera e corsi avanti. Lo vidi, ancora molto ferito, e lui non ebbe il tempo di reagire; gli piantai una bella pallottola in testa, e il Soldato non si mosse più.
«Ricordatelo la prossima volta, amico» dissi «L'Ingegnere spara sempre due volte»
Tornai nella zona delle costruzioni, ma purtroppo non ebbi più un altro secondo per rilassarmi. Dal punto da cui era arrivato il Soldato comparvero come minimo altri sei componenti della squadra RED, intenzionati a conquistare il punto di controllo che stavo cercando di sorvegliare.
Ovviamente la torretta iniziò a sparare, ma quando i nemici arrivano in massa possono presentarsi vari problemi di funzionamento scorretto. In questi casi, è meglio “dare una mano” alla torretta. Impugnai il mio Addomesticatore, mi avvicinai alla struttura ed iniziai a puntarla verso i nemici che già si erano posizionati sul punto di controllo. L'obiettivo era eliminarli uno alla volta, in modo da evitare che alcune munizioni andassero a vuoto, ed in un certo senso la cosa funzionò. Riuscii a togliere di mezzo tutti i nemici tranne uno, un Demolitore, il quale sparò una granata che mi colpì in pieno, scaraventandomi via dalla torretta e lasciandomi ferito. Lui morì poco dopo proprio grazie alla mia costruzione, mentre io dovetti avvicinarmi a fatica alla zona protetta. Avevo pochissima salute, ma anche in questo caso fui salvato da uno dei miei lavori: il dispenser. Non appena mi avvicinai ad esso, una scia blu simile a quella che esce dalle pistole dei Medici mi toccò ed io mi sentii subito meglio. Grazie alla torretta combinata con l'Addomesticatore, ero riuscito a neutralizzare le forze nemiche. Stavo per tornare a rilassarmi, ma una voce alle mie spalle mi fece trasalire.
«Mmph mmm mmph!»
Mi voltai spaventato, per poi accorgermi con grande sollievo che si trattava solo di un Pyro della squadra BLU.

Molti credono che io sia un operaio. Sai, uno di quelli che costruisce le case per le vecchiette e che lavora anche nelle più calde giornate estive, a petto nudo sotto al sole cocente mentre tutti lo guardano faticare. Nossignore, si sbagliano di grosso. Un operaio è un operaio, un ingegnere è un ingegnere. Ma io non sono nemmeno QUEL tipo di ingegnere... Di solito, alla facoltà di ingegneria, non ti insegnano a costruire armi letali. Tutte queste cose io le ho imparate da solo, senza l'aiuto di alcun professore se non mio nonno. Quindi non sono nemmeno l'ingegnere che tutti credono; sono un mercenario della Mann Co., come i miei otto compagni.
Ah, comunque non ho nulla contro gli operai che lavorano per costruire le case, si chiaro.

«Phew...» feci, riprendendo fiato e parlando al Pyro «Amico, ce la siamo vista brutta. Per fortuna il peggio sembra essere passato»
Non mi aspettavo una risposta da quell'essere, ma almeno un cenno... Invece nulla. Continuava a fissarmi insistentemente, in maniera quasi inquietante. Abbassai lo sguardo cercando di evitare il suo, e notai per caso qualcosa che teneva in mano: non un lanciafiamme, non una pistola lanciarazzi, ma un coltello.
«Cos-»
Quasi senza che potessi accorgermente, il Pyro mi ferì con violenza alla faccia usando il coltello, tanto da farmi cadere a terra. Nei pochi secondi di vista annebbiata che ci furono dopo, riuscii a vedere il mio “compagno” riprendere le sembianze di una Spia RED e posizionare qualcosa sulla mia torretta.
«No, non farlo!»
Mi rialzai e cercai di respingere il nemico, ma lui fu più rapido e mi buttò di nuovo a terra. Un attimo dopo, la torretta esplose in mille pezzi. La stessa sorte toccò al dispenser, che la Spia fu in grado di raggiungere e sabotare. Quel bastardo francese scoppiò a ridere, guardandomi diabolicamente negli occhi.
«I tuoi giocatollini non possono più salvarti ora, testone! Adieu!»
La Spia impugnò il suo revolver e lo puntò alla mia testa. Sembrava finita... Ma c'era ancora qualcosa che non aveva considerato.
All'improvviso, in modo del tutto inaspettato, rotolai verso sinistra. L'altro cercò di fermarmi sparando, ma mi colpì soltanto alla gamba. Feci quasi un metro rotolando, dopodiché mi sembrò di star volando via... Come se stessi vagando nel vuoto.
Ero morto? Era finita?
Di colpo, mi ritrovai di nuovo su un terreno solido, ancora ferito. Sotto di me c'era l'uscita del teletrasporto, che avevo costruito appena fuori dalla base proprio in caso di emergenza. Il mio piano era riuscito perfettamente.
Ricordai, però, che le Spie nemiche possono utilizzare i miei teletrasporti. Non persi tempo, dunque, ed impugnai il mio PDA da demolizione e premetti il terzo pulsante. Sentii una leggera esplosione non molto lontano da lì, e l'uscita da cui ero appena comparso smise di brillare; l'entrata del teletrasporto era stata demolita con successo.
Feci per alzarmi, ma la ferita alla gamba si dimostrò più grave del previsto. Per fortuna, mi accorsi che qualcuno stava uscendo dalla nostra base.
«Ingegnere? Non ti vedo molto bene, permettimi di assisterti!»
Era un Medico della mia squadra, che puntò immediatamente la sua pistola medica su di me e mi aiutò a recuperare completamente le forze.
«Grazie mille, dottore. Fai attenzione, ci dovrebbe essere una Spia nemica poco più avanti!»
«Ganz gut. Fai strada, allora, e se lo troveremo gli faremo pentire di averci rubato l'Alsazia e la Lorena!»
Annuii, ridacchiando, quindi ricominciai a correre verso l'area di combattimento insieme al Medico, il quale continuava a curarmi in modo da caricare la sua arma.

Raramente mi sono sentito inutile per la squadra, e ancor più raramente gli altri hanno cercato di farmi credere di esserlo. Anzi, a giudicare da ciò che sento, pare che le mie costruzioni li aiutino moltissimo. Ma la cosa ancora più divertente è sentire i nemici avvisare i propri compagni che poco più avanti c'è una torretta pronta ad assassinarli nella maniera più dolorosa. Costruire tutte queste cose per il team mi piace fin troppo, e ai nemici che sperano di poter buttar giù questo vecchio texano dico... Beh, provateci, ma prima dovete buttar giù tutti gli ostacoli che vi piazzerò lungo la strada! E fidatevi se vi dico... Che non sarà facile. Parola mia.

Io sono l'Ingegnere. Intelligente, abile ed efficace, risolvo problemi pratici e costruisco strutture che permettono alla mia squadra di svolgere meglio il proprio lavoro... Ed a quella nemica di non riuscire a fare un passo senza venire violentemente fermata.

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Capitolo 7
*** Meet the Medic ***


La mia rispettabilissima carriera è iniziata in un'infima clinica a Stoccarda, in Germania. Quella è anche la città in cui sono nato e cresciuto, fatto che si può notare anche semplicemente sentendomi parlare. Stavo dicendo... Non ho mai avuto la benché minima stima per quella clinica, né tanto meno per le persone che vi lavoravano. L'unico competente ero io, l'unico che svolgeva il suo lavoro in maniera almeno decente. Tanto è vero che un giorno si verificò un incidente, di cui farò a meno di parlare, e tutti incolparono me... Così persi la mia licenza medica, e non mi fu più permesso di svolgere il mio lavoro a servizio della comunità.
Però non avevo intenzione di abbandonare così la mia professione, e quindi... Eccomi qua; a lavorare per una banda di mercenari incaricati di uccidere. Strano lavoro per un Medico, no?

«Abbia inizio il primo intervento della giornata!» esclamai, correndo fuori dalla base insieme ai miei compagni di squadra. Avanzammo tutti compatti fino ad un certo punto, in cui il gruppo si sciolse ed ognuno andò a “lavorare” per conto proprio.
«Schweinhunds! Non potete sempre lasciarmi indietro! Sono il vostro dannato Medico! Potreste anche avere un minimo di pazienza ed aspettarmi, dato che sono IO quello che vi cura!»
In effetti, rimanere da solo non è mai una buona cosa per un Medico. So difendermi, certo, ma le armi dei nemici tendono spesso ad essere più potenti delle mie. Sono specializzato nell'assistenza, non nell'attacco diretto!
Sospirai, rivolgendomi quindi all'unica anima viva che, indipendentemente da ciò che succede, rimane sempre al mio fianco: Archimede, una delle mie colombe domestiche, che come in ogni battaglia se ne stava appollaiato sulla mia spalla destra.
«A quanto pare dovremo cavarcela da soli per un pezzo. Sei pronto, compagno?»
Lui tubò in risposta, verso che interpretai come un “sì”.
Impugnai la mia pistola spara-siringhe, quindi andai avanti passando attraverso una zona chiusa del campo di battaglia.
Speravo soltanto di incontrare un membro del mio team, così avremmo potuto difenderci a vicenda, ma poco più avanti mi attendeva qualcosa di diverso.
Svoltato un angolo, accanto ad una serie di tre finestre che si affacciavano sul centro del campo di battaglia, trovai qualcuno girato di spalle. Mi fermai, e cercai di capire chi fosse senza far rumore.
Non ci misi molto, mi bastò guardare la sua posa e l'arma che stava impugnando: era un Pyro della squadra RED.

Insieme alla professione ufficiale di dottore, ho abbandonato anche molti dei principi legati ad essa, per non dire tutti. Quella stupidaggine del Giuramento di Ippocrate, il concetto del “non nuocere”, quello del dover aiutare i pazienti sotto ogni singolo punto di vista... Non si possono pretendere cose del genere da parte mia! Questo però non significa che abbia perso e dimenticato la passione per il mio lavoro, al contrario! La consapevolezza che, oltre al poter aiutare gli amici, posso anche ferire i nemici... È la cosa che mi permette di svolgere il mio incarico ancora meglio!

Non so bene cosa stesse facendo, né come fosse arrivato fino a lì, fatto sta che dopo qualche istante si voltò di scatto, accorgendosi di me prima che potessi fare qualsiasi cosa.
«Scheiße...» riuscii a mormorare, prima che il nemico azionasse il suo lanciafiamme.
Il fuoco mi colpì e mi scottò in maniera piuttosto grave, ma con un po' di fortuna fui in grado di saltare lontano dal Pyro ed uscire dal suo raggio d'azione.
Cercai di farmi coraggio, e nonostante stessi ancora andando a fuoco notai che la cosa sembrava non farmi troppo male. Solo allora ricordai una delle mie doti speciali: l'auto-guarigione. Prima di ogni battaglia, consumo una medicina di mia completa invenzione che mi permette di ristabilire automaticamente il mio livello di salute mentre non vengo attaccato direttamente. Il processo è lento, ma dura davvero per molto e... Beh, mi ha salvato la pelle più di qualche volta!
«Hahaha! Ci hai provato, Pyromanischer!»
Corsi via dal Pyro, senza però perderlo di mira ed iniziando a sparargli addosso con la pistola spara-siringhe. Stavo ancora andando a fuoco, ma le ferite da scottatura venivano costantemente annullate dall'effetto della medicina. Nel frattempo, il Pyro cercò di raggiungermi correndomi incontro ed aprendo il fuoco, ma riuscii ad evitarlo continuando a scappare.
Intanto, ogni singola siringa che veniva sparata dalla mia arma colpiva perfettamente il bersaglio, che pian piano stava cominciando a perdere le forze. Sono siringhe di tranquillante, ovvio, e se vengono somministrate in quantità così grandi possono tranquillizzare per sempre!
Finalmente, dopo quella che probabilmente fu la cinquantesima siringa sparata, il Pyro crollò a terra e non si mosse più.
«Un'altra procedura completata!» dissi soddisfatto, abbassando la pistola spara-siringhe e ridacchiando, per poi proseguire seguendo la stessa strada di prima.
Mi ritrovai di fronte ad una saracinesca, ma prima che potessi attraversarla questa si aprì da sé, rivelando dall'altra parte uno Scout della squadra nemica. Entrambi ci accorgemmo della presenza dell'altro nello stesso istante.

