Start again.

di Lady Atena
(/viewuser.php?uid=279724)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** It's fine. ***
Capitolo 2: *** I hurt you. ***
Capitolo 3: *** A chance. ***
Capitolo 4: *** Monster. ***
Capitolo 5: *** Home. ***
Capitolo 6: *** Secret. ***
Capitolo 7: *** Angry. ***
Capitolo 8: *** Blood ***
Capitolo 9: *** Trust. ***
Capitolo 10: *** Phase two. ***
Capitolo 11: *** Gun. ***
Capitolo 12: *** Impresa. ***
Capitolo 13: *** Fantasmi. ***
Capitolo 14: *** Ninna nanna. ***
Capitolo 15: *** Primo tentativo. ***
Capitolo 16: *** Note. ***
Capitolo 17: *** Bestia. ***
Capitolo 18: *** Incertezze. ***
Capitolo 19: *** Fiducia. ***
Capitolo 20: *** New beginning. ***



Capitolo 1
*** It's fine. ***


Personaggi: Bruce, Natasha.
Prompt: Andrà tutto bene, te lo prometto!
Lanciato da: La Morte Fidanzata.

Bruce inspirò, espirò e rilassò i muscoli sentendo una serie di formicolii lungo la schiena ritta. 
“Allora è vero che fa yoga” disse una voce femminile.
Bruce spalancò gli occhi, alzò il capo guardando Natasha sullo stipite della porta; la felpa larga le ricadeva oltre il bordo dei pantaloni. Bruce guardò a destra e sinistra, distese le gambe incrociate e si alzò. Fece tre passi indietro, strinse le labbra e socchiuse i pugni.
“Come ha fatto ad entrare?”.
Natasha sorrise socchiudendo le iridi ghiaccio, avanzò nella stanza dal pavimento di legno.
“Stark mi ha lasciata passare. Ho bisogno di lei”.
Bruce ridacchiò istericamente, mosse le mani davanti al volto e si spostò di lato.
“Oh, ricordo bene com'è finita l'ultima volta. No, grazie”.
Natasha addolcì lo sguardo socchiudendo le labbra rosee, sporse il busto in avanti e piegò il capo di lato.
“Stavolta andrà tutto bene, te lo prometto” mormorò.
Bruce strofinò i denti tra loro, sbuffò e aderì con le spalle al muro.
“L'ultima volta che l'hai detto, ti ho quasi uccisa”.
Natasha scrollò le spalle, incrociò le braccia sotto i seni deformati dalla maglia larga.
“L'ultima volta non eri l'amico del cuore di Stark”.
Bruce aggrottò la fronte, si sistemò gli occhiali sul naso e batté le palpebre.
“Questo cambia qualcosa?”.
Natasha sorrise, ancheggiò in avanti e si sporse sulle punte.
“Stai provando ad avere relazioni. E questo cambia tutto” sussurrò.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** I hurt you. ***


Personaggi: Bruce, Natasha.
Prompt: "Io non posso farmi del male" "Se vuole provvedo io".
Lanciata da: La Morte Fidanzata.

Natasha camminò ad ampi passi lenti per la stanza, il centro era completamente vuoto mentre alla parete stava un unico comodino di legno scuro. La donna si chinò aprendo un cassetto, Bruce spalancò gli occhi e le afferrò il polso sottile. Natasha sorrise, allungò l'altra mano prendendo il coltellino da dentro al cassetto e lo ondeggiò.
“Non mi dire che continui con le manie suicide”.
Bruce si leccò le labbra, le lasciò il polso e indietreggiò rizzando la schiena, si tirò su gli occhiali scuotendo il capo.
“È lì solo in caso di emergenza. Io non posso farmi del male”.
Natasha lanciò il coltellino, chiuse il cassetto e si voltò afferrando l'oggetto con la destra, sogghignò socchiudendo gli occhi.
“Se vuole provvedo io”.
Bruce inspirò, mise le mani in avanti muovendole lentamente su e giù.
“Nessuno può fare male all'Altro Tizio” disse.
Socchiuse gli occhi, fece due passi indietro.
“Nemmeno lei, Natasha”.
La donna addolcì l'espressione, infilò il coltellino nelle tasche della felpa larga e avanzò sporgendosi in avanti con il busto.
“Se la possibilità non esiste, allora le è inutile, Bruce”.
Bruce strofinò le labbra tra loro, si premette gli occhiali contro il naso e sospirò.
“Tony mi ha ospitato. Provare a fermare l'Altro Tizio prima che faccia un casino è il minimo”.
Natasha socchiuse le iridi ghiaccio, si mise sulle punte delle scarpe da ginnastica.
“Non credo che a Stark dispiaccia” ribatté.
Bruce roteò gli occhi, avanzò lungo la parete passandosi la mano tra i capelli scompigliati ed espirò pesantemente.
“È l'unico a pensarla così” disse, secco.
Natasha si rizzò, camminò nella stessa direzione e sorrise socchiudendo le labbra rosse.
“Se così fosse, non sarei qui, Bruce”.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** A chance. ***


Personaggi: Bruce, Natasha.
Prompt: Conosce la leggenda di Anastasia?
Lanciata da: La Morte Fidanzata.

Natasha si sedette in terra davanti a Bruce, poggiò le mani sulle ginocchia e piegò il capo all'indietro facendo ondeggiare i capelli rossi.
“Conosce la leggenda di Anastasia?” chiese.
Bruce batté le palpebre, socchiuse gli occhi e si accucciò in terra.
“Ne so qualcosa” rispose, con tono cauto.
Natasha attorcigliò alcune ciocche attorno al dito candido, si mordicchiò il labbro socchiudendo gli occhi.
“Lei crede di essere un mostro per ciò che vive in lei. Eppure ci sono mostri peggiori, che hanno il solo pregio di essere meno visibili”.
Bruce aggrottò le sopracciglia, si spinse gli occhiali sul naso e poggiò le ginocchia in terra.
“Non vedo cosa centri con Anastasia. O con lei, Natasha”.
Natasha incrociò le gambe, sorrise piegando il capo di lato.
“Io posso essere un mostro pericoloso, e non faccio niente per evitarlo”.
Bruce si sporse in avanti, socchiuse gli occhi indurendo l'espressione.
“Ma lei può controllare le sue azioni”.
Natasha poggiò le mani sul pavimento di legno sporgendosi in avanti fino ad essere ad un palmo da Bruce, socchiuse gli occhi che brillarono d'azzurro.
“Io ho obbedito agli ordini. Ordini che pensavo fossero giusti, e che forse non lo sono mai stati” sussurrò.
Bruce strofinò le labbra tra loro, scosse il capo e sospirò.
“Anastasia è sparita nel nulla, e nessuno è mai stato certo che fosse morta. È questo che vuole dirmi? Che può sparire senza lasciare traccia, compiere qualsiasi azione sapendo che la credono morta e continuare la sua strada?”.
Accennò un sorriso, corrugò la fronte e rizzò la schiena.
“Io non credo sia vero, Natasha”.
La donna accennò un sorriso, si alzò e infilò le mani nelle larghe tasche della felpa.
“Me lo dimostri. Domani sera. Qui”.
Bruce la guardò, annuì e la osservò uscire. Chiuse gli occhi rallentando il battito, si leccò le labbra ed espirò.
< Domani > pensò.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Monster. ***


