What Will Survive Us Is Love (di Leanansidhe363) [traduzione di Manupelli]

di Leanansidhe363
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** If You Forget Me ***
Capitolo 3: *** The Way We Were ***
Capitolo 4: *** Love Like Winter ***
Capitolo 5: *** The Memories That Haunt Us ***
Capitolo 6: *** Better Off Forgotten ***
Capitolo 7: *** No Getting Over You ***
Capitolo 8: *** This Is Not the First Time, and It Won't Be the Last, That My Heart Is Failing ***
Capitolo 9: *** The Drug In Me Is You ***
Capitolo 10: *** I May Have Failed but I Have Loved You From the Start ***
Capitolo 11: *** Deconstructing Gods, I Came Across You ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13: L’Angelo della Piccola Morte e della Scena della Codeina ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Salve.Avevo pubblicato questa storia con il mio account,ma non avevo letto che dovevo farlo con l'account dell'autrice,quindi ci riprovo XD Ringrazio chi aveva recensito la storia,mi dispiace che nel cambio di account la recensione sia andata persa :(  Mi sono imbattuta in questa stupenda fic che mi ha spezzato il cuore,e volevo condividerla con quante più persone possibili.Il mio inglese è un po' approssimativo (come pure la mia grammatica,in realtà XD ),quindi il risultato non sarà perfetto,ma dato che nessun'altro la stava traducendo non ho potuto esimermi :) La fic è una work in progress,per ora sono stati pubblicati 8 capitoli.Per chi volesse leggere il lavoro originale in inglese,questo è il link:
http://archiveofourown.org/works/708212/chapters/1308236

Farò del mio meglio per aggiornare quanto prima,penso di pubblicare un nuovo capitolo ogni 2-3 giorni circa.Scusate se mi sono dilungata,buona lettura,e preparate i fazzoletti :)


 

Capitolo 1 : Prologo

 

"John," Sherlock sospirò: "Non essere melodrammatico. Non è proprio la tua zona. "Erano nel bel mezzo di un altro vivace scambio di opinioni. Qualcosa di frequente in modo allarmante e odiosamente banale. Stavano litigando come una vecchia coppia sposata. Beh, in realtà stavano litigando come una relativamente nuova coppia sposata. Sei anni, in effetti. Amanti per otto. Amici per dieci. E stava tutto cadendo a pezzi.
Loro non litigavano più per le dita in frigorifero o colonne vertebrali nella lavastoviglie, questa era la loro versione di lite domestica, e John si era da tempo abituato ad essa. Loro litigavano per cose che Sherlock non riusciva a capire, come ad esempio perché non andava bene che lui si facesse prendere da un impeto di gelosia possessiva ogni volta che una donna sorrideva a John. Il medico aveva detto che si trattava di una questione di fiducia e che Sherlock, dopo tutti questi anni, dovrebbe sapere fottutamente bene che John non era interessato a nessuno, se non a lui. 
 John sapeva che Sherlock era possessivo e ossessivo e geloso ed esigente e irragionevole. Aveva detto al medico tutto questo la prima notte che avevano dormito insieme. Raggomitolati nudi nelle lenzuola del letto di John, le dita trascinate leggermente sopra le costole di John, aveva tranquillamente spiegato che questo avrebbe cambiato tutto. Che John non era più al sicuro. Che Sherlock stava per rovinare la sua vita. 
John aveva riso di quell’avvertimento, uno sbuffo di fiato espulso contro la clavicola di Sherlock. Un sorriso che ha riscaldato il detective dalla testa ai piedi. John aveva roteato gli occhi e aveva detto che se due anni di occhi in vasetti di marmellata e sporadici attacchi sibilanti di noia pura non lo avevano fatto scappare, era abbastanza fiducioso che neanche un orgasmo spettacolare aveva intenzione di farlo. John era così dannatamente intelligente rispetto agli idioti intorno a loro, un così bravo dottore. Così empatico e gentile e aperto e accogliente.
E si era sbagliato. Sherlock aveva sempre saputo che si era sbagliato. Sapeva che l'unico modo per restituire la gentilezza sarebbe allontanarsi, rifiutare quel calore. Lasciare libero John di condividere quel calore con qualcuno che non l’avrebbe succhiato fuori di lui in un vortice di freddo e di pazzia e sociopatia. Ma Sherlock era egoista e avido e disperatamente innamorato dell'uomo tra le sue braccia. Non poteva sopportare di lasciarlo andare. Anche se l’avrebbe rovinato. Anche se avrebbe rovinato entrambi.
Ora John si trovava in cucina, la mano pericolosamente vicino ad un esperimento di Sherlock e sbraitava di come era un cazzo di uomo adulto cresciuto e di come aveva bisogno di smettere di agire come un bambino petulante quando John  aveva osato parlare con la bella cameriera al caffè in fondo alla strada. C'era sarcasmo pesante sulla sua lingua e Sherlock sentì quel tocco familiare di gelosia nel suo intestino quando ha ricordato il modo in cui lei stava guardando John. Era lo stesso modo in cui Sherlock guardava John, quindi non c'era modo che il dottore avrebbe potuto perdere la natura apertamente sessuale dello sguardo e non aveva fatto nulla per fermarlo. Si era solo seduto lì lasciando che la ragazza lo spogliasse con gli occhi. E’ stato fastidioso. 
 
I loro litigi peggiori e più frequenti erano sul fatto che Sherlock avvelenava il suo sangue con cinque o sei cerotti alla nicotina per volta. John avrebbe enfaticamente affermato che era un dannato medico che Dio lo maledica e forse Sherlock si doveva fidare su questa cosa. Sherlock avrebbe risposto in modo calmo e ragionevole che almeno non era coca o eroina e che sarebbe stato disponibile a scambiarli con queste se John era davvero sconvolto dai cerotti. John sarebbe poi diventato un po’ pallido e poi un po' verde e poi avrebbe urlato che infilarsi il veleno nel naso o nelle vene non era quello che voleva nemmeno ("tu egoista stupido fottuto coglione!").
John aveva sempre rifiutato, nel profondo del suo essere, di capire che alla base di tutto, sotto la brillantezza e l'eleganza e la bellezza, Sherlock era a un piccolo passo dal farsi. Aveva trascorso la sua tarda adolescenza e i primi venti anni  con più diacetylmorfina nelle vene che sangue e si era quasi ucciso due volte. John voleva credere il meglio di Sherlock e si rifiutava di accettare che il meglio non era un gran che. 
Sherlock aveva preso un cc di troppo in due diverse occasioni (diciannove e ventisei anni, rispettivamente) e suo fratello era stato quello che aveva ripulito entrambi i pasticci. Mycroft lo aveva messo in riabilitazione intensiva e lo aveva tenuto fuori di prigione. Sherlock si era risentito terribilmente per questo. Un buon fratello avrebbe solo colto il suggerimento e l’avrebbe lasciato morire. Era quello che Sherlock aveva voluto in quel momento. Quando poteva ancora sentire, così come pensare. Prima di diventare un sociopatico per pura necessità. Ogni respiro faceva male quando poteva sentire il dolore degli altri, così come leggere nelle loro contrazioni ogni minuto. L'empatia era inutile; offuscava i suoi sensi e rendeva difficile filtrare i dati rilevanti dal sentimento inutile. L’aveva cancellata.
Sherlock sapeva quello che faceva a John quando gli sentiva dire cose del genere, all'uomo che era stato ammutolito e inorridito e poi forse un po’ malato leggendo la cartella clinica di Sherlock durante una loro crisi una notte su insistenza del detective. Aveva quasi sperato che John avrebbe visto che lui non andava in alcun modo bene per il medico e che era una questione di tempo affinché Sherlock lo avrebbe fatto a pezzi. Per John e Sherlock minacciare di mettersi un ago nel braccio era abbastanza simile a minacciare di mettersi una pistola alla testa. Era un bastardo a farlo, ma aveva bisogno di cerotti ed era l'unico modo per farlo capire a John. John era l'unica cosa al mondo che Sherlock amava. Anche se gli faceva passare un inferno inimmaginabile. 
A volte, i litigi diventavano così violenti che si dicevano cose terribili gli uni agli altri e soffrivano in silenzio per giorni. Quando John era esploso su come Sherlock non amava neanche se stesso, come diavolo si aspettava di amare John e Sherlock aveva risposto con un tagliente sbraitare su come non aveva mai fottutamente chiesto a John di amarlo. Come era meglio prima che John lo amasse, come lo erano entrambi, John era diventato molto calmo e molto stanco ed aveva tranquillamente salito le scale verso quella che era stata la sua camera da letto e chiuse la porta e si rifiutò di piangere davanti a Sherlock. Sherlock si era seduto fuori dalla porta, con le spalle al muro, e ascoltava i respiri irregolari e qualche tirata su col naso e considerava che questo era quello che voleva dire distruggere qualcosa di bello.
Non aveva mai amato tanto John come in quei momenti in cui gli faceva veramente del male. Il primo litigio era stato una diga. Avevano discusso prima, e Sherlock aveva chiesto scusa. Ma la prima volta che aveva infilato un coltello metaforico nelle budella di John - cinque anni dopo che avevano deciso di fare questa cosa pazzesca tra di loro giuridicamente vincolante - era stato sconsiderato e distratto e aveva cancellato la conversazione in corso che aveva portato a gridare che aveva portato a urlare che aveva portato a John che sbatteva la porta dietro di sé e trascorreva i prossimi due giorni con la sorella. Ma si era finalmente conficcato dentro di lui che John era bello e gentile e luminescenti e perfetto e Sherlock stava per estinguerlo.
Stava, per quelle ore molto lunghe durante le quali John sedeva nella sua vecchia camera da letto mentre si sentiva distrutto, seduto sul lato opposto torcendo la fede nuziale d'oro al dito anulare sinistro e sentiva le incisioni all’interno raschiare accusatorie sulla sua pelle. Ciò che ci sopravvivrà è l'amore. Era l'iscrizione che John aveva scelto per lui. Una citazione di Philip Larkin che Sherlock avrebbe pure potuto tatuarsi sul suo fottuto cuore. Un giorno, quando la sua mente brillante, infine, avrebbe attraversato il confine che porta alla completa follia, Sherlock avrebbe dimenticato il suo nome e dimenticato la voce di John, ma non avrebbe mai dimenticato quelle parole.
Il giorno che John aveva preparato i bagagli e gettato la chiave sul tavolo e lo aveva lasciato, Sherlock aveva giaciuto sul divano per diciassette ore e non si era più mosso. Né quando John era uscito dalla porta, né dopo. Lui non aveva risposto al telefono, non aveva mangiato, non aveva nemmeno dormito. Aveva solo fissato il soffitto e girato il suo anello sul suo dito, distrattamente. Ciò che sarebbe loro sopravvissuto era l'amore. John l’aveva scolpito nell’oro e avvolto intorno al suo dito, e John non mentiva. Doveva essere vero. 
 

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Capitolo 2
*** If You Forget Me ***


Parte 1: Se Tu Mi Dimentichi

 
            Sherlock si svegliò col segnale acustico costante di un monitor per il cuore e gli odori nauseanti di sangue e di disinfettante che gli dissero che era in un ospedale. Gocce colavano lentamente nelle vene da una borsa accanto al suo bianco letto d'ospedale.
            Costole; tre rotte, due contuse. Microfrattura al polso sinistro, il dolore non abbastanza grave per la rottura vera e propria. Gonfiore cranico. Lobo frontale. Collo, schiena e gambe tutte riparabili. Lividi sul viso. Naso, lividi, non rotto. Due denti allentati.
            Prognosi: perdita di memoria a breve termine, a causa di gonfiore nel cervello.
            Teoria: incidente d'auto, a causa della mancanza di marchi difensivi sulle mani.
            Teoria secondaria: Una sorta di caduta, non abbastanza in alto da essere grave. Primo piano di un palazzo? Scala antincendio?
           Teoria terziaria: un certo tipo di attacco – a sorpresa? Spiega la ferita alla testa, e la frattura al polso, ma il tipo di frattura delle costole è troppo grave per essere un dilettante e troppo sciatta per un professionista.
           Preoccupazione primaria: Dov'è John? John sta bene?
In un esibizione di tempismo molto fortuito, un’ infermiera entrò ad affaccendarsi con John alle calcagna. Borse sotto gli occhi blu. Tempo stimato dall'ultimo vero sonno: due giorni. In coincidenza con l’orario approssimativo di permanenza in ospedale. Pupille dilatate, fronte corrugata, marcatori di stress. Spalle rigide, collo stretto, molto lieve spasmo alla gamba destra. Segnali facciali: rabbia. Paura?No, preoccupazione. Per lo più rabbia.
"John," Sherlock disse, con la voce terribilmente incrinata. John fece una smorfia e, naturalmente, il gesto non è passato inosservato. "Quanto tempo è passato?"
Lui, naturalmente, intendeva "per quanto tempo sono stato inconscio" e i suoi occhi pigramente si trascinarono sul suo amante da otto anni, e un'ondata di nostalgia lo attraversò come una marea nelle sue viscere. Fece un respiro tremante e aspettò che John parlasse.
John fece un cauto passo più vicino al letto, la schiena ancora incredibilmente rigida e la sua espressione formale. Se lui impallidì leggermente alle parole di Sherlock o se il suo battito cardiaco accelerò solo leggermente - e ha fatto entrambe le cose - non lo diede a vedere nei suoi occhi blu scuro.
Sherlock stava ottenendo indizi contrastanti dall’ uomo davanti a lui ed era così concentrato su John che non si accorse nemmeno che lei era ancora nella stanza finché non ci fu un forte pizzico sulla parte interna del gomito, dovuto alla flebo che veniva rimossa.
Sibilò e guardò in cagnesco l'infermiera, che non sembrò accorgersene e continuò il suo lavoro. Colse una zaffata del suo profumo (un inelegante intruglio che tentava di mascherare l'odore molto più maschile di una colonia che non apparteneva a suo marito ), e sorrise a se stesso. Ovvio.
"Tre giorni", John disse infine, con voce leggermente rotta dal disuso. Finalmente si ammorbidì un po’ e chiese: "Come stai, Sherlock."
«Ho una frattura al polso, tre costole rotte, e tu sei arrabbiato con me. Io sono adorabile. "Il sarcasmo era senza alcun morso reale e si passò la mano sinistra sul volto, costringendo la prova di sonno e malattia e debolezza fuori dai suoi lineamenti affilati e si fermò quando si rese conto (con non poca quantità di panico), che il suo anello non era dove doveva essere.
"John", egli alzò gli occhi, agitando la sua mano sulla quale di solito indossava il simbolo del legame davanti a lui, "Dov'è il mio anello?" Lui si sentì improvvisamente esposto, nudo. Allungò una mano alla gola, ma anche la sua catena al collo mancava. Era una semplice collana dalla catena sferica, la stessa sulla quale John aveva indossato le sue piastrine quando era stato un soldato, e Sherlock l’aveva usata come mezzo per tenere l'anello sempre su di se, anche quando non poteva indossarlo sul dito.
"Anello, signore?" L'infermiera domandò distrattamente mentre controllava i segni vitali sugli schermi sopra la sua testa. Prendeva appunti sulla sua cartellina e non vide lo sguardo feroce che il detective le aveva sparato.
"Sì, idiota," sbottò, "l'anello. Fede nuziale. Piccolo, simbolico, fisicamente simile a quello che tu rimuovi ogni volta che ti impegni in attività extraconiugali con il primario di radiologia. L’anello. "
"Sherlock", il tono di John era di rimprovero e lanciò all'infermiera uno sguardo di scusa mentre lei si precipitava fuori dalla stanza. Tirò fuori l'anello dalla tasca - una copia esatta dell'anello più piccolo che portava John - stringendolo tra le dita, in modo intenso e frustrato, come se il semplice pezzo di gioielleria contenesse qualche risposta irraggiungibile. "Lo stavi indossando?"
Sherlock, il cui cervello sembrava funzionare bene, nonostante il gonfiore, piegò la testa verso il medico militare, "John, quando mai mi hai visto toglierlo? Mi avevi fatto capire che il simbolismo del manufatto è un po’ attenuato se si fa l'abitudine di rimuoverlo. "
Teneva la mano illesa verso il medico, "vieni qui".
"Non sono sicuro che sia una buona idea, Sherlock." John fece un passo più vicino al letto, le spalle cascanti, "Sono venuto solo per vedere se stavi bene."
"Sto bene", ha assicurato, "diavolo, non pensavo fossi ancora sconvolto. Era una lavatrice. Le tue scarpe da ginnastica stavano bene e un alibi è stato dimostrato. Pensavo che quelli potevano considerarsi  risultati. "Lui sospirò:" Vorrei  con tutto il cuore toccarti, però. E dato quanto ti amo, mi piacerebbe rimettere il mio anello nel luogo a cui appartiene. "
John era improvvisamente diventato completamente immobile, gli occhi sfocati e la bocca leggermente aperta. La sua mano sinistra si stringeva e chiudeva rapidamente, un tremito si faceva strada lungo il braccio. Sherlock disse il suo nome, un preciso comando per riportarlo indietro da qualunque posto in cui si era ritirato.
"Sherlock", la voce di John era tesa ( mascella molle, gli occhi spalancati, battito cardiaco significativamente aumentato ), "Sherlock, ho bisogno che tu pensi al tuo ricordo più recente di noi. Qual è l'ultima cosa che abbiamo fatto insieme? "
Sherlock inarcò un sopracciglio, "John, che cosa ...?"
"Sherlock, pensa. Questo è importante, per favore. "Il suo tono stava costeggiando il bordo della disperazione e Sherlock si ritirò brevemente nel suo palazzo mentale. I suoi più recenti ricordi balenarono nella sua mente come una VHS che si riavvolgeva. Aprì gli occhi con un sorrisetto imbarazzato al suo amante, "Tu, ah, tu eri piuttosto arrabbiato con me."
"Perché?"
"Perché ho preso ogni paio di scarpe nell’appartamento e le ho messe nella lavatrice della signora Hudson. E’ stato quattro giorni fa, perché è importante? "Sherlock non riusciva ancora a capire perché qualche paia di scarpe da ginnastica nella centrifuga erano qualcosa che meritava una scenata da una persona che in realtà dovrebbe esserci abituato.
John emise un respiro tremante, "Questa è l'ultima cosa che ricordi? Il Grande Disastro Delle Scarpe Da Ginnastica del 221B di Baker Street? "
"Non avevo idea di aver raggiunto lo status di titolo, John. Ricordo anche che avevi gridato un po’ su come ci fosse un intero laboratorio scientifico al Bart dove avrei potuto condurre i miei esperimenti folli senza causare danni inutili e rovinare tutte le maledette scarpe nel processo. "
Le labbra di John si contrassero nel primo sorriso da quando Sherlock si era svegliato. E poi il medico fece due passi e premette le sue labbra su quelle del detective di in un bacio profondo. Quella brama è stata ricambiata dieci volte tanto e Sherlock rimase a bocca aperta, sorpreso di se stesso per quanto fosse toccato da qualcosa di semplice come il bacio di John. Allungò una mano e afferrò una manciata di giacca di John, sobbalzando quando un'ondata di dolore gli attraversò il petto e si tirò via con un sibilo.
"Scusa," John si tirò indietro immediatamente con un'espressione tesa e si passò una mano agitata tra i capelli biondi brizzolati, "Mi dispiace, non avrei dovuto farlo. Io davvero non avrei dovuto farlo. "
"John, sto abbastanza bene. Io, diamine, mi sento come se non ti avessi baciato per mesi. " Allungò una mano verso di lui," Vieni qui ".
John protestò anche se la sua mano si mosse quasi indipendente dalla sua volontà e trovò le dita tese di Sherlock. Lasciò che lo tirasse vicino e aleggiò proprio al bordo del letto. "Sherlock, no." Fece resistenza contro il gentile strattone.
" Perché mai no?"
John gli diede il brevettato mi-stai-seriamente-facendo-questo-domanda sguardo al quale Sherlock si era abituato e disse: "Hai tre costole rotte, un polso fratturato, e gonfiore cranico e vuoi fare follie su un letto d’ospedale? Sei pazzo? "
Sherlock onorò John con una versione più amorevole del So-riconoscere-la-tua-stupidità sguardo e disse: "Un deduzione accurata, ma non mi stavo effettivamente riferendo al sesso. Ho solo ... ho bisogno di toccarti. "Lui abbassò gli occhi, pizzicando distrattamente la coperta dell’ospedale," Non lo so, mi sento come se ti avessi perso da secoli. "
Gli costò ammetterlo, anche a John. Nonostante il decennio-e-qualcosa 'nel quale i due avevano vissuto insieme, le emozioni erano qualcosa con la quale non aveva mai del tutto ripreso confidenza oltre l’amare John. Era riuscito a tenere a una persona al mondo e questo era più che sufficiente, per quanto lo riguardava. Aveva finalmente ammesso a se stesso e a Lestrade che erano amici e, naturalmente, il suo affetto per la signora Hudson non aveva bisogno di spiegazioni, ma questo era quanto in profondità nel  metaforico cuore umano Sherlock era disposto ad andare.
Era un sociopatico, anche se per scelta. E aveva imparato a proprie spese (due volte), che preoccuparsi per le persone al di là del desiderio clinico di base di non vederle tutte malandate da serial killer era un comportamento pericoloso e distruttivo.
Sherlock si spinse cautamente in una posizione seduta, con la testa che nuotava leggermente per lo sforzo e riuscì a trascinarsi con piccoli scatti in fondo al letto finché i suoi piedi penzolavano fuori dal bordo. Fece un paio di respiri per cercare di mandare via le vertigini che minacciavano di tirarlo nell'oscurità e attese.
Dopo un momento di riflessione, John si tolse le scarpe e salì sul letto dietro di lui. Con cautela, con così tanta attenzione che Sherlock stava iniziando a scoraggiarsi, John montò dietro di lui, le sua cosce si avvolsero intorno ai fianchi di Sherlock e la testa di Sherlock si appoggiò sulla clavicola di John. John avvolse un braccio allentato intorno alle sue spalle, e posò un leggero bacio sulla cima dei riccioli neri di Sherlock.
A quanto pare, questa era tutta la fatica che il suo corpo poteva sostenere per il momento come una letargia ha cominciato a inondarsi attraverso il suo cervello, smorzando tutto intorno ai bordi fino a quando tutto ciò che rimaneva era la calma e il calore e il calore di John avvolto intorno a lui come la più familiare delle coperte.
"Mi dispiace per le scarpe," Sherlock mormorò, le sue parole mezze confuse mentre la sua lingua si rifiutava di collaborare."Quanto tempo fino a quando possiamo andare a casa?"
"I medici vogliono tenerti qui almeno fino alla fine della settimana. Per l'osservazione. Ho bisogno di parlare con loro circa il tuo ... su alcuni sviluppi. "
"Non ti mancherà l’ambulatorio per una settimana?" Sherlock voltò la faccia e strofinò la guancia contro il maglione di John e qualcosa di doloroso che non aveva niente a che fare con lesioni fisiche gli attraversò il  petto. Non riusciva a capire perché ... perché gli mancava il dottore così tanto. Era stato incosciente solo per tre giorni ed erano stati insieme ogni giorno prima di ciò.
"Ti amo." Borbottò, respirando i profumi confortanti del suo amante, troppo stanco per chiedersi perché non aveva esattamente l’odore giusto. Il suo maglione aveva un profumo troppo dolce, un diverso tipo di detersivo era stato utilizzato per il lavaggio. E il suo sapone non era quello che usava di solito. John usava un tipo di sapone a base di erbe che profumava di farina d'avena e mandorle - non femminile, ma pulito. Nessun prodotto chimico. Una sorta di speziato se si dovesse baciare la sua pelle appena lavata (come Sherlock aveva fatto in molte occasioni). Questo sapone era troppo chimico.
Ipotesi - doccia in ospedale, il solito sapone non disponibile.
Ipotesi secondaria - a corto di detersivo normale, ha acquistato marca diversa.
"Vai a dormire, Sherlock." John sussurrò, mentre stringeva le braccia intorno alle spalle di Sherlock , “potremo rimpiangere questo quando ti svegli, ma mentirei se dicessi che non mi manchi."
Le parole di John, però, caddero nel sonno. 

 

Note:

"If You Forget Me" dal poema omonimo di Pablo Neruda
 

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Capitolo 3
*** The Way We Were ***


Capitolo 3: Come Eravamo

 
 

 

  Sherlock venne svegliato il giorno dopo dall’assenza di John nel letto, che era fonte di distrazione, e dal crescente volume delle voci al di fuori della sua porta. C'era un ronzio persistente all'orecchio destro. La pelle sotto la garza sulla testa prudeva terribilmente; nonostante questo, brevi frasi erano riuscite a filtrare fino alla corteccia centrale dello stupefacente cervello di Sherlock Holmes.
            "Non c'è nessuna buona ragione per questo!" Una donna. Esausta, frustrata e irritata. Lei stava in parte rimproverando, in parte supplicando la persona con la quale stava parlando.
            "Lui non ricorda ..."
            "Questo in realtà è anche peggio, John. Come pensi che si sentirà quando ricorderà? "
"Mary, non è così»
"E’  sempre  così con voi due. Forse dovrei solo ... "
"No, ti prego, non andare."
La sua voce poneva la sua età da qualche parte nella metà dei trent’anni. Quello che si poteva discernere dall’intermittente click-clack dei comodi (3,81 centimetri?) tacchi sul pavimento suggeriva agitazione e malcontento. Aveva bisogno di vederla per ottenere una lettura migliore. Il modo in cui aveva parlato con consonanti leggermente distorte suggeriva che fosse una donna che aveva fatto del suo meglio con una formazione limitata. Due anni di college dopo una formazione scolastica pubblica. Genitori gallesi, ma cresciuta a, o vicino a, Londra.
Noioso.
Questi pensieri erano un ronzio di sottofondo , il rumore bianco che saliva in un crescendo nella mente di Sherlock.
Non ricorda ...
Non ricordava cosa? Sherlock non dimenticava mai una cosa se ​​non sceglieva di dimenticare. Non aveva mai scelto di dimenticare una sola cosa su John. John era ... Gli occhi di Sherlock si spalancarono quando si rese conto che John era ferito. Aveva sentito il suo dottore usare esattamente lo stesso tono l'ultima volta che Harry era ricaduta nell’alcolismo. Sembrava piccolo, stanco e fragile come cristallo sottilissimo.
Così che cosa aveva dimenticato Sherlock? Cos’era così importante che la sua dimenticanza poteva far sentire John come se tutto il suo mondo stesse crollando?
Nelle stanze del suo Palazzo Mentale, Sherlock percorse il cammino dei suoi ricordi e giunse a una porta chiusa a chiave.
Non ricorda ...
Oh Dio, pensò Sherlock. Cosa gli era successo?
La porta della stanza d'ospedale di Sherlock si aprì. John fece due passi all’interno, sgranando gli occhi quando vide che il detective era sveglio. In piedi dietro di lui c'era una donna bionda di circa trentacinque anni che indossa comodi stivali marroni con tacchi da 3,81 centimetri, una svolazzante gonna blu che arrivava alle ginocchia, e un maglione blu e marrone che era stretto senza essere indecente.
Macchia di inchiostro nero sul polso destro, callo dello scrittore alla prima nocca del dito medio destro, delicato orologio d’argento sul polso sinistro, più costoso rispetto al set di collana e orecchini in argento e vetro. Molto meno costoso del semplice anello di fidanzamento di diamanti al dito anulare sinistro. Borsa di pelle di seconda mano, molto poco trucco.
Teoria: Bibliotecaria.
Teoria secondaria: Una specie di segretaria.
Preoccupazione: evidente attrazione amorosa verso John, nonostante il fatto che lui era sposato e lei era fidanzata.
Reazione: Antipatia. Antipatia grave.
Reazione supplementare: Gelosia. (Perché?)
Più rumore bianco.  
Sherlock era seduto sul letto, con le costole rotte dimenticate, a fissare il televisore appeso al soffitto. Per chiunque l’avesse guardato sarebbe sembrato che fosse intento a guardare stronzate in tv il cui squillante rumore di sottofondo si diffondeva nella stanza altrimenti tranquilla.
Ma John ... in qualche modo John sapeva . Nello spazio di un secondo passò dallo stare in piedi goffamente sulla soglia allo stare accanto a Sherlock. Costrinse il detective ad incontrare i suoi occhi con una mano sotto il mento, l'altra sulla spalla.
Sherlock batteva sulla porta nella sua mente con i pugni, le nocche sanguinanti, e i polsi doloranti. Sentiva John accanto a lui, ma non lo poteva vedere. Riconosceva solo quel calore, come il sole d'estate nel cuore dell'inverno.
"Sherlock, cosa c’è?" La sua voce assunse il tono del Capitano dell'Esercito sepolto in profondità sotto l’infelice maglione del dottore. C’era un comando in ogni sillaba, un ordine che Sherlock non poteva ignorare.  Torna da me. Da ovunque sei andato, Sherlock Holmes, torna da me in questo momento.


Era come un'ancora di salvezza. Il suo John, il suo compagno, il suo amico e custode lo chiamava indietro. Sherlock poteva sentire quelle mani sul viso e sul braccio, poteva quasi vedere gli occhi azzurri che penetravano nei suoi, come se rompesse la superficie dell'acqua dai profondissimi abissi di un lago nero ghiacciato. Sherlock seguì suo marito verso un ritorno al mondo.
"Bentornato", il dottore mormorò, trasferendo la mano dal mento di Sherlock al collo, strofinando delicatamente con il pollice in modo tale che Sherlock non avrebbe potuto fare a meno di calmarsi. Questa volta, tuttavia, era troppo importante. Sherlock non permise a se stesso di calmarsi.
Il detective avvolse le dita intorno al polso di John.  
"Non riesco a ricordare," disse, con voce rotta. Scoppiò in una risata aspra, “una fottuta memoria eidetica, e non riesco a ricordare nulla dopo Il Grande Disastro Delle Scarpe Da Ginnastica del 221B di Baker Street, la notte del 15 settembre dello scorso anno. "
"Come ..." John s’interruppe, incerto se volesse sapere.
 Sherlock gli lanciò uno sguardo fulminante e disse: "Hai una nuova cicatrice sulla mano destra. Proprio sopra il dito mignolo. Un pezzo di pelle è stato proprio tagliato via. E’ una piccola cicatrice particolare. Il modello è coerente con un movimento circolare. Il Rasoio di Occam [1] mi dice che stavi lavando i piatti e ti sei imbattuto in una tazza rotta. Deve aver sanguinato terribilmente. La cicatrice in sé è di circa tre mesi, e dato che non ho assolutamente alcun ricordo di questo evento, chiaramente è accaduto qualche tempo dopo l'ultima data registrata nella mia memoria. Che è settembre, e uno sguardo fuori dalla finestra mi dice che siamo a metà estate, il che porrebbe questo almeno nove mesi più tardi. Perché. Non .Me. L’hai. Detto ? "
"Perché potevo immaginare quanto bene l’avresti presa, Sherlock." John sospirò, passando le dita nel pasticcio di riccioli scuri di Sherlock, lisciando un pollice affettuosamente sopra il sopracciglio. Nessuno dei due si era ricordato della donna con la quale John era entrato nella stanza finché John improvvisamente tirò via le mani e fece un passo indietro. Un muro, non meno tangibile per la sua invisibilità, salì tra di loro.
L'amante, il marito, e l'amico furono messi dietro ad una tenda. Il capitano tornò nella sua scatola. Il Dottore era tutto ciò che rimaneva quando fece un altro passo indietro e chiese a Sherlock di raccontare, nel modo più dettagliato possibile, esattamente ciò che riusciva a ricordare.
*
 
            Il Grande Disastro Delle Scarpe Da Ginnastica del 221B di Baker Street (dal titolo alternativo:   Il giorno in cui mio marito mise una parte del corpo e tutte le mie scarpe in lavatrice e io quasi lo soffocai con un cuscino al 221B di Baker Street ) era stato uno dei pochi casi di lite domestica che erano effettivamente arrivati sul blog di John. Perché, secondo Molly, era adorabile, dolce e divertente.
            John lo ricordava come irritante, frustrante e fastidioso.  
Rincasato dal fare la spesa, le braccia cariche di generi alimentari, John aveva attraversato la porta del 221 di Baker Street.Mentre si dirigeva verso il suo appartamento, aveva notato un piuttosto inquietante  bum bum bum  proveniente dalla lavatrice a mezzo carico della signora Hudson.
            Un elettrodomestico mostruoso che richiedeva più riparazioni di quanto valeva (che di solito era John ad avere il compito di fare, insieme con il tenervi Sherlock lontano nel timore che il detective pazzo decidesse che aveva bisogno del tubo dell'acqua o dello sportello per qualche sorta di esperimento), ma quando funzionava poteva fare tutto il bucato della coppia in un solo lavaggio, e per John, questo la rendeva almeno tollerabile.  
Inoltre gli aveva insegnato un paio di cose su come riparare gli elettrodomestici. Mentre Sherlock era brillante a smontare le cose, era carente nel campo delle riparazioni domestiche. John aveva imparato a cavarsela con una chiave inglese e un rotolo di nastro adesivo all'inizio della loro relazione, per pura necessità.
            Abbandonata la spesa in cima alle scale, il dottore era tornato giù per indagare sul rumore. Uno sguardo gli aveva detto che Sherlock era finalmente riuscito ad annullare anche la meglio pianificata delle politiche “vietato toccare” di John.
            Conoscendo suo marito, e sapendo che nulla di ciò che Sherlock considerava un esperimento era fisicamente pericoloso o lasciava cicatrici emotive, John fermò la lavatrice per aprire lo sportello. L’acqua si riversò sul pavimento, non tanto quanto la lavatrice era a metà ciclo di centrifuga, ma abbastanza che la signora Hudson non ne sarebbe stata contenta.
            Che, John realizzò mezzo secondo più tardi mentre sbirciava dentro l’antro buio della bestia di metallo, sarebbe stata l'ultima delle sue lamentele. 
            Scarpe. Una mezza dozzina di paia di scarpe. Tutte di John, tutte bagnate, la maggior parte rovinate. Le sue scarpe da ginnastica, i suoi stivali da lavoro dati in dotazione dall’esercito, le sue scarpe da civile date in dotazione dall’esercito, i suoi vecchi tacchetti da rugby, anche i suoi sandali non sfuggirono alle grinfie di Sherlock. E proprio lì, all'epicentro di tutto, c’era una coscia umana, cucita insieme per trattenere il sangue e livida con enormi, violente contusioni.
            John vide rosso.
            Prendendo le scale due alla volta, il medico militare irruppe nell’appartamento e trovò l'oggetto della sua ira stravaccato sul divano nella sua solita posizione schiena-all’appartamento-dita congiunte, guardando svogliatamente il soffitto con due cerotti alla nicotina color carne nella parte interna del gomito sinistro.
            "John," Sherlock disse vivacemente, "bene, ho bisogno di prendere in prestito il telefono." Lui tese una mano, palmo verso l'alto, gli occhi chiusi in modo molto simile a come aveva fatto la prima notte in cui avevano (non ufficialmente) condiviso il 221B. Sherlock era, con tutta la sua scienza e genialità, non adattabile a cambiare. Mentre questo di solito inviava un picco di affetto stanco attraverso il cuore di John, a volte richiamava alcune sensazioni meno piacevoli nel medico.
            John fece un respiro profondo. Cercò molto duramente di rilassare la mascella.  Tu ami questo uomo,  ricordò a se stesso, lo ami, e tu lo sai, e la tua vita sarebbe peggiore senza di lui. Ergo, soffocandolo con il maledetto cuscino con la Union Jack sarebbe soddisfacente solo sul momento ... e la pulizia sarebbe un disastro.
            "Fottiti", fu la sua risposta perfettamente ragionevole e adulta. Allungò la mano e per dispetto strappò un cerotto dal braccio del suo amante. Avevano discusso di questo, dannazione. Quante volte dovevano parlare di questo maledetto argomento? Ignorando lo strillo di protesta di Sherlock, John accartocciò il cerotto e lo lasciò cadere nel cestino.
            "Che," chiese, la sua voce dal tono basso in un modo che presagiva una tremenda discussione in arrivo, "dannato, fottuto Cristo, è quell'anarchia che hai creato al piano di sotto?"
            "Oh, quello" il detective sbuffò come se l'intera noiosa conversazione fosse meno che degna d’attenzione, "Avevo bisogno di un ambiente controllato per testare modelli di lividi. Un alibi dipende da questo." Alzò la testa, improvvisamente interessato, "Hai portato la coscia? "
            "No, Sherlock, non ho portato la coscia. Non ho portato neanche la spesa che ho lasciato sul pianerottolo. Perché diavolo hai deciso di testare la tua teoria con le mie scarpe? "
            "Non essere stupido, John, le mie non sarebbero state adatte. Tu hai i piedi molto più piccoli. "
            John ci provò, ci provò davvero. Contò indietro a partire da dieci, prese respiri profondi, strinse e chiuse i pugni, ma la rabbia bruciava ancora nel suo ventre. Con rabbia, strappò per dispetto il secondo cerotto dal braccio di Sherlock.
            "Sherlock, amore, capisco che hai un caso. Capisco che, dopo 41 anni, non sei molto propenso a cambiare i tuoi metodi. Ti amo. Ma a volte ti voglio strangolare." Guardò in cagnesco il detective alto e ancora irrimediabilmente attraente, " Questo è uno di quei momenti. "
            Sherlock alzò gli occhi: "Ma John, il caso . L’alibi di un uomo. Il bene più grande. Tutte quelle stronzate delle quali blateri in continuazione. Non è questo il bene più grande? Causa ed effetto? Azione e conseguenze? "
            "Sì!" John gridò, "Azioni e conseguenze. Hai distrutto metà delle mie fottute calzature, e probabilmente la lavatrice della signora Hudson nell'arco di una sola serata. Per quanto sia distruttivo, questo è un fottuto risultato! "
            "John, penso a malapena… "
            "Oh, ho notato!"
            Gli occhi di Sherlock si strinsero pericolosamente, "Non essere infantile, John."
            John pensò davvero che potesse avere un colpo apoplettico a quelle parole.  Lui  non era quello che si stava comportando in modo infantile. Lui  non era quello che stava facendo piovere distruzione su poveri, indifesi, oggetti inanimati, e calzature.  Lui  era l'adulto in questa relazione!
            "Sherlock, vai al piano di sotto e prenditi da solo la tua dannata coscia. Mentre ci sei, ripulisci il maledetto casino e aggiusta la lavatrice della signora Hudson. So che puoi farlo, non c'è una cosa al mondo che non riesci a capire se ti viene dato un incentivo sufficiente. "
            Sherlock storse il naso, annoiato. «E quale sarebbe il mio incentivo? Sei stato tu quello che non ha potuto aspettare che la lavatrice semplicemente si fermasse. L'acqua sul pavimento - come evidenziato dai segni di spruzzi lungo i risvolti dei pantaloni – sta ad indicare che hai spalancato lo sportello… »
            John emise un suono, qualcosa di simile a un ringhio. Fottuto Sherlock Holmes, che lo faceva sentire stupido e inferiore mentre stava sdraiato sul divano con indosso solo una vestaglia di seta e pantaloni a righe del pigiama con uno sprezzante inarcamento delle sue sopracciglia. Dannatamente tipico.
            "Sherlock ..."
            "Pensavo che solo le donne fossero così emotivamente attaccate alla loro calzature. Forse questo è un termine improprio sociale… "
            John si avventò.
*
 