Non mi pento per nulla di aver lasciato quel posto preferendo questa professione. Grazie alla Mann Co. ho avuto la possibilità di studiare meglio le tecniche di medicina a cui ero interessato, perfezionarle ed applicarle in battaglia. Credete che in un ospedale normale mi avrebbero lasciato utilizzare una pistola medica per curare i pazienti? Certo che no! Ma qui le cose sono diverse... Il lavoro del Medico è rispettato e curato, ed ho sempre la possibilità di dedicarmi ai miei progetti senza che nessuno mi interrompa. E io dovrei rinunciare a tutto questo per implorare che mi venga resa un'inutile licenza medica con la quale sarei costretto a lavorare tutto il giorno usando strumenti stupidi e tecniche stupide? Hah!

«Seltsam. L'altro giorno l'Heavy mi ha raccontato di aver vissuto un'esperienza simile a questa. Voi Scout vi divertite a nascondervi dietro alle saracinesche?»
Lui non mi rispose, anzi, sembrò infastidito da quella specie di provocazione, e mi corse incontro impugnando la mazza da baseball.
Mi ero preparato per esperienze del genere. Gli Scout sono veloci ed invadenti, ma c'è qualcosa in cui non eccellono: la forza bruta. Nemmeno io ne ho molta, ma sicuramente più di quanta ne abbiano loro. Perciò rimasi dov'ero, preparandomi mentalmente a fare ciò che avevo intenzione di fare.
Non appena lo Scout fu a nemmeno mezzo metro da me, allungai il braccio sperando di riuscire ad acchiapparlo. In un certo senso ci riuscii, poiché mi ritrovai ad impugnare la sua maglietta. Nel tempo che lui ci mise a capire cosa stesse succedendo, io lo scaraventai a terra tirandolo verso di me; il nemico perse la presa sulla mazza e cadde miseramente sul pavimento.
Prima che potesse cercare di rialzarsi, lo bloccai a terra appoggiando un mio ginocchio sulla sua schiena. Lo Scout si divincolò, ma fu tutto inutile.
«È questo tutto ciò che sapete fare voi Scout? Sguazzare e cercare di scappare come pesci? Hahaha! Preparati per il tuo controllo, potrebbe essere necessaria un'operazione chirurgica!»
Tenni una mano appoggiata su quella cosa che lo Scout porta sempre intorno al collo, in modo da impedirgli ulteriormente di fuggire, mentre con l'altra mano afferrai la mia Übersaw e la sollevai, pronto a colpire.
«Nooooooooooooo!» gridò il nemico, rendendosi conto di essere già praticamente morto.
Abbassai l'Übersaw e lo colpii svariate volte, causandogli molte ferite e facendolo sanguinare molto, finché non mi alzai ed osservai il mio tragico operato: lo Scout giaceva in una pozza rossa, immobile.
«Whoops. Forse questa non era propriamente “medicina”. Das macht nichts!»
Presi la fialetta collegata all'Übersaw e la guardai: era quasi completamente piena di liquido blu lucente, il che poteva significare solo una cosa. Sghignazzai, svuotai il liquido nel dispenser medico che portavo sempre con me ed attraversai la saracinesca da cui era arrivato lo Scout.
Lo spettacolo che mi si presentò davanti non fu affatto gradevole.

Nei ritagli di tempo in cui non stiamo combattendo, passo dei momenti davvero indimenticabili con gli altri mercenari. Organizziamo spesso delle serate, e ce la spassiamo come un gruppo di amici al bar. Letteralmente! E indovinate un po' chi è che fornisce la roba da bere? Il sottoscritto! Birra tedesca, la migliore a livello internazionale! Il Demolitore la adora, così come l'Heavy, lo Scout, il Cecchino... Tutti! Una volta ho visto perfino il Pyro assaggiarla e ridacchiare, anche se non so come abbia fatto a berla... E la Spia finge di non apprezzarla, ma glielo si legge in faccia che ne va matto. Hah, questi francesi! Per il prossimo anno ho intenzione di prendere almeno una settimana di vacanza per l'intero gruppo, così potremo andarcene tutti all'Oktoberfest! Sarà fantastico!

Ero praticamente al centro del campo di battaglia, e non sembrava esserci nessuno della squadra RED. In compenso, c'erano praticamente tutti i componenti del mio team... In pessime condizioni.
Erano tutti a terra, alcuni immobili ed altri che si muovevano a malapena, ed erano accomunati dal fatto di essere gravemente feriti, quasi in modo fatale. Alcuni stavano addirittura andando a fuoco, ma non avevano le forze nemmeno per divincolarsi.
Moltissime urla, ciascuna proveniente da una voce diversa, rieccheggiavano nell'aria, e tutte recitavano sostanzialmente la stessa cosa.
«MEDICO!»
«MEDICO, AIUTO!»
«DOTTORE, PRESTO!»
«DOC!»
«MMMPH!»
«MEDICO, PER FAVORE!»
«MEEEDICOOOOOOO!»
Rimasi immobile per qualche secondo, sconvolto da quell'orrendo spettacolo: ero abituato a vedere i miei compagni soffrire, ma mai mi era capitato di vederli così devastati. Tuttavia, il fatto che stessero richiedendo il mio aiuto significava che erano ancora vivi, e che quindi potevano essere curati.
Mi sistemai gli occhiali, impugnai la mia fidata pistola medica ed iniziai a correre verso di loro. Non c'era ancora nessuno della squadra nemica.
Per primo mi avvicinai all'Heavy, il quale era inginocchiato sul punto di cedere definitivamente. Puntai la mia “arma” verso di lui e la azionai, ed un raggio blu scaturì da essa ed andò ad appoggiarsi direttamente sul mio alleato. Dopo dieci secondi di guarigione, l'Heavy fu in grado di rialzarsi e tenere nuovamente in mano la sua mitragliatrice pesante.
«Finiti i Sandvich, mein Freund?» gli dissi, prendendolo in giro ma comunque sorridendo.
«Tanti ringraziamenti, Medico!» fu la sua risposta.
Mi dedicai poi allo Scout, uno di quelli che stava ancora subendo danni dalla bruciatura; a lui bastarono cinque secondi per tornare nel pieno delle forze.
«Fate attenzione, stupidi RED! Abbiamo il Medico migliore del mondo e grazie a lui stiamo venendo a farvi fuori!» esclamò il ragazzo, carico e pronto all'azione.
Passai alla guarigione del Demolitore («Hay, mi sembrava di essere morto! Grazie, Medico!»), del Soldato («Grazie, alleato!»), dell'Ingegnere («Molto obbligato, Dottore»), della Spia («Mercì, Medico»), del Cecchino («Grazie, amico!)... E uno alla volta, tutti i miei otto compagni di squadra furono perfettamente guariti e pronti a continuare a combattere.
Non avemmo però molto tempo per festeggiare: la squadra nemica aveva probabilmente sentito tutta quella confusione, ed infatti ad un certo punto tutti i nove componenti del team RED si presentarono sul campo di battaglia e si prepararono a farci fuori di nuovo.
Avevamo tutti paura che la battaglia si concludesse come prima... Finché non mi accorsi della scritta che lampeggiava sul mio dispenser medico già da un bel po'.
“Übercarica pronta”
La mia espressione preoccupata si trasformò immediatamente in un sorriso determinato, nell'esatto momento in cui gridai a tutta voce: «Pronto a caricare! In formazione!»
Nessuno della squadra nemica sembrò comprendere il significato di quella frase, al contrario di quanto fecero i miei alleati. Tutti i componenti della squadra BLU, infatti, mi raggiunsero e si posizionarono dietro di me, pronti ad attaccare. L'Heavy alleato, invece, si mise davanti a me ed iniziò già a far ruotare le canne della sua arma.
«Ora, Medico! Ora!» esclamò. Io azionai la mia pistola medica su di lui, e successivamente spinsi la levetta sistemata sotto alla scritta lampeggiante. Il dispenser medico iniziò improvvisamente a vibrare, e sia io che l'Heavy venimmo avvolti da una potente luce blu. Non so come si sentisse lui (ho provato poche volte l'Übercarica su di me), ma a giudicare dalla determinazione con la quale iniziò a gridare e sparare doveva sentirsi davvero bene.
«Venite a prendermi, sono a prova di proiettile! Hahahaha!» urlò il mio amico russo.
«Auf wiedersehen, dummkopfs!» aggiunsi io, ridendo follemente.
I nemici cercarono di fermare il nostro attacco, ma tutti i loro colpi rimbalzavano letteralmente addosso all'Heavy che, naturalmente, non riceveva la benché minima ferita. Grazie a questa difesa infrangibile ed al sostegno degli altri sette alleati (che nel frattempo continuavano ad attaccare da dietro di noi), tutti i componenti della squadra RED furono sconfitti. L'effetto dell'Übercarica si esaurì nell'esatto momento in cui l'ultimo proiettile colpì il Soldato nemico, l'ultimo rimasto.
«Ce l'abbiamo fatta, Kameraden!» dissi io, rivolgendomi all'intero team.
«Ed è solo grazie a te, Doc!» aggiunse l'Ingegnere.
«Sì! Viva il Medico!» gridò l'Heavy, dandomi un'amichevole pacca sulla schiena (che rischiò di spaccarmi la spina dorsale). Tutti gli altri ripeterono la stessa frase, esultando.
«Danke, danke» feci, inchinandomi e sorridendo «I miei ringraziamenti vanno al qui presente Archimede e a...»
Non riuscii a continuare quel ridicolo discorso poiché, dallo stesso punto da cui era arrivata prima, si presentò l'intera squadra RED. A quanto pare, era già passato il tempo necessario per tornare in campo.
«Oh oh. Altro lavoro per noi! In arrivo!» esclamai, azionando nuovamente la pistola medica per accumulare energia.
E la battaglia ricominciò, con il nostro team più pronto e determinato che mai.

Insomma, adoro fare il Medico in questa banda di mercenari. Credevo non sarei mai stato in grado di trovare la mia professione ideale, e invece guardate un po' qua.
Non potrei davvero chiedere di meglio: quando sento i miei compagni richiedere il mio aiuto, quando li vedo così devastanti sotto l'effetto dell'Übercarica, quando mi ringraziano per le cure che fornisco loro... Capisco che quella del Medico è la strada giusta. Non quella del dottore da ospedale di periferia... Ma di quello che aiuta i compagni a colpire i nemici che li ostacolano. È questa la differenza sostanziale tra me ed un semplice dottore!

Io sono il Medico. Essenziale, efficiente e geniale, fornisco il mio aiuto ai compagni di squadra guarendo le loro ferite e prendendomi cura di loro in battaglia, in modo da poter attaccare o difendere nel migliore dei modi... E concludere il tutto senza nemmeno un graffio.

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Capitolo 8
*** Meet the Sniper ***


Quello del Cecchino è un bel lavoro, amico. Sì, lo so che probabilmente mi avrai già sentito ripetere questa frase qualche centinaio di volte... Ma quando una persona è fermamente convinta delle sue idee, è difficile cercare di impedirle di diffondere l'idea in questione dichiarandola a tutti gli altri. Questo è infatti il mio caso: sono nato per fare il Cecchino.