Personaggi: Bruce Banner, Natasha Romanoff
Prompt: Alla fine era un mostro anche lei, era solo vestita molto meglio. 
Lanciata da: La Morte Fidanzata.

Natasha avanzò nella stanza, Bruce spalancò gli occhi guardando lo spacco del vestito blu che le lasciava scoperta la gamba sinistra; deglutì alzando il capo fino alla scollatura che faceva intravedere i seni sodi della donna, si leccò le labbra e ne guardò le iridi ghiaccio. Natasha incrociò le caviglie, sporse sulla punta un piede ticchettando con la scarpa blu scura sul legno e piegò il capo di lato; i boccoli cremisi le ricadevano sulle spalle nude risaltando sulla pelle candida.
“Sono forse in anticipo?” domandò.
Bruce scosse più volte il capo, si voltò passandosi le mani sulla maglia larga e indietreggiò.
“Ah, beh, in realtà, ecco, non ci eravamo dati un'orario” balbettò.
Inspirò, espirò e si girò nuovamente osservando la donna a braccia incrociate, accennò un sorriso premendosi gli occhiali contro il naso.
“Temo di non avere niente di così elegante”.
Natasha si voltò, ancheggiò fino alla porta e sollevò una busta, si girò nuovamente allungando il braccio verso Bruce e sorrise.
“Da parte di Stark”.
Bruce afferrò la busta, guardò all'interno intravedendo una giacca e assottigliò le labbra.
“È dal giorno del ricevimento per la mia specializzazione che non metto un completo” borbottò.
Natasha socchiuse gli occhi, piegò il capo in avanti e schiuse le labbra.
“Non è mai troppo tardi, per ricominciare” sussurrò.
Bruce deglutì, si tirò indietro stringendo la busta al petto; sentiva il battito leggermente accelerato rimbombargli nelle orecchie. Inspirò, espirò e rilassò i muscoli delle spalle.
“La prego, Natasha. Sa già cosa succede, se mi sento messo sotto pressione”.
Natasha si rizzò, portò tutto il peso su una gamba facendo oscillare lo spacco del vestito; inarcò un sopracciglio.
“Ho dovuto portare il gesso alla gamba per una settimana e farmi tre bagni per togliere tutti i residui di calcinacci. Me lo ricordo abbastanza bene”.
Alzò il capo, strinse gli occhi assottigliati.
“Adesso lei è diverso, Bruce. Non per il suo controllo, ma perché almeno da qualcuno si sente accettato”.
Bruce si leccò le labbra, scosse ripetutamente il capo respirando velocemente e strinse la busta.
“Io ... io penso che questa sia stata una pessima idea”.
Natasha avanzò, gli mise una mano sul polso stringendolo con le dita sottili.
“Le ho già detto che non è l'unico mostro qui, Bruce” sussurrò, gentile.
Bruce ritirò la mano, indietreggiò fino alla parete e regolarizzò il respiro. Rilasso le spalle, chiuse gli occhi e scosse nuovamente il capo. Riaprì gli occhi, la guardò e si premette gli occhiali contro il naso.
“Se anche lei è un mostro, è vestita molto meglio” biascicò.
Natasha sorrise, indicò con il mento la busta.
“A quello c'è rimedio” disse.
Bruce guardò la busta, sospirò e scosse il capo. La lasciò in terra, girò attorno alla donna e raggiunse la porta.
“Grazie. Ma preferisco venire quando avrà bisogno di me, piuttosto che rovinare tutto prima”.
Uscì dalla stanza, Natasha si voltò e strinse le labbra.
< Forse, proprio perché voglio costringerti, sono un mostro ben peggiore di te, Bruce > pensò.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Home. ***


Personaggi: Bruce, Tony.
Prompt: “Credo tu abbia solo paura di non essere abbastanza”.
Lanciata da: Claudia De Sessa.