            La cosa si era risolta abbastanza felicemente, Sherlock ricordava. Con questo, voleva dire che John lo aveva inchiodato al divano e minacciato di non rifare mai,mai più quella cosa con i cubetti di ghiaccio se Sherlock non fosse andato al piano di sotto a sistemare il suo casino. Inutile dirlo, Sherlock aveva trovato la giusta motivazione.
            John non si era completamente calmato, però. Aveva fissato tristemente le sue scarpe da ginnastica preferite mentre Sherlock le cestinava. Per quel che ne sapeva Sherlock, le aveva regalate a John per Natale quell'anno; le sostitute che uscì a comprare quella sera. Ma non riusciva  a ricordare . Non riusciva a ricordare se John aveva avuto le scarpe da ginnastica, o se aveva proseguito con La Grande Sessualmente Frustrante Minaccia di Rifiutare Totalmente I Cubetti-di-Ghiaccio del 221B Baker Street. In qualche modo, ne dubitava.
            Alzando lo sguardo, vide John sorridere un po’ tristemente mentre ricordava lo stesso giorno che stava ricordando Sherlock. Col senno di poi, una giornata piuttosto normale per loro: una che si era conclusa con un lento, appassionato sesso, l'ultimo che Sherlock riusciva a ricordare. Se la memoria doveva andarsene, almeno lo faceva su una nota positiva.
            O così stava pensando John. Era fastidioso avere lo stupido sentimentalismo di John che non faceva altro che trasmettere nella sua mente come frequenze radio. Non si sarebbe mai aspettato di essere così accuratamente in sintonia con qualcuno tanto da poter davvero sentire i suoi pensieri nella sua testa. Ma poteva, ed era fastidioso.
            "Zitto", il detective borbottò, "avere la tua stupida voce nella mia testa è fonte di distrazione." Ciò nonostante, si sporse in avanti per quanto poteva e le costole avrebbero consentito e si accostò a John finché lo stomaco del dottore fu ottimamente posizionato in modo che Sherlock potesse riposare la fronte contro di essa. Era così dannatamente caldo, tutto quel calore che Sherlock aveva speso così tanto tempo a temere che avrebbe succhiato lontano da lui. John stava emettendo calore e luce e amore. Non importava quanto difficile o tempestoso o freddo il genio pazzo era, John era una fonte costante di tutto ciò che Sherlock non aveva mai saputo di aver bisogno.
            Per un momento brevissimo, John infilò le dita tra i riccioli scuri di Sherlock e sembrò stringere leggermente in una sorta di abbraccio cranio-sterno prima di spingerlo delicatamente indietro afferrandolo per le spalle.
            «Hai bisogno di riposare, Sherlock." Il dottore non lo guardava negli occhi. Guardava in basso a sinistra. Una bugia. Una bugia su cosa?
            "Io non sono stanco", il detective immediatamente protestò, cercando di crollare nuovamente in avanti su John.
            " Io ho bisogno di riposare, Sherlock. Sono stato per giorni a preoccuparmi per te. Ho intenzione di andare a casa e dormire un po’. Fare la doccia. Diavolo, mangiare un pasto che non proviene da una caffetteria dell'ospedale. Torno domani ".
            Si voltò verso la porta, il pugno intorno alla maniglia quando Sherlock improvvisamente si ricordò che non erano soli nella stanza. Si era semplicemente dimenticato della donna che aveva seguito John, senza curarsi minimamente di chi fosse al di là di una sensazione fugace di antipatia territoriale.
            "Aspetta," Sherlock chiamò dal suo letto. I suoi occhi in movimento che fissavano tutto mentre la sua mente correva tentando di comprendere i dati che acquisiva, "l'hai portata con te e non lei hai detto una parola. Avete discusso  fuori, ma è rimasta in silenzio durante la vostra allarmante breve visita. Non è chiaramente qui per vedere me, dato che non ho alcun interesse a parlare con lei, ma lei è venuta qui, specificatamente qui, per essere con te. Tutto il suo comportamento dimostra che è a disagio in questa situazione, ma non ha aspettato fuori, come se fosse preoccupata che lasciandoti da solo con me sarebbe in qualche modo dannoso per qualcosa nella sua vita. Indossa un anello di fidanzamento - uno piuttosto economico se è per questo. Non credo che il suo fidanzato si sia dato molto pensiero per esso, è troppo generico. Lui vuole il matrimonio, ma non ha particolare interesse nell’amore. Brutta rottura nella fase finale, forse un primo matrimonio fallito ... più probabile un divorzio in corso come dimostra la fretta con cui è stata fatta la proposta di fidanzamento. E ora lei è in piedi qui con te e sembra come se sperasse che il pavimento si aprisse e rivendicasse il suo ... ah ".
            "Sherlock", John avvertì in quella voce che usava quando cercava di convincere Sherlock a non andare oltre.
            "Non sprecare il fiato, John, è ovvio,." Sherlock si lasciò cadere il più gentilmente possibile sul letto,stando attento alle costole e fissando il soffitto. "Condoglianze, signorina." Aggiunse, come un ripensamento, e per amor di John.
            "Mi scusi?" Chiese la donna, leggermente stizzita. John le mise una mano sul braccio, un gesto che a Sherlock non piacque per niente.
            Roteando gli occhi, il detective le lanciò un’occhiataccia , "il suo fidanzato non è assente, è tornato da sua moglie. Onestamente, John, saresti davvero dovuto essere in grado di capire questo anche da solo. Chiaramente lui è ancora innamorato di lei. Hanno raggiunto un qualche tipo di riconciliazione. Permettetemi di affermare il dolorosamente ovvio, va bene? Smetta di frequentare uomini sposati. "
            La donna passò accanto John nel suo precipitarsi fuori dalla porta.  
"Era necessario, Sherlock?" La voce di John era bassa, Sherlock lo aveva deluso, ancora una volta.
            "Sì", il detective rispose, "lei è attratta dagli emotivamente non disponibili, e stava spostando quello sguardo su di te. Non mi piaceva ".
            "Devo andarle dietro", John disse, "Cercherò di tornare domani. Devo andare a vedere se Mary…"
            "Chi?"
            John sospirò, "La donna che hai appena insultato, Sherlock. Quella che era proprio qui. Mary Morstan, devo vedere se sta bene." Aprì la porta della camera dell'ospedale," Buonanotte, Sherlock. "
            E poi se n'era andato. 
 
 

Note dell’autrice:

"The Way We Were" dalla canzone omonima eseguita da Barbara Streisand
 
 

Note della traduttrice:

[1]  Copio la definizione da wiki:
Rasoio di Occam (Novacula Occami in latino) è il nome con cui viene contraddistinto un principio metodologico espresso nel XIV secolo dal filosofo e frate francescano inglese William of Ockham, noto in italiano come Guglielmo di Occam.
Tale principio, ritenuto alla base del pensiero scientifico moderno, nella sua forma più immediata suggerisce l'inutilità di formulare più ipotesi di quelle che siano strettamente necessarie per spiegare un dato fenomeno quando quelle iniziali siano sufficienti.
 

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Capitolo 4
*** Love Like Winter ***


Capitolo 4: Amore Come Inverno


C’erano volute poco più di cinque settimane perché Sherlock guarisse completamente. Era quasi sul punto di impazzire.
"Una settimana," ringhiò, "avevi detto una settimana. Avevi detto ”in osservazione”. Non avevi detto che stavi per lasciare che Mycroft mi tenesse prigioniero in questo maledetto ospedale fino a quando il mio cervello sarebbe marcito dal disuso ".
John alzò gli occhi e controllò i parametri vitali del detective. John aveva fatto visita a Sherlock ogni tanto nel corso del mese passato, offrendo prognosi sempre più felici e sembrando sempre meno felice a riguardo.
Sherlock era stato, come prevedibile, tutt'altro che inattivo. Lestrade, che fosse per amor di Sherlock, o come enorme favore a John, aveva mandato sms a Sherlock su ogni caso terribilmente ovvio che arrivava sulla scrivania dell’Ispettore. Sherlock aveva reagito con segni di fastidio e aveva ignorato il sorrisetto d’intesa di John con uno sbuffo che non-era-assolutamente-infantile.
Sherlock si prese un momento per studiare il suo amante, guardandolo davvero per la prima volta da giorni. C'erano cerchi scuri sotto gli occhi blu di John, lividi da una lunga notte passata a combattere con l’insonnia. I suoi capelli biondi erano incollati ad angoli strani, e i suoi vestiti erano leggermente sgualciti.
Notti insonni, ma non in ospedale. Vestiti puliti, ma sempre gli stessi. Dolci odori chimici del sapone sbagliato e  detersivo sbagliato. John non aveva cambiato saponi in dieci anni, perché..?
"Smettila, Sherlock." La voce morbida di John tagliò attraverso le sue deduzioni, disperdendole come un instabile castello di carte prima che Sherlock potesse trarre qualsiasi tipo di conclusione dai pezzi del puzzle di fronte a lui.
"Di fare cosa?" Il detective chiese automaticamente. Non è che Sherlock fingeva di essere stupido, è che amava terribilmente guardare John osservare indizi e fare deduzioni, cercando di esaminare Sherlock nello stesso modo in cui Sherlock esaminava lui. Pochissime persone al mondo avevano visto il detective senza vestiti, ma John era l'unico che l’avesse mai visto nudo. Sherlock amava assolutamente questo.
Il dottore sospirò, "No, Sherlock. Sai bene quello che stavi facendo e non sono in vena. Per rispondere alla tua domanda fatta a voce alta; Mycroft è il governo. Il governo ha detto, 'tenetelo lì finché le costole non guariscono’, 'e il Pronto Soccorso era quasi sul punto di litigare. "
"Infantile," Sherlock brontolò, "Quale buona ragione potrebbe eventualmente avere Mycroft per tenermi qui finché le costole non guariscono?"
John, accidenti a lui, sorprendentemente lanciò a Sherlock il suo sguardo dal marchio consolidato Non-posso-credere-alla-stupidità-che-è-appena uscita-dalla-tua-bocca  e disse: "Sherlock, cerca di ricordare a chi è che stai cercando di dire stronzate. Se ti avesse lasciato uscire con tre costole rotte, saresti tornato entro dodici ore con una di loro infilata nel polmone perché sei fisicamente incapace di stare fuori dai guai. "
Sherlock, reso momentaneamente senza parole, seguì John per la stanza con gli occhi. John indossava sbiaditi blue jeans scoloriti che avevano visto giorni migliori e una morbida t-shirt nera di cotone con il nome di qualche band americana dagli anni Settanta scarabocchiato sul davanti. Mentre guardava, il suo stomaco si strinse con la calda necessità che era cresciuta sotto il petto per settimane.
Dopo quell'incidente con  Mary  - Sherlock mise un odioso accento interno sul suo nome - John era stato distante con lui. Attento, ma non affettuoso, e stava facendo impazzire Sherlock.
Quando John si allungò verso un armadietto, una striscia di pelle balenò nello spazio tra camicia e jeans. Sherlock sentì un incandescente desiderio scorrere da qualche parte dietro il suo osso pelvico. Il suo intestino si contorse, e il suo battito cardiaco subì un’impennata verso una buona trentina di battiti al minuto.
In un istante, John era andato dallo stare in piedi accanto al letto, ad essere inchiodato al materasso. Sherlock lo teneva lì con una mano posata avidamente sotto l'orlo della camicia, a contatto con la pelle del suo girovita. Occhi azzurri incontrarono occhi azzurri un istante prima che il detective reclamò le labbra del medico in un bacio bruciante.
John si inarcò verso di esso, in modo istintivo, disperato e spontaneo per la prima volta da quando Sherlock si era svegliato in questo stupido,fottuto letto d’ospedale. Sherlock ricordò gli sguardi serrati, la distanza stanca, e i tocchi clinici che avevano lasciato Sherlock risentito, confuso e fortemente dolorante sotto le costole da qualcosa che aveva a che fare con la sua degenza in ospedale.
Colpì Sherlock come un pugno nello stomaco. La necessità, una forza dentro di lui che turbinava come un buco nero nel petto, spaventò l'uomo di solito imperturbabile con la sua intensità prepotente. Improvvisamente, la camera era troppo grande e troppo fredda, John era troppo lontano. Ogni parte di lui che non era a contatto con il dottore prudeva come un morso di gelo. Non riusciva a pensare ad altro che a John, nudo e sudato. Non gli importava chi avrebbe fottuto chi fintanto ché John avrebbe irradiato calore e sciolto il ghiaccio che si era improvvisamente formato nelle vene di Sherlock.
"John," era un ringhio, un lamento, un comando e un appello, tutto in una piccola sillaba grondante dalla lingua di Sherlock. Sentì la sua tenue capacità di controllo e la sanità mentale,ai quali si era aggrappato,scivolare via. Immaginò se stesso aprire John e strisciare dentro e arricciarsi in una palla stretta dietro le sue costole. Sarebbe vissuto sotto la supernova del cuore di John, così John non avrebbe mai potuto spingerlo via di nuovo.
Stava sprofondando sotto il ghiaccio. Il suo controllo era quasi scomparso, e il suo palazzo mentale veniva sepolto sotto una valanga, non poteva nemmeno avvertire in anticipo John di quello che stava accadendo.
I suoi occhi erano aperti, velati con il gelo. Notò vagamente come la mano sinistra – libera dal gesso da due settimane ormai – stava trattenendo il dottore sul materasso per una spalla nuda, anche se non riusciva a ricordare di aver spogliato l'uomo più piccolo della sua maglietta. Il corpo di John era una massa di muscoli tonici che fremevano sotto la sottile imbottitura di un corpo che non era più giovane come una volta, ma era tutt'altro che indesiderabile.  
L'altra mano, con le dita impacciate, stava tirando le corde della sua stupida veste ospedaliera. Era consapevole che la sua bocca veniva riempita con il labbro inferiore del suo compagno, il suo alito caldo un tocco fugace sulle sue labbra come una brezza estiva in pieno inverno. John stava cercando di parlare, di protestare come aveva protestato per un mese, e Sherlock non poteva stare a sentirlo.
La mano di John era come un marchio fresco sul suo fianco, mentre tirava e spingeva. Sherlock non capiva – non poteva capire – l'esitazione. Dio, stava scivolando, scivolando sotto il ghiaccio.
L'ultima volta che Sherlock era scivolato fino a questo punto era stato il risultato di due pessime settimane in cui lui e John si erano appena visti l’un l'altro. Sherlock era stato  irascibile e distaccato in ogni momento in cui i due erano stati insieme. Era stato in tarda primavera, ben oltre il tempo appropriato per il suo lungo cappotto e la sciarpa, ma ogni giorno aveva sentito un brivido strisciare più a fondo nel suo corpo.
Mentre giaceva sul divano, avvolto in una coperta che aveva il profumo confortante di sapone a base di erbe di John, il dottore era andato da lui e aveva messo una mano preoccupata sulla fronte del detective. Sherlock era stato improvvisamente e violentemente colto da malessere, in preda a quella che in privato ha chiamato la 'malattia di John.'
Tutto il suo corpo era diventato rigido sotto il tocco, la schiena si era inarcata e gli occhi si erano chiusi stretti, ciechi all’espressione stupita e preoccupata di John. Tutto ciò che era stato in grado di sentire era stato l’incredibile calore che era fluito dal tocco leggero di John direttamente nel cuore di Sherlock.
John era stato una stella in esplosione, che emetteva il calore che a Sherlock mancava, e il risultato era stata una delle più violente, dolorose, spericolate e maledette esperienze di sesso incredibile che entrambi gli uomini avessero mai sperimentato. Sherlock stava per congelare a morte senza di esso. Non gli importava quali lividi o segni di morsi o segni di graffi profondi di unghie lungo le braccia e il petto John gli avrebbe somministrato, Sherlock li voleva tutti.
"Sherlock, aspetta. Fermati " Le parole di John caddero su orecchie piene di acqua fredda, "Sherlock, per favore, non ho ab..abbastanza - ah - autocontrollo ... "
Sherlock non stava ascoltando. Egli stava gustando, congelando, bruciando, annaspando per aria che non voleva venire; rabbrividendo, diventando blu, scomparendo. Aveva smesso di essere Sherlock Holmes ed era diventato un fantasma che solo John poteva toccare.
Frequenza cardiaca: accelerata. Evidenti segnali fisici di eccitazione. Respirazione irregolare, schiena inarcata.
Conclusione: John vuole il sesso. In particolare, il sesso con me.
Reazione: eccitazione reattiva.
Preoccupazione: perché John sta cercando di fermarmi?
Sherlock sentì la resistenza di John scivolare un po’ quando le dita tozze del dottore scavarono nelle spalle di Sherlock e lo tirarono giù, duramente, catturando la sua bocca in un bacio feroce che lasciò Sherlock con le vertigini e dolorante e senza fiato. Amava John, lo amava così profondamente che era quasi troppo. Lo amava disperatamente e in modo distruttivo come mai visto prima.
John afferrò i fianchi di Sherlock e rigirò entrambi finché il detective venne bloccato sotto di lui, lo tenne fermo sul letto e s’inginocchiò con attenzione su di lui. Sherlock guardò negli occhi dilatati. L'espressione sul volto del suo amante lo tenne giù con tanta forza, che si sentì come se tutta l'aria fosse stata battuta fuori dai suoi polmoni.
John stava soffrendo. Sembrava come se il solo toccare Sherlock equivalesse ad essere preso a calci nel petto. Stava succedendo qualcosa, qualcosa di importante, e John non gliela stava dicendo .
"John. Cosa-"
Prima che potesse finire la sua domanda, il dottore era lontano da lui, fuori dal letto, e si asciugava furiosamente gli angoli degli occhi. John non era uno facile al pianto, John raramente aveva pianto. Ma eccolo lì, cercando di non lasciare che le gocce traditrici cadessero di fronte a Sherlock.
Sherlock, la sua pelle striata con venature blu, i suoi denti che battevano disperatamente, timidamente si sollevò e fece un cauto passo verso suo marito, torcendo nervosamente la fascia d'oro intorno al dito.
"John ...?"
"Zitto, Sherlock," il dottore espirò,  "Stai solo zitto per dieci secondi. Ho bisogno di ... io ... " grugnì e alzò le mani, gli occhi cerchiati di rosso, " Dieci anni, Sherlock. Dieci fottuti anni e di tutti loro vai a buttare via gli ultimi otto mesi! Vorrei poterli dimenticare, Sherlock, davvero. Hai la minima idea di cosa significhi portare questo peso da solo? Avere questa conoscenza e non essere neanche in grado di iniziare a spiegarti... Dio, tutto andava bene. Tutto stava cominciando ad andare bene. Io stavo cominciando a stare bene. Non estatico, no, ma abbastanza felice a modo mio. E ora questo! Solo, Gesù cazzo, Sherlock, non posso. Non puoi. Non è giusto! "
Il dottore tirò Sherlock a sé in uno stretto, forte abbraccio, i loro corpi rigidi l’uno contro l'altro. Il detective avvolse entrambe le braccia intorno alle spalle dell'uomo più piccolo, il viso sepolto nei capelli biondi.
"Ti amo", disse con voce roca, il respiro affannato, il cuore conficcato in gola, "Ti amo, John. Qualunque cosa sia, solo ... i pezzi non combaciano. " Si tirò indietro abbastanza per vedere il volto angosciato del suo amante e sorrise lievemente," La vittima è l'unico assassino logico in questo momento. Non dirmelo, lo capirò da solo. "
Tirò John lontano da sé e quasi perse il sussurro ovattato, "Spero di no". 

 

Note:

Titolo del capitolo "Love Like Winter", dall'omonima canzone degli AFI.

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Capitolo 5
*** The Memories That Haunt Us ***


Capitolo 5: I Ricordi Che Ci Perseguitano

 
 
 John l’avrebbe chiamato spiare. Diamine, Sherlock sapeva che lo era. Si fermò sul marciapiede; bavero del suo Belstaff alzato contro la pioggia ("così da sembrare figo", John aveva detto una volta) e li guardò mangiare la cena. Ingoiò l'amarezza e la bile che saliva in gola mentre osservava e deduceva, e cercò conforto amaro nell'unica cosa che aveva tralasciato.  
Stavano bene insieme. Con la pelle pallida e i riccioli d'oro di lei e gli occhi azzurri e le spalle forti di lui, sembravano veramente appartenere l’una all'altro. Sembravano una coppia in procinto di innamorarsi  follemente, sposarsi e sistemarsi in una vita normale con un lavoro e bambini e tutte le cose che le persone vere fanno nelle loro vere vite.  
Non era odioso?
Lei si protese oltre il tavolo del piccolo pub incredibilmente intimo dove stavano bevendo e gli toccò il braccio. Per un brevissimo secondo, il sorriso lasciò le labbra di lui e i suoi occhi diventarono ombrosi e distanti. Nel secondo dopo, era tutto passato e lui era vivace. Era incandescente. Si stava, a tutti gli effetti, innamorando.
E se le sue spalle erano leggermente tese e la sua mano teneva quella di lei non così saldamente come lei teneva quella di lui, sarebbe stato il loro piccolo segreto. Non l’avrebbe mai guardata con aperto stupore e chiamata "straordinaria" per la sua veloce e magnifica mente. Non avrebbe mai corso per le strade di Londra con lei, drogato di adrenalina che gli avrebbe fatto battere il cuore in gola. Non l’avrebbe mai baciata come se volesse assaggiare la sua anima. Non sarebbe mai, mai stato completamente suo.
E questo doveva essere sufficiente.
Ignorando il violento dolore nel petto, Sherlock se ne andò. 
 
 

Note dell’autrice:

Come promesso, ho scritto due capitoli dirompenti, quindi non preoccupatevi se la storia ha improvvisamente un capitolo più breve :).
Questo è solo un breve capitolo (imperdonabilmente breve) per organizzare l'enorme capitolo in arrivo. So che ho promesso un grande capitolo ed è in corso. 10 pagine scritte, molte di più in arrivo. Grazie per la pazienza, ragazzi, e spero che non vi deluderò.
 
 

Note della traduttrice:

I prossimi 3 capitoli sono piuttosto lunghi,quindi temo ci vorrà più tempo tra un aggiornamento e l’altro :( Cercherò di ritagliarmi qualche ora in più da dedicare alla traduzione,ma spero mi perdonerete se i prossimi aggiornamenti non saranno molto frequenti,vi assicuro che farò del mio meglio per cercare di aggiornare in tempi ragionevoli. Grazie per la pazienza,al prossimo capitolo :)
 

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Capitolo 6
*** Better Off Forgotten ***


Note della traduttrice:

 
Visto che il capitolo precedente era fin troppo breve,ho fatto i salti mortali per riuscire a tradurre questo capitolo nel minor tempo possibile XD E non è stato affatto facile,ci sono alcune frasi che non sono sicura di aver pienamente compreso,ho passato ore a cercare una traduzione adeguata e ho fatto del mio meglio per mantenere il senso delle frasi,ma non sono sicura di aver tradotto tutto in modo perfettamente corretto. Se per caso trovate delle frasi che sono state tradotte in modo totalmente diverso dal vero significato,segnalate pure,io mi sono scervellata per tradurre quanto più fedelmente possibile,ma la mia conoscenza dell’inglese è limitata e potrei aver capito male qualcosa,in tal caso mi scuso e mi cospargo il capo di cenere XD Il prossimo capitolo,il settimo, è quello fin ora più lungo di tutta la fan fiction (circa 13 pagine,questo era di “sole” 8 pagine XD ),quindi vi prego nuovamente di essere pazienti,come al solito farò del mio meglio per pubblicare in tempi brevi ma non posso promettere nulla,dipenderà da quanto tempo libero riuscirò a ritagliarmi nei prossimi giorni. Non mi resta che augurarvi buona lettura e al prossimo capitolo :)
 

 

 

Capitolo 6: Sarebbe Stato Meglio Se Avessi Dimenticato


 
            Si svegliò al ronzio persistente di un cellulare nelle vicinanze. La testa gli doleva, la sua bocca si sentiva come se fosse stata riempita con batuffoli di cotone durante la notte, e il suo stomaco brontolava in maniera più insistente del solito. Gli ultimi viticci argentei di sonno si aggrapparono al suo subconscio, lasciando una sensazione di malcontento nel suo basso ventre.
            I dettagli erano istantanee sfocate di pensiero, John, un pub, una bionda ... tutti scorci di immagini che non avevano alcun senso per il detective. Erano i sentimenti che risvegliarono in lui, gelosia e una dolorosa sensazione di rimpianto, che ardevano come carboni nei recessi più oscuri della sua memoria temporaneamente scheggiata.
            Odiava questo. Voleva tornare a Baker Street, nel suo letto e con il suo dannato marito. Voleva che le cose tornassero alla normalità, senza vuoto di memoria, senza John che lo spingeva via e senza un’ insignificante donna bionda che si insinuava nel suo subconscio e sorrideva al suo John in un modo che lo faceva sentire come se nel suo petto si fosse formato il ghiaccio.
            Quando girò il collo indolenzito verso la fonte del ronzio, emise un gemito e si lasciò drammaticamente cadere nuovamente nella posizione addormentata. "Vattene".
            "Sherlock", suo fratello maggiore sospirò: "non fare il bambino."
            Mycroft Holmes era seduto sulla sedia di solito occupata da John con il suo caratteristico ombrello a riposo sul braccio e una tazza di tè in equilibrio sul ginocchio. Il suo abito era nero, impeccabile, e costava più dell’affitto del 221B.Sherlock selvaggiamente sperò che la tazza si rovesciasse sui suoi pantaloni perfettamente piegati.  
            "Che cosa stai facendo qui, Mycroft? Non hai una guerra da iniziare? Cittadini da spiare? "Guardò il panciotto del maggiore degli Holmes," una torta da mangiare? "
            Sicuramente, Mycroft aveva preso circa sette chili da quando Sherlock poteva ricordare di averlo visto l’ultima volta. Il che, si rese conto in ritardo e con non poca frustrazione, era stato più di un anno prima. Egli maledisse dal profondo degli inferi la sua memoria che faceva cilecca e si sedette con uno sbuffo drammatico.
            "Dov'è John?" Chiese, chiarendo senza mezzi termini che Mycroft non era colui che voleva vedere.
            "Il Dottor Watson…"
            "Davvero?"
            Il volto del maggiore degli Holmes assunse un'espressione tirata, "Cosa?"
            "E’ tuo cognato da quasi sette anni e ancora ti riferisci a lui con titoli e in modo formale?" L'ultima volta che Sherlock poteva ricordare in cui Mycroft e John erano stati insieme, i due erano stati molto amichevoli l’un l'altro. Totalmente in confidenza, e Sherlock ora si stava chiedendo perché c'era un sottile strato di brina nel tono di Mycroft quando parlava dell’amante di Sherlock.
            Mycroft guardò Sherlock per un lungo e penetrante momento prima che le sue sopracciglia si alzassero e la sua espressione tirata si trasformasse in una leggermente sorpresa, "Buon Dio, veramente non riesci a ricordare, vero? "
            "No", disse il detective con infinita amarezza, "perché non mi illumini."
            Mycroft, sette virgola due chili in più rispetto all’ultimo ricordo. Sottili capelli grigi sulle tempie. Lievi occhiaie e occhi leggermente iniettati di sangue da troppo poco sonno. Piccolissimo arrossamento della pelle graffiata sulla mascella dovuto a una rasatura affrettata. Notti insonni. Linee di preoccupazione tra le sopracciglia. Rigidità nel collo per aver dormito sulle sedie.
            Sherlock sentì le viscere rimestare a disagio mentre considerava il fatto molto inquietante che Mycroft era davvero e apertamente preoccupato per lui. Si sentiva come se avesse di nuovo dieci anni, nascosto nell'armadio di suo fratello maggiore cercando di soffocare i suoni dei suoi genitori che litigavano al piano di sotto.
            Sherlock realizzò per la prima volta da quando si era svegliato, che lo scorso mese e qualcosa era stato il più lungo che avesse mai trascorso in un ospedale non a causa di abuso di droga. Mycroft non era venuto a fargli visita quelle due volte durante la sua giovinezza in cui aveva infilato un ago nel braccio e pregato un cielo senza Dio che morisse e finisse tutto. Il maggiore degli Holmes aveva semplicemente saldato la fattura, si era tenuto alla larga dalle cartelle cliniche, aveva tenuto lui fuori dalla prigione e per il resto aveva fatto finta che questo non fosse mai accaduto.
            "Sherlock ..." Mycroft prese un lento, profondo respiro e inclinò la testa verso il soffitto, la sua voce più bassa e più stanca di quanto il detective si sarebbe aspettato: "Ho parlato con il tuo neurologo e la perdita della memoria a breve termine molto probabilmente non è permanente. Tuttavia la tua preoccupante capacità di 'eliminare' i ricordi a caso e su richiesta rende difficile esserne sicuri. Dovresti incontrarlo questo pomeriggio, prima che tu venga dimesso dall'ospedale. "
            Sembrava come se avesse voluto dire di più, ma si era trattenuto. In qualsiasi altro momento, Sherlock si sarebbe convinto che fosse una mossa deliberata per pungolare la sua curiosità e costringerlo a chiedere a Mycroft maggiori informazioni. Era ancora mezzo convinto che quello fosse il caso, Mycroft era un manipolatore e aveva il comando assoluto di ognuna delle sue strutture. Se stava mostrando emozioni non c'era alcun dubbio che fosse perché lui voleva che fossero viste.
            Ma Sherlock conosceva suo fratello quasi come Mycroft conosceva lui. I ragazzi Holmes non erano sempre stati impegnati in una rivalità inutile e Sherlock non l’aveva sempre visto come un pericoloso, prepotente carceriere. Il fatto era che c'era stato un momento nella vita di Sherlock in cui lui non aveva amato e ammirato nessuno più di colui che sedeva accanto al suo letto d'ospedale e che deliberatamente negava i pezzi chiave dell’intricato puzzle della memoria crepata di Sherlock.
 
*
 
            "Sherlock, vuoi sentire questa storia o no?" Mycroft sospirò, tirando il fratello indietro da qualunque oscuro angolo della mente verso il quale il ragazzino si era allontanato. Sherlock aveva dieci anni ed era a letto con il raffreddore una settimana prima di Natale, stava andando fuori di testa con la noia e stava trascinando con lui tutti gli altri nella casa. Mycroft, diciassettenne e in vacanza dalla scuola era seduto al suo capezzale e gli stava leggendo i misteri di Agatha Christie.  
            "E’ stato il dottore", disse Sherlock con il tipo di disprezzo che solo un bambino di dieci anni poteva mostrare. Mycroft diede uno sguardo di rimprovero al lato della testa di suo fratello, incorniciato da riccioli neri selvaggi, e chiuse la copertina di L'assassinio di Roger Akroyd con uno scatto udibile.
            "Hai barato", Mycroft accusò, non realmente arrabbiato con suo fratello, ma sentendosi come se Sherlock dovesse almeno cercare di capire perché una persona potrebbe obiettare al fatto di  essere tormentata per un'ora per leggere una storia solo per essere informata quindici pagine dopo che lui aveva già dedotto il finale.
            Non che fosse stato terribilmente difficile. Agatha Christie era probabilmente la migliore scrittrice di gialli del ventesimo secolo, ma non era all’altezza dei ragazzi Holmes. Sherlock amava sentire il suo fratellone dire cose del genere, perché lo faceva sentire, per un brevissimo istante, come se le sue capacità fossero una sorta di legame speciale tra di loro e non semplicemente la fonte della costante alienazione del ragazzino dai capelli corvini e degli occasionali abusi da parte di suoi coetanei.  
            La loro madre non aveva mai proferito parola sui colletti strappati e le macchie d'erba che liberamente ornavano l’uniforme del figlio più giovane almeno due volte a settimana. L’avrebbe semplicemente passata alla cameriera per lavarla e rammendarla o buttare via tutto e ordinarne una nuova. Amava i suoi figli, ma era una donna inglese dell'alta borghesia, con le sue priorità saldamente bloccate all’Epoca Vittoriana. Sembrava pensare che fingendo che tutto andasse bene lo avrebbe reso tale.
             Mycroft venne interrotto dai suoni delle voci che aumentarono di volume al piano di sotto. Stavano litigando di nuovo e il padre si era concesso troppo whisky per curarsi se l'intera famiglia potesse sentirlo attraverso gli spessi pannelli di legno. La testa di Sherlock s’inclinò con eccessiva curiosità mentre i suoi occhi mettevano a fuoco, totalmente concentrato. Non importava quanto duramente Mycroft cercava di proteggerlo, il ragazzo era troppo intelligente e troppo attento perché ciò potesse giovargli. Il padre e la mamma in salotto al piano di sotto, il tintinnio aggressivo di spesse bottiglie di cristallo come whisky e gin venivano versati in un bicchiere.
            Ci sono posti per i ragazzi come lui, il padre aveva detto.
            Noi non lo mandiamo via. Non mi interessa quello che ha detto il dottore.
            Un ospedale specializzato sarebbe molto più adatto a trattare con le sue ... anomalie. Il padre aveva sempre un modo accurato di scegliere le parole, il bastardo.
            Non stiamo mandando Sherlock in un manicomio, Arthur. La mamma sembrava come se non sapesse se essere inorridita o arrabbiata.
            Non possiamo gestirlo, Esther! Non sta bene con la testa, trascorre tutto il suo tempo fluttuando nel suo dannato "palazzo mentale", quando non è troppo occupato a "dedurre" quali dei miei colleghi di lavoro stanno avendo relazioni illecite! E’ un freak.
            Sul suo letto, Sherlock s’immobilizzò. I suoi occhi dalle sfumature curiosamente nocciola divennero lucidi e un ragazzo più debole avrebbe pianto. Ma Sherlock non era un ragazzo debole e Mycroft poté quasi individuare il momento esatto in cui il suo fratellino aveva fatto un passo fuori dalla propria coscienza e si era allontanato per la sicurezza della sua mente.
            A volte, il maggiore dei ragazzi Holmes avrebbe voluto prendere la mano del suo fratellino e andare con lui.
            "Freak" era una parola che Mycroft non aveva mai permesso a nessuno di usare intorno a Sherlock, ma non poteva vegliare su di lui tutto il tempo. Era l'insulto con il quale Sherlock stava diventando più familiare, sicuramente. Neanche l'occasionale "psicopatico", con tutte le sue implicazioni oscure,aveva mai ferito Sherlock tanto profondamente come quella semplice parola.
            Mycroft non avrebbe mai perdonato il loro padre per lo sguardo sul volto del suo fratellino in quel momento.
            Il momento in cui Sherlock ci aveva creduto.
 
*
            Mycroft sembrò percepire il momento esatto in cui Sherlock tornò alla realtà perché smise di scuotere le sue spalle e urlare il suo nome. Quel ricordo, quell'orribile ultimo Natale prima che Mycroft andasse all’Università e il padre li abbandonasse, lasciando la mamma col cuore infranto e da sola ad occuparsi di due ragazzi che sono cresciuti uno emotivamente ritardato e l’altro manipolativo e prepotente.
            Gli occhi di Sherlock erano spalancati mentre cercavano quelli di suo fratello. "Ti ..." Lottò con le parole: "Ti ricordi ... Agatha Christie?"
            Era affascinante guardare il sangue lasciare il viso rotondo e stagionato di Mycroft. Lui alzò il suo tè dimenticato con le mani non tremanti, nonostante la tensione nei suoi polsi, e prese un piccolo sorso della bevanda tiepida.
            "Pensavo che avessi eliminato quel particolare ricordo, Sherlock." La sua voce era troppo uniforme, troppo calma. E' stato affascinante per Sherlock vedere tutte le diverse piccole emozioni che si susseguirono lungo la faccia di suo fratello. Una ferita vecchia di trent’anni rattoppata con un cerotto che Sherlock aveva appena selvaggiamente strappato via. C'era rabbia nelle rughe accanto ai suoi occhi, preoccupazione nelle pieghe intorno alla sua bocca, c’era affetto protettivo nel modo in cui guardò Sherlock e risentimento nel modo in cui distolse lo sguardo.
            Era stata colpa sua se il padre se n’era andato. Mycroft non l’aveva mai detto e l’avrebbe brutalmente negato con chiunque l’avesse detto. Ma Sherlock non era mai stato stupido, non era mai stato uno che non osservava e non era mai stato cieco. Se Sherlock fosse stato normale, se fosse stato in grado di celare le sue anomalie, come aveva fatto Mycroft, allora il padre non li avrebbe lasciati.
            Era solo un altro argomento della lunga lista di cose delle quali i ragazzi Holmes non parlavano.
            La significativa tensione nella stanza venne interrotta dall'arrivo di un’infermiera. Altezza media, corporatura media, di media intelligenza e di medio fascino. Per Sherlock non avrebbe potuto essere più ordinaria. Il suo camice era sgualcito, le scarpe consumate e i capelli tirati in una disordinata coda di cavallo.
            "Buon giorno", disse, e poi i suoi occhi trovarono quelli di Sherlock, "Scusate l'interruzione, ma il Dottor Reardon la sta aspettando in Neurologia. Vuole esaminare la sua situazione prima di darle l’autorizzazione per essere dimesso oggi ".
            Sherlock aveva reso chiaro che non gli importava, ma uno sguardo da Mycroft gli disse che le sue opzioni erano praticamente inesistenti. Con un sospiro assolutamente esasperato, lasciò che lo scortassero su una sedia a rotelle (completamente inutile) e lo portassero verso l'ala di Neurologia dell'ospedale.
             Il Dottor Reardon era un uomo più giovane di Sherlock di soli cinque anni o poco più, con capelli leggermente castani e occhi castani. I suoi avambracci in forma, abbronzati e tonici - maniche di camicia arrotolate fino al gomito, leggera linea di abbronzatura sulla mano destra da un orologio da polso che al momento non veniva indossato. Nessuna linea di abbronzatura da qualsiasi anello nuziale:. Celibe - suggerivano che era un accanito estimatore di attività all’aperto. Se Sherlock dovesse indovinare, direbbe rock-climbing per via dei tenui calli sulle dita e i bordi frastagliati delle unghie che conservavano vaghe tracce di gesso da presa.
            "Mr. Holmes, "disse il dottore,esibendo un sorriso smagliante e prendendo la mano di Sherlock nella sua,"Vorrei che le circostanze fossero diverse, ma è bello conoscerla. Ho seguito il suo sito web per anni. Ho scritto la mia tesi di laurea specialistica sulla Scienza della Deduzione. Mi sarebbe piaciuto mettermi in contatto con lei per questo, ma i suoi casi avevano la precedenza. "Non c'era nessuna amarezza nel modo in cui lo disse, solo ammirazione. Sherlock, di solito, non si fidava di nessuno che fosse più lusinghiero che sprezzante riguardo alle sue capacità.
A meno che non fosse John, la cui assenza era come un prurito nella parte posteriore della gola del detective, fastidioso e fonte di distrazione. Che cosa poteva essere più importante che essere con Sherlock il giorno in cui usciva dall'ospedale? Più probabilmente, Mycroft aveva fatto valere il diritto di precedenza verso Sherlock in qualche modo nefasto e subdolo. Non sarebbe stato difficile per il maggiore degli Holmes sommergere John di inutile lavoro d’ospedale solo per aprire una finestra di opportunità per se stesso.
            Sentendosi rassicurato nel dare la colpa a Mycroft, Sherlock rivolse la sua attenzione al Dr. Reardon mentre il neurologo appuntava le lastre dei risultati della risonanza magnetica di Sherlock sulla tavola luminosa sul muro. Sherlock si ritrovò a chiedersi quale fosse il nome effettivo col quale venivano chiamate tali lavagne. Non era pertinente, non era particolarmente importante, ma si ricordò di una volta in cui John le aveva chiamate "tavole luminose", e non aveva mai pensato di chiedergli se questo era il loro nome ufficiale.
            E poi Sherlock si rese conto che la sua mente, la sua mente ,aveva vagato. "Io," Sherlock si strofinò le tempie palpitanti, "Io non riesco a concentrarmi." Si sentiva come se gli fosse stata somministrata la melatonina.
            Mycroft sembrava sorpreso, ma il Dottor Reardon non sembrava preoccupato, "la mancanza di concentrazione era prevedibile. Sherlock, il tuo cervello è stato danneggiato. Sta ancora cercando di guarire se stesso e non potrà lavorare del tutto a capacità ottimale." La cosa incredibile, Sherlock pensò, era che questo deficiente pensava davvero che questo fosse confortante.
            Indicò la "tavola luminosa" e disse, "Sulla base dei risultati della risonanza magnetica, il tessuto neurale complessivo è a posto. La perdita di memoria potrebbe essere psicosomatica, basata su un trauma emotivo piuttosto che quello fisico. Ho la netta sensazione che alcuni dei peggiori ricordi di quest’ultimo anno le torneranno prima di quanto chiunque vorrebbe. "La sua espressione divenne, se possibile, ancora più comprensiva," Inoltre, Mycroft qui mi ha informato che ci sono alcuni aspetti della sua storia medica dei quali lei preferisce evitare di discutere. In questo caso, non ho altra scelta. "
            Ah, naturalmente. Sherlock roteò gli occhi, si lasciò cadere sulla sedia a rotelle e guardò in cagnesco come un adolescente petulante. Naturalmente. Quello.
            "A causa della sua... capacità ", aveva scelto la parola con cura," di cancellare selettivamente i ricordi, non c'è modo di dire quanto dei diciotto mesi mancanti è il risultato dell'incidente e quanto potrebbe dipendere dalla sua volontà . "
            "Nulla." Sherlock rispose semplicemente. Sherlock cancellava solo i ricordi che erano irrilevanti. Lui non cancellava John.
            Reardon guardò da Sherlock a Mycroft e si schiarì la gola goffamente, "giusto, bene ... giusto. Ok. A causa della natura della sua Sindrome di Asperger ", rivolse uno sguardo di scusa agli occhi fiammeggianti di Sherlock, "Non sappiamo ancora come questo potrebbe influenzare la sua mente. Non si tratta solo dei suoi ricordi che sono stati eliminati dal loro posto, signor Holmes. Ha già notato che la sua concentrazione e la capacità di attenzione sono state colpite, e nonostante sia convinto che tali problemi siano temporanei, non posso ancora valutare quanto sia esteso il danno. "
            "Questo lo influenzerà fisicamente?" Mycroft se ne uscì con una domanda che Sherlock trovò del tutto superflua data la consapevolezza che il suo cervello era danneggiato .
            "Per la maggior parte, escludendo le ferite, la sua salute è buona. Farebbe bene a mangiare qualcosa di tanto in tanto." Questo era stato detto così apertamente, che John ne sarebbe stato orgoglioso, "ma per il resto, lui è il ritratto della salute. Potrebbe avere capogiri e vertigini. Avrà mal di testa, ma non sarà invalido. Probabilmente non dovrebbe stancarsi correndo sui tetti per alcuni mesi. "
            Come se Mycroft l’avrebbe permesso. Sherlock si ricordò di quando era stato male da bambino, suo fratello per poco non l’aveva legato al letto e versato la zuppa giù per la gola con un imbuto. Un uomo con una lesione cerebrale, un dottore per marito e un fratello maggiore con tutte le risorse del governo britannico non avrebbe avuto molto divertimento in un prossimo futuro.
           