«Nah, qui non va bene. Non ho una buona visuale»
Ero uscito dalla base da circa tre minuti, tutto tempo che avevo trascorso cercando di trovare un punto abbastanza sicuro ma al contempo efficace in cui appostarmi.
Mentre il “cuore” della battaglia si sviluppava all'aperto, io mi avventuravo tra vari corridoi piuttosto chiusi, che però si affacciavano dall'alto sul campo di battaglia attraverso delle finestre. Tutti i punti che avevo trovato fino a quel momento, però, non mi erano sembrati abbastanza buoni per appostarsi e svolgere il mio lavoro.
«Bah, scommetto che mentre io sono ancora qui a vagare, tutti gli altri hanno già iniziato ad ammazzarsi a vicenda...» mormorai tra me e me, infastidito.
Finalmente, dopo un altro minuto poco produttivo, trovai la postazione perfetta: una finestra aperta, che dava proprio sul centro del campo di battaglia, ma che al contempo sembrava abbastanza nascosta dalla visuale di tutti gli altri.
«Era ora» continuai a borbottare, impugnando finalmente il mio fucile di precisione ed affacciandomi alla finestra «Iniziate a salutare le vostre teste, dilettanti»

Se sono diventato ciò che sono ora, è solo grazie ai duri anni di allenamento che ho trascorso prima di unirmi a questa banda di mercenari. E con allenamento intendo principalmente una cosa: isolamento.
Quando si tratta di trovare luoghi silenziosi, deserti e perfetti per esercitarsi, l'Australia è il posto migliore. Certo, l'unico problema dei posti come quelli è che non si trovano spesso soggetti a cui sparare... Ed è da qui che si trae l'insegnamento più importante per un vero Cecchino: la pazienza.
Il nemico non verrà subito da te per farsi sparare; aspetterà quello che per lui sarà il momento di tregua. Ed è qui che dovrebbe sbagliarsi, perché tu non dovrai concedergli alcuna tregua.

Rimani dove sei, con l'occhio attaccato al mirino, e aspetta che il nemico esca allo scoperto convinto di essere al sicuro. Potrebbero volerci ore, giorni... Ma se hai abbastanza pazienza, puoi essere sicuro che lo farà. E a quel punto... Boom.

Avvicinai l'occhio destro al mirino di precisione, ed iniziai a scrutare il campo di battaglia.
Il primo che vidi fu un Soldato della squadra RED, la mia squadra. Si stava preparando per eseguire un rocket jump, il che mi fece pensare che ci fosse la necessità di “fare pulizia” più in alto. Guardai più su, e vidi che su una zona sopraelevata si trovava un altro Cecchino, che però apparteneva alla squadra BLU. Poiché era fermo, il mio primo istinto fu quello di sparare... E purtroppo fu esattamente quello che feci. Come era facilmente sospettabile, mancai miseramente il bersaglio.
«Dannazione, continua a succedere!»
Ricaricai il fucile, ripensando all'errore appena commesso: avevo avuto fretta ed avevo cercato di eliminare il nemico come se me lo fossi trovato davanti, in uno scontro corpo a corpo. Un errore tanto ricorrente quanto grave, per un Cecchino. Finché il nemico non vede chi sta per ucciderlo, non c'è alcun bisogno di fare le cose in fretta. È questo che distingue un Cecchino, abile nel nascondersi ed attendere, da un Soldato o uno Scout, che affrontano direttamente il nemico.
Tornai di nuovo al fucile, ed osservai ancora il nemico che avevo appena cercato di colpire; a quanto pare si era accorto del mio tentativo fallito, poiché anche lui si stava guardando intorno mirando col fucile. Il (suo) problema era che stava mirando a tutt'altra parte, alla ricerca di qualcuno da colpire.
«Sì, perfetto, continua così... E forse riuscirai a vedere il volto di chi ti ucciderà»
Mentre lui continuava a guardarsi maldestramente intorno, io ebbi il tempo di mirare perfettamente alla sua testa e di seguirne i movimenti. Rimasi così per un po'...
E nell'esatto momento in cui anche il suo fucile mirò verso di me, il mio sparò.
Il Cecchino nemico crollò a terra, praticamente privo di testa.
«Ecco a te!» esclamai soddisfatto, ricaricando ancora il fucile e preparandomi al prossimo attacco.
Ma qualcos'altro stava cercando di ostacolarmi in quel momento, o meglio... Qualcun'altro. Qualcuno che era molto più vicino a me di quanto pensassi.
«Mmh?»
Percependo un'inquietante presenza alle mie spalle, mi voltai di colpo e rimasi in guardia.
I miei sospetti si rivelarono concreti: davanti a me c'era una Spia del team BLU, la quale impugnava un coltello che, se non mi fossi girato in tempo, mi avrebbe perforato la schiena con estrema facilità.

Attenzione, però: non basta certamente solo la pazienza per essere un buon Cecchino. Tra le migliaia di concetti che bisognerebbe memorizzare per potersi definire tale, uno dei più importanti è questo: la concentrazione.
Per questa non bastano anni di allenamento... Ci vogliono DECENNI di allenamento. E anche dopo tutti questi, capiterà sempre quella volta in cui perderai completamente la concentrazione e finirai per lasciarci le penne.

Il problema è che la concentrazione dipende sempre dalla situazione: almeno che tu non abbia un temperamento d'acciaio indistruttibile, non riuscirai a stare perfettamente calmo quando ti ritroverai un fucile a due centimetri dalla faccia. O anche un lanciafiamme, una mitragliatrice pesante... O peggio di tutti, un coltello.

Inizialmente rimasi immobile, apparendo quasi sconvolto dalla vista di quel personaggio. E lui interpretò a modo suo quell'apparenza, lasciando andare il coltello ed impugnando invece il suo revolver. Lo puntò alla mia testa, ma non sparò.
«Per oggi hai finito di fare il codardo sparando alla gente da lontano, canguro!» esclamò con quel suo odioso accento francese, ridacchiando.
Nell'esatto momento in cui mi accorsi che stava per azionare il grilletto, reagii nel modo più efficace contro le Spie: raccolsi ciò che porto sempre con me e glielo lanciai in faccia.
Il Giarate. La mia fidata giara piena di... Beh, di quello che è.
Non so perché sia così efficace sugli avversari: alla fine non c'è nulla di così letale in quella roba! Eppure, ogni volta che un nemico ne viene colpito, perde completamente il lume della ragione e la sua resistenza scende a zero. Meglio così, d'altronde non è che mi debba sforzare così tanto per produrre il Giarate! Anzi, è più facile di quanto sembra...
La prova di ciò si verificò proprio in quel momento, quando il proiettile del revolver colpì il muro dietro di me e la Spia indietreggiò sconvolta.
«Giarate? Nooooooo! Che orrore!»
Non potevo non approfittare di quel momento di inspiegabile debolezza della Spia; perciò presi il mio machete e, prima che lui potesse cercare di difendersi in alcun modo, gli trapassai il cuore con un solo affondo. Probabilmente, senza il Giarate, ciò non sarebbe stato possibile. La Spia scivolò a terra, sistemata definitivamente.
«Codardo, eh? Parla quello che pugnala gli avversari alle spalle! Pah!»
Mi voltai di nuovo verso la finestra ed impugnai ancora il fucile di precisione, pronto a tornare in azione.

Già, le Spie... Non ho mai avuto un buon rapporto con loro. Certo, per quanto sia possibile avere un buon rapporto con dei nemici, non c'è da stupirsi... Ma le Spie sono veramente un caso particolare.
Sembra che ce l'abbiano con me. Se c'è una Spia nemica nei nostri ranghi, posso stare sicuro che il suo bersaglio prediletto sarò io. Ed è per questo che devo sempre stare attento... Ed ecco un altro dei concetti fondamentali per un Cecchino, l'attenzione. Bisogna essere sempre pronti a tutto, e non concentrarsi solo su ciò che si ha davanti...

Oh, ma questo naturalmente vale solo per le Spie nemiche. Vado molto d'accordo con la Spia del mio team, assolutamente! Tutto questa squadra è generalmente molto affiatata, e la cosa mi fa piacere. È un buon ambiente in cui vivere!

Notai subito una cosa, non appena tornai ad osservare il campo di battaglia attraverso il mirino del fucile: c'era molta più gente, e contemporaneamente c'era molta più azione. Membri di entrambe le squadre si affrontavano senza esclusione di colpi, e a prima vista sembrava che quelli più in difficoltà fossimo proprio noi.
«Molto bene. Preparatevi, perché presto avrete una fontana rossa al posto della testa»
Quello era il momento di agire rapidamente, oltre che in maniera molto attenta. La parte più difficile del mio lavoro, ma anche la più importante.
Presi fiato, quindi mirai alla testa del primo componente del team BLU che vidi: uno Scout.
Nonostante i suoi rapidi movimenti, riuscii a colpire perfettamente il suo capo. Boom, eliminato.
Mirai quindi a quello che avrebbe dovuto essere il mio bersaglio primario: il Medico. Quest'ultimo stava curando un Heavy, e a quanto pare stava per azionare quella che lui chiama “Übercarica”.
«Non così in fretta»
Puntai anche alla sua testa e lo colpii un secondo prima che attivasse la pistola medica. Boom, e due.
L'Heavy, naturalmente, si voltò per cercare di capire cosa fosse successo al suo Medico. Una mossa tanto stupida quanto prevedbile, soprattutto considerando la lentezza che caratterizza gli Heavy. Non fu difficile far saltare in aria anche la sua testa.
Poco più avanti, un Ingegnere nemico stava sviluppando la sua torretta in modo da renderla ancora più letale; bersaglio semplice, dato che gli Ingegneri stanno quasi sempre fermi mentre lavorano. Dopo che lui fu eliminato, ci penso una Spia a togliere di mezzo la torretta sabotandola.
La stessa sorte toccò quindi al Pyro, al Demolitore, allo stesso Cecchino di prima... E in pochi attimi, il campo di battaglia fu ripulito.
«Aah, proprio un bel lavoretto!» dissi, rimettendo il fucile a posto con aria soddisfatta.
Vedendo che, nel campo di battaglia, i miei alleati si guardavano intorno con aria confusa, mi feci notare agitando le braccia e chiamandoli.
«Quassù, compagni!»
Loro mi videro, e risposero al mio saluto con vari ringraziamenti ed acclamazioni.
Dopodiché, tutti loro avanzarono attraverso la base nemica, mentre io rimasi lì dov'ero, nell'attesa che comparisse qualche altro avversario a cui non far rimanere nulla sopra al collo.

Mi sembra di capire che la professione del Cecchino è generalmente molto rispettata, dopotutto. Meglio così, la gente deve capire quanto sia piena di valori ed impegno. Non si tratta soltanto di sparare alla gente; si tratta di uno stile di vita con principi e regole fondamentali, una parte di ciò che sono io. Onestamente, io non mi ci vedo senza il mio fucile di precisione, il mio machete ed il mio Giarate.
Non voglio smettere di essere ciò che sono. Perciò farai meglio a ricordare quello che non smetterò di ripetere: quello del Cecchino è un bel lavoro, amico.

Io sono il Cecchino. Preciso, attento e sorprendente, elimino i nemici da lontano ed impedisco loro di ostacolare i miei alleati... E di vedere il volto di colui che li ha uccisi.