Bruce attraversò la porta automatica battendo i piedi in terra, osservò Tony chinò verso un dispositivo elettronico di cui si intravedevano i cavi colorati e sbatté la mano sul tavolo facendo tremare gli schermi olografici sospesi. Tony finì di avvitare un bullone, sollevò il capo e si tirò su la maschera da saldatore inarcando un sopracciglio.
“Non avevi un appuntamento con la Romanoff?” chiese.
Bruce ringhiò sfregando i denti tra loro, il braccio teso gli tremava e si rizzò incassando la testa tra le spalle.
“Smettila di ostentare indifferenza! So che l'hai mandata tu!” ringhiò.
Tony arricciò il labbro, afferrò la tazza di caffè alla sua destra e la alzò.
“Certo. Due giorni fa, per la precisione. Ti ho anche mandato un completo. Non ti entra?”.
Sogghignò socchiudendo gli occhi castano scuro dai riflessi caffè e piegò il capo di lato.
“Oppure avete intenzione di partire già senza vestiti? Credo che Hulk gradirebbe”.
Bruce chiuse gli occhi, espirò e fece tre passi indietro. Allargò le braccia, gli occhiali gli calarono sul naso e lui piegò la testa in avanti.
“Credi sia divertente?” urlò.
Tony lo guardò, sospirò e scosse il capo. Posò la tazza, s'infilò la chiave inglese alla cintura e uscì da dietro il tavolo da lavoro raggiungendo Bruce; gli premette le mani calde sulle spalle sentendole tese sotto le dita.
“Credo tu abbia solo paura di non essere abbastanza” sussurrò.
Bruce si chinò in avanti mugolando, socchiuse gli occhi e sospirò.
“Non posso, Tony. Non posso”.
Tony abbassò il capo a sua volta, sorrise e fece l'occhiolino.
“L'agente Romanoff fa molto più paura dell'amico verde, Banner”.
Bruce accennò un sorriso, scosse il capo e si leccò le labbra.
“Non a me” mormorò.
Tony gli diede due pacche, sogghignò e indietreggiò.
“Com'è giusto che sia. Ti ho mai raccontato di cos'ho fatto alla mia prima relazione seria?”.
Bruce roteò gli occhi sbuffando, si tirò su gli occhiali e raggiunse una sedia.
“Io amo Beth”.
Tony si voltò, lo indicò e allargò le braccia accentuando il sogghigno.
“Io pensavo di non amare. E poi mi si presenta la donna più bella del mondo, con il vestito blu più ridicolmente scollato che io abbia mai visto”.
Bruce si sedette pesantemente, rilassò i muscoli e socchiuse gli occhi.
“È stupenda vestita di blu” biascicò.
Tony tornò dietro al tavolo da lavoro, tirò fuori la chiave inglese dalla cintura e la mosse in aria.
“Esatto! Ma io ero così terrorizzato che l'ho lasciata su un balcone. Senza Martini con le olive, tra l'altro”.
Bruce mugugnò, piegò il capo di lato facendo ricadere gli occhiali in avanti e schioccò la lingua.
“Martini ...” biascicò.
Tony alzò il capo, lo guardò e scosse la testa.
“Hulk mi ha proprio scambiato per sua madre. Ogni volta che parlo, dorme” si lamentò con tono scherzoso.
Si avvicinò a Bruce, afferrò una coperta da sopra un mobiletto e gliela poggiò sopra. Bruce mugugnò, rilassò i muscoli e scivolò verso il basso.
“Hulk sicuro” mormorò.
Tony sorrise, addolcì lo sguardo e annuì.
“Qui sempre, amico” sussurrò.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Secret. ***


Personaggi: Bruce, Natasha.
Prompt: Segreto.
Lanciata da: Sillvia Patanè.

“Vuole sapere il mio segreto, agente Romanoff, sapere come faccio a mantenere la calma?”.
Il battito cardiaco gli rimbombava nelle tempie, strusciò i piedi in terra e socchiuse gli occhi dalle iridi sottili guardando la donna.
“Dottore, metta giù lo scettro” disse la voce di Fury.
Bruce scosse il capo, abbassò il capo guardando l'oggetto che stringeva in mano. Alzò la testa osservando Steve rigido, Tony era chino in avanti con gli occhi socchiusi. Gli apparecchi iniziarono a emettere dei rumori, Bruce deglutì e posò l'oggetto.


Mugugnò scivolando lungo la poltrona, la coperta gli cadde di dosso e lui grugnì tastando con le mani. Ne sentì due fredde sulle sue, socchiuse gli occhi intravedendo una sagoma bianca e rossa. Batté le palpebre, afferrò gli occhiali e li infilò. Sgranò gli occhi, sobbalzò e deglutì.
“Natasha”.
Lei strinse la coperta, gliela poggiò sulle gambe e strinse le labbra accennando un sorriso.
“Non volevo spaventarti”.
Bruce scosse il capo, si massaggiò la fronte socchiudendo gli occhi e mugugnò.
“Erano solo ricordi”.
Natasha si sedette sul bracciolo della poltrona, accavallò le gambe lasciando che lo spacco del vestito blu scoprisse la gamba nuda.
“Fanno parte del suo segreto?”.
Bruce ridacchiò, si leccò le labbra e deglutì roteando gli occhi.
“Sì. Diciamo che i miei ricordi aiutano ad essere sempre arrabbiato”.
Natasha si poggiò la mano sul ginocchio, si sporse in avanti e le spalline del vestito le scivolarono lungo le braccia lasciando vedere il solco dei seni candidi.
“Le dispiace aver dovuto condividere il suo segreto con noi?”.
Bruce si sistemò gli occhiali sul naso, lanciò un'occhiata verso la scrivania intravedendo una tazza di caffè fumante poggiata vicino ad una lampada rossa con le stelle bianche che illuminava d'azzurro dei fogli. Bruce sorrise, si voltò verso Natasha e rilassò le spalle.
“Non avrei voluto condividerlo con altri” sussurrò.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Angry. ***


Personaggi: Bruce, Natasha.
Prompt: Rabbia.
Lanciato da: Sillvia Patanè.

Natasha accavallò le gambe sistemandosi sul bracciolo della poltrona, si tolse una ciocca di capelli rossi da davanti al volto e socchiuse gli occhi piegandosi in avanti; facendo risaltare la scollatura.
“Ha imparato a gestire la sua rabbia, ma non la sua paura”.
Bruce affondò le spalle nello schienale della poltrona, strofinò le gambe tra loro stringendo il bordo della coperta con una mano; si tirò su gli occhiali spingendoli contro il naso e strofinò le labbra tra loro.
“La rabbia si radica nel corpo, Natasha. La percepisci sempre, diventa parte di te”.
Sospirò, si massaggiò le tempie e deglutì alzando il capo verso la donna, socchiuse gli occhi.
“Ma la paura è qualcosa sottopelle, che non passa mai per quanto tu possa conviverci”.
Natasha si morse il labbro, si coprì il ginocchio con il bordo del vestito blu e sospirò mettendosi in piedi.
“Conosco bene la paura, Bruce. Convivo con essa da che posso ricordare”.
Bruce si sporse in avanti, le afferrò la mano stringendola tra la propria più grande.
“E la rabbia, Natasha? Come fai con la rabbia?”.
Natasha ricambiò la stretta, conficcò le unghie nel palmo dell'uomo e sogghignò socchiudendo le iridi ghiaccio.
“Aspetto il momento per sfogarla, Bruce”.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Blood ***


Personaggi: Bruce, Natasha.
Prompt: Sangue.
Lanciata da: Sillvia Patanè.