            Era quasi mezzogiorno quando gli ultimi documenti per essere dimesso erano stati firmati e Mycroft aveva passato il cellulare a Sherlock. L'auto nera a servizio di Mycroft si stava dirigendo lentamente verso Baker Street e Sherlock stava andando fuori di testa. Dove diavolo era John? Perché non aveva mandato sms o chiamato o inviato dei dannati piccioni viaggiatori?
            Aveva saputo che Mycroft voleva vederlo, John glielo aveva ripetuto in modo piuttosto estenuante. Sherlock aveva odiato stare con il fratello maggiore sorprendentemente meno di quanto avesse previsto, ma questo non giustificava l'ex medico dell'esercito per il fatto  di essersene andato completamente.
            Mrs. Hudson li accolse sulla porta, “Sherlock!” Tirò l’uomo molto più giovane in un abbraccio," Così felice di vederti di nuovo in piedi, caro. "
            Sherlock ricambiò l’abbraccio, dolce e affettuoso in un modo in cui non era mai stato con un'altra donna in tutta la sua vita. Sua madre non aveva mai avuto il posto nel suo cuore che aveva riservato alla signora Hudson e aveva impiegato anni per ammetterlo.
            Anni, e John.  Sherlock si staccò delicatamente dall’abbraccio e diede uno sguardo alle scale che conducevano al suo appartamento. Sembrava strano, tornare a casa. C’erano dei graffi sul lato sinistro del terzo scalino che non ricordava e un graffio nel muro di circa due metri e mezzo sopra il quinto scalino che non riusciva a rammentare. Era frustrante.
            John chiaramente non era in casa, non c'erano suoni provenienti da dietro la porta chiusa del 221B. Sherlock era irritato anche per questo. Se John non fosse tornato presto a casa da lui, Sherlock avrebbe avuto con lui una lite tale che neanche quelle con le macchinette per il pagamento con le carte di credito avrebbero mai potuto eguagliare.
            Con questo pensiero, salì le scale a balzi ... o balzando tanto quanto un uomo con una lesione cerebrale poteva fare ... e con una leggera spinta aprì la porta del suo appartamento. 


 

Note dell’autrice:

Mi dispiace che ci sia voluto così tanto tempo, ma il lavoro e la scuola e la vita e il mio vero libro si sono messi in mezzo. Sto continuando a scrivere questo, anche se gli aggiornamenti non possono davvero essere programmati in questo momento. Ma mi impegno a cercare maggiormente di dare a voi meravigliosi lettori aggiornamenti più veloci.
 

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Capitolo 7
*** No Getting Over You ***


Capitolo 7: Non Riesco A Dimenticarti



 
Fu come entrare in casa di uno sconosciuto.

Sherlock si fermò sulla soglia e fissò il salotto che era solo tecnicamente quello che ricordava. Sembrava come se fosse tornato di nuovo dalla morte. Le sue cose erano tecnicamente nei posti giusti, ma c'era qualcosa di sbagliato ... qualcosa che mancava.

Andò, su gambe traballanti, verso la sua poltrona preferita, e fece cadere il cuscino con la Union Jack mentre si sedeva. La sua attrezzatura scientifica era ancora sul tavolo della cucina. I suoi libri erano ancora sugli scaffali e sparsi per la stanza. C'era un po' di polvere sui mobili e c'era un odore in cucina come se un esperimento fosse stato lasciato incustodito e nessuno avesse ripulito.

Strano, né Mrs. Hudson né John avevano mai ascoltato Sherlock quando aveva detto loro di non toccare i suoi esperimenti.

John.

John non era stato a casa da un po’.

 Il suo laptop - sparito. I suoi libri preferiti sulla mensola - scomparsi. Tazza preferita - Né nel lavandino, né nella credenza. Portafoto dal valore sentimentale che Molly aveva dato loro come regalo di nozze - scomparso dalla mensola in salotto.

La seconda camera da letto al terzo piano era diventata da tempo un deposito per le cose che avevano accumulato durante la loro vita insieme. Le scatole sparse, intatte, al loro posto in tutta la stanza.

Sherlock si trovò in difficoltà. La sua vita era il pensiero deduttivo. Il ragionamento cognitivo. Era dal caso di Baskerville che Sherlock non si ritrovava a giungere ad una conclusione alla quale non riusciva a dare un senso.
John non viveva più a Baker Street.

Vagamente, il detective si rese conto che il suo nome venne pronunciato a voce molto bassa. Mycroft non se n’era andato, era rimasto fermo e tranquillo mentre il suo fratellino faceva le sue deduzioni.

Improvvisamente, una dozzina di piccoli spunti e indizi s’incastrarono al loro posto, l'immagine iniziò a prendere forma, e Sherlock non voleva vedere.

Parole - lettere raggruppate insieme senza senso fino a quando venne loro assegnato un significato - uscirono dalle labbra del detective e rimasero sospese in aria come un muro attraverso il quale non riusciva a respirare.

"Mi ha lasciato."

***

John era ansioso. Ansioso non rendeva l’idea. John si sentiva come se la sua pelle fosse tutto ciò che gli impediva di volare in mille direzioni diverse e le sue dita prudevano con lo sforzo di non controllare il cellulare ogni 30 secondi.

Sherlock veniva dimesso dall'ospedale quel giorno. Sarebbe tornato al 221B e avrebbe scoperto, immediatamente, tutte le cose che John gli aveva nascosto. E si sarebbe chiesto perché John gliele aveva nascoste. E John, sinceramente, non aveva una buona risposta. Non aveva pianificato di mentire al suo ex. Non aveva pianificato nemmeno di tornare in ospedale. Ma quella prima notte, quando Sherlock lo aveva guardato, e lo aveva toccato, e aveva dormito disteso sul suo petto, aveva lasciato John così scosso che il medico dell’esercito semplicemente non riuscì a stare lontano.

Sherlock lo amava di nuovo. La scoperta aveva quasi gettato John Watson in ginocchio. Aveva pensato che Sherlock avesse cambiato idea, si fosse rimangiato le cose che aveva detto e avesse voluto rimettere a posto la loro vita, con loro due - insieme contro il resto del mondo .

Quando Sherlock aveva rivelato che gli mancavano diciotto mesi della sua memoria (Sherlock aveva stimato nove mesi, e John non lo aveva corretto) il cuore del dottore si era spezzato di nuovo.

Sherlock non lo amava di nuovo , aveva solo dimenticato che avesse mai smesso. Non era la stessa cosa. Quando avrebbe riacquistato la memoria, non avrebbe sopportato di avere John intorno. Tale consapevolezza era un dolore costante sotto le costole, una fascia d’acciaio intorno al suo cuore che si stringeva ogni volta che quegli occhi blu-verdi cercavano i suoi da un lato all’altro della sua stanza d'ospedale.

Una mano sul suo ginocchio lo tirò fuori dai suoi pensieri. Mary lo stava guardando con un'espressione d’intesa e comprensiva. John arrangiò un sorriso teso e la sua mano coprì quella di lei.

Smetta di frequentare uomini sposati Sherlock le aveva detto con il suo disprezzo brevettato. Non gli era mai piaciuta Mary, anche quando era solo un’amica e collega di chirurgia dove John lavorava. Era una segretaria che Sarah aveva assunto per gestire il drastico aumento di pazienti che avevano avuto da quando John era accidentalmente diventato una piccola celebrità come blogger di Sherlock Holmes. Sarah ne era stata entusiasta.

John era stato vagamente consapevole del suo interesse due anni fa, quando aveva iniziato a lavorare lì. Aveva riconosciuto il suo interesse, era stato lusingato dalle attenzioni di una bella donna, ma non aveva ricambiato il sentimento in alcun modo. Era ridicolmente felice, innamorato, e si era sistemato con Sherlock.

Non era stato fino a dopo ...

La famiglia di Mary era stata infinitamente comprensiva nei primi giorni della loro relazione in erba. Lo aveva accolto nella loro famiglia, avevano ritagliato uno spazio nella loro vita per inserirci lui.

E se quegli angoli non si allineavano esattamente, se c’era una crepa nelle sue fondamenta o una spaccatura nella sua corazza, dove la triste realtà dell’uomo John Watson traspariva sotto la vernice dell’uomo che stava cercando di essere, non lasciarono mai capire che l’avevano visto.

Parte di quel delicato equilibrio era il pranzo settimanale di Mary e John con gli amici di lei.

 Che era esattamente quello che la coppia stava facendo al momento, seduta a un tavolo in un piccolo caffè elegante a ovest di Londra. Le persone che condividevano la loro tavola erano quelle che Mary conosceva da anni e avevano in qualche modo inglobato lui nelle minuzie della loro vita sociale; amici di chiesa (John non c’era mai andato prima d’ora), compagni di Università, e colleghi dai precedenti lavori.

Erano il genere di persone normali e rispettabili con le quali John si sarebbe visto interagire solo se la sua vita si fosse improvvisamente trasformata in una commedia romantica. Tre medici, un avvocato, un paio di banchieri e una donna che Mary conosceva fin dalla scuola elementare e che sembrava pensare che essere incinta fosse un traguardo in piena regola.

Sherlock aveva ragione su questo, le donne incinte erano compiaciute .

Mary lo aveva presentato come un ex Capitano dell'esercito e medico generico. In un mondo dove era stato collega-amico-amante-marito-blogger-dottore di Sherlock Holmes, era quasi insolito essere introdotto solo come Dr. John Watson, Capitano. Lo avevano accettato, avevano ritagliato un posto nella loro cerchia sociale per lui, ed erano stati incredibilmente di mentalità aperta quando la sua precedente relazione era venuta alla ribalta, grazie all’incredibile cattivo tempismo da parte di Sherlock.

Queste persone erano normali, sicure, borghesi ,e felice di vedere Londra attraverso negozi e ristoranti e la storia e la cultura e non come il campo di battaglia che John aveva imparato a conoscere. Erano soddisfatti.

Dio, erano noiosi .

"Oh, non mi vuoi neanche lontanamente vicino a te. Non mi vuoi neanche lontanamente vicino a te. Cancella i tuoi fottuti ricordi di me dalla tua vita. " Il ritornello di Us Or Them dei The Cure suonò sul grembo di John. Era la suoneria che aveva assegnato a Sherlock in un impeto di rabbia e si adattava così bene che non l’aveva più cambiata. Sapeva che non avrebbe mai avuto il coraggio di eliminarlo del tutto, ma sospettava che Mary non avrebbe apprezzato se fosse stata Love Song la canzone che segnalava l’ex del suo fidanzato.

John praticamente saltò dalla sedia, quasi rovesciando una birra su Sheryl (la donna incinta – Damigella d’Onore di Mary).

"John?" La voce di Mary era preoccupata, ma il suo sguardo era di avvertimento. Sicuramente avrebbero parlato di questo più avanti. John sospirò, non sapeva come dirle delle condizioni di Sherlock senza darle un’idea sbagliata. Lei doveva presumere che lui avrebbe usato la mancanza di memoria del detective come un mezzo per sistemare il suo precedente matrimonio e questo non era assolutamente il caso. Era stata così amorevole, così gentile, e lui le doveva più di questo. Lui le doveva il suo cuore. Lei aveva guadagnato il suo amore.

Con una scusa mormorata e un "torno subito" si scusò e rispose alla chiamata di Sherlock.

***

Sherlock s’imbatté nel cranio sulla mensola del caminetto e fissò le orbite vuote. Non vide nulla. Vide tutto. 

Teschio; minerale Hydroxylapatite - Ca 10 (PO 4 ) 6 (OH) 2.

Era lettere e numeri ed equazioni chimiche sotto sette strati di pelle pallida e se lui si fosse sezionato…  

C738H1166N812O203S2Fe.

Mycroft gli consigliò di respirare…

O2. Polmoni, funzione del cervello, inspirare, espirare, dentrofuoridentrofuoridentro. Iperventilazione.

Il 221B s’inclinò, il detective si fermò davanti al camino con l’osso sbiadito fra le mani e l'equazione chimica per il crepacuore della quale non conosceva i numeri. Come si faceva a quantificare il peso che si era stabilito dietro i suoi polmoni, schiacciando sullo spazio dove sapeva che risiedeva il suo cuore, nonostante la sensazione di un buco nero che si apriva sotto lo sterno?

John lo aveva lasciato. John lo aveva lasciato.

Il cranio era nella sua mano, la porta scorrevole in vetro della cucina ( una tazza di tè ... Sherlock, siamo senza latte ... Sai, potresti fare la spesa una volta ogni tanto... Gesù cazzo, Sherlock, perché ci sono due mani sinistre nel cassetto della frutta? ... Cazzo, Sh-Cristo, non posso credere che ci accingiamo a fare questo su questo tavolo. Se finiamo col prendere qualche orribile malattia mangia-carne -. ngh, no, non fermarti cazzo! Dio, amore ...)

CRASH

Il cranio volò attraverso la porta e atterrò con un soddisfacente schianto sul pavimento della cucina, mentre la porta si dissolveva in una cascata di vetri rotti.

Sherlock girò la fede nuziale intorno al dito. Sentì il raschiare delle lettere sulla morbida piega sotto la nocca.

"Sherlock ..." Mycroft per metà cercò di calmarlo e per metà lo rimproverò. Sherlock poteva sentirlo nella sua testa; non si devono rovinare bellissime porte di vetro. Avere una lieve tregua dovuta al fatto di avere il cuore strappato fuori dal petto. Non era una meraviglia? Egli ne aveva davvero uno. Che cosa aveva fatto? Che cosa aveva infine fatto per aver fatto andare via John? Cosa era stato troppo per il dottore sempre paziente? Non potevano vivere l’uno senza l'altro, perché John ancora non lo sapeva?

"Vattene, Mycroft." Non c'era veleno. Nessun disprezzo brevettato. "Vai".

Suo fratello maggiore, dopo diversi secondi per ponderare se Sherlock stesse per buttarsi o meno giù da un palazzo per davvero, ovviamente, annuì rigidamente e se ne andò senza dire una parola.

Senza dubbio era fuori a dire alla signora Hudson di mantenere una più stretta vigilanza sul genio ribelle.

           
Per l'osservatore casuale, sarebbe sembrato che Sherlock Holmes stesse arrancando intorno al suo appartamento, con lo sguardo fisso ai pezzi del mobile e allo spazio vuoto nella parete. Quello non era il caso.

Il Palazzo Mentale di Sherlock non era una struttura fissa. Era più come un concetto fluido di spazio e materia al quale poteva fare riferimento al fine di navigare il turbolento funzionamento interno della propria mente.

In questo particolare momento, il Palazzo Mentale di Sherlock aveva la forma e le dimensioni esatte del 221B.

Ovunque guardasse, c'era un ricordo. Girò intorno alla cucina, incurante del vetro rotto che scricchiolava sotto le sue scarpe, mentre guardava John fare infinite tazze di tè e se stesso lavorare su esperimenti e quella volta, quando Sherlock aveva detto qualcosa di sprezzante e John - in un’incredibile ostentazione di vendetta meschina – aveva rovesciato molti dei suoi campioni sul pavimento. Sherlock si era vendicato tirando fuori le restanti interiora di una rana e facendole casualmente cadere nel tè di John. Sherlock aveva pensato che avrebbero litigato, ma il suo amante lo aveva sorpreso. John aveva riso, lo aveva chiamato un idiota e lo aveva attirato a letto.

Nel soggiorno, Sherlock si ritrovò spulciando tra le minuzie e atterrò su un ricordo. Una scena si svolgeva davanti ai suoi occhi come un teatro fantasma e la guardò con lo stesso amaro divertimento che aveva provato in quel momento.

Erano sul divano, nudi sotto uno dei piumoni di John mentre il fuoco scoppiettava attraverso la stanza. Era un po' dopo mezzogiorno in una giornata invernale e il sole gettava luce grigia attraverso le pareti. John era accoccolato contro di lui in uno spazio stretto, gambe abbandonate sulle sue mentre si strofinava in un ritmo lento e pigro che li avrebbe portati entrambi a un dolce culmine. Era senza fretta e amorevole.

Sherlock ricordò la sensazione di quelle forti dita callose che scivolarono lungo il percorso della sua spina dorsale, sul suo culo e strinsero una coscia pallida. Aveva baciato le labbra e il collo del detective e aveva rivendicato la sua clavicola con amorevoli piccoli morsi mentre sussurrava parole come perfetto, e brillante , e ti amo così fottutamente tanto, Sherlock.

E Sherlock poteva ancora sentire l'orgasmo che si stava costruendo lentamente alla base della spina dorsale, il modo in cui aveva piagnucolato nei capelli di John e il modo in cui il momento era stata totalmente frantumato quando Lestrade era balzato nella stanza senza preoccuparsi di bussare.

"Oh mio Dio!" Il commissario aveva abbaiato, chiudendo gli occhi e barcollando indietro come se provasse dolore fisico. John aveva fatto un fallito tentativo di allontanarsi da Sherlock, ma il detective lo aveva subito trattenuto, mormorando nel suo orecchio che l'uomo l’avrebbe scoperto alla fine e John non avrebbe reso la situazione meno imbarazzante sventolando un'erezione che precedentemente stava scivolando lungo il fianco nudo di Sherlock.

"Questo", disse John fermamente, "è il motivo per cui i campanelli sono stati inventati." Si sistemò contro Sherlock in modo tale da sembrare che si stessero facendo coccole innocue come se non fossero stati nudi come vermi.

"Non mi sarei mai davvero aspettato di trovarvi a scopare." Lestrade rispose aspramente, le orecchie di un rosa fiammeggiante.

"Be', è quasi certamente una menzogna," Sherlock ribatté: "Chi ha vinto la scommessa, allora?"

La scommessa era andata avanti quasi da quando John e Sherlock avevano iniziato a vivere insieme. Chiunque avesse vinto stava per riscuotere una bella somma di denaro.

Lestrade tossì in un debole tentativo di soffocare una risata.

"No," Sherlock ringhiò, "Non racconterai a nessuno di quello in cui ti sei appena imbattuto." Non avrebbe lasciato che il suo rapporto giovasse a Anderson in alcun modo. Lo spiegò a Lestrade. "Non ti aiuterò mai più con un altro caso, Greg. "

L'ispettore lo derise, "Mi piacerebbe molto vedere quanto tempo durerebbe la cosa." Sapeva bene che Sherlock avrebbe supplicato per un caso entro una settimana.

"Qualsiasi altro giorno." Sherlock era serio.

"Bene," Lestrade cedette, "Dirò di avervi scoperti domani." L'uomo sembrava incredibilmente a disagio ma teneva duro piuttosto bene per qualcuno che non desiderava altro che uscire dall’appartamento e macinare sale stradale [1] negli occhi per grattare via le immagini dei suoi due colleghi che lo facevano. Che era completamente ridicolo, perché non era come se non sapesse di Donovan e Anderson.

"Bene," John disse; il suo petto mostrava una bella tonalità di rosso mortificazione, "magnifico, eccellente. Ora puoi per favore uscire così posso vestirmi? "

"Giusto!" Disse Lestrade, "Ho un caso che volevo ... mi limiterò a darvi ... Solo ... Sarò a Scotland Yard quando sarete ... pronti." Lui praticamente inciampò sui suoi mocassini nella fretta di uscire dalla porta.

"Vestirti?" Chiese Sherlock, strofinando il naso nel collo di John e avvolgendo lunghe dita sopra la sporgenza dell’osso della sua anca.

John aveva riso, "Ucciso un po’ l'umore, amore. Inoltre, il lavoro chiama."

Aveva sempre saputo quanto fossero importanti i casi per Sherlock ed era più che disposto a farsi da parte e lasciare che il detective desse la priorità ad essi piuttosto che a loro due. Ma il caso di Lestrade era appena un tre - Sherlock sapeva queste cose dopo tanti anni con l'ispettore - e anche se lui e il lavoro non avrebbero mai divorziato, Sherlock aveva bisogno di far sapere a John che non si considerava più sposato con esso. Si considerava sposato con John. Anche due anni prima che lo rendessero ufficiale, John era l'unico amante che voleva.

Non erano arrivati a Scotland Yard fino a quasi tre ore più tardi.  

 
Dall'altra parte della stanza, in un altro ricordo, una deludente versione meno nuda del dottore e del detective stava avendo una discussione.

"Abbiamo fottutamente parlato di questo! "John urlò, gettando le mani in aria.

"No, non l'abbiamo fatto." Sherlock ringhiò: «Tu ne hai parlato. Sapevi quanto siano importanti questi risultati, perché non puoi solo… »

"…Solo, cosa, lasciarti bere mezza oncia [2] di formaldeide diluita al venti percento quando è risaputo che anche la metà di essa può uccidere un essere umano adulto?"

"Io sono un chimico, John. So quello che sto facendo."

"Sei un idiota, Sherlock, e non ho intenzione di guardarti suicidarti per dimostrare che sei intelligente."

"No," Sherlock sbuffò, "un idiota potrebbe pensare che farei affidamento sui dati di qualcun altro anziché sui miei. Questo è il mio lavoro, John, questi sono i rischi. L' unico settore in cui non posso permetterti di rallentarmi." Prese la bottiglia di CH2O e fece per marciare oltre il suo amante in un chiaro licenziamento.

Sherlock, guardando indietro, poté vedere esattamente dove era stato l'errore. Aveva dimenticato, nel suo avanzare a grandi passi, che John era molto probabilmente la persona più terrificante che Sherlock avesse mai incontrato. Con Sherlock era maglioni sgraziati e tè e baci morbidi alla sua clavicola e cibo cinese da asporto. Per gli altri era un medico che una volta era stato un guerriero. Per le persone che facevano arrabbiare John Watson lui era un metro e 68 centimetri di nervi d'acciaio e pugni di ferro. Ma per le persone che cercavano di ferire Sherlock, era il dolore e forse la morte. Anche se quella persona era l'uomo stesso.
John afferrò il compagno per il gomito e quasi lo sbatté contro la mensola dei libri, inchiodandolo con un avambraccio al petto. La soluzione venne strappata dalla sua mano e lanciata con un rumoroso schianto nel camino. Erano stati fortunati che la legna non fosse accesa, altrimenti i fumi avrebbero potuto davvero ucciderli.

«Se mai riproverai a fare questa stronzata, ti colpirò per farti perdere i sensi e poi chiamerò Mycroft. Non pensare neanche per un secondo che non lo farò. E non mi importa se mi lasci per questo. Perché non ho firmato per stare qui a guardarti mentre ti suicidi. Non di nuovo." Parlava sommessamente, la sua voce mortalmente calma senza mai vacillare, "Mai più. Ho già dato per quanto riguarda il guardarti morire, Sherlock. Ricordalo. "

Sherlock poté ricordare di aver pensato che non era mai stato più innamorato di John come in quel momento.

 
I ricordi invasero ogni senso, ma erano tutti vecchi ricordi. Non ce n’era nessuno che Sherlock potesse collocare oltre i diciotto mesi prima del suo incidente. Rovesciò una pila di posta e lo sguardo gli cadde su una busta.

Sherlock non aveva bisogno di aprirla per sapere che erano i documenti per finalizzare il divorzio. Quindi ... Lui e John erano ancora tecnicamente sposati. Portavano la data di diverse settimane prima che si fosse svegliato in ospedale. John doveva averli fatti recapitare al 221B tramite il suo mediatore. Avevano già gli intricati scarabocchi da dottore in tutti i punti appropriati.

John aveva davvero messo la firma su qualcosa che avrebbe reso Sherlock non-suo, e questo era semplicemente inaccettabile. Sherlock sentì disprezzo assoluto sgorgare in lui, il tipo che di solito era riservato solo a Mycroft e ad Anderson, quando uno di loro faceva qualcosa di particolarmente fastidioso. Non era disprezzo verso John quanto verso la cosa stupida che John aveva pensato di fare.

Sherlock decise, nel modo in cui Sherlock decideva quasi tutto, che tutta questa cosa del divorzio era solo un’idiozia. John lo amava, la prova era incontrovertibile e penetrava in ogni fessura del 221B. L'uomo aveva trascorso dieci anni con parti del corpo e fori di proiettile e veleno a scopo ricreativo. Dopo dieci anni, quali adattamenti c'erano rimasti da fare? Se John e Sherlock non erano diventati annoiati o risentiti l’uno con l’altro fino ad allora, per quale motivo avrebbero dovuto diventarlo in seguito?

Con questo, Sherlock raccolse il fascio di documenti legali e prontamente si sbarazzò di loro. L'idea di non essere sposato con John era repellente, e decise di non pensarci più. Non si preoccupò dell’apparente volontà di suo marito di firmare la fine della loro relazione. John si era sbagliato, una delle tante cose che Sherlock aveva dovuto imparare a trascurare nel loro lungo rapporto.

Prese il cellulare e compose il numero che lo avrebbe collegato al suo idiota preferito.
"Sherlock?" Voce: esitante. Prevede rabbia. Movimenti agitati, si è trascinato in un luogo più appartato rispetto a dove era stato. Un pub…no. Un ristorante

"Tu non c'eri", dichiarò Sherlock senza preamboli. "Sono stato lasciato alle dubbie cure di Mycroft."

"Io-" un colpo di tosse, «ho pensato che non saresti stato troppo entusiasta di avermi intorno, una volta arrivato ​​a casa."

"Vuoi dire perché hai fatto richiesta di divorzio e te ne sei andato e hai lasciato che fosse il mio orribile fratello a dirmelo?"

Ci fu una pausa pesante, "Suppongo che essere tornato nell’appartamento non abbia rinfrescato la tua memoria in alcun modo, allora." Le parole erano amare, morse e sputate di nuovo al detective con un acido che parlava di una ferita ancora lontana dal guarire. Sherlock trasalì.

"Cosa intendi?" Sherlock premette, bisognoso delle risposte che si annidavano appena fuori della sua portata. Aveva bisogno di sapere cos’era successo per far sì che John lo avesse lasciato.

Un altro sospiro. Stanco, logorato, era il sospiro che aveva seguito la scia di mille litigi e che diceva sono troppo stanco e troppo punto sul vivo per continuare a litigare con te, Sherlock. Ti lascerò credere di aver vinto. Ma poiché ogni linea del mio volto dice a te e al tuo imponente intelletto del cazzo che non sto davvero bene, non ricaverai alcun piacere dalla mia resa. Quel sospiro era manipolativo, nel modo in cui solo gli uomini terribilmente onesti potevano essere manipolativi. "Possiamo non farlo adesso, Sherlock? Devo tornare ... cercherò di chiamarti più tardi. "

Sherlock si stizzì al licenziamento. La sua vita poteva aver preso un’inaspettata e ridicola piega a causa della sua memoria, ma John era ancora sposato con lui. "Che si fotta la chiamata," disse, "Vieni a casa."

"Sherlock ..."

"Vieni a casa , John." Non si fece scrupoli ad usare quella voce che non mancava mai di fondere il suo amante in una pozza di condiscendenza (in camera da letto o fuori di esso). Era la voce da Non sono davvero dispiaciuto di aver messo una mano mozzata e un telefono cellulare insieme nel forno a microonde, ma io devo fingere contrizione e tu devi farmi il tè. Perché tu sei perfetto e mi ami nonostante la mia follia. Era più apertamente e deliberatamente manipolativa di quella di John, ma Sherlock non si faceva scrupoli a manipolare suo marito.

"Passerò verso le 7:00 , se posso." L’enfasi sulle ultime due parole doveva far capire a Sherlock che John non lo considerava più la sua maggiore priorità, ma ogni istante del tempo passato insieme in ospedale aveva pre-confutato questo. Sherlock coraggiosamente ignorò il fatto. "Devo proprio andare."

"Alle sette, allora. Sii consapevole di avere più di un anno di spiegazioni da dare, e poi possiamo discutere di come risolvere questo tremendo casino ".

John riattaccò senza una risposta.

Sherlock trascorse i successivi minuti ripulendo il vetro frantumato dalla sua precedente (scatto d’ira) perdita di calma e rimise il cranio sulla mensola del caminetto. Schiaffò un cerotto alla nicotina sul braccio (le infermiere non potevano essere minacciate o convinte a lasciarglieli usare e la perdita era stata come un costante bruciore sotto la pelle) e considerò che la partenza di John

Mihalasciatomihalasciatomihalasciato

aveva riacceso la storia d'amore di Sherlock con il vizio di fumare le sigarette una dietro l’altra. I suoi polmoni probabilmente sembravano pozzi di catrame e John avrebbe insistito su un altro noioso screening per il cancro. Al suo dottore non era mai piaciuto il fumo, aveva tollerato i cerotti, perché - oltre ad aumentare la pressione sanguigna del detective verso nuove e sempre più pericolose altezze, gli effetti collaterali negativi erano pochi.

Che non era necessariamente quello che John avrebbe detto quando tornava a casa per trovare suo marito sdraiato sul letto con una fila di cerotti su un braccio e un luccichio di sudore freddo sulla fronte, mentre il suo cuore batteva un selvaggio e discontinuo colpo sotto le costole.

Sherlock desiderava un altro cerotto, ma la fragilità del suo matrimonio lo tenne relativamente sobrio. Si accasciò sulla poltrona, infilò i piedi sotto di sé e cercò (senza alcun successo) di dirigere i suoi pensieri agitati lontano da quelli di John Watson.

L'appartamento sembrava in condizioni peggiori del solito. Non che la loro casa fosse necessariamente un disastro, insieme riuscivano a tenerla sotto controllo, ma Sherlock ferito era il tipo di animale che non si preoccupava di mettere in ordine, a quanto pare. Aveva chiaramente vietato a Mrs. Hudson qualsiasi tipo di pulizia e uno sguardo al divano gli disse che veniva usato a mo’ di letto.

Sherlock non aveva bisogno di guardare la sua camera da letto per sapere che non dormiva più lì. Sentimenti. John probabilmente sarebbe stupito dal palese gesto del detective. Forse questo migliorerebbe le cose, forse quando John sarebbe entrato, Sherlock avrebbe guidato il suo dottore per l'appartamento e gli avrebbe indicato ogni segno, ogni taglio e graffio e livido sul cuore di Sherlock associato ai mobili e John lo avrebbe perdonato per qualunque cosa avesse fatto per far andare via John.

Quattro ore, tre cerotti, due vere sigarette e una partita al Sudoku mentale più tardi, suonò il campanello. Mrs. Hudson rispose. Chiacchierarono molto brevemente. Lui salì le scale. Camminò con timidi passi. Girò la maniglia. Esitò. Aprì la porta.

Sherlock si rilassò. John aveva sempre attraversato la porta come se fosse la prima volta, non si fidava mai del tutto di ciò che avrebbe potuto trovare dall’altra parte – quale pazzo esperimento Sherlock poteva stare facendo. Sherlock ricordò ogni singolo passo-maniglia-pausa-gira-spingi.
 

Ehi, amore . "Ciao, Sherlock."
Bene, sei a casa. Hai gettato via il cartone di uova? "John".
Quello pieno di cadaveri di ragno in decomposizione? Sì, non apparteneva alla dispensa alimentare. "Mi hai chiesto di venire, ed eccomi qui."
Era un esperimento! "Sì, ehm ... sì."
No, era traumatizzante. Onestamente, se non vuoi che le cose vengano cestinate, etichettale. «Volevi parlare, Sherlock?"
Bene. Ordiniamo cinese? "Sembra che dovremmo."
Spostati, amore. "Ci siamo lasciati. Non c'è molto da dire. "
Le tue mani sono fredde. Sì, esattamente. Metti le mani congelate sotto la camicia. "Come?"
Posso pensare ad usi migliori per la tua bocca del sarcasmo in questo momento, Sherlock. "La gente lo fa e basta, a volte."
Beh, tu sei un uomo intelligente, John. "Non mi basta."

 
John sospirò pesantemente, si strofinò le mani sul viso e tra i capelli biondo-grigi. Sherlock l’osservò mentre si guardava intorno per l'appartamento, dedusse i suoi pensieri. John stava pensando che Sherlock era stato semplicemente troppo pigro per prendersi cura di se stesso dopo che John era andato via. Egli non aveva notato i nuovi avvallamenti e le scanalature nella pelle del divano, che indicavano la nuova sistemazione di Sherlock per dormire. Sherlock osservò come gli occhi di lui guizzarono timidamente sopra la porta della loro camera da letto, lui non voleva pensare alle lunghe notti che avevano trascorso dietro quella porta, imparando la meccanica dell’altro.

"Sarebbe d'aiuto se dicessi che mi dispiace?" Chiese, alzandosi dalla poltrona e spostandosi nello spazio personale di John.

«Non proprio», rispose il dottore, la sua voce rude. Sherlock prese una delle sue mani e John non si ritrasse. Avvolse le sue lunghe dita pallide intorno a quelle corte e callose e disse: "Sei venuto da me in ospedale. Ti sei preso cura di me, anche se non ero il tuo paziente e non eri obbligato. Tu mi ami, mi hai sempre amato. E nonostante… tutto, mi ami ancora. "
John tirò via la mano e si allontanò da Sherlock. La sua postura era chiusa, sulla difensiva. Non voleva che Sherlock lo toccasse, ma Sherlock aveva bisogno di toccare. Toccare e tenere e curare e mantenere, perché Sherlock era possessivo e ossessivo e irragionevole e non rispettava i confini.
"Amarti-" John parlò con voce bassa e dura, " amarti non è mai stato il problema, Sherlock. "

"Non era abbastanza per impedirti di andartene, però, no?" Non voleva farlo suonare così terribilmente amaro. Ma il dolore era diventato troppo profondo per restare calmo. Era troppo, perdere John era impossibile.

"Io ..."

"Mi dispiace, John. Per qualunque cosa abbia detto o fatto per indurti a lasciarmi, mi dispiace. Non volevo e me lo rimangio e ti amo ". Mise una mano su entrambi i lati del viso del dottore e lo tirò a sé per un bacio. "Ti amo," Lo baciò finché John finalmente aprì la bocca con un singhiozzo esausto e ricambiò il bacio. Passò le dita tra i morbidi capelli biondo-grigi e mise le mani intorno a quell’amato collo e tirò il corpo più piccolo verso il suo-

"Non ti ho lasciato." Sussurrò contro il suo collo.

Sherlock si tirò indietro, "Cosa?"

John tossì, "Io non ti ho lasciato, Sherlock."

Certo che l’aveva fatto. La prova dell’appartamento era indiscutibile. John non abitava più lì. Ergo, John lo aveva lasciato. Ergo, Sherlock aveva fatto o detto qualcosa che aveva fatto arrabbiare John tanto da lasciarlo. Ergo, le scuse e poi il perdono, e poi il sesso e poi si riportavano le cose di John nel luogo a cui appartengono. Sherlock aveva pianificato tutto. Tutto dovrebbe essere risolto e tornato in ordine per mezzogiorno del giorno successivo.

"Certo che l’hai fatto. Ma mi dispiace per averti fatto arrabbiare e ti perdono per avermi lasciato e da quando ho gettato via quei stupidi documenti per il divorzio… »

"Tu cosa ? "

"Cestinati. Distrutti. Smaltiti. Eliminati. Erano ridicoli. Non ho idea di chi di noi due pensasse che sarebbe stato divertente, ma in realtà non lo era. "

John si staccò completamente e si voltò verso il cestino. "Oh, non essere stupido, John. Non li ho buttati nella spazzatura." Sherlock sorrise, "li ho bruciati. Sembrava più poetico. Ho pensato che ti sarebbe piaciuto il tocco. "

"Non l’hai fatto." Il tono di John non suggeriva che fosse felice che i documenti incriminati non facessero più parte dell'equazione.

"Beh, naturalmente l'ho fatto. Riesci a immaginare cosa sarebbe accaduto se qualcuno li avesse presentati sul serio? Avremmo divorziato." Scrollò le spalle, "stanno meglio bruciati. Fidati. "

John sembrò assolutamente livido. Fece diversi passi molto ponderati per allontanarsi dal detective e poi prese diversi respiri molto profondi. «Quelli non erano uno scherzo, grandissimo bastardo. Quelli erano veri. Stiamo davvero divorziando. Davvero non siamo più una coppia. Non avevi il cazzo di diritto di bruciare quei documenti ".
"Perché?" Sherlock s’infuriò a sua volta, "Ho detto che mi dispiace. Non ho idea di quello che ho fatto per farti andare via, ma mi dispiace. Allora perché-"

Non ti ho fottutamente lasciato, Sherlock! "
 
"Beh, certo che l’hai fatto! I tuoi vestiti e i libri sono scomparsi. La tua tazza da tè preferita è scomparsa. Il tuo computer portatile e i film e quella brutta cornice dal valore sentimentale sono scomparsi. Te ne sei andato! "

"Mi hai fottutamente cacciato, Sherlock!" Stavano urlando e sembrò così terribilmente familiare. La rabbia, il dolore, la consapevolezza di quanto si amavano ma non sapevano come superare la rabbia e migliorare le cose. Tutto ciò fece girare la testa di Sherlock con un déjà vu.