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Capitolo 9
*** Meet the Spy ***


Molti potrebbero pensare che definire qualcuno una “Spia” non sia affatto una bella cosa. Una spia è solitamente una persona che ficca il naso negli affari altrui, per poi utilizzare le informazioni ottenute per i suoi scopi personali.
Insomma, se qualcuno viene chiamato “Spia” da qualcun'altro si sente spesso offeso. Ma non io! Io sono una Spia di professione, è il mio lavoro e la mia funzione all'interno di questo team.

«Accidenti... Avrò fatto bene a venire fin qui?»
La battaglia si stava svolgendo a 2fort, il che significava che l'obiettivo di entrambe le squadre era quello di raccogliere i segreti degli avversari.
Io ero riuscito ad infiltrarmi perfettamente nella base nemica, tanto è vero che mi trovavo accanto alla saracinesca attraverso la quale si può accedere all'area di partenza. Io, naturalmente, non potevo entrarci proprio perché appartenevo alla squadra BLU, mentre la base in questione era dei RED.
Per evitare di venire visto e smascherato, ero rimasto appostato vicino alla saracinesca mentre il mio orologio mimetico sensibile al movimento rimaneva attivo; così, stando fermo, sarei stato invisibile per quanto tempo desiderassi e nessuno mi avrebbe visto.
Dovevo approfittare di quel momento di relativa sicurezza per preparare un piano di azione. Era difficile cercare di concentrarsi, però, quando i membri della squadra RED continuavano a passarmi a pochi centimetri di distanza, anche senza accorgersi della mia presenza. I miei compagni di squadra si trovavano ancora all'esterno, cercando di irrompere nel territorio nemico; l'unico che era riuscito ad arrivare fino all'interno ero proprio io, ed era stato solo grazie al mio orologio mimetico.
Attesi ancora accanto alla saracinesca, finché non ne uscì un Ingegnere della squadra avversaria. Ah, gli Ingegneri... Bersagli così deboli e facili.
Decisi di seguire lui ed i suoi movimenti, quindi osservai ciò che stava facendo; a quanto pare, stava costruendo l'entrata di un teletrasporto.
«Perfetto» sussurrai, abbastanza piano da non farmi sentire.
Non appena l'entrata fu pronta, il teletrasporto si attivò; evidentemente, l'uscita doveva esser già stata costruita precedentemente. L'Ingegnere entrò nel teletrasporto appena ultimato, quindi sparì.
«Eh eh... Sto arrivando, mio caro “alleato”!»
Sempre rimanendo invisibile, presi il mio caro kit di travestimento e, valutando rapidamente la situazione, decisi che la cosa migliore sarebbe stata proprio travestirsi da Ingegnere. Così, dopo qualche secondo, riuscii a non sembrare più un rapinatore francese ma un idiota texano.
Mi guardai nuovamente intorno per assicurarmi che non ci fosse nessuno, quindi disattivai l'orologio mimetico e tornai visibile. A quel punto, chiunque avrebbe potuto sospettare di me o della mia presenza.
Non attesi ulteriormente e mi gettai nel teletrasporto appena creato. Dopo qualche secondo di smarrimento, mi guardai intorno e mi resi conto di essere nella zona della base RED in cui veniva custodita la valigetta coi segreti. Tuttavia, andare ad acchiapparli subito sarebbe stato estremamente stupido... Anche perché, girando leggermente la testa, mi resi conto che l'Ingegnere che aveva appena costruito il teletrasporto era proprio lì accanto a me... E mi guardava con aria sospetta. Era il momento di iniziare a recitare.
«Ehilà, compagno!» dissi, salutandolo e sforzandomi di imitare perfettamente la voce tipica degli Ingegneri «Ho visto che hai costruito una scorciatoia fino a qui ed ho pensato di venire a darti una mano! Stavi costruendo qualcosa?»
Lui continuò a fissarmi per qualche attimo, tanto da sembrare inquietante, dopodiché sorrise ed indicò ciò che si stava ergendo accanto alla scrivania con la valigetta.
«Sì, sto costruendo una torretta proprio lì! Così, se mai qualcuno dovesse passare per di qua con l'intento di prendere i nostri segreti, si renderà conto che gli converrebbe cambiare lavoro!»
«Ben detto, amico!» risposi, per assecondarlo «Allora, cosa posso fare per aiutarti?»
«Beh, potresti costruire un dispenser proprio accanto alla mia torretta! Non c'è mai uno senza l'altra! Io intanto ne costruirò uno un po' più a sinistra... Ecco, qui nell'angolo!»
Lui si mise al lavoro in un angolo della stanza, mentre io mi avvicinai alla torretta fingendo di star facendo qualcosa di utile. Naturalmente non avevo la minima idea di come si costruisse un dispenser, ma il mio obiettivo era completamente diverso...
Diedi un paio di colpi alla torretta per far credere di star lavorando su di essa, quindi mi assicurai che l'altro Ingegnere fosse ancora voltato dall'altra parte e presi il mio sabotatore; premetti un paio di pulsanti su di esso e lo posizionai sul lanciarazzi della torretta, e questa iniziò subito ad emettere dei suoni orribili e fastidiosi che testimoniavano il suo malfunzionamento.
Naturalmente, l'altro Ingegnere si voltò e corse immediatamente verso la sua costruzione, esclamando: «Che succede, che hai combinato?»
«Non lo so, amico! Stavo costruendo il dispenser ed ha iniziato a fare così!» risposi io, rendendomi conto di quanto fosse stupida quella giustificazione. Ciononostante, l'Ingegnere non sembrò notare il sabotatore posato sulla torretta e vi si avvicinò... Momento perfetto.
Ancor prima che cominciasse a picchiare la struttura con la chiave inglese, gli scivolai alle spalle e preparai il mio amato coltello... E senza che riuscisse a girarsi, glielo conficcai perfettamente nella schiena. L'Ingegnere gridò di dolore e crollò a terra, sistemato.
«Ah, non credevo che saresti stato così stupido!» dissi, sbeffeggiando la mia prima vittima giornaliera mentre il travestimento svaniva «Ed ora un, deux, trois...»
In quel preciso istante, il sabotatore concluse il suo lavoro e la torretta esplose in mille pezzi. Un altro giocattolo distrutto.
«Perfetto. Oh, vedo che ti stavi dando da fare qui...»
Recuperai il mio sabotatore, raggiunsi il dispenser che aveva appena finito di costruirsi nell'angolo della stanza e distrussi anche quello. Il rumore che fanno le strutture degli Ingegneri quando esplodono è musica per le mie orecchie.
Mi voltai verso la scrivania sulla quale giaceva la valigetta dei RED.
«Mmh... Cercare di rubarla ora sarebbe pericoloso. Devo prima cercare di indebolire le difese nemiche... E nel frattempo farò credere loro di essere al sicuro, lasciando qui i segreti»
Mi allontanai dalla zona in cui ero arrivato attraverso il teletrasporto (dopo aver sabotato anche quello, naturalmente), pronto a tornare di nuovo nel bel mezzo dell'azione.

Non è stato facile farmi accettare all'interno della squadra, all'inizio di tutto. E la cosa non mi stupisce... Perché mai qualcuno dovrebbe fidarsi di una persona che, dopo essersi definita “Spia”, si presenta indossando un passamontagna e si comporta differentemente da tutti gli altri? Già... Però, con gli anni, ho capito che il più strano e misterioso del team non sono certamente io. L'avete visto il Pyro? Se non è strano quel coso lì... Però ho molto rispetto per lui, come per tutti gli altri colleghi, d'altronde. E credo che la cosa sia reciproca, dopotutto, quindi l'ostacolo iniziale della poca fiducia nei miei confronti è stato ben che superato.

Decisi di risalire percorrendo il corridoio a chiocciola che porta direttamente davanti all'area di partenza, in modo da non dover uscire all'aperto rischiando di farmi vedere. Riuscii ad arrivare in cima ad esso senza problemi, e nella zona sembrava non esserci nessuno; prima di uscire allo scoperto, però, sentii un rumore di passi provenire dal punto da cui ero partito. Qualcuno aveva iniziato a percorrere il corridoio che mi stavo lasciando alle spalle, e a giudicare dalla velocità dei passi doveva essere per forza uno Scout. Non potevo sapere se fosse amico o nemico, ma ero abbastanza sicuro che non fosse riuscito a vedermi. Un'ottima occasione per sorprenderlo.
Mi posizionai più a destra rispetto all'uscita del corridoio per far sì che, uscendo, lo Scout non mi potesse vedere, ed aspettai. I passi si fecero sempre più vicini, finché il mio obiettivo non si fece vedere: era effettivamente uno Scout del team RED.
Non potevo lasciarmelo scappare, anche perché non sarei mai riuscito ad inseguirlo (quanto diavolo corrono quei pazzi?), quindi aspettai che facesse un solo passo avanti ed uscii allo scoperto. Ero dietro di lui, a pochi centimetri di distanza, e non mi aveva ancora visto poiché stava esaminando la situazione intorno all'area di partenza. Decisi di giocarmi il tutto per tutto ed impugnai il coltello, correndo verso di lui e preparandomi a colpire.
Il piano funzionò alla grande: lo Scout, distratto ed ingenuo, si ritrovò la mia arma dritta nella schiena e rimase immediatamente senza forze, dopo aver emesso un breve urlo soffocato.
«Oh cielo, guarda che disastro che ho combinato...» dissi, allontanandomi immediatamente dal cadavere «Certo che ne hai di sangue al tuo interno, per essere così piccolino! Bah, è finito tutto sulla mia giacca...»
Passai un paio di volte la mano sul mio indumento, quindi decisi di tornare in azione prima che arrivasse qualcuno (fortuna volle che nessuno mi avesse visto, nel momento in cui pugnalai lo Scout).
Aprii di nuovo il mio kit di travestimento, e stavolta decisi di entrare proprio nei panni di colui che avevo appena eliminato.
Dopo essermi cammuffato da Scout, quindi, andai a sinistra diretto verso il “cortile interno” della base dei RED.

Nei miei anni di permanenza all'interno del team, ho dovuto combattere spesso contro lo stereotipo del “solito francesino”. Purtroppo, infatti, ho scoperto che dappertutto la Francia è conosciuta come una nazione popolata solo da omuncoli con la puzza sotto al naso, snob ed odiosi. Volevo evitare di dare quest'impressione, e a quanto pare ci sono riuscito. Se riesco ad andare d'accordo con il Medico, che è tedesco, vuol dire che posso andare d'accordo con chiunque. Un'ulteriore prova del fatto che il mio rapporto con tutti gli altri componenti del team è davvero solido ed affidabile.