Natasha trascinò la sedia fino davanti alla poltrona, si sedette e sorrise.
“Mi dica una cosa, Bruce. Lei ha paura del sangue?” chiese.
Bruce aggrottò le sopracciglia, si tirò indietro affondando le spalle nello schienale della poltrona e si tirò su gli occhiali schiacciandoli contro il naso.
“È stato Tony a dirle questo?”.
Natasha scosse una mano in aria, poggiò l'altra sul vestito blu all'inizio dello spacco e sorrise.
“Stark non riesce a tenere nessuno dei suoi segreti, ma non svela quelli degli altri. L'ha notato Clint”.
Bruce spostò il peso a destra e sinistra, strofinò le gambe tra loro e mosse il capo sentendo il battito accelerare.
“Ah, scusi ma temo di non capire”.
Natasha indicò con le dita sottili la scrivania vuota di Tony, ruotò il polso.
“Quando Stark le ha proposto di fare le analisi al sangue dei Chitauri, Clint ha notato che lei si è agitato”.
Bruce strinse le labbra strofinandole tra loro, espirò passandosi la mano tra i capelli scompigliati ed inspirò.
“Comincio a capire perché Tony lo chiama Legolas”.
Natasha si chinò in avanti, le bretelle del vestito scivolarono sulle spalle candide accentuando la scollatura.
“Non mi ha risposto” sussurrò.
Bruce si morse il labbro, si alzò e andò dietro la poltrona, camminando all'indietro verso la parete.
“A lei piace molto uccidere, vero?”.
Natasha si alzò, fece due passi avanti e socchiuse le iridi ghiaccio.
“Non le farei del male”.
Bruce alzò le mani, ridacchiò istericamente e aderì con le spalle al muro.
“Già sentita. Si allontani, per favore. Il sangue e la rabbia non sono le uniche cose a tirare fuori l'Altro Tizio”.
Natasha poggiò una mano sul bracciolo della poltrona, si sporse in avanti facendo ricadere le ciocche cremisi sulle sue spalle.
“E cos'altro? Eccitazione? Paura?”.
“Ansia da prestazione?” chiese la voce di Tony.
Bruce e Natasha si voltarono, Tony superò la porta e sogghignò stringendo un ordigno rotondo.
“Nel caso vi foste sfuggito, la stanza da letto è tre piani più in su, sulla destra. O cinque più in alto sulla sinistra per la tua; agente Romanoff”.
Bruce si tirò su gli occhiali, si leccò le labbra e uscì da dietro la poltrona. Raggiunse Tony, lo guardò e scosse il capo. Tony lo guardò uscire, si voltò verso Natasha. Lei sbuffò, si mise una ciocca di capelli cremisi dietro l'orecchio.
“Mi hai rovinato il lavoro” sibilò.
Tony scrollò le spalle.
“O ho evitato di rovinarmi la casa. È questione di punti di vista”.
Natasha strinse i denti, espirò dal naso e uscì a sua volta.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Trust. ***


Personaggi: Bruce, Natasha.
Prompt: “Mi hai già mentito una volta, non posso fidarmi”.
Lanciata da: Sillvia Patanè. 

Natasha batté il pugno sulla porta della stanza, sentì l'eco rimbombare e strinse le labbra.
“Bruce, mi apra” disse con tono gentile.
Udì dei tonfi, assottigliò lo sguardo indurendolo.
“Bruce, la prego. Non voglio farle del male” aggiunse.
Spostò il peso da un piede all'altro, i tacchi delle scarpe le stringevano i piedi facendoli pulsare; si tolse una ciocca di capelli a boccoli rossi dal volto e sfilò le scarpe. Poggiò i piedi in terra sentendo il pavimento freddo, sospirò leccandosi le labbra.
“Bruce. Si fidi di me. Voglio solo il suo aiuto” disse.
Sentì una serie di fruscii dall'interno della stanza, sospirò e chiuse gli occhi. Infilò la mano nella scollatura dei seni, tirò fuori un palmare e cliccò una serie di tasti facendo uscire dei uno schermo olografico grande due palmi. Avvicinò il palmare alla porta, la porta di aprì con uno scatto e lei infilò in cellulare nella scollatura sporgendosi in avanti. Spostò il capo di lato evitando un cuscino, lo raccolse e alzò la testa accennando un sorriso.
“Lei sta esagerando, Bruce” disse.
Bruce ringhiò, scosse il capo e indietreggiò tirandosi su gli occhiali fino a premerli contro il naso.
“Mi hai già mentito una volta, non posso fidarmi” sibilò.
Natasha scosse la testa, poggiò il cuscino sul bordo del letto e si alzò.
“Questo è normale” affermò.
Sorrise, addolcì lo sguardo.
“Non ti chiedo di fidarti. Solo di non farti influenzare da quello che è successo tra noi”.
Bruce sospirò, afferrò il guanciale e strinse le labbra.
“C'è stata solo diffidenza e necessità, tra noi, Natasha”.
Natasha gli sfiorò la guancia.
“Non per me” mormorò.
Bruce arrossì, la donna indietreggiò e uscì dalla stanza.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Phase two. ***


Personaggi: Steve/Natasha.
Prompt: “Ma lo conosci il calendario?”.
Lanciata da: La Morte Fidanzata.

Natasha strinse il cellulare, camminò avanti e indietro nella stanza.
“Come procede?” domandò la voce di Steve.
Natasha sorrise, si sedette sulla poltrona e accavallò le gambe.
“Anche io ti trovo bene, Steve. Il tuo appuntamento con Sharon?” chiese.
Steve sbuffò.
“Cerca di pensare alla missione. Hai una scadenza da rispettare”.
Natasha scosse il capo, i corti capelli ricci le oscillarono attorno al volto pallido e socchiuse gli occhi.
“Ma lo conosci il calendario? Due mesi di tempo vuol dire circa sessanta giorni, Steve, non quattordici”.
Udì una serie di fruscii in sottofondo, Steve sospirò.
“Stai avendo qualche difficoltà? Stark intralcia il piano?” domandò.
Natasha scosse la mano in aria, dondolò il piede nudo.
“È molto disponibile, pensa che a Banner farebbe bene collaborare con altri esseri viventi oltre lui. No, è Bruce il problema”.
Steve inspirò bruscamente, digrignò i denti.
“Hulk ti ha dato problemi?”.
Natasha si tolse una ciocca di capelli da davanti al volto, si leccò le labbra poggiando entrambi i piedi in terra.
“Non ancora, ma è solo questione di tempo”.
“Allora riguarda i tuoi impegni. Devi finire prima”.
Natasha si alzò, scosse il capo.
“Sei tu quello che ancora non ha avuto un appuntamento” scherzò.
Steve sospirò.
“Natasha ...”.
Natasha sorrise, annuì camminando per la stanza.
“Tranquillo, Steve. Banner è incapace di non aiutare il prossimo, o non sarebbe un dottore”.
Steve ridacchiò.
“Non mi sembra sia quel tipo di dottore” disse.
Natasha raggiunse la finestra, alzò il capo osservando il cielo scuro oltre il vetro e socchiuse gli occhi.
“Mi serve solo la giusta leva. La scadenza rimane la stessa. Magari troverai il tempo per uscire con Sharon”.
Steve sbuffò sonoramente.
“Ci sentiamo tra due settimane”.
Natasha chiuse la telefonata, sogghignò e si leccò le labbra.
< Fase due > pensò.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Gun. ***