"E' impossibile!"

"No.", disse John, "Non lo è. Tu mi hai detto di andarmene. Tu volevi la separazione e tu hai chiesto il divorzio. Solo perché non puoi ricordare che hai smesso di amarmi non vuol dire che lo fai ancora . "

"John ..."

"No, Sherlock. Tu hai lasciato me . "

 
 

Note dell’autrice:

Titolo basato su "Getting Over You" dei The Used. Mi piace la canzone e ho pensato che fosse adatta (inoltre non riuscivo a pensare a un maledetto titolo per questo capitolo: P)
Per aggiornamenti, Johnlocking e generale 'ità, consultare il mio Tumblr: http://viciousink3.tumblr.com/
Poiché ho finito questo alle 2:35 del mattino, e ho deciso che proprio non potevo aspettare, questo capitolo non è betato e tutti gli errori sono dovuti alla mia “pessimitudine”.
 
 

Note della traduttrice:

[1] Il sale stradale è un tipo di sale che viene gettato sulle strade in genere quando nevica, per evitare che i veicoli slittino. E’ diverso nella composizione dal sale da cucina ed è un tipo di sale grosso,per questo Lestrade dovrebbe macinarlo per gettarselo negli occhi XD

[2] Un’oncia,in UK,equivale a 28,4 ml (negli USA a 29,57 ml), ma mi sembrava brutto tradurlo con “lasciarti bere 14,2 ml di…”, John sicuramente non ha misurato la quantità al millilitro :) Quindi ho lasciato “oncia”,che è più generico e mi sembrava più appropriato ;)
 

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Capitolo 8
*** This Is Not the First Time, and It Won't Be the Last, That My Heart Is Failing ***


Ed eccoci giunti all’ultimo capitolo uscito fin ora,adesso non resta che aspettare i prossimi aggiornamenti da parte dell’autrice,sperando arrivino presto :) Intanto ringrazio tutti coloro che stanno leggendo questa storia,anche se non l’ho scritta io mi fa piacere condividere una storia che mi piace e che mi sto impegnando a tradurre :) Arrivederci al prossimo capitolo :)


 

Capitolo 8: Questa Non E’ La Prima Volta, E Non Sarà L'Ultima, Che Il Mio Cuore Si Sta Spezzando



 
             John aveva proposto il matrimonio in una mattina d'estate, proprio mentre i primi raggi di sole facevano capolino attraverso le tende della camera da letto e gettavano un caldo bagliore sulla pelle d'alabastro di Sherlock. Erano distesi aggrovigliati nelle lenzuola, l'emozione di un caso risolto e una tenera notte li aveva lasciati esausti e appagati nella santità del loro letto.
            «Hai considerato di chiedermelo per mesi, John." Sherlock aveva detto. «Che cosa ti ha fatto decidere di farlo, infine?"
            «Lo dici come se avrei potuto non farlo."
            Sherlock aveva scrollato le spalle: «Avresti potuto non farlo."
            "Volevo farlo. Lo sto, infatti, facendo adesso. "
            «Inoltre hai considerato che sarei potuto essere inorridito dall'idea di un tale noioso rituale."
            John non aveva potuto negarlo. Aveva avuto paura che Sherlock avrebbe rigettato completamente la sua idea del matrimonio. L’aveva detto un migliaio di volte; i matrimoni non erano sua area, non aveva alcun interesse per le cose stupide.
            "Hai considerato di portarmi in un ristorante e chiedermelo durante la cena. Hai poi respinto l'idea in base alla mia generale preferenza per ristoranti economici. Hai considerato di portarmi dov’è situata la mia tomba e poi hai respinto l’idea in base al fatto che è troppo morboso per entrambi per essere di nostro gradimento. Hai inoltre considerato… »
            «Sì, e in tutti questi scenari, alla fine mi ha dato una risposta."
            Sherlock finalmente aveva aperto gli occhi e gli occhi azzurri incontrarono gli occhi color nocciola nella luminescenza del sole nascente, "In tutti gli scenari, ho detto 'no'. Ti ho rifiutato. E hai pensato che questo avrebbe rovinato l’intero nostro rapporto se avesse portato alla luce che tu volevi sposarmi e io non ero interessato. Pensi che avrebbe indicato uno squilibrio di considerazione. Che avrebbe in qualche modo significato che ti amo meno di quanto tu mi ami. E questo ti ha impedito di chiedermelo per almeno tre mesi. Quindi chiedo di nuovo, cosa è cambiato? "
            "Niente," John aveva ammesso, "ma ho capito che ho bisogno di sentirlo di persona se il rifiuto rovinoso è nel mio futuro".
            "Idiota." Sherlock si allungò verso il comodino e aprì il cassetto. Da esso tirò fuori una scatola di velluto blu e la gettò sul petto del suo compagno. "Mi sono reso conto, quando sei venuto a casa la prima notte in cui hai considerato questo, che stavi per avere alcune stupide idee sbagliate che avrebbero trascinato la cosa il più a lungo possibile."
            Si girò e si mise in ginocchio, il lenzuolo cadde lasciandolo nudo e a suo agio con se stesso. Prese l'anello dalla scatola e lo tirò delicatamente sulla mano di John finché il dottore l’assecondò e si lasciò guidare in esso.
            "John, è stato del tutto stupido da parte tua rimandare questo." Il detective lo rimproverò, "Se tu avessi avuto anche solo un briciolo di potere d'osservazione, avresti saputo che siamo stati sposati dal giorno in cui ci siamo incontrati. Come hai potuto dubitare che io fossi disposto a dire o firmare o indossare qualsiasi cosa che ti renderebbe altrettanto mio come io sono tuo?" Infilò l'anello al dito del suo amante e baciò il suo polso," Completamente e inequivocabilmente tuo . "
           Anche John aveva, ovviamente, preso un anello per Sherlock. Il dottore e il detective giacquero a letto insieme, anelli abbinati che adornavano le dita e sorrisi stupidi sulle labbra che si incontravano spesso.  
            "Dovremmo farlo oggi,"  Sherlock rifletté, "andiamo a procurarci una licenza di matrimonio,la firmiamo e siamo sposati."  Strofinò il viso nella clavicola di John  e piantò un bacio sul collo del dottore.
            "Possiamo andare a richiedere la licenza, ma non possiamo realmente sposarci oggi, amore". Baciò la parte superiore dei capelli corvini di Sherlock, "inoltre, io piuttosto voglio l’intera faccenda."
            "Vuoi dire gli abiti e la chiesa e la festa e la breve vacanza per il sesso che conduce all’ inevitabile tornare indietro e vivere insieme esattamente come abbiamo fatto prima dell’intera faccenda?" C'era una punta di disprezzo nella sua voce che aveva fatto tirare indietro John, ovviamente ferito dal brusco rigetto del suo amante delle tradizioni del matrimonio.
            "Ti ho detto che i matrimoni non sono la mia area, John. Le persone si sposano - e successivamente divorziarono - ogni giorno. L'intero rituale è inutile. Sarò giuridicamente e religiosamente, e pubblicamente tuo e tu sarai mio e sarà ugualmente vero senza una cerimonia noiosa ".
            John aveva spostato il suo compagno lontano da lui e si era messo a sedere. Non sembrava arrabbiato, come Sherlock aveva temuto; sembrava deluso e piuttosto ferito. Un secondo dopo, quello sguardo era scomparso dai suoi occhi e un'espressione più morbida - del tutto falsa – l’aveva sostituito. In qualche modo, era peggio della vera delusione.
 "Quindi, nessuna cerimonia," aveva annuito con un sorriso forzato, "Okay. Solo tu e io e una celebrazione. Suona bene. Voglio ancora la vacanza per il sesso - che, tra l'altro, è in realtà chiamata luna di miele ".
            "Vuoi un vero e proprio matrimonio." Non era una domanda.
            "No - beh, sì. Dicevo sul serio. Credo che mi fossi sempre e solo aspettato un matrimonio tradizionale… "
            "-Completo di una sposa tradizionale."
            "Non è importante. Se lo vuoi tranquillo, lo faremo tranquillo. Finché accade, non mi importa. "
            «Tranne che, ti importa."
            "Davvero, no."
            «Invece sì."
            "Per l'amor di Cristo, Sherlock!" John aveva perso velocemente le staffe, "Bene, sì. E’ importante per me. Intendo sposarmi una sola volta nella vita, e voglio che quella persona sia tu, e mi piacerebbe che sia qualcosa che celebro con te e la signora Hudson e Greg e Mike e Molly e anche Mycroft. Voglio che sia un giorno che possa organizzare e ricordarlo come più di qualcosa da spuntare dalla lista della mia vita. Andare in guerra? Fatto. Venire colpito?Fatto. Incontrare un uomo che elude completamente il mio giudizio migliore, la sessualità e il senso? Fatto. Innamorarmi? Fatto. Sposarmi? Ehm ... " Mise una mano sulla spalla di Sherlock, la rabbia scomparsa così rapidamente come era venuta ," Ti amo, Sherlock Holmes. Io voglio un matrimonio tradizionale, o il più vicino ad un matrimonio tradizionale quanto noi due potremmo avere, ma allo stesso tempo non voglio farti fare qualcosa che non vuoi. Se per te è importante farlo tranquillo, lo faremo tranquillo. "
            Sherlock venne colpito ancora una volta dalla profondità insondabile con la quale amava John Watson. Era meno , senza John.Era stato meno prima di incontrarlo. Sherlock aveva capito quello che alcune coppie intendevano quando uno si riferiva all'altro come la sua 'metà migliore'. John era più che solo la sua metà migliore, era il pezzo di lui che rendeva tutto il resto degno. John Watson era la sua salvezza.
            Lui apparteneva al modesto piccolo Dottore dell’esercito; cuore, corpo e anima… era in suo possesso. Non poteva negargli questo; questa stupida cerimonia che era insignificante per Sherlock ma molto importante per John. John l’avrebbe avuta, avrebbe avuto qualcosa di pianificato al minimo dettaglio e perfetto. Persone di gran lunga inferiori a Sherlock Holmes in intelletto e progettazioni organizzavano matrimoni continuamente - Sicuramente non sarebbe stato un compito noioso per il solo Consulente Investigativo al mondo.
            "Anch’io ho intenzione di sposarmi una sola volta," disse il detective, "e mi piacerebbe piuttosto vedere lo sguardo sul volto di Donovan quando scoprirà che l'uomo che maggiormente si aspettava che fosse un serial killer ha in realtà sposato l'uomo che maggiormente si aspettava che fosse la mia prima vittima. "
            "Sì, beh, lei è una stronza inutile". John e Sally non la vedevano allo stesso modo su nulla e la parte del Sergente nell’assenza di due anni di Sherlock lontano da John aveva solidificato per sempre il posto di lei nella lista molto corta del dottore delle persone che detestava senza riserve. L'opinione di Molly su di lei non era più alta.
(Tre giorni dopo che Sherlock era saltato verso la sua finta morte, Molly Hooper aveva fatto irruzione a New Scotland Yard con una scatola piena di prove e documenti e risultati di laboratorio dal loro instancabile lavoro su quelle raschiature di scarpe durante il Caso Hansel e Gretel come lo chiamava Molly.
            La mite dottoressa l’aveva rovesciata sulla scrivania di Donovan e aveva preteso di sapere quale parte di essa aveva così sconcertato l'ufficiale che aveva scelto di ignorarla del tutto e invece basare i suoi interi sospetti sulle urla terrorizzato di un bambino traumatizzato invece del concreto lavoro di laboratorio.)
            "Aspetta ..." Gli occhi di John cercarono il suo volto, a malapena osando sperare, "stai dicendo ... voglio dire, tu sei - tu davvero ... davvero?"
            «Conciso come sempre, amore."
            "Scherzi a parte, Sherlock. Davvero? "
            "Sì." Lo sguardo di pura gioia sul volto del dottore era stato sufficiente per Sherlock  per sapere che aveva fatto la cosa giusta. Aveva dato a John qualcosa che voleva veramente. E, si rese conto, era stato molto felice di farlo. Non era stato un sacrificio per lui, non si poteva considerare uno svantaggio. Stava, invece, confermando un vantaggio. Ed era stato... bello.
            "Ti amo, lo sai."
            "Sì".
 

            "No."

            "Sherlock ..." John sospirò, rassegnazione a combattere e irritazione scritte sul suo viso. Si appoggiò contro l'arco della cucina, braccia piegate ostinatamente sul petto mentre considerava suo marito (in senso tecnico).

            "No." Il detective non si mosse, "No. Non avrei potuto. Non avrei potuto. "

            "Ero lì, Sherlock. Ricordo molto chiaramente che mi è stato detto di andarmene." La sua voce era dura, ma Sherlock vide i punti di tensione nella sua espressione. John era arrabbiato, era ferito, ma amava l'uomo. Lui non avrebbe potuto nasconderlo al detective, neanche se avesse voluto. C'era un pozzo di emozioni negli occhi di John; Sherlock lesse rammarico e rabbia e stress e senso di colpa alterato con preoccupazione e una mezza dozzina di altri sentimenti che fecero attorcigliare dolorosamente lo stomaco di Sherlock.

            "Stai iperventilando," John afferrò il suo gomito, fermando il detective mentre si allontanava dal dottore con una drammatica roteazione, "Vuoi sederti prima di cadere? Cristo ".

            "Me lo rimangio."

            Le sopracciglia di John si piegarono quasi fino ad unirsi alla dichiarazione brusca del suo ancora-marito-per-un-tecnicismo-giuridico.           

            Sherlock gli lanciò uno sguardo assolutamente feroce "Non essere stupido. John. Non ti si addice. Mi rimangio la rottura. Hai detto che l’ho voluta io, la sto annullando. Me la rimangio. Per quanto ne so, questo non è mai accaduto. Così. Non è mai accaduto. "  

            John sospirò, le spalle si afflosciarono e sembrava così teso che il detective voleva trascinarlo a letto e avvolgersi intorno al corpo più piccolo fino a quando tutto il mondo sarebbe scomparso tranne loro.

            "E '..." La sua voce s’incrinò sotto il peso del suo dolore, "Non è così semplice, Sherlock. Non è possibile. "

            "Perché no?" Sherlock chiese, "Ti amo. So che mi ami. Qualunque problema abbiamo avuto non è andato più indietro degli ultimi dodici mesi. Qualunque cosa sia accaduta prima dell'incidente, non ... non mi importa! Mi importa di questo momento. Ho detto che mi dispiace. Dico sul serio. Non possiamo solo - cazzo, io ... - non possiamo solo andare a letto e capire il resto domani?" Stava balbettando e forse supplicando e semplicemente non aveva l'energia per curarsene. Si sarebbe immolato sull'altare della dignità e avrebbe offerto se stesso in sacrificio se questo avesse significato non dover vedere un altro pezzo di carta su cui John avrebbe cercato di firmare la sua uscita dal loro matrimonio.
            "Sherlock, io non posso ! "il timbro della voce di John disse a Sherlock che stava disperatamente cercando di trasmettere qualcosa al detective alla quale lui non riusciva a dare effettivamente voce.

            Sherlock guardò il suo dottore – lo guardò sul serio - per la prima volta.

            John: sapone sconosciuto, detersivo sconosciuto, shampoo sconosciuto. John si era trasferito circa un anno fa, era molto improbabile che stava dormendo sul divano di un amico. Ma perché mai avrebbe dovuto cambiare i prodotti che aveva usato da prima che Sherlock lo conoscesse?

            La risposta era così semplice, così dolorosamente ovvia che Sherlock si odiò un po’ per non averla individuata nel momento in cui era entrato nella stanza d'ospedale quella prima notte.

            John non era colui che faceva la spesa.

            John: capelli appena tagliati. Maglietta stirata, jeans consumati ma puliti. Era appena arrivato da un qualche tipo di evento sociale. Pranzo con gli amici, anche se non amici suoi. Persone che erano state presentate di recente. La tensione nella sua spina dorsale e i crampi della sua mano sinistra indicavano che si era annoiato. Ma, era rimasto; lealtà e obbligo erano la vita di John.
            Ed ora era lealtà e obbligo verso di lei.
            Tre virgola ottantuno centimetri di tacchi. Capelli biondi. Grandi occhi azzurri e bei lineamenti. Buona altezza per John, più bassa di un paio di centimetri. E lei era a disagio nella camera con Sherlock.
            "Credo di aver affermato il dolorosamente ovvio sbagliato", il detective ringhiò, "Avrei dovuto dirle di smettere di frequentare il mio uomo sposato. "

            "Sherlock, non.."

            "Quanto tempo?" Sherlock non poté impedire alla sua voce di assumere un tono quasi minaccioso, e non ebbe proprio voglia di curarsene "Quanto tempo dopo che io ho lasciato te hai iniziato a scoparti qualcun altro? "

            Il dolore fece stringere gli angoli degli occhi di John, "quattro mesi".

            Sherlock rise duramente e si guardò intorno nell’appartamento, occhi vivaci che acquisivano ogni dettaglio perché non poteva sopportare di guardare John. "Ti sei trasferito dieci mesi fa - il calendario in cucina non è stato cambiato da allora. Io non tocco mai l’oggetto, evidentemente tu non eri in giro per continuare a sfogliare le pagine. Ci sono messaggi sparsi per la cucina, li ha presi la signora Hudson perché chiaramente io non rispondevo al cellulare - riconosco un numero tra i primi; Lestrade. Il suo numero di casa. I messaggi erano da parte tua, ma il numero è cambiato dopo circa un mese – ti sei trasferito in un appartamento e stavi utilizzando la linea fissa. Perché hai preso una linea fissa? Nessuno ha più i numeri fissi oltre Lestrade e la signora Hudson." Sogghignò: "Non volevi farmi sapere che eri tu che stavi chiamando. Hai pensato che avrei risposto al telefono se non avessi riconosciuto il numero. Naturalmente, non potevi sapere che non stavo prendendo nessuna chiamata al momento - il mio cellulare ha una casella piena di messaggi che mi dice proprio questo.

            «E sei mesi fa, hai iniziato a dormire con Mary . Se avessi continuato a farti da solo il tuo bucato del cazzo, probabilmente non sarei stato avvisato da quel particolare aspetto della tua nuova vita. Ma hai cambiato il sapone e il detersivo. Non l’hai mai fatto prima. Ciò suggerisce che non ti stai facendo il bucato da solo, ma piuttosto stai lasciando che lo faccia qualcun altro. Volevi fortemente averlo pulito, perché preoccuparsi? Quegli orribili maglioni potrebbero sopravvivere a cose peggiori della centrifuga. Meno di un fottuto anno dopo che il tuo matrimonio di sei anni era finito, ti sei fidanzato con qualcun altro."
            Sherlock incontrò gli occhi di John e per la prima volta in tutti gli anni in cui si conoscevano, lui quasi lo odiò sul serio. "Dimmi, John, quanto male lasciandoti potrei averti fatto? Chiaramente, non eri esattamente distrutto dalla cosa".

            John, che era rimasto rigido come una statua durante tutta la diatriba del detective, mascella serrata e mani chiuse dolorosamente a pugno, guardò Sherlock e annuì una volta prima di girare sui tacchi e camminare verso la porta. Se c’era una lieve zoppia nel suo incedere, si rifiutò di riconoscerlo.

           "Dove stai andando?"

           John sbuffò una risata completamente priva di gioia, "A casa. Venire qui è stata una cattiva idea. Io - cazzo. Avrei dovuto saperlo bene".

           "Non puoi semplicemente andartene . "Sherlock fece una mossa per seguirlo, interrotta quando John si voltò di scatto.
           "Sei un fenomeno, Sherlock. Lo sai? Tu - dio, è così facile per te! Non ti ricordi quei sei mesi prima che finalmente me ne sono andato. Credimi quando ti dico che andarmene è stata la cosa migliore per entrambi. Era o quello o ti avrei fottutamente ucciso. "

           "John-"

           "Mi hai fatto passare l'inferno , pazzo del cazzo! Cosa pensi che avrebbe potuto indurmi a lasciarti, Sherlock? Davvero. Sono passato attraverso i tuoi peggiori umori neri assoluti, pensavo di aver visto il peggio di te, allora. "La sua voce s’incrinò, spezzando un'ottava in un modo che spezzò il cuore di Sherlock," Mi ero proprio sbagliato. Eri praticamente abusivo per il momento in cui finalmente me ne sono andato. Tu ci hai smantellato, e ci ..."

           Sherlock si alzò, impotente e congelato mentre John tremava. Qualsiasi altra persona diversa dal dottore avrebbe pianto. John ricacciò indietro l'umidità nei suoi occhi e fece sentire male fisicamente Sherlock vedere il dolore inciso in profondità in ogni parte del suo volto.

           "... ci godevi . Catalogavi ogni parola come una sorta di esperimento. 'Cosa posso dire per fargli del male questa volta? Come posso toccarlo in una parodia di amore? Se lo fotto in modo clinico quanto umanamente possibile e poi lo ignoro per il resto della giornata, mi chiedo se lui si nasconderà in bagno a piangere sotto la doccia come una fottuta ragazza. '. E poi facevi una totale inversione di rotta. Eri di nuovo tu ed era quasi peggio ".
            Meglio di qualsiasi cosa avessero mai osato sognare. Sherlock e John erano rimasti a letto insieme, stretti così inestricabilmente che potevano quasi credere di essere una cosa sola. Era la notte dopo il loro matrimonio e Sherlock si era gettato nel processo con il tipo di ossessione a senso unico che di solito riservava solo ai casi di livello nove e al corpo di John.
            "Ci siamo sposati", John lo disse con una sorta di stupore, mentre le sue labbra sfioravano la clavicola di Sherlock.
            "Avevi ragione," Sherlock aveva brontolato con la faccia mezza sepolta nei capelli di John "in questo modo è stato molto meglio."
            C'erano stati la famiglia e gli amici e il bere e il ballare e il cibo e il vino e i discorsi e gli aneddoti e un valzer scritto da Sherlock per John che aveva avuto come effetto forse la prima volta in assoluto in cui la coppia che aveva pomiciato nell'armadio era stata, in effetti, quella che si era appena sposata.
            "Mi è stato detto che dovevo scrivere i voti," Sherlock aveva detto mentre stava accanto a John sull'altare, "Non ho mai fatto un voto in vita mia. Le promesse sono troppo facili da rompere e l'amore è un cattivo motivatore e la combinazione di promesse non mantenute e di amore tendono a portare ad alcuni omicidi piuttosto interessanti, che è divertente e tutto, ma preferirei che nessuno di noi finisse in un caso da stanza chiusa a chiave dall'interno... " Sherlock aveva alzato lo sguardo per trovare una chiesa piena di gente che lo guardava con espressioni che andavano dal divertito allo scandalizzato. John l’aveva guardato come se fosse un miracolo. Sherlock avrebbe voluto che lo guardasse sempre in quel modo.
            Si schiarì la gola goffamente, "bene. Sì. Comunque. John, io non sono molto bravo ad amare le persone. Né Mrs. Hudson o Mycroft o persino Lestrade. I miei amici più cari sono poco più che colleghi. Ma John, ti amo. E prometto che passerò il resto della nostra vita scoprendo esattamente che cosa significa farlo, amare un'altra persona senza riserve. E cercherò di non deluderti. "

 
           «Hai rinunciato," disse John, "Dopo che lui si è fatto vedere, sei cambiato. E quando ti ho detto che me ne stavo andando, hai detto 'allora smettila di annoiarmi, e vai'. Quindi no, Sherlock, non posso proprio dimenticare. E non posso tornare indietro. E non sono nemmeno sicuro che posso perdonarti. "

           «Indossi ancora il tuo anello," arrampicandosi sugli specchi, stava annaspando per un ancoraggio che gli impedisse di spezzarsi. Stava già immaginando cerotti alla nicotina e il pizzico agrodolce di un ago immerso nella sua pelle. Sette per cento, liquido puro sparato dentro accompagnato da una striscia di polvere bianca e una sigaretta. Qualsiasi tipo di veleno, uno disponibile in qualsiasi mercato rionale come un cancello per il meglio - e molto più difficile da ottenere – lo sballo. Omicidio, incendio doloso e attraversamento pedonale in modo spericolato.

           La mano di John andò istintivamente ad arricciarsi attorno al dito anulare della mano sinistra, "Sì", disse."Lo indosso per ricordare a me stesso ... quello che avevo e quello che ho perso. Quando il divorzio sarà definitivo, lo toglierò e lo metterò in una scatola, e non lo guarderò mai più. Perché guardarlo farà male. E non sarò mai in grado di perdonarti se fa ancora male .. "

           "John," Sherlock disse con voce stridula, la bocca secca e la lingua dolorosamente gonfia con tutto quello che non sapeva come dire. John, mi dispiace. John, ti amo. John, se mi lasci, brucerò Baker Street intorno a me. Riempirò ago dopo ago finché non potrò più sentire di nuovo nulla. Io - "cosa vuoi dire con 'quando lui è tornato'?"

           La mascella di John si strinse e gli occhi si indurirono, "Che cazzo importa? Chiaramente, voi due non avevate chiuso. Sono stato un idiota a pensare ... Non importa quello che ho pensato. Senti, io vado." Si girò verso la porta, le spalle rigide con rabbia," Buona notte, Sherlock. "

           Sherlock afferrò John intorno al gomito, tirandolo indietro contro il suo petto, "di chi stai parlando?" Il suo cuore diede un battito involontario al contatto, e non importava quello che aveva fatto, lui semplicemente non poteva trattenersi dal godersi la sensazione dell'uomo più piccolo contro di lui.

           Si chinò e la punta del suo naso sfiorò i capelli biondo-grigi dietro l'orecchio di John, "John, dimmelo. Ti prego . "

 
           "Ti prego," Sherlock disse con voce stridula, supplicando e non curandosene affatto. John premette un caldo bacio a bocca aperta sulla clavicola di suo marito mentre il calore innescò un bip dietro il suo osso pelvico. Il sudore scese a goccioline lungo la schiena mentre afferrava il ginocchio di Sherlock e lo issava su, cambiando l'angolo e spingendo di nuovo dentro. Essi rabbrividirono in tandem, vicini al culmine e inseguendo il piacere dell’altro.
           Era la prima notte della 'vacanza per il sesso', come Sherlock l’aveva con poco tatto chiamata. Mycroft aveva inviato la nuova coppia alle Seychelles per due settimane come dono di nozze. Sherlock non aveva capito l’utilità dei regali di nozze e John gli aveva detto di smettere di parlare prima di ringraziare suo cognato (e non era strano?) sinceramente.
           "Ti amo, ti amo," John ringhiava mentre Sherlock si dibatteva sotto di lui, ogni nervo un indicazione che stava sfrecciando sul punto dell'orgasmo, sentendosi come se il suo cuore stesse per saltare fuori dal suo petto e rifugiarsi accanto al suo compagno.
            John gli aveva fatto perdere il controllo per ore, le mani e la bocca che tracciarono ogni centimetro di pelle come se stesse riscoprendo Sherlock Holmes. Non come amico o ragazzo o fidanzato, ma come marito.
           Come l'inesorabile altra metà di lui.
           Come l'amore legalmente documentato della sua fottuta vita.
"Per sempre," Sherlock aveva detto entusiasta, lunghe dita sepolte nei suoi corti capelli biondi, "per sempre". Era venuto con un singhiozzo soffocato, gli occhi in lacrime dalla pura intensità della loro connessione. Si era sentito spezzato e restaurato e emotivamente svuotato,sfinito e sazio e a pezzi e tutto.
            John lo seguì nel culmine e si accasciò sul petto di Sherlock, respirando alito caldo e affaticato sul collo del suo amante. "Porca... vacca". Strofinò il naso sulla pelle umida del detective e raccolse l'uomo più alto tra le sue braccia, non volendo spostarsi mai più. "Dimmi che non ti sei mai sentito così con nessuno tranne con me".
            Sherlock fece praticamente le fusa come avvolse un ginocchio intorno al fianchi di John e baciò la cima dei suoi capelli, "nessun altro," mormorò, "prima o mai più. Nessuno ".

 
            "Qualcuno ... solo. Merda, guarda, non è affar mio." Si sciolse dalle braccia di Sherlock e fece un passo malfermo per allontanarsi."Non più." Si raccolse, avvolgendo il suo orgoglio a brandelli intorno al suo dolore e facendosi forza da bravo Capitano.

            "No, John, solo. Smettila." Non era stata una cosa ragionevole da dire, ma John lo stava lasciando e forse per sempre. Sherlock sentì un vecchio prurito sotto la pelle, gli occhi ambra di una pericolosa ex-amante [1] che voleva essere di nuovo tra le sue braccia. Lei lo chiamava, lo seduceva, e John era la sua unica speranza. Fedeltà. Non avrebbe tradito John con un ago, non importa quali dure minacce aveva fatto in un lontano passato.

            "Io non - non posso discutere con te, Sherlock. Per favore, non posso. Non ho avuto la fortuna di dimenticare." Si seppellì più a fondo nel suo cappotto leggero, "immagino scoprirai la storia in un modo o nell'altro." I suoi occhi divennero duri come aprì con forza la porta, la rabbia che era stata in gran parte contenuta divampò con scioccante facilità, "Forse lo porterai in un'altro fottuto appuntamento ." Senza ulteriori spiegazioni, il dottore fu fuori dalla porta e giù per le scale e nella notte d'estate.

            Sherlock venne lasciato con più domande che risposte.

            Di nuovo.
 



Note dell’autrice:

Il titolo di questo capitolo è preso dalla canzone chiamata " Heart Failure " dei Sixx AM. Il riferimento all’eroina come un’"amante dagli occhi d'oro" è anch’esso preso in prestito da una loro canzone, "Girl With Golden Eyes". Potete sostanzialmente interpretare questo capitolo con il libro The Heroine Diaries.
Grazie a tutti i miei fantastici lettori (soprattutto alcune persone su tumblr che mi mantengono in riga con le loro risposte positive e le ottime recensioni. (VENITE FUORI MERAVIGLIOSI ANONIMI!)
Questo capitolo è senza beta, tutti gli errori sono miei, e  probabilmente ci tornerò su con un pettine a denti fini domani, ed estirperò tutte le frasi che non mi piacciono.
Mi sono divertita a scrivere questo capitolo, e spero vi divertiate a leggerlo (anche se, mi dispiace per le due persone che hanno detto che le ho fatte piangere. Giuro, questo è un colpo di tosse, non una risata!)
 
 

Note della traduttrice:

[1] Come spiega l’autrice nelle sue note,qui Sherlock non sta parlando di un’amante umana ma dell’eroina. Ora che John lo sta lasciando,Sherlock teme di ricadere nella tossicodipendenza,la tentazione è forte e solo la fedeltà verso John lo aveva fermato in passato.

 

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Capitolo 9
*** The Drug In Me Is You ***


Capitolo 9 : La Droga In Me Sei Tu

 
 

Note della traduttrice:

Chiedo immensamente scusa per il terribile ritardo con il quale pubblico questo capitolo,questo per me è stato un periodo davvero nero,se fossi superstiziosa direi che qualcuno mi ha fatto un malocchio XD Ho avuto problemi di salute,problemi di lavoro,problemi in famiglia,insomma,mi è successo proprio di tutto :( Ma finalmente sono riuscita a finire la traduzione,spero che per il prossimo capitolo non mi si presenteranno di nuovo dei contrattempi. Se non altro,almeno non dovrete aspettare troppo per il prossimo capitolo,che non è ancora uscito ma ormai penso uscirà a breve. Intanto godetevi questo capitolo,ci si legge al prossimo :)
 
 

Note dell’autrice:

Mi dispiace, mi dispiace tanto. Ho promesso che avrei pubblicato questo capitolo prima e vi ho delusi! In mia difesa, è morto qualcuno nella mia famiglia allargata. Penso che questo meriti un ritardo di un paio di giorni.
 



John aveva saputo che era solo questione di tempo. Dal momento in cui Sherlock (dannato, fottuto Sherlock Holmes) aveva aperto i suoi stupidi fottuti occhi in ospedale con diciotto mesi convenientemente mancanti dalla sua memoria, John aveva iniziato a contare i giorni prima che il suo ex amante avrebbe voluto il tipo di risposte che John semplicemente non poteva dare.

            John si stava allontanando, infuriato, a piedi da Baker Street, mentre i suoi pensieri rimuginavano nella sua testa e le sue budella si torcevano in un tipo pericoloso di rabbia. Il tipo che una volta l’aveva fatto arrestare per aver dato un pugno al capo della polizia. Non stava prestando alcuna attenzione a ciò che lo circondava o alla direzione. Aveva bisogno di allontanarsi, cazzo, e aveva bisogno di farlo il più presto possibile.

            Era la sua debolezza che lo disgustava di più. Sherlock gli aveva fatto passare l'Inferno, aveva distrutto con gioia infantile tutto quello che avevano passato anni a costruire. Aveva spezzato il cuore di John così a fondo che il dottore non era nemmeno sicuro che fosse capace di amare Mary nel modo in cui meritava - il modo che lui voleva così disperatamente. Lei era stata un balsamo per le ferite, i suoi sorrisi erano suture e le sue mani erano caldi lacci emostatici per le parti di lui che non potevano essere salvate.

            Era stato un tremendo senso di colpa che lo aveva portato in ospedale quella notte, ma non poteva fingere che fosse stato il senso di colpa che lo aveva tenuto lì. L'amore lo aveva fatto tornare al fianco di Sherlock, scivolando facilmente di nuovo nel ruolo di amante e medico e amico che era diventato così incredibilmente estraneo. Aveva saputo che non poteva durare, aveva saputo che si stava mettendo nella condizione di riaprire ogni singola ferita.

            Eppure, quando Sherlock l’aveva guardato con il tipo di aperto, caldo affetto che non aveva mostrato in un dolorosamente lungo tempo, John era stato impotente contro di lui. Impotente contro le promesse non mantenute che teneva avvolte intorno al dito come armatura contro il suo cuore:

Qualunque cosa dica, ti amerò per sempre.

            Quello che John una volta aveva considerato un gesto incredibilmente sentimentale e attento da parte di Sherlock (non solo si era accorto che quella canzone era la sua preferita dei Cure, ma aveva incorporato quei versi  nelle fondamenta del loro matrimonio), era ora filo spinato ogni volta che suonava alla radio.

            Come? Come aveva fatto il suo cuore a volere ancora Sherlock? Dopo che il fottuto uomo aveva fatto tutto quello che poteva pensare per assicurarsi che John non aveva nemmeno più un cuore?

            John era così immerso nei suoi pensieri che si era accorto un secondo troppo tardi della macchina nera che era scivolata in silenzio accanto a lui, mantenendo un ritmo lento quanto il suo arrancare arrabbiato. John ringhiò, fottuto Mycroft. Naturalmente. Un Holmes torna di prepotenza  nella sua vita e l'altro lo segue presto.

            Cazzo.

            "Ciao, John». Compiaciuto bastardo, vestito impeccabile, una patina di cortesia sopra un pozzo di antipatia glaciale. Già, Mycroft Holmes. C'era stato un tempo in cui John e Mycroft erano arrivati a stare bene insieme – anche più che bene. Erano cognati, uniti nella determinazione a proteggere quello che era l'uomo più importante per entrambi.

            John pensava che Mycroft gli dava la colpa per quanto era stato male Sherlock dopo la separazione. Aveva saputo ogni tanto attraverso Molly e Greg che il detective era diventato un delirante incubo assoluto;  non era più solo sgarbato con le persone; le riduceva energicamente alle lacrime. Aveva urlato contro Molly, pubblicamente fatto a pezzi Anderson e aveva spinto almeno quattro ufficiali all’ omicidio. E quello era stato solo il primo caso da quando John se n’era andato. A quanto pare, non si era comportato meglio nei mesi che seguirono.

            Greg l’aveva cacciato da altre scene sulle quali lo aveva invitato, e apparentemente era stato il bisogno di Sherlock per gli enigmi che l’aveva trattenuto dal non accettare nessun cliente.

            L'uomo era, a detta di tutti quelli che non erano Sherlock, un relitto assoluto.

            "Addio, Mycroft." John replicò, senza preoccuparsi di fermarsi. Se Mycroft voleva parlare con John, avrebbe dovuto prendere un maledetto appuntamento alla clinica. John potrebbe anche essere in grado di rimuovere chirurgicamente il bastone dal suo culo governativo.

            "Entri, Dr. Watson."

            "Vaffanculo".

            "Sali in macchina, John. Ora." Era il tono di un uomo che potrebbe fare in modo che accadano cose molto brutte a chi lo incrocia. Con un ringhio, il Dottore dell’esercito si gettò all’interno dell’auto di lusso e guardò attraverso gli interni in pelle il suo ex cognato.

            "Che maledetto cazzo vuoi, Mycroft?"

            Mycroft era seduto, ombrello in grembo, e osservò John con interesse clinico. Fuori dai finestrini oscurati, Londra passava in silenzio.

            Dopo alcuni minuti di tensione, Mycroft  parlò. "La prima volta che ho visto te e mio fratello insieme, attraverso le telecamere a circuito chiuso mentre indagavate sul vostro caso 'Studio in Rosa', ho avuto l'impressione che avevi un potere che non ero a mio agio che qualsiasi persona avesse. Potevi rendere migliore Sherlock ... ,o potevi renderlo peggiore di quanto sia mai stato prima. "

            John risolutamente non disse nulla.

            "Certo", Mycroft continuò quasi colloquiale, "Io non mi aspettavo che voi due vi innamoraste e vi sposaste, nonostante quello che ho detto al nostro primo colloquio. Piuttosto mi aspettavo che lui si mettesse in mostra per te e che tu lo seguissi nel pericolo e che voi due foste una disastrosamente cattiva influenza l’uno sull’altro fino a quando sarei stato chiamato a identificare un paio di cadaveri. Mi aspettavo che avresti fatto uccidere mio fratello. E la cosa non mi piaceva. "

            «Be ', non è la prima volta che ti sei sbagliato, Mycroft."

            Mycroft accettò le sue parole con un freddo facsimile di un sorriso ", infatti".

            "Conosco la mente di mio fratello, John," continuò, "So come giustifica le cose a se stesso. Mio fratello si è innamorato, vero amore, per la prima volta. E il suo amore era assolutamente ossessivo - e l’oggetto di questa ossessione eri tu. E poi voi due avete rotto e la sua animosità verso di te era assolutamente ossessiva. Non importa quale posizione occupi nella sua vita, una cosa è costante - tu, John Watson, sei la prima e l'ultima cosa alla quale pensa. Che cosa potremmo dedurre sul suo cuore? "

             "Che sta cercando disperatamente di sapere quali tasti provocano quali risposte», rispose John, i denti e i pugni serrati dolorosamente. "Perché una volta mi amava e lui è fottutamente risentito con me per non essere in grado di mantenerlo innamorato di me. Non me ne frega un cazzo, Mycroft. Non è più il mio problema".

            "Eppure, nel momento in cui è stato chiaro che non era a conoscenza della piuttosto spettacolare sequenza di litigi che voi due avete avuto, sei subito tornato nel suo letto." Lui roteò gli occhi, "barella, piuttosto. Che è una catena molto circolare di eventi, date le circostanze ".

            John cercò il volto di Mycroft come la realizzazione spuntò e il terrore si riunì nel suo stomaco come il piombo, "vuoi dirglielo."

            Mycroft non batté ciglio, "sì".