Prima di scendere la breve rampa di scale che portava a quella specie di cortile, notai che al centro di esso si trovava un Medico della squadra nemica. Non c'era nessun'altro nelle vicinanze, solo lui; stava decidendo da che parte dirigersi, ed ero intenzionato a fornirgli personalmente la risposta più adatta.
«Yo, Medico!» dissi, imitando la voce dello Scout «Che ci fai qua impalato? Aspetti che venga una Spia a pugnalarti, per caso?»
Lui mi vide, e a differenza dell'Ingegnere sembrò volersi fidare immediatamente di me.
«Finalmente!» rispose lui, sembrando risollevato «È da un'eternità che ho preparato quest'Übercarica, e non si è ancora presentato nessuno su cui usarla! Forza, raus, andiamo ad invadere la base nemica!»
A quanto pare, quel giorno avrei fatto ancora più danni del previsto.
«Molto bene, amico» affermai, dirigendomi verso il corridoio alla mia sinistra «Seguimi, doc!»
Lui fece come gli avevo chiesto, e nel frattempo attivò la sua pistola medica su di me. È sempre una strana sensazione, farsi curare da un Medico nemico... Ma alla fin fine è come se lo stesse facendo un alleato. Solo che lui non lo sa!
Arrivati alla fine del corridoio, decisi di entrare seriamente in azione. Perciò mi affacciai oltre all'angolo per poi tornare indietro con aria preoccupata, guardando il Medico.
«Dottore, è pieno di nemici qui avanti! Non possiamo affrontarli soltanto così...» gli dissi «Devi attivare l'Übercarica!»
Lui all'inizio sembrò esitare, ma poi la sua fiducia nel proprio team lo tradì definitivamente.
«E va bene. Avanti!» esclamò lui.
Uscimmo allo scoperto, dietro all'angolo, e immediatamente dopo il Medico attivò effettivamente l'Übercarica su di me.
Se farsi curare da un nemico è una strana senzazione, farsi Übercaricare è ancora più particolare. Ti senti forte, invincibile, pronto a combattere e sbaragliare i nemici... Ma sai di non poterlo fare. Qualsiasi passo falso rivelerebbe la tua verà identità, l'effetto dell'Übercarica sparirebbe e rimarrebbe attivo solo sul Medico, che riuscirebbe a scappare e a raccontare ai suoi compagni della tua presenza. Bisogna cercare di resistere e non attaccare.
Arrivammo sulla soglia delle due aperture che portano all'esterno, quando il Medico sembrò finalmente accorgersi dell'inganno.
«Schweinhunds! Non c'è un solo nemico nel raggio di chilometri! Che ti prende, Scout?»
Prima che potessi rispondere, l'effetto della carica si esaurì.
«Gaah... Un'altra Übercarica sprecata...» aggiunse, sbottando.
«Dannazione, hai ragione... Eppure ero sicuro di averne visto più di uno...» mormorai, cercando di sembrare il più confuso possibile.
«Dummkopf... Andrò avanti da solo, sperando di trovare qualcuno più competente di te!»
Il Medico mi superò e si avviò verso il ponte che univa le due basi.
«Ottima idea, Herr Doktor...» bisbigliai, in modo che non potesse sentirmi, estraendo il coltello e correndogli dietro. Doveva essere davvero molto sbadato, perché non considerò minimamente l'idea di girarsi per controllare dove fossi. Così, in pochi attimi, lo raggiunsi e lo pugnalai alle spalle con estrema facilità.
«Con le mie più sentite scuse, Dottore...» gli sussurrai, prima di lasciarlo crollare a terra senza vita.
Sghignazzai per qualche secondo, per poi voltarmi di nuovo verso la base nemica.
«ORA credo sia il momento di tornare indietro e recuperare la valigetta» dissi, pensando ad alta voce. Perciò, stando attento a non farmi vedere, tornai indietro passando attraverso i tunnel subacquei situati nella parte inferiore di 2fort.

Non crediate che sia stato sempre così facile per me, eh. In passato, mi sono posto più volte domande come “Quella della Spia è davvero una professione che merita così tanto rispetto?”. Ricordo quella volta in cui sono stato chiamato “feccia pugnalatrice” da un mio stesso compagno di squadra. Era un momento di rabbia e poi ci siamo riappacificati, ma ho comunque ragionato su ciò che ha detto. Di solito un uomo che attacca alle spalle il nemico è un vigliacco, perché non ha il coraggio di affrontarlo faccia a faccia... È questo che sono diventato? Un codardo?
Ci ho pensato molto, ed ho raggiunto una conclusione che seguirò per sempre: no, non è così. La mia non è una debolezza o una mancanza... Ma un ruolo.

Gran parte dei miei compagni di squadra hanno il compito di attaccare frontalmente, mentre io ho quello di infrangere silenziosamente le difese ed attaccare da dietro. Un'offensiva passiva, per così dire. Non vedo alcuna differenza rispetto a coloro che affrontano il nemico guardandolo negli occhi. E comunque, spesso mi capita di dover combattere esattamente come tutti gli altri, che sia a causa di un errore o meno. Ma l'importante è che sia riuscito a chiarire questa problematica che mi perseguitava da un bel po'; sono una Spia ed il mio lavoro è uccidere silenziosamente gli avversari, così come quello degli altri è affrontarli direttamente. Se si parla di lavoro di squadra, il mio contributo è essenziale!

Nonostante la fortuna che mi aiutò a non incontrare nessuno nel tunnel, ebbi comunque bisogno dell'orologio mimetico per raggiungere nuovamente la sala che custodiva i segreti del nemico. Stavolta, stranamente, non sembrava esserci nessun Ingegnere o difensore a proteggere la valigetta.
«Più facile del previsto» dissi, prima di agguantarla ed iniziare a correre via da lì. Non appena la sollevai, nell'intera base nemica iniziarono a suonare svariati allarmi che annunciavano la scomparsa dei segreti dalla loro posizione. Questo mi spinse ad affrettarmi, quindi continuai a correre lungo lo stesso corridoio percorso prima.
Riuscii a raggiungere senza problemi l'esterno, ma fu proprio lì che si presentarono i problemi seri.
Mentre io stavo cercando di uscire da destra, accanto all'uscita di sinistra si trovava una torretta di livello 3 con tanto di Ingegnere intento a lavorarci su. Era sistemata in maniera a dir poco strategica, perfetta per evitare agli avversari di uscire dalla base in cui erano entrati.
Poiché non mi accorsi subito della sua presenza, rischiai seriamente di venire ucciso da quell'aggeggio; riuscii a malapena a tornare indietro, “rifugiandomi” di nuovo all'interno del forte nemico, senza che i suoi missili mi colpissero.
«Hahaha! Prova a superare questo ora, traditore! Mi hai fregato una sola volta!» gridò l'Ingegnere da fuori, divertito. A quanto pare, era lo stesso che avevo ingannato prima nella stanza della valigetta.
«Dannazione...» pensai, quasi mormorando «Se rimango qui, tutto il resto del team nemico verrà a uccidermi... Ma se avanzo, verrò distrutto dalla torretta... Cosa posso fare?»
Stavo per arrendermi al mio destino, ma poi ebbi un'idea tanto brillante quanto assurda.
Non potevo arrendermi. Dovevo portare i segreti nemici alla base ad ogni costo.
In fretta e furia, presi il sabotatore e lo maneggiai un po', preparandolo per ciò che avevo intenzione di fare. Dopo aver premuto l'ultimo pulsante, l'attrezzo iniziò ad emettere suoni e stridii acuti e fastidiosi.
«O la va o la spacca» dissi, quindi corsi fuori uscendo dall'apertura a destra. Non appena la torretta fu nel mio campo visivo, lanciai il sabotatore verso essa facendolo scivolare a terra, continuando a correre verso la mia base.
Il sabotarore scivolò, e si fermò esattamente sotto alla torretta. Prima che questa potesse voltarsi verso di me per spararmi, le onde radio della mia “arma” la mandarono completamente in tilt.
«Diavolaccio di una Spia...» fece l'Ingegnere, voltandosi verso la sua struttura cercando di rimuovere il sabotatore.
«Adieu, mon ami» replicai sottovoce, prendendo il mio revolver e sparando al nemico. Lo colpii alla nuca, e per questo bastò soltanto un proiettile per ucciderlo; il mio avversario crollò accanto alla sua stessa torretta, che esplose pochi attimi dopo insieme al mio sabotatore.
«Sei veramente... Un PESSIMO Ingegnere! Hahahahahaha!» esclamai quasi istericamente, senza smettere di correre. Ormai la via era libera, ed ero praticamente già arrivato nel forte dei BLU.
Raggiunsi senza ulteriori problemi la sala della valigetta del nostro team, ed appoggiai i segreti del nemico accanto ai nostri.
«Missione compiuta» affermai «Non avevo dubbi a riguardo, d'altronde»
Mentre sentivo che i miei alleati correvano verso il forte nemico per prendersi gioco di loro vista la nostra vittoria, presi una bottiglia di champagne ed un calice che avevo “nascosto” dietro alla scrivania con la valigetta un po' di tempo prima e me ne versai un po'.
«Aah... Alla salute!» mormorai, gustando l'orgoglio del mio paese.

Molto spesso, i miei compagni non sembrano notare l'aiuto che fornisco al team. Lo apprezzano, e questo mi basta, ma raramente se ne accorgono. Ma, al contrario di quanto potrebbe sembrare, questo mi fa soltanto piacere.
Se nemmeno i miei compagni si accorgono delle mie azioni... Figuriamoci gli avversari! E questo volge a mio favore, poiché una Spia deve agire silenziosamente. E poi, la cosa importante è avere buoni rapporti con i colleghi e nel mio caso questi non mancano affatto.

Quindi, finché continuerò a trovarmi bene con la mia squadra e con il mio lavoro, esattamente come sta succedendo ora... Consiglio a tutti di guardarsi attentamente alle spalle. Chiunque, intorno a loro, potrebbe essere in realtà un traditore... Un gentile traditore pronto a colpirli con estrema grazia ed accuratezza.

Io sono la Spia. Silenzioso, furbo ed astuto, faccio credere ai nemici di essere al sicuro cammuffandomi come uno di loro... Per poi pugnalarli alle spalle quando meno se l'aspettano, distruggendo le loro difese e permettendo alla mia squadra di avanzare e vincere.

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Capitolo 10
*** Meet the Team ***


«Andiamo!»
«Fatevi sentire se siete pronti»
«Mh mh mh!»
«Via!»
«Portatemi uomini metallici da combattere»
«Tutti pronti?»
«Non posso aspettare, hah!»
«Andiamo, compagni!»
«Muoviamoci!»

Il terreno stava già iniziando a tremare. Oltre ad esso, nessun'altro rumore risuonava nell'aria se non le nostre voci che annunciavano la preparazione alla battaglia.
Era l'ondata finale. Ne avevamo sconfitte altre cinque prima di questa e quasi nessun problema si era presentato. Ora, però, si preannunciava qualcosa di davvero micidiale.
Eravamo tutti in posizione, ma nessuno si muoveva. Finché la familiare voce dell'Amministratrice non riecheggiò in tutta Rottenburg, nonostante noi ci trovassimo nella zona verde appena fuori dal paesino.
«Ci siamo, l'ondata finale! Difendete la Mann Co. a tutti costi!»
Dalla zona oltre l'altura rocciosa che delimitava il paese iniziarono a comparire i primi robot, che correvano inesorabilmente verso di noi. Ce n'erano di tutti i tipi.
Era arrivato il momento di combattere. Ogni membro del team iniziò a lottare al massimo delle proprie capacità.


Il Demolitore
«Sì, bravi robottini, venite avanti... Ho una bellissima sorpresa per voi, ed è più vicina di quanto possiate immaginare!»
Ero appostato accanto ad un masso, aspettando che la prima mini-serie di robot attraversasse il prato. Il prato sul quale, durante la fase di preparazione, avevo sistemato strategicamente ben otto bombe adesive, che aspettavano solo che io premessi il detonatore per far esplodere quei rottami.
Intanto, vidi che non molto lontano da dove mi trovavo, un altro Demolitore robot stava venendo verso di me impugnando una katana. Non sapevo da dove fosse arrivato, ma a quanto pare era stato più rapido di tutti i suoi colleghi. Lo guardai in quei suoi occhi senz'anima, con aria di sfida.
«Cosa? Credi di poter essere un Demolitore migliore di me? Vieni a prendermi allora! Attaccami, e vediamo cosa sai fare!»
L'automa continuava a corrermi incontro, perciò non ebbi scelta; presi la mia arma da mischia preferita, il Tagliateschi dello Scozzese, ed iniziai a correre a mia volta verso di lui. Ci avvicinammo sempre di più... Finché non sferrammo un fendente nello stesso istante.
Dopo l'attacco, rimanemmo immobili per qualche secondo... Quindi, la testa metallica del robot si staccò dal resto del corpo e rotolò a terra, lasciandolo senza vita.
«Woah, meno male! Pensa se non fossi stato ubriaco... Heh!»
Dopo aver assistito i miei compagni con un paio di granate sparate col tempismo giusto, mi resi conto che era arrivato il momento di fare il grande botto.
Un gruppetto di almeno quindici Scout robot stava passando sopra alle mie mine, e siccome quelli non sono altro che automi senza cervello, non ebbero la brillante idea di passare per un'altra strada o allontanare le mie trappole. Perciò impugnai il detonatore e premetti il pulsante nell'attimo che ritenni più appropriato.
«Ka-boom!» gridai, senza riuscire a farne a meno, mentre le bombe adesive esplodevano tutte insieme. Pezzi di ferro e metallo volarono ovunque nel campo di battaglia, mentre degli Scout robot non rimaneva nulla di minimamente vivo.
«Oh, ma poverini!» urlai, rivolto ai robot appena sconfitti, bevendo nel frattempo un sorso di Scrumpy «Dovranno riattaccarvi insieme con la colla... ALL'INFERNO!»
Scossi la testa, quindi tornai all'attacco.