Personaggi: Bruce, Natasha.
Prompt: Pistola.
Lanciato da: Sillvia Patané.

Bruce carezzò il pomello, inspirò ed aprì il cassetto. Guardò la punta della pistola sporgere dal fazzoletto verde, si tirò su gli occhiali espirando ed afferrò l'arma con la mano sinistra. Fece due passi indietro, passò la pistola nella mano destra e si avvicinò alla finestra; osservò il cielo azzurro dai vetri alti due volte lui, strinse le labbra rilassando la fronte ed inspirò nuovamente.
“Non starà nuovamente pensando di spararsi” disse Natasha.
Bruce nascose la pistola dietro la schiena, si voltò e allargò le gambe molleggiando da una all'altra.
“Cosa?”.
Natasha sorrise socchiudendo gli occhi, avanzò ancheggiando e allungò la mano verso il fianco del dottore.
“La pistola. Dovrebbe ricordare bene cos'è accaduto l'ultima volta che ha provato a farlo”.
Bruce ridacchiò istericamente, si mosse di lato allontanandosi dalla finestra e strinse la presa sull'arma.
“Oh, mi creda; è stato molto peggio di quanto lei creda”.
Natasha incrociò le braccia, indurì lo sguardo tendendo la schiena.
“Io non credo”.
Bruce scosse il capo, agitò la mano libera sfregando i denti tra loro con gli occhi socchiusi brillanti di riflessi verdi.
“Lei crede di avermi visto dare il peggio, Natasha? Lei non ha visto nemmeno un millesimo di quello che il Mostro può fare”.
Natasha mosse la testa a destra e sinistra, sorrise e avanzò.
“Può essere” disse, allungando la mano verso l'altro, “ma lei neanche ha visto di cosa sono capace io”.
Bruce tolse la pistola da dietro la schiena, la mosse in aria e piegò il capo.
“Cosa vuole farci?”.
Natasha afferrò l'arma, la passò da una mano all'altra e sorrise mostrando i denti.
“Nasconderla” ammise, infilando l'arma nella scollatura, “in un posto che lei non può raggiungere”.
Fece l'occhiolino, si voltò ed uscì dalla stanza.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Impresa. ***


Prompt: Impresa.
Lanciata da: Astra di Fluxopoli.

Bruce sprofondò nella poltrona, si coprì gli occhi con il braccio e sospirò.
“È una vera impresa avere a che fare con lei”.
Tony arricciò le sopracciglia verso l'alto, bevve due sorsi di caffè e allargò le braccia.
“Ehi. L'ultima volta che quella ha passato del tempo a casa mia mi hanno rubato l'armatura, non so se rendo”.
Bruce scostò il braccio, si piegò in avanti scuotendo la testa.
“Credo voglia sedurmi. O forse torturarmi”.
Tony si sfilò gli occhiali da saldatore, poggiò il bicchiere sulla scrivania e vi girò intorno raggiungendo un secondo tavolo.
“La vedova è affamata” scherzò.
Bruce rabbrividì, si passò le dita attorno al colletto della camicia.
“Mi agita. Mantenere il controllo è impossibile”.
Tony si sedette sul tavolo, poggiò i piedi sul bracciolo della poltrona di Bruce e sogghignò allargando le braccia.
“Hai idea che impresa sia per me privarmi del mio ragazzone?” si lamentò.
Gli ticchettò con il piede contro la spalla, si chinò in avanti.
“E tutto perché hai paura di Mamma Orsa”.
Bruce si fece di lato sulla poltrona, si sistemò gli occhiali e sbuffò.
“Non voglio perdere il controllo”.
Tony roteò gli occhi, saltò giù e allargò le braccia dimenando le mani; scosse il capo a destra e sinistra ondeggiando sul posto.
“Una coppia perfetta. La regina dell'amozionalità e il signore dell'autocontrollo”.
Aggrottò la fronte incrociando le braccia.
“Mi annoio solo a dirlo”.
Bruce avvampò assottigliando le labbra, si rizzò e passò le mani sulla camicia.
“Questi non sono i criteri con cui si giudica se due persone possono avere una relazione civile”.
Tony sbuffò sonoramente, afferrò un cacciavite e lo roteò.
“Ecco, quella sarebbe una vera impresa. Una relazione civile tra disagiati cronici”.
Bruce si morse il labbro, scosse il capo e raggiunse la porta.
“È un'impresa solo se si tratta di te” si lamentò.
Uscì.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Fantasmi. ***


Prompt: Ci sono così tanti fantasmi nella tua testa, Anthony, che sembra più un cimitero che un organo.
Lanciato da: Claudia Saini.