            John inghiottì il doloroso grumo come carta vetrata nella parte posteriore della gola, "Che cosa stai aspettando, allora?"

            Il maggiore degli Holmes sospirò e non era il sospiro condiscendente di un uomo che viveva in un mondo di pesci rossi. Era il sospiro di un uomo che era stanco e logorato e preoccupato.

            "Sherlock ti ama più di ogni altra cosa al mondo. Ti ama più di quello che sembra comprendere. Ti ama così tanto, che quasi ha distrutto entrambi. E questo anche prima che si svegliasse senza memoria." Si sporse appena in avanti, le dita che stringevano il manico del suo onnipresente ombrello, "Come ti aspetti che gli dica che hai cercato di ucciderlo? "

***

 
Blog Personale del Dr. John H Watson

"Cena di Anniversario"

Come molti di voi sanno, oggi ricorre il quarto anniversario di matrimonio mio e di Sherlock. Questa mattina, mi sono svegliato e l’ho trovato a cucinare! Prima di eccitarti troppo, o cominciare a chiederti se gli Ultracorpi ci hanno invaso, devo specificare che Sherlock non stava effettivamente cucinando qualcosa di adatto per il consumo umano.

In realtà, stava testando un’ipotesi che gli si era presentata durante la visione di un episodio di questo show americano, Breaking Bad.

"Per un caso, John!" Aveva urlato come avevo prontamente perso la calma e lo avevo trascinato giù all’appartamento della signora Hudson così che potessi ripulire la metanfetamina cotta a metà dalla mia cucina. E questi erano solo i primi 20 minuti della mia giornata ....
 
 
            Il resto del post sul blog era su John che descriveva un caso in cui lui e Sherlock avevano inseguito un uomo che stava uccidendo la gente cucinando deliberatamente droghe cattive e vendendole. Entro la fine del post, erano seduti in un ristorante cinese, coperti di fango e un po' di sangue, e si godevano quella che, per loro, era una cena di anniversario assolutamente perfetta.

            Se Sherlock non avesse mai incontrato i due uomini in questo post del blog, sarebbe ancora stato in grado di dire quanto fossero stati assurdamente innamorati. Questo fece torcere dolorosamente qualcosa dentro di lui. Passò alla voce successiva.

            Era seduto sul pavimento della sua camera da letto, computer aperto sulle ginocchia piegate, e seguiva i casi della "Coppia di Consulenti", come i lettori avevano preso a chiamarli, e non aveva idea di come due persone come queste assolutamente ossessionate l’una con l'altra avevano potuto finire rotte come erano loro.

            Sherlock aprì la terzultima voce:

 
"Comprensione per il Diavolo"

Ho incontrato l’ex di Sherlock la scorsa notte. Abbiamo preso un caso che lui si è rifiutato di spiegarmi prima che lasciassimo l'appartamento (grande cambiamento, lì)  quando mi sono trovato in un laboratorio di chimica universitario in piedi tra Sherlock e un uomo che mi guardava come se fossi l'uomo in piedi tra lui e Sherlock.

Ho promesso che non avrei messo il suo nome nel blog, e  onorerò la promessa. Non so se chiamarlo "quel viscido fottuto idiota" sia molto più lungo di quanto sia il suo vero nome. Così lo chiamerò solo Chem [1] (perché è dannatamente tossico), e spero che andrà abbastanza bene per Sua Pomposità [2].

Chem, a quanto pare, era l’insegnante di Sherlock all’Università. Come ogni persona di buon senso, Chem si era reso conto che Sherlock era brillante e folle e sorprendente, e apparentemente il sentimento un tempo era ricambiato. Un tempo. A quanto pare è finita male. A quanto pare, Sherlock aveva chiuso la storia. E a quanto pare Chem non era esattamente d'accordo con la sua decisione.

Chem non ne ha fatto un segreto più di tanto che gli stavo antipatico. Che, okay, ricevi il benservito da un uomo come Sherlock e poi scopri 20 anni dopo che è andato a sposare qualche del tutto medio Dottore dell’Esercito e Medico Generico e la Grande Londra legge le nostre avventure su questo blog. Un po’ un calcio nel tuo ego. Lui in realtà ha detto a Sherlock di lasciarmi. Proprio di fronte a me! Sherlock non mi ha permesso di colpirlo.

Comunque, Chem aveva uno stalker. La differenza tra l'ossessione di Chem per mio marito e l'ossessione del suo molestatore per lui era che uno di questi uomini era raccapricciante, prepotente, vagamente minaccioso, profondamente fastidioso e un completo stronzo. L'altro, naturalmente, era uno stalker.

Chem reclutò Sherlock e me per aiutarlo a scoprire l'identità del suo ammiratore e fermarlo prima che le cose sfuggissero troppo di mano. Sherlock ha fatto la sua cosa alla Sherlock; era una forza inarrestabile di deduzioni a raffica e mi ha trascinato nella sua scia attraverso quello che sembrava l'intero maledetto campus. Non mi importava, lui era magnifico.

Voglio pensare che l’alzare il suo gioco fosse tutto per me, ma penso che si sentisse insicuro circa il suo vecchio… amico (questo è esattamente come Wilkes. Un altro stronzo) e penso che volesse essere super sorprendente.

Abbiamo finito per risolvere il caso dello Stalker di Chem. Un ragazzo in una delle sue classi avanzate che aveva deciso che voleva essere – ehm -"il primo della classe" di Chem. Chem aveva respinto le sue avances (chi dice che la gente non può cambiare?), e il ragazzo non l'aveva presa bene.

Sherlock è rimasto deluso di quanto sensazionalmente ovvio era stato e io ho i miei sospetti. Chem è un uomo molto intelligente; Io non credo che lui avesse bisogno dell’Unico Consulente Investigativo al Mondo per questo ma che piuttosto volesse ristabilire il contatto con Sherlock.

Rimpiango profondamente di non averlo preso a pugni.

Le cose che io (evito di fare) faccio (sto facendo) per amore.
 
 

            Sherlock chiuse il suo computer portatile con dita tremanti. La sua pelle era troppo stretta e non era sicuro se fosse più in preda al panico o arrabbiato.

            Stefan James.

Stefan James era stato un brutto momento nel passato di Sherlock. Un momento molto brutto. Il tipo di brutto momento che avrebbe spiegato più della vita di Stefan se John l’avesse saputo. Non era affetto quello che Stefan aveva provato per lui, sicuramente non era mai stato amore. Era stato senso di proprietà puro e semplice. Stefan aveva posseduto Sherlock, cuore e anima. Prima di Stefan, nessuno a scuola (o dovunque, in realtà) aveva mai mostrato a Sherlock un minimo di attenzione positiva. E poi un bell’insegnante di soli nove anni più di lui lo aveva chiamato incredibile e Sherlock era stata creta nelle sue mani.

            Sherlock cercò di immaginare come John doveva essersi sentito, sapendo che era l'ineguagliabile amore della vita di Sherlock e sapendo che la prima volta in cui il detective era mai stato innamorato, era stato per qualcuno come Stefan James.

            Nessuna meraviglia che John fosse arrabbiato.

             
*

           Will ,[3] l'email diceva,  è passato tanto tempo. So che richiamare una vecchia fiamma in aiuto è un po’ un cliché, ma sei sempre stato il mio migliore e più brillante alunno. E penso che questo potrebbe essere fuori dalla mia portata. Potrei usufruire del tuo aiuto prima che le cose diventino ... beh, prima che le cose diventino. Sai dove trovarmi, dato che non è cambiato nulla.
Nulla.
Spero di vederti in ​​giornata,
Stef.

            Ci volle un attimo per Sherlock Holmes per passare dall'essere un trentottenne, di successo, sposato e felice Consulente Investigativo ad essere William; un magro, miserabile, arrabbiato diciannovenne, studente universitario, ossessionato con il suo professore di Chimica.

            Ci volle un attimo per le ferite mai-del tutto-guarite a riaprirsi con uno squarcio, crude e fresche e dolorose come quando il suo giovane-sé si allontanò dal primo e più distruttivo rapporto che avesse mai avuto. Stefan James era stata la cosa più dolorosa che fosse mai accaduta a William Sherlock Scott Holmes.

            William non era esistito per nessuno se non per Stefan. L'insegnante si era rifiutato di chiamarlo con il suo nome preferito, e aveva smesso di mettere voti ai compiti presentati da Sherlock. A modo suo, Stefan James aveva scolpito il suo molto personale pezzo del ragazzo e l’aveva modellato a suo piacimento. Aveva sussurrato il nome lungo la pelle del ragazzo e glielo aveva fatto ripetere ancora e ancora fino a quando Sherlock non aveva potuto fare altro che spegnersi lentamente.

            Allontanarsi da Stefan era stata la cosa più difficile che Sherlock avesse mai fatto, e gli era quasi costata la vita.  

            Sherlock non aveva pensato a Stefan James per quasi 20 anni. Non poteva sopportare di farlo, per paura che l’artiglio del rimpianto si facesse strada nel suo cuore. Aveva amato Stefan così tanto, era stato un veleno. Ne aveva preso ogni oncia per andarsene. Aveva amato il suo maestro nel modo in cui aveva amato la pillola del tassista - qualcosa di tossico e intelligente e incomprensibile.

            E proprio come la pillola, c'era stata  una mano ferma per salvarlo. Una mano ferma che atterrò sulla spalla di Sherlock e strofinò via il rimpianto. Piccole dita, unghie smussate, capelli chiari, palme callose, tocco delicato.

Mano da dottore.

Mano da soldato.

Mano di John.

            "Stai bene, amore?" Preoccupazione. Affetto. Adorazione pigra che veniva più duramente dopo lunghe notti senza casi in cui Sherlock dirigeva l'energia frenetica delle sue deduzioni su ogni centimetro del corpo di suo marito.

            Sherlock lo amava così tanto. Più allora che in qualunque altro momento perché John lo tirava indietro da ogni precipizio. Chiuse la posta elettronica, pronto a eliminare le informazioni quando, dal profondo dei file compressi nel suo hardrive interno, Sherlock ricordò l'ultima cosa in assoluto che Stefan gli aveva detto dopo che il giovane detective gli aveva detto che lo stava lasciando.

            Chi mai potrebbe amarti oltre me?

            Era lo stesso stupido, illogico scolaro ferito che aveva portato Sherlock a prendere il caso di Sebastian Wilkes più di otto anni prima. Il detective aveva voluto dimostrare che poteva, in effetti, avere amici. Che a qualcuno nel mondo piaceva davvero. Ora, voleva dimostrare che qualcuno nel mondo lo amava davvero; il vero lui con tutti i suoi difetti e fratture e follia e crudeltà. John Watson lo amava come Sherlock Holmes, non come un concetto costruito, modellato con una mano manipolativa in una vittima consenziente.

            Era stato John - contrario e senza pretese e spietato e compassionevole - che gli aveva salvato la vita. John aveva trovato un uomo per il quale le emozioni erano insopportabili e aveva abbattuto i muri che avevano reso Sherlock freddo e solo. Con risate e proiettili, John aveva salvato un uomo irrecuperabile.

            E questo era abbastanza per procedere. Stefan non lo spaventava e Stefan non era alcuna minaccia per loro. Sherlock amava John e se un vecchio conoscente voleva assumere le loro abilità come detective e medico, lui era più che disposto a prendere il caso.

            Ma questo era tutto quello che avrebbe preso da Stefan James.

            Non era più un bambino. E non era un tossicodipendente.

            "Abbiamo un caso, John." Sherlock chiuse il coperchio del suo computer e si alzò in piedi, raddrizzando la giacca prima di raggiungere il peso confortante della sua Belstaff. John, vestito in jeans scoloriti, stivali da lavoro, una maglietta e la sua vecchia giacca di pelle marrone (quella che Sherlock amava da morire perché John sembrava incredibilmente sexy con essa, ma non avrebbe mai ammesso di amare perché John l’avrebbe poi indossata tutto il tempo e avrebbe finito col sedurre e poi avrebbe litigato con Sherlock sulla sua reazione a John che seduceva), sorrise e chiese dove.

            John. Magnifico, onesto [4] Capitano Watson con i suoi espressivi occhi azzurri e labbra morbide. Quasi un decennio più tardi, Sherlock era innamorato di lui come il momento in cui si erano incontrati. Era stato onesto quando aveva detto al dottore, quella prima notte da Angelo, quando aveva detto che non era in cerca di una relazione. Non lo era stato. Ma era stato ... qualcosa. Qualcosa a cui non avrebbe potuto dare un nome se avesse provato. Come avrebbe potuto Sherlock Holmes sapere che quello che stava provando era bisogno ?

            Bisogno di John, dei suoi sorrisi e lodi e critiche e fastidio? Bisogno di impressionarlo e farlo infuriare finché morte non li separi? William Sherlock Scott Holmes non aveva mai avuto bisogno di nulla in vita sua, anche le sue dipendenze erano più una questione di intenso desiderio che di effettivo bisogno. Ma poi questo basso, sfregiato, uomo ferito era arrivato barcollando e aveva cambiato il DNA di Sherlock finché ogni molecola era stata timbrata con JHW.

            E ora Sherlock stava per portare l'unica cosa di cui aveva bisogno nella sua vita da quella persona che lo aveva quasi distrutto. E tutto per dimostrare un punto.

            Anche lui poteva vedere che cosa tremendamente stupida stava per fare. Ma John lo avrebbe mantenuto con i piedi per terra; lo avrebbe mantenuto concentrato e forte e sano. Lo avrebbe mantenuto pulito.

            Lo avrebbe mantenuto Sherlock.

           Il detective si fece strada nello spazio personale di suo marito e pizzicò la cerniera tirata a metà tra il pollice e l'indice mentre avvolgeva l’altra mano attorno alla base del collo di John e l’infilava nei suoi corti capelli biondi, "Amo questa giacca," borbottò contro le labbra dell'uomo più basso, "Non l’ho mai detto, però. Non hai nemmeno bisogno di alzare il colletto per sembrare figo."

            "Ho sempre saputo che ti piaceva questa giacca," John rispose, le mani sui fianchi di Sherlock, «ma se la indossassi tutto il tempo poi ti comporteresti come un idiota totale con chiunque osasse farmi un complimento."

            «Mi conosci troppo bene."

            "Meglio di quanto tu conosci te stesso, amore".

            Sherlock Holmes premette John Watson contro la porta chiusa del loro appartamento e lo baciò, lento e profondo mentre la sua mente correva e annaspava. Qualche profonda, oscura parte di lui ricordava labbra più piene e più solide che dominavano le sue e grandi mani che correvano brutalmente sulla superficie del suo giovane corpo. Ricordava affetto fatto di punta d’ago e obbedienza di polvere bianca. Si aggrappò alla sua ancora di salvezza e pensò alla dolce, ruvida, morte estatica.

            Il canto di sirena di Stefan James.



 

Note dell’autrice:

Il titolo del capitolo è preso da una canzone dei Falling Reverse con lo stesso nome.
Okay, ho guardato la cronologia di questa storia e l’ho iniziata più di un anno fa. In media, è come ... un capitolo ogni uno-punto-tre mesi. Il ché fa schifo e non è giusto per i miei meravigliosi lettori che sono così pazienti e così positivi nelle loro recensioni. So che è tardi per i Propositi di Capodanno, ma penso di aggiungere l’aggiornare una volta al mese (almeno) alla mia lista di cose da fare.
Il mio account Tumblr è http://viciousink3.tumblr.com/ Per favore, sentitevi liberi di seguirmi e costringermi ad aggiornare! Ho bisogno dell’occasionale calcio nel sedere per mantenermi in riga.
 
 

Note della traduttrice:

[1] Chem di solito sta per Chemistry,chimica,ma in questo caso penso si riferisca allo slang usato nel videogioco Fallout per indicare la droga. In entrambi i casi,non potevo tradurre la parola in italiano lasciando inalterato il significato,quindi l’ho lasciata invariata e ho messo la nota :)

[2] Il termine originale è His Nibs,che (che io sappia) non ha una corrispondenza in italiano. Letteralmente si traduce con Suo Pennino,che non significa nulla XD La definizione è:
Un titolo finto usato per riferirsi ad un uomo presuntuoso, soprattutto uno con una certa autorità,es:"His Nibs si aspetta che le cose siano organizzate in modo da soddisfarlo."
L’ho tradotto con Sua Pomposità,che mi sembra sia il termine più adatto al caso.

[3] Oddio,chiedo scusa,mi sono accorta solo ora che quel Will a inizio e-mail era l'abbreviazione di William!Pensavo fosse una qualche costruzione di frase col verbo volere XD Ora ho corretto,chiedo ancora scusa per la mia ottusità XD

[4] Il termine originale qui è open-faced,che significa “a faccia aperta”,”a viso aperto”,la cui definizione è “senza reticenze né simulazioni”.Nella frase non andava bene “a viso aperto”,né potevo fare giri di parole per spiegare la definizione,quindi ho optato per “onesto”,che mi sembra un adeguato sinonimo.
 

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Capitolo 10
*** I May Have Failed but I Have Loved You From the Start ***


Capitolo 10: Posso Aver Fallito, Ma Ti Ho Amato Fin Dall’Inizio


Note della traduttrice:

Per farmi perdonare per il ritardo dello scorso capitolo,ho fatto i salti mortali per tradurre questo a tempo di record (è uscito 2 giorni fa :) ).Enjoy!
 

 

Note dell’autrice:

Faccio schifo faccio schifo faccio schifo!! Mi dispiace tanto, questo capitolo ha richiesto molto più tempo di quanto volessi. Mi sono trasferita e poi ho avuto gli esami finali e la vita ha semplicemente preso tutto il mio tempo. E per finire, questo capitolo non è un gran che. E’ uno di quei capitoli che ho dovuto sfornare al fine di arrivare alla trama, e non sono ancora sicura se ne valesse la pena, considerando i pochissimi indizi sul passato di Sherlock che ho inserito. Inoltre, è angst e fluff da far schifo; ma sta per diventare una case fic dopo questo capitolo, così godetevi l'ultimo baluardo di sbobba che sembra non portare da nessuna parte prima che inizi a fare a pezzi i ragazzi. (Sì, sto ridendo fragorosamente Sì.)
 
 
 
 
 
 
 
John e Sherlock non avevano parlato della "morte" di Sherlock. Non avevano mai realmente discusso dell’anno-e-qualcosa in cui lui aveva lasciato John a soffrire per il suicidio del suo migliore amico nel cuore di Londra. Non li contavano, i molti mesi che facevano aumentare la loro vita insieme da qualcosa come dieci anni a undici e mezzo. Sherlock era stato pulito per poco più di un anno, quando aveva incontrato John a ventisette anni.
 John lo aveva perdonato per così tante cose; la recita, la menzogna, l’ imperdonabile tradimento. Ma non aveva mai perdonato Sherlock per il tempo sprecato. Probabilmente non l’avrebbe mai fatto, non importava quanto bene fingesse di stare.
La prima volta che avevano dormito insieme, Sherlock era tornato da tre settimane. Ventuno miserabili giorni che Sherlock aveva trascorso curandosi un occhio nero e un trattamento freddo avuti da John. Quando si era presentato al ristorante distruggendo l’appuntamento di John con la bella donna rossa in abito lavanda, aveva avuto tutte le intenzioni di dire le cose che aveva accuratamente ripassato ogni giorno da quando si era gettato dal St. Bart.
"Mi hai lasciato soffrire," John aveva sputato fuori in uno sfinito, duro mezzo sospiro, "Come hai potuto farlo?"
"Ho dovuto proteggerti," avrebbe voluto rispondere: “John, non potevo lasciarti morire."
Quello che aveva effettivamente detto era stato, "la signora Hudson aveva ragione, sai. Tutto questo ti ha invecchiato " Aveva saputo nel secondo in cui la risata nervosa era scivolata attraverso le sue labbra che era stata una cosa disastrosamente sbagliata da dire.
 John non gli aveva detto più niente dopo quello; non per tre dannate settimane. Mai più, Sherlock aveva temuto.
Era stata una notte disastrosa, due o tre settimane dopo che John aveva reso la sua posizione inevitabilmente chiara, in cui Sherlock era rannicchiato sulla sua (di John) poltrona e stava inalando a fondo le deboli tracce di shampoo e dopobarba (di John), che avevano permeato per sempre il tessuto tartan . Erano quasi le tre del mattino e Sherlock stava praticamente vibrando con il bisogno di nicotina e stimolazione mentale. Non riusciva a dormire, non voleva il cibo, l'appartamento era troppo tranquillo senza i piccoli, trascurabili rumori di passi ovattati e respirazione profonda e vita condivisa nel 221B. Dopo essere stato via per tanto tempo, dopo le cose che aveva fatto e le cose che non aveva mai pensato che avrebbe fatto ... Sherlock non avrebbe trovato pace nei sogni.
 Quello che voleva era un caso. Lestrade aveva preso la risurrezione di Sherlock incredibilmente bene. "Ooh, bastardo », aveva mormorato intorno al mozzicone di una sigaretta prima di sorprendere il Consulente Investigativo con un abbraccio stretto. Sherlock aveva ricambiato goffamente l’abbraccio e aveva cercato di non sentirsi sollevato ad avere almeno una persona che considerava un amico che era felice di vederlo.
Lestrade non aveva avuto alcun lavoro per lui. Riportare Sherlock nuovamente all'interno del nastro della polizia non sarebbe stato facile e, mentre Anderson poteva essere diventato un po’ matto nel frattempo e in qualche modo aveva deciso che Sherlock era un uomo buono, Donovan era terribilmente determinata a tenerlo fuori. Anche a fronte del proprio errore di valutazione, era ancora convinta che non fosse altro che una bomba a orologeria pronta ad esplodere.
Ciò che Sherlock si rifiutava di volere era John. John Watson con i suoi occhi luminosi e maglioni orribili e portamento militare e capelli biondi e stupido, stupido sorriso. Si disse un centinaio di volte al giorno che non voleva John. Non aveva bisogno di lui e non gli mancava. Non soffriva al solo pensiero di lui.
Non aveva funzionato.
Sherlock voleva provare risentimento verso di lui, voleva dirgli che dopo tutto quello che Sherlock aveva fatto per tenerlo al sicuro, John non aveva il diritto di essere arrabbiato. John era vivo e intero e intorno ad essere arrabbiato perché Sherlock aveva rinunciato a tutto - la sua carriera, la sua reputazione, la sua vita, la sua anima – per tenerlo in quel modo.
E ogni volta che pensava ciò, ricordava l'espressione sul volto di John il secondo prima che facesse un passo del tetto del Bart, e come il dottore era rimasto sulla sua tomba e si era rifiutato di piangere e lo aveva pregato di non essere morto, e il modo in cui era sembrato nel momento in cui i loro occhi si erano incontrati al ristorante quando John l’aveva guardato ... piccolo. Piccolo e rotto come si sentiva Sherlock.
Sherlock si stava preparando per un bel muso lungo su tutto ciò quando il suono inconfondibile di piccoli piedi che percorrevano le scale lo aveva fatto alzare e attraversare la stanza in un istante. Non aveva intenzione di lasciare che John lo vedesse rannicchiato su una poltrona, respirando l'ultimo brandello che aveva del suo coinquilino.

John - maglietta spiegazzata, jeans sgualciti dalle ore trascorse gettati sul pavimento della camera da letto prima di essere frettolosamente indossati (tasca sinistra al rovescio), capelli grigio-biondi alzati a tutti gli angoli (sonno agitato), scarpe slacciate - lacci trascinati nel fango .

"Non sono morto," Sherlock assicurò, puntando alla conversazione.
"No," dichiarò John in quel modo allegro che non era affatto allegro. Quando John era infastidito, aggrottava la fronte. Quando era arrabbiato, faceva una smorfia e serrava la mascella. Quando John Watson era furioso in modo incandescente ed era in cerca di una lite ... sorrideva. La sua voce diventava bassa e pericolosa. Era l'opposto del Capitano Watson, che era sempre controllato e tranquillo nel piccolo uomo con le mani ferme.  John furioso era un misto tra selvaggio e allegro; la sua voce vibrava e le sue mani tremavano e lui era ... in realtà davvero spaventoso.
"Hai avuto un incubo. Ti sei svegliato, ti sei infilato i vestiti, e sei arrivato qui. La natura dell'incubo non è difficile da determinare. Come-si-chiama ha rotto con te ... tre giorni fa. Pensa ... che importa quello che pensa. " Pensa che ora che sono tornato, non vuoi lei. Pensa che doveva competere con un fantasma, ed è stato terribile. Lei non può competere con la persona reale. Saresti potuto tornare da lei, dirle che noi non siamo così. Dirle che non mi vuoi così. Quindi, perché non l’hai fatto?" Stai tranquillo, io sono vivo. Puoi tornare a dormire adesso. "
 "No, non posso."

Lo so, John. So che non hai avuto una notte di sonno decente da più tempo di quanto tu possa ricordare. So che è solo pura e semplice ostinazione che ti tiene lontano da un bastone. So che odi piangere e non l’ha mai fatto quando qualcuno poteva vederti, ti sei limitato a farlo sotto la doccia. So che hai detto al terapeuta che il tuo migliore amico era morto e quasi ti sei strozzato con le parole. Lo so, John. Per favore, smettila di star male. Sono proprio davanti a te.

"Non ho dormito per mesi. Ogni volta che chiudo gli occhi, tu muori. E la cosa è solo peggiorata da quando sei tornato" Guardò il pavimento prima di alzare bruscamente la testa per guardare con rabbia negli occhi di Sherlock," Perché sei tornato? "

Per te. Sono tornato per te. Sono tornato perché avevi bisogno di me. Perché hai chiesto un miracolo. Sono tornato perché anch’io ho bisogno di te. Sono tornato per la signora Hudson e Lestrade e anche Molly. Sono tornato perché -
"Londra è casa."
John annuì, "Già. Già, naturalmente. "
Sherlock fece un timido passo in avanti, "John ..."
"No. No. Sherlock, non ... non puoi pretendere di tornare semplicemente dalla morte e che io semplicemente ti perdoni."
"Perché no?" Sherlock onestamente non capiva. Era vivo, aveva chiesto scusa, era tornato. Dopo tutto quello che era successo, era comunque tornato per John. Gli aveva dato quello che voleva – che Sherlock fosse vivo. Perché John non poteva solo accettarlo?
Il viso di John fece qualcosa di molto vicino all’ accasciarsi e le sue piccole spalle si afflosciarono. Sembrava più vecchio e più piccolo e più stanco di quanto il detective l’avesse mai visto e questo provocò qualcosa nel petto di Sherlock che lo fece soffrire ferocemente.
"Ogni notte ..." John serrò la mascella chiusa e una piega apparve tra le sopracciglia bionde, "Io lo uccido ogni notte. Ma non importa quanto veloce io sia o quanto bene miri o qualsiasi cosa faccia, non sono mai abbastanza veloce per salvarti." Aprì gli occhi e fissò il suo amico, “Tu non sei morto solo una volta, Sherlock. Sei morto ogni volta che ho chiuso gli occhi in più di un anno. Una parola ... Una sola parola è tutto ciò di cui avrei avuto bisogno. Un biglietto infilato sotto la porta, un fottuto segnale da uno dei circa cento vagabondi che mi avrebbe fatto sapere che eri vivo quando io non lo ero. "
"Mi sono quasi messo in contatto così tante volte", disse Sherlock, mostrando un improvviso interesse per i suoi calzini.
"Ma non l’hai fatto , Sherlock. Non hai mai chiamato. Non hai mai fottutamente scritto. Mi hai lasciato credere, per oltre un anno, che ti avevo visto morire. Che ero stato troppo lento e ingenuo e stupido per salvarti. Che ti avevo perso." Fece un respiro," Che ti avevo deluso. "
"Ti amo." Sherlock stava dicendo le parole prima che avesse considerato le conseguenze. John poteva dargli un pugno. Poteva urlare contro di lui o poteva anche andare via e non tornare mai più. Così, egli continuò a parlare, sperando disperatamente che se avesse detto abbastanza parole nel modo giusto, John non avrebbe fatto nessuna di queste cose. "Non potevo lasciarti morire. Moriarty aveva una pistola puntata alla tua testa ed era la mia vita o la tua. E ho scelto la tua. Perché ... perché non c'è nulla che non farei, nessun modo in cui  non ti farei del male se questo significa tenerti qui e vivo e al sicuro . Posso spingermi a profondità inimmaginabili, John, per fare ciò che sento che deve essere fatto. E non mi importa se mi odi, finché sei nel mondo a farlo. "
John rimase in silenzio sbalordito per un tempo molto lungo e Sherlock si permise davvero di sperare.
"Tu ... figlio di una cagna".
 Incredibile, Sherlock rifletté quando John lo afferrò per la camicia e spinse il suo corpo contro il muro, come alcune parole avevano il potere di fare evaporare tutta l'aria dalla stanza.
"Non puoi dirmi questo," John ringhiò, "Mi hai fatto assistere alla tua morte. Mi hai fatto assistere! Non si fa.  Non si fa questo alle persone che ami. Tu. Tu. Non puoi semplicemente ... Tu. Mi hai lasciato inginocchiato nel tuo sangue desiderando di essere stato al posto tuo. Mi hai lasciato in piedi su una bara vuota a supplicare per la tua vita. E ora pensi di avere il diritto di dirmi che mi ami. Solo. No ".
 La presa sulla camicia di Sherlock  si allentò e John si allontanò,  
"Mi dispiace." Sherlock non sapeva cos'altro dire. Il rifiuto era evidente e doloroso. Aveva detto a John che lo amava e John aveva apertamente non ricambiato il sentimento. Gli aveva detto di non dirlo di nuovo. Aveva detto tutte le parole che significavano: non ricambio il tuo amore. Sherlock voleva lasciare che il suo cuore si spezzasse, ma non voleva farlo davanti a John.Non voleva che John si sentisse in colpa per non ricambiare il suo amore. Fugacemente, Sherlock quasi desiderò di essere morto davvero.
"Ma lo faresti di nuovo, non è vero?" La rabbia che si era calmata divampò ancora una volta ad oltranza: "Se pensassi di doverlo fare. Invece di fidarti di me, invece di fidarti di qualcuno, diresti solo che stare da solo ti protegge e salteresti da un altro fottuto edificio. "
"Se tu avessi saputo che ero vivo l’avrebbe reso più facile?" Sherlock sbottò, alterando il suo senso di colpa con rabbia e indignazione, "Sarebbe stato più facile per te sapere che ero vivo e in Serbia incatenato a un muro e picchiato fino a diventare un pasticcio insanguinato finché mio fratello maggiore è dovuto venire lì a trascinarmi fuori l’avrebbe reso più facile per te? "
“No," John contrattaccò," Se tu avessi saputo quante volte sono andato vicino a ingoiare una pallottola l’avrebbe reso più difficile per te? "
Sherlock si sentì come se fosse stato schiaffeggiato. L'ossigeno sembrava uscire fuori dalla stanza mentre cercava di incastrare quella frase in ogni angolo della sua mente.
 John-John, morto. John seduto accasciato su una sedia con una bottiglia mezza vuota di whisky e un foro tondo grande un centimetro nel suo palato molle, parete e pavimento dietro di lui sporchi di sangue color ruggine e materia grigia. John - freddo e blu su una lastra al St. Bart, l’incisione a Y che scende sul suo petto e gli organi del suo dottore che vengono accuratamente rimossi e donati per i trapianti. John- sepolto a marcire sotto la fredda terra inglese accanto alla vuota bara di Sherlock. No. Nononono.
"... Sherlock. Sherlock, smettila. Andiamo, respira, dannazione!" Sherlock non si era reso conto che stava iperventilando o che aveva avvolto le sue lunghe dita intorno ai bicipiti di John e che si stava aggrappando ad essi con una presa che aveva reso le sue nocche bianche che era assolutamente sicuro che avrebbe lasciato lividi.
Invertì le posizioni e spinse John contro il muro, coprendo l'uomo più piccolo con tutto il suo corpo e appoggiando la fronte su quella di John, intrappolando efficacemente il dottore. "Non puoi morire, John. Non puoi. Non lo permetterò. Ti chiuderò in un armadio e ti imboccherò con salsa di mele per il resto della nostre vite. Darò la caccia, fino agli estremi confini della Terra, a chiunque provi a farti del male. Anche se fossi tu. Se tu avessi fatto qualcosa ... Se io fossi tornato a casa dal tuo cadavere ... " Strinse gli occhi chiusi e sentì il battito cardiaco di John contro il suo petto.
John mise le mani timidamente sui fianchi di Sherlock, "Non ci si sente molto bene a stare dall'altra parte, vero?"
"Non è affatto la stessa cosa".
«Come diavolo puoi dire una cosa del genere?"
"Hai perso un amico, John. Tu non hai - " Non hai perso il tuo cuore. Non hai perso l'unica cosa che tu abbia mai amato in questa gabbia di matti che chiamiamo mondo. Non hai -
"E’ esattamente la stessa cosa, stupido coglione." John insistette: "Non volevo essere qui se tu non c’eri. Continuavo a pensare che la morte ti avrebbe annoiato; nessun caso, nessun tè. Forse avresti giocato a scacchi con Dio o saresti diventato buon amico del diavolo. Ho pensato che forse eri solo bloccato in un vasto buio silenzioso e ti annoiavi da impazzire. E così ho pensato di fare quello che avevo sempre fatto - seguirti ".
"Perché?" Sherlock supplicò, "Eri libero. Potevi trovare una moglie, avere figli, andartene dalla medicina generale e andare dove saresti dovuto stare, che è il Pronto Soccorso. Mycroft mi ha assicurato che stava per pagarti una somma esorbitante di denaro per ricucire i suoi agenti di nuovo insieme! Ti ho lasciato una vita, John. "            
"Non una abbastanza buona." disse John, "Mycroft mi ha offerto il lavoro e io proprio non potevo farlo. Non volevo vedere tutte quelle persone e sapere che potevo salvare loro e non te. Ho provato ad avere degli appuntamenti galanti e tutte loro mi hanno detto che era come cercare di toccare un fantasma. Laura, quella che hai visto di sfuggita la sera che sei tornato, mi ha detto che era ingiusto da parte mia cercare di offrirle un cuore spezzato. Ha detto che ne aveva avuto abbastanza di competere con il tuo fantasma, non voleva provare il suo coraggio contro carne e ossa. "
"Allora stavi per suicidarti?!"
"Ehi, chi di noi ha iniziato questa fottuta tendenza?"
"Non ero morto sul serio, John!"
"Come diavolo facevo a saperlo, Sherlock?"
“E ci risiamo!" Sherlock gridò, spingendosi lontano da John e volteggiando drammaticamente, "Questa conversazione sta diventando un circolo chiuso."
"Come vorresti chiuderla, allora?" John contrattaccò, furioso verso il suo amico.
John sapeva bene che avrebbe dovuto guidare il detective sulla strada giusta, ma era quasi come una sfida. Lui sa che io lo amo, adesso. Questa è una vendetta? Mi chiede cosa voglio in modo che possa volutamente non darmelo? John può essere arrabbiato, ma non è crudele. Può volermi colpire, ma non può veramente volermi fare del male. Oh, per i sette inferni, se avesse la minima idea di come vorrei concludere questo ... porre fine al litigio e all’aberrante discorso sul suicidio, e le accuse, e passare al prossimo capitolo della nostra vita insieme; baci e tè e anelli di nozze e inseguimenti sui tetti che si concludono con sospetti fermati e risate inappropriate. Voglio che tu abbia tutte le parti di me che nessun altro ha mai voluto. Voglio che tu mi ami senza cambiare il mio nome. Voglio più di quanto abbia mai avuto da - Sherlock rinchiuse il resto dei suoi pensieri lontano. Il dolore sepolto da tempo non avrebbero reso le ferite fresche meno dolorose. Si rifiutò di pensarci. 
"Io. Io voglio ... "
John non gli stava rendendo le cose più facili. Sherlock poteva dire un milione di cose voglio il tè. Voglio la cena. Voglio un caso. Voglio ...
«Mi hai detto che non potevo dirlo." Sherlock non sapeva bene come aggirare 'non dirmi che mi ami' con 'voglio solo disperatamente che tu non baci nessuno oltre a me per il resto della tua vita . '
"Non mi hai mai ascoltato prima d’ora, quando ti ho detto di stare zitto."
"Questo è diverso."
"Non lo è affatto. O hai perso la parte in cui ti amo anch’io? "
Questo ... Questo non era affatto quello che Sherlock si era aspettato che dicesse. "Cosa?"
"Sai, per essere un genio, puoi essere straordinariamente ottuso," John osservò come pizzicò il tessuto della camicia di Sherlock, "Sono furioso con te, penso che tu sia una merda assoluta, ma ti amo. Avrei voglia di spaccarti i denti, ma ti amo. Tu sei un bastardo assoluto senza un briciolo di considerazione. Ma ... ti amo. "
"John," Sherlock ringhiò, "Giuro, se stai solo cercando di vendicarti ..."
"Smettila di essere un idiota, Sherlock. Perché pensi che non ho avuto una relazione decente da quando ci siamo incontrati?Perché pensi che non sono andato avanti e non mi sono sposato quando sei morto? Perché pensi che sono così dannatamente arrabbiato con te? Gli amici superano questo genere di cose." Sembrava che a John ogni parola costasse un po' del suo orgoglio, era pessimo a esprimere i sentimenti tanto quanto Sherlock," La famiglia non lo fa. Tu sei la mia famiglia, Sherlock. E io ti amo. "
"Come un fratello." Sherlock concluse debolmente, "Tu mi ami come un fratello."
"No."
E questo, Sherlock decise, era abbastanza per procedere.
 