L'Ingegnere
«Il grosso del lavoro è fatto, ora devo solo godermi lo spettacolo!»
In piedi accanto alla torretta di livello 3 che avevo costruito durante la fase di preparazione, non facevo altro che ammirare lo splendido lavoro che quel gioiellino stava facendo al posto mio. Era sistemata nella parte sinistra dello scenario, il che le permetteva di distruggere qualsiasi robot arrivasse da quella zona senza alcun problema.
«Il dispenser è stato distrutto!» urlò qualcuno della mia squadra, senza che potessi capire di chi si trattasse.
Mi voltai verso la zona interessata, e vidi che effettivamente nel punto in cui prima avevo posizionato un dispenser non c'era più nulla.
«Dannazione... Serve metallo. E subito»
Mi guardai intorno, realizzando di essere vicino ad uno dei cosiddetti “teletrasporti a doppia entrata”. Sono dei teletrasporti molto utili e, soprattutto, costosi. Tanto è vero che li costruisco solamente nelle battaglie contro i robot, perché è in quelle situazioni che tornano maggiormente utili. Se li costruissi nelle battaglie normali, andremmo in bancarotta nel giro di una settimana.
Mi tuffai nel teletrasporto e mi ritrovai alla base. Sembrava tutto così calmo, in quella zona lontana dal campo di battaglia... Ma cercai di ignorare quella stranezza e raccolsi al più presto tutto il metallo possibile, per poi usare nuovamente il teletrasporto.
Ritrovatomi nel mezzo della battaglia, iniziai subito a costruire il dispenser ed a velocizzarne il processo di costruzione.
«Sto erigendo il dispenser!»
Pochi secondi dopo, però, sentii un suono fin troppo familiare provenire da non molto lontano. Mi voltai, ed urlai in modo che l'intero team mi sentisse.
«Sentry buster! In arrivo!»
Il robot gigante senza qualcosa che potesse assomigliare ad un volto si stata minacciosamente avvicinando alla mia torretta, e questo non rappresentava affatto una buona situazione. Spaventato, presi il mio fucile ed iniziai a sparare personalmente al sentry buster.
Riuscii a causargli qualche danno, ma a fare la maggior parte del lavoro fu proprio la torretta stessa, che iniziò a sparare al robot non appena questo comparve nella sua visuale. Risultato: l'automa si accasciò ed esplose molto prima di poter raggiungere me e le mie strutture.
«Phew...» feci, appoggiandomi alla torretta «Un altro cliente soddisfatto. Continua così, piccola mia!»
Le mie costruzioni continuarono a dimostrarsi utilissime durante il corso della battaglia, ed io feci il possibile per fare lo stesso.

L'Heavy
«Hahahahaha! Sì, voi fate bene! Codardi metallici, scappate da uomo gigante! Hahaha!»
Se in ogni battaglia esiste qualcuno che combatte in “prima linea”, in quel caso ero davvero io. L'intero team tendeva ad agire in zone più indietro rispetto alle mie, e questo mi aiutava comunque a sbaragliare tutti i nemici che comparivano sul campo di battaglia.
«Siete tutti dei bambini!» urlai ancora, divertendomi a prendere in giro i robot che crollavano sotto i colpi della mia mitragliatrice pesante.
Ad un certo punto, però, la terra iniziò a tremare ancora più intensamente. Capii subito il motivo di questo cambiamento e guardai alla mia sinistra, confermando i miei stessi sospetti: un carro armato si stava avvicinando.
«Carro armato!» gridai, per avvisare il resto della squadra. In pochi attimi, però, realizzai che se non mi fossi sbrigato la situazione sarebbe degenerata e il carro armato avrebbe raggiunto subito la nostra base. Dovevo iniziare ad attaccarlo da solo.
«Grrr, adesso... Sono arrabbiato... Io ODIO i robot!»
All'improvviso mi sentii incredibilmente più forte ed arrabbiato, ed aprii il fuoco direttamente sul carro armato che ormai era a pochi metri di distanza da me.
Fu quasi doloroso, ma a quanto pare 500 proiettili sparati alla velocità di 10.000 colpi al minuto sotto l'effetto di una forte rabbia furono abbastanza. Il carro armato esplose con un rombo assordante, e l'intero campo di battaglia sembrò improvvisamente più vuoto e calmo (nonostante ci fossero ancora molti robot in giro).
«È stato facile! Però...»
Notai, nonostante la sorpresa causata dall'esser riuscito a distruggere il carro armato da solo, che avevo subito parecchi danni durante il processo.
«Accidenti...»
Iniziai a preoccuparmi, ricordando poi però che con me c'è sempre una cosa disposta ad aiutarmi in questi momenti.
Mi nascosi momentaneamente dietro ad un muro, quindi presi il mio amato Sandvich e lo morsi con fretta e fame.
«Om nom nom, om nom...»
Come sempre, mi sentii improvvisamente rinvigorito e pronto a tornare a combattere orde di robot.

«Cosa c'è, Sandvich? Ucciderli tutti? Buona idea! Hahaha!» esclamai, uscendo nuovamente allo scoperto e tornando ad attaccare in prima linea. Dopo aver buttato giù un carro armato da solo (anche se con l'aiuto di moltissima fortuna), mi sentivo davvero pronto a tutto.

Il Cecchino
«Tenetevi pronti, rifiuti senza vita... Avrete presto bisogno di un altro uso per quel collo metallico che vi ritrovate!»
Arrampicatomi sul tetto dell'abitazione più alta di Rottenburg, era dall'inizio della prima ondata che continuavo a distruggere i nemici da lontano senza che loro potessero nemmeno accorgersene.
Può sembrare strano, infatti, ma un colpo ben assestato col fucile di precisione può distruggere anche la testa di un robot, impedendogli quindi di continuare a funzionare.
Proprio in quel momento, non appena allontanai per un attimo la visuale dal mirino di precisione, notai che un gruppo di Soldati robot stava entrando nel campo di battaglia.
«Buona giornata!» esclamai con tono sarcastico, ricominciando a prendere la mira non appena li vidi. Erano tutti così lenti... E vulnerabili.
Mirai alla testa del primo che inquadrai e feci fuoco.
Il suo capo non esplose come avrebbe fatto quello di un umano; tuttavia, il fatto di avere un enorme buco all'altezza della nuca fu quello che gli bastò per andare completamente fuori di sé, per poi crollare a terra mentre la testa metallica rotolava via. Ora dovevo solo continuare così.
Nessun robot sembrava essersi accorto della mia presenza o del fatto che un loro compagno fosse stato appena messo fuori combattimento... Meglio così.
Ripetei lo stesso procedimento come minimo altre cinque volte, togliendo di mezzo gran parte dei Soldati robot.
«Aah, potrei farlo per tutto il giorno... Uh?»
Mi accorsi, ad un certo punto, che i pochi Soldati sopravvissuti ai miei colpi stavano avanzando verso i miei compagni di squadra, uscendo dal mio campo visivo. Non avrei più potuto mirare e sperare di colpirli, poiché per farlo avrei dovuto scendere dalla mia postazione.
Questo però non vuol dire che, negli scontri ravvicinati, sia completamente inutile. Non avrei potuto affrontare personalmente i robot corpo a corpo, ma avrei potuto facilitare il lavoro ai miei colleghi.
Raccolsi il mio fidato Giarate, che tenevo a terra accanto a me dall'inizio della battaglia, e mi preparai a lasciarlo cadere dritto addosso ai robot.
«Su le teste!»
Mollai la presa, e la giara cadde... Frantumandosi perfettamente sul gruppetto di Soldati. Questi iniziarono ad avere difficoltà a muoversi e ad attaccare, come se la sostanza contenuta nella giara li avesse mandati completamente in tilt. I miei compagni ne approfittarono per infliggere i pochi colpi necessari ad eliminarli una volta per tutte, e dei Soldati robot non rimase più nulla.

«Non c'è di che!» esclamai, salutando dall'alto gli altri membri del team. Dopodiché, tornai al mio lavoro originale e preferito: far saltare le teste dei nemici, umane o robotiche che siano.

Il Soldato
Il mio ruolo consiste nell'attaccare, è la mia missione da Soldato. Per questo motivo, durante la battaglia, combattevo in prima linea; e me la stavo cavando abbastanza bene, erano pochi i robot che riuscivano a sorpassare la mia linea difensiva.
«Non sono io ad essere intrappolato in un'infrastruttura piena di robot, siete VOI ad essere intrappolati qui con me!» urlai, continuando a sparare col lanciarazzi e bloccando i nemici che stavano cercando di invaderci.
Tutto stava proseguendo piuttosto bene, finché qualcosa non raggiunse il campo di battaglia quasi senza che me ne accorgessi.
Era un robot gigante. Specificatamente, un Soldato robot gigante. Ed era pronto a sparare la sua serie apparentemente infinita di missili letali.
Naturalmente, non appena il mostro fu alla mia portata, iniziai a concentrarmi su di lui ed a colpirlo svariate volte. Tuttavia, i suoi missili erano decisamente più forti dei miei, e rischiarono di mettermi definitivamente fuori combattimento. Dovetti rifugiarmi dietro ad un edificio, per evitare di subire ulteriori danni.
«Dannazione... Sono IO il Soldato qui, non tu! Ora si fa sul serio!»
Misi da parte il lanciarazzi e presi lo Stendardo Scamosciato, quindi tornai nel mezzo della lotta e suonai la tromba.
Mi sembrò immediatamente che i miei colpi fossero diventati più forti, e lo stesso effetto sembrava verificarsi sui compagni di squadra che mi stavano vicino in quel momento. Ci concentrammo tutti sul Soldato gigante, che riuscì a malapena a sparare un paio di missili per cercare di difendersi.
Quando mi accorsi che era sul punto di cedere, feci qualche passo avanti per prendere lo slancio e quindi eseguii un perfetto salto-razzo.
«Aquile urlanti!» gridai mentre mi trovavo a mezz'aria, per poi sparare un secondo razzo addosso al robot gigante. Il mio attacco colpì sia il bersaglio principale che i più “piccoli” che lo circondavano, e li distrusse tutti in una volta. Mi ritrovai ad atterrare in mezzo ad un mucchio di rottami metallici.

«Ecco come si fa, signori!» annunciai ai miei compagni di squadra, rimettendo via lo Stendardo Scamosciato e tornando ad attaccare gli altri robot.