Natasha ticchettò con il piede in terra davanti alla porta a vetri del laboratorio, si sporse.
“Bruce mi ha detto che ti avrei trovato qui”.
Tony alzò il capo dal cofano della macchina, si mise in piedi e strofinò le mani unte di olio sulla maglietta firmata.
“Risparmiamelo. Non rimangerò una singola parola di quello che ho detto”.
Natasha avanzò ancheggiando, si poggiò contro lo stipite di una scrivania e incrociò le braccia sotto i seni.
“Non pretendo che tu smetta di considerarmi la ‘regina dell'amozionalità’, ma stai intralciando il mio lavoro”.
Tony le puntò il dito contro, allargò le braccia e sbatté il cofano della macchina chiudendolo con un tonfo.
“Vedi? Per te questa cosa con Banner è lavoro!” esclamò.
Raggiunse un tavolo, afferrò una tazza di caffè e la finì, si passò la mano sul volto grugnendo.
“Lui la sta prendendo sul serio. E non dire ‘è questo il piano’, ho il laboratorio pieno di Mark armate”.
Natasha si spostò delle ciocche dei capelli a caschetto dietro l'orecchio, roteò gli occhi color ghiaccio e avanzò.
“È evidente che io non ti piaccia, ed è evidente che io debba fare il mio lavoro”, iniziò, “Ma non è solo il mio lavoro” ammise.
Tony inarcò un sopracciglio, posò la tazza e alzò il capo sporgendosi.
“Quindi sei anche interessata”.
Natasha strinse le labbra, sospirò abbassando le mani.
“Da quando ho conosciuto te, fare la spia come prima è un vero casino. Hai rotto qualcosa, nella mia testa. E l'hai fatto solo perché nella tua è tutto sottosopra”.
Tony si spostò di lato, afferrò una pezza e vi strofinò le mani; la gettò su una cassetta degli attrezzi in terra.
“E questo che vorrebbe dire? La mia testa sta benone. Sono un genio, ricordi?”.
Natasha si sedette sulla scrivania, incrociò le gambe.
“Un genio? Oh, per favore. Ci sono così tanti i fantasmi nella tua testa, Anthony, che sembra più un cimitero che un organo”.
Tony le dette la schiena, strinse un pugno e sfregò i denti tra loro.
“Non so di cosa parli. Un nuovo film horror?”.
Afferrò un pezzo di metallo lungo quanto il suo braccio, passò accanto a Natasha e afferrò la cassetta degli attrezzi.
“Se ti piace Banner, buon per te. Ma smettila di giocare alla confidente e digli la verità. Se la merita”.
Natasha saltò giù dalla scrivania, si strinse il polso sinistro con la mano.
“Io e Steve abbiamo un piano. Nessuna deviazione”.
Tony poggiò la cassetta sul vassoio porto da FerroVecchio, aprì il cofano della macchina e alzò le spalle.
“Allora preoccupati dei tuoi di fantasmi”.
Afferrò una chiave inglese, la agitò in aria e indurì lo sguardo.
“Perché io, ai miei, non ho mai mentito”.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Ninna nanna. ***


Natasha avanzò nella stanza, osservò Bruce vicino alla finestra e accennò un sorriso.
“Stark pensa io sia troppo fredda” disse.
Bruce si voltò, le sorrise avvicinandosi e strinse le mani tra loro chinando il capo.
“E io troppo controllato” rispose.
Natash si sedette sul bracciolo della poltrona, tolse una ciocca rossa dal viso e piegò la testa di lato.
“Forse ha ragione lui”.
Bruce scosse il capo, allargò le braccia e si leccò le labbra.
“Se lo pensi davvero, dovresti dirmi la verità” disse.
Natasha sorrise socchiudendo gli occhi, accavallò le gambe.
“Non ti ho mentito” assicurò.
Bruce assottigliò le labbra, indurì lo sguardo e strinse i pugni.
“Dimmi perché sei qui, Natasha” ordinò.
Natasha abbassò il capo, sospirò e rialzò la testa.
“Steve vuole un piano di emergenza per Hulk”dichiarò.
Bruce indietreggiò, raggiunse la finestra e guardò le luci della città sotto di sé. Si voltò, sorrise nervosamente.
“Troppo tardi. Io e Tony ne abbiamo uno”.
Natasha si alzò, avanzò ancheggiando e inarcò un sopracciglio.
“E sarebbe?” domandò.
Bruce si tolse gli occhiali, abbassò la testa e mugugnò. Rimise gli occhiali, la guardò con le iridi brillanti di riflessi verdi.
“Un'armatura. Abbastanza forte da fermare l'Altro”.
Natasha si morse il labbro, incrociò le braccia.
“Io e Steve pensavamo a qualcosa di meno definitivo” ammise.
Bruce scosse il capo, si passò la mano tra i capelli.
“Fermarlo, non ucciderlo. Tony non vuole”.
Natasha scrollò le spalle.
“Ugualmente. Avevamo pensato ad una specie di formula. Una ninnananna, se vuoi. Qualcosa per calmarlo”.
Bruce aggrottò la fronte, si tirò su gli occhiali.
“Dovrebbe farla qualcuno di cui Lui si fida”.
Natasha scosse il capo, ondeggiò sul posto muovendosi in tondo davanti a Bruce.
“Stark non è papabile. Hulk ha un forte istinto di protezione verso di lui, è troppo all'erta” spiegò.
Bruce si voltò, si tolse gli occhiali e la indicò.
“Quindi tu?”.
Natasha strinse le braccia contro i seni, piegò il capo di lato socchiudendo gli occhi e annuì.
“Registrerò delle frasi. Tu le ascolterai mentre dormi, in modo che raggiungano l'inconscio. Poi aspettiamo”.
Bruce batté le palpebre, infilò gli occhiali e aggrottò la fronte.
“Che l'Altro le impari?” chiese.
Natasha sorrise.
“Che si addormenti”.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Primo tentativo. ***