Il primo bacio non fu esplosivo. Non c’era la luce dei lombi di qualcuno in fiamme. Il calore non si era accumulato ovunque e le dita dei piedi non formicolarono. Sembrò più un bicchiere d'acqua nel deserto. Fu sollievo e guarigione. Fu un balsamo per il dolore che entrambi stavano curando da troppo tempo. E sarebbero passati diversi mesi prima che i baci non sembrassero una medicina. Non era stato tanto divertente quanto intrinseco. Era quello di cui avevano bisogno.
Il sesso era ancora meglio. Il sesso era anche peggio.
Il sesso con John Watson non era nemmeno iniziato come  sesso. Ci vollero circa due minuti perché il dottore si rendesse conto che Sherlock non era mai stato completamente intimo con nessuno prima, figuriamoci un altro uomo, e ci vollero circa undici-punto-due secondi perché Sherlock si rendesse conto che John lo era stato.
"Non gay?" Sherlock gettò uno sguardo dubbioso alla pulsazione che batteva sotto la pelle di John, sferragliando sotto le braccia e il tronco, che era in realtà piuttosto magnificamente scolpito per un uomo della sua altezza ed età. Era piatto e tonico e solido e Sherlock si sentì come una striscia di alluminio intrappolata nella forza di un magnete particolarmente potente.
John sorrise, "Non gay. Non etero, ma non gay. E mi mette a disagio e mi fa incazzare un bel po’ quando la gente cerca di invalidare come mi sento verso le donne perché mi capita di sentirmi allo stesso modo verso gli uomini. "
«Ma non il contrario?"
"Già, il contrario. Ma sono più selettivo sugli uomini che porto a letto. E’ meno comune per me; Penso di essere un due sulla scala Kinsey. Sono più generalmente attratto dalle donne, ma formo legami più profondi con gli uomini." John con calma sbottonò e svestì Sherlock della sua camicia, esponendo la pelle del detective per uno sguardo affamato.
"Sei ..."
Sherlock, per un terribile momento, pensò che John stesse per dire qualcosa di disastroso come 'bello' o 'meraviglioso' o, peggio ancora, 'mio'. Sapeva come le persone lo vedevano quando non lo conoscevano; aveva usato ciò, a volte, per ottenere informazioni da questa o quella persona. Vedevano i suoi occhi blu-verde-oro (heterochromia iridis) la sua pelle pallida, i suoi riccioli scuri, gli zigomi taglienti e le spalle larghe. Vedevano quello che voleva che loro vedessero - un bell’uomo in un abito su misura.
Sherlock odiava essere chiamato bello. Ne aveva avuto abbastanza del fatto che gli venisse detto che c'erano usi migliori per la sua bocca perfetta che parlare mentre era ancora alla scuola superiore. Sapeva che era stupido rabbrividire per quello che diversamente poteva essere un complimento, ma l'ammirazione per la sua forma fisica - trascurata anche se di solito mantenuta - era secondaria alla sua mente in ogni modo immaginabile. Se c’era qualcuno al mondo sul quale contava per interessarsi più a quello che veniva fuori dalla sua bocca che alla sua forma, quella persona era John H. Watson.
 "Pieno di cicatrici".
Sherlock avrebbe potuto baciarlo.
In realtà, lo fece.
Quando si separarono, John fissò la superficie del petto di Sherlock con l'occhio di un medico. Sherlock non era uscito dalla sua caccia a Moriarty con la stessa pelle inglese lattiginosa con la quale era entrato. Aveva mangiato di più e dormito di più e aveva fatto più corse e ancor più combattimenti in quell’anno di quanti ne avesse fatti in vita sua. Aveva acquistato due taglie in più in puri muscoli e preso un po' di abbronzatura, che non aveva fatto altro che sbiadire da quando era a casa.
Ma Sherlock non era sempre stato in grado di correre. A volte, era stato catturato. Oppure, a volte, doveva farsi prendere per infiltrarsi meglio nell’operazione. Sherlock aveva ucciso più persone in quell’anno di quante John ne avesse mai uccise in tutta la sua carriera militare. E le cicatrici mostravano ogni parola della storia.
"Non saresti mai dovuto andare da solo," Il suono che John aveva fatto era livido. Premette le dita callose sull'addome di Sherlock e guardò direttamente attraverso le cicatrici, "avrei dovuto essere lì per fermare questo."
"Non è così male come sembra," Sherlock cominciò, ma venne messo a tacere da uno sguardo del suo amico.
"Si tratta di un pestaggio, Sherlock," John sputò ", e più di uno. Ho visto segni come questi su prigionieri di guerra, sui cadaveri. Questa è stata fatta da un coltello " fece scorrere il dito su una pietosa cicatrice frastagliata sull’ anca di Sherlock. "Questa ... ti hanno bruciato. Con ... le sigarette. Rozzo ma efficace. Cicatrice da sfregamento di corda che non ho mai notato situata sul polso destro. Sei stato legato per giorni, non è vero? " Le sue dita tremavano mentre vagavano sul corpo di Sherlock, furia che bruciava nell'uomo più piccolo come un falò. Se Sherlock non si fosse sentito così tremendamente esposto in quel momento, sarebbe stato profondamente impressionato dal potere di osservazione di John.
"Ero vivo." Sherlock disse, sentendosi esposto e sulla difensiva, "Ero vivo. Sono tornato a casa da te. Sono tornato. Sono qui. Sono qui e mi piacerebbe molto se la smettessi di esaminarmi come un maledetto paziente valutando le mie ferite. Sono guarite, ed  ero in giro per permettere loro di guarire. I cadaveri non hanno cicatrici. "
Prese la mano che aveva posato sul suo sterno e baciò le dita, una ad una. "Per favore, John," Mise la mano presa in prestito sulla curva del collo e della spalla, "Lascia stare".
Baciò John, poi. Lo baciò con tutto se stesso, per quel che poteva valere. Si sentiva come un nervo scoperto e non aveva nessun controllo su se stesso o le sue emozioni dilaganti. Lasciò che John lo portasse in camera sua, lasciò che John lo spogliasse dei suoi vestiti e mettesse a nudo la sua pelle e la sua anima. Lasciò entrare John in un modo in cui non aveva mai permesso a nessuno prima neanche di avvicinarsi.
Per un attimo fugace, la memoria perfetta di Sherlock tirò fuori parole e tocchi dal  passato sepolto da tempo. Egli li spinse da parte, per evitare di avere la sua felicità rubata da vecchi fantasmi. Seppellì le dita nei corti capelli biondi di John, cullando la sua testa e collocandosi lì in modo che ogni possibile centimetro venisse toccato.
Per un uomo così  piccolo, John sembrava non finire mai. Non importava dove Sherlock toccasse, sembrava esserci sempre un altro centimetro quadrato di pelle da scoprire.
"Sherlock, Cristo, rallenta. Io non vado da nessuna parte. "
John non aveva mai mentito a Sherlock, ma Sherlock aveva mentito a John. Sherlock aveva detto a John che era stato il primo, e in parte, questo era vero. John era stata la prima persona alla quale Sherlock avesse mai lasciato superare ogni difesa. John era stata la prima persona che Sherlock avesse mai amato così profondamente, era diventato un'estensione dell’altro uomo.
Ma John non era la prima persona che l’avesse mai toccato. Non era la prima persona che aveva avuto il potere di spezzare il cuore di Sherlock. Non era la prima persona che Sherlock avesse mai amato.
E la prima lo aveva quasi ucciso.
Due volte, rispettivamente.
 
 
 
 
 
 

Note dell’autrice:

Il titolo è preso dalla canzone "Fall For You" di Secondhand Serenade.
Non è che voglia usare per tutti i miei titoli testi di canzoni, sono solo incredibilmente pigra e priva di fantasia per i titoli.
 

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Capitolo 11
*** Deconstructing Gods, I Came Across You ***


Capitolo 12: Decostruendo le Divinità, mi sono imbattuto in Te

 
Note della traduttrice:
Innanzitutto chiedo scusa se per pubblicare questa traduzione ci ho messo così tanto,oltre ai soliti impegni e al fatto che questo capitolo è particolarmente lungo e ho faticato per rendere alcune frasi,è morta una delle mie cagnoline e per un periodo sono stata talmente depressa da non avere proprio voglia di tradurre :(
Comunque,finalmente la traduzione è pronta :) Avrete notato che il capitolo è numerato come 12 ma non c’è un capitolo 11.Non si tratta di un errore,il fatto è che il capitolo 11 consisteva in un messaggio dell’autrice che si scusava per l’enorme ritardo nella pubblicazione dell’aggiornamento e prometteva di pubblicarlo entro pochi giorni,cosa che infatti ha poi fatto :) Non mi sembrava il caso di pubblicare quel messaggio come capitolo,e ho preferito non cambiare il numero del capitolo,altrimenti avrei creato confusione per chi la sta leggendo anche in originale. Detto questo,vi lascio alla lettura di questo capitolo,non so quando verrà pubblicato il prossimo,come al solito poi farò del mio meglio per tradurre appena possibile, ma vi chiedo scusa in anticipo se dovesse volerci un po’ di tempo anche per la prossima traduzione :(  Buona lettura :)
 
 
 
 
 
 
 
Mary non era in casa quando John tornò nel loro appartamento. Recuperò la posta dalla cassetta delle lettere e la portò in cucina, dove c’era un biglietto della sua fidanzata attaccato al frigorifero.

            John, c’era scritto, Sheryl è entrata in travaglio in anticipo. Probabilmente non tornerò per il resto della notte. Avrei chiamato, ma il mio cellulare ha incontrato una tragica, acquosa fine e se hai bisogno di raggiungermi, telefona ad Ellen. Spero che oggi avrai ottenuto le risposte che cercavi, amore. Spero che potrai lasciarti tutto questo alle spalle, ora. Ti amo e ci vediamo domani.
Mary
PS. Non sei ancora riuscito a fargli  firmare i documenti?

 
            Maledizione, i documenti. Quando Mary l’avrebbe scoperto, avrebbe avuto un attacco isterico. Non riusciva a credere che Sherlock li aveva semplicemente bruciati come niente fosse! No, questo non era vero. Naturalmente Sherlock li avrebbe semplicemente bruciati. Perché mai non avrebbe dovuto?

            Sherlock una volta aveva cercato di bruciare con la fiamma ossidrica la lettera di una fan troppo zelante di nome Mary Russell che aveva detto che sarebbe stata una compagna molto più adatta del Dr. Watson. Lei gli aveva mandato racconti di loro due in cui lui l’aveva assunta come apprendista e, talmente impressionato dalla sua abilità deduttiva, si era innamorato di lei e l’aveva sposata.

            John l’aveva trovato assolutamente esilarante e Sherlock non si era divertito affatto.

            Il dottore era tornato a casa dalla chirurgia un pomeriggio per trovare suo marito piegato sul lavello della cucina con una fiamma ossidrica in una mano e una bottiglia di liquido infiammabile nell'altra, il fumo che fluttuava attraverso il 221B.

            I ragazzi avevano dovuto sostituire il lavandino e la signora Hudson si era infuriata come non mai, ma John si trovò a sorridere stupidamente al ricordo come gli tornò in mente lo sguardo di trionfo sul volto di Sherlock quando l'ultima delle fantasie da ragazzina di Mary Russell veniva ridotta in cenere.

            Tornare nella sua vecchia casa aveva fatto terribilmente male. In piedi tra tutti quei ricordi, ogni tocco e bacio e risata che erano scivolati tra le pareti e tutte le liti furiose e le brutte parole che aleggiavano nell'aria e macchiavano la loro ex felicità erano stati come un coltello nello stomaco di John.

            Avrebbe voluto gridare al detective. Avrebbe voluto scuoterlo e chiedergli perché .
Mi hai amato così tanto, Sherlock. Mi ami anche adesso! Non puoi fingere una cosa del genere, mi hai sempre amato,cazzo. Allora perché?

No.

Non avrebbe percorso nuovamente quella strada, quella strada conduceva alla follia. Si era posto quella domanda un migliaio di volte nell'ultimo anno e mezzo. L’aveva singhiozzata, ubriaco, tra i cuscini del divano di Greg e Molly dopo che aveva finalmente deciso che ne aveva avuto abbastanza. L’aveva posta nuovamente con gli occhi infossati e la voce roca quando Mary finalmente era riuscita a convincerlo a parlarne durante la transizione del loro rapporto da amici ad amanti.

John si passò le dita agitate tra i capelli biondo-grigi e accese sotto il bollitore del tè. Era stata una lunga giornata del cazzo e John Watson stava per sedersi, bere una birra e non pensare a Sherlock Holmes. Non aveva intenzione di pensare a come una parte di lui avrebbe voluto ridere quando Sherlock aveva detto che aveva bruciato i documenti del divorzio, perché era una cosa così palesemente da Sherlock. Non aveva intenzione di pensare al modo in cui si era sentito quando il suo ex gli aveva detto, "non possiamo semplicemente andare a letto e sistemare il resto domani?"

Era stato così maledettamente allettante. John poteva decisamente immaginare di arricciarsi attorno al suo compagno e annusare il suo odore ancora una volta. Poteva immaginare di agitarsi sotto le loro coperte e intrecciare le sue gambe con quelle di Sherlock. Poteva immaginare quel semplice, intimo atto di condivisione di un letto e lo voleva così tanto da star male.

Sherlock lo aveva lasciato, e Sherlock lo aveva ferito e Sherlock non poteva semplicemente tornare allegramente con una lesione cerebrale e aspettarsi che il danno venisse annullato perché non riusciva a ricordarlo! Il figlio di puttana aveva seriamente pensato che poiché non ricordava che c’erano state le urla e le liti e l’amaro, vergognoso modo in cui finivano col fare sesso come risultato, improvvisamente era tutto a posto.

Beh, non era tutto a posto! John non poteva improvvisamente dimenticare tutte le volte che Sherlock lo aveva scacciato quando aveva cercato di colmare il divario sempre più ampio tra loro con un bacio o un tocco. Non poteva improvvisamente dimenticare come il suo stomaco si contorceva e annodava con rabbia ogni volta che Sherlock guardava con occhi semi-affamati il suo vecchio professore quando la schiena del bastardo era girata. Non poteva improvvisamente dimenticare i duri, perfidi modi in cui il suo ex-amante lo aveva chiamato nella foga di un altro litigio che Sherlock sembrava sempre istigare.

            Niente era stato annullato dall’amnesia di Sherlock, tranne il fatto che John stava improvvisamente portando quei ricordi da solo. E quell’ultima lite... John sperava solo che se un ricordo potesse andare perduto, fosse di quella notte. John si odiava per quello che era successo, ma soprattutto non voleva che Sherlock  riscoprisse le profondità delle tenebre in cui poteva affondare se davvero messo alle strette. John era stato furioso prima di quella notte, ma non aveva mai voluto fare veramente del male al detective prima. Non l’aveva mai odiato prima.

            Quell’ultima lite aveva cambiato tutto. Era stato l'ultimo chiodo sulla bara e il motivo per cui John - anche se Sherlock non si riprendesse mai dalla perdita di memoria - non potrebbe mai tornare da lui.

***
 

            Sherlock non era un uomo sentimentale. Nonostante le prove dimostrassero il contrario, Sherlock Holmes non aveva passato il tempo a struggersi per un amore perduto ossessionato da droghe che non erano nel suo sistema. John era stato il primo amante di Sherlock, ma certamente non il solo. Il Lavoro aveva condiviso il loro letto.

            Era il Lavoro che lo confortava adesso. Dopo il lampo di intuizione derivante dal ricordo dell’ e-mail di Stefan, i ricordi di Sherlock erano un vuoto vorticoso di nero e di nulla.

            Era frustrante. Sherlock affondò le dita nel suo cuoio capelluto mentre camminava avanti e indietro nel soggiorno come se potesse estrarre a forza le risposte attraverso i suoi capelli. John pensava che Sherlock e Stefan  "ovviamente non avevano chiuso", eppure il solo pensiero del suo vecchio insegnante faceva ribollire le sue viscere con una rabbia che non aveva mai veramente sperimentato quando erano stati insieme quei decenni fa.

            Le sue viscere sembravano ricordare più di quanto facesse il suo cervello e se disgustoso, doloroso odio era quello che provava per Stefan James, perché John dovrebbe pensare che fosse attrazione? O ... amore?

Allora. Lui e John avevano aiutato Stefan James a fermare uno stalker; Sherlock voleva ridere di questo. Era stato così evidente - Stefan non si era mai tirato indietro dal fare sesso con i suoi studenti. Aveva avuto altri ragazzi prima di Sherlock e aveva avuto altri ragazzi mentre era con Sherlock e aveva avuto altri ragazzi dopo Sherlock. Il professore aveva sempre qualche scusa banale o una spiegazione ( "Loro non significano niente per me, Will" ... "Difficilmente puoi incolparmi per aver bisogno di ciò che non posso avere da te" ... "Loro li fotto, Will, ma è te che amo"..." Ti scoperò così duramente che dimenticherai dove vivi, e non ti farò mai nemmeno pensare nuovamente ad un altro uomo. Fino ad allora, farò sesso con chiunque voglia. Tu vuoi tutto di me, quindi io voglio tutto di te. " )

Sherlock, anche a diciotto anni, non si era mai fidato abbastanza per dargli davvero così tanto controllo su di lui. Come poteva Stefan aspettarsi fiducia quando stava guidando un ago nel braccio del suo molto giovane amante?

            Sherlock era abbastanza certo di non aver mai detto questo a John. Se John fosse stato nella stessa stanza con l'uomo che aveva introdotto Sherlock alle droghe con le quali aveva quasi rubato la vita di suo marito per due volte e che era una costante spada di Damocle sulla loro felicità, Stefan non avrebbe lasciato vivo quella stanza. 

            Quindi, se non riusciva a ricordare. Avrebbe dedotto.

            ***

           Ambientazione: Università. Secondo piano laboratorio di chimica. Seconda porta sul lato sinistro.

            I protagonisti: Dottor John Watson, Capitano del Quinto Fucilieri Northumberland, nella sua sexy giacca di pelle marrone. Sherlock Holmes, l’unico Consulente Investigativo al mondo nel suo Belstaff. E il dottor Stefan James, Direttore del Dipartimento di Chimica e Scienze Teoriche, come Sherlock lo ricordava da quasi vent’anni prima: capelli castani, occhi verdi brillanti, e il tipo di viso bello e spigoloso che le stelle del cinema invidiavano. Camicia button-down portata fuori dai logori ma lusinghieri jeans e con le maniche arrotolate fino ai gomiti. Scarpe da ginnastica bianche e nere marca Converse sbiadite ad arte lungo le cuciture e tuttavia rigorosamente mantenute prive di segni di usura dovuti all’essere indossate per camminare.

            Stefan, Sherlock aveva chiesto una volta, mentre si trovavano insieme davanti ad un becher di soluzione incredibilmente volatile, ho una domanda, e non riesco a dedurre la risposta. Di solito, questo mi infastidirebbe ma,aveva sogghignato, questo caso è solo un due.
            Allora, qual è la tua dannata domanda, saputello? Stefan aveva sogghignato di rimando,quei magnifici occhi verdi che guardarono nei suoi e sembrava leggessero il suo cuore.
            Cosa c’è tra te e quelle cazzo di scarpe da ginnastica?

            Sherlock si ritrovò a sorridere al ricordo. Aveva avuto diciassette anni, al secondo anno di università, parecchi anni più giovane degli studenti intorno a lui. I suoi compagni lo odiavano; i ragazzi più grandi come Sebastian Wilkes lo trattavano come una sorta di bomboniera - quello che riusciva a fare, il suo "trucco", era divertente finché non veniva puntato verso nessuno di loro. Le ragazze erano peggiori – custodivano gelosamente i loro segreti e odiavano Sherlock per la sua capacità di vedere oltre i loro sorrisi leziosi e gli occhi truccati.

            Non era stato fino al suo secondo anno, quando era riuscito a costringere il consiglio scolastico a fargli frequentare le classi interessanti (a condizione che frequentasse una classe di Letteratura veramente orribile), che aveva incontrato il professor James. E Stefan era stato ... diverso. Non era pedante e altezzoso e insicuro come ogni altra persona in quel posto; era sicuro e interessante e intelligente. Terribilmente intelligente.

            ***

            Sherlock praticamente ringhiò, questo non aiutava. Voleva dedurre la sua interazione con Stefan James sulla base del blog di John e la sua conoscenza delle persone coinvolte. Non fare un pericoloso viaggio nei ricordi del passato. Quella strada conduceva alla pazzia, e Sherlock aveva bisogno di riparare il suo matrimonio e fermare il suo amante dallo sposare una cazzo di donna con scarpe comode e capelli biondi e la capacità di dargli i bambini per i quali hanno tanto litigato e che lui tanto ardentemente desiderava.

            ( Ci sono opzioni, Sherlock.
            Tipo quali, John? Adozione? Surrogato? Chi pensi che potrebbe mai dare un figlio ad un medico dell'esercito con grave PTSD e a un tossicodipendente in recupero, diagnosticato come sociopatico?
            Quindi, non dobbiamo nemmeno prenderci la briga di provare? "
            John, pensa alla nostra vita. Dove esattamente troverebbe posto un bambino tra un inseguimento a mezzanotte sul tetto e una rissa illegale? Chi potrebbe anche solo lasciarci guardare un bambino dopo aver scoperto come viviamo?
            Mi piace pensare che entrambi rivedremmo le nostre priorità e metteremmo il nostro bambino al primo posto.
            Non è probabile.
            Voglio dei figli, amore. Li ho sempre voluti. Non posso semplicemente far sparire questo desiderio come per magia.
            Allora avresti dovuto sposare una donna e avere dei figli. Forse una staccionata e una bella utilitaria. La vita che hai scelto con me non contiene nulla di tutto ciò. Il lavoro è fondamentale. Viene prima di noi e viene certamente prima di bambini immaginari.)
             John era andato a letto da solo quella notte, Sherlock non aveva pensato - non si era davvero preoccupato – di quanto il suo palese e brusco rifiuto di qualcosa che John voleva così tanto potesse fargli male. Stava cercando di essere razionale, si disse, la loro vita ... nessun bambino potrebbe vivere così. Ignorato a causa del lavoro, con un genitore che lo odiava per la reclusione. A John piaceva credere che Sherlock poteva mettere un'altra persona prima di se stesso e dare a quella persona l'amore di cui aveva bisogno. Ma l'unica persona che era in grado di amare davvero era John.

            Ugh, fuori pista di nuovo! Perché non riusciva a concentrarsi? La testa gli pulsava proprio sopra l'occhio sinistro ed era esausto. L’unica cosa di cui aveva bisogno era che John tornasse a casa e sistemasse le cose.

                        Ma John non stava tornando a casa. Non fino a quando Sherlock non fosse riuscito a capire il perché.

            ***

           
            La scena: Sherlock e John camminavano attraverso le gloriose aule nelle quali si è formata la moralità di Sherlock. John- camminando fiducioso, sereno, disinformato, impreparato. Sherlock - una maschera di neutralità, inflessibile sotto la pressione di un cuore spezzato che lo ricopriva da tempo.  Poteva farlo. Poteva farlo se era con John. Non era più un bambino. Non era un tossicodipendente ( nonuntossicodipendentenonuntossicodipendente. JohnJohnJohn. ).
            Le Porte: barriere di legno semplici con finestre circolari a livello degli occhi del detective. Aveva avuto il suo ultimo incremento di crescita a diciassette anni e aveva mantenuto una statura di un metro e 80 per tutta la vita adulta, nonostante l'idea spesso dichiarata che sarebbe diventato più alto ( "un'allusione mantenuta in virtù di un buon cappotto e un amico basso" ). Sherlock - si fermò davanti alla seconda porta sul lato sinistro e fece un respiro. Non era qualcosa che John avrebbe trascurato. Avrebbe chiesto se il detective era okay, preoccupazione incisa sul suo viso gentile.
            Sherlock non avrebbe parlato. Sherlock avrebbe fatto finta di non ascoltare e sarebbe entrato nel laboratorio di chimica con aria distaccata e determinazione facendo svolazzare il Belstaff in un gesto plateale. Si sarebbe concentrato sui trascurabili cambiamenti al laboratorio avvenuti da quando non lo frequentava più:  pavimento comprato all’ingrosso – stesso identico colore e modello, stessa mezza dozzina di brutti banchi con la parte superiore di legno fissati al pavimento in due file di tre, lavagna magnetica sostituita da una di quelle lavagne intelligenti. Il posto di Sherlock, in prima fila, a destra nell'aula, con quasi due decenni di nuovi segni e graffi e bruciature da parte di studenti negligenti.
            Il momento: Stefan, seduto dietro la sua cattedra mentre correggeva i compiti ( La sua cattedra, dove Sherlock aveva premuto le sue labbra su quelle di Stefan ed era scomparso. William si era innalzato come una fenice dalle sue parti scartate che Stefan non voleva. Le parti inutili... Le parti che non erano amabili -.... No, smettila. John le amava. John lo amava per ogni parola e ferita e scarti a brandelli di orgoglio nei quali si era avvolto come un'armatura fatta di indifferenza e sarcasmo. John. John lo amava. Non inutili.. Non inutili) . Egli alzò lo sguardo quando la coppia di consulenti varcò la soglia, e i suoi occhi verdi s’incresparono agli angoli, sottolineando zampe di gallina che prima non c’erano.

            I suoi capelli castani erano striati di grigio, la sua pelle leggermente meno soda di quanto era stata una volta. Portava la sua età con grazia - era ancora devastante da guardare. Ancora stupendo. E ancora lo sapeva fottutamente bene.

            Vederlo di nuovo era stato come una cannonata nel petto. Sherlock non aveva bisogno di dedurlo; lui lo sapeva. Quelle labbra che una volta gli appartenevano, quelle mani che una volta e per molte volte scorrevano ruvide e possessive sul suo giovane corpo a mala pena maturo, quegli occhi che lo avevano visto cadere a pezzi più volte grazie alle abili cure delle mani e le labbra e i denti . Sherlock avrebbe potuto effettivamente aver smesso di respirare. Un'ondata di desiderio a lungo sepolto potrebbe averlo attraversato.

            Ma forse, Sherlock avrebbe solo voluto una dose.

            "Non ci credo," Stefan avrebbe detto, "William Holmes. Sono davvero passati diciannove anni? "

            "William?" John lo avrebbe deriso, consapevole del disgusto di suo marito per il nome.

            "Sherlock", il detective lo avrebbe corretto nello stesso modo prudente col quale aveva detto a Sebastian 'non è un trucco' precedentemente durante il caso del Banchiere Cieco... una vita fa.

            Stefan avrebbe rivolto la sua attenzione a John, che sarebbe stato altrettanto impassibile di fronte a Stefan James come lo era stato di fronte al Governo Britannico. Avrebbe guardato il vecchio insegnante di Sherlock senza pensare a com’era lui di solito quando Stefan lo studiava con un sorriso che non raggiungeva i suoi occhi.

            "Dottor Watson," Stefan gli avrebbe stretto la mano, "ho letto ogni pagina del tuo blog. Roba affascinante. "

            John avrebbe tossito in quel suo tipico modo di quando non sapeva come gestire la situazione, ma affrontava le intemperie a testa alta e con una bonaria alzata delle sue sopracciglia. "Grazie", avrebbe potuto rispondere, scambiando una ferma stretta di mano con il chimico.

            "E’ bello vedere come se la stanno passando i miei ex studenti," Stefan avrebbe aggiunto, lasciando che i suoi occhi cadessero di nuovo su Sherlock, "in particolare quelli per i quali ho sempre avuto un interesse speciale."

            Che sarebbe stato esattamente lo stile tutt’altro-che-sottile del professore, accidenti a lui. Sherlock avrebbe alzato entrambe le sopracciglia indifferente e sarebbe sfrecciato davanti a loro verso la cattedra di Stefan.

            Perché avrei dovuto farlo?
            Perché la lettera minatoria sarebbe stata lasciata sulla cattedra di Stefan, ovviamente.

Il messaggio sarebbe stato il più recente di una serie, Stefan non avrebbe chiamato Sherlock per una lettera minatoria. Probabilmente non lo avrebbe chiamato per meno di dieci lettere minatorie di fila.

Sherlock l’avrebbe letta. Ci sarebbero stati tanti  tagli arrabbiati di lettere sulla pagina, le parole piene di nostalgia e del bruciore amaro del rifiuto. Forse da un ragazzo che Stefan aveva usato una volta, e scartato allo stesso modo in cui aveva usato e scartato compagni di classe di Sherlock quando stavano insieme.

Lo dirò. La lettera giurava, e Sherlock sentì il brivido della condanna come le parole emersero dal vuoto della sua memoria. Non puoi farmi sparire. Non puoi semplicemente far finta che non fosse vero. Che non sia successo. Se continui ad ignorarmi, dirò a tutti quello che hai fatto.

"Ne dubito," Sherlock avrebbe schernito posando la lettera - scritta su un foglio di quaderno a righe - di nuovo sulla cattedra. Se il ragazzo che l’aveva scritta dipendeva troppo profondamente da Stefan. Sesso, droga ... non importava. Questo ragazzo si credeva innamorato del suo professore e non aveva intenzione di coinvolgere nessun altro. Ma la sua disperazione crescente (indicata dalle mani tremanti che tenevano la penna stilografica e le pugnalate brutali nella pagina che avevano schizzato inchiostro sulla carta) era una vera e propria minaccia.

"Il tuo studente non ha intenzione di chiamare la polizia, se è questo che ti preoccupa." Sherlock avrebbe detto, con la pausa appropriata per l’effetto drammatico. Non ha mai potuto resistere a un tocco di dramma. La sua debolezza era un buon aggancio, lo era sempre stato.

"Studente?" John avrebbe saputo quando imbeccare, esclusivamente con lo scopo di accendere la miccia che avrebbe fatto esplodere il suo amante in una sfilza di deduzioni. Sherlock poteva illuminarsi come il sole nel calore di un caso, ma era John che diceva le parole giuste per farlo accadere. Se John avesse detto polizia, Sherlock avrebbe seguito una traccia totalmente diversa di pensiero. Avrebbe ripensato a nottate trascorse schivando la preoccupazione di Mycroft e la nevrosi della mamma e prendendo conforto tra braccia calde e la forte puntura di un ago e una bocca calda che era sempre lì quando le sue difese erano abbassate. Sarebbe saltato a conclusioni su questo ragazzo sconosciuto, e avrebbe dovuto lasciare che il proprio danno offuscasse il suo giudizio.

"Studente. La carta è di bassa qualità, il contenuto suggerisce giovinezza e  disperazione, l'attenta vaghezza suggerisce vergogna e il linguaggio supplichevole suggerisce affetto. Oh, Stef, questo l’hai davvero ferito. "

Non avrebbe dovuto guardare John per sapere che le sue sopracciglia si erano alzate quasi fino a toccare la fronte mentre dava una seconda occhiata al bel professore. Non che John potesse trovarlo bello al di là del lato puramente estetico; egli era difficilmente il tipo del dottore. Troppo alto, troppo largo, troppo abbronzato e troppo ... Stefan. In realtà, il modo volpino in cui quegli occhi verdi foresta calcolavano la profondità del loro impegno dall'uno all'altro, la piega quasi beffarda delle sue labbra e il modo in cui guardava Sherlock come un vecchio possedimento preferito avrebbero fatto montare l’ira di John in un istante.

Sapeva, con assoluta certezza sapeva , come Stefan l’avrebbe guardato. Lo sapeva con tanta sicurezza come sapeva che l'uso persistente di Stefan del suo odiato nome di nascita avrebbe fatto digrignare i denti a John. E lo sapeva con tanta sicurezza come sapeva che se avesse guardato John in quel modo anche una sola volta, Sherlock si sarebbe incazzato.

Stefan avrebbe negato ogni responsabilità, naturalmente. E avrebbe detto la verità. "Will", egli avrebbe sospirato, "se avessi saputo chi era questa persona o di cosa stesse parlando, ti avrei forse contattato?" Dopo quasi vent’anni di silenzio tra di loro? No, non era probabile. Stefan era un sacco di cose, ma non era un uomo che  mostrava debolezza. Chiamare Sherlock, se avesse avuto qualsiasi possibilità di scoprire il colpevole da sé, non sarebbe mai stata un'opzione.

"Beh, hai fatto arrabbiare qualcuno, non è così?" John potrebbe aver preso la lettera, l’avrebbe letta, e sarebbe intervenuto in quel suo modo che fa sembrare tutto semplice, anche quando era un casino intricato.
 
Sherlock si passò le dita tra i capelli, attraversò l'appartamento e prese il violino. Questo poteva richiedere un po' di tempo.

***

            Se John fosse stato onesto, era davvero iniziato tutto con quel figlio di una cagna, Stefan James. Le cose andavano bene come non mai poco prima che decidesse di balzare di nuovo nella vita di Sherlock. Non che non avessero i loro problemi;Sherlock era come un bambino legato e determinato a infilare quella forchetta nella presa della luce con la sua persistente dipendenza da nicotina, il suo temperamento, un episodio particolarmente stupido che coinvolge fluido per l'imbalsamazione dove John era stato molto vicino a dargli un pugno nel suo stupido volto suicida e circa altre mille piccole cose irritanti e compromessi che compongono ogni matrimonio.

            Avevano litigato prima di James. Avevano gridato e sbattuto le porte ed erano andati a letto da soli. Avevano rovesciato mobili nelle loro liti e rovesciato altri mobili nella loro riconciliazione. Sherlock era un miserabile, geloso, possessivo bastardo con cui vivere e non era giusto che facesse sentire John in colpa ogni volta che sorrideva appena ad una bella donna.

            Se John non lo avesse conosciuto così bene, si sarebbe potuto stufare della quantità inesauribile di stronzate di suo marito. Ma Sherlock aveva detto fin dalla prima sera che credeva veramente che, un giorno, John si sarebbe stancato di lui e l’avrebbe lasciato. Sherlock non pensava di poter essere amato per ciò che era nella sua interezza. Pensava di non essere uguale alla somma delle sue parti e così aveva rinchiuso il suo cuore in una scatola e si rifiutava di provare affetto. Non pensava di poter crescere un bambino, non pensava che potesse amarlo e il suo tacito terrore che John avrebbe eventualmente potuto desiderare i bambini più di quanto volesse Sherlock aveva spezzato il cuore di John.

            Sherlock davvero non credeva che John potesse amarlo tanto quanto lui amava John. Naturalmente, si sbagliava. Era paranoico e danneggiato e infantile e si sbagliava così tanto. Sherlock era l'amore della sua vita. Non c'era nulla che potessero fare al riguardo, e John non voleva cambiare questo. Anche di fronte al dolore, al divorzio, al suo eventuale nuovo matrimonio con Mary e i bambini che potrebbero un giorno avere, John non poteva cambiare il fatto che Sherlock era la sua anima gemella. Sherlock poteva non credere nelle anime, e John non sapeva se lui stesso ci credesse. Ma Sherlock era l'altra metà di lui e non c'era niente da fare al riguardo.

            Non che facesse alcuna differenza. Si erano lasciati, e per quanto gli spezzasse il cuore, era deciso a mollare Sherlock. A volte, l'amore non era sufficiente. Se così fosse, non si sarebbero mai trovati a questo punto.

            Sherlock era stato danneggiato. E James era stato un grande pezzo maledetto di quel puzzle. Stefan James aveva ferito Sherlock quando era ancora tanto giovane da credere a chiunque gli avesse detto di amarlo.

            C’erano voluti circa due minuti a John per capire che una volta uscivano insieme. O qualunque fosse il raccapricciante insegnante-e-genio-diciottenne-con-problemi-di-abbandono-paterno-e-un-autoritario-fratello-più-grande equivalente di uscire insieme. James aveva approfittato di Sherlock ed era evidente nel modo in cui Sherlock si comportava in sua presenza.

            John mise il tè in infusione nella sua tazza mentre sedeva da solo al tavolo della piccola cucina nel suo appartamento. Se prendeva un respiro profondo, poteva sentire l’odore di Sherlock sulla sua camicia. Faceva male, ma lo calmava. Voleva aggrapparsi ad esso solo un altro po’ prima che arrivasse il momento in cui l’avrebbe perso per sempre.

 
            "Oh, Stef, questo l’hai proprio ferito. "

«Non ho fatto niente a nessuno, Will. In questo caso, sono completamente innocente. " James aveva detto facendo una smorfia e mettendosi troppo vicino al detective per i gusti di John. In realtà, dopo cinque minuti con lui, anche le isole britanniche erano troppo vicine per i gusti di John. James era alto e bello e colto e trasudava la stessa arroganza a malapena consapevole come quella di Sherlock e Mycroft. I due scienziati sembravano provenire da diverse pagine dello stesso catalogo di moda maschile e John si sentiva molto basso e raggrinzito a confronto.

Ma c'era qualcosa su James che aveva reso John teso. Entrambi i fratelli Holmes potevano essere freddi o addirittura intimidatori con chiunque tranne che con John. Ma Stefan James sembrava fare le fusa con malizia tranquilla che tremolava lampeggiando come un miraggio – arrivava e se ne andava così in fretta che John non poteva essere del tutto sicuro di quello che aveva visto quando aveva osservato James guardare Sherlock. C'erano calore e possesso e desiderio, quelli erano disgustosamente ovvi e James non aveva fatto alcuno sforzo per nasconderli dietro il suo neutrale piacevole sorriso. E in un attimo, se ne erano andati anche questi. Forse John si stava comportando solo da stupido, stronzo geloso. Voleva così tanto crederci.

Perché l'ultima volta che aveva visto qualcuno guardare Sherlock in quel modo, John aveva avuto indosso il Semtex e aveva guardato un puntino rosso luminoso scorrere amorevolmente fino al petto di Sherlock.

            "Beh, hai fatto arrabbiare qualcuno, non è così?" John aveva chiesto dopo essersi portato accanto a suo marito e aver strappato la lettera dalle sue lunghe dita, "possiamo avere una lista delle persone che potresti avere infastidito?" John fece quel sorriso modesto che disarmava gli sconosciuti e rendeva molto nervose le persone che lo conoscevano, "o forse un fascicolo?"

            "Terribilmente dispiaciuto, dottore , ma non saprei da dove cominciare "

            Gli altri due uomini dissero contemporaneamente, e in perfetta sincronia, "così tanti?"

            "Mi dispiace deluderti, William, ma non ho motivo di pensare che qualsiasi studente in tutta la scuola avrebbe avuto una sola cosa da dire contro di me.» Toccò un singolo ricciolo scuro che era caduto sulla fronte di Sherlock e John voleva sparare alla sua mano per questo. Si chinò e, mentre il detective si era irrigidito per l'intrusione, lui aveva mantenuto la sua posizione. "Ho imparato a comportarmi bene."

            Il dottore non voleva, davvero non voleva sapere che cosa diamine significasse questo. Veramente. Poteva felicemente vivere la sua vita senza mai scoprire -

            "Quindi, devo presumere che hai smesso di scoparti i tuoi studenti, allora?"

            Naturalmente. John,a detta di chiunque, poteva non essere un genio, ma non era un fottuto idiota. E l'idea che Sherlock gli aveva mentito sull’ essere vergine la prima notte in cui erano stati insieme ... perché? Semplicemente perché? Non è che John lo avrebbe giudicato. Un ragazzo con un soprannome come tre continenti Watson non aveva il diritto di esprimere un giudizio sulla vita sessuale di chiunque. Allora perché Sherlock avrebbe... Oh.

            Oh, per l’amor del dannato cazzo, Sherlock.

            John chiuse le dita intorno al polso sottile di Sherlock, fuori dalla vista della loro compagnia indesiderata. Beh, John sicuramente avrebbe voluto tanto che cadesse da un dirupo. Passò il pollice avanti e indietro sulla pelle morbida e conosceva il suo amante abbastanza bene da sapere che il gesto aveva calmato il detective, nonostante non mostrasse assolutamente alcun cambiamento esteriore nella compostezza.

            «Non sei mai andato a letto con lui." John dedusse, alcuni minuti più tardi mentre Sherlock si concentrava su tutte le lettere che James aveva ricevuto e l'insegnante si teneva occupato con qualche esperimento sul lato opposto del laboratorio."Questo è il motivo di questo possessivo machismo animale. L’unico che non gli ha mai permesso di avere quello che voleva. "

            "Brillante, John. Davvero. Ottima deduzione, amore." Sherlock non alzò gli occhi dalle lettere.

            "Allora, perché diavolo siamo qui?"

            "Scusa?"

            "Voi due avete avuto una relazione. Questo è ovvio. Probabilmente la tua prima vera relazione, se dovessi indovinare. E lui voleva fare sesso ma tu non eri pronto. Ti ha fatto pressioni e tu hai rotto con lui. Come sto andando finora? "

            "Molto bene," E Sherlock sembrava sinceramente compiaciuto dalle osservazioni di John.

            "Ma perché avresti dovuto accettare un caso da un vecchio fidanzato, che è stato uno stronzo con te, che hai mollato quasi vent’ anni fa, quando il caso è appena un cinque e ..." Si fermò, sospirò, sentì quel lampo di consapevolezza che poteva solo immaginare fosse l'ombra dell’euforia che Sherlock sperimentava quando risolveva un puzzle, e disse: "'questo è il mio amico, John Watson'."

            "Scusa?"

            "Il Banchiere Cieco. Sebastian Wilkes. Mi hai portato con te per provare a uno stronzo dell’Università che sei in grado di avere amici. Un ragazzo una volta ti ha detto qualcosa di cattivo e semplicemente non hai potuto resistere alla possibilità di dimostrare che aveva torto." John roteò gli occhi," Per un uomo che ama il mistero, puoi essere dolorosamente ovvio, a volte, amore. "

            Invece di una risposta, Sherlock frugò nella cattedra di James alla ricerca di recenti compiti degli studenti. "Quanto scommetti che questa scrittura non corrisponde a nessuno di questi studenti?" Chiese, i suoi occhi ,trovando quelli di John,risplendettero con una luminosità che diceva cambia argomento e fallo adesso.