Lo Scout
In un modo o nell'altro, tutti i miei compagni di squadra stavano attaccando rimanendo comunque nella stessa zona, grazie soprattutto alle loro armi a lungo raggio. Io no.
Come d'altronde è mio dovere e compito, io stavo attaccando correndo ininterrottamente in giro per il campo di battaglia. Dall'inizio dell'ondata non mi ero fermato per un solo attimo.
Sparando colpi a destra e a manca, ero riuscito ad eliminare molti robot senza che loro riuscissero nemmeno a contrattaccare.
«Yo, sei riuscito almeno a vedermi mentre ti colpivo?» dissi, rivolto all'ennesimo automa distrutto dai miei proiettili.
«Sta diventando quasi noioso... Rendiamo la cosa più interessante mescolandola con un gioco!»
Misi da parte il fucile a canne mozze ed impugnai al suo posto la Sandman, la mia amata mazza da baseball, con tanto di palla.
Presi di mira un robot a caso, quello di un Pyro, e mi allontanai di qualche passo; dopodiché, lanciai la palla utilizzando la mazza. L'attacco centrò perfettamente la testa del nemico, e pur essendo un macchinario automizzato rimase stordito.
«Oh, scusa, non volevo colpirti... No aspetta, sì, volevo farlo!» feci per prenderlo in giro (è un riflesso a cui non riesco a rinunciare, anche se insultare un robot non ha assolutamente senso), quindi presi di nuovo il fucile e lo finii con due soli colpi.
Ripetei la stessa tecnica almeno altre tre volte, quindi decisi di cambiare. Scavai quindi nelle mie tasche e trovai quello che stavo cercando: una lattina di Crit-a-cola, una delle mie bevande energetiche preferite... E perfetta per quella situazione.
«Haha, ora si fa sul serio... Voi idioti state per beccarvi una bella batosta!»
Consumai l'intera lattina in pochi sorsi, ed improvvisamente mi sentii incredibilmente più forte. Ricominciai a correre in giro per il campo di battaglia ed a fare slalom tra i robot, sparando a qualsiasi nemico mi capitasse a tiro. Bastavano uno o due colpi ciascuno per eliminarli, e non un solo attacco nemico riuscì a sfiorarmi.
«Guardatemi!» urlai, in preda all'euforia. Non mi ero mai divertito così tanto in una battaglia.
Dopo qualche secondo, quando l'effetto della Crit-a-cola si esaurì, realizzai di aver fatto fuori un gruppetto piuttosto numeroso di nemici... Senza rendermene conto.

«Wow... Qualcuno sta tenendo conto delle teste che sto colpendo?» chiesi sarcasticamente, ridacchiando. Fu una delle battaglie migliori della mia vita... E non era nemmeno finita!

La Spia
«E va bene. È il momento di entrare in azione, le cose iniziano a farsi pericolose...»
Mi trovavo in un angolo nascosto del campo di battaglia, con l'orologio mimetico attivato. Stavo aspettando il momento giusto per entrare in azione a modo mio, e mi sembrava che quel momento fosse arrivato.
Avevo utilizzato il kit di travestimento per cammuffarmi da semplice robot; fregare quegli automi con questa tecnica è sempre stato molto più semplice che fregare gli umani... E speravo che anche quella volta andasse così.
Prima di disattivare l'orologio mimetico, impugnai l'arma più letale in una battaglia contro dei robot: il sabotatore. Dopodiché, iniziai a correre nel campo di battaglia seguendo l'avanzamento dei nemici, per confondermi tra loro.
Non ha senso parlare con quei cosi e cercare di ingannarli con le parole: non sentono e non capiscono nulla. A loro basta vedere qualcuno che assomiglia ad uno di loro, e sono a posto.
Davanti a me vidi due Heavy robotici, l'uno accanto all'altro. Un buon modo per iniziare.
Attivai il sabotatore e feci in modo che un cavo a due estremità uscisse da esso, quindi attaccai un'estremità alla testa di un Heavy e una a quella dell'altro. Il sabotatore iniziò a far il suo lavoro, mandando completamente in tilt i due robot e facendoli esplodere mentre io mi allontanavo. Sì, decisamente un ottimo inizio.
«Eccellente» dissi, mantenendo il mio travestimento da robot.
Poco più in là, invece, vidi un Ingegnere nemico che stava avanzando con la sua cassetta degli attrezzi, pronta a produrre una pericolosa torretta. In questo caso, siccome il sabotatore aveva bisogno di ricaricarsi, sarebbe stato meglio passare all'attacco fisico.
Presi il mio coltello, che per le battaglie contro i robot veniva rinforzato in modo da poter perforare anche il metallo (cosa impossibile da fare durante le battaglie contro i team umani), e camminai verso l'Ingegnere. Quel pazzoide letteralmente senza cervello era troppo impegnato a costruire le sue cose per accorgersi di me, tanto è vero che riuscii perfettamente a sgattaiolargli alle spalle ed a conficcargli il coltello nella schiena. L'Ingegnere emise uno stridio metallico e non si mosse più, ed io fui finalmente in grado di usare di nuovo il sabotatore ed applicarlo alla torretta. Questa esplose dopo pochi secondi.
«Ho ucciso anche i tuoi giocattoli!» affermai, divertito. Solo allora mi accorsi che, avendo attaccato, il travestimento era sparito.
«Ugh... Merde» ringhiai, attivando immediatamente l'orologio mimetico. Ebbi molta fortuna, e nessun robot si accorse di me.
Ripetei la stessa procedura e tornai a travestirmi da robot, quindi mi inserii di nuovo nella mischia.
Essendo in mezzo ad un branco di Scout robotici, decisi di sabotarne il maggior numero possibile (avendo loro meno energia vitale rispetto all'Heavy, sarebbe stato possibile sabotarne più di due). Ad un certo punto, quindi, attivai l'attrezzo elettronico e lo collegai a ben sei nemici.
Rimasero tutti senza energie, ma uno dei sopravvissuti si accorse di me e cercò di attaccarmi.
«Non pensare così in fretta, mon ami!» dissi per schernirlo, quindi lasciai che si avvicinasse a me per colpirmi... Per poi spostarmi all'ultimo momento, facendogli perdere l'equilibrio. A quel punto, lo pugnalai alle spalle come avevo fatto con l'Ingegnere. Nulla di più semplice; solo allora mi accorsi che si trattava di una Spia robot.
«Sei un dilettante ed uno sciocco!» esclamai, scoppiando poi a ridere.
Ancora una volta, poi, attivai l'orologio mimetico ed indietreggiai, avvicinandomi ai miei compagni di squadra.
«Beh, il momento è passato... Si torna al lavoro!»


Il Pyro
Robot, robot, robot... Continuavo a vederli dappertutto, ma nessuno di essi sembrava provare qualcosa.
Sono davvero soltanto delle macchine capaci di muoversi e sparare? Se è così, affrontarli è davvero triste...
Di solito, quando attacco i miei nemici, questi scoppiano a ridere e sembrano felicissimi, tanto da accasciarsi a terra ed addormentarsi. I robot, invece, non esprimono alcuna emozione. Non è giusto, io voglio aiutare i miei nemici e renderli felici...
In ogni caso, sapevo che la mia missione era attaccarli ed eliminarli. Quindi, non sottraendomi al mio dovere, avanzai fino ad arrivare in prima linea.
Inserendomi in un gruppo piuttosto numeroso di robot, azionai il lanciafiamme ed iniziai ad incendiare tutto ciò che mi si presentava intorno. Amo il mio lavoro... Mi sento così bene quando do fuoco ai nemici, e nonostante tutto è divertentissimo farlo anche coi robot.
Loro non prendono fuoco come fanno gli umani; il metallo di cui sono composti, però, raggiunge temperature estremamente elevate e questo danneggia comunque il loro sistema. È come se fossero effettivamente in fiamme, dunque.
Il mio fuoco eliminò un numero considerevole di nemici e i danni che subii furono minimi. Prima di tornare indietro, però, mi accorsi che sulla rupe che delimitava il campo di battaglia c'era qualcuno... A quanto pare un Cecchino armato di arco. Ed essendo consapevole del fatto che il nostro Cecchino non stava usando un arco, capii subito che si trattava di un nemico.
Non potendo attaccarlo direttamente, impugnai la mia pistola lanciarazzi e mirai all'avversario. Il suo arco era teso, ma non stava puntando verso di me... Perfetto.
Feci fuoco, e il mio razzo colpì perfettamente il Cecchino. Lui iniziò ad agitarsi e dimenarsi, per poi correre via in ritirata. A giudicare dal suo mancato ritorno, capii che il fuoco era stato fatale per lui.
Ridacchiai quasi senza rendermene conto, quindi feci per tornare all'attacco... Ma notai che dietro di me stava succedendo qualcosa di brutto.
Un mio compagno di squadra stava andando a fuoco, ed era in preda al panico, inseguito dal Pyro robotico che lo aveva colpito pochi attimi prima. Sentendomi quasi obbligato ad intervenire, corsi verso il nemico in questione e cercai di colpirlo col lanciafiamme. Naturalmente lui contrattaccò ed il suo fuoco mi fece piuttosto male, ma grazie alla mia tuta ignifuga non subii alcun danno da bruciatura. E poi, io col fuoco ci lavoro...
Con un po' di fortuna, il Pyro esplose in preda al calore prima di potermi mettere K.O. A quel punto, mi voltai verso il mio alleato e tirai la levetta del compressore; il potente soffio d'aria lo “spense”, facendo sparire le fiamme.
«Hey, sono vivo... Grazie mille, amico!» mi disse, dandomi una pacca sulla spalla e tornando a combattere.
Passai la mano sulla spalla su cui l'aveva fatto, con aria quasi confusa... Quindi scoppiai a ridere in preda alla gioia. L'idea di aiutare i miei amici o addirittura salvarli da un orribile destino mi fa sempre sentire così felice!
Tornai a combattere, e mi accorsi che un altro Soldato gigante stava entrando nel campo da battaglia e stava già iniziando a sparare i suoi razzi. Uno di questi era diretto verso un altro dei miei alleati, il quale sembrava decisamente in pericolo...
Mi lanciai letteralmente nella zona appena davanti al mio collega, ed azionai il compressore un attimo prima che il missile mi colpisse.
«Io non credo!» esclamai (ma naturalmente tutto quello che si riuscì a sentire fu un borbottio indistinto), mentre il razzo tornava dritto al mittente, ferendolo gravemente.
«Sei un grande, Pyro!» esclamò colui che avevo appena difeso, sorridendo prima di tornare al lavoro. Non mi ero mai sentito così felice come quel giorno.
Mi sentivo così carico da poter sbaragliare chiunque. Sollevai il lanciafiamme ridendo follemente, quindi tornai ad attaccare in prima linea sparando fuori tutto il fuoco possibile.

Ad un certo punto mi sembrò di non star più nemmeno usando l'arma. Era come se il fuoco uscisse direttamente da me, come se potessi essere io ad evocarlo. Mi sentivo davvero benissimo, pronto a combattere a nome di tutta la squadra.