Natasha ansimò, nascosta dietro un tavolo rovesciato.
“Com'è la situazione?” chiese Steve, all'auricolare.
Natasha si affacciò, socchiudendo gli occhi a causa delle scintille dei macchinari distrutti. Hulk stava tirando dei fili, chino sopra una macchina grossa quanto un braccio.
“Credo di dovere un laboratorio nuovo a Stark”.
“Non preoccuparti, dolcezza”, fece Tony, all'auricolare, “salve, Cap. Sapete che ho dovuto crackare il sistema per comunicare? È stato molto sgarbato”.
Natasha roteò gli occhi e sentì Steve sospirare.
“Hulk è fuori controllo” comunicò Steve.
“Così imparate a cantargli la ninna nanna prima di pranzo” ribatté Tony.
Natasha poggiò le mani sul bordo del tavolo, Hulk avanzò verso la porta calpestando una sedia e grugnì vedendo l'uscio chiuso.
“Vuole uscire. Stark, ci serve ...”.
“Resta lì e fidati di me dieci minuti, ok?”.
Natasha storse il labbro.
“Steve?” chiese.
“Dagli una chance” accordò Steve.
Tony rise.
“Quanta grazia”.
Natasha deglutì, si mise in piedi sentendo le gambe tremare, le ciocche rosse aderivano al volto pallido sudato. La porta si aprì ed Iron Man atterrò. Hulk ruggì indietreggiando, Tony uscì dall'armatura e Natasha sgranò gli occhi.
“Quell'uomo è pazzo” mormorò.
Tony sorrise, porse la mano verso Hulk.
“Ehi, ragazzone. Ti ricordi di me?”.
Hulk aggrottò la fronte emettendo un ringhio, barcollò e avanzò. Sollevò Tony con una mano, stringendogli i fianchi, e lo fece ondeggiare davanti le iridi verdi. Natasha trattenne il fiato.
“Che succede, Romanoff?” domandò Steve.
Natasha avanzò lateralmente ai due, tenendosi dietro il tavolo.
“Hulk ha preso Stark”.
Tony alzò gli occhi al cielo, diede qualche pacca sui pettorali Verdi di Hulk e voltò il capo.
“Se hai paura, lo agiti. Fiuta la paura meglio di quanto tu riesca a fiutare le bugie”.
Natasha storse le labbra, si avvicinò e Hulk si voltò di scatto ringhiando. Tony si morse il labbro sentendo la stretta aumentare, carezzò il braccio di Hulk.
“Ehi. È Natasha. So che le fidanzate fanno paura, ma non c'è motivo di esagerare” disse.
Hulk barcollò in avanti, sporse il capo verso Natasha. Natasha guardò Tony nella sua mano, rilassò le spalle e accennò un sorriso. Allungò la mano, addolcì lo sguardo.
“Ehi, ragazzone. Il sole sta calando” mormorò. 
Hulk emise una serie di ringhi, lasciò andare Tony spingendolo dietro di sé. Tony indietreggiò, raggiunse l'armatura.
“Ora” mimò.
Natasha tese il braccio, Hulk le porse la mano e le loro dita si sfiorarono. Natasha girò il palmo, Hulk vi poggiò il proprio lei gli carezzò il braccio seguendo la linea dei muscoli. Hulk grugnì, indietreggiò e barcollò correndo nella direzione opposta alla porta. Si nascose dietro le macerie di una parete. Natasha raggiunse Tony, ticchettò sull'auricolare.
“Tutto ok, Steve. La ninna nanna funziona”.
“Grazie a Dio” mormorò Steve.
Tony sogghignò, incrociò le braccia.
“Prego”.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Note. ***


Prompt: "La mia nota è rossa" "La mia è 'verde' ".
Lanciato da: Silllvia Patanè.

“Ho visto i video” disse Bruce.
Si sedette sul letto, strinse le labbra e curvò la schiena.
“L'ho quasi uccisa”.
Natasha scrollò le spalle, tamponò un livido nell'interno coscia e voltò il capo, sorrise.
“I danni più gravi li ha subiti il laboratorio di Stark”.
Bruce sospirò, scosse il capo prendendosi la testa e affondò le dita nei capelli.
“I laboratori si ricostruiscono”.
Natasha ridacchiò, si tolse le ciocche umide dal viso e si alzò.
“E le vite no?”, domandò, “non siamo così importanti”.
Bruce alzò il capo, batté le palpebre e arricciò il labbro.
“Per te la tua vita conta così poco”.
Natasha ancheggiò per la stanza fino ad un tavolo, poggiò il batuffolo e prese una pezzuola. Raggiunse Bruce, si chinò e gli tamponò le guance.
“Ricorda cosa disse Loki?” chiese.
Bruce aggrottò la fronte, scosse il capo e deglutì. Natasha gli strofinò la guancia, posò la pezzuola e lo guardò socchiudendo gli occhi.
“La mia nota è rossa. Gronda sangue, ed è sangue è innocente”.
Bruce si leccò le labbra sentendo la gola secca, spostò il peso sul letto facendolo affondare e le carezzò una guancia.
“La mia è verde, Natasha. E distrugge tutto ciò che tocca”.
Natasha portò la mano sottile su quella di Bruce, sorrise.
“Non me”.
Bruce strinse le labbra, socchiuse gli occhi.
< Non ancora >.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Bestia. ***


Personaggi: Bruce Banner/Natasha Romanoff.
Prompt: Chi amerebbe mai una bestia?
Lanciato da: Claudia Saini.

Bruce sospirò, scosse il capo camminando avanti e indietro, si voltò di scatto e strinse le labbra.
“Sii seria, Natasha. È troppo pericoloso”.
Natasha batté le palpebre, sorrise piegando il capo di lato e accavallò le gambe.
“La mia vita è pericolosa, Bruce. Per me e per gli altri”.
Bruce sospirò, si massaggiò la radice del naso e la guardò.
“È diverso, e lo sai”.
Natasha gli indicò il letto accanto a sé, addolcì lo sguardo ticchettando con le dita sul materasso.
“Solo nella tua testa”.
Bruce si sedette, prese la testa tra le mani e sospirò scuotendo il capo, lo alzò e la guardò.
“Sono un mostro. Una bestia”.
Natasha gli prese la mano con le proprie, la strinse e lo guardò.
“Non mi faccio male facilmente, lo sai”.
Bruce strinse le labbra, deglutì e sospirò.
“Non è solo quello” ammise.
Natasha sorrise, fece l'occhiolino e gli carezzò il palmo con i pollici.
“Steve ha detto che non c'è un regolamento che vieti le relazioni tra colleghi”.
Bruce ridacchiò, tolse la mano da quella di lei e sorrise.
“No, non era neanche quello”.
Natasha strinse le labbra, lo guardò negli occhi.
“Allora cos'è, Bruce?”, chiese, “perché ti ho dimostrato di poter dare ottime risposte a tutte le tue pessime domande”.
Bruce ricambiò lo sguardo.
“Chi amerebbe mai una bestia?”.
Natasha poggiò le labbra su quelle di Bruce, socchiuse gli occhi.
“Un mostro peggiore di lui” mormorò.
Si alzò, si voltò e uscì dalla stanza.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Incertezze. ***