            "Non è mai così semplice, vero?" E John non sapeva se stesse parlando della scrittura o del suo taciturno marito.

            John era seduto ad un banco con una pila di test degli studenti da un lato e una delle lettere dello stalker dall'altro. Stava cercando una somiglianza in qualcuno dei campioni e finora l'unica cosa che poteva vedere era che gli studenti universitari avevano una scrittura terribile.

E quando un dottore dice che la tua calligrafia è atroce, vuol dire qualcosa.  

            Un'ombra cadde sul banco e non aveva bisogno di guardare per sapere che non era di Sherlock. Cercò di non mostrare la sua tensione, come James si appoggiò contro il suo banco, alto e bello e arrogante e compiaciuto e John avrebbe voluto davvero prendere a calci il suo culo viscido, ma Sherlock avrebbe potuto non apprezzare il gesto. James stava apparentemente rimuginando su quello che voleva dirgli, e John sperava per lui che non aveva intenzione di provare a condividere tutti i dettagli intimi della sua relazione con Sherlock. Potevano non aver mai avuto quello che il detective considerava sesso, ma John sapeva che Sherlock considerava sesso solo la penetrazione effettiva. Se James aveva succhiato Sherlock proprio su questo banco, John non avrebbe mai, mai voluto saperlo.

            Era abbastanza sicuro che Sherlock non aveva mai succhiato il suo professore. Potrebbe averlo fatto una volta, come esperimento o perché James gli aveva fatto pressioni, ma dopo quasi sei anni di matrimonio, John sapeva che Sherlock non godeva nel farlo. Il suo riflesso faringeo era troppo sensibile e gli faceva male se andava troppo in profondità. Una volta aveva detto a John che avrebbe voluto farlo piuttosto immensamente, dato che amava come si sentiva quando John lo faceva a lui (e John- che non aveva problemi di sorta con un po' di mal di gola – lo faceva tutte le volte che poteva), ma lui semplicemente non era fatto per fare pompini e avevano per lo più bilanciato la loro vita sessuale con il fatto che Sherlock lasciava che John fosse quello attivo la maggior parte delle volte.

            Naturalmente, John si rese conto che stava pensando al sesso con suo marito mentre il malvagio ex di suo marito lo studiava troppo da vicino per sentirsi a proprio agio, ma il punto era che John era molto felice con quello che sapeva di Sherlock e il sesso, e non voleva davvero che Stefan James espandesse quell’immagine in un territorio sgradevole e a mala pena legale. E dal momento che James era l'unico altro ragazzo che Sherlock avesse mai avuto, e Sherlock era stato ovviamente ferito molto gravemente da quest'uomo, c'era una possibilità abbastanza grande che qualunque cosa che James potrebbe avere da dire su "William" sarebbe stata accolta con aperta ostilità . E forse violenza. John non era al di sopra della violenza fisica.

            Naturalmente, James non aveva ancora colto i segnali ostili rivolti verso di lui da un piccolo ma feroce medico militare e continuò a fissarlo fino a quando finalmente parlò.

            "Allora, Will si è sposato." Disse, "Con te." Stava studiando John come se il dottore fosse una sorta di specie esotica. Improbable Maritus .

Marito Improbabile.

John conosceva abbastanza latino da cavarsela, aveva dovuto impararlo in fretta a scuola di medicina ed anche se la sua stridente e superficiale comprensione della lingua non si poteva paragonare al magnifico, fluente genio linguistico di Sherlock, se la cavava in quelle occasioni speciali quando voleva fare uno sforzo per il suo amante. Chi avrebbe mai immaginato che Sherlock avesse un feticismo per le lingue? 

John pensò che avrebbe potuto farfugliare un po’ di Dari [1] nell'orecchio di Sherlock quando questi avrebbe trascinato il suo soldato a letto per una scopata post-caso quella notte. E l’aveva fatto. Aveva riversato latino e Dari e il pietoso tedesco che conosceva tra ogni bacio e succhiata e leccata quella notte. E tutto a causa di uno strano pensiero casuale avuto mentre James lo aveva guardato con aria di sfida.

"Già," Lui rispose alla fine, "buona deduzione, questa." Era stato tagliente e sarcastico ed era esattamente il tipo di cosa che Sherlock avrebbe detto. Sherlock. Non William. Sherlock amava il nome che aveva scelto, aveva scartato l'altro da bambino e Sherlock gli calzava a pennello. Era strano ed esotico e brillante. Proprio come lui. Scivolava fuori dalla bocca come qualcosa di strano e affascinante. Sherlock non era più William come non era più Scott. Era Sherlock, e il fatto che questa testa di cazzo cercasse di forzare Sherlock ad essere qualcosa che non poteva essere ... John doveva ricordarsi di essere il dottore mite e di buon carattere, perché ogni fibra del suo essere voleva inculcare la paura del Capitano Watson in questo coglione.

"Perché?" James in realtà sembrava sinceramente curioso. Era puro ego, è vero; non riusciva a capire perché un uomo come Sherlock Holmes aveva respinto Stefan James eppure si era donato interamente a un uomo come John Watson. John aveva un milione di risposte sulla punta della lingua; Ho sparato a un uomo nel cuore per lui la terza sera da quando ci eravamo conosciuti. Curo le sue ferite perché odia tutti gli altri dottori. Gli faccio il tè e bacio i suoi capelli ogni mattina. Conduco la sua luce quando lui splende in modo troppo luminoso per vedere le risposte. Cena con me anche quando non ha fame - questo è importante, come La Donna. Sarebbe perso senza il suo blogger. Si è buttato da un tetto per salvarmi. Mi ha spezzato il cuore una volta, e io l’ho perdonato. Gli faccio sapere quando è brillante e quando si sta comportando in modo non-buono. Non gli dico mai che è bello perché odia che gli venga detto. Mi sono rifiutato di prendere i soldi da suo fratello per spiarlo. Mi ha sposato perché ridiamo e litighiamo e facciamo sesso incredibile e inseguiamo criminali e ridacchiamo sulle scene del crimine e amiamo la nostra padrona di casa e lui suona il violino per me quando ho gli incubi.

Tutte quelle erano ragioni senz’altro vere per le quali si erano sposati e il matrimonio funzionava. La miglior prova del fatto che avessero fatto bene a rendere sessuale il loro rapporto era che assolutamente nient’ altro era cambiato. Sherlock aveva sempre odiato le donne con le quali aveva flirtato o con le quali era uscito. Più piacevano a John, meno piacevano a Sherlock.

Ma questi dettagli erano intimi e preziosi e John non aveva nessuna voglia di condividerli con questo bastardo compiaciuto. Così, invece, fece spallucce e sorrise in modo disarmante, gli occhi che brillavano verso Sherlock, che stava prestando troppa attenzione ai fogli che aveva davanti perché non stesse ascoltando ogni singola parola che veniva detta e sentendo ogni singola parola che John non aveva detto. John disse: "Al cuor non si comanda" prima di alzarsi e dirigersi verso suo marito.

«Hai dimenticato che ti ricordi sempre di ordinare Crab Rangoon [2] in più e li metti in frigo perché mi piacciono freddi, ma li mangio tutti quando sono caldi." E come faceva Sherlock a sapere così bene quali cose erano passate per la mente di John e quali no, John non lo saprà mai. Ma amava il suo miracoloso marito e amava ogni ragione - le innumerevoli ragioni che c’erano – per le quali si erano sposati.

Si scambiarono uno sguardo appassionato, che prometteva orgasmi multilingue appena questo caso sarebbe stato risolto, prima che il detective fosse stato di nuovo totalmente preso dal lavoro. "Ho bisogno che mi porti altri campioni di scrittura. Il suo ufficio è in fondo al corridoio, i fogli sono nel cestino sulla sinistra. Portarli tutti. Ho bisogno di un nome da associare a questa calligrafia ".

"Perché non ci va lui?" Chiese John, per niente a suo agio nel lasciare Sherlock da solo con quest'uomo.

Sherlock sorrise come uno squalo, "Oh, per nessun motivo. Lo farà soltanto incazzare il fatto che tu frughi nella sua scrivania perfettamente organizzata." E il fatto che lui non avrebbe fermato John perché voleva stare da solo con Sherlock era sottinteso. La cosa non era stata ignorata.

John sospirò. Sherlock era fortunato che John si fidava di lui così incondizionatamente. Perché non si fidava affatto di James.

***

            Sherlock graffiò una nota terribilmente agonizzante sul suo violino, il tipo di nota che avrebbe fatto pensare ai vicini che qualche povero animale veniva tremendamente maltrattato se il suono fosse venuto da qualsiasi altra parte che non fosse il 221B.

            Sarebbe stato stupido e abbastanza arrogante da pensare che poteva gestire Stefan senza John costantemente al suo fianco. Che semplicemente l'anello al dito e il profumo di pelle vecchia e dopobarba sulla sua pelle lo avrebbero protetto dal suo vecchio professore.

            Maltrattò il suo strumento un po’ di più mentre immaginava la porta che sbatteva chiusa dietro John mentre il dottore andava a prendere ulteriori prove. Sherlock avrebbe cercato la scrittura di uno studente che corrispondeva abbastanza a quella delle sue lettere minatorie. Certo, ci sarebbero state le prove che il ragazzo aveva cercato di camuffare la sua vera scrittura, naturalmente ci sarebbero state, ma Stefan lavorava presso un'Università prestigiosa con specializzazione in chimica applicata. Stavano cercando tra oltre un migliaio di studenti e due terzi di loro erano maschi. Il ché significava circa settecento possibili sospetti. Sherlock non stava cercando solo somiglianze nella scrittura, stava cercando di restringere il suo campo. Le cose su questo o quel foglio che gli raccontavano dei loro scrittori. Macchie di inchiostro da mani sudate, i segni di aggressione nel modo in cui la penna veniva posata sulla carta. Sherlock conosceva il tipo di Stefan e nessuno di questi ragazzi - etero, nervosi, ottusi, violenti - era quello che piaceva a quel professore. E Stefan non era tipo da aver cambiato i suoi gusti.

            Stefan avrebbe apprezzato la possibilità di avere Sherlock da solo, e una parte di Sherlock avrebbe voluto fare altrettanto. Essere vicino a Stefan, sentire quegli occhi verdi affamati nuovamente su di lui dopo quella che sembrava una vita, avrebbe fatto girare la testa al detective come lo studente innamorato che non era più.

            "Non so se essere furioso o lusingato," Stefan avrebbe pronunciato le parole all'orecchio di Sherlock in un tono simile alle fusa, quel tono piacevolmente neutro che lui di solito utilizzava con John per mostrare la sua furia o il divertimento, "E' come se fossi andato a cercare apposta l’uomo meno simile a me in tutto il mondo solo per portarlo qui. "

            "Sono sposato con John da più di cinque anni, Stefan. Non è che ho preso un uomo dalla strada per sfoggiarlo come mio amante. Lui lo è davvero." Sherlock non sarebbe stato in grado di concentrarsi sulle parole che aveva di fronte col respiro caldo di Stefan sul suo collo. Avrebbe provato ... Lui provava assoluta vergogna di quanto debole si era dimostrato di fronte a un vecchio amore e a vecchie dipendenze.

            "E' il tuo fan club, William," Sherlock poteva vedere l'inclinazione verso il basso delle labbra di Stefan mentre rimproverava il suo ex studente, "ho letto il blog, il pover'uomo ti adora." Poteva quasi sentire quegli occhi verdi dirigersi eccitati sulla sua stretta, bianca camicia button-down, "quando hai smesso di amare le sfide?"

            Stefan l’avrebbe provocato e Sherlock avrebbe abboccato come uno studente idiota. Sentiva le sue guance infiammarsi con imbarazzo alla convinzione assoluta di quello che doveva essere successo dopo, "mi piace ancora una buona sfida, Stef." Certo Sherlock, da vero idiota, avrebbe completamente perso le implicazioni di tale dichiarazione fino a quando non sarebbe irrimediabilmente uscita dalla sua bocca.

            Col ragionamento deduttivo - come è facile notare le cose col senno di poi, Sherlock non avrebbe capito in quel momento che Stefan lo guardava come Sherlock guardava John ogni volta che John faceva un’osservazione medica su un corpo che Sherlock aveva trascurato, o quando faceva pesare il suo grado, o faceva un commento che portava Sherlock ad un geniale punto di svolta deduttivo, o indossava canottiere senza la camicia sopra, o sudava facendo lavori manuali in estate, o ... Sherlock fece quasi cadere il suo violino come un'ondata di esasperante desiderio vibrò attraverso tutto il suo corpo.

            No, non avrebbe notato Stefan guardarlo in quel modo. Perché notava solo quando John lo guardava in quel modo. Quando John lo guardava con tale crudo, possessivo e ossessivo desiderio, l’intero mondo di Sherlock si riduceva a nient’altro che quello.

            Graffiò un'altra nota stile unghie-sulla-lavagna sul suo violino, assenti la finezza e il talento con cui suonava solitamente, e decise che se avesse continuato su quella linea di pensiero, sarebbe finito come un furioso e sessualmente frustrato pasticcio in un angolo. Non era tanto l'atto ciò che gli mancava, ma la vicinanza. Gli piaceva avere John caldo e forte e premuto su ogni parte del suo corpo. Non importava se indossassero o meno i vestiti, un semplice abbraccio era tanto intimo per Sherlock quanto la più carnale intimità sessuale. A Sherlock mancava il tocco, la rassicurazione di sì, io sono qui e anch’io ti amo.

            Quando Sherlock stava con Stefan, era sempre stato in grado di individuare alcuni segnali. Ed anche se non avrebbe prestato alcuna attenzione a come il suo vecchio professore lo guardava, non avrebbe trascurato il modo in cui il corpo di Stefan si piegava verso di lui, infiammato con la vittoria. «Lui ti sfida, Will? Oppure ti segue obbediente, come un - "

            "Soldato?" Nel corso degli anni, John aveva adottato la passione di Sherlock per un ingresso teatrale e il tono della sua voce sarebbe stata glaciale. "Ho interrotto qualcosa?" E ci sarebbe stata quella pericolosa allegria; quella balzante nonchalance che Stefan non avrebbe riconosciuto per quello che era.

            "Sì -"

            "- No."

            Sarebbe stato più o meno in quel momento che Sherlock si sarebbe guardato intorno e si sarebbe reso conto che lui e il suo vecchio insegnante erano intimamente vicini, il corpo di Stefan inclinato verso di lui e Sherlock che sembrava perfettamente a suo agio con il fianco di Stefan totalmente premuto contro la sua spalla. Ma a Sherlock non era mai importato dello spazio personale. Okay, non stava esattamente appiccicato a Lestrade per tutto il tempo, ma non è che avesse sempre rispettato i confini personali di John ... Oh, cavolo. No, John non poteva davvero credere che Sherlock ...

            Ma l’aveva fatto. Sherlock poteva immaginarlo così chiaramente, sarebbe benissimo potuto essere un ricordo. Il ghiaccio negli occhi cobalto di John, la pericolosa calma nelle sue mani e la rigidità militare della sua schiena. John sarebbe stato furioso.

            "John," Sherlock disse mentre si alzava con calma dalla sedia di Stefan e si raddrizzava i polsini del suo Belstaff, "dimentica i compiti degli studenti, non ci saranno di alcun aiuto." Aggirò Stefan e attraversò la stanza , frusciò via da John e fuori dalla porta.

            John l’avrebbe seguito, e non l’avrebbe fatto tranquillamente. "In cosa diavolo mi sono appena imbattuto?"

            "I compiti non ci stavano aiutando. Oh, amore, sei davvero un conduttore di luce. Non è lo stalker quello sul quale devo concentrarmi,è lo stalkerato. "

            «Oh, ti stavi concentrando perfettamente. Se ti fossi concentrato ancora di più, ti si sarebbe seduto in grembo! "

            "John, non essere ridicolo. Il problema non è l’interesse di Stefan per il ragazzo, è la mancanza di interesse di Stefan per il ragazzo. Stefan ama i ragazzi intelligenti e solitari. Doveva ammirarlo senza essere completamente asservito a lui. Stefan userebbe un ragazzo che ha mostrato interesse, ma può sopportare di annoiarsi anche meno di me. "

            "Allora, non parleremo proprio del fatto che era a tanto così dall’infilare la sua lingua nella gola di mio marito." La gelosia di John sarebbe stata intollerabile. John poteva lasciarlo un giorno, poteva decidere che voleva una vera famiglia, poteva stancarsi del comportamento irregolare e intollerabile di Sherlock. Sherlock poteva accettare che John potesse lasciarlo per essere troppo se stesso, ma non sopportava l'idea che John, anche solo per un secondo, pensasse che Sherlock avrebbe mai voluto qualcuno o qualcosa più di lui.

            Ci sarebbero voluti due passi e una spinta per avere John contro un muro, e poi lo scorrere delle mani di Sherlock fin sopra le spalle vestite di pelle dell'uomo più piccolo e avrebbe messo le mani a coppa sul collo e avrebbe affondato le sue labbra sul morbido cipiglio aggrottato di John. Sherlock avrebbe detto in qualsiasi lingua il dottore avrebbe voluto che lui non era interessato a riaccendere la fiamma con Stefan.

            Avrebbe potuto dirgli che stare con Stefan era quasi costato a Sherlock la sua vita. Avrebbe potuto dirgli che non era interessato a ricadere in vecchie abitudini, avrebbe potuto dirgli vere e dolorose cose che avrebbero reindirizzato la rabbia di John.

            Invece disse: "Lo sai che nel mio primo anno qui, sono stato costretto a prendere una classe di letteratura?"

            "Uh ... No. Non lo sapevo."

            «Be', è così. Ed è stato terribile, e ho pensato che fosse uno spreco del mio tempo ".

            "Allora?"

            "Quando Stefan ed io iniziammo a frequentarci, pensai di aver capito tutto. Pensai che quelle nozioni poetiche dell’amore come ali e tutta quella spazzatura erano valide".

            "Ti ha fatto sentire poetico?" John non aveva chiaramente afferrato, come si evinceva dal modo in cui i suoi occhi si erano chiusi. Come se Sherlock stesse ammettendo che Stefan era il suo unico grande e shakespeariano amore. Sbagliato.

            "No," disse Sherlock, significativamente, "Lui mi ha fatto sentire come la poesia. Come se i versi che non si adattavano ai suoi metri o le parole che non si adattavano alle sue rime potessero essere tagliati via e scartati. Come se potesse prendere una matita e cancellare le parole che non erano belle; come se avesse potuto riorganizzare ciò che era rimasto in qualcosa che suonasse profondo e far finta che non fosse privo di significato. "

            "Sherlock ..."

            «Tu mi fai sentire come la scienza, John. Ogni pezzo è necessario per l'integrità dell’insieme. E anche se la somma di ogni parte non equivale a bellezza o perfezione, è ancora un’ equazione scientifica di valore." Baciò i capelli di John, "hai capito? "

            John, le cui mani avevano trovato la loro strada nelle pieghe della giacca di Sherlock, abbracciò il suo detective stretto e appoggiò la fronte sulla clavicola di Sherlock, "ho capito, amore. Mi dispiace, ho solo davvero ... C'è qualcosa in quel tizio che ... "

            «Non ti fidi di lui." Sherlock osservò, "Questo è saggio."

            "Lui ti guarda come se volesse incatenarti nel suo seminterrato. No, non mi fido di lui. Voglio usarlo per testare la resistenza dei nuovi bidoni della signora Hudson. "

            "Sono una cattiva influenza su di te, John Watson."

            "E faresti fottutamente meglio a rimanere così, Sherlock Holmes."

 
            Negli ultimi giorni, sentire la mancanza di John era diventata un’ occupazione a tempo pieno. Guardò l'orologio in cucina e non riusciva a credere che era stato in ospedale e completamente ignorante solo quella mattina. Era quasi mezzanotte e Sherlock si sentì provato e stanco e solo fin nel profondo del suo essere. Non aveva dormito bene in ospedale da dopo quella prima notte cinque settimane fa, quando John gli aveva fatto da cuscino vivente. Aveva dato per scontato che fosse perché i letti degli ospedali sono terribili, ma ora di fronte alla reale prospettiva del loro letto o il divano, la solitudine si stabilì nel profondo del detective. Decise invece di salire i venti gradini verso la vecchia camera di John e respirare quel poco che poteva di suo marito mentre si rannicchiava nelle sue vecchie coperte in mezzo alle scatole che avevano praticamente invaso lo spazio da quando John aveva trasferito tutte le sue cose nella più grande camera da letto di Sherlock .

            Il cuscino per la maggior parte odorava di polvere, ma con deboli tracce del vero shampoo di John (non il marciume che lei gli faceva usare al suo posto) e solo per questo era valsa la pena far cigolare le molle. Voleva quasi piangere, si sentiva come se avesse il diritto di lasciarsi andare ad un bell’esasperante, straziante pianto di autocommiserazione. Ma no - se aveva fatto andare via John. Se era stato stupido o folle abbastanza da scacciare l'unica vera felicità che avesse mai trovato, lui non stava per piangere.

Stava per risolvere il problema. Si girò sulla schiena, fissando il buio intorno a lui, e Sherlock Holmes escogitò un piano.
 
 

 

Note dell’autrice:

Gha !!!!!!!! Okay, questo è lungo. Lungo ventuno pagine. E non è ancora abbastanza lungo per contenere tutto quello che volevo metterci. Ho tagliato gli angoli, e già me ne pento. Grazie mille per la vostra pazienza e l’incoraggiamento. Mi hanno davvero aiutato nel processo.
Titolo da "Deconstructing Gods" dei Blaqk Audio
 
 
 

Note della traduttrice:

[1] Da wiki:
Dari è il nome ufficiale in Afghanistan della lingua persiana, il farsi. È conosciuto anche come persiano dell'Afghanistan o farsi orientale.
 
[2] Da wiki how:
I Crab Rangoon sono un piatto semplice e veloce da preparare, tipico della cucina cinese-americana. Simili a ravioli fritti, vengono preparati con una miscela di polpa di granchio, o di surimi, e formaggio cremoso, per poi essere piegati in piccoli fagottini. Tradizionalmente, i fagottini vengono fritti in olio bollente e serviti ben caldi.
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


  Capitolo 12

 
 

Note dell’autrice:

Ciao! Allora,so che avevo detto che avrei aggiornato il 15, ma poi il mio computer si è rotto e ho dovuto recuperare tutti i file (ugh). Mi dispiace che sia passato così tanto tempo, ma negli ultimi mesi ho cambiato relazione, abitazione, lavoro (due volte) e Università. E’ stato frenetico. Voglio ringraziare tutti coloro che mi hanno scritto nelle scorse 2 settimane. Voi ragazzi siete stati così incoraggianti e così gentili, sono commossa :)
Questo capitolo è dedicato a voi.
 
 
 



Il loro matrimonio era stato felice. Non perfetto, niente affatto, ma felice. In un mare di dolci parole e lodi e risate, John aveva solo lasciato che tutti i pezzetti si riunissero insieme finché non furono meno ricordi singoli e più una comprensione generale che era stato felice .

               Quando Sherlock gli aveva detto che essere amato da John era come la scienza - necessario per ogni parte imperfetto - aveva ricordato cosa vuol dire sentirsi sia stupido che sollevato. Era stato sciocco per aver lasciato che la sua gelosia e la sua insicurezza avessero la meglio su di lui.

               "Allora," aveva chiesto dopo un lungo momento durante il quale non aveva fatto altro che inalare il suo detective e godersi il suo calore nella sala universitaria piena di spifferi, "se non stiamo cercando una corrispondenza nella scrittura, e Gilderoy Lockheart [1] lì giura e spergiura di essere innocente – cosa alla quale non credo affatto - come faremo a trovare il suo stalker?" Ci pensò un attimo e poi aggiunse, "Inoltre, perché stiamo aiutando un uomo che  chiaramente un po' si merita quello che gli sta accadendo? "

               "Non lo stiamo aiutando, John.» Disse Sherlock con una rara tranquilla intensità, "stiamo aiutando un ragazzo stupido che non ha conosciuto di meglio. È per questo che le lettere e la scrittura non aiuteranno. Non le ha scritte lui. "

               "Lo stalker non ha scritto le lettere da Stalker?" John era totalmente confuso. Teneva il passo con Sherlock mentre il detective percorreva a grandi passi i corridoi, Belstaff fluttuante drammaticamente dietro di lui.

                "No," Sherlock era così eccitato da far praticamente venire le vertigini, "Le ha scritte Stefan."

               John praticamente inciampò sui suoi passi, "Le ha scritte Stefan James?"

               "No, John, presta attenzione!"

               "Sherlock, dove diavolo vuoi arrivare?" John non voleva arrabbiarsi con lui, ma Sherlock stava deliberatamente parlando per enigmi e i nervi di John erano già un po’ logorati. Stare a stretto contatto con un uomo che avrebbe potuto diplomarsi alla scuola di Jim Moriarty sul come guardare Sherlock Holmes – in modo famelico e possessivo e divorante - tendeva a far perdere la pazienza a John.

               "Conosco quella scrittura, John. L’ho vista un milione di volte. No, Stefan non ha scritto le lettere. Ma il ragazzo col quale è stato ha meticolosamente copiato la calligrafia di Stefan. Che è un tocco molto raffinato, per un ragazzo poco più che adolescente. A Stefan sono sempre piaciuti intelligenti. "

               "Così, il ragazzo ha scritto le lettere minatorie nella calligrafia di Stefan. Come riesce qualcuno a farlo? "

               "Con attenzione." Sherlock sorrise, "c'erano discrepanze, ovviamente. Nessuno potrebbe farlo perfettamente. Copie tentennanti e prudenti dove avrebbero dovuto esserci tratti fiduciosi, alcuni segni negligenti della sua vera scrittura invece di quella di Stef. Abbastanza per fare in modo che spulciare tra campioni di grafia sarebbe stato inutile. "

               "Allora, che cosa cerchiamo invece?"

"Stiamo cercando un ragazzo sui diciannove anni. Una matricola. Stefan non va attivamente dietro alle matricole, ma se mostra un interesse per loro, questo getterà le basi per un flirt più profondo in seguito. O almeno una volta faceva così. E 'ancora bello e ancora in forma così dubito che avrebbe avuto molti problemi ad attrarre qualcuno, anche se non è più un ventisettenne. Questo ragazzo dovrebbe essere abbastanza interessante perché Stefan lo noti, ma non abbastanza interessante perché Stefan gli vada dietro. Stefan ha respinto questo ragazzo, ma non prima di aver interagito con lui. "

"E non prima di aver fatto qualcosa che ha fatto pensare a questo ragazzo di avere materiale per un ricatto."

"Esatto, sì." Concordò Sherlock.

"Allora, come facciamo a trovare questo ragazzo?"

"Semplice, John." Sherlock fece strada fuori dall'edificio e il dottore venne travolto dalla marea inarrestabile di entusiasmo di suo marito, "dobbiamo semplicemente trovare il ragazzo che è più probabile che abbia catturato l'occhio di Stefan senza mantenere la sua attenzione. E per questo, abbiamo bisogno di entrare nei file degli studenti e incrociare ogni matricola studente di chimica con ciò che so sul mio vecchio professore. Non dovrebbe richiedere più di un'ora. "

"E come faremo a ottenere l'accesso a questi file? Non è che possiamo semplicemente buttare tutti fuori dall'ufficio del registro per un'ora mentre conduciamo la nostra indagine completamente illegale. "

Sherlock li aveva condotti attraverso tre edifici fino ad un quarto, dove le sale ronzavano con risate e chiacchiere di studenti mentre si facevano strada tra le classi o mangiavano insieme nel Bistrò. John ricordò di aver sentito il profumo di cibo fritto e decise che stava per trascinare Sherlock ad un vero pasto una volta che tutto questo fosse finito. Il detective non aveva mangiato da ieri mattina.

John aveva frequentato il St. Bartholomew,e anche se era un'ottima scuola - a suo deciso parere, e ovviamente a quello di Sherlock se il frequente fatto di importunare il medico legale da parte del detective era un’indicazione – l’Alma Mater di Sherlock era ... Dio. John aveva mantenuto un punteggio elevato per tutta la durata della scuola, voleva disperatamente essere un chirurgo, ma veniva da una famiglia troppo povera per pagare per la sua istruzione secondaria, e il suo interesse era sempre stato saldamente per la chirurgia "polpetta". [2] Forse aveva visto troppe volte M * A * S * H ​​da ragazzo (o forse era per la sua cotta mal celata per Alan Alda), ma John non voleva altro che essere un chirurgo per operazioni ad alto rischio e ad alto stress, incaricato di eseguire operazioni complesse in condizioni di rischio. E lui aveva amato questo. Gli mancava terribilmente.

Ma se avesse mai voluto trovare un'occupazione più leggera, l'Università di Sherlock sarebbe stata la scuola da frequentare. Non era il tipo di posto che avrebbe prodotto un Hawkeye Pierce [3] , ma era il tipo di posto che avrebbe incoraggiato le capacità di Gregory House. John fu molto impressionato.

L'ufficio del registro era l'unico posto nel quale potevano ottenere le informazioni necessarie e i loro files erano su un server separato dal resto della scuola. Non che John sperasse di trovare un ufficio vuoto, ma questo non rese la receptionist uno spettacolo più gradito.

"Allora, cosa facciamo adesso?" John chiese mentre guardavano attraverso le doppie porte. La receptionist era una donna molto attraente, con i capelli rosso scuro e occhi azzurri dietro gli occhiali dalla montatura spessa. Era esattamente il tipo di donna che sarebbe piaciuta a John una volta. E questo diede a John una pessima idea.

Afferrò il suo detective per un polso pallido e ossuto e lo trascinò dietro l'angolo e fuori dalla vista. Tirò l'uomo più alto a sé per il bavero del cappotto ridicolo e lo baciò profondamente e lentamente. Tuffò la sua lingua all’interno ad accarezzare la bocca di Sherlock mentre le sue dita scivolarono fino ad afferrare il collo e ad aggrovigliarsi nei suoi riccioli neri. Era il tipo di bacio che spingeva indietro il ghiaccio che era sempre e solo sulla superficie del comportamento di Sherlock. Il tipo di bacio che di solito riservava a quei tempi, quando il ghiaccio minacciava di possederlo lacerando la sua mente brillante.

"Capirai il via libera quando lo vedrai, vero?", E con questo, girò sui tacchi e marciò nell’ ufficio a flirtare con la receptionist. Sembrava come giocare con il fuoco, ma non era che Sherlock potesse farlo, l'uomo era il sesso su due gambe con i suoi occhi e zigomi e quel piccolo neo sul collo, ma era in grado di mantenere la facciata Sherlock Affascinante per – in passato John aveva calcolato il tempo - sette minuti e 32 secondi. Era capace di mantenere Sherlock Eterosessuale per 38 minuti, e Sherlock No Non Tengo Diverse Teste Nel Frigo per ben quattro minuti e undici secondi. Tutte queste false identità insieme sarebbero durate circa otto minuti e poi la povera donna o sarebbe scoppiata in lacrime o gli avrebbe dato un pugno in faccia.

E John riusciva a malapena a scrivere un blog, come diavolo faceva a irrompere nel database di una scuola? No, era meglio se John distraeva la receptionist mentre Sherlock lavorava al computer, e avrebbe affrontato successivamente tutta la merda della gelosia di suo marito che gli avrebbe gettato addosso. Avrebbe potuto volerci anche tutto il giorno.

A John c’erano voluti forse due minuti, una volta dentro, di sorrisi e conversazione per convincerla ad accettare di andare dall'altra parte del corridoio con lui per caffè, e guardò Sherlock mentre la conduceva fuori dalla porta. Sherlock sembrava non sapere se essere furioso o colpito; John era ancora in forma e ancora trasudava fascino e aveva ancora un grande sorriso e capelli più biondi che grigi, John stava attraversando la soglia dei quaranta e non era il tipo di uomo che una ragazza sui venticinque anni avrebbe guardato due volte. Ma con poche parole e un sorriso disarmante, l'aveva guidata come il pifferaio magico lontano dai suoi doveri.
 
 Caroline era una ragazza molto bella; intelligente e affascinante e veramente incantevole. Lei rise alle storie di John di caos medico e condivise con lui aneddoti di errori di archiviazione e scherzi degli studenti. John si sentì male ad ingannarla, ma lei non era neanche lontanamente la prima donna alla quale l’aveva fatto, né l'ultima donna  per la quale si sarebbe sentito in colpa a farlo. Ma per quaranta minuti le aveva comprato caffè e bagels e l’aveva tenuta così immersa nella conversazione che non aveva guardato neanche una volta l'orologio.

John aveva dimenticato quanto lo facesse sentire bene semplicemente sedersi a chiacchierare con una bella donna che non aveva alcuna intenzione di portare a letto. Sherlock raramente gli dava l'opportunità di fare nuove amicizie, cosa che probabilmente sarebbe sembrata orribile se l’avesse detta ad alta voce, ma la verità era che il detective era una sorta di fulcro della vita di John. Quando era con Sherlock, non voleva stare con nessun altro. Quando era con altre persone, si trovava a chiedersi cosa stesse facendo Sherlock e a contare i minuti finché non mandava un messaggio. Mandava sempre un messaggio.

Usciva ancora con Greg e Mike, di tanto in tanto usciva ancora con i vecchi amici di rugby, e il raro compagno dell’esercito che aveva vagato nella vita di John, negli anni in cui era tornato (e  ragazzi se non era stato imbarazzante presentare il suo compagno di scopate della RAMC [4] al suo spaventosamente percettivo marito), ma all'inizio e alla fine della giornata, erano solo loro due. Nuove persone di solito non entravano nella loro sfera a meno che non fossero clienti o  sospetti.

Passarono tre quarti d'ora prima Sherlock apparve alle sue spalle, guardando il suo viso e il collo e le mani, come per verificare se ci fosse stato un ripensamento. Come se 45 minuti con una donna avrebbero fatto realizzare a John il suo errore nel legarsi a un genio pazzo maschio. John, come al solito, gestì la situazione, sorridendo con giusto un po' di meraviglia. Come poteva farne a meno? In realtà non si aspettava che qualcuno capisse il modo in cui – con quale forza - Sherlock lo amava. 

Sherlock poteva non credere mai di essere tutto ciò che John voleva, ma questo significava solo che John poteva passare il resto della loro vita a dimostrarlo.

E poi Sherlock aprì la bocca.

"Ripeti dopo di me, John; problemi irrisolti con il padre ".

John sospirò, "Sherlock, non iniziare nemmeno." Fece per alzarsi, ma Sherlock, o perché davvero non si rendeva conto di quanto fosse stronzo o perché davvero non gli importava, iniziò a dire la sua.

"E’ in parte narcisismo e in parte di problemi psicologici profondi. La sua attrazione è basata in parte sul fatto che mostri una leggera somiglianza con suo padre assente e, per la stessa coincidenza, presenti un leggera somiglianza con lei. Inoltre, non vi è assolutamente alcun modo che in 45 minuti non sia riuscita a vedere la tua fede nuziale, e prova un piacere perverso per quello che lei pensa essere il suo indefinibile magnetismo che convince gli uomini a tradire le proprie mogli con lei ".

Ignorò lo sguardo gelido di John e la faccia rossa per l’imbarazzo di Caroline (e il malcelato dolore) e raddrizzò i polsini della giacca, "vieni, John?"
               John e Sherlock vivevano in un equilibrio precario. Si amavano, erano fedeli l’uno all’altro, ma momenti come quello facevano sentire a John come se una mossa sbagliata, una parola sbagliata, avrebbe fatto collassare tutta la loro vita su se stessa. Sherlock non sembrava accorgersi della sua crudeltà, o che altre persone potevano essere ferite dalle cose che diceva. John ci si era abituato nel corso degli anni. Questo non voleva dire che l'accettava.

               "Ignoralo, Carol. E 'solo arrabbiato perché il suo vecchio fidanzato è in città e non sa come trattare con lui e sta trasferendo le sue insicurezze. E le questioni irrisolte con la figura paterna ". 

               Sherlock emise un basso ringhio e John lo ignorò, tirando fuori una penna e scrivendo il suo numero su un tovagliolo, "Se per caso passi dalle parti di Baker Street, conosco un grande negozio di sandwich.» Le sorrise col suo più seducente, più affascinante sorriso prima di prenderle la mano e - poteva praticamente sentire il non ti azzardare di suo marito, - castamente baciarle le soffici nocche. "E' stato bello conoscerti."

               "È tuo ... voi due siete...?» Caroline non sembrava sapere bene come affrontare l'ovvio. Spostò lo sguardo dal tovagliolo col numero di John ai suoi occhi blu cobalto, alla porta attraverso la quale Sherlock era appena uscito infuriato.

               "Lui è e noi siamo" John si strinse nelle spalle, "Mi dispiace ancora per il suo comportamento, è stato bello conoscerti." Diede alla donna - che in realtà non sembrava affatto da lui - un sorriso d'addio e seguì quel grandissimo idiota di suo marito fuori dalla porta.

               "E' stato un colpo basso." Sherlock ringhiò accanto al suo orecchio, materializzandosi apparentemente dal nulla e avvolgendo le dita a morsa intorno al bicipite di John.

               "Sei stato una testa di cazzo. E dopo quello in cui mi sono imbattuto prima, non hai dannatamente il diritto di essere geloso. E nessuna ragione, a pensarci bene. Sapevi che non avevo intenzione di fare nulla con quella ragazza,  sono quasi abbastanza vecchio da essere suo padre! Inoltre, nel caso in cui te ne fossi dimenticato mentre venivi annusato dal tuo ex, sono sposato. "

               «Le hai dato il tuo numero di telefono!"

               "Non l’avrei fatto, se non fossi stato un tale stronzo!"

               Sherlock emise un basso ringhio dal petto, “Allora hai dato a una donna il tuo numero solo per farmi arrabbiare."

               "Io non ho intenzione di scoparla, Sherlock. Smettila di essere un bastardo riguardo a questo. Ho sopportato la tua gelosia ossessiva e la mania possessiva ogni singolo giorno. E poi  sono andato via per venti fottuti secondi e per poco non sbavavi sul tuo malvagio ex! "

               "Ti ho detto -"

               "Lo so, Sherlock!" John gridò, e poi più dolcemente, "Lo so. Sherlock, so che ami me. So che non ami lui. So che odi l'idea che io possa essere geloso. So che ti ha fatto del male e so che non hai intenzione di tornare da lui. Ma Sherlock, non hai visto la tua faccia. » Portò una mano alla guancia perfetta di Sherlock," C'era qualcosa. C'è ancora qualcosa. E sono abbastanza certo che non ti ho mai dato tanto motivo di dubitare delle mie intenzioni con qualsiasi donna quanto me ne hai dato con il modo in cui lo guardavi. "

               "John, io -"

               "Lo so."

               Sherlock sembrava smarrito come un bambino. Sembrava triste e ferito e John voleva stringerlo tra le sue braccia e mandare via quel dolore. Voleva portare il suo pazzo lontano da quella scuola e tutti i suoi ricordi e soprattutto i suoi occupanti.

               "Ho trovato tre sospetti", disse Sherlock, mentre si allontanava da John a malincuore.

               "Okay, da chi vorresti cominciare?» Domandò John, lasciando andare Sherlock e spingendo le mani in tasca. Nel corso degli anni in cui erano stati insieme, John era diventato un esperto nel tirar fuori le parti di sé delle quali Sherlock aveva bisogno in quel momento e mettere da parte le altre. Considerava questa – in modo ironico- un’ ottimizzazione.