Il Medico
La battaglia sembrava star proseguendo piuttosto bene, e probabilmente non mancava nemmeno molto alla fine.
In quel momento, la mia pistola medica era azionata sull'Heavy della squadra, che stava continuando a sparare con la sua mitragliatrice pesante ed ad eliminare un enorme numero di robot.
«Possiamo farcela!» urlai, per motivare me stesso e gli altri a non mollare proprio in quel momento.
Pochi attimi dopo, il terreno iniziò a tremare ancora più forte di quanto stesse facendo fino a quel momento. Sul campo di battaglia, però, erano rimasti ormai pochissimi robot...
Tutti, inquieti, si voltarono verso il punto da cui sembrava provenire il forte rumore. A quanto pare, era arrivato il momento di fare sul serio.
Davanti a noi stava per stagliarsi un robot decisamente enorme, il più grande che avessimo mai affrontato, armato di diversi tipi di armi non identificate e di una corazza metallica esterna che impediva di capire a che classe fosse ispirato.
«Schweinhunds...» mormorai, senza trovare nemmeno la forza per andare in panico. Quel coso era davvero enorme... Fin troppo, per noi nove.
Prima che uno qualsiasi di noi potesse fare qualcosa, il colosso sparò una bomba di dimensioni decisamente superiori a quelle a cui eravamo abituati. Questa volò in nostra direzione, pronta ad auto-detonarsi una volta venuta a contatto col terreno.
Tutti urlarono di paura, compreso l'Heavy che stavo curando, il quale si voltò verso di me e cercò di coprirmi dall'imminente onda d'urto grazie alla sua stazza.
La bomba esplose... E la tecnica del mio collega sembrò funzionare, poiché io ne uscii quasi completamente privo di danni.
«Ooh... Danke, Kamerad!» dissi, riaprendo gli occhi e guardando davanti a me... Ed accorgendomi che l'Heavy non c'era più.
«Aaah! L'Heavy è morto!» urlai, rivolto agli altri componenti della squadra... E quando feci ciò, il mio terrore aumentò ulteriormente: erano tutti morti, non era rimasto nessuno.
Stavo per andare letteralmente nel panico... Finché non mi ricordai di una cosa. Una cosa che sembrò volersi presentare di fronte a me proprio nello stesso istante in cui mi venne in mente.
Accanto a ciascuno dei corpi dei miei compagni di squadra, infatti, si aprì un pannello allungato dal quale uscì la sagoma luminosa della classe interessata.
Una mia invenzione. Una costosissima invenzione che purtroppo posso permettermi di utilizzare soltanto nelle battaglie contro i robot di Gray Mann. In ogni caso, non c'è mai stata una sola situazione in cui questa mia invenzione non sia tornata utile.
«Hahaha! Siamo solo io e voi, robot! Ma è solo questione di tempo!»
Nascondendomi dietro ad una roccia in modo che il robot gigante non potesse vedermi (la loro grandezza è spesso direttamente proporzionale alla loro stupidità), azionai la mia pistola medica sul pannello che presentava la sagoma dell'Heavy.
L'ologramma iniziò a farsi sempre più luminoso e chiaro... Finché, dopo circa sette secondi, ci fu un brevissimo lampo e l'Heavy fu di nuovo vivo, in piedi, davanti a me.
«Wow! Grazie per vita, dottore!» esclamò lui, riafferrando la sua arma con aria confusa e al contempo determinata.
«Non c'è di che!» risposi io «Ora però fai attenzione. Bisogna tenere quel robot impegnato finché io non rianimo tutti gli altri ragazzi! Alles klar? Pensi di farcela?»
Lui mi fece “ok” con la mano, perciò io mi allontanai e corsi verso il pannello più vicino, quello del Demolitore, e rianimai anche lui. Dopo aver urlato un bel «LIBERTÀ!» lui tornò a combattere, perciò passai subito alle altre classi: Scout («Boom! Tornato dopo la morte!»), Cecchino («Che è successo?»), Pyro («Mmph mphna mphr»), Ingegnere («Non ho tempo per morire!»), Soldato («Non avevo il permesso di morire!») e Spia («Voilà!»). Tenendo man mano impegnato il robot, che non era più in grado di lanciare bombe micidiali come quella di prima, ero riuscito a rianimare tutti i miei compagni di squadra.
Prima di tornare ad assisterli nuovamente alla solita maniera, osservai la pistola medica (una Kritzkrieg, per l'esattezza). A quanto pare, durante la fase di battaglia e successiva rianimazione, avevo guadagnato molta energia... E una scritta familiare lampeggiava sulla mia “arma”.
«Ooh, interessante... Übercarica pronta» borbottai, iniziando già a sghignazzare involontariamente.
Notai che il robot gigante stava mettendo nuovamente in difficoltà la mia squadra: in quel momento, infatti, stava preparando un'arma che, a quanto pare, avrebbe sparato un'enorme e rapida serie di proiettili letali. Quella cosa sarebbe bastata da sola per eliminarci di nuovo tutti quanti.
Prima che il nemico potesse agire, mi sistemai gli occhiali e corsi verso i miei alleati, con la pistola medica pronta all'uso.
«Tutti dietro di me! Presto!» urlai, avanzando. Gli altri sembrarono inizialmente confusi, ma obbedirono e smisero di combattere per venire alle mie spalle, rimanendo sempre in guardia.
Non appena tutti e otto furono in posizione, il nemico iniziò a fare fuoco... Ed io premetti un altro dei pulsanti della mia pistola medica.
Davanti a noi si innalzò uno scudo trasparente ma dalla sfumatura rossa, che partiva dalla punta della pistola medica e si stagliava a un paio di metri di distanza da me. Un'altra personale invenzione destinata alle battaglie contro i robot... Lo scudo antiproiettile, la cui funzione è espressa perfettamente dal nome che gli ho assegnato.
«Hahaha! Nessun robot passerà da qui!» esclamai, mentre le pallottole sparate dal nemico si infrangevano sulla superficie dello scudo «Heavy, vieni avanti, presto! L'Übercarica è pronta!»
Lui fece come gli avevo chiesto e venne davanti a me, e mentre puntavo la pistola medica su di lui e lo scudo rimaneva attivo... Feci partire l'Übercarica.
«Auf wiedersehen, Dummkopfs!» gridai, ridendo follemente. Il nemico continuava a sparare a vuoto, e nel frattempo l'Heavy azionò la sua mitragliatrice pesante enormemente potenziata dalla carica.
Ogni singolo colpo sparato dal mio alleato sembrò danneggiare orribilmente il nemico, tanto da non riuscire più neanche a reagire.
«Cambio! Pyro!»
L'Heavy tornò indietro, e l'Übercarica passò al Pyro. Ci avvicinammo di più al robot, e le “Über-fiamme” del piromane rovinarono ancora di più la corazza metallica.
Continuai a cambiare paziente: prima il Demolitore (per il quale fummo costretti ad allontanarci di nuovo, per poter lanciare meglio le bombe), poi il Soldato, la Spia (un sabotatore critico può fare davvero male...), il Cecchino e l'Ingegnere (la cui torretta, dal lato del campo di battaglia, non aveva mai smesso di attaccare).
Lo scudo antiproiettile e l'Übercarica persero la loro efficacia nello stesso istante. E in quel preciso istante, accadde anche una terza cosa.
L'enorme robot si accasciò a terra, senza muoversi ed attaccare più, per poi esplodere con un enorme rombo che fece tremare la terra per i successivi dieci secondi.
Dopodiché, ancor prima di poter iniziare ad esultare, la voce dell'Amministratrice rimbombò nuovamente in tutta Rottenburg.

«Ci siamo! Quello era l'ultimo! Ce l'abbiamo fatta, signori!»

La Squadra
Per una lunga serie di secondi regnò il silenzio. Evidentemente, nessuno aveva ancora realizzato che la battaglia era ufficialmente finita... Con una vittoria.
«Hahaha! Un'altra operazione riuscita!» esclamò finalmente il Medico, abbassando la pistola medica e sorridendo.
Dopo il suo input, l'intero team esultò e si rallegrò come non era mai successo. Sembrava che avessero organizzato una festa, piuttosto che una battaglia all'ultimo sangue.
«Ce l'abbiamo fatta davvero, signori!» affermò la Spia.
«Il francesino ha ragione, soldati!» aggiunse il Soldato «Abbiamo devastato quei robot!»
«E l'abbiamo fatto... Unendo le forze?» continuò il Demolitore «Non succede quasi mai! Devo essere davvero ubriaco!»
«Lo sei eccome, ciclope!» replicò lo Scout «Ma abbiamo comunque vinto grazie al lavoro di squadra!»
Il Pyro borbottò qualcosa con aria felice ed emozionata, ma nessuno sembrò capire cosa intendesse, perciò si limitarono a sorridere ed annuire per assecondarlo.
«Ognuno è credito per squadra!» gridò semplicemente l'Heavy, contagiando tutti con la sua goffa allegria.
«La prossima volta quei robot ci penseranno due volte prima di provare ad affrontarci!» disse l'Ingegnere, appoggiando la sua chiave inglese sulla spalla.
«Fossimo così bravi anche nelle battaglie normali! Faremmo faville!» sbottò il Cecchino, comunque sorridendo.
«Ma noi... Facciamo già faville! Hahaha!» concluse il Medico.
Tutti i membri del team si scambiarono un bel batti-cinque, ed una bella risata sonora ed allegra. Succedeva spesso, alla fine delle battaglie, ma quella volta sembrava tutto particolarmente più naturale ed importante.
«Per oggi abbiamo finito, Kameraden!» annunciò ad un certo punto il Medico «Andiamo, conosco una birreria a Rottenburg che fa una birra spettacolare! Biete ich!»

E l'intera squadra si ritirò nel pub, e passò una serata indimenticabile tra risate, bevute e... Altre risate.

Non si era mai visto un Team così affiatato.










 


È finita!
La serie... È finita!
La mia prima serie su Team Fortress 2, gioco che ho conosciuto neanche due mesi fa... Finisce ora, con questo orribile e sbagliatissimo finale in stile Disney (non vogliatemene male, davvero, lo so che fa davvero molto schifo sotto troppi punti di vista)! Quasi non ci credo...
Allora, che posso dire? Sono felicissimo di aver concluso questo progetto, e sono abbastanza soddisfatto di ciò che ne é venuto fuori. Tranne che per Meet the Scout. Quello ho l'impressione che sia venuto un po' male... Il che è una brutta cosa, visto che è il primo capitolo e dovrebbe fare bella figura.
Ah, i link in questo capitolo. Siccome è l'ultimo, ho pensato di fare qualcosa di speciale ed includere delle soundtrack/voci ufficiali del gioco. Perciò... I link sul “titolo” di ogni parte (Lo Scout, Il Soldato eccetera) vi porterà al video di YouTube con la musica ufficiale della classe in questione. I link in mezzo alle parti, invece, vi porteranno al “voice command” del personaggio e di ciò che sta dicendo in quel momento. In pratica, premendo su una frase potrete sentire la vera voce del personaggio dire ciò che c'è scritto. Tutto qui, spero sia un'aggiunta carina :3
Per il resto... Beh, adoro questo gioco e immagino si sia capito. I suoi pochi personaggi sono così fantastici e memorabili... Non potevo non dedicare loro almeno una cosa così. Non è granché, ma è un pensiero.
E no, non c'è alcun riferimento alla HeavyxMedic. Quella coppia non mi piace affatto, quindi non vedeteli come tale in questa serie.
Insomma, credevo di avere moltissime cose da dire qui alla fine ma dopotutto son venute fuori solo queste poche righe... Strano. Se mi tornerà in mente qualcosa che volevo dire, la aggiungerò in futuro.
Quindi... Grazie mille a tutti coloro che hanno perso del tempo a leggere questi capitoletti, in particolare un grande ringraziamento a _violetgirl_ per aver recensito gli ultimi tre capitoli... E per essere un Heavy così gentile da concedere ad un povero Medico i suoi Sandvich C:
Eeed ho finito. Oh, un'ultima cosa... Le “scene” di quest'ultimo capitolo sono disposte in base al mio ordine di preferenza delle personalità delle classi. In pratica, il Demolitore è quello che mi piace di meno (per quanto mi piaccia molto comunque) e il Medico quello che mi piace di più (tanto amore per quell'uomo, è semplicemente fantastico).
Bene, basta. Grazie ancora a tutti e... Ci si sente alla prossima storia/serie! :D

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