“Non so che fare” borbottò Bruce.
Tony fece scorrere velocemente le dita sullo schermo olografico, arricciò il naso grattandosi il pizzetto.
“Che ne dici di cominciare passandomi il componente che ti ho chiesto venti minuti fa?”.
Bruce sospirò, afferrò il componente e lo lanciò contro Tony.
“Parlavo di Natasha”.
Tony afferrò l'oggetto, lo mise sotto lo scanner e mugugnò guardando i dati comparire, aprì due finestre iniziando la comparazione.
“Io proporrei una bella seduta di angry sex tra te e lei, ma suppongo non sia questo il consiglio che volevi”.
Bruce avvampò mettendosi la testa tra le mani, si strofinò il viso schiacciando gli occhiali contro la faccia e scosse il capo con forza.
“Sai che non posso!”.
Tony sbuffò rumorosamente, corresse velocemente alcuni calcoli scuotendo il capo; afferrò la tazza di caffè bevendo rumorosamente il contenuto e deglutì, mugugnò.
“La Romanoff non avrebbe niente da ridire. Credimi, è una che sa il fatto suo”.
Bruce si sbatté le mani sulle cosce, sospirò piegando il capo all'indietro.
“Come sai che non mi sta solo usando per un qualche giochetto da spia?”.
Tony scrollò le spalle, afferrò il componente e lo buttò alle proprie spalle.
“Perché Cap è un patito dei piani, ma non così tanto da permettere alla sua best friends di spezzare il cuore ad un componente della squadra”.
Bruce abbassò il capo, intrecciò le dita tra loro spostando il peso da un piede all'altro con un cigolio della sedia girevole.
“Hulk è il componente degli Avengers, io sono solo … me”.
Tony ridacchiò, si scostò dal monitor e allargò le braccia.
“Ed io sono solo un uomo di latta. Quindi?”.
Bruce si morse il labbro, alzò il capo.
“Credi possa funzionare?”.
Tony lo guardò, addolcì lo sguardo e annuì.
“Se glielo permetti”.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Fiducia. ***


Bruce sporse il capo dalla porta osservando Natasha seduta davanti allo schermo olografico, deglutì e bussò un paio di volte. 
“Posso entrare?“.
Natasha voltò il capo, sorrise indicando verso di sé con il capo.
”Prego. Stavo ricontrollando alcuni rapporti da mandare a Steve”.
Bruce avanzò infilando le mani nelle tasche della felpa larga, strinse le labbra sedendosi sul letto accanto la scrivania e alzò il capo.
“E cosa gli dirai su come procede l'opera di convincermi a collaborare con voi?“.
Natasha scrollò le spalle, chiuse lo schermo olografico facendo ruotare la sedia e incrociò le braccia.
“Che collaborerai se il pianeta salterà, ma che non ti fidi di nessuno di noi eccetto forse Stark“.
Bruce si strinse le ginocchia leccandosi le labbra, sospirò infilando gli occhiali e scosse il capo.
“Addirittura `forse’? Mi fai davvero molto diffidente“.
Natasha piegò il capo sorridendo, socchiuse le iridi verdi ticchettando sul pavimento di legno con il piede nudo.
“Oh, ma lo sei. E per una ragione: sei sempre stato tradito”.
Bruce si morse il labbro, sfilò gli occhiali e li pulì con il bordo della felpa sfregando le lenti con forza.
“Non mi inviti ad essere fiducioso, così“.
Natasha gli poggiò le mani fredde e candide sulle sue, strinse la presa e lo guardò accennando un sorriso dolce.
“Sei un mostro. Proprio come tutti noi. Abbiamo tutti una nota rossa che si spinge ad essere diffidenti”.
Bruce alzò lo sguardo, arrossì deglutendo e Natasha gli massaggiò i palmi con le dita affusolate.
“La mia nota è rossa, rossa sangue“.
Bruce accennò un sorriso, assottigliò le labbra e annuì.
“La mia è verde, verde rabbia e verde invidia per ciò che non avrò più“.
Natasha gli ticchettò sulle mani.
“Questo non è detto” mormorò.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** New beginning. ***


“Quindi”, fece Tony, “tu e la Romanoff?”.
Bruce sospirò togliendosi gli occhialini, vi passò ripetutamente una pezzetta sporca d’olio e li rimise spingendoli sul naso.
“Sembra che sia molto fiduciosa nei risultati delle ultime ninna nanne”.
Tony fece scivolare la sedia a rotelle sul pavimento e tese il capo all’indietro guardando Bruce con un sorriso.
“Oh, andiamo”, disse, “mi ha chiamato Cap per dirmi che lui e Point Break stanno per unirsi alla lista di affittuari a sbafo. C’è qualcosa sotto”.
Bruce arricciò il labbro accennando un sorriso, scosse il capo e afferrò un quadernino sfogliando una serie di pagine.
“Vogliono che l’Altro si unisca alle prossime missioni”, rispose, “pare che cinque Avengers su sei non bastino contro l’HYDRA”.
Tony scosse una mano in aria, allargò le braccia e si alzò girando attorno alla sedia, sfilò il quaderno dalle mani di Bruce e lo strinse.
“Non si tratta di numero”, spiegò, “io e Cap da soli potremmo demolire una cinquantina di basi HYDRA al giorno senza neanche sporcarci troppo le tute nuove, ma abbiamo a che fare con qualcosa di più grosso”.
Bruce si massaggiò la radice del naso chiudendo gli occhi, strinse le labbra e alzò lo sguardo.
“Trovo ben poche cose peggiori di Hulk”.
Tony si piegò in avanti guardandolo negli occhi, agitò il quaderno in aria e scosse il capo.
“Che ne dici del buco spazio-extra-dimensionale che ha sputato fuori i chitauri?”.
Bruce aggrottò la fronte, Tony si rizzò e girò in tondo nel laboratorio dimenando le mani, gettò il quaderno su un tavolo tra pezzi di ferro e circuiti e allargò le braccia.
“Serviamo tutti, e forse non saremo mai abbastanza”.
Bruce sospirò, annuì alzandosi dalla sedia e incrociò le braccia arricciando il labbro.
“Quindi?”.
Tony sorrise, lo raggiunse avvolgendogli un braccio attorno alle spalle e gli diede qualche pacca.
“Quindi tu avrai un nuovo inizio con la Romanoff”.
Si piegò verso di lui, socchiuse gli occhi e sogghignò.
“E io creerò Ultron”.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2612906