               Mise da parte John Amante, John Custode, John Amico (anche se mai molto lontano) e tirò fuori John Investigatore, John Blogger, John Potenziale Cecchino e John  Dottore.

               "Non c'è bisogno di scremare," Sherlock disse sprezzante, "Sono tutti nella stessa classe. Proprio adesso,in effetti. Dobbiamo semplicemente tornare al laboratorio di Stefan e osservare finché deduco il colpevole."

               "Oh, bene!", Disse John, sarcasmo che trasudava da ogni sillaba, "Più tempo con il professor pedofilo".

              John seppe in un istante che era stata la cosa più sbagliata in assoluto da dire. Sherlock si stizzì dalla testa ai piedi, il suo sguardo divenne duro e freddo.

               "Non ero un fottuto bambino, John." Sibilò, "Ero perfettamente in grado di fare le mie scelte e non ho bisogno di giustificare queste scelte con te o con Mycroft o con mia madre o chiunque altro. Non parlare più del dannato argomento.» Fece un respiro tremante e sfrecciò oltrepassando il dottore in un vortice di rabbia e lana, marciando lungo il corridoio senza preoccuparsi del fatto che John lo seguisse o meno.

 
***

               Sherlock poteva sentire vergogna fredda e bianca calda indignazione meglio di quanto potesse effettivamente ricordarne il motivo. Qualcosa, dedusse mentre si adagiava sul solco consumato del divano, qualcosa l’aveva veramente devastato.

               Debolmente, come se fosse l'eco di un'eco, poteva ricordare la frase "professore pedofilo" nei toni sarcastici beffardi che John riservava a coloro che davvero detestava. Sherlock sentì immediata vergogna, contando se stesso capo degli idioti sbavanti che sedevano contemplando con meraviglia il didietro del suo vecchio insegnante quando era uno studente.

               John lo aveva ferito con quelle parole.

              
               Devono essere tornati alla classe di Stefan. Sherlock avrebbe avuto sospetti e avrebbe voluto testare le circa sette teorie che gli frullavano nella mente. Il blog aveva detto che era uno studente. John si era espresso con un’ insolita mancanza di dettagli mentre descriveva il modo in cui gli eventi del caso si snodavano e Sherlock si ritrovò frustrato, per una delle pochissime volte che poteva ricordare o immaginare, avrebbe voluto che John fosse stato più fiorito nel raccontare gli eventi della giornata .

               Sherlock aveva ceduto il suo violino a Mrs. Hudson solo quando era andata al piano di sopra e aveva minacciato di fargli guardare qualche spettacolo sulla decorazione della casa con lei se non avesse smesso di torturare il poveretto.

               John di solito amava raccontare la brillantezza di Sherlock; immortalarla sul suo blog. John non l’aveva mai detto, ma Sherlock sospettava che fosse il suo modo di far sì che il mondo vedesse il detective attraverso gli occhi di John. Era stato sempre accusato di essere un fanboy di Sherlock, il suo assistente, il suo seguace o una combinazione poco lusinghiera di tutto questo, ma John - in realtà - era l'unica persona che avesse mai detto a Sherlock quando si comportava da testa di cazzo. Non c'era niente di chi stravede per le celebrità sul modo in cui John lo gestiva.

 
               Tornare alla classe di Stefan sarebbe stata una faccenda tesa. John, che non era il tipo da soddisfare i capricci di Sherlock, sarebbe stato tanto infastidito quanto preoccupato. Sherlock di solito non si preoccupava delle emozioni coinvolte quando faceva deduzioni, ma era più difficile ignorare i propri sentimenti.

               Ancora una volta, John e Sherlock si sarebbero trovati fuori dalle porte in legno chiaro del laboratorio di Stefan.

               Sherlock avrebbe guardato attraverso le finestrelle circolari, osservando ogni minimo comportamento mostrato degli studenti che il detective sospettava. Come stringevano i pugni, il sottile scivolare degli sguardi quando incontravano quello del professore, il rallentare o accelerare delle penne che scivolavano sulla carta per registrare ogni parola che cadeva dalla bocca di Stefan.

               Sherlock non aveva bisogno di vedere la scena per sapere che un viscido disgusto si sarebbe stabilito nel suo stomaco mentre guardava i giovani che erano specchi di se stesso a diciotto anni. Nessuno di loro avrebbe mostrato qualcosa di simile alla cattiveria. Solo ammirazione, attrazione, o entrambi.

               Sherlock non avrebbe prestato attenzione a ciò che John avrebbe detto o fato. Quindi non avrebbe notato quando John avrebbe fatto qualcosa di eccezionale.

               Perché, Sherlock realizzò mentre si contorceva avanti e indietro davanti al camino spento al 221B, John non aveva mai scritto così pochi dettagli di un caso sul suo blog. Né quando Sherlock lo risolveva né quando Sherlock non lo risolveva.

               John trascurava così tanti dettagli solo in quelle rare,meravigliose occasioni in cui lo risolveva John.

 
***

               John non si era reso conto di quanto Sherlock avesse subito l’influenza della sua vecchia Università fino a quando il dottore aveva accidentalmente ferito i suoi sentimenti. Sherlock aveva pensato che John lo avesse accusato di essere compiacente sull’abuso di Stefan nei suoi confronti, aveva pensato che stesse etichettando Sherlock come un bambino indifeso.

               John avrebbe voluto rimangiarselo, ma il fatto era che era vero.

               Sherlock era stato un ragazzo socialmente imbarazzante, troppo intelligente per il suo bene e troppo chiuso in se stesso per il bene degli altri. James ne aveva approfittato e l’aveva fatto quando Sherlock non era abbastanza maturo emotivamente per capire davvero in cosa si stesse cacciando. Solo perché Sherlock aveva diciotto anni non ha reso le azioni di James meno aberranti. Era un cavillo legale, e praticamente era come se Sherlock avesse avuto sedici anni.

               E questo era ciò che John si ritrovò a cercare quando gli studenti uscirono dalla classe di James dopo la lezione. Sherlock stava guardando i fatti, e questo era ciò in cui era bravo. I voti e i giudizi del professore sui curriculum scolastici degli studenti e segnali socio-scientifici nel loro linguaggio del corpo e nell'espressione. John stava cercando lo stesso sguardo negli occhi di un adolescente come quello che suo marito aveva avuto pochi istanti prima.

               Sperduto e debole e arrabbiato. Ferito. Ferito dal suo affetto inconsapevole per il bel veleno che Stefan James incarnava.

               Il ragazzo che possedeva questa espressione era un ragazzo un po' più basso di Sherlock con un ciuffo di capelli neri e la pelle pallida come porcellana. I suoi occhi erano turchesi e distanti; fissavano un migliaio di miglia lontano mentre si trascinava lungo il corridoio, a testa alta anche se la mascella serrata si schiudeva con rabbia impotente.

               "Sherlock", mormorò John, "Lui". Spinse suo marito e fece un cenno verso il ragazzo che più John lo guardava e più sembrava simile al detective. Venne accolto dal silenzio al suo fianco. Sherlock o non stava prestando attenzione o lo stava fermamente ignorandolo, e John spesso non riusciva a capire la differenza.

               Bene , pensò John, e poi seguì il ragazzo. Non si preoccupò di verificare se Sherlock stesse arrivando.

               Seguì il ragazzo fino alla biblioteca con tanta disinvoltura che il ragazzo non se ne accorse. Si fermò ad uno scaffale di libri dietro di lui, sfogliando libri svogliatamente con un occhio sul retro della sua testa.

               "Cazzo," mormorò il ragazzo, "cazzo".

               John sentì il suono inconfondibile del tirare su col naso e lo strusciare di una manica che veniva brutalmente strofinata su guance bagnate. Il suo cuore si ruppe un po' per il ragazzo.

               John girò intorno allo scaffale e la testa del ragazzo si alzò di scatto, i suoi occhi si allargarono.

               "Calma", disse John, mandando via le sue parti di sé Soldato e Cecchino e richiamando le sue parti di sé Amico e Dottore. Divenne assolutamente nessuna minaccia per il ragazzo. Solo un uomo basso più vecchio di lui in un infelice maglione che aveva il tipo di disponibilità cordiale del quale non si poteva fare a meno di fidarsi.

               «Stai bene?" Chiese, spingendo le mani in tasca, casual e rilassato e ancora nessuna minaccia per questo giovane sorpreso.

               "Sto bene," ringhiò, "vada via."

               «Non sembri stare bene," John  osservò, "come ti chiami?"

               «Che le importa?" Il ragazzo scattò, "Io non sono nessuno"
.
               John inclinò la testa, la preoccupazione falsa diventò vera, "perché pensi questo?"

               Il ragazzo si asciugò di nuovo gli occhi pieni di lacrime, "Perché è vero! Io non sono importante. Io non sono niente. Nessuno mi vuole, nessuno mi nota nemmeno. "

               "Sono stato in più di cinque paesi nella mia vita", disse John, "Non ho mai incontrato una sola persona che non fosse importante. Non credo di aver cominciato oggi. "

               Il ragazzo lo guardò come se lo vedesse per la prima volta, "Che glie ne importa?"

               John aveva parecchie cose che voleva rispondere a questa domanda ("perché nessun ragazzo merita di avere quel tipo di espressione", "perché somigli a qualcuno che amo e non posso sopportare di vederlo soffrire", "perché non è colpa tua "," perché qualcuno avrebbe dovuto dirti che meriti di meglio. "), ma tutto quello che riuscì a dire fu, "perché sì. "

               “So chi sei," disse il ragazzo," Sei John Watson. Sei qui con lui . "

               "Sì", disse John, decidendo che l'onestà era l’idea migliore, a questo punto, "E penso che sai il perché."

               «Io non ho fatto niente!" Disse il ragazzo, facendo un passo indietro.

               "Minacce criminali e stalking non sono niente, figliolo." John non chiuse il divario tra loro, "non scappare. Non porterà a nulla di buono. Dimmi cosa è successo e ti aiuterò. "

               "Certo che lo farai," il ragazzo ringhiò, "Ecco perché sei qui, a lavorare per Stefan. Perché sei dalla mia parte." Il sarcasmo colava velenosamente da ogni parola.

               "Stefan James è un coglione. Una volta ha ferito qualcuno che amo, e se ha fatto la stessa cosa a te, merita di risponderne."

               "Lui non mi ha fatto nulla." Disse il ragazzo, "Non mi voleva. Mi ha fatto credere il contrario, e poi si è offerto di lavorare con me in privato. Si è incontrato con me e mi ha fatto credere che mi voleva, ma non era così. Mi voleva perché gli ricordavo qualcun altro. Quando non ho potuto essere lui, non solo mi ha gettato via ma mi ha anche buttato fuori della sua classe. Ha detto che non ero tagliato per la chimica avanzata e ha distrutto i miei voti ".

               "Allora, non ha mai dormito con te?" Chiese John, sorpreso.

               Gli occhi del ragazzo si riempirono di lacrime come mormorò, "Stefan non mi ha mai toccato. Ecco quanto sono inutile per lui. "

               "Allora hai deciso di iniziare ad inviare lettere minatorie, contraffatte perché somigliassero alla sua scrittura." Sherlock si materializzò dietro al ragazzo, che si voltò a guardarlo.

               "Volevo solo che correggesse quello che aveva fatto ai miei voti. Mi ha quasi cacciato dalla scuola! "

               "Sono sicuro che fosse il suo obiettivo," Sherlock disse, "il fatto che tu sia ancora qui significa che l’hai già sconfitto.» Fece un passo verso il ragazzo, torreggiando su di lui nello stesso modo in cui riusciva a torreggiare su chiunque , non importava se erano più alti, "Lascia che ti dia un valido consiglio, Alex: lascialo andare. Ti distruggerà se glielo permetterai. Finisci la scuola e lasciati Stefan James alle spalle. Se continuerai con queste minacce e questo comportamento, verrai beccato e perderai tutto ". Mise una mano sulla spalla di Alex, "non ne vale la pena. "

               «Come fai a sapere il mio nome?" Chiese Alex, tirando su col naso ricacciando indietro le lacrime che Sherlock gli aveva tirato fuori con il tipo di dolce cameratismo che sorprese persino John.

               "E’ sul tuo zaino," Sherlock disse come fosse senza importanza, "e no, non ti consegneremo alla scuola. Confideremo che non lo farai di nuovo. Che ti lascerai tutto questo alle spalle e presterai attenzione al ragazzo che siede dietro di te nella classe di recupero di chimica, perché è molto attratto da te ".

               Ci fu una brevissima salita delle labbra di Sherlock prima che si voltasse e sfrecciasse via in uno svolazzamento di lana.

               "Tu lo ami, non è vero?" Chiese Alex, voltandosi nuovamente verso John con una sorta di meraviglia.

               "Certo che sì," John rispose: "E’ mio marito."

               Alex sorrise, "allora forse c'è speranza per me."

               John sorrise, sperando per il bene del ragazzo che avesse ragione.

 
***

               "Bastardo," fu la prima cosa che disse Sherlock mentre irrompeva nell'ufficio di Stefan,  “brutto figlio di puttana".

               "C'è un contesto per questo sfogo, Will?"

               "Non recitare la parte dello stupido con me, Stefan, sei deliberatamente andato dietro a quel ragazzo solo per potermi richiamare qui quando sarebbe esploso."

               Non ho idea di cosa tu stia parlando, William," Stefan incontrò i suoi occhi con uno sguardo volutamente rovente," Ti ho detto che non ho fatto niente. Non ho toccato nessuno studente, non importa quanto disponibili fossero."

               "No," Sherlock ringhiò, appoggiato sulla scrivania di Stefan, "hai solo manipolato la situazione in modo che si autodistruggesse."

               "Devo supporre che hai risolto il mio caso?" Stefan rimase colloquiale, "dammi il suo nome in modo che possa riferirlo al consiglio di amministrazione dell'Università."

               "Ho risolto il tuo caso, e la cosa finisce proprio qui. Non gli andrai dietro. Non lo perseguirai, e non contatterai mai più John e me".

               Stefan si alzò dalla sedia e rispecchiò la posizione di Sherlock - piegato in due, mani sulla cattedra, "Non andrò dietro al ragazzo, non è importante per me. Ma ci vedremo di nuovo, Will. Perché sei sempre appartenuto a me. Ti lascio tergiversare con il tuo piccolo groupie biondo perché non è una minaccia per me. Non sei venuto qui per un caso, sei venuto per me. Mi vuoi ancora. Mi ami ancora. E Mi appartieni ancora." Sorrise," Drogato".

               Sherlock aprì e chiuse la bocca, confuso per il fatto che gli avesse risposto per le rime, quando la mano di Stefan si alzò di scatto, scavò tra i suoi capelli e tirò a sé il suo viso per un bacio feroce che sembrò come la puntura di un ago d'argento e l'estasi bianca calda del sette per cento.

              
               Tornato al 221B Sherlock sentì un’inafferrabile nausea al pensiero di quello che avrebbe potuto permettere a Stefan di fare. Di quello che aveva permesso a Stefan di fare quando era giovane. Ma no. Sherlock non era più quel ragazzo. Sherlock non era impotente, Lui non era un tossicodipendente, non era William. Era -

 
               John. JohnJohnJohn ... non un tossicodipendente nonuntossicodipendentenonuntossicodipendente. No. No. Sherlock spinse via Stefan, gli diede uno spintone che lo fece inciampare all’indietro e rovesciare uno scaffale di libri vicino alla porta dell'ufficio. "Non sono più un ragazzino, Stefan.Tu per me non sei nient’altro che un brutto ricordo ".

               Guardò fuori dalla porta come John vagava nel laboratorio adiacente e tornò verso il suo vecchio professore, "Se mai pensassi di perseguitare John, ti distruggerò. Anche se dovessi distruggere me stesso assieme a te. "

               Stefan sorrise, eccitato per la sfida, "A presto, Will."

 
               Sherlock condusse John fuori dal laboratorio prima che potesse fare più di due passi all’interno. "Andiamo a casa", il detective ringhiò.

               "Sherlock, aspetta." John lo bloccò costringendolo a fermarsi, "Mi dispiace per quello che ho detto prima. E' stato sbagliato da parte mia. "

               "No, non lo è stato." Sherlock sbottò, "Ero un ragazzo stupido per il fatto di essermi lasciato trascinare in ... quello. Ero sciocco e credulone. Ero - "

               "Stavi facendo esattamente ciò che noi altri stavamo facendo.", Disse John, «Ti stavi innamorando e cercando di capire te stesso.» Scostò un ricciolo ribelle dalla fronte di Sherlock, "Vorrei solo che non ti avesse causato così tanto dolore. "

               Per un secondo, Sherlock avrebbe voluto riferite a John ciò che era appena successo. Mi ha baciato , Sherlock voleva confessare, mi ha baciato e io l’ho spinto via perché sembrava come l'odio e la morfina. Quando mi possedeva, mi manteneva così insensibile che non sentivo niente se non quello che mi diceva di sentire e non voglio mai più sentirmi in quel modo.

               "Sei stato fantastico oggi," Sherlock disse, "veramente brillante."

               "Non sono stato affatto male, vero?" John tirò fuori quel sorriso luminoso che riscaldava il detective dall'interno verso l'esterno. Voleva tornare a Baker Street e fare l'amore fino a quando l'intera giornata sarebbe stata cancellata dal suo hard disk.

***

               John fissò la sua tazza di tè vuota e cercò di non ricordare quanto sbagliato tutto quanto fosse sembrato quella notte. A come il sesso sembrasse per dimenticare e i baci sembrassero senso di colpa. Come Sherlock sembrasse lontano e arrabbiato e John aveva provato così tanto a non chiedersi cosa i vecchi sentimenti per il vecchio insegnante di Sherlock avessero riportato a galla nel detective.

               Sherlock aveva affermato di non avere sentimenti positivi per l'uomo, ma aveva amato James una volta. E c'era ancora qualche segreto tra loro del quale a John non era stato permesso di essere al corrente. Questo aveva fatto male ed era degenerato come una ferita, infettando la loro felicità dal momento in cui era apparso.

               Fino a quando non li distrusse.      


  
 
 
Note:
[1] Personaggio di Harry Potter,mago di bell’aspetto e seducente.
 
[2] Soprannome per la chirurgia che va eseguita rapidamente per stabilizzare il paziente il più velocemente possibile,tralasciando la precisione e puntando sul salvare la vita del paziente nel minor tempo possibile.
Il termine veniva usato nella serie M * A * S * H, dove questa tecnica era necessaria perché arrivavano molti feriti insieme e non era possibile dedicare troppo tempo ad ogni paziente.

[3] Personaggio di M * A * S * H interpretato da Alan Alda.
 
[4] Royal Army Medical Corps, corpo specializzato dell'esercito britannico che fornisce servizi medici a tutto il personale dell'esercito britannico e alle loro famiglie in guerra e in pace.
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13: L’Angelo della Piccola Morte e della Scena della Codeina ***


Capitolo 13 : L’Angelo della Piccola Morte e della Scena della Codeina

 
 
 

Note della traduttrice:

Ed eccoci alla traduzione del nuovo capitolo,uscito 2 giorni fa :) Come al solito,ho cercato di tradurre il più in fretta possibile :) Ringrazio tutte le persone che seguono e recensiscono la storia,e chiedo scusa se ad alcune recensioni rispondo con mesi di ritardo,non frequento molto il sito,praticamente entro solo per pubblicare i nuovi capitoli tradotti,e rispondo appena leggo le recensioni,che può essere anche mesi dopo che sono state scritte. Vi assicuro che le leggo tutte,e appena posso rispondo a tutti :) Grazie ancora,e buona lettura :)
 
 


 
 
 
"Maledizione,cazzo, Sherlock," Greg Lestrade ringhiò al suo cellulare mentre l'altra mano andò quasi istintivamente ad accarezzare dolcemente i capelli di Molly. Lei si agitò nel sonno, non tanto da svegliarsi ma quasi,tanto che l'ispettore prese in seria considerazione di picchiare il suo amico genio-idiota.

               Si alzò con cautela dal letto e si diresse con passo felpato in silenzio verso il bagno, ignorando il mormorio metallico della voce di Sherlock al telefono fino a quando non fu al sicuro abbastanza lontano da non disturbare il sonno di sua moglie.

               "Non stavo ascoltando nulla di quello che hai detto, Sherlock." Greg disse in fretta, interrompendo l'altro uomo a metà frase.

               Prima di John Watson, il solo sapere che Greg non stava ascoltando sarebbe stato sufficiente per far perdere le staffe al Consulente Investigativo. Dopo John Watson, la cosa non toccava più di tanto.

               Greg si sentì in colpa nel pensarlo, ma uno Sherlock cerebroleso che non batteva i piedi con irritazione sulle scene del crimine e non insultava la task force era una dannata benedizione. John aveva detto tutto a Greg cinque settimane prima, quando Sherlock si era appena svegliato con un anno e mezzo della sua memoria mancante, e Greg avrebbe voluto contemporaneamente sia esultare che vomitare.

               John era stato quello che aveva veramente sofferto l'anno passato e John era quello che avrebbe dovuto sostenere il peso del ricordo. Greg ci teneva a Sherlock, l’avrebbe difeso come detective e come persona fino alla morte, ma le volte che avrebbe voluto dargli un pugno di recente superavano di molto le volte che voleva davvero trascorrere del tempo in sua compagnia.

               "Certo che no," Sherlock lo liquidò, "Stavi lasciando la tua camera da letto in modo da non svegliare Molly. Lei ha fatto un doppio turno al laboratorio ieri e non volevi disturbare quello che ritieni essere un grande bisogno di sonno ".

               Greg roteò gli occhi, non interessato a fare questo gioco.

               "C'è una ragione per la quale hai chiamato?"

               "Cerca tutto quello che riesci a trovare su un uomo di nome Stefan James," Sherlock ordinò, con la sua solita quantità di tatto e diplomazia. Greg considerò di svuotare la vescica, ma non voleva proprio che quel pazzo bastardo all'altro capo della linea lo sentisse e deducesse un qualche tipo di cancro non diagnosticato in precedenza (che sarebbe proprio il suo dannato stile).

               Le parole finalmente raggiunsero il cervello annebbiato dal sonno dell’Ispettore, e per poco non lasciò cadere il telefono. Il nome fece suonare un campanello d’allarme nella sua testa forte quanto le sirene antiaeree. Lo ricollegò al ricordo di uno Sherlock 21enne con gli occhi lucidi e una serie di segni che serpeggiavano lungo le gonfie vene blu che si snodavano tra i suoi fianchi snelli, dove la camicia costosa e sporca salì sul suo stomaco quando il ragazzo si accasciò sulla sedia logora accanto a Greg, alla sua scrivania a New Scotland Yard.

 
Greg aveva saputo che questo ragazzo avrebbe portato guai dalla prima notte che il piccolo bastardo insolente era entrato nella sua vita – fatto come una zucchina [1], maleducato in modo impertinente e innegabilmente fottutamente brillante. Greg aveva trascinato il ragazzo (solo sei anni più giovane, ma così sottile e dall’aspetto fragile che Greg non poteva fare a meno di pensare a lui come un bambino) via dalla strada alle due del mattino con l'intenzione di lasciargli smaltire il suo stordimento da eroina in una cella fino a quando Greg avrebbe potuto accusarlo al mattino di possesso di droga e condotta molesta.

La sua patente – sulla quale una lucida fotografia a colori del ragazzino guardava in cagnesco con sguardo imbronciato tra i lembi del colletto rovesciato di un cappotto – diceva che il suo nome era William Holmes.

"Va bene, Will," Greg aveva detto, gentile, cordiale e disarmante. A Greg era stato detto, e spesso, che una delle sue migliori qualità era il suo atteggiamento rilassato. Disarmante. Il talento di Greg - oltre ad essere un investigatore dannatamente decente - era che poteva far sì che praticamente chiunque si fidasse di lui. Il suo rapido sorriso, gli onesti occhi castani e il suo dire le cose come stanno lo hanno spinto su una corsia preferenziale per diventare Ispettore, e aveva intenzione di tenere questo ragazzo in custodia con il minimo sforzo possibile. Tecnicamente, non era un poliziotto violento. Non era il suo campo o il suo lavoro raccogliere drogati dalla strada. Ma questo ragazzo, questo William, stava curvo contro un cassonetto dell’immondizia in una mattina molto fredda di novembre in nient’altro che un paio di pantaloni neri eleganti con un buco nel ginocchio e una sporca camicia button-down blu. La sua pallida, pallida pelle era fredda come il ghiaccio quando Greg l’aveva afferrato per un braccio e Greg forse sarebbe stato in grado di allontanarsi (improbabile, anche se fosse stata una notte molto più calda), se non fosse stato per il modo in cui il ragazzo l’aveva guardato; come se proprio non gli sarebbe potuto importare di meno di quello che quest’ uomo, che lo aveva avvicinato in un vicolo buio nella più buia ora del mattino, avrebbe potuto fargli mentre non era in grado di reagire.

"No," il ragazzo, William, disse con voce strascicata ubriaca mentre si passava una mano sul viso sporco, come se non riuscisse a capire la sensazione della pelle al tatto. Il ragazzo era talmente fatto, probabilmente non riusciva nemmeno a sentire il suo volto, Greg pensò.

"Non è Will. " C'era vero veleno sotto quelle parole confuse, "Non è Will , e non è fottuto William ." Il ragazzo in realtà ringhiò, "Io non sono quella ... quella fottuta cosa . Non la sua fottuta cosa . Non quello. Non Will. Non il suo Will, non più ... " Il ragazzo stava farneticando, vere lacrime si formarono nelle cavità dei suoi occhi.

"Okay," Greg disse gentilmente: "Va bene, figliolo, come ti chiami? Puoi dirmelo? "

Il ragazzo improvvisamente gli lanciò uno sguardo penetrante, sembrava leggere ogni pensiero che fosse mai passato per la testa di Greg (il primo di molti, moltissimi di quegli sguardi) e disse: "Posso dirti che hai ragione nel sospettare che tua moglie ti stia tradendo, che ti sbagli riguardo alla convinzione che il signor Sinclair abbia ucciso sua moglie, e che stai cercando dal lato totalmente sbagliato della famiglia per l'assassino della piccola Nina Montgomery. Suo padre non aveva nulla a che fare con questo, io sono sicuro al 96,8 % che sia stata la sorella di sua madre." Dopo un momento, aggiunse, "Sherlock. Il mio nome è Sherlock. Solo lui mi chiamava Will. Solo Stefan. "

"Sherlock", Greg assaporò il nome sulla lingua. Era qualcosa di strano e straniero. Un nome che si sarebbe aspettato di sentire un secolo fa, ma non in questi giorni. Era un nome che sapeva di un'educazione costosa e una tenuta di famiglia in Alderley Edge.

Prima che Greg potesse dire qualcosa, Sherlock - se al ragazzo piaceva, Greg non aveva intenzione di discutere - borbottò, «Si può amare qualcuno e odiarlo allo stesso tempo?"

Greg considerò il breve pugno di rabbia nello stomaco quando Sherlock, con totale noncuranza, aveva confermato (anche se Greg non avrebbe  ammesso se non molto più tardi che un magro, drogato ragazzo aveva confermato qualcosa) che la moglie lo tradiva, e come quella rabbia non era stata accompagnata dalla sorpresa per la notizia.

"Sì," Greg disse: "Sì, è possibile."

"Amo Stefan James," Sherlock praticamente singhiozzò, "E lo odio. Odio le sue scuse e le sue mani. Odio la sua droga! " E poi il ragazzo si mise a ridere, e questa volta c'era una nota alta di isteria in mezzo, "e amo la sua droga. "

Grande , Greg pensò, ho appena dato la precedenza a un dannato sequestro di droga rispetto a due casi di omicidio. Fottutamente brillante.

"Sherlock, per questa sera t’incrimino per possesso e dovrai presentarti in tribunale", Greg disse mentre apriva il cassetto della scrivania e tirava fuori una penna. Scarabocchiò il nome di Stefan James nell’ angolo di un menu da asporto e si passò una mano sui capelli castani che stavano rapidamente diventando d’argento.

"Puoi dirmi dove posso trovare questo tizio, Sherlock?"

"No, non può." Un uomo che non poteva essere molto più vecchio di Greg, ma che si conteneva con una sorta di condiscendenza involontaria (come se fosse un intelletto solitario in un mondo di pesci rossi), stava sulla soglia dell'ufficio di Greg come se si fosse materializzato dal nulla. Teneva un ombrello in una mano e il suo vestito sembrava costare più dell’affitto di Greg.

"Fantastico!" Sherlock mormorò amaramente, forse ignaro che qualcuno potesse sentirlo, "il mio fratello ficcanaso, che viene a salvarmi!"

"Sherlock", disse l'uomo, rimprovero nella sua voce colta, "taci, fratellino. Gli adulti stanno parlando. "

"Baciami il culo."

"Incantevole"
.
Greg si alzò e fece un passo verso l'uomo, non del tutto sicuro se dovesse esserne intimidito o meno. L'uomo era sicuramente intimidatorio (anzi, c'erano esattamente due persone che non erano mai state intimidite da Mycroft Holmes, e si erano sposate tra loro), ma non era minaccioso.
«Sergente Lestrade," disse l'uomo, tirò fuori una singola scheda bianca e la consegnò al poliziotto. Il documento aveva le insegne del Governo, e Greg non aveva bisogno di essere un detective per sapere che quello che diceva sotto le piacevoli parole era: 'ho intenzione di fare come mi pare e non sarà divertente vederti cercare di fermarmi perché posso distruggere la tua carriera e la tua vita con una singola telefonata ben piazzata '.

"Sto portando Sherlock in una struttura dove potrà essere trattato in modo corretto. Mi aspetto che lei non abbia obiezioni. "

"Ne ho, in realtà," dichiarò Greg, non essendo mai stato un fan dei bulli. Quest'uomo, questo Mycroft, poteva essere qualche pezzo grosso del Governo,e poteva essere il fratello di Sherlock, ma il ragazzo era un disastro. Greg avrebbe voluto sottolineare che, se Mycroft si preoccupava così tanto del benessere del suo fratellino, allora com’era possibile che il ragazzo si aggirasse per Londra nel freddo glaciale, ad un passo da un’overdose fatale?

L’Holmes più grande sembrò leggere tutto questo sul volto di Greg e ci fu un unico movimento delle labbra verso l’alto che era sia di rimprovero che di approvazione. "Le assicuro, Sergente» disse Mycroft, "il benessere di Sherlock è di primaria importanza nella mia mente." La sua postura si raddrizzò e ci fu un improvviso avvicinamento dell'uomo che suggerì a Greg di farsi indietro e farlo velocemente.

               "Sherlock viene con me", disse, "ed è nel suo interesse dimenticare tutta questa faccenda. Vorrei suggerirle di iniziare dal dimenticare il nome che Sherlock le ha dato. Se mai venissi a sapere che lei ha anche solo googlato quel nome, sarà un male per lei e la sua carriera. » Sorrise, ed era il tipo di sorriso che Greg pensava si adatterebbe meglio sul volto di uno squalo "Buon giorno, Sergente Lestrade. "

               Sherlock, che aveva osservato lo scambio talmente passivamente come se si trattasse di una brutta replica in televisione, sembrò finalmente tornare in sé abbastanza da guardare Greg e dire: "Ricorda quello che ti ho detto riguardo agli omicidi. Ho ragione. Io ho sempre ragione. "

               "E sei umile." Greg mormorò, con una voglia tremenda di una sigaretta.

               Sherlock gli sorrise, e fu un sorriso che fece pensare a Greg che il ragazzo aveva preso un qualche tipo di decisione (Greg non sapeva in quel momento che Sherlock aveva appena deciso di adottare Greg come suo nuovo responsabile). Vide i due Holmes uscire dal suo ufficio e guardò il nome che aveva scarabocchiato su un angolo del suo menù da asporto.

               Stefan James.

               Greg andò a prendere quel pezzo di carta e lo appallottolò (il loro cibo non era molto buono, comunque), e poi si fermò. Mycroft gli aveva chiaramente assicurato che cercare questo tizio sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe mai fatto come detective, ma ... Quel ragazzo. Quell’insolente, ragazzo speciale. Greg non poteva dimenticare lo sguardo sul volto di Sherlock Holmes quando aveva pronunciato quel nome.

               Quest'uomo aveva fatto male a quel ragazzo. Lo aveva ferito gravemente. E Greg non sapeva perché gli importasse, non conosceva nemmeno il ragazzo. Ma aprì un cassetto della scrivania e mise il menu delicatamente all'interno.

 
               "Mio fratello non ti farà nulla, ora." Sherlock sbottò: «L'idiota pensava che mi stesse proteggendo a quel tempo." Greg non aveva, naturalmente, detto assolutamente nulla. Sherlock semplicemente lo sapeva, allo stesso modo in cui Sherlock semplicemente sapeva tutto.

               Greg era un po' grato che non aveva veramente dovuto ammettere di aver paura di Mycroft. Non era tanto paura di Mycroft quanto dell’enorme potere di Mycroft. Non era un uomo con il quale scherzare, e Greg lo sapeva.

               Ma questo in realtà non era un problema. Il fatto era che Greg Lestrade non era un uomo che poteva lasciar stare le cose come stavano. Era ciò che lo rendeva un buon ispettore. Non gli piaceva sentirsi dire cosa fare nel corso delle sue indagini, ma quando ciò che Sherlock aveva detto si era dimostrato essere vero, aveva rintracciato il ragazzo. Gli aveva detto che se fosse riuscito a rimanere pulito, il DI lo avrebbe assunto come freelance. Lo aveva stupito, la luce che era entrata nel ragazzo, c'era un interesse lì, una fiamma che Greg non aveva visto nel suo ufficio, e il ragazzo era improvvisamente un uomo. Un intelligente bel giovane uomo, che avrebbe potuto avere tutte le ragazze ai suoi piedi, se non fosse per la fredda arroganza nel modo in cui si atteggiava ... e il fatto che le donne chiaramente non gli interessavano affatto.

               Mycroft poteva avere il potere, ma Greg non era un idiota. Sapeva riconoscere un uomo con il quale non scherzare quando ne vedeva uno, e lui non aveva preso quest’ uomo di alto rango del Governo per il tipo che faceva minacce a vuoto. Come pure Greg sospettava che Mycroft non fosse al di sopra del monitorare il suo computer.

               Aveva fatto un limitato controllo dei precedenti, controllando da sopra la spalla più di una volta mentre si sedeva curvo sul computer portatile di Donovan. Stefan James era un professore di chimica presso una delle più prestigiose istituzioni del Paese. Era giovane, bello, e indipendentemente ricco grazie ad una considerevole fortuna che i suoi genitori gli avevano dato prima della loro morte. Sua madre era morta quando James aveva undici anni e suo padre l'aveva raggiunta quando James aveva diciannove anni.

               Helen James era morta di complicazioni ai polmoni dovute a una malattia di lunga data della quale aveva sofferto e Arthur James era morto in un incidente dovuto alla guida in stato di ebbrezza quando si era schiantato con la sua auto contro un palo della luce.

               Nessuna delle due morti era sembrava sospetta a Greg in un primo momento, ma nel corso degli anni, la cosa l’aveva tormentato come un caso nel quale qualcuno l’aveva fatta franca.

               Greg non conosceva Mycroft Holmes allora, ma conosceva l'uomo, ora. A Mycroft poteva non piacere che Greg scavasse in questa storia per Sherlock, ma Greg sapeva quanto lui fosse indispensabile per il mantenimento della salute di Sherlock. Nessun altro poliziotto sano di mente avrebbe lasciato Sherlock abbastanza vicino ai loro casi e Sherlock era già appeso ad una corda che si stava rapidamente sfilacciando da quando John lo aveva lasciato. Greg poteva praticamente distribuire pacchetti informativi sull’ MI6 per le strade e non c'era nulla che Mycroft Holmes avrebbe potuto fare per vendicarsi.

               Annuendo al suo riflesso nello specchio del bagno, Greg chiese a Sherlock cosa cercare.
               Il detective rispose con un generico e inutile "tutto", prima di riattaccare senza neanche un grazie. Greg sospirò, svuotò la vescica, e strisciò di nuovo sotto le lenzuola dove sua moglie e il bambino non ancora nato stavano riposando.

               Greg sapeva abbastanza da quello che John gli aveva detto, da sapere che Stefan James era stato un catalizzatore per le liti che la coppia aveva patito. Ricordò il modo in cui John aveva vagato in giro per casa, con lo sguardo spento e cupo per giorni prima di trascinarsi fuori verso qualche buco di appartamento come quello dove aveva vissuto prima di Sherlock. James aveva ferito Sherlock, ma neanche lontanamente tanto quanto Sherlock aveva ferito l’unica persona che chiunque in Inghilterra poteva davvero credere che amasse.

               Greg credeva in Sherlock, ma credeva ancor di più nella combinazione di Sherlock-e-John. Lui e John erano stati amaramente in disaccordo sulla decisione dell'uomo di fidanzarsi con Mary prima ancora che lui e Sherlock fossero almeno divorziati. Sposare una donna che non  ami al fine di dimenticare l'uomo che ami è un brutto modo di trattare una donna, pensò Greg.

               Ottimisticamente, forse anche ingenuamente, Greg sperava che qualunque cosa avesse trovato su Stefan James potesse ricucire le ferite che hanno diviso la coppia di consulenti.

               Con un sospiro, un profondo sospiro del tipo non-è il mio-campo, Greg avvolse le braccia intorno al corpo addormentato di Molly e lasciò che la sua calma lo aiutasse a tornare a dormire.
 
 


 

Note dell’autrice:

Capitolo che porta il titolo dell’omonima canzone degli Hozier

Questo capitolo è stato un riempitivo su Lestrade [2], ma spero che vi sia piaciuto e vi amo tutti così tanto, e finirò questa storia prima della prossima stagione di Sherlock !!!
 
 
 

Note della traduttrice:

 [1] Qui la frase originale è “High as a kite”,letteralmente “alto come un aquilone”,espressione per indicare una persona strafatta,ma in italiano non credo si usi. Cercando in giro,pare che la frase equivalente in italiano sia quella che ho usato,”fatto come una zucchina”.
 
[2] Qui l’autrice ha scritto “silver-fox filler”.Non so se ho capito bene,ma credo che quel “silver-fox” (volpe argentata),che di solito si usa per persone brizzolate attraenti,sia riferito a Lestrade,spero di aver capito bene :)

Note aggiuntive della traduttrice:

Mi dispiace darvi questa triste notizia,ma qualche giorno fa l'autrice ha deciso di non proseguire con questa fic,e di riscriverla da capo,cambiando molte cose,compreso il titolo (che ora è "In the Garden of Good and Evil"),e focalizzandosi sul renderla una case fic.Ho letto il primo nuovo capitolo e non mi è piaciuto per niente.Non me la sento di ricominciare la traduzione da capo,anche perché ho deciso di non leggere questa nuova versione,che tra l'altro all'inizio tra i tag aveva anche il Major Character Death,poi tolto,ma forse per non spoilerare eventi futuri.

Se qualcuno volesse tradurre la nuova versione,può contattarmi via pm.Naturalmente nessuno deve sentirsi obbligato a tradurre questa nuova versione,sto avvisando solo nel caso qualcuno fosse interessato :)

Anche se tradurre questa fic è stato faticoso e stressante,mi ha fatto piacere farlo,mi ha dato modo di migliorare la mia scarsa comprensione dell'inglese e di imparare tanti modi di dire,e la pratica ha reso le mie traduzioni più fluide.Inoltre,e soprattutto,mi ha dato modo di far conoscere questa fic a tutti voi,un vero peccato che purtroppo non sapremo mai come sarebbe andata a finire :(

Ringrazio tutti coloro che hanno seguito questa fic tradotta e che mi hanno incoraggiata :)

Manupelli.